La discriminazione per orientamento sessuale ed identità di genere

Avv. M i c h ele Potè–Foro di Torino

Torino (TO), 22.11.2019

DISCRIMINAZIONE PER

ORIENTAMENTO SESSUALE

L’insieme degli stereotipi, rappresentazioni, pregiudizi emotivi e comportamenti orientati a determinare processi di esclusione, condanna, stigmatizzazione, allontanamento, negazione, violenza nei confronti di ciò che non è inquadrabile nel modello dominante di orientamento sessuale

OGGETTO

DELLADISCRIMINAZIONE

OMOSESSUALITA’: condizione che è opposta econtrapposta all’unico modello di orientamentosessuale socialmente riconosciuto ed accettatocome possibile, e cioè l’eterosessualitàBISESSUALITA’: prevede la possibilitàdell’attrazione erotico-affettiva nel medesimosoggetto verso persone sia del proprio sia delsesso opposto e dunque viene condannata nonsolo in quanto tradisce il presupposto della“eterosessualità obbligatoria”, ma è consideratacome una tendenza ad utilizzare la “componenteeterosessuale” come dimensione compensatoriadi un’omosessualità non accettata a livellosoggettivo

OMOFOBIA

Con il termine omofobia si indica la paura deglieterosessuali di trovarsi a stretto contatto con personeomosessuali e/o il disgusto per se stessi parte dellepersone omosessuali (omofobia interiorizzata)

Non è una fobia clinicamente intesa, ma unatteggiamento pregiudizievole, una concezionenegativa dell’omosessualità.

Si esprime mediante l’uso di un linguaggio offensivonei confronti delle persone omosessuali, lasvalutazione implicita dell’esperienza omosessuale omediante comportamenti discriminatori e violenti neiconfronti di gay e lesbiche

DISCRIMINAZIONE

OMOFOBICA

A) Piano personale: riguarda le concezioni individuali pregiudizievoli e stereotipiche nei confronti dell’omosessualitàB) Piano interpersonale: implica la traduzione dei pregiudizi interpersonali in comportamentiC) Piano sociale: si esprime attraverso la reiterazione di comunicazioni sociali improntate sulla continua riproposizione di stereotipi su gay o lesbiche D) Piano istituzionale: discriminazione manifestata più o meno apertamente in istituzioni quali scuola, famiglia, Stato, Chiesa, ecc.

FONTI DEL

DIRITTOANTIDISCRIMINATORIO

A livello internazionale: Dichiarazione Universale dei Diritti dell’UomoA livello europeo: Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, Trattato di Amsterdam, CEDU (art. 14), Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 21)Risoluzione del Parlamento europeo del 24.5.2010 sulla lotta all’omofobia in EuropaRisoluzione del Parlamento europeo del 4.2.2014 sulla tabella di marcia UE contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genereRaccomandazione CM/Rec (2010) 5 del Comitato dei Ministri agli Stati membri sulle misure volte a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere

FONTI DI DIRITTO INTERNO

Art. 2 Cost. (dignità, diritti inviolabili,formazioni sociali)Art. 3 Cost. (eguaglianza sia formale siasostanziale)Art. 117 Cost. (rispetto degli obblighiinternazionali e comunitari)D.Lgs. 2 luglio 2003 n. 216, che ha recepito laDirettiva UE sull’eguaglianza nel Lavoro (EC2000/78 del 27 novembre 2000)Legge 20 maggio 1970 n. 300 (c.d. Statuto deilavoratori): all’art. 15 vieta gli atti o i pattidiscriminatori in ragione del sesso edell’orientamento sessuale

D.LGS. N. 216/2003

Art. 2 c. 1: per principio di parità di trattamento si intendel’assenza di qualsiasi discriminazione diretta o indirettaDiscriminazione diretta: quando per religione, per convinzionipersonali, per disabilità, per età o per orientamento sessualeuna persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, siastata o sarebbe trattata un’altra persona in una situazioneanalogaDiscriminazione indiretta: quando una disposizione, uncriterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamentoapparentemente neutri possono mettere in una situazione diparticolare svantaggio, rispetto ad altre persone, coloro cheprofessano una determinata religione o ideologia, le personedisabili, le persone di una particolare età o orientamentosessuale

IL CASO TAORMINA

Ordinanza 6.8.2014 Tribunale di Bergamo sez. Lavoro:ha accertato il carattere discriminatorio delledichiarazioni rese dal noto avvocato Carlo Taormina,consistenti nell’avere affermato, nel corso di unprogramma radiofonico, di non voler assumere nelproprio studio avvocati, altri collaboratori e/olavoratori omosessuali e lo ha condannato alrisarcimento dei danni non patrimoniali subiti dallaricorrente associazione Avvocatura per i diritti LGBTI -Rete Lenford e a pubblicare a proprie spese l’ordinanzasul quotidiano “Il Corriere della Sera”Tale ordinanza è stata confermata in secondo gradodalla Corte di Appello di Brescia con sentenzadell’11.12.2014

GIURISPRUDENZA DELLA CEDU

CASO KOZAK C. POLONIA (sentenza 2.3.2010): riguarda il rifiuto delle autoritàpolacche di riconoscere al partner omosessuale il diritto di succedere nelcontratto di locazione del proprio compagno deceduto. Violazione degli artt. 8-14 CEDUCASO E.B. C. FRANCIA (sentenza 22.1.2008): rigetto da parte delle autoritàamministrative della domanda di accordo finalizzato all’adozione di un bambinoda parte di una lesbica nubile, convivente con la sua partner. Violazione degliartt. 8-14 CEDUCASO SCHALK e KOPF C. AUSTRIA (sentenza 24.6.2010): riguarda l’impossibilitàper una coppia omosessuale di sposarsi. L’art. 9 della Carta di Nizza omette ilriferimento alla diversità di sesso sia in relazione al diritto di costituire unafamiglia sia per quanto riguarda il diritto di sposarsi. Art. 12 CEDU non vieneviolato, in quanto spetta al legislatore nazionale autorizzare o meno ilmatrimonio omosessualeCASO P.B. e J.S. C. AUSTRIA (sentenza 22.7.2010): la mancata estensione alpartner omosessuale dell’assicurazione di malattia e di quella contro gliincidenti è contraria agli artt. 8-14 CEDU. La relazione stabile tra persone dellostesso sesso rientra non solo nella nozione di vita privata, ma anche in quella difamiglia

GIURISPRUDENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA U.E.

CASO GRANT (sentenza 17.2.1998, causa C-249/96): il rifiuto da partedel datore di lavoro di concedere alla partner della Sig.ra Grant leagevolazioni che riconosceva al coniuge di un altro suo dipendentenon costituisce discriminazione vietata dalle norme comunitarieCASO D. e SVEZIA C. CONSIGLIO (sentenza 31.5.2001, cause riunite C-122 P e C-125/99P): nega la sussistenza di una discriminazione sullabase dell’orientamento sessuale, poiché, nei casi di specie, l’esclusionedella concessione dell’assegno familiare si applica anche al conviventedi una coppia eterosessualeCASO TADAO MARUKO (sentenza 1.4.2008, causa C-267/06): icomponenti di un’unione registrata non possono essere sottoposti adun trattamento meno favorevole rispetto ad una coppia coniugata(nella specie diritto alla pensione di reversibilità)CASO ROMER (sentenza 10.5.2011, causa C-147-08): viola il divieto didiscriminazione fondato sulle tendenze sessuali una norma nazionale,secondo cui un beneficiario partner di un’unione civile percepisca unapensione complementare di vecchiaia di importo inferiore rispetto aquella concessa a un beneficiario coniugato

SENTENZA CORTE COST. N. 138/2010

Ha respinto le questioni di legittimità costituzionaledelle norme del codice civile che non consentono ilmatrimonio same-sex, ma ha affermato che l’unioneomosessuale va comunque considerata una formazionesociale ai sensi dell’art. 2 Cost.In relazioni a particolari ipotesi, la Corte costituzionalepuò intervenire a tutela di specifiche situazioni, ove siriscontri la necessità di un trattamento omogeneo tra lacondizione di coppia coniugata e quella di coppiaomosessuale, in applicazione del criterio diragionevolezza.Le persone omosessuali godono, ex art. 2 Cost., del“diritto fondamentale di vivere liberamente la propriacondizione di coppia” e spetta al Parlamento il compitodi “regolare diritti e doveri dei componenti della coppia”mediante “una disciplina di carattere generale”

CASS. CIV. N. 4184

15.3.2012

Caso avente ad oggetto il matrimonio contratto inOlanda da due cittadini italiani dello stesso sesso.Pur ribadendo l’intrascrivibilità in Italia di talematrimonio, la Cassazione afferma che “i componentidella coppia omosessuale, conviventi in stabile relazione,quali titolari del diritto alla vita familiare e nell’eserciziodel diritto inviolabile di vivere liberamente una condizionedi coppia e del diritto alla tutela giurisdizionale dispecifiche situazioni, segnatamente alla tutela di altridiritti fondamentali, possono adire i giudici comuni perfar valere, in presenza appunto di specifiche situazioni, ildiritto ad un trattamento omogeneo a quello assicuratodalla legge alla coppia coniugata”Matrimonio same-sex non più inesistente nel nostroordinamento, ma inidoneo a produrre effetti giuridici

DECRETO TRIBUNALE REGGIO EMILIA 13.2.2012

Caso di un cittadino uruguayano cui laQuestura aveva negato la carta di soggiornobenchè coniuge di un cittadino italiano con cuiaveva contratto matrimonio in Spagna.Il Tribunale annulla il provvedimento dellaQuestura rilevando che la normativa europeasul diritto dei cittadini U.E. e dei loro familiaridi circolare e di soggiornare liberamente nelterritorio degli Stati membri, esaminata allaluce dell’art. 9 della Carta di Nizza e dellagiurisprudenza CEDU e della Cortecostituzionale, comporta che ai fini del dirittodi soggiorno vada riconosciuta la qualità difamiliare anche al coniuge omosessuale.

• Risarcimento dei danni da morte del convivente

• Sublocazione dell’immobile

• Qualifica di obbligazione naturale alle donazioni fra conviventi omosessuali

• Diritto del convivente omosessuale di astenersi dal testimoniare

• Diritto di iscrizione del convivente omosessuale alla Cassa Mutua nazionale per il personale delle banche di credito cooperativo

ALTRI DIRITTI RICONOSCIUTI

DALLA GIURISPRUDENZA

ALLE COPPIE SAME-SEX

CASO OLIARI: SENTENZA

CEDU 21.7.2015

La Corte di Strasburgo condanna l’Italia perviolazione dell’art. 8 Cedu: “il mancatoriconoscimento, nell’ordinamento giuridicoitaliano, delle unioni civili costituite da personedello stesso sesso viola il diritto di queste ultimeal rispetto della loro vita familiare e si pone incontrasto con l’art. 8 della convenzione europeaper la salvaguardia dei diritti dell’uomo e dellelibertà fondamentali”

UNIONI CIVILI: LEGGE

N. 76 DEL 20.5.2016

D.D.L. N. 2081, poi confluito in un maxiemendamentocomposto da un unico articolo (“Regolamentazione delleunioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delleconvivenze”)Diritti e doveri patrimoniali: equiparazione pressochè pienaal matrimonioDifferenze rispetto al matrimonio: lo scioglimentodell’unione civile avviene senza il lungo periodo diseparazione (da sei mesi ad una anno) imposto ai coniugieterosessuali. Dopo 3 mesi da una semplice dichiarazioneresa innanzi all’ufficiale dello stato civile, sarà possibileiniziare la procedura di divorzioCognome della famiglia: le parti stabiliscono liberamente ilcognome della famigliaPer le parti dell’unione civile non è previsto l’obbligo difedeltà di cui all’art. 143 cod. civ.I matrimoni same-sex celebrati all’estero verrannoriconosciuti in Italia come unioni civili

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PROFILI DI DIRITTO PENALE

Legge Reale n. 654 del 1975, ratifica della convenzione di New York del1966 contro ogni discriminazione razzialeDecreto Legge Mancino n. 122 del 1993Art. c . 1: “Salvo che non costituisca più grave reato, è punito:A) chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale oetnicoB) chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivirazziali, etnici, nazionali o religiosiC) chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti diprovocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosiD.D.L. Scalfarotto “Disposizioni in materia di contrasto dell’omofobia edella transfobia” approvato dal Senato nell’estate 2013Estende le norme incriminatrici previste dalla Legge Reale-Mancino ai reatid’odio fondati sull’omofobia o sulla transfobiaProcedibilità d’ufficioLe circostanze attenuanti, diverse da quella prevista dall’art. 98 c.p.concorrenti con quelle di cui al comma 1 (reati commessi con finalità diodio razziale, religioso, etc.) non possono essere ritenute equivalenti oprevalenti rispetto a queste (no giudizio di bilanciamento)

DISCRIMINAZIONE PER IDENTITA’ DI GENERE

CONCETTO DI IDENTITA’ DI GENERE

Il genere può definirsi come la percezione che ogni individuo ha del proprio sé in quanto uomo o in quanto donna.

Si differenzia dal sesso biologico, che consiste nell’ascrizione di ogni individuo a una delle categorie convenzionalmente nominate come M (maschio) e come F (femmina).

Nelle persone transessuali, o più correttamente transgender, l’identità di genere, dunque la percezione del proprio sé, non risulta conforme alle aspettative sociali associate al sesso biologico assegnato alla nascita, cosicchè chi nasce “maschio” non si sente “uomo” e chi nasce “femmina” non si sente “donna”.

CONCETTO DI TRANSGENDER

La parola transgender è un cosiddetto termine “ombrello”, che includequanti, in vario modo e a vario titolo, sperimentano una noncorrispondenza fra genere percepito e sesso biologico.Tale definizione comprende coloro che si sono sottoposti ad untrattamento medico (ormonale) e chirurgico (riattribuzione chirurgicadel sesso, in sigla RCS) per adeguare il proprio corpo al generepercepito, modificando il nome e il sesso anagrafico al termine delpercorso.Queste persone vengono indicate come transessuali MtF (Male toFemale) e FtM (Female to Male).Nel termine transgender sono, altresì, inclusi quanti non hanno ancoracompiuto il passaggio medico-chirurgico e sono “in transito” verso ilgenere percepito, così come quelle che non intendono affrontarel’intervento chirurgico per ragioni mediche o per scelta.Nel concetto di transgenderismo, inteso in senso lato, vengono inclusigli individui che a vario titolo sperimentano una dissonanza tra il sessoassegnato e il genere percepito: le persone cross dresser e travestite, lepersone bi-gender o two spirits (che sentono di appartenere a entrambii generi), le persone gender questioning (che si interrogano sul generedi appartenenza), gender variant (variante di genere) e gender queer(che sfidano le norme sociali e culturali legate al genere, senza potersidire univocamente uomini o donne).

DISTURBO DELL’IDENTITA’ DI

GENERE E DISFORIA DI

GENERE

Il disturbo dell’identità di genere fu inserito nel DSM III(Manuale diagnostico dei disturbi mentali) nel 1980 tra i“Disordini psicosessuali”, categoria soppressa nel 1987,anno in cui il transessualismo viene inserito tra i“Disturbi dell’identità di genere”.Nella successiva versione del DSM IV viene creata lacategoria dei “Disturbi sessuali e dell’identità di genere”.Il DIG era ivi definito come una “forte e persistenteidentificazione con il sesso opposto accompagnata dalpersistente malessere riguardo al proprio sesso ed alruolo sessuale del proprio sesso”.In occasione della recente revisione del DSM (DSM V) iltermine DIG è stato modificato in “Disforia di genere” o“Incongruenza di genere” ed è stato ricompreso tra i“Disturbi sessuali e dell’identità di genere”, fermorestando l’inquadramento tra le patologie mentali.

LA FASE PRELIMINARE DEL

PERCORSO DI MODIFICA DEL

SESSO

Il procedimento di modifica del sesso si compone di unaserie di fasi successive che si avviano con un colloquiopresso i centri e i consultori convenzionati con il S.S.N.La diagnosi clinica della disforia di genere prevede lapresenza di una forte e persistente identificazione con ilsesso opposto, un persistente malessere circa il propriosesso o un senso di estraneità quanto al ruolo sessualead esso associato, l’assenza di una condizione fisicaintersessuale, nonché un disagio clinicamentesignificativo.In caso di diagnosi clinica positiva la persona è inserita inun programma di supporto psicologico e medico-ormonale, previa informativa sulle procedure, le terapiee i rischi cui si va incontro.Successivamente vi è, almeno in Italia, l’ingresso nelcosiddetto “real life test”, ossia il periodo in cui lapersona viene invitata a vivere nel genere che sentecome proprio (durata da 1 a 3 anni).

LEGGE 164/1982 E SUCCESSIVE MODIFICHE

Art. 1 Legge 164/1982: “La rettificazione disesso si fa in forza di sentenza del tribunalepassata in giudicato che attribuisca ad unapersona sesso diverso da quello enunciatonell’atto di nascita a seguito di intervenutemodificazioni dei suoi caratteri sessuali”Art. 31 c. 4 D.Lgs. 150/2011: “Quando risultanecessario un adeguamento dei caratterisessuali da realizzare mediante trattamentomedico-chirurgico, il tribunale lo autorizza consentenza passata in giudicato”.

ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI

CORTE DI APPELLO BOLOGNA 22.2.2013: segue l’orientamento più restrittivo,secondo cui l’intervento demolitivo e ricostruttivo degli organi genitali sarebbenecessario ai fini della rettificazione degli atti anagrafici.TRIBUNALE DI ROVERETO 2.5.2013 E TRIBUNALE DI ROMA 18.10.1997 E22.3.2011: consentono la rettificazione di sesso indipendentementedall’esecuzione di un intervento chirurgico.TRIBUNALE DI VERCELLI 12.12.2014: caso di persona MtF, che a seguito ditrattamento ormonale acquisisce un’apparenza femminile pressochè totale echiede la rettificazione del proprio sesso anagrafico senza l’effettuazionedell’intervento chirurgico. Il Tribunale ha respinto tale domanda sulla base diun’interpretazione letterale delle norme, ritenendo che la locuzione“intervenute modificazioni dei caratteri sessuali” sarebbe chiaramenteriferibile all’intervento modificativo e ricostruttivo degli organi genitali dellapersona, e cioè dei suoi caratteri cosiddetti primari.TRIBUNALE DI MESSINA 4.11.2014: secondo tale sentenza il legislatore hainteso demandare al giudice la valutazione ultima sulla necessità del ricorsoall’intervento chirurgico nel caso concreto e ha autorizzato nel caso specifico larettificazione di sesso e la modifica del nome a seguito di semplice curaormonale e di attestazioni provenienti da strutture sanitarie pubbliche.Ciò in quanto il diritto all’identità sessuale assume la piena valenza di dirittosoggettivo derivante dalle fonti costituzionali (art. 32 Cost.) e internazionali.

CORTE DI CASSAZIONE: SENTENZA N.

15138 DEL 20.7.2015

La Corte Suprema di legittimità con tale sentenza recepiscel’interpretazione, prima minoritaria, secondo cui l’esecuzionedell’intervento chirurgico non è necessaria ai fini dellarettificazione dell’atto di nascita.E’ interessante il seguente passo della sentenza. “lapercezione di una “disforia di genere” determina l’esigenza diun percorso soggettivo di riconoscimento di questo primarioprofilo dell’identità personale né breve né privo di interventimodificativi delle caratteristiche somatiche ed ormonalioriginarie. Il profilo diacronico e dinamico ne costituisce unacaratteristica ineludibile e la conclusione del processo diricongiungimento tra “soma e psiche” non può, attualmente,essere stabilito in via predeterminata e generale soltantomediante il verificarsi della condizione dell’interventochirurgico”.

SENTENZA C.E.D.U.

10.3.2015AFFAIRE Y.Y. C.

TURQUIE

Con tale decisione la CorteEuropea dei diritti umani haravvisato la violazione daparte della Turchia dell’art. 8della Convenzione europeadei diritti umani nellamancata autorizzazione almutamento di sesso senzaprevia sterilizzazione.

SENTENZA CORTE COST. N. 221/2015

Con la sentenza emessa in data 5.11.2015 la Consultamette la parola fine all’annosa questione dei requisitinecessari per il mutamento di sesso, stabilendo che lalegge non impone alcun intervento chirurgico qualepresupposto per la rettificazione anagrafica.La Corte ricostruisce in termini evolutivi il tessutonormativo, ripensando la normativa del 1982 come“l’approdo di un’evoluzione culturale ed ordinamentalevolta al riconoscimento del diritto all’identità di generequale elemento costitutivo del diritto all’identità personale,rientrante a pieno titolo nell’ambito dei diritti fondamentalidella persona (art. 2 Cost. e art. 8 CEDU).Per i giudici costituzionali il ricorso all’intervento chirurgicoè “solo una delle possibili tecniche per realizzarel’adeguamento dei caratteri sessuali”, affidate alla liberascelta della persona in transizione..

CONCLUSIONI

Avv. Michele Potè–Foro di Torino