La Grama: una risorsa del...

8
1 In questi mesi ho seguito con continuità l’esperien- za dell’Associazione cercando di esplorare tutti i settori di attività oltre a quelli che già conoscevo e seguivo direttamente e ho rafforzato la convinzione che San Pancrazio ha una importante e ricca risor- sa. “La Grama”, creata dal maestro Luigi Silvestroni, ha nove anni e possiede un patrimonio apprezzabi- le. Se si pensa al percorso fatto, a quello che è stato realizzato in questo tempo dalle persone che hanno svol- to un lavoro esclusivamente volontario si può essere sicu- ramente soddisfatti. E’ una realtà che andrebbe fatta co- noscere di più e meglio valo- rizzata. Dalla ricca e completa raccol- ta etnografica si è passati all’- allestimento di un Museo del- la vita contadina in Romagna, che è a pieno titolo inserito nel sistema museale della Provin- cia di Ravenna. Importante è stato inoltre il lavoro di preparazione del materiale audiovisivo apposita- mente studiato e realizzato sotto la guida di Lucia- no Minghetti. “Il pane ieri e oggi”, “Latte e for- maggio”, “Una vita fra la canapa”, “Una vita fra i bigatti”, “Il maiale l’amico dell’uomo” sono un pa- trimonio audiovisivo esclusivo. Negli ultimi anni sono poi stati allestiti i laboratori didattici rivolti a studenti delle Scuole Materne, E- lementari, Medie. Questa attività diretta dal mae- stro Silvestroni rappresenta un’offerta di qualità Supplemento a Ross zétar d’Rumagna - N.70 - Anno 36° - n.1 - Gennaio 2003 Registr. Trib. Ravenna n.524 del 15-7-69 - Non contiene pubblicità. Direttore Responsabile: Avv. Emilio Duranti - Redattore: Girolamo Fabbri Spedizione in A.P. - Tabella D - Filiale di Ravenna. che permette agli alunni di avere informazioni complete e di fare esperienze concrete. E’ bello vedere i pulmini del trasporto scolastico di di- versi Comuni transitare per S. Pancrazio con scolari e insegnanti, ma è bello anche vedere S. Pancrazio meta di interessi didattici e culturali. Un dato che non ha bisogno di commenti: nell’- anno scolastico 2001/2002 sono venute più di mille persone. Gli studenti ascoltano, apprendono, manipola- no, creano e in alcuni casi vedono un prodotto finito. E’ bello anche far loro riscoprire che il mangia- re quotidiano, il lavoro, la vita familiare hanno un legame forte con la terra, con l’ambiente con altre persone della stessa comunità e che da questi elementi sono na- te e si sono sviluppate le nostre radici. Quest’anno grazie alla regia dell’amico Nevio Buscherini i telai da “pezzi da museo” sono ri- tornati ad essere strumenti di lavoro. Il giornale “Dri l’irola” esce dal 1997 con con- tinuità; c’è una redazione che opera con impe- gno e responsabilità. Ma non è tutto roseo: c’è un problema vero, una domanda che esige una risposta: potrà “La Gra- ma” continuare a svolgere queste attività nelle (Continua a pagina 7) La Grama: una risorsa del territorio di Luisa Calderoni E’ stato costituito un gruppo permanente di tessitrici che lavo- rano settimanalmente sotto la guida di “maestra Angelina”

Transcript of La Grama: una risorsa del...

Page 1: La Grama: una risorsa del territoriorussi.racine.ra.it/vitacontadina/sezioni/bollettini_pdf/Bollettino13... · casa mi ha colpito la presentazione che Spal-licci fa della figura dell’azdôra,

1

In questi mesi ho seguito con continuità l’esperien-za dell’Associazione cercando di esplorare tutti i settori di attività oltre a quelli che già conoscevo e seguivo direttamente e ho rafforzato la convinzione che San Pancrazio ha una importante e ricca risor-sa. “La Grama”, creata dal maestro Luigi Silvestroni, ha nove anni e possiede un patrimonio apprezzabi-le. Se si pensa al percorso fatto, a quello che è stato realizzato in questo tempo dalle persone che hanno svol-to un lavoro esclusivamente volontario si può essere sicu-ramente soddisfatti. E’ una realtà che andrebbe fatta co-noscere di più e meglio valo-rizzata. Dalla ricca e completa raccol-ta etnografica si è passati all’-allestimento di un Museo del-la vita contadina in Romagna, che è a pieno titolo inserito nel sistema museale della Provin-cia di Ravenna. Importante è stato inoltre il lavoro di preparazione del materiale audiovisivo apposita-mente studiato e realizzato sotto la guida di Lucia-no Minghetti. “Il pane ieri e oggi”, “Latte e for-maggio”, “Una vita fra la canapa”, “Una vita fra i bigatti”, “Il maiale l’amico dell’uomo” sono un pa-trimonio audiovisivo esclusivo. Negli ultimi anni sono poi stati allestiti i laboratori didattici rivolti a studenti delle Scuole Materne, E-lementari, Medie. Questa attività diretta dal mae-stro Silvestroni rappresenta un’offerta di qualità

Supplemento a Ross zétar d’Rumagna - N.70 - Anno 36° - n.1 - Gennaio 2003 Registr. Trib. Ravenna n.524 del 15-7-69 - Non contiene pubblicità.

Direttore Responsabile: Avv. Emilio Duranti - Redattore: Girolamo Fabbri Spedizione in A.P. - Tabella D - Filiale di Ravenna.

che permette agli alunni di avere informazioni complete e di fare esperienze concrete. E’ bello vedere i pulmini del trasporto scolastico di di-versi Comuni transitare per S. Pancrazio con scolari e insegnanti, ma è bello anche vedere S. Pancrazio meta di interessi didattici e culturali. Un dato che non ha bisogno di commenti: nell’-anno scolastico 2001/2002 sono venute più di mille persone.

Gli studenti ascoltano, apprendono, manipola-no, creano e in alcuni casi vedono un prodotto finito. E’ bello anche far loro riscoprire che il mangia-re quotidiano, il lavoro, la vita familiare hanno un legame forte con la terra, con l’ambiente con altre persone della stessa comunità e che da questi elementi sono na-

te e si sono sviluppate le nostre radici. Quest’anno grazie alla regia dell’amico Nevio Buscherini i telai da “pezzi da museo” sono ri-tornati ad essere strumenti di lavoro. Il giornale “Dri l’irola” esce dal 1997 con con-tinuità; c’è una redazione che opera con impe-gno e responsabilità. Ma non è tutto roseo: c’è un problema vero, una domanda che esige una risposta: potrà “La Gra-ma” continuare a svolgere queste attività nelle

(Continua a pagina 7)

La Grama: una risorsa del territorio di Luisa Calderoni

E’ stato costituito un gruppo permanente di tessitrici che lavo-rano settimanalmente sotto la guida di “maestra Angelina”

Page 2: La Grama: una risorsa del territoriorussi.racine.ra.it/vitacontadina/sezioni/bollettini_pdf/Bollettino13... · casa mi ha colpito la presentazione che Spal-licci fa della figura dell’azdôra,

2

Dri l'irola

o meno ufficiale, ha voluto e saputo realizzarsi come persona e come compagna dell’uomo in un piano di parità nel lavoro e nella fatica. La sua presenza è stata preziosa e insostituibile nei campi, accanto alla gramola e, ancora pri-ma nella snervante “lavatura” della canapa, come nel periodo della vendemmia e del rac-colto. La donna romagnola non ha mai inteso rinunciare alla sua femminilità e alla gioia di

vivere. Sempre ha cantato e lavorato: dietro un banco di n e g o z i o , sull’aia e sui covoni di grano, in biciclet-ta per rag-giungere il posto di l a v o r o , o p p u r e togliendo i l “colletto”

alle bietole sotto un largo cappello per proteg-gersi dal sole. Poi correva dopo la fatica “attorno al pozzo a lavarsi e abbigliarsi per andare civettuola, provocante e vagabonda per i campi” “incontro all’amore” o a prendere parte alla festa sull’aia. Anche nel ballo, infatti, si è sempre espresso “il sangue di monelli” che è in ognuna di loro e le ha fatte essere di un raro spirito di indi-pendenza in ogni personale scelta, pronte a dividere con l’uomo i lavori più pesanti e im-pegnativi, capaci di divertirsi e di essere re-sponsabili. Siamo molto lontani evidentemente dalla don-na oggetto e dalla donna bambola. Spallicci offre con espressioni particolarmente felici un’immagine tenera e suggestiva della zarladôra, l’umile contadina, di ritorno al tra-monto dai campi, mentre i buoi si compiaccio-no delle sue carezze.

Ricercando libri romagnoli nella libreria di casa mi ha colpito la presentazione che Spal-licci fa della figura dell’azdôra, un ruolo di grande importanza nella vita della famiglia un ricordo ed un omaggio a tante donne che han-no saputo costruire una immagine ricca della donna romagnola: istintiva, solare, operosa, piena di salute di vitalità di gioia di vivere ca-pace di sorridere di cantare e di ballare. S p a l l i c c i * definisce l’a-zdora (nella civiltà conta-dina, la reg-g i t r i c e ) “quella prov-vida istitu-zione che tiene le chia-vi della di-spensa, che dice no agli uomini quan-do deve dire di no e che concede il si a ragion ve-duta”. “Un monumento dovrebbero fare le famiglie dei contadini a questa istituzione dell’azdôra”. Infatti il buon andamento della famiglia in o-gni senso, (sul piano della concordia, degli af-fetti e quindi sociale e di relazione umana) di-pende dalla sua disponibilità e dalla sua intelli-gente solerzia. In Romagna si ha l’impressio-ne, convalidata dai fatti quotidiani, che in fon-do, anche fuori dall’ambiente contadino, ogni donna sia “azdôra” e si prepari ad esserlo fin da bambina quando, per ragioni di statura, non arrivando ancora alla spianatoia (tulìr) si ar-rampica sullo sgabello per spianare col matte-rello la pasta. La romagnola, a parte ogni riconoscimento più

L’azdôra ricerca di Ione Silvestroni Spunti tratti dal testo “Folclore e tradizione romagnola attraverso Spallicci”, a cura del Lions Club del Rubicone

* Aldo Spallicci, nato a Bertinoro nel 1886, morto a Premilcuore nel 1973. Medico, politico, giornalista. Animatore di studi folclorici, letterari e storici della Romagna.

Page 3: La Grama: una risorsa del territoriorussi.racine.ra.it/vitacontadina/sezioni/bollettini_pdf/Bollettino13... · casa mi ha colpito la presentazione che Spal-licci fa della figura dell’azdôra,

3

Dri l'irola

A brudet - cun i fasùl - cun la pulénta

Le me nonne dicevano che quando la famiglia del-la campagna poteva comperare il pesce era una gioia, una festa. Passava il pescivendolo e fra il pesce povero pre-ferito c’erano “le pavarazze”, una varietà di von-gola tipica del nostro mare. Al pavaràz piacevano a tutti erano gradite anche perché rappresentavano l’ambiente del mare, un prodotto fuori dalla casa. Per riempire lo stomaco si cercava di condirle con ingredienti che aumentavano il volume del cibo. Adesso le chiamano semplicemente vongole, ma molte donne anziane che ancora fanno la spesa al mercato, al pescivendolo ambulante chiedono “al pavaràz”. Il babbo racconta che quando era giovane e anda-va a caccia in valle in bicicletta coi suoi amici, pri-ma di tornare a casa si fermava a Porto Corsini a raccogliere le pavarazze e lì dai pescatori ha impa-rato un proverbio che ancora ricorda: “pavaràza marzaiöla us mâgna la mâma e nec la fiöla”. Oggi vengono preparate in diversi modi, alcuni ri-storanti riscoprono antichi sapori ma un tempo la ricetta prevalente era il brodetto che poi in molti casi veniva arricchito con fagioli e o polenta. Quello che presento può essere un piatto completo e unico.

Ingredienti per 6 persone. 1,5 kg. di pavarazze olio di oliva aglio, prezzemolo, pomodoro un mezzo bicchiere di vino bianco farina di mais, acqua, sale 2 hg. di fagioli borlotti il procedimento è un po’ laborioso come in tutte le ricette povere, ma il risultato sicuro. Procedimento. Tenere le pavarazze a bagno nell’acqua fresca e lavarle ripetutamente. Mettere poi in un tegame senz’acqua coprirle col coperchio e lasciare che si aprano. Fare raffreddare il sugo di cottura e filtrar-lo con un colino fitto e coperto con un panno. In un tegame di terracotta mettere l’olio di oliva, l’aglio, il vino bianco, fare evaporare aggiungere il pomodoro poi il prezzemolo tritato, fare prendere il bollore, versare il sugo delle pavarazze filtrato e fare bollire un po’. Aggiungere poi le pavarazze col guscio, assaggiare per valutare se è salato a sufficienza, in caso contrario aggiungere sale. Questo è il brodetto semplice, se si vogliono met-tere i fagioli vanno versati già lessati nel sugo e fatti bollire un po’ assieme al pesce. Fare la polenta Mettere sul fuoco una pentola di media grandezza (meglio se di rame) con acqua e sale. Preparare la farina, prima che l’acqua bolla versare con la mano sinistra la farina di granoturco a piog-gia, mentre con la mano destra si mescola conti-nuamente con un cucchiaio di legno. La polenta è cotta quando si stacca facilmente dal paiolo o dal recipiente. A questo punto si può decidere:

- di fare una polenta morbida da mangiare calda assieme al brodetto

- fare una polenta un po’ più soda, lasciarla raffreddare tagliarla a fette che saranno ab-brustolite nella graticola

Adesso tutto è pronto si tratta di decidere solo cosa si vuole mangiare:

- il brodetto da solo col pane - il brodetto di pavarazze coi fagioli - il brodetto con la polenta morbida o abbru-

stolita - il brodetto con pavarazze e fagioli con la

polenta morbida o abbrustolita.

Le ricette della cucina povera di Luisa Calderoni

TESSERAMENTO

Ringraziamo tutte le persone che han-no rinnovato l’adesione alla Grama e pagato la quota. Ricordiamo a chi volesse aderire che è possibile versare la quota associativa annuale di Euro 12,00 utilizzando il bollettino di C/C postale N.11939485 intestato a “La Grama” oppure effet-tuando il versamento tramite gli spor-telli del Credito Cooperativo della Provincia di Ravenna.

Page 4: La Grama: una risorsa del territoriorussi.racine.ra.it/vitacontadina/sezioni/bollettini_pdf/Bollettino13... · casa mi ha colpito la presentazione che Spal-licci fa della figura dell’azdôra,

4

Dri l'irola

ASILO. Così in tempi antichi era chiamata la Chie-sa o il Convento o quel luogo sacro in cui si rifugia-va chi, inseguito dalla giustizia umana o dal furore popolare cercava di porsi al sicuro e la santità di quel luogo era già garanzia di salvezza. Col trascorrere dei tempi la parola ha assunto anche il significato di luogo di accoglienza a scopo di assi-stenza, cultura, cura, soprattutto per l’infanzia e gli adolescenti e principalmente di quei fanciulli che avrebbero potuto trovarsi in condizioni di disagio e di carenza di assistenza psichica e morale. In S. Pancrazio, negli anni della prima guerra mon-diale, un Comitato di Assistenza Civile per le fami-glie dei richiamati in guerra aveva istituito un Asilo diurno per i figli di combattenti funzionante in un’-aula dell’edificio scolastico, che aveva dato risultati soddisfacenti. Terminata la guerra, perdurando nelle famiglie la necessità che anche le donne si dedicassero ad atti-vità remunerative, l’allora Parroco, Arciprete don Pasquale Amaducci, riallacciandosi ad un progetto ventilato dal suo predecessore Don Conti il quale

già aveva ottenuta la cessione di un’area di terreno dal Rev. Don Aristide Melandri, sul quale erigere un edificio ad uso assistenziale pensò di istituire un organismo che si prendesse cura dei bambini in età infantile ed adolescenziale della parrocchia, biso-gnosi di assistenza materiale e morale mentre i fa-miliari erano al lavoro.

Occorreva però l’edificio dove poter accogliere i bambini e svolgere l’attività per cui, disponendo già dell’area idonea, all’inizio del 1920 diede corso alla costruzione dell’edificio che riuscì a portare a termi-ne nell’anno stesso, con il concorso finanziario della Cassa Rurale, di Enti di privarti, denominandolo A-SILO INFANTILE. A sostegno dell’Asilo fu fondata l’associazione “AMICI DEI BIMBI” cui aderirono moltissime per-sone versando una modestissima quota di associa-zione. La gestione dell’organismo fu affidata ad un Consi-glio di Amministrazione di cui era Presidente l’Ar-ciprete stesso. L’affluenza dei bambini fu immediata come tempestivo fu l’arrivo del personale che l’Ar-ciprete si era premurato provvedere nelle persone delle Suore del Cottolengo di Torino. Le prime suo-re furono: Suor Maria Casta ( Superiora – Direttrice) Suor Matilde Ferdinanda ( Assistente Infanzia) Suor Agostina ( Assistente Infanzia) Suor Dolores ( Maestra Laboratorio) Suor Flora ( cuoca ) Con questo personale fu possibile sopperire a tutte

le esigenze di carattere formati-vo, educativo, culturale, religio-so, in quanto oltre all’assistenza di carattere materno per i più pic-coli era esercitata anche l’assi-stenza post-scolastica per gli a-lunni delle scuole elementari e l’attività di cucito e ricamo per le giovani. Nel 1921 l’edificio si dimostrò insufficiente ad accogliere l’af-fluenza di quanti richiedevano di essere accolti per cui si impone-va un ampliamento su un terreno adiacente il cui affittuario Bal-ducci Attilio, dapprima reticente e successivamente convinto dal-

l’intervento del Signor Poggiali Carlo, cedette l’area richiesta. Questo Asilo, dalla sua istituzione ad oggi, non ha mai interrotto la sua attività anche se per cause di forza maggiore è stato costretto a ridurre ed elimina-re qualcosa. Intorno agli anni ’60 la Casa Madre richiamò a Tori-

L’asilo infantile e il laboratorio di Luigi Silvestroni

Foto scattata nel 1953. Gruppo di giovani del laboratorio di cucito

Page 5: La Grama: una risorsa del territoriorussi.racine.ra.it/vitacontadina/sezioni/bollettini_pdf/Bollettino13... · casa mi ha colpito la presentazione che Spal-licci fa della figura dell’azdôra,

5

Dri l'irola

no due suore, una delle quali era la maestra di cu-cito che non fu possibile sostituire per cui questa attività fu interrotta. L’Asilo continuò, pur con sole tre suore, l’opera di cura materna per l’infanzia e l’assistenza post-scolastica per gli alunni della scuola elementare. Anche questa attività, però, era destinata a scom-parire quando negli anni 70 fu istituito il tempo

pieno nella scuola elementare. Ora rimaneva sol-tanto l’attività di cura e assistenza per i fanciulli dai tre ai sei anni retta da due sole suore, poi ridot-te ad una sola, perché di nuovo la Casa Madre a-veva chiamato a Torino due consorelle. Nel contempo anche l’Istituzione cambiava deno-minazione; da ASILO INFANTILE E LABORA-TORIO diventava “ SCUOLA MATERNA DON FERDINANDO CONTI” in ricordo del suo primo ideatore.

Questa Scuola Materna regolarmente riconosciuta dal-le Superiori Autorità, anche se privata, ancora oggi funziona a pieno ritmo grazie all’attività che vi pro-fondono la Direttrice Suor Anna, l’educatrice Helen, alcune collaboratrici le quali tutte meritano il nostro plauso e la nostra riconoscenza. In ogni tempo ed in ogni momento, fin dalla sua fon-dazione, le suore si sono prodigate senza risparmio di

energie per venire incontro alle necessità delle famiglie custodendo i bambini loro affidati dalla mattina all’alba fino al tra-monto. La popolazione, senza distinzione di cre-do politico o religioso ha sempre molto apprezzato sia l’Istituzione sia chi vi o-perava ed ancora adesso sono molte le famiglie che affidano i loro bambini alle cure delle educatrici della Scuola Ma-terna Don Conti. E’ perciò doveroso esprimere tutta la no-stra gratitudine a queste persone che hanno operato ed ancora operano per il bene del nostro paese. Un ricordo particolare vogliamo espri-mere per due di esse: Suor Emma e Suor Maria, esempi emblematici di ab-negazione e spirito di carità da loro pra-ticata nei molti anni di permanenza ed

azione nel nostro paese. Ora, a conclusione, viene spontanea una domanda: “Con quali mezzi finanziari si è retta e si regge questa Istituzione?” La risposta è semplice: “Con le numerose e generose offerte in denaro, generi alimentari elargiti da molte delle famiglie di S. Pan-crazio e da tutti coloro che sono a conoscenza dell’o-perato dell’Istituzione”.

Il nostro Asilo, in questa società che conosce sola-mente il verbo avere, (ottenere , possedere, rea-lizzare) rappresenta il verbo dare (donare, offrire pensare agli altri). L’Asilo è veramente un dono per questa comunità. Le persone di questo paese conoscendolo, frequentandolo hanno imparato i valori fondamentali della vita sociale. L’Asilo non ha mai discriminato né bambini né genitori ha accolto, donato aiutato tutti. Le suore del Cotto-lengo hanno espresso il carisma della loro Casa. C’è una storia di S. Pancrazio legata all’Asilo, veramente vissuta, che vorrei raccontare. Le braccianti sono state le lavoratrici che hanno avuto più aiuti dall’Asilo e quando sono passati

VOGLIO RACCONTARE UNA BELLA STORIA PAESANA LEGATA ALL’ASILO

gli anni di povertà, di duro lavoro, di privazioni, non si sono dimenticate di quello che avevano ricevuto. Dopo anni di fatiche il gruppo dei braccianti è diven-tato cooperativa ha potuto comperare terreni e fare colture più redditizie, si è arrivati fino al periodo delle culture in serra dei prodotti dell’orto che veni-vano venduti al mercato. Bene, “il collettivo” aveva affidato ad una donna esperta il compito settimanale di scegliere le primizie più belle raccoglierle e por-tarle all’Asilo per le suore e i bambini indipendente-mente dal fatto che le lavoranti avessero figli che frequentavano.

Luisa Calderoni

Le Suore del Cottolengo negli anni ‘50 * Ringraziamo Montanari Lina che ci ha fornito le foto

Page 6: La Grama: una risorsa del territoriorussi.racine.ra.it/vitacontadina/sezioni/bollettini_pdf/Bollettino13... · casa mi ha colpito la presentazione che Spal-licci fa della figura dell’azdôra,

6

Dri l'irola

campane dal prevosto e riunita la popolazione la incitò ad armarsi di forconi, rastrelli, bastoni, per cercare di abbattere il drago. Il giorno successivo usando come esca un capretto lo fecero avvicinare e lo assalirono con quelle armi rudimentali. Non si riuscì nell’intento perché la forte corazza aveva protetto il mostruoso animale dai colpi, anzi questi reagì a colpi di coda, azzoppando e ferendo parte delle persone che volevano ucciderlo. L’Arcidiacono capì che i poveri contadini del posto da soli non avrebbero mai potuto uccidere il drago e allora per aiutarli si recò a Forlì seguendo il corso del fiume Montone a chiedere aiuto al Cardinale Legato. Poiché i suoi soldati avevano altri impegni si impegnò a rivolgersi al Legato di Ravenna per chiedere aiuto. Il legato di Ravenna di fronte alle loro

richieste disse: cercherò di aiutarvi, ho nelle mie prigioni quello che fa per Voi, un giovane ardito e forte che deve essere giustiziato. Il giovane si chiamava Ghilardo era un soldato ma aveva deciso di fare il brigante, aveva aggredito e ucciso d i v e r s e p e r s o n e n e l l ’ i n t e n t o d i derubarle. Una sera

aveva cercato di assalire un prete ma erano arrivate le guardie che lo avevano arrestato e poi era stato condannato a morte. Il legato lo chiamò e gli disse: tu sei condannato a morte, quindi non hai niente da perdere, ti chiedo di andare con questa gente a S. Pancrazio a combattere il drago. Se riuscirai ad ucciderlo avrai il perdono e la libertà. Noi ti daremo le armi, un cavallo e gli abiti adatti, tu ti impegnerai per ucciderlo e liberare queste povere persone da questo mostro. Ghilardo, nella sua condizione accettò con

S.Pancrazio, come altri paesi della Romagna, conserva una leggenda relativa alla presenza e all’uccisione di un drago che terrorizzava gli abitanti del paese. E‘ bison dla Tor (il biscione della Torre ), così detto dal nome della strada Via Torre dove c’è ancora una bella antica abitazione, Villa Roncuzzi, che porta infissa in una parete esterna una grande palla di pietra dentro la quale si diceva e si continua a dire che fosse racchiusa la testa del drago. Ermanno Silvestroni raccolse la leggenda alla fine degli anni 20 dalla voce di Custantì dla Tanta (Costante Saporetti), poi successivamente pubblicata in “Tradizioni e memorie di Romagna”, Longo Editore. La leggenda è stata poi tramandata e raccontata ai bambini del paese almeno fino agli anni 50; adesso è Norina che la racconta mentre fila durante l’attività didattica sulla canapa e i bambini ascoltano interessati.

La leggenda

Tanti anni fa in via Torre in un fosso tra rovi e canne in una zona paludosa aveva la propria tana un biscione enorme e anche spaventoso lungo venti braccia e coperto di scaglie con una grande bocca e una cresta rossa sulla testa. Il drago mangiava i maialini al pascolo sotto le querce, gli agnelli di latte, i vitellini e per questo aveva portato il terrore fra gli abitanti di questa campagna. Era molto goloso di latte e arrivava fino all’ingordigia: fermava i carri per succhiare il latte alle mucche e alle cavalle. Ma l’episodio che fece esplodere i cittadini fu quando il drago aggredì una giovane madre che stava allattando il suo bambino e dopo aver mangiato il bambino uccise anche la donna per poter succhiare il suo latte. I paesani allora si attivarono per liberarsi del biscione. L’Arcidiacono fece suonare le

E bison dla Tor ( il drago – o “ biscione “ – della Torre )

di Luisa Foschini Guerra

Page 7: La Grama: una risorsa del territoriorussi.racine.ra.it/vitacontadina/sezioni/bollettini_pdf/Bollettino13... · casa mi ha colpito la presentazione che Spal-licci fa della figura dell’azdôra,

7

Dri l'irola

gioia e fece anche una promessa: uccidere il drago e cambiare vita. Ghilardo allora chiese una spada pesante con una impugnatura adatta ad essere usata con tutte e due le mani, ma anche ben affilata e temprata. Poi chiese un cavallo forte, veloce come il vento e ubbidiente. Ghilardo chiese anche di mangiare, gli furono dati: pizza, braciole, cece, fava e vino. Pronto, armato e sazio si incamminò verso S.Pancrazio passando per il fiume. In paese la gente lo stava aspettando. Arrivato per prima cosa fece un giro lungo il paese per conoscerlo e per capire dove era la tana del biscione. Decise di intervenire la mattina seguente e invitò i paesani ad aiutarlo nei preparativi. Chiese un grande recipiente di latte fresco messo sopra un calesse trainato da cavalli e deposto il più vicino possibile alla tana del drago. Quella notte molte persone: uomini, donne e bambini dormirono poco perché presi dalla curiosità ma anche dalla paura per quello che sarebbe potuto accadere il giorno dopo. La mattina seguente al sorgere del sole tutti erano alzati, pronti per vedere quello che sarebbe successo ma si erano messi al riparo dietro alle case e ai capanni. Quando nell’aria fresca del mattino si sparse il buon odore del latte appena munto, il biscione

uscì dalla tana, si avventò sul recipiente e cominciò a bere con avidità. Ghilardo adagio fece avanzare il cavallo e quando fu vicino al drago portò la spada dietro alla schiena e con forza colpì il drago sul collo. La testa tagliata affondò nel recipiente del latte. Il corpo del biscione cominciò a contorcersi fino a quando l’animale finì morto vicino ad alcuni alberi. Subito i corvi cominciarono a volare sopra quel grande corpo immobile. Ghilardo vincitore spronò il suo cavallo e a galoppo attraversò tutta la via Torre e si fermò nel cortile della Carola, una vedova ricca che aveva una bellissima figlia. “Voi siete il cavaliere che ha ucciso il biscione?” chiese la ragazza abbracciando il giovane mentre la madre guardava contenta. Per tre giorni nel paese fu grande festa: dolci, bevute, canti, ringraziamenti a Dio, Ghilardo era al centro della festa e disse al suo cavallo “ di qui non ce ne andremo più” e così fu. Ghilardo sposò la ragazza più bella e ricca del paese, la figlia della Carola. La testa del drago venne racchiusa in una grande palla di pietra che fu poi infissa nella parete esterna di Villa Roncuzzi vicino al posto dove il drago aveva avuto la sua tana. E per molti è ancora lì perché tutti continuino a ricordare la storia del biscione di S. Pancrazio.

condizioni attuali? Si presenta in maniera costante un dato di real-tà: non abbiamo spazi. La Scuola Elementare segnala sue legittime esigenze di avere più aule per le attività didat-tiche, la Parrocchia che ci ospita in una sala del ricreatorio ha bisogno di spazio per altre attività e per lavori di manutenzione da esegui-re. Il deposito del materiale non è fruibile dal pubblico ed è collocato in uno stabile che in ogni momento potrebbe essere destinato ad al-tre funzioni. Siamo un’Associazione che ha la sede presso un’abitazione privata. Tutti gli anni dobbiamo guardarci attorno e ca-pire dove possiamo stare. Si pone con evidente urgenza la necessità di

La Grama: una risorsa del territorio (Continua da pagina 1)

poter contare su spazi che ci permettano di svolgere le nostre attività, di avere una im-magine e una identità anche strutturali. Abbiamo reso pubblica questa questione e stiamo ricercando collaborazioni e impegni per trovare soluzioni possibili e soddisfacen-ti. Quello che mi preme dire è che per risolvere questo problema bisogna che cresca una fer-ma convinzione che da individuale deve di-ventare collettiva: “La Grama” è una risorsa del territorio, un’esperienza nata a S. Pan-crazio che qui deve avere la sua sede e con-tinuare ad operare per offrire una proposta culturale di qualità ad un territorio più vasto. Presidente Associazione “La Grama” Dott. ssa Luisa Calderoni

Page 8: La Grama: una risorsa del territoriorussi.racine.ra.it/vitacontadina/sezioni/bollettini_pdf/Bollettino13... · casa mi ha colpito la presentazione che Spal-licci fa della figura dell’azdôra,

8

Libreria “La Grama”

“Racconti paesani” -Il Grano e il pane: ieri e oggi;

-Una vita fra la canapa;

-Tessitura che passione!

-Una vita fra i bigatti;

-Una fèta d’furmaj;

Documentari -Testimonianze dal Museo della civiltà

contadina;

-Il grano e il pane: ieri e oggi;

-Una vita fra la canapa;

-Latte e formaggio: produzione

casalinga e artigianale;

-Una vita fra i bigatti; -Una vita con il maiale;

Per gli acquisti delle pubblicazioni telefonare

allo 0544 534303 o inviare la richiesta

via fax allo 0544 535033

Dri l'irola

La quota 2003 per associarsi alla “GRAMA” è di euro 12,00

Dri l’irola supplemento a Ross zéntar d’Rumâgna

a cura della

Associazione culturale “La Grama”

Via della Resistenza, 12

48020 San Pancrazio (RA)

Tel. 0544534303 - Fax 0544535033

E-mail: [email protected]

Per effettuare il versamento della quota associativa

utilizzate il bollettino di C/C postale intestato a “La

Grama” N.11939485 oppure presso tutti gli sportelli del

Credito Cooperativo della Provincia di Ravenna

I dati personali sono rigorosamente personali e saranno utilizzati solo per l’invio di questa pubblicazione e di altre informazioni relative alle manifestazioni dell’associazione.

Museo della vita contadina in Romagna

C/o Scuola Elementare

Via XVII Novembre, 48020 San Pancrazio RA

Tel 0544 534303 - Fax 0544 535033

Internet: www.racine.ra.it/russi/vitacontadina

E-mail: [email protected]

Orario del Museo:

giovedì, dalle 14,30 alle 18,00

domenica, dalle 9,30 alle 12,30

Ingresso euro 1,00, ridotti euro 0,50

Visite guidate su prenotazione

NOVITA’

A settembre sarà disponibile il libro di ricette di cucina dal titolo: “I SAPORI DELLA CAMPAGNA” Chi volesse una copia può recarsi al Museo nei giorni e orari di apertura o richiederla in contrassegno.

In occasione della nostra solita festa di settembre è possibile trovare

“La Biancheria” prodotta nel nostro

Laboratorio di tessitura.