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La fibrillazione atriale Informazioni per i pazienti Con impegno contro le cardiopatie e l’ictus cerebrale Fondazione Svizzera di Cardiologia

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La fibrillazione atriale

Informazioni per i pazienti

Con impegno contro le cardiopatie e l’ictus cerebrale

Fondazione Svizzera di Cardiologia

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IntroduzioneLa fibrillazione atriale è il più frequente disturbo del ritmo car-diaco negli esseri umani. Benché di questa malattia soffrano pre-valentemente persone anziane, può verificarsi anche in soggetti giovani. Senza trattamento la fibrillazione atriale può dare luogo a gravi complicazioni come l’ictus cerebrale e l’insufficienza car-diaca. Causa un largo spettro di sintomi più o meno pronunciati. Per questo motivo il trattamento della fibrillazione atriale deve essere adattato individualmente a ogni paziente. Quest’opuscolo si propone di mostrarle che cosa si nasconde dietro questa malat-tia e di aiutarla a meglio comprenderla. Naturalmente non può sostituire la consulenza personale del suo medico o della sua medica.

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Il cuore, motore della circolazione sanguignaAffinché il cuore possa pompare efficacemente il sangue nel sistema circolatorio, milioni di cellule muscolari negli atri e nei ventricoli devono contrarsi e rilassarsi ritmicamente e in modo coordinato. Quest’attività ben sintonizzata è regolata da impulsi elettrici provenienti dal nodo sinusale situato nell’atrio destro. L’impulso elettrico originato nel nodo sinusale si propaga dap-prima ai due atri e poi, dal nodo AV (atrioventricolare), viene tra-smesso alla muscolatura dei ventricoli (figura 1, pagina 4). Questo percorso normale degli impulsi elettrici nel sistema di conduzione dello stimolo è denominato ritmo sinusale e noi lo percepiamo come polso regolare. Sulla frequenza dettata dal nodo sinusale influiscono il sistema nervoso vegetativo e sostanze messaggere come l’adrenalina. Così, per esempio, il nodo sinusale aumenta le pulsazioni in caso di attività sportiva e le rallenta durante il sonno.

L’elettrocardiogramma (ECG)Le scariche elettriche del cuore si possono registrare nell’elettro-cardiogramma (ECG), che è il mezzo diagnostico più importante per dimostrare la presenza di un disturbo del ritmo cardiaco e stabilirne il tipo. In un ECG normale si vedono tre oscillazioni: l’onda P corrisponde all’eccitazione dei due atri, il complesso QRS a quella dei ventricoli, l’onda T all’estinguersi dell’eccitazione delle cellule cardiache dei ventricoli (figure 2a e 2b, pagina 7).

Fuori tempo: i disturbi del ritmo cardiacoSi chiamano disturbi del ritmo cardiaco o aritmie quei battiti car-diaci che sono troppo rapidi o troppo lenti oppure irregolari. La fibrillazione atriale è solo uno dei numerosi disturbi del ritmo conosciuti negli esseri umani. Nella fibrillazione atriale i battiti cardiaci sono irregolari e nella maggior parte dei casi troppo

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Figura 1: Anatomia e sistema di conduzione dello stimolo del cuoreL’atrio e il ventricolo sinistri (in rosso) ricevono il sangue ricco di ossigeno dai polmoni. Il sangue venoso povero di ossigeno passa attraverso l’atrio e il ventricolo destri (in blu). Affinché il sangue possa essere pompato nella giusta direzione le cellule muscolari degli atri e dei ventricoli devono contrarsi. La contrazione è provocata da un impulso elettrico emesso dal nodo sinusale, che si propaga – attraverso il nodo AV, il fascio di His e i fasci destro e sinistro – fino ai ventricoli e alla muscolatura del cuore.

1. Aorta 9. Valvola aortica2. Vena cava superiore 10. Nodo atrioventricolare (AV)3. Nodo sinusale 11. Valvola mitrale4. Atrio sinistro 12. Fascio di His5. Atrio destro 13. Fascio sinistro 6. Valvola tricuspide 14. Ventricolo sinistro7. Vena cava inferiore 15. Miocardio (muscolo del cuore)8. Ventricolo destro 16. Fascio destro

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rapidi, perché sul ritmo dettato dal nodo sinusale influiscono degli impulsi elettrici scoordinati provenienti dagli atri.

Come ha origine la fibrillazione atriale?La fibrillazione atriale è dovuta a un’attività elettrica anormale nell’atrio sinistro e nella zona in cui sfociano le vene polmonari. Di conseguenza gli atri battono in modo scoordinato e troppo rapidamente. L’attività elettrica irregolare negli atri viene tra-smessa ai ventricoli, per cui anch’essi battono irregolarmente e troppo velocemente: le azioni di pompaggio degli atri e dei ven-tricoli non sono più coordinate tra loro. Nell’ECG questi cambia-menti si manifestano sotto forma di scomparsa delle onde P e distanze irregolari tra i complessi QRS (figura 3, pagina 8).

Quali sono le cause della fibrillazione atriale?Ci sono alcuni fattori di rischio che favoriscono la fibrillazione atriale. Si tratta in particolare dell’ipertensione arteriosa (pres-sione sanguigna troppo alta), dell’obesità (adiposità), dell’insuffi-cienza cardiaca, di malattie delle valvole cardiache (soprattutto di quella mitrale) e del consumo eccessivo di bevande alcoliche. Quando la fibrillazione atriale si manifesta per la prima volta si dovrebbe esaminare sempre anche l’eventuale presenza di un’i-perfunzione della tiroide (ipertireosi), perché spesso il tratta-mento di questa malattia elimina anche la fibrillazione atriale. Però la fibrillazione atriale può verificarsi anche in persone dal cuore sano come disturbo isolato.

Che tipi di fibrillazione atriale ci sono?Sostanzialmente si distinguono tre diverse forme di fibrillazione atriale:

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Fibrillazione atriale parossisticaLa fibrillazione atriale parossistica (= a crisi) si manifesta sotto forma di crisi, non dura più di sette giorni e cessa spontanea-mente. Questa forma di fibrillazione atriale si può constatare nell’ECG a riposo solamente se esso viene registrato durante una crisi. Se non si riesce a farlo, la fibrillazione atriale parossistica si può diagnosticare con un ECG di lunga durata.

Fibrillazione atriale persistenteSi parla di fibrillazione atriale persistente se la fibrillazione atriale dura più di sette giorni ma si può riportare al ritmo normale (ritmo sinusale) con medicamenti o una scarica elettrica (elettro-cardioversione).

Fibrillazione atriale permanentePer fibrillazione atriale permanente si intende una fibrillazione atriale cronica che non si può più far cessare nemmeno con i medicamenti o con un’elettrocardioversione. La fibrillazione atriale si chiama permanente anche quando in un paziente o una paziente si rinuncia volutamente alla conversione limitando la terapia al controllo della frequenza.

Che frequenza ha la fibrillazione atriale?Di fibrillazione atriale soffre circa l’1  % della popolazione, nei soggetti di più di 75 anni circa il 10 %. In Svizzera ne sono colpite circa 100 000 persone. A causa dell’evoluzione demografica, nei prossimi decenni se ne deve prevedere un aumento, per cui si teme una vera e propria «epidemia di fibrillazione atriale». Dato che la fibrillazione atriale è una causa frequente di degenza in ospedale con i relativi costi, essa assume sempre maggiore impor-tanza anche dal profilo socioeconomico.

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Figura 2b: L’elettrocardiogramma (ECG)L’onda P indica la contrazione dei due atri e il picco QRS la contrazione dei ventricoli. L’onda T indica la fase di rigenerazione delle cellule cardiache.

Figura 2a: Propagazione elettrica dello stimoloL’impulso elettrico si propaga nel cuore come un’onda. Le scariche elettriche negli atri e nei ventricoli possono essere visualizzate (figura 2b) tramite l’elettrocardiogramma (ECG).

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Quali sintomi causa la fibrillazione atriale?Di solito la fibrillazione atriale si manifesta con tachicardia, palpi-tazioni o polso irregolare. Inoltre certi e certe pazienti consta-tano un calo dell’efficienza o hanno dispnea, senso di oppres-sione al petto o stati ansiosi. Con il tempo i disturbi possono cambiare o persino scomparire, ad esempio se una fibrillazione atriale parossistica diventa persistente. Tuttavia i disturbi possono anche intensificarsi se, insieme alla fibrillazione atriale, compare anche un’insufficienza cardiaca. Ma la fibrillazione atriale può anche restare asintomatica ed essere scoperta soltanto per caso misurando la pressione arteriosa o in un controllo medico di rou-tine.

Figura 3: La fibrillazione atrialeNella fibrillazione atriale si scatena negli atri una «tempesta» elettrica con numerose scariche. I molti impulsi fanno fibrillare gli atri, impedendo una regolare stimolazione anche dei ventricoli.

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Se la fibrillazione atriale resta sconosciuta o non trattata, il primo sintomo può essere un attacco ischemico transitorio (TIA, «mini-ictus») o persino un ictus cerebrale. Se la frequenza cardiaca troppo alta causa un indebolimento del muscolo cardiaco (insuf-ficienza cardiaca) la fibrillazione atriale può manifestarsi anche sotto forma di riduzione dell’efficienza o sensazione di soffoca-mento.

Quali complicazioni possono verificarsi?Le complicazioni più gravi della fibrillazione atriale sono l’ictus cerebrale (colpo apoplettico, apoplessia), dovuto al trasporto di un coagulo di sangue dall’atrio al cervello (embolia), e l’insuffi-cienza cardiaca come conseguenza tardiva di una frequenza car-diaca permanentemente troppo alta.

Come può la fibrillazione atriale portare a un ictus cere-brale e come evitarlo?Nell’atrio in fibrillazione e soprattutto nella cosiddetta orec-chietta dell’atrio, il flusso sanguigno è talmente rallentato che il sangue coagula (figura  4, pagina  11). Dall’atrio sinistro, attra-verso la valvola mitrale questo coagulo (trombo) può essere tra-sportato nel ventricolo sinistro, attraverso la valvola aortica nell’aorta e finalmente nelle arterie cerebrali (embolia). Nel punto più stretto del vaso sanguigno il coagulo resta bloccato e ne provoca l’occlusione. Più raramente un trombo di origine atriale può formare un embolo anche in un’arteria renale, dell’in-testino o di una gamba.

Il modo più efficace di evitare le embolie è l’anticoagulazione (trattamento anticoagulante o inibizione della coagulazione): è necessario nella maggior parte dei pazienti e delle pazienti con fibrillazione atriale, ma non in tutti. Perciò prima si dovrebbe

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valutare il rischio di ictus cerebrale individualmente in ciascun e ciascuna paziente. A tal fine si è affermato il punteggio (score) CHA2DS2VASc.

CHA2DS2VASc-Score

C = Congestive heart failure (insufficienza cardiaca) 1 punto

H = Hypertension (ipertensione arteriosa) 1 punto

A = Age (età più di 75 anni) 2 punti

D = Diabetes 1 punto

S = Stroke (ictus cerebrale subìto in precedenza) 2 punti

V = Vascular disease (malattia vascolare)* 1 punto

A = Age (età 65-74 anni) 1 punto

Sc = Sex category (sesso femminile) 1 punto

*Si considerano malattie vascolari: pregresso infarto cardiaco, arteriopatia obliterante perife-rica AOP («malattia delle vetrine») o depositi (calcificazioni) nell’aorta.

Più punti risultano, maggiore è il rischio di ictus cerebrale. Se il punteggio è superiore a  1 l’anticoagulazione orale è indicata. Nelle donne senza ulteriori fattori di rischio, il sesso femminile non viene conteggiato come punto. Un rischio particolarmente alto l’hanno i pazienti e le pazienti con fibrillazione atriale che hanno già subìto un ictus cerebrale o che sono portatori di una valvola cardiaca artificiale (meccanica). I pazienti e le pazienti con 1 punto sulla scala dei rischi si trovano in una zona grigia e richie-dono una consulenza individuale.

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Anticoagulanti (inibitori della coagulazione)In caso di fibrillazione atriale, per l’anticoagulazione si usa un gruppo di medicamenti chiamati NAVK (anticoagulanti orali non dipendenti dalla vitamina K). In linea di principio oggi vengono preferiti per la loro migliore efficacia (protezione dall’ictus cere-brale) e la migliore sicurezza (meno emorragie gravi). Per pazienti con fibrillazione atriale sono omologati i seguenti NAVK: i cosid-detti antagonisti del fattore Xa apixaban (Eliquis®), edoxaban (Lixiana®) e rivaroxaban (Xarelto®) nonché l’inibitore della trom-bina dabigatran (Pradaxa®). Per taluni e talune pazienti (valvole cardiache meccaniche, stenosi mitralica) è ancora necessario ricor-rere agli antagonisti della vitamina K (Marcoumar® o Sintrom®).

Figura 4: Formazione di un coagulo nell’orecchietta dell’atrioIl flusso sanguigno nell’atrio in fibrillazione e specialmente nell’orecchietta dell’atrio è talmente rallentato che il sangue coagula. Un coagulo così formatosi (trombo) può essere trascinato nel ventricolo sinistro e da lì nell’aorta e infine nelle arterie cerebrali (ictus cerebrale).

Orecchietta dell’atrio

Atrio sinistro

Formazione di un coagulo

Trombo (coagulo)

Aorta

Ventricolo sinistro

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Se si usano Marcoumar® o Sintrom®, l’anticoagulazione deve essere controllata con il valore INR (International Normalized Ratio, in precedenza Quick). La dose di Marcoumar® viene pre-scritta individualmente dal medico o dalla medica. Con piccoli strumenti di misura portatili, a richiesta e previa relativa istru-zione la misurazione dell’INR può essere fatta anche dal paziente stesso o dalla paziente stessa (autogestione).

Rischio di emorragiaL’inconveniente dell’anticoagulazione è il rischio di emorragia gastrica o cerebrale. Un’emorragia gastrica si manifesta sotto forma di feci nere come catrame («melena») mentre un’emorra-gia cerebrale – analogamente all’ictus cerebrale – con paralisi, disturbi della parola o della vista. Se un paziente o una paziente trattati con anticoagulanti constatano disturbi di questo genere prendano contatto con il medico o la medica il più rapidamente possibile.

Ci sono alternative all’anticoagulazione?Come alternativa per pazienti in cui l’anticoagulazione è con-troindicata può essere presa in considerazione l’occlusione della cosiddetta orecchietta dell’atrio sinistro. Si tratta di una piccola protuberanza a forma di orecchio dell’atrio sinistro del cuore dove possono formarsi coaguli di sangue. L’occlusione dell’orec-chietta sinistra è un intervento praticato in anestesia locale in cui per via venosa, partendo dalla vena inguinale e passando attra-verso la parete interatriale, con un catetere si introduce nell’atrio sinistro un «tappo» che va a chiudere l’orecchietta dell’atrio. Dopo l’operazione si può cessare l’anticoagulazione qualora la fibrillazione atriale sia l’unico motivo che la giustifica. Perciò l’in-tervento è opportuno soltanto per pazienti per cui non ci sono

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altre indicazioni per l’anticoagulazione, come ad esempio una valvola cardiaca artificiale o un’embolia polmonare.

Come si diagnostica la fibrillazione atriale?Spesso la fibrillazione atriale si può già presumere in base ai sin-tomi. Perciò è importante che lei descriva al medico o alla medica con la maggior precisione possibile i suoi disturbi e le sue osserva-zioni. La diagnosi si conferma con l’ECG a riposo o, in caso di dubbio, con l’ECG di lunga durata.

Prima di iniziare un trattamentoQuale premessa di un trattamento adeguato al singolo o alla sin-gola paziente si deve rispondere alle seguenti domande:

1. La fibrillazione atriale causa sintomi?

2. La fibrillazione atriale si manifesta a crisi (parossistica) o dura molti giorni (persistente o permanente)?

3. Un’anticoagulazione orale è necessaria?

4. C’è un’iperfunzione della tiroide (ipertireosi)?

5. C’è una cardiopatia strutturale? Per rispondere a questa domanda si deve effettuare un’ecocardiografia (esame del cuore mediante ultrasuoni) con cui si valutano la funzionalità delle valvole cardiache, le dimensioni dei ventricoli e degli atri e la funzione di pompaggio del cuore.

6. Si deve ristabilire il ritmo sinusale (controllo del ritmo) o si può accettare la fibrillazione atriale (controllo della frequenza)?

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Quali trattamenti ci sono per la fibrillazione atriale?

Controllo del ritmoIn pazienti che a causa della fibrillazione atriale hanno forti disturbi o sviluppano un’insufficienza cardiaca si deve perseguire il controllo del ritmo, cioè la sua conversione al ritmo sinusale. A tal fine ci sono diversi metodi:

ElettrocardioversioneNell’elettrocardioversione, durante una narcosi di breve durata mediante un defibrillatore esterno si scarica sul cuore un’energia elettrica di 150–200 joule, facendo cessare di colpo con questa «ripartenza» la fibrillazione atriale (figura 5). L’elettrocardiover-sione ha un’elevata percentuale di successo ma non può impedire

Cuscinetti (elettrodi) del defibrillatoreCuscinetti (elettrodi) del defibrillatore

Figura 5: Cardioversione (scarica elettrica)Con una scarica elettrica del defibrillatore si può ristabilire il ritmo cardiaco normale.

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la comparsa di recidive, perché elimina solo la fibrillazione atriale ma non la causa che ne sta alla base. Perciò di solito dopo un’elet-trocardioversione si devono continuare sia l’assunzione dell’an-tiaritmico (farmaco per correggere il ritmo) che l’anticoagula-zione. La premessa più importante dell’elettrocardioversione è un’anticoagulazione ben regolata.

Conversione con medicamenti (antiaritmici)Con gli antiaritmici si può ottenere la conversione al ritmo sinu-sale anche tramite medicamenti. Gli antiaritmici si usano pure per mantenere nel ritmo sinusale i pazienti e le pazienti con fibrilla-zione atriale dopo una conversione elettrica o per combattere crisi di fibrillazione atriale in caso di fibrillazione atriale parossi-stica. I principi attivi più frequentemente impiegati in Svizzera sono la flecainide (Tambocor®), il propafenone (Rytmonorm®), il sotalolo (Sotalex®) e l’amiodarone (Cordarone®). La scelta del medicamento più adatto a ogni paziente dipende in particolare anche dagli effetti collaterali.

Ablazione della fibrillazione atriale (isolamento circonfe-renziale delle vene polmonari)Se con la terapia medicamentosa si verificano delle recidive o se i medicamenti causano effetti collaterali fastidiosi oppure se una terapia medicamentosa non è auspicabile allora si può prendere in considerazione l’isolamento cosiddetto circonferenziale delle vene polmonari. L’attività elettrica nella zona di passaggio dalle vene polmonari all’atrio sinistro è ritenuta il fattore scatenante della fibrillazione atriale parossistica. Mediante l’emissione mirata di energia a radiofrequenza o di freddo (crioablazione) si inter-rompe la trasmissione dell’attività elettrica scoordinata dal tes-suto delle vene polmonari all’atrio sinistro (figura 6, pagina 16).

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Nei pazienti e nelle pazienti con fibrillazione atriale parossistica la percentuale di successo dell’isolamento circonferenziale delle vene polmonari è circa dell’80 %. Per ottenerla, però, una parte dei pazienti e delle pazienti (circa un terzo) richiede più di un trattamento per ablazione. Nella fibrillazione atriale persistente la percentuale di successo è inferiore perché in questa forma della malattia solitamente anche l’atrio sinistro ha delle alterazioni strutturali.

Figura 6: Isolamento circonferenziale delle vene polmonariCon l’isolamento circonferenziale delle vene polmonari, mediante l’emissione mirata di energia a radiofrequenza o di freddo (crioablazione) si interrompe la trasmissione dell’attività elettrica dal tessuto delle vene polmonari all’atrio sinistro.

Atrio destro

Setto interatriale Atrio sinistro

Vene polmonari

Catetere per l’ablazione

Emissione di energia a radiofrequenza o di freddo

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Dopo anestesia locale, il catetere utilizzato per l’ablazione si introduce attraverso una vena dell’inguine, si spinge fino all’atrio destro e, tramite punzione del setto interatriale (parete che separa i due atri), nell’atrio sinistro. Il successivo isolamento di tutte le quattro vene polmonari può durare circa 1–2 ore. Prima dell’isolamento circonferenziale delle vene polmonari si esegue un’ecocardiografia transesofagea. L’isolamento delle vene pol-monari come tale richiede una degenza in ospedale di 1–2 giorni. Nei primi mesi successivi all’ablazione non sono rare le recidive sotto forma di fibrillazione atriale parossistica che possono richie-dere transitoriamente la ripresa della terapia antiaritmica. Se tra-scorsi i primi 3–6 mesi dall’ablazione si verificano ancora recidive si può ripetere il trattamento ablativo. L’ablazione della fibrilla-zione atriale si può eseguire anche con toracoscopia (chirurgia miniinvasiva) o a cuore aperto, ad esempio associandola a un’o-perazione di chirurgia valvolare.

Controllo della frequenzaSe viene presa la decisione di accettare a lunga scadenza la fibril-lazione atriale, il trattamento ha lo scopo di abbassare la fre-quenza cardiaca a un livello adeguato.

Medicamenti per il controllo della frequenzaPer il controllo della frequenza si usano medicamenti che rallen-tano la conduzione elettrica dagli atri ai ventricoli. Si tratta di beta-bloccanti, di certi antagonisti del calcio e della digossina. La scelta del medicamento adatto e la dose devono essere adattate individualmente a ogni paziente. Solitamente l’efficacia del con-trollo della frequenza si valuta dopo alcune settimane di tratta-mento con un ECG di lunga durata, con cui contemporaneamente

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si può pure esaminare se la frequenza cardiaca ottenuta con il farmaco non è troppo bassa. Ablazione del nodo AV / Impianto di un pacemakerSe la frequenza cardiaca non si può controllare con i medicamenti o se quest’ultimi causano effetti collaterali troppo forti c’è la pos-sibilità di interrompere il collegamento elettrico tra atri e ventri-coli con un intervento eseguito per mezzo di un catetere. In ane-stesia locale il catetere per l’ablazione viene introdotto attraverso una vena dell’inguine e spinto fino al cuore destro, sclerotizzando

Atrio destro

Catetere per ablazione

Energia a radiofrequenza

Nodo atrio-ventricolare

Figura 7: Interruzione della conduzione AV mediante ablazione transcatetere (sclerotizzazione)

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il nodo AV mediante energia a radiofrequenza (figura 7). Dopo l’ablazione del nodo AV la frequenza cardiaca è regolare ma troppo lenta. Perciò prima dell’ablazione si impianta un pacema-ker. Dato che con questo intervento non si elimina la fibrillazione atriale, l’anticoagulazione va continuata. Il controllo della fre-quenza tramite ablazione del nodo AV è molto efficace ma ha lo svantaggio che il paziente o la paziente diventa dipendente dal pacemaker.

La fibrillazione atriale può tornare a manifestarsi malgrado il trattamento?Malgrado un buon trattamento la fibrillazione atriale può tor-nare a manifestarsi. Può anche succedere che un trattamento medico abbia successo all’inizio, ma ciononostante dopo qualche tempo la fibrillazione atriale si ripresenti. In tal caso la strategia terapeutica deve essere adattata alla nuova situazione insieme al medico o alla medica.

A che cosa, in quanto paziente, devo prestare attenzione nella vita di tutti i giorni?È opportuno sottolineare ancora una volta che la minaccia più importante per chi soffre di fibrillazione atriale è costituita dall’ic-tus cerebrale. Quando l’anticoagulazione è ben regolata e non si manifestano più sintomi il paziente o la paziente può tornare a svolgere la sua attività consueta. I pazienti e le pazienti con fibril-lazione atriale sintomatica devono però tenere conto di una dimi-nuzione dell’efficienza fisica, adeguando opportunamente le attività della vita di tutti i giorni. Proprio per loro è determinante un’assistenza regolare da parte del medico o della medica.

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Come si può prevenire la fibrillazione atriale?La migliore prevenzione della fibrillazione atriale è il trattamento costante dell’ipertensione arteriosa e dell’insufficienza cardiaca, evitando fattori di rischio come il sovrappeso e l’eccessivo con-sumo di bevande alcoliche. Come lettura di approfondimento su questo tema le consigliamo l’opuscolo «Vivere meglio e più a lungo grazie a una buona prevenzione», in cui trova consigli per pazienti cardiovascolari e apprende come mantenere il più possi-bile in buona salute il cuore e i vasi sanguigni (vedi il talloncino d’ordinazione a metà dell’opuscolo).

Cos’è il flutter atriale?Il cosiddetto flutter atriale è parimenti un disturbo del ritmo degli atri, che però si verifica nell’atrio destro. Come la fibrillazione atriale anche il flutter atriale può causare un’accelerazione della frequenza cardiaca, cioè del polso, ma contrariamente a questa spesso il polso è regolare. Anche il flutter atriale provoca diversi sintomi come palpitazioni, calo dell’efficienza o senso di oppres-sione al petto. Per quanto riguarda l’anticoagulazione occorre attenersi alle stesse regole come per la fibrillazione atriale. Anche nel trattamento del flutter atriale entrano in linea di conto i medesimi medicamenti. Dato l’elevatissimo tasso di successo dell’ablazione transcatetere (oltre il 95  %) per il flutter atriale l’intervento chirurgico viene preferito nella stragrande maggio-ranza dei casi rispetto alla terapia medicamentosa.

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Come si riconosce un ictus cerebrale?Una complicazione grave della fibrillazione atriale è l’ictus cere-brale. Per questo motivo, per lei e i suoi parenti è importante agire correttamente in caso d’emergenza. Si riconosce un ictus cerebrale da uno o più dei sintomi seguenti:

paralisi improvvisa, disturbi della sensibilità o debolezza, per lo più soltanto a un lato del corpo (volto, braccio o gamba)

cecità improvvisa (spesso solo un occhio) o visione doppia

anomalie del linguaggio o difficoltà di capire quanto viene detto

forte vertigine con incapacità di camminare

mal di testa improvviso, insolito, fortissimo

In presenza di uno di questi sintomi, allertare subito il numero d’emergenza 144. Chiedere il trasporto in un ospedale con Stroke Center o Stroke Unit, specializzato nel trattamento di pazienti colpiti da ictus cerebrale. L’elenco degli ospedali e delle cliniche con Stroke Center o Stroke Unit è disponibile su www.ictuscerebrale.ch

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App «Emergenze HELP»Per sapere cosa fare in caso di emergenza: l’App gratuita «Emer-genze HELP» presenta le misure di salvataggio da adottare in caso di emergenza cardiovascolare e di ictus cerebrale e aiuta a met-terle in atto o a rinfrescare regolarmente le conoscenze. Scarichi l’App «Emergenze HELP» sul suo smartphone: www.helpbyswissheart.ch/app

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Schweizerische Gesellschaft für Kardiologie Société Suisse de Cardiologie Società Svizzera di Cardiologia

Le seguenti ditte sono partner della piattaforma «Sapere – Comprendere – Vivere meglio» della Fondazione Svizzera di Cardiologia. Un impegno congiunto per informare i pazienti in modo completo e comprensibile e per promuovere la loro competenza.

Sapere · Comprendere · ViVere meglioSapere · Comprendere · ViVere meglio

Ringraziamo la Società Svizzera di Cardiologia et il suo Gruppo di lavoro stimolazione cardiaca ed elettrofisiologia e la Società svizzera di chirur-gia del cuore e dei vasi toracici per la collaborazione specialistica e redazionale.

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Questo opuscolo le è dato dalla Fondazione Svizzera di Cardiologia. Vogliamo infor- mare in modo approfondito e oggettivo i pazienti e i loro congiunti sugli esami, i tratta-menti, la riabilitazione e la prevenzione delle malattie cardiovascolari e dell’ictus cere-brale. Inoltre sosteniamo dei progetti di ricerca molto promettenti in questi ambiti. Per entrambi i compiti ogni anno occorrono cospicue somme di denaro. Con un’offerta ci aiuta a proseguire la nostra attività a beneficio delle persone colpite e della popolazione. La ringraziamo di cuore del suo contributo.

Fondazione Svizzera di Cardiologia Dufourstrasse 30Casella postale 3000 Berna 14Telefono 031 388 80 [email protected]

Conto per offerte CP 69-65432-3IBAN CH80 0900 0000 6906 5432 3

Consulenza al telefono del cuore 0848 443 278 da parte dei nostri medici specialisti (in tedesco: ogni mercoledì dalle 17 alle 19, in francese: ogni martedì dalle 17 alle 19)

Risposta scritta alle sue domande nella nostra consultazione su www.swissheart.ch/consultazione o per lettera

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Con impegno contro le cardiopatie e l’ictus cerebrale

Fondazione Svizzera di Cardiologia

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La Fondazione Svizzera di Cardiologia reca dal 1989 il marchio di qualità ZEWO. Esso attesta che la vostra donazione giunge nel luogo adatto e procura con efficienza buoni effetti.

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