DEA ALLA PROVA SPAL BISOGNA STRAVINCERE Gian Piero Gasperini, il Verbo della vigilia con la Spal:...

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Anno 15 n° 48 - EDIZIONE GRATUITA Domenica 5 novembre 2017 DEA ALLA PROVA SPAL BISOGNA STRAVINCERE

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Anno 15 n° 48 - EDIZIONE GRATUITA Domenica 5 novembre 2017

DEA ALLA PROVA SPALBISOGNA STRAVINCERE

Bergamo&Sport2 Domenica 5 Novembre 2017

Atalanta, una sfida d’altri tempiLA PRESENTAZIONE In casa con la Spal solo nel lontano 1967. Serve una vittoria come alloraBERGAMO - Quasi cinquant’anni.L’ultima volta di Atalanta-Spal èstata nel lontano 31 dicembre 1967,allora si giocava anche durante le fe-ste, e grazie al gol di Danova i ne-razzurri portarono a casa una vitto-ria preziosa. Erano due squadre chelottavano per la salvezza, alla finedel campionato i nerazzurri, guidatida Stefano Angeleri, si salvaronomentre la Spal, allenata da France-sco Petagna, il nonno di Andrea, re-trocesse in B rimandando per cin-quant’anni il ritorno nella massimaserie. Oggi la situazione è comple-tamente diversa. L’Atalanta ambi-sce alle zone alte della classifica,gioca e vince in Europa Leaguementre la formazione di Semplici,dopo un avvio lusinghiero, si trovaal quart’ultimo posto con otto punticon uno score poco lusinghiero per-ché fuori casa i biancazzurri nonhanno mai vinto collezionando unmagro bottino: zero vittorie, un pari,quattro sconfitte, due gol segnati edieci subiti mentre l’Atalanta in casaè una forza della natura. I nerazzur-ri, dopo la sosta di ottobre, giocanola sesta partita in ventun giorni conuna serie di risultati altalenanti: vit-torie con Bologna e Verona, scon-fitte con Sampdoria e Udinese, en-trambe fuori casa, mentre nel dop-pio confronto con l’Apollon hannoottenuto una vittoria e un pareggioche sembra più una beffa. Più deirisultati sono state le prestazioni alasciare per strada qualche dubbioperché la squadra dà l’impressionedi essere affaticata e anche con lapancia piena. Le prove con i blucer-chiati e con i boys di Delneri lo di-mostrato perché sono state due oc-casioni gettate alle ortiche sebbene inostri avessero tra i piedi, addirit-tura, la possibilità di vincerle questepartite. E anche giovedì sera a Ni-

cosia ai nerazzurri è mancata quelladose di cinismo e concretezza chepermettono di chiudere un confron-to dominato senza affanni e control-lato a piacimento. Ma stavolta la fo-ga dei ciprioti è stata l’arma vincen-te, un po’ come a Marassi e a Udinequando gli avversari hanno spintocon maggior determinazione. Allorasi può parlare di crisi? Non credia-mo, piuttosto di un appannamento

momentaneo, questo sì. In difesa igol arrivano più da errori individualiche da distrazioni collettive anchese, tanto per tornare a giovedì sera,Berisha e Hateboer potevamo com-portarsi meglio in quell’area picco-la, a centrocampo Cristante e Frue-ler non sono più così brillanti men-tre nulla da dire sugli esterni. In at-tacco l’assenza di Gomez è decisa-mente un handicap, eppure Ilicic sta

assolvendo in pieno il suo compito.Certo, in alcuni frangenti sembrasvogliato o poco incline al massimoimpegno, poi si sveglia e diventa unincubo per le difese avversarie men-tre anche Petagna non è sempre in-cisivo e determinato nel dare il viaall’azione offensiva. Non sono robotma essere umani. Dopo la vittoriacol Genoa, la Spal è intenzionata acambiare marcia soprattutto in tra-

sferta. Rivedremo Alberto Paloschie Marco Borriello. L’attaccante ber-gamasco la scorsa stagione non haavuto fortuna mentre Borriello nel-l’estate del 2016 sperava di restarein nerazzurro poi le scelte sono statediverse. Tornano a Bergamo conl’intenzione di creare grattacapi ainerazzurri, soprattutto Paloschi. Ve-diamo come va a finire.

Giacomo Mayer

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«Guai a sottovalutare la Spal»L’I N T E RV I S TA Gasperini: «Paloschi? Un ragazzo splendido, mi dispiace sia andato via»

BERGAMO - Imperativo cate-gorico: dimenticare l’Apollon.«Mi faccio bastare l’acco-glienza dei tifosi in aeroportovenerdì notte, mica mi faccioprendere dalla depressione».Da Gian Piero Gasperini, ilVerbo della vigilia con la Spal:«Alla qualificazione in EuropaLeague non abbiamo messo ilpunto, va bene, ma ormai cisiamo. Non mi piace questomodo di far vedere le cose intermini di grande delusione. Ilgol alla fine ha dato fastidio,perché ha fatto saltare la ma-tematica, ma questi sono cam-pi tosti e non c’è mai la pretesadi giocare bellissime partite».Di là, domenica, almeno un exal veleno: «Mi dispiace chePaloschi ci abbia dovuto la-sciare, perché è un ragazzosplendido. Forse il tipo di cal-cio che proponiamo non eraadatto a lui, che ha bisogno difarsi dare la profondità. Si èsempre allenato e impegnato

al meglio: è stato sfortunato, afare quattro-cinque gol nell’A-talanta dell’anno scorso non civoleva niente. Speriamo chestia tranquillo almeno in que-sta occasione...». Come in tuttii prepartita, ecco la conta dellagente sulla soglia dell’inferme-ria: «Sono le classiche decisio-ni da prendere entro la dome-nica mattina. Ilicic, Gomez eCornelius: devo verificare chesiano in grado di giocare».Ancora, sulla filosofia del pe-riodo un po’ sì e un po’ no, trale luci fra le mura amiche e ladifficoltà a tenere botta unavolta preso il pullman o l’ae-reo: «Dobbiamo calarci subitonell’impegno della volta dopo,che presenta sempre difficoltàdiverse. La qualificazione inEuropa League è comunqueipotecata: dopo la sosta, se tut-to va bene, la priorità passa alcampionato e ai giovedì seraripenseremo da febbraio».L’uomo sulla tolda di coman-

do, anche se indirettamente,suggerisce la barra dritta ancheai giornalisti: «Non possiamoessere schizofrenici nei giudi-zi, dicendo che facciamo benese vinciamo o male se non ce lafacciamo – è il leitmotiv delGasp -. Ci mancheranno tantecose ma ne ha anche moltebuone. Noi abbiamo 15 punti,la Spal 8: ne abbiamo fatti duefuori casa, ma sono semprepunti. Loro vincendo col Ge-noa hanno ridato ossigeno allaclassifica dopo un periodo ne-gativo». Segue tirata d’orecchiin direzione dello spogliatoio:«Le partite le abbiamo affron-tate nel modo giusto anche intrasferta, ma a Udine ho avutola sensazione che quando sei invantaggio devi far qualcosa inpiù per tenere il risultato e por-tarlo fino alla fine. Non è statala prestazione a darmi fasti-dio: a Nicosia invece abbiamodato tutto». Sulla pausa per ilcalcio internazionale, nessun

dramma: «Abbiamo Freuler,Gomez, Cornelius e Spinazzo-la che partiranno per le nazio-nali, gli altri sono tutti under. Ivari Ilicic, Cristante e Caldaranon dovrebbero essere convo-cati. Bisogna recuperare tutti,che il calendario sia fitto non èmica una novità». La ricettaper rimandare gli avversari diturno a Ferrara con le pive nelsacco? È presto detto: «Abbia-mo bisogno di entusiasmo in-torno a noi, non della depres-sione per un gol preso al no-vantaquattresimo o dei con-fronti con l’anno scorso – è lachiosa del Profeta di Gruglia-sco -. Ci vuole la spinta giusta.Non esiste l’obbligo di essereal top o di proporre il calciochampagne, ci serve un am-biente tosto e forte, un gruppocompatto. Col Bologna c’era,abbiamo voluto vincerla. AUdine forse c’era la paura divincere».

Simone Fornoni

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Spal, splendida neopromossaGLI AVVERSARI Dai fasti del passato alla rinascita di questi anni: squadra da non sottovalutareBERGAMO - In serie A c’è un Cerbiatto salitosulla macchina del tempo per ripercorrere a balzii fasti dei bei tempi. Riemersi alla luce da de-cenni di fango e dalle rifondazioni del 2005 e2012. Ci sono il mezzosinistro Luca Mora, l’u-niversitario che fa il calciatore, il pari piede tro-nista onorario di classe Marco Borriello, lascommessa Alberto Paloschi con la voglia mattadi rilancio, il play Federico Viviani che non èaffatto malaccio, i jolly Bartosz Salamon e Pa-squale Schiattarella che è di Mugnano di Napolicome Giulio Migliaccio. Eroi di allora, l’ex por-tiere juventino Carlo Mattrel, l’uomo d’ordineEdy Reja, l’oriundo Oscar Massei, l’ala sinistraGiovanni Brenna, firma del 3-2 al Bologna alDall’Ara cinquant’anni prima, l’ancora acerboAlbertino Bigon, lo sfondatore trevigliese Or-lando Rozzoni e il futuro Mago della BovisaOsvaldo Bagnoli che s’era fermato al penultimoanno al piano di sopra, non immaginando il mi-racolo veronese diciassette rivoluzioni terrestripiù tardi. E in panchina, nell’ultimo poker di sta-gioni tra le grandi, il nonno d’arte Francesco Pe-tagna.

Merita un bentornato grande quanto il mondola Spal, di nuovo sul palcoscenico del calcio adistanza di mezzo secolo meno un anno. Dal1968 al 2017 ne è passata di acqua sotto i ponti.A risvegliare l’entusiasmo della provincia estre-ma che manda zaffate di bucato fresco, la ven-tata di pulito dell’uomo in sella da un triennio, ilfiorentino (ex Primavera viola) Leonardo Sem-plici, che prima del contratto col Grosseto(2002) da mastino s’era diviso a metà con l’a-zienda di pellami del padre e da stratega, intro-ducendo la difesa a tre, ha trascinato i biancaz-zurri di Ferrara al doppio salto dalla Lega Pro,impresa degna di Mondino Fabbri al Mantova(rincorsa presa dalla quarta serie, però) e diClaudio Ranieri al Cagliari. Merito della ritro-vata solidità finanziaria della seconda ripartenzada zero dopo quella di Gianfranco Tomasi, se-guita dalla cessione della triade Benasciutti-Pel-liccioni-Ranzani nel 2013 agli attuali consiglieriFrancesco e Simone Colombarini, padre e figliopadroni della Giacomense: la fusione, sotto lapresidenza di Walter Mattioli, ha riassaporato lamassima serie. E intende rimanerci per gozzo-

vigliare di gusto. In organico, oltre a Borriello ePalo, anche un altro paio di ex nerazzurri comeAlberto Grassi e Sergio Floccari, un prestito (dalNapoli) e una punta agli sgoccioli, perché aimassimi livelli serve polpa, non bastando guer-rieri e piedi buoni in felice assortimento. Se nesono andati Del Grosso (ceduto dalla Dea al Ve-nezia), Arini, Giani, Zigoni e Gasparetto. In en-trata, una valanga a titolo temporaneo, dal por-tiere torinista Alfred “il Puma” Gomis (postosoffiato a Meret, il terzo è il figlio d’arte Gabrie-le Marchegiani) all’esterno sinistro FedericoMattiello dalla Juve, uno che il riscatto lo sognada quando l’otto marzo del 2015 in maglia Chie-vo consegnò tibia e perone a Nainggolan. DaiMussi è stato riscattato Filippo Costa, stessoruolo, mentre dai rossoblù rivali del capoluogoregionale insieme allo stopper Oikonomou è ar-rivato Luca Rizzo, artefice con un tiro a giro dallimite in pieno recupero della prima vittoria nel

notturno con l’Udinese il 27 agosto. Salamon dalCagliari è un centrale destro perfetto nel terzettopreferenziale con Vicari e l’ex Udinese Felipe,uno dei mancini del lotto insieme a Mora, allosvedese-guineano Pa Konate e a Della Giovan-na, difensore di riserva come il finnico Vaisa-nen. La freccia a destra è Manuel Lazzari, già nelmirino del Cobra Giovanni Sartori, mentre inmezzo intorno a Viviani ruotano anche il già ci-tato Schiattarella (oggi squalificato) e Schiavon,gavettari di qualità. In avanti il bomber (18 in B)è il trentatreenne Mirco Antenucci da Roccavi-vara, uno degli esempi viventi dell’esistenza delMolise, il punto fermo attorno a cui si alternanogli altri – occhio al baby Federico Bonazzoli dal-la Samp - in una squadra comunque da sole novereti (e diciannove subìte) in undici giornate, dicui tre all’Udinese e due al Napoli. Alla secondai punti erano la metà degli otto di adesso, spintiall’exploit dell’occhiale laziale all’esordio; ne-

gli scontri diretti, fatto fuori anche il Genoa (An-tenucci su assist di Paloschi) dopo aver impat-tato col Crotone con Simy a replicare al civida-tese. Il prossimo futuro? La citazione d’obbligoè di Kant, la preferita del capitano dei sogni Mo-ra, il parmigiano che a sedici anni era in PrimaCategoria e ora gioca guardando le stelle dellasinistra hegeliana, di Feuerbach e di Epicuro:“Fai ciò che devi, accada ciò che può”. Nella cul-la degli Estensi è accaduto davvero. Perché que-sta è la storia, che sconfina nella leggenda, di unqualcosa nato nell’oratorio di via Coperta nel1907 dal prete salesiano Pietro Acerbis (cogno-me seriano doc, guarda un po’), addizionato del-l’attrezzo di cuoio nel 1912, capace di sfornaretalenti come Fabio Capello o Gigi Delneri quan-do a comandare era l’elettricista Paolo Mazza, ildedicatario dello stadio, e infine far rivivere duevolte il proprio mito. Solo nelle favole.

Simone Fornoni

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Ilicic, sipario alzato sul genioEROI NERAZZURRI Popolo di fede atalantina stregato dai colpi del campione sloveno

BERGAMO - Josip Ilicic, ilfantasista nerazzurro che deli-zia il popolo atalantino, nonsmette di stupire.

Il calciatore sloveno, giuntoalla corte del Presidente Anto-nio Percassi nel luglio 2017,ha già collezionato 11 presen-ze ufficiali in campionato con-dite da ben due reti; senza tra-lasciare la rete che ha aperto lemarcature nel corso del matchdi Europa League contro l’A-pollon, sfida vinta dai berga-maschi per 3-1 nella serata digiovedì 19 ottobre.

Il primo gol con la casaccaorobica firmato dal centro-campista classe 1988 risale amercoledì 20 settembre, in oc-casione della quinta giornatadi Serie A. L’Atalanta superacon un netto 5-1 gli avversari,il Crotone: il terzo gol porta ilnome di Josip Ilicic che, graziead un perfetto assist servitoglida Hateboer, salta i difensoriospiti, entra in area e spiazza ilportiere Cordaz.

La seconda prodezza arrivasempre nel corso di un turnoinfrasettimanale, questa voltaa fine ottobre, mercoledì 25: laDea, sotto i riflettori di un Co-munale di Bergamo in delirio,trionfa sul Verona con il chia-ro punteggio di 3-0. Ilicic met-te a segno la seconda marca-tura dell’incontro con un grantiro rasoterra sfruttando allalettera un’ottima intuizionedello svizzero Remo Freuler.

Il fantasista sloveno non sifa mancare nulla nemmeno alMapei Stadium e si toglie lasoddisfazione di segnare an-che ai danni dei greci dell’A-pollon. Era da poco iniziata laprestigiosa gara europea quan-do, dopo solo 12’ di gioco,Spinazzola dribbla due avver-sari; Ilicic deve solo che depo-sitare in rete e il Mapei neraz-zurro è già alle stelle.

La compagine greca pareg-gia momentaneamente i contima, nella ripresa, ci pensanoPetagna e Freuler a sancire il3-1 finale. Il 3-1 che permetteai bergamaschi di restare lasquadra capolista indiscussadel proprio girone di EuropaLeague. Il centrocampista calail bis a Nicosia: fallo in Area diAlef su Ilicic e il direttore digara assegna rigore. Dagli un-dici metri concretizza lo stessoIlicic che fa sognare la suatruppa fino al 93’, quando ar-riva il pareggio dei ciprioti.

Uno degli acquisti di rilievoe spessore della sezione estivadel calciomercato orobico e, ilgioiellino ex Fiorentina, nonsta di certo andando sotto leaspettative.

Ilicic è cresciuto e maturatocalcisticamente tra le fila delBonifika Koper, società spor-tiva del suo paese d’origine.Dopo essersi trasferito all’In-terblock Ljubljana e al Mari-bor, nell’agosto 2010 è inizia-ta l’esperienza italiana presso i

rosanero del Palermo.Nella città sicula, Josip ha

posto radici per tre stagioni to-talizzando 98 presenze e 20gol. Sono poi seguiti quattroanni altrettanto proficui a Fi-renze, dal 2013 fino al 2017,con la bellezza di 29 marcatu-re nel corso di 106 presenzeufficiali.

Il resto, a partire dal luglio2017, è storia recente; la storiadi un campione che approda aBergamo con il sogno e l’o-biettivo di portare questa Deasempre più in alto, sia in SerieA che nel cielo azzurro del-l’Europa League.

Il fantasista milita anchenella Nazionale del suo paese,la Slovenia, e ha debuttato l’11agosto del 2010 nell’amiche-vole vinta per 2-0 contro l’Au-stralia subentrando al 68’ alposto di Valter Birsa, un altrovolto noto del campionato ita-liano.

Il giocatore, che sulle spalleporta la maglia numero 72, èdiventato uno dei punti fissidella Dea targata Gasperini e,sin dal suo arrivo in terra ber-gamasca, ha dimostrato uncomportamento da vero lea-der, in campo e fuori.

La strada chiamata Serie Ae il percorso dell’Europa Lea-gue sono ancora lunghi poichétante sono le partite da giocarecontro avversari di tutto ri-spetto; ma a questa Atalantanon manca nulla e se Josip Ili-

cic si presenta sul rettangoloverde come sa fare e come hasempre dimostrato, le prospet-tive sono più che rosee. Basta

poco: è necessario che qualchecompagno – da Freuler a Cor-nelius fino a Gomez – lo ispirie lo sloveno può tranquilla-

mente concretizzare buttandoin rete i sogni di un’intera cit-tà.

Gioia Masseroli

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Ecco i due mastini dell’attaccoEROI NERAZZURRI Così diversi, ma pure così simili: Petagna e Cornelius a confronto

BERGAMO - Due mastini dell’attacconerazzurro, Andrea Petagna e An-dreas Cornelius, entrambi a quotadue gol realizzati nel corso della sta-gione 2017-2018.

Il gigante danese, dopo una lungaesperienza con il Copenaghen, sbarcain Italia nell’estate 2017 e dà ufficial-mente inizio alla sua avventura italia-na e nerazzurra.

Già durante il ritiro precampionato,Cornelius dimostra di essere un verovichingo in area e mette in evidenzauna bella intesa con Gomez e compa-gni.

Esulta per la sua prima rete berga-masca domenica 10 settembre in oc-casione della terza giornata di SerieA: Atalanta-Sassuolo termina con il

punteggio di 2-1 e ad aprire le mar-cature è proprio il danese che, al 35’,sfrutta alla lettera un prezioso assist diRafael Toloi.

Sempre nel corso dello stesso mat-ch, a sancire il 2-1 finale ci pensa ilcompagno di reparto, Andrea Peta-gna: cross del Papu Gomez e la rete sigonfia. Il tandem offensivo Corne-lius-Petagna regala così agli orobiciuna bella vittoria sotto i riflettori delloStadio Atleti Azzurri d’Italia di Ber-gamo.

L’attaccante di origini triestine – exMilan, Sampdoria, Latina, Vicenza edAscoli - firma il bis qualche settimanapiù tardi, il 20 settembre, sempre da-vanti al pubblico di Bergamo. Il matchcon il Crotone termina con il successo

orobico per 5-1 e la prima marcaturaporta il nome di Petagna che, grazie aduna bella azione di Ilicic, anticipa tuttie deposita nel sacco. Nel corso dellagara Andrea, da bomber, passa ad in-dossare i panni di assist-man e regalaun cross di tutto rispetto a Mattia Cal-dara, il quale non si fa sfuggire l’oc-casione e segna il secondo gol atalan-tino.

Petanga, alla sua seconda stagionesotto le mura di Città Alta, ha per oratotalizzato 2 reti in 9 presenze; la pri-ma annata, invece, si era conclusa con34 gare giocate e 5 marcature.

Per il centravanti classe 1995 è ar-rivato anche il primo gol in EuropaLeague nella delicata sfida di andatacontro i greci dell’Apollon: dopo Ili-

cic, ci ha pensato Andrea a riportaresul treno della capolista la Dea, al64’.

Cornelius, invece, ha finalizzato lasua seconda rete in campionato dome-nica 22 ottobre quando l’Atalanta havinto di misura, per 1-0, contro il Bo-logna di mister Donadoni. Un gol fon-damentale, un gol che ha regalato aBergamo tre punti di platino: assist diFreuler e Cornelius, solo davanti aMirante, calcia di potenza e lo spiaz-za.

Alla sua prima esperienza con lacasacca nerazzurra, l’attaccante 24en-ne conta 8 presenze condite da due re-ti.

Il danese deve ancora brindare alsuo primo gol in Europa League tra le

fila atalantine ma, se il cammino oro-bico prosegue, le chances per Corne-lius saranno più che numerose. At-tualmente la Dea occupa la prima po-sizione del gruppo E in coabitazionecon i francesi del Lione: decisivi per ilpassaggio del turno saranno i prossimidue impegni, contro Lione ed Ever-ton.

Il Vichingo, vista la sua grande for-za fisica, e Petagna sono così a dispo-sizione di mister Gasperini e l’obiet-tivo è che questi due gol a testa pos-sano crescere di domenica in domeni-ca per arrivare a toccare la tanto am-bita doppia cifra e, soprattutto, percontinuare a far sognare il popolo ata-lantino a suon di gol e vittorie.

Gioia Masseroli

Andrea Petagna e Andreas Cornelius, i centravanti dell’Atalanta di Gasperini FOTO MORO

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Palomino, il gigante nerazzurroQUI ATALANTA Il difensore argentino è il nuovo idolo dei tifosi. Gasp non rinuncia mai a luiBERGAMO - Altezza 188 centimetri per87 kg di peso. Non è la descrizione di unpugile professionista bensì il cartellinoda visita presentato all’Atalanta da Jo -sé Luis Palomino. Nato a San Miguelde Tucumán in Argentina, il classe1990 ha stupito tutti a Bergamo nellaprima parte della stagione. Il gigantesudamericano è balzato nel mirino del-la dirigenza orobica lo scorso anno, do-ve tra le file del Ludogorets ha conqui-stato la vittoria del campionato bulga-ro. Ma cosa ancora più importante efondamentale, che non sarà di certopassata inosservata agli occhi di Gaspe-rini & co, l’esperienza accumulata daldifensore in campo internazionale ed inparticolar modo in Champions Leagueed Europa League. 10 le sue presenzatotali suddivise in: 8 partite disputatenella massima competizione europea e2 presenze nell’Europa dei sogni per lepiù piccole realtà e per le nobili esclusedalla coppa dalle grandi orecchie. Pa-lomino nasce come centrale difensivoma può essere impiegato anche cometerzino sinistro poiché mancino.

La sua prestanza fisica fa si che pos-sa essere abile nel gioco aereo e nei con-trasti, ma al contrario di quello che sipossa pensare, il difensore ha tra le suearmi nascoste la velocità di recupero equel pizzico di incoscienza garantitadal suo sangue argentino. Le sue primedichiarazioni in estate hanno dimostra-to le vere caratteristiche che un leaderdeve avere: umiltà e costante lavoro permigliorarsi. Sartori, direttore sportivodel club, ha dichiarato che la Dea ha te-nuto Palomino sotto costante osserva-zione fin dai tempi in cui il difensoremilitava nel San Lorenzo. Passando poiper il suo trasferimento in Francia alMetz: dove il suo gioco ha subito un no-tevole e costante miglioramento, perapprodare poi in Bulgaria dove troveràla sua consacrazione prima di vestirenerazzurro. Il gigante buono si è pre-sentato a Bergamo tra lo scetticismogenerale e con i dubbi di come potesseessere impiegato in una difesa graniticae consolidata come quella atalantina.

Ma Palomino non si è di certo lascia-to intimorire dalle voci e ha messo incampo tutti i valori e la forza di chi pro-viene da una vita difficile, fatta di durolavoro e sacrifici, stupendo i bergama-schi già alla prima di campionato con-tro niente meno che la Roma. Grinta,forza e spirito di sacrificio: caratteristi-che che si sposano alla perfezione conla mentalità bergamasca e che da subitohanno colpito i tifosi della Dea. Perconvincere i meno fiduciosi però non èabbastanza.

Ecco quindi che alla prima uscita Eu-ropea degli uomini di mister Gasperini,Palomino è chiamato a stupire tutti an-cora una volta. Il suo nome tra i titolariviene pronunciato con poca sicurezzama basterà la sfida con l’Everton a can-cellare tutte le paure. Il gigante buonodisputa una partita sontuosa e a fine ga-ra uscirà tra i migliori in campo: le suechiusure perfette, i suoi recuperi e il suostacco perentorio di testa vengono gra-tificati più volte da applausi da parte ditutto il Mapei Stadium di Reggio Emi-lia. Il campionato e la coppa sono solonella prima fase ma è anche vero che il

difensore argentino può già considerar-si un vero e proprio leader di questa

Atalanta europea. Se saprà essere unodei protagonisti assoluti di questa sta-

gione solamente il tempo lo potrà sta-bilire, di certo i presupposti sono dei

migliori.Mattia Maraglio

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La rinascita di Alberto PaloschiL’EX DI TURNO A Bergamo la sua stagione peggiore, ora alla Spal il ritorno al golBERGAMO - L’ultima istantanea è ilcontrollo perfetto sul lancio di Felipecon scarico per il matchball di MircoAntenucci. Alla faccia del centravantiegoista in attesa di palloni a tiro discarpa. Genoa matato, Spal salva se ilcampionato come per magia finisseoggi, come certi gran premio di For-mula Uno nei tempi andati, quando ve-niva giù il diluvio e i piloti non ne vo-levano sapere della pozzangheronanegli specchietti. Strano il destino diun attaccante. Fermo al Palo a Berga-mo, accolto e atteso da figliol prodigoe oracolo del calciomercato, fino a do-ver leggere il suo soprannome comeuno sberleffo, frenato dalla traversasullo 0-0 all’esordio con la Lazio, dalpenalty imboccato a Rafael a Cagliari,dall’altro montante da un amen col Pe-scara e dal rigore in movimento addos-so a Skorupski a Empoli. Acqua pas-sata. Alberto Paloschi ora ne porta almulino ferrarese, da Mister Utilitàpronto a sacrificarsi al servizio dellasquadra, nell’attacco di una neopro-mossa che sa come farsi valere a di-spetto del gap tecnico con troppe squa-dre del lotto, al netto di alcuni veterani.Come Marco Borriello e proprio comelui, figlio del Giovanni da Cividate,l’ex predestinato rossonero che sottole Mura ha fallito la prova nell’annatapiù memorabile dell’Atalanta.

È il momento della rinascita. Pianopiano, uno step alla volta. Ma in modosostanzioso, concreto, da bergamascovero. Ad esempio, ripartendo dallaprovincia estrema che non saliva sulpalcoscenico da quasi mezzo secolo. Eaccettando la sfida di fare il più dellevolte lui da spalla a un bomber di ca-tegoria, cioè da serie B, che non il con-trario. Nel 3-4-3 o 3-4-1-2 o 3-5-2 pu-ro provato allo start da Gian Piero Ga-sperini non ci stava o non ci s’era am-bientato, nel 3-5-2 di Leonardo Sem-plici se non va tutto a meraviglia poco

ci manca. Alla faccia di chi sostieneche è adatto solo al modulo classico oal rombo, perché bisognoso di un par-tner di reparto più fisico e mobile chegli apra gli spazi. Il segreto del mestie-re, invece, è crearseli a vicenda. L’al-tro è metterla quando è il caso, e anchequi ci siamo: temporaneo vantaggiocol Crotone pasteggiando sulla con-clusione fuori centro del molisano, so-li tre gol in A contro i suoi cinquan-tadue, speranzielle riaperte allo Juven-tus Stadium in tap in sulla stoccata del-

l’ex Mattiello. Simy e quattro bianco-neri hanno voluto che le sue prodezzenon coincidessero con più del puntici-no casalingo al “Mazza”, ma è comun-que tanta manna dal cielo anche soloessersi assicurato sette partenze da ti-tolare su undici turni, per uno che ave-va chiuso a virgola il 2016/2017 in ne-razzurro, da delusione e capro espia-torio da sparare a cinque colonne. Per-ché era stato trattato con lo Swansea infretta e furia per consegnarlo alla crea-tura dell’appioppato Rolando Maran

che poi ci aveva ripensato, mentre colGasp le gerarchie le decidono la provadel campo e l’adeguamento dei singolialle sue idee, mai il contrario. Infatti,non a caso, la sua retrocessione tra irincalzi era coincisa con la promozio-ne di Andrea Petagna a regista avan-zato. Dopo i primi tre dei quattrokick-off su tredici presenze in regularseason (più quella in Coppa Italia conla Cremonese), il cambio di strategiadi quel famoso lunedì sul neutro di Pe-scara coi Pitagorici, che forse a ‘sto gi-

ro non potevano non ispirargli la rival-sa: Kurtic alzato dalla linea di mezzo epronto a inserirsi a destra, il triestinocentravanti di manovra e Gomez aconvergere dalla mancina. Fine deigiochi, l’ultima da moloch sarebbestata il 26 ottobre, ancora al “Cornac-chia”, stavolta acquario del Delfinoannegato dalla zuccata di Mattia Cal-dara.

Nel pacchetto di guastatori spalliniil Palo se la gioca con un altro ex ata-lantino (c’è anche Alberto Grassi, main mediana) oltre all’ex di Belen, ov-vero l’attempato Sergio Floccari, econ la grande promessa col futuro ra-dioso alle spalle Federico Bonazzoli,pure lui a titolo temporaneo, parcheg-giato da una Samp che non sapeva chefarsene. Un po’ come a Zingonia con ilbravo ragazzo di campagna della Bas-sa Orientale, costato 7 e mezzo all’an-nuncio il 17 giugno 2016, presentatoin pompa magna il 23 al fu AtalantaStore a Oriocenter come eroe eponimodel nuovo ciclo, protagonista di ungran precampionato da cinquina di cuiun tris per rimontare il Lumezzane aClusone e quindi ceduto senza rim-pianti il 7 luglio scorso. Con la speran-za dei dirigenti che il riscatto vengaesercitato, e la sua di ricostruirsiun’immagine un po’ annebbiata. Il fu-mo di Londra della Premier League,quello no, non c’entra più. Ricordisbiaditi del passato che non torna. Ilpresente è un team che deve salvare laghirba e stop, in cui lui è co-capocan-noniere insieme al compagno di repar-to, due a cranio in un collettivo che finqui ha detto nove (contro diciannovepresi) e ha mandato a segno ancheBorriello, Lazzari, Rizzo, Schiattarel-la e Viviani. Salvezza e poi magari ve-trina per l’outsider di turno, sempreche chi ha ambizioni decida di aprirglile porte.

Simone Fornoni

Bergamo&Sport12 Domenica 5 Novembre 2017

Erico Rota e il bello del calcioTIFOSI VIP Conosciamo un grande appassionato “diviso” tra Atalanta e MonterossoBERGAMO - Un intreccio di storiesportive, permeate nella stessa frene-tica passione, diventa il racconto dellavita di Erico Rota, atalantino d’ado-zione nonché punto di riferimento in-discusso per il pallone vissuto in Città.Responsabile della sezione calcio nel-la Polisportiva Monterosso, dopo tantianni di gavetta vissuti nei più disparatiruoli, Rota acquisisce una bella fetta dinotorietà accompagnando, sul terrenodi gioco, le gesta dell’Atalanta ClubPisani, del quale oggi è anche consi-gliere. Pur non dotato di quei trascorsie di quella carriera che, al contrario,possono vantare le ex stelle atalantineconvenute nel progetto Atalanta ClubPisani, Rota ha vissuto in prima per-sona l’ascesa e la consistenza di unacreatura nata, ormai vent’anni fa, conl’intento di ricordare Chicco Pisani eAlessandra Midali, morti tragicamen-te nel febbraio del ’97, a seguito di unincidente stradale. Il lutto e il dramma,occorsi a due famiglie, oltre che all’A-talanta e al calcio italiano, diventano lamolla più utile a credere in un mondomigliore, attraverso le armi della soli-darietà e della condivisione; tratti mol-to apprezzati nelle figure di FedericoPisani, giovane promessa nerazzurra,e della sua fidanzata Alessandra. Pro-prio dal papà di Alessandra, ChiccoMidali, e dal compianto Vittorio Rota,nasce l’idea di formare una squadra dicalcio composta da ex professionisti,ma non solo, partecipando alle piùsvariate manifestazioni a sfondo bene-fico, sparse in Italia, mantenendo vivonegli anni il ricordo dei due giovani.

In questi vent’anni l’Atalanta ClubPisani partecipa a Telethon, alle rac-colte-fondi per la Croce Bianca e Ros-sa e, in tempi recenti, alle iniziative de-dicate alle popolazioni del Centro Ita-lia colpite dal sisma del 2016. E tantoaltro ancora. Il tutto, promuovendouno sport che, lontano anni luce dal-l’accezione più agonistica, chiama incausa Over 40 e Over 50, a testimo-nianza del fatto che, sotto lo stesso tet-to della solidarietà, possono trovarecasa davvero tutti. “Forse una voltac’era più blasone – spiega Rota – nelsenso che fino a qualche anno fa po-tevi avere la fortuna di giocare al fian-co di Magrin, Nielsen, Sgrò e Mastro-pasqua, mentre ora trovi tanta genteche, come me, ha calcato la scena del-la Terza categoria. Eppure ci sentia-mo fortunati, e anche un po’ orgoglio-si, nel poter correre e giocare a calcioa cinquant’anni suonati. Non è unacosa da tutti e, tutto sommato, do-vremmo sempre tenerlo ben presente,quando una sconfitta o il fallo di unavversario ci lascia del veleno nelsangue”. Rota, infatti, non acconten-tandosi dei saltuari impegni garantitidall’Atalanta Club Pisani – “Siamopartiti con due-tre tornei all’anno, inquesto 2017 sono diventati undici” –milita anche con i suoi Amatori Mon-terosso nelle competizioni in orbitaUisp (Unione Italiana Sport per Tutti,n.d.r.) dedicate al mondo degli Over40, nell’ambito della variegata attivitàcontemplata una Polisportiva dai 260tesserati. “Gli Amatori – chiosa Rota –stazionano all’estremo opposto di un

lavoro che fa dell’attenzione riposta atutte le fasce d’età la propria peculia-rità. Abbiamo un contingente fatto diquindici squadre tra femminile e ma-schile, che si apre con la scuola-calcioe le tre formazioni di Pulcini, chiuden-dosi con gli Over 40. Nel mezzo, unsettore giovanile strutturato; unasquadra impegnata in Terza categoriache prova a regalarsi il fatidico salto,oltre a due compagini impegnati nelcalcio a 7 e un’altra ancora nel calcioa 5. Ma non è tutto, perché ci sono an-

che le donne. Dietro le ragazze dellaSerie D, c’è il manipolo di valoroseEsordienti, annate 2003-2004, le qua-li, caso più unico che raro, partecipa-no, pur senza fare classifica, a un cam-pionato interamente al maschile, e lacompagine femminile del calcio a 7. Ilmondo al femminile rappresenta unaparte tangibile nel nostro modo di in-tendere il calcio, tanto che abbiamofatto partire un corso di avviamentodedicato a tutte le donne, dalle bam-bine più piccole alle ragazze e alle si-

gnore che necessitano di una valvoladi sfogo. L’impegno, insomma, nonmanca, ma devo dire che nei quindicianni vissuti fin qui da responsabile delsettore-calcio le soddisfazioni sonostate davvero numerose. L’affolla-mento è oggettivo, ma quando puoicontare sullo spirito di collaborazionee sul senso di attaccamento che deter-minate figure possono vantare, pensial presidente della Polisportiva, Gio-vanni Molica, ma anche ai responsa-bili Roberto Carissimi e Vittorio Ra-

vazzini, ti senti davvero orgoglioso diquello che fai e ti convinci a fare sem-pre più e sempre meglio. Nessunomantiene la pretesa di fare il profes-sionista, ma fai giocare tutti e lo faicon le dinamiche che competono algruppo e nel rispetto dei ruoli e dellepersone. L’aspetto del gruppo si man-tiene basilare e valido per tutto le fa-sce d’età: senza di quello i risultatinon arrivano, tantomeno le soddisfa-zioni”.

Nikolas Semperboni

Sopra l’Atalanta Club Pisani. Nella foto sotto a sinistra Erico Rota con trofeo in mano al fianco di Chicco Midali, presidente dell'Atalanta Club Pisani.Sotto a destra Percassi tra Erico Rota (a destra) e il presidente della Polisportiva Monterosso Giovanni Molica

Bergamo&SportDomenica 5 Novembre 2017 13

Villongo, una piccola AtalantaPRIMO PIANONumeri da urlo, organizzazione e l’affiliazione alla Dea: un club da prendere da esempioVILLONGO - Una ventina di ra-gazzi, in rappresentanza deiGiovanissimi – annata 2003 –dell’Oratorio Villongo, sciamaoggi sull’ “Atleti Azzurri d’I-talia” per certificare, una voltadi più, le sinergie intrapresedall’Atalanta con il mondo di-lettantistico. Assunto nel tem-po a supremo esempio per il la-voro da svolgere in ambito divalorizzazione dei giovani, ilclub nerazzurro non si accon-tenta certo di forgiare da sé i ta-lenti espressi da una realtà ine-guagliabile quale Zingonia, masi guarda attorno in cerca dicollaborazioni e convergenze,pescando di tanto in tanto nelvariegato mondo dei dilettanti;laddove il calcio non può esse-re tutto, ma può comunque es-sere preso sul serio. La presen-za sugli spalti dei Giovanissimidi mister Ivan Restofler suonacosì da suggello per l’affilia-zione occorsa ormai due annifa e che si snoda, di stagione instagione, attraverso nuove pro-poste e nuove opportunità. Co-me racconta il presidente del-l’Oratorio Villongo, AdrianoSignorelli, la mossa di legarsialle vicende atalantine vale an-zitutto da molla per un movi-

mento in rampa di lancio: “Sia-mo a descrivere un bacino diutenza dai circa 400 tesserati,tra atleti, istruttori, educatori eaddetti al campo, ed è chiaroche l’Atalanta viene chiamatain causa perché c’è voglia dicrescere, specialmente in ter-mini qualitativi. Venivamo daun’esperienza negativa, qualela fusione con il Sarnico, e unavolta raccolti i nostri cocci ab-biamo deciso di intraprendereun nuovo corso, fatto di numeripiù ampi e imperniato attornoall’assenza di selezione. Il la-voro è diventato immane, nelgiro di pochi anni il numero disquadre del settore giovanile è

raddoppiato, e grazie all’Ata-lanta, grazie a Roberto Fratuse grazie ai corsi di formazionededicati ai nostri allenatori,proviamo a crescere e miglio-rare, badando alla sostanza in-sita in quest’affiliazione eguardando, con curiosità, ol-tre che con ammirazione, allametodologia che può vantarela realtà di Zingonia. Lo scorsoanno è stato per noi l’anno-ze-ro e, pur senza travisare l’o-biettivo della crescita, ci siamoadoperati con un chiaro inten-to: noi non lasciamo a piedinessuno e l’Oratorio Villongomantiene le pretese di portareavanti un’opera sociale, oltre

che tecnica. Da poche settima-ne si è aperta la seconda fase diquesta affiliazione. Dopo il la-voro dedicato da Fratus allascuola-calcio, la supervisioneè passata sugli Esordienti esulle tre nostre squadre checontempliamo per questa fa-scia d’età. Contiamo di poterabbozzare, da qua a breve, unchiaro salto di qualità nel no-stro modo di intendere il cal-cio, perché anche quando par-liamo di ragazzi così piccoli ilrisultato vuole la sua parte, mafin da adesso possiamo affer-mare che la spinta propulsivagarantita da quest’affiliazioneci sprona a fare sempre meglio

e a portare avanti, con forza esicurezza, le nostre idee”. Lapanoramica sul settore giova-nile dell’Oratorio Villongo di-venta appannaggio del diesse,Paolo Plebani, altra figu-ra-cardine assieme al responsa-bile del settore giovanile, Lui-gi Potassa. “Veniamo da unperiodo particolarmente fre-netico – spiega Plebani - dedi-cato al potenziamento del vi-vaio e delle figure di riferimen-to che in esso operano. Lavo-riamo per crescere, pur con laconsapevolezza che il lavorofin qui fatto è stato buono, co-me testimonia l’approdo di al-cuni nostri ragazzi in societàprofessionistiche di alto profi-lo. Possiamo contare sui nostriistruttori diplomati ISEF e sutre strutture dedicate all’attivi-tà: l’impianto comunale, concampo in erba sintetica, per lefasce alte; il vecchio stadiodell’Oratorio San Filastro perle fasce intermedie e il campo a9 per Primi Calci, Pulcini edEsordienti. A queste si aggiun-gono le piscine dell’OlimpicSport Village, dove convergel’attività, nel periodo inverna-le, della Scuola Calcio. Confi-diamo in un futuro non troppo

lontano di poter tornare ad ap-prezzare la funzionalità delPalazzetto di Villongo, che pu-re va dedicato alle prioritàrappresentate dagli sport alcoperto. La Scuola Calcio re-gistra numeri in calo, per viadella folta concorrenza opera-ta dalle realtà limitrofe, madobbiamo pur tener presenteche ogni annata è una storia asé, in un paese di 8000 animecome Villongo. Ci sono quattroformazioni di Pulcini e tre perEsordienti, Giovanissimi e Al-lievi. Alle spalle di una primasquadra che milita in Promo-zione, c’è la Juniores e poi cisono quattro squadre del cal-cio a 7 e due squadre amato-riali del calcio a 11. Da atalan-tino quale sono, l’affiliazionerappresenta un bel premio e unincentivo a fare sempre me-glio. Non rinunciamo al nostrocredo, improntato sul garanti-re un’opportunità a tutti, senzaescludere nessuno, ma è altret-tanto vero che presto saremochiamati a indire una svolta,così da mandare a frutto glisforzi e le sinergie che l’affilia-zione all’Atalanta ha compor-tato”.

Nikolas Semperboni

NUMERI UNO - Il presidente Signorelli e il ds Plebani, entrambi dell’Oratorio Villongo

Bergamo&Sport14 Domenica 5 Novembre 2017

La doppia faccia dell’AtalantaL’ANALISI Imbattibile in Europa League, altalenante in campionato. Ecco il perchéBERGAMO - Due punti racimo-lati nelle prime cinque trasfertecontro i sette conquistati nellascorsa stagione. È una Deaspenta quella vista lontana dal-le mura amiche quest’anno. Ifattori sono sicuramente tantima proviamo ad analizzare lepossibili motivazioni di questoscarso rendimento iniziale ac-curatamente.La squadra con il mercato esti-vo ha dovuto adattarsi e sapertrovare delle soluzioni alle ces-sioni importanti come quelle diConti e Kessie, due pilastri del-la formazione che ha conqui-stato l’Europa League lo scorsoanno. La campagna acquisti dalcanto suo ha dato segnali im-portanti in vista degli impegnidi coppa con innesti intelligen-ti, ma soprattutto con giocatorichiave riconfermati. Parliamo-ci chiaro l’Atalanta lontana daBergamo ha sempre sofferto.Poiché lo sanno tutti la forzadel pubblico atalantino all’A-tleti Azzurri d’Italia è tale darendere lo stadio un fortinoostico a qualsiasi squadra dellaserie A. Ma l’Atalanta di Ga-sperini nella passata stagioneera riuscita a sfatare questo ta-bù conquistando la bellezza di32 dei totali 72 punti nelle garein trasferta. Il motivo principa-le dei pochi punti raccolti fuoricasa fino adesso è la fittissimaserie di impegni che il campio-nato e l’Europa League impon-gono ai nostri amati nerazzurri.Le partite sono molto ravvici-nate e i tempi di recupero moltostretti. I giocatori non riesconoa ritrovare a pieno la forma fi-sica ideale e a volte mancano dibrillantezza e lucidità mentale.Questo dato lo si può appuraredopo le gare di Genova e Udi-ne, in cui la compagine atalan-tina era riuscita a passare invantaggio dominando la garanella prima frazione di entram-bi i match, per poi venire ri-montata a causa di errori indi-viduali e cali di concentrazio-ne. Dall’altro lato è una Deache in Europa League sta cor-rendo a mille con prestazioni ti-taniche e sbalorditive che lehanno permesso di ritrovarsi intesta al girone E, con squadredel calibro internazionale comeEverton e Lione. Una squadradecisa e compatta quella vistafino ad adesso in campo euro-peo, un’Atalanta capace di im-porre il ritmo partita agli avver-sari e di non mollare mai finoalla fine come dimostrato dalpunto d’oro conquistato in terrafrancese. La Dea corre e non sipuò essere rammaricati perquanto fatto vedere in questaprima parte di stagione. Restal’amaro in bocca per quei puntipersi in trasferta ma sfidiamochiunque a dire che in questomomento sia più importante ilcampionato della coppa: tantosognata, quanto ritrovata dopo26 anni di lunga attesa. Certoripercorrere l’incredibile ca-valcata verso il quarto postodella passata stagione sarebbebello ed è il sogno più fervidodi ogni atalantino, ma se gli uo-mini di Gasperini concludesse-ro un campionato dignitoso eproseguissero il loro camminoin Europa League, nessunoavrebbe da lamentarsi. Anzi aquel punto i sogni diventereb-bero vere e proprie utopie. Dia-mo tempo a quest’Atalanta ditrovare le giuste misure perconciliare coppa e campionatoe i risultati sicuramente non tar-deranno ad arrivare. Mister Ga-sp prima di essere un bravo tec-nico, è un ottimo tattico e stra-tega e sicuramente riuscirà ad

imprimere le sue idee ai gioca-tori, aumentandone il rendi-

mento anche con molti impegniravvicinati in vista. La Dea cor-

re con i capelli al vento, ha im-parato a rialzarsi nelle difficol-

tà e a saltare gli ostacoli. Equando corre è lo spettacolo

più bello che esista.Mattia Maraglio

Bergamo&SportDomenica 5 Novembre 2017 15

Addio Cipro, amate spondeIL NOSTRO INVIATO Giacomo Mayer e una settimana passata tra Dea, cultura e turismoNICOSIA - Che nessuno si of-fenda. Addio Cipro, amatesponde.

Il tour è alla fine ma l’isoladove è nata Afrodite rimanenel cuore di coloro che la vi-sitano. Da Nicosia a Limassolattraverso monti, parchi estrade del vino.

Un saliscendi tra boschi eforeste, a metà tra le dolcicolline toscane e le aspre al-ture della Sicilia. Si esce daNicosia e si affianca la lineaAttila, meglio conosciuta co-me la linea verde, che è la de-marcazione “Limit of areaunder Turkish” dopo l’i n v a-sione del 1974.

A Cipro il trascorrere deltempo prima si scandiva dalprima e dopo il 16 agosto1960, giorno della proclama-zione dell’indipendenza,adesso dal prima e dopo ilcolpo di mano della Turchiadel 20 agosto 1974.

Eppure c’è una citta, Pyla,dove anche oggi vivono inpace la comunità greca equella turca. Comunque nel-l’isola le tre comunità (arme-na, maronita e latina) si me-scolano senza problemi con igrecociprioti.

La pianura di Cipro è co-ronata da due catene montuo-se, la Pentadaktilos con il ca-poluogo di Keyneia, un tem-po luogo di villeggiatura deicittadini di Nicosia, attual-mente nella zona turca, equella di Troodos, ricca dipendii, sul lato meridionale,dove si producono ottimi vi-ni.

Con Famagosta dall’altraparte, considerata città fanta-sma per molti greci, il gover-no grecocipriota ha dato forteimpulso a nuove località tu-ristiche come Protaras e AgiaNapa, prima pressochè sco-nosciute.

Il massicio dei Troodosraggiunge un’altezza di 1951metri e ricopre l’area occi-dentale. Viene consideratauna regione che permette re-lax con camminate tra i bo-schi di pino mentre in invernoci si può dedicare allo sci.

Da Nicosia dopo una qua-rantina di chilometri si sale aKakopetria (840 metri sul li-vello del mare), un antico vil-laggio attraversato da un fiu-me che corre ai piedi dellamontagna e che una volta da-va vita al mulino locale.

Si attraversa un ponte e cisi imbatte in strette viuzze inpietra. Sull’uscio delle casegli anziani, ancora vestivi dinero, salutano e piccole bot-teghe offrono i prodotti del-l’agricoltura locale.

Si torna indietro di pochichilometri ed ecco nella chie-sa bizantina di Agios Nico-laos tis Stegis, vale a dire daldoppio tetto, patrimonio cul-turale dell’Unesco.

Costruito tra l’undicesimoe dodicesimo secolo per glistorici dell’arte è il compen-dio dei tre stili dell’arte bi-zantina: macedone, comnenoe palelologa.

L’area di Troodos, ricca dirocce, era conosciuta per lesue ricche miniere di amiantoe di crono e negli anni Ventiesisteva il paese di Amiantos,10 abitanti, oggi abbandona-to.

Dalla località di Troodoss’inforca la strada dei vini cheha come epicentro il caratte-ristico villaggio di Omodos,lastricato di pietre e sassi inun continuo saliscendi trastrette viuzze, dove ti vendo-

no l’arketana, pane a forma dianello, e le donne anziane in-crociano pizzi e merletti, finoall’antico monastero di Sta-vros fondato nel 327 dopoCristo, da Sant’Elena, madredell’imperatore Costantino,nella cui chiesa viene costu-dito con rigore, in una crocedorata una fibbra di canapadelle funi che legarono Gesùdurante la via Crucis.

Dal sacro al profano per vi-sitare l’azienda vinicola Zam-bartsa che pruduce vari tipi divino dai vitigni autoctoni, il“mavro” (bacca scura) e loxynisteri (bacca bianca).

Senza dimenticare il vinodolce locale, la Comandaria.

Prima di arrivare a Limas-sol, una visita al sito archeo-logico di Kourion dove alcuniscavi hanno riportato alla lu-ce la “Casa di Eustolio”, afianco lo splendido teatrogrecoromano costruito nel se-condo secolo avanti Cristo.

Infine Limassol, città dimare con il nuovo porto chedi notte luccica di colori e di-venta il centro della movidadei giovani, ma non solo, ci-prioti.

Giacomo Mayer

Bergamo&Sport16 Domenica 5 Novembre 2017