La cultura dell’inclusione e il ruolo del referente di ... · La cultura dell’inclusione e il...

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Formazione in servizio dei docenti specializzati sul sostegno sui temi della disabilità, per la promozione di figure di coordinamento Corso formazione CTI di Appiano Gentile Primarosa Bosio, Lisetta Silini Marzo 2016 La cultura dell’inclusione e il ruolo del referente di istituto

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Formazione in servizio dei docenti specializzati sul sostegno sui temi della disabilità, per la promozione di figure di coordinamento

Corso formazione CTI di Appiano Gentile

Primarosa Bosio, Lisetta SiliniMarzo 2016

La cultura dell’inclusione e il ruolo del referente di istituto

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Primo incontro: la cultura dell’inclusione- di cosa stiamo parlando: costruzione di una mappa concettuale condivisa sulla cultura dell’inclusione- integrazione e inclusione: sinonimi? Contrari? Complementari? - il percorso storico dell’integrazione delle persone con disabilità: aspetti culturali e aspetti pedagogici

Secondo incontro: ruoli e compiti del referente di scuola per la cultura dell’inclusione- l’analisi della situazione della propria scuola, strumenti- esempi di attività di sensibilizzazione sulla tematica- il PAI e la cultura dell’inclusione

Contenuti della formazione

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Favorire nei partecipanti una maggiore consapevolezza del significato della “cultura dell’inclusione” e dei risvolti

concreti di tale cultura nelle pratiche della scuola

Obiettivo della formazione

- lezione frontale, discussione orientata e sistematica, lavoro di gruppo, visione di filmati, questionari, studio di caso, analisi di materiali

- durante gli incontri si alterneranno momenti di grande gruppo e momenti di piccolo gruppo

Modalità

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Primo incontro: la cultura dell’inclusione

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Mappa concettuale condivisa

La prima parola che vi viene in mente pensando al termine «cultura»

La prima parola che vi viene in mente pensando al termine «inclusione»

Costruiamo delle categorie dei termini legati a «cultura» e «inclusione»

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Esiti della discussione

Definiamo insieme «cultura» e «inclusione» per

arrivare alla «cultura dell’inclusione» secondo questo

gruppo di professionisti

Elenchiamo poi sinteticamente le caratteristiche,

secondo questo gruppo, di una scuola inclusiva

Nelle slide «Esiti» quanto emerso da questo lavoro

nei due gruppi di formazione

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Alcuni contributi

Una possibile definizione:

Inclusione formativa“È un processo educativo intenzionale, finalizzato a creare nodi comunicativi, reti cognitive, emozionali e motivazionali intorno ai processi di costruzione della conoscenza. L’inclusione formativa ha come obiettivo prioritario la promozione del successo formativo.”

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“L’inclusione è un diritto fondamentale ed è in relazione con il concetto di “appartenenza”. Le persone con e senza disabilità possono interagire come persone alla pari. Un’educazione inclusiva permette alla scuola regolare di riempirsi di qualità: una scuola dove tutti i bambini sono benvenuti, dove possono imparare con i propri tempi e soprattutto possono partecipare, una scuola dove i bambini riescono a comprendere le diversità e che queste sono un arricchimento. La diversità diventa, così, normale. E lo stesso per il lavoro , per i trasporti, per la vita sociale e culturale. Scopo dell’inclusione è quello di rendere possibile, per ogni individuo, l’accesso alla vita “normale” per poter crescere e svilupparsi totalmente”.(Andrea Canevaro)

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Integrazione e inclusione: sinonimi? Complementari? Contrari?

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Nel dibattito attuale ritroviamo almeno tre scuole di pensiero:

1. i due termini sono sinonimi

- vengono usati indifferentemente, senza esplicitare significati ed

eventuali differenze; ad esempio nelle Linee guida del 2009

sull’integrazione degli alunni con disabilità, anche se si tende a

privilegiare il termine inclusione quando ci si riferisce al contesto

(Parte III: La dimensione inclusiva della scuola; qui si utilizzano

addirittura entrambi contemporaneamente:integrazione/inclusione

scolastica, pag. 13). L’adozione del termine inclusione sembra

rispondere all’esigenza di allinearsi al lessico dei documenti

internazionali (ONU, ICF ecc.)

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- vengono usati entrambi, ma con un importante chiarimento:

“Integrazione o inclusione? In italiano il termine integrazione è sempre stato

utilizzato con il significato di “integrazione reciproca”, cioè con accomodamento

sia dell’individuo che del contesto. Il termine inclusione, quindi, non sembra

aggiungere nulla che non sia già presente nel termine integrazione (da più di

trenta anni, ad esempio, viene sottolineato che l’integrazione scolastica comporta

una ristrutturazione radicale anche della scuola, dato che l’allievo con disabilità

deve restare in classe, dove dovrebbe venire privilegiato un insegnamento

differenziato e cooperativo ecc.). Diversa è la situazione se si parla in inglese,

poiché in quella lingua il termine integration sembra aver perso parte del suo

significato originale. Per evidenziare il reciproco accomodamento fra individuo con

disabilità e contesto, quando si parla o scrive in inglese è perciò opportuno

utilizzare “inclusion” o l’aggettivo “inclusive”. In definitiva, in italiano sembra

legittimo sia utilizzare l’inglesismo “inclusione”, che il termine “integrazione”. Ciò

che conta è che in ambedue i casi sia esplicito che ci si riferisce a processi che

prevedono modificazioni sia nelle persone con disabilità (o differenze culturali

ecc) che nel contesto. ”

(Documento presente su www.provincia.bz.it/intendenza-scolastica )

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L’integrazione scolastica degli

alunni con disabilità porta

gradualmente ad una profonda

trasformazione della scuola

italiana.

“Il superamento di qualsiasi forma di emarginazione degli handicappati passa attraverso un nuovo modo di concepire e di attuare la scuola”

Condizioni organizzative per una scuola veramente integrante secondo il documento Falcucci

- Gruppi classe di 15-20 alunni- Tempo pieno- Flessibilità oraria- Gruppo docente, non

insegnante singolo- Corresponsabilità- Aggiornamento permanente- Insegnante specializzato- Specialisti- Strutture edilizie adeguate- Attrezzature- Personale assistente

Documento Falcucci, 1975

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2. l’integrazione è vista come parte del processo di inclusione

Integrazione: insieme di politiche e metodologie atte a garantire il

massimo sviluppo possibile per alcune categorie di persone con

bisogni educativi “molto speciali”

Inclusione: cornice fatta di didattica e clima, una scuola che

cambia per accogliere tutti

Quindi stesse finalità: l’integrazione pone l’accento su alcuni

gruppi, l’inclusione fornisce la cornice generale per tutti (Università

Bolzano, in “L’Index per l’inclusione nella pratica”, F. Angeli, Milano 2013)

La scuola della “speciale normalità”: l’ordinaria offerta formativa siarricchisce di specificità tecniche derivanti dalla ricerca didattica

“speciale”. La “specialità” si dissolve all’interno delle normali prassirendendole più efficaci

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E ancora:

“…dal 1977 la scuola è chiamata a realizzare non solo l’inserimento, o

una mera socializzazione in presenza, ma l’integrazione nella scuola di

tutti in cui si realizzi un unicum, un integer, un tutt’uno, un intero.

L’integrazione è dunque un processo costantemente aperto a ricercare

il raccordo con l’intero, creando costantemente nuove situazioni di

apprendimento e di relazione che permettono di fare emergere le

diverse abilità, molto speciali…

…inclusione riconosce che l’attenzione alla diversità degli alunni con

disabilità ha reso evidenti le tante diversità di cui si compone la

normalità e i tanti bisogni educativi speciali che differenziano i

diversi alunni, rendendo sempre più impegnativa la realtà quotidiana

del far scuola. La prospettiva di una scuola inclusiva di valore è la

seguente: fare in modo che tutte queste diversità si sentano incluse,

non in-claudo, chiuse dentro, ma si sentano parte di un contesto.”

(Adriano Grossi, Dall’integrazione all’inclusione, ANGSA Emilia Romagna)

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3. i due termini si contrappongono : l’integrazione va superata perchè

non ha raggiunto lo scopo, non servono più garanzie specifiche, ma

una scuola diversa per tutti

“L'idea di integrazione è fondata sull’adattamento dell’alunno disabile a

un’organizzazione scolastica che è strutturata fondamentalmente in funzione

degli alunni «normali». In questo senso l'obiettivo è quello di realizzare un

processo basato principalmente su strategie che portino l’alunno disabile a

essere quanto più possibile simile agli altri. Il successo del processo si misura

a partire dal grado di normalizzazione raggiunto dall’alunno.

L'idea di inclusione rappresenta piuttosto una filosofia dell’accettazione fondata

sulla capacità di fornire un contesto adeguato (nella fattispecie una didattica e

una organizzazione scolastica), dentro cui gli alunni — a prescindere da abilità,

genere, linguaggio, origine etnica o culturale — possono usufruire di uguali

opportunità e sentirsi valorizzati. ”

(Fonte: Fabio Dovigo, Università degli studi di Bergamo, a cura del prof. Giuseppe Torchia Funzione strumentale BES)

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Alla base di questa concezione sta, fra l’altro, una elaborazione relativa al concetto di bisogno

Secondo questa scuola di pensiero, con l’integrazione si

parte dal bisogno del singolo e si compensano le sue carenze

con ausili, sussidi, didattiche speciali ecc.

Con l’inclusione invece si parte dalla strutturazione di un

contesto in cui tutti possono stare dentro,

indipendentemente dal loro specifico bisogno.

Domanda: è possibile costruire un contesto in cui tutte le specificità trovino una risposta?

Ad esempio, con la progettazione universale posso costruire un ambiente fruibile da tutti, senza eccezioni?

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Secondo la Convenzione ONU del 2006, ratificata dall’Italia nel 2009, è necessario che

il contesto (ambienti, procedure, strumenti educativi ed ausili) si adatti ai bisogni specifici delle

persone con disabilità, attraverso ciò che la Convenzione stessa definisce “accomodamento ragionevole”:

“Accomodamento ragionevole indica le modifiche e gli adattamenti necessari ed

appropriati che non impongano un carico sproporzionato o eccessivo, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per

assicurare alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i

diritti umani e libertà fondamentali” (art. 2)

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Questa immagine è

coerente con i modelli

sociali di

inclusione/esclusione

Ma per la nostra

scuola?Questa immagine descrive la realtà italiana?Cosa rappresenta?La scuola o la classe?

È la scuola

• Esclusione= ineducabilità le persone

disabili non sono educabili e stanno a

casa loro

• Segregazione= scuole speciali , gli alunni

disabili sono educabili in strutture

riservate a loro

• Integrazione = gli alunni disabili stanno

nella scuola di tutti (edificio) ma sono in

un nucleo speciale per loro

• Inclusione= gli alunni disabili stanno

nelle classi con gli altri

È la classe

• Esclusione= le persone disabili stanno fuori dove?

• Segregazione = gli alunni disabili hanno una classe separata

• Integrazione = gli alunni disabili sono in classe formalmente ma hanno un loro nucleo separato(ma quanti sono in classe?)

• Inclusione= gli alunni disabili stanno in classe con gli altri (ma quanti sono?)

Se vogliamo rappresentare la realtà con le immagini dobbiamo

cercare la congruenza, fatto salvo il modello della

ineducabilità e della scuola speciale

I normali e i disabili

stanno nella stessa

classe

I processi di

integrazione

favoriscono un

avvicinamento

reciproco

PER LA SCUOLA ITALIANA INTEGRAZIONE È

PER LA SCUOLA ITALIANA INCLUSIONE È

La diversità è la regola,

la scuola promuove e

favorisce la

partecipazione di tutti,

rispettando le

peculiarità di ciascuno

• x

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La nostra definizione Per integrazione scolastica

intendiamo un processo reticolare volto a garantire all'alunno/a con disabilità il massimo di apprendimento possibile, in una dimensione

sociale e socializzata. In relazione all'originalità della persona, la rimozione degli

ostacoli alla partecipazione e all'apprendimento, può richiedere modifiche e mediazioni profonde

nell'ambito culturale, organizzativo, pedagogico

didattico.

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L'integrazione è un processo innescato dalla presenza di un alunno con disabilità, che può

presentare incapacità e difficoltà dipendenti dal suo

deficit che richiedono cambiamenti ad hoc per quella

situazione, al fine di permettergli il massimo delle possibilità di partecipazione

all’apprendimento

L'inclusione è un processo intenzionale che parte dalla

scuola, volto a rendere accessibile a tutti la partecipazione

all’apprendimento, anche a coloro che hanno temporaneamente o

stabilmente difficoltà.

Il processo può essere avviato indipendentemente dalla presenza

di un alunno con disabilità.

L’integrazione incrementa il “tasso” di inclusività della

scuola

In una scuola inclusival'integrazione è agevolata

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Mostra Un passo dopo l’altro: il cammino dell’integrazione

Le persone con disabilità a scuola: dalla separazione all’inclusione a quarant’anni dalla legge 118/71

Il percorso storico dell’integrazione delle persone con disabilità: aspetti culturali e aspetti

pedagogici

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Il percorso della mostra

Disabilità e cultura: una lunga storia dal mostro alla persona

Disabilità e educazione: dal fanciullo selvaggio all’alunno con disabilità

- eliminare, segregare

- separare e differenziare

- mappa della situazione bresciana nel 1970

- integrare, includere

Mostra a cura dell’UST-GLIP di Brescia e dei CTRH del territorio, all’interno della Settimana delle buone pratiche di integrazione 2011

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Oltre al percorso storico in generale, la mostra illustra la situazione delle istituzioni speciali nella provincia agli inizi degli anni ‘70 del ‘900 e il passaggio degli alunni con disabilità nelle scuole comuni, attraverso una ricerca condotta con i CTRH sul territorio.

Alla mostra si affianca una pubblicazione con i racconti dei protagonisti di quello storico momento: genitori, alunni, docenti, dirigenti.

Il lavoro ha avuto uno sviluppo, a cura dell’Associazione Aforisma e del Consiglio di zona 2, con una analoga ricerca sulle scuole speciali e le più significative esperienze pionieristiche di integrazione nel territorio della città di Milano

E’ ipotizzabile e interessante un analogo lavoro sulla provincia di Como?