LA CRISI FINANZIARIA INTERNAZIONALE E RIFLESSI NEL MERCATO … · MERCATO ASSICURATIVO ITALIANO...

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LA CRISI FINANZIARIA INTERNAZIONALE E RIFLESSI NEL MERCATO ASSICURATIVO ITALIANO Supplemento al n. 52 giovedì 24 dicembre 2008 ads agenzia di stampa Aut.Trib.Roma n.16567-16-xi-1976 Poste Italiane spa sped.abb.post. DL 325/03 (l27/02/04 art.1 com 1 DCB—Roma Direttore responsabile FRANCO AMENDOLA MARTINAT ISVAP CERCHIAI CALABRO’ PERISSINOTTO MARCHIONNI PAPARELLA GHIRONI BENVENUTO CORRADINI BUSCARINI CALLARA’ 00187—Roma—via XX settembre 5

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LA CRISI FINANZIARIA INTERNAZIONALE E

RIFLESSI NEL MERCATO ASSICURATIVO

ITALIANO

Supplemento al n. 52

giovedì 24 dicembre 2008

ads agenzia di stampa

Aut.Trib.Roma n.16567-16-xi-1976

Poste Italiane spa sped.abb.post. DL 325/03 (l27/02/04 art.1 com 1 DCB—Roma

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SUPPLEMENTO ads agenzia di stampa

n.52 giovedi 24 dicembre 2008

3 - Crisi finanziaria, a un passo dal baratro

Cause e rimedi nelle dichiarazioni

di europarlamentari 4 – Crisi finanziaria – Alcuni aspetti significativi

del documento conclusivo dell’indagine

conoscitiva svolta dal Senato

5 - LE POTENZIALITA’

DEL SETTORE ASSICURATIVO

Una variabile fondamentale per politiche

mirate alla crescita e allo sviluppo

economico

Ugo MARTINAT

Sottosegretario di Stato

allo Sviluppo economico

7–LE NOTEVOLI CAPACITA’ DI TENUTA

DEL SETTORE HANNO LIMITATO L’IMPATTO DELLA TEMPESTA FINANZIARIA

Occorre ora far crescere e valorizzare

il ruolo centrale delle assicurazioni

nella società

Fabio CERCHIAI

Presidente dell’ANIA

10- CRISI FINANZIARIA/COSTANTE E PENETRANTE LA VIGILANZA DELL’ISVAP

ADOTTATI INTERVENTI E INIZITIVE

14 –E’ NECESSARIO ENFATIZZARE

IL RUOLO DELL’ASSICURAZIONE,

fattore di crescita

per l’economia di un Paese

Giovanni PERISSINOTTO Amministratore Delegato delle GENERALI

18 – Assicurazioni/LE CARTE DA GIOCARE

CON CORAGGIO E DECISIONE PER SUPERARE

LA CRISI SENZA TROPPE PERDITE

Giovanni CALABRO’

Responsabile della Direzione Generale della

Concorrenza e della Direzione Credito

21 – NECESSARIA UNA SVOLTA CULTURALE

DELLA POLITICA: Il sistema assicurativo

è una risorsa da valorizzare

nel nuovo mono della globalizzazione

Giorgio BENVENUTO

23 – MUOVERSI CON GRANDE ATTENZIONE, PUNTARE SUL CONTENIMENTO DEI COSTI

DI GESTIONE, NON RINUNCIARE

ALLO SVILUPPO AZIENDALE

Fausto MARCHIONNI Amministratore Delegato-Direttore Generale

di FONDIARIA-SAI

25 – RISCOPRIRE GLI ASPETTI FONDAMENTRALI DELLA PROFESSIONE ASSICURATIVA

Federico CORRADINI

Vice Direttore generale Area Danni

UNIPOL Gruppo Finanziario

29 – DOVERE DEL MERCATO E’ QUELLO

DI TORNARE A “FARE ASSICURAZIONE VITA” La lezione da trarre

Francesco G. PAPARELLA

Presidente dell’AIBA

32 – MESTIERE ASSICURATIVO

E CONTROLLO DEI RISCHI

Fabio BUSCARINI

Amministratore Delegato-Direttore Generale

di INA-ASSITALIA

34– LA DISTRIBUZIONE PROFESSIONALE DEGLI

AGENTI SI E’ MANTENUTA AFFIDABILE E AL RIPARO DEL DISSESTO FINANZIARIO

La prova peggiore

è stata la distribuzione bancaria

Tristano GHIRONI Presidente dello SNA

FONDAMENTALI LA PERSONALIZZAZIONE DELL’OFFERTA E LA TRASPARENZA

DELL’INTERMEDIAZIONE

Fabrizio CALLARA’

Amministratore Delegato AECunderwriting

Il Supplemento pubblica le interviste di ads

agenzia di stampa ai vertici dell’ANIA e di

Imprese, delle organizzazioni degli

intermediari assicurativi, ad esponenti

dell’Antitrust e del Governo

sulla crisi internazionale e i riflessi nel mercato delle assicurazioni italiane

aaaads ds ds ds agenzia di stampa

direttore responsabile Franco AmendolaFranco AmendolaFranco AmendolaFranco Amendola Via XX settembre 5 00187 Roma

Tel. 06-482145 Fax 06-4820206

Editrice srl presidente Vincenzo Maglio

tipografia

DDL GRAFICA snc Via Aretusa 5 Roma

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Crisi finanziaria, a un passo dal baratro Cause e rimedi nelle dichiarazioni di europarlamentari La crisi finanziaria iniziata due anni or sono negli Stati Uniti con i mutui subprime è dilaga-ta nel mercato globale investendo banche e risparmiatori. Le misure straordinarie di soste-gno al sistema finanziario assunte dal Governo italiano e dagli altri principali Paesi europei, che hanno fatto seguito a quelle adottate negli Stati Uniti per evitare il peggio, proteggendo il settore bancario e i depositi dei risparmiatori, hanno consentito ai mercati finanziari di respirare e di guardare con un po’ più di fiducia al futuro. Cause e rimedi sono stati al centro dei dibattiti istituzionali. A parlamentari europei esperti in materia è stato chiesto come evitare un nuovo '29. Ecco le risposte. Il Presidente della commissione parlamentare ECON, l’eurodeputata socialista Pervenche Berès, sostiene che bisogna innanzitutto affrontare il problema dei paradisi fiscali: “Se vo-gliamo cambiare il sistema fiscale, abbiamo bisogno di rivedere radicalmente i meccanismi di incentivi che incoraggiano gli investimenti a breve termine e il capitale di rischio. Questi incentivi sono neutri per l’economia reale ma spesso molto controproduttivi”.Per il conser-vatore britannico e vice presidente della commissione ECON, John Purvis la mancanza di trasparenza dei mercati finanziari, la speculazione e la sofisticazione dei prodotti finanziari hanno aperto le porte a una voragine dalla quale abbiamo difficoltà a venirne fuori. Da qui la necessità di proporre e mettere in atto delle riforme sostanziali. Riformare l’economia mondiale, rinforzare le regole di funzionamento dei mercati finanziari, rivedere la regola-mentazione relativa ai paradisi fiscali e mettere sotto sorveglianza le agenzie di rating, que-ste sono dunque i punti chiave su cui, secondo gli eurodeputati, si dovrà fare leva per trova-re una via di uscita al lungo tunnel della crisi finanziaria.“ Il capitalismo alla Reagan – Thatcher ha fatto il suo tempo. Il capitalismo puramente finanziario, speculativo e sconnes-so dall’economia reale ha dimostrato di non essere stabile” commenta Beres. Per l'eurodeputato greco Margaritis Schinas del gruppo del partito popolare europeo e de-mocratici europei "Negli Stati Uniti, dove la crisi è iniziata per eccesso di liquidità, per o-gni dollaro investito le banche ti concedevano 32 dollari, mentre in Europa 12. Questa è la dimostrazione che stiamo pagando le conseguenze dell'eccentricità americana, pur non a-vendone noi europei creata una". "Sono i nuovi prodotti finanziari e la cosiddetta cartolarizzazione che hanno portato con sè effetti collaterali pesanti, ha dichiarato la tedesca Heide Rühle del gruppo Verde, aumen-tando il contagio del rischio". Per la bulgara Mariela Velichkova Baeva del gruppo dell'alleanza dei democratici e dei li-berali per l'Europa “il problema risiede invece nella ricerca affannata del profitto e nella mancanza di competenze” "Nuove regole per la nuova economia", è questa la ricetta pro-posta da Schinas. "É una nuova opportunità per fissare nuove regole, con una protezione legislativa migliore, una più effettiva supervisione delle agenzie di rating e regole chiare per i crediti e gli indebitamenti delle banche in Europa". "La festa è finita, ma non per le economie private". "Abbiamo bisogno di cambiamenti politici strutturali,ha affermato Heide Rühle, con regolamenti più severi, anche in termini di supervisione"..

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La Commissione Finanze del Senato, a conclusione di un’approfondita indagine conosciti-va sulla crisi finanziaria internazionale e sui suoi effetti sull’economia italiana, ha appro-vato un documento del quale pubblichiamo passaggi significativi. A proposito dell’esposizione al rischio Lehman il documento rileva che, pur trattandosi di una circostanza eccezionale, “rimane il convincimento che la percezione della tendenza verso il de-fault sia stata molto debole, in ritardo rispetto agli eventi e sostanzialmente poco efficace. A consuntivo: gli emittenti italiani hanno dichiarato un’esposizione di circa 120 milioni di euro per titoli derivati e di 13,7 milioni di euro per titoli in portafoglio. Il controvalore dei titoli Le-hman nei patrimoni dei fondi comuni è risultato di circa 138 milioni di euro; quello delle ge-stioni individuali di circa 400 milioni di euro; l’esposizione delle imprese assicurative nei con-fronti della Lehman ammonta nel complesso a 1,1 miliardi di euro. Il valore dei prodotti assicu-rativi (essenzialmente polizze index linked) collocati con il prospetto informativo ad investitori al dettaglio aventi come sottostante prodotti finanziari del gruppo Lehman è di oltre 1,6 miliardi di euro”. A proposito poi del ruolo dell’assicurazione nei mercati finanziari, il documento osserva che “tra le condizioni che permettono al settore assicurativo di svolgere la funzione di copertura dei rischi che i singoli individui o le imprese possono gestire rientra certamente l’ordinato funzio-namento dei mercati finanziari. La finanza infatti è uno degli strumenti privilegiati dell’assicuratore, sia nel ripartire il rischio tra gli assicurati garantendo comunque il rimborso degli eventi negativi, sia al fine di investire le riserve tecniche per reperire le risorse necessarie. In tale condizione in un mercato finanziario dominato da ampie oscillazioni l’intermediario as-sicuratore, interessato a investimenti di lungo periodo, svolge un ruolo di riequilibrio. Cionono-stante è apparso evidente nel corso della crisi di questi mesi che il combinarsi di certe regole contabili e i requisiti di vigilanza propri del settore assicurativo possono combinarsi in un mec-canismo potenzialmente perverso, fino a divenire pericoloso e destabilizzante per lo stesso si-stema”. Soffermandosi sulle prospettive osserva, tra l‘altro, di condividere “l’affermazione che l’applicazione di alcune regole contabili fissate a livello internazionale sia stata una concausa della crisi finanziaria, ragion per cui si condividono le istanze formulate al più alto livello poli-tico di modificare l’applicazione delle raccomandazioni IAS a favore di una maggiore flessibili-tà nell’applicazione della valutazione a prezzi di mercato secondo le norme internazionali di in-formazione finanziaria. Non vi è dubbio infatti che la riclassificazione al costo storico di alcuni attivi finanziari scambiati su mercati il liquidi, e in precedenza contabilizzati secondo il princi-pio del valore equo, rappresenti un primo, ma non sufficiente, passo per creare condizioni di pa-rità concorrenziali tra tutte le imprese assicurative nel mondo. Nella stessa direzione vanno anche le iniziative internazionali volte a modificare le prescrizioni che riguardano il settore assicurativo contenuto nel progetto Solvency 2. Il documento peraltro esprime la convinzione che occorrerà consentire la traslazione delle modi-fiche introdotte a livello internazionale anche nella predisposizione dei bilanci di esercizio, at-traverso una specifica modifica legislativa. Esprime inoltre “ il pieno appoggio alle iniziative programmate dalla Commissione europea al fine di introdurre una disciplina che imponga piena trasparenza e pubblicità alle agenzie di rating rispetto agli assetti proprietari, e all’esistenza di rapporti, di consulenza o di affari tra le stesse e gli intermediari e gli emittenti. I conflitti di interesse si sterilizzano rendendoli noti e conosciuti”. Inoltre è essenziale un impegno diretto e costante affinché in tutte le sedi interna-zionali si affermi un nuovo impianto di regolazione dei mercati finanziari” e che nella nuova cornice “si inscrivono anche i progetti di creazione di un organismo internazionale in grado di svolgere a livello globale la funzione di pagatore di ultima istanza, nonché quello, in ambito eu-ropeo di creazione di un organismo di vigilanza unico sui mercati finanziari”.

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LE POTENZIALITA’ LE POTENZIALITA’ LE POTENZIALITA’ LE POTENZIALITA’ DEL SETTORE ASSDEL SETTORE ASSDEL SETTORE ASSDEL SETTORE ASSIIIICURATIVO CURATIVO CURATIVO CURATIVO UNA VARIABILE FONDAMENTALE PER POLITICHE MIRATE ALLA CRESCITA E ALLO SVILUPPO ECONOMICO

Sen. UGO MARTINAT Sottosegretario di Stato allo Sviluppo Economico

INTERVISTA/ Domanda – La crisi dei mercati immobiliari e dei valori mobiliari, la caduta di fidu-cia dei risparmiatori nel sistema finanziario, il calo del potere di acquisto e del volume del risparmio nelle famiglie, a cui ora si aggiunge lo spettro della recessione nel siste-ma economico, possono frenare lo sviluppo dell’attività delle imprese di assicurazione sia nei rami danni che in quelli vita? Risposta – L’Europa sta vivendo una fase di grande delicatezza sul piano politico e di grande difficoltà sul piano economico. Difficoltà che tocca ogni aspetto della vita economi-ca del nostro Paese. Il Governo, cosciente della necessità di mettere in atto misure adeguate, ha avviato una serie di iniziative mirate a fronteggiare la crisi attuale. In tal senso, la corretta comprensione del settore assicurativo e delle sue potenzialità, rap-presenta una delle variabili fondamentali per una valida definizione di politiche mirate ad un incremento della crescita e allo sviluppo di lungo termine del sistema economico finan-ziario nazionale ed europeo. In Italia ci si assicura poco in generale. E questo appare ancora più anomalo nel settore in-dustriale, perché un’impresa assicurata è più solida e garantisce lo sviluppo dell’economia. Come Ministero dello Sviluppo Economico siamo impegnati a studiare possibili soluzioni al problema della sottoassicurazione e dello scarso sviluppo dei modelli risk management necessari per fare fronte alla sfida della competitività globale. Occorre quindi che la politica crei condizioni tali affinché il mercato assicurativo possa offrire all’utenza prodotti in linea con le nuove esigenze che si manifestano a seguito dei mutamenti economico-sociali. D – Le conseguenze negative che si sono avute dall’eccessiva finanziarizzazione dell’assicurazione vita non dovrebbe ora consigliare alle imprese di incentrare la loro attività soprattutto nel mestiere di “fare assicurazione”? R – In Italia vanno creati strumenti che incentivino il mercato a realizzare polizze che puntino alla personalizzazione, con una rispondenza sempre maggiore alle esigenze degli assicurati, nel tendere alla diminuzione dei prezzi. Un incentivo che può esser dato alle imprese al fine di incentrare la loro attività a “fare as-sicurazione” è sicuramente quello che riguarda il tema della sanità. Nonostante, infatti, nel-la spesa pubblica la componente della spesa sanitaria sia crescente, il sistema sanitario na-zionale non sempre offre standard di servizio soddisfacenti. La spesa sanitaria in Italia è destinata a crescere in maniera considerevole. Per aiutare il si-stema a trovare un equilibrio sarà necessario pertanto, come avviene in altri paesi, ricorrere alla spesa privata visto che la composizione della spesa è per circa il 70% pubblica e per il

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restante 30% privata. In questo campo va fatto uno sforzo affinché l’assicurazione sia a tutti gli effetti un’integrazione delle prestazioni sanitarie pubbliche D – Il Governo dimostra di sapere assumere misure coraggiose nell’interesse del Pae-se. Ora di fronte alle catastrofi naturali, che costano un fiume di euro alle casse dello Stato, non diventa ancor più attuale realizzare, in partnership pubblico – privato, il sistema dell’assicurazione obbligatoria contro i danni causati da questi grandi sinistri, come già esiste in diversi Paesi europei? R – Il territorio italiano, in alcune aree, è particolarmente esposto a rischi di calamità natu-rali. Per questo è necessario un confronto tra il governo e il mercato assicurativo in grado di fornire delle soluzioni possibili e condivise. Risulta necessario che le imprese di assicura-zione sviluppino un ulteriore presenza in settori connotati da una forte valenza sociale, in una funzione integrativa o suppletiva degli interventi pubblici. L’assicurazione sulle cala-mità naturali, infatti, se ben studiata, può consentire un risparmio ingente per le casse dello Stato. Per attuare ciò, si può pensare ad una serie di interventi in cui fondamentale è trovare l’equilibrio tra intervento pubblico e privato. Le economie dei paesi industrializzati si trovano di fronte ad una "severa recessione". Si avrebbe un peggioramento del 25% se dovesse registrarsi nel 2009 e nel 2010 una contrazione del prodotto in-terno lordo (PIL) nei paesi dell'OCSE. E’ lo scenario che prevedono gli economisti di Swiss Re. Nel 2008 l'industria di assicurazione ha affrontato con successo il tumulto finanziario, ma se l'incer-tezza di mercato dovesse continuare nel 2010, l'industria ha bisogno di preservare capitale per ri-manere reattiva. Alla fine del 2007 le compagnie di assicurazione detenevano attivi di un valore di 18.000 miliardi di dollari, un po’ meno dei 22.000 miliardi per i fondi pensione e 2.200 miliardi di capitali propri per smorzare degli eventuali deprezzamenti. Tomas Hess, esponente di spicco del riassicuratore elvetico afferma che "L'industria assicurativa è entrata nella crisi con patrimoniali molto sani. Malgrado l'asset meltdown, l'industria assicurativa é stata capace di fronteggiare le turbolenze finanziarie. Ora vi può essere un "run" in una società di assicurazione per pagare eventi azzardati, non voluti dagli assicurati. La domanda che però si pone è se gli assicuratori potrebbero essere esposti come le banche ad un aggravamento della crisi finan-ziaria. Secondo il riassicuratore elventico: no e lo spiega mettendo in evidenza parecchie differenze fondamentali tra questi due settori. Se perdite supplementari tra i 720 a gli 820 miliardi sono previste ancora per le banche, queste dovrebbero limitarsi tra 160 e 250 miliardi per gli assicuratori. Inoltre il versamento per prestazioni assicurative è sganciato usualmente dagli avvenimenti imprevedibili, e non per volontà dei detentori delle polizze. Una fuoriuscita di clienti da una compagnia di assicura-zione è impossibile nel campo non- vita, poco verosimile nella settore vita, sottolinea Thomas Hess, capo economista da Swiss Re. Per segmenti, gli assicuratori vita saranno di fronte alla forte caduta del valore dei loro investimenti, stimata tra 15 e 20% comparati a fine 2007, coniugata ad un rallen-tamento segnato delle loro vendite. Swiss Re si aspetta in particolare di un forte abbassamento della domanda per i prodotti di assicurazione legata ai fondi di investimento. Se i mercati finanziari conti-nuano di deteriorarsi, misure di ricapitalizzazione potrebbero rivelarsi anche necessarie in questo segmento. In compenso, se i mercati rimbalzano, le società di assicurazione vita tornerebbero allora ad essere attrattive. Circa l’assicurazione non.vita essa è meno colpita in caso di crisi. I loro attivi investiti sono meno elevati e la domanda di coperture resta più stabile. Swiss Re stima che le valorizzazioni attuali integrano già la sceneggiatura di una recessione severa. "Se l'economia si raddrizza durante anno 2009, assisteremo ad una combinazione rara dei buoni ri-sultati ottenuti in materia di sottoscrizione e degli eccellenti risultati degli investimenti nella settore no-vita nel 2010", pronostica Thomas Hess. Nell'immediato, gli azionisti non devono più sperare di beneficiare di programmi di riscatti di azioni, riportati spesso annullati o. I dividendi saranno ridotti parimenti, probabilmente o soppressi dagli assicuratori.

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Le sue tradizionali peculiarità possono assorbire shock anche molto gravi

LE NOTEVOLI CAPACITA’ LE NOTEVOLI CAPACITA’ LE NOTEVOLI CAPACITA’ LE NOTEVOLI CAPACITA’ DI TENUTA DEL SETTDI TENUTA DEL SETTDI TENUTA DEL SETTDI TENUTA DEL SETTOOOORE RE RE RE HANNO LIMITATO L’IMPATTO HANNO LIMITATO L’IMPATTO HANNO LIMITATO L’IMPATTO HANNO LIMITATO L’IMPATTO DELLA TEMPESTA FINANZIARIA DELLA TEMPESTA FINANZIARIA DELLA TEMPESTA FINANZIARIA DELLA TEMPESTA FINANZIARIA Occorre ora far crescere e valorizzare il ruolo centrale delle assicurazioni nella società FABIO CERCHIAI

Presidente dell’ANIA INTERVISTA/ Domanda - La crisi dei mercati immobi-liari e dei valori mobiliari, la caduta della fiducia dei risparmiatori nel sistema fi-nanziario, il calo del potere di acquisto e del volume di risparmio delle famiglie a cui si aggiunge lo spettro della recessione economica rappresentano concreti fattori di rischio che possono avere conseguenze più dirette sull’attività delle imprese dei assicurazione sia nei rami danni che in quelli vita? Risposta - Stiamo vivendo una fase con-giunturale molto delicata e complessa, che ha evidenti ripercussioni sul mercato finan-ziario e, necessariamente, anche sul settore assicurativo. Tuttavia l’impatto sul compar-to nazionale delle polizze risulta al momen-to contenuto. Il settore assicurativo italiano è infatti solido e ha risentito in misura deci-samente limitata della tempesta che si è ab-battuta sui mercati. Secondo i dati dell’ultimo bilancio, nel ramo vita le impre-se di assicurazione italiane avevano consi-stenze patrimoniali pari a 22,7 miliardi di euro, circa 2 volte il minimo richiesto ai sensi di legge (11,9 miliardi di euro). Nei rami danni, il margine (17,6 miliardi di eu-ro) era pari a più del doppio del margine

minimo di solvibilità (6,5 miliardi di euro). A conferma ulteriore di questo dato, vi sono i risultati degli stress test predisposti dall’ISVAP nello scorso aprile che, sulla base delle attuali regole di vigilanza, segna-lano come il settore sia in grado di assorbire shock anche molto gravi. Secondo i risultati della simulazione proposta dalla Commis-sione Europea, infine, applicando i nuovi criteri di Solvency II, il sistema avrebbe avuto alla fine dell’anno capitale disponibi-le pari a 2,4 volte il minimo richiesto. D - Solidità del mercato e prudenza negli investimenti: due dati che connotano il mercato assicurativo italiano. Eppure la troppa prudenza spesso nel passato è sta-ta giudicata negativamente, sinonimo di una non dinamicità del mercato. R - L’accusa che spesso veniva rivolta al settore era quella di avere una bassissima percentuale delle riserve impiegate in azio-ni e di non voler investire in strumenti fi-nanziari complessi. Ma quella che ieri era un’accusa, a mio parere non fondata, si ri-vela oggi un punto di forza: il settore appa-re più solido rispetto ad altri comparti, pro-prio per la nostra “storica” prudenza, che forse ora non sarà più considerata un difet-to.

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D - E’ realistico, a questo punto, pensare ad esempio che il forte calo dei rami vita, ma soprattutto per la prima volta del ramo rc auto, che ha registrato una con-trazione nella raccolta premi complessi-va, possano essere segnali preoccupanti che si sta andando verso una recessione del mercato assicurativo? R - Il mercato registra un andamento in linea con quello degli anni precedenti. A-vremmo certamente auspicato un andamen-to diverso, ma bisogna anche ammettere che la turbolenza dei mercati ha portato con sé cali nella valutazione degli asset, non sempre rispondenti alla realtà dei valori. Per quel che riguarda la raccolta, siamo al di sopra dei 91 miliardi di euro, in flessione di circa l’8% rispetto all’esercizio precedente. Si tratta di una combinazione tra il decre-mento del vita (-13%) e il sostanziale pa-reggio del ramo danni, caratterizzato da una crescita del 2,5 negli altri rami e da una flessione del 3% nel settore rc auto. Ri-guardo al settore vita, bisogna specificare che il calo è dovuto in gran parte alla cadu-ta di produzione del ramo bancario, ossia della bancassurance, che era stata il motore principe dello sviluppo, in particolare per i prodotti a premio unico. Sono d’altra parte aumentati i volumi di vendita dei prodotti tradizionali assicurativi, vista la ricerca di garanzia che oggi più che mai si sta avver-tendo. Riguardo al ramo danni, il calo nella raccolta auto conferma la discesa dei prezzi. Se diminuisce il dato della raccolta vuole dire che gli italiani quest’anno hanno speso il 3% in meno per la copertura rc auto, e questo solo in termini monetari. Se infatti si considera anche l’inflazione, si parla di una riduzione del 5-6%. D -Parlavamo prima di importanza delle regole contabili. Quali sono le problema-tiche legate alle regole contabili e quali impatti avremmo sul mercato? R - Il problema di fondo è che, secondo i criteri attuali del mark to market, le imprese sono costrette a valutare gli strumenti fi-

nanziari sulla base dei prezzi del mercato, che variano di giorno in giorno e che non possono essere considerati rappresentativi di valori reali in fasi di mercato anomale. E’ dunque opportuno che anche la normativa italiana di bilancio tenga conto di questo aspetto, allineandosi alle modifiche interna-zionali, al fine di non falsare la rappresenta-zione reale degli andamenti economici, sia pure naturalmente mantenendo la doverosa trasparenza nelle comunicazioni di bilancio. Domanda - In questo scenario, quali stra-tegie è necessario mettere in atto nella politica delle imprese per reagire a que-sta complessa situazione e ridurre al mi-nimo possibile l’impatto di queste novi-tà? R - Le compagnie hanno operato e stanno tuttora operando bene; se la crisi ha impat-tato poco sui bilanci è in gran parte merito della prudente gestione che da sempre ca-ratterizza le imprese di assicurazione italia-ne, oltre che delle regole di vigilanza pru-denziali. Prudenza nelle scelte di investi-mento, come dicevamo, ma anche nella puntuale attenzione al corretto pricing dei prodotti e alla valutazione degli impegni futuri. Se avessimo infatti ceduto alla tenta-zione di richiedere premi non commisurati ai rischi affidandoci maggiormente ai pro-venti della finanza, gli assicurati avrebbero oggi una minore certezza sulla capacità del-le imprese di far fronte agli impegni assun-ti. Direi che dobbiamo proseguire su questa strada e impegnarci sempre di più per la crescita e valorizzazione del ruolo dell’assicurazione in Italia. D - L’Italia risulta tra i paesi meno assi-curati. Quali sono le cause e cosa si può fare per rilanciare il suo sviluppo? R - Purtroppo l’Italia è ancora oggi una pa-ese sottoassicurato, fanalino di coda, nell’ambito dei paesi economicamente svi-luppati. Lo è nel settore vita e in quello danni, in particolare, se si esclude il ramo rc auto che è ovunque obbligatorio. Eppure, l’assicurazione contribuisce allo sviluppo

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economico perché crea un sistema di prote-zione sociale complementare a quello pub-blico riducendo la pressione sui conti dello Stato; quindi limita l’impatto economico di eventi come la morte o l’obbligo di sostene-re rilevanti spese in seguito a incidenti od altri sinistri; riduce la probabilità che l’impresa diventi insolvente o che vada in crisi di liquidità a causa di eventi che di-struggono le infrastrutture produttive e promuove investimenti nella prevenzione dei rischi, tra cui quelli ambientali. Tra i motivi della sottoassicurazione non ravvi-siamo certamente un problema di mancan-za di offerta: nel mercato italiano sono in-fatti presenti, con prodotti analoghi a quelli commercializzati altrove, tutte le principali compagnie europee. Si tratta per lo più di un problema di scarsa diffusione della cul-tura assicurativa, sulla quale bisogna inci-dere, rendendo le persone sempre più con-sapevoli del fatto che lo Stato non è già og-gi e sempre meno sarà domani in grado di farsi carico di tutti i problemi. D - In un contesto economicamente e fi-nanziariamente non facile, è essenziale che lo Stato svolga ora una parte attiva e convincente a sostegno della reattività del sistema ad esempio realizzando partnership pubblico-privato che po-trebbero rappresentare delle sostanziali boccate di ossigeno? R - Occorre avviare nuovi rapporti di coo-perazione tra intervento pubblico e iniziati-va privata, su più fronti parallelamente, dal-la previdenza alla sanità, dalla sicurezza sul lavoro alle calamità naturali. Nella sanità, ad esempio, con una maggiore partecipa-zione del settore assicurativo, oppure anche

attraverso l’istituzione di fondi sanitari in-tegrativi, o tramite coperture specifiche per l’attività intramoenia e forme di comparte-cipazione ai costi. Queste andrebbero diffe-renziate per tipologia di prestazione e an-che in base alle caratteristiche economiche e sanitarie dei pazienti, come accade nella maggior parte dei paesi. D’altra parte, il set-tore potrebbe offrire un contributo impor-tante per affrontare il problema della sicu-rezza sul lavoro, oggi divenuta vera emer-genza nazionale, attraverso la liberalizza-zione del mercato delle coperture contro gli infortuni e le malattie professionali. Del re-sto, si tratta di fenomeni già consolidati in molti altri paesi europei, nei quali si è da tempo consapevoli che il sistema di welfa-re, come oggi inteso, è sostenibile solo se si riescono a integrare le prestazioni pubbliche con quelle private. In Francia esiste un si-stema assicurativo pubblico-privato per la gestione dei danni causati dalle catastrofi naturali, e vi è un ampio intervento delle assicurazioni nel campo del sistema sanita-rio. In Germania si è dato il diritto a certe categorie di cittadini di aderire al sistema sanitario pubblico oppure, in alternativa, di acquistare una polizza malattia; è obbligato-ria per gran parte dei lavoratori la copertura long term care. In Olanda un ruolo centrale nel sistema sanitario è affidato alle assicu-razioni private. Nei paesi anglosassoni la previdenza integrativa è diffusissima, così come l’assicurazione delle catastrofi natura-li, sia a causa di una forte cultura di respon-sabilizzazione individuale sia a causa dell’oggettiva limitatezza delle prestazioni pubbliche in tali ambiti.

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La crisi finanziaria internazionale e i riflessi sul mercato assicurativo

Costante e penetrante la vigilanza dell’ISVAP Adottati iniziative e interventi La crisi finanziaria internazionale ha riaf-fermato la penetrante attenzione e la co-stante vigilanza dell’ISVAP sulle assicura-zioni italiane nel prendere ulteriori iniziati-ve, Con due recentissimi interventi regola-mentari si pone peraltro in continuità con provvedimenti assunti negli ultimi tempi in conseguenza, da una parte alla evoluzione delle index linked e soprattutto in coerenza con analoghe iniziative adottate a livello internazionale e finalizzate a frenare il propagarsi della crisi finanziaria e a limi-tarne l’effetto sistemico inserendo elementi di rilevazioni contabili, evitando altresì che l’andamento anomalo dei corsi di mercato debba essere riflesso nei bilanci delle im-prese assicurative in modo inappropriato rispetto alle reali condizioni finanziarie delle stesse. Il primo intervento regolamentare adottato dall’Isvap constata come l’innovazione di prodotto, che ha contraddistinto il settore a partire dalla prima metà degli anni novan-ta, abbia visto la diffusione di quelle parti-colari tipologie di contratti di assicurazione sulla vita, caratterizzate dall’elevato conte-nuto finanziario delle prestazioni offerte, di norma agganciate a panieri di indici azio-nari o ad altri valori di riferimento, varia-mente articolati nella composizione e nelle modalità di partecipazione al rischio di in-vestimento da parte dell’assicurato. L’industria assicurativa ha in particolare sviluppato fattispecie contrattuali i cui im-pegni tecnici sono stati replicati mediante l’acquisizione di titoli strutturati o median-te la combinazione di titoli obbligazionari e derivati. Nella maggior parte dei casi gli attivi acquisiti a fronte delle prestazioni in-dicate in polizza hanno finito con il rappre-sentare il “valore di riferimento”

dell’indicizzazione, venendo così a configu-rare il trasferimento del rischio di contro-parte a carico del contraente, con effetti sulle somme assicurate. Ma il processo di ingegnerizzazione finan-ziaria ha dato luogo a prodotti di particola-re complessità anche dal punto di vista del-la rappresentazione delle prestazioni con-trattuali; l’ISVAP, nel luglio 2003, è inter-venuta vietando che le index linked potesse-ro essere indicizzate, direttamente o indi-rettamente, a titoli derivanti da cartolariz-zazioni ovvero a derivati del credito. Alla luce della crisi originata dai mutui su-bprime, è indubbio che i contraenti ed il mercato assicurativo abbiano positivamen-te beneficiato di tale norma che ha consen-tito di mitigarne l’impatto; l’esposizione delle index linked verso tale tipologia di mutui è risultata infatti contenuta a circa 278 milioni di euro. In base ad uno studio condotto dall’Autorità, in assenza del divie-to, l’esposizione verso strumenti del credito in genere sarebbe stata molto elevata; si stima un importo di circa 7,6 miliardi di euro. Nello stesso tempo l’ISVAP si è attivato per definire nuovi standard di trasparenza in materia d’informativa precontrattuale. I recenti sviluppi, che hanno fatto registrare il default di grandi istituti bancari anche con rating investment grade, hanno indotto l’Autorità ad un nuovo intervento a tutela della massa degli assicurati, il cui obiettivo è volto ad introdurre dei principi che quali-fichino maggiormente il ruolo dell’impresa di assicurazione nell’ideazione del prodot-to, con un ruolo attivo sia nell’individuazione delle misure di indiciz-zazione proposte, sia nella gestione degli investimenti necessari a coprire i rischi as-

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sunti. In quest’ottica la novità principale del primo Regolamento adottato è rappre-sentata dalla disposizione in base alla qua-le i titoli a copertura delle obbligazioni of-ferte non possono più rappresentare l’entità di riferimento delle prestazioni, ma esclusi-vamente la copertura finanziaria della compagnia a fronte degli impegni contrat-tuali.. Con riferimento poi al Regolamento attua-tivo delle disposizioni in materia di criteri di valutazione degli elementi dell’attivo non destinati a permanere durevolmente nel pa-trimonio dell’impresa introdotte dal decre-to legge 29 novembre 2008, n. 185, va os-servato che l’Isvap in premessa parte dalla valutazione di un regime facoltativo, di na-tura eccezionale e transitoria, per la valu-tazione degli strumenti finanziari classifica-ti nel comparto ad utilizzo non durevole che, in ragione della situazione di eccezio-nale turbolenza dei mercati finanziari regi-strata negli ultimi mesi del 2008, consente alle imprese di assicurazione di non alline-are al prezzo desumibile dall’andamento dei mercati a fine anno il valore di bilancio degli stessi, facendo invece riferimento ai valori della relazione semestrale al 30 giu-gno 2008, salvo le perdite di carattere du-revole. Il criterio di valutazione ordinario, invece, prevederebbe che i titoli non desti-nati a permanere durevolmente nel patri-monio dell’impresa siano iscritti in bilancio al minore tra il costo ed il valore di merca-to. L’introduzione del regime facoltativo mira quindi, a frenare il propagarsi della crisi finanziaria e a limitarne l’effetto sistemico, inserendo elementi di natura anti-ciclica nel sistema di rilevazioni contabili ed evi-tando che l’andamento anomalo dei corsi di mercato debba essere riflesso nei bilanci delle imprese del settore assicurativo in modo inappropriato rispetto alle reali con-dizioni finanziarie delle stesse. A titolo cautelativo, il decreto introduce inoltre l’obbligo per le imprese che inten-

deranno avvalersi del regime facoltativo di accantonare in una riserva indisponibile un ammontare di utili pari all’importo della mancata svalutazione, al netto dei relativi oneri fiscali. In linea di principio, l’ISVAP intende cosi disciplinare la materia non limitando ai so-li fini civilistici la valenza dei valori di bi-lancio determinati grazie al regime facolta-tivo previsto, introducendo tuttavia alcune disposizioni cautelative, al fine di monito-rare la situazione di solvibilità delle singole imprese, verificando che essa non dipenda in modo eccessivo dall’applicazione del re-gime straordinario di valutazioni previsto dal decreto. Per conseguire tale obiettivo, l’ISVAP in-tende tra l’altro introdurre specifiche mi-sure di cautela.

Queste iniziative dell’Isvap si inse-riscono in una più incisiva azione di con-trollo dell’Istituto sull’andamento degli investimenti e, più in generale, sulla situa-zione economico-finanziaria delle imprese di assicurazione, anche con interventi negli specifici casi in cui sono state rilevate criti-cità. Il presidente Giannini, nell’approfondita audizione svolta ad ottobre presso il Senato sull’argomento, ha precisato tra l’altro che oltre alle ordinarie e periodiche attività di vigilanza, specifiche indagini sono poi in corso e incentrate sia sull’esposizione del mercato assicurativo italiano nei confronti di emittenti – per lo più bancari – che ver-sano in situazioni di oggettiva difficoltà (default, nazionalizzazioni) o, comunque, nell’occhio del ciclone ribassista dei mer-cati finanziari; e sia sul riflesso della crisi sulla posizione finanziaria e patrimoniale delle imprese e dei gruppi assicurativi. L’Autorità ha inoltre reso più frequenti i monitoraggi sull’andamento del valore de-gli investimenti delle imprese di assicura-zione. Con riferimento poi alla crisi della Le-hman Brothers l’Autorità ha da subito av-

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viato una specifica ricognizione per valu-tarne l’impatto sul sistema assicurativo na-zionale. L’indagine ha evidenziato una mo-desta esposizione delle imprese nei con-fronti della banca americana: nel comples-so, circa 1,1 miliardi di euro. Il presidente Giannini ha altresì sottolinea-to che i consumatori non possono essere lasciati soli nel momento in cui si moltipli-cano i provvedimenti a sostegno delle im-prese. In questo quadro è apprezzabile an-che la decisione dell’ANIA di assistere gli assicurati nella complessa attività legale per il recupero dei crediti verso Lehman Brothers. Il presidente dell’Isvap ha anche accenna-to alle intensificate iniziative di coordina-mento a livello sia nazionale sia interna-zionale. In proposito il Comitato per la Salvaguardia della Stabilità finanziaria, presieduto dal Ministro dell’Economia, al suo primo test, si è rivelato uno strumento prezioso sul piano analitico e operativo nella gestione della crisi a livello interno. Le riunioni del Comitato, al quale, con la presenza del Direttore Generale del Teso-ro, partecipano la Banca d’Italia, la Con-sob e l’ISVAP, hanno permesso alle autori-tà di vigilanza un proficuo scambio di in-formazioni e una utile valutazione comune sulle iniziative da assumere, ciascuno nel proprio ambito di competenza. Ne ha tratto giovamento l’azione comples-siva di contrasto e prevenzione delle crisi effettuata in primis dal Governo. Il coordinamento si è intensificato anche a livello dei comitati europei che raggruppa-no le diverse autorità di vigilanza. È stata inoltre intensificata l’attività di supporto tecnico fornito dall’ISVAP alle competenti autorità politiche per i progetti internazio-nali in corso che riguardano il settore assi-curativo. Su richiesta dell’ECOFIN, gli organismi deputati allo sviluppo ed all’applicazione dei principi contabili internazionali in Eu-ropa (IASB, Commissione Europea) hanno

quindi tempestivamente rivisitato le norma-tive contabili in vigore per sterilizzare le distorsioni insite negli attuali valori di mercato. In particolare, sono stati introdotti corretti-vi sia con riguardo alla misurazione degli strumenti finanziari, prevedendo la facoltà di sospensione del criterio del fair value in presenza di mercati non liquidi, sia con ri-ferimento alle regole che disciplinano la riclassificazione degli strumenti finanziari in bilancio, favorendo l’utilizzo di categorie che non sono soggette al fair value. In sede internazionale, ulteriori approfon-dimenti sono in corso per valutare la neces-sità di un ulteriore affinamento delle modi-fiche apportate e delle relative modalità attuative. Per il presidente Giannini occorre tuttavia essere prudenti vista l’altalena alla quale quasi quotidianamente sono esposte le bor-se mondiali. Comunque le analisi fin qui condotte –ha osservato - inducono a ritenere che il si-stema assicurativo abbia dimostrato note-voli capacità di tenuta. La questione cruciale è ora rappresentata dalla durata dell’andamento fortemente negativo dei mercati finanziari. L’Autorità, dal canto suo, segue l’evoluzione del fenomeno nel continuo con monitoraggi sempre più ravvicinati e, lad-dove necessario, con interventi a livello di singoli gruppi e/o imprese. Particolare at-tenzione, inoltre, l’Autorità sta ponendo sugli aspetti che, nella maggior parte dei casi, impattano direttamente sui consuma-tori. Se una prima lezione per il settore assicu-rativo si può trarre dagli eventi di questi mesi, essa attiene- ha concluso Giannini - ai rapporti tra assicurazione e finanza ed ha aggiunto che l’attività delle compagnie deve e dovrà sempre di più tornare ad esse-re focalizzata sulla copertura dei rischi di individui, famiglie e imprese, ovvero la ti-pica e tradizionale attività assicurativa

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Con i risultati tecnici in equilibrio affrontiamo la crisi da una posizione di forza

Ma è necessario Ma è necessario Ma è necessario Ma è necessario enfatizzare enfatizzare enfatizzare enfatizzare il il il il ruolo dell’assicurazione ruolo dell’assicurazione ruolo dell’assicurazione ruolo dell’assicurazione fattore di crescita per l’economia di un Paese GIOVANNI PERISSINOTTO

Amministratore Delegato delle Generali

INTERVISTA/ Domanda -La crisi dei mercati immobi-liari e dei valori mobiliari, la caduta di fiducia dei risparmiatori nel sistema fi-nanziario, il calo del potere di acquisto e del volume del risparmio delle famiglie, a cui ora si aggiunge lo spettro della re-cessione nel sistema economico, rappre-sentano concreti fattori di rischio che possono avere conseguenze più dirette sull’attività delle Imprese di assicurazio-ne sia nei rami danni che in quelli vita? E’ realistico pensare, ad esempio, che il forte calo dei rami vita ( il trend in fles-sione è, comunque, precedente al su-bprime) ma soprattutto che per la prima volta, il ramo rcauto (che ancora oggi rappresenta circa il 50% del settore dan-ni) ha registrato una contrazione nella raccolta premi complessiva, possano es-sere segnali preoccupanti che si sta an-dando verso una recessione del mercato assicurativo? Risposta - Il mercato assicurativo non può ovviamente prescindere dal contesto socio-economico in cui si colloca. In tal senso la recessione mondiale non è certamente una buona notizia per il nostro settore, come non lo è per tutto il mondo produttivo. Tut-tavia non vedo uno specifico quadro di crisi per la domanda di assicurazione. Nel caso di quella vita per esempio, posto che i mer-

cati finanziari si stabilizzino nel corso del 2009, la riduzione dei tassi a breve, rispetto a quelli a lungo è una buona notizia per chi colloca prodotti per definizione di me-dio/lungo periodo. L’assicurazione danni risentirà ovviamente del rallentamento dell’economia, ma vi sono dei settori d’affari anticiclici, favoriti dai processi di invecchiamento della popolazione del mon-do occidentale, dal passo indietro del welfa-re in molti settori, dai cambiamenti climati-ci e dai rischi ad essi connessi che sosten-gono la domanda di assicurazioni anche in momenti così difficili. E’ una fase nel com-plesso non facile ma siamo ben attrezzati per superarla efficacemente. D - In questo scenario, quali strategie è necessario mettere in atto nella “politica” delle Imprese per reagire a questa com-plessa situazione e per ridurre al minimo possibile l’impatto di queste “novità”? R - Il Gruppo Generali ad esempio ha man-tenuto, specie con le reti distributive “pro-prietarie”, una forte connotazione assicura-tiva dei prodotti, limitandone l’eccesso di finanziarizzazione. Oggi dunque possiamo presentarci ai nostri clienti con la coscienza tranquilla. Un’analoga prudenza nella stra-tegia di investimento delle nostre risorse, ci ha permesso, in corrispondenza della crisi, di consolidarci come uno dei gruppi più ca-

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pitalizzati al mondo. Abbiamo negli ultimi anni diversificato la nostra presenza territo-riale, sviluppando aree ad elevato potenzia-le di crescita ed oggi questo ci aiuta a bilan-ciare il rallentamento dell’Europa continen-tale. Le strade per la crescita devono essere invece individuate nell’enfatizzazione del ruolo dell’assicurazione nella società mo-derna. In tutta Europa stiamo per esempio lanciando una gamma di prodotti per la ter-za età, come Vivifuturo in Italia, per soddi-sfare bisogni previdenziali in senso esteso, come la tutela del patrimonio, della tenore di vita del nucleo familiare, della tutela del rischio di non autosufficienza. D - I rapporti tra sistema assicurativo e mondo della finanza possono risentire e, nel caso, fino a che punto, della crisi fi-nanziaria? R - Finanza e assicurazioni sono stretta-mente correlate ed è inevitabile che ci siano riverberi dell’una sulle altre, indipendente-mente dal fatto di muoverci in un contesto di crisi. Non avrebbe senso interrompere o diminuire questo legame perché è essenzia-le per il corretto funzionamento di un’economia di mercato, dove il rischio e il suo controllo sono i propulsori dello svi-luppo. Semmai il problema è quello di dota-re la finanza di una regolamentazione e di una governance efficienti, in grado di mi-nimizzare le distorsioni sistemiche o quelle legate a comportamenti disonesti da parte di singoli manager. Se osserviamo in retro-spettiva le crisi passate, si rileva che quello che è mancato soprattutto non è stata più regolamentazione, ma un set di regole tra-sparenti e che funzionassero davvero. Per quanto riguarda poi Generali, le nostre ca-ratteristiche di fondo, il nostro approccio prudente e conservativo, e in particolare i nostri valori e principi, sono all’origine della nostra forza, solidità e dinamismo. Valori per i quali ora veniamo lodati ed ap-prezzati, anche se l’oculatezza, la prudenza e l’attenzione agli investimenti, ci hanno attirato fino a poche settimane fa le critiche

degli addetti ai lavori. Avrebbe forse fatto bene a tutti che i critici, gli osservatori della finanza e dell’economia, si fossero assunti la responsabilità per giudizi o posizioni troppo spesso conformiste e per visioni di brevissimo periodo. I mea culpa sono inuti-li, ma l’autocritica è un esercizio molto sa-no. D - E’ utile introdurre modifiche nella politica fiscale assicurativa e riconside-rare, in particolare, gli inasprimenti fi-scali introdotti negli ultimi anni nel set-tore? R - Il settore assicurativo è un fattore di crescita per l’economia di un paese. Lo è per molti motivi: per esempio le imprese ricorrendo all’assicurazioni e riducendo dunque la propria esposizione al rischio possono accedere più facilmente al credito, con un benefico effetto sul sistema econo-mico complessivo. Ma è soprattutto sulla base di un “patto per lo sviluppo” tra indu-stria assicurativa, Stato, autorità e consuma-tori che tale ruolo propulsivo può attuarsi. Una partnership tra presentazioni pubbliche e private complementari nella sanità, nei rischi catastrofali, nella non autosufficienza, come avviene in molti paesi europei, può consentire allo Stato di liberare risorse per sostenere lo sviluppo. Naturalmente la leva per muoversi in questa direzione non può che essere quella fiscale, ma non solo e non tanto dal lato delle imprese, quanto invece dal lato della riduzione del carico fiscale sulle polizze, tra i più alti in Europa e dall’espansione o dall’introduzione di in-centivi fiscali (la detraibilità) volti a pro-muovere gli strumenti assicurativi più utili al rilancio delle imprese. Un sacrificio che probabilmente costerebbe poco allo Stato e che andrebbe nella direzione di alleviare la spesa delle famiglie. D - Le imprese, come sembra di cogliere dai primi segnali, “torneranno” ad avvi-cinarsi all’assicurazione danni mettendo al centro delle proprie strategie il saldo tecnico e diminuendo i propri obiettivi

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produttivi, oppure privilegeranno questi ultimi? R - Quella che stiamo attraversando è una crisi finanziaria fra le più gravi che il mon-do contemporaneo si ricordi. La mancanza di liquidità e la stretta sul credito stanno sicuramente mettendo in difficoltà le imprese e le famiglie con ovvi riflessi sull’economia reale. Dopo l’11 settembre le imprese assicurative e riassicurative hanno posto al centro della propria attenzione l’equilibrio del core business. Questo sfor-zo, pur combinandosi con i naturali cicli economici e di settore, non è mai venuto meno. Dunque non ci troviamo in una si-tuazione analoga alla fine degli anni ’90, quando si compensavano le perdite tecniche con la gestione finanziaria. Oggi i risultati tecnici, pur mostrando qualche segnale di erosione in qualche mercato, si mantengono in equilibrio e ciò ci consente di affrontare la crisi finanziaria in atto in una posizione di forza. Questa attenzione non deve venire meno nei prossimi anni, affiancata da una decisa strategia volta ad aumentare l’efficienza e l’efficacia delle nostre società e delle nostre reti. D - La situazione che la crisi ha generato rende ora ancor più necessario un forte rilancio del ruolo delle assicurazioni nel-le coperture di forte rilevanza sociale che esse possono dare agli individui ed alle imprese, con conseguente beneficio per la stessa economia? R - Certamente sì, però questo ruolo non è legato alla crisi finanziaria ma deve far par-te della mission di una Compagnia di assi-curazione. L’esempio più eclatante riguarda la previdenza, una tipica copertura di rile-vanza sociale, settore che vede lo Stato in forte difficoltà a causa dei cambiamenti del-la struttura demografica. Le assicurazioni e i fondi pensione contribuiscono potente-mente al mantenimento del tenore di vita nel corso del tempo; il vero problema è cul-turale e di comunicazione, perché si tratta, semplicemente, di cambiare la mentalità di

milioni di risparmiatori e convincerli ad uti-lizzare questi strumenti, un obiettivo tutt’altro che semplice. D -In tale contesto é essenziale che lo Stato svolga ora una parte attiva e con-vincente a sostegno della reattività del settore assicurativo, ad esempio realiz-zando importanti partnership pubblico-privato nel campo della salute e della previdenza che potrebbero rappresenta-re delle sostanziali boccate di ossigeno? R - In termini generali nei prossimi anni inoltre sarà fondamentale il ruolo pubblico nell’economia. Lo stiamo già vivendo con gli aiuti statali alle banche, che si stanno progressivamente allargando a alcuni settori dell’industria. Il ruolo degli investimenti pubblici sarà fondamentale nei prossimi an-ni sul piano delle infrastrutture, necessarie a fronte della crisi in atto e, in un prossimo futuro, sul piano delle scelte energetiche, quali esse siano. Ma per fare questo bisogna scrivere nuove regole. Come ho già avuto modo di sottolineare recentemente e’ im-portante dunque che nel nostro Paese si confermi l’emergere di uno “Stato-partner” sempre più attivo e pronto a premiare gli imprenditori di successo ed accompagnare le imprese italiane all’estero con forza. Per quanto riguarda più specificatamente il set-tore assicurativo è opportuno partire dal presupposto che l’intero settore è guidato dal concetto della partnership tra pubblico e privato. Basta pensare ai settori dove l’assicurazione è obbligatoria per legge, o più in generale all’evoluzione del sistema di assicurazione pubblica legata al welfare sta-te in un sistema misto. La privatizzazione di parte del sistema pen-sionistico è l’esempio più ovvio. In realtà il sistema privato coesiste con quello pubblico e questa coesistenza è stata “codificata” dall’ormai famoso schema dei Tre pilastri pensionistici lanciato dalle istituzioni inter-nazionali all’inizio degli anni novanta ed applicato in molti paesi oltre al nostro. In secondo luogo, con la responsabilità sociale

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d’impresa (CSR), le compagnie hanno ar-ricchito il tradizionale ruolo di fornitore di polizze e coperture con la dimensione etica del business, diventando di fatto attori so-ciali, protagonisti insieme all’ente pubblico nella realizzazione del bene comune attra-verso il sostegno a iniziative culturali, spor-tive e di solidarietà. La funzione assicurati-va sta cambiando anche in ambito sanitario, dove l’assicuratore non è più soltanto la fi-gura che materialmente paga una prestazio-ne sanitaria a titolo di indennizzo, ma è or-mai un vero e proprio Care Manager, vale a dire un gestore dell’assistenza sanitaria. Un altro esempio di coesistenza tra pubbli-co e privato è il sistema di copertura assicu-rativa privata obbligatoria contro le calami-tà naturali istituito da molti paesi tra cui la Francia ma non ancora introdotto, nono-stante alcune recenti proposte di legge, nel nostro paese.

Più educazione finanziaria per evitare crisi future Più educazione finanziaria per evitare crisi future Più educazione finanziaria per evitare crisi future Più educazione finanziaria per evitare crisi future L'onda lunga della crisi finanziaria, dopo i crack degli istituti finanziari e delle banche, ha raggiunto i piccoli risparmiatori che avevano investito parte dei loro risparmi. Conoscenza limitata dei prodotti e trend finanziari difficili da seguire hanno mietuto vittime fra la gente comune, con conseguenze pesanti sull'intera società. È per questo che l'eurodeputata bul-gara Malinova Iotova, nella sua relazione al parlamento, ha proposto nuove misure per contrastare il fenomeno. "Occorre partire con l'istruzione finanziaria sin dalle elementari, puntando in particolare su gruppi specifici d'età ed è per questo che proponiamo un soste-gno finanziario di 1,5 miliardi di euro per il 2009" per programmi d'apprendimen-to."Dobbiamo adottare principi comuni europei, lasciando l'implementazione ai singoli Stati membri.""Sono convinta che una simile opera sarebbe stata positiva prima della crisi, mi riferisco ai livelli d'indebitamento, in particolare negli USA. Malinova Iotova ritiene però che in Euro-pa la situazione non vada molto meglio: "Troppi crediti concessi e pochi rimborsati". Un altro fenomeno preoccupante per la deputata bulgara sono i prestiti per i ragazzi, ma-gari per internet o simili, incontrollabili dai genitori, o i mutui per le case, con clausole complicate e difficili da decifrare. "Pur se può sembrare assurdo, questa crisi è arrivata giusto in tempo e avrà affetti salutari, azzarda la deputata, molti cittadini capiranno quant'è grave tale problema, troppo indebitamento e troppa sicurezza dimostrano ancora una volta la necessità di più istruzione in questo campo".

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ASSICURAZIONI/

Le carte da Le carte da Le carte da Le carte da giocare con coraggiogiocare con coraggiogiocare con coraggiogiocare con coraggio e decisione e decisione e decisione e decisione per superare la crisi per superare la crisi per superare la crisi per superare la crisi senza troppe perditesenza troppe perditesenza troppe perditesenza troppe perdite

GIOVANNI CALABRÒ

Responsabile della Direzione Generale della Concorrenza

e della Direzione Credito

INTERVISTA/ Domanda - Nell’attuale contesto di crisi economica e finanziaria quale ruolo im-portante e su quali piani può giocare la competizione nel settore assicurativo? Risposta - Credo che il momento storico, nella sua eccezionalità, possa rappresentare un momento di svolta per tutto il settore fi-nanziario. Anche per le imprese assicurative l’obiettivo non può che essere quello di ri-conquistare la fiducia della clientela, attra-verso profonde innovazioni che devono co-involgere un modo diverso di percepire la natura e la funzione dei servizi finanziari e assicurativi. La centralità del cliente e delle sue esigenze deve diventare l’elemento di spinta competitiva del settore. In Italia, ogni anno, solo il 4% dei consumatori cambia compagnia di assicurazioni, a fronte del 21% della Germania e del 35% del Regno Unito. La crisi rischia di congelare questo dato perché la sfiducia dei risparmiatori, unita al minor reddito disponibile, accen-tuerà l’immobilismo della clientela. Cia-scuna compagnia, sia nel ramo danni che nel ramo vita, dovrà giocare con coraggio e decisione la carta della trasparenza. L’alternativa di chiudersi in difesa, cercan-do di mantenere lo status-quo in termini di clientela e di prodotto è un’alternativa per-dente: con una crisi così profonda, sulla cui durata nessuno può fare scommesse, solo chi riesce ad innovare può sperare di attra-versare il guado senza troppe perdite.

D-Quali sono oggi i fattori che possono imprimere una maggiore competitività nel sistema assicurativo? R - Insisto sulla trasparenza, sia nel ramo Vita che nella Rc Auto. In questo comparto l’Antitrust ha più volte esercitato i suoi po-teri, non ultimi quelli di segnalazione, svol-gendo un’analisi sulle condizioni contrat-tuali e sulle note informative utilizzate dalle prime 50 imprese del settore (circa il 99% della raccolta premi RC Auto), nonché su numerosi contratti sottoscritti dai clienti delle prime 30 imprese di assicurazione au-to (circa il 90% del fatturato del mercato RC Auto). Ne era emersa una realtà caratte-rizzata da un ampio gap informativo a sfa-vore dell’assicurato, al quale non venivano forniti tutti gli strumenti per effettuare al meglio le proprie scelte. A fronte di una massa di informazioni spesso inutili man-cano invece elementi fondamentali per o-rientarsi tra le diverse alternative. Alla vo-luminosa documentazione consegnata al contraente al momento della stipula del primo contratto, infatti, corrispondeva il non facile accesso ad elementi chiave per la scelta nei periodi successivi, soprattutto le variabili basilari per comprendere la struttu-ra stessa della polizza e la sua evoluzione in funzione dei diversi eventi della vita dell’assicurato. E’ stato quindi rilevato che in questa situazione il consumatore potesse essere indotto, sbagliando, a considerare i

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diversi prodotti perfettamente fungibili e a non valutare correttamente le differenze, ad esempio in termini di estensione della ga-ranzia, esistenti tra le offerte delle diverse imprese. E’ quindi emersa l’esigenza di un cambiamento radicale nella forma di comu-nicazione tra compagnia e assicurato dove quest’ultimo non può più essere considerato soggetto “fidelizzato” ma attore in grado di comparare e quindi di innescare spinte competitive. Gli esiti si sono, almeno in parte ottenuti, sia in termini normativi che regolatori (con l’intervento anche di I-SVAP) e autoregolatori. D - Che soluzioni proponete? R - In estrema sintesi, alla luce di quanto sopra detto, si ritiene che sia indispensabile, invece di ricevere un eccesso di informa-zioni, fornite in modo confuso e disomoge-neo, che il consumatore debba poter dispor-re in modo chiaro unicamente delle infor-mazioni necessarie per comprendere il pro-dotto e le differenze riscontrabili nelle of-ferte commerciali delle imprese. Si tratta di una semplificazione che effettivamente è in corso, anche per effetto del ruolo comple-mentare tra Antitrust e Regolatore di setto-re, e che dovrebbe portare a una lettura più agevole e semplificata. Con riferimento al settore vita, in particolare, si è ancora in at-tesa dello sviluppo del c.d. plurimandato e dello sviluppo di reti distributive aperte tali da incentivare un maggior confronto e quindi una più agevole mobilità da parte del cliente. D - E per la Rc Auto? R - In tale contesto sono stati fatti vari “passi in avanti” per quanto non ancora suf-ficienti in un’ottica antitrust. In primo luo-go, il contesto informativo appare più com-pleto e in prospettiva sempre più agevole per il consumatore finale. Infatti, sia gli in-terventi normativi (c.d. decreto Bersani I e II) che regolamentari hanno indubbiamente innalzato sia la possibilità di cambiamento che la capacità di informazione. Il consu-matore non è infatti più soggetto al tacito

rinnovo e dovrebbe essere in condizione di disporre, attraverso i fogli informativi e il preventivatore, di un set informativo molto puntuale per risalire alle componenti centra-li della polizza. Dovrebbe infatti disporre in modo agevole della struttura della tariffa, in termini di calcolo dei premi, posizione bo-nus malus, nonché degli sconti possibili. A ciò si aggiunga anche l’informazione sulle commissioni degli agenti e quindi dei vari costi che sono a base della polizza stessa. Le imprese sono quindi vincolate, grazie anche alle sollecitazioni dell’Autorità anti-trust, a fornire direttamente all’utente e in modo immediatamente fruibile i dati speci-fici rilevanti, quali il premio e la posizione nella scala bonus-malus. In tal modo l’assicurato dovrebbe essere posto in condi-zione di conoscere, in caso di sinistro, quando può risultare conveniente rimborsa-re il danno causato e quindi se denunciare lo stesso alla propria impresa di assicura-zione. Si tratta di una misura che potrebbe contribuire a ridurre il numero di sinistri denunciati e quindi il loro costo di gestione, con beneficio per l’intero sistema. D -Come valuta l’idea del preventivato-re? R - Come già detto, anche alla luce dell’esperienza fatta nel comparto bancario, nel settore assicurativo, e per la RC Auto in particolare, uno strumento come il preven-tivatore può essere uno strumento di con-fronto utile non solo per i consumatori ma anche per quegli operatori che, in un’ottica di vera concorrenza, si vogliono confrontare per conservare e fidelizzare la clientela e soprattutto per acquisirne nuova. Dunque il preventivatore non deve essere considerato un obbligo imposto ma uno strumento di autoregolamentazione e so-prattutto come un mezzo per farsi concor-renza e rivelare al mercato la qualità dei servizi resi. Dovrebbero essere gli stessi operatori efficienti, che offrono prodotti in-novativi, con qualità/prezzo migliori, a vo-ler rendere immediata e agevole la lettura e

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il confronto del proprio preventivo e del suo livello rispetto a quello delle altre compagnie. Tuttavia l’uso del preventivatore richiede sin-tesi e possibilità di un’immediata comparabili-tà dei preventivi, avere cinquanta e più voci di costo appare di difficile utilizzo pratico. Ma è una strada sulla quale occorre andare avanti per aumentare il livello di concorrenza del comparto e, di conseguenza, la qualità offerta agli assicurati. D - Su quale modello distributivo dovrebbe puntare il sistema assicurativo nel futuro? R - Forse non esiste un futuro modello orga-nizzativo ottimale, ma dal punto di vista Anti-trust il plurimandato sembra la modalità mi-gliore per innescare un qualche cambiamento nei rapporti distributivi e nel cambiare un as-setto forse ancora poco orientato all’innovazione. Superare l’esclusiva significa un primo passo verso quello che consideriamo il futuro in termini concorrenziali: lo sviluppo del brokeraggio assicurativo, così ancora poco diffuso in Italia. Purtroppo ad oggi, il pluri-mandato sembra ancora un oggetto sconosciu-to mentre può diventare un potenziale veicolo per innovare il servizio offerto e il rapporto tra operatori (compagnie ed intermediari) e tra operatori e clienti. Imporre per legge un cam-biamento di struttura che dovrebbe fare il mercato non piace a nessuno, tantomeno ad un’istituzione che tutela la concorrenza. Ma a volte gli interventi esogeni servono a sradica-re strutture che il tempo ha forse troppo radi-cato: il rapporto in monomandato può essere pro-competitivo solo se nasce da rapporti di forza paritari e se si inserisce in un contesto dove vi sono anche offerte di reti in pluriman-dato. Su questo punto si sente invece aria di passi indietro mentre è una sfida che le com-pagnie dovrebbero cogliere. Reti più aperte, facilmente adattabili alla realtà locale: ciò può rendere più facile affrontare il nuovo che a-vanza. Anche sul lato vita è possibile atten-dersi cambiamenti. In questo contesto di crisi c’è ad esempio da domandarsi se banche e assicurazioni avranno ancora incentivi ad ope-rare in joint venture sul lato produttivo o se invece si andrà verso contesti più specializzati per tipo di attività svolta. E non è affatto scon-

tato che gli sportelli bancari proseguano con un assetto “monoprodotto” vale a dire con le-gami con una sola compagnia. D - Gli aiuti che alcuni Stati esteri hanno dato ad imprese assicurative e a noti ban-cassicuratori non creano a questi beneficia-ri, posizioni di vantaggio concorrenziale? R- E’ ovvio che a fronte di un’economia glo-balizzata i sostegni alle singole imprese pos-sono creare distorsioni concorrenziali: per questo motivo credo che vada apprezzato l’orientamento dell’Europa che ha autorizzato gli interventi nel capitale delle imprese pro-prio a patto che non creino discriminazioni. I Paesi aderenti potranno dunque intervenire ma solo all’interno di una cornice comune e solo a patto che le misure non penalizzino le im-prese più efficienti. D - Di fronte all’incalzare delle catastrofi naturali, che costano un fiume di euro allo Stato, perché non si riesce in Italia da anni ad allegerirne l’impatto con il varo dell’assicurazione obbligatoria danni cata-strofali che anche in Romania è stata in questi giorni realizzata? R - Più volte il legislatore ha tentato di affron-tare questo tema che, dal punto di vista Anti-trust, è estremamente delicato. Non c’è alcuna preclusione a che una serie di funzioni, fino ad oggi garantite dallo Stato, siano svolte dal mercato. Le soluzioni individuate dovrebbero però garantire che non ci siano distorsioni concorrenziali, spesso legate al concetto stes-so di obbligatorietà. L’imposizione di un ob-bligo assicurativo contribuisce, infatti, ad irri-gidire la domanda dei consumatori, che saran-no indotti ad accettare le condizioni praticate dalle imprese, anche quando le considerano particolarmente gravose. Occorre dunque una divisione chiara tra intervento pubblico, a ca-rico della fiscalità generale, che tuteli le esi-genze dei più deboli, e intervento privato, che va affidato pienamente ai meccanismi concor-renziali, senza un eccesso di regolamentazio-ne. A ciò si aggiunga il ruolo peculiare dei consorzi rispetto alla rete di agenti, ruolo che, per taluni legami talvolta non molto chiari con le compagnie, richiedono particolare attenzio-ne.

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NECESSARIA UNA SVOLTA CULTURALE DELLA POLITICA NECESSARIA UNA SVOLTA CULTURALE DELLA POLITICA NECESSARIA UNA SVOLTA CULTURALE DELLA POLITICA NECESSARIA UNA SVOLTA CULTURALE DELLA POLITICA IL SISTEMA ASSICURATIVO È UNA RISORSA DA VALORIZZARE NEL MONDO NUOVO NATO DALLA GLOBALIZZAZIONE Sen. Giorgio Benvenuto INTERVISTA/ Domanda - La crisi dei mercati immobi-liari e dei valori mobiliari, la caduta di fiducia dei risparmiatori nel sistema fi-nanziario, il calo del potere di acquisto e del volume del risparmio delle famiglie, a cui ora si aggiunge lo spettro della re-cessione nel sistema economico, rappre-sentano concreti fattori di rischio che possono avere conseguenze più dirette sull’attività delle Imprese di assicurazio-ne sia nei rami danni che in quelli vita? Risposta - Le imprese di assicurazione in generale e in modo più specifico per i rami danni e vita opereranno con difficoltà nei prossimi anni per la crisi dei mercati immo-biliari e dei valori mobiliari, che è lungi dall’essere conclusa. Va detto però che l’industria assicurativa, tranne alcune situazioni marginali, ha pa-trimoniali molto sani ed è in grado di regge-re meglio del sistema bancario e del sistema paese alle conseguenze di una recessione che non sarà breve. E’ come per la crisi delle forniture energeti-che dalla Russia, le scorte possono permet-tere di resistere: il tempo a disposizione de-ve però essere utilizzato per interventi strut-turali. D - E’ realistico pensare, ad esempio, che il forte calo dei rami vita ( il trend in fles-sione è, comunque, precedente al su-bprime) ma soprattutto che per la prima volta, il ramo rcauto (che ancora oggi rappresenta circa il 50% del settore dan-ni) ha registrato una contrazione nella raccolta premi complessiva, possano es-sere segnali preoccupanti che si sta an-dando verso una recessione del mercato assicurativo?

R - L’orizzonte è denso di nubi. La reces-sione è in atto: E’ difficile prevedere la ri-presa. L’Italia arranca per un debito pubbli-co che non riesce a diminuire ed ha difficol-tà enormi per quanto riguarda il controllo della spesa pubblica. Molto dipende da quello che avverrà negli altri paesi ed in Eu-ropa; la speranza è di agganciarsi alla lo-comotiva tedesca se, come si può sperare, si rimetterà in moto. Segnali confortanti ven-gono dalla tenuta delle esportazioni che so-no addirittura aumentate negli ultimi mesi. D -In questo scenario, quali strategie è necessario mettere in atto nella “politica” delle Imprese per reagire a questa com-plessa situazione e per ridurre al minimo possibile l’impatto di queste “novità”? R - Le imprese assicurative devono raffor-zare la propria immagine e riuscire a recu-perare iniziativa nei confronti della politica in modo autonomo rispetto al mondo del credito. Rifletterei sulla utilità di mantenere la Federazione ABI-ANIA. Non ne ho visto dei risultati convincenti; anzi si è accentua-to quel pregiudizio largamente diffuso se-condo il quale banche ed assicurazioni sono la stessa cosa. Errore che per anni ha porta-to ad un lungo braccio di ferro tra una mag-gioranza trasversale ed una minoranza anch’essa trasversale in Parlamento per e-liminare le autority nel campo assicurativo. Personalmente sono soddisfatto di essermi battuto sinora con successo per il manteni-mento dell’ISVAP e della COVIP. Banche ed assicurazioni sono realtà diverse. Il Presidente dell’ISVAP Giannini giusta-mente ha sottolineato di recente in un’audizione in Parlamento che “la banca si occupa degli attivi, dei crediti che elargisce,

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mentre l’assicurazione si occupa dei passi-vi, cioè delle riserve”. D - I rapporti tra sistema assicurativo e mondo della finanza possono risentire e, nel caso fino a che punto, della crisi fi-nanziaria? R - Si, non c’è dubbio ed è già avvenuto. La finanza è essenziale nello svolgimento dell’attività assicurativa: essa garantisce la solvibilità delle imprese, assicura la stabili-tà del mercato. Insomma garantisce i diritti degli assicurati e dei danneggiati. La finan-za è quindi un mezzo e non il fine per il set-tore assicurativo. Occorre, insisto, che non ci sia confusione o assimilazione tra siste-ma bancario ed assicurativo. D -E’ utile introdurre modifiche nella po-litica fiscale assicurativa e riconsiderare, in particolare, gli inasprimenti fiscali in-trodotti negli ultimi anni nel settore? R - E’ necessario. La politica fiscale nei confronti del settore assicurativo è arcaica e, per lo stato, autolesionistica.Il Welfare non può essere più garantito a tutti i cittadi-ni: persino i paesi che avevano sposato il principio dello stato sociale (“dalla culla alla tomba”) hanno dovuto ricorrere a forme di integrazione e di sussidiarietà.E’ neces-sario rivedere il sistema fiscale riducendo e uniformando le aliquote e introducendo for-ti agevolazioni, soprattutto nel ramo vita, anche con incentivazioni (interessanti le proposte per una fiscalità zero sui guadagni sulle polizze dopo un certo numero di an-ni).Occorre rivedere anche la demagogia da destra e da sinistra con le quali si è operato negli ultimi anni sul sistema assicurativo e su quello bancario. Siamo in alcuni casi al ridicolo. Nel mondo politico e nell’attuale Governo ci si vanta di aver previsto in tempo la crisi finanziaria. E’ vero. Ma se si sapeva quello che stava per arrivare perché a giugno il Governo, vestendo i panni di Robin Hood, ha inaspri-to la politica fiscale con una demonizzazio-ne dei sistemi assicurativi e bancari? Perché

poi a novembre si è cominciato a fare mar-cia indietro? Insomma, occorre che politica (“chi è senza peccato scagli la prima pietra”) faccia una svolta culturale: il sistema assicurativo è una risorsa da valorizzare nel mondo nuovo nato dalla globalizzazione. D - La situazione che la crisi ha generato rende ora ancor più necessario un forte rilancio del ruolo delle assicurazioni nel-le coperture di forte rilevanza sociale che esse possono dare agli individui ed alle imprese, con conseguente beneficio per la stessa economia? R - La recessione, ma soprattutto l’entità del nostro debito pubblico, l’andamento in-controllabile delle spese dello Stato, l’esorbitante pressione fiscale, spingono a favorire la destinazione di una parte del ri-sparmio verso il sistema assicurativo. La politica fiscale deve essere completamente nuova e non si deve temere l’allargamento degli spazi assicurativi in nuovi campi (penso ad un intervento nel ramo rischi ca-tastrofali). E’ da immaginare inoltre per il sostegno alle imprese (credito e riassicurazioni) di introdurre norme che consentano maggiori deduzioni fiscali in caso di insolvenza o di fallimento. D - In tale contesto é essenziale che lo Stato svolga ora una parte attiva e con-vincente a sostegno della reattività del settore assicurativo, ad esempio realiz-zando importanti partnership pubblico-privato nel campo della salute e della previdenza che potrebbero rappresenta-re delle sostanziali boccate di ossigeno? R - Forme di partnership pubblico-privato già sperimentate con successo in altri paesi, potrebbero essere introdotte nel nostro pae-se. Penso oltre al campo dei rischi catastro-fali, ai settori della sanità, ai problemi dei non autosufficienti, al sistema della previ-denza integrativa.

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MUOVERSI CON GRANDE ATTENZIONE, PUNTARE SUL CONTENIMENTO DEI COSTI DI GESTIONE, NON RINUNCIARE ALLO SVILUPPO AZIENDALE FAUSTO MARCHIONNI

Amministratore Delegato-Direttore Generale FONDIARIA-SAI INTERVISTA/ Domanda - La crisi dei mercati immobi-liari e dei valori mobiliari, la caduta di fiducia dei risparmiatori nel sistema fi-nanziario, il calo del potere di acquisto e del volume del risparmio delle famiglie, a cui ora si aggiunge lo spettro della re-cessione nel sistema economico, rappre-sentano concreti fattori di rischio che possono avere conseguenze più dirette sull’attività delle Imprese di assicurazio-ne sia nei rami Danni che in quelli Vita? Risposta - Quella che stiamo fronteggiando è una crisi sistemica, e come tale è naturale che abbia un impatto anche sul settore assi-curativo e i suoi singoli comparti. Di una possibile evoluzione negativa dello scenario economico, peraltro, noi assicuratori ave-vamo avuto le prime avvisaglie circa un an-no fa proprio dal settore Vita, quando un sensibile numero di clienti decise di conge-lare, parzialmente o integralmente, i propri investimenti: un segnale chiaro della ridu-zione di liquidità nelle famiglie italiane. D - È realistico pensare, ad esempio, che il forte calo dei rami vita (il trend in fles-sione è, comunque, precedente al su-bprime), ma soprattutto, per la prima volta, la contrazione registrata nel ramo Rcauto può essere un segnale che si sta andando verso una recessione del merca-to assicurativo? R - È opportuno porre alcuni distinguo nell’analisi dell’andamento delle polizze Vita e delle RcAuto. La flessione dei con-tratti Vita, per esempio, segue l’andamento

di un mercato in cui la repentina contrazio-ne della massa gestita ha – per lo più nel breve periodo – riflessi sui sottostanti delle varie polizze. Il discorso è, invece, diverso nel caso delle polizze RcAuto, per le quali a fronte di una contrazione delle immatricolazioni e cioè del “nuovo” con abbattimento del premio medio, si è registrato un sensibile aumento della concorrenza. In questo contesto, la risposta del Gruppo Fondiaria Sai è stata quella di accrescere ulteriormente l’eccellenza del servizio, pur nell’abbattimento del costo del sinistro, con iniziative come Auto Presto & Bene. Tanto è vero che a fronte di una diminuzio-ne dei costi di circa il 15%, abbiamo rag-giunto l’obiettivo dell’abbattimento “tecni-co” della tariffa. Proprio grazie all’efficienza di questo sistema, nei nostri centri di riparazione ripariamo gratuitamen-te l’auto degli assicurati che hanno un sini-stro con ragione e, tutto questo, con uno sconto del 10% della tariffa. D - In questo scenario, quali strategie sa-rebbe necessario mettere in atto nella “politica” delle Imprese per reagire a questa complessa situazione e per ridurre al minimo possibile l’impatto di queste “novità”? R - Nessuno può dire con certezza quando finirà e quanto sarà profonda la crisi. In questo momento è opportuno muoversi con grande attenzione e oculatezza, puntando sul contenimento dei costi di gestione sen-

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za, tuttavia, rinunciare allo sviluppo azien-dale. D - È utile, per sostenere l’attività assicu-rativa e dare un forte impulso al suo svi-luppo, introdurre modifiche nella politica fiscale assicurativa e riconsiderare, in particolare, gli inasprimenti fiscali intro-dotti negli ultimi anni, creando cosi con-crete condizioni per far uscire il nostro Paese dalla situazione di sottoassicura-zione in cui è relegato? R - Sappiamo da tempo che l’Italia è un pa-ese sottoassicurato, circostanza che espone molte famiglie e imprese alle conseguenze negative degli imprevisti. Questa situazio-ne, inoltre, accentua la pressione sul bilan-cio dello Stato, garante ultimo di ogni squi-librio sociale. Per far fronte al problema sa-rebbe importante ridurre gli oneri fiscali connessi all’acquisto delle polizze, che in Italia sono assai più alti della media euro-pea, soprattutto sulle coperture di responsa-bilità civile, sull’RcAuto e sulle polizze In-cendio. D - La situazione che la crisi ha generato rende ora ancor più necessario un forte rilancio del ruolo delle assicurazioni nel-le coperture di forte rilevanza sociale che esse possono dare agli individui e alle imprese, con conseguente beneficio per la stessa economia? R - Riallacciandomi a quanto detto poc’anzi, è evidente che se il Paese recupe-rasse il gap assicurativo rispetto al resto d’Europa, si innescherebbe una dinamica virtuosa che porterebbe benefici ai conti pubblici e ai cittadini, quindi alla società in

senso ampio. Peraltro, le assicurazioni eser-citano di per sé un importante ruolo sociale, sia all’interno del sistema finanziario, dove investono le riserve tecniche per poter rim-borsare i sinistri, sia al di fuori del sistema finanziario, quando rispondono ai propri impegni verso gli assicurati. Non dobbiamo dimenticare, infine, che le compagnie assi-curative sono intermediari che investono somme rilevanti a lungo termine, fattore che contribuisce a dare equilibrio ai merca-ti, con ricadute positive sull’intera econo-mia. D- In tale contesto é essenziale che lo Stato svolga ora una parte attiva e con-vincente a sostegno della reattività del settore assicurativo, ad esempio realiz-zando importanti partnership pubblico-privato nel campo della salute e della previdenza, che potrebbero rappresenta-re delle sostanziali boccate di ossigeno? R - Nella sfida alla crisi l’ente pubblico è chiamato a svolgere bene il suo compito istituzionale: produrre leggi che supportino e accompagnino lo sviluppo e la ripresa e-conomica. A questo proposito ho fatto rife-rimento alla possibilità di ridurre gli oneri fiscali connessi alle polizze, ma citerei an-che la recente Legge 185, il cosiddetto De-creto anti-crisi, che a mio avviso è una pri-ma risposta concreta alle esigenze delle im-prese. Per esprimere un giudizio completo, tuttavia, le società assicurative attendono di conoscere le indicazioni che le autorità di vigilanza daranno in tema di copertura delle riserve e margine di solvibilità.

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RRRRiportare l’attività finanziaria internazionale iportare l’attività finanziaria internazionale iportare l’attività finanziaria internazionale iportare l’attività finanziaria internazionale entro livelli di prudenza complessiva entro livelli di prudenza complessiva entro livelli di prudenza complessiva entro livelli di prudenza complessiva Riscoprire gli aspetti fondamentali della professione assicurativa FEERICO CORRADINI

Vice Direttore Generale Area Danni Unipol Gruppo Finanziario

INTERVISTA/ Domanda - La crisi dei mercati immobi-liari e dei valori mobiliari, la caduta di fiducia dei risparmiatori nel sistema fi-nanziario, il calo del potere di acquisto e del volume del risparmio delle famiglie, a cui ora si aggiunge lo spettro della re-cessione nel sistema economico, rappre-sentano concreti fattori di rischio che possono avere conseguenze più dirette sull’attività delle imprese di assicurazio-ne sia nei rami Danni che in quelli Vita? E’ realistico pensare, ad esempio, che il forte calo dei rami vita (il trend in fles-sione è, comunque, precedente al su-bprime) ma soprattutto che per la prima volta, il ramo RCAuto (che ancora oggi rappresenta circa il 50% del settore dan-ni) ha registrato una contrazione nella raccolta premi complessiva, possano es-sere segnali preoccupanti che si sta an-dando verso una recessione del mercato assicurativo? Risposta - Le previsioni per il settore assi-curativo nel 2009 non possono non tenere conto della perdurante crisi finanziaria in-nescata dalla crisi immobiliare statunitense e dalla parallela recessione che sta afflig-gendo i principali paesi industrializzati e, in particolare, l’Italia, determinando un netto deterioramento del quadro economico. L’Italia registrerà una contrazione del pro-dotto interno lordo, alimentata dal brusco calo degli investimenti, da un’ulteriore fles-sione dei consumi delle famiglie, dal cre

scere della disoccupazione. Dal canto suo, la capacità di spesa anticongiunturale della pubblica amministrazione è soggetta ai vin-coli comunitari del deficit di bilancio. È ovvio che un’economia in recessione, la cui durata è prevista in 18-24 mesi, deter-mina delle difficoltà per il mercato assicura-tivo, anche se, per converso, la domanda di sicurezza e di protezione tende ad aumenta-re e quindi possono manifestarsi opportuni-tà significative in alcuni settori. Il comparto Vita, per la natura stessa del business, più legato alla finanza per la componente di investimento dei prodotti, è destinato a subire maggiormente i contrac-colpi di mercati finanziari ancora altamente volatili., come testimoniano i dati disponi-bili più recenti. Nel 2009 l’assicurazione Vita subirà un ul-teriore ridimensionamento, per effetto della preferenza che gli istituti di credito manife-steranno per il collocamento presso la clien-tela retail di prodotti di raccolta diretta, a scapito del risparmio gestito e delle polizze Vita vendute attraverso il canale della ban-cassicurazione. Si registrerà però una ripre-sa delle reti agenziali e torneranno di attua-lità i prodotti a maggior componente assicu-rativa, a garanzia e copertura dei rischi atti-nenti alla vita umana, anche di longevità. Se il comparto Vita va in contrazione, nel comparto Danni non tutti i settori sono in calo. Ce ne sono alcuni che vanno in con

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trotendenza e manifestano una buona spinta propulsiva: malattia, perdite pecuniarie e assistenza. Il ramo RCAuto, che rappresenta circa il 50% dell’intera raccolta Danni, ha registra-to nel primo semestre del 2008 una flessione del 3%, dovuta sostanzialmente alla progressi-va riduzione del premio medio effettiva-mente pagato dagli assicurati per effetto sia del clima competitivo, sia della normativa di recente emanazione, che convergono nel determinare un contenimento delle tariffe applicate agli assicurati. Il clima recessivo, che accentuerà la crisi del mercato auto e la conseguente staticità del parco veicoli, de-terminerà una stasi anche nella raccolta premi del ramo. Lo sviluppo degli altri rami Danni troverà un limite nella scarsa dinamica congiuntu-rale (segmento imprese) o nella limitata ca-pacità di spese delle famiglie (segmento persone), determinata dal perverso incrocio tra redditi statici o in calo e inflazione in crescita. D - In questo scenario, quali strategie è necessario mettere in atto nella “politica” delle imprese per reagire a questa com-plessa situazione e per ridurre al minimo possibile l’impatto di queste “novità”? Le imprese, come sembra di cogliere dai primi segnali, “torneranno” ad avvici-narsi all’assicurazione danni mettendo al centro delle proprie strategie il saldo tec-nico e diminuendo i propri obiettivi pro-duttivi, oppure privilegeranno questi ul-timi? R - Le previsioni per il 2009 sono più nega-tive rispetto a qualche mese fa, anche se le misure di rilancio dell’attività economica e dei consumi previste a livello europeo e na-zionale, che andrebbero però rafforzate, do-vrebbero consentire una certa riduzione dell’impatto. Se da un lato è interesse di tutti – Governi, Banche Centrali e Regolatori – intervenire per evitare l’ulteriore precipitare della crisi,

dall’altro è necessario riportare l’attività finanziaria internazionale entro livelli di prudenza complessiva. Le singole imprese devono agire al proprio interno per ritrovarsi più competitive di prima finito il periodo di crisi, utilizzando al meglio le proprie risorse umane, profes-sionali e finanziarie. I risultati dell’impresa devono derivare da un’efficiente organizza-zione delle risorse, che produca un adegua-to controllo dei costi. Le compagnie devono tornare a fare il loro lavoro di sempre, muovendosi con prudenza e autonomia di pensiero, ma senza rinunciare alle sfide ed alle innovazioni, di prodotto e di processo, con una politica di motivazione non esaspe-rata delle reti commerciali. Si tratta di riscoprire alcuni aspetti fonda-mentali della professione assicurativa, riav-vicinandosi all’economia reale e rispettando la domanda delle famiglie e delle imprese, soprattutto piccole e medie. Occorre svi-luppare sistemi più avanzati di relazione con la clientela, essere in grado di analizza-re le caratteristiche, anche in termini di pro-filo di rischio, dei singoli clienti e imparare ad incrociare queste analisi con le caratteri-stiche dei prodotti offerti. Si deve poter de-terminare un punto di equilibro tra rischio e rendimento, sia per l’impresa, sia per il cli-ente. Così si tutelano il patrimonio e l’equilibrio finanziario complessivo di lungo periodo, dell’azienda e degli assicurati. Forse la red-ditività di ogni singola operazione sarà più contenuta, ma il risultato complessivo sarà più sostenibile. Una volta di più, si è visto che il conto economico dell’assicurazione regge nel lungo periodo se non si privilegia il solo sviluppo dei volumi. Domanda - I rapporti tra sistema assicu-rativo e mondo della finanza possono ri-sentire e, nel caso fino a che punto, della crisi finanziaria? R - L’attività assicurativa e quella bancaria-finanziaria sono sempre state tra loro in for-te interdipendenza - un’interdipendenza che

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la crisi finanziaria non ha fatto altro che mettere in rilievo. Si calcola che gli assicu-ratori europei, prima della crisi, effettuasse-ro investimenti nei mercati finanziari per oltre 6.500 miliardi di euro. La consistenza delle masse finanziarie investite dalle com-pagnie rappresenta un potenziale fattore di instabilità per l’intero sistema e può essere di fatto un elemento di trasmissione di e-ventuali turbolenze da un settore all’altro, a prescindere da dove esse abbiano inizio. Occorre dunque una strategia comune nell’analisi dei rischi e nella prevenzione delle crisi, l’uso di stress test per identifica-re esposizioni eccessive e anomale concen-trazioni dei rischi, una stretta collaborazio-ne tra Regolatori, Autorità di vigilanza e mercati, sia bancario, sia assicurativo. D - E’ utile introdurre modifiche nella politica fiscale assicurativa e riconside-rare, in particolare, gli inasprimenti fi-scali introdotti negli ultimi anni nel set-tore? R - Le compagnie di assicurazione, già dal 2002, finanziano le casse erariali in modo massiccio, con le disposizioni introdotte dal D.L. 209/2002 e, da ultimo, dal D.L. 112/2008. Ad esempio, le compagnie sono tenute al versamento di un’imposta sostitu-tiva sulle riserve del comparto Vita, la cui percentuale è salita negli anni dallo 0,20% all’attuale 0,39%; è scesa la quota deducibi-le nell’esercizio della variazione della riser-va sinistri di lungo periodo, con percentuali di differimento sempre maggiori e sempre più dilazionate nel tempo (attualmente 52,5% in 18 anni); il versamento che le compagnie effettuano annualmente a no-vembre a titolo di acconto dell’imposta sul-le assicurazioni è stato elevato dal 12,5% al 14% per il 2008 al 30% per il 2009 ed al 40% negli anni successivi. In ultimo, è stata recentemente limitata la deducibilità degli interessi passivi ai fini IRES e IRAP, con una misura ad hoc peggiorativa rispetto a quella introdotta per la generalità delle im-prese industriali.

Per contro, non solo sono rimasti immutati negli anni i plafond per la deducibili-tà/detraibilità fiscale relativa sia alle polizze aventi contenuto previdenziale, sia alle po-lizze vita, infortuni e di non autosufficienza (un unico plafond per le tre tipologie), ma non è mai stata introdotta la possibilità di detrazione fiscale per le coperture malattia integrative. Il settore dovrebbe quantomeno non essere più assoggettato ad incrementi di prelievi fiscali, come se si trattasse dell’unico setto-re che guadagna, insieme a quello bancario. Bisognerebbe contrastare in maniera più efficace l’evasione fiscale, anche attraverso la semplificazione della normativa, oggi contorta e farraginosa, piuttosto che conti-nuare ad appesantire la fiscalità di settori dove l’evasione è pressoché nulla. D - La situazione che la crisi ha generato rende ora ancor più necessario un forte rilancio del ruolo delle assicurazioni nel-le coperture di forte rilevanza sociale che esse possono dare agli individui ed alle imprese, con conseguente beneficio per la stessa economia? R - Come si è detto, nei momenti di crisi ad una contrazione in alcuni settori, per diffi-coltà oggettive, può corrispondere un au-mento della domanda di sicurezza e di pro-tezione. In altre parole, possono manifestar-si altre opportunità significative. Per farlo, le imprese di assicurazione devono rico-minciare a considerare le necessità dei pro-pri clienti, soprattutto persone e famiglie, per le quali sicurezza stradale, ma anche previdenziale e sanitaria, tutela del rispar-mio, costituiscono un primario valore socia-le. Si situa in questo contesto la decisione di Unipol Gruppo Finanziario di intervenire per tutelare i propri clienti che avevano sot-toscritto polizze index-linked, aventi sotto-stanti titoli Lehman, malgrado esse preve-dano contrattualmente che il rischio dell’investimento sia in capo al contraente. Con questa iniziativa, UGF ha riaffermato il

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proprio impegno ad operare nell’interesse dei propri clienti e dei risparmiatori, in coe-renza con le sue profonde radici e con la costante attenzione alle esigenze di tutti i propri stakeholder. Essere socialmente re-sponsabili significa anzitutto gestire l’attività economica con equilibrio e lungi-miranza, perseguendo obiettivi di redditivi-tà in un’ottica di lungo periodo e senza che ciò vada a discapito delle esigenze delle persone, soprattutto di quelle più deboli. Domanda - In tale contesto, è essenziale che lo Stato svolga ora una parte attiva e convincente a sostegno della reattività del settore assicurativo, ad esempio realiz-zando importanti partnership pubblico-privato nel campo della salute e della previdenza, che potrebbero rappresenta-re delle sostanziali boccate di ossigeno? R -Da un lato, lo Stato può decidere di in-tervenire, come ha fatto il governo ameri-cano con le banche e con l’AIG. Ma la si-tuazione italiana non è come quella ameri-cana e questo percorso non è ipotizzabile. Il settore assicurativo europeo si sta dotan-do di un nuovo quadro di vigilanza pruden-ziale (il cosiddetto Solvency II, che entrerà in vigore in Europa nel 2012), con gli obiet-tivi, tra l’altro, di aumentare la propria competitività internazionale, integrare il mercato e proteggere i contraenti. Affinché il nuovo approccio economico sia efficace ed efficiente (i costi di conformità non devono superare i relativi benefici), è necessario mantenere alta l’attenzione su alcuni punti. Tra questi, è opportuno ricor-

darne tre: la nascita di un mercato dei rischi assicurativi; una classificazione degli stru-menti di capitale delle compagnie di assicu-razione chiara ed omogenea con quella del-le banche; un’analisi efficace di quei rischi che, per loro natura, sfuggono ai modelli quantitativi. Inoltre, vale la pena ricordare che, più in generale, la stabilità finanziaria dipende da temi trasversali e di integrazione dei settori bancario ed assicurativo. Di fronte a tale complessità e alla necessità di assicurare il massimo di stabilità del si-stema finanziario, è indispensabile che si sviluppi la collaborazione tra Regolatori, Autorità di Vigilanza ed operatori di en-trambi i settori, bancario ed assicurativo, pur nel rispetto delle loro differenze e delle loro autonome funzioni. Il Governo deve intervenire per attuare le riforme che non sono state fatte, per per-mettere ai cittadini una maggiore accessibi-lità ai servizi assicurativi, bancari e finan-ziari, a condizioni più vantaggiose. Non oc-corrono sussidi, ma riforme.

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Dovere del mercato e’ quello di tornare a “fare assicurazione vita” TTTTrasparenza, chiarezza, rasparenza, chiarezza, rasparenza, chiarezza, rasparenza, chiarezza, richiamo imperioso alla cultura di chi vende richiamo imperioso alla cultura di chi vende richiamo imperioso alla cultura di chi vende richiamo imperioso alla cultura di chi vende éééé la lezione da trarre dalla crisi la lezione da trarre dalla crisi la lezione da trarre dalla crisi la lezione da trarre dalla crisi FRANCESCO G. PAPARELLA

Presidente dell’AIBA INTERVISTA/ Domanda - La crisi dei mercati immobiliari e dei valori mobiliari, la caduta di fiducia dei risparmiatori nel sistema finanziario, il calo del potere di acquisto e del volume del risparmio delle famiglie, a cui ora si ag-giunge lo spettro della recessione nel siste-ma economico, rappresentano concreti fat-tori di rischio che possono avere conse-guenze più dirette sull’attività delle Impre-se di assicurazione sia nei rami danni che in quelli vita? Risposta - Non sappiamo se il settore assicu-rativo rifletta, nei suoi valori di crescita e di decremento, i valori della società in cui vi-viamo. E’ però evidente che la caduta della capacità del potere di acquisto si riflette anche sull’offerta assicurativa, cioè sulla crescita dei premi assicurativi. Non è infatti un caso che, per l’impatto che lo tsumani finanziario che si è abbattuto anche sul settore con conseguenze sulla sua stessa credibilità, vi sia un trend in flessione della raccolta premi sia dei rami vita che dei rami danni. Per la prima volta, poi, si registra anche una riduzione nella raccolta dei premi nella rcauto. Ma già nei primi sei mesi del 2008, cioè pri-ma che esplodesse la crisi finanziaria interna-zionale, si era avvertita una riduzione dei premi dell’1% che a fine anno 2008 prevedi-bilmente sarà del 2-3%. D. A proposito della Rcauto quali possono essere le cause nella flessione dei premi?

R. Sono diverse le cause della riduzione dei premi rcauto, che per questo ramo rappresenta un’assoluta novità: la crescente evasione dall’obbligo assicurativo, la diminuzione dei livelli delle tariffe rcauto, lo stesso proliferare delle compagnie “pirata” che rappresentano la riprovevole via di fuga di chi, furbescamente, non vuole pagare il premio. Un fenomeno questo che c’è sempre stato, specie nelle re-gioni meridionali, ma che ora sembra essere in aumento. Spetta all’Isvap sorvegliare con la massima attenzione per contrastarlo efficacemente. In realtà l’Istituto cerca di farlo nel migliore dei modi, visto il crescente numero delle compa-gnie “pirata” che riesce a scovare. Comunque questa complessiva situazione di flessione della Rcauto potrà essere messa me-glio a fuoco nel 2009 quando sarà possibile verificare sia l’impatto degli adeguamenti ta-riffari che si saranno avuti in alto o in basso, che quello dei canali alternativi sulla distribu-zione rispetto al canale tradizionale agenzia-le, che fino ad oggi è stato il principale distri-butore delle polizze rcauto. A riguardo un a-spetto che andrebbe meglio analizzato, per avere una realistica spiegazione della riduzio-ne del volume dei premi rcauto, sarebbe quel-lo di sapere in quale percentuale concorrono a questo trend in discesa le compagnie telefo-niche che come si sa offrono tariffe a prezzi notevolmente più basse di quelle delle Impre-se. Si parla di una percentuale del 3%, ma, vista la crescente diffusione dell’offerta via

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telefono e anche via internet, questa percentu-ale dovrebbe aggirarsi sul 5-6%. D. Ma questo calo della raccolta premi sia nel ramo vita che di quelli danni può esse-re un segnale di recessione del mercato as-sicurativo? R. - Ritengo che se il comparto industriale sia in recessione non si vede come le conseguen-ze non possano non registrarsi verificarsi an-che nel mercato assicurativo. D. Se è cosi quali possono essere le conse-guenze? R. Non può preoccupare più di tanto una re-cessione nel ramo vita, visto che negli ultimi dieci anni la sua crescita è stata “drogata” per la commistione nel Vita di quei prodotti strut-turati, cosiddetti “tossici”, finalizzati ad inve-stimenti speculativi e che hanno concorso, come tutti sappiamo, in maniera determinante, allo tsumani che si è abbattuto sui mercati finanziari . Personalmente ho sempre sostenuto e conti-nuo a sostenere che una unit linked non può essere preceduta dal termine “polizza” in quanto genera nell’acquirente la falsa convin-zione che si tratta di un trasferimento di ri-schio, mentre in realtà, senza saperlo, il ri-schio è a suo carico. Questa specifica attività svolta nel settore vita dal mercato, ha deter-minato, negli anni scorsi, un sensibile aumen-to del ramo vita, un aumento però, chiaramen-te “non veritiero” dal punto di vista stretta-mente assicurativo. Infatti, il ramo vita negli ultimi anni non è aumentato nelle polizze temporanee caso mor-te, né su quelle a capitalizzazione a rendita garantita. E’ aumentato raccogliendo soprat-tutto pubblico risparmio. In sostanza compor-tandosi come uno “sportello” alternativo a quello delle banche. Una siffatta commistione ha generato così la crisi mondiale a cui assistiamo che deriva so-prattutto dalla ridotta capacità ad accantonare risparmio. In proposito va sottolineato che in Italia, nonostante la crisi che tuttora viviamo, si fa ancora risparmio che è una tradizionale peculiarità propria dei nostri connazionali che dimostrano di aver capito che il risparmio ge-nerato dalla finanza creativa rappresenta un risparmio ad alto tasso di rischio. Ora, dovere del mercato é quello di tornare a fare “assicurazione vita” , cioè da una parte

deve esserci l’assicuratore che offre una po-lizza vita assumendosene il relativo rischio e dall’altra l’acquirente che deve essere consa-pevole che gli trasferisce il rischio per il quale si assicura. D. A suo giudizio la crisi generata dai pro-dotti “tossici” chiama in causa problemi di etica? R. La crisi generata dalla vendita di questo tipo di prodotti strutturati a rendimenti altis-simi , non è una crisi di onesta o disonestà, ma di credibilità del sistema. Con la vendita di questi prodotti, infatti, si volevano garantire determinate prestazioni, che in realtà non ve-nivano garantite, per cui il risparmiatore non può poi stupirsi o arrabbiarsi se queste poi non si sono realizzate, E’ stata una situazione che è andata avanti per anni, schermata dal trend in crescita delle as-sicurazioni vita, fino a quando non è esplosa drammaticamente con il fallimento di Lehman Brothers e quindi con la conseguente bufera finanziaria. D. Questa crisi quali prospettive ora apre? R. Dobbiamo mettere in conto che la vera crisi, se ci riferiamo ai fondamentali, cioè all’industria grande, media e piccola e allo stile di vita delle persone, avrà un impatto nel 2009 quando presumibilmente potrà verificar-si una stretta creditizia che morderà soprattut-to la piccola impresa che spesso fa ricorso al credito non per investimenti produttivi ma per pagare i propri dipendenti. E la conseguenza sarà che molte aziende si vedranno costrette a fare tagli pesanti che si ripercuoteranno sull’occupazione. E già si parla di 900mila disoccupati nel 2009. D. Ma queste unit linked che stanno nel por-tafoglio delle compagnie cosa rappresenta-no oggi? R. Oggi non ne abbiamo percezione, e la tra-sparenza dovrebbe imporla. Forse l’avremo con i primi bilanci del 2009. Con il meccani-smo perverso che si era istaurato, il denaro che cambiava di mano di volta in volta, cre-scendo ad ogni passaggio, ha reso impossibile sapere dove andasse a finire. E’ quindi molto probabile che solo quando le compagnie fa-ranno i conti prima di chiudere i bilanci sarà possibile accertarlo. Oggi, tra l’altro, proprio per la poca traspa-renza tipica del settore, le compagnie che

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hanno perso o stanno perdendo molto con la crisi finanziaria tacciono. Noi sappiamo solo di quelle compagnie che per fortuna, capacità, tradizione, prudenza non si sono esposte con investimenti nei prodotti “tossici”. D. Che fine faranno questi investimenti? R. Non è detto che non potrà aversi un recu-pero perché in una possibile ripresa questi in-vestimenti che oggi valgono carta straccia possono essere rimessi in linea. Faccio l’esempio di chi ha investito in questi prodotti e ha perso il 50%. Ha certamente perso molto ma ammortizzando i risultati molto alti degli anni precedenti, può arrivare anche a riequili-brare il sistema. E qui voglio fare alcune considerazioni che derivano dalla lezione della crisi finanziaria. Non è più possibile che i canali distributivi continuino tutti ad operare offrendo le stesse cose, finendo cosi con l’assommarsi l’uno all’altro. Ognuno deve ora fare il suo mestiere. La ban-ca raccolga il pubblico risparmio e faccia in-vestimenti finalizzati allo sviluppo, all’occupazione, eroghi mutui per l’acquisto di una casa e non dia l’ennesimo prestito su quella casa perché sia poi utilizzato per le vacanze. L’assicuratore deve, a sua volta, fare il suo mestiere, garantire tutele e non raccogliere pubblico risparmio per poi investirlo col si-stema lehmaniano. Deve farsi carico dei rischi dell’assicurato che a sua volta deve sapere che l’assicuratore glieli garantisce. La rete, dal canto suo, deve rendersi conto del prodotto che vende perché non è necessaria-mente cosi qualificata per saper distinguere nelle pieghe del prodotto finanziario puro co-me erano le unit-linked. Finora si è fidata della compagnia mandante che glielo descriveva come un ottimo inve-stimento per cui l’agente lo trasferiva come tale al cliente. Avveniva cosi che l’agente sollecitava anche per telefono il cliente a sottoscrivere quel tipo di emissione prospettandogli che sarebbe sca-duto entro pochi giorni il termine e che l’emissione era limitata. In sostanza gli sugge-riva quel tipo di prodotto come se gli riservas-se un favore. Ma l’agente cosa mai poteva sa-pere cosa si “nascondesse” dentro quella e-missione fatta tra l’altro a tamburo battente?

In conclusione , quindi, ognuno deve fare il proprio mestiere. Se non lo consoce deve cambiare strada. D. A suo giudizio gli eventi hanno portato ad una crisi di bancassicurazione? R. Va bene se in una struttura sia bancaria che assicurativa operi un’altra struttura che svolga la propria specifica attività. E’ legittimo quindi che al cliente si offra tutta una serie di servizi per fidelizzarlo. Ma deve essere spie-gato chiaramente al cliente, quando gli si offre un prodotto, se si tratta di un prodotto assicu-rativo, oppure di un prodotto finanziario. Tutto quindi ci porta al discorso della traspa-renza e della chiarezza ma che richiama an-che imperiosamente la cultura di chi vende questi prodotti che possono anche mettere a rischio la capacità reddituale di una famiglia e perciò non possono essere distribuiti da per-sone sprovvedute. Si tratta, e voglio sottoli-nearlo, di una responsabilità morale cha sia le banche che le compagnie debbono assumersi perché far vendere i prodotti assicurativi a persone non qualificate le espone a censura-bili comportamenti di ordine etico. D. Sotto questo aspetto l’AIBA è impegnata e come sul piano della Formazione? R. I nostri corsi di Formazione sono obbliga-tori. Già prima di ora mandavamo in forma-zione 1500 persone ogni anno, scelte tra i col-laboratori delle aziende nostre associate. Oggi sono più di tremila perché la formazione ob-bligatoria riguarda tutti i collaboratori di un broker e lo stesso broker. L’AIBA da sempre ha dato e continua a dif-fondere il messaggio secondo cui solo attra-verso la cultura consapevole del prodotto as-sicurativo che si vende al Cliente si rende un servizio con un valore aggiunto. Alla base del nostro lavoro è, infatti, ormai consolidata la piena consapevolezza della cultura dell’attenzione e dei reali bisogni del Cliente. Il Broker, pertanto, è un Intermediario non solo che vende un prodotto ma è prima di tut-to il Consulente del Cliente del quale recepi-sce e risolve le necessità effettive e sa essere anche capace, nel caso, di dirgli che non tutti i bisogni emergenti possono essere risolti da una polizza assicurativa. D. La Formazione è quindi basilare per gli intermediari. Ora deve essere ancheattesta-ta obbligatoriamente. Ma possono esserci

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casi in cui la formazione sia solo formale ai fini dell’attestato finale? R. Per quello che riguarda l’AIBA, da alcuni anni opera l’Accademia di Brokeraggio Assi-curativo con docenti di livello universitario, grossi sottoscrittori, grandi broker che opera-no sul mercato da anni, specializzati in deter-

minati settori. Si tratta di un corpo docenti di circa un centinaio di specialisti. Forniamo per-tanto una autentica formazione assicurativa con ore di studio e esami veri per cui alla fine dei corsi ne esce un operatore in grado di as-solvere pienamente il delicato compito di es-sere il Consulente fidato del Cliente.

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Il motore fondamentale della nostra redditività di lungo periodo:

“mestiere” assicurativo

e controllo dei rischi finanziari FABIO BUSCARINI

Amministratore Delegato-Direttore Generale di INA-ASSITALIA INTERVISTA/ Domanda - La crisi dei mercati immobi-liari e dei valori mobiliari, la caduta di fiducia dei risparmiatori nel sistema fi-nanziario, il calo del potere di acquisto e del volume del risparmio delle famiglie, a cui ora si aggiunge lo spettro della re-cessione nel sistema economico, rappre-sentano concreti fattori di rischio che possono avere conseguenze più dirette sull’attività delle Imprese di assicurazio-ne sia nei rami danni che in quelli vita? Risposta - La situazione che abbiamo di fronte è indubbiamente difficile. Negli ul-timi mesi l’economia mondiale ha vissuto il combinarsi di due shock: prima l’eccezionale dinamica dei prezzi delle ma-terie prime, in particolare del petrolio, poi lo scoppio delle bolle speculative sugli as-set finanziari statunitensi ed europei. Le conseguenze in termini di rallentamento dell’economia e di crisi del sistema finan-ziario, in particolare bancario, sono quoti-dianamente sotto gli occhi di tutti; tuttavia l’opera di contrasto messo in opera dai go-verni delle maggiori economie mondiali sembra poter arginare le conseguenze della crisi, riportando il sistema finanziario spe-

cie quello bancario, su un terreno di mag-giore stabilità. In un contesto così difficile gli operatori nazionali ed in particolare gli assicuratori italiani stanno reagendo, dimostrando la propria solidità ed una prudenza della ge-stione, scritta nel proprio DNA. La grande crisi finanziaria internazionale sta tuttavia lasciando in eredità un forte ral-lentamento dell’economia reale: l’Italia ov-viamente non fa eccezione, anche per il proprio fardello in termini di debito pubbli-co e ritardo di produttività. Lo scenario che fa da sfondo al nostro ope-rare quotidiano si deve confrontare dunque con una realtà fatta di famiglie ed imprese attente al proprio bilancio, pronte a sacrifi-care al presente le necessità future o la pre-venzione dei rischi. Di questa situazione siamo tutti consapevoli e la stiamo valutan-do con attenzione, al fine di porci nuovi o-biettivi, che siano realistici e al tempo stes-so sfidanti, come poi devono esserli, per definizione. Come già in passato ci concen-treremo nell’affinare ancora il nostro “core business” per renderlo il più rilevante pos-sibile ai nostri clienti. Per un’impresa assi-curativa come la nostra, simili crisi possono

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offrire grandi possibilità: la sicurezza, il rendimento e l’ottica di medio-lungo perio-do che offriamo con le nostre gestioni sepa-rate sono, per esempio, un’opportunità da valorizzare in momenti, come quelli attua-li,di grande volatilità. Non a caso, nono-stante si registri un calo nella raccolta del ramo vita, prevalentemente derivante dal mondo bancario, il canale tradizionale di Ramo I continua a tenere, segno che la ga-ranzia del rendimento e la sicurezza del ca-pitale investito rappresentano due fattori determinanti nella scelta degli investimenti, a scapito di soluzioni magari più allettanti dal punto di vista del ritorno finanziario ma sicu-ramente più rischiose. Sin dall’inizio della crisi, infatti, abbiamo concentrato i nostri sforzi su due aspetti fon-damentali. In primo luogo, il controllo dei ri-schi finanziari, attraverso una gestione attiva ed efficiente del rischio. In secondo luogo, sapendo che i redditi dei nostri investimenti in futuro saranno sottopo-sti a grandi pressioni, le nostre attenzioni si concentrano in modo particolare sul nostro mestiere di fondo, quello assicurativo, motore fondamentale della nostra redditività di lungo periodo. Se è vero che la situazione economica che ab-biamo di fronte è difficile è altrettanto vero che la nostra società e in particolare le fami-glie, sono sempre più consapevoli dei rischi cui sono sottoposte, sul fronte della tutela dei risparmi, della salute e del proprio futuro al termine dell’attività lavorativa. Per questo INA ASSITALIA lavora molto sul rinnovamento dell’offerta, puntando su pro-dotti assicurativi competitivi, flessibili, con componenti di protezione sempre più ricche e personalizzabili per rispondere ad ogni esi-genza. D- Le imprese, come sembra di cogliere dai primi segnali, “torneranno” ad avvici-narsi all’assicurazione danni mettendo al centro delle proprie strategie il saldo tecni-co e diminuendo i propri obiettivi produtti-vi, oppure privilegeranno questi ultimi? R - Per quanto riguarda INA Assitalia nei Rami Danni la strategia è sempre stata quella di “crescita profittevole” con particolare at-tenzione alla gestione del portafoglio. Le poli-

tiche assuntive, in particolar modo negli ulti-mi anni, sono sempre state molto accorte e hanno consentito di recuperare redditività in un comparto che storicamente, prima dell’ingresso del Gruppo Generali, non aveva dato risultati soddisfacenti. Pertanto si conti-nuerà sull’indirizzo attuale che ha consentito un miglioramento di tutti gli indicatori dell’area Danni. È comunque plausibile che tutto il settore cercherà di adoperare ancor maggior rigore nelle assunzioni in un momen-to di crisi economica in cui le compagnie pri-vate potrebbero essere impropriamente viste come “ammortizzatori sociali”. D - La situazione che la crisi ha generato rende ora ancor più necessario un forte ri-lancio del ruolo delle assicurazioni nelle coperture di forte rilevanza sociale che esse possono dare agli individui ed alle imprese, con conseguente beneficio per la stessa eco-nomia? R - Le Compagnie da sempre ricoprono que-sto ruolo, anche se in momenti in cui il vento dell’economia globale è più favorevole, ci si dimentica un po’ dell’importante compito ri-vestito del settore, privilegiando o enfatizzan-do di più il ruolo di altri operatori di settori affini con sovrapposizioni che forse hanno creato poca chiarezza anche agli occhi dei clienti. Di certo, in un momento in cui si ha bisogno di maggiori certezze il comparto po-trà occupare correttamente il posto che gli compete forte anche della solidità dimostrata in un momento critico nel quale società rite-nute solidissime sono balzate agli onori della cronaca, ma non per i brillanti risultati . Il mercato assicurativo, e in particolare il Grup-po Generali di cui INA Assitalia fa parte, è riuscito a navigare senza dover correggere la rotta in maniera significativa, anzi, ha potuto rassicurare la sua clientela della solidità che da sempre lo ha contraddistinto. D - In tale contesto é essenziale che lo Sta-to svolga ora una parte attiva e convincente a sostegno della reattività del settore assi-curativo, ad esempio realizzando importan-ti partnership pubblico-privato nel campo della salute e della previdenza che sarebbe-ro sostanziali boccate di ossigeno? R - L’argomento è molto delicato e sarebbe interessante affrontarlo su un tavolo comune nel quale le parti possano confrontarsi per tro

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vare il corretto trait d’union che consenta un intervento del settore privato a fianco del pubblico. Sarebbe utile per individuarne gli ambiti di applicazione e consentire alle Com-

pagnie di fornire un contributo fattivo compa-tibile con gli equilibri economici fondamentali per poter instaurare un rapporto duraturo e non dettato dalla contingenza.

LA DISTRIBUZIONE PROFESSIONALE DEGLI AGENTI LA DISTRIBUZIONE PROFESSIONALE DEGLI AGENTI LA DISTRIBUZIONE PROFESSIONALE DEGLI AGENTI LA DISTRIBUZIONE PROFESSIONALE DEGLI AGENTI SI È MANTENUTA AFFIDABILE SI È MANTENUTA AFFIDABILE SI È MANTENUTA AFFIDABILE SI È MANTENUTA AFFIDABILE E AL RIPARO DEL DISSESTO FINANZARIOE AL RIPARO DEL DISSESTO FINANZARIOE AL RIPARO DEL DISSESTO FINANZARIOE AL RIPARO DEL DISSESTO FINANZARIO La prova peggiore è stata la distribuzione bancaria TRISTANO GHIRONI Presidente dello SNA INTERVISTA/ Domanda - La crisi dei mercati immobiliari e dei valori mobiliari, la caduta di fiducia dei risparmiatori, il calo del potere di ac-quisto e del volume del risparmio delle fa-miglie, lo spettro della recessione, rappre-sentano fattori di rischio che possono avere conseguenze più dirette sull’attività delle Imprese di assicurazione sia nei rami danni che in quelli vita? Risposta - Le compagnie di assicurazione, al pari di ogni altra impresa, risentiranno in ma-niera notevole del dissesto dell’economia mondiale. Certamente il settore vita sarà maggiormente interessato dalla contrazione del livello di spesa dei cittadini e ciò per due ragioni essen-ziali: minori possibilità di investimento in previdenza e sfiducia verso il sistema finan-ziario internazionale che ha dato pessima di-mostrazione di sé soprattutto sul fattore della serietà e della trasparenza Gli scandali susseguitisi nel recente periodo, soprattutto negli USA, hanno minato alle fon-damenta la fiducia dei consumatori ed occor-reranno anni prima di ritrovare un equilibrio apprezzabile. Di tale situazione ne subiranno gli effetti an-che le Compagnie e, di conseguenza, anche gli intermediari vedranno contratto il loro li-vello di fatturato distributivo. Anche in questo contesto negativo, però, è utile osservare che chi ha offerto la prova peggiore è stata la distribuzione bancaria,

mentre quella professionale effettuata dagli agenti si è mantenuta nel complesso ancora affidabile ed al riparo del dissesto che è sotto gli occhi di tutti. Occorrerà, nel futuro, porre ancora più atten-zione nel consigliare i nostri clienti, orientan-doli verso scelte serie, prive il più possibile di rischi e badando unicamente ai loro interessi piuttosto che a soddisfare i budgets delle Compagnie, come è stato costume in ambito dei grandi gruppi assicurativi. Per quanto riguarda il settore danni non è che il discorso cambi granché. La recessione che imperversa sarà foriera di una contrazione del fatturato premi e quindi, al pari di ogni altra attività imprenditoriale, anche gli intermediari dovranno fare i conti con una gestione eco-nomica difficile. Servirà riflettere molto sugli investimenti da fare e soprattutto dovrà essere dedicata una grandissima attenzione alla strut-tura dei costi, cercando di tagliare dove sarà possibile. D -E’ realistico pensare, ad esempio, che il forte calo dei rami vita, ma soprattutto quello del ramo rcauto, possano essere se-gnali preoccupanti che si sta andando verso una recessione del mercato assicurativo? R- Come ho detto in precedenza, il settore as-sicurativo dovrà sopportare le difficoltà di una economia in recessione ed il rischio di una contrazione del fatturato è reale. In tale conte-sto si avvantaggeranno le Imprese più dinami-che, quelle cioè che sapranno cogliere al volo

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le opportunità che i recenti cambiamenti han-no portato. Per esempio penso che chi saprà gestire al meglio le potenzialità di sfruttare le reti plurimandatarie, unitamente all’elemento della solidità nello sviluppo, andrà incontro a notevoli successi. Chi, di contro, resterà anco-rato alle vecchie logiche correrà dei notevoli rischi di regresso. Per la RCA il discorso è più complesso, ma è chiaro che la caduta delle immatricolazioni significa contrazione della domanda e quindi la concorrenza sarà ancora più accentuata rispetto al passato. Anche qui chi avrà più coraggio ed intelligenza commer-ciale riuscirà a prevalere. D –La crisi finanziaria ha messo in eviden-za che l’assicurazione vita è stata finanzia-rizzata eccessivamente. Andrebbero rivisti i rapporti fra assicurazioni e banche? R – Troppo spesso si è speculato sulla pelle del cliente/consumatore e troppo spesso le Compagnie hanno scimmiottato le banche ed il sistema finanziario bruciando, in questo calderone dove tutto risulta confuso, la loro credibilità. Le compagnie dovranno tornare ad offrire previdenza “vera” e non speculazione da illusionisti come è avvenuto nell’ultimo periodo. Purtroppo molti managers assicurati-vi hanno costruito le loro fortune su questo immenso circolo vizioso: loro hanno portato a casa grandi compensi ed i clienti stanno sop-portando gravi perdite. Questa lezione dovrà pur insegnare qualcosa per il futuro. Lo dovrà insegnare a tutti: banche, compagnie, potere politico, organi di controllo e, diciamolo pure, dovrà insegnare qualcosa anche a noi inter-mediari. Sul tragico connubio tra banche e assicurazio-ni mi sono pronunciato innumerevoli volte: mi sembra di vedere le avventure di Pinocchio del Collodi dove ci sono il gatto, la volpe e Pinocchio. Su chi siano il gatto, la volpe e Pi-nocchio lascio giudicare a chi legge.

D - Le imprese dovrebbero ora incentrare la loro attività nell’Assicurazione e privile-giare nelle proprie strategie il saldo tecnico, oppure gli obiettivi produttivi? R- Certamente se una Compagnia smette di fare assicurazione diviene un qualcosa d’altro ed abbandona la propria mission. Fino ad oggi questo è stato fatto con troppa allegria e, come poco fa accennato, se ne vedono le conse-guenze. In Italia i veri managers assicurativi, preparati ed esperti mancano e difatti al verti-ce delle compagnie approdano sempre gli stessi nomi come in un perpetuo girotondo che solo il buon Dio, ad un certo punto, inter-rompe. Non c’ è ricambio e senza ricambio viene meno l’assunzione di responsabilità e si continuano a ripetere gli stessi errori. Se ci fosse stata, nel recente passato, una mentalità più aperta certe scelte che il settore assicurati-vo si è visto imporre per legge le avrebbe go-vernate e ciò con soddisfazione di tutti. Ma a dirla col Manzoni se uno il coraggio non ce l’ha…… Per quanto riguarda l’ultima parte della do-manda penso che ogni buon assicuratore deb-ba concentrarsi in egual maniera sia sul mi-glioramento del saldo tecnico che sullo svi-luppo e questo, in effetti, è il vero banco di prova su cui si misura la bravura di un manager assicurativo. D - Quali conseguenze dalla crisi finanzia-ria si registrano nel sistema agenziale? E in quali settori? R – Ne ho parlato diffusamente in precedenza: rischio reale di contrazione dello sviluppo premi e quindi riduzione dei ricavi. Poi, la nostra realtà è molto frastagliata e sono con-vinto che chi farà, o ha già fatto, scelte im-prenditoriali intelligenti potrà dare un notevo-le impulso alla sua attività, quantomeno con-tenendo al minimo gli effetti della recessione. Non scordiamoci che avere una pluralità di

soluzioni da offrire al proprio cliente , oggi come oggi, costituisce un notevole vantaggio. D -Quali sono gli atouts che ora, rispetto al passato, hanno in mano gli agenti sia dopo la crisi finanziaria che per l’evoluzione del-la normativa specifica normativa dell’intermediazione? R – Noi dobbiamo sempre più fare leva sul nostro elevato indice di professionalità che ci distingue fortemente da uno sportellista ban-

cario o postale. Le problematiche che abbia-mo affrontato denotano ampiamente queste differenze. L’agente di assicurazione, e questo vale per l’intero mercato mondiale, non rap-presenta mai un mero soggetto di passaggio, ma un reale punto di riferimento nel tempo. Ragion per cui dobbiamo garantire al nostro cliente professionalità, lealtà, onestà e traspa-renza. Sotto questo profilo anche le norme legislative e regolamentari di recente introdu-

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zione pongono le basi perché queste qualità vangano sempre più esaltate. A tal proposito consiglierei gli Organi di vigi-lanza di essere più attenti e riflessivi sul mon-

do distributivo che alberga al di fuori dell’intermediazione professionale andando, se necessario, a pestare anche i delicati “pie-dini” del sistema bancario e postale.

FoFoFoFondamentali ndamentali ndamentali ndamentali la personalizzazione dell’offertala personalizzazione dell’offertala personalizzazione dell’offertala personalizzazione dell’offerta e e e e la trasparenza dell’intermediazionela trasparenza dell’intermediazionela trasparenza dell’intermediazionela trasparenza dell’intermediazione FABRIZIO CALLARA’ Amministratore Delegato Aec underwriting

INTERVISTA/ Domanda - Ritiene che nel 2009 si possa registrare sulle assicurazioni un impatto negativo della crisi più significativo? R - Relativamente alla consistenza economico finanziaria tutti i governi sono dovuti interve-nire per premettere alle imprese di utilizzare una valutazione dei cespiti diversa da quella utilizzata negli anni precedenti proprio per evitare una dèbacle delle patrimonializzazioni delle società. Al contrario relativamente ai risultati tecnici le perdite consistenti dichiara-te nel 2008 dai principali riassicuratori inter-nazionali lasciano prevedere per il 2009 au-menti medi dei costi riassicurativi che potran-no arrivare sino al 12%. D - E’ realistico pensare che il forte calo dei rami vita e quella nel ramo rcauto possono essere segnali che si stia andando verso una recessione del mercato assicurativo? R - Tali fenomeni più che essere un segnale di recessione del mercato assicurativo sono la conferma della necessità da parte delle impre-se di concentrarsi sul business dei rami danni (non auto) dove la sottoassicurazione in Italia raggiunge livelli altissimi rispetto agli altri paesi dell’Europa occidentale. D - La crisi finanziaria ha intaccato e in che misura la fiducia dei Consumatori nel settore assicurativo nel suo complesso e in particolare sulla rete distributiva?

R - In Italia è stata intaccata più l’immagine del sistema bancario rispetto a quella del set-tore assicurativo, anche se ritengo che la maggioranza dei clienti delle compagnie che hanno sottoscritto polizze index linked non avevano una reale percezione del rischio che correvano con l’acquisto di tali prodotti con-fidando esclusivamente nella solidità della compagnia di assicurazione che emetteva il contratto. D - Si rendono necessarie strategie più mi-rate al Consumatore? E quali? R - La personalizzazione dell’offerta e la tra-sparenza dell’intermediazione dovranno esse-re gli elementi fondamentali per evitare che in futuro si ripetano episodi di sottoscrizione in-consapevole di prodotti ad alto rischio. In questo senso auspico che la CONSOB e l’ISVAP rendano obbligatoria l’applicazione della direttiva MIFID agli intermediari che operano nel ramo vita 3 e 5 (index e unit lin-ked) D - Ritiene necessario un forte rilancio del ruolo delle assicurazioni nelle coperture di forte rilevanza sociale che esse possono da-re agli individui ed alle imprese, con conse-guente beneficio per la stessa economia? R - Sicuramente si, ma non senza le riforme che impongano tali coperture ed adeguati be-nefici fiscali che possano sostenere i consu-matori nella sottoscrizione di tali coperture.

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