La famiglia dell’antiquario Stabile in tournée Registi...

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La famiglia dell’antiquario Alberto Beniscelli Stabile in tournée La famiglia dell’antiquario Lluís Pasqual Registi stranieri India Enrica Salvaneschi Peter Brook e l’India India Mara Baronti Alfonso Santagata Spettacoli Ospiti Esercitazione Il castello Hellzapoppin Programma Rencontre ECUME La famiglia dell’antiquario Rassegna stampa Italia e Spagna 2 3 4 5 6 7 8 ANNO VII | NUMERO 24 | NOVEMBRE | DICEMBRE 2007 La stagione di produzione dello Stabile di Genova s’inaugura martedì 13 novembre sul palcoscenico del Teatro della Corte con La famiglia dell’antiquario, protagonista Eros Pagni. Repliche sino a domenica 25 novem- bre. Con questo spettacolo nato dalla rinno- vata collaborazione con lo Stabile del Veneto e presentato in anteprima - con esiti trionfa- li - alla Biennale di Venezia e al Festival di Barcellona nell’ambito delle celebrazioni del terzo centenario della nascita di Carlo Goldoni, lo Stabile genovese torna per la do- dicesima volta al teatro del drammaturgo veneziano alla riscoperta della cui modernità ebbe occasione di dare un grande contributo negli anni Sessanta e Settanta con spettacoli quali I due gemelli veneziani, Una della ultime sere di Carnovale, I rusteghi, La casa nova. Affidando la messa in scena di La famiglia dell’antiquario al catalano Lluís Pasqual, lo Stabile ha inteso proseguire lungo il percorso che lo ha già visto collabo- rare con alcuni tra i maggiori registi del tea- tro europeo, quali Terry Hands e William Gaskill, Otomar Krejca e Benno Besson, sino a Matthias Langhoff. Rappresentata per la prima volta durante il carnevale del 1750, La famiglia dell’antiquario è la sesta delle sedici commedie nuove che Carlo Goldoni progettò e realizzò in un solo anno, dopo il successo della Vedova scaltra con la quale aveva avviata la sua famosa riforma teatrale, incentrata sulla sintesi tra Teatro e Mondo. Accanto a Eros Pagni, nel ruolo di Pantalone, sono Virgilio Zernitz (l’antiquario del titolo), Anita Bartolucci (sua moglie), Gaia Aprea (Doralice, sua nuora), Aldo Ottobrino (Gia- cinto, suo figlio) e Paolo Serra, Enzo Turrin, Nunzia Greco, Piergiorgio Fasolo, Giovanni Calò, Massimo Cagnina. Scene di Ezio Frige- rio, costumi di Franca Squarciapino, musiche di Antonio Di Pofi e luci di Sandro Sussi. India novità italiana di e con Mara Baronti, che sarà sul palcoscenico del Duse - in prima nazionale - dal 20 novembre al 2 dicembre, raccon- ta un popolo e la sua cultura non solo dal punto di vista della Storia («i cui accadimenti sono come la sabbia mossa dal vento»), ma soprat- tutto da quello del Mito («che rinvia alle cicliche interferenze del so- vrumano nel mondo temporale»). E lo fa sintetizzando diversi livelli di teatralità: narrazione, musica, danza, canto e immagini video. India è uno spettacolo che nasce dall’incontro dei Teatri Stabili di due città mediterranee, Genova e Napoli, e trova la propria anima nelle virtù affabulatorie di Mara Baronti: attrice e autrice da sempre innamorata conoscitrice dell’India e della sua cultura, curiosa e instancabile lettrice dei grandi poemi di quella tradizione, dal Ma- habharata al Kalika Purana, al Ramajana e molti altri ancora. Per la regia di Alfonso Santagata - uno dei più significativi punti di rife- rimento del teatro italiano di ricerca - accanto a Mara Baronti sono Cri- stina Alioto e Patrizia Belardi (canto, movimenti, percussioni, fiati) e i suoni live-electronic di Francesco Menconi. Scene, costumi e imma- gini di Beatrice Meoni e luci di Sandro Sussi. «L’India è il paese dove gli Dei esistono ancora: concreti, reali, oggi», è stato scritto. E, mescolan- do la tradizione con illuminanti sguardi sulla realtà contemporanea, la Baronti fa convivere i grandi miti classici con i racconti orali di ami- ci indiani, sortendone un originale dialogo tra la visione alta della vita di un popolo antico, con i colori, i suoni e i sapori della quotidianità. ALLA CORTE, EROS PAGNI TORNA A GOLDONI VIAGGIO NELLA VITALITÀ DEL TEATRO ITALIANO Conferme e novità negli spettacoli ospiti sui palcoscenici della Corte e del Duse AL DUSE, NEL PAESE DEGLI DEI GANESHA E PANTALONE «La famiglia dell’antiquario» e i miti dell’«India» inaugurano la produzione del Teatro Stabile di Genova Il meglio dell’attuale scena italiana è pro- tagonista sino a maggio del cartellone di ospitalità dello Stabile di Genova, alla Corte e al Duse. Autori classici (da So- focle, Shakespeare, Molière e Goldoni a Schiller, Dostoevskij, Cechov e Pirandello) e contemporanei (alcuni già noti come Ionesco o Fassbinder e altri che saranno una rivelazione per molti). Spettacoli di tradizione e di ricerca. Grandi interpreti e celebri registi. Allestimenti che pongono al centro la recitazione e altri che punta- no sul fascino della scrittura scenica. Accanto a molti spettacoli con protagoni- sti attori della nuova generazione teatra- le - The Changeling (Gli incostanti) con la compagnia giovani dello Stabile di Torino, Riccardo III con Jurij Ferrini o An- tigone con Nicola Pannelli, Roma ore 11 scritto per il cinema da Elio Petri, La scel- ta del mazziere del contemporaneo ingle- se Patrick Marber o Il pergolato dei tigli dell’irlandese Conor McPherson - ci sono poi in cartellone molti dei protagonisti dell’odierna scena italiana: Lina Sastri è Elettra, Paola Mannoni e Ludovica Modu- gno, da una parte, e Anna Bonaiuto e Fré- dérique Loliée, dall’altra, si fronteggiano rispettivamente in L’una e l’altra di Stra- uss e in Maria Stuart di Schiller, mentre Sebastiano Lo Monaco è Otello, Paolo Bo- nacelli fa rivivere la tragedia di Aldo Moro e Maurizio Donadoni indossa il pirandel- liano Enrico IV. Da parte sua, Alessandro Gassman torna al teatro per dirigere e interpretare La parola ai giurati; mentre Carlo Cecchi e Valerio Binasco sono i pro- tagonisti di Tartufo di Molière, Leo Gullotta lascia il piccolo schermo per essere il protagonista di L’uomo, la bestia e la virtù, Gabriele Lavia torna all’amato Dostoevskij con Memorie dal sottosuolo e Stefano Accorsi ha scelto un testo con- temporaneo statunitense, premio Pulit- zer 2005 (Il dubbio), per valorizzare anche a teatro il suo fascino attoriale. Nell’arco della stagione, lo Stabile rende omaggio al tricentenario della nascita di Carlo Goldoni, oltre che con La famiglia dell’antiquario, anche con Il teatro comico interpretato da Patrizia Milani e Carlo Simoni; ospita alcuni allestimenti teatra- li di testi resi celebri dal cinema: oltre i già citati Roma ore 11 e La parola ai giu- rati, ci sono La guerra dei Roses con Zanetti e Lattuada e Le lacrime amare di Petra von Kant con Laura Marinoni. Molto nutrita è, ancora una volta, la presenza di testi di autori contemporanei italiani: Shakespea Re di Napoli di Cappuccio con Lello Arena, L’odore assordante del bianco di Massini, Un banale incidente con Massimo De Rossi e Lo scavalcamontagne con Camillo Milli. (vedi pagina 6) Allo Stabile, da 8 anni prezzi invariati! Con l’abbonamento si risparmia fino al 60% sul prezzo del biglietto singolo e non si fanno file al botteghino. Basta una telefonata al numero 010 5342400 Indicando il codice dell’abbonamento, l’abbonato può fissare il proprio posto (fino a 24 ore prima della rappresentazio- ne scelta) e poi ritirare il suo biglietto la sera stessa dello spettacolo (dalle 19.30 alle 20.10 o per le pomeridiane dalle 15.00 alla 15.40) presentando l’abbonamento alla cassa del Teatro. Abbonamenti Eros Pagni e Virgilio Zernitz in una scena di La famiglia dell’antiquario di Carlo Goldoni (foto di Josep Ros Ribas) Mara Baronti con Patrizia Belardi durante le prove di India (foto di Enrico Buselli) I due spettacoli di nuova produzione del Teatro Sta- bile di Genova che propo- niamo al pubblico in aper- tura di stagione, cioè La fa- miglia dell’antiquario di Car- lo Goldoni e India di Mara Baronti, racchiudono in sé entrambi una delle caratte- ristiche del nostro lavoro: la scoperta del nuovo, del con- temporaneo, nel classico. Il primo spettacolo, prodot- to dai Teatri Stabili di Ge- nova e del Veneto, le due città più legate alla vita e al lavoro di Carlo Goldoni, è presentato anche come contributo alla celebrazio- ne del trecentesimo anni- versario della nascita del drammaturgo la cui genia- lità creativa ha dato vita a personaggi e caratteri che hanno aperto in Italia la strada del teatro moderno. Il Teatro Stabile di Genova presenta, con questa Fami- glia dell’antiquario interpre- tata da attori del calibro di Eros Pagni, Virgilio Zer- nitz, Anita Bartolucci, Ga- ia Aprea, il dodicesimo Goldoni della sua storia, un autore di cui negli anni Sessanta e Settanta hanno contribuito all’afferma- zione in Italia e in Eu- ropa le regie “storiche” di Luigi Squarzina. Questa volta, proseguendo su una linea di lavoro in atto da molti anni, lo Stabi- le ne ha affidato la regia a un maestro della scena eu- ropea, il catalano Lluís Pa- squal, nono regista stranie- ro a collaborare con il no- stro teatro. Grazie al suo in- telligente e discreto inter- vento di attualizzazione, Pa- squal ha mostrato come i personaggi e la vicenda de La famiglia dell’antiquario ne facciano una divertentissi- ma opera “nostra contem- poranea”. Con questo spet- tacolo, oltre che in una lun- ga tournée italiana, il Tea- tro Stabile di Genova tor- na ad essere protagonista anche nei grandi festival internazionali fra cui Bar- cellona, Madrid e Bogotà. Carlo Repetti (continua a pagina 8)

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La famiglia dell’antiquarioAlberto BeniscelliStabile in tournée

La famiglia dell’antiquarioLluís PasqualRegisti stranieri

IndiaEnrica SalvaneschiPeter Brook e l’India

IndiaMara BarontiAlfonso Santagata

Spettacoli OspitiEsercitazioneIl castello

HellzapoppinProgrammaRencontre ECUME

La famiglia dell’antiquarioRassegna stampaItalia e Spagna

2 3 4 5 6 7 8

A N N O V I I | N U M E R O 2 4 | N O V E M B R E | D I C E M B R E 2 0 0 7

La stagione di produzione dello Stabile diGenova s’inaugura martedì 13 novembre sulpalcoscenico del Teatro della Corte con La

famiglia dell’anti qua rio, protagonista ErosPagni. Repliche sino a domenica 25 novem-bre. Con questo spettacolo nato dalla rinno-vata collaborazione con lo Stabile del Venetoe presentato in anteprima - con esiti trionfa-li - alla Biennale di Venezia e al Fe stival diBarcellona nell’ambito delle celebrazioni delterzo centenario della nascita di CarloGoldoni, lo Stabile ge novese torna per la do -dicesima volta al teatro del drammaturgoveneziano alla riscoperta della cui modernitàebbe occasione di dare un gran de contributonegli anni Sessanta e Settanta con spettacoliquali I due gemelli ve neziani, Una della

ultime sere di Carnovale, I ru ste ghi, La

casa nova. Affidando la messa in scena diLa famiglia dell’antiquario al catalanoLluís Pasqual, lo Stabile ha inteso proseguire

lungo il percorso che lo ha già visto collabo-rare con alcuni tra i maggiori registi del tea-tro europeo, quali Terry Hands e WilliamGas kill, Oto mar Krejca e Benno Besson, sinoa Matthias Langhoff. Rappresentata per laprima volta durante il carnevale del 1750, La

famiglia dell’antiquario è la sesta dellesedici commedie nuove che Carlo Goldoniprogettò e realizzò in un solo anno, dopo ilsuccesso della Ve dova scaltra con la qualeaveva avviata la sua famosa riforma teatrale,incentrata sulla sintesi tra Teatro e Mondo.Accanto a Eros Pagni, nel ruolo di Pantalone,sono Virgilio Zernitz (l’antiquario del titolo),Anita Bartolucci (sua moglie), Gaia Aprea(Do ralice, sua nuora), Aldo Ottobrino (Gia -cinto, suo fi glio) e Paolo Serra, Enzo Tur rin,Nunzia Greco, Piergiorgio Fasolo, GiovanniCalò, Mas simo Cagnina. Scene di Ezio Fri ge -rio, costumi di Franca Squarciapino, musichedi An tonio Di Pofi e luci di Sandro Sussi.

India novità italiana di e con Mara Baronti, che sarà sul palcoscenicodel Duse - in prima nazionale - dal 20 novembre al 2 dicembre, raccon-ta un popolo e la sua cultura non solo dal punto di vista della Storia(«i cui accadimenti sono come la sabbia mossa dal vento»), ma so prat -tutto da quello del Mito («che rinvia alle cicliche interferenze del so -vrumano nel mondo temporale»). E lo fa sintetizzando diversi livel lidi teatralità: narrazione, musica, danza, canto e immagini video.India è uno spettacolo che nasce dall’incontro dei Teatri Stabili didue città mediterranee, Genova e Napoli, e trova la propria animanelle virtù affabulatorie di Mara Baronti: attrice e autrice da sempreinnamorata conoscitrice dell’India e della sua cultura, curiosa einstancabile lettrice dei grandi poemi di quella tradizione, dal Ma -

habharata al Kalika Purana, al Ramajana e molti altri ancora. Perla regia di Alfonso Santagata - uno dei più significativi punti di rife-rimento del tea tro italiano di ricerca - accanto a Mara Baronti sono Cri -stina Alio to e Patrizia Belar di (canto, movimenti, percussioni, fiati) e isuoni li ve-electronic di Francesco Menconi. Scene, costumi e im ma-gi ni di Beatrice Meoni e luci di Sandro Sussi. «L’India è il paese dove gliDei esistono ancora: concreti, reali, oggi», è stato scritto. E, me sco lan -do la tradizione con illuminanti sguardi sulla realtà contemporanea,la Baronti fa convivere i grandi miti classici con i racconti orali di ami -ci indiani, sortendone un originale dialogo tra la visione alta della vitadi un popolo antico, con i colori, i suoni e i sapori della quotidianità.

ALLA CORTE, EROS PAGNI TORNA A GOLDONI

VIAGGIO NELLA VITALITÀ DEL TEATRO ITALIANOC o n f e r m e e n o v i t à n e g l i s p e t t a c o l i o s p i t i s u i p a l c o s c e n i c i d e l l a C o r t e e d e l D u s e

AL DUSE, NEL PAESE DEGLI DEI

GANESHA E PANTALONE« L a f a m i g l i a d e l l ’ a n t i q u a r i o » e i m i t i d e l l ’ « I n d i a » i n a u g u r a n o l a p r o d u z i o n e d e l T e a t r o S t a b i l e d i G e n o v a

Il meglio dell’attuale scena italiana è pro-tagonista sino a maggio del cartellone diospitalità dello Stabile di Genova, allaCorte e al Duse. Autori classici (da So -focle, Shakespeare, Molière e Goldoni aSchil ler, Dostoevskij, Cechov e Piran del lo)e con temporanei (alcuni già noti comeIonesco o Fassbinder e altri che sa rannouna rivelazione per molti). Spet tacoli ditradizione e di ricerca. Grandi interpreti ecelebri registi. Allestimenti che pongonoal centro la recitazione e altri che punta-no sul fascino della scrittura scenica.Accanto a molti spettacoli con protagoni-sti attori della nuova generazione teatra-le - The Chan ge ling (Gli in costanti) con la

compagnia giovani del lo Stabile diTorino, Riccardo III con Ju rij Ferrini o An -tigone con Nicola Pannelli, Roma ore 11scritto per il cinema da Elio Petri, La scel-ta del mazziere del contemporaneo ingle-se Patrick Marber o Il pergolato dei tiglidell’irlandese Conor Mc Pherson - ci sonopoi in cartellone molti dei protagonistidell’odierna scena italiana: Lina Sastri èElettra, Paola Mannoni e Ludovica Mo du -gno, da una parte, e Anna Bonaiuto e Fré -dérique Loliée, dall’altra, si fronteggianorispettivamente in L’una e l’altra di Stra -uss e in Maria Stuart di Schiller, mentreSebastiano Lo Monaco è Otello, Paolo Bo -nacelli fa rivivere la tragedia di Aldo Moro

e Maurizio Donadoni indossa il pi ran del -liano Enrico IV. Da par te sua, Ales sandroGassman torna al teatro per dirigere einterpretare La parola ai giurati; mentreCarlo Cecchi e Valerio Bi nasco so no i pro-tagonisti di Tartufo di Mo lière, LeoGullotta lascia il piccolo schermo peressere il protagonista di L’uomo, la bestiae la virtù, Gabriele Lavia torna all’amatoDostoevskij con Memorie dal sottosuolo eStefano Accorsi ha scelto un testo con-temporaneo statunitense, premio Pu lit -zer 2005 (Il dubbio), per valorizzareanche a teatro il suo fascino attoriale.Nell’arco della stagione, lo Stabile rendeomaggio al tricentenario della nascita di

Carlo Goldoni, oltre che con La famigliadell’antiquario, anche con Il teatro comicointerpretato da Patrizia Milani e CarloSimoni; ospita alcuni allestimenti teatra-li di testi resi celebri dal cinema: oltre igià citati Roma ore 11 e La parola ai giu-rati, ci sono La guerra dei Roses conZanetti e Lattuada e Le lacrime amare diPetra von Kant con Laura Marinoni. Moltonutrita è, ancora una volta, la presenza ditesti di autori contemporanei italiani:Shakespea Re di Napoli di Cappuccio conLello Arena, L’odore assordante del biancodi Massini, Un banale incidente conMassimo De Rossi e Lo scavalcamontagnecon Camillo Milli. (vedi pagina 6)

Allo Stabile, da 8 anniprezzi invariati!Con l’abbonamento si risparmia finoal 60% sul prezzo del biglietto singoloe non si fanno file al botteghino.

Basta una telefonataal numero 010 5342400

Indicando il codice dell’abbonamento,l’ab bonato può fissare il proprio posto(fino a 24 ore prima della rappresentazio-ne scelta) e poi ritirare il suo biglietto lasera stessa del lo spettacolo (dalle 19.30alle 20.10 o per le pomeridiane dalle 15.00alla 15.40) presentando l’abbonamentoalla cassa del Teatro.

Abbonamenti

Eros Pagni e Virgi l io Zernitz in una scena d i La f a m i g l i a d e l l ’a n t i q ua r i o di Car lo Goldoni ( foto d i Josep Ros R ibas)

Mara B aront i con Patr iz ia B elardi durante le prove d i I n d i a ( foto d i Enr ico Busel l i )

I due spettacoli di nuova

produzione del Teatro Sta -

bile di Genova che propo-

niamo al pubblico in aper-

tura di stagione, cioè La fa -miglia dell’antiquario di Car -

lo Gol doni e India di Mara

Ba ronti, racchiudono in sé

en trambi una delle caratte-

ristiche del nostro lavoro: la

scoperta del nuo vo, del con-

temporaneo, nel classico.

Il primo spettacolo, prodot-

to dai Teatri Stabili di Ge -

nova e del Veneto, le due

città più legate alla vita e

al lavoro di Carlo Goldoni,

è presentato anche come

contributo alla celebrazio-

ne del trecentesimo anni-

versario della nascita del

dram ma turgo la cui genia-

lità creativa ha dato vita a

personaggi e caratteri che

hanno aperto in Italia la

strada del teatro moderno.

Il Teatro Stabile di Genova

presenta, con questa Fa mi -glia dell’antiquario interpre-

tata da attori del calibro di

Eros Pagni, Virgilio Zer -

nitz, Anita Bartolucci, Ga -

ia Aprea, il dodicesimo

Gol doni della sua storia,

un autore di cui negli anni

Sessanta e Settanta hanno

con tribuito all’afferma-

zione in Italia e in Eu -

ropa le regie “storiche” di

Luigi Squar zina.

Questa volta, proseguendo

su una linea di lavoro in

atto da molti anni, lo Sta bi -

le ne ha affidato la re gia a

un maestro della scena eu -

ropea, il catalano Lluís Pa -

squal, no no regista stranie-

ro a collaborare con il no -

stro teatro. Grazie al suo in-

telligente e discreto inter-

vento di at tua lizzazione, Pa-

squal ha mo strato come i

per sonaggi e la vicenda de

La famiglia dell’antiquario ne

facciano una divertentissi-

ma opera “nostra contem-

poranea”. Con questo spet-

tacolo, ol tre che in una lun-

ga tour née italiana, il Tea -

tro Sta bile di Ge nova tor -

na ad essere protagonista

anche nei grandi festival

internazionali fra cui Bar-

cellona, Madrid e Bo gotà.

Carlo Repetti

(continua a pagina 8)

TGE26107_Giornale24.qxp:TGE26107_Giornale24.qxp 14-11-2007 18:18 Pagina 1

novembre | dicembre 2007

2 l La famiglia dell’antiquario

Suocera e Nuora fra Tea t

Quando Goldoni mette inscena al Sant’Angelo di Ve -nezia La famiglia dell’anti-

quario, nel carnevale del1750, è al secondo anno del -la sua «riforma» teatrale. Al -l’interno di un percorso chesi propone di risistemare lagrande tradizione scenicasecondo una prospettiva at -tenta ai “caratteri” più chealle tipizzazioni e rispettosadei dati della realtà che liincornicia, la commedia se -gna un ulteriore avanzamen-to, nel senso almeno di unesplicito richiamo alle nor medi un teatro classicamenteristabilito. La più avvertitacritica contemporanea haripensato l’assunto dell’auto-revole critica di ieri, che sot-tolineava con forza la misuraideologica delle opere deglianni 1748-1750, quelle in -cen trate, come è anche La

famiglia dell’antiquario,sul la figura “progressiva” delmercante, Pantalone, rap-presentativo della sanità dei

costumi veneziani e direttoportavoce del punto di vistaautoriale. Oggi si preferiscepiuttosto insistere da un latosulla teatralità delle offerte edall’altro su una prospettivad’indagine sociale più pro-blematica, raggiunta con glistrumenti che appartengonoal teatro “teatrale” e tale dailluminare di luce diversa leimmancabili tirate pantalo-

In questa commedia non hofatto che scrivere la parte delBrighella e dell’Arlecchino, liquali furono da me primalasciati in libertà, acciocché sisfogassero questi due perso-naggi, malcontenti forse di me,siccome io non di essi, madelle loro maschere, non soncontento. Osservate però chedopo il primo e secondo attonon ho lasciato le Ma schere inli bertà, ma dove ho credutodoverle introdurre, le ho lega-te a parte studiata, mentre hoveduto per esperienza che ilpersonaggio talora pen sa più ase medesimo che alla comme-dia; e pur che gli riesca di farridere, non esamina se quantodice convenga al suo caratteree alle sue circostanze; e so ven -te, sen za avvedersene, im -broglia la Scena e precipita laCom media. Circa il titolo del laCom media, io l’ho intitolata indue maniere, cioè: La fami-

glia dell’antiquario, o siaLa Suocera e la Nuora, lostesso trovandosi in quasitutte le Commedie di Molier(sic) e in altre d’antichi Au -tori. I due titoli mi pare checonvengano perfettamente.

La Suocera e la Nuora sono ledue persone che formano l’a-zione principale della Com -media; e l’Antiquario, capo dicasa, per ragione del suo fa -natismo per le antichità, nonbadando agl’interessi del la fa -miglia, non accorgendosi de’di sordini, e non prendendosicu ra di correggere a tempo laMoglie e la Nuora, dà adito alleloro pazzie e alle loro dissen-sioni perpetue, onde e nell’unae nell’altra maniera la Com -media può essere intitolata.Aggiungerò soltanto aver iorilevato che alcuni giudicano lapresente Commedia terminarmale, perché non seguendoalcuna pacificazione fra Suo -

nesche, di fattura moralisti-ca. Il fatto è che l’Antiqua -

rio parla anzitutto di undisagio “familiare”, esisten-ziale ed economico in sieme.Le finanze sono or mai ridot-te a poca cosa per l’incuriadel Conte Anselmo, il capo-famiglia, come le anticagliesen za alcun valore che colle-ziona. Accanto ai protagoni-sti “im pazziti”, nella casa simuovono figure oblique: Bri -ghella, che imbroglia il pa -drone con la complicità diArlecchino travestito da ven-ditore armeno, Colom bina,che tradisce una dopo l’altrale protettrici, come faranno icicisbei. Gli accadimenti sisnodano at traverso le maldi-cenze dei personaggi inter-medi e corruttibili - Colom -bina, soprattutto - che ali-mentano le in com pren sionitra le protagoniste, amplifi-cando gli effetti delle provo-cazioni. Ma non per questo ildato sperimentale viene me -no. A proposito, il risultatoforse più significativo è evi-dente nei quadri conclusividel secondo atto, ricomponi-bili in una sorta di unicasequenza. Anselmo e Panta -lone sono al centro del palco-scenico, in tenzionati a pacifi-care gli animi. Da una parteentrano Isabella e il Dottore.Ansel mo si rivolge alla mo -glie, che rifiuta i suoi consi-gli. Nel frattempo, dall’altraparte, arrivano Dora lice e ilCava liere. Per la distrazionein cui ripiomba l’Anti qua rio,tocca a Pan talone chiederealla figlia di placarsi. Nienteda fare an che in questo caso.Interviene infine Giacinto,nelle vesti di figlio e sposo, egli viene impedito di parlare.Il secondo atto si chiude cosìcon un nulla di fatto, che ridàspazio agli alterchi e alleimpuntature. Si tratta certodi un momento di forte resateatrale, realizzato attraver-so un uso scaltrito degli a

parte e dei movimenti inscena dei molti personaggi,

Goldoni e la società che cambia

E r o s P a g n i , A n i t a B a r t o l u c c i , E n z o T u r r i n , A l d o O t t o b r i n o , V i r g i l i o Z e r n i t z , G a i a A p r e a , P a o l o S e r r a

L ’ a r i s t o c r a z i a s i p e r d e n e l l e a n t i c a g l i e e i l p o t e r e p a s s a a P a n t a l o n e

che avrà un efficace prolun-gamento nella grande scenasesta del terzo atto con lamoltiplicazione degli spaziteatrali fuori vista, corrispon-denti agli appartamenti delledue dame, e il fallimentodelle trattative di pace affi-date ai cavalier serventi. Mala conclusione del secondoatto rappresenta bene, comeuna sorta di mise en âbime,la struttura dell’intera com-media. Anzitutto per gli spo-stamenti riguardanti i ruoliprincipali. Nei testi che sta-vano ap pro fondendo la figu-ra e il peso del «padre di

famiglia», Pan talone occupa-va come titolare l’intero spa-zio previsto. Qui invece Pan -talone è co stretto a confron-tarsi da vi cino con Anselmo,personaggio non solo digran de caratura scenica maanche anticipatore deglistralunati protagonisti dellecommedie più avanzate, icapifamiglia dei grandi testidi «villeggiatura» che dissi-pano affetti e so stan ze percorrere dietro a illusioni efantasie. A contatto con l’An -tiquario, anche Pan talonesembra essere colpito daglieffetti della “malattia”: «An -ca a mi me xe vegnù el catar-ro della no bil tà. Ho spesovintimille scudi. Ma cossaoggio fatto? Ho buttà i bezziin canal, e ho negà la putta».È solo un ce dimento provvi-sorio. Ma quan do manovracon attenzione, non riesce afarsi ascoltare dal conteAnselmo. Dopo essere statobene istru ito - «che dite, misono portato bene?» - que-st’ultimo lo abbandona, nellacitata scena conclusiva delsecondo atto. E la voglia diPantalone è quella di manda-re tutti al diavolo: «Voleu che

ve la diga? Sé una chebba dematti. Destrighevela tra devualtri, e chi ha la rogna, sela gratta». Bisognerà atten-dere lo zio Bernardino dellaTrilogia della Villeggiatura

per ve dere sulle scene goldo-niane un “patriarca” che sa -luta e se ne va per davvero,ri fiutando senza pentimentil’aiuto necessario alla salvez-za della famiglia. Il buon mer-cante dell’Antiquario de veancora assumere le respon-sabilità che gli competono:«El lassa che vaga in desor-dene la ca sa, senza ab ba -darghe. Ma se nol ghe ba da

lu, ghe ba derò mi». Nel l’attoterzo farà firmare adAnselmo una carta con cui siautonomina «arbitro delmanizo e dell’economia dellacasa». Nel momento in cuiscatta il meccanismo “pro-cessuale” del «giudizio», co -me già era accaduto nel -l’Uomo prudente e nel Pa -

dre di famiglia, il giudice èlui, perché Anselmo ha ab -bandonato l’“aula”: sarà Pan -talone a emettere la «sen ten -za», che condanna le protago-niste a far pace e allontana dicasa Colombina. Ma la situa-zione è ormai minata. SullaFamiglia dell’antiquario

grava l’ipoteca del finaleincrinato. La “morale” panta-lonesca ri suo na nella letturadel dispositivo della pena.Ma chi la pronuncia sa cheessa avrà poco ascolto: «Or -sù, vedo che xe impossibilede far che le se abbrazza, chele se basa, che le se pacifi-ca». In fondo l’Anti quario nonsi era sbagliato quando, ma -nifestando una più acuta co -noscenza dell’universo “fem -minile”, aveva contrappostoalla proverbialità del mer-cante un altro motto:«Ognundal canto suo cura si prenda»;e quando, nell’assecondarel’a mico - «che dite, mi sonoportato bene?» - non avevana scosto al pubblico l’impe-gno richiestogli dalla recita:«Ho fatto una fatica terribile».

Alberto Beniscelli

«I due libri su’ quali ho più meditato,

e di cui non mi pentirò mai di essermi servito,

furono il Mondo e il Teatro».

CARLO GOLDONI

«Osservate che non ho lasciato le Maschere

in libertà, ma dove ho creduto doverle introdurre,

le ho legate a parte studiata».

CARLO GOLDONI

«Il fatto è che l’Antiquario parla anzitutto

di un disagio “familiare”,

esistenziale ed economico insieme».

ALBERTO BENISCELLI

«Un’opera leggera come il fumo e delicata come

una ragnatela. Siamo noi che osserviamo Goldoni

o è lui che ci guarda malizioso e sorridente?».

LLUÍS PASQUAL

Il Teatro Stabile di Genova sarà in tour -née nel 2007 / 2008 con due spettacoliprodotti nella scorsa stagione (Man -dragola e Svet - La luce splende nelletenebre) e con la novità La famiglia del-l’antiquario; mentre Mariangela Melatocontinua con Sola me ne vo... il suo trion-fale giro per l’Italia. La prima compagniaa mettersi in viaggio è stata quella di

Mandragola che - dopo Cesena, Trento eGallarate - è dal 6 al 18 novembre aRoma, per raggiungere poi Perugia (dal20 al 25 novembre), Fabriano (27 e 28novembre), Ancona (dal 29 novembre al2 dicembre), Padova (dal 4 al 9 dicem-bre), Bressanone (11 e 12 dicembre) eBolzano (dal 13 al 16 dicembre). Moltointensa è anche la tournée di La famigliadell’antiquario che - giunta a Genovadopo i calorosi successi ottenuti sui pal-coscenici di Milano, Stradella, Udine eVenezia - sarà prossimamente a Brescia(dal 28 novembre al 2 dicembre), Mestre(dal 5 al 9 dicembre), Padova (dall’11 al16 dicembre), Monfalcone (il 17 e 18dicembre) e Varese (il 20 e 21 dicem-

bre), per proseguire il suo giro per l’Italiaan che a gennaio - Cesena (dal 9 al 13),

Ve rona (dal 15 al 20) e Palermo (dal23 al 3 febbraio) - ed essere, dopo Ma -drid (dal 20 al 23 dicembre), a Bogotàdal 19 al 23 marzo. Mentre Svet torneràa vivere dal 15 febbraio, iniziando aSavona una tournée che si protrarrà si -no alla fine di aprile, Mariangela Melato

ha già iniziato da ottobre la ripresadi Sola me ne vo... Dopo di essere statoa Ferrara, Udine, Ales san dria e Torino,lo spettacolo è quasi tutto novembreal Sistina di Roma (ultima replica dome-nica 25), per andare poi prima dellafine dell’anno (ma la tournée termineràsolo alla metà di marzo) anche aPoggibonsi, Firenze, Pescara e Palermo.

G a i a A p r e a e A l d o O t t o b r i n o

N u n z i a G re co e A n i t a B a r to l u cc i

Lo Stabile in tournée

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REGISTI STRANIERI ALLO STABILEL a p r e s e n z a d i L l u í s P a s q u a l u l t i m a t a p p a d i u n l u n g o t r a g i t t o

I rapporti internazionalidel Teatro Stabile di Ge -nova hanno dato originesin dagli anni Cinquanta anu merosi viaggi dei suoispettacoli: dall’AmericaLa tina alla Russia, dagliStati Uniti a tutti i principali paesi euro-pei, ultimo dei quali la Spagna, doveproprio La famiglia dell’antiquario èstato presentato l’estate scorsa al Fe -stival di Bar cellona. Inoltre sui palco-scenici del Teatro Stabile di Genovahanno più volte lavorato, come accadeora con Lluís Pasqual, alcuni dei mag-giori registi stranieri, a cominciare da -

gli inglesi Ter ryHands e Wil liamGaskill che nellastagione 1981/82dirigono a Ge no -va, ri spettiva men-te, Donne at tente

al le donne di Thomas Mid dleton e Peri cle,principe di Tiro di William Shakespeare.Due stagioni dopo, lo Stabile inizia la colla-borazione con Otomar Krejca, dapprimaper Le tre sorelle di Anton Cechov (1983/84), poi anche per Terra sconosciuta diArthur Schnitzler (1984/85) e La contessi-na Julie di Au gust Strindberg (1985/86).Del 1989 è il Tito Andronico di Shakespeare

con la regia diPe ter Stein, pre-ceduto da un pri -mo rapporto conl’argentino Alfre -do Arias per Ilven taglio di Gol -

doni (1988), cui fanno seguito La dame dechez Maxim di Feydeau (1997), Pe ne dicuore di una gatta francese (2000) e il ditti-co di Copi Il frigo e La donna seduta (2000).Con l’apertura del Teatro della Corte nel1991, inizia il lungo sodalizio con BennoBesson che per lo Stabile firma la regia diMille franchi di ricompensa di Victor Hugo(1991), Tuttosà e Chebestia di Coline

Serreau (1993), Hamlet diSha kespeare (1994), Io diLabiche (1996), Il Tartufodi Mo lière (2000), L’amoredelle tre melarance di Goz -zi / San guineti (2001) e Ilcerchio di gesso del Cau -

caso di Brecht (2003). Del 2001 è lapresenza a Genova del polacco JerzyStuhr per dirigere I reverendi di Mro zek,e nello stesso anno prende il via la col-laborazione con Matthias Langhoff cheporta alla realizzazione di L’is pettoregenerale di Gogol’ (2001), Filottete diHeiner Müller (2003) e Lotta di negroe cani di Jean-Marie Koltès (2003).

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La famiglia dell’antiquario l 3

Come è nato l’incontro con

La famiglia dell’antiquario?

Con Luca De Fusco e CarloRepetti cercavamo un testoche andasse bene per unacompagnia nata dalla collabo-razione dello Stabile del Ve -neto e di quello di Genova.Quando mi è capitato di rileg-gere La famiglia dell’anti-

quario il gioco era fatto. Qual è il tuo rapporto con

Goldoni?

Lo amo in maniera irraziona-le, come amo l’Italia. Mi piacela lingua, mi piace la storia,mi piacciono l’arte e le perso-ne. Sono trent’anni ormai chevengo in Italia. Goldoni hoiniziato a conoscerlo, comemolti altri in Europa, veden-do l’Arlecchino di Strehler, aBarcellona. Poi, ho comincia-to a leggerlo: dapprima inspa gnolo, poi in francese (iMemoires), quindi anche in

L l u í s P a s q u a l c o n E r o s P a g n i e V i r g i l i o Z e r n i t z d u r a n t e l e p r o v e d e l l o s p e t t a c o l o

CONVERSAZIONE CON IL CATALANO LLUÍS PASQUAL, REGISTA DELLO SPETTACOLO IN SCENA ALLA CORTE

PERSONAGGI E INTERPRETI

Il Conte Anselmo Terrazzani Virgilio Zernitz

Brighella Piergiorgio Fasolo

La Contessa Isabella Anita Bartolucci

Doralice, figlia di Pantalone Gaia Aprea

Il Conte Giacinto Aldo Ottobrino

Colombina Nunzia Greco

Il Dottor Anselmi Enzo Turrin

Il Cavaliere del Bosco Paolo Serra

Arlecchino Giovanni Calò

Pantalone De’ Bisognosi Eros Pagni

Pancrazio Massimo Cagnina

regia Lluís Pasqual

scene Ezio Frigerio

costumi Franca Squarciapino

musiche Antonio Di Pofi

luci Sandro Sussi

regista assistente Alessandro Maggi

assistente ai costumi Francesca Petrocco

assistente volontaria alla regia Alice Bragato

assistente volontario alle scene Giuliano Spinelli

suggeritrice Sabina Tutone

direttore di scena Bruno Brighetti

capo elettricista Marco Giorcelli

primo macchinista Pier Carlo Mauri

fonico Edoardo Ambrosio

attrezzista Antonio Paguni

capo sarta Lauretta Salvagnin

sarta Mariangela Cerruti

parrucchiera Barbara Petrolati

amministratore di compagnia Alessandro Vadilonga

scena realizzata da Spazio Scenico

elementi scenografici Delfini group

costumi Farani Sartoria Teatrale

parrucche Audello

calzature Pompei

attrezzeria Rancati

materiale elettrico Glaux srl

ufficio stampa Studio Systema

segretaria di produzione Cristina Carlini

fotografie di scena Josep Ros Ribas

organizzazione Vittorio Esposito

Teatro della CorteD A M A R T E D Ì 1 3 A D O M E N I C A 2 5 N O V E M B R E 2 0 0 7La

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PRODUZIONI 2007 I 2008

sostenitore con il contributo di

TEATRO STABILEDEL VENETOCARLO GOLDONI

Con il sostegno de La Biennale di Veneziaspettacolo prodotto nell’ambito delle celebrazioni del terzo centenario della nascita di

differenza linguistica tenda asparire per lasciare il posto aun nuovo mondo teatraledove le Maschere della Com -media dell’Arte perdono le lo -ro connotazioni tradizionali. Lo spettacolo sembra voler

proprio sottolineare questa

prospettiva del testo, facen-

dolo affacciare sempre più

sul futuro.

C’è all’interno della scritturae dei personaggi di Goldoniun divenire che il nostrospettacolo tende, pur condiscrezione, a evidenziare sulpiano visivo: con quel muroche gira dando vita alle singo-le scene caratterizzate daprogressivo spostamento tem -porale e creando uno spaziosempre diverso, ma in fin deiconti sempre uguale. Daitempi di Goldoni, di fatto,non mi sembra che sianocambiate molte cose in Italia.La nostra commedia scivolanel tempo sino ai nostri gior-ni. Ma senza forzature. Nonsi tratta di un’ambientazionein diverse epoche, ma solo diun lento scorrere degli anniaffidato essenzialmente aibellissimi costumi di FrancaSquarciapino.In che modo nello spettaco-

lo agisce lo scontro tra le

diverse classi sociali?

Ogni cosa è sempre vista nelsegno della comicità. Goldoninon sottolinea mai nulla diideologico: fa tutto con legge-

italiano. Mi sono innamoratodi lui come ci si può innamo-rare di Mozart. Per me chesono spagnolo e cresciuto inuna cultura con un fortesenso della morte, Goldoni èapparso come il fratello cheavrei sempre voluto avere: unautore luminoso, capace co -me Cechov o Shakespeare diguardare le persone con unsorriso, capace di andareverso la luce, sempre capacedi parlare con leggerezza, main modo profondo, del mon -do. Me ne sono accorto sindalla mia prima messa inscena di un’opera di Goldoni(Una delle ultime sere di

Carnovale): i suoi testi sonouno spartito dei sentimenti,non richiedono tanto un regi-sta e degli attori, quanto solodegli interpreti: bisogna sa -per ascoltare il testo e sentir-lo respirare, riuscire a resti-tuire al pubblico il respiro diGoldoni. Il segreto è tutto lì.Cosa racconta La famigliadell’antiquario?

È un testo fatto di niente, chevince la scommessa di fareuna grande commedia con unargomento esile quale la litetra una suocera e una nuora.In Goldoni, però, tutto si tra-sforma in una magica ragna-tela che, sospesa tra Le

nozze di Figaro e Il giardi-

no dei ciliegi, racconta conleggerezza un mondo crepu-scolare, nel quale Pantalonesi assume infine il compito dimettere un po’ d’ordine.L’azione si svolge a Palermo,ma è evidente che Goldonipensa a Venezia. La famiglia dell’antiquario è

una commedia in due lin-

gue: italiano e veneziano.

Goldoni ha scelto di ambien-tare la sua storia a Palermoper non far arrabbiare i suoiconcittadini, ma la commediaresta molto veneziana, anchese ormai già quasi tutta nel-l’ambito della sua celebre Ri -forma, e quindi capace di sin-tetizzare il Teatro e il Mondo.Questa novità la si sente in -nanzitutto nella lingua usatache all’inizio è il veneto per leMaschere e l’italiano per glialtri personaggi, ma poi, len-tamente accade che questa

rezza e semplicità. Se la po -polana Colombina diventa ilcapro espiatorio sia della bor-ghesia che dell’aristocrazia, cisono poi i servi Bri ghella eArlecchino che quelle classidominanti cercano solo disfruttare. Il Conte Anselmo èprogioniero delle proprie os -sessioni, ma Gol doni, pur criti-candolo, alla fine lo giustifica:è un uomo-bambino che nonha mai smesso di giocare, per-ché non dovrebbe essere cosìla vita? Alle prese con lui, ilborghese Pantalone è costret-to lentamente ad ac quisire ilpotere: forse contro la propriavolontà, ma certo alla fine ilpotere gli appartiene intera-mente. Qualcuno potrà forsevedere in questo Pan talone unno stro contemporaneo; ma ionon ho cambiato nulla, è tuttoscritto da Goldoni.E la suocera e la nuora?

Sono due donne che appar-tengono a classi e a età diver-se, ma che in fin dei con tisono molto simili: credo cheinvecchiando Doralice diven-terà sempre più simile allacontessa Isabella. Si capisceche Pantalone ha mandato lafiglia a studiare nei miglioricollegi, dove ha im parato nonsolo l’italiano, ma anche lasottile arte di non far vedere ipropri sentimenti. Il pa dre èun uomo che si è fatto dalniente, anche se non pri vo diuna certa sensibilità culturale(sa scegliere un regalo prezio-so, ha imparato il gre co, sicapisce che ha letto qualchelibro ed è andato in qualchemuseo); mentre Do ra liceappartiene a una generazionegià educata a esercitare so -prat tutto il potere. In mezzosta il contino Giacinto, che èun misto tra il padre e la ma -dre: è pigro, probabilmentegli piace leggere, non ha mailavorato e mai ha pensato difarlo, tenta di fare il maritoanche se non è nella sua na -tura. È un personaggio ric coe complesso: Goldoni gli hadato poche battute, ma incompenso lo ha molto bende finito. Mi piace molto.

(a cura di Aldo Viganò)

UNA PROFONDA LEGGEREZZA

a tro e Mondo

Lluís Pasqual: un talento internazionale

Nato a Reus (Tarragona) nel 1951, Lluís Pasqual debutta giovanissi-mo nella regia teatrale al tempo in cui sta completando gli studi diLettere e Filosofia. Nel 1976, fonda a Barcellona il Teatre Lliure, alquale è strettamente legata la sua prima produzione, che spaziadalla drammaturgia novecentesca - Cechov, Genet, Beckett - ai clas-sici: Marlowe, Büchner, Calderòn de la Barca e Goldoni. Nominato nel1983 direttore del Centro Drammatico Nazionale-Teatro MariaGuerrero di Madrid, s’impone definitivamente come regista di famainternazionale con gli allestimenti di alcune opere di Federico GarciaLorca. Chiamato a dirigere l’Odéon a Parigi, rimane in carica sei anni(1990-1996). Nel 1995, è nominato anche direttore della Biennale diTeatro di Venezia. Nel 1996 è insignito della Legion d’honneur.Tornato in patria, guida a Barcellona il Progetto Città del Teatro(1997-1999) e torna a dirigere (1998-2000) il Teatre Lliure. Dal 1981,Pasqual è anche regista d’opera nei maggiori teatri europei.

cera e Nuora, manca, secondoloro, il fine della morale istrut-tiva, che dovrebbe essere, nelcaso nostro, d’insegnar agliuomini a pacificare questedue persone, per ordinarionemiche. Ma io rispondo, chequanto facile mi sarebbe statoil renderle sulla scena pacifi-cate, altrettanto sarebbe im -possibile dar ad intendere agliUditori che fosse per essere laloro pacificazione durevole; edesiderando io di preferire laverità disaggradevole ad unadeliziosa immaginazione, hovoluto dar un esempio dellacostanza femminile nell’odio.Ciò però non sarà senza pro-fitto di chi si trovasse nel caso.I Capi di famiglia si specchie-ranno nell’Antiquario, e tro-vandosi disattenti alle caseloro, se non per ragione dellaGalleria, per qualche altra, odi conversazione, o di giuoco,potranno rimediare per tempoalle discordie domestiche, allepretensioni delle donne, esoprattutto ai rapporti malignidella servitù.

Carlo Goldoni

(L’AUTORE A CHI LEGGE)

OTOMAR KREJCA BENNO BESSON MATTHIAS LANGHOFF

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4 l India

È sicuramente coraggiosa un’i-niziativa, che, con voluto toccodi esotismo, porta in scena tas-selli del patrimonio mitico del -l’India antica, non senza echinel mondo moderno e nell’at-tualità. Non come specialista inmateria, ma quale sporadicadilettante e frequentatrice dialcuni te sti indiani, sul supersti-te ri cor do di scarni rudimentilinguistico-letterari, credo dipoter af fermare che l’autrice haoperato una scelta vasta e viva-ce in un arco poderoso di tem -po: dai Ve da, che si fanno risa-lire, at tra verso la tradizioneora le, fin cir ca alla metà del IImillennio a.C., si arriva fino al

Kathasaritsagara (XI sec.) eforse oltre, attraverso le Upa -

nisad (prima metà del primomil lennio), i classici poe mi, Ma -

habharata e Ramayana (diredazione stratificata, probabil-mente dall’età di Ales san dro inpoi su un nu cleo originario piúantico), il pa trimonio dei Pu -râna (dal VI sec. a.C. in poi). Sitratta di un insieme complessoe composito, di cui mi limito arilevare al cuni temi che mipaiono significativi ad un tempodella peculiarità indiana e delpossibile con fron to con tradi-zioni occidentali:

il riferimento al dio Ganesha,che provoca gli ostacoli e lirimuove, propone un raccapric-ciante rito e mito metamorfico,per cui il capo del dio bambinoverrebbe sostituito da una testadi elefante con una zanna sola,che diviene segno dello statosa pienziale. (Curioso, tra squal-lido e prevedibile, è l’esempio di“fervore religioso globalizzato”,per cui le statuette di plasticadel sullodato iddio avrebberobe vuto il latte loro offerto: co -me non pensare a certe italichema donne essudanti sangue esottoposte alla TAC?);

l’abbinamento tra generazio-ne e morte, avallato dalla storia

di Ganesha, è un pensiero miti-co-filosofico di estrema profon-dità; spontanea soccorre unare miniscenza di Eraclito: “...ela sciano figli a divenire destini-di-morte” (fr. 20 Diels-Kranz).Né è questa l’unica suggestioneche dai testi indiani può richia-mare il filosofo di Efeso;

la nozione di “immanenza deldivino”, finalizzata a (o conflu -ente nel) “Grande Neutro” sen -za caratteristica o qualità, dovel’uomo non può giungere con lasua mente ed è destinato a per-dersi, mi pare quanto mai sug-gestiva e significativa, quasischeggia di un pensiero misticoa suo tempo esaminato da Ru -dolf Otto e confrontato conquel lo della mistica tedesca;

le affinità tra il destino miticodi Shiva e quello di Dionisosono anche troppo evidenti, eco mun que ben discusse daglistorici delle religioni; è innega-

ci dell’odierna letteratura an -glo-indiana, come quella di Arun-dhati Roy, anch’essa sceneggia-trice: penso in particolare allasua prova narrativa The God of

Small Things (1997; trad. it.: Ildio delle piccole cose, ed. TEA,Milano 2001), caratterizzata daun vivace sincretismo culturale.E proprio una frase di questoromanzo si offre come avverti-mento e commento ad un tem -po: “Cosí le antiche storie eranobanalizzate e amputate. Da clas-sici di sei ore venivano rita gliati

bile il loro impatto nel mondocontemporaneo, cui riferirei l’ef-ficace definizione “dal barbaroal sublime”, data dall’autrice inouverture dell’opera. Si noti cheun discorso non troppo di versopotrebbe applicarsi al rito euca-ristico, come Jung insegna...;

l’evocazione di un’immaginemitica peculiare e complessa,co me quella del sole-pupilla edella pupilla-specchio, al cuicentro sta la morte che divora,

offre plurime e suggestive pos-sibilità di confronto: valga pertut te il richiamo al mito gnosti-co della Korê kosmou, la “fan-ciulla/pupilla cosmica”, secondoun’immagine che si incontra findai tempi piú antichi (celebre alproposito è il frammento empe-docleo 84 Diels-Kranz); né sipuò tacere di due brani delDante paradisiaco: la similitudi-ne di XVII 40-42; l’ambientazio-ne metafisica di XXI 16-18. Vorrei concludere col richiamoa possibili modelli o esperienzeparallele dei giorni nostri, perscongiurare il pericolo new agelà dove si discende, e condi-scende, al mondo contempora-neo (si sa che le ricerche in re -te, preziose se controllate, sonoinsidiosissime se avallate senzaverifica). Quale modello cele ber-rimo valga Tagore, molte dellecui opere sono state recen te -

mente tradotte dal bengali periniziativa di una piccola e meri-toria casa editrice (Book ed.),grazie alla cura di P. Marino Ri -gon; esperienze filmiche nonmancano, se pensiamo a registi-artisti come Satyajit Ray o GuruDutt o, nella tradizione occi den -tale, Peter Brook, con la ri du -zione e traduzione per lo scher-mo del suo celeberrimo spetta-colo teatrale tratto dal Maha -

bharata; e un’opportuna occa-sione di confronto e di colloquiopuò essere offerta da alcune vo -

Una delle difficoltà che noiincontriamo di fronte a unospettacolo tradizionale che vie -ne dall’Asia è che lo ammiriamosenza comprenderlo. Se nonpossediamo tut te le chiavi dilettura dei simboli, ne restiamoall’esterno, certo affascinatidall’apparenza, ma incapaci dicogliere le realtà umane senzale quali queste forme artistichecomplesse non esisterebbero.Il giorno che ho visto per la pri -ma volta una rappresentazionedi teatro Kahakali, ho sentitouna parola che non conoscevo, il“Mahabharata”. Un danzatorepre sentava una scena tratta daquesto poema. La sua prima eimprovvisa apparizione - eglispuntava dall’apertura di una

tenda - fu uno choc indimentica-bile. Il suo costume era rosso edorato, il suo volto rosso everde, il suo naso ricordava una

Uomini e Dei secondo Mara Baronti,IL PATRIMONIO E LE TRADIZIONI DEL POPOLO INDIANO RIVIVONO NEI RACCONTI TEATRALI DI UNA A

PETER BROOK E LA

C r i s t i n a A l i o t o , P a t r i z i a B e l a r d i e M a r a B a r o n t i d u r a n t e l e p r o v e

M a r a B a r o n t i c o n C r i s t i n a A l i o t o e P a t r i z i a B e l a r d i

«INDIA» E IL DIVINOÈ stato calcolato che in Indiavengono venerati, accuditi,pregati 3.300.000 Dei.E non è che in quel continentenon si abbia l’idea che l’Esseresupremo assoluto è Uno. Ma questa Immensità, questoGrande Neutro senza alcunacaratteristica o qualità, è fuori dalla portata dellamente umana. Possiamo diresolo ciò che non è, perciòmeglio definirlo come “non due” anziché “uno”. (M.B.)

«INDIA» E L’AMOREUna vecchia donna diceva un giorno a Ramakrishna, un grande santo, di non riuscire a provare alcunamore per Dio. “Ma ci sarà pure nella tua vitaqualcuno che ami!”.“Il mio nipotino” rispose quella. “Allora dai a Dio l’aspetto di tuo nipote e amalo in quella forma”. (M.B.)

«INDIA» E LA CREAZIONEChi sa realmente? Chi lo proclamerà qui? Da che fu prodotta questa crea-zione?Gli dei vennero più tardi, con la creazione di questo universo. Chi sa, dunque,da dove esso è sorto?Forse s’è formata da sé, o forse no.Colui che la guarda dall’alto,nel sommo dei cieli, egli solo sa.O forse, non sa. (M.B.)

«INDIA» E GLI ELEFANTISecondo un’antica leggenda,un tempo gli elefanti volavanoe potevano cambiar forma aloro piacimento, come le nuvo-le. Un giorno un branco di ele-fanti si poggiò sul ramo enor-me di un albero prodigioso sottoal quale un asceta stavaammaestrando i suoi discepoli.Forse anche loro volevanoascoltarlo e istruirsi nelle cosedello spirito. Ora gli ascetisono quasi tutti dei sant’uomi-ni, è vero, ma bisogna avvicinarli con circospezionesoprattutto se sono anche deisacerdoti brahmani perchéspesso, a causa della duradisciplina e delle restrizioniche si impongono, sono irritabilissimi e per lo stessomotivo anche dotati di grandipoteri. Le loro maledizionifanno soffrire come tizzoni oami torturanti conficcati ingola. CRASH! Il ramo su cui stavano appollaiati glielefanti si ruppe e cadde uccidendo alcune persone. Gli elefanti non si fecero alcunmale: rimasero sospesi a mezz’aria poi presero il voloe andarono a poggiarsi su unaltro ramo; ma l’asceta li maledisse e non solo loro, i colpevoli, ma l’intera razzacondannandoli a perdereentrambi i loro poteri, quellodi volare e quello di cambiareforma. Perciò oggi gli elefantisono in realtà nuvole condannate a camminare sullaterra. E in India sono riveriticome esseri benedetti, portatoridi fertilità e di vita, perché l’arrivo delle loro cugine nuvole porta il donodella pioggia. (M.Baronti)

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India l 5

cammei di venti minuti” (pag.139). Il testo di India si snodacome un centone di cammei:confidiamo che la prova dellascena conferisca all’accattivan-te sequenza una necessaria mo -tivazione strutturale.

Enrica Salvaneschi

bianca palla di biliardo, le sueunghie sembravano dei coltelli.Al posto della barba e dei baffi,due mezze lune bianche prolun-gavano le sue labbra. Le suesopracciglia si alzavano e siabbassavano come bacchette ditamburo e le sue dita tracciava-no strani messaggi in codice.Attraverso la splendida anima-lità dei suoi movimenti, potevoindovinare che una storia sistava svolgendo. Ma quale sto-ria? Potevo solo immaginarequalche mito lontano, prove-niente da un’altra cultura esenza rapporto con la mia vita.Poco a poco, non senza tristez-za, constatavo che il mio interes-se diminuiva. Lo choc visivo sva-niva. Dopo l’intervallo, il danza-

tore tornò in scena senza trucco.Non era più un semi-dio. Era unindiano gentile, con una camiciae dei jeans. Egli descrisse allorala scena che aveva recitato e rico-minciò a danzare. I gesti ieraticianimavano un uomo d’oggi.L’immagine splendida, ma impe-netrabile, aveva lasciato il posto aun’altra immagine, quotidiana,più accessibile – che io preferivo.[In seguito, presa la decisione dimettere in scena il “Maha bha -rata”], cominciò una lunga seriedi viaggi in India ai quali parteci-parono, un po’ alla volta, tutticoloro che prendevano parte alprogetto: attori, musicisti, sceno-grafa. L’India cessava di essereun sogno, per diventare unarealtà, molto più ricca. Non posso

dire che ne abbiamo conosciu-ti tutti gli aspetti, ma ne abbia-mo visto abbastanza per poterdire che la diversità dell’Indiaè senza limite. Ogni giorno ciportava una sorpresa, una sco-perta. Perce pi va mo che nelcorso di molte migliaia di anni,l’India era vissuta in un climadi costante creatività. Anchese la vita sembrava scor rerecon la maestosa lentezza di ungrande fiume, ogni atomo diquesta vasta corrente possie-de una propria e inarrestabileenergia. Di ogni aspetto dell’e-sperienza uma na, gli indiani,infaticabili, hanno esploratotutte le possibilità.

Peter Brook

(INTRODUZIONE AL “MAHABHARATA”)

i, tra mito e realtà

PERSONAGGI E INTERPRETI

Narratrice Mara BarontiCanto, movimenti, percussioni, fiati Cristina Alioto

Patrizia Belardi

regia Alfonso Santagataimmagini, scene, costumi Beatrice Meonisupervisione musicale Chiara Cipolli

Davide Ferrarimusiche Chiara Cipolli

Davide FerrariCristina AliotoFrancesco Menconi

design delle immagini Uovoquadratoluci Sandro Sussifonico Francesco Menconi

organizzazione e distribuzione Associazione Culturale Argantefotografie di scena Enrico Buselli

D A M A R T E D Ì 2 0 N O V E M B R E A D O M E N I C A 2 D I C E M B R E 2 0 0 7

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PRODUZIONI 2007 I 2008

con la collaborazione di Istituzione per i servizi culturali Comune di La Spezia

sostenitore con il contributo di

A APPASSIONATA AFFABULATRICE DEI GIORNI NOSTRI

LA CREATIVITÀ DELL’INDIA

con veloci sguardi sulla contem-poraneità?«Ne avrei voluto anche qualcunodi più di questi riferimenti odierni,ma vi ho rinunciato per non spez-zare il ritmo del racconto. Co mun -que, il loro scopo credo che sia du -plice: da una parte, rompere ognitanto la fascinazione che il narra-tore “deve” creare con il di ret tocon fronto con la realtà odierna,per poter poi da qui far ripartire ilracconto; ma, dall’altra, anche farvedere come questi miti apparen-temente così lontani possono inse-rirsi nel nostro vivere quotidiano».Nello spettacolo è presente il ricor-do del teatro indiano?«Credo che in India siano presen-ti molti temi tipicamente indiani,ma non le forme di quel teatro cheessendo estremamente codificate,risultano incomprensibili a chi nonne possiede i codici. India è so prat-tutto una continuazione del miolavoro sull’affabulazione. Par lan dodi quei miti mi interessa soprattut-to far risuonare in Oc cidente alcu-ni motivi interiori che abbiamodentro di noi, farli risalire dallaprofondità in cui sono stati sospin-ti, mentre in India sono sempreall’ordine del giorno. Agli indianinon interessa la Storia, i fatti cheaccadono e ai quali partecipano,perché loro tendono a identificaresempre la verità con le cose eter-ne, mentre considerano solo appa-renza tutto ciò che cambia e muta.A loro interessa soprattutto il mito,perché il mito trasfigura principieterni e immutabili che l’uomoporta con sé sin dalla sua origine,dà loro forma, vita e nutrimento.Qui sta il segreto dell’anima india-na con la quale, ha ragione Al fon -so, non ci può essere per noi alcu-na volontà di identificazione. Un’a -nima che, comunque, può guidarcinella messa in scena dell’esperien-za di una cultura che affonda leproprie radici in quelle domandeprime (cosa sono venuto a fare almondo?, qual è lo scopo della miavita?, ecc.) che in Occidente ten-diamo oggi sovente a ridicolizzare,mentre gli indiani hanno sempre ilcoraggio di porsele, e di darsianche delle risposte. L’India è tuttoe il contrario di tutto: il sublime ela sporcizia, la ricchezza culturalee l’indigenza più estrema. Per que-sto è necessario, credo che facciabene, andare ogni tanto da quelleparti: con un viaggio, con unabuona lettura, anche con uno spet-tacolo come questo».

(a cura di Aldo Viganò)

«India non è il viaggio in un paeseesotico, ma una rappresentazioneche invita gli spettatori a entrarein contatto con un popolo e unacultura antica per cercarvi coseche anche noi in Occidente abbia-mo creduto e vissuto, sperimenta-to, anche se poi abbandonato perpercorrere altre strade. India par -la degli Dei, del loro tempo e delloro spazio: evoca un concetto divita diverso dalla centralità dell’in-dividuo intorno alla quale l’uomooccidentale ha costruito il senso eil valore della propria esistenza».Impegnata negli ultimi giorni diprova dello spettacolo da lei idea-to, scritto e interpretato, Ma ra Ba -ronti parla con passione dei temiche affronta, ma anche del sensoultimo verso cui tende questa suanuova rappresentazione: «La cosache mi interessa maggiormentenella mia esperienza di narratriceè di riuscire a portare lo spettatorea dimenticare per un po’ la propriaquotidianità e a fare l’esperienza –mi viene da dire anche fisica – diuna dimensione diversa, di unaltro tipo di vita. Entrare nell’uni-verso sociale e culturale del l’Indiasignifica proprio questo: un’aper-tura verso l’esistenza degli altri, unsuperamento dell’egocentrismo,un sentirsi minuscolo frammentodi un grande disegno universale.La prima cosa che colpisce il viag-giatore che arriva in India è la pre-senza di tutti quei bambini immer-si nella più estrema povertà, mache pur sanno ridere e giocare conniente. È in loro che si coglie con-cretamente, a livello primordia le,l’essenza della cultura indiana: lavita come gioco, come qualcosache va, viene, passa e ritorna. Tuttigli indiani sono portatori sin dabambini del concetto della conti-nua rinascita. Questo è per noi scon-volgente, ma a ben vedere si trattadi un concetto che una volta ap -parteneva anche a noi occidentali».In questo modo di accostarsi auna cultura lontana immergen-dovisi completamente, non si cor -re il rischio di cedere alla tentazio-ne di atteggiamenti “new age”?«Il nostro spettacolo non ha pro-prio nulla a che fare con la “newage”», interviene il regista AlfonsoSantagata. «India non parla di ri -fiuto ideologico del consumismo odella tecnologia, di una fuga versoil misticismo in base al principioche una cosa va bene se fa bene ame. Se dicesse questo, il nostrospettacolo resterebbe ancora tuttodentro l’individualismo occidenta-

le, mentre quello che con Marastiamo cercando di realizzare nonè un processo di identificazione,ma un’esperienza con gli altri: conaltre culture e con altri mondi.Non si tratta di mettere in scenaun’esperienza dell’Io, quanto piut-tosto un passaggio, un attraversa-mento che porta a cambiare certeabitudini radicate in Occidente». Che rapporto c’è tra questa tuaesperienza registica e il percorsoteatrale che hai fatto sino ad oggi?«Questa è la prima regia che fac-cio al di fuori della mia Compagniae mi piace gestirla essenzialmentecon un atteggiamento di ascolto, diattenzione prevalente alla narra-zione, al lavoro di Mara. Detto que-sto, però, credo che India sia an -che un proseguimento nella dire-zione in cui ho sempre cercato dimuovermi: quella di andare alleradici dei miti. Così come la vo -lontà di capire meglio Totò e Pep -pino mi aveva guidato alla cono-scenza di Petito e delle farse popo-lari, ora l’incontro con Mara e con imiti indiani mi portano verso un’e-sperienza primordiale nella qualemi piace inoltrarmi».Per lo spettatore teatrale europeo,una rappresentazione sull’Indianon può non richiamare allamente il Mahabharata di PeterBrook: c’è qualche rapporto tra latua regia e quel celebre modello?«A differenza di quello, stupendo,di Peter Brook, il nostro non è unallestimento drammaturgico chedà vita a personaggi per racconta-re una storia. India è uno spettaco-lo di narrazione con al centro unagrande narratrice quale è Ma ra. Edè da qui che io sono partito, co -struendole intorno uno spazio fisi-co e sonoro, con il quale la nar -ratrice si trova a dialogare sul temadi miti antichi quanto l’umanità».«La cosa divertente – intervieneMa ra Baronti – è che lo spettacolodi Peter Brook, che anche io adoro,non è piaciuto af fatto agli indiani,ai quali probabilmente non piace-rebbe neppure il nostro spettacolo.Questo non mi scandalizza: tantopiù se ricordo la sensazione susci-tata in me da quel Mahabharatache un amico indiano mi diede davedere in video per farmi cono-scere come doveva essere messo inscena quel poema: una noia bestia-le! Voglio dire che, pur percorso daun amore sconfinato per l’India, ilnostro non può essere che uno spet-tacolo esplicitamente occidentale».È per questo che nello spettacolosquarci ogni tanto il velo del mito

STORIE E IMMAGINI DALLE RADICI DELLA VITAC o n v e r s a z i o n e c o n M a r a B a r o n t i e A l f o n s o S a n t a g a t a

PROTAGONISTIDELL’INFORMAZIONE IN LIGURIA

Le frequenze a Genova

98.2 - 98.7 - 103.8

«INDIA» E LI SANTIUna sera, durante una cena un amico indiano raccontavache nei suoi libri di testo allesuperiori era continuamentecitato un famoso santo italianodi cui in quel momento non ricordava il nome. “San Francesco!” abbiamo suggerito subito ma quello scuoteva la testa. E alloraavanti a citare tutti i nomi disanti che venivano alla mente,italiani e no “San Domenico,Sant’Antonio, San Gennaro” e intanto ci chiedevamo perchémai uno di questi dovesse interessare tanto gli indiani...“Leonardo da Vinci! Ora ricordo”, intanto esclamava lui.Tutti quanti siamo scoppiati a ridere “Ma non è un santo!”.“C’è poco da ridere, una persona in cui si raccoglieuna tale quantità di energiacreativa è santo. L’energia cosmica,nostramadre divina, lo ha scelto. In India abbiamo uno che vivein uno slum di Bombay, non faaltro che farsi canne dalla mattina alla sera però quandoimpone le mani guarisce. È santo anche lui”. (M.B.)

Mara Baronti: narratrice puraFormatasi alla scuola dello Stabile di Genova, Mara Baronti è stata tra le primenarratrici professioniste italiane. Attrice di prosa, ha esordito alla fine degli anniSessanta, interpretando poi numerosi spettacoli diretti da Luigi Squarzina,Carlo Cecchi, Marco Sciaccaluga, Tonino Conte, Giancarlo Nanni e Gianfranco DeBosio. In seguito, ha preferito chiamare gli spettatori - adulti e bambini -attorno a un ideale camino acceso, per raccontare storie che attinge diretta-mente dai grandi miti e dalla tradizione favolistica di tutto il mondo. Tuttal’Italia ha così avuto modo di conoscere le virtù “incantatrici” della sua affabu-lazione. Mara Baronti possiede un ricchissimo repertorio di storie che nonlegge, non dice a memoria, ma racconta improvvisando. È una narratrice pura epersonalissima, sempre capace di affascinare e di commuovere con il pieno con-trollo della tecnica recitativa, del senso del racconto e delle sue radici culturali.

novità italiana

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spettacoli ospiti dal 14 novembre al 23 dicembre

L’una e l’altradi Botho StraussDuse 14 / 18 novembreRegia di Cesare Lievi, con Paola Mannoni e Ludovica Modugno

Due donne di fronte alle difficoltà e alle con-traddizioni della vita. Il destino si è divertitoa farle incontrare e a dividerle, per poi farleincontrare nuovamente. Lissie ha portato viaa Insa il marito da cui questa aveva avutouna figlia, la quale molti anni dopo incontra(e se ne innamora) Timm, figlio di Lissie e delcomune marito. Poste di fronte alla possibi-lità dell’incesto, le due donne sono cosìcostrette a rivedersi, a fare i conti con il pas-sato. Lo spettacolo, diretto da Cesare Lievicon Paola Mannoni e Ludovica Modugno,porta sul palcoscenico l’ultimo testo teatralescritto da Botho Strauss, il drammaturgo piùcelebre dell’odierno teatro tedesco.

Elettradi SofocleCorte 27 novembre / 2 dicembreRegia di Luca De Fusco, con Lina Sastri

Elettra di Sofocle racconta l’ultimo sanguinoso at -to della tragedia della famiglia degli Atridi.Quando l’azione inizia a Micene, nel palazzo di

Aga men none, il co mandante in capo dell’esercitoacheo a Troia è già sta to ucciso dalla moglieClitennestra e dal suo amante Egisto. Oreste è tor-nato sotto mentite spoglie per vendicare la mortedel padre. Nella reggia trova Elettra che piange lasua triste esistenza. Insieme preparano il piano delmatricidio. Messa in scena da Luca De Fusco, la tra-gedia è illuminata dalla forte interpretazione diLina Sastri nel ruolo della protagonista.

Maria Stuartdi Friedrich Schiller Corte 4 / 9 dicembreRegia di Andrea De Rosa, con Anna Bonaiuto e Frédérique Loliée

Due regine in contrasto: da una parte, MariaStuart, regina di Scozia, e, dall’altra, Elisa -betta I Tudor, regina d’Inghilterra. Due esseriumani profondamente diversi, ma intrecciatidalla Storia: Maria è amore, bellezza, mortetrasfiguratrice; Elisabetta incarna la ragion distato, solo apparentemente trionfante, per-ché la vittoria appartiene infine tutta aMaria, la quale va incontro alla mor te consuprema dignità, mentre Elisa betta paga ilsuccesso politico rinunziando al la rispettabi-lità e all’amore. Un testo pre-romantico perdue grandi attrici: Anna Bo naiuto e Fré dé -rique Loliée, qui dirette da An drea De Rosa.

Il teatro comicodi Carlo GoldoniCorte 11 / 16 dicembreRegia di Marco Bernardi, con Patrizia Milani e Carlo SimoniLa commedia manifesto della riforma teatrale

di Carlo Goldoni. Un testo sorprendentemente

di Carlo Goldoni. Un testo sorprendentementemoderno, che conduce lo spettatore nel back-stage di un teatro del Settecento e permette aGoldoni di esporre e difendere in modoappassionato la propria filosofia drammatur-gica sul rapporto tra Teatro e Vita, senza perquesto rinunciare alla dimensione frizzantedelle sue migliori commedie. Con PatriziaMilani e Carlo Simoni, regia di Marco Bernardi.

Black Comedydi Peter ShafferDuse 11 / 16 dicembreRegia di Attilio Corsini, con Viviana Toniolo,Stefano Altieri e Debora Caprioglio

La metafora di un’umanità che annaspa, in -ciampa e farnetica, scritta dall’inglese PeterShaffer: uno dei drammaturghi più costantinelle hit parade di tutto il mondo (bastiricordare i successi internazionali di Equus edi Amadeus). Una commedia frizzante chegioca sul contrasto tra la luce e il buio, sul filodi un black out che lascia i personaggi senzadifese. Una farsa travolgente, orchestrata daAttilio Corsini per la sua compagnia di Attori& Tecnici, che in questa stagione festeggia iltrentesimo anno di attività.

Otellodi William ShakespeareCorte 18 / 23 dicembreRegia di Roberto Guicciardini, con Sebastiano Lo Monaco Già cavallo di battaglia di tanti primi attori delteatro italiano, “il Moro di Venezia” rivive nellarecitazione di Sebastiano Lo Monaco, il quale siavvale della esperta regia di Roberto Guic -ciardini. Otello è una storia di amore e ge losiache, per spostamenti progressivi, raggiungeineluttabilmente l’acme orrendo dell’uxorici-dio e del suicidio. È anche un dram ma storicocon sullo sfondo il conflitto tra cristiani e turchinel Mediterraneo orientale. Ma soprattutto è latragedia dei sentimenti umani.

The Changeling (Gli incostanti)di Thomas Middleton e William RowleyDuse 18 / 23 dicembreRegia di Karina Arutyunyan e Walter Le Moli, con la Compagnia giovani del TSTUna commedia che proviene dalla grandestagione del teatro inglese del Seicento esuggerisce già nel titolo un tema molto caroalla scena rinascimentale: la follia d’amore,generatrice di un mondo oscuro, in cui ilmanifestarsi delle passioni più sfrenate giun-ge a tratteggiare l’aspra e sempre attualemetafora di quel grande manicomio che è lavita. Due storie s’intrecciano in questo uni-verso squilibrato, nel quale si spegne ognivalore morale e ogni barlume d’intelletto:una tragica e una comica. Regia a quattromani di Karina Arutyunyan e Walter Le Moli.

«IL CASTELLO» (Das Schloss)da Franz Kafka

Iniziato nel 1922 e mai terminato, Il castello è l’ultimo romanzo scritto da FranzKafka (1883-1924). Alla base dello spettacolo in forma di esercitazione, propo stocon la regia di Massimo Mesciulam e l’interpretazione di Maurizio Lastrico con gliallievi dell’ultimo anno di Qualificazione della Scuola di Recitazione del TeatroStabile di Genova, sta la riduzione teatrale che ne fece Max Brod, amico, biografoed esecutore testamentale di Kafka. In questo allestimento rivolto soprattutto almondo della scuola, i giovani (ma anche il pubblico adulto) potranno veder rivi-vere sul palcoscenico l’inquietante viaggio dell’agrimensore K. nei meandri diuna mostruosa e ostile burocrazia, costituitasi intorno al castello di un miticoConte e composta da schiere di funzionari che, con inesorabile ordine gerarchico,ammini strano il piccolo villaggio secondo misteriose leggi che sovente of -fendono la ragione e la morale umana. Uno spettacolo per conoscere che cosa èil teatro, ma anche per penetrare il mistero di un grande romanzo, sempre sospe-so tra simbolismo e realtà, capace di raccontare l’universale avventura dell’uomoche cerca un posto nella società, dal quale poter tentare la scalata all’Assoluto.

regia Massimo Mesciulam riduzione teatrale Max Brod adattamento Massimo Me sciu -lam e Ilaria Amadasi personaggi e interpreti (in ordine di apparizione) K, uno straniero Mau -ri zio Lastrico Ostessa dell’ “Osteria al ponte” Ernesta Argira Contadino Marco Pieralisi Schwarzer, figlio di un sottocustode del Castello Diego Savastano Arturo e Geremia, i due aiu-tanti Vincenzo Zampa, Michele Di Siena Barnaba, messaggero del Castello AlessandroMarini Olga, sorella di Barnaba Margherita Romeo Padrona della “Locanda dei signori”Miriam Guerra Frieda, cameriera della “Locanda dei signori” Ilaria Amadasi SindacoMarco Pieralisi Mizzi, moglie del sindaco Miriam Guerra Maestro, segretario del villaggioDiego Savastano Amalia, sorella di Barnaba Miriam Guerra Genitori di Barnaba MarcoPieralisi, Ernesta Argira Burgel, sottosegretario del Castello Vincenzo Zampa Guardianodel portone della Giustizia Michele Di Siena assistente alla regia Ilaria Amadasi elemen-ti scenici Massimo Mesciulam consulenza musicale Giovanni Dagnino

TEATRO DUSE da martedì 8 a sabato 12 gennaio INGRESSO LIBERORappresentazioni di mattina (ore 11) per le Scuole di tutti gli ordini e gradi,

previ accordi con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico Rappresentazioni alla sera (ore 20.30) per tutto il pubblico.

Nate come lavoro “aperto al pubblico” della Scuola di Recitazione, le “esercitazioni” sutesti classici hanno progressivamente assunto un’esplicita valenza laboratoriale, sino adiventare una componente significativa del lavoro produttivo dello Stabile di Genova.La finalità didattica si coniuga in queste “esercitazioni” con la sperimentazione di ipote-si di messa in scena, concorrendo sia a evidenziare il lavoro teatrale nel suo farsi e lacomplessità dei rapporti che in ogni allestimento scenico si stabilisce tra il testo e gliattori chiamati a interpretarlo, sia a proporre una riflessione sui problemi connessi conil passaggio dalla comprensione del testo alla sua vita autonoma sul palcoscenico.

E S E R C I TA Z I O N E A L D U S E D A L L’ 8 A L 1 2 G E N N A I O

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novembre | dicembre 2007

N e l f o y e r d e l T e a t r o d e l l a C o r t e , i n c o l l a b o r a z i o n e c o n l e a s s o c i a z i o n i c u l t u r a l i g e n o v e s i

Piccapietra. Pro se gue intanto an -che il ciclo Teatro e Uni versità,organizzato in collaborazione conla SSIS (Scuola di Spe cia liz za -zione al l’In se gnamen to Se con da -rio) del l’Università di Ge nova.Con dotti da Marco Sa lot ti, questiincontri nascono intorno ad alcu-ni spettacoli prodotti dallo Sta -bile (La famiglia del l’an tiqua -rio, India, L’agen te se greto, Pol -vere al la polvere), proponendouna ri fles sio ne in ter di sciplinaresui te mi d’interesse sto rico e cul-turale da que sti af fron tati.Mentre da gennaio prendono ilvia gli appuntamenti sul teatroligure del No vecento organizzatiin collaborazione con la Fonda -zio ne Mario Novaro in oc casionedel 25° an no dalla sua nascita, adi cembre parte una nuova inizia-tiva promossa dal l’Associazioneculturale L’in can tevole aprile. Sitratta di Il viaggio: partenza, ri -torno, no stal gia: ciclo di appunta-menti che propon gono il raccontoletterario co me momento di con-divisione, ri fles sione, appro fon di -mento e par tecipazione emo tiva. Ilpro gram ma, accompagnato da pro-iezioni e da letture, prende il viacon un pomeriggio dedicato ri -spet tiva mente al tema della par-tenza (E. De Amicis e altri, 14 di -cembre). Come di consueto, poi, ilfoyer della Corte ospita presenta-zioni di li bri, laboratori di studio(il 28 no vem bre è in programmaquello pro mos so dal Cidi sul tema“Tea tro e migrazione”) e altri av -venimenti. Tutti a ingresso libero.

Con l’avvio della nuova Stagione,sono ripresi nel foyer del Teatrodella Corte gli appuntamenti diHellzapoppin che, nel corso disette anni di vita sono entrati or -mai a far parte integrante delleattività culturali del Teatro Sta -bile di Genova. Nato nel 2000 conl’intento di far vivere il foyer dellaCorte anche nelle ore pomeridia-ne, quando in sala non c’è spetta-colo, il progetto Hell za pop pin havisto crescere stagione do po sta-gione la partecipazione del pub-blico, degli artisti e delle associa-zioni culturali coinvolte, conqui-stando l’attenzione di molte mi -gliaia di persone: ora incuriositeda una per formance artistica, oraat trat te da una proiezione video,ora interessate a una conferenzao a un’intervista pubblica, oracoin volte in un laboratorio multi-mediale. Anche quest’anno, ilTea tro Stabile di Genova ha pro-grammato una lunga serie di in -contri, di performances e di ma -nifestazioni capaci di risponderealle aspettative di un pubblicotra dizionalmente molto differen-ziato per età, per aspettative cul-turali, per predilezioni artistiche.I partner sono ancora una voltaalcune Associazioni culturali cit-tadine, con in primo piano gliamici dell’Asso cia zione per ilTea tro Stabile di Genova, i qualicu rano quest’anno le Conver -sazioni con i protagonisti dialcuni tra gli spettacoli presentiin cartellone alla Corte e al Duse,sia nel foyer, sia al C-dream di

SITO WEB DELLO STABILE All’indirizzo www.teatrostabilegenova.it,è aperto anche quest’anno il sito web delTeatro Stabile, realizzato grazie alla collabo-razione di Datasiel.net. Semplice nella strut-tura e facilmente consultabile, il sito forni-sce ampie informazioni sugli spettacoli incartellone, sul funzionamento della bigliet-teria e della Scuola di Recitazione. A richiesta,l’utente può iscriversi alla newsletter e ri ce -vere direttamente sul proprio computer lenotizie relative a tutte le iniziative del teatro.Per quanto riguarda le ricerche, è a disposi-zione gratuita l’archivio storico del TeatroStabile con tutti gli spettacoli prodotti dal1951 a oggi. Entrando nel sito, inoltre, si pos -sono con molta facilità e grande risparmio ditempo prenotare e acquistare direttamentei biglietti per le singole rappresentazioni.

UN LIBRO PER BESSON Il viaggio in Italia di Benno Besson è il titolodel libro che Alessandro Tinterri e PhilippeMa casdar hanno dedicato agli spettacoli rea -liz zati in Italia dal regista svizzero recente-mente scomparso, molti dei quali (da Millefranchi di ricompensa a Il cerchio di gessodel Caucaso) mes si in scena allo Stabile diGenova. Lu ne dì 10 dicembre, questo libro(Mor lac chi Editore Perugia 2007), sarà pre -sentato nel foyer della Cor te, alla presenza de -gli autori e per iniziativa del Consolato Ge ne -rale di Sviz zera. Il program ma prevede, alle ore16, la proiezione in tegrale del video BennoBesson, l’ami étranger realizzato da Macasdare al legato al libro (durata ore 1,40), alla qualefa rà seguito una conversazione sul volumee sull’opera di Besson, con la partecipazionedi Eugenio Buonaccorsi, Tinterri e Macasdar.

I POMERIGGI DI HELLZAPOPPIN Calendario

D a l 3 a l l ’ 8 d i c e m b r e S c u o l e i n t e r n a z i o n a l i d i r e c i t a z i o n e a c o n f r o n t o

STUDIARE TEATRO NEL MEDITERRANEOA L LO S TA B I L E , C O N F E R E N Z E , AT E L I E R S E S P E T TA C O L I , N E L L A « 6 ° R E N C O N T R E E C U M E »

Mercoledì 14 novembre – 17Intorno a «La famiglia dell’antiquario» di Carlo Goldoni

intervengono Quinto Marini e Silvana Rocca introduce Marco Salotti

in collaborazione con la SSIS dell’Università di Genova

Venerdì 16 novembre – ore 17.30“Conversazioni con i protagonisti”

Incontro con Eros Pagnia cura di Umberto Basevi

in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile di Genova

Mercoledì 21 novembre – 17Intorno a «India» di Mara Baronti

intervengono Mara Baronti, Alfonso Santagata e Enrica Salvaneschiintroduce Marco Salotti

in collaborazione con la SSIS dell’Università di Genova

Venerdì 23 novembre – ore 17.30“Conversazioni con i protagonisti”

Incontro con Mara Barontia cura di Umberto Basevi

in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile di Genova

Mercoledì 28 novembre – ore 15 I 18Teatro e migrazione convegno a cura del CIDI

Venerdì 30 novembre – 17.30Presentazione del libro edito da De Ferrari

«Sem Benelli, vita di un poeta» di Sandro Antonini

intervengono Claudio Bertieri, Elisabetta Tonizzi e Silvana Zanovello

Mercoledì 5 dicembre – ore 17.30Presentazione del libro edito da Le Mani

«Sofia Coppola» di Francesca Maria Genovese

con l’Autrice interviene Claudio G. Fava

Lunedì 10 dicembre – 16Presentazione del libro/video su Benno Besson

di Alessandro Tinterri e Philippe Macasdarinterviene Eugenio Buonaccorsi

Venerdì 14 dicembre – 17«Dagli Appennini alle Ande»

letture da Edmondo De Amicis e altria cura dell’Associazione Culturale “L’incantevole aprile”

U n i n c o n t r o n e l f o y e r d e l Te a t r o d e l l a C o r t e

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Per una settimana - dal 3 all’8 di cem -bre - Genova ospiterà gli inse gnanti egli allievi delle Scuole di Teatro dellenazioni che si affacciano sul Medi -terraneo. Lo Stabile ha infatti accoltola richiesta del l’ECUME (Echanges Cul -turels en Méditerranée) di orga nizzarenella nostra città la «6ème Rencontredes Ecoles d’Art Dra ma tique de la

Méditerranée» e come già ac ca duto aDamasco (2000), Tunisi (2001),Marsiglia (2002), Algeri (2004) eAtene (2005), dove l’Italia è sempresta ta rappresentata dalla Scuola diRecitazione del Teatro Sta bile di Ge -nova, sono invitate Francia, Spa gna,Grecia, Tunisia, Algeria, Ma rocco, Siria,Libano, Albania, Egitto, Turchia, oltre

alla Scuola di Teatro di Bologna “Ales -sandra Galante Gar rone”. Saranno cin -que giorni densi di con fe renze, atelierse spettacoli, che si sus seguiranno damattina a sera in vari luoghi: nella bi -blioteca dello Stabile per le con fe ren -ze, nei locali della Scuola di Recita -zione per gli “ate liers”, al Teatro Duseper gli spettacoli: que sti ultimi, a in -gres so libero, saranno aper ti al pub -blico cittadino. Nell’ambito della ras -segna degli spettacoli, le scuole ospitipresen teranno ciascuna un propriosaggio esemplificativo del lavoro chein essa si svolge; la Scuola di Genova,da parte sua, sarà presente con Ivona,princi pessa di Borgogna di WitoldGom browicz, per la regia della di -rettrice Anna Laura Messeri e l’inter -pre tazione di tutti gli allievi del l’ul -timo anno con la partecipazione diattori già diplo ma ti. Sarà l’occasioneper Genova di fare co no scenza delleforze teatrali del fu tu ro; per gli ospitidi visitare la città e in particolare per ig iovani a l l iev i pro ve n ient i dadiverse for ma zioni pro fes sionali, divedere quanto stanno fa cen do i lorocolleghi, di discuterne i risultati edi con fron tare negli “ate l iers” lemetodologie di la voro. Il tutto men -tre i loro inse gnanti ana lizzeranno lerispettive esperienze attraverso unaserie di conferenze, alle quali si èvo luto questa volta indicare comete m a o r i e nt at i vo “ L a ré vo l te”.Diretta da Daniel Omar Belli, l’ECU -ME ha sede ufficiale a Marsiglia.N e l l e f o t o d u e s c e n e d i I v o n a , p r i n c i p e s s a d i B o r g o g n a

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Sublims salts en el tempsGli interpreti, provenienti dai tea-tri Stabili di Genova e del Veneto,fanno un lavoro molto raffinato.Restituiscono i loro personaggi eli completano con molte variazio-ni legate al trascorrere del tempo.Così tutto scorre con fluiditàcoinvolgendo anche gli spettatoriche colgono immediatamenteogni gag. Evviva. Complimenti.JORDÌ BORDES / EL PUNT

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Trionfa il Goldoni dello StabileD a l l a B i e n n a l e a B a r c e l l o n a , « L a f a m i g l i a d e l l ’ a n t i q u a r i o » e n t u s i a s m a p u b b l i c o e c r i t i c a

Alto livelloUn lucido teorema sorretto daun’esecuzione di alto livello, conEros Pagni su tutti, e Virgilio Zer -nitz, Gaia Aprea, Anita Bartolucci.RENATO PALAZZI / IL SOLE-24 ORE

Goldoni alla catalanaSentire recitare così è un piacere,tutti sono eccellenti, e ancora piùdegli altri se possibile VirgilioZernitz come l’antiquario, GaiaAprea come la di lui determinatanuora, Anita Bartolucci come lacontessa, e l’applauditissimo ErosPagni come il mercante Pan -talone che alla fine impone dal-l’alto una sorta di ordine militare.MASOLINO D’AMICO / LA STAMPA

Spettacolo briosoNell’allestimento di Lluís Pasquali pregi del testo sono equamenteilluminati dalla bravura di tuttigli interpreti e da una regia difelici intuizioni ritmiche e figura-tive, che confeziona uno spettaco-lo convincente, brioso, in cui co -glie sia la comicità insita nella si -tuazione sia il senso delle tensio-ni sociali, familiari, psicologiche erappresenta lo svolgersi dellatrama attraverso i secoli, così dasottolinearne l’atemporalità.FR. COR. / LA PROVINCIA

Una commedia che sembra scritta oggiUn Goldoni come non si era mai visto, tutto da vedere. Il catalano LluísPasqual prende una delle commedie meno note, tra le centinaia delgrande veneziano di cui si celebra il tricentenario della nascita e, comein un viaggio nel tempo, la fa sembrare scritta oggi, o quasi. Senza cam-biarne nemmeno una virgola. LUCA VIDO / IL GIORNO

Un soberbio GoldoniL’attualizzazione splendida e rac-comandabile senza riserve diven-ta il centro della messa in scena eamplia il carattere dei personaggisia nel linguaggio che nel gesto,ma senza mai disumanizzarli.JOAN-ANTON BENACH / LA VANGUARDIA

Un gran “divertimento”Un grandissimo divertimento, con una splendida compagnia di attoriitaliani. (...) Pasqual ricrea il ritmo interiore dell’opera originale erisolve con efficacia gli interni della casa del Conte. E gli stessi attori(eccezionale Eros Pagni) portano via gli oggetti di arredamento alritmo di stili musicali ogni volta differenti. La scenografia di EzioFrigerio e i costumi colorati di Franca Squarciapino sono elementi fon-damentali di un allestimento coerente in tutti i suoi dettagli. Una gran-de notte di teatro.PONZALO PEREZ DE OLAGUER / EL PERIODICO DE CATALUNYA

Successo alla BiennaleIl risultato più alto della primasettimana del Festival lo raggiun-ge Lluís Pasqual con La famigliadell’antiquario, coprodotto congli Stabili del Veneto e di Genova.(...) Bravissimo Eros Pagni. FRANCO QUADRI / LA REPUBBLICA

Goldoni puerta hacia el futuro del TeatroCon la regia di Pasqual, questa operina deliziosa e apparentementefutile scopre una nuova grandezza. (...) Tutti gli interpreti sono stu-pendi, con una particolare segnalazione per Eros Pagni nel ruolo diPantalone e di Virgilio Zernitz in quello dell’Antiquario: insieme dannovita a una divertita scena degna della migliore coppia di clowns.BEGOÑA BARRERA / EL PAIS

Al servizio degli interpretiIl regista catalano, pur nondisdegnando di ricorrere all’in-ventiva attualizzando il testo conil mutamento degli abiti, fino agiungere ai giorni nostri (nonmanca il cellulare), rimane nelsolco della tradizione. Si mettecorrettamente al servizio di Gol -doni e degli interpreti.Interpreti di talento che sonoperò messi in condizione di pale-sare il proprio talento (la qualcosa, ahinoi!, non sempre acca-de): da Eros Pagni, un eccellentePantalone a Virgilio Zer nitz, losciocco antiquario, paradigmadella vacuità e inutilità dellanobiltà. Da Anita Bar tolucci, unasuocera traboccante di boria atutti gli altri: Gaia Aprea, AldoOttobrino, Nunzia Greco, EnzoTurrin, Paolo Serra, GiovanniCalò, Massimo Cagnina.Apprezzate la funzionale scenadi Ezio Frigerio e i bei costumi diFranca Squarciapino. Da vedere.LUIGI PISTILLO / IL DOMENICALE

Un prodigiós “crescendo”Il testo propone scontri genera-zionali e di classe sociale. E men-tre Arlecchino e Brighella mode-rano i loro istrionismi, converten-do i loro stracci nella livrea delmaggiordomo, Pantalone, un ma -gnifico Eros Pagni (il re dellaserata) dà saggezza e generositàal mercante che concilia la parsi-monia con lo sperpero. Il crescen-do di scontri tra suocera e nuorafa scintille con Anita Bartolucci eGaia Aprea, ma tutta la compa-gnia attoriale è spettacolosa.FRANCESC MASSIP / AVUI

Lezione di teatroMentre gli abiti dei personaggi vi -ra no dai tempi dell’autore gra -dual mente verso i nostri, il testodistilla la sua suprema cattiveria,la bel lez za della sua costruzione, edei tem pi che portano inelutta bil -men te al la risata. Una buonalezione per cono scere lo scrittore. GIANFRANCO CAPITTA / IL MANIFESTO

Nel segno di GoldoniCon lo spettacolo, i due teatriproduttori rendono omaggio allapropria tradizione: lo Stabile delVeneto lasciando che un occhioesterno riscopra le sue radici, loStabile di Genova riallacciando-si a un’esperienza di collabora-zioni con registi stranieri cheaveva dato i suoi risultati più in -teressanti con Krejca, Lang h offe Besson.SILVANA ZANOVELLO / IL SECOLO XIX

Attori perfettiUno spettacolo emblematico. Pas -qual rappresenta Goldoni parolaper parola ma imprime alla rap-presentazione scenica un fortesegno di rinnovamento. Costruitosu di una perfetta direzione degliattori fra i quali spicca un super-lativo Eros Pagni - ma sono dalodare tutti gli interpreti. MARIA GRAZIA GREGORI / L’UNITÀ

Interpretación excelenteLa commedia è agile, divertente, e l’interpretazione è eccellente. (...)La famiglia dell’antiquario è uno spettacolo intelligente, scorrevole,divertente, ben interpretato e brillante.MARIA JOSÉ RAGUÉ / EL MUNDO S. XXI

Folgorante vitalitàUn piccolo gioiello, uno spettaco-lo brioso, inventivo e sorretto daun’intelligente lettura registicache da un lato fotografa l’eternastupidità dell’animo umano, dal-l’altro la crisi di una società nellaquale una nobiltà catafratta neisuoi cerimoniali e nei suoi ordina-menti viene sconfitta da una bor-ghesia solida e di “buon senso”che, però, già alla seconda gene-razione mostra di aver fatto suoi iformalismi stantii dell’etichettadi casta e la spocchia dei giovani“nuovi ricchi” si avvia ad attraver-sare con la sua grevità i secoli.(...) In una compagnia di braviattori, l’ottimo Eros Pagni è unPantalone lucido borghese cheporta argomenti concreti daopporre allo snobismo di donnesmaniose di apparire come la con-suocera contessa cui la bravaAnita Bartolucci dà toni di super-bia altera e sconfitta, o la figliache l’altrettanto brava Gaia Apreadisegna con le tinte dell’isteria darampante di malanimo. Ottimoanche Virgilio Zernitz, un antiqua-rio ridicolo per ignoranza e cre-dulità. Pur movendosi nell’alveodella tradizione, la felice regia diLluís Pasqual non rinchiude l’ope-ra di Goldoni in un museo ma neillumina la folgorante vitalità. Unospettacolo da non perdere.MAGDA POLI / CORRIERE DELLA SERA

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PROVINCIA DI GENOVA

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numero 24 • novembre | dicembre 2007Edizioni Teatro Stabile di Genovapiazza Borgo Pila, 42 • 16129 Genova www. teatrostabilegenova.itPresidente Prof. Eugenio Pallestrini Direzione Carlo Repetti e Marco Sciaccaluga

Direttore responsabile Aldo ViganòCollaborazione Annamaria Coluccia Segretaria di redazione Monica SpeziottoAutorizzazione del Tribunale di Genova n° 34 del 17/11/2000

Progetto grafico:art: Bruna Arena, Genova (26107)Stampa: Scuola Tipografica Sorriso Francescano s.r.l., Ge

palcoscenicoe foyer

Il secondo spettacolo, pro-

posto a distanza di una set-

timana al Duse, è anch’es-

so uno sguardo contempo-

raneo su una grande, affa-

scinante cultura classica,

quella indiana. India si in -

titola infatti questo nuo vo

viaggio, scritto e interpre-

tato da Mara Baronti, at-

traverso i miti, gli Dei e gli

uomini della letteratura

laica e religiosa fiorita per

secoli sulle rive del Gange.

Anche qui a produrre que-

sta novità italiana due

Teatri Sta bili, quello di

Genova e quel lo di Napoli,

espressioni culturali di

due città che nella loro sto-

ria hanno avuto i viaggi

per mare come strumento

primo dei rapporti inter-

nazionali e della loro sete

di conoscenza. E se il desi-

derio di co noscere il nuo -

vo, il diverso da sé, è uno

dei gesti più signifi cativi

dell’intelligenza dell’uo-

mo, è motivo cre do di gio -

ia per un teatro e per il

suo pubblico diventare o -

gni sera strumenti e prota-

gonisti partecipi di questo

desiderio di conoscere.

Carlo Repetti

(continua da pagina 1)

Brillantissima edizioneLo spagnolo Lluís Pasqual ha rea-lizzato una brillantissima edizionede La famiglia dell’antiquario, mo-dernizzandone con estrema finez-za la storia.(...) Sul palcoscenico delTeatro Goldoni, nella scenogra fiadi Ezio Frigerio e coi costumi, tra ie-ri e oggi, di Franca Squar cia pi no, afarsi applaudire era E ros Pa gni,cioè un Pantalone qua le ra ra men -te ci è stato concesso di co noscere,accanto a Virgilio Zer nitz, stra -ordinario conte delle antichità. CARLO MARIA PENSA / LIBERO

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