LA FARETRA Eb 10,3 DEL · Seminario minore di Brescia LA FARETRA DEL MINISTRANTE MANI CHIUSE A...

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“UN CORPO MI HAI PREPARATO” Eb 10,3 A- FOCALIZZAZIONE: mani chiuse a pugno B- ATTEGGIAMENTO COSTRUTTIVO/DISTRUTTIVO: ira (alla fine della lettura del punto C, cerchia se l’atteggiamento è costruttivo o distrut- tivo per l’amicizia con Gesù) C- DECIFRAZIONE: Pensando all’ira, subito ci viene in mente qualcuno che perde il controllo, vede tutto nero, considera l’altro come un nemico e distribuisce pu- gni a tutti quelli che non so- no d’accordo con lui. Questo atteggiamento rimanda a u- na chiusura e non a un dialo- go. Anche l’ira è un vizio capitale. Te li ricordi gli altri? (altrimenti riguarda la FARETRA n°29) Chi è colui che non cede all’ira? È colui che è capace di contener- si, di avere autocontrollo. Se qualcuno sbaglia con lui, egli sa riflette- re e perdonare. È colui che pensa fino a dieci prima di reagire in ma- niera brusca. D- CONCRETIZZAZIONE: 1- A SCUOLA = penso alla persona con cui vado meno d’accordo e con la quale litigo più spesso. Mi impegno a parlare e a giocare con lei, anche se questo mi costa fatica 2- A CASA = mi impegno a non litigare con i miei, fratelli, sorelle e ge- nitori (se ti è utile, conta fino a dieci prima di reagire o rispondere male). n°31 settimana dal 2 all’ 8 febbraio Seminario minore di Brescia LA FARETRA DEL MINISTRANTE MANI CHIUSE A PUGNO Signore Gesù, allontana da me gli scatti d’ira, la rabbia che mi fa perdere il controllo, la collera che mi fa vedere tutto nero, il rancore che mi fa vedere l’altro come un nemico: atteggiamenti sbagliati per un ministrante. Fammi vivere una vita gioiosa, serena e paziente verso il prossimo. Non voglio mani chiuse a pugno che portano odio e violenza, discordia e divisione. Donami il tuo santo Spirito perché ogni volta che mi viene voglia di far valere le mie ragioni con la forza, possa essere paziente e capace di riportare i miei pensieri e le mie parole a Te che sei mite e umile di cuore. Chi mi incontra trovi in me un tipo lento all’ira e grande nell’amore. Amen.

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“UN CORPO MI HAI PREPARATO” Eb 10,3

A- FOCALIZZAZIONE: mani chiuse a pugno

B- ATTEGGIAMENTO COSTRUTTIVO/DISTRUTTIVO: ira (alla fine della lettura del punto C, cerchia se l’atteggiamento è costruttivo o distrut-tivo per l’amicizia con Gesù)

C- DECIFRAZIONE: Pensando all’ira, subito ci viene in mente qualcuno che perde il controllo, vede tutto nero, considera l’altro come un nemico e distribuisce pu-gni a tutti quelli che non so-no d’accordo con lui. Questo atteggiamento rimanda a u-na chiusura e non a un dialo-go. Anche l’ira è un vizio capitale. Te li ricordi gli altri? (altrimenti riguarda la FARETRA n°29)

Chi è colui che non cede all’ira? È colui che è capace di contener-si, di avere autocontrollo. Se qualcuno sbaglia con lui, egli sa riflette-re e perdonare. È colui che pensa fino a dieci prima di reagire in ma-niera brusca.

D- CONCRETIZZAZIONE: 1- A SCUOLA = penso alla persona con cui vado meno d’accordo e con la quale litigo più spesso. Mi impegno a parlare e a giocare con lei, anche se questo mi costa fatica 2- A CASA = mi impegno a non litigare con i miei, fratelli, sorelle e ge-nitori (se ti è utile, conta fino a dieci prima di reagire o rispondere male).

n°31 settimana dal 2 all’ 8 febbraio

Seminario minore di Brescia

LA FARETRA

DEL

MINISTRANTE

MANI CHIUSE A PUGNO

Signore Gesù, allontana da me gli scatti d’ira, la rabbia che mi fa perdere il controllo, la collera che mi fa vedere tutto nero, il rancore che mi fa vedere l’altro come un nemico: atteggiamenti sbagliati per un ministrante. Fammi vivere una vita gioiosa, serena e paziente verso il prossimo. Non voglio mani chiuse a pugno che portano odio e violenza, discordia e divisione. Donami il tuo santo Spirito perché ogni volta che mi viene voglia di far valere le mie ragioni con la forza, possa essere paziente e capace di riportare i miei pensieri e le mie parole a Te che sei mite e umile di cuore. Chi mi incontra trovi in me un tipo lento all’ira e grande nell’amore. Amen.

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“Avvenga per voi secondo la vostra fede” DAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 9,18-19; 23-30)

Mentre (Gesù) diceva loro queste cose, giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dor-me». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione. Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvici-narono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.

N.B.: BENEDIZIONE DELLA GOLA (con le candele benedette)

Nei vangeli, si racconta parecchie volte che Gesù guarisce le persone con il gesto di imporre le mani. Ha pienamente sen-so chiedere a Dio la salute di tutta la persona, corpo e anima. Ecco il gesto della benedizione della gola legato alla memoria di san Biagio. La tradizione, infatti, gli attribuisce il miracolo di un bambino salvato dalla morte per una spina di pesce inghiottita. Noi chiediamo a Dio, attraverso l’intercessione (= preghiera) di san Biagio, la salute e la protezione, non solo della gola, ma di tutta la nostra vita e domandiamo soprattutto che la nostra fede sia robusta e salda in Lui perché la benedizione è collegata anche alla nostra fede, come era per Gesù la guarigione, cioè sempre legata alla fede di chi la invocava.

3 FEBBRAIO: SAN BIAGIO

IDENTIKIT DEL SANTO … Nome: Biagio Nascita: III secolo d.C. Primo lavoro: medico Secondo lavoro: vescovo di Sebaste (in Armenia, vicino alla Turchia) Miracolo: secondo la tradizione, avrebbe salvato un bambino da una lisca di pesce che gli si era conficcata in gola Testimonianza coraggiosa: viene im-prigionato dai Romani e, durante il pro-

cesso, NON RINNEGA LA SUA FEDE CRISTIANA Martirio: prima torturato con pettini di ferro e poi decapitato Morte: circa il 3 febbraio 316 a Sebaste Ricorrenza liturgica: 3 febbraio Colore liturgico: rosso (perché è un M _ _ _ _ _ E = TESTIMONE) Protettore di: malattie della gola, specialisti otorinolaringoiatri, cardatori di lana, animato-ri, animali e attività agricole

CAMICE E STOLA Il CAMICE, che si può chiamare anche tunica o alba (dal latino “bianco”), è quell’abito lungo e bianco che è proprio di tutti i ministri: infatti è la “base” su cui poi si possono mettere le vesti proprie di ogni ufficio.

Il camice può essere aper-to o con il colletto, sempli-ce o adornato con ricami e pizzi. Ti ricordi quali sono gli altri due “accessori” che an-drebbero indossati con il camice? La STOLA è la parte più im-portante delle vesti sacerdo-tali e pertanto i ministri ordi-nati dovrebbero sempre in-dossarla durante le celebra-zioni. Si tratta di una striscia larga di stoffa colorata che il diacono porta di traverso (dalla spalla sinistra al fianco destro), mentre il sacerdote e il vescovo la portano diritta (due strisce che scendono in avanti). Prima del Concilio Vaticano II solo i vescovi po-tevano indossare la stola di-ritta, poiché i sacerdoti la dovevano indossare incro-ciandola sul petto.