La cooperazione decentrata delle Province italiane 2005: primi risultati Andrea Stocchiero Centro...
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La cooperazione decentrata delle Province italiane 2005: primi risultati
Andrea StocchieroCentro Studi di Politica Internazionale CeSPI
La ricerca
1. Indagine quantitativa (mappatura)2. Indagine qualitativa: gli studi di
caso e i working groups3. Orientamenti
L’analisi è focalizzata sulle province italiane (e non sui partner)
L’indagine quantitativa: il campione
40 Province su 107 (in arrivo altri questionari)
Province di diversa dimensione Copertura Nord, Centro, Sud e
quasi per tutte le Regioni
L’indagine quantitativa:primi risultati
Praticamente tutte le province (36 su 40) sono impegnate nella cd:
Attraverso un atto politico (statuto e delibera di giunta)
Grazie alla sensibilità di alcuni amministratori che hanno raccolto lo stimolo proveniente dal territorio
E’ un fenomeno in crescita: le attività di cooperazione sono nate sostanzialmente a partire dal 2000 e si stanno espandendo (glocalizzazione)Delle 36 che fanno cooperazione il 47% ha un ufficio di cooperazione; 42% uffici vari (soprattutto politiche comunitarie, presidenza e politiche sociali; e più uffici contemporaneamente-problema coordinamento trasversale), di queste il 20% ha intenzione di costituire un ufficio ad hoc
L’indagine quantitativa:primi risultati
Poco personale (in media 2/3 persone) e poche risorse finanziarie. Solo tre province hanno indicato oltre 5 persone (Lecce, Ascoli Piceno e Torino)
La maggior parte delle province esercita quindi funzioni “soft”: informazione e promozione con il territorio, relazione esterne, partecipazione a reti
Una minoranza delle province esercita funzioni “hard”: progettazione (esecuzione, monitoraggio), fund raising, coordinamento e erogazione finanziamenti, formazione e studi
In parte (50%) esternalizzate attraverso consulenze In pochi casi utilizzo enti strumentali (Prato, Torino,
Pisa, Alessandria, …) (ma interesse crescente)
L’indagine quantitativa:primi risultati
Circa il 50% delle province fa programmazione “Priorità non prioritarie”: solo 3 province indicano una
forte concentrazione su poche priorità, e scostamenti tra priorità dichiarate e rilevanza assegnata o percepita
Priorità geografiche: AmLat, EurCentrOr (ma è Sud?), Africasubsah, Medit, Balcani, MedioOr, Asia.
Rilevanza percepita: Medit, Balcani, Africasubsah …. AmLat; importanza della prossimità
Priorità tematiche: Sensib, PMI, ServiziSociali, … Genere e infanzia
Rilevanza percepita: Genere e infanzia, Democ. e diritti umani, PMI, …
L’indagine quantitativa:primi risultati
Dialogo con il territorio e relazioni internazionali Circa il 60% delle province ha istituito meccanismi di
dialogo con il territorio Pochi rapporti internazionali strutturati: missioni e
gemellaggi, poche tipologie di relazioni più dense come lo scambio di funzionari o progetti istituzionali
Anche numericamente la maggior parte delle province ha da 1 a 5 partner; solo 2 province segnalano oltre 5 rapporti attivi; anche in questo caso grande eterogeneità geografica delle relazioni
= Scarsa ma incipiente internazionalizzazione delle amministrazioni nella cd
L’indagine quantitativa:primi risultati
Le azioni internazionali In tutto indicati 178 progetti: e però la maggior
parte delle province finanzia e/o gestisce pochi progetti (da 1 a 6/7 progetti);
Solo 9 province segnalano oltre 10 progetti ciascuna (in particolare 4 – Torino, Napoli, Milano e Cuneo - oltre 20 progetti; la gran parte finanziati a soggetti territorio)
La metà dei progetti sono promossi e attuati da enti del territorio o terzi; altro 33% in collaborazione, il 18% di diretto interesse ed esecuzione delle Province (institutional building?)
L’indagine quantitativa:primi risultati
Relazioni multi-livello e opportunità di cofinanziamento
Rilevanza rapporto con Regioni (50%)
Importanza rapporto con Comuni e altre Province (attorno al 40%)
Importanza cofinanziamento territorio (30%)
Ruolo Commissione europea (25%) (ma Interreg)
Infine Coop italiana e altre normative (84/01) (20%)
L’indagine quantitativa:primi risultati
Risorse interne: Da 1,4 mil euro 2004 a 2,1 mil euro 2005
(decremento nel 2006?) Solo 8 Province oltre i 100.000 euro: Ascoli
Piceno, Gorizia, Milano, Napoli, Pisa, Rimini, Siena e Torino (che però ha ridotto risorse) – 8 province concentrano circa il 55% delle risorse totali
Altre 8 da 50 a 100 mila La maggior parte sotto i 50 mila.
L’indagine qualitativa:gli studi di caso
No “best practices” ma varietà approcci e contesti
Studi caso di Province: Ferrara, Lecce, Napoli, Pisa, Torino
Cosa differenzia il ruolo delle Province nella cooperazione decentrata?
L’indagine qualitativa:gli studi di casoLe caratteristiche essenziali delle esperienze Ferrara: i principi e la metodologia di agenda 21
locale, con la forte partecipazione del territorio in un quadro regionale
Napoli: un forte sostegno politico alle iniziative dal basso per un nuovo modello di sviluppo
Lecce: il ruolo proattivo dell’ammi.zione nel quadro comunitario e della prossimità
Pisa e Torino: esperienze strutturate di impegno politico ed istituzionale, su tematiche integrate, con la creazione di agenzie e la valorizzazione del territorio in quadri regionali, programmi nazionali e comunitari
L’indagine qualitativa:gli studi di caso
Gli assi delle strategie: Sviluppo delle proprie competenze (identità
istituzionale): agenda 21, politiche sociali – migraz - e pari opportunità, cultura e istruzione, internaz. economica (?)
Ruolo di ente intermedio tra Regione, Comuni e territorio: il coordinamento e la partecipazione dal basso, la creazione di sistemi
Rapporto con la Commissione europea (Province mezzogiorno) e con la Coop italiana (relazioni multi-livello)
L’indagine qualitativa:gli studi di caso
Relazioni con il territorio: Rapporto diretto con i soggetti e le competenze del territorio
(Comuni; associazioni/ONG; scuole e università; enti strumentali e società di servizi; enti di rappresentanza imprese. …)
Gli strumenti: Forum, comitati e tavoli, ma necessità di animazione
Programmi di sensibilizzazione ed educazione, eventi culturali
Laddove territorio debole intervento proattivo dell’amministrazione con gruppi di lavoro e attraverso alleanze (protocolli d’intesa): caso Lecce
L’indagine qualitativa:gli studi di caso
Relazioni internazionali e azioni di cooperazione:
Relazioni in buona parte originate dal territorio e sulle quali si sono mobilitati nuovi attori e competenze
Difficoltà di traduzione competenze specifiche dell’amm.zione in progetti diretti di institution building
Difficoltà nel passaggio dai progetti (aumentati di numero) ai processi/programmi
Esigenza sentita di dare continuità e costruire rapporti duraturi e strutturati (partenariati), di accrescere attività relazionale oltre i progetti
In quadri di rete, regionali, nazionali, comunitari e multibilaterali
L’indagine qualitativa:gli studi di caso
Relazioni multi-livello: Supporto ai Comuni ma in alcuni contesti difficoltà
nel promuoverne l’azione Grande importanza del livello regionale e però in
alcuni casi scarsa concertazione delle priorità e province messe in concorrenza con altri soggetti
Importanza della Commissione europea, soprattutto nella prossimità, ma esigenza di passare da supporto a relazioni ad azioni concrete
Relativa assenza del rapporto con la Cooperazione italiana, anche se partecipazione ad alcuni programmi multibilaterali e di altre amm.zioni centrali
L’indagine qualitativa:gli studi di caso
Organizzazione e risorse: Relativa debolezza degli uffici dedicati Poca trasversalità nell’amministrazione (ma quando c’è,
valutazione molto positiva e risorse potenziali) Creazione di agenzie (ma quante agenzie? Con quali
criteri? A servizio di chi? Per fare cosa? E come?: il caso di Pisa e di Torino), e partecipazione ad associazioni o reti
Necessità partecipazione a programmi cofinanziati: risorse interne dai 100 ai 300 mila euro possono mobilitare dal 50 all’80% di cofinanziamenti comunitari o nazionali per un ammontare totale di progetti da 1 a 2/3 milioni di euro, a seconda ampiezza alleanze
Necessità qualificazione risorse umane (su quali funzioni?)
L’indagine qualitativa:gli studi di caso
Fattori evolutivi e strategici: Fattore territorio: l’origine e lo sviluppo della cd
dipende da capacità d’iniziativa e rapporti internazionali di diversi soggetti del territorio (ONG ma non solo) - da sistematizzare e valorizzare
Fattore politico: il ruolo dell’amministratore politico è determinante - da diffondere
Fattore burocrazia: strutturazione dei rapporti e regia (capacità strategica e programmatica) + agenzie e reti, da rafforzare
Fattore opportunità istituzionali: ruolo di Regioni, Governo centrale e Commissione europea nel favorire la cd e offrire quadri programmatici, da influenzare
L’indagine qualitativa:gli studi di caso
Rispetto ai valori aggiunti della cd: Impegno politico esiste ma si segnala il problema
della continuità, di una minore attenzione alla lotta alla povertà in africa sub sahariana, e di sviluppare il confronto con i livelli superiori
Mobilitazione territorio esiste ma è un lavoro relazionale difficile per il coinvolgimento di attori nuovi (uscire dall’autoreferenzialità)
Cooperazione istituzionale incipiente da rafforzare Mobilitazione risorse scarsa e piuttosto da
individuare modalità di mobilitazione di risorse addizionali (caso ATO)
OrientamentiRafforzamento istituzionale tra scarsità
risorse umane e finanziarie: Sviluppare il quadro strategico e programmatico
con riferimento alle nuove politiche europee (IPA, ENPI, DCECI), italiane e multilaterali
Rafforzare il dialogo e il confronto con le Regioni (e quindi individuare ruolo e strategie province)
Diffondere e focalizzare l’impegno politico delle province
Accrescere il fund raising attraverso alleanze e strategie multi-fondo per consentire una programmazione di medio periodo, evitando dispersione delle risorse
Orientamenti
Rafforzare le funzioni provinciali in sé (trasversalità, programmazione e progettazione “interna”)
via reti, associazioni, agenzie (approfondimento ruolo e progettazione concertata)
per specializzazioni geografiche (arco adriatico, mediterraneo, africa, …) e/o tematiche (agenda 21, genere e infanzia, democrazia e diritti umani, …) (approfondimento strategie per area e temi)
Orientamenti
Migliorare il rapporto con il territorio e sviluppare la comunicazione, con quali strumenti? Confronto pratiche e innovazioni
Migliorare consapevolezza dei principi della cooperazione: ownership condivisa, coerenza, coordinamento, complementarietà, concentrazione, sostenibilità,
…. E confronto con partner! A partire dalla loro prospettiva.
OrientamentiProgetto UPI funzionale al processo di
rafforzamento della cd delle ProvinceProvince protagoniste e attive nell’apprendimento
attraverso: Mobilitazione diretta amministratori e burocrazie Scambio di pratiche (anche con entità europee: Diputaciones spagnole, Agenzia Inwent tedesca, …) Facendo concretamente strategie, programmi e progetti strutturati su interessi concreti di gruppi/associazioni di province a geometria variabile In interazione con territorio, Comuni, Regioni e Cooperazione italiana Sviluppando gli strumenti già esistenti: ad esempio manuale e sito La Piazza