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COPIA GRATUITA IN EDICOLA CON IL ROMA GIANLUCA RANIERI: L'EVOLUZIONE DEL DOLCE numero 4 del 22 Dicembre 2018 La Città - La Squadra – Gli Eventi GIANLUCA RANIERI: L'EVOLUZIONE DEL DOLCE SORBINO: UNA STORIA LUNGA 50 ANNI CANÉ: IL BRASILIANO PARTENOPEO

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COPIA GRATUITA IN EDICOLA CON IL ROMA

GIANLUCA RANIERI: L'EVOLUZIONE DEL DOLCEnumero 4 del 22 Dicembre 2018La Città - La Squadra – Gli Eventi

GIANLUCA RANIERI: L'EVOLUZIONE DEL DOLCE

SORBINO: UNA STORIA LUNGA 50 ANNI CANÉ: IL BRASILIANO PARTENOPEO

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di Giovanni Gaudiano

a notizia è di quelle che Laprono il cuore: la carta

stampata tiene, anzi è

addirittura in crescita. I media

tradizionali reggono l'urto della

modernità ed anzi ribattono e

mantengono una maggiore

credibilità e si riprendono

q u e l l ' a u t o r e vo l e z z a c h e

sembrava perduta. Per noi di

“Napoli”, che abbiamo da poco

avviato la nostra avventura, è

u n ' i n i e z i o n e d i f i d u c i a e

contemporaneamente uno

sprone a cercare di fare sempre

meglio. Oggi partiamo dal

nostro impegno per la città. Le

attività natalizie a Napoli sono

davvero una parte importante

per la nostra tradizione. La città

si offre al turismo con il centro

storico che tra San Gregorio

Armeno e dintorni diventa un

Carlo Ancelotti

Natale tra i vicoli di Napoli “Cenzì” il nuovo scugnizzoIl Napoli e l'Europa League

L’ EDITORIALE

Il maestro Ugo Esposito

vero e proprio punto d'incontro.

Arrivano da tutto il mondo e da

tutta l'Italia i turisti attirati dalla

qualità del lavoro dei nostri

maestri del presepe, ma anche i

napoletani non si fanno mancare

una visita in quelle stradine

sempre uguali nelle quali sembra

di vivere una mattinata, un

pomeriggio o una serata d'altri

tempi. È un turismo intelligente,

è una consuetudine quasi

doverosa ma è soprattutto un

modo per tuffarsi in un mondo

che sembra essere rimasto

fermo, anche se i personaggi che

danno vita ai pastori sono spesso

attualissimi. Poi in questi giorni

è in preparazione in tutte le case

napoletane il pranzo della vigilia

di Natale ed allora abbiamo

pensato di chiedere ad un paio di

operatori emergenti del settore

di darci qualche idea, magari

fuori da ogni schema, senza farci

m a n c a r e l a p r e s e n z a d e l

pasticcere. Nel frattempo chiude

proprio oggi a Pietrarsa un

gradito e riuscito esperimento,

quello dei mercatini di Natale nel

sito museale ferroviario più

importante d'Europa. È noto

questo primato? Se non lo fosse,

lo ricordiamo a tutti invitandoli

a recarsi in visita. Dalla prima

ferrovia, Napoli – Portici, ad

oggi la nostra città vanta uno

storico e aggiornato primato che

le parole del dr. Orvitti hanno

bene rappresentato. A questo

punto parliamo della nostra

squadra. Con l'ultima settimana

dell'anno si chiude il girone

d'andata. Il Napoli, uscito dalla

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‘‘Napoli’’ La città, la squadra e gli eventi

Mensile a distribuzione Gratuita

Direttore Responsabile: Giovanni GaudianoConsulenza Amministrativa: Francesco MarchionibusStampa, Grafica e Pubblicità: Sport and Marketing Srl

Progetto Grafico ed Impaginazione: Daniela AltrudaRedazione: Lorenzo Gaudiano, Bruno Marchionibus

Sede: Viale V. Lamberti - Trav. SpinelliArea Ex Saint Gobain - Caserta

Collaboratori: Marco Boscia, Marina TopaCon interventi di: Pier Paolo Cattozzi

Fotografie: Foto Agenzia Mosca

Direzione Editoriale della Soc. Editoriale Napoli SrlsSede Via F. Cilea, 129 Napoli - P.IVA 09045371219Tel. 081 5794009e.mail: [email protected] Web: www.magazinenapoli.it

Aut. Tribunale di Napoli n. 50 del 8/11/2018

IL PROSSIMO NUMERO DI “NAPOLI” SARÀ IN EDICOLA CON IL QUOTIDIANO “ROMA” ED ALLO STADIO IL 20 GENNAIO 2019

Champions, a febbraio ripartirà

d a l l ' E u r o p a L e a g u e c o n

l'intenzione di fare la maggior

strada possibile. Il lavoro di

Ancelotti prosegue senza soste e

senza alcun tentennamento: i

risultati, quelli attesi da tutti,

arriveranno. Bisogna pazientare,

in fondo per tre anni abbiamo

inseguito un calcio bello da

vedersi ma poco pratico e quasi

ma i v incen te . Or a s i s t a

lavorando sulla mentalità, sulla

d e t e r m i n a z i o n e , s u l l a

convinzione nei propri mezzi,

s u l l a p e r s o n a l i t à e s u l l a

verticalizzazione della manovra,

anche se è duro a morire quel

reiterato e stucchevole palleggio

dove troppo spesso la palla

viaggia all'indietro piuttosto che

avanti. In questo numero, poi, fa

il suo esordio nella rivista

“Cenzì”, un personaggio nato

dalla matita di Giancarlo Covino

che ci accompagnerà con diverse

sorprese che proporremo sin dal

prossimo numero di gennaio. Il

disegnatore si è ispirato alla

f a m o s a s c u l t u r a d e l l o

“ S cu gn i zzo ” d i V i n ce n zo

Gemito, un napoletano da

annoverare di diritto tra i più

autentici visionari nella storia

dell'arte italiana. Il nomignolo è

stato scelto dall'autore proprio

per onorare la memoria di

questo grande artista, nato e

cresciuto nei vicoli della Napoli

antica, insofferente verso le

teorie dei parrucconi, capace di

creare senza aver fatto la abituale

trafila scolastica e accademica.

Ora bando alle chiacchiere, Buon

Natale e soprattutto Buon anno.

Numero 4 del 22 Dicembre 2018

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TESTIMONE DEL TEMPO

Indagine �scale su Lo Bello dopo quei tre rigori a Ferrara di Mimmo Carratelli

a prima domenica di febbraio del 1967 a LFer r ar a fu un ind iment i cab i l e

pomeriggio di ombrelli e calci di rigore

sotto il cielo della Bassa, pesante di nuvole,

cavalloni di nuvole nere e grigie, pioggia

continua. Si giocò Spal-Napoli nella seconda

allegra stagione azzurra con Sivori e Altafini,

l'impareggiabile Petisso in panchina. Ci

divertivamo un mondo. Un grande entusiasmo

attorno alla squadra rilanciata da Roberto

Fiore, il presidente dei centomila cuori. San

Paolo gremito con 69.344 abbonati. Il Napoli

giocava per l'alta classifica. Era arrivato terzo

l'anno prima, la prima stagione di Altafini e

Sivori, continuava a respirare l'aria dell'alta

classifica e, in certe domeniche, dava spettacolo.

Arrivammo a Ferrara la settimana dopo che

avevamo perso a Vicenza. Il Napoli era quarto

con 23 punti, l'Inter di Herrera il Mago prima a

quota 28, seconda la Juventus dell'altro

Herrera, Heriberto, a 26 punti, terzo il Cagliari

di Gigi Riva a 25 punti. Stadio strapieno, campo

ridotto a una unica pozzanghera. Il Napoli

schierò una delle migliori formazioni di quei

tempi: Bandoni; Nardin, Girardo; Ronzon,

Panzanato, Bianchi; Canè, Juliano, Orlando,

Altafini, Sivori. Era il 5 febbraio 1967. Pesaola si

portò in panchina i soliti due pacchetti di

sigarette. Si cominciò nel pantano. Nella Spal

giocavano Osvaldo Bagnoli e Fabio Capello,

mezzeali. Dopo venti minuti Juliano andò a

segno con un gran diagonale dal limite. Partita

in discesa. Cinque minuti dopo lo stopper

Moretti sgambettò in area Canè, rigore

realizzato da Altafini. L'arbitro era Concetto Lo

Bello, un monumento di uomo siciliano. Ai

giocatori che protestavano offriva il petto.

Molti che arrivavano di corsa per protestare, su

quel petto rimbalzavano. Assoluto dittatore del

fischietto. Un giorno a Firenze lo canzonarono

dagli spalti: “Duce! Duce”. Lo Bello accordò un

Il Presidente Roberto Fiore

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Concetto Lo Bello da Siracusa

secondo rigore al Napoli. Bertuccioli falciò in

area Ottavio Bianchi. Josè centrò il secondo

penalty. A questo punto, lo stadio si irritò con

Lo Bello. Alla caduta di ogni azzurro in

qualsiasi zona del campo cominciò a gridare:

“Rigore! Rigore!”. Lo Bello concesse un terzo

penalty al Napoli per fallo di mano di Moretti

sul cross corto di Canè. Dagli undici metri,

implacabile Altafini. I rigori c'erano tutti e tre.

La partita finì 4-1 per il Napoli (autogol di

Nardin per i ferraresi) e qualche tempo dopo si

registrò una curiosa coincidenza. Il ministro

delle finanze Luigi Preti, ferrarese, ordinò una

indagine fiscale su Concetto Lo Bello. I tre

rigori di Ferrara furono peggio di Equitalia. È il

ricordo più curioso degli incontri fra Napoli e

Spal che sono stati avversari anche in serie B e in

serie C. Trentadue confronti con 17 vittorie

azzurre, 6 pareggi e 10 sconfitte. Al San Paolo

11 vittorie del Napoli, 2 pareggi, 3 sconfitte.

Nella prima metà degli anni Cinquanta, il

cannoniere azzurro contro la Spal fu Amedeo

Amadei, sei gol in sette partite. Nella seconda

metà, Vinicio (sei gol in dodici gare). La

stagione 1965-66, contro la Spal, fu il trionfo

di Canè. Un rigore più due gol nel 4-2 al San

Paolo, un gol e un rigore nel 2-1 a Ferrara. La

Spal è tornata in serie A nella stagione scorsa.

Il Napoli l'ha battuta due volte. Fuori casa,

decisivo il gol di Ghoulam (3-2) dopo le reti di

Insigne e Callejon. A Fuorigrotta un risicato

1-0 firmato da Allan.

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Cané, Altafini e Sivori: l'attacco del Napoli del 1967

Bruno Pesaola

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PAGINE AZZURRE

21 giugno 1962:il Napoli rompe il ghiaccio

di Lorenzo Gaudiano

Napoli-Spal è stata anche una �nale di Coppa Italia, a Roma assegnò agli azzurri il primo trofeo della loro storia

La Coppa Italia del 1962

La squadra che conquistò il trofeo

Roma – Stadio Olimpico 21 Giugno 1962Il Napoli batte la Spal grazie alle reti

firmate da Corelli e RonzonNapoli Spal

Pontel Patregnani Molino Muccini Gatti Olivieri Girardo Gori Rivellino Cervato Corelli Riva Mariani Dell'Omodarme Ronzon Massei Tomeazzi Mencacci Fraschini Micheli Tacchi Novelli All. Pesaola All. Montanari Arbitro – Bonetto di Torino

Marcatori – al 12' Corelli (N), al 16' Micheli (S), al 78' Ronzon (N)

odici sono i trofei conquistati dal DNapoli nella sua storia. Fu la Coppa

Italia 1962 ad inaugurare la serie di

gingilli che oggi luccica nella bacheca della

società partenopea, la più titolata di tutta l'Italia

meridionale. Quel trofeo ancora oggi ha un

sapore davvero particolare, non solo perché il

Napoli finalmente riuscì a conquistare qualcosa,

rompendo il ghiaccio, ma anche perché gli

azzurri compirono l'impresa di vincere la Coppa

pur militando in Serie B. L'Albo d'Oro della

Coppa Italia racconta che a vincere la prima

edizione del 1922 fu il Vado, squadra ligure che

conquistò il trofeo militando in Promozione.

Nella stagione '21/'22 i grandi club italiani,

dopo che la proposta portata avanti da Vittorio

Pozzo di ridurre il numero di partecipanti al

massimo campionato italiano fu respinta,

decisero di distaccarsi dalla FIGC per costituire

il CCI (Confederazione Calcistica Italiana), che

organizzò campionati a parte. Quelli di Prima

Categoria e di Promozione Regionale quindi

rimasero sotto la curatela della FIGC, che in

quell'occasione diede avvio anche alla prima

edizione della Coppa Nazionale. Per questo alla

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Bruno Pesaola tra un sorriso ed una sigaretta

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PAGINE AZZURRE

Il mediano Gianni Corelli, l’uomo dei gol importanti

competizione non presero parte le realtà

calcistiche più importanti, ma soltanto alcune

squadre di Prima Categoria, come Parma ed

Udinese, ed altre di Promozione, tra cui proprio

il Vado vincitore del trofeo. l Napoli, invece, a I

40 anni di distanza dal successo dei liguri

realizzò un vero e proprio miracolo sportivo,

mai più replicato in seguito. In B quella squadra

era inizialmente sotto la guida di Fioravante

Baldi, esonerato dopo ventuno giornate e

sostituito da Bruno Pesaola. Dall'arrivo del

Petisso il Napoli svoltò con il secondo posto in

campionato, che valse la promozione in

massima serie, e la conquista del primo trofeo

della sua storia. opo le vittorie ai rigori contro D

Alessandria e Sampdoria al San Paolo, ancora

sotto la gestione Baldi, gli azzurri prima della

finale con la Spal superarono Torino e Roma in

trasferta e il Mantova in casa. l 21 giugno 1962 I

lo stadio Olimpico fu teatro di una finale tra due

squadre che mai avevano raggiunto un punto

più alto nella competizione. La Spal, inoltre, in

semifinale aveva eliminato la favorita Juventus

con un netto e roboante 4 a 1. l Napoli la spuntò I

grazie ai suoi due uomini più prolifici: Corelli e

Ronzon. Il primo, tra l'altro ex della partita

visto che proprio in quella stagione approdò

dalla Spal alle falde del Vesuvio, era un mediano

dotato di grande corsa e di un potente tiro da

fuori. Aveva fiuto per il gol ed una grande abilità

ad andare a segno nelle gare più importanti: sua

fu la rete dell'1 a 0 a Verona con cui il Napoli fece

un passo importante verso la promozione, così

come quella che consentì agli azzurri di

superare ai quarti di finale di Coppa la Roma.

Corelli contro la Spal segnò su punizione la rete

del primo vantaggio partenopeo, anche se

macchiò la sua partita con un errore dal

dischetto che già nel primo tempo avrebbe

potuto riportare il Napoli in vantaggio dopo il

pareggio dello spallino Micheli. determinare A

la conquista del trofeo da parte degli azzurri

quel giorno fu Ronzon, che si era trasferito al

Napoli proprio in quella stagione. Oscurato

dall'Abatino Rivera al Milan, Napoli fu per lui

un'occasione da cogliere al volo per svoltare e

Pesaola e la sua Napoli“Napoli, città bella da riempire il cuore. A Napoli non ti senti mai solo, non conosci la solitudine della vita. Ho un'ammirazione sconfinata per i napoletani, li considero grandi filosofi che sanno prendere la vita come merita

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Il cammino del Napoliverso il trofeo

Primo turno:Napoli-Alessandria 1-1 (6-5 d.c.r.)Secondo turno:Napoli-Sampdoria 0-0 (7-6 d.c.r.)Ottavi di finale:Torino-Napoli 0-2Quarti di finale:Roma-Napoli 0-1Semifinale:Napoli-Mantova 2-1Finale:Napoli Spal 2-1

Una prima pagina dedicata da ‘‘Il Calcio Illustrato’’ al Petisso

giocare con più continuità. Mezz'ala d'origine,

spesso fu provato anche come libero in qualche

partita da Pesaola, ma la sua inclinazione era per

ruoli prettamente offensivi, data la sua grande

tecnica e il discreto bottino di gol messi a segno

negli anni. rano gli anni della presidenza E

Lauro, che attraverso l'universo calcistico aveva

l'obiettivo di puntellare il proprio prestigio

politico. Quelli erano tempi di grande speranze,

in alcuni casi disattese, che però portarono il

Napoli a conquistare il suo primo trofeo e a

porre le basi per un futuro ai vertici del calcio

italiano. apoli-Spal oggi è soltanto una sfida di N

campionato. Chi ha vissuto però quel momento

di grande gioia ed entusiasmo in prima persona,

oppure attraverso racconti familiari e libri,

probabilmente sugli spalti o sul divano di casa

volgerà la mente a quel giorno in cui tutto ebbe

inizio e magari non potrà fare a meno di

guardare la partita con un sorriso e qualche

lacrimuccia. Sono passati 56 anni ma, come ha

detto Isabel Allende, “non esiste separazione

definitiva finché esiste il ricordo”.

Pierluigi Ronzon

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dooa.it

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LE STORIE

Cané ed il suo cuore azzurro di Giovanni Gaudiano

La sua tripletta alla Spal nel '65, l'affetto per Pesaola e Vinicio, il ritorno in azzurro nel '73 con la rete alla Juve ed i suoi pensieri sul calcio che partono dal Brasile anni ‘60

Jarbas Faustino detto Cané

ono passati 53 anni da quel 6 settembre

Sdel 1965 e per certi versi nella vecchia

Europa il tempo sembra essersi

fermato. In quel settembre di oltre mezzo secolo

f a , i vent i de l l a se par az ione e de l l a

contestazione portarono il presidente francese

Charles De Gaulle ad annunziare l'uscita della

Francia dalla NATO. Nel calcio, nel frattempo, il

Napoli di Pesaola strapazzava al San Paolo la

Spal con un netto 4 a 2: nella squadra estense

giocavano Bagnoli, Reja, Capello, Bertuccioli;

nel Napoli gli “indigeni” Juliano e Montefusco,

affiancati da Sivori, Altafini, Bean, Panzanato e

soprattutto da Cané. Sì “cioccolatino” come

affettuosamente lo avevano soprannominato i

tifosi partenopei. Fu proprio lui, quella

domenica, a portarsi il pallone a casa con tre reti

messe a segno, bottino completato dall'altro

brasiliano della truppa: José Altafini. «Era il

debutto con la maglia del Napoli di Sivori ed

Altafini ed io realizzai una tripletta – ricorda

Jarbas Faustino –. Qualcuno mi aveva

presentato, quando arrivai a Napoli, come

un centravanti ma in realtà io giocavo in

Brasile da mezzala di punta, anche se nel

mio paese d'origine in quegli anni si giocava

con quattro punte mentre in Italia lo schema

più diffuso prevedeva una punta e due mezze

ali». rano gli anni del famoso 4-2-4 brasilero, E

il gioco che sembrava una riproduzione in

campo del samba. Tanto era bello da vedersi,

anche e soprattutto per merito dei tanti

campioni prodotti da quella scuola spontanea

divisa tra carioca e paulista che lo interpretava.

«Avevo avvisato Pesaola e Monzeglio,

quando sono arrivato nel 1962, su quale

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LE STORIE

fosse il mio ruolo naturale nell'Olaria di

Rio. A Napoli c'era da un anno Fanello che

ricopriva il ruolo di centravanti ed io da

brasiliano non potevo che essere un

attaccante. Poi nella rosa c'era anche un

altro centravanti: Tomeazzi. Da questa

situazione scaturì il mio spostamento all'ala

voluto dal Petisso, ruolo nel quale mi trovai

bene perché c'era più spazio, tenuto conto

che le marcature non erano rigide come

quelle di oggi». he Napoli era quello del 1965 C

che iniziò bene il campionato? Era una «

squadra emergente. L'arrivo di Altafini e

Sivori aveva galvanizzato l'ambiente. José

era nel pieno della maturità calcistica,

mentre forse per Sivori si trattava di un

ripiego, visto che Agnelli fu costretto a

cederlo per i dissapori con l'allenatore

Heriberto Herrera». n breve ricordo di U

Pesaola. Il Petisso mi ha cambiato ruolo e «

mi ha cambiato la vita. Senza di lui io non

sarei qui ancora a parlare di calcio dopo 50

anni. Pesaola era una guida, io l'ho anche

copiato nella mia carriera da allenatore e

speravo di poter fare quello che ha fatto lui

magari proprio con gli azzurri. Il suo arrivo a

Con Juliano, Altafini e Sivori

Napoli coincise con il ritorno in serie A e la

vittoria in Coppa Italia e questo lo aiutò. Poi

lui a Napoli avrebbe potuto fare ancora di

più e di certo non sarebbe andato a Firenze

senza i contrasti che aveva con il presidente

Roberto Fiore». osa ne pensi di Lorenzo C

Insigne? Ho seguito Insigne sin da ragazzo «

perché giocava nella squadra Allievi del

Napoli allenata da mio figlio e poi anche in

Primavera. A quel livello Lorenzo già faceva

la differenza. Lui è stato sempre un

giocatore padrone del suo ruolo soprattutto

quando ha potuto giocare più libero da

compiti f issi . Tutte

queste storie che girano

attorno al nome di Sarri o

Benitez lasciano il tempo

che trovano: penso che

Insigne sia un fenomeno.

Le esperienze avute con

Zeman al Pescara e

prima ancora al Foggia

hanno mostrato la sua personalità calcistica

che somiglia a quella del calcio di una volta,

cosa rara di questi tempi. I moduli con

Lorenzo non contano. Ancelotti, che non

gioca con ruoli fissi, è per Lorenzo come per

Mertens il miglior allenatore possibile: i due

con le loro qualità tecniche e con la capacità

di non dare punti di riferimento fanno la

differenza in serie A come possono farla in

Europa. Resto solo molto perplesso quando

sento che Lorenzo viene criticato magari

Con la maglia azzurra

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perché in quel periodo non fa gol. Per me

Insigne è un fuoriclasse nel calcio di oggi».

Torniamo al suo Napoli. Cosa provò quando fu

ceduto al Bari? Andare a Bari per me fu un «

grande dispiacere.

E ro a n d at o i n

Brasile da solo

perché avevo la

garanzia da parte

de l pres idente

F e r l a i n o e

dal l 'a l lenatore

Chiappella che

sarei rimasto a

Napoli. Tornando

in aereo, ebbi la

notizia e diciamo

che se non avessi

avuto la famiglia a

Napoli me ne sarei

tornato subito

indietro. Ma poi

d o p o t r e a n n i

ritornai a Napoli

grazie a Vinicio,

c h e m i f e c e

debuttare proprio

contro la Juventus il 14 ottobre del 1973

solo perché ho dovuto aspettare la

riapertura delle liste autunnali. Fu una

partita indimenticabile: erano 12 anni che

non si vinceva contro i bianconeri e quel

Napoli ci riuscì con un netto 2 a 0 grazie ad

un mio gol allo scadere del primo tempo e al

raddoppio di Clerici nella ripresa. Era una

s q u a d r a c o s t r u i t a c o n g i o c a t o r i

d'esperienza e giovani che s'integrarono

b e n e . V i n i c i o

portò delle idee

nu ove ch e n o n

e r a n o a f f a t t o

copiate dal calcio

o l a n d e s e , m a

e r a n o i n v e c e

t i p i c a m e n t e

presenti nel calcio

b ra s i l i a n o. L a

nostra era una

zona brasiliana e

se avessimo avuto

una società più

forte alle spalle si

p o t e v a a n c h e

p u n t a r e a l l o

scudetto. Ferlaino

però, pur avendo

forse più carisma

di De Laurentiis,

e ra ge l o so d e l

successo e della

popolarità dell'allenatore, che aveva dal suo

canto un carattere un po' difficile. Vinicio

era ed è una bravissima persona ma a volte

per fare l'allenatore bisogna evitare

impuntature e le sue discussioni con il

presidente non fecero bene all'ambiente».

La formazione tipo del Napoli del 65-66In piedi: Bandoni, Ronzon (cap), Nardin, Stenti, Montefusco e Panzanato.Accosciati: Cané, Juliano, Altafini, Sivori e Bean.

Jarbas Faustino durante una premiazione

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LA PRESENTAZIONE

Napoli e Spal: stessi colori ma obiettivi diversidi Bruno Marchionibus

Allo stadio San Paolo un

con f ronto t r a due

squadre che prediligono il

g ioco con Lazzar i

osservato specialeHamsik lotta a centrocampo con Viviani

Callejon contrastato da Dramé

Due squadre similiAccomunata al Napoli non soltanto dai colori

biancoazzurri, ma anche dalla mentalità di

gioco propositiva volta molto più alla

costruzione che non alla distruzione della

manovra avversaria, la S.P.A.L. si presenta al

San Paolo ormai da vera realtà, più che da

sorpresa, della nostra Serie A. Dopo il ritorno in

mass ima ser ie de l la scorsa stagione,

quarantanove anni dopo l'ultima volta, infatti

gli estensi sono riusciti prima, al termine

dell'ultimo torneo, ad ottenere un'ottima

salvezza, e poi a ripartire con la stessa

determinazione nell'annata corrente, nella

quale la squadra di Ferrara si è resa

protagonista anche di risultati importanti, come

l'affermazione per 2 a 0 in casa della Roma.

Il Modulo della SpalIl tecnico Semplici è solito disporre i suoi con un

3-5-2, schema che valorizza al massimo la corsa

di Manuel Lazzari, colui il quale si è rivelato

nell'ultimo anno la vera arma in più della

S.P.A.L., arrivando ad indossare la maglia della

Nazionale, e di Fares, altro esterno che tanto

bene sta facendo tra le fila della compagine

emiliana. Sono i laterali, dunque, gli elementi

chiave nello scacchiere dell'allenatore toscano,

fondamentali come sono per le punte i loro

rifornimenti dalle corsie esterne; ed a proposito

di punte, ad un Antenucci che si sta

confermando sempre più bomber capace di

lasciare il segno anche in massima serie e a

Paloschi si è aggiunto in questa stagione anche

l'ex atalantino Petagna, il quale in questi primi

mesi di campionato ha trovato la via della rete

con maggior frequenza rispetto a quanto visto a

Bergamo. Non imperforabile, invece, risulta

essere la difesa dei ferraresi, la quale pur

essendo riuscita a mantenere la porta di Gomis

imbattuta in alcune occasioni nel corso della

stagione, in altre è andata incontro ad imbarcate

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NAPOLI – SPAL

STADIO SAN PAOLO 22 DICEMBRE 2018 ORE 15.00

CAMPIONATO SERIE AGIRONE D’ANDATA

17^ GIORNATA

NAPOLI

ALLENATORE ANCELOTTI

SPAL

ALLENATORE SEMPLICI

ZIELINSKI

SPAL 3-5-2GOMIS

CIONEK

VICARI

FELIPE

FARES

MILIK

MERET

MALCUITLAZZARI

SCHIATTARELLA

KURTIC

MISSIROLI

PETAGNA

ANTENUCCI

17

di notevoli dimensioni, come in casa col

Frosinone o a Roma con la Lazio.

Le armi del Napoli Il Napoli, dunque, avrà senza dubbio la

possibilità di giocare la propria partita

trovandosi di fronte un avversario che nell'arco

dei novanta minuti potrà concedergli spazi, e

grazie alla rapidità e all'imprevedibilità dei suoi

attaccanti, Insigne e Mertens su tutti, ha

sicuramente nel proprio arsenale le armi giuste

per arrecare sofferenza agli imponenti difensori

della S.P.A.L. Così come, potenzialmente, una

mano importante per i partenopei potrebbe

venire dalle fasce laterali, dove se le catene di

destra e di sinistra dovessero funzionare al

meglio, gli uomini di Ancelotti potrebbero

mettere seriamente in difficoltà il 3-5-2

spallino. Nella scorsa stagione, ad ogni modo, la

S.P.A.L. è riuscita a creare seri grattacapi al

Napoli sia all'andata che al ritorno; a settembre

la banda Sarri si impose a Ferrara per 3 a 2

solamente nel finale grazie ad una sensazionale

giocata individuale di Ghoulam, a segno dopo

uno slalom speciale tra le maglie della difesa

estense, mentre a febbraio gli azzurri vinsero al

San Paolo per 1 a 0 con gol di Allan,

conquistando i tre punti dopo non poche

sofferenze causate dall'ottima organizzazione

dei ragazzi di Semplici.

Allan dopo la rete del 18 febbraio

RUI

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CallejonI padroni della

CALLEJON:DALLA SIERRA NEVADAAL GOLFO DI NAPOLI

a carriera di Callejón, dopo la

Ltrafila delle giovanili con il Real

Madrid, ha una svolta con la

squadra riserve dei “blancos”, il Real Madrid

Castilla. Si fa notare in Segunda Division nel

2007-2008, realizzando 21 gol in 37

presenze, tanto da attirare le attenzioni

dell'Espanyol di Barcellona, che lo acquista

per 1,2 milioni di euro. Messosi in mostra per

3 stagioni in Liga, il Real Madrid lo riporta

nella capitale, dove in due anni colleziona 55

presenze con la maglia delle “merengues”.

Dalla Spagna al golfo di Napoli: nell'estate

del 2013 arriva all'ombra del Vesuvio e da

quel momento José María è diventato

insostituibile. Perno della fascia destra,

sembra avere tre polmoni per i km percorsi

in ogni gara. Ha nelle sue corde la capacità di

mandare in porta i compagni fornendo

pregevoli assist. È anche freddo sotto porta

ed arriva spesso al gol. È diventato, infatti,

con il Napoli il calciatore spagnolo che ha

realizzato più gol di sempre nel nostro

campionato.

José María Callejón: nato a Motril, età 31, nazionalità spagnola, altezza 178 cm, peso 73 kg

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IL CONFRONTO

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LazzariLAZZARI:SARÀ LUI L' EREDE IN AZZURRO DELLO SPAGNOLO?

Manuel Lazzari:nato a Valdagno, età 25, nazionalità italiana, altezza 174 cm, peso 67 kg

fascia destra

l 1° settembre 2018 Lazzari è

Idiventato il primo giocatore della Spal

a rientrare nel giro della Nazionale

italiana dopo ben 66 anni (Meret nel 2017 fu

convocato ma non giocò), debuttando contro

il Portogallo pochi giorni più tardi. Una

gioia immensa per il calciatore, che solo nel

2010-2011 muoveva i primi passi da

professionista, in serie D, con la maglia del

Montecchio. Nelle due stagioni successive

cambia due volte casacca, indossando prima

quella del Delta Porto Tolle e poi quella

della Giacomense. È quindi la Spal ad

acquistarlo e con la squadra estense in due

anni ottiene la doppia promozione, dalla

Lega Pro alla Serie A. Lazzari è un esterno

destro offensivo, dotato di una discreta

tecnica e di un'ottima corsa. È giovane ed è

un prospetto molto interessante, su cui già

molte squadre di Serie A, tra cui anche il

Napoli, hanno messo gli occhi. Stesso ruolo

di Callejón, chissà che non possa essere

proprio il motorino veneto l'erede dello

spagnolo volante.

di Marco Boscia

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Forniture per uffici Software e Hardware

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L'APPROFONDIMENTO

Dal ritorno in serie A ad oggi il Napoli

ha vissuto un costante processo di

crescita, con risultati in continuo

miglioramento sia dal punto di vista sportivo

che da quello economico - finanziario. Nel corso

degli ultimi dieci anni la squadra azzurra ha

raggiunto una dimensione nazionale ed

internazionale che nella sua storia aveva

conosciuto forse solo all'epoca di Maradona e,

pur non riuscendo a cogliere ancora l'obiettivo

più desiderato, ha conseguito una serie di ottimi

risultati, imponendosi oramai con costanza

come la seconda forza calcistica italiana ed

entrando a pieno diritto tra le prime quindici

squadre a livello europeo. La società partenopea

oltre che in termini di risultati sportivi è però

cresciuta molto anche sotto l 'aspetto

economico-finanziario, aumentando i propri

ricavi di oltre il 300% rispetto alla prima

stagione di serie A, sino a raggiungere nel 2017

il livello record di circa 300 milioni di euro, e

chiudendo i propri bilanci quasi sempre in utile

e con un indebitamento praticamente pari a

zero. Questo aspetto, sicuramente di minore

impatto per i tifosi, nel calcio di oggi è di

fondamenta l e impor tanza in quanto

rappresenta la premessa e la base indispensabile

per mantenere nel tempo la squadra ad alti

Una società solida ed in crescita

di Francesco Marchionibus

Aumento dei fatturati e partecipazione alle Coppe: come è cambiato il Napoli di Aurelio De Laurentiis

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livelli di competitività nei confronti di società

più ricche e tradizionalmente più forti. Il

Napoli, senza grandi multinazionali alle spalle e

con uno stadio non in grado di produrre gli

introiti ottenuti da altre società sia in Italia che

all'estero, ha raggiunto i brillanti risultati

economico-finanziari che le hanno permesso di

mantenere e migliorare la competitività della

squadra, seguendo sino ad oggi essenzialmente

due vie: le plusvalenze realizzate con la cessione

di giocatori top e l'incremento degli introiti TV.

In questa ottica la partecipazione alle Coppe

Europee, e segnatamente alla Champions

League, rappresenta per il Napoli un

fondamentale strumento di crescita e di

consolidamento. La squadra azzurra è oramai

alla nona partecipazione consecutiva alle

competizioni europee ed alla terza Champions

League di fila. Negli anni ha ottenuto numerosi

risultati di prestigio for nendo ottime

prestazioni contro squadre di consolidata

tradizione internazionale, disputando anche

una semifinale di Europa League. Il ranking

UEFA è migliorato tantissimo così come il

prestigio internazionale, anche se ad oggi in

Champions la squadra azzurra non è mai

riuscita a superare gli ottavi di finale. E proprio

questo può e deve essere il prossimo passo in

avanti del Napoli di De Laurentiis nel suo

processo di crescita: qualificarsi stabilmente

alla Champions League e cercare di andare il più

avant i poss ib i l e ne l l a compet i z ione .

L'innalzamento dei ricavi derivanti dalla

partecipazione alla Champions, infatti,

permetterebbe alla società di proseguire più

agevolmente nella politica intrapresa negli

ultimi due anni: limitare al massimo le cessioni

eccellenti, confermando tutti i big (la rosa del

Napoli è ogni anno migliore per qualità e

quantità) con l'innalzamento del monte

ingaggi, ed acquistare giocatori di qualità, se

possibile anche il tanto desiderato top-player,

per potenziare la rosa. E se poi ad una società

che negli anni ha dimostrato, nonostante i

pareri spesso discordi della tifoseria, di saper

condurre in alto il Napoli, si affianca in panchina

un allenatore di respiro mondiale come Carlo

Ancelotti, si può certamente essere ottimisti

s u l l a u l t e r i o r e c r e s c i t a s o p r at t u t t o

internazionale della squadra azzurra.

Ancelotti durante una conferenza stampa Uefa

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PROFILI

Hysaj: L'inesauribilee coriaceo Elseid

di Marco Boscia

Una storia che sembra una favola e la determinazione che mette a disposizione anche se gioca a sinistra

Elseid Hysaj

Il giovane terzino è nato a Scutari, in Albania, il

2 febbraio 1994. La sua carriera inizia proprio in

casa, nel Vllaznia. A soli 14 anni si trasferisce in

Italia e viene tesserato dall'Empoli, in cui milita

per quattro stagioni collezionando 98 presenze

tra Serie B e Serie A. Nell'estate del 2015,

Maurizio Sarri, appena arrivato a Napoli

proprio dall'Empoli, neanche “velatamente” fa

capire al nuovo presidente di volere ancora

Elseid alle sue dipendenze. Aurelio De

Laurentiis lo accontenta ed acquista Hysaj per 5

milioni di euro. È così che il giovane difensore a

soli 21 anni diventa un elemento fondamentale

dell'undici azzurro.

Hysaj è un terzino destro, che all'occorrenza

può essere impiegato anche a sinistra, dove ha

dimostrato diverse volte di cavarsela bene. È

dotato di un'inesauribile forza fisica, con una

spiccata propensione per la fase difensiva più

che per quella offensiva, tanto da arrivare poche

volte al tiro. Risulta però quasi sempre essere

primatista di palloni intercettati durante una

gara: un lavoro oscuro, spesso trascurato, ma

imprescindibile, che consente alla squadra poi

di dipanare il proprio gioco con l'abilità dei

propri attaccanti.

Hysaj è apparso visibilmente emozionato ogni

volta che ha raccontato la sua storia. Si ritiene, e

sa di esserlo, un ragazzo estremamente

fortunato, non potrebbe essere altrimenti. Dopo

solo due anni dalla sua nascita, il padre arriva in

Italia su un gommone, allontanandosi

dall'affetto dei cari, ma per garantire un futuro

migliore alla propria famiglia. Gzim, il papà, si

arrangia con piccoli lavoretti da muratore, e nel Contro l'Udinese impiegato a sinistra

Gli inizi e l’arrivo a Napoli

Le caratteristiche tecniche

La spinta di papà Gzim

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25

Hysaj si racconta

“La mia storia? Una vera favola.

Perché io sono consapevole che

quello che è successo a me

capita solo a uno

su un milione. Ed è

per questo che mi

colpiscono le

immagini

di questi

mesi: chi arriva qui sui barconi lo

fa per fame. La stessa che avevamo noi

negli anni '90

“Sono venuto dal niente, i sacrifici

portano a dei risultati inattesi, io per

esempio ho giocato in Champions

League e con la Nazionale. Per me è un

orgoglio portare il mio nome dietro la

maglietta

“Il mister (Ancelotti) ha vinto ovunque

in Europa, ha qualcosa di speciale,

lavorare con lui è fantastico. Inoltre è

stato bravo ad entrare subito in sintonia

con noi, speriamo possa continuare così.

Un giocatore stimolato da un grande

tecnico dà di più, anche in relazione alle

nuove posizioni in campo

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PROFILI

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Dicono di lui

“Hysaj sta facendo vedere che si può fare affidamento su di lui. Gioca sempre, non ha infortuni, non crea problemi e magari qualche volta non mette bene la palla, ma pochi altri a destra giocano con la continuità, la tecnica e la forza di Hysaj. È completo ed ha solo 24 anni per cui può ancora migliorare Gianni De Biasi (ex all. Albania)

“Ha giocato diverse partite a sinistra facendo molto bene, ma purtroppo si parla solo quando uno fa male e commette degli errori. Accettiamo anche questo, non è un problema, è molto più gratificante essere il 13esimo terzino d'Europa per valutazione, le critiche non ci interessano Mario Giuffredi (suo procuratore)

“Lui non ha molti grilli per la testa e sta bene qui. Un anno fa mi disse di lasciar perdere le offerte della Juventus perché voleva vincere qui lo Scudetto Mario Giuffredi (suo procuratore)

2004 arriva la svolta: si ritrova a lavorare in casa

di Marco Piccioli, procuratore sportivo, a cui

strappa la promessa di far effettuare un provino

al figlio. Quattro anni più tardi la promessa

viene mantenuta ed il giovane Elseid effettua un

provino con la Fiorentina, che ne resta

impressionata e che solo per problemi

burocratici non riesce ad acquistarlo. Subentra

l'Empoli che lo tessera nel settore giovanile e

che gli permette di iniziare quella che è una vera

e propria favola. Hysaj ha ricevuto sempre più

attestati di stima. Anche la Serie A Tim, solo

due anni e mezzo fa lo omaggiò attraverso i

propri canali Twitter e Facebook con una

bellissima dedica: “Lo vedi giocare e ti domandi

come sia possibile che un ragazzo di 21 anni

abbia il carattere di un veterano. Poi leggi la sua

storia e capisci perché Elseid Hysaj non ha

paura di nessuno”.

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LA STRADA PER BAKU

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Dalla Champions all'Europa League

di Lorenzo Gaudiano

Il dopo Liverpool si chiama Zurigo. Il Napoli ai sedicesimi trova gli svizzeri allenati dall'ex terzino sinistro Magnin

Espugnare Anfield è difficile per tutti. Il Napoli

ci ha provato, purtroppo senza riuscire

nell'intento. La sconfitta per 1 a 0 subita per

mano del Liverpool ha retrocesso gli azzurri in

Europa League dopo un girone impegnativo

disputato con grande personalità. Gli ottavi di

finale di Champions, anche se sarebbero stati

meritati, sono sfuggiti per un pelo. Come recita

però un antico detto, quando si chiude una porta

si apre sempre un portone. Adesso le porte

dell'Europa League si sono spalancate per il

Napoli, che dal 14 febbraio inizierà il suo

viaggio alle volte di Baku, sede della finale 2019.

La prima tappa di questo percorso lungo e

faticoso sarà Zurigo. Il sorteggio, abitualmente

poco benevolo nei confronti dei partenopei, ha

riservato per i sedicesimi alla squadra di

Ancelotti una sfida questa volta agevole sulla

carta, ma comunque da affrontare con la giusta

concentrazione. Gli svizzeri, quarti in classifica

nel loro campionato nazionale, hanno superato

il girone di Europa League da secondi dietro al

Bayer Leverkusen. Agli azzurri toccherà prima

andare in visita al Letzigrund Stadion, poi il 21

febbraio il San Paolo ospiterà la gara di ritorno.

Il doppio confronto con la squadra elvetica

avverrà in concomitanza con le sfide di

campionato contro Fiorentina al Franchi e

Torino al San Paolo, gare sicuramente non

proibitive ma comunque impegnative e

importanti per la classifica. Lo scorso anno il

Napoli rinunciò all'Europa League per

inseguire il sogno Scudetto. Oggi si ripresenta

di nuovo la possibilità di conquistare un trofeo,

sulla carta, alla portata. Il cammino non sarà

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facile, perché anche in questa competizione ci

sono squadre attrezzate per arrivare sino in

fondo. Le gare contro Liverpool e Psg, insieme a

quelle che verranno, saranno importanti per la

crescita internazionale del Napoli, che potrà

contare sull'esperienza di Carlo Ancelotti e su

un organico comunque all'altezza della nuova

competizione da affrontare.

Il film di Liverpool - Napoli Foto Mosca

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VERSO INTER - NAPOLI

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Forza AncelottiFirmato DRIBBLOSSI

di Pier Paolo Cattozzi

“Il Becca”, senza pronostici per Inter – Napoli, ed il suo calcio fatto di qualità anche fuori dal rettangolo di gioco

Evaristo Beccalossi

"DRIBBLOSSI", più che un acronimo, un vero e

proprio Titolo onorifico riconosciuto urbi et orbi

dalla DEA EUPALLA e tramandato ai posteri

dallo scrittore e giornalista, anche di sport,

Gianni Brera.

-- Se devo essere sincero, quando mi

battezzò come DRIBBLOSSI, non la presi

affatto bene. Mi lamentai. Poi scrisse che "io

vedevo autostrade dove gli altri vedevano

solo strade di campagna" e allora, capii che

non era il solito criticone e gli sono

addirittura riconoscente. Il soprannome mi

h a p o r t a t o f o r t u n a . E VA R I S T O

BECCALOSSI per i giornalisti del tempo

erano considerati, nome e cognome, troppo

lunghi per i titoli e, in genere, anche per i

tabellini della cronaca spicciola. Essendo il

giovane cresciuto a Brescia giocatore di talento

e fantasia, non lo si poteva certo ignorare.

Accadde così che l 'autore settimanale

dell'Arcimatto (rubrica settimanale di risposte

ai lettori del Guerin Sportivo) ancora una volta

seppe racchiudere in un solo suo neologismo

tutto quanto sapeva inventare in campo quel

Campione dal dribbling facile. Proprio tutto,

invero, non lo si può affermare, perché il

personaggio aggiungeva all'estro un pizzico di

"discontinuità" che lo faceva regredire al ruolo

di semplice comprimario. Raccontano che i suoi

colleghi di spogliatoio, prima di entrare in

campo, usassero chiedersi se la partita in

programma l'avrebbero giocata in dieci o in

dodici a seconda dell'umore di DRIBBLOSSI. --

Non posso smentire: era proprio così. Perché

a me piaceva giocare per divertirmi e a volte

gli altri evidentemente si divertivano meno.

Eri evidentemente insofferente agli schemi. --

Che schemi e schemi: io e Altobelli

giocavamo e ci intendevamo perfettamente,

“Quando vidi per la prima volta il

campo a 11, mi sembrò enorme. Ci

andavo in bicicletta, una Graziella che

p i e gavo i n d u e p e r m e t t e r l a

nell'automobile di papà, che veniva a

prendermi quando finiva di lavorare

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Gianni Brera

ma nessuno ci ha mai dettato schemi. Gli

schemi sono venuti dopo e, almeno io, non

sono proprio convinto che abbiano aggiunto

qualcosa di più al gioco: forse qualche alibi e

rompicapo per voi giornalisti. Non è che il tuo

rapporto con il giornalismo, quello che Frassica

(il comico, categoria che oggi va per la maggiore

ndr) ha definito il mestiere più antico del

Mondo, sia stato sempre idilliaco. -- No, grande

rispetto per tutti, ma riconosco che oggi

siano troppo invadenti. Radio, tv, giornali,

social e così via. Tu sei un amico, quindi è

un'altra cosa. In effetti per averti al telefono

sono stato dribblato via cavo, con sms, whatsapp

e via dicendo in Italia e all'estero. A proposito,

cosa ci facevi in Georgia. -- Ero con la Under

19 come Capo delegazione. Una bella

esperienza che mi gratifica. Oggi ci sono

giovani che a soli diciannove anni vengono

convocati da Mancini in Nazionale A. Vedi

Tonali, Zaniolo, ma non solo. Il problema è

che vengono subito paragonati a campioni

del passato o recenti mentre non ci sono

cloni: ognuno ha caratteristiche proprie. Mi

sembra sciocco paragonarli subito a Del

Piero o Pirlo. Inoltre si rischia anche di

mandarli fuori giri. Inutile chiederti se c'è

qualcuno che ti assomiglia, ad esempio, nel

Napoli. -- Non me la sento proprio di fare

certe cose: io ero uno che cercava di fare

bene l'ultimo passaggio. Con Altobelli lo

facevo a occhi chiusi e per questo ci

divertivamo. Non era vero che sbavavo per il

dribbling: mi piaceva giocare per gli altri e

non mi piaceva correre. Da qui il fatto che

non tutti gli allenatori mi capivano.

Nemmeno Bearzot (non lo convocò per i

Mondiali dell'82, quelli vinti dall'Italia). --

Fammi il favore. Acqua passata, non ne

voglio più parlare. Allora ritorniamo alla

Coppie Regine: come Mertens ed Insigne, ad

“ La maglia nerazzurra la ricordo

di un peso incredibile. La gente

dell'Inter mi ha sempre amato e lo fa

ancora, ma arrivare a giocare

nell'Inter dopo i fenomeni che c'erano

stati mi faceva paura. Era incredibile,

passare da Brescia alla grande città,

Milano, per giocare con l'Inter.

Passare da Suarez, Corso, Mazzola a

B e c c a l o s s i , e r a n o e m o z i o n i

impressionanti

esempio. -- Davvero forti, ma niente

paragoni. Hanno tecnica, classe e si allenano

come si fa oggi: al massimo. Non c'è più il

calcio naïf. Qualcuno dice anche a scapito della

q u a l i t à . - - T u t t e b a l l e . C e r t o i l

professionismo esasperato di oggi priva lo

spettacolo di qualche colpo del cosiddetto

fantasista, privilegiando il collettivo. Però

quanti atleti e campioni che possono

comunque garantire lo spettacolo. Come

Napoli e Inter: chi vedi come anti Juve. -- Il

Napoli ha fatto vedere qualche cosina in più.

Ancelotti in soli sei mesi ha già valorizzato

quel tanto di buono che aveva fatto Sarri.

I n d u bb i a m e n t e l a s u a e s p e r i e n z a

internazionale è più che una garanzia.

Spalletti. -- Spalletti ha fatto bene alla Roma,

ma la sua vera occasione di dimostrare cosa

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Con la maglia dell'Inter

sa fare è l'Inter. Se sbaglia, Milano potrebbe

esser l'ultima spiaggia. Non mi chiedere

però quale sarà il risultato. Speriamo nello ...

Spettacolo. L'eliminazione di entrambe in

Champions a chi porterà più problemi. -- È

difficile dirlo. Certo il Napoli è uscito

veramente a testa alta. Nessuno aveva

pensato a una impresa tanto meritevole. Si

pensi che praticamente è stato eliminato a

causa del golletto subito dalla Stella Rossa.

P e r A n c e l o t t i s o l o u n u l t e r i o r e

riconoscimento nonostante l'eliminazione,

ma si sa che in campo poi vanno solo i

giocatori. Qualcosina in più ci si aspettava

sia da Mertens che da Insigne. Hanno ancora

il Campionato per farsi perdonare, senza

dimenticare che anche l'Europa League

resta un traguardo da non sottovalutare. E la

tua Inter. -- Quasi lo stesso discorso anche

per l'Inter, ma con l'aggravante di un calo di

condizione e concentrazione che Spalletti

dovrà valutare molto attentamente. Anche

perché non mancano rimproveri a suo carico.

Forse anche un mea culpa non guasterebbe e

Milano resta per lui l'ultima spiaggia. Visto

che sei fra i suoi collaboratori in Nazionale,

come giudichi il lavoro di Mancini. -- Sono

ottimista. La scelta di puntare sui giovani

darà risultati molto lusinghieri. Io fra i

giovani lavoro e vedo ragazzi interessanti e

tecnicamente già affidabili. Mancini come

A n c e l o t t i h a b u o n a e s p e r i e n z a

internazionale. Farà bene: lo auguro a lui e

alla Nazionale. Dopo Brera, mio Direttore al

La carriera di BeccalossiBrescia dal 1972 al 1978Inter dal 1978 al 1984Sampdoria dal 1984 al 1985 Monza dal 1985 al 1986Brescia dal 1986 al 1988Barletta dal 1988 al 1989 Pordenone dal 1989 al 1990Breno dal 1990 al 1991

Nazionale Under 21 76 - 80Nazionale Olimpica 79 - 80

PalmarésBrescia – Camp. Primavera 74-75Inter – Camp. Serie A 79- 80Inter – Coppa Italia 81-82Sampdoria – Coppa Italia 84-85

VERSO INTER - NAPOLI

“ È meglio giocare con una sedia

che con Hansi Muller, perché con la

sedia quando gli tiri la palla addosso ti

torna indietro!

Guerin Sportivo che mi portava a San Siro a

vedere la sua Beneamata, ti ricordo anche un

altro personaggio mai dimenticato fra i tuoi

prestigiosi ammiratori: l'avvocato Prisco. Lui

amava dire: "Non è BECCALOSSI che gioca col

pallone, è il pallone che vuole giocare con lui". --

Hai ragione: davvero indimenticabile come

la Beneamata di allora. Senza dimenticare i

suoi grandi Presidenti. A proposito di

presidenti, cosa pensi di De Laurentiis. --

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33

Il Becca con la Nazionale

Beccalossi ed il suo amico Altobelli

Evaristo sorridente risponde alle domande

ha scelto Ancelotti per il dopo Sarri. Chiaro

che a volte parla troppo, ma non devo essere

proprio io a dirlo. Sta portando avanti un

p rog ramma ambiz ioso che mer i t a

attenzione, non solo per la sua soddisfazione

ma per quel pubblico che tutti vorrebbero

avere. Forse anche la Juve, almeno qualche

volta. Quindi alla fine Juve o Napoli o ....-- Ehi

Catto, non ci riprovare: niente pronostici.

Così, alla fine, non poteva che arrivare un bel

t u n n e l , f i r m a t o D R I B B L O S S I .

IL RICORDOMilano 15 Settembre 82, Inter - Slovan

Bratislava: ‘‘Sbagliai due rigori in pochi

minuti. Dal nervoso mi venne una

contrattura muscolare e dovetti pure

chiedere il cambio a Marchesi. Venivo da

12 rigori trasformati e mi sentivo sicuro’’

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Milano – Napolisotto l' albero

A San Siro Inter e Napoli si sfidano per inseguire la vetta e consolidare il proprio posto in zona Champions

di Bruno Marchionibus

34

INTER - NAPOLI

STADIO SAN SIRO 26 DICEMBRE 2018 ORE 20.30

CAMPIONATO – SERIE A GIRONE D'ANDATA

18^ GIORNATA

NAPOLI

ALLENATORE ANCELOTTI

FABIAN RUIZ

MERTENS

NAPOLI

ALLENATORE ANCELOTTI

STADIO SAN SIRO MILANO

MAKSIMOVIC

PERISIC

ICARDI

Accreditate da molti come le due principali e

potenziali antagoniste della Juventus in campionato,

l'una per la splendida stagione dello scorso anno e

l'altra per la faraonica campagna acquisti estiva,

Napoli ed Inter si sono presentate ai nastri di

partenza di questa stagione con l'obiettivo minimo

di conquistare una nuova qualificazione in

Champions, cercando per quanto possibile di

impensierire i bianconeri in vetta alla classifica. I

nerazzurri, al secondo anno sotto la guida di

Spalletti, dopo una partenza stentata hanno trovato

la quadratura del cerchio, iniziando ad inanellare

una serie di risultati positivi consecutivi così come i

ragazzi di Ancelotti, cosicché la sfida di San Siro del

26 dicembre tra le due compagini si presenta sulla

carta come uno dei match più avvincenti del torneo.

La partita

Ancelotti e Spalletti qualche anno fa in un'amichevole

I meneghini, come al solito, faranno grande

affidamento non soltanto sul proprio potenziale

offensivo, con Icardi ormai affermato rapace d'area

di rigore che in questa stagione oltre al supporto di

Perisic può contare al suo fianco anche su Politano e

Keita, ma anche su una rinnovata solidità del

centrocampo e della difesa, ottenuta grazie ai

fondamentali arrivi dalla Capitale di Nainggolan e

De Vrij. Fattore determinante nel campionato

interista, infine, è come sempre il “portierone”

Handanovic, da anni ormai tra i migliori della Serie

A nel suo ruolo. Gli azzurri, dal canto loro, hanno

basato i risultati positivi di questa prima metà di

annata sulla continuità tecnica rispetto alle passate

stagioni, con buona parte dei protagonisti del

triennio sarriano al centro anche del progetto di

Investimenti vs continuità tecnica

LA PARTITA DI NATALE

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INTER - NAPOLI

STADIO SAN SIRO 26 DICEMBRE 2018 ORE 20.30

INTER

ALLENATORE SPALLETTI

FABIAN RUIZ

INTER 4

-2-3

-1

STADIO SAN SIRO MILANO

HANDANOVIC

VRSALJKO

DE VRIJ

SKRINIAR

ASAMOAH

VECINO

BROZOVIC

POLITANO

NAINGGOLAN

PERISIC

ICARDI

Il gol vittoria di Callejon nel 2017

Ancelotti, il quale ha saputo però trasmettere ai suoi

ragazzi quel quid in più dato da esperienza

internazionale e capacità di cambiare pelle a seconda

degli incontri e dei momenti della partita. Hamsik e

compagni affronteranno senza dubbio la sfida del

Meazza puntando sul palleggio del proprio

centrocampo e sulla fantasia dei propri uomini

offensivi che, guidati da un Lorenzo Insigne in

questa stagione in formato deluxe e da un Mertens

che recentemente ha tagliato il traguardo di quota

100 gol in maglia partenopea, potrebbero mettere

seriamente in difficoltà i giganti della retroguardia

di Spalletti.

La Scala del calcio, storicamente, è un campo dove il

Napoli è spesso incappato in sconfitte brucianti,

basti pensare alla contestata sconfitta in rimonta

subita nel 1970/71, che segnò la fine del sogno

Scudetto per gli azzurri di Zoff e Juliano, o al fatto

che anche negli anni dei due Scudetti la squadra di

Maradona tornò in Campania da Milano a mani

vuote (1 a 0 gol di Bergomi nel 1986/87, 3 a 1 nel

1989/90); non è mancata, tuttavia, per i partenopei

qualche soddisfazione non da poco, come negli

ultimi anni l'1 a 0 di due stagioni fa firmato da

Callejon o il ben più rotondo 3 a 0 dell' ottobre 2011

(Campagnaro, Maggio, Hamsik) , arrivato

diciassette anni dopo l'ultima imposizione

napoletana in casa della Beneamata, siglata all'epoca

dall'autogol di Jonk su tiro di Buso e da un

magistrale calcio di punizione del brasiliano Andrè

Cruz.

Una trasferta storicamente difficile

André Cruz contribuì al successo azzurro nel 1994 Il 3 a 0 di Hamsik nel 2011

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www.protom.com

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IL TORNEO

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Mauro De Maio e Federica Sacco campioni campani

Un successo tecnico e organizzativo per il Club Atheneo l'edizione 2018 dei Campionati Assoluti

di Bruno Marchionibus

Le Premiazioni

rande successo di iscritti e di pubblico

Gper l'edizione 2018 dei Campionati

Assoluti Campani di Tennis, tenutisi

sui campi del Tennis Club Atheneo, il circolo

sito in Via Arcamone e gestito dalla famiglia La

Cava, che in meno di dieci anni grazie alle sue

moder ne strutture ed alla passione e

professionalità dell'intero staff tecnico ed

amministrativo è riuscito a diventare

un'eccellenza a livello regionale e non solo. «I

Campionati hanno registrato, rispetto alle

scorse edizioni, un notevole incremento di

partecipanti» sottolinea Paolo La Cava, patron

del T.C. e grande appassionato di questo nobile

sport «toccando quota 184 giocatori iscritti

nelle varie categorie, di cui 141 uomini e ben

43 donne, record assoluto a livello campano

di presenze femminili in un torneo Open».

Tabelloni nutriti e competitivi, quelli della

massima rassegna della Campania, sia per

quanto riguarda la Terza Categoria che la

Seconda, e torneo che ha avuto la possibilità di

andare avanti regolarmente nonostante

qualche prevedibile, dato il periodo dell'anno,

giorno di pioggia grazie ai campi al coperto di

cui è dotato l'Atheneo: «Per quanto riguarda

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38

Le Premiazioni

la Terza Categoria abbiamo superato

addirittura quota settanta iscritti» continua

La Cava «trenta invece i partecipanti per la

Seconda. Disporre di tre campi al coperto,

cosa estremamente rara da queste parti, ha

fatto sì che i match potessero disputarsi

regolarmente secondo i programmi anche

nelle giornate in cui ha piovuto». roprio la P

qualità di giocatori e partite, inevitabilmente, ha

assicurato alla competizione, iniziata il 6

dicembre e conclusasi domenica 16 con le finali,

un'ottima risposta di pubblico. E nel giorno

delle finali, inoltre, indicativa dell'importanza

dell'evento è stata la partecipazione delle

istituzioni, sia per quanto riguarda il Comune di

Napoli con la presenza dell'Assessore allo Sport

Ciro Borriello, sia per quanto riguarda il

C o m i t a t o C a m p a n o Te n n i s , c o n l a

presidentessa Virginia Di Caterino. Doveroso,

ovviamente, ricordare chi ha contribuito a

rendere possibile l'organizzazione di una

rassegna sportiva di tale portata, dotata di un

considerevole montepremi di 5.500 euro, la

quale prima di questo 2018 da anni ormai

veniva stabilmente assegnata al CUS Napoli:

«Ringrazio i partner commerciali che ci

hanno accompagnato nel corso di questi

giorni» aggiunge il patron «in particolar

modo il nostro main sponsor Articolo 1, e

voglio evidenziare come sui nostri campi in

terra rossa siano stati anche diversi dei

“nostri” ragazzi dell'Atheneo a mettersi in

mostra, a riprova ancora una volta della

qualità tecnica raggiunta dal Circolo».

Finale maschileI° classificato Mauro De Maio (Tennis Club San Giorgio del Sannio)II° classificato Giuseppe Caparro (Tennis Vomero)

Finale FemminileI^ classificata Federica Sacco (Tennis Fireball)II^ classificata Antonella La Cava (Tennis Club Atheneo)

Le Finali

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40

STORIE NAPOLETANE

L'art creator dell'omonima pasticceria racconta la sua storia, i suoi sogni creativi e le sue idee per Napoli

Gianluca Ranieri ed i suoi dolci quadratidi Giovanni Gaudiano

È domenica mattina e nel bar pasticceria di

Gianluca Ranieri di via Cilea sembra di stare

partecipando ad un happening. C'è gente che

entra, consuma al banco, si sofferma cercando

un dolce; altri preferiscono consumare

all'aperto, complice la bella giornata. Il

movimento è continuo e non potrebbe essere il

contrario. Il fine pasto domenicale del

napoletano richiede il dolce e la Pasticceria

Ranieri offre un'ampia scelta, anche se non è

questo il punto di forza. I dolci preparati sono

frutto di un lavoro ricercato, di una voglia di

novità e di sperimentazione che non conosce

soste. «I nostri dolci partono da un disegno

or ig ina le che v i ene sv i luppato in

laboratorio, questo percorso ha determinato

il successo del nostro impegno. Le nostre

torte provengono da un design originale, la

torta quadrata è nata per fornire un prodotto

che avesse la sua originalità e una sua pulizia

visiva e posso dire che caratterizza il mio

modo di pensare al dolce. La base nella

preparazione è quella tradizionale, classica

ma il risultato finale è soprattutto

visivamente attuale, moderno». A spiegare è

proprio lui, Gianluca Ranieri, l'art creator della

pasticceria, il deus ex machina di una ricerca

costante che produce risultati eccellenti. Ma

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Ranieri, lei è solo uno sperimentatore?

«Sostanzialmente sì. È il mio ruolo. In realtà

io non mi sento un pasticcere, io sono un

creativo. Non sono adatto per fare ogni

giorno le stesse cose. La routine è lontana

dal mio modo di essere, mi toglierebbe la

creatività. Sono stato forse il primo a cercare

con i miei colleghi uno scambio che partisse

da basi tecnico-culturali già nel 2000 ma non

feci proseliti. Ancora oggi l'operazione

risulta difficile, si fa fatica a portare avanti

un tale progetto. La mia idea è che bisogna

migliorare la pasticceria, migliorare i locali

in modo da poter migliorare i quartieri, la

città». Che sensazione le produce vedere i suoi

dolci quadrati? «Quando guardo la pastiera

quadrata mi emoziono in particolar modo,

perché vedere un dolce tradizionale

preparato in quel modo lo rende Ranieri, gli

conferisce un senso di appartenenza molto

più forte al mio modo di intendere la

pasticceria». Ed allora che significa il numero

attribuito alla Pastiera 27? «È un dolce della

tradizione che ho voluto comunque

quadrato. L'originalità di questa creazione

risiede nel fatto che nasce da un mio sogno,

durante il quale in pasticceria si lavorava al

dolce in maniera diversa da quella abituale,

in particolare un ingrediente presente da

sempre nelle preparazioni veniva trattato in

modo diverso. Ebbene noi, per raggiungere

quel risultato suggeritomi dal sogno,

abbiamo impiegato 27 prove e da qui è nato il

nome della nostra pastiera». È quindi una

creatività contagiata dai sogni la sua o parte da

altri presupposti? «La mia creatività migliora

quando sono in meditazione. Esiste

l'inquinamento del pensiero come quello

sonoro ed allora la capacità di estraniarsi

aiuta molto la fase creativa. In realtà si tratta

di raggiungere una frequenza che ti renda

più libero, meno ossessionato dai problemi

di tutti i giorni al punto da poter creare nel

piacere, superando la complessità che il

processo comporta. D'altronde la fase

creativa oggi è difficile come anche

raggiungere l'originalità, ci siamo riusciti

per esempio nella preparazione degli

struffoli che quest'anno ci ha regalato un

premio. Poi c'è il profumo della città che

parte dal caffè, che ti ispira in ogni

momento». Ma quando lei parla della musica

che migliora la lavorazione dei dolci a cosa si

riferisce? «È vero, la musica quando viaggia a

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STORIE NAPOLETANE

432 hertz, che è il suo suono naturale, fa sì

che la struttura molecolare dei prodotti sia

solidi che liquidi assuma un disegno

perfetto. Si tratta però per il momento di un

discorso prematuro che ritengo riuscirò a

sviluppare meglio più in là». Torniamo

indietro. Parliamo un po' di lei, del suo percorso

professionale. «Sono oltre 15 anni che lavoro

nel settore. Il mio primo inizio nel mondo

dell'intrattenimento inteso come caffetteria

e pasticceria è cominciato nel 2001. Ho

avuto diverse esperienze e quando mi è

capitato di dover allestire e curare feste per i

compleanni o per le lauree mi sono reso

conto che questo lavoro comportava

un'aggregazione che a me piace molto. La

cosa diventava ancora più sentita al taglio

della torta, per me infatti quello era un

momento di grande piacevolezza che mi ha

convinto come fossi tagliato per la

pasticceria. Nel 2015, quindi, ho lanciato il

mio nuovo brand con mio fratello Salvatore,

che si occupa dell'amministrazione, alla

ricerca di una pasticceria nuova, diversa

dalla solita». Una delle novità è rappresentata

dall'angolo lettura a via Cilea? «In realtà sono

molto attento dal punto di vista culturale,

pensare solo al commercio diventa triste.

L'angolo Ranieri change book serve a

favorire l'aggregazione, lo scambio dei libri

letti soprattutto tra i giovani. Oltre a

q u e s t ' a t t i v i t à f a c c i a m o d i v e r s e

presentazioni di libri nelle nostre strutture

perché mi piace promuovere il mondo della

lettura. Credo che i ragazzi debbano

s t a c c a r s i u n p o ' d a l l a m o d e r n a

tecnologia». Siamo quasi a Natale, meglio il

panettone o il pandoro? «Il nostro panettone

mi ha dato la possibilità di esprimere la mia

creat iv i tà . È un dolce aperto a l la

sperimentazione, si presta alla ricerca di

gusti differenti, pur partendo dalla ricetta

classica. Il pandoro potrebbe essere

utilizzato tenuto conto delle possibili

farciture, ma non lo preferisco perché non

mi procura quelle sensazioni necessarie». E

la cassata? «La ricetta classica risulta un po'

stucchevole, asciutta, alla fine poco

piacevole al palato. Le nostre nuove cassate

al forno al cioccolato e ai frutti di bosco

saranno più gradevoli e più morbide. Sono le

ultime creazioni in ordine di tempo ma da

quando le ho presentate hanno subito avuto

successo». Un consiglio per il dolce di Natale.

«Il mio consiglio per un fine pasto nelle

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43

festività va verso gli struffoli. Ci sono tante

varianti proposte un po' da tutti, anche se la

nostra creazione è stata premiata di recente

come la più originale». Come vede Napoli

Gianluca Ranieri? «Napoli la vedo sempre

bella. Per me è una città che andrebbe

comunicata diversamente per quello che è

realmente. È piena di storia, c'è un popolo

positivo nella sua maggioranza, anche se non

si perde occasione per mostrare i lati

peggiori della città. Vedo anche uno sforzo

da parte dei commercianti per migliorare la

situazione in tutti settori». Cosa ne pensi del

Napoli? «De Laurentiis è un genio. I tifosi

possono dire quello che vogliono ma come

imprenditore penso sia un esempio di

efficienza. Non sono tifoso, non seguo da

vicino il calcio ma il suo avvento ha portato

positività con risultati e con la continuità

che è sempre un risultato difficile da

raggiungere. Gianluca ritorna alle sue

creazioni quadrate, senza tralasciare la cascata

di struffoli presente nelle sue vetrine. A

proposito, sul sito si trova un appuntamento:

“Aspettando Ranieri 2020”. Non è dato sapere

per il momento di cosa si tratti, forse qualcosa

connessa al laboratorio, al lavoro che li vi si

svolge. Chissà. Non resta che attendere, siamo

quasi nel 2019.

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Via Gian Lorenzo Bernini, 68, 80129 Napoli NATel. 081 558 1970Aperto dal lunedì al sabato dalle 09.00 alle 22.00

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LE AZIENDE

Sorbino : ‘ ‘La tradiz ione c i insegna, l'innovazione ci guida’’

di Lorenzo Gaudiano

Una famiglia ed un gruppo d 'aziende con un marchio consolidato ed in espansione su tutti i mercati del mondo Siamo all'Interporto. Entrando nel quartier

generale dell'azienda Sorbino, si respira subito

un'aria di grande professionalità. L'ampiezza

dei locali e l'organizzazione dell'azienda

spiegano da subito la grande evoluzione che il

marchio in più di cinquant'anni ha avuto nel

settore dell'abbigliamento maschile. Non si

tratta soltanto di un'azienda ma di una famiglia.

Una famiglia di tre fratelli (Ciro, Modestino e

Giuseppe) che ha saputo continuare e

sviluppare l'attività iniziata dal padre Giovanni,

riuscendo a coinvolgere anche i propri figli. Uno

di questi è Gianni Sorbino, figlio di Giuseppe,

con il quale è un piacere ripercorrere la storia

del marchio e lanciare un breve sguardo al

futuro, ricco di possibilità ma soprattutto di

obiettivi. Come è nato il marchio Sorbino?

«L'azienda nasce con mio nonno nel locale a

Vico Scassacocchi, quartiere Forcella. Si

trattava di un garage dove lui esponeva ogni

mattina i pantaloni all'esterno della sua

parete. Mio nonno riforniva tutta Napoli ed

era un commerciante r iconosciuto

dappertutto. Successivamente mio padre

Giuseppe e i fratelli Ciro e Modestino

incominciarono a spostarsi in altri punti

vendita nella zona con un nuovo marchio ed

il fatturato iniziò a crescere. Da qui nacque

l'idea di realizzare prodotti utilizzando il

marchio Sorbino, che ebbe un buon impatto

sul mercato. La domanda crebbe e così partì

nei primi anni '90 l'esperienza al CIS di

Nola, all'isola 3, con un capannone. Ciro,

Modestino e papà Giuseppe credettero sin

da subito nel progetto ed il progressivo

sviluppo del marchio consentì l'acquisto di

ulteriori capannoni. Poi negli anni '90

partimmo con un altro polo distributivo al

Centergross a Funo Argelato, che è il centro

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46

distribuzione che serve i mercati del Nord

Europa e Nord Italia. Nel 2007 però iniziò un

periodo di crisi che vide il fallimento di

molte aziende del settore e per questo

decidemmo di spostarci con la logistica

all'Interporto Campano di Nola e creare

un'altra società figlia della Sorbino, che è il

Gruppo GGM Italia a cui fanno capo i

marchi Dooa, Hamaki-Ho e Sseinse che

esponiamo da 20 stagioni al Pitti di Firenze.

Successivamente abbiamo rilevato l'azienda

empolese Gazzarrini, che fu insieme ad

Armani tra i primi a sfilare a Milano». Come è

continuato lo sviluppo dell'azienda? «Per

diversificare, considerando le difficoltà

nella diffusione, abbiamo deciso di far

diventare il nostro core business i nostri

punti vendita, aprendone 100 su tutto il

territorio nazionale di cui 30 in affiliazione.

Il nostro appeal all'estero, tra l'altro, è

cresciuto con affiliazioni in Iran, a Dubai e

nei centri commerciali di spessore. Abbiamo

aperto corner e punti vendita anche in

Europa. Per l'anno prossimo sono previste

nel primo semestre 25 aperture e mi auguro

lo stesso per il secondo. Abbiamo una vasta

richiesta di affiliazione». Come è cambiato il

mondo dell'abbigliamento in questi anni?

«Quando ero bambino, papà lavorava molto

anche la domenica perché il CIS era sempre

pieno di persone provenienti da tutt'Italia

che si rifornivano di merci. Dal lunedì al

sabato vendevano al dettaglio, la domenica

venivano a rifornirsi. Il CIS è venuto a

mancare nel corso del tempo non per sua

colpa ma perché il mercato all'ingrosso ha

cominciato a scemare. L'entrata sempre più

insistente nel nostro Paese di catene

internazionali ha fatto sì che ci fossero

sempre negozi diretti in aree cittadine,

demotivando il cliente che comprava

all'ingrosso. È cambiata la politica del

p r i c ing in v i r tù d i una c rescente

globalizzazione e di una forte concorrenza

dei centri commerciali e del mercato

online». Quanto è importante consentire ai

clienti di acquistare capi d'abbigliamento anche

online? «Secondo Il Sole 24 Ore un'azienda

che non dispone di una piattaforma

d'acquisto online è destinata a fallire. Con

altri marchi la abbiamo già, per Sorbino è in

via di allestimento. Ci sarà un customer che

seguirà le richieste del cliente e un addetto

alle spedizioni. Riceviamo continue

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LE AZIENDE

richieste da parte di molte persone fuori

dall'Italia, fidelizzate Sorbino, che vogliono

acquistare i nostri prodotti». Quali sono gli

obiettivi per il futuro? «Aprire punti vendita

in territorio nazionale e aumentare la lista di

partner all'estero. A Dubai, per esempio,

apriremo con un nostro partner 10 punti

vendita». I vostri capi dove vengono realizzati?

«Turchia, Bangladesh, Cina e Romania per

ragioni natura lmente economiche .

Vorremmo produrre in Italia ma siamo

costretti ad andare all'estero. Devo dire che

comunque la produzione all'estero è

migliorata in maniera significativa anche

grazie a figure professionali provenienti

dall'Italia». Sorbino è legato da anni al Calcio

Napoli. Cosa ne pensa di Aurelio De Laurentiis?

«Noi siamo sponsor del Napoli dall'epoca di

Maradona. Poi con l'arrivo di De Laurentiis

abbiamo anche prodotto una linea Dooa-

Napoli con capi numerati che avevano

l'esclusiva. Il Presidente è un grande

imprenditore, si fa valere e lo stimo tanto.

Ha preso la squadra in Serie C, oggi stiamo

vivendo annate stupende ai vertici della

classifica, lottiamo per lo Scudetto e ci

misuriamo contro squadre di livello come

Liverpool e Paris Saint-Germain». Quali

sono i vantaggi della vostra partnership con il

Napoli? «Qualche anno fa abbiamo venduto

più caschi di Momodesign in virtù della

sponsorizzazione con il Napoli. Ruiz e

Insigne sono nostri testimonial. La

partnership con la società partenopea ha

naturalmente incrementato la nostra

clientela. Al di là poi dell'immagine e

dell'aspetto economico, è un onore far parte

della famiglia Napoli». Cosa ne pensa di Carlo

Ancelotti? «Ancelotti come persona mi piace

tanto, perché ha dato spazio a figure che non

conoscevamo. È stato bravo a valorizzare

diversi giocatori e a trattenere i campioni».

Ringraziamo Gianni Sorbino per la sua

disponibilità ed il suo tempo. Uscendo

dall'azienda, balza agli occhi uno splendido

tavolo da biliardo. Anche il tempo libero

nell'azienda ha il suo rilievo. Una partitina ci

avrebbe fatto piacere ma è tardi, è ora di

rientrare a casa per ricaricare le batterie dopo

una lunga giornata di lavoro e di impegni.

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LE TRADIZIONI

L'arte de “Il Mondo dei pastori”

di Bruno Marchionibus

Il presepe napoletano del maestro Ugo Esposito nel segno della antica tradizione partenopea

Il maestro nel suo negozio

Nel cuore pulsante di Napoli, tra i decumani del

Centro Storico, dove ogni angolo trasuda storia

ed ogni scorcio trasmette agli occhi ed ai cuori

dei napoletani e dei turisti la millenaria cultura

di Partenope, si trova, come un'arteria che

collega Spaccanapoli a Via dei Tribunali e che

irrora la città con lo spirito della tradizione e del

Natale, quella che è comunemente considerata

la Capitale Mondiale dell'arte presepiale: San

Gregorio Armeno. Patrimonio della città ed

autentica calamita per migliaia di visitatori non

soltanto nel periodo delle festività natalizie, San

Gregorio ha ottenuto fama internazionale

grazie all'abilità ed alla creatività dei suoi

maestri presepiali, che realizzano prodotti unici

al mondo i quali, nell'epoca della produzione in

serie, hanno la capacità ed il merito di ricordare

quanto il lavoro artigiano raggiunga vette di

qualità inarrivabili per qualsiasi macchina. Tra

di essi, al civico 46, spicca Ugo Esposito, la cui

bottega “Il Mondo dei pastori” si presenta come

un vero e proprio paradiso per gli amanti del

presepe tradizionale napoletano, con i

personaggi classici riprodotti fedelmente e con

una cura dalla quale traspare tutta la passione

del maestro verso il proprio lavoro e verso

storia e tradizione. Come si è avvicinato al

mondo dei presepi e da quanto è a San Gregorio

Armeno? «Io qui a San Gregorio ci sono

nato. Quando ero piccolo questa strada non

era molto conosciuta, anzi direi che era

decisamente isolata, e le botteghe erano

aperte semplicemente per quei 15/20 giorni

di dicembre. Poi, col passare degli anni, le

tante bellezze artistiche presenti qui al

Centro hanno fatto sì che la zona dei

Decumani venisse del tutto riscoperta, ed

oggi la presenza di turisti durante tutto

l'anno è notevole, anche per la possibilità

che Napoli offre di trascorrere qualche

giorno in città a prezzi più che ragionevoli».

Ad oggi quindi la bottega è aperta tutto l'anno?

«Sì, rispetto a quando si apriva solamente

per il mese di Natale, l'aumento delle spese

al giorno d'oggi rende necessario tenere

aperta l'attività dodici mesi e lavorare di

fatto dodici ore al giorno, anche perché il

flusso di turisti è consistente durante

l'intero arco dell'anno. E poi ci sono anche

diverse persone che vengono per comprare

regalini, bomboniere, decorazioni per le

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49

case; insomma, siamo sempre in attività».

C'è un personaggio del presepe tradizionale

napoletano al quale è particolarmente legato?

«I miei preferiti sono sempre stati Benino ed

il pastore della meraviglia. Benino è un

pilastro del presepe napoletano, è colui che

sogna il presepe; e poi c'è appunto il pastore

della meraviglia, che va insieme a lui». Qual è

il procedimento di realizzazione delle sue

meravigliose statuine? «I pastori di terracotta

come i nostri sono rifiniti al 50% con la

forma ed al 50% a mano, poi si fanno seccare,

si cuoce a 940/960 gradi la terracotta e ci si

dedica infine alla pittura. Si tratta di pitture

dalle colorazioni molto particolari; anche in

questo caso l'obiettivo è realizzare un

prodotto di qualità. Con questa lavorazione

si parte da pastori di 2/4 centimetri per

arrivare fino a quelli di 12/15; più grandi per Il pastore vestito del tipico presepe napoletano

L'ingresso del negozio di San Gregorio Armeno

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i presepi ormai se ne fanno pochi, dato che la

grandezza media delle abitazioni di oggi

condiziona anche quella dei presepi allestiti

dalle famiglie. Per quanto riguarda i pastori

vestiti, di dimensioni maggiori, il discorso è

un po' diverso: abbiamo abiti di seta e mani e

p ied i in l egno, ed in questo caso

raggiungono anche i 40 centimetri. “Il

Mondo dei pastori”, insomma, sta facendo di

tutto per mantenere viva la cultura

tradizionale del vero presepe napoletano».

A questo proposito,

qual è secondo lei il

segreto del presepe

napoletano, che lo

rende il più famoso

a l m o n d o ? « I

segreti del pastore

napoletano sono la

grazia, la bellezza,

l a q u a l i t à d e l

manufatto e delle

stoffe, e la cura

c o n c u i v i e n e

p r e s e n t a t o

insieme ai vari

accessori. Quando

la testa è modellata a mano, l'eleganza del

prodotto è evidente. Quando invece un

pastore è brutto, è brutto dalla testa ai piedi,

c'è poco da fare». Tra i tanti turisti che

vengono a Napoli e visitano San Gregorio, c'è

una nazionalità in particolare che apprezza

l'arte presepiale partenopea? «Sì, senza dubbio

i turisti spagnoli. D'altra parte si sa che la

Spagna è simile in tutto e per tutto alla

nostra terra; gli spagnoli sono solari, allegri,

ed amano le cose belle e la qualità, tra cui i

nostri presepi e le nostre statuine. E poi, per

fortuna, c'è da dire che tanti napoletani

mostrano di amare ancora tanto la

tradizione del presepe e di conoscerne la

storia».Negli ult imi anni , accanto ai

personaggi tradizionali proposti dal presepe

napoletano, sono comparsi a San Gregorio un

po’ in tutte le botteghe, in maniera sempre

maggiore, tante statuine di vip e personaggi

dell'attualità. Cosa ne pensa? «Io amo il

presepe classico napoletano del '700, e credo

che sia quello della tradizione il messaggio

che dovremmo portare avanti con forza. È

chiaro che ad oggi la richiesta di personaggi

famosi è tanta, e

c'è la necessità di

adeguarsi almeno

in parte a ciò che

chiede il mercato,

dovendosi anche

m a n t e n e r e

c o s t a n t e m e n t e

a gg i o rn a t i n e l

corso dell'anno su

q u a l i s i a n o l e

c e l e b r i t à d e l

momento; al 90%,

i n o g n i c a s o ,

c o n t i n u o a

d e d i c a r m i a i

pastori ed alle statuine tradizionali, che

fanno parte della storia di Napoli e del vero

presepe». Tra le varie statuine, nella sua

bottega, spiccano anche Pulcinella, Totò,

Troisi. Come si legano questi personaggi alla

tradizione? «Si legano per il fatto che, come

il presepe, anche loro fanno parte della

storia di Napoli. Io ho avuto la fortuna di

incontrare Totò ai tempi in cui il Principe

della risata usciva di notte a passeggiare per

le vie della città, e credo che anche ricordare

questi personaggi sia un modo per difendere

e valorizzare la tradizione napoletana».

I Re Magi di Ugo Esposito

LE TRADIZIONI

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LE TRADIZIONI

SCIÒ SCIÒ Il folletto antisfiga e il pastore dormiente, come tutti gli altri personaggi n a p o l e t a n i , s o n o l ' e s p r e s s i o n e d e l l a dimensione stravagante, onirica e magica del grande presepe napoletano

È nel XVIII secolo che il presepe napoletano

fiorisce nel suo folklore più stravagante, a tratti

irriverente ma senza incorrere nella blasfemia,

con l'introduzione di personaggi esistenti solo

nella fantasia che, tra il serio ed il faceto, fanno

da cornice al miracolo della natività. Sono essi la

materializzazione di vizi, fisime e peculiarità del

nostro popolo senza i quali saremmo denudati

del nostro cromosoma più prezioso, che ci rende

speciali agli occhi del mondo; tant'è vero che per

omaggiare il nostro Salvatore, ovemai la sua

onnipotenza non fosse sufficiente al nostro

umano sentire, e per compensare (sempre a

nostro dire) l'inutilità di incenso e mirra in un

contesto estremo come la venuta alla luce in una

mangiatoia, si è rocambolescamente pensato di

introdurre lo Sciò Sciò, buffo, furbo ed allegro

personaggio molto amato o forse il più amato

nella panoramica delle figure allegoriche,

poiché esso rappresenta la “buona” sorte,

l'antisfiga per eccellenza. A questa figura

bastano devozione e riconoscimento affinché la

sua proverbiale generosità si manifesti senza

limiti. Un portafortuna di inestimabile valore.

Come da “slang facebookiano” verrebbe

Sciò Sciò e la gobba beneaugurante spontaneo dire: “E i Re Magi …muti!” Tutto

q u e s t o è l o S c i ò S c i ò , l o s p i r i t o

vecchio/bambino più amato dai napoletani e

non solo. È rappresentato come un folletto, sul

cui abito nero a code sono cuciti innumerevoli

corni rossi così come il suo cappello a cilindro

o r p e l l at o i n o l t r e d a c a m p a n e l l i n i e

rigorosamente nonché vistosamente gobbo,

non inteso nel senso calcistico del termine dove

il fraintendimento è dietro l'angolo bensì

“scartellato”. Secondo le antiche credenze lo

scartello, o gobba, è indice di buon augurio,

benessere e ricchezza. L’espressione sciò sciò

altri non è che un'abbreviazione di “Sciò Sciò

Ciucciuè Tiè”, che si potrebbe liberamente

tradurre in “pussa via, brutta civetta del

malaugurio” poiché da noi al Sud questo

esemplare d'animale non porta bene, essendo un

simbolo legato al passaggio della morte e

ritenuto (a torto oppure a ragione) portatore di

sventure, lutti e rovine per il suo lugubre verso.

A questo rito scaramantico verbale si sussegue,

di prassi obbligatoria, un altrettanto gesto di

rimando che non è proprio signorile ma

necessario, la cui venia passa in secondo piano

rispetto all'efficacia del suddetto gesto.

Una creazione di Ugo Esposito

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E BENINO di Paola Parisi

tutti i pastori del presepe napoletano, anche la

figura del nostro beato dormiente ha un preciso

significato simbolico e contribuisce a rendere il

racconto della Natività unico e speciale. Benino,

infatti, è il pastorello immerso nel sonno,

collocato lontano dalla grotta, ossia nel punto

più alto del presepe dove egli è disteso in

prossimità di un albero che gli fa da ombra e

contornato da pecorelle bianche, dodici per

l'esattezza, come i mesi dell'anno. Questi, anche

se presente nel presepe come parte passiva, è un

personaggio di grande importanza e nulla è

lasciato al caso. Tutti aspettano la nascita del

Bambino Gesù e lo fa anche Benino, seppur

dormendo. Intorno a lui ruota una leggenda

poco conosciuta, quella in cui il Presepe non è

altro che il sogno stesso di questo personaggio.

La leggenda vuole infatti che il Presepe

appartenga al sogno di Benino ed è per questo

che è importante che nessuno lo svegli,

altrimenti tutta la magia scomparirebbe

immediatamente. Si intuisce la simbologia

onirica come un viaggio eccezionale, un viaggio

verso la grotta della Natività ed il risveglio

invece come il moto della rinascita dell'uomo e

la vicinanza con Dio. Benino è un “nunzio” che

ha il compito di annunciare non una nascita ma

una rinascita, ovvero la rivelazione di Cristo al

mondo intero. Quindi… nessuno svegli Benino.

Benino tra sogno e stoltezzaNon mancano nell'idioma popolare delle

espressioni poco gratificanti sul conto del

nostro pastorello, al quale spesso e volentieri ci

si riferisce, ben lontano dalla sua figura

tradizionale, come simbolo di stoltezza per

antonomasia. Non a caso si è soliti riportare

a l l ' at t enz ione i l sogget to d i s t r at to,

sottolineando sarcasticamente l'espressione “E

tu duorm Benino!!!”, anche se vorremmo

esprimere tutt'altra cosa prendendo in prestito

il finale di una celeberrima poesia di Salvatore

di Giacomo che, ad hoc, recita: “E tu

duorm…strunz”.

Un personaggio che invece è promosso sul

campo fin dalla notte dei tempi è Benino. Come

Nessuno svegli Benino

Sciò Sciò nel presepe come antidoto Il personaggio raffigurante il porta fortuna “Sciò Sciò” che scaccia via la iella ed il malocchio è modellato

nella tradizione interamente a mano e non da stampo. Abiti in stoffa di San Leucio, busto in fil di ferro e

stoppa secondo la tradizione napoletana del '700 per le statue da presepe. Inconfondibile per i suoi ricchi

ornamenti nel vestito e nel cappello, contenenti tutti i simboli scaramantici: aglio, ferri di cavallo,

cornucopia, forbici, ombrello e corni di tutte le forme possibili ed immaginabili. Il nostro Sciò Sciò non è

ovviamente un pastore ma comunque fa parte della nostra cultura e tradizione e non conosce tempo,

poiché la scaramanzia, come sopra detto, fa parte del nostro patrimonio genetico e possiamo dire che, se

è stato introdotto nel presepe, è innocentemente stato fatto per preservare la Sacra Famiglia da

sventure di sorta senza l'intento di voler sminuire la loro misericordia.

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IL PATRIMONIO

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Pietrarsa: la sua storia e le sue locomotive di Giovanni Gaudiano

Il direttore Orvitti racconta il sito voluto d a l l a Fo n d a z i o n e delle Ferrovie dello Stato che è molto più di un semplice museo

Il dr. Orvitti direttore del museo di Pietrarsa

Una veduta aerea del sito

l cielo è plumbeo e il mare attacca la

Iscogliera come farebbe un esercito fuori

dalle mura di una fortezza. Il rumore

ricorrente delle onde sugli scogli nella

tranquillità del pomeriggio somiglia a quello

prodotto dall'arrivo di un convoglio sui binari.

Le luci però, e il bugnato chiaro delle alte

costruzioni, che furono le officine di un tempo,

danno chiarore al piazzale ampio ed al giardino

che costeggia il mare. Lo scenario di Pietrarsa

in un pomeriggio autunnale è questo. Poi entri

nei vari padiglioni e ti si apre il cuore ad un'altra

forte sensazione: vedi le locomotive, le carrozze

ferme, immobili su spezzoni di binari ed

all'improvviso ti sembra di sentire il vociare dei

passeggeri, quelli sul piazzale, quelli affacciati ai

finestrini e poi tutti quei rumori caratteristici di

una stazione ferroviaria. l mondo dei treni è I

fatto d i romantic ismo, d i un passato

avventuroso ma resta, anche oggi che i Tav di

tutto il mondo ne hanno cambiato la faccia,

affascinante. hiediamo al dott. Oreste Orvitti, C

direttore del Museo di Pietrarsa, quale

sensazione prova entrando nel padiglione

riservato alle locomotive? Una sensazione di «

grande rispetto e stima perché vederle

adesso qui ferme ti porta a pensare al lavoro

che hanno svolto, alle persone che hanno

trasportato. Ci si sente piccoli al cospetto di

tutte queste macchine che hanno lavorato

tanto ed oggi è come se si godessero il

meritato riposo. Non sono più oggetti ma le

sent iamo come parte d i noi e poi

immaginiamo che la sera, dopo aver chiuso il

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La sala delle locomotive

museo, queste parlino tra di loro e ci sia una

vita che si r iattiva. Le locomotive

rappresentano la nostra storia, il sacrificio

delle nostre famiglie, delle generazioni di

una volta ed anche la grandezza del nostro

paese che è stato ed è una potenza

industriale, una forza geniale che ha fornito

sempre un impulso alla vita di tutta

l'Europa». a lei, che è avvocato, cosa c'entra M

con il museo? Sono stato al servizio delle «

Ferrovie come legale. Poi quando la

Fondazione ha rilanciato il progetto dei siti

ferroviari, ha cercato di mettere alla guida

persone che avessero un amore per il treno.

La Ferrovia è di fatto una famiglia. Nel mio

caso, poi, il valore affettivo è doppio, mio

padre ha lavorato proprio qui quando

c'erano le officine, anzi potrei dire triplo

perché io abito qui in zona e sono quasi il

custode del sito». ietrarsa ha avuto una P

storia piena di eventi, come si è arrivati al

museo? La struttura è posizionata in un «

posto meraviglioso e strategico. Fu pensata

in questo posto per poter ricevere i

rifornimenti dal mare. Nel Regno delle due

Sicilie, peraltro, il sito aveva una vocazione

pirotecnica. Vi si costruivano affusti di

cannoni, motori per le navi sino all'avvento

del treno che fece di quest'officina un vanto

dello stato borbonico. Quelle Officine

nascono a Torre Annunziata, poi furono

spostate a Palazzo Reale e quindi

definitivamente qui. Il posto si chiamava

originariamente Pietra Bianca ma l'eruzione

del 1600 fece sì che il nome si tramutasse in

Pietrarsa. L'industria ferroviaria voluta dai

Borboni fu pensata e costruita in anticipo di

40 anni rispetto alla Fiat, alla Breda. Poi

l'Unità d'Italia creò delle nuove gerarchie.

Questa zona di confine è anche conosciuta

per un evento particolare: l'eccidio a seguito

dei primi moti sindacali del 6 agosto 1863. I

lavoratori protestavano per la conduzione e

lo stato delle officine e furono caricati. Ci

furono 4 morti e 22 feriti. Per il popolo del

sud quella data è il vero primo maggio dei

lavoratori ed è ricordata proprio nel nostro

sito ancora oggi con afflusso di persone da

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IL PATRIMONIO

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tutta l'Italia in occasione della festa dei

lavoratori. Pietrarsa comunque seppe

ritagliarsi il suo posto anche con il governo

italiano, che investì sul sito industriale. In

queste officine si realizzava una locomotiva

in 30 giorni contro gli abituali 100. Il

particolare non sfuggì agli inglesi che

intrapresero una collaborazione con

commesse di lavoro importanti. Poi nel 1975

le officine furono chiuse e Ferrovie dello

Stato decise di farne un museo che fu

inaugurato nel 1989». ome è cresciuto in C

questi anni l'interesse per questo splendido

posto? C'è stato un rilancio molto «

significativo del museo di Pietrarsa. Le

F e r r o v i e d e l l o S t a t o , d o p o l a

riorganizzazione del sistema finanziario,

hanno da qualche anno deciso di dedicarsi al

suo patrimonio storico, che in fondo è il

patrimonio della nostra nazione. Nel 2013 a

tale scopo è stata costituita la Fondazione

delle Ferrovie dello Stato con il compito di

preservare, custodire, di mettere in evidenza

il patrimonio storico delle Ferrovie,

partendo dalle vecchie locomotive per

arrivare ai moderni treni elettrici. Così Il piazzale con la statua di Ferdinando II di Borbone

Pietrarsa all'imbrunire

Ferrovie dello Stato ha anche voluto

valorizzare gli hub presenti in Italia da

quello di Pistoia a quello di La Spezia, dalla

Sicilia a Pietrarsa che è considerato il

gioiello tra i gioielli, quasi il Vaticano delle

rotaie, anche perché è il sito da cui tutto

nasce. Nel 2014 mi viene affidata la

struttura che viene da subito individuata

come uno strumento di marketing ed anche

un modo per riavvicinare la gente al treno e

quindi alle Ferrovie dello Stato. In

quell'anno i visitatori erano stati 4.000 ed

oggi chiudiamo il 2018 con 150.000

presenze di cui oltre 50.000 studenti». he C

intende quando parla del museo come uno

strumento di marketing? In sostanza, si «

trattava di avvicinare al treno non solo gli

appassionati ma anche quelli che non lo

fossero. Pietrarsa doveva diventare un polo

culturale, mettendo a disposizione per la

diffusione e la crescita del consenso la sua

splendida struttura. Si è pensato quindi di

dare spazio ai grandi artisti, ai musicisti, alle

associazioni culturali, alle scuole di danza

che stentano a trovare spazio altrove. Grazie

a questo nostro impegno si è potuto creare

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La pensilina Fiorenzuola

un vero e proprio programma che si svolge

tutto l'anno all'interno dei grandi spazi del

museo. Il sito è quindi diventato anche un

percorso formativo nel quale il treno diventa

lo spunto per spaziare nella storia che

permea le mura, che vive nelle locomotive.

Qui si tengono concerti, musical, si

noleggiano gli ampi spazi per grandi

congressi che vengono richiesti dagli Stati

Uniti, dal Giappone, dalla Corea, da tutta

l'Europa. Grandi case farmaceutiche,

industriali di varia provenienza preferiscono

organizzare il proprio congresso nei nostri

spazi o la propria cena di gala qui da noi,

tenuto conto che noi possiamo utilizzare

tutte le sale ed abbiamo una capacità

ricettiva di 3000 persone». ggi chiudono i O

mercatini di Natale organizzati in questo

periodo. È stato l'ennesimo successo di una

prog rammazione ser ia , competente e

lungimirante. Le locomotive si godono il

meritato riposo, guardando i volti stupiti dei

visitatori che le ammirano. Il sito è pronto ad

una nuova stagione di impegni, di lavoro perché

il lavoro dell'uomo, quello permeato dalla

passione, non conosce soste e limiti e sfocia

immancabilmente in grandi successi.

Una cerimonia allestita nella sala delle locomotive

Veduta dell’intero complesso di Pietrarsa

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IL PRANZO DI NATALE

Un menù alternativo per il giorno di festaDue ristoratori, un pasticcere e le loro proposteDario Moxedano - Salvatore Maresca

Gianluca Ranieri

Antipasto – Bocconcino pesto e melaPrimo – Pasta e patate con provolaSecondo – Porceddu sardo di latte al forno aromatizzato alle erbeDolce – Cassata pink ai frutti di bosco

Federico Dezi

Bocconcino pesto e mela – Pasta e patate con

provola. Sono due scelte di Dario Moxedano,

che ha pensato nel 2013 di aprire un'attività di

ristorazione con il suo amico Salvatore Maresca

con due punti su Napoli in Via Partenope e Vico

Alabardieri. L'antipasto è una vera trovata ed

anche se gli abbinamenti possono sembrare

avventurosi alla fine il risultato è sorprendente.

Si tratta di bocconcini di mozzarella da 15 gr.

ricoperti da un delicato

strato di pesto di basilico

f a t t o i n c a s a e d a

pezzettini di mela pink

sempre ricoperti di pesto.

L'impiattamento prevede l'involucro della mela

svuotato dal contenuto e contenente la

preparazione. Per il primo piatto la proposta

prevede un piatto tra i più tradizionali della

cucina partenopea: paste e patate con provola. Il

piatto parte da una base di sedano, carote e

cipolle con pomodorini del piennolo di Sorrento

per essere poi arricchito dalla mozzarella

affumicata di bufala, che di fatto sostituisce la

provola, con spolverata di

p a r m i g i a n o r e g g i a n o

s t a g i o n a t o 2 4 m e s i .

Singolare la presentazione,

il piatto viene infatti servito

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in quella che una volta veniva usata come

grattugia per il parmigiano. Porceddu sardo di

latte al forno aromatizzato alle erbe. Il piatto

è stato pensato e preparato da Federizo Dezi

patron del ristorante Taste di Marcianise, con la

collaborazi o n e d i

N a d i a . Federico è

s o l i t o p r o p o r r e

s e r a t e a tema dove

nel periodo invernale la

carne la fa da padrone.

D'altronde i n c u c i n a

Nadia, che v i e n e

d a l l ' e s t , a m a

preparare anche secondi di carne. In questo

caso il piatto è certamente singolare, visto che a

Napoli si è abituati a servire come seconda

p i e t anza i l t r ad i z i ona l e agne l l o. La

preparazione prevede l'aromatizzazione della

carne attraverso l'utilizzo di un misto di erbe

che vengono inserite prima della cottura nel

ventre del maialino. Il risultato sarà un piatto di

carne dal gusto particolare ma gradevole per

morbidezza e sapore. Cassata pink ai frutti di

bosco. La scelta di Gianluca Ranieri per il fine

Il vecchio adagio cita: “A tavola non s'invecchia”. È singolare che qualcuno abbia dato alla frase il

seguente significato: “Stare in compagnia intorno ad un tavolo fa bene alla salute” mentre dappertutto si

predica moderazione nel mangiare, si va dai nutrizionisti, si sale e si scende dalla bilancia di continuo, si

affollano le palestre dove l'attività fisica viene fatta al chiuso, etc. La moderazione nella quotidianità

sarebbe un principio indubbiamente da adottare sempre ed in qualunque attività si svolga, quindi

compreso lo stare a tavola, ma forse a Natale l'eccezione, lo sgarro è concesso. Per questo abbiamo voluto

proporre un menù di Natale alternativo, fuori dallo schema classico, che contemperi la voglia di quelli a

cui la tavola piace senza remore e di quelli che vi si siedono con circospezione. I due cuochi-ristoratori ed

il pasticcere che si sono prestati al gioco lo hanno fatto con allegria e semplicità.

pasto è una novità assoluta, si tratta della

nuovissima “Cassata Pink”, una cassata al forno

realizzata con ricotta fresca di pecora e frutti di

bosco che conferiscono il colore al dolce. Alla

bontà del prodotto anche in questa nuova

proposta dolciaria l'art creator Gianluca

Ranieri aggiunge il suo tocco fashion nella

presentazione del dessert. La variante può

essere rappresentata dalla versione al cioccolato

fondente e in quella con sola ricotta per gli

amanti della tradizione. La Pink va ad

aggiungersi alla già molto apprezzata versione

“light” nata per il Natale 2017 in cui la glassa di

zucchero, che alcuni trovano eccessivamente

dolce, venne sostituita con una più delicata

mousse di ricotta.

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SCAFFALE PARTENOPEO

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Marina Topatra i suoi ‘‘scugnizzi’’

criveva Paulo Coelho nel romanzo Monte

SCinque: “Un bambino può insegnare

sempre tre cose ad un adulto: a essere

contento senza motivo; a essere sempre occupato

con qualche cosa e a pretendere con ogni sua forza

quello che desidera”. Il mondo dei bambini

rappresenta una delle esperienze più belle e

formative che si possano vivere. Il romanzo

Scugnizzi costituisce una rappresentazione scritta

di questo mondo, un insieme di episodi vissuti

dal l 'autr ice Marina Topa che hanno per

protagonisti suoi ex alunni. Tra l'attualità e la

relazione famiglia-scuola si snodano molteplici

tematiche, abbellite da esempi di spontaneità e

sincerità dati dai bambini stessi. Come è nata l'idea

di Scugnizzi? «Il libro è nato su suggerimento che

mio padre mi dette poco prima di morire. Ero

abilitata all'insegnamento per le scuole

superiori ma nel '93 decisi di cambiare rotta per

una serie di esperienze personali. Sono entrata in

contat to con i l mondo de l l ' in fanz ia ,

interessandomi a studi di psicologia e pedagogia

dell'età evolutiva. Presi il diploma per lavorare

Un lavoro che viaggia nel mondo dei bambini fuori e dentro la scuola, illustrato da Roberto Rey

di Lorenzo Gaudiano

Marina parla del suo lavoro

nella scuola dell’infanzia. Da un punto di vista

sociale gli insegnanti di scuola dell'infanzia

erano considerati di serie B e questo faceva

dispiacere ai miei genitori. Nonostante questo,

io vi ho lavorato con grande consapevolezza ed

entusiasmo. Lavorare coi bambini mi piace

molto. Il desiderio era convincere mio padre che

non avevo fatto questa scelta per una questione

di dovere nei confronti della famiglia ma per

gioia e passione. Fu lui a consigliarmi di scrivere

un libro quando gli cominciai a raccontare alcuni

ep i s o d i d i b a m b i n i e q u e l l o ch e m i

trasmettevano dal punto di vista educativo e

formativo. Poi il caso ha voluto che incontrassi le

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persone adatte per realizzare questo progetto».

In questi anni è cambiato il modo di relazionarsi con

i bambini? I bambini hanno sempre le stesse «

esigenze, è il linguaggio ad essere diverso.

Qualche anno fa i bambini nei primi giorni di

scuola piangevano e per calmarli bastava fingere

di telefonare alle mamme. Adesso ci sono

strumenti di comunicazione più veloci come

Whatsapp ed Internet ad esempio. Quello che mi

crea tanto dispiacere è che i bambini stanno

perdendo strumenti che contribuiscono allo

sviluppo della creatività. Già a 4 anni molti

usano il tablet, non sanno disegnare ed

applicarsi e questo rende più difficile stimolarli.

Quando però si r iesce ad of frire loro

l'opportunità di vivere il gioco in modo diverso,

l'accettano con gioia. Proposi tempo fa a dei

bambini di 4 anni delle bamboline di carta alle

quali bisognava fare dei vestiti. Per loro era una

cosa fantastica, un gioco meraviglioso». i C

racconta la sua esperienza con Homo Scrivens? È «

stata una bella esperienza. Mi ha permesso di

La parola all’illustratore Roberto Rey Rober to, che emoz ione ha i provato

collaborando a questo progetto? «Per me è

stato un vero piacere partecipare alla

realizzazione di questo libro, tanto che

quando Marina me l'ha proposto ho

accettato immediatamente. È stato bello

grazie a questa esperienza poter scoprire

un mondo, quello dei bambini, a cui ero

completamente estraneo, considerando

che le mie due figlie sono ormai grandi e

che i bambini di oggi sono sicuramente

molto diversi da quelli di un tempo, come

ho potuto constatare anche di persona

quando sono stato ospite della scuola di

Marina, in una giornata sorprendente e

piacevole».

rientrare in contatto con gli alunni che si

ricordavano a distanza di anni di certe cose. Mi

ha fatto prendere coscienza della responsabilità

che in qualità di insegnante si ha nei confronti

delle persone». rogetti futuri? Avrei bisogno di P «

più tempo, mi piacerebbe scrivere un libro

sull'educazione alla resilienza data dai bambini,

perché i bambini sanno vedere il lato positivo

delle cose». assiamo ad un argomento più frivolo, P

da insegnante sei soddisfatta dell'operato di Carlo

Ancelotti dal suo arrivo a Napoli? A me «

interessano i risultati e mi pare che stiano

arrivando. Ancelotti, per me, sta al calcio come

la Montessori sta all'educazione». a settimana L

scorsa Marina Topa ha ricevuto il Premio Vomero

Cittadinanza Attiva Umanitaria 2018, una

soddisfazione che si unisce alla grande passione ed

al trasporto che l'autrice ha nei confronti del mondo

dei bambini. Marina e Roberto Rey

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DALL'UNIVERSITÀ ALLA LIBRERIA

Il Merito di NapoliI migliori lavori di laurea letterario-artistici in ambito napoletano si trasformano in testi divulgativi in una collana di sei volumi

di Bruno Marchionibus

ermettere alle migliori tesi magistrali Pin ambito napoletano di uscire fuori

dalle mura dell'Università ed arrivare

alla collettività, regalando al lettore la

possibil ità di approfondire le proprie

conoscenze su autori, artisti e determinati

spaccati della storia socio-culturale di Napoli e

valorizzando l'attività di ricerca dei migliori

studenti accademici formatisi nelle facoltà

umanistiche del capoluogo campano: è questo lo

scopo de Il merito di Napoli, iniziativa editoriale

del la Rogios i , real izzata ad opera di

Gianpasquale Greco, che ha tramutato i

migliori lavori di laurea letterario-artistici,

aventi ad oggetto tematiche legate a Napoli, da

trattazioni esclusivamente accademiche a testi

divulgativi, resi facilmente consultabili dal

formato tascabile e corredati da numerosi

contributi fotografici.

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Lo scorso novembre, al PAN, sono stati

presentati i sei volumi, già in vendita, della

prima annata della collana (ne saranno dodici in

tutto): ‘‘Fabrizia Ramondino tra Napoli e il

Mondo’’ di Marina Diano; ‘‘L'avvento dei

motori. L'automobilismo nella Napoli del primo

Novecento’’ di Luigi Casaretta; ‘‘La fortuna di

Caravaggio nell'Ottocento Napoletano’’ di

Alessandra Trifari; ‘‘Il sistema dell'arte

contemporanea a Napoli: gallerie, fondazioni,

musei’’ di Rosaria Carlomagno; ‘‘Le mie

stagioni’’ di Stefano Cortese e ‘‘L'arcipelago

Imbriani’’ di Anna Rita Rossi, quest'ultima già

autrice del romanzo ‘‘Il mondo a testa in giù’’, il

cui lavoro è stato presentato singolarmente il 21

dicembre alla libreria Colonnese, così come nei

prossimi mesi saranno presentati uno per uno

tutti i volumi della collana.

Gli autori dei volumi con il curatore Greco Luigi Casaretta e Anna Rita Rossi

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IL MONDO DEL LAVORO

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La nostra impresa tra il vulcano e il mare

servizio di Elena VanacoreLorenzo Fiore e Mattia Caiazza

Un gruppo di liceali guidati da esperti pensa, elabora e costituisce un'impresa turistica sociale con la forma giuridica dell'associazione

lternanza scuola - lavoro? No grazie. AMa se l'Alternanza diventasse un

momento di crescita professionale, con

la quale si impara a fare impresa, a conoscere il

territorio, a promuovere servizi e bellezze della

nostra città? Allora sì, grazie. È questa

l'esperienza vissuta dagli alunni della 4^ D e 4^

A del Liceo Scientifico Filippo Silvestri di

Portici con il progetto PON FSE “Tra il

vulcano e il mare: una proposta alternativa di

percorsi turistici vesuviani”. Gli studenti, con

l'ausilio di un gruppo di validi esperti, quali il

dottor Alessio Mazza, la dott.ssa Maria Luce

Aroldo (dal l ' Università Suor Orsola

Benincasa) e i dottori Vincenzo Palumbo,

Giorgio Punzo e Ciro Pucci (del consorzio

C.O.I.N.S.) hanno costituito nell'arco di quattro

mesi un'impresa turistica sociale sotto la forma

giuridica di un'associazione culturale-turistica

volta a valorizzare il territorio vesuviano di

Portici ed Ercolano, offrendo servizi come visite

guidate, itinerari culturali, naturalistici ed

enogastronomici. Il progetto si coniuga

perfettamente con la tendenza attuale del

turismo internazionale a riscoprire luoghi

meno conosciuti, che tuttavia nascondono

enormi potenzialità culturali ma anche

occupazionali. Gli alunni, condotti dai docenti

dell' Università Suor Orsola Benincasa, hanno

conosciuto attraverso le visite guidate le

bellezze, i segreti e la storia di luoghi come il

palazzo reale di Portici, il Museo Storico

dell'Archivio di Napoli, lo storico porto

borbonico del Granatello o l' antico convento

del Suor Orsola Benincasa. La parte più

interessante del progetto, però, resta la

trasposizione dei contenuti appresi nell'impresa

costituita dagli alunni: dagli aspetti pratici fatti

di procedure amministrative, differenza tra tipi

di società, scelte strategiche, business plan,

digital-marketing, si è passati a quelli creativi,

con la reale costituzione dell'associazione, la

scelta dei ruoli, del logo, dei servizi offerti

attraverso la creazione di brochure, di un sito

internet, delle pagine instagram e facebook e di

un'app. Tra il vulcano e il mare non c'è solo la

nostra impresa, ma anche il nostro futuro.

La stesura del progetto

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COCKTAILS & DREAMS

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Claudio La Mura: il Brian Flanagan di Napoli

di Lorenzo Gaudiano

Il barman originario di Pozzuoli si racconta tra la lunga gavetta e il desiderio di allestire un locale proprio nella sua Napoli storica

Nel 1988 Tom Cruise ha interpretato nel film

“Cocktail” il barman Brian Flanagan. La sua

passione, la sua creatività e i suggestivi giochi di

prestigio dietro al bancone conquistano i

clienti, consentendogli al termine della pellicola

di fondare un locale tutto suo: “Cocktails &

Dreams”. Anche Napoli ha il suo Brian

Flanagan, si chiama Claudio La Mura.

Cordialità, spontaneità, trasparenza, creatività

e passione sono gli ingredienti del bellissimo

cocktail che ogni giorno Claudio offre ai suoi

clienti. Nato a Pozzuoli nel 1977, il suo sogno è

dare vita ad una propria struttura, mettendo a

frutto la sua lunga gavetta e i suoi zelanti studi

su caffè e cocktails originali: «Faccio questo

lavoro da oltre 32 anni. Ho iniziato a 8 anni,

portando il caffè in giro. A 9 già facevo il caffè.

Non ero molto alto, per cui avevo bisogno di uno

sgabello per potermi alzare ed attaccarmi al

braccio della macchina per abbassarlo. Di

giorno andavo a scuola, di pomeriggio a lavoro.

Quando tornavo a casa la sera, dovevo fare i

compiti e la mattina mi addormentavo sui

banchi di scuola. A 12 anni andai a lavorare in

un bar a Pozzuoli, dove mi affermai. Durante le

stagioni estive poi lavoravo tra Riccione e la

Calabria per qualche mese. Guadagnavo un bel

po' di soldi a 14/15 anni e proprio in quegli anni

mi nacque la passione per il drink». A Claudio la

professionalità non è mai mancata. Il desiderio

di migliorare sempre di più il proprio caffè e le

proprie creazioni l'ha contraddistinto nella

propria carriera, ricca di esperienze dentro e

fuori Napoli: «Dopo essere emigrato al Nord

Italia tra Roma, Firenze e Genova, sono tornato

nella mia Pozzuoli. Il mio intento è sempre stato

quello di girare, fare esperienza. Fui chiamato al

Lucrezia Caffè a Posillipo ed in seguito ho

cominciato a lavorare a via dei Tribunali, dove

sono rimasto per dieci anni. È da lì che è iniziata

la mia storia». È alla caffetteria Koiné, nata da

Il “Mirtillo Party”

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circa sei mesi, in via Depretis che oggi il barman

lavora con l'aspirazione un giorno di creare una

struttura propria in cui l'esperienza alla

macchina della caffè e la passione per i cocktails

creino un connubio vincente per clienti di fasce

d'età diverse: «Il mio sogno professionale è

quello di creare un locale tutto mio, dove fare

caffetteria la mattina e preparare drink la sera

per abbracciare le fasce d'età medio-alta e bassa.

La mia idea è quella di trasformare in realtà un

sogno ed essere in grado di trasmetterlo anche

al popolo, ispirandomi proprio al film di Tom

Cruise». Il “Mirtillo Party” è la specialità di

Claudio La Mura, che però al tempo stesso

propone ai suoi clienti una grande varietà di

drink alcolici ed analcolici con fantasie di frutta

particolarmente creative ed originali :

«Premetto che non sono bevitore di cocktail, ma

mi piace molto prepararli. Ho creato il “Mirtillo

Party”, un drink a base di mirtillo e prosecco

millesimato accompagnato con finocchio. Dopo

averlo bevuto, mangi il finocchio che dà al

cocktail freschezza e un giusto contrasto amaro.

Ho impiegato un anno in mezzo per studiare la

formula e i clienti la apprezzano». Oltre alla

passione per i cocktails Claudio nutre un grande

Il barman al lavoro

Marcello Marchesi: “Il cocktail, in realtà, è solo un’occasione di incontro. È una festa alla quale ognuno si invita da solo per farsi un po' di festa

Francis Scott Key Fitzgerald: “Prima tu prendi un drink, poi il drink ne prende un altro e infine il drink prende te

Brendan Francis Behan: “Un drink è troppo per me, e un migliaio non sono abbastanza

Parlano del cocktail

amore per il Napoli, che ora ha da concentrarsi

sul campionato dopo l'eliminazione dalla

Champions League: «Non posso criticare

Ancelotti. Un allenatore può fare la differenza

per il 20% ma a scendere in campo sono i

giocatori. Forse nella partita di Anfield avrebbe

potuto avere un po' di coraggio in più,

schierando i giocatori che al loro ingresso

hanno cambiato la partita. Il Napoli ha preso un

brutto colpo ma sono curioso di vedere come il

tecnico riuscirà a dare ulteriori stimoli alla

squadra». La chiacchierata è finita e Claudio La

Mura può riprendere a lavorare per realizzare il

proprio sogno professionale. È determinato,

pieno di fiducia ed ambizioso quanto basta per

realizzare il suo obiettivo. Noi siamo con lui.

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