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GIANLUCA RANIERI: L'EVOLUZIONE DEL DOLCEnumero 4 del 22 Dicembre 2018La Città - La Squadra – Gli Eventi
GIANLUCA RANIERI: L'EVOLUZIONE DEL DOLCE
SORBINO: UNA STORIA LUNGA 50 ANNI CANÉ: IL BRASILIANO PARTENOPEO
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3
di Giovanni Gaudiano
a notizia è di quelle che Laprono il cuore: la carta
stampata tiene, anzi è
addirittura in crescita. I media
tradizionali reggono l'urto della
modernità ed anzi ribattono e
mantengono una maggiore
credibilità e si riprendono
q u e l l ' a u t o r e vo l e z z a c h e
sembrava perduta. Per noi di
“Napoli”, che abbiamo da poco
avviato la nostra avventura, è
u n ' i n i e z i o n e d i f i d u c i a e
contemporaneamente uno
sprone a cercare di fare sempre
meglio. Oggi partiamo dal
nostro impegno per la città. Le
attività natalizie a Napoli sono
davvero una parte importante
per la nostra tradizione. La città
si offre al turismo con il centro
storico che tra San Gregorio
Armeno e dintorni diventa un
Carlo Ancelotti
Natale tra i vicoli di Napoli “Cenzì” il nuovo scugnizzoIl Napoli e l'Europa League
L’ EDITORIALE
Il maestro Ugo Esposito
vero e proprio punto d'incontro.
Arrivano da tutto il mondo e da
tutta l'Italia i turisti attirati dalla
qualità del lavoro dei nostri
maestri del presepe, ma anche i
napoletani non si fanno mancare
una visita in quelle stradine
sempre uguali nelle quali sembra
di vivere una mattinata, un
pomeriggio o una serata d'altri
tempi. È un turismo intelligente,
è una consuetudine quasi
doverosa ma è soprattutto un
modo per tuffarsi in un mondo
che sembra essere rimasto
fermo, anche se i personaggi che
danno vita ai pastori sono spesso
attualissimi. Poi in questi giorni
è in preparazione in tutte le case
napoletane il pranzo della vigilia
di Natale ed allora abbiamo
pensato di chiedere ad un paio di
operatori emergenti del settore
di darci qualche idea, magari
fuori da ogni schema, senza farci
m a n c a r e l a p r e s e n z a d e l
pasticcere. Nel frattempo chiude
proprio oggi a Pietrarsa un
gradito e riuscito esperimento,
quello dei mercatini di Natale nel
sito museale ferroviario più
importante d'Europa. È noto
questo primato? Se non lo fosse,
lo ricordiamo a tutti invitandoli
a recarsi in visita. Dalla prima
ferrovia, Napoli – Portici, ad
oggi la nostra città vanta uno
storico e aggiornato primato che
le parole del dr. Orvitti hanno
bene rappresentato. A questo
punto parliamo della nostra
squadra. Con l'ultima settimana
dell'anno si chiude il girone
d'andata. Il Napoli, uscito dalla
4
‘‘Napoli’’ La città, la squadra e gli eventi
Mensile a distribuzione Gratuita
Direttore Responsabile: Giovanni GaudianoConsulenza Amministrativa: Francesco MarchionibusStampa, Grafica e Pubblicità: Sport and Marketing Srl
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Aut. Tribunale di Napoli n. 50 del 8/11/2018
IL PROSSIMO NUMERO DI “NAPOLI” SARÀ IN EDICOLA CON IL QUOTIDIANO “ROMA” ED ALLO STADIO IL 20 GENNAIO 2019
Champions, a febbraio ripartirà
d a l l ' E u r o p a L e a g u e c o n
l'intenzione di fare la maggior
strada possibile. Il lavoro di
Ancelotti prosegue senza soste e
senza alcun tentennamento: i
risultati, quelli attesi da tutti,
arriveranno. Bisogna pazientare,
in fondo per tre anni abbiamo
inseguito un calcio bello da
vedersi ma poco pratico e quasi
ma i v incen te . Or a s i s t a
lavorando sulla mentalità, sulla
d e t e r m i n a z i o n e , s u l l a
convinzione nei propri mezzi,
s u l l a p e r s o n a l i t à e s u l l a
verticalizzazione della manovra,
anche se è duro a morire quel
reiterato e stucchevole palleggio
dove troppo spesso la palla
viaggia all'indietro piuttosto che
avanti. In questo numero, poi, fa
il suo esordio nella rivista
“Cenzì”, un personaggio nato
dalla matita di Giancarlo Covino
che ci accompagnerà con diverse
sorprese che proporremo sin dal
prossimo numero di gennaio. Il
disegnatore si è ispirato alla
f a m o s a s c u l t u r a d e l l o
“ S cu gn i zzo ” d i V i n ce n zo
Gemito, un napoletano da
annoverare di diritto tra i più
autentici visionari nella storia
dell'arte italiana. Il nomignolo è
stato scelto dall'autore proprio
per onorare la memoria di
questo grande artista, nato e
cresciuto nei vicoli della Napoli
antica, insofferente verso le
teorie dei parrucconi, capace di
creare senza aver fatto la abituale
trafila scolastica e accademica.
Ora bando alle chiacchiere, Buon
Natale e soprattutto Buon anno.
Numero 4 del 22 Dicembre 2018
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TESTIMONE DEL TEMPO
Indagine �scale su Lo Bello dopo quei tre rigori a Ferrara di Mimmo Carratelli
a prima domenica di febbraio del 1967 a LFer r ar a fu un ind iment i cab i l e
pomeriggio di ombrelli e calci di rigore
sotto il cielo della Bassa, pesante di nuvole,
cavalloni di nuvole nere e grigie, pioggia
continua. Si giocò Spal-Napoli nella seconda
allegra stagione azzurra con Sivori e Altafini,
l'impareggiabile Petisso in panchina. Ci
divertivamo un mondo. Un grande entusiasmo
attorno alla squadra rilanciata da Roberto
Fiore, il presidente dei centomila cuori. San
Paolo gremito con 69.344 abbonati. Il Napoli
giocava per l'alta classifica. Era arrivato terzo
l'anno prima, la prima stagione di Altafini e
Sivori, continuava a respirare l'aria dell'alta
classifica e, in certe domeniche, dava spettacolo.
Arrivammo a Ferrara la settimana dopo che
avevamo perso a Vicenza. Il Napoli era quarto
con 23 punti, l'Inter di Herrera il Mago prima a
quota 28, seconda la Juventus dell'altro
Herrera, Heriberto, a 26 punti, terzo il Cagliari
di Gigi Riva a 25 punti. Stadio strapieno, campo
ridotto a una unica pozzanghera. Il Napoli
schierò una delle migliori formazioni di quei
tempi: Bandoni; Nardin, Girardo; Ronzon,
Panzanato, Bianchi; Canè, Juliano, Orlando,
Altafini, Sivori. Era il 5 febbraio 1967. Pesaola si
portò in panchina i soliti due pacchetti di
sigarette. Si cominciò nel pantano. Nella Spal
giocavano Osvaldo Bagnoli e Fabio Capello,
mezzeali. Dopo venti minuti Juliano andò a
segno con un gran diagonale dal limite. Partita
in discesa. Cinque minuti dopo lo stopper
Moretti sgambettò in area Canè, rigore
realizzato da Altafini. L'arbitro era Concetto Lo
Bello, un monumento di uomo siciliano. Ai
giocatori che protestavano offriva il petto.
Molti che arrivavano di corsa per protestare, su
quel petto rimbalzavano. Assoluto dittatore del
fischietto. Un giorno a Firenze lo canzonarono
dagli spalti: “Duce! Duce”. Lo Bello accordò un
Il Presidente Roberto Fiore
Concetto Lo Bello da Siracusa
secondo rigore al Napoli. Bertuccioli falciò in
area Ottavio Bianchi. Josè centrò il secondo
penalty. A questo punto, lo stadio si irritò con
Lo Bello. Alla caduta di ogni azzurro in
qualsiasi zona del campo cominciò a gridare:
“Rigore! Rigore!”. Lo Bello concesse un terzo
penalty al Napoli per fallo di mano di Moretti
sul cross corto di Canè. Dagli undici metri,
implacabile Altafini. I rigori c'erano tutti e tre.
La partita finì 4-1 per il Napoli (autogol di
Nardin per i ferraresi) e qualche tempo dopo si
registrò una curiosa coincidenza. Il ministro
delle finanze Luigi Preti, ferrarese, ordinò una
indagine fiscale su Concetto Lo Bello. I tre
rigori di Ferrara furono peggio di Equitalia. È il
ricordo più curioso degli incontri fra Napoli e
Spal che sono stati avversari anche in serie B e in
serie C. Trentadue confronti con 17 vittorie
azzurre, 6 pareggi e 10 sconfitte. Al San Paolo
11 vittorie del Napoli, 2 pareggi, 3 sconfitte.
Nella prima metà degli anni Cinquanta, il
cannoniere azzurro contro la Spal fu Amedeo
Amadei, sei gol in sette partite. Nella seconda
metà, Vinicio (sei gol in dodici gare). La
stagione 1965-66, contro la Spal, fu il trionfo
di Canè. Un rigore più due gol nel 4-2 al San
Paolo, un gol e un rigore nel 2-1 a Ferrara. La
Spal è tornata in serie A nella stagione scorsa.
Il Napoli l'ha battuta due volte. Fuori casa,
decisivo il gol di Ghoulam (3-2) dopo le reti di
Insigne e Callejon. A Fuorigrotta un risicato
1-0 firmato da Allan.
8
Cané, Altafini e Sivori: l'attacco del Napoli del 1967
Bruno Pesaola
9
PAGINE AZZURRE
21 giugno 1962:il Napoli rompe il ghiaccio
di Lorenzo Gaudiano
Napoli-Spal è stata anche una �nale di Coppa Italia, a Roma assegnò agli azzurri il primo trofeo della loro storia
La Coppa Italia del 1962
La squadra che conquistò il trofeo
Roma – Stadio Olimpico 21 Giugno 1962Il Napoli batte la Spal grazie alle reti
firmate da Corelli e RonzonNapoli Spal
Pontel Patregnani Molino Muccini Gatti Olivieri Girardo Gori Rivellino Cervato Corelli Riva Mariani Dell'Omodarme Ronzon Massei Tomeazzi Mencacci Fraschini Micheli Tacchi Novelli All. Pesaola All. Montanari Arbitro – Bonetto di Torino
Marcatori – al 12' Corelli (N), al 16' Micheli (S), al 78' Ronzon (N)
odici sono i trofei conquistati dal DNapoli nella sua storia. Fu la Coppa
Italia 1962 ad inaugurare la serie di
gingilli che oggi luccica nella bacheca della
società partenopea, la più titolata di tutta l'Italia
meridionale. Quel trofeo ancora oggi ha un
sapore davvero particolare, non solo perché il
Napoli finalmente riuscì a conquistare qualcosa,
rompendo il ghiaccio, ma anche perché gli
azzurri compirono l'impresa di vincere la Coppa
pur militando in Serie B. L'Albo d'Oro della
Coppa Italia racconta che a vincere la prima
edizione del 1922 fu il Vado, squadra ligure che
conquistò il trofeo militando in Promozione.
Nella stagione '21/'22 i grandi club italiani,
dopo che la proposta portata avanti da Vittorio
Pozzo di ridurre il numero di partecipanti al
massimo campionato italiano fu respinta,
decisero di distaccarsi dalla FIGC per costituire
il CCI (Confederazione Calcistica Italiana), che
organizzò campionati a parte. Quelli di Prima
Categoria e di Promozione Regionale quindi
rimasero sotto la curatela della FIGC, che in
quell'occasione diede avvio anche alla prima
edizione della Coppa Nazionale. Per questo alla
Bruno Pesaola tra un sorriso ed una sigaretta
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PAGINE AZZURRE
Il mediano Gianni Corelli, l’uomo dei gol importanti
competizione non presero parte le realtà
calcistiche più importanti, ma soltanto alcune
squadre di Prima Categoria, come Parma ed
Udinese, ed altre di Promozione, tra cui proprio
il Vado vincitore del trofeo. l Napoli, invece, a I
40 anni di distanza dal successo dei liguri
realizzò un vero e proprio miracolo sportivo,
mai più replicato in seguito. In B quella squadra
era inizialmente sotto la guida di Fioravante
Baldi, esonerato dopo ventuno giornate e
sostituito da Bruno Pesaola. Dall'arrivo del
Petisso il Napoli svoltò con il secondo posto in
campionato, che valse la promozione in
massima serie, e la conquista del primo trofeo
della sua storia. opo le vittorie ai rigori contro D
Alessandria e Sampdoria al San Paolo, ancora
sotto la gestione Baldi, gli azzurri prima della
finale con la Spal superarono Torino e Roma in
trasferta e il Mantova in casa. l 21 giugno 1962 I
lo stadio Olimpico fu teatro di una finale tra due
squadre che mai avevano raggiunto un punto
più alto nella competizione. La Spal, inoltre, in
semifinale aveva eliminato la favorita Juventus
con un netto e roboante 4 a 1. l Napoli la spuntò I
grazie ai suoi due uomini più prolifici: Corelli e
Ronzon. Il primo, tra l'altro ex della partita
visto che proprio in quella stagione approdò
dalla Spal alle falde del Vesuvio, era un mediano
dotato di grande corsa e di un potente tiro da
fuori. Aveva fiuto per il gol ed una grande abilità
ad andare a segno nelle gare più importanti: sua
fu la rete dell'1 a 0 a Verona con cui il Napoli fece
un passo importante verso la promozione, così
come quella che consentì agli azzurri di
superare ai quarti di finale di Coppa la Roma.
Corelli contro la Spal segnò su punizione la rete
del primo vantaggio partenopeo, anche se
macchiò la sua partita con un errore dal
dischetto che già nel primo tempo avrebbe
potuto riportare il Napoli in vantaggio dopo il
pareggio dello spallino Micheli. determinare A
la conquista del trofeo da parte degli azzurri
quel giorno fu Ronzon, che si era trasferito al
Napoli proprio in quella stagione. Oscurato
dall'Abatino Rivera al Milan, Napoli fu per lui
un'occasione da cogliere al volo per svoltare e
Pesaola e la sua Napoli“Napoli, città bella da riempire il cuore. A Napoli non ti senti mai solo, non conosci la solitudine della vita. Ho un'ammirazione sconfinata per i napoletani, li considero grandi filosofi che sanno prendere la vita come merita
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Il cammino del Napoliverso il trofeo
Primo turno:Napoli-Alessandria 1-1 (6-5 d.c.r.)Secondo turno:Napoli-Sampdoria 0-0 (7-6 d.c.r.)Ottavi di finale:Torino-Napoli 0-2Quarti di finale:Roma-Napoli 0-1Semifinale:Napoli-Mantova 2-1Finale:Napoli Spal 2-1
Una prima pagina dedicata da ‘‘Il Calcio Illustrato’’ al Petisso
giocare con più continuità. Mezz'ala d'origine,
spesso fu provato anche come libero in qualche
partita da Pesaola, ma la sua inclinazione era per
ruoli prettamente offensivi, data la sua grande
tecnica e il discreto bottino di gol messi a segno
negli anni. rano gli anni della presidenza E
Lauro, che attraverso l'universo calcistico aveva
l'obiettivo di puntellare il proprio prestigio
politico. Quelli erano tempi di grande speranze,
in alcuni casi disattese, che però portarono il
Napoli a conquistare il suo primo trofeo e a
porre le basi per un futuro ai vertici del calcio
italiano. apoli-Spal oggi è soltanto una sfida di N
campionato. Chi ha vissuto però quel momento
di grande gioia ed entusiasmo in prima persona,
oppure attraverso racconti familiari e libri,
probabilmente sugli spalti o sul divano di casa
volgerà la mente a quel giorno in cui tutto ebbe
inizio e magari non potrà fare a meno di
guardare la partita con un sorriso e qualche
lacrimuccia. Sono passati 56 anni ma, come ha
detto Isabel Allende, “non esiste separazione
definitiva finché esiste il ricordo”.
Pierluigi Ronzon
dooa.it
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LE STORIE
Cané ed il suo cuore azzurro di Giovanni Gaudiano
La sua tripletta alla Spal nel '65, l'affetto per Pesaola e Vinicio, il ritorno in azzurro nel '73 con la rete alla Juve ed i suoi pensieri sul calcio che partono dal Brasile anni ‘60
Jarbas Faustino detto Cané
ono passati 53 anni da quel 6 settembre
Sdel 1965 e per certi versi nella vecchia
Europa il tempo sembra essersi
fermato. In quel settembre di oltre mezzo secolo
f a , i vent i de l l a se par az ione e de l l a
contestazione portarono il presidente francese
Charles De Gaulle ad annunziare l'uscita della
Francia dalla NATO. Nel calcio, nel frattempo, il
Napoli di Pesaola strapazzava al San Paolo la
Spal con un netto 4 a 2: nella squadra estense
giocavano Bagnoli, Reja, Capello, Bertuccioli;
nel Napoli gli “indigeni” Juliano e Montefusco,
affiancati da Sivori, Altafini, Bean, Panzanato e
soprattutto da Cané. Sì “cioccolatino” come
affettuosamente lo avevano soprannominato i
tifosi partenopei. Fu proprio lui, quella
domenica, a portarsi il pallone a casa con tre reti
messe a segno, bottino completato dall'altro
brasiliano della truppa: José Altafini. «Era il
debutto con la maglia del Napoli di Sivori ed
Altafini ed io realizzai una tripletta – ricorda
Jarbas Faustino –. Qualcuno mi aveva
presentato, quando arrivai a Napoli, come
un centravanti ma in realtà io giocavo in
Brasile da mezzala di punta, anche se nel
mio paese d'origine in quegli anni si giocava
con quattro punte mentre in Italia lo schema
più diffuso prevedeva una punta e due mezze
ali». rano gli anni del famoso 4-2-4 brasilero, E
il gioco che sembrava una riproduzione in
campo del samba. Tanto era bello da vedersi,
anche e soprattutto per merito dei tanti
campioni prodotti da quella scuola spontanea
divisa tra carioca e paulista che lo interpretava.
«Avevo avvisato Pesaola e Monzeglio,
quando sono arrivato nel 1962, su quale
14
LE STORIE
fosse il mio ruolo naturale nell'Olaria di
Rio. A Napoli c'era da un anno Fanello che
ricopriva il ruolo di centravanti ed io da
brasiliano non potevo che essere un
attaccante. Poi nella rosa c'era anche un
altro centravanti: Tomeazzi. Da questa
situazione scaturì il mio spostamento all'ala
voluto dal Petisso, ruolo nel quale mi trovai
bene perché c'era più spazio, tenuto conto
che le marcature non erano rigide come
quelle di oggi». he Napoli era quello del 1965 C
che iniziò bene il campionato? Era una «
squadra emergente. L'arrivo di Altafini e
Sivori aveva galvanizzato l'ambiente. José
era nel pieno della maturità calcistica,
mentre forse per Sivori si trattava di un
ripiego, visto che Agnelli fu costretto a
cederlo per i dissapori con l'allenatore
Heriberto Herrera». n breve ricordo di U
Pesaola. Il Petisso mi ha cambiato ruolo e «
mi ha cambiato la vita. Senza di lui io non
sarei qui ancora a parlare di calcio dopo 50
anni. Pesaola era una guida, io l'ho anche
copiato nella mia carriera da allenatore e
speravo di poter fare quello che ha fatto lui
magari proprio con gli azzurri. Il suo arrivo a
Con Juliano, Altafini e Sivori
Napoli coincise con il ritorno in serie A e la
vittoria in Coppa Italia e questo lo aiutò. Poi
lui a Napoli avrebbe potuto fare ancora di
più e di certo non sarebbe andato a Firenze
senza i contrasti che aveva con il presidente
Roberto Fiore». osa ne pensi di Lorenzo C
Insigne? Ho seguito Insigne sin da ragazzo «
perché giocava nella squadra Allievi del
Napoli allenata da mio figlio e poi anche in
Primavera. A quel livello Lorenzo già faceva
la differenza. Lui è stato sempre un
giocatore padrone del suo ruolo soprattutto
quando ha potuto giocare più libero da
compiti f issi . Tutte
queste storie che girano
attorno al nome di Sarri o
Benitez lasciano il tempo
che trovano: penso che
Insigne sia un fenomeno.
Le esperienze avute con
Zeman al Pescara e
prima ancora al Foggia
hanno mostrato la sua personalità calcistica
che somiglia a quella del calcio di una volta,
cosa rara di questi tempi. I moduli con
Lorenzo non contano. Ancelotti, che non
gioca con ruoli fissi, è per Lorenzo come per
Mertens il miglior allenatore possibile: i due
con le loro qualità tecniche e con la capacità
di non dare punti di riferimento fanno la
differenza in serie A come possono farla in
Europa. Resto solo molto perplesso quando
sento che Lorenzo viene criticato magari
Con la maglia azzurra
15
perché in quel periodo non fa gol. Per me
Insigne è un fuoriclasse nel calcio di oggi».
Torniamo al suo Napoli. Cosa provò quando fu
ceduto al Bari? Andare a Bari per me fu un «
grande dispiacere.
E ro a n d at o i n
Brasile da solo
perché avevo la
garanzia da parte
de l pres idente
F e r l a i n o e
dal l 'a l lenatore
Chiappella che
sarei rimasto a
Napoli. Tornando
in aereo, ebbi la
notizia e diciamo
che se non avessi
avuto la famiglia a
Napoli me ne sarei
tornato subito
indietro. Ma poi
d o p o t r e a n n i
ritornai a Napoli
grazie a Vinicio,
c h e m i f e c e
debuttare proprio
contro la Juventus il 14 ottobre del 1973
solo perché ho dovuto aspettare la
riapertura delle liste autunnali. Fu una
partita indimenticabile: erano 12 anni che
non si vinceva contro i bianconeri e quel
Napoli ci riuscì con un netto 2 a 0 grazie ad
un mio gol allo scadere del primo tempo e al
raddoppio di Clerici nella ripresa. Era una
s q u a d r a c o s t r u i t a c o n g i o c a t o r i
d'esperienza e giovani che s'integrarono
b e n e . V i n i c i o
portò delle idee
nu ove ch e n o n
e r a n o a f f a t t o
copiate dal calcio
o l a n d e s e , m a
e r a n o i n v e c e
t i p i c a m e n t e
presenti nel calcio
b ra s i l i a n o. L a
nostra era una
zona brasiliana e
se avessimo avuto
una società più
forte alle spalle si
p o t e v a a n c h e
p u n t a r e a l l o
scudetto. Ferlaino
però, pur avendo
forse più carisma
di De Laurentiis,
e ra ge l o so d e l
successo e della
popolarità dell'allenatore, che aveva dal suo
canto un carattere un po' difficile. Vinicio
era ed è una bravissima persona ma a volte
per fare l'allenatore bisogna evitare
impuntature e le sue discussioni con il
presidente non fecero bene all'ambiente».
La formazione tipo del Napoli del 65-66In piedi: Bandoni, Ronzon (cap), Nardin, Stenti, Montefusco e Panzanato.Accosciati: Cané, Juliano, Altafini, Sivori e Bean.
Jarbas Faustino durante una premiazione
16
LA PRESENTAZIONE
Napoli e Spal: stessi colori ma obiettivi diversidi Bruno Marchionibus
Allo stadio San Paolo un
con f ronto t r a due
squadre che prediligono il
g ioco con Lazzar i
osservato specialeHamsik lotta a centrocampo con Viviani
Callejon contrastato da Dramé
Due squadre similiAccomunata al Napoli non soltanto dai colori
biancoazzurri, ma anche dalla mentalità di
gioco propositiva volta molto più alla
costruzione che non alla distruzione della
manovra avversaria, la S.P.A.L. si presenta al
San Paolo ormai da vera realtà, più che da
sorpresa, della nostra Serie A. Dopo il ritorno in
mass ima ser ie de l la scorsa stagione,
quarantanove anni dopo l'ultima volta, infatti
gli estensi sono riusciti prima, al termine
dell'ultimo torneo, ad ottenere un'ottima
salvezza, e poi a ripartire con la stessa
determinazione nell'annata corrente, nella
quale la squadra di Ferrara si è resa
protagonista anche di risultati importanti, come
l'affermazione per 2 a 0 in casa della Roma.
Il Modulo della SpalIl tecnico Semplici è solito disporre i suoi con un
3-5-2, schema che valorizza al massimo la corsa
di Manuel Lazzari, colui il quale si è rivelato
nell'ultimo anno la vera arma in più della
S.P.A.L., arrivando ad indossare la maglia della
Nazionale, e di Fares, altro esterno che tanto
bene sta facendo tra le fila della compagine
emiliana. Sono i laterali, dunque, gli elementi
chiave nello scacchiere dell'allenatore toscano,
fondamentali come sono per le punte i loro
rifornimenti dalle corsie esterne; ed a proposito
di punte, ad un Antenucci che si sta
confermando sempre più bomber capace di
lasciare il segno anche in massima serie e a
Paloschi si è aggiunto in questa stagione anche
l'ex atalantino Petagna, il quale in questi primi
mesi di campionato ha trovato la via della rete
con maggior frequenza rispetto a quanto visto a
Bergamo. Non imperforabile, invece, risulta
essere la difesa dei ferraresi, la quale pur
essendo riuscita a mantenere la porta di Gomis
imbattuta in alcune occasioni nel corso della
stagione, in altre è andata incontro ad imbarcate
NAPOLI – SPAL
STADIO SAN PAOLO 22 DICEMBRE 2018 ORE 15.00
CAMPIONATO SERIE AGIRONE D’ANDATA
17^ GIORNATA
NAPOLI
ALLENATORE ANCELOTTI
SPAL
ALLENATORE SEMPLICI
ZIELINSKI
SPAL 3-5-2GOMIS
CIONEK
VICARI
FELIPE
FARES
MILIK
MERET
MALCUITLAZZARI
SCHIATTARELLA
KURTIC
MISSIROLI
PETAGNA
ANTENUCCI
17
di notevoli dimensioni, come in casa col
Frosinone o a Roma con la Lazio.
Le armi del Napoli Il Napoli, dunque, avrà senza dubbio la
possibilità di giocare la propria partita
trovandosi di fronte un avversario che nell'arco
dei novanta minuti potrà concedergli spazi, e
grazie alla rapidità e all'imprevedibilità dei suoi
attaccanti, Insigne e Mertens su tutti, ha
sicuramente nel proprio arsenale le armi giuste
per arrecare sofferenza agli imponenti difensori
della S.P.A.L. Così come, potenzialmente, una
mano importante per i partenopei potrebbe
venire dalle fasce laterali, dove se le catene di
destra e di sinistra dovessero funzionare al
meglio, gli uomini di Ancelotti potrebbero
mettere seriamente in difficoltà il 3-5-2
spallino. Nella scorsa stagione, ad ogni modo, la
S.P.A.L. è riuscita a creare seri grattacapi al
Napoli sia all'andata che al ritorno; a settembre
la banda Sarri si impose a Ferrara per 3 a 2
solamente nel finale grazie ad una sensazionale
giocata individuale di Ghoulam, a segno dopo
uno slalom speciale tra le maglie della difesa
estense, mentre a febbraio gli azzurri vinsero al
San Paolo per 1 a 0 con gol di Allan,
conquistando i tre punti dopo non poche
sofferenze causate dall'ottima organizzazione
dei ragazzi di Semplici.
Allan dopo la rete del 18 febbraio
RUI
CallejonI padroni della
CALLEJON:DALLA SIERRA NEVADAAL GOLFO DI NAPOLI
a carriera di Callejón, dopo la
Ltrafila delle giovanili con il Real
Madrid, ha una svolta con la
squadra riserve dei “blancos”, il Real Madrid
Castilla. Si fa notare in Segunda Division nel
2007-2008, realizzando 21 gol in 37
presenze, tanto da attirare le attenzioni
dell'Espanyol di Barcellona, che lo acquista
per 1,2 milioni di euro. Messosi in mostra per
3 stagioni in Liga, il Real Madrid lo riporta
nella capitale, dove in due anni colleziona 55
presenze con la maglia delle “merengues”.
Dalla Spagna al golfo di Napoli: nell'estate
del 2013 arriva all'ombra del Vesuvio e da
quel momento José María è diventato
insostituibile. Perno della fascia destra,
sembra avere tre polmoni per i km percorsi
in ogni gara. Ha nelle sue corde la capacità di
mandare in porta i compagni fornendo
pregevoli assist. È anche freddo sotto porta
ed arriva spesso al gol. È diventato, infatti,
con il Napoli il calciatore spagnolo che ha
realizzato più gol di sempre nel nostro
campionato.
José María Callejón: nato a Motril, età 31, nazionalità spagnola, altezza 178 cm, peso 73 kg
18
IL CONFRONTO
LazzariLAZZARI:SARÀ LUI L' EREDE IN AZZURRO DELLO SPAGNOLO?
Manuel Lazzari:nato a Valdagno, età 25, nazionalità italiana, altezza 174 cm, peso 67 kg
fascia destra
l 1° settembre 2018 Lazzari è
Idiventato il primo giocatore della Spal
a rientrare nel giro della Nazionale
italiana dopo ben 66 anni (Meret nel 2017 fu
convocato ma non giocò), debuttando contro
il Portogallo pochi giorni più tardi. Una
gioia immensa per il calciatore, che solo nel
2010-2011 muoveva i primi passi da
professionista, in serie D, con la maglia del
Montecchio. Nelle due stagioni successive
cambia due volte casacca, indossando prima
quella del Delta Porto Tolle e poi quella
della Giacomense. È quindi la Spal ad
acquistarlo e con la squadra estense in due
anni ottiene la doppia promozione, dalla
Lega Pro alla Serie A. Lazzari è un esterno
destro offensivo, dotato di una discreta
tecnica e di un'ottima corsa. È giovane ed è
un prospetto molto interessante, su cui già
molte squadre di Serie A, tra cui anche il
Napoli, hanno messo gli occhi. Stesso ruolo
di Callejón, chissà che non possa essere
proprio il motorino veneto l'erede dello
spagnolo volante.
di Marco Boscia
19
Forniture per uffici Software e Hardware
21
L'APPROFONDIMENTO
Dal ritorno in serie A ad oggi il Napoli
ha vissuto un costante processo di
crescita, con risultati in continuo
miglioramento sia dal punto di vista sportivo
che da quello economico - finanziario. Nel corso
degli ultimi dieci anni la squadra azzurra ha
raggiunto una dimensione nazionale ed
internazionale che nella sua storia aveva
conosciuto forse solo all'epoca di Maradona e,
pur non riuscendo a cogliere ancora l'obiettivo
più desiderato, ha conseguito una serie di ottimi
risultati, imponendosi oramai con costanza
come la seconda forza calcistica italiana ed
entrando a pieno diritto tra le prime quindici
squadre a livello europeo. La società partenopea
oltre che in termini di risultati sportivi è però
cresciuta molto anche sotto l 'aspetto
economico-finanziario, aumentando i propri
ricavi di oltre il 300% rispetto alla prima
stagione di serie A, sino a raggiungere nel 2017
il livello record di circa 300 milioni di euro, e
chiudendo i propri bilanci quasi sempre in utile
e con un indebitamento praticamente pari a
zero. Questo aspetto, sicuramente di minore
impatto per i tifosi, nel calcio di oggi è di
fondamenta l e impor tanza in quanto
rappresenta la premessa e la base indispensabile
per mantenere nel tempo la squadra ad alti
Una società solida ed in crescita
di Francesco Marchionibus
Aumento dei fatturati e partecipazione alle Coppe: come è cambiato il Napoli di Aurelio De Laurentiis
22
livelli di competitività nei confronti di società
più ricche e tradizionalmente più forti. Il
Napoli, senza grandi multinazionali alle spalle e
con uno stadio non in grado di produrre gli
introiti ottenuti da altre società sia in Italia che
all'estero, ha raggiunto i brillanti risultati
economico-finanziari che le hanno permesso di
mantenere e migliorare la competitività della
squadra, seguendo sino ad oggi essenzialmente
due vie: le plusvalenze realizzate con la cessione
di giocatori top e l'incremento degli introiti TV.
In questa ottica la partecipazione alle Coppe
Europee, e segnatamente alla Champions
League, rappresenta per il Napoli un
fondamentale strumento di crescita e di
consolidamento. La squadra azzurra è oramai
alla nona partecipazione consecutiva alle
competizioni europee ed alla terza Champions
League di fila. Negli anni ha ottenuto numerosi
risultati di prestigio for nendo ottime
prestazioni contro squadre di consolidata
tradizione internazionale, disputando anche
una semifinale di Europa League. Il ranking
UEFA è migliorato tantissimo così come il
prestigio internazionale, anche se ad oggi in
Champions la squadra azzurra non è mai
riuscita a superare gli ottavi di finale. E proprio
questo può e deve essere il prossimo passo in
avanti del Napoli di De Laurentiis nel suo
processo di crescita: qualificarsi stabilmente
alla Champions League e cercare di andare il più
avant i poss ib i l e ne l l a compet i z ione .
L'innalzamento dei ricavi derivanti dalla
partecipazione alla Champions, infatti,
permetterebbe alla società di proseguire più
agevolmente nella politica intrapresa negli
ultimi due anni: limitare al massimo le cessioni
eccellenti, confermando tutti i big (la rosa del
Napoli è ogni anno migliore per qualità e
quantità) con l'innalzamento del monte
ingaggi, ed acquistare giocatori di qualità, se
possibile anche il tanto desiderato top-player,
per potenziare la rosa. E se poi ad una società
che negli anni ha dimostrato, nonostante i
pareri spesso discordi della tifoseria, di saper
condurre in alto il Napoli, si affianca in panchina
un allenatore di respiro mondiale come Carlo
Ancelotti, si può certamente essere ottimisti
s u l l a u l t e r i o r e c r e s c i t a s o p r at t u t t o
internazionale della squadra azzurra.
Ancelotti durante una conferenza stampa Uefa
24
PROFILI
Hysaj: L'inesauribilee coriaceo Elseid
di Marco Boscia
Una storia che sembra una favola e la determinazione che mette a disposizione anche se gioca a sinistra
Elseid Hysaj
Il giovane terzino è nato a Scutari, in Albania, il
2 febbraio 1994. La sua carriera inizia proprio in
casa, nel Vllaznia. A soli 14 anni si trasferisce in
Italia e viene tesserato dall'Empoli, in cui milita
per quattro stagioni collezionando 98 presenze
tra Serie B e Serie A. Nell'estate del 2015,
Maurizio Sarri, appena arrivato a Napoli
proprio dall'Empoli, neanche “velatamente” fa
capire al nuovo presidente di volere ancora
Elseid alle sue dipendenze. Aurelio De
Laurentiis lo accontenta ed acquista Hysaj per 5
milioni di euro. È così che il giovane difensore a
soli 21 anni diventa un elemento fondamentale
dell'undici azzurro.
Hysaj è un terzino destro, che all'occorrenza
può essere impiegato anche a sinistra, dove ha
dimostrato diverse volte di cavarsela bene. È
dotato di un'inesauribile forza fisica, con una
spiccata propensione per la fase difensiva più
che per quella offensiva, tanto da arrivare poche
volte al tiro. Risulta però quasi sempre essere
primatista di palloni intercettati durante una
gara: un lavoro oscuro, spesso trascurato, ma
imprescindibile, che consente alla squadra poi
di dipanare il proprio gioco con l'abilità dei
propri attaccanti.
Hysaj è apparso visibilmente emozionato ogni
volta che ha raccontato la sua storia. Si ritiene, e
sa di esserlo, un ragazzo estremamente
fortunato, non potrebbe essere altrimenti. Dopo
solo due anni dalla sua nascita, il padre arriva in
Italia su un gommone, allontanandosi
dall'affetto dei cari, ma per garantire un futuro
migliore alla propria famiglia. Gzim, il papà, si
arrangia con piccoli lavoretti da muratore, e nel Contro l'Udinese impiegato a sinistra
Gli inizi e l’arrivo a Napoli
Le caratteristiche tecniche
La spinta di papà Gzim
25
Hysaj si racconta
“La mia storia? Una vera favola.
Perché io sono consapevole che
quello che è successo a me
capita solo a uno
su un milione. Ed è
per questo che mi
colpiscono le
immagini
di questi
mesi: chi arriva qui sui barconi lo
fa per fame. La stessa che avevamo noi
negli anni '90
“Sono venuto dal niente, i sacrifici
portano a dei risultati inattesi, io per
esempio ho giocato in Champions
League e con la Nazionale. Per me è un
orgoglio portare il mio nome dietro la
maglietta
“Il mister (Ancelotti) ha vinto ovunque
in Europa, ha qualcosa di speciale,
lavorare con lui è fantastico. Inoltre è
stato bravo ad entrare subito in sintonia
con noi, speriamo possa continuare così.
Un giocatore stimolato da un grande
tecnico dà di più, anche in relazione alle
nuove posizioni in campo
PROFILI
26
Dicono di lui
“Hysaj sta facendo vedere che si può fare affidamento su di lui. Gioca sempre, non ha infortuni, non crea problemi e magari qualche volta non mette bene la palla, ma pochi altri a destra giocano con la continuità, la tecnica e la forza di Hysaj. È completo ed ha solo 24 anni per cui può ancora migliorare Gianni De Biasi (ex all. Albania)
“Ha giocato diverse partite a sinistra facendo molto bene, ma purtroppo si parla solo quando uno fa male e commette degli errori. Accettiamo anche questo, non è un problema, è molto più gratificante essere il 13esimo terzino d'Europa per valutazione, le critiche non ci interessano Mario Giuffredi (suo procuratore)
“Lui non ha molti grilli per la testa e sta bene qui. Un anno fa mi disse di lasciar perdere le offerte della Juventus perché voleva vincere qui lo Scudetto Mario Giuffredi (suo procuratore)
2004 arriva la svolta: si ritrova a lavorare in casa
di Marco Piccioli, procuratore sportivo, a cui
strappa la promessa di far effettuare un provino
al figlio. Quattro anni più tardi la promessa
viene mantenuta ed il giovane Elseid effettua un
provino con la Fiorentina, che ne resta
impressionata e che solo per problemi
burocratici non riesce ad acquistarlo. Subentra
l'Empoli che lo tessera nel settore giovanile e
che gli permette di iniziare quella che è una vera
e propria favola. Hysaj ha ricevuto sempre più
attestati di stima. Anche la Serie A Tim, solo
due anni e mezzo fa lo omaggiò attraverso i
propri canali Twitter e Facebook con una
bellissima dedica: “Lo vedi giocare e ti domandi
come sia possibile che un ragazzo di 21 anni
abbia il carattere di un veterano. Poi leggi la sua
storia e capisci perché Elseid Hysaj non ha
paura di nessuno”.
LA STRADA PER BAKU
27
Dalla Champions all'Europa League
di Lorenzo Gaudiano
Il dopo Liverpool si chiama Zurigo. Il Napoli ai sedicesimi trova gli svizzeri allenati dall'ex terzino sinistro Magnin
Espugnare Anfield è difficile per tutti. Il Napoli
ci ha provato, purtroppo senza riuscire
nell'intento. La sconfitta per 1 a 0 subita per
mano del Liverpool ha retrocesso gli azzurri in
Europa League dopo un girone impegnativo
disputato con grande personalità. Gli ottavi di
finale di Champions, anche se sarebbero stati
meritati, sono sfuggiti per un pelo. Come recita
però un antico detto, quando si chiude una porta
si apre sempre un portone. Adesso le porte
dell'Europa League si sono spalancate per il
Napoli, che dal 14 febbraio inizierà il suo
viaggio alle volte di Baku, sede della finale 2019.
La prima tappa di questo percorso lungo e
faticoso sarà Zurigo. Il sorteggio, abitualmente
poco benevolo nei confronti dei partenopei, ha
riservato per i sedicesimi alla squadra di
Ancelotti una sfida questa volta agevole sulla
carta, ma comunque da affrontare con la giusta
concentrazione. Gli svizzeri, quarti in classifica
nel loro campionato nazionale, hanno superato
il girone di Europa League da secondi dietro al
Bayer Leverkusen. Agli azzurri toccherà prima
andare in visita al Letzigrund Stadion, poi il 21
febbraio il San Paolo ospiterà la gara di ritorno.
Il doppio confronto con la squadra elvetica
avverrà in concomitanza con le sfide di
campionato contro Fiorentina al Franchi e
Torino al San Paolo, gare sicuramente non
proibitive ma comunque impegnative e
importanti per la classifica. Lo scorso anno il
Napoli rinunciò all'Europa League per
inseguire il sogno Scudetto. Oggi si ripresenta
di nuovo la possibilità di conquistare un trofeo,
sulla carta, alla portata. Il cammino non sarà
28
facile, perché anche in questa competizione ci
sono squadre attrezzate per arrivare sino in
fondo. Le gare contro Liverpool e Psg, insieme a
quelle che verranno, saranno importanti per la
crescita internazionale del Napoli, che potrà
contare sull'esperienza di Carlo Ancelotti e su
un organico comunque all'altezza della nuova
competizione da affrontare.
Il film di Liverpool - Napoli Foto Mosca
VERSO INTER - NAPOLI
30
Forza AncelottiFirmato DRIBBLOSSI
di Pier Paolo Cattozzi
“Il Becca”, senza pronostici per Inter – Napoli, ed il suo calcio fatto di qualità anche fuori dal rettangolo di gioco
Evaristo Beccalossi
"DRIBBLOSSI", più che un acronimo, un vero e
proprio Titolo onorifico riconosciuto urbi et orbi
dalla DEA EUPALLA e tramandato ai posteri
dallo scrittore e giornalista, anche di sport,
Gianni Brera.
-- Se devo essere sincero, quando mi
battezzò come DRIBBLOSSI, non la presi
affatto bene. Mi lamentai. Poi scrisse che "io
vedevo autostrade dove gli altri vedevano
solo strade di campagna" e allora, capii che
non era il solito criticone e gli sono
addirittura riconoscente. Il soprannome mi
h a p o r t a t o f o r t u n a . E VA R I S T O
BECCALOSSI per i giornalisti del tempo
erano considerati, nome e cognome, troppo
lunghi per i titoli e, in genere, anche per i
tabellini della cronaca spicciola. Essendo il
giovane cresciuto a Brescia giocatore di talento
e fantasia, non lo si poteva certo ignorare.
Accadde così che l 'autore settimanale
dell'Arcimatto (rubrica settimanale di risposte
ai lettori del Guerin Sportivo) ancora una volta
seppe racchiudere in un solo suo neologismo
tutto quanto sapeva inventare in campo quel
Campione dal dribbling facile. Proprio tutto,
invero, non lo si può affermare, perché il
personaggio aggiungeva all'estro un pizzico di
"discontinuità" che lo faceva regredire al ruolo
di semplice comprimario. Raccontano che i suoi
colleghi di spogliatoio, prima di entrare in
campo, usassero chiedersi se la partita in
programma l'avrebbero giocata in dieci o in
dodici a seconda dell'umore di DRIBBLOSSI. --
Non posso smentire: era proprio così. Perché
a me piaceva giocare per divertirmi e a volte
gli altri evidentemente si divertivano meno.
Eri evidentemente insofferente agli schemi. --
Che schemi e schemi: io e Altobelli
giocavamo e ci intendevamo perfettamente,
“Quando vidi per la prima volta il
campo a 11, mi sembrò enorme. Ci
andavo in bicicletta, una Graziella che
p i e gavo i n d u e p e r m e t t e r l a
nell'automobile di papà, che veniva a
prendermi quando finiva di lavorare
31
Gianni Brera
ma nessuno ci ha mai dettato schemi. Gli
schemi sono venuti dopo e, almeno io, non
sono proprio convinto che abbiano aggiunto
qualcosa di più al gioco: forse qualche alibi e
rompicapo per voi giornalisti. Non è che il tuo
rapporto con il giornalismo, quello che Frassica
(il comico, categoria che oggi va per la maggiore
ndr) ha definito il mestiere più antico del
Mondo, sia stato sempre idilliaco. -- No, grande
rispetto per tutti, ma riconosco che oggi
siano troppo invadenti. Radio, tv, giornali,
social e così via. Tu sei un amico, quindi è
un'altra cosa. In effetti per averti al telefono
sono stato dribblato via cavo, con sms, whatsapp
e via dicendo in Italia e all'estero. A proposito,
cosa ci facevi in Georgia. -- Ero con la Under
19 come Capo delegazione. Una bella
esperienza che mi gratifica. Oggi ci sono
giovani che a soli diciannove anni vengono
convocati da Mancini in Nazionale A. Vedi
Tonali, Zaniolo, ma non solo. Il problema è
che vengono subito paragonati a campioni
del passato o recenti mentre non ci sono
cloni: ognuno ha caratteristiche proprie. Mi
sembra sciocco paragonarli subito a Del
Piero o Pirlo. Inoltre si rischia anche di
mandarli fuori giri. Inutile chiederti se c'è
qualcuno che ti assomiglia, ad esempio, nel
Napoli. -- Non me la sento proprio di fare
certe cose: io ero uno che cercava di fare
bene l'ultimo passaggio. Con Altobelli lo
facevo a occhi chiusi e per questo ci
divertivamo. Non era vero che sbavavo per il
dribbling: mi piaceva giocare per gli altri e
non mi piaceva correre. Da qui il fatto che
non tutti gli allenatori mi capivano.
Nemmeno Bearzot (non lo convocò per i
Mondiali dell'82, quelli vinti dall'Italia). --
Fammi il favore. Acqua passata, non ne
voglio più parlare. Allora ritorniamo alla
Coppie Regine: come Mertens ed Insigne, ad
“ La maglia nerazzurra la ricordo
di un peso incredibile. La gente
dell'Inter mi ha sempre amato e lo fa
ancora, ma arrivare a giocare
nell'Inter dopo i fenomeni che c'erano
stati mi faceva paura. Era incredibile,
passare da Brescia alla grande città,
Milano, per giocare con l'Inter.
Passare da Suarez, Corso, Mazzola a
B e c c a l o s s i , e r a n o e m o z i o n i
impressionanti
esempio. -- Davvero forti, ma niente
paragoni. Hanno tecnica, classe e si allenano
come si fa oggi: al massimo. Non c'è più il
calcio naïf. Qualcuno dice anche a scapito della
q u a l i t à . - - T u t t e b a l l e . C e r t o i l
professionismo esasperato di oggi priva lo
spettacolo di qualche colpo del cosiddetto
fantasista, privilegiando il collettivo. Però
quanti atleti e campioni che possono
comunque garantire lo spettacolo. Come
Napoli e Inter: chi vedi come anti Juve. -- Il
Napoli ha fatto vedere qualche cosina in più.
Ancelotti in soli sei mesi ha già valorizzato
quel tanto di buono che aveva fatto Sarri.
I n d u bb i a m e n t e l a s u a e s p e r i e n z a
internazionale è più che una garanzia.
Spalletti. -- Spalletti ha fatto bene alla Roma,
ma la sua vera occasione di dimostrare cosa
32
Con la maglia dell'Inter
sa fare è l'Inter. Se sbaglia, Milano potrebbe
esser l'ultima spiaggia. Non mi chiedere
però quale sarà il risultato. Speriamo nello ...
Spettacolo. L'eliminazione di entrambe in
Champions a chi porterà più problemi. -- È
difficile dirlo. Certo il Napoli è uscito
veramente a testa alta. Nessuno aveva
pensato a una impresa tanto meritevole. Si
pensi che praticamente è stato eliminato a
causa del golletto subito dalla Stella Rossa.
P e r A n c e l o t t i s o l o u n u l t e r i o r e
riconoscimento nonostante l'eliminazione,
ma si sa che in campo poi vanno solo i
giocatori. Qualcosina in più ci si aspettava
sia da Mertens che da Insigne. Hanno ancora
il Campionato per farsi perdonare, senza
dimenticare che anche l'Europa League
resta un traguardo da non sottovalutare. E la
tua Inter. -- Quasi lo stesso discorso anche
per l'Inter, ma con l'aggravante di un calo di
condizione e concentrazione che Spalletti
dovrà valutare molto attentamente. Anche
perché non mancano rimproveri a suo carico.
Forse anche un mea culpa non guasterebbe e
Milano resta per lui l'ultima spiaggia. Visto
che sei fra i suoi collaboratori in Nazionale,
come giudichi il lavoro di Mancini. -- Sono
ottimista. La scelta di puntare sui giovani
darà risultati molto lusinghieri. Io fra i
giovani lavoro e vedo ragazzi interessanti e
tecnicamente già affidabili. Mancini come
A n c e l o t t i h a b u o n a e s p e r i e n z a
internazionale. Farà bene: lo auguro a lui e
alla Nazionale. Dopo Brera, mio Direttore al
La carriera di BeccalossiBrescia dal 1972 al 1978Inter dal 1978 al 1984Sampdoria dal 1984 al 1985 Monza dal 1985 al 1986Brescia dal 1986 al 1988Barletta dal 1988 al 1989 Pordenone dal 1989 al 1990Breno dal 1990 al 1991
Nazionale Under 21 76 - 80Nazionale Olimpica 79 - 80
PalmarésBrescia – Camp. Primavera 74-75Inter – Camp. Serie A 79- 80Inter – Coppa Italia 81-82Sampdoria – Coppa Italia 84-85
VERSO INTER - NAPOLI
“ È meglio giocare con una sedia
che con Hansi Muller, perché con la
sedia quando gli tiri la palla addosso ti
torna indietro!
Guerin Sportivo che mi portava a San Siro a
vedere la sua Beneamata, ti ricordo anche un
altro personaggio mai dimenticato fra i tuoi
prestigiosi ammiratori: l'avvocato Prisco. Lui
amava dire: "Non è BECCALOSSI che gioca col
pallone, è il pallone che vuole giocare con lui". --
Hai ragione: davvero indimenticabile come
la Beneamata di allora. Senza dimenticare i
suoi grandi Presidenti. A proposito di
presidenti, cosa pensi di De Laurentiis. --
33
Il Becca con la Nazionale
Beccalossi ed il suo amico Altobelli
Evaristo sorridente risponde alle domande
ha scelto Ancelotti per il dopo Sarri. Chiaro
che a volte parla troppo, ma non devo essere
proprio io a dirlo. Sta portando avanti un
p rog ramma ambiz ioso che mer i t a
attenzione, non solo per la sua soddisfazione
ma per quel pubblico che tutti vorrebbero
avere. Forse anche la Juve, almeno qualche
volta. Quindi alla fine Juve o Napoli o ....-- Ehi
Catto, non ci riprovare: niente pronostici.
Così, alla fine, non poteva che arrivare un bel
t u n n e l , f i r m a t o D R I B B L O S S I .
IL RICORDOMilano 15 Settembre 82, Inter - Slovan
Bratislava: ‘‘Sbagliai due rigori in pochi
minuti. Dal nervoso mi venne una
contrattura muscolare e dovetti pure
chiedere il cambio a Marchesi. Venivo da
12 rigori trasformati e mi sentivo sicuro’’
Milano – Napolisotto l' albero
A San Siro Inter e Napoli si sfidano per inseguire la vetta e consolidare il proprio posto in zona Champions
di Bruno Marchionibus
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INTER - NAPOLI
STADIO SAN SIRO 26 DICEMBRE 2018 ORE 20.30
CAMPIONATO – SERIE A GIRONE D'ANDATA
18^ GIORNATA
NAPOLI
ALLENATORE ANCELOTTI
FABIAN RUIZ
MERTENS
NAPOLI
ALLENATORE ANCELOTTI
STADIO SAN SIRO MILANO
MAKSIMOVIC
PERISIC
ICARDI
Accreditate da molti come le due principali e
potenziali antagoniste della Juventus in campionato,
l'una per la splendida stagione dello scorso anno e
l'altra per la faraonica campagna acquisti estiva,
Napoli ed Inter si sono presentate ai nastri di
partenza di questa stagione con l'obiettivo minimo
di conquistare una nuova qualificazione in
Champions, cercando per quanto possibile di
impensierire i bianconeri in vetta alla classifica. I
nerazzurri, al secondo anno sotto la guida di
Spalletti, dopo una partenza stentata hanno trovato
la quadratura del cerchio, iniziando ad inanellare
una serie di risultati positivi consecutivi così come i
ragazzi di Ancelotti, cosicché la sfida di San Siro del
26 dicembre tra le due compagini si presenta sulla
carta come uno dei match più avvincenti del torneo.
La partita
Ancelotti e Spalletti qualche anno fa in un'amichevole
I meneghini, come al solito, faranno grande
affidamento non soltanto sul proprio potenziale
offensivo, con Icardi ormai affermato rapace d'area
di rigore che in questa stagione oltre al supporto di
Perisic può contare al suo fianco anche su Politano e
Keita, ma anche su una rinnovata solidità del
centrocampo e della difesa, ottenuta grazie ai
fondamentali arrivi dalla Capitale di Nainggolan e
De Vrij. Fattore determinante nel campionato
interista, infine, è come sempre il “portierone”
Handanovic, da anni ormai tra i migliori della Serie
A nel suo ruolo. Gli azzurri, dal canto loro, hanno
basato i risultati positivi di questa prima metà di
annata sulla continuità tecnica rispetto alle passate
stagioni, con buona parte dei protagonisti del
triennio sarriano al centro anche del progetto di
Investimenti vs continuità tecnica
LA PARTITA DI NATALE
35
INTER - NAPOLI
STADIO SAN SIRO 26 DICEMBRE 2018 ORE 20.30
INTER
ALLENATORE SPALLETTI
FABIAN RUIZ
INTER 4
-2-3
-1
STADIO SAN SIRO MILANO
HANDANOVIC
VRSALJKO
DE VRIJ
SKRINIAR
–
ASAMOAH
VECINO
BROZOVIC
POLITANO
NAINGGOLAN
–
PERISIC
ICARDI
Il gol vittoria di Callejon nel 2017
Ancelotti, il quale ha saputo però trasmettere ai suoi
ragazzi quel quid in più dato da esperienza
internazionale e capacità di cambiare pelle a seconda
degli incontri e dei momenti della partita. Hamsik e
compagni affronteranno senza dubbio la sfida del
Meazza puntando sul palleggio del proprio
centrocampo e sulla fantasia dei propri uomini
offensivi che, guidati da un Lorenzo Insigne in
questa stagione in formato deluxe e da un Mertens
che recentemente ha tagliato il traguardo di quota
100 gol in maglia partenopea, potrebbero mettere
seriamente in difficoltà i giganti della retroguardia
di Spalletti.
La Scala del calcio, storicamente, è un campo dove il
Napoli è spesso incappato in sconfitte brucianti,
basti pensare alla contestata sconfitta in rimonta
subita nel 1970/71, che segnò la fine del sogno
Scudetto per gli azzurri di Zoff e Juliano, o al fatto
che anche negli anni dei due Scudetti la squadra di
Maradona tornò in Campania da Milano a mani
vuote (1 a 0 gol di Bergomi nel 1986/87, 3 a 1 nel
1989/90); non è mancata, tuttavia, per i partenopei
qualche soddisfazione non da poco, come negli
ultimi anni l'1 a 0 di due stagioni fa firmato da
Callejon o il ben più rotondo 3 a 0 dell' ottobre 2011
(Campagnaro, Maggio, Hamsik) , arrivato
diciassette anni dopo l'ultima imposizione
napoletana in casa della Beneamata, siglata all'epoca
dall'autogol di Jonk su tiro di Buso e da un
magistrale calcio di punizione del brasiliano Andrè
Cruz.
Una trasferta storicamente difficile
André Cruz contribuì al successo azzurro nel 1994 Il 3 a 0 di Hamsik nel 2011
www.protom.com
IL TORNEO
37
Mauro De Maio e Federica Sacco campioni campani
Un successo tecnico e organizzativo per il Club Atheneo l'edizione 2018 dei Campionati Assoluti
di Bruno Marchionibus
Le Premiazioni
rande successo di iscritti e di pubblico
Gper l'edizione 2018 dei Campionati
Assoluti Campani di Tennis, tenutisi
sui campi del Tennis Club Atheneo, il circolo
sito in Via Arcamone e gestito dalla famiglia La
Cava, che in meno di dieci anni grazie alle sue
moder ne strutture ed alla passione e
professionalità dell'intero staff tecnico ed
amministrativo è riuscito a diventare
un'eccellenza a livello regionale e non solo. «I
Campionati hanno registrato, rispetto alle
scorse edizioni, un notevole incremento di
partecipanti» sottolinea Paolo La Cava, patron
del T.C. e grande appassionato di questo nobile
sport «toccando quota 184 giocatori iscritti
nelle varie categorie, di cui 141 uomini e ben
43 donne, record assoluto a livello campano
di presenze femminili in un torneo Open».
Tabelloni nutriti e competitivi, quelli della
massima rassegna della Campania, sia per
quanto riguarda la Terza Categoria che la
Seconda, e torneo che ha avuto la possibilità di
andare avanti regolarmente nonostante
qualche prevedibile, dato il periodo dell'anno,
giorno di pioggia grazie ai campi al coperto di
cui è dotato l'Atheneo: «Per quanto riguarda
38
Le Premiazioni
la Terza Categoria abbiamo superato
addirittura quota settanta iscritti» continua
La Cava «trenta invece i partecipanti per la
Seconda. Disporre di tre campi al coperto,
cosa estremamente rara da queste parti, ha
fatto sì che i match potessero disputarsi
regolarmente secondo i programmi anche
nelle giornate in cui ha piovuto». roprio la P
qualità di giocatori e partite, inevitabilmente, ha
assicurato alla competizione, iniziata il 6
dicembre e conclusasi domenica 16 con le finali,
un'ottima risposta di pubblico. E nel giorno
delle finali, inoltre, indicativa dell'importanza
dell'evento è stata la partecipazione delle
istituzioni, sia per quanto riguarda il Comune di
Napoli con la presenza dell'Assessore allo Sport
Ciro Borriello, sia per quanto riguarda il
C o m i t a t o C a m p a n o Te n n i s , c o n l a
presidentessa Virginia Di Caterino. Doveroso,
ovviamente, ricordare chi ha contribuito a
rendere possibile l'organizzazione di una
rassegna sportiva di tale portata, dotata di un
considerevole montepremi di 5.500 euro, la
quale prima di questo 2018 da anni ormai
veniva stabilmente assegnata al CUS Napoli:
«Ringrazio i partner commerciali che ci
hanno accompagnato nel corso di questi
giorni» aggiunge il patron «in particolar
modo il nostro main sponsor Articolo 1, e
voglio evidenziare come sui nostri campi in
terra rossa siano stati anche diversi dei
“nostri” ragazzi dell'Atheneo a mettersi in
mostra, a riprova ancora una volta della
qualità tecnica raggiunta dal Circolo».
Finale maschileI° classificato Mauro De Maio (Tennis Club San Giorgio del Sannio)II° classificato Giuseppe Caparro (Tennis Vomero)
Finale FemminileI^ classificata Federica Sacco (Tennis Fireball)II^ classificata Antonella La Cava (Tennis Club Atheneo)
Le Finali
40
STORIE NAPOLETANE
L'art creator dell'omonima pasticceria racconta la sua storia, i suoi sogni creativi e le sue idee per Napoli
Gianluca Ranieri ed i suoi dolci quadratidi Giovanni Gaudiano
È domenica mattina e nel bar pasticceria di
Gianluca Ranieri di via Cilea sembra di stare
partecipando ad un happening. C'è gente che
entra, consuma al banco, si sofferma cercando
un dolce; altri preferiscono consumare
all'aperto, complice la bella giornata. Il
movimento è continuo e non potrebbe essere il
contrario. Il fine pasto domenicale del
napoletano richiede il dolce e la Pasticceria
Ranieri offre un'ampia scelta, anche se non è
questo il punto di forza. I dolci preparati sono
frutto di un lavoro ricercato, di una voglia di
novità e di sperimentazione che non conosce
soste. «I nostri dolci partono da un disegno
or ig ina le che v i ene sv i luppato in
laboratorio, questo percorso ha determinato
il successo del nostro impegno. Le nostre
torte provengono da un design originale, la
torta quadrata è nata per fornire un prodotto
che avesse la sua originalità e una sua pulizia
visiva e posso dire che caratterizza il mio
modo di pensare al dolce. La base nella
preparazione è quella tradizionale, classica
ma il risultato finale è soprattutto
visivamente attuale, moderno». A spiegare è
proprio lui, Gianluca Ranieri, l'art creator della
pasticceria, il deus ex machina di una ricerca
costante che produce risultati eccellenti. Ma
41
Ranieri, lei è solo uno sperimentatore?
«Sostanzialmente sì. È il mio ruolo. In realtà
io non mi sento un pasticcere, io sono un
creativo. Non sono adatto per fare ogni
giorno le stesse cose. La routine è lontana
dal mio modo di essere, mi toglierebbe la
creatività. Sono stato forse il primo a cercare
con i miei colleghi uno scambio che partisse
da basi tecnico-culturali già nel 2000 ma non
feci proseliti. Ancora oggi l'operazione
risulta difficile, si fa fatica a portare avanti
un tale progetto. La mia idea è che bisogna
migliorare la pasticceria, migliorare i locali
in modo da poter migliorare i quartieri, la
città». Che sensazione le produce vedere i suoi
dolci quadrati? «Quando guardo la pastiera
quadrata mi emoziono in particolar modo,
perché vedere un dolce tradizionale
preparato in quel modo lo rende Ranieri, gli
conferisce un senso di appartenenza molto
più forte al mio modo di intendere la
pasticceria». Ed allora che significa il numero
attribuito alla Pastiera 27? «È un dolce della
tradizione che ho voluto comunque
quadrato. L'originalità di questa creazione
risiede nel fatto che nasce da un mio sogno,
durante il quale in pasticceria si lavorava al
dolce in maniera diversa da quella abituale,
in particolare un ingrediente presente da
sempre nelle preparazioni veniva trattato in
modo diverso. Ebbene noi, per raggiungere
quel risultato suggeritomi dal sogno,
abbiamo impiegato 27 prove e da qui è nato il
nome della nostra pastiera». È quindi una
creatività contagiata dai sogni la sua o parte da
altri presupposti? «La mia creatività migliora
quando sono in meditazione. Esiste
l'inquinamento del pensiero come quello
sonoro ed allora la capacità di estraniarsi
aiuta molto la fase creativa. In realtà si tratta
di raggiungere una frequenza che ti renda
più libero, meno ossessionato dai problemi
di tutti i giorni al punto da poter creare nel
piacere, superando la complessità che il
processo comporta. D'altronde la fase
creativa oggi è difficile come anche
raggiungere l'originalità, ci siamo riusciti
per esempio nella preparazione degli
struffoli che quest'anno ci ha regalato un
premio. Poi c'è il profumo della città che
parte dal caffè, che ti ispira in ogni
momento». Ma quando lei parla della musica
che migliora la lavorazione dei dolci a cosa si
riferisce? «È vero, la musica quando viaggia a
42
STORIE NAPOLETANE
432 hertz, che è il suo suono naturale, fa sì
che la struttura molecolare dei prodotti sia
solidi che liquidi assuma un disegno
perfetto. Si tratta però per il momento di un
discorso prematuro che ritengo riuscirò a
sviluppare meglio più in là». Torniamo
indietro. Parliamo un po' di lei, del suo percorso
professionale. «Sono oltre 15 anni che lavoro
nel settore. Il mio primo inizio nel mondo
dell'intrattenimento inteso come caffetteria
e pasticceria è cominciato nel 2001. Ho
avuto diverse esperienze e quando mi è
capitato di dover allestire e curare feste per i
compleanni o per le lauree mi sono reso
conto che questo lavoro comportava
un'aggregazione che a me piace molto. La
cosa diventava ancora più sentita al taglio
della torta, per me infatti quello era un
momento di grande piacevolezza che mi ha
convinto come fossi tagliato per la
pasticceria. Nel 2015, quindi, ho lanciato il
mio nuovo brand con mio fratello Salvatore,
che si occupa dell'amministrazione, alla
ricerca di una pasticceria nuova, diversa
dalla solita». Una delle novità è rappresentata
dall'angolo lettura a via Cilea? «In realtà sono
molto attento dal punto di vista culturale,
pensare solo al commercio diventa triste.
L'angolo Ranieri change book serve a
favorire l'aggregazione, lo scambio dei libri
letti soprattutto tra i giovani. Oltre a
q u e s t ' a t t i v i t à f a c c i a m o d i v e r s e
presentazioni di libri nelle nostre strutture
perché mi piace promuovere il mondo della
lettura. Credo che i ragazzi debbano
s t a c c a r s i u n p o ' d a l l a m o d e r n a
tecnologia». Siamo quasi a Natale, meglio il
panettone o il pandoro? «Il nostro panettone
mi ha dato la possibilità di esprimere la mia
creat iv i tà . È un dolce aperto a l la
sperimentazione, si presta alla ricerca di
gusti differenti, pur partendo dalla ricetta
classica. Il pandoro potrebbe essere
utilizzato tenuto conto delle possibili
farciture, ma non lo preferisco perché non
mi procura quelle sensazioni necessarie». E
la cassata? «La ricetta classica risulta un po'
stucchevole, asciutta, alla fine poco
piacevole al palato. Le nostre nuove cassate
al forno al cioccolato e ai frutti di bosco
saranno più gradevoli e più morbide. Sono le
ultime creazioni in ordine di tempo ma da
quando le ho presentate hanno subito avuto
successo». Un consiglio per il dolce di Natale.
«Il mio consiglio per un fine pasto nelle
43
festività va verso gli struffoli. Ci sono tante
varianti proposte un po' da tutti, anche se la
nostra creazione è stata premiata di recente
come la più originale». Come vede Napoli
Gianluca Ranieri? «Napoli la vedo sempre
bella. Per me è una città che andrebbe
comunicata diversamente per quello che è
realmente. È piena di storia, c'è un popolo
positivo nella sua maggioranza, anche se non
si perde occasione per mostrare i lati
peggiori della città. Vedo anche uno sforzo
da parte dei commercianti per migliorare la
situazione in tutti settori». Cosa ne pensi del
Napoli? «De Laurentiis è un genio. I tifosi
possono dire quello che vogliono ma come
imprenditore penso sia un esempio di
efficienza. Non sono tifoso, non seguo da
vicino il calcio ma il suo avvento ha portato
positività con risultati e con la continuità
che è sempre un risultato difficile da
raggiungere. Gianluca ritorna alle sue
creazioni quadrate, senza tralasciare la cascata
di struffoli presente nelle sue vetrine. A
proposito, sul sito si trova un appuntamento:
“Aspettando Ranieri 2020”. Non è dato sapere
per il momento di cosa si tratti, forse qualcosa
connessa al laboratorio, al lavoro che li vi si
svolge. Chissà. Non resta che attendere, siamo
quasi nel 2019.
Via Gian Lorenzo Bernini, 68, 80129 Napoli NATel. 081 558 1970Aperto dal lunedì al sabato dalle 09.00 alle 22.00
45
LE AZIENDE
Sorbino : ‘ ‘La tradiz ione c i insegna, l'innovazione ci guida’’
di Lorenzo Gaudiano
Una famiglia ed un gruppo d 'aziende con un marchio consolidato ed in espansione su tutti i mercati del mondo Siamo all'Interporto. Entrando nel quartier
generale dell'azienda Sorbino, si respira subito
un'aria di grande professionalità. L'ampiezza
dei locali e l'organizzazione dell'azienda
spiegano da subito la grande evoluzione che il
marchio in più di cinquant'anni ha avuto nel
settore dell'abbigliamento maschile. Non si
tratta soltanto di un'azienda ma di una famiglia.
Una famiglia di tre fratelli (Ciro, Modestino e
Giuseppe) che ha saputo continuare e
sviluppare l'attività iniziata dal padre Giovanni,
riuscendo a coinvolgere anche i propri figli. Uno
di questi è Gianni Sorbino, figlio di Giuseppe,
con il quale è un piacere ripercorrere la storia
del marchio e lanciare un breve sguardo al
futuro, ricco di possibilità ma soprattutto di
obiettivi. Come è nato il marchio Sorbino?
«L'azienda nasce con mio nonno nel locale a
Vico Scassacocchi, quartiere Forcella. Si
trattava di un garage dove lui esponeva ogni
mattina i pantaloni all'esterno della sua
parete. Mio nonno riforniva tutta Napoli ed
era un commerciante r iconosciuto
dappertutto. Successivamente mio padre
Giuseppe e i fratelli Ciro e Modestino
incominciarono a spostarsi in altri punti
vendita nella zona con un nuovo marchio ed
il fatturato iniziò a crescere. Da qui nacque
l'idea di realizzare prodotti utilizzando il
marchio Sorbino, che ebbe un buon impatto
sul mercato. La domanda crebbe e così partì
nei primi anni '90 l'esperienza al CIS di
Nola, all'isola 3, con un capannone. Ciro,
Modestino e papà Giuseppe credettero sin
da subito nel progetto ed il progressivo
sviluppo del marchio consentì l'acquisto di
ulteriori capannoni. Poi negli anni '90
partimmo con un altro polo distributivo al
Centergross a Funo Argelato, che è il centro
46
distribuzione che serve i mercati del Nord
Europa e Nord Italia. Nel 2007 però iniziò un
periodo di crisi che vide il fallimento di
molte aziende del settore e per questo
decidemmo di spostarci con la logistica
all'Interporto Campano di Nola e creare
un'altra società figlia della Sorbino, che è il
Gruppo GGM Italia a cui fanno capo i
marchi Dooa, Hamaki-Ho e Sseinse che
esponiamo da 20 stagioni al Pitti di Firenze.
Successivamente abbiamo rilevato l'azienda
empolese Gazzarrini, che fu insieme ad
Armani tra i primi a sfilare a Milano». Come è
continuato lo sviluppo dell'azienda? «Per
diversificare, considerando le difficoltà
nella diffusione, abbiamo deciso di far
diventare il nostro core business i nostri
punti vendita, aprendone 100 su tutto il
territorio nazionale di cui 30 in affiliazione.
Il nostro appeal all'estero, tra l'altro, è
cresciuto con affiliazioni in Iran, a Dubai e
nei centri commerciali di spessore. Abbiamo
aperto corner e punti vendita anche in
Europa. Per l'anno prossimo sono previste
nel primo semestre 25 aperture e mi auguro
lo stesso per il secondo. Abbiamo una vasta
richiesta di affiliazione». Come è cambiato il
mondo dell'abbigliamento in questi anni?
«Quando ero bambino, papà lavorava molto
anche la domenica perché il CIS era sempre
pieno di persone provenienti da tutt'Italia
che si rifornivano di merci. Dal lunedì al
sabato vendevano al dettaglio, la domenica
venivano a rifornirsi. Il CIS è venuto a
mancare nel corso del tempo non per sua
colpa ma perché il mercato all'ingrosso ha
cominciato a scemare. L'entrata sempre più
insistente nel nostro Paese di catene
internazionali ha fatto sì che ci fossero
sempre negozi diretti in aree cittadine,
demotivando il cliente che comprava
all'ingrosso. È cambiata la politica del
p r i c ing in v i r tù d i una c rescente
globalizzazione e di una forte concorrenza
dei centri commerciali e del mercato
online». Quanto è importante consentire ai
clienti di acquistare capi d'abbigliamento anche
online? «Secondo Il Sole 24 Ore un'azienda
che non dispone di una piattaforma
d'acquisto online è destinata a fallire. Con
altri marchi la abbiamo già, per Sorbino è in
via di allestimento. Ci sarà un customer che
seguirà le richieste del cliente e un addetto
alle spedizioni. Riceviamo continue
47
LE AZIENDE
richieste da parte di molte persone fuori
dall'Italia, fidelizzate Sorbino, che vogliono
acquistare i nostri prodotti». Quali sono gli
obiettivi per il futuro? «Aprire punti vendita
in territorio nazionale e aumentare la lista di
partner all'estero. A Dubai, per esempio,
apriremo con un nostro partner 10 punti
vendita». I vostri capi dove vengono realizzati?
«Turchia, Bangladesh, Cina e Romania per
ragioni natura lmente economiche .
Vorremmo produrre in Italia ma siamo
costretti ad andare all'estero. Devo dire che
comunque la produzione all'estero è
migliorata in maniera significativa anche
grazie a figure professionali provenienti
dall'Italia». Sorbino è legato da anni al Calcio
Napoli. Cosa ne pensa di Aurelio De Laurentiis?
«Noi siamo sponsor del Napoli dall'epoca di
Maradona. Poi con l'arrivo di De Laurentiis
abbiamo anche prodotto una linea Dooa-
Napoli con capi numerati che avevano
l'esclusiva. Il Presidente è un grande
imprenditore, si fa valere e lo stimo tanto.
Ha preso la squadra in Serie C, oggi stiamo
vivendo annate stupende ai vertici della
classifica, lottiamo per lo Scudetto e ci
misuriamo contro squadre di livello come
Liverpool e Paris Saint-Germain». Quali
sono i vantaggi della vostra partnership con il
Napoli? «Qualche anno fa abbiamo venduto
più caschi di Momodesign in virtù della
sponsorizzazione con il Napoli. Ruiz e
Insigne sono nostri testimonial. La
partnership con la società partenopea ha
naturalmente incrementato la nostra
clientela. Al di là poi dell'immagine e
dell'aspetto economico, è un onore far parte
della famiglia Napoli». Cosa ne pensa di Carlo
Ancelotti? «Ancelotti come persona mi piace
tanto, perché ha dato spazio a figure che non
conoscevamo. È stato bravo a valorizzare
diversi giocatori e a trattenere i campioni».
Ringraziamo Gianni Sorbino per la sua
disponibilità ed il suo tempo. Uscendo
dall'azienda, balza agli occhi uno splendido
tavolo da biliardo. Anche il tempo libero
nell'azienda ha il suo rilievo. Una partitina ci
avrebbe fatto piacere ma è tardi, è ora di
rientrare a casa per ricaricare le batterie dopo
una lunga giornata di lavoro e di impegni.
48
LE TRADIZIONI
L'arte de “Il Mondo dei pastori”
di Bruno Marchionibus
Il presepe napoletano del maestro Ugo Esposito nel segno della antica tradizione partenopea
Il maestro nel suo negozio
Nel cuore pulsante di Napoli, tra i decumani del
Centro Storico, dove ogni angolo trasuda storia
ed ogni scorcio trasmette agli occhi ed ai cuori
dei napoletani e dei turisti la millenaria cultura
di Partenope, si trova, come un'arteria che
collega Spaccanapoli a Via dei Tribunali e che
irrora la città con lo spirito della tradizione e del
Natale, quella che è comunemente considerata
la Capitale Mondiale dell'arte presepiale: San
Gregorio Armeno. Patrimonio della città ed
autentica calamita per migliaia di visitatori non
soltanto nel periodo delle festività natalizie, San
Gregorio ha ottenuto fama internazionale
grazie all'abilità ed alla creatività dei suoi
maestri presepiali, che realizzano prodotti unici
al mondo i quali, nell'epoca della produzione in
serie, hanno la capacità ed il merito di ricordare
quanto il lavoro artigiano raggiunga vette di
qualità inarrivabili per qualsiasi macchina. Tra
di essi, al civico 46, spicca Ugo Esposito, la cui
bottega “Il Mondo dei pastori” si presenta come
un vero e proprio paradiso per gli amanti del
presepe tradizionale napoletano, con i
personaggi classici riprodotti fedelmente e con
una cura dalla quale traspare tutta la passione
del maestro verso il proprio lavoro e verso
storia e tradizione. Come si è avvicinato al
mondo dei presepi e da quanto è a San Gregorio
Armeno? «Io qui a San Gregorio ci sono
nato. Quando ero piccolo questa strada non
era molto conosciuta, anzi direi che era
decisamente isolata, e le botteghe erano
aperte semplicemente per quei 15/20 giorni
di dicembre. Poi, col passare degli anni, le
tante bellezze artistiche presenti qui al
Centro hanno fatto sì che la zona dei
Decumani venisse del tutto riscoperta, ed
oggi la presenza di turisti durante tutto
l'anno è notevole, anche per la possibilità
che Napoli offre di trascorrere qualche
giorno in città a prezzi più che ragionevoli».
Ad oggi quindi la bottega è aperta tutto l'anno?
«Sì, rispetto a quando si apriva solamente
per il mese di Natale, l'aumento delle spese
al giorno d'oggi rende necessario tenere
aperta l'attività dodici mesi e lavorare di
fatto dodici ore al giorno, anche perché il
flusso di turisti è consistente durante
l'intero arco dell'anno. E poi ci sono anche
diverse persone che vengono per comprare
regalini, bomboniere, decorazioni per le
49
case; insomma, siamo sempre in attività».
C'è un personaggio del presepe tradizionale
napoletano al quale è particolarmente legato?
«I miei preferiti sono sempre stati Benino ed
il pastore della meraviglia. Benino è un
pilastro del presepe napoletano, è colui che
sogna il presepe; e poi c'è appunto il pastore
della meraviglia, che va insieme a lui». Qual è
il procedimento di realizzazione delle sue
meravigliose statuine? «I pastori di terracotta
come i nostri sono rifiniti al 50% con la
forma ed al 50% a mano, poi si fanno seccare,
si cuoce a 940/960 gradi la terracotta e ci si
dedica infine alla pittura. Si tratta di pitture
dalle colorazioni molto particolari; anche in
questo caso l'obiettivo è realizzare un
prodotto di qualità. Con questa lavorazione
si parte da pastori di 2/4 centimetri per
arrivare fino a quelli di 12/15; più grandi per Il pastore vestito del tipico presepe napoletano
L'ingresso del negozio di San Gregorio Armeno
50
i presepi ormai se ne fanno pochi, dato che la
grandezza media delle abitazioni di oggi
condiziona anche quella dei presepi allestiti
dalle famiglie. Per quanto riguarda i pastori
vestiti, di dimensioni maggiori, il discorso è
un po' diverso: abbiamo abiti di seta e mani e
p ied i in l egno, ed in questo caso
raggiungono anche i 40 centimetri. “Il
Mondo dei pastori”, insomma, sta facendo di
tutto per mantenere viva la cultura
tradizionale del vero presepe napoletano».
A questo proposito,
qual è secondo lei il
segreto del presepe
napoletano, che lo
rende il più famoso
a l m o n d o ? « I
segreti del pastore
napoletano sono la
grazia, la bellezza,
l a q u a l i t à d e l
manufatto e delle
stoffe, e la cura
c o n c u i v i e n e
p r e s e n t a t o
insieme ai vari
accessori. Quando
la testa è modellata a mano, l'eleganza del
prodotto è evidente. Quando invece un
pastore è brutto, è brutto dalla testa ai piedi,
c'è poco da fare». Tra i tanti turisti che
vengono a Napoli e visitano San Gregorio, c'è
una nazionalità in particolare che apprezza
l'arte presepiale partenopea? «Sì, senza dubbio
i turisti spagnoli. D'altra parte si sa che la
Spagna è simile in tutto e per tutto alla
nostra terra; gli spagnoli sono solari, allegri,
ed amano le cose belle e la qualità, tra cui i
nostri presepi e le nostre statuine. E poi, per
fortuna, c'è da dire che tanti napoletani
mostrano di amare ancora tanto la
tradizione del presepe e di conoscerne la
storia».Negli ult imi anni , accanto ai
personaggi tradizionali proposti dal presepe
napoletano, sono comparsi a San Gregorio un
po’ in tutte le botteghe, in maniera sempre
maggiore, tante statuine di vip e personaggi
dell'attualità. Cosa ne pensa? «Io amo il
presepe classico napoletano del '700, e credo
che sia quello della tradizione il messaggio
che dovremmo portare avanti con forza. È
chiaro che ad oggi la richiesta di personaggi
famosi è tanta, e
c'è la necessità di
adeguarsi almeno
in parte a ciò che
chiede il mercato,
dovendosi anche
m a n t e n e r e
c o s t a n t e m e n t e
a gg i o rn a t i n e l
corso dell'anno su
q u a l i s i a n o l e
c e l e b r i t à d e l
momento; al 90%,
i n o g n i c a s o ,
c o n t i n u o a
d e d i c a r m i a i
pastori ed alle statuine tradizionali, che
fanno parte della storia di Napoli e del vero
presepe». Tra le varie statuine, nella sua
bottega, spiccano anche Pulcinella, Totò,
Troisi. Come si legano questi personaggi alla
tradizione? «Si legano per il fatto che, come
il presepe, anche loro fanno parte della
storia di Napoli. Io ho avuto la fortuna di
incontrare Totò ai tempi in cui il Principe
della risata usciva di notte a passeggiare per
le vie della città, e credo che anche ricordare
questi personaggi sia un modo per difendere
e valorizzare la tradizione napoletana».
I Re Magi di Ugo Esposito
LE TRADIZIONI
52
LE TRADIZIONI
SCIÒ SCIÒ Il folletto antisfiga e il pastore dormiente, come tutti gli altri personaggi n a p o l e t a n i , s o n o l ' e s p r e s s i o n e d e l l a dimensione stravagante, onirica e magica del grande presepe napoletano
È nel XVIII secolo che il presepe napoletano
fiorisce nel suo folklore più stravagante, a tratti
irriverente ma senza incorrere nella blasfemia,
con l'introduzione di personaggi esistenti solo
nella fantasia che, tra il serio ed il faceto, fanno
da cornice al miracolo della natività. Sono essi la
materializzazione di vizi, fisime e peculiarità del
nostro popolo senza i quali saremmo denudati
del nostro cromosoma più prezioso, che ci rende
speciali agli occhi del mondo; tant'è vero che per
omaggiare il nostro Salvatore, ovemai la sua
onnipotenza non fosse sufficiente al nostro
umano sentire, e per compensare (sempre a
nostro dire) l'inutilità di incenso e mirra in un
contesto estremo come la venuta alla luce in una
mangiatoia, si è rocambolescamente pensato di
introdurre lo Sciò Sciò, buffo, furbo ed allegro
personaggio molto amato o forse il più amato
nella panoramica delle figure allegoriche,
poiché esso rappresenta la “buona” sorte,
l'antisfiga per eccellenza. A questa figura
bastano devozione e riconoscimento affinché la
sua proverbiale generosità si manifesti senza
limiti. Un portafortuna di inestimabile valore.
Come da “slang facebookiano” verrebbe
Sciò Sciò e la gobba beneaugurante spontaneo dire: “E i Re Magi …muti!” Tutto
q u e s t o è l o S c i ò S c i ò , l o s p i r i t o
vecchio/bambino più amato dai napoletani e
non solo. È rappresentato come un folletto, sul
cui abito nero a code sono cuciti innumerevoli
corni rossi così come il suo cappello a cilindro
o r p e l l at o i n o l t r e d a c a m p a n e l l i n i e
rigorosamente nonché vistosamente gobbo,
non inteso nel senso calcistico del termine dove
il fraintendimento è dietro l'angolo bensì
“scartellato”. Secondo le antiche credenze lo
scartello, o gobba, è indice di buon augurio,
benessere e ricchezza. L’espressione sciò sciò
altri non è che un'abbreviazione di “Sciò Sciò
Ciucciuè Tiè”, che si potrebbe liberamente
tradurre in “pussa via, brutta civetta del
malaugurio” poiché da noi al Sud questo
esemplare d'animale non porta bene, essendo un
simbolo legato al passaggio della morte e
ritenuto (a torto oppure a ragione) portatore di
sventure, lutti e rovine per il suo lugubre verso.
A questo rito scaramantico verbale si sussegue,
di prassi obbligatoria, un altrettanto gesto di
rimando che non è proprio signorile ma
necessario, la cui venia passa in secondo piano
rispetto all'efficacia del suddetto gesto.
Una creazione di Ugo Esposito
53
E BENINO di Paola Parisi
tutti i pastori del presepe napoletano, anche la
figura del nostro beato dormiente ha un preciso
significato simbolico e contribuisce a rendere il
racconto della Natività unico e speciale. Benino,
infatti, è il pastorello immerso nel sonno,
collocato lontano dalla grotta, ossia nel punto
più alto del presepe dove egli è disteso in
prossimità di un albero che gli fa da ombra e
contornato da pecorelle bianche, dodici per
l'esattezza, come i mesi dell'anno. Questi, anche
se presente nel presepe come parte passiva, è un
personaggio di grande importanza e nulla è
lasciato al caso. Tutti aspettano la nascita del
Bambino Gesù e lo fa anche Benino, seppur
dormendo. Intorno a lui ruota una leggenda
poco conosciuta, quella in cui il Presepe non è
altro che il sogno stesso di questo personaggio.
La leggenda vuole infatti che il Presepe
appartenga al sogno di Benino ed è per questo
che è importante che nessuno lo svegli,
altrimenti tutta la magia scomparirebbe
immediatamente. Si intuisce la simbologia
onirica come un viaggio eccezionale, un viaggio
verso la grotta della Natività ed il risveglio
invece come il moto della rinascita dell'uomo e
la vicinanza con Dio. Benino è un “nunzio” che
ha il compito di annunciare non una nascita ma
una rinascita, ovvero la rivelazione di Cristo al
mondo intero. Quindi… nessuno svegli Benino.
Benino tra sogno e stoltezzaNon mancano nell'idioma popolare delle
espressioni poco gratificanti sul conto del
nostro pastorello, al quale spesso e volentieri ci
si riferisce, ben lontano dalla sua figura
tradizionale, come simbolo di stoltezza per
antonomasia. Non a caso si è soliti riportare
a l l ' at t enz ione i l sogget to d i s t r at to,
sottolineando sarcasticamente l'espressione “E
tu duorm Benino!!!”, anche se vorremmo
esprimere tutt'altra cosa prendendo in prestito
il finale di una celeberrima poesia di Salvatore
di Giacomo che, ad hoc, recita: “E tu
duorm…strunz”.
Un personaggio che invece è promosso sul
campo fin dalla notte dei tempi è Benino. Come
Nessuno svegli Benino
Sciò Sciò nel presepe come antidoto Il personaggio raffigurante il porta fortuna “Sciò Sciò” che scaccia via la iella ed il malocchio è modellato
nella tradizione interamente a mano e non da stampo. Abiti in stoffa di San Leucio, busto in fil di ferro e
stoppa secondo la tradizione napoletana del '700 per le statue da presepe. Inconfondibile per i suoi ricchi
ornamenti nel vestito e nel cappello, contenenti tutti i simboli scaramantici: aglio, ferri di cavallo,
cornucopia, forbici, ombrello e corni di tutte le forme possibili ed immaginabili. Il nostro Sciò Sciò non è
ovviamente un pastore ma comunque fa parte della nostra cultura e tradizione e non conosce tempo,
poiché la scaramanzia, come sopra detto, fa parte del nostro patrimonio genetico e possiamo dire che, se
è stato introdotto nel presepe, è innocentemente stato fatto per preservare la Sacra Famiglia da
sventure di sorta senza l'intento di voler sminuire la loro misericordia.
IL PATRIMONIO
54
Pietrarsa: la sua storia e le sue locomotive di Giovanni Gaudiano
Il direttore Orvitti racconta il sito voluto d a l l a Fo n d a z i o n e delle Ferrovie dello Stato che è molto più di un semplice museo
Il dr. Orvitti direttore del museo di Pietrarsa
Una veduta aerea del sito
l cielo è plumbeo e il mare attacca la
Iscogliera come farebbe un esercito fuori
dalle mura di una fortezza. Il rumore
ricorrente delle onde sugli scogli nella
tranquillità del pomeriggio somiglia a quello
prodotto dall'arrivo di un convoglio sui binari.
Le luci però, e il bugnato chiaro delle alte
costruzioni, che furono le officine di un tempo,
danno chiarore al piazzale ampio ed al giardino
che costeggia il mare. Lo scenario di Pietrarsa
in un pomeriggio autunnale è questo. Poi entri
nei vari padiglioni e ti si apre il cuore ad un'altra
forte sensazione: vedi le locomotive, le carrozze
ferme, immobili su spezzoni di binari ed
all'improvviso ti sembra di sentire il vociare dei
passeggeri, quelli sul piazzale, quelli affacciati ai
finestrini e poi tutti quei rumori caratteristici di
una stazione ferroviaria. l mondo dei treni è I
fatto d i romantic ismo, d i un passato
avventuroso ma resta, anche oggi che i Tav di
tutto il mondo ne hanno cambiato la faccia,
affascinante. hiediamo al dott. Oreste Orvitti, C
direttore del Museo di Pietrarsa, quale
sensazione prova entrando nel padiglione
riservato alle locomotive? Una sensazione di «
grande rispetto e stima perché vederle
adesso qui ferme ti porta a pensare al lavoro
che hanno svolto, alle persone che hanno
trasportato. Ci si sente piccoli al cospetto di
tutte queste macchine che hanno lavorato
tanto ed oggi è come se si godessero il
meritato riposo. Non sono più oggetti ma le
sent iamo come parte d i noi e poi
immaginiamo che la sera, dopo aver chiuso il
55
La sala delle locomotive
museo, queste parlino tra di loro e ci sia una
vita che si r iattiva. Le locomotive
rappresentano la nostra storia, il sacrificio
delle nostre famiglie, delle generazioni di
una volta ed anche la grandezza del nostro
paese che è stato ed è una potenza
industriale, una forza geniale che ha fornito
sempre un impulso alla vita di tutta
l'Europa». a lei, che è avvocato, cosa c'entra M
con il museo? Sono stato al servizio delle «
Ferrovie come legale. Poi quando la
Fondazione ha rilanciato il progetto dei siti
ferroviari, ha cercato di mettere alla guida
persone che avessero un amore per il treno.
La Ferrovia è di fatto una famiglia. Nel mio
caso, poi, il valore affettivo è doppio, mio
padre ha lavorato proprio qui quando
c'erano le officine, anzi potrei dire triplo
perché io abito qui in zona e sono quasi il
custode del sito». ietrarsa ha avuto una P
storia piena di eventi, come si è arrivati al
museo? La struttura è posizionata in un «
posto meraviglioso e strategico. Fu pensata
in questo posto per poter ricevere i
rifornimenti dal mare. Nel Regno delle due
Sicilie, peraltro, il sito aveva una vocazione
pirotecnica. Vi si costruivano affusti di
cannoni, motori per le navi sino all'avvento
del treno che fece di quest'officina un vanto
dello stato borbonico. Quelle Officine
nascono a Torre Annunziata, poi furono
spostate a Palazzo Reale e quindi
definitivamente qui. Il posto si chiamava
originariamente Pietra Bianca ma l'eruzione
del 1600 fece sì che il nome si tramutasse in
Pietrarsa. L'industria ferroviaria voluta dai
Borboni fu pensata e costruita in anticipo di
40 anni rispetto alla Fiat, alla Breda. Poi
l'Unità d'Italia creò delle nuove gerarchie.
Questa zona di confine è anche conosciuta
per un evento particolare: l'eccidio a seguito
dei primi moti sindacali del 6 agosto 1863. I
lavoratori protestavano per la conduzione e
lo stato delle officine e furono caricati. Ci
furono 4 morti e 22 feriti. Per il popolo del
sud quella data è il vero primo maggio dei
lavoratori ed è ricordata proprio nel nostro
sito ancora oggi con afflusso di persone da
IL PATRIMONIO
56
tutta l'Italia in occasione della festa dei
lavoratori. Pietrarsa comunque seppe
ritagliarsi il suo posto anche con il governo
italiano, che investì sul sito industriale. In
queste officine si realizzava una locomotiva
in 30 giorni contro gli abituali 100. Il
particolare non sfuggì agli inglesi che
intrapresero una collaborazione con
commesse di lavoro importanti. Poi nel 1975
le officine furono chiuse e Ferrovie dello
Stato decise di farne un museo che fu
inaugurato nel 1989». ome è cresciuto in C
questi anni l'interesse per questo splendido
posto? C'è stato un rilancio molto «
significativo del museo di Pietrarsa. Le
F e r r o v i e d e l l o S t a t o , d o p o l a
riorganizzazione del sistema finanziario,
hanno da qualche anno deciso di dedicarsi al
suo patrimonio storico, che in fondo è il
patrimonio della nostra nazione. Nel 2013 a
tale scopo è stata costituita la Fondazione
delle Ferrovie dello Stato con il compito di
preservare, custodire, di mettere in evidenza
il patrimonio storico delle Ferrovie,
partendo dalle vecchie locomotive per
arrivare ai moderni treni elettrici. Così Il piazzale con la statua di Ferdinando II di Borbone
Pietrarsa all'imbrunire
Ferrovie dello Stato ha anche voluto
valorizzare gli hub presenti in Italia da
quello di Pistoia a quello di La Spezia, dalla
Sicilia a Pietrarsa che è considerato il
gioiello tra i gioielli, quasi il Vaticano delle
rotaie, anche perché è il sito da cui tutto
nasce. Nel 2014 mi viene affidata la
struttura che viene da subito individuata
come uno strumento di marketing ed anche
un modo per riavvicinare la gente al treno e
quindi alle Ferrovie dello Stato. In
quell'anno i visitatori erano stati 4.000 ed
oggi chiudiamo il 2018 con 150.000
presenze di cui oltre 50.000 studenti». he C
intende quando parla del museo come uno
strumento di marketing? In sostanza, si «
trattava di avvicinare al treno non solo gli
appassionati ma anche quelli che non lo
fossero. Pietrarsa doveva diventare un polo
culturale, mettendo a disposizione per la
diffusione e la crescita del consenso la sua
splendida struttura. Si è pensato quindi di
dare spazio ai grandi artisti, ai musicisti, alle
associazioni culturali, alle scuole di danza
che stentano a trovare spazio altrove. Grazie
a questo nostro impegno si è potuto creare
57
La pensilina Fiorenzuola
un vero e proprio programma che si svolge
tutto l'anno all'interno dei grandi spazi del
museo. Il sito è quindi diventato anche un
percorso formativo nel quale il treno diventa
lo spunto per spaziare nella storia che
permea le mura, che vive nelle locomotive.
Qui si tengono concerti, musical, si
noleggiano gli ampi spazi per grandi
congressi che vengono richiesti dagli Stati
Uniti, dal Giappone, dalla Corea, da tutta
l'Europa. Grandi case farmaceutiche,
industriali di varia provenienza preferiscono
organizzare il proprio congresso nei nostri
spazi o la propria cena di gala qui da noi,
tenuto conto che noi possiamo utilizzare
tutte le sale ed abbiamo una capacità
ricettiva di 3000 persone». ggi chiudono i O
mercatini di Natale organizzati in questo
periodo. È stato l'ennesimo successo di una
prog rammazione ser ia , competente e
lungimirante. Le locomotive si godono il
meritato riposo, guardando i volti stupiti dei
visitatori che le ammirano. Il sito è pronto ad
una nuova stagione di impegni, di lavoro perché
il lavoro dell'uomo, quello permeato dalla
passione, non conosce soste e limiti e sfocia
immancabilmente in grandi successi.
Una cerimonia allestita nella sala delle locomotive
Veduta dell’intero complesso di Pietrarsa
58
IL PRANZO DI NATALE
Un menù alternativo per il giorno di festaDue ristoratori, un pasticcere e le loro proposteDario Moxedano - Salvatore Maresca
Gianluca Ranieri
Antipasto – Bocconcino pesto e melaPrimo – Pasta e patate con provolaSecondo – Porceddu sardo di latte al forno aromatizzato alle erbeDolce – Cassata pink ai frutti di bosco
Federico Dezi
Bocconcino pesto e mela – Pasta e patate con
provola. Sono due scelte di Dario Moxedano,
che ha pensato nel 2013 di aprire un'attività di
ristorazione con il suo amico Salvatore Maresca
con due punti su Napoli in Via Partenope e Vico
Alabardieri. L'antipasto è una vera trovata ed
anche se gli abbinamenti possono sembrare
avventurosi alla fine il risultato è sorprendente.
Si tratta di bocconcini di mozzarella da 15 gr.
ricoperti da un delicato
strato di pesto di basilico
f a t t o i n c a s a e d a
pezzettini di mela pink
sempre ricoperti di pesto.
L'impiattamento prevede l'involucro della mela
svuotato dal contenuto e contenente la
preparazione. Per il primo piatto la proposta
prevede un piatto tra i più tradizionali della
cucina partenopea: paste e patate con provola. Il
piatto parte da una base di sedano, carote e
cipolle con pomodorini del piennolo di Sorrento
per essere poi arricchito dalla mozzarella
affumicata di bufala, che di fatto sostituisce la
provola, con spolverata di
p a r m i g i a n o r e g g i a n o
s t a g i o n a t o 2 4 m e s i .
Singolare la presentazione,
il piatto viene infatti servito
59
in quella che una volta veniva usata come
grattugia per il parmigiano. Porceddu sardo di
latte al forno aromatizzato alle erbe. Il piatto
è stato pensato e preparato da Federizo Dezi
patron del ristorante Taste di Marcianise, con la
collaborazi o n e d i
N a d i a . Federico è
s o l i t o p r o p o r r e
s e r a t e a tema dove
nel periodo invernale la
carne la fa da padrone.
D'altronde i n c u c i n a
Nadia, che v i e n e
d a l l ' e s t , a m a
preparare anche secondi di carne. In questo
caso il piatto è certamente singolare, visto che a
Napoli si è abituati a servire come seconda
p i e t anza i l t r ad i z i ona l e agne l l o. La
preparazione prevede l'aromatizzazione della
carne attraverso l'utilizzo di un misto di erbe
che vengono inserite prima della cottura nel
ventre del maialino. Il risultato sarà un piatto di
carne dal gusto particolare ma gradevole per
morbidezza e sapore. Cassata pink ai frutti di
bosco. La scelta di Gianluca Ranieri per il fine
Il vecchio adagio cita: “A tavola non s'invecchia”. È singolare che qualcuno abbia dato alla frase il
seguente significato: “Stare in compagnia intorno ad un tavolo fa bene alla salute” mentre dappertutto si
predica moderazione nel mangiare, si va dai nutrizionisti, si sale e si scende dalla bilancia di continuo, si
affollano le palestre dove l'attività fisica viene fatta al chiuso, etc. La moderazione nella quotidianità
sarebbe un principio indubbiamente da adottare sempre ed in qualunque attività si svolga, quindi
compreso lo stare a tavola, ma forse a Natale l'eccezione, lo sgarro è concesso. Per questo abbiamo voluto
proporre un menù di Natale alternativo, fuori dallo schema classico, che contemperi la voglia di quelli a
cui la tavola piace senza remore e di quelli che vi si siedono con circospezione. I due cuochi-ristoratori ed
il pasticcere che si sono prestati al gioco lo hanno fatto con allegria e semplicità.
pasto è una novità assoluta, si tratta della
nuovissima “Cassata Pink”, una cassata al forno
realizzata con ricotta fresca di pecora e frutti di
bosco che conferiscono il colore al dolce. Alla
bontà del prodotto anche in questa nuova
proposta dolciaria l'art creator Gianluca
Ranieri aggiunge il suo tocco fashion nella
presentazione del dessert. La variante può
essere rappresentata dalla versione al cioccolato
fondente e in quella con sola ricotta per gli
amanti della tradizione. La Pink va ad
aggiungersi alla già molto apprezzata versione
“light” nata per il Natale 2017 in cui la glassa di
zucchero, che alcuni trovano eccessivamente
dolce, venne sostituita con una più delicata
mousse di ricotta.
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SCAFFALE PARTENOPEO
61
Marina Topatra i suoi ‘‘scugnizzi’’
criveva Paulo Coelho nel romanzo Monte
SCinque: “Un bambino può insegnare
sempre tre cose ad un adulto: a essere
contento senza motivo; a essere sempre occupato
con qualche cosa e a pretendere con ogni sua forza
quello che desidera”. Il mondo dei bambini
rappresenta una delle esperienze più belle e
formative che si possano vivere. Il romanzo
Scugnizzi costituisce una rappresentazione scritta
di questo mondo, un insieme di episodi vissuti
dal l 'autr ice Marina Topa che hanno per
protagonisti suoi ex alunni. Tra l'attualità e la
relazione famiglia-scuola si snodano molteplici
tematiche, abbellite da esempi di spontaneità e
sincerità dati dai bambini stessi. Come è nata l'idea
di Scugnizzi? «Il libro è nato su suggerimento che
mio padre mi dette poco prima di morire. Ero
abilitata all'insegnamento per le scuole
superiori ma nel '93 decisi di cambiare rotta per
una serie di esperienze personali. Sono entrata in
contat to con i l mondo de l l ' in fanz ia ,
interessandomi a studi di psicologia e pedagogia
dell'età evolutiva. Presi il diploma per lavorare
Un lavoro che viaggia nel mondo dei bambini fuori e dentro la scuola, illustrato da Roberto Rey
di Lorenzo Gaudiano
Marina parla del suo lavoro
nella scuola dell’infanzia. Da un punto di vista
sociale gli insegnanti di scuola dell'infanzia
erano considerati di serie B e questo faceva
dispiacere ai miei genitori. Nonostante questo,
io vi ho lavorato con grande consapevolezza ed
entusiasmo. Lavorare coi bambini mi piace
molto. Il desiderio era convincere mio padre che
non avevo fatto questa scelta per una questione
di dovere nei confronti della famiglia ma per
gioia e passione. Fu lui a consigliarmi di scrivere
un libro quando gli cominciai a raccontare alcuni
ep i s o d i d i b a m b i n i e q u e l l o ch e m i
trasmettevano dal punto di vista educativo e
formativo. Poi il caso ha voluto che incontrassi le
62
persone adatte per realizzare questo progetto».
In questi anni è cambiato il modo di relazionarsi con
i bambini? I bambini hanno sempre le stesse «
esigenze, è il linguaggio ad essere diverso.
Qualche anno fa i bambini nei primi giorni di
scuola piangevano e per calmarli bastava fingere
di telefonare alle mamme. Adesso ci sono
strumenti di comunicazione più veloci come
Whatsapp ed Internet ad esempio. Quello che mi
crea tanto dispiacere è che i bambini stanno
perdendo strumenti che contribuiscono allo
sviluppo della creatività. Già a 4 anni molti
usano il tablet, non sanno disegnare ed
applicarsi e questo rende più difficile stimolarli.
Quando però si r iesce ad of frire loro
l'opportunità di vivere il gioco in modo diverso,
l'accettano con gioia. Proposi tempo fa a dei
bambini di 4 anni delle bamboline di carta alle
quali bisognava fare dei vestiti. Per loro era una
cosa fantastica, un gioco meraviglioso». i C
racconta la sua esperienza con Homo Scrivens? È «
stata una bella esperienza. Mi ha permesso di
La parola all’illustratore Roberto Rey Rober to, che emoz ione ha i provato
collaborando a questo progetto? «Per me è
stato un vero piacere partecipare alla
realizzazione di questo libro, tanto che
quando Marina me l'ha proposto ho
accettato immediatamente. È stato bello
grazie a questa esperienza poter scoprire
un mondo, quello dei bambini, a cui ero
completamente estraneo, considerando
che le mie due figlie sono ormai grandi e
che i bambini di oggi sono sicuramente
molto diversi da quelli di un tempo, come
ho potuto constatare anche di persona
quando sono stato ospite della scuola di
Marina, in una giornata sorprendente e
piacevole».
rientrare in contatto con gli alunni che si
ricordavano a distanza di anni di certe cose. Mi
ha fatto prendere coscienza della responsabilità
che in qualità di insegnante si ha nei confronti
delle persone». rogetti futuri? Avrei bisogno di P «
più tempo, mi piacerebbe scrivere un libro
sull'educazione alla resilienza data dai bambini,
perché i bambini sanno vedere il lato positivo
delle cose». assiamo ad un argomento più frivolo, P
da insegnante sei soddisfatta dell'operato di Carlo
Ancelotti dal suo arrivo a Napoli? A me «
interessano i risultati e mi pare che stiano
arrivando. Ancelotti, per me, sta al calcio come
la Montessori sta all'educazione». a settimana L
scorsa Marina Topa ha ricevuto il Premio Vomero
Cittadinanza Attiva Umanitaria 2018, una
soddisfazione che si unisce alla grande passione ed
al trasporto che l'autrice ha nei confronti del mondo
dei bambini. Marina e Roberto Rey
DALL'UNIVERSITÀ ALLA LIBRERIA
Il Merito di NapoliI migliori lavori di laurea letterario-artistici in ambito napoletano si trasformano in testi divulgativi in una collana di sei volumi
di Bruno Marchionibus
ermettere alle migliori tesi magistrali Pin ambito napoletano di uscire fuori
dalle mura dell'Università ed arrivare
alla collettività, regalando al lettore la
possibil ità di approfondire le proprie
conoscenze su autori, artisti e determinati
spaccati della storia socio-culturale di Napoli e
valorizzando l'attività di ricerca dei migliori
studenti accademici formatisi nelle facoltà
umanistiche del capoluogo campano: è questo lo
scopo de Il merito di Napoli, iniziativa editoriale
del la Rogios i , real izzata ad opera di
Gianpasquale Greco, che ha tramutato i
migliori lavori di laurea letterario-artistici,
aventi ad oggetto tematiche legate a Napoli, da
trattazioni esclusivamente accademiche a testi
divulgativi, resi facilmente consultabili dal
formato tascabile e corredati da numerosi
contributi fotografici.
63
Lo scorso novembre, al PAN, sono stati
presentati i sei volumi, già in vendita, della
prima annata della collana (ne saranno dodici in
tutto): ‘‘Fabrizia Ramondino tra Napoli e il
Mondo’’ di Marina Diano; ‘‘L'avvento dei
motori. L'automobilismo nella Napoli del primo
Novecento’’ di Luigi Casaretta; ‘‘La fortuna di
Caravaggio nell'Ottocento Napoletano’’ di
Alessandra Trifari; ‘‘Il sistema dell'arte
contemporanea a Napoli: gallerie, fondazioni,
musei’’ di Rosaria Carlomagno; ‘‘Le mie
stagioni’’ di Stefano Cortese e ‘‘L'arcipelago
Imbriani’’ di Anna Rita Rossi, quest'ultima già
autrice del romanzo ‘‘Il mondo a testa in giù’’, il
cui lavoro è stato presentato singolarmente il 21
dicembre alla libreria Colonnese, così come nei
prossimi mesi saranno presentati uno per uno
tutti i volumi della collana.
Gli autori dei volumi con il curatore Greco Luigi Casaretta e Anna Rita Rossi
IL MONDO DEL LAVORO
64
La nostra impresa tra il vulcano e il mare
servizio di Elena VanacoreLorenzo Fiore e Mattia Caiazza
Un gruppo di liceali guidati da esperti pensa, elabora e costituisce un'impresa turistica sociale con la forma giuridica dell'associazione
lternanza scuola - lavoro? No grazie. AMa se l'Alternanza diventasse un
momento di crescita professionale, con
la quale si impara a fare impresa, a conoscere il
territorio, a promuovere servizi e bellezze della
nostra città? Allora sì, grazie. È questa
l'esperienza vissuta dagli alunni della 4^ D e 4^
A del Liceo Scientifico Filippo Silvestri di
Portici con il progetto PON FSE “Tra il
vulcano e il mare: una proposta alternativa di
percorsi turistici vesuviani”. Gli studenti, con
l'ausilio di un gruppo di validi esperti, quali il
dottor Alessio Mazza, la dott.ssa Maria Luce
Aroldo (dal l ' Università Suor Orsola
Benincasa) e i dottori Vincenzo Palumbo,
Giorgio Punzo e Ciro Pucci (del consorzio
C.O.I.N.S.) hanno costituito nell'arco di quattro
mesi un'impresa turistica sociale sotto la forma
giuridica di un'associazione culturale-turistica
volta a valorizzare il territorio vesuviano di
Portici ed Ercolano, offrendo servizi come visite
guidate, itinerari culturali, naturalistici ed
enogastronomici. Il progetto si coniuga
perfettamente con la tendenza attuale del
turismo internazionale a riscoprire luoghi
meno conosciuti, che tuttavia nascondono
enormi potenzialità culturali ma anche
occupazionali. Gli alunni, condotti dai docenti
dell' Università Suor Orsola Benincasa, hanno
conosciuto attraverso le visite guidate le
bellezze, i segreti e la storia di luoghi come il
palazzo reale di Portici, il Museo Storico
dell'Archivio di Napoli, lo storico porto
borbonico del Granatello o l' antico convento
del Suor Orsola Benincasa. La parte più
interessante del progetto, però, resta la
trasposizione dei contenuti appresi nell'impresa
costituita dagli alunni: dagli aspetti pratici fatti
di procedure amministrative, differenza tra tipi
di società, scelte strategiche, business plan,
digital-marketing, si è passati a quelli creativi,
con la reale costituzione dell'associazione, la
scelta dei ruoli, del logo, dei servizi offerti
attraverso la creazione di brochure, di un sito
internet, delle pagine instagram e facebook e di
un'app. Tra il vulcano e il mare non c'è solo la
nostra impresa, ma anche il nostro futuro.
La stesura del progetto
COCKTAILS & DREAMS
65
Claudio La Mura: il Brian Flanagan di Napoli
di Lorenzo Gaudiano
Il barman originario di Pozzuoli si racconta tra la lunga gavetta e il desiderio di allestire un locale proprio nella sua Napoli storica
Nel 1988 Tom Cruise ha interpretato nel film
“Cocktail” il barman Brian Flanagan. La sua
passione, la sua creatività e i suggestivi giochi di
prestigio dietro al bancone conquistano i
clienti, consentendogli al termine della pellicola
di fondare un locale tutto suo: “Cocktails &
Dreams”. Anche Napoli ha il suo Brian
Flanagan, si chiama Claudio La Mura.
Cordialità, spontaneità, trasparenza, creatività
e passione sono gli ingredienti del bellissimo
cocktail che ogni giorno Claudio offre ai suoi
clienti. Nato a Pozzuoli nel 1977, il suo sogno è
dare vita ad una propria struttura, mettendo a
frutto la sua lunga gavetta e i suoi zelanti studi
su caffè e cocktails originali: «Faccio questo
lavoro da oltre 32 anni. Ho iniziato a 8 anni,
portando il caffè in giro. A 9 già facevo il caffè.
Non ero molto alto, per cui avevo bisogno di uno
sgabello per potermi alzare ed attaccarmi al
braccio della macchina per abbassarlo. Di
giorno andavo a scuola, di pomeriggio a lavoro.
Quando tornavo a casa la sera, dovevo fare i
compiti e la mattina mi addormentavo sui
banchi di scuola. A 12 anni andai a lavorare in
un bar a Pozzuoli, dove mi affermai. Durante le
stagioni estive poi lavoravo tra Riccione e la
Calabria per qualche mese. Guadagnavo un bel
po' di soldi a 14/15 anni e proprio in quegli anni
mi nacque la passione per il drink». A Claudio la
professionalità non è mai mancata. Il desiderio
di migliorare sempre di più il proprio caffè e le
proprie creazioni l'ha contraddistinto nella
propria carriera, ricca di esperienze dentro e
fuori Napoli: «Dopo essere emigrato al Nord
Italia tra Roma, Firenze e Genova, sono tornato
nella mia Pozzuoli. Il mio intento è sempre stato
quello di girare, fare esperienza. Fui chiamato al
Lucrezia Caffè a Posillipo ed in seguito ho
cominciato a lavorare a via dei Tribunali, dove
sono rimasto per dieci anni. È da lì che è iniziata
la mia storia». È alla caffetteria Koiné, nata da
Il “Mirtillo Party”
66
circa sei mesi, in via Depretis che oggi il barman
lavora con l'aspirazione un giorno di creare una
struttura propria in cui l'esperienza alla
macchina della caffè e la passione per i cocktails
creino un connubio vincente per clienti di fasce
d'età diverse: «Il mio sogno professionale è
quello di creare un locale tutto mio, dove fare
caffetteria la mattina e preparare drink la sera
per abbracciare le fasce d'età medio-alta e bassa.
La mia idea è quella di trasformare in realtà un
sogno ed essere in grado di trasmetterlo anche
al popolo, ispirandomi proprio al film di Tom
Cruise». Il “Mirtillo Party” è la specialità di
Claudio La Mura, che però al tempo stesso
propone ai suoi clienti una grande varietà di
drink alcolici ed analcolici con fantasie di frutta
particolarmente creative ed originali :
«Premetto che non sono bevitore di cocktail, ma
mi piace molto prepararli. Ho creato il “Mirtillo
Party”, un drink a base di mirtillo e prosecco
millesimato accompagnato con finocchio. Dopo
averlo bevuto, mangi il finocchio che dà al
cocktail freschezza e un giusto contrasto amaro.
Ho impiegato un anno in mezzo per studiare la
formula e i clienti la apprezzano». Oltre alla
passione per i cocktails Claudio nutre un grande
Il barman al lavoro
Marcello Marchesi: “Il cocktail, in realtà, è solo un’occasione di incontro. È una festa alla quale ognuno si invita da solo per farsi un po' di festa
Francis Scott Key Fitzgerald: “Prima tu prendi un drink, poi il drink ne prende un altro e infine il drink prende te
Brendan Francis Behan: “Un drink è troppo per me, e un migliaio non sono abbastanza
Parlano del cocktail
amore per il Napoli, che ora ha da concentrarsi
sul campionato dopo l'eliminazione dalla
Champions League: «Non posso criticare
Ancelotti. Un allenatore può fare la differenza
per il 20% ma a scendere in campo sono i
giocatori. Forse nella partita di Anfield avrebbe
potuto avere un po' di coraggio in più,
schierando i giocatori che al loro ingresso
hanno cambiato la partita. Il Napoli ha preso un
brutto colpo ma sono curioso di vedere come il
tecnico riuscirà a dare ulteriori stimoli alla
squadra». La chiacchierata è finita e Claudio La
Mura può riprendere a lavorare per realizzare il
proprio sogno professionale. È determinato,
pieno di fiducia ed ambizioso quanto basta per
realizzare il suo obiettivo. Noi siamo con lui.