Italia-America Latina: insieme verso il...

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Italia-America Latina: insieme verso il futuro Istituto Italo-Latino Americano Atti della III Conferenza Nazionale Italia-America Latina e Caraibi Roma, 16-17 ottobre 2007

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Italia-America Latina:insieme verso il futuro

Istituto Italo-Latino Americano

Atti della III Conferenza NazionaleItalia-America Latina e Caraibi

Roma, 16-17 ottobre 2007

Italia-America Latina:insieme verso il futuro

Istituto Italo-Latino Americano

Atti della III Conferenza NazionaleItalia-America Latina e Caraibi

Roma, 16-17 ottobre 2007

Edizione rivista e ampliata

Indice

INTRODUZIONE

Massimo D’Alema 9Ministro degli Affari Esteri

Donato Di Santo 11Sottosegretario di Stato degli Affari Esteri

SESSIONE INAUGURALE

Giorgio Napolitano 19Presidente della Repubblica

José Roberto Andino Salazar 20Presidente dell’IILA

Walter Veltroni 21Sindaco di Roma

Pier Ferdinando Casini 23Presidente dell’Unione Interparlamentare

Fausto Bertinotti 26Presidente della Camera dei Deputati

Michelle Bachelet 28Presidente della Repubblica del Cile

Romano Prodi 32Presidente del Consiglio dei Ministri

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SESSIONE:I RAPPORTI EURO-LATINOAMERICANI E IL RUOLO DELL’ITALIA

Presiede:Enrique Iglesias 39Segretario Generale della SEGIB

Umberto Ranieri 40Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati

Dimitrij Rupel 42Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Slovenia

Samuel Lewis Navarro 45Vice Presidente e Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Panama

Paolo Bruni 47Segretario Generale dell’IILA

Trinidad Jiménez García 49Segretaria di Stato per Iberoamerica Spagna

Patricia Espinosa Cantellano 52Ministro degli Affari Esteri degli Stati Uniti Messicani

José Miguel Insulza 55Segretario Generale dell’OEA

Colin Granderson 59Assistente Segretario Generale del CARICOM

João Cravinho 61Segretario di Stato degli Affari Esteri della Repubblica del Portogallo

Rubén Ramírez Lezcano 64Ministro degli Affari Esteri della Repubblica del Paraguay

Luigi Pallaro 67Senatore in rappresentanza dei parlamentari eletti nella circoscrizione America Latina

Ezio Pelizzetti 68Rettore dell’Università degli Studi di Torino

Enrique Iglesias 71Segretario Generale della SEGIB

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IL CONTRIBUTO DEL PERCORSO PREPARATORIO ALLA III CONFERENZA: LA POLITICA DELL’ITALIA VERSO L’AMERICA LATINA

Donato Di Santo 77Sottosegretario di Stato degli Affari Esteri

SESSIONE:COOPERAZIONE ECONOMICA E RETI MATERIALI E IMMATERIALI PER L’INTEGRAZIONE LATINOAMERICANA

Presiede: Enrique García 87Presidente della CAF

Letizia Moratti 89Sindaco di Milano

Emma Bonino 91Ministro del Commercio Internazionale

Ernesto Ottone 94Segretario Esecutivo Aggiunto della CEPAL

Fulvio Conti 103Amministratore Delegato dell’ENEL

Cesare Fumagalli 105Segretario Generale della Confartigianato

Jorge Taiana 108Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Argentina

Margarita Escobar 111Vice Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di El Salvador

Franco Danieli 115Vice Ministro degli Affari Esteri

Giandomenico Ghella 119Vice Presidente dell’ANCE

Milton Jiménez Puerto 122Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Honduras

Eumelio Caballero 126Vice Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Cuba

Alessandro Azzi 129Presidente di Federcasse

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Samuel Santos 131Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Nicaragua

Luiz Dulci 134Ministro della Segreteria Generale della Presidenza della Repubblica Federativa del Brasile

Giuliano Poletti 137Presidente della Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue

Jacques Rogozinski 145Direttore Inter-American Investment Corporation

Enrique García 146Presidente della CAF

SESSIONE:COESIONE SOCIALE E TERRITORIALE PER L’INTEGRAZIONE LATINOAMERICANA

Presiede: Otaviano Canuto 151Vice Presidente del BID

Cesare Damiano 152Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale

Víctor Báez 155Segretario Generale dell’ORIT

Patrizia Sentinelli 158Vice Ministro degli Affari Esteri

Alejandro Foxley Rioseco 161Ministro degli Affari Esteri della Repubblica del Cile

Jorge Valero 165Vice Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Bolivariana del Venezuela

Luigi Angeletti 167Segretario Generale della UIL in rappresentanza delle Confederazioni Sindacali CGIL CISL e UIL

David Choquehuanca Céspedes 169Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Bolivia

Juan Velásquez Quispe 172Presidente dell’Associazione di migranti andini “Juntos por los Andes”

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Laura Ciacci 174CINI

Sergio Marelli 178Presidente dell’Associazione delle ONG Italiane

Maria Fernanda Espinosa 182Ministro degli Affari Esteri della Repubblica dell’Ecuador

José Luis Rhi-Sausi 185Direttore del CeSPI

SESSIONE CONCLUSIVA

Presiede: Giovan Battista Verderame 191Direttore Generale per le Americhe del Ministero degli Affari Esteri

Franco Marini 191Presidente del Senato della Repubblica

Vasco Errani 194Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome

Roberto Formigoni 196Presidente della Regione Lombardia

Benita Ferrero-Waldner 198Commissario Europeo per le Relazioni Esterne

José Antonio García Belaunde 200Ministro degli Affari Esteri della Repubblica del Perù

Massimo D’Alema 202Ministro degli Affari Esteri

GALLERIA FOTO 209

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Prefazione

Era un impegno che abbiamo preso e l’abbiamo mantenuto: riportarel’America Latina tra le priorità della nostra politica estera. Lo abbiamofatto in venti intensi mesi nel corso dei quali abbiamo rilanciato la pre-

senza italiana in tutti i Paesi dell’America Latina, senza esclusioni politiche, ea tutti i livelli: istituzionale, politico, economico e culturale.

Lo abbiamo fatto firmando l’Accordo di collaborazione strategica tra Italia eBrasile e rafforzando le relazioni economiche e politiche con il Messico. Loabbiamo fatto rilanciando la sinergia con le imprese italiane interessate ad unapropria rinnovata presenza in America Latina, riattivando le relazioni bilate-rali, da tempo carenti, con tutti i Paesi latinoamericani e svolgendo un ruoloattivo in Europa a favore delle politiche di integrazione del sub-continente.Siamo tornati ad essere meta e tappa europea imprescindibile per capi digoverno e leader latino americani: nel corso di un anno e mezzo sono venuti inItalia i presidenti di Bolivia, Cile, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Ecuador,Messico, i vice presidenti di Argentina, Colombia, Panama, oltre a esponentidi primissimo piano dei Governi di Brasile, Cuba, Nicaragua e Uruguay.Abbiamo aperto un dialogo fattivo con la Spagna e con gli altri partners euro-pei mediterranei, come noi legati all’America Latina, e abbiamo valorizzatocostantemente le istanze istituzionali e quelle della società civile sia nel campodella cultura che della cooperazione allo sviluppo.

Abbiamo fatto tutto ciò in venti mesi e – posso dire – la III Conferenza è stataun momento fondamentale di questa intensa attività.

Con questa iniziativa abbiamo dotato la politica estera italiana di uno stru-mento di intervento che mettiamo al servizio del Paese ed auspichiamo che ilMinistero degli Esteri possa costituire un Organismo consultivo appositamen-te dedicato alla gestione di un esercizio, quello delle Conferenze Italia-AmericaLatina, che speriamo abbiano davanti a sé un futuro lungo e positivo.

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È uno strumento che ha le caratteristiche di versatilità e serietà per poter apri-re una sinergia concreta con altre entità analoghe, a partire dalla Segreteria deiVertici Iberoamericani.

Con la III Conferenza si compie un salto di qualità significativo e la migliorriprova è stata la partecipazione di gran lunga senza precedenti, per qualità equantità, sia dall’America Latina che dall’Europa e dal nostro stesso Paese.

La presenza come ospite d’onore di Michelle Bachelet, Presidente del Cile, èstata la testimonianza lampante della portata di questo evento.

Starà ora a chi reggerà in futuro le sorti della politica estera italiana non spre-care le occasioni offerte da questo lavoro e le disponibilità inedite dimostratedai Paesi dell’America Latina.

L’auspicio è che vengano colte le grandi opportunità suscitate in questi ventimesi e che questo impegno di rilancio dell’Italia in America Latina possa pro-seguire e migliorare nell’interesse reciproco.

Nell’introduzione che segue, Donato Di Santo illustra in dettaglio il percorsoche ha portato alla Terza Conferenza. A lui va il mio ringraziamento e quellodi tutti coloro che seguono con attenzione i rapporti con l’America Latina:senza di lui questo percorso non sarebbe stato né tracciato, né realizzato.

Massimo D’Alema Ministro degli Affari Esteri

Prefazione

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Introduzione

Con la III Conferenza Italia-America Latina e Caraibi la politica esteraitaliana non solo ha realizzato una importante iniziativa internazionalema si è dotata di uno strumento che, se verrà adeguatamente alimenta-

to ed aggiornato, costituirà una leva significativa nelle relazioni dell’Italia coni paesi del sub-continente americano.

Va dato atto e merito a coloro che ebbero la intuizione e la volontà – quasi pio-nieristica – di avviare l’esercizio delle Conferenze Italia-America Latina.Entrambe le precedenti edizioni si sono svolte a Milano: nel 2003 l’ospited’onore fu l’allora Presidente dell’Uruguay, Jorge Luis Battle e nel 2005 ilPresidente del Venezuela, Hugo Chávez.

L’aver fatto tappa a Roma, con la III edizione – nella quale l’ospite d’onore èstata la Presidente del Cile, Michelle Bachelet –, e l’aver coinvolto in modoorganico ed integrale la struttura del Ministero degli Affari Esteri e molti altridicasteri di governo, insieme alle massime cariche istituzionali, ha qualificatoed esteso in misura esponenziale la presenza internazionale, a partire daigoverni dei paesi latinoamericani.

Sul primo aspetto basti dire che per l’America Latina, oltre alla Presidentedel Cile, sono intervenuti dieci Ministri degli Esteri di: Argentina, Bolivia,Cile, Ecuador, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama (anche nella vestedi Primo Vice Presidente), Paraguay e Perù. Il Ministro Segretario Generaledella Presidenza del Brasile. I Vice Ministri degli Esteri di Cuba, ElSalvador e Venezuela. Mentre gli Ambasciatori in Italia hanno rappresen-tato Belize, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Haiti, RepubblicaDominicana e Uruguay.

L’Unione Europea (UE) è stata autorevolmente rappresentata: laCommissione Europea con la Commissaria per le Relazioni esterne; laPresidenza di turno de l’UE dal Vice Ministro degli Esteri del Portogallo, laPresidenza UE entrante dal Ministro degli Esteri della Slovenia. Hanno aderi-

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to anche gli altri tre paesi europei invitati a titolo nazionale: la Spagna rappre-sentata dalla Segretaria di Stato per Iberoamerica, la Francia e la Germania daalti funzionari dei rispettivi Ministeri degli Esteri.

Sono intervenuti il Segretario generale dell’OSA, Organizzazione degli StatiAmericani; il Presidente della CAF, Corporación Andina de Fomento; ilSegretario generale della SEGIB, Segretariato del Vertice Iberoamericano; ilVice Presidente del BID, Banco Interamericano de Desarrollo; il Segretariogenerale della ORIT, Organizzazione dei Sindacati Latinoamericani; il ViceDirettore del CARICOM, la Comunità Caraibica; il Segretario Generaleaggiunto della CEPAL, Commissione Economica per l’America Latinadell’ONU.

Sul secondo aspetto si può tranquillamente affermare che mai prima d’ora unevento italiano di politica estera riguardante l’America Latina aveva coinvolto,in misura tanto estesa e qualificata, tutta l’Italia istituzionale, politica e socia-le. Oltre al messaggio di saluto inviato dal Presidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, all’intervento di apertura del Presidente del Consiglio deiMinistri e alle conclusioni del Ministro degli Affari Esteri, sono intervenuti iPresidenti del Senato e della Camera e quello della Unione Interparlamentare.Il Sindaco di Roma ha portato un saluto. Sono intervenuti i Ministri del Lavoroe del Commercio Internazionale; i Vice Ministri degli Affari Esteri per gliItaliani nel Mondo e per la Cooperazione allo Sviluppo; il Presidente dellaCommissione Esteri della Camera; il Presidente della Conferenza deiPresidenti delle Regioni italiane; il Presidente della Regione Lombardia; e laSindaco di Milano. Inoltre hanno preso la parola esponenti della società civi-le, dell’Università, del mondo imprenditoriale, delle Ong di cooperazione,delle organizzazioni sindacali.

Nel corso dei lavori molte sono state le attività collaterali. Il Ministro degliAffari Esteri, Massimo D’Alema, e il Presidente della CAF, Enrique García,hanno firmato una intesa per la partecipazione italiana – unico paese europeooltre la Spagna – nella importante istituzione finanziaria latinoamericana.Sempre il Ministro D’Alema ha firmato con il Ministro Luiz Dulci, SegretarioGenerale della Presidenza del Brasile, un Accordo bilaterale sulla cooperazio-ne decentrata Italia-Brasile. Il Ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli,ha firmato un Memorandum di collaborazione culturale con il Cile. Inoltresono stati sottoscritti gli Accordi di cooperazione scientifica e tecnologica traItalia e Cile, e di collaborazione tra la Regione Lombardia e Cile. Si sono poisvolti – e ciò è per me motivo di grande soddisfazione – decine di incontri bila-terali sia tra l’Italia o rappresentanti europei con rappresentanti di paesi lati-noamericani, sia bilateralmente tra rappresentanti dei differenti paesi latinoa-

Introduzione

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mericani. Normalmente ciò avviene nelle sedi Onu, a Bruxelles, a Madrid odirettamente nei paesi dell’America Latina.

Una delle particolarità più interessanti che ha caratterizzato questa conferenzasono stati i Seminari preparatori (ben undici) che si sono tenuti sia a Roma chein altre città quali Genova, Milano, Perugia, Torino, e Trieste. A questi eventihanno partecipato complessivamente oltre duemila persone. Tra i relatori prin-cipali vanno ricordati: il Presidente del Messico, Felipe Calderón, al Seminariodi Milano sui rapporti Italia-Messico; la Ministra da Casa Civil del Brasile,Dilma Rousseff, al Seminario di Roma sulla cooperazione transfrontaliera; ilMinistro dell’Economia dell’Uruguay, Danilo Astori, al Seminario di Milano,sulla integrazione regionale e lo sviluppo locale; il Presidente della CAF,Enrique García, al Seminario di Roma sulle reti di infrastrutture in AmericaLatina e le opportunità per l’Italia; il leader sindacale della CUT colombiana,Carlos Rodríguez Díaz, intervenuto al Seminario di Roma su sindacati e solida-rietà; eminenti studiosi messicani, brasiliani, paraguayani ed argentini hannopartecipato al Seminario di Torino sulla cooperazione culturale e universitaria.

L’evento internazionale del 16 e 17 ottobre 2007 è stato la cornice nella qualeil Ministro degli Affari Esteri D’Alema ha voluto consegnare un riconoscimen-to ad alcune personalità italiane per l’apporto dato al dialogo tra Italia eAmerica Latina: Susanna Agnelli, già Ministro degli Affari Esteri; LindaBimbi, profonda conoscitrice del Brasile e Segretaria generale dellaFondazione internazionale “Lelio Basso”; Gilberto Bonalumi, già parlamenta-re e dirigente DC, Segretario generale della RIAL; Ludovico Incisa diCamerana, Ambasciatore, studioso e scrittore di temi latinoamericani; ItaloMoretti, giornalista e scrittore, già corrispondente RAI dall’America Latina;Renato Sandri, già parlamentare e dirigente PCI, profondo conoscitoredell’America Latina; Alberto Tridente, già parlamentare europeo e dirigentesindacale FIM ed FLM; Saverio Tutino, giornalista latinoamericanista e scrit-tore, fondatore dell’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano.

La novità rappresentata da questa edizione della Conferenza è un dato ogget-tivo che ci viene riconosciuto dai governi e dalle istituzioni di tutta l’area.Questo strumento, diverso per formato ed ambizioni dal VerticeIberoamericano promosso da Spagna e Portogallo, ne diviene peraltro direttoe serio interlocutore. E non è infatti un caso che, per la prima volta, nel 2006e nel 2007, proprio l’Italia – unico paese europeo – sia stata invitata ad assi-stere, a Montevideo e a Santiago, al XVI e al XVII Vertice Iberoamericano. Inentrambi i casi ho avuto l’onore di essere delegato a parteciparvi a nome delGoverno italiano e, in entrambi i casi, ho potuto sia apprezzare la qualità e laportata di questo ormai imprescindibile esercizio di politica estera tra i due

Introduzione

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paesi “iberici” e l’America Latina, sia percepire con nettezza le significativepossibilità di collaborazione e cooperazione con l’Italia. L’Accordo di collabo-razione tra IILA e SEGIB va sicuramente in questa direzione. Ma con la IIIConferenza direi che siamo andati anche un po’ oltre. Abbiamo posto le basinon solo per un dialogo con la corrente “iberoamericana”: ci siamo candidatiad essere forte interlocutore nel rapporto tra l’Unione Europea e tutti i paesidell’America Latina. La presenza e l’interesse europeo verso le nostre attivitàne sono una conferma. Sono e saranno i Vertici UE-LAC, Unione Europea-America Latina e Carabi, il luogo dove la specificità italiana, nel contesto euro-peo, potrà e dovrà meglio manifestarsi.

In effetti in questi venti mesi di governo e con la III Conferenza abbiamo ini-ziato, direi risolutamente, a rispondere alla “richiesta di Italia” che provienedall’America Latina. È una richiesta che non si sovrappone ed agisce in formacomplementare con il ruolo che la Spagna ha in quel continente. È una richie-sta che tanti paesi latinoamericani ci rivolgono, ben consapevoli delle grandipotenzialità e dei limiti del nostro sistema-paese e interessati a rafforzare illegame con una realtà che, pur avendo “invaso” il loro territorio nel corso degliultimi due secoli, lo ha fatto senza eserciti ma solo con milioni di contadini elavoratori che, alla lunga, con i propri figli e nipoti, hanno costituito l’ossatu-ra delle istituzioni, della cultura e dell’economia di questi paesi.

L’Italia ha iniziato, probabilmente in ritardo ma con determinazione, a rispon-dere a questa richiesta che ci proviene dall’America Latina: ora è importanteche, anche attraverso lo strumento delle Conferenze Italia-America Latina,questo percorso venga proseguito e ulteriormente qualificato, forse ancheattraverso la costituzione di un Organismo consultivo ad hoc presso laFarnesina che, coinvolgendo le strutture tecniche che hanno lavorato alleprime tre edizioni (l’IILA, il RIAL e il CeSPI), ne costituisca la memoria stori-ca e lo strumento di stabile collegamento con la politica estera del Ministero.Le condizioni per proseguire questo percorso esistono tutte. Infatti la volontàche ci ha mosso in questi venti mesi e, particolarmente, nella III Conferenza,è sempre stata quella di lavorare insieme affinché il “ritorno” a pieno titolodell’Italia in America Latina non fosse solo legato alla politica estera del gover-no di cui mi onoro di aver fatto parte, ma fosse un obiettivo ed una conquistadel Sistema Italia, in tutte le sue componenti ed articolazioni. Questa volontàè stata largamente compresa e condivisa, ed è proprio per questo che, pur inun periodo tanto breve, abbiamo potuto imprimere una accelerazione cosìforte alla politica estera italiana verso l’America Latina.

Questa volontà è stata compresa e condivisa innanzitutto dal Presidente dellaRepubblica, Giorgio Napolitano, che ne ha parlato in termini altamente posi-

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tivi nel dicembre scorso, nel suo discorso di fine anno davanti a tutti gliAmbasciatori accreditati in Italia. In particolare il Capo dello Stato ricordando“gli speciali vincoli culturali ed umani, le sensibilità e le tradizioni comuni chelegano l’Italia all’America Latina e ai Caraibi” ha, tra l’altro, affermato che “unsalto di qualità in questo senso è stato l’avvio, nel corso del 2007, di una inten-sa attività politica e diplomatica. La Conferenza svoltasi a Roma nell’ottobrescorso ha testimoniato la volontà e l’impegno dell’Italia di rafforzare i rappor-ti con l’America Latina, sia bilateralmente, sia nel più ampio quadro della rin-novata attenzione dell’Unione Europea verso la Regione. Ne sono stati esem-pio – ha proseguito il Capo dello Stato – anche i miei incontri con numerosiCapi di Stato latinoamericani tra i quali mi piace ricordare la Presidente delCile, Michelle Bachelet, che abbiamo ricevuto in visita di Stato in occasionedella III Conferenza Italia-America Latina e Caraibi”. Successivamente, dal 17al 19 marzo 2008, il Presidente Napolitano ha restituito questo gesto con unavisita di Stato in Cile che ha testimoniato i legami tra i due paesi.

Questa volontà è stata compresa e condivisa, grazie alla iniziale scelta fatta dalPresidente del Consiglio e dal Ministro degli Affari Esteri, dai Responsabili deiDicasteri interessati, con i quali si è sviluppata una forte collaborazione fina-lizzata al rincontro italiano con il sub-continente americano: dai temi econo-mici e commerciali con il Ministero dell’Economia, con quello del CommercioInternazionale e con quello delle Politiche Agricole, ai temi culturali con ilMinistero dei Beni Culturali, ai temi della immigrazione con i Ministeri dellaSolidarietà Sociale, del Lavoro e dell’Interno.

È stata compresa e condivisa dalle più alte e rappresentative Cariche delleIstituzioni parlamentari, a partire dai Presidenti di Senato e Camera.

È stata compresa e condivisa dal Ministero degli Affari Esteri, in tutte le suearticolazioni: dalla Segreteria generale, dalla Direzione generale per i Paesidelle Americhe, dalla mia Segreteria particolare, a partire dal Capo Segreteria.La Farnesina ha lavorato non solo con professionalità e competenza ma, direi,con orgoglio a questa “missione”. Tutte le strutture della rete si sono prodiga-te con intelligenza: quella centrale, le Ambasciate e rappresentanze in Europae in tante altre parti del mondo e, ovviamente, le sedi e le personalità delladiplomazia italiana nei paesi latinoamericani e caraibici.

È stata compresa e condivisa dalle varie espressioni della società civile italia-na: dagli imprenditori, che hanno potuto vedere materializzarsi la sempre ago-gnata sinergia con le istituzioni governative; ai sindacati, intervenuti alla IIIConferenza con uno dei tre Segretari confederali di CGIL, CISL e UIL; almondo della cultura, dell’Università e dei centri di ricerca; fino alla miriade di

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associazioni, Onlus, Ong di cooperazione allo sviluppo, gruppi locali legati allacooperazione decentrata con l’America Latina.

È stata compresa e condivisa dalle Regioni italiane, a partire dalla loroPresidenza, dalle tantissime città e Province che hanno attività verso e conl’America Latina, iniziando con la realtà lombarda alla quale ho dedicato unaattenzione particolare in ragione della straordinaria qualità e quantità di atti-vità e iniziative rivolte ai paesi latinoamericani (non è un caso che alla IIIConferenza siano stati invitati ad intervenire il Presidente della regioneLombardia e la Sindaco di Milano). In questo quadro si è inserita anche laforte e determinata iniziativa a sostegno della candidatura di Milano per laExpo 2015. L’aver raggiunto questo obiettivo con il pressoché unanime e com-patto appoggio dei paesi latinoamericani e caraibici testimonia non solo dellavoro fatto ma dei profondi legami che abbiamo saputo “risvegliare” con ilnostro Estremo Occidente in questi venti, straordinari, mesi.

Per tutto il lavoro che ha portato alla predisposizione di questo pregevole volu-me hanno collaborato gli stessi organismi che hanno ideato e realizzato la IIIConferenza: l’IILA, ente che da quarant’anni e istituzionalmente si occupa diAmerica Latina, sotto la guida del suo Segretario Generale, l’AmbasciatorePaolo Bruni; il CeSPI che con intelligenza e competenza ha contribuito ad indi-viduare temi, priorità ed interlocutori attraverso la profonda esperienza eacume del suo direttore José Luis Rhi-Sausi; la Direzione Generale per i paesidelle Americhe che, grazie alla professionalità del suo Direttore,Giovanbattista Verderame, e di tutti i suoi componenti, ha saputo sopperirealle carenze di organico e struttura; la mia Segreteria particolare, tutte e tuttii suoi componenti, sapientemente diretti da Luigi Marras. A questi organismivanno aggiunti tutti quelli che, nelle iniziative seminariali decentrate, hannocontribuito alla III Conferenza Italia-America Latina.

Adesso l’appuntamento è a Milano, nel 2009, per la IV Conferenza Italia-America Latina. Sarà più difficile, perché c’è stata la III; e sarà più facile, per-ché c’è stata la III. Sarà comunque entusiasmante, se continuerà la pratica dicollaborazione e sinergia che ha caratterizzato – e ne sono orgoglioso – tuttoil lavoro che abbiamo alle nostre spalle.

Donato Di SantoSottosegretario di Stato con delega per l’America Latina e i CaraibiMinistero degli Affari Esteri

Introduzione

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Sessione inaugurale

Messaggio del Presidente Giorgio Napolitano Il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, in occasione della IIIConferenza Nazionale Italia-America Latina e Caraibi, ha inviato ai partecipanti ilseguente messaggio che è stato letto in apertura dei lavori dal SottosegretarioDonato Di Santo.

Speciali vincoli storici e di amicizia legano l’Italia ai paesi ed ai popoli dell’AmericaLatina e Caraibica. La Conferenza nazionale, che grazie all’impegno profuso dalMinistero degli Affari Esteri apre oggi la sua terza edizione, testimonia la volontà dirafforzare i rapporti bilaterali, nel più ampio quadro della rinnovata attenzionedell’Unione Europea verso la regione.

Esistono oggi le condizioni per rilanciare le nostre relazioni, in un contesto di conso-lidamento dei processi di integrazione regionale. I settori prioritari dell’azione italia-na, che verranno presi in esame nel corso della conferenza, sono quelli della lotta allapovertà ed alla disuguaglianza, della promozione dell’inclusione sociale e dello svilup-po economico, della cooperazione culturale e linguistica.

L’intensa attività preparatoria realizzatasi nei mesi scorsi, attraverso conferenze eseminari tematici tenutisi nelle principali città italiane, ha consentito di raccoglierecontributi di idee che risulteranno estremamente utili per alimentare il dibattito dellediverse sessioni di lavoro.

È con viva soddisfazione che rilevo il forte interesse suscitato dalla conferenza, cheriunisce prestigiose personalità istituzionali e di governo dei Paesi latino-americani ecaraibici, autorevoli rappresentanti dell’Unione Europea, responsabili di organismiinternazionali e regionali ed esponenti della società civile.

A tutti voi, ed in particolare al Presidente della Repubblica del Cile attualmente in visi-ta di Stato in Italia, va il mio personale saluto ed augurio di proficuo lavoro. ■

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José Roberto Andino SalazarPresidente dell’IILA (Istituto Italo-Latino Americano)

En mi carácter de Presidente del Instituto Ítalo-Latino Americano, parte activa en laorganización de la III Conferenza Nazionale Italia-America Latina e Caraibi, consi-dero un privilegio especial dirigir mi saludo a las Autoridades que nos acompañan.

Hoy es un día muy importante en el marco de las relaciones entre Italia y AméricaLatina, unidas por sólidos lazos históricos y culturales, y por la presencia en la regiónlatinoamericana de millones de ciudadanos de origen italiano.

Estoy convencido de que Italia desea comprometerse cada vez más en su labor dirigi-da a valorizar la especificidad de estas relaciones, tanto en el plano bilateral como enel de la relación con la Unión Europea.

Estoy convencido también, que este compromiso es recíproco, lo demuestra la signifi-cativa participación política de América Latina y el Caribe en esta Conferencia.

En el cumplimiento de estos objetivos, nos reconforta saber que importantes comuni-dades de ciudadanos latinoamericanos han elegido Italia como patria de adopción ydesde hace tiempo aportan un valioso recurso para el progreso de este país.

La III Conferenza Nazionale Italia-America Latina e Caraibi coincide con el eco, aúnno desvanecido, del solemne acto con el que, el 11 de noviembre del año pasado, secelebraron los cuarenta años de actividad del Instituto Ítalo-Latino Americano, ante lapresencia del Presidente de la República Italiana Giorgio Napolitano.

A lo largo de cuatro décadas, el IILA, un Organismo internacional intergubernamen-tal definido por su fundador Amintore Fanfani, como “una pequeña Onu a orillas delTíber”, ha realizado un sinfín de actividades, no sólo de estudios y de investigación,sino también de colaboración intensa en todos los sectores de actuación cultural,socioeconómica, técnico-científica y de cooperación al desarrollo, con efectos extre-madamente positivos en toda la región latinoamericana y caribeña.

Estoy seguro de interpretar el pensamiento de los representantes de los 20 países lati-noamericanos miembros del IILA, si afirmo que es justo reconocer que, con elInstituto, Italia ha promovido un instrumento de gran eficacia, un instrumento quehoy es capaz de incrementar aún más su aporte a las relaciones de Italia con AméricaLatina y de esta última con la Unión Europea.

De hecho, gracias también al IILA, Italia ha jugado siempre un rol muy importante enla consolidación de las relaciones estratégicas entre Europa y los países de AméricaLatina y del Caribe, favoreciendo acuerdos de asociaciones europeas con organismosregionales latinoamericanos como el SICA, Mercosur, la Comunidad Andina y elCaricom.

La Conferencia que se inaugurará hoy marca una nueva etapa en la acción estratégicade la política exterior de Italia hacia América Latina y el Caribe. El IILA, respaldado

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por su experiencia y su historia de 40 años al servicio de las relaciones entre Italia,Europa y América Latina, puede brindar a esta estrategia un aporte determinante.

Les deseo a todos un buen trabajo, y que de esta III Conferenza Nazionale Italia-America Latina e Caraibi surjan directrices, pautas y resultados, que sean de provechopara el futuro de nuestras comunidades.

Muchas gracias. ■

Walter VeltroniSindaco di Roma, Italia

È per me un vero piacere da Sindaco di Roma dare il mio benvenuto e quello di tuttala città a voi per questa conferenza così importante che avete deciso, e ne siamo vera-mente lieti, di svolgere nella capitale d’Italia.

Ci legano al continente latinoamericano profondi e storici vincoli di amicizia e direipersino di sangue. L’America Latina ha rappresentato l’Eldorado per tanti nostri con-nazionali che, fino a non molti decenni fa, quando gli immigrati eravamo noi, lascia-vano le loro terre per affrontare una lunga traversata verso l’ignoto, incontrandopopoli con i quali condividevano sofferenze, speranze, lavoro e cibo.

Forse è anche per questo che nel tempo abbiamo imparato a sentire come nostro patri-monio culturale, e non unicamente latinoamericano, le poesie di Neruda, i romanzi diMárquez, di Borges, quelli di Amado, gli scritti di Ernesto Sábato, di Benedetti, diVargas Llosa o di Galeano.

Dall’America Latina ieri partivano tanti giovani esiliati da feroci dittature che avevanofatto della tortura e dell’assassinio l’arma della loro sopravvivenza, e questi giovani sirifugiavano in Italia, in una Roma che li accoglieva, credo, nel modo più accogliente esolidale possibile.

Di quegli anni, di quel clima che si respirava nella nostra città e nel nostro Paese houn forte ricordo personale, come forte e personale è l’affetto che mi lega a tanti di colo-ro che in quegli anni contribuirono all’educazione democratica di un’intera generazio-ne di italiani.

Sono legato a quelli che sono rimasti a vivere qui e a quelli – tanti – che sono tornatinei loro Paesi per contribuire alla rinascita democratica, politica e culturale del conti-nente.

Tra quei giovani arrivati in Italia e a Roma non c’erano, e non potevano più esserci, idesaparecidos. Ai loro familiari, a Estela Carlotto, a Lita Boitano, alle nonne e allemadri di Plaza de Mayo, il nostro Paese è stato sempre vicino.

Ricordo in particolare il costituirsi parte civile del primo governo Prodi e poi dei suc-

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cessivi governi italiani, a cominciare da quello presieduto da Massimo D’Alema.Hanno voluto costituirsi parte civile nei processi agli assassini di tante vittime di ori-gine italiana, processi che si sono svolti, e con successo, anche per iniziativa dellamagistratura del nostro Paese negli ultimi anni.

Ricordo con quale affetto Roma si sia stretta, nel Natale di tre anni fa, attorno adEstela Carlotto, quando la nostra città ha voluto consegnare, a lei e all’Organizzazionede las abuelas de Plaza de Mayo, il premio “Roma per la Pace”.

E vorrei ricordare anche l’intensa e convinta partecipazione popolare che caratterizzaogni anno la “Corsa di Miguel”, la manifestazione sportiva che la nostraAmministrazione ha voluto organizzare in memoria di un maratoneta argentino scom-parso nel buio della dittatura.

Jorge Luis Borges ha scritto: “Come tutti gli uomini di Babilonia ho conosciuto abie-zione, obbrobrio e detenzione”. Questa è stata l’esperienza di tanti uomini politici edemocratici latinoamericani.

Oggi la triste e durissima prova delle dittature militari è stata superata, e nel vostrocontinente al governo è una classe politica democratica che è emersa dai cento anni disolitudine per cercare la via di una vita nuova e diversa, una via di giustizia sociale edi libertà. E il fatto che il vostro continente abbia sviluppato una vita democratica cosìforte e intensa è una delle migliori notizie del nostro tempo.

In questi anni l’America Latina ha subito profonde e positive trasformazioni: consoli-damento delle istituzioni democratiche, apertura economica, avvio dei processi diintegrazione regionale, rilancio del dialogo con l’Europa. È grande il terreno su cuistringere le relazioni e incrementare la collaborazione. Non esiste dossier dell’agendapolitica internazionale sul quale l’America Latina non abbia o non possa avere unruolo strategico.

Pensiamo al tema energetico, alla ricerca di fonti alternative e rinnovabili di energieche siano in grado di coniugare sviluppo economico e sostenibilità ambientale.Pensiamo all’enorme rivoluzione dei diritti conquistati con la pratica democraticadalle forti componenti indigene di alcuni Paesi del subcontinente, e a come una speri-mentazione di integrazione e di inclusione sociale possa costituire un modello daseguire in un pianeta dove sempre più il meticciato sarà la cifra di tanti Paesi, come haripetuto pochi mesi fa, proprio qui a Roma, il grande scrittore messicano CarlosFuentes.

Pensiamo alla ricerca di nuove politiche di sviluppo e di coesione sociale che garanti-scano, insieme agli elevati tassi di crescita economica dell’America Latina, una piùequa distribuzione di questa crescita, e che cancellino per sempre il triste primato dicontinente più disuguale del pianeta: ricerca sulla quale diversi vostri governi stannoinvestendo, e con successo, le loro migliori risorse.

Pensiamo, come ha detto il Presidente Napolitano al termine del suo incontro di iericon la Presidente Bachelet, alla condivisione della nobile causa dell’affermazione dellademocrazia e della tutela dei diritti umani.

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Per questo enorme e altissimo compito Roma, in particolare, si è spesa e continuerà aspendersi, come sta facendo ormai da anni, per la sua concittadina onoraria IngridBetancourt, che di tutto questo è diventata un simbolo universale, superando prima iconfini della Colombia e poi quelli dell’America Latina. Per la sua liberazione, insiemea quella di tutti i sequestrati, Roma continuerà ad impegnarsi senza sosta.

Con un ampio impegno continueremo a dare impulso alle relazioni, alle tante collabo-razioni, alle forme di cooperazione stretta a livello cittadino con molte capitali del con-tinente latinoamericano, perché oggi più che mai grande è la responsabilità dei gover-ni locali come centro di integrazione sociale, economica e culturale e, in definitiva,come base stessa di democrazia.

Oggi il tempo ci impone di agire concretamente per costruire insieme un futuro comu-ne e migliore, ed è per questo che ribadisco a tutti gli amici dei governi dell’AmericaLatina e dei Caraibi il mio piacere e il saluto di tutta la città nel darvi il benvenuto aRoma, che spero sempre più diventerà tappa obbligata – felicemente obbligata – peri vostri contatti con l’Europa. ■

Pier Ferdinando Casini Presidente dell’Unione Interparlamentare

Grazie, Signor Ministro, per questo invito e soprattutto per la sensibiltà con cui havoluto promuovere questo evento e la significativa e qualificata partecipazione diautorevoli personalità dell’America Latina dimostra la forza dei legami che tradizio-nalmente corrono tra il nostro Paese e l’altra sponda dell’Atlantico. Espressione, que-sta, che non uso in modo casuale. In tante occasioni, politiche e istituzionali, trasmet-tiamo l’importanza per l’Italia di relazioni transatlantiche solide e intense. Ma quan-do si parla di relazioni transatlantiche non si può intendere il contesto transatlanticocome esclusivo della costa settentrionale. L’America è un concetto più vasto e com-plesso degli Stati Uniti d’America. Un rapporto transatlantico che non ponesse al cen-tro, accanto alle relazioni con gli Stati del Nord, anche quelle coi Paesi dell’AmericaLatina e dei Caraibi, sarebbe un rapporto zoppo, privato di un segmento essenziale.

Per il nostro Paese, l’America Latina è uno degli scenari geopolitici più rilevanti e, semi consentite, vorrei rivolgere qui un saluto ai Parlamentari italiani eletti in AmericaLatina: vedo l’On. Bafile, il Sen. Pallaro, il Sen. Pollastri. È, prima di tutto, questa, lavostra, una realtà umana, culturale, sociale che affonda le sue radici in un terreno digrandi valori condivisi. Ma per capirne a fondo l’importanza non sono più sufficientigli appelli retorici alle comuni radici e ai tanti milioni di italiani che hanno vivificatoil tessuto e la storia dell’America Latina, e il modo in cui tutto questo ci torna indietroogni giorno. Ricordo che nel settembre 2002, quando ero Presidente della Camera deideputati, l’aula approvò una risoluzione, sottoscritta da esponenti di tutti i gruppi

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politici, con la quale il governo veniva impegnato al “rilancio della politica italiana neiconfronti dell’intera America Latina”. Fu un’indicazione di priorità che cadeva proprioalla vigilia della presidenza italiana dell’Unione Europea. Tuttavia, bisogna che faccia-mo di più, che andiamo oltre le dichiarazioni d’intenti. Bisogna, auspicai già allora,che alle parole seguano fatti concreti.

Soltanto attraverso azioni tangibili si dà un effettivo riconoscimento al valore strategi-co delle scelte assunte dai governi di Paesi come il Cile, il Brasile, l’Argentina, ilVenezuela e altri, compreso El Salvador, rappresentato qui al massimo livello. Vogliodire che la qualità dell’amicizia reciproca non dipende tanto dagli aspetti emotivi,nostalgici o genericamente storici e culturali, che a parole prevalgono e sempre ci ten-tano. In un mondo nel quale l’Unione Europea, spesso affetta da un eccesso di euro-centrismo, rischia di apparire risibile nel rivendicare un ruolo fondamentale sullascena internazionale, quella metà abbondante di continente americano si pone nel suocomplesso come un interlocutore di rilievo assoluto. Col quale dobbiamo fare real-mente i conti. Che costituisce una risorsa per la nostra economia, come è sempre stato,e un’eccezionale opportunità in un panorama nel quale si fa ogni giorno più aggressi-va (in America come nel resto del mondo) la concorrenza di nuovi attori. Attori, ormaiprotagonisti, che hanno alle spalle popolazioni sterminate, potenziali di crescita for-midabili, la spregiudicatezza di sperimentare la libertà (almeno economica) solo dapochi anni. Che ne hanno assaporato i vantaggi, ma ancora non hanno del tutto impa-rato a conoscerne i limiti e i pericoli.

Troppo spesso da parte italiana c’è stata, più che una strategia dell’attenzione, una sot-tovalutazione strategica. E questa è la prima considerazione che tenevo a esprimere,unitamente al compiacimento al Ministo degli Affari Esteri per questa iniziativa.

La seconda ha a che vedere con il mio ruolo di Presidente dell’UnioneInterparlamentare. La storia recente dell’America Latina e dei Caraibi si riflette anchenella Uip. Il contributo che ne è venuto ha prodotto conseguenze utili alla diffusionedi un’autentica democrazia nel mondo. All’inizio degli anni ‘70, infatti, il numero deiParlamenti latinoamericani membri della Uip era limitato a sei. Le tormentate vicen-de istituzionali e politiche di alcuni Paesi indussero una tale preoccupazione per lasorte dei colleghi e di quanti erano dediti all’attività politico-legislativa sotto i nascen-ti regimi che in seno alla Uip si dovette costituire un Comitato per la difesa dei dirittiumani dei parlamentari di Argentina, Cile e Uruguay. Quel Comitato, poi, non solo siè interessato al destino di tanti deputati desaparecidos, detenuti o in esilio, ma hagenerato quello che oggi è il Comitato dei diritti umani dei parlamentari della Uip, conuna competenza che spazia in tutti i continenti. Oggi le assemblee parlamentaridell’America Latina in seno all’Unione sono salite a 19.

Purtroppo, l’emergenza diritti umani non si è esaurita con quella stagione. In Paesiche vivevano sotto il pugno della dittatura governano oggi leader democraticamenteeletti, portatori di una cultura democratica solida, in perfetta sintonia con la tradizio-ne europea (ne abbiamo un esempio nella Presidente del Cile, Michelle Bachelet), infi-ne radicata in Parlamenti dinamici e influenti. Ma lo stesso, purtroppo, non può dirsi

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di altre entità che ancora non hanno adottato economie di mercato. Suscita appren-sione, nella società civile e nelle istituzioni italiane ed europee, la questione dei dirittiumani in alcuni paesi, in cui ci si ostina a conculcare la piena esplicazione dei dirittifondamentali della persona. Altrove, invece, a preoccupare sono i segnali di instabili-tà politica ed economica, la corruzione, e taluni atteggiamenti dichiaratamente di sfidapopulistica che non aiutano la causa latinoamericana né quella democratica. Ogniazione intrapresa anche da noi ai vari livelli per accrescere la certezza del diritto, la dif-fusione della cultura della legalità, l’efficienza e la trasparenza delle istituzioni e delleamministrazioni pubbliche sono mattoni indispensabili per costruire l’edificio dellalibertà, della democrazia e, quindi, del benessere in tutto il continente.

Proprio per questo la Uip, la cooperazione italiana e le Nazioni Unite lavorano con-giuntamente, attraverso il Centro Globale per le Tecnologie dell’Informazione e laComunicazione che ha sede a Roma, a mettere in rete le diverse assemblee parlamen-tari e contribuire così a una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita pubblica,favorendo anche la funzione rappresentativa del legislatore e rafforzando il dialogo trapotere legislativo ed esecutivo.

La scorsa settimana a Ginevra ho aperto i lavori della Conferenza mondiale sulParlamento elettronico volta alla creazione di una rete di funzionari parlamentari deiPaesi latino-americani esperti di ICT. Ringrazio, a nome della Uip e del CentroGlobale, il Ministero degli Affari Esteri italiano che ha messo a disposizione dellaBanca Inter-Americana di Sviluppo fondi per finanziare tale progetto, e che sostienein maniera concreta attraverso l’uso delle tecnologie la funzione legislativa deiParlamenti dell’America Latina.

Sono molti i problemi che affrontano l’America Latina e i Caraibi. Sono ancora troppele aree di arretratezza economica, di illegalità, di disuguaglianza sociale. E troppianche i vincoli esterni (bisogna che noi lo riconosciamo, noi europei soprattutto),come ad esempio la chiusura dei mercati europei e nordamericani a troppi prodotti,soprattutto agricoli, del continente latino-americano.

È però su basi politiche ed economiche illuminate che si deve sperare di dare una solu-zione al “problema dei problemi” del mondo contemporaneo, che è anche il cuore deiproblemi dell’America Latina: il rapporto tra la povertà di molti e la ricchezza di pochi.Oggi ha particolare significato richiamare questo concetto essendo la GiornataMondiale dell’Alimentazione. Una soluzione che deve passare attraverso una politicaper i giovani, una politica che individui il punto d’equilibrio tra libertà e solidarietà,una politica che si assuma la responsabilità di riaffermare la finalità di espansione delbenessere con un’attenzione alla funzione sociale di redistribuzione, ma non assisten-ziale dello Stato, e che tragga ispirazione anche da quei valori dell’umanesimo cristia-no richiamati da Benedetto XVI nel suo recente viaggio in Brasile: dignità e libertàdella persona umana sono le grandi questioni che assieme dobbiamo approfondire,affrontare, risolvere. ■

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Fausto BertinottiPresidente della Camera dei Deputati, Italia

Signore e signori,

sono lieto di portare a tutti i partecipanti a questa assise il caloroso saluto dellaCamera dei deputati, unitamente al vivo auspicio affinché queste due giornate di lavo-ro possano contribuire a rafforzare le relazioni bilaterali tra l’Italia ed i paesi latinoa-mericani, nel quadro di un rilancio complessivo della cooperazione tra Europa eAmerica Latina.

Il continente latinoamericano vive oggi una stagione di intenso dinamismo sul pianoeconomico e, soprattutto, sul piano politico e civile: con modalità diverse, attraversoesperienze politiche diverse, tutti i Paesi dell’area hanno intrapreso un camminocomune nella direzione di un nuovo patto democratico tra cittadini e classi dirigenti,tra istituzioni democratiche e popolo. Si tratta di un processo cui guardiamo con estre-ma attenzione e dal quale possiamo trarre preziosi elementi di riflessione soprattuttoin questa fase, in cui l’Europa registra una grave e diffusa crisi della politica: una crisiche impone di individuare strumenti di interpretazione della società più avanzati,capaci di ricostituire il tessuto connettivo tra cittadini ed istituzioni democratiche. Delresto, non mancano anche in Italia, proprio in questi giorni, esempi che dimostrano lerisorse di partecipazione di cui i nostri Paesi dispongono.

Nel corso di una mia recente visita ufficiale in America Latina, ho potuto apprezzareesperienze assai interessanti, che stanno portando ad una vera e propria rinascitadella politica. Sono esperienze molto diverse tra di loro, unite tuttavia da un filo con-duttore comune: la costruzione di un progetto democratico in cui i princîpi della giu-stizia sociale, i diritti delle popolazioni indigene, la lotta contro la povertà e per la coe-sione sociale e gli strumenti della partecipazione trovano pieno riconoscimento e siintegrano reciprocamente. In quella occasione ho potuto riscontrare di persona comeda un’idea forte di giustizia possano nascere iniziative straordinarie, in cui le associa-zioni locali, affiancate dalla cooperazione internazionale, svolgono un ruolo determi-nante nel combattere povertà ed emarginazione. Attraverso l’impegno politico di unanuova generazione di donne e di uomini, legittimato dal confronto elettorale e sorret-to da una forte mobilitazione sociale, le aspettative di milioni di expulsados de la civi-lización – per riprendere la definizione di un grande intellettuale venezuelano, ArturoUslar Pietri – tornano ad essere al centro dei progetti di governo, ispirano opzionipolitiche, innervano una visione della società e dell’economia. È su queste basi che ledemocrazie latinoamericane si stanno misurando con la sfida cruciale della contem-poraneità: il rapporto tra la povertà di molti e la ricchezza di pochi. Una sfida che sipone, del resto, con uguale forza anche nei Paesi più avanzati, in cui il perimetro del-l’esclusione e della povertà sta diventando drammaticamente sempre più ampio. Dopoavere conosciuto i decenni della “crescita senza sviluppo”, dopo le insufficienze dellepolitiche liberiste incentrate sull’equazione acritica tra mercato e crescita – che hannocreato nuove povertà ed aggravato quelle esistenti – l’economia latino-americana si

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sta avviando verso un modello di integrazione regionale che può offrire prospettive disviluppo innovative.

Di fronte alle crisi e alle fratture indotte dalla globalizzazione, l’America Latina si stainsomma proponendo come un vero e proprio laboratorio per la definizione di un pro-getto di una diversa economia, di cui sono espressione anche i processi d’integrazioneregionale e sub-regionale, che stanno conoscendo una fase di particolare dinamismonell’ottica di quell’unità del continente sudamericano che fu il primo ideale delle lotteper l’indipendenza. In questo contesto, il tema della cooperazione tra Europa edAmerica Latina si pone all’attenzione dei nostri Paesi come una priorità ed un puntodi riferimento non eludibile. Ciò non solo sul piano degli scambi e dei commerci, masoprattutto per ricostruire quel rapporto di fiducia tra politica e cittadini indispensa-bile per costruire un modello di convivenza in grado di interpretare i nuovi bisogni chematurano nella società all’interno delle grandi mutazioni che la investono. Del resto,è significativo che le relazioni tra Unione Europea e Mercosur si stiano gradualmenteorientando nella direzione di una nuova frontiera dell’economia, in cui la cooperazio-ne economica proceda costantemente nel quadro dei grandi obiettivi di civiltà delnostro tempo: la costruzione di un rapporto positivo con l’ambiente; la creazione dilavoro buono, stabile, sicuro; la lotta all’esclusione su scala mondiale; la conquista diuna convivenza tra i popoli e le nazioni del mondo nel segno della pace.

Per i profondi vincoli di amicizia con l’America Latina, alimentati dalla presenza diuna importante comunità italiana, il nostro Paese ha titolo per apportare un contribu-to speciale in questa direzione, anche ampliando i luoghi istituzionali entro cui svilup-pare le relazioni con i Paesi latinoamericani. In questo quadro, la Camera dei deputa-ti ha intensificato ad esempio le relazioni con l’area dell’America Latina, sottoscriven-do protocolli di collaborazione parlamentare con Brasile, Cile, Messico, Uruguay eVenezuela ed avviando, nella cornice di apposite sedi di discussione e di confronto,un’intensa attività di collaborazione. È un terreno di azione che, a mio avviso, rivesteun rilievo generale. Credo infatti che l’Istituzione parlamentare possa contribuire, adogni livello ed in ogni paese, a creare una sinergia positiva con gli esecutivi, stimolan-done l’azione, aprendosi alle domande che salgono dalla società civile e mettendone avalore le diversità sui temi cruciali del nostro tempo: l’ambiente, l’accesso all’acqua, lefonti energetiche, una più equa distribuzione della ricchezza tra Nord e Sud delmondo. Se i nostri parlamenti sapranno risolvere sino in fondo l’istanza della parteci-pazione – la sfida centrale che il nostro presente pone al loro impegno – sono certoche il dialogo tra Europa ed America Latina potrà porsi come una delle leve più valideper orientare le trasformazioni sociali in atto nella direzione di una convivenza piùsolidale, giusta e pacifica. È con questo spirito che, rinnovando ai partecipanti a que-sta conferenza il saluto mio personale e di tutta la Camera dei deputati, formulo a voitutti i migliori auguri di buon lavoro. ■

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Michelle BacheletPresidente della Repubblica del Cile

Es un honor y una gran satisfacción como Presidenta de Chile, poder compartir hoycon ustedes algunas reflexiones sobre democracia y cohesión social en AméricaLatina, en esta institución que ha cumplido una labor tan importante en las relacionesde amistad y cooperación entre Italia y nuestra región latinoamericana y el Caribe. Mivisita acá para hablar de este tema resulta, además, tremendamente oportuna, consi-derando que lo que une a América Latina con los países de la Unión Europea en estemundo globalizado, y más allá de las diferencias circunstanciales que pueda haber, esaquello de lo que nos han hablado nuestros predecesores, es la defensa de las liberta-des fundamentales, del pluralismo y de sociedades donde la justicia social está en elcentro de nuestras preocupaciones y de nuestra acción política.

Al decir esto, no estoy hablando en términos abstractos. Como Presidenta de Chile, hehecho de la inclusión y la protección social un sello distintito y fundamental de migobierno. Y lo hago como líder de un país que ha decidido poner a la equidad en el cen-tro de la discusión pública, después de haber logrado importantes avances en nuestrotrabajo por crear un Chile mejor.

Por eso quiero aprovechar esta oportunidad y compartir algunas reflexiones con uste-des, sobre todo con vistas a la próxima Cumbre Europa, América Latina y el Caribe,que realizaremos el próximo año en Lima, en el hermano país del Perú, donde trataráfundamentalmente de la cohesión social, y la relación entre cohesión social, democra-cia y expansión de las libertades y los derechos de nuestros ciudadanos. Lo primeroque tenemos que hacer como latinoamericanos, me parece a mí que es valorar la elec-ción de este tema, del tema de la cohesión social, como el eje de articulación políticaentre Europa y nuestra región. Creo que al hacerlo así, Europa está dando un pasoimportantísimo de renovación y fortalecimiento de su relación con nuestro continen-te, demostrando una gran capacidad para sintonizar con lo medular de la agenda polí-tica de nuestra región.

Y aquí no puedo dejar de mencionar el papel esencial que está jugando Italia en elmarco de la Unión Europea, en el relanzamiento de nuestras relaciones birregionales.Italia siempre ha estado cerca de América Latina, nuestra historia no se entendería ensu globalidad sin apreciar en toda su dimensión lo que ha sido el acervo de este que-rido país en el desarrollo de nuestras sociedades y de nuestras culturas. Y ahora debe-mos iniciar una nueva etapa, marcada por grandes desafíos, donde la cooperación y lacapacidad de acción conjunta entre nuestras regiones, será esencial para aseguraraquello que nuestra gente espera, la provisión de bienes públicos globales que deter-minarán el futuro del planeta.

América Latina transita por un momento paradojal: por un lado, se ha consolidadocomo una zona de paz, donde los conflictos armados entre Estados o la producción dearmas de destrucción masiva, son virtualmente inexistentes.

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Además, es una región caracterizada por un proceso de extensión y profundizacióndemocrática, que ya se sustenta sin interrupciones por más de 15 años. El problemaes, sin embargo, el de la consolidación y calidad de los procesos democráticos que seexpanden por la región, porque si bien desde 1992 no hemos tenido ningún golpe deEstado que lamentar, no es menos cierto que desde entonces a la fecha han sido 15 losPresidentes que no han culminado regularmente los mandatos. Más aún, hay proble-mas de corrupción endémicos que persisten en distintos niveles y el crimen organiza-do se ha establecido de manera preocupante en algunas de las grandes ciudades denuestra región.

Pero no sólo eso. Las encuestas muestran, además, una creciente distancia de la pobla-ción hacia la actividad política y el rol de los partidos. Es lo que se ha denominado elfenómeno del desencanto.

En estos dos días acá, conversando con muchos líderes políticos, puedo decir que nosomos originales en América Latina, este fenómeno está mucho más expandido de loque quisiéramos. Se hace indispensable, entonces, un fortalecimiento institucional denuestros sistemas democráticos. Se abre en muchos países una etapa de severo cues-tionamiento a los procesos de apertura y desregulación económica que acompañarona la reinstalación de la democracia en los años ‘80 y ‘90. Porque éstos no fueron com-plementados con políticas sociales eficaces que lograran contrarrestar los costos socia-les de las políticas de ajuste y la tradicional tendencia de sociedades latinoamericanasa la exclusión y a la marginación.

Por eso que al cabo de una década de democracia ininterrumpida, y a pesar de que laAmérica Latina se ha beneficiado del largo ciclo de crecimiento mundial, con tasas decrecimiento regional promedio superiores al 5% en los últimos años, el problema de laexclusión y las desigualdades se ha instalado en el centro de la agenda política de laregión. Y quiero compartir algunos datos que son conocidos. En 1990, América Latinatenía un 48% de pobreza. Al año 2006, el porcentaje se redujo a un 38%. Lo que siguesiendo alto, y podría parecer, sin embargo, un avance importante. Pero cuando mira-mos de qué estamos hablando, ya no estamos hablando de porcentajes, sino que denúmero absoluto de pobres, es decir, con personas con carne y hueso, con familias,hemos aumentado desde 200 millones el año 1990, a 220 millones de pobres el año2006, doscientos veinte millones de pobres. Eso es casi 14 veces la población total deChile.

Pero, además, existen segmentos importantes de la población que sin ser estadística-mente pobres, no tienen protección social alguna, sobreviven en los umbrales de lalínea de la pobreza, siempre con el riesgo latente de verse retrotraídos nuevamente ala condición de pobreza, en condiciones de crisis económica, de enfermedad, de pér-dida del empleo, es decir, de cualquier situación que los saque de la situación actual.

Entonces, digámoslo claro: nuestra democracia en América Latina no ha sido lo sufi-cientemente eficiente para abordar los problemas más urgentes que afligen a nuestrospueblos. Aunque no en todas partes el proceso ha sido igual. Allí donde no hubo polí-ticas públicas que sufrieran las distorsiones y desigualdades generadas por la desregu-

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lación de los mercados, el resultado fue muchas veces una sucesión de crisis política,y en algunos casos, la búsqueda de estrategias alternativas de desarrollo que cuestio-nan severamente lo avanzado hasta ahora.

En aquellos países donde hubo un esfuerzo especial del Estado para proveer educa-ción, salud y vivienda en momentos en que nuestras economías buscan adaptarse a losgrandes cambios globales, el resultado ha sido, por el contrario, un incremento de lalegitimidad de la democracia y sus instituciones.

Yo quiero decir como Presidenta de Chile que nuestro país se ha ido desarrollandobien, desde que recuperamos la democracia hemos tenido un crecimiento promediode 5,6% anual; nuestro producto interno bruto per cápita corregido por paridad decompra ha experimentado un incremento significativo, de los 4.700 dólares en 1990,a los 13.800 dólares en el 2006. Y, más importante, que a partir del año ‘90 hemospuesto un acento creciente en las políticas públicas orientadas a disminuir la pobreza.Y es así que la redujimos de prácticamente el 40%, del 39% el año 1990, a 13% el año2006.

Pero eso tiene que ver con una opción, que en Chile, al recuperar la democracia, laapuesta chilena, de los cuatro gobiernos democráticos desde esa fecha hasta ahora,hemos planteado que no es necesario hacer un trade off entre crecimiento y equidad,que es perfectamente posible que un país crezca, tenga prosperidad y que esa prospe-ridad llegue a todos sus habitantes. Porque, de lo contrario, efectivamente aquellospaíses donde las reformas económicas estructurales necesarias no fueron de la manocon políticas sociales potentes, la diferencia entre pobres y ricos no sólo no se resol-vió, sino que incluso aumentó.

Y el último estudio del Fondo Monetario Internacional demuestra que en 9 de 12 eco-nomías latinoamericanas, la globalización, por el contrario, produjo un mayor aumen-to de la brecha entre pobres y ricos.

Y eso tiene que ver con la capacidad o no de haber desarrollado políticas sociales de lamano de las reformas económicas necesarias.

Pero sabemos en Chile que tenemos mucho que avanzar y nuestra meta es lograr de-sarrollar un Estado moderno de bienestar, que pueda garantizar derechos socialespara todos, por el solo hecho de ser parte de esta gran comunidad que es ser la patria,que es Chile.

Por cierto, yo hablaba de este fenómeno de desencanto que, como señalaba, no esexclusiva de América Latina o exclusiva de Chile, sino que expresa uno de los dilemascentrales del actual proceso de globalización, del desarrollo de la democracia y la polí-tica en las condiciones de globalización actual.

En distintas latitudes vemos manifestación de anomia social, donde el denominadorcomún es el malestar, el temor, la inseguridad ante las grandes transformaciones eco-nómicas y tecnológicas que tienen lugar y el impacto en la vida cotidiana de socieda-des más expuestas que nunca a cambios que están fuera del control del ciudadanocorriente.

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Y en ese cuadro, las que se hacen expectativas de bajos sectores sociales, que ademásson cada vez, en democracia, cada vez afortunadamente, mejor informados, más críti-cos, más demandantes, más exigentes, tenemos muchas veces estas expectativas frus-tradas ante la imposibilidad de materializar a veces aspiraciones básicas de seguridady progreso, lo que también, entonces, redunda en el debilitamiento de la democraciay sus instituciones, especialmente en países donde la sociedad es débil y fragmentada.Es por eso, entonces, que yo señalaba al comienzo de mi intervención, lo esencial quees el que la cohesión social sea el factor que nos tiene reflexionando, debatiendo ymirando en conjunto con profundización de la democracia, profundización del de-sarrollo, en la relación entre la Unión Europea y América Latina y el Caribe. Porqueese desafío lo tenemos que mirar desde la perspectiva birregional, pero también desdeuna perspectiva global.

Porque no es posible, no es posible tener instituciones sólidas y respetadas y estabili-dad política, si hay grandes segmentos de la población que permanecen al margen delcrecimiento económico global.

Por eso lo que nos debe convocar hoy, con decisión y voluntad política, es la definiciónde una nueva agenda y estrategia de cooperación hacia Europa y América Latina y elCaribe, con más cohesión social, con el objetivo declarado de contribuir de maneradecisiva a la consolidación democrática en nuestra región. La pregunta ¿es esto posi-ble? Yo creo francamente que sí. Tenemos bastante avanzado en esta tarea. De hecho,Europa y América Latina tenemos una clara afinidad cultural, valórica, política, demo-crática y en el ámbito multilateral, que se refleja en posición que generalmente es con-vergente en muchos de los grandes temas y de los foros internacionales.

La Unión Europea ya ha suscrito acuerdos de asociación y libre comercio con Méxicoy Chile, ha declarado a Brasil como un socio estratégico, en la perspectiva de iniciar lasnegociaciones con un acuerdo de asociación con el Mercosur y Centroamérica, comola Economía Andina, ha lanzado con fuerza sus negociaciones para un futuro acuerdode asociación con la Unión.

Por eso que cuando estamos hablando de incorporar una dimensión social en nuestrarelación birregional, estamos dando un paso trascendente, que confirma la profundi-dad de las afinidades ya existentes, dando un nuevo impulso a nuestras convergenciaspolíticas, en la perspectiva de convertir a Europa y América Latina en dos socios decarácter estratégico, con miras a construir una globalización más justa, de cada vezuna mayor equidad y gobernabilidad.

Amigos y amigas:

Esta es la magnitud del desafío que se encuentra ante nosotros. Hoy es el momentopara aunar fuerzas, para trabajar juntos en la construcción de una globalización quelogre integrar y no marginar, donde los grandes valores universales estén presentes encada una de nuestras decisiones más trascendentales y así contribuir también a unmundo más estable, más digno para todos.

Yo estoy esperanzada que en esta tarea vamos a responder a la altura de las expectati-

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vas que nuestros pueblos han depositado en cada uno de nosotros. Y me parece que elmomento es ahora, no podemos delegar esta responsabilidad a futuras generaciones,que van a ser representativas de lo que hoy hagamos o dejemos de hacer. Comparten,ustedes lo saben, una visión progresista de la sociedad y la política. Un progresismodonde caben todos los que tengan la necesidad de trabajar por sociedades más demo-cráticas, más equitativas y más inclusivas. Los que creen en la necesidad de fortalecerla ciudadanía, como nos dice Fernando Savater, “ciudadanía local y global”.

Yo creo en la capacidad del ser humano de guiar su propio progreso. Creo en la capa-cidad del movimiento político y social para generar los cambios que la sociedad nosdemanda.

En Chile hemos logrado construir una coalición progresista entre el social cristianis-mo y social democracia, que le ha dado gobernabilidad y progreso social al país. Hoy,entonces, podemos ofrecer al país un mejor futuro y, además, involucrarnos en laconstrucción de un mejor futuro internacional.

De nosotros depende, de lo que hagamos como Unión Europea, América Latina y elCaribe, y tenemos una responsabilidad histórica dónde cada uno sabe lo que está enjuego. Pero también así como yo digo siempre, soy una optimista histórica, y creo quesi tenemos el coraje, la voluntad política y una visión clara de lo que debemos hacer,el futuro será ciertamente más promisorio ya no sólo para algunos, sino para todos.

Muchas gracias. ■

Romano Prodi Presidente del Consiglio dei Ministri, Italia

La conferenza che inauguriamo oggi rappresenta un momento di cruciale importanzanelle relazioni tra l’Italia, l’America Latina ed i Caraibi.

È dal 1966 – quando venne firmato a Roma, su impulso del Presidente Fanfani il trat-tato istitutivo dell’Istituto Italo Latino Americano – che non si riuniva in Italia un cosìalto numero di autorità latino americane: dalla Presidente Bachelet, al Vice Presidentedi Panama, dai Ministri e Vice Ministri degli Esteri ed altre Autorità di Governo deipaesi invitati.

Ad essi si aggiunge una significativa partecipazione europea con il CommissarioFerrero-Waldner, il Ministro degli Esteri sloveno Rupel (prossima presidenzadell’Unione), i Vice Ministri di Spagna e Portogallo.

Completa il quadro una qualificata rappresentanza degli organismi internazionaliregionali quali l’Organizzazione degli Stati Americani, la Corporación Andina deFomento, la Banca Interamericana di Sviluppo, il Caricom, il segretariato dei VerticiIbero Americani.

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Nel mio discorso di insediamento davanti alle Camere indicavo l’America Latina tra lepriorità della politica estera del mio Governo.

La vostra presenza qui oggi è il migliore riconoscimento di quanto fatto finora.

L’obiettivo che, insieme al Ministro D’Alema, ci siamo prefissi è quello di ricollocare“al proprio posto” l’Italia in America Latina. Rilanciarne la presenza, l’attività e l’inte-razione con tutti i Governi della regione.

Non è un obiettivo di corto respiro, legato solo all’opera del mio Governo. È un obiet-tivo più ambizioso, che travalica Governo e Legislatura. Vogliamo che l’Italia torni adessere attore importante, insieme agli amici spagnoli e portoghesi, in un area in cuiabbiamo radici profonde.

Quella che stiamo realizzando è una politica di Stato. Una esigenza sentita dal nostroPaese corrispondente ad una richiesta che con forza ci viene fatta da molti Governi ePaesi latino americani.

Molti di voi ci hanno detto, nel corso di questi anni, “Sarebbe importante che l’Italiasi occupasse di più di America Latina”; “Sarebbe utile una presenza italiana più attivae costante perché siete leader nel settore delle PMI e questa è per noi la sfida del futu-ro”; “Dovreste rilanciare la vostra presenza culturale; vogliamo sapere cosa è successodopo il neorealismo”.

È giunto il momento di dare risposte a questi appelli!

In poco più di un anno di Governo, il Ministro degli Esteri è stato in Brasile, Cile ePerù. Il Sottosegretario Di Santo – cui devo dare atto di essere l’instancabile motorequotidiano della nostra politica verso la regione – ha avviato un lavoro di rilancio contutti i paesi latino americani.

Io stesso ho visitato Brasile e Cile e mi recherò in Messico ed a Panama nei primi mesidel prossimo anno.

La Sua presenza qui, Presidente Bachelet, è il risultato più lusinghiero raggiunto inoccasione della mia missione a Santiago. L’Italia La aspettava, signora Presidente, esono orgoglioso che sia proprio Lei l’ospite d’onore di questa Conferenza. Lei racchiu-de in sé tutte le caratteristiche che avvicinano i nostri due paesi ed i nostri popoli.Guida un paese modello per stabilità, sviluppo economico ed democrazia. La visita diStato che il nostro Presidente Napolitano Le restituirà tra pochi mesi è un altro rico-noscimento di ciò.

In Brasile ho raggiunto con il Presidente Lula un’intesa di collaborazione strategica, alpari di quelle che l’Italia ha con paesi come la Cina, l’India, la Russia. Proprio per met-tere tale intesa al riparo dagli umori dei Governi che si susseguono, abbiamo previstoun meccanismo di consultazioni politiche al più alto livello con cadenza periodica.

La mia visita a marzo è stata la prima di un Capo di Governo europeo dopo il varo delgrande Programma di Accelerazione della Crescita messo in atto dal Governo Lula. Èil segnale concreto del nostro interesse a collaborare al piano di modernizzazione delle

Sessione inaugurale

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reti materiali ed immateriali che il Brasile (ma posso dire gran parte dei paesi del-l’area) sta progettando e si avvia a realizzare.

L’Italia, insieme all’Europa, è pronta a dare il proprio contributo. Quando diciamo –e non a caso è lo slogan di questa Conferenza – “Insieme verso il futuro” … intendia-mo proprio questo!

Siamo convinti che l’integrazione regionale, a partire della messa in comune delleinfrastrutture, sia elemento chiave per lo sviluppo e la stabilità della regione.

Ce lo insegna l’esperienza europea, che proprio dalla messa in comune del carbone edell’acciaio (materie base per lo sviluppo dell’epoca) ha avviato quel processo virtuo-so di integrazione regionale unico al mondo che si chiama Unione Europea.

Sono convinto che questa sia la strada giusta anche per l’America Latina.

È in quest’ottica che va letto l’impegno italiano a formalizzare – proprio domani – ladecisione di avviare i negoziati di adesione con la Corporación Andina de Fomento,che insieme al BID (con cui abbiamo allo studio forme innovative di collaborazione) èstrumento essenziale per la realizzazione di progetti congiunti del continente.

“Insieme verso il futuro” dunque. Nella ricerca scientifica, nel settore delle energiealternative, rinnovabili e sostenibili per l’ambiente (i biocarburanti con il Brasile, lageotermia con il Cile e con i paesi centroamericani così ricchi di vulcani e tanti altriprogetti lo dimostrano già); nella crescita culturale e nella formazione dei nostri gio-vani, base imprescindibile per dare stabilità alla democrazia; nello sviluppo economi-co reciproco, che dovrà sempre più ispirarsi al partenariato ed all’interdipendenza (daqui la necessità di ridare slancio al negoziato di Doha; di avere tutti il coraggio di fareun passo indietro per sbloccarlo); nel rifiuto della violenza e nell’affermazione deidiritti umani (non è un caso che con l’America Latina troviamo grande sintonia nellabattaglia che abbiamo avviato all’ONU per l’abolizione della pena di morte).

“Insieme verso il futuro” anche nella ricerca di una maggiore coesione sociale qualepremessa fondamentale per la lotta alla povertà, all’esclusione, all’ingiustizia.

Proprio a questo tema – così attuale in America Latina, ove la crescita economica degliultimi anni stenta ancora a raggiungere ampie fasce ancora esistenti di “esclusi” – èstato dedicato nei giorni scorsi un seminario internazionale a Santiago, aperto da unapprezzato discorso della Presidente Michelle Bachelet e dove il Governo italiano erapresente.

Ma anche nei negoziati in corso per giungere ad accordi di associazione tra l’Europa ele regioni del sub continente americano, vogliamo che oltre al tema economico e com-merciale, siano contemplati quelli sociali e di cooperazione e che il riconoscimentodelle asimmetrie – che è stato così importante nella storia della costruzione europea– sia riconosciuto anche per gli altri Paesi.

L’Italia è pronta ad essere partner dell’America Latina in questa grande avventura col-lettiva. E vuole esserlo con l’Europa, di cui siamo paese fondatore.

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Con questo spirito ci prepariamo all’appuntamento del Vertice di Lima tra UnioneEuropea ed i 33 paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Abbiamo già offerto il nostropieno contributo alla presidenza portoghese ed alla prossima presidenza slovena,durante la quale si svolgerà il vertice di Lima. È un momento importante che deve tra-dursi in atti concreti, visibili.

È lo stesso spirito con cui ci accingiamo ad assistere, per il secondo anno consecutivo,al Vertice Iberoamericano al quale siamo stati invitati dal Governo cileno. Di ciò rin-grazio oltre al Cile, i Governi dei paesi membri, iniziando da quelli di Spagna ePortogallo ed il Segretario Generale del Vertice, l’amico Enrique Iglesias. Insiemeall’Istituto Italo Latino americano, che ha raggiunto un accordo di cooperazione con lasegreteria dei vertici iberoamericani, vogliamo anche qui dare un contributo concreto.

Desidero, infine, chiudere con un riferimento all’elemento forse più significativo diquesto rilancio dei rapporti tra l’Italia e la regione: l’elemento umano.

Mi riferisco a quei milioni di italiani e di discendenti di italiani che con i loro sacrifici,la loro determinazione, i loro successi hanno mantenuto vivo, anche nei momenti piùdifficili, il legame indissolubile con la madre patria. L’Italia non li ha dimenticati ed iloro rappresentanti siedono oggi nel Parlamento nazionale, testimoni attenti del patri-monio di relazioni e di contatti che rende così speciale il vincolo che lega il nostroPaese a quella – solo geograficamente – lontana regione.

Ma mi riferisco anche a quelle centinaia di migliaia di cittadini latino americani cherisiedono in Italia e che, con la loro seria, puntuale e silenziosa opera quotidiana,costituiscono una risorsa per il Paese e danno serenità a molte famiglie italiane.

Voglio qui ricordare il gesto di Iris Palacios Cruz, la giovane honduregna che, un annofa, perse la vita per salvare la bambina italiana che accudiva. È un simbolo che, contutta la sua drammaticità, rappresenta quel legame indissolubile che ritengo esista tral’Italia, l’America Latina ed i Caraibi.

Ringrazio, infine, il Ministero degli Esteri ed il suo personale, diplomatico e non,l’Istituto Italo-Latino Americano ed il Centro Studi di Politica Internazionale per ilgrande lavoro svolto e la dedizione mostrata nell’organizzare questo importanteappuntamento.

Grazie. Buon lavoro. ■

Sessione inaugurale

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I rapporti euro-latinoamericani e il ruolo dell’Italia

SESSIONE:I RAPPORTI EURO-LATINOAMERICANI E IL RUOLO DELL’ITALIA

Presiede:

Enrique IglesiasSecretario General de la SEGIB (Secretaría General Iberoamericana)

Grazie, caro Sottosegretario, comincerei col dire che sono molto felice di essere qui, inquesta terza conferenza Italia America Latina e Caraibi. Ho avuto il piacere di parteci-pare alle altre due, ed considero molto importante che i rapporti fra l’Italia e l’AmericaLatina si mantengano in forma permanente, rapporti che mostrano sempre, come l’hadetto poco fa il Presidente del Consiglio, un legame storico con l’America Latina, lega-me che noi uruguaiani conosciamo bene. L’Italia è stato uno dei paesi fondatori dellanostra Nazione con contributi importantissimi dal punto di vista umano, dal punto divista dei dirigenti, dal punto di vista degli artisti, degli intellettuali. L’Italia formaparte della nostra Nazione e lo stesso si potrebbe dire in generale di molti paesidell’America Latina. Dunque, questo incontro è chiaramente una dimostrazione del-l’atteggiamento che l’Italia ha per questi rapporti che salutiamo come latinoamericanie, personalmente, anche come Segretario della Comunità Iberoamericana, comunitàche qui, in questo momento, è molto ben rappresentata. Stiamo tutti lavorando per lostesso obiettivo, cioè lo sviluppo economico, lo sviluppo sociale, il consolidamentodella nostra democrazia. Dunque noi ci sentiamo a casa in questo evento. Per tutto ciò,caro Donato, volevo ringraziarti di questo invito a partecipare. Alla fine di questoincontro cercherò di dire qualche parola per dare una visione d’insieme su quanto voidirete nel corso di questa sessione. ■

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Umberto Ranieri Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, Italia

Io sono convinto che questa III Conferenza, per la serietà con cui è stata organizzata eper la ricchezza della partecipazione, rafforzerà gli sforzi tesi a consolidare le relazio-ni tra America Latina ed Europa. Obiettivo strategico per diversi motivi. Perché alcu-ni Paesi dell’America Latina stanno conquistando rapidamente una nuova posizionesulla scena internazionale, perché il continente latinoamericano nel suo insieme èavviato a svolgere – ne sono convinto – un ruolo rilevante nei futuri assetti del mondoe perché io ritengo che l’Unione Europea, se intende assolvere ad una funzione real-mente importante sulla scena internazionale, non può non considerare strategiche lerelazioni con un continente come quello latinoamericano.

Il punto di fondo che vorrei sottolineare, che considero essenziale nella nostra discus-sione, è che l’America Latina avverte la necessità di un rapporto forte con l’Europa,certamente di carattere economico, ma non solo.

Al di là delle storiche e complesse relazioni fra gli Stati Uniti e singoli Paesi latinoame-ricani, ciò che è evidente è che un appiattimento dell’identità, cioè delle aspirazioni,della coscienza di sé dell’America Latina sulla relazione esclusiva con gli Stati Uniti èun modello ormai storicamente superato.

Molti segni – alcuni dei quali molto evidenti – ci dicono di questo cambiamento pro-fondo di prospettiva storica per l’America Latina. Sbaglierebbero gli Stati Uniti a nonavere consapevolezza di questo mutamento intervenuto, e sarebbe del tutto ingiustifi-cato se vi fosse da parte dell’Europa, dell’Unione Europea, una incomprensione diquesta aspirazione dell’America Latina.

L’America Latina ha certamente bisogno di un’Europa consapevole del suo ruolo, diun’Europa convinta della necessità di assolvere a una funzione rilevante sulla scena diun mondo globale, di un’Europa capace di assumersi delle responsabilità: di questaEuropa ha bisogno l’America Latina.

Perché sostengo che questo rapporto finora è stato insufficiente? Perché dal punto divista del rafforzamento delle relazioni economiche, tutti i dati ci dicono che, con l’ec-cezione dei governi della Spagna post-franchista, nessun Paese europeo è stato capa-ce di perseguire con continuità un complesso di iniziative tali da configurare una poli-tica di rafforzamento strategico delle relazioni economiche con il continente latinoa-mericano.

Se si guardano i dati non mancano esempi di efficace interscambio. In alcune espe-rienze questo interscambio riesce anche ad andare al di là del semplice import-exportdi merci per diventare interscambio di know-how più sofisticati. Ma per funzionarepienamente, oggi l’interscambio economico richiede livelli nuovi di integrazione, unastrategia di medio e lungo termine.

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L’Europa – questo è il punto su cui l’Unione deve riflettere – è ancora molto lontanadal dare queste risposte al continente latinoamericano. Quindi occorre un grande sfor-zo costruttivo per dare vita a un nuovo contesto di relazioni economiche. Che però nonbasta, se non si produce uno sforzo sorretto da una missione politica. Negli ultimi duedecenni nel continente latinoamericano si è sempre di più venuta consolidando lademocrazia. In Europa si sono compiuti passi avanti, dopo la conclusione della guer-ra fredda, verso l’unificazione del continente europeo, e non a caso è emerso il temadella costruzione di un’identità europea forte.

Io penso che anche in America Latina il processo di costruzione di una nuova identitàcontinentale stia assumendo il carattere di una priorità. Quando parliamo di identitàcontinentale latinoamericana pensiamo a un’identità che si fondi su un’integrazionedefinitiva nel sistema delle democrazie, ma senza smarrire la specificità culturale diquella regione.

Noi siamo, quindi – per sintetizzare questo concetto – di fronte ad una nuova coscien-za di sé del continente latinoamericano: un processo che trova in Europa simpatia esostegno, ma non trova ancora una strategia economica e politica da parte dell’Unionetale da configurare un interlocutore sicuro e un riferimento sicuro, che veda l’UnioneEuropea decisa ad assumere come priorità della propria politica lo sviluppo delle rela-zioni con il continente latinoamericano.

Io credo che vi siano alcuni temi sui quali Europa e America Latina possono lavorareinsieme e bene. Tutto il capitolo del governo dei processi di globalizzazione economi-ca, tutti i temi relativi ad una distribuzione più equa del reddito e della ricchezza, sonoun grande problema in America Latina. In una certa misura anche l’Europa oggi èimpegnata ad affrontare problemi di questa natura, quando si interroga sullo statosociale europeo e sulla necessità di riconsiderarne alcuni aspetti.

C’è, poi, la grande questione della sicurezza e della pace nel mondo. Europa edAmerica Latina possono svolgere un grande ruolo di promozione della pace se saran-no capaci di lavorare insieme.

In sostanza, io ritengo che di fronte alle novità politiche, alla crescita della consape-volezza del proprio ruolo dell’America Latina, l’Unione Europea deve fare di più. E inquesto contesto certamente deve fare di più un Paese come l’Italia, per tante ragioni– storiche, economiche, culturali, ideali – fortemente legato all’America Latina.

L’America Latina che ha consolidato la scelta della democrazia, che avverte la neces-sità di una globalizzazione governata, guarda all’Europa come un interlocutore fonda-mentale. L’Unione Europea deve mostrarsi all’altezza di questa prospettiva. Se nonriuscisse a farlo commetterebbe un errore strategico grave e di conseguenze negative.

Io penso che l’Italia possa adoperarsi – e questa Conferenza ne è la conferma – per-ché l’Europa assolva a questo compito. Lavorare in questa direzione non sarà facile,ma io credo che il Governo e il Parlamento italiano siano convinti di ciò, che l’Italia nelsuo complesso possa dare un contributo significativo in questa direzione. ■

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Dimitrij RupelMinister of Foreign Affairs of Slovenia

Dear Secretary-General, Mr Enrique Iglesias, Excellencies, Ladies and Gentlemen,

Please allow me to begin by extending greetings on behalf of Slovenia? the incomingPresidency of the Council of the EU in the first half of 2008? and thanking our Italianhosts for the invitation. This is an important contribution to our preparations for thepresidency and we thank you for this opportunity.

The Republic of Slovenia is to assume an important and responsible task of co-chair-ing the fifth EU-Latin America and the Caribbean Summit to be held in Peru’s capitalLima, on 16 and 17 May next year.

The summit is one of the largest EU events involving third countries during our presi-dency and will be attended by 60 Heads of State or Government from both regions. Ourgoal is to strengthen strategic partnership between the two regions, based on commonvalues, economic, political, cultural, historical and also human ties. Taking this intoaccount, Slovenia will strive for the summit to be a step forward in strengthening eco-nomic cooperation, with the objective of increasing trade between the European Unionand Latin America and the Caribbean in the future. With 1.2 billion euro per year - thismakes 3 million euro per day - the European Union is at the same time the largest for-eign donor and traditionally the most important foreign investor in the region.

We would also like to emphasise the significance of cooperation between the regionsin the fields of social cohesion, climate change and fight against drugs as well as devel-opment cooperation programmes.

Fight against poverty, social inequality and exclusion Social inequality is a globalproblem and an enormous challenge for every society. Countries tackle it in differentways. Positive experience and results from different corners in dealing with socialinequality are worth taking into account. Slovenia has its own experience which couldbe of interest to other countries from the historical and political perspective.

In the times of the socialist economic model, Slovenia was not able to effectivelyaddress these problems- its GDP was decreasing, reaching only 30 per cent of theEuropean average.

In 1991, the country took a different path: towards market economy and joining theEuropean structures. Sixteen-year long experience with development of this model isreassuring us in the belief that we have made the right decision and chose an adequateframework for the development of our society (today, Slovenia’s GDP according to thepurchasing power amounts to 88.8 per cent of the European average).

Slovenia is today a member of the Euro area and soon-to-be member of the Schengenarea. On 1 January 2008, it is assuming presidency over almost 500 million inhabi-tants of the European Union.

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Slovenia is of course prepared to share its transition experience with Latin Americanand Caribbean countries, thus helping them find an optimal path for sustainable eco-nomic and social development of the region.

Problems of Transition

What is the essential problem of transition? After 1989, the Soviet, Eastern-Europeanand also Yugoslav Socialist political and economic models slowly disappeared frompolitical, academic and other public debate in Europe. The European (EU and NATO)integration was founded on a rejection of, and anti-thesis to, those Socialist models.Today, European political life, especially in the new member-countries, is still – to acertain degree – inhibited by remains and marginal relevance of Socialist models.

This inertia, characteristic of some former Communist countries and varying with thelevels of political culture and economic development, should not be confused withSocial-Democratic, Labour and Western European Left Parties’ policies that aredirected towards social cohesion, fair education, health, retirement, social and cultur-al programs, political and human rights etc. When we criticize “Socialism”, we criticizethe politics of exclusion, corruption and authoritarian rule; we reject centralized,Government controlled, non-competitive, inefficient economy and non-democraticmedia.

Europeans have generally recovered from such “Socialist” traditions, and the EU isalways ready to report on them to our Latin American friends who have not had suchexperience in the past, or – maybe – have not recovered from some aspects of suchexperience. It is, of course, not easy and not popular to persuade politicians andnational leaders to consider the experiences and to avoid the mistakes of othernations. But we can always try.

Slovenia has achieved positive results during its transition from Yugoslav Socialism.Yugoslavia could have survived had it managed the problems of democracy, culturalvariety and economic initiative.

Of course, its demise was connected with the world-wide crisis of Socialism that wasdue? in a nutshell? to authoritarian rule and to neglect of human rights. Slovenia suc-ceeded, because it embraced the European – the EU – model. The EU was, andremains the practical alternative for European nations. The EU has provided answersto some key questions of the modem world. The main challenge today is size. Torespond to it, nations have to integrate, but integration must not neglect national andcultural identity. The miracle of the EU is a successful response at the same time to theproblems of pluralism and integration.

Integration today is vital, because all of us are – on top of the problems of security andeconomic rationality – facing challenges of energy security and climate change.

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European Union’s experience

The European Union is an example of a successful model of alleviating economicunderdevelopment and poverty between and within countries (through e.g.European Social Fund). The European Union has proven to be a successful projectof overcoming differences and particularly old antagonisms in the European con-tinent.

Slovenia would not be able to achieve the results mentioned before had it not been apart of this – let me put it this way – mega-project of European integration. Slovenia’sintegration into the European Union facilitates sustainable planning of all aspects ofthe societal development.

I believe this could be an important topic in the regular dialogue between theEuropean Union and Latin America and the Caribbean, and at the Lima Summit, sincebased on its positive experience the Union has the will and interest to assist the regionin searching for a sustainable social and economic development model.

It should also not be forgotten that lessons of success stories of development in LatinAmerican and the Caribbean countries could be extremely useful for the European Union.

The two regions have already been cooperating successfully within multilateralorganisations (UN, Human Rights Council, various specialised UN agencies, etc.)which represents an excellent basis for further enhancement of political cooperation.The EU and Latin America and the Caribbean consistently advocate effective multi-lateralism and further strengthening of United Nations’ role in the modem interna-tional community.

The Lima Summit will tackle two topics of common interest: the first being of socialcharacter (i.e. Poverty, Equality and Inclusion) and the second of environmentalcharacter (i.e. Sustainable Development; Environment; Climate Change; Energy).Slovenia advocates improving the quality of primary and vocational education, whichis indispensable in the fight against poverty, and promoting the development of smalland medium sized enterprises, which can increase possibilities for employment in theLatin America and the Caribbean.

Slovenia and the European Union also attach considerable importance to the adjust-ment to climate change that affects every individual and all countries in the world.Despite exceptional progress in science and technology, man cannot conquer nature.Global warming causes the melting of glaciers, which results in low water level inrivers. This in turn causes difficulties in drinking water and energy supply on the onehand and raises sea level and causes flooding of large parts of Earth’s surface on theother. The European Union also has extensive experience in the protection of endan-gered animal and plant species.

Slovenia appreciates the role of its neighbour Italy in the Latin American region (com-panies, schools) and is convinced that links between Italy and Latin America are ofexceptional importance for relations between the European Union and the region. I

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am convinced that our Italian friends, due to their valuable experience with theEuropean Union - Latin America and the Caribbean relations, will contribute to fur-ther all-round strengthening of relations between our two regions.

Dear colleagues, the Republic of Slovenia is fully confident that each and everyMember State of both regions will contribute its share to the success of the V EU-LatinAmerica and the Caribbean Summit in Lima.

Thank you very much for your attention! ■

Samuel Lewis NavarroPrimer Vicepresidente y Ministro de Relaciones Exteriores de la República dePanamá

Estimados Amigos y Amigas:

en primer lugar permitanme extender un cálido saludo del Gobierno y del Pueblopanameño. es un honor participar en esta Conferencia que nos congrega con el fin deestrechar las relaciones entre nuestros países y la República italiana.

En la sesión que participamos sobre el rol de Italia en las relaciones euro-latinoame-ricanas, nos complace destacar el excelente nivel que han alcanzado las relacionesentre Italia y Panamá.

En el ámbito europeo Italia es, sin lugar a dudas, uno de los países con mayores vin-culaciones culturales, históricas y políticas con América Latina. Las migraciones ita-lianas ayudaron a fortalecer nuestra raíces latinas y su laboriosidad y dedicación hancontribuido a perfilar lo que somos en la actualidad. La globalizacion que acerca mun-dos y acorta distancias, nos debe impulsar a cultivar cada día más, como un activo pre-cioso, esa herencia latina que puede contribuir a elevar nuestra competitividad comoregion. En este contexto, apreciamos especialmente la política de acercamiento haciaAmerica Latina que ha desarrollado el actual Gobierno italiano.

La fundación del IILA y su dedicado trabajo en sus cuarenta años de existencia,demuestran la potencialidad enorme de ese filón de nuestra latinidad. Esta terceraConferencia debe destacar por la pertinencia y calidad de las reflexiones, así como porla voluntad política de llevarlas a la práctica. Una forma de hacerlo es proponernosque estas deliberaciones sirvan para adelantar y cimentar el trabajo de la QuintaCumbre América Latina y el Caribe – Unión Europea que se celebrará en Lima enMayo de 2008.

Los países de América Latina y el Caribe compartimos la visión de consolidar unaregión donde democracias efectivas, gobiernos eficientes y transparentes, políticaspúblicas justas y crecimiento económico, impulsen sociedades cohesionadas, sin

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exclusiones, capaces de superar los más graves desafíos del desarrollo.

En Panamá, combatir la pobreza, generar puestos de trabajo dignos, garantizar la pazy seguridad de los ciudadanos y utilizar nuestros recursos humanos y naturales paraalcanzar mayores niveles de bienestar como Nación, son los más grandes retos queestamos atendiendo.

Este año hemos dado inicio a los trabajos de ampliación del Canal que costarán 4,200millones de euros. Esta es la mayor obra de ingeniería en América Latina y permitiráel transito de buques de hasta 150 mil toneladas, lo cual elevará significativamente laeficiencia del transporte marítimo y, tambien, facilitará el comercio entre Europa yAmérica Latina.

Panama, como el resto de los países de América Central y de la Comunidad Andina, seencuentra en estos momentos ante la perspectiva de un fortalecimiento de sus relacio-nes con la Unión Europea, a través de la negociación de un Acuerdo de asociación, queintegrará la áreas de diálogo político, cooperación y libre comercio. Confiamos quehabrá una negociación franca y constructiva, que reconocerá las asimetrías entre lospaíses y el desigual nivel de desarrollo al interior de éstos. Sin desconocer los proce-sos de toma de decisiones vigentes en la Unión Europea, creemos que países comoItalia, que conocen mejor nuestra naturaleza, pueden utilizar su liderazgo y visiónpara garantizar que las negociaciones con Centroamérica tengan esas características.

La cooperación y apoyo de Italia en estos procesos es fundamental, como facilitadordel acercamiento entre ambas regiones y como creador de puentes para el aprovecha-miento recíproco de las oportunidades que esos acuerdos generen.

No es poca la experiencia que tiene Italia en la formulación y ejecución de proyectosde cooperación en América Latina en temas esenciales como protección de los dere-chos humanos, superación de las secuelas de los conflictos armados, consolidación delas instituciones democráticas, mejoramiento de la seguridad pública y combate a ladelincuencia trasnacional.

En el caso de Centroamérica, fue relevante la contribución de Europa en superar losconflictos armados y cimentar la paz, la democracia y la cohesión social sobre basesfirmes e incluyentes y con ello crear el ambiente necesario para impulsar, con éxito, elproceso de desarrollo.

Por otra parte, los procesos de integración avanzan en todas las subregiones deAmérica Latina y con ello la liberación del comercio que ofrece a nuestros Países opor-tunidades nuevas para impulsar su desarrollo, siempre que se les de la oportunidad derealizar un comercio justo y se le reconozcan los niveles de especialización y competi-tividad que han alcanzado en ciertos sectores, bienes y servicios.

Italia es un interlocutor ideal para América Latina ante Europa. Por el momento y ellugar en que realizamos esta Tercera Conferencia, estamos seguros que nuestras refle-xiones contribuirán a diseñar ese mapa de ruta para la acción que necesitamos.

Muchas gracias. ■

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Paolo BruniSegretario Generale dell’IILA (Istituto Italo-Latino Americano)

Un approfondimento ed un rilancio dei rapporti tra Europa ed America Latina acqui-sta oggi una forte priorità nel quadro di un dibattito internazionale sempre più inten-so sui grandi temi della politica, dell’economia e del futuro delle nostre società nel-l’epoca della mondializzazione.

America Latina ed Europa sono infatti due fondamentali componenti dell’“Occidentedel Mondo”. Sono anche due grandi realtà regionali degli equilibri internazionali chehanno sperimentato negli ultimi anni notevoli e positivi cambiamenti.

L’Europa – che ha vissuto una intensa stagione con il suo processo di allargamento eche tra breve con il nuovo Trattato avrà rafforzato le sue Istituzioni – potrà dopo annidi travaglio interno dedicarsi più a fondo al suo ruolo internazionale, anche al di làdelle emergenze e delle crisi nelle regioni ai suoi confini.

L’America Latina, con i Carabi, dopo grandi progressi nel rafforzamento delle sue isti-tuzioni democratiche, coglie ora i primi frutti di un forte sviluppo delle economie deisuoi Paesi; partecipa più attivamente alle relazioni internazionali, sia sul piano politi-co che su quello economico e pone mano al grande problema della coesione sociale edella creazione al suo interno di società più eque e partecipative.

Il dialogo in corso

Certo il dialogo euro-latino americano ha già una sua storia positiva; può vantarenumerosi successi ottenuti sul piano della collaborazione politica ed economica e dellacooperazione allo sviluppo.

Ma è forte la sensazione che il livello di collaborazione tra le due Regioni rimane anco-ra ben al di sotto delle sue potenzialità.

Non v’è dubbio che in primo luogo va reso più concreto il dialogo da tempo avviato sutemi riconosciuti di alta priorità: Crescita e Coesione sociale; Integrazione regionale;Cooperazione economica. Questi temi, emersi da tempo nel dialogo tra le due Regioni,hanno grande rilievo; forti potenzialità di sviluppo e saranno perciò al centro dell’at-tenzione del Vertice Euro Latino Americano di Lima del maggio 2008.

Una nuova cooperazione strategica

Ma una rinnovata strategia di cooperazione deve forse andare al di là dell’approcciotradizionale e sviluppare nel tempo una agenda più ambiziosa che tenga conto sia deiprofondi cambiamenti avvenuti nei Paesi dell’America Latina e nella loro proiezioneinternazionale che del panorama globale segnato dall’emergere di molteplici sfide peril governo della mondializzazione.

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Si tratta di sfide che richiedono lo sviluppo di un multilateralismo efficace e di concer-tazioni tra i principali attori della scena internazionale, ai quali Europa ed AmericaLatina – che molto convergono su valori e principi – possono dare un contributo dirilievo. Pensiamo al futuro delle grandi Istituzioni internazionali ma anche a temi ine-ludibili della cooperazione internazionale quali la protezione dell’ambiente; l’utilizzodelle risorse naturali; il futuro dell’energia, in particolare delle nuove fonti energeti-che; la sicurezza e la lotta alla criminalità internazionale; il governo virtuoso dei feno-meni migratori; le potenzialità della nuova società dell’informazione.

La sfida di una migliore conoscenza reciproca

Rafforzare e sviluppare un forte dialogo anche su questi temi non sarà facile. È veroche le due Regioni condividono visioni e valori sull’importanza della democrazia, sullosviluppo sociale, sul funzionamento del sistema internazionale.

Tuttavia vi è spesso un reciproco deficit di conoscenza di situazioni, problemi, interes-si e visioni: da una parte come dall’altra.

Ecco perché una sfida centrale per innalzare il livello della cooperazione tra Europa eAmerica Latina e Carabi è quella di migliorare la conoscenza reciproca.

Corollario di questa esigenza è che dialogo e cooperazione dovranno sempre più svi-lupparsi non solo al livello di Governi ed Istituzioni regionali. Dovranno coinvolgeremolto di più le società civili delle due Regioni: le loro Università, i loro imprenditori,le loro Organizzazioni non governative, gli intellettuali, gli attori dell’informazione edella cultura.

Accanto alla storica presenza dell’emigrazione europea in America Latina si affiancaoggi una sempre più consistente ed attiva comunità latino americana in molti PaesiEuropei; in Spagna come in Italia, in Francia come in Portogallo. Entrambe rappre-sentano un grande capitale ed un potenziale (finora così poco utilizzato!) per la colla-borazione tra le due Regioni.

Il ruolo dell’IILA

L’Istituto Italo Latino Americano, prima Organizzazione Internazionale nata più di 40anni fa con il proposito specifico di fare da ponte tra l’Italia e la nascente ComunitàEuropea e l’America Latina, riceve oggi dai suoi Stati membri l’indicazione di un ruolopiù attivo. In primo luogo per contribuire alla costruzione di un ampio tessuto di rela-zioni scientifiche, culturali, economiche e di cooperazione tra istituzioni e società civi-li dell’Italia e dei Paesi dell’America Latina. Le tappe del percorso preparatorio dellaConferenza, a cui ha partecipato l’IILA, vanno proprio in questa direzione: gli incon-tri sulla cooperazione per la valorizzazione del patrimonio culturale; la cooperazioneuniversitaria e l’alta formazione; il ruolo della cooperazione decentrata; lo sviluppolocale e il ruolo delle piccole e medie imprese; il raffronto tra gli attori della comuni-

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cazione e dell’informazione in America Latina e in Italia, per citarne solo alcuni, rap-presentano iniziative mirate allo sviluppo di proposte operative, oltre che stimolo peruna rete di rapporti più intensi fra le due Regioni.

Ma, in stretta aderenza al mandato dei suoi padri fondatori, il ruolo futuro dell’IILAdovrà anche essere quello di contribuire, secondo le parole del Ministro D’Alema pro-nunciate in occasione della Celebrazione del 40° Anniversario dell’IILA, alla formazio-ne di “una lobby latino americana nell’Unione Europea che accomuni senza intenti dicompetizione i Paesi con i più solidi rapporti con l’America Latina”. Una lobby a favo-re del rapporto con l’America Latina, non solo tra Governi ma anche tra società civililegate dalla storia e da valori condivisi. Una lobby che contribuisca ad una forte alle-anza europea con America Latina quale partner naturale nella costruzione di unasocietà internazionale basata sui valori del multilateralismo, della democrazia e delrispetto delle culture. ■

Trinidad Jiménez GarcíaSecretario de Estado para Iberoamérica, España

Hola, muy buenas tardes, muchísimas gracias a Enrique Iglesias. Ministros,Autoridades, amigos y amigas. En particular un saludo muy especial a mi queridoamigo Donato Di Santo.

Es para mi un honor participar en la III Conferencia sobre las relaciones entre Italia ylos países de América Latina y el Caribe, que pone de manifiesto una vez más el papelmuy positivo que Italia tradicionalmente ha jugado en la consolidación de los víncu-los entre la región de Europa y América Latina.

A Italia y España nos une la convicción de que Europa y América Latina son centrosdonde múltiples culturas se encuentran, centros de incorporación y no de exclusión.Cuando excluímos nos traicionamos y empobrecemos, cuando incluímos nos enrique-cemos y nos encontramos a nosotros mismos.

De ahí que Italia y España hayan impulsado y llevado a cabo numerosas iniciativaspara lograr un mayor grado de entendimiento y colaboración entre las dos orillasatlánticas, lo que ahora es más urgente que nunca.

Se trataría de aprovechar todas las oportunidades que presentan dos regiones que tie-nen una gran identidad cultural, una gran identidad de valores, una gran identidad deprincipios. Quizás no haya dos regiones tan iguales en el mundo como América Latinay Europa. En un mundo globalizado, sujeto a constantes transformaciones, dondeincluso hoy día ya se habla del paso de sociedades nacionales a sociedades mundiales,nuestro vínculo con América Latina debe cobrar más fuerza que nunca.

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El futuro de nuestras sociedades está sujeto al intercambio de ideas y a percepcionesde la realidad que pueden y deben incorporarse a nuestros esfuerzos para conformarla agenda mundial.

De ahí que hayamos estado trabajando intensamente en los últimos años, con la firmevoluntad de avanzar construyendo una relación cada día más sólida, más diversifica-da y más estrecha con América Latina.

Nuestro reto de hoy no es otro que el de intensificar nuestros esfuerzos para reactivary potenciar nuestras relaciones partiendo, eso sí, de unos logros y avances, que sien-do notables, todavía no reflejan todo el potencial que tienen los vínculos entre Europay América Latina.

Nadie puede negar que la Unión Europea ha alcanzado en los últimos cincuenta años,y a través de un gran esfuerzo, un gran pacto político-social, un modelo con una grancapacidad de perseverancia que, a pesar de los desafíos que se han tenido que enfren-tar, nos garantiza hoy día a todos los ciudadanos europeos unos niveles de bienestarde los más altos del mundo.

De ahí que crea que podemos estar en condiciones de proponer la experiencia europeapara buscar elementos para la concertación política – y por qué no decirlo también –para la integración en el área iberoamericana. Creo que este es un foro muy interesan-te para poder compartir esta experiencia.

Si miramos hacia el futuro y consideramos los retos y oportunidades que plantea elnuevo escenario de la globalizacion, el nuevo reto del multilateralismo, encontramostambién un buen conjunto de razones para fomentar la integración regional.

Insisto: Europa, desde su experiencia, no puede sino pronunciarse a favor de las ven-tajas de la integración regional. En primer lugar, yo creo que debemos subrayar que lareducción y la progresiva eliminación de las desigualdades, que es uno de los retos quetiene América Latina y que tuvo en su momento Europa, exige necesariamente unenfoque regional.

América Latina tiene que adoptar iniciativas nacionales para afrontar ese problema, alque ya la Presidenta Bachelet hacía referencia en su intervención, pero exige sobretodo un enfoque regional, porque en América Latina no solamente existen desigualda-des entre distintos sectores sociales y entre distintas regiones de un mismo país, sinotambién entre los Estados del subcontinente, desigualdades que no solamente estánlimitadas al ámbito económico.

Por otra parte, la cada vez mayor interdependencia de las economías reduce poco apoco las opciones de las políticas económicas nacionales. Habrá que hacer un esfuer-zo de concertación de las políticas económicas, para tener más fuerza a la hora deafrontar los retos que tenemos a nivel mundial.

Y aunque algunos pudieran sentir que existe una pérdida de capacidad de decisiónnacional, entiendo que lo importante, como decía antes, es poder afrontar con mayor

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capacidad los desafíos comunes. También en la Unión Europea lo hemos hecho yhemos cedido cuotas de soberanía a una entidad supranacional, fortaleciendo nuestracapacidad como región.

La tercera razón se refiere a la necesidad de hacer frente a una serie de fenómenos quetienen alcance transnacional. Hoy día, los problemas no son únicamente de carácternacional, son problemas transnacionales. Son problemas que nos afectan a todos y siqueremos ser eficaces, tenemos que coordinar nuestras acciones. Ante retos globales,necesitamos soluciones globales. Así, hay que poner en marcha políticas regionales detransporte, de infraestructuras, de energía y de medio ambiente, que favorezcan lacohesión como método para luchar contra las desigualdades. Y lo mismo puede decir-se de la transmisión de la tecnología y el conocimiento. O también del intercambio detrabajadores y técnicos formados. Todo ello aporta el valor añadido necesario paratransformar las a veces frágiles economías nacionales en economías competitivas enel escenario internacional.

En cuarto lugar, se debe también aludir a las posibilidades que se abrirían si lográse-mos materializar una verdadera alianza estratégica entre Europa y América Latina.Antes hablaba de que no hay dos regiones en el mundo que tengan una mayor identi-dad de cultura, de valores, de principios. Tenemos una enorme oportunidad para tra-bajar juntos, porque son muchos los elementos que nos unen y mucha la fuerza quepodemos poner en común para tener una voz con gran potencia a nivel internacional.

La Unión Europea puede impulsar en el marco multilateral, en las instituciones glo-bales, la adopción de medidas de carácter social, que beneficien a América Latinatanto a nivel regional, nacional y local.

Tenemos la posibilidad de cerrar acuerdos económicos, tenemos la posibilidad decerrar acuerdos comerciales, culturales, políticos y de cooperación. Tenemos esos ins-trumentos y tenemos también la voluntad de trabajar juntos en el ámbito global,teniendo en cuenta sobre todo que somos dos continentes que hemos hecho unaapuesta muy fuerte por el multilateralismo activo.

Hay que considerar, también, que la integración regional favorece enormemente laredistribución de los beneficios de la globalización, creando un circuito de retroali-mentación, ya que un mayor y más equilibrado acceso de todos los sectores a los fru-tos del crecimiento económico coloca a la sociedad en capacidad y en disposición degenerar nuevos y mayores beneficios.

En último lugar quisiera también hacer hincapié en la necesidad de construir unaauténtica ciudadanía euro-iberoamericana. Crear una sinergia, una concertación polí-tica, una integración en el ámbito latinoamericano debe ser un objetivo de primordialimportancia.

Tal como sucedió con el concepto de ciudadanía europea, los valores y los vínculos dedistinta naturaleza que unen a las sociedades iberoamericanas han de servir para arti-cular una sociedad basada en la solidaridad interna y la solidaridad interregional, den-

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tro de la cual los iberoamericanos definan políticas y mecanismos de cohesión – laPresidenta de Chile también hacía referencia a los mecanismos de cohesión – que hande estar encaminados al desarrollo continuo y sostenible de todos y cada uno de lospaíses que le integran.

Ése es el gran avance que supone la integración. El de que todos los países y socieda-des latinoamericanas sepan que van a recibir, si fuese necesario, la solidaridad del otroy que ninguno de ellos va a ser abandonado a su propia suerte.

Y eso a su vez genera un sentimiento de pertenencia, de adhesión, un sentimiento deciudadanía compartida que es muy interesante. ¿Y qué puede aportar América Latinaen esa relación también con Europa? Yo creo que lo que hoy estamos haciendo es unaaportación enormemente valiosa. Es el intercambio y la renovación de ideas. Es unaexigencia para conseguir que Europa también se adapte a las nuevas circunstanciasque ofrece el escenario internacional.

América Latina, un continente más joven, más nuevo, nos puede ayudar mucho tam-bién a avanzar en esa Europa que hemos construido a lo largo de los años.

Termino brevemente citando a Carlos Fuentes, que es un gran escritor y un gran pen-sador. Porque dijo algo que a mí me gusta citar en ocasiones, cuando hablo de la rela-ción entre América Latina y Europa. Dijo que “América Latina es lo mejor que tieneEuropa fuera de Europa”. Y la verdad es que esta frase resume muy bien la idea deidentidad y también las posibilidades de futuro que tenemos Europa y América Latina.

Muchas gracias. ■

Patricia Espinosa Cantellano Ministro de Relaciones Exteriores de los Estados Unidos Mexicanos

Es un verdadero privilegio atender la cordial invitación del Ministro de AsuntosExteriores de Italia, Massimo D’Alema, para participar en esta importante TerceraConferencia Nacional entre Italia y América Latina y el Caribe.

Se trata de una iniciativa del gobierno italiano que no pudo haber caído en terrenomás fertil. Así lo comprueba la gran participación de gobiernos y de grupos represen-tativos de nuestras sociedades no sólo en este encuentro sino, sobre todo, en la inten-sa actividad paralela que ha desplegado la Conferencia a lo largo del año y en las másemblemáticas ciudades de Italia.

Se ha cubierto una agenda rica, diversa y de gran complejidad, en torno a las relacio-nes entre la que puede ser considerada, con toda precisión, una vasta familia de nacio-nes agrupadas a partir de la raíz común de la latinidad.

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Lo más importante es que, en este camino preparatorio, hemos ido afinando nuestraspercepciones acerca de los problemas que confrontamos en un mundo marcado porgrandes transformaciones y, al mismo tiempo, en permanente búsqueda de una arqui-tectura internacional que nos permita equilibrar las necesidades de desarrollo con lasde seguridad.

La realidad del cambio define a América Latina y el Caribe pero también dibuja el per-fil de Italia y, en gran medida, de Europa. Los asuntos globales nos obligan, cada día,a repensar nuestro regionalismo a fin de convertirlo en un poderoso instrumento deunidad y consenso en ambos lados del Atlántico.

Entre ambas regiones existe un cúmulo de intereses y propósitos comunes: el desarro-llo con justicia e inclusión social, el fortalecimiento de la democracia, la promoción ydefensa de los derechos humanos, la protección del medio ambiente y la mitigacióndel cambio climático, el combate al crimen organizado transnacional y el fortaleci-miento de los foros y organismos multilaterales, entre los principales.

En América Latina y el Caribe la preservación de la democracia, alcanzada con gran-des esfuerzos durante los dos últimos decenios, enfrenta día tras día el grave riesgo dela desigualdad. La institucionalidad de nuestros países se ve sometida a la prueba,siempre urgente, de mejorar las condiciones de vida y las oportunidades de todos, enespecial de aquellos que viven en la pobreza y en la marginación social.

Nuestras sociedades exigen un crecimiento económico asentado en una mejor compe-titividad, orientada hacia la generación de capital humano para el desarrollo, así comoa la creación de bienes públicos regionales, que preserve los recursos naturales yobserve un respeto claro e irrestricto a los sistemas ecológicos.

La cooperación es un imperativo. Para fortalecerla disponemos del factor de la identidad,derivada de la historia y la cultura. Si a ello se suman la voluntad política, las metas com-partidas y los intereses convergentes, nuestra unidad ganará en dimensión y alcance.

América Latina es una región que comparte origen y valores. Como toda familia denaciones, configuramos una unidad que se reconoce en la propia diversidad. En nues-tra inmensa geografía conviven pueblos, lenguas y culturas diferentes. Por ende, nohay una sino muchas identidades y, por desgracia, también distintos grados de des-arrollo que acentúan la desigualdad.

Nos vincula, sin embargo, una visión común del mundo asociada a la latinidad comoconcepción y, principalmente, como un sentimiento político, una fuerte raigambre deconvicciones, principios y aspiraciones acerca del lugar que ocupamos en el conciertointernacional y del papel que deseamos desempeñar, como grupo de países, en la edi-ficación de la arquitectura mundial.

Como concepto político, la unión de países latinos bien podría rebasar los fundamen-tos de una simple asociación de coyuntura o una referencia geográfica para transfor-marse en una propuesta de alcance estratégico, que complemente y enriquezca, desdesu interior, nuestros propios procesos.

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México e Italia somos países con una rica experiencia en materia de arquitectura ins-titucional. Italia fue uno de los seis miembros originales del proyecto visionario deintegración que hoy es la Unión Europea. México, por su parte, ha impulsado la crea-ción de la mayoría de los mecanismos de concertación política e integración con quecuentan América Latina y el Caribe. Juntos hemos promovido el fortalecimiento deldiálogo político birregional en las cumbres América Latina-Unión Europea.

Conocemos, por consiguiente, la importancia que el regionalismo reviste para losesfuerzos que buscan extender y consolidar el bienestar social. En la actualidad, el diá-logo y la cooperación entre las naciones es un factor crucial para impulsar la estabili-dad y la seguridad internacionales. México e Italia estamos en posibilidad de haceruna destacada aportación en esta tarea.

En México vemos a la III Conferencia Italia-América Latina como la semilla de un ver-dadero mecanismo de consulta política y de concertación de intereses entre los paísesunidos por los lazos de la latinidad, tanto en Europa como en nuestra América. Portanto, estamos convencidos que el rumbo de este foro, al concluir mañana las jorna-das, es alcanzar el otro lado del Atlántico, donde se encuentran nuestras naciones.

Naturalmente debemos trabajar en una agenda a futuro de largo aliento, en la quedeben aparecer los grandes asuntos que importan a nuestros países: la promoción deldesarrollo, la consolidación de la institucionalidad democrática, la cohesión social, laformación de capital humano, la generación de bienes públicos regionales, el muyimportante diálogo entre las culturas, la reforma del sistema internacional, y de modoespecial, de las Naciones Unidas, la migración y sus efectos económicos y sociales, lapreservación de nuestros sistemas ecológicos en un mundo que reclama energía lim-pia y disponible, para mencionar tan sólo algunos ubicados en el centro de nuestraspreocupaciones.

Italia y América Latina están vinculadas, sin duda alguna, por una visión común delmundo asociada a los valores fundamentales en que se sustentan nuestras sociedades.

Las experiencias de la Unión Europea en general y de Italia en particular para lograrprocesos de crecimiento económico que brinden empleo, así como la posibilidad departicipar con plenitud en la vida económica de nuestros países, tienen notable signi-ficado para nosotros, los latinoamericanos.

Señoras y señores:

Con esta afortunada iniciativa, Italia ha lanzado una gran pregunta hacia el futuro.Busquemos juntos, en ambas orillas, la respuesta de unidad política e integración eco-nómica que reclama esa interrogante. Es un momento de definición para las nacioneslatinas y México desea tomar la palabra a nuestros amigos de este gran país. Invito atodos los presentes a sentar los fundamentos de un nuevo diálogo político en favor delbienestar y el desarrollo de nuestras naciones.

Muchas gracias. ■

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José Miguel InsulzaSecretario General de la OEA (Organización de los Estados Americanos)

Creo que cuando hablamos de las relaciones de América Latina y el Caribe con Europa,e Italia en este caso, debemos empezar mencionando algunos cambios que han ocurri-do en los últimos años en América Latina. Este no es el escenario de los ‘80 y los ‘90.El escenario de los ‘80 y los ‘90 era un escenario de crisis, de crisis de deuda, de crisisfinanciera, de conflictos, y yo creo que en América Latina han ocurrido algunas cosasbuenas en el último tiempo y tal vez podemos empezar por ponerlas de relieve.

1.- América latina crece de manera importante y continua por primera vez en las últi-mas décadas. En este año la región tendrá su quinto año de crecimiento significativo,sobre el 4,5%, y camina al sexto en 2008; hace unos pocos días atrás el DirectorGerente del Fondo Monetario Internacional (FMI) pronosticaba un sexto año de cre-cimiento en América Latina al margen de los problemas que podían experimentarseen la economía mundial. Claro está, es menos que China o la India, pero es mucho másque América Latina en el pasado reciente: en los últimos cinco años hemos crecidomás que en los quince anteriores.

2.- Según la CEPAL, entre 2002 y 2006 la extrema pobreza ha disminuido en 19 millo-nes de personas (la pobreza total en 18 millones) lo cual es una cifra alentadora, aun-que aún muy insuficiente. Lo interesante de esta cifra es que nos da una imagen de laprofundidad de la crisis que vivió América Latina en las décadas anteriores: en 2006el porcentaje de latinoamericanos que vivían en la pobreza fue por primera vez infe-rior al de 1980. Ello retrata bien las consecuencias sociales de veintisiete años de cri-sis y reforma económica que no produjo, para la población, los resultados esperados.

3.- Hoy tenemos en América Latina y el Caribe más democracia que hace un cuarto desiglo y esa democracia es de mejor calidad. Como todos sabemos, sólo entre noviem-bre de 2005 y finales de 2006 tuvieron lugar entre nosotros veintidós procesos electo-rales que significaron treinta y cuatro elecciones en la región. De ellos doce fueroncomicios presidenciales en América Latina y tres fueron parlamentarios con efectodirecto en la constitución de gobiernos en países del Caribe. La democracia elige enAmérica Latina y el Caribe, en elecciones concurridas, competitivas y limpias, comonunca antes en nuestra historia. Y eso también es un cambio respecto de un par dedécadas atrás, cuando no había democracia en casi ningún país de la región.

Y la democracia se expande en nuestro continente no sólo en el plano de la represen-tación electoral. En la reciente Asamblea General de la OEA recibimos y escuchamosa más de ciento cincuenta delegaciones de la sociedad civil, de las muchas que hay enAmérica Latina y el Caribe. Se trata de una esfera de participación democrática quetambién ha crecido enormemente durante los últimos años.

Pero ¿entendemos todos la democracia en los mismos términos? ¿Las condiciones queexigimos de la democracia son las mismas para todos en América Latina y el Caribe?

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Creo que puedo contestar positivamente esas interrogantes: hoy día, en nuestraregión, no puede haber más que una comprensión de la democracia porque la hemosdefinido con toda claridad en los textos que componen el marco jurídico-institucionaldesarrollado durante los últimos veinte años por la OEA. En particular creo quehemos alcanzado una definición definitiva en la Carta Democrática Interamericana,aprobada por los Estados miembros en 2001.

Para ser un gobierno democrático no basta, según la Carta DemocráticaInteramericana, con ser un gobierno de mayorías, electo en elecciones totalmente váli-das. A esa condición de origen se agregan condiciones esenciales que dicen relacióncon otras dos categorías políticas. De una parte la organización del Estado, que inclu-ye régimen constitucional de democracia representativa, estado de derecho, indepen-dencia de los poderes públicos, régimen plural de partidos, gobierno transparente yresponsable y la subordinación a la autoridad legítima; y de otra, el respeto a los dere-chos fundamentales de la ciudadanía, es decir derechos humanos y sociales, libertadde expresión y prensa, y participación ciudadana.

La misma Carta, tras señalar que democracia y desarrollo económico y social son inter-dependientes y se refuerzan mutuamente, expresa que la pobreza y el analfabetismo,entre otros temas sociales, son factores negativos para el desarrollo de la democracia.En ese marco compromete a los gobiernos a promover y observar los derechos econó-micos y sociales, así como a respetar los derechos de los trabajadores. Condena decidi-damente, asimismo, toda forma de discriminación, señalando que su total eliminaciónfortalece la democracia y la participación ciudadana. El último artículo de la CartaDemocrática Interamericana compromete a los Estados signatarios a promover la par-ticipación plena e igualitaria de la mujer en las estructuras políticas de la sociedad.

Creo, pues, que no puede caber dudas acerca del significado de la democracia paranosotros. Cabe preguntarse, sin embargo, si estamos en condiciones de dar satisfac-ción a esa definición. La respuesta, esta vez, lamentablemente no es igualmente posi-tiva. Sabemos qué democracia queremos pero tenemos muchos problemas que dificul-tan nuestra capacidad para materializarla.

El nuestro es un continente en transición. No es un continente pobre, es un continen-te de umbral. América Latina y el Caribe están casi en el promedio de ingreso per cápi-ta mundial, algunos centenares de dólares más abajo, pero tiene un IPC más elevadoque el resto del mundo en desarrollo. Cuando se toma el IPC del mundo en desarro-llo, el Latinoamericano es bastante mayor, 2.000 dólares mayor, de acuerdo a lascifras del PNUD.

Y sin embargo tenemos problemas importantes. Tenemos un gran crecimiento, perola gran pregunta es si ese crecimiento va a ser sostenido en el tiempo. Lo decía haceun momento la Presidenta Michelle Bachelet: se ha aprovechado mucho un buenperiodo de precios de los commodities en el mercado mundial. Pero pienso que tam-bién existen otros factores, de estabilidad económica, de fortalecimiento de nuestrascapacidades de gestión, de mejor situación financiera, que nos permite ser más opti-

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mistas, como lo es el Director Gerente del FMI en artículo que mencioné más arriba.

Tenemos que preguntarnos por los sistemas de integración, algunos de los cualesestán en situación más crítica de lo que aparentan, tenemos que preguntarnos tam-bién por las condiciones de nuestro desarrollo energético; muchos hacen también pre-guntas sobre el desarrollo sustentable: América Latina no tiene la peor situaciónambiental del planeta, pero sí un deterioro creciente que también llama la atención ypreocupa.

Sin embargo, por falta de tiempo, hay solo tres problemas a los que quiero referirmede manera más específica:

1.- El principal de ellos es que la desigualdad es aún más grave que la pobreza enAmérica Latina. El 20% más pobre de nuestro continente lleva a sus hogares entre un2.2% del ingreso nacional en Bolivia y un 8.8% en Uruguay, en circunstancias que el20% más rico se apropia de porcentajes cercanos al 50% del ingreso; y el 3 al 5% másrico recibe casi un 25% del ingreso. Pobreza y desigualdad también tienen que ver condiscriminación, racial y de género. Un número desproporcionado de hogares indíge-nas, afroamericanos o encabezados por una mujer viven en condiciones de pobreza.

2.- Un segundo problema es el crecimiento de la actividad delictual. Según el InformeMundial de Violencia de la Organización Mundial de la Salud, América Latina y elCaribe es la segunda región más violenta del planeta – superada sólo por el África sub-sahariana – con tasas de homicidio de 22,9 por cada 100 mil habitantes, lo que dupli-ca el promedio mundial. En nuestra región el delito desafía y puede llegar incluso adestruir instituciones. Ya existen zonas dentro de ciudades y regiones dentro de paí-ses en los que la institucionalidad del Estado está siendo substituida por el poder dehecho de los grupos delictuales.

3.- Pero todavía más desafiante que los problemas que he descrito hasta aquí es, enmi opinión, el déficit de gobernabilidad que afecta aún a la mayoría de nuestras demo-cracias. Por que tanto o más importante que la cantidad de democracia y que la canti-dad de crecimiento que logremos alcanzar, es la forma como las utilicemos. Y en eseterreno, que es el terreno de la gobernabilidad, todavía tenemos mucho que avanzar.

Muchos países de la región no están en condiciones de exhibir leyes básicas o institu-ciones formalmente capaces de sacar adelante políticas públicas. Por otra parte los sis-temas mediante los cuales las autoridades son electas suelen no considerar la necesi-dad de mayorías estables y, por el contrario, crean condiciones inestables que se man-tienen sólo mientras los gobiernos son exitosos.

De igual manera muchos gobiernos no están dotados de los instrumentos necesariospara gobernar. Muchos de los problemas de desigualdad, y sobre todo de desigualdadde oportunidades, tienen origen en el proceso desestatizador de años pasados, enmedio del cual terminaron por desmantelarse servicios básicos que no fueron sustitui-dos por otros mecanismos asistenciales. De ahí que no deban extrañar las dificultadesactuales para enfrentar con instrumentos adecuados las necesidades de educación,

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salud, protección del medio ambiente, seguridad pública y otras que contribuyen aigualar las oportunidades entre nuestros ciudadanos.

Necesitamos Estados eficaces a la vez que eficientes. Y necesitamos políticas fiscalesque estén capacitadas para financiarlos.

Cuando me preguntan por las condicionantes de la democracia en nuestra región eincluso me interrogan sobre cuestiones tan delicadas como el riesgo de un retrocesoen esta materia, digo que el riesgo principal radica en el hecho que el pueblo elige hoydía democráticamente a gobernantes dotados de legitimidad, fuerza y voluntad, peroque estos se enfrentan a inmensos problemas con instituciones débiles en las cualesapoyarse. Y la combinación de instituciones débiles y gobernantes fuertes nunca esestable, por el contrario, siempre es difícil y, sobre todo, siempre pone en riesgo a lademocracia.

El momento actual de América Latina es entonces el momento de la política. Losgobiernos democráticos deben mostrar que son capaces de resolver problemas. Entodas partes se piden políticas públicas eficaces para resolver los problemas, y el cursode estos procesos dirán si tendremos efectivamente estados democráticos, estadosdemocráticos de derecho, regidos por leyes e instituciones o estados democráticossolamente en lo electoral, en que la debilidad y el fracaso del que han partido algunosde estos procesos hará que la posibilidad de gobiernos unipersonales fuertes, pero conrespaldo popular, tomen el lugar de las verdaderas democracias.

Depende también de nuestros amigos a través del mundo, que muchas veces presio-nan por nuestras deficiencias sin comprender nuestros problemas. Este nuevo proce-so se ha vivido en América Latina hasta ahora con una escasa participación o presen-cia externa, lo cual tiene como contrapartida el resurgimiento de fuertes corrientesnacionalistas, que son interesantes de considerar. Tanto Estados Unidos como Europamisma han dirigido su atención en el periodo más reciente a otras regiones y otrasprioridades, lo cual es una paradoja en el caso europeo porque en el periodo más com-plejo de nuestra vida política en los años ‘80, cuando estábamos llenos de dictaduras,y de crisis internas y de guerras civiles, Europa jugó un papel muy fundamental en lademocratización y en la paz de la región. En este caso, no es que las relaciones hayandesaparecido. Existe cooperación europea sustantiva, de muchos países de Europa, deItalia, Alemania, de los países nórdicos, de Holanda y de la UE en su conjunto, conAmérica Latina, pero se trata, como lo ha dicho el Presidente Prodi, y es lo más impor-tante que hemos escuchado aquí, de un tema de prioridades.

Europa tiene, como toda potencia mundial, relaciones económicas, políticas, cultura-les y de cooperación con todas las regiones del mundo. La pregunta es cuáles son susprioridades y cómo se expresan de manera material.

Para no hablar de manera, lo mejor es referirnos al caso de España. Hace más de dosdécadas, España decidió dar atención a América Latina de manera prioritaria, y esaprioridad de política exterior española se ha manifestado en inversión, en cooperacióny en una presencia política que permite crear una verdadera Comunidad

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Iberoamericana. Esta no es una casualidad, la Cumbre Iberoamericana que anualmen-te convoca a todos los líderes no se produce porque sí, se produce porque hay decisio-nes políticas y de políticas públicas que llevan en esa dirección. Y en los años másrecientes, la cooperación española, que dicho sea de paso también agradezco en nom-bre de la OEA, ha pasado a ser la primera en la región, con una cantidad muy sustan-tiva dedicada a América Latina, porque las prioridades tienen que expresarse demanera material.

Yo pienso que en el caso de la situación actual de América Latina, nadie mejor queEuropa, nadie mejor que Italia, para ejercer también ese tipo de prioridades, porquelos grandes temas de América Latina de hoy son temas políticos, y no existe ningunacercanía política mayor que la que existe entre América Latina y Europa, y entreAmérica Latina e Italia. Por las razones que decía el Primer Ministro Romano Prodi ypor las razones que se han expresado aquí, los países europeos están en condicionesde ejercer un papel positivo de apoyo al desarrollo democrático de América Latina enesta fase tan compleja de transición.

Es por esta razón que yo doy la bienvenida a esta iniciativa. Ojalá que este país, dondenace la palabra “latino”, estamos en la región LATINA por excelencia, efectivamenteasuma esa responsabilidad y esa tarea, como ya la ha asumido otro país del sur deEuropa, y podamos trabajar juntos de manera mucho más intensa, también con otrospaíses de Europa que se han caracterizado, desde hace décadas por su interés enAmérica Latina y a los cuales queremos también ver de vuelta con nosotros de mane-ra prioritaria en los próximos años. ■

Colin GrandersonAssistant Secretary-General Caribbean Community (CARICOM)

Mr. Chairman

On behalf of the Caribbean Community (CARICOM), I wish to thank the Governmentof Italy for the invitation extended to CARICOM to attend this third biannual eventdevoted to relations between Italy and Latin America and the Caribbean. TheSecretary-General has requested me to convey his sincere regrets in not being able tobe here with you. He is at this moment participating in a critical meeting of the CAR-IFORUM Group preparing for the forthcoming round of the Economic PartnershipAgreement negotiations with the European Union.

The European Union – Latin America and Caribbean Summit process has become avaluable forum for strengthening our dialogue and mutual relationships by discussingsocial, economic and cultural issues between the two regions and by determining pri-ority areas for joint action.

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The overall theme of the Conference, “Together Towards the Future”, underlines theincreasingly important role being played by the European Union in general, and byItaly, in our wider region as a result of the strategic partnership which has developedover the years. As a leading donor, investor, trading partner and political interlocutor,the EU has become an important economic and political partner for the region.

In view of the limited amount of time allotted to speakers, I shall proceed directly tothe subject matter of this session. I will focus on the European Union’s relations withthe sub-regional grouping of small states comprising the Caribbean Community.

The partnership with the European Union has been a long-standing and valuable one.The dominant aspect of the relationship at present is comprised by the negotiationsfor an Economic Partnership Agreement. This Agreement will replace the non-recip-rocal preferential arrangements previously in place and which the World TradeOrganisation (WTO) ruled to be non-compliant with global free trade rules.

The negotiations between CARIFORUM (the Caribbean Community along with theDominican Republic) and the European Community are fairly well advanced. Thecommitment to have them completed by the end of this year remains firm and wasrecently reiterated by our Heads of Government and State. However, a number of hur-dles remain to be overcome. The negotiations have arrived at a critical stage wheredecisions with serious and long-term implications for our economies have to be taken.

The transition to a reciprocal trading relationship will exacerbate the already severesocial, economic, fiscal and other dislocations created to our small and vulnerableeconomies by the ongoing phasing out of preferences. Consequently, the CaribbeanCommunity holds the view that priority will have to be accorded to the developmentdimension of the EPA if the sustainable development objective of the Agreement is tobe attained. The EPA must be a development tool and not limited to trade. CARIFO-RUM Heads of State and Government articulated these concerns and developmentcooperation expectations recently to the European Commissioners for Trade and forDevelopment.

CARICOM has not awaited the advice or the assistance of its development partners toaddress the structural and other adjustments required to participate more effectivelyin the process of globalization and trade liberalization. To this end, the Communityhas been deepening its regional economic integration process. The Single Market waslaunched last year and work is progressing to put in place the Single Economy.

CARICOM practices the Special and Differential treatment it advocates to the widerworld with regard to international trade in its internal trading arrangements.Conscious of the disparities in capacity and the varying levels of economic develop-ment within the Community; conscious also of the dislocation that will be caused bythe operation of the Single Market and Economy, a Regional Development Fund is inthe process of being established to offset the negative impact on disadvantaged sec-tors, regions and Member States. CARICOM believes that its partners in the EuropeanUnion such as Italy, because of their own developmental experience in the early days

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of the European integration process, are in a position to empathize with and lend sup-port to the Community’s self-help efforts in restructuring the regional economiesincluding retooling of our industries and retraining and building our human capital.In this way the qualities on which sustainable, competitive and self-reliant develop-ment is built would be strengthened..

CARICOM places great value on its growing relationship with Italy. In the context ofits strategic approach to Latin America and the Caribbean, Italy has shown itself to besupportive of priority concerns of the Caribbean Community such as small statesissues, regional integration as a development tool, and keeping development at the topof the international agenda. Prime Minister Prodi reiterated this latter commitment inhis statement to the ongoing United Nations General Assembly. The Prime Ministeralso indicated that development would be the centerpiece of Italy’s G8 presidency nextyear. Italy has been a technical cooperation partner of the Caribbean Community forquite some time and these relations have deepened recently with priority being placedon food security, climate change and disaster preparedness, and capacity building inthe area of tourism, the mainstay of most of our economies.

The Caribbean Community, a grouping of small island states and low-lying coastal ter-ritories, has been drawing attention for quite some time to the threats and challengesthat climate change poses to their viability and well being. It is therefore hearteningfor the Community to observe the present acute awareness being accorded to theurgency of the phenomenon by the wider international community, including theEuropean Union, and to the need for ambitious and costly solutions.

In conclusion, the Caribbean Community views its relationship with Italy and theEuropean Union as a critical one in the Community’s foreign policy and developmen-tal outreach. The Community looks forward to the deepening of these relationshipsand to the increasing understanding of the special needs of small States in a globaliz-ing world.

Thank you. ■

João Cravinho*

Secretário de Estado dos Negócios Estrangeiros e da Cooperação, Portugal

Muito obrigado. Senhor Presidente Enrique Iglesias, Excelências, distintos partici-pantes.

Eu queria começar naturalmente por agradecer, em nome do Governo português, oconvite que nos foi dirigido pelo Governo italiano para participar nesta importante

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* Testo ricavato dalla trascrizione.

conferência. Para nós, esta participação é particularmente oportuna, não só porquePortugal tem um relacionamento particular com a América Latina por razões históri-cas, por razões linguísticas, por razões também muito contemporâneas, com o Brasilclaro e com os outros Países da América Latina, no contexto das cimeiras ibero-ame-ricanas, mas também porque temos neste momento a responsabilidade da Presidênciada União Europeia.

Ora, este esercício de Presidência da União Europeia obriga-nos a reflectir um poucosobre o lastro da história no relacionamento de Europa com o mundo, e igualmente sobreos desafios contemporâneos, e como adequar as nossas políticas contemporâneas às opor-tunidades que a história nos oferece. Com efeito, há uma teia de relacionamentos multi-laterais complexos que ao longo dos anos se estabaleceu entre a Europa e os outros con-tinentes, que é a teia das ligações geradas pelos relacionamentos bilaterais, e aquela quefoi gerada pelo relacionamento bi-regional, ou ainda a um nível multilateral mais amplo.

Ora, esta complexidade constitui um desafio que não é fácil de gerir, mas ao mesmotempo origina oportunidades de estabelecimento de iniciativas de colaboração quenão devem ser desvalorizadas. No mundo multilateral contemporâneo, a complexida-de não deve ser vista como um factor de inoperância. Antes pelo contrario, deve serum factor de incremento nas dinâmicas positivas dos vários relacionamentos.

No entanto é importante, num momento em que essa densa teia de relações se tornaainda mais intensa, com a consolidação do processo ibero-americano, com o estabele-cimento do diálogo estratégico entre a União Europeia e o Brasil, com o avanço nosacordos de associação com a América Central e com a Comunidade Andina, fazer umaidentificação clara torna-se ainda mais importante das mais-valias de cada um dessesprocessos, bem como das sobreposições e das complementaridades entre os processos.

Por exemplo, a cumplicidade linguística e cultural representa claramente um eixo demais-valia no relacionamento multifacetado entre os Países ibéricos e a AméricaLatina, e a Itália partilha uma afinidade cultural com este espácio geográfico, não sópelas redes históricas, mas pelas inúmeras comunidades italianas espalhadas por todoo espaço latino-americano, que conferem neste espaço latino-americano uma dascaracterísticas de multiculturalidade que o caracterizam. E ao mesmo tempo em quese revela como um dos vectores históricos que contribuem para a multiculturalidadelatino-americana, a Itália afirma-se igualmente como um parceiro para o presente epara o futuro, nomeadamente nas relações económicas e nas áreas científicas e tecno-lógicas, onde a Itália constitui um parceiro fundamental.

Mas ao mesmo tempo em que se evidenciam as potencialidades e as oportunidades derelacionamento entre a Europa e a América Latina, sobressaem também desafios com-plexos que envolvem interesses diversos e por vezes divergentes. A América Latinaenfrenta hoje evidentes turbulências socio-económicas que produzem um reposicio-namento das prioridades em vários Países. Julgo que estas turbulências nos obrigama um maior investimento no diálogo para reposicionarmos as nossas prioridades decooperação e para nos apoiarmos mutuamente face aos desafios da globalização.

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Enquanto presidência da União Europeia, gostaria de referir aqui a importância queatribuímos ao relacionamento entre a União Europeia e a América Latina. Este rela-cionamento resulta em grande medida do empenho que os Governos de Portugal e deEspanha sempre mantiveram enquanto membros da União Europeia, para que aque-le sub-continente não deixasse de ser um referente importante no relacionamentoexterno da União Europeia. É desde a nossa adesão às Comunidades Europeias em1986 que nos esforçámos no sentido de estabelecer a ponte entre a União Europeia ea América Latina.

Nós sabemos bém que para os outros Países europeus as nossas ligações históricas àAmérica Latina representam um importante atributo para a própria Europa. E a Itáliaé, sem dúvida, um dos Países que mais entusiasticamente tem acolhido este vector dorelacionamento externo da União Europeia. E é portanto com enorme satisfação quevemos a prioridade que a Itália atribui hoje ao seu relacionamento com a AméricaLatina. Para além do valor intrínsico desta prioridade, confere também mais peso aovector latino-americano da politica externa europeia. É particularmente bem-vindo oconsistente empenho da Itália na promoção duma sociedade civil empenhada no pro-cesso de diálogo entre continentes (e isso retoma um punto referido pelo senhor PaoloBruni). Julgamos que este é um dos pontos em que temos de investir fortemente, paraque o relacionamento entre a União Europeia e a América Latina cumpra as suaspotencialidades.

Já foi referenciada a próxima Cimeira, dentro de breves semanas, da Comunidadeibero-americana, em Santiago do Chile, e que o tema central dessa cimeira é a coesãosocial. De facto, os Países da América Latina têm sido persistentemente marcados peloflagelo da exclusão social e da distribuição desigual da riqueza. Com a escolha da coe-são social como tema central, julgamos que aqui se encontra também uma forma de acomunidade ibero-americana se centrar num dos debates que são fundamentais paraa globalização. E isto diz respeito, naturalmente, também à Europa e à UniãoEuropeia. Temos a obrigação, penso, enquanto europeus, de retirar todas as sinergiaspossíveis desta confluência de prioridades.

Como comunidade ibero-americana, temos pela frente um processo de consolidaçãointerna e também um processo de afirmação externa. A convicção portuguesa é que sedeve investir simultaneamente na consolidação interna desta comunidade ibero-ame-ricana e na sua projecção externa, ou seja na projecção externa duma dinâmica daCimeira ibero-americana que permite que este agrupamento dê todo o seu contributoà governação global, o que é um dos grandes desafios do nosso tempo.

O mundo contemporâneo não nos permite o luxo de escolher entre a consolidaçãointerna e projecção externa: não podemos fazer primeiro uma coisa e depois a outra.Pelo contrário, julgo até que os dois processos se reforçam mutuamente. É em essaencruzilhada em que estamos hoje, e julgo que a partir de Santiago de Chile, da próxi-ma Cimeira, também se encontraram os caminhos para prosseguirmos tanto na con-solidação interna como na afirmação externa.

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Nós contamos com a Itália, neste processo de interrelacionamento entre o interno e oexterno. E este é um processo que caracteriza tanto a Cimeira ibero-americana comoa própria União Europeia. A olharmos para o exterior, compreendemos melhor anossa realidade interna, e a consolidarmos cada vez mais a nossa realidade intrínsecatornamo-nos mais relevantes como actores internacionais e como vozes decisivas paraa governação global. O nosso papel na geopolítica variável das relações multilateraiscontemporâneas depende sobretudo de nós próprios.

É por isso que quero terminar saudando as autoridades italianas pela manifesta von-tade em assumir este desafio e contribuir para que o interface entre a Europa e aAmérica Latina seja cada vez mais relevante, não só para estas nossas duas regiões,como também para o resto do mundo.

Muito obrigado. ■

Rubén Ramírez LezcanoMinistro de Relaciones Exteriores de la República del Paraguay

Señoras, Señores,

Deseo en primer lugar agradecer y felicitar al Gobierno italiano por propiciar esta IIIConferencia que reúne a importantes representaciones de Italia-América Latina y elCaribe, brindándonos la oportunidad de fortalecer a través de este foro, el diálogopolítico, la cooperación, y convertir el conjunto de afinidades históricas y culturales eninstrumentos de unidad y desarrollo.

Europa en general, e Italia en particular, han sido tradicionales socios del Paraguay, ylas sociedades de ambos países se han enriquecido de manera recíproca en distintosmomentos de nuestra historia.

Estas fructíferas relaciones político-comerciales han cobrado un nuevo impulso a tra-vés de los esfuerzos por establecer una sólida alianza estratégica entre los bloques deAmérica Latina y Europa.

Los vínculos interregionales, que tradicionalmente se han cimentado en fuertes com-ponentes comerciales, culturales y migratorios, han tenido siempre presente los ele-mentos políticos de la relación, y la convicción de que muchos temas conviene quesean abordados de manera conjunta y con una visión integral.

Esta visión integral de las problemáticas respectivas, propiciará el mejor cumplimien-to de nuestros objetivos comunes, y nos permitirá aunar esfuerzos para hacer frente,con mayores perspectivas de éxito, a los nuevos desafíos birregionales.

En esta perspectiva, considero que uno de los temas fundamentales y de análisis pre-ferente, lo constituye evidentemente la cuestión migratoria. El Gobierno de la

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República del Paraguay es consciente de que la pobreza, y en consecuencia, la falta deoportunidades, son las causas primordiales que impulsan a las poblaciones a buscaren otras tierras mejores condiciones de vida, provocando a su vez la fractura de lasestructuras familiares así como la pérdida de capital humano, la fuga de cerebros y ladesinversión social.

Por su parte, los países receptores de migración, si bien son beneficiados con esosrecursos humanos, en algunos casos reaccionan defensivamente con medidas comolas inadmisiones, expulsiones, e incluso, en situaciones extremas, algunos migrantesson objeto de actos de discriminación, maltrato, xenofobia o racismo.

De cara a esta realidad, nos permitimos exhortar a los países receptores de migración,a respetar los derechos humanos de los migrantes, más allá de la condición migrato-ria de los mismos, y a adoptar medidas de regularización para su legalidad y plenoejercicio de sus derechos.

El Gobierno de mi país, no desea que sus connacionales sientan la necesidad de emi-grar para buscar mejores condiciones, con las consecuencias económicas y socialesprecedentemente señaladas. En tal sentido, trabaja para implementar, en forma par-ticipativa y descentralizada, una política social destinada a combatir la pobreza y lavulnerabilidad, promoviendo una mayor equidad social y un orden económico másjusto y equilibrado.

En este mismo sentido, estamos convencidos que es importante aumentar la coopera-ción y la solidaridad entre los países emisores y receptores de migraciones, de manera agenerar en los de origen condiciones que promuevan el desarrollo, brinden estabilidad asus poblaciones, faciliten el ordenamiento de los flujos migratorios, y fundamentalmen-te, permitan que el derecho a migrar sea una opción y no una necesidad inevitable.

El Paraguay, en la búsqueda de vías idóneas para lograr el anhelado desarrollo econó-mico y el bienestar social, impulsa de manera entusiasta la integración y del regiona-lismo abierto. En esta convicción, en 1991, constituyó el Mercado Común del Sur, oMERCOSUR, junto con Argentina, Brasil y Uruguay, y en 1994, en Marrakech, seadhirió a la Organización Mundial del Comercio.

En este contexto, anhelamos una pronta conclusión de las negociaciones de la Rondade Doha, eliminando las distorsiones y las discriminaciones comerciales, a fin lograrel acceso a los mercados y un tratamiento justo y equitativo, como medio fundamen-tal para la eliminación de la pobreza de los paises en desarrollo.

El MERCOSUR, constituido por el Tratado de Asunción, surge inspirado en el ejem-plo de la Unión Europea, que tuvo asimismo su génesis en el Tratado de Roma.

La República del Paraguay, en su condición de país sin litoral marítimo y de economíapequeña y vulnerable, impulsa la plena consolidación del MERCOSUR, que implica lalibre circulación de bienes, servicios y factores productivos, el establecimiento de unapolítica comercial común, la coordinación de políticas macroeconómicas y sectoriales,y la armonización de sus legislaciones.

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Igualmente, mi país se ha embanderado en la lucha por la superación de las asimetrí-as generadas por factores estructurales y de política, en el entendimiento de que ellasrepresentan un serio obstáculo para la profundización del proceso de integración Enesta reivindicación, que ha empezado a dar sus primeros frutos en el MERCOSUR,también hemos tenido muy presente la experiencia de la Unión Europea en el trata-miento de sus socios menores.

En el plano comercial, las exportaciones del Paraguay tienen como principal destinolos países del MERCOSUR, en tanto que en los últimos años, la Federación Rusa se haubicado en el segundo lugar, debido al incremento de nuestras exportaciones de pro-ductos cárnicos a dicho mercado. Por su parte, la Unión Europea representa el 6% denuestras exportaciones totales, e Italia, es nuestro segundo comprador europeo, aca-parando un 19% de las exportaciones con destino a Europa.

En cuanto a las importaciones, nuestras principales operaciones se realizan con Asiay los países del MERCOSUR, en tanto que la Unión Europea, de una fuerte presenciatradicional en este rubro, decreció hasta constituir en el año 2006, el 5,7% del total denuestras importaciones.

El Paraguay ha impulsado con especial ímpetu las negociaciones entre el MERCOSURy la Unión Europea, en la confianza de que la suscripción de un Acuerdo de Asociaciónentre ambas regiones, constituirá una herramienta idónea y eficaz para afianzar ydinamizar los intercambios en materia de comercio e inversiones entre las partes.

La producción paraguaya tiene un fuerte y mayoritario componente agropecuario,siendo uno de sus principales productos de exportación la carne vacuna. Ello, graciasal denodado esfuerzo desplegado tanto por el Sector Privado como por el SectorPúblico, para alcanzar los más altos niveles de excelencia. Hoy nuestros productos cár-nicos están ganando importantes mercados internacionales, en reconocimiento de sucalidad, salud animal y protección de los consumidores.

En los últimos años y, en cumplimiento de recomendaciones de la Oficina Veterinariay Alimenticia de la Unión Europea, en el Paraguay se han desarrollado importantesavances en materia de producción ganadera y de funcionamiento de los sistemas decontroles veterinarios y de salud animal.

Las últimas misiones de inspección de la Comisión Europea han reconocido estoslogros, restando sólo definiciones políticas a nivel de las instancias comunitarias pararestituir al Paraguay la condición de país proveedor de productos cárnicos a la UniónEuropea.

En otro orden, no podemos dejar de mencionar el papel preponderante que desempe-ña la cultura en el relacionamiento entre la Unión Europea y América Latina. En estesentido, el gobierno paraguayo considera al Instituto Italo Latino Americano, comouna institución visionaria, artífice de importantes logros en los diversos campos de lacooperación, y espacio propicio para el desarrollo de tecnologías que posibiliten elincremento y la facilitación, de las relaciones económicas y culturales.

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El Paraguay es beneficiario de esa cooperación, que en el ámbito cultural, se traduceen una mejor protección del patrimonio, campo en el cual se experimentaron avancessignificativos a través de los programas “Museo en Obras”, el Proyecto Piloto deRestauración de la Iglesia de Trinidad, las pasantías de jóvenes estudiantes en institu-ciones italianas y la cooperación técnica de expertos italianos. Estos proyectos decapacitación ayudaron a fortalecer la labor de la recientemente creada SecretaríaNacional de Cultura, acelerando el proceso de inventario y catalogación de bienespatrimoniales, para la mejor salvaguarda de los mismos.

Sin dudas, la labor del IILA, representa una continuidad del vínculo cimentado a tra-vés de generaciones de italianos que colaboraron en la construcción de la modernasociedad paraguaya. La destacada y significativa tarea realizada por ese Instituto, enpos de una mejor interrelación entre sus Países miembros con la comunidad italiana,merece el más amplio reconocimiento, como así también nuestro apoyo incondicionala su obra y objetivos.

Señoras y Señores:

Los lazos de amistad y fraternidad que se forjaron a través de generaciones de euro-peos, latinoamericanos y caribeños, han sido tradicionalmente de mucha fortaleza, ynos asiste el convencimiento de que esa historia común, así como nuestros valorescompartidos, constituirán los mejores fundamentos sobre los cuales habremos decimentar este proceso y la proyección de nuestra relación birregional, para beneficiode nuestras sociedades.

Muchas gracias. ■

Luigi PallaroSenatore (in rappresentanza dei parlamentari eletti nella circoscrizione AmericaLatina), Italia

Signor Presidente,

mi congratulo per questa iniziativa che si conferma essere un punto di riferimentoessenziale nei rapporti fra i nostri Paesi e ringrazio altresì i colleghi parlamentari elet-ti all’estero per avermi voluto affidare l’incarico di portare il saluto di questo piccoloesperimento costituzionale rappresentato dai legislatori residenti fuori dai confininazionali.

Vorrei incominciare il mio breve intervento partendo dalla frase che caratterizza inostri lavori: “insieme verso il futuro”.

Il continente latino-americano sta conoscendo da ormai più di 4 anni un ritmo di cre-scita economico sconosciuto da tempo a molte democrazie occidentali. In questo enor-

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me bacino in continua crescita vivono più di 500 milioni di persone.

Un paese come l’Italia gode, in questo ambito, di un vantaggio comparato che altripaesi non hanno. Mi riferisco ovviamente alla nostra massiccia presenza demografica.

Spesso quando si parla di collettività italiane emigrate all’estero vengono in menteimmagini ingiallite di comitive pronte per imbarcarsi. È vero, il dramma dell’emigra-zione è incominciato così. Ma spesso ci si dimentica di verificare dove e come questepersone sono sbarcate.

Ecco, i discendenti di quelle persone adesso sono capi di Stato, di Governo, parlamen-tari ed industriali che gestiscono e fanno crescere intere nazioni.

Questa presenza dovrebbe essere posta al centro di una organica politica di Stato neiconfronti di quest’area. E ho detto intenzionalmente di Stato: a mio avviso le opportu-nità offerte da un rapporto particolare con l’America Latina non dovrebbero esserepatrimonio di una sola parte politica che ne approfitta sulla base della necessità con-giunturale. Credo che sia interesse dell’Italia, perciò dell’intero spettro politico delnostro Paese, impegnarsi coerentemente ed organicamente a loro favore.

E dicendo questo non dobbiamo dimenticare che dire Italia oggi vuol dire UnioneEuropea, 25 Paesi che dovrebbero, almeno in politica estera, parlare con una vocesola. 25 Paesi che hanno in comune grandi tradizioni di emigrazione.

I canali per mettere in atto questa relazione sono noti, e non devono passare, a mioavviso, attraverso l’assistenzialismo, o non solo per lo meno. La formazione, lo scam-bio di tecnologia, la complementarietà delle produzioni e delle coltivazioni. Bisognastabilire un corridoio preferenziale, affinché i nostri Paesi possano godere di un flus-so continuo di scambi commerciali e culturali. Bisogna uscire dalle secche della buro-crazia ed entrare sul territorio dei fatti. È una sfida enorme, ne siamo consapevoli. Noiparlamentari eletti all’estero stiamo dando il nostro piccolo contributo, non solo inItalia, ma anche e soprattutto presso i nostri Paesi di residenza.

Quello che rappresentiamo è un esperimento: vi invito, pertanto, ad approfittarne:lavoriamo insieme, creiamo una sinergia, una rete di relazioni. La sfida è grande, mail risultato ci compenserà degli sforzi fatti. ■

Ezio PelizzettiRettore dell’Università degli Studi di Torino, Italia

Dall’inizio del nuovo millennio, l’America Latina ed i Caraibi sono andati acquistandomaggiore importanza per l’Italia e per l’Europa.

Sappiamo che ancora una volta si è dimostrata infondata la profezia sulla scomparsadella regione, di un suo inabissarsi in un Atlantico sempre più vasto, dovuto all’emer-

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gere dell’Est Europeo e soprattutto dell’Asia, fenomeno che si voleva contemporaneoalla decadenza inarrestabile dell’America Latina.

Lo stesso ritrarsi della potenza mondiale dominante dall’area, dopo l’11 settembre2001, sembrava confermare la profezia.

Al contrario: sia l’emergere del potere economico asiatico, sia la necessità di un nuovomultilateralismo emisferico si sono rivelati processi sostanzialmente favorevoli per il“riemergere” dell’altro Occidente.

E chiariamo subito che se il dibattito accademico è riuscito in qualche cosa è proprionella ridefinizione dell’America Latina, non solo come un lontano Occidente, ma inqualcosa di molto più importante: un altro Occidente.

Addirittura nell’attuale indefinizione nominalistica della regione si può cogliere delnuovo: non più lo scontro ideologico fra eurocentrismo e terzomondismo (fraIberoàmerica e Latino-América, semplificando molto) ma l’ormai accettata impossibi-lità di definirla arbitrariamente dal di fuori. Non nella definizione di “latina” del sognoimperiale di Napoleone III, rappresentato, in maniera fantasmale, in un dipinto nonfinito nella cosiddetta “sala del trono” del castello di Miramare di Massimilianod’Asburgo. Non nella sua pretesa essenza “iberica” che nella versione tradizionale erafrutto di un autoritario riduzionismo culturale e linguistico, prodotto a sua volta di uneurocentrismo marginale e risentito.

Al contrario, la molteplicità irriducibile che contraddistingue il passato e il presentedell’altro Occidente ci impone di rispettare questo prezioso patrimonio di diversità. Eil futuro, questo almeno lo sappiamo, sarà quello di nuove forme di coesistenza fra dif-ferenze.

Ma per garantire tale coesistenza, o meglio interazione, è necessario che i valori uni-versalistici della democrazia si incarnino nelle istituzioni, che a loro volta si faccianogaranti della pluralità: la nuova presenza dell’America Latina e dei Caraibi perl’Europa, e per l’Italia in particolare, è anche dovuta al consolidamento, nell’interaregione, di processi di democratizzazione. Anche se molto resta da fare, e non solo là,per l’affermazione di un vero stato di diritto. I diritti economici e sociali per tutti, e sot-tolineo per tutti, devono essere patrimonio fondante di qualsiasi Occidente, e nonsolo.

Come dunque il mondo accademico e scientifico italiano risponde alla sfida di questonuovo scenario?

Innanzitutto, a livello nazionale, distinguendosi – come in fondo è suo dovere – dauna produzione editoriale e più in generale mediatica che fa dell’America Latina, dellesue diverse manifestazioni politiche e culturali, un oggetto di scontro politico interno,operando più o meno coscientemente in maniera riduzionistica e strumentale. Siinventano così buoni e cattivi esempi. Complessi casi nazionali e regionali divengonomodelli generali, virtuosi o perversi, da adottare o da rigettare, impedendo di intende-re la complessità della realtà e delle sue manifestazioni.

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Per troppi anni, secoli direi, l’altro Occidente è stato, suo malgrado, il rifugio dellenostre utopie: dall’uomo in stato di natura del Cinquecento, al surrealismo realmenteesistente, fino alla riserva indiana dei rivoluzionari utopici.

Chiarito doverosamente tutto ciò, cosa può originalmente proporre l’Italia delle 100città e delle 70 università, regione d’Europa, all’America Latina?

Una prima tradizione, assolutamente non disprezzabile, ci viene innanzitutto in aiuto:un patrimonio vivo di pensiero universalistico. E qui, permettetemi, come Rettoredell’Università di Torino, di riassumere questa eredità, di cui siamo orgogliosi, citan-do un inizio, quello di Erasmo da Rotterdam e un punto di arrivo: Norberto Bobbio.

E non è un caso che il pensiero del filosofo torinese sia fra più vivi in America Latina.

Ma si potrebbe anche citare, in senso contrario, dalle Americhe verso l’Italia, e sem-pre su di uno sfondo idealmente torinese, il José Carlos Mariátegui che si compenetròin maniera creativa del pensiero di Gramsci e di Gobetti e che seppe, fra pochissimi,interpretare la realtà rivoluzionaria ed eversiva del primo fascismo italiano.

In secondo luogo, risalta la capacità di cercare e a volte di trovare le vie interdiscipli-nari della conoscenza. Non possiamo negare che ciò sia anche frutto della necessità.Sappiamo che è per essa e in essa che il genius italicus dà il meglio e il peggio di sé.

Ma vi sono anche radici più profonde, e lasciatemelo dire, accademiche. Basti qui pen-sare al contributo dato dalla filosofia italiana. E come non pensare a Gianni Vattimo,al dibattito sulla costruzione, necessaria nella contemporaneità, di un nuovo linguag-gio di linguaggi, una specie di meta-linguaggio che faccia da ponte fra saperi semprepiù specialisticamente frammentati. Un contributo anch’esso ben conosciuto inAmerica Latina, e che potrebbe rivelarsi, se non in un generico “pensiero debole”, unarisposta positiva, in parte almeno italiana, alla decostruzione nichilista del sapere.

I risultati – che avete a stampa a vostra disposizione – del Convegno Internazionale diTorino “Alta formazione e cooperazione universitaria Italia e America Latina.Istituzioni, scienza e cultura” di qualche giorno fa e che ha riunito per la prima voltain Italia e probabilmente in Europa, un centinaio di scienziati e scientifici sociali ita-liani con la presenza di importanti ospiti latinoamericani, dimostrano che, pur contutti i limiti del caso, un incontro aperto di saperi è possibile.

Certo, la complessità dei nodi della realtà latino-americana, sono di per sé un buonantidoto alle derive scientiste e al disimpegno intellettuale e ben si sono coniugate, aTorino, con le tradizioni vive dell’universalismo e di una multidisciplinarietà fondatesulla forza, e non sulla debolezza, di un pensiero ideologicamente laico.

Basti qui ricordare come nell’incontro di Torino, fra i risultati della tavola rotonda “Lescienze dell’uomo”, sia stata chiaramente sottolineata, per l’economia, la necessità diintegrare ad essa gli studi politico-istituzionali e del diritto. Tale approccio multidisci-plinare è necessario al fine di interpretare i nessi fra crescita economica e sviluppo,condizionati da debolezze istituzionali e giuridiche evidenti, sia per quello che riguar-da i diritti della persona sia per le cosiddette regole del gioco nelle economie di mer-

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cato. La multidisciplinarietà è poi ancora più rilevante per quanto riguarda l’impattodella crescita su di un corpo sociale molto polarizzato e ferito da fenomeni di illegali-tà, criminalità e violenza.

Così pure, nella tavola rotonda intitolata “Le scienze della natura”, le sfide tecniche etecnologiche del settore dell’energia sono state affrontate risaltandone gli aspetti, pernulla esteriori, economici, politici e istituzionali, legati come sono al consolidamentodella sicurezza normativa e giuridica, ad un sistema fiscale efficiente e ad una maggiorresponsabilità sociale.

Ma forse, nell’evento di Torino, più in là dei risultati e delle proposte che si possonotrarre dalla sua concisa memoria, è emerso, con il consenso di tutti, la necessità di unari-definizione del concetto stesso di cultura, non solo plurale, come forse non mai inAmerica Latina, ma anche senza un alto e un basso, senza frontiere fra manifestazio-ni colte e popolari, fra arti maggiori e minori, fra monumenti letterari, musica, pae-saggio e cibo. Anche qui il pensiero italiano è sembrato poter dire qualcosa di partico-lare. Esso appare preparato, più di quanto molti si immaginino, ad un futuro non dicooperazione, ma di collaborazione con l’America Latina nei campi delle scienze edelle culture.

Per concludere, non si può qui non ricordare che l’inizio di una nuova fase, collabora-tiva appunto, porta con sé nuove responsabilità. Se, infatti, in una dimensione coope-rativa i nostri interessi e quelli dell’altro non tendono sostanzialmente a modificarci ea modificarlo, in una nuova dinamica collaborativa, fra veri partner, nessuno dei sog-getti in gioco ne esce uguale a prima. Un bel gioco dunque e, come tutti i bei giochi,rischioso.

Meglio prepararci. ■

Enrique IglesiasSecretario General de la SEGIB (Secretaría General Iberoamericana)

Yo quisiera hacer muy breves comentarios para terminar esta sesión. Primero agrade-cerles a todos los participantes la disciplina que han tenido, porque hemos terminadorazonablemente bien y quería decir simplemente unas pocas palabras, a manera no deresumen, porque las exposiciones fueron todas ellas muy ricas y todas tenían conteni-do que ciertamente habrá que analizar. Pero yo miraría un poco el momento en queestamos hoy en América Latina y que lo plantearon varios de los participantes, parti-cularmente el Secretario Insulza: tenemos un momento económico, tenemos unmomento social y tenemos un momento político.

El momento económico es el más brillante que hemos tenido en décadas. Todos sabe-mos que detrás de eso está el impacto de las materias primas, ciertamente, pero tam-

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bién que hemos aprendido a hacer las cosas y América Latina ha tenido el quinqueniomás importante en los últimos cuarenta años. Y aparentemente esto puede seguir,pues yo creo que estamos entrando en un período largo de precios elevados de lasmateria primas. De manera que el momento económico es importante, lo cual no quie-re decir que no tenga muchos riesgos.

Riesgos de afuera, si las crisis económicas, en vez de desaparecer como algunas nubes,se aceleran, y riesgos de adentro, que no sepamos aprovechar esta bonanza para hacerlo que tenemos que hacer.

América Latina tiene la oportunidad única de salir al encuentro de problemas históri-cos y lo tenemos hasta ahora facilitado por esta coyuntura económica.

Tenemos un momento social, una sociedad mucho más activa que nunca, presente enla calle, en el ejercicio de la democracia, y como se dijo también hoy presente con laviolencia. Esa noticia que nos traía Insulza es así, es una región muy violenta y tam-bién es una región de clase media. Algunos estudios nos dicen que en los últimos doso tres años entraron al concepto de clase media 60 millones de personas. Estamos evo-lucionando hace una sociedad de clase media, es decir con implicaciones económicas,sociales y políticas.

Pero hay una sociedad activa, importante, con grandes problemas. La pobreza ha baja-do, la Presidenta de Chile nos recordaba hoy lo que están haciendo los chilenos, hahabido una caída importante en el número de pobres. Sigue habiendo un problemamuy serio en materia de distribución del ingreso, aunque hay indicaciones de que algoestá mejorando: un poquito, pero está mejorando un poco en el campo de distribucióndel ingreso y tenemos los bolsones de exclusión, nuestras grandes deudas históricas,que son los indígenas y los negros. Las comunidades. Esos dos grandes temas formanparte de una deuda social muy importante que tenemos que pagar o empezar a pagar.

Y hay un momento político, con una democracia que está funcionando. Contamos conuna adhesión a la democracia pesar de las crisis económicas, a pesar de las fatigas delas reformas. La mayoría de la gente sigue siendo favorable a la democracia. Eso hayque alimentarlo. La democracia tiene que legitimarse. Y se legitima si es capaz real-mente de salir al encuentro de los temas sociales, si no se erosiona, si la gente no pier-de la confianza y esa es una cosa importante.

Todo el mundo mejora un poco en América Latina. El pobre de hoy no es el pobre dehace diez años, ni muchos menos el pobre de hace veinte años. Pero en la medida enque yo mejoro mucho menos que el vecino ahí tengo un problema, y eso es lo que nospasa a muchos en América Latina.

Hay un momento político, y el momento político quizás nos ofrezca una oportunidadde dar realmente un salto cualitativo en lo productivo, en lo social y en la consolida-ción de nuestras democracias.

¿Qué hacemos Italia-América Latina? ¿Qué hacemos Europa-América Latina?Relaciones antiguas: sí, y conocidas. Cómo no vamos a acordarnos nosotros de lo que

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ha hecho Europa en la defensa de los derechos humanos, en el logro de las democra-cias, en la cooperación – es el continente con más alta cooperación –, en la inversión– los grandes inversionistas son inversionistas españoles, italianos, portugueses enAmérica Latina – en la formación de los recursos humanos: en la historia, por asídecirlo.

La Secretaria de Relaciones Exteriores de México nos recordaba la lista de los valoresque compartimos. Son muchos. Y los valores en la vida importan mucho, en la vidapolítica como en la vida espiritual. Tenemos valores importantes que nos unen. Ytenemos intereses además de valores. Y tenemos – lo decía ella muy bien – tambiénuna visión del mundo que nos une. Y eso es bueno para nosotros pero también para elmundo, porque nos permite contribuir al mundo con conceptos de paz. Somos el con-tinente que, a pesar de los conflictos, es un ejemplo de paz en la historia de los últimos200 años; aún con los conflictos que hemos tenido en términos comparativos nosagrandamos. Y es un ejemplo importante, y yo diría también un ejemplo de coexisten-cia en un mundo asolado por las grandes distancias y las grandes confrontaciones reli-giosas, raciales. Nosotros tenemos nuestros problemas, pero América Latina en esosaspectos es un ejemplo y eso hay que valorizarlo.

En las relaciones Europa-América Latina: ¿Qué hacer en la cooperación? ¿Qué haceren el momento económico? ¿Qué hacer en el momento social? ¿Qué hacer en elmomento político?

En el momento económico: precisamos más inversiones, negocios de inversiones, noregalos, negocios. Precisamos tecnología y ustedes tienen mucho para ofrecer en esecampo. Precisamos asociaciones de empresas, no solamente las inversiones están eninfraestructuras. Precisamos que las empresas empiecen a asociarse para valorizarsemutuamente. Precisamos comercio, precisamos que nos pongamos de acuerdo todosen terminar la Ronda de Doha y precisamos que la Unión Europea confirme lo que sonlas negociaciones Mercosur-Grupo Andino-Centroamérica. No son culpas de nadiesino de todos. Es decir, hemos avanzado, pero todos tenemos nuestros pecados.Tenemos que concluir las negociaciones para poner en marcha estos procesos abier-tos.

Momento social. La cohesión social va a estar presente en dos grandes reuniones, lanuestra Iberoamericana y la Euro-latinoamericana en Lima. Veremos qué sale de ahí.Se mencionó acá, por el Canciller del Paraguay un tema importante: las migraciones.Las migraciones América Latina - Europa. Todos sabemos el problema dramático queson las migraciones. No es un tema fácil, pero hay que resolverlo con un conceptohumanizado. Y lo hemos hecho el año pasado nosotros en la Cumbre Iberoamericana,reconociendo que cada país tiene derecho a aceptar a la gente que quiere tener en suterritorio, pero reconoce que una vez que la persona está en un territorio es una per-sona y, por tanto, debe ser respetada su dignidad. Tenemos que encontrar formas parapermitir la inserción de estas comunidades que de alguna manera necesitan todos lospaíses. Y sobre todo poner mucha atención para no alimentar la fuga de cerebros quenos han costado mucho construir.

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Y el tema de la educación - lo planteaba el Rector de la Universidad de Turín - es fun-damental. Yo creo que si hay algo donde Europa puede hacer mucho es en educación.Entonces precisamos un salto cualitativo fundamental en la educación. Y la confluen-cia, la vecindad de lenguas y de esos mismos valores, hace que la cooperación quepuede hacerse en esta materia sea realmente muy importante.

Momento político. ¿Qué pueden hacer las relaciones de Europa con América Latina?Bueno, algo se puede hacer para la gran reforma del Estado, muchas cosas tenemosque aprender de ustedes. Hoy que hacer un Estado que sirva a las necesidades deAmérica Latina de hoy, precisamos más mercado y mejor Estado. Y eso ustedes lo hanhecho bien y de alguna manera ahí hay una experiencia que se puede compartir. Y pre-cisamos también de alguna manera entender que cada país es una identidad y quecada país debe resolver sus problemas por sí mismo. Las soluciones no vienen de afue-ra en materia política, vienen de adentro. Y eso, si convivimos en esa pluralidad vamosa poder respetarnos y de alguna manera influirnos mutuamente de la mejor formaposible.

Se habló de la cultura. Yo creo que es muy importante que nos pongamos de acuerdoaquí. Tenemos una comunidad cultural muy importante que tiene que ver mucho conlos valores históricos y tradicionales. La cultura es un inmenso capital. Es un inmen-so capital espiritual pero también es un inmenso capital económico y yo creo que ahítenemos que enriquecernos mutuamente en todo esto.

Para terminar quisera mencionar que hoy día se habló de la lobby europea. Yo másbien entiendo que países como España, Portugal, Italia, Francia, los cuales tienen rela-ciones tan profundas con nuestra América Latina, deban de alguna manera ser acto-res presentes en la Unión Europea para revisar todos estos aspectos y crear realmen-te lo que debe ser una verdadera agenda renovada para lo cual este ejercicio que estánhaciendo nuestros amigos italianos es una gran contribución.

Yo espero que lo que surja de esta reunión siente bases pare repensar cómo la relaciónde Italia se puede mejorar, partiendo del reconocimiento de los problemas que tene-mos en América Latina. Y cómo esa cooperación llevada al plano europeo nos puedapermitir ver en Europa, una vez más, un agente fundamental de la transformacióneconómica, social y política de América Latina.

Muchas gracias. ■

Italia-America Latina: insieme verso il futuro

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Il contributo del percorso preparatorio alla III Conferenza:

la politica dell’Italia verso l’America Latina

IL CONTRIBUTO DEL PERCORSO PREPARATORIO ALLA III CONFERENZA:LA POLITICA DELL’ITALIA VERSO L’AMERICA LATINA

Donato Di SantoSottosegretario di Stato degli Affari Esteri

La terza Conferenza Italia-America Latina e Caraibi non è iniziata ieri...

Ieri, ed oggi, stiamo tenendo, con una partecipazione latinoamericana che per quanti-tà e qualità è superiore ad ogni più ottimistica aspettativa, l’evento finale di un lungopercorso iniziato alcuni mesi fa quando, insieme al Ministro degli Esteri, MassimoD’Alema, decidemmo di fare di questa terza edizione della Conferenza una occasionestraordinaria per rilanciare la presenza dell’Italia in America Latina.

Già dalla sua nascita il governo presieduto da Romano Prodi aveva dato un primo, fon-damentale segnale in questa direzione: l’America Latina era stata indicata come areadi prioritaria attenzione per la nostra politica estera. Lo ha confermato ieri ilPresidente e questo per me è lo sprone più forte per andare avanti con ancora più lenasu questa strada.

Abbiamo interpretato questa indicazione nel senso più esteso ed ampio: non è sempli-cemente il governo italiano che decide di rafforzare e migliorare il proprio rapportocon i governi dell’America Latina, è il paese-Italia che riscopre un suo ruolo, il suoposto, la sua vocazione storica e culturale a “guardare insieme verso il futuro”.

Con questa terza Conferenza l’Italia torna al suo posto: un grande paese europeo cheha radici storiche in tutta l’America Latina.

Cari amici dell’America Latina e dei Caraibi qui presenti: uno dei “due mondi” di cuiGaribaldi è stato l’eroe è il vostro.

Il nome stesso del vostro continente è italiano e latino.

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Visitare le vostre città, sfogliare le guide telefoniche e guardare i cognomi è impressio-nante. Ma lo è ancora di più apprendere quanti discendenti di italiani vi siano ormainei vostri parlamenti, nei vostri governi, nelle vostre istituzioni nel vostro mondo eco-nomico e del lavoro.

Se Italo Calvino è nato a Cuba, il giuramento di Simón Bolívar è avvenuto a Roma, quivicino, a Monte Sacro.

E negli anni venti un dialogo fitto e ricco avveniva tra José Carlos Mariátegui eAntonio Gramsci.

In oltre due secoli di invasione senza armi, di un esercito di migliaia e migliaia di pove-ri contadini piemontesi, friulani, siciliani, abruzzesi, liguri... che i vostri paesi hannoaccolto come fratelli, questi legami si sono andati rafforzando.

Si sono mischiati i dialetti, le tradizioni, le culture, le gastronomie. La pasta e la pizzahanno avuto successo in America Latina. E, ancora prima, il pomodoro è diventatosimbolo della nostra cucina. Ci sono zone del Rio Grande do Sul, con ettari ed ettari dicolline coltivate a vigneto, che è difficile distinguere dal Veneto o dalla Toscana.

Questa “italianità” della vostra America noi non la rivendichiamo. È ormai, con le sueluci e le sue ombre, le sue ricchezze e le sue povertà, parte e componente costitutivadel vostro più intimo essere. Come ci insegna il Maestro Carlos Fuentes, il meticciatoè il volto dell’America Latina. Il miscuglio tra i popoli e le culture originarie, la com-ponente africana, quella europea, iniziando dalla Spagna, e asiatica hanno dato forma,anima e corpo alla realtà che voi siete.

Quello che noi vogliamo – che stiamo facendo e che continueremo a fare – è rianno-dare un filo che si era andato quasi spezzando.

Dirvi che, dopo le grandi opere del neorealismo italiano (che sono patrimonio di unacultura comune), altro è stato prodotto dalla cinematografia italiana ma... siamo statiun po’ “distratti” e non ve lo abbiamo presentato.

E anche della produzione culturale dei vostri artisti spesso ci sono sfuggiti dei passag-gi, anche se è difficile che in una nostra casa manchi “Cent’anni di solitudine”.

Le telenovelas sono entrate da tempo nelle nostre famiglie ma solo dopodomani allaFesta del Cinema di Roma il grande regista cileno Raúl Ruiz verrà premiato dalSindaco Veltroni e dalla Presidente Michelle Bachelet.

Dirvi che l’onore di essere stati scelti, unico altro paese europeo dopo la Spagna, comeospite d’onore per la prestigiosa Fiera del libro di Guadalajara, in Messico, vogliamoconsiderarlo un impegno per migliorare e qualificare la nostra presenza e l’interscam-bio culturale con l’America Latina.

Dirvi che vogliamo fare uno sforzo per aumentare e qualificare le borse di studio per-ché tanti giovani laureati e ricercatori latinoamericani possano venire a perfezionarsiin Italia e perché altrettanti giovani italiani possano fare lo stesso nei vostri paesi.

Dirvi che questa specificità italiana che sono i distretti industriali di piccole e medie

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imprese, base del “miracolo economico” italiano, non sono certo un modello ma sicu-ramente possono essere molto utili a paesi, come i vostri, sempre più nella fascia diquelli a reddito medio. Infatti sempre meno sono le richieste della tradizionale coope-razione allo sviluppo (che pure vogliamo continuare, aumentare e ulteriormente qua-lificare) e sempre più, invece, le offerte di cooperazione triangolare, per aiutare –insieme – un paese terzo, oppure le richieste di partenariato nel settore delle piccole emedie imprese.

Stiamo lavorando con il BID, la Banca Interamericana di Sviluppo, su indicazione delPresidente Prodi e del Ministro D’Alema, per riuscire a dare delle prime risposte inquesto senso.

Lo stesso stiamo facendo con la CAF, Corporación Andina de Fomento, con un impe-gno più diretto del mio paese: proprio questa mattina, qui al Ministero, abbiamoapprovato e il Ministro D’Alema ha firmato un Memorandum d’intenti, sulla base diun primo importante voto alla Commissione esteri della Camera dei Deputati.

E analogamente vogliamo agire con le banche di sviluppo di Centroamerica e Caraibi.

Dirvi che il nostro essere paese fondatore, dal Trattato di Roma, dell’Unione Europea,vogliamo metterlo a disposizione dei paesi latinoamericani. Essere, insieme a Spagnae Portogallo, “porta d’ingresso” dei vostri paesi per l’Europa. Nei negoziati avviati trala UE e i paesi centroamericani, così come con quelli che speriamo rapidamente siavviino con i paesi andini, i mandati negoziali europei portano anche il segno dellaproposta italiana: per quanto riguarda il riconoscimento delle asimmetrie tra paesi edinterne ai paesi, per quanto riguarda l’attenzione da prestare agli aspetti istituzionalie sociali degli accordi di associazione. Speriamo, insieme a tutti i nostri partner euro-pei, di riuscire a riprendere anche il dialogo con il Mercosud, senza aspettare gli esitidi Doha.

Dirvi che sui rapporti transfrontalieri, grazie alla nostra esperienza storica, possiamosvolgere un ruolo positivo, sia nelle situazioni di tensione, sia dove ci siano le condi-zioni per la creazione di aree di sviluppo. Possiamo cioè contribuire ad accompagnarei vostri sforzi di integrazione regionale.

Dirvi che sulla agenda proposta nel suo straordinario intervento dalla PresidenteMichelle Bachelet – coesione sociale e consolidamento democratico – siamo pronti acollaborare pienamente, con le nostre esperienze. Queste esperienze sia a livellonazionale che a livello locale e regionale sono molto ricche e interessanti, e potrebbe-ro essere utili nella lotta alla esclusione sociale.

Vi dicevo poco fa che questa Conferenza nazionale non è iniziata ieri.

Essa è iniziata quattro anni fa a Milano con la prima Conferenza Italia-America Latinae Caraibi, quando ospite d’onore fu l’allora Presidente dell’Uruguay, Batlle.

Non c’erano Ministri degli esteri ma, comunque, molte significative presenze interna-zionali e dell’America Latina.

Il contributo del percorso preparatorio alla III Conferenza: la politica dell’Italia verso l’America Latina

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È proseguita, sempre a Milano, due anni fa, con la seconda edizione che vide ospited’onore il Presidente del Venezuela, Chávez.

Le presenze si erano andate qualificando con cinque ministri latinoamericani di cuidue degli Affari esteri.

Chi dall’inizio si è fatto complessivamente carico di questa importante iniziativa èstato Gilberto Bonalumi, Segretario generale della RIAL, pur riscontrando (lo dico io,quindi è un giudizio che non lo coinvolge), una certa “disattenzione” da parte dell’al-lora governo centrale, ma con il convinto appoggio di Regione Lombardia e Camera diCommercio oltre che dell’Istituto Italo Latino Americano. Colgo l’occasione per rin-graziare Gilberto Bonalumi.

In questa terza edizione l’ospite d’onore è stata la Presidente del Cile, Michelle Bachelet.Ci hanno onorati della loro presenza: il Vice Presidente di Panama, undici ministri degliesteri latinoamericani e caraibici, tre Vice Ministri degli esteri, il Ministro dellaSegreteria generale del Brasile, il Ministro degli esteri della Slovenia, i Vice Ministridegli esteri di Spagna e Portogallo, verrà la Commissaria per le relazioni esterne dellaUnione Europea Benita Ferrero-Walder, il Segretario generale dell’Organizazioni degliStati Americani, il Presidente della Corporación Andina de Fomento, il SegretarioGenerale del Vertice Iberoamericano, il Vice Presidente del BID, tanti altri autorevoliesponenti latinoamericani ed europei, tra i quali i rappresentanti dei Ministeri degliesteri di Francia e Germania. Voglio anche ringraziare per la loro presenza, qui ieri, ilCardinale Hummes e il Cardinale Re, due eminenti personalità religiose particolarmen-te vicine, per ragioni diverse, all’America Latina ed ai loro popoli.

Va inoltre detto che negli undici seminari preparatori moltissime sono state le presen-ze latinoamericane. Voglio ricordarne solo le tre istituzionalmente più rilevanti: nelmaggio scorso, a Roma, nel 2° seminario, su cooperazione transfrontaliera, la Ministrada Casa civil del Brasile, Dilma Rousseff; nel giugno scorso a Milano, nel 3° semina-rio, sui rapporti economici tra Italia e Messico, il Presidente messicano, FelipeCalderón; e poche settimane, sempre a Milano, nel 7° seminario, il Ministrodell’Economia dell’Uruguay, Danilo Astori.

Ma l’altro elemento significativo ed importante da sottolineare è la presenza italiana:oltre all’autorevole messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, lapresenza del Presidente del Senato, che verrà oggi pomeriggio, Marini, e della Camera,Bertinotti, il discorso del Presidente Prodi, le conclusioni che terrà oggi il MinistroD’Alema, il saluto del Sindaco di Roma, Veltroni, la presenza dei ministri Damiano eBonino, dei Vice Ministri Sentinelli e Danieli, quelle del Presidente della Conferenzadelle Regioni, Errani, del Presidente della Lombardia, Formigoni, della Sindaco diMilano, Moratti, importanti rappresentanti del mondo dell’impresa, del sindacato,della società civile, del mondo della cultura, degli italiani in America Latina e dei lati-noamericani in Italia.

È veramente la Conferenza dell’Italia, che dice ai paesi di tutta l’America Latina “insie-me verso il futuro”.

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Questa terza Conferenza Italia-America Latina e Caraibi non è iniziata ieri anche per-ché dal maggio scorso abbiamo tenuto ben undici seminari nazionali di approfondi-mento, un percorso impegnativo e ricco che ci ha offerto idee, proposte e indicazioniutilissimi per proseguire il nostro lavoro.

Un lavoro che vedrà, tra pochissimi giorni, l’arrivo in Italia del Presidente RafaelCorrea, Presidente dell’Ecuador, e che a fine mese, del Presidente della Bolivia EvoMorales. Entrambi si riuniranno con le massime cariche istituzionali del paese.

Ma torniamo ai seminari. Sono stati undici dicevo. In parte “decentrati” ma tutti dialtissimo profilo e qualità, tutti di livello nazionale. Sempre vi hanno partecipato,come potrete vedere dal Programma in cartella, qualificatissimi esponenti latinoame-ricani ed italiani.

E insieme a loro anch’io, che ho personalmente seguito tutti questi seminari.

La caratteristica che li ha resi omogenei è lo stretto collegamento che ciascuno di loroha avuto con concrete attività delle istituzioni italiane. Non sono stati, quindi, solomomenti di discussione, che pure è necessario sempre avere.

Inoltre sono stati, di fatto, una consultazione sulle tematiche del rapporto dell’Italiacon l’America Latina: abbiamo calcolato che circa duemila persone hanno complessi-vamente partecipato a queste attività preparatorie (e non sappiamo quanti, tra ieri edoggi, stanno seguendo in internet – audio-video – l’intera Conferenza Italia-AmericaLatina).

Il primo, sul tema della Conservazione del patrimonio culturale in America Latina: hadiscusso le linee strategiche per la realizzazione di un programma di lungo terminedella possibile collaborazione tra pubblico e privato in questo settore. In questo pro-blematica, come sapete, l’Italia è all’avanguardia. Gli organizzatori sono stati l’IILA el’ICCROM.

Il secondo, su integrazione latinoamericana e cooperazione transfrontaliera. Attivitàche si basa su un programma di cooperazione decentrata che cerca di accompagnarel’integrazione regionale in America Latina creando delle aree di pace e sviluppo.L’organizzazione è stata del CeSPI dell’IILA.

Il terzo, a Milano, centrato sul rapporto economico Italia-Messico. Abbiamo sottoli-neato che, come con il Brasile, anche con il Messico (verso il quale l’esportazione ita-liana è preponderante rispetto all’importazione) c’è una linea ed un disegno, che si tra-duce in cooperazione economica attraverso la firma di accordi significativi su piccolee medie imprese. L’organizzazione è stata dalla Regione Lombardia, Camera diCommercio di Milano e RIAL

Il quarto, su integrazione latinoamericana e reti infrastrutturali. È un tema opportu-namente trattato ieri dal Presidente Prodi che l’ha definito uno degli aspetti piùimportanti per raggiungere l’integrazione continentale. L’Italia si candida, a buon tito-lo (data l’esperienza delle imprese del settore) ad essere parte di questo sforzo, nellaconvinzione che le reti infrastrutturali devono essere occasione di sviluppo.

Il contributo del percorso preparatorio alla III Conferenza: la politica dell’Italia verso l’America Latina

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L’organizzazione è stata dal Ministero degli Esteri, dal Ministero del Commercio inter-nazionale, del CeSPI e dell’IILA.

Il quinto, si è svolto a Genova è stato su un tema caro a tutti noi: gli italiani in AmericaLatina. Si è partiti dal ruolo importante delle nostre collettività italiane per dire che,ormai, sono talmente integrate da essere organicamente parte delle classi dirigenti deipaesi dove risiedono. Questa constatazione da ancora più valore alla scelta di dare lorouna rappresentanza diretta nel Parlamento italiano. Questo 5° seminario è stato orga-nizzato dalla Fondazione Casa America di Genova, il Ministero degli Esteri, dell’IILAe del CeSPI.

Il sesto, si è svolto su lavoro e sindacato, ha sottolineato la necessità di mettere il “lavo-ro dignitoso” al centro delle politiche del lavoro, e di vigilare costantemente sullaapplicazione dei diritti sindacali. Organizzato dalle tre principali confederazioni sin-dacali CGIL, CISL e UIL.

Il settimo, anche questo a Milano, su sviluppo locale e collaborazione economica traItalia e America Latina. È stata una grande e approfondita riflessione sullo sviluppo.Si è fatto un bilancio, in appositi gruppi di lavoro, della possibile agenda di collabora-zione tra Italia e America Latina: nei sistemi produttivi locali; nelle energie rinnovabi-li e nelle bio-energie; nell’integrazione regionale; nelle infrastrutture e nei trasporti.Gli organizzatori sono stati la Regione Lombardia, la Camera di Commercio di Milano,il Comune di Milano, la RIAL e l’ISPI.

L’ottavo, a Perugia, sulla cooperazione decentrata. È una realtà importante che carat-terizza il nostro paese ed è una modalità originale di cooperazione. Le Regioni, gli Entilocali e altre istituzioni locali (dalle Università, alle associazioni, dalle imprese alleOng ai sindacati) diventano soggetti attivi nelle relazioni con singole realtà latinoame-ricane. I temi che vorremmo particolarmente sviluppare sono coesione sociale e inte-grazione. Questo 8° seminario è stato organizzato dalla Regione Umbria, dal CeSPI edall’IILA.

Il nono, è stato il seminario internazionale, tenutosi a Torino, su alta formazione ecooperazione universitaria. Che ha passato in rassegna la cooperazione interuniver-sitaria, scoprendo esperienze particolarmente interessanti. Le tematiche approfondi-te sono state: la docenza; la ricerca; le scienze dell’uomo; le scienze della natura; lelingue e le letterature nazionali e delle nazionalità; la cultura materiale e le espressio-ni artistiche. È una realtà dinamica e ricca: ieri Enrique Iglesias definiva la coopera-zione a livello universitario “linea strategica del rapporto Italia-America Latina”. Èstata organizzata dall’Università di Torino, Regione Piemonte, Città di Torino eFondazione CRT.

II decimo, tenutosi a Trieste, al Parco della scienza, relativo a scienza e tecnologia perlo sviluppo, ha evidenziato come le conoscenze devono entrare nei processi economi-ci. Evidenziando come per la competitività e l’economia sia indispensabile valorizzarela conoscenza scientifica, e Trieste ne è un esempio di eccellenza. Organizzato allaRegione autonoma del Friuli, Venezia-Giulia.

Italia-America Latina: insieme verso il futuro

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L’undicesimo, proprio ieri, no casualmente è stata una riflessione su comunicazione einformazione tra Italia e America Latina. Ci siamo chiesti: perché sono “invisibili” irapporti tra comunicazione e informazione. Non abbiamo trovato risposte! Macomunque forti spunti di riflessione grazie a eminenti opinionisti e professionisti del-l’informazione, sia latinoamericani che italiani. Quest’ultimo organizzato dall’IILA,dal CeSPI, dall’IPS e dal Ministero degli Esteri.

Per l’ideazione e l’organizzazione di tutti questi seminari, che hanno comportato unlavoro lungo, difficile e accurato, realizzato egregiamente localmente dalle struttureche ho menzionato, si è costruito centralmente un forte team di lavoro particolarmen-te efficiente, efficace e, soprattutto, che ha dato risultati eccellenti e che voglio, in que-sta occasione, ringraziare personalmente: il CeSPI, sia la Direzione che la strutturaoperativa e il personale; l’IILA, con la sua Segreteria generale, la direzione e tutto ilpersonale; il Ministero degli Esteri, sia la DGAM che tutte le sue varie articolazioni. ■

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Cooperazione economica e reti materiali e immateriali

per l’integrazione latinoamericana

SESSIONE:COOPERAZIONE ECONOMICA E RETI MATERIALI E IMMATERIALI PERL’INTEGRAZIONE LATINOAMERICANA

Presiede:

Enrique GarcíaPresidente de la CAF (Corporación Andina de Fomento)

Tengo el honor de brindarles una cordial bienvenida a esta sesión que versará princi-palmente en torno al tema económico y la integración, así como sobre el fortaleci-miento de las redes de cooperación entre América Latina y Europa y, más específica-mente, Italia.

En primer lugar, deseo agradecer en especial a las autoridades italianas por la exce-lente iniciativa de organizar este evento que demuestra claramente la convicción y ladecisión política de Roma de estrechar los lazos con América Latina. En este marco,quiero reconocer todo el apoyo brindado por el Viceministro Donato Di Santo y elMinistro de Relaciones Exteriores, Massimo D’Alema, con quien he suscrito reciente-mente un acuerdo para iniciar negociaciones tendientes a la incorporación de Italia ala CAF, el cual se constituye en un paso de la mayor trascendencia en concordanciacon los objetivos propuestos por esta conferencia.

La situación económica y la integración regional

Realizaré unas muy breves reflexiones, a manera introductoria, antes de brindar lapalabra al distinguido panel que nos acompaña en el día de hoy. En primer lugar,deseo anunciar una buena noticia: América Latina está en un excelente momentomacroeconómico. Quizás éste pueda ser considerado como el mejor en los últimos

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treinta años, por todos los indicadores. Sin embargo, en el plano microeconómico –asociado a la productividad y la eficiencia, que tienen que ver con logística, infraes-tructura y tecnología –, los avances observados lamentablemente no son lo suficiente-mente grandes como para poder cerrar la brecha que es cada vez mayor entre los paí-ses industrializados y la región. Asimismo, en términos comparativos, América Latinaha perdido importancia en relación con otras latitudes del mundo que han tenido uncrecimiento mucho más sostenido y aumentos más rápidos. Las condiciones socialesaún no han mejorado de manera sustantiva, a pesar de que se han presentado avan-ces en la reducción de la pobreza. En efecto, hoy uno de cada tres latinoamericanosvive con menos de dos dólares al día. Y también la distribución de la riqueza en laregión es muy desigual.

En segundo lugar, y en referencia a la integración regional, considero que ésta es unaetapa de transición y de adecuación de los principales sistemas de integración, talescomo el MERCOSUR y la Comunidad Andina. Han surgido nuevas iniciativas y es evi-dente que en esta dinámica se esté buscando darle un mayor énfasis a temas en los quela Unión Europea trabajó desde un principio, en aras de construir y sentar unas basessólidas a su proyecto integracionista. Me refiero principalmente al desarrollo deinfraestructuras, donde la energía juega un rol muy importante; a la solución de asi-metrías; al impulso al comercio, en el que hay un debate muy fuerte por dificultadesrelativas al proteccionismo, tanto de un lado como del otro; y a la promoción de lacohesión social.

Las relaciones de América Latina con Europa

En las relaciones birregionales tengo la certeza que existen logros interesantes. Se haniniciado las negociaciones entre la Unión Europea y la Comunidad Andina por unacuerdo amplio y con el MERCOSUR se ha logrado un avance sustantivo. Pero hayinterés en que todos los acuerdos de integración permitan precisamente llegar aentendimientos que cubran de forma integral los temas que van más allá del comer-cio. Hoy en día ésta es la visión latinoamericana de la integración, que va más allá delcomercio, concentrando su atención igualmente en el área social, el diálogo político ylos temas clave para el desarrollo.

Considero que el hecho de estar aquí presentes es un claro indicador de que hay unavoluntad política de avanzar y la representatividad con que la región hace presencia enesta reunión reafirma la intención que se tiene en profundizar nuestro relacionamien-to con Italia y la Unión Europea. ■

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Letizia MorattiSindaco di Milano, Italia

Autorità presenti, Gentili ospiti,

Desidero iniziare questo intervento ringraziando personalmente il Sottosegretario agliEsteri, Donato Di Santo, tutto il Governo, e anche il Senatore Gilberto Bonalumi,Direttore della Fondazione RIAL di Milano, per aver rafforzato l’impegno della coope-razione tra l’Italia, l’America Latina e i Caraibi.

Dal canto suo, Milano cerca di concretizzare tale impegno promuovendo progetti eproposte affinché si possa creare una relazione dalla quale traggano beneficio tutti iPaesi della Regione. La nostra Città guarda con grande interesse a questo rapporto ene è testimonianza il seminario preparatorio della Conferenza tenutasi a Milano.

Nel capoluogo lombardo sono presenti importanti comunità dell’America Latina, checontribuiscono ad arricchire la vita sociale, culturale, economica della nostra città. Aquesto proposito desidero rivolgere un ringraziamento particolare alle Autorità quipresenti e che impersonano queste comunità, la cui presenza è testimonianza delnostro legame e della nostra storia.

L’impegno di Milano verso la solidarietà internazionale, ed in particolare a favoredegli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG) promossi dalle Nazioni Unite, hannospinto Milano, con l’appoggio del Governo italiano, a candidarsi per l’EsposizioneUniversale per il 2015 con il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. E ciò per-ché siamo convinti che non è possibile pensare di aspettare il 2015 per tastare concre-tamente i progressi compiuti a favore di quei Paesi che soffrono poiché afflitti dapovertà, fame ed impossibilità di accedere a fonti di acqua potabile per tutti.

Scegliendo tale tema, Milano intende impegnarsi affinché possa attivamente contri-buire alla risoluzione di queste grandi sfide che la Campagna del Millennio ha lancia-to e che intende vincere.

“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” si presenta quale tema poliedrico, che offrenumerosi spunti di riflessione in diversi ambiti, quali la difesa dell’ambiente attraver-so la promozione dello sviluppo sostenibile, la protezione della salute umana, la con-divisione del know how a livello scientifico e tecnologico e il rafforzamento dei legamiculturali.

Per tutti questi motivi riteniamo che la candidatura italiana possa rappresentare unastraordinaria opportunità per ogni Paese, in particolare per i Paesi in via di sviluppo.

La decisione in merito alla candidatura per l’Esposizione Universale 2015 verrà presaa Parigi il 31 marzo prossimo.

Riteniamo che il tempo che ci separa dall’Expo possa essere impegnato in manieramolto concreta e molto positiva perché la decisione sarà presa “oggi”, ma realizzata nel2015.

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Lo spirito con il quale Milano e l’Italia si sono candidati per l’Esposizione Universale,non è di farne una vetrina per l’Italia, ma è quello di puntare a contribuire concreta-mente al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Milano è consapevole di avere competenze scientifiche, tecnologiche, formative edindustriali in un settore, quale quello dell’agricoltura, fortemente collegato alle pro-blematiche della salute e dell’ambiente.

La nostra intenzione è di offrire il know how con il mero desiderio di rafforzare la soli-darietà internazionale e promuovere lo sviluppo scientifico e tecnologico per tutti ipaesi che ne volessero usufruire, in uno spirito i partner iato reale fondato sulle esi-genze e gli interessi di ogni singolo Paese.

Milano ha già iniziato a lavorare concretamente su alcuni progetti, secondo le indica-zioni delle Nazioni Unite. Esempio di tale impegno è la promozione in Cile di un“Master per progetti di sviluppo su scala urbana e regionale e sicurezza umana”, rela-tivo allo sviluppo sostenibile delle aree urbane. Tale master incentrato sui temi dellapromozione della qualità dell’aria, della mobilità, del potenziamento delle foreste edelle aree naturali, vede coinvolte otto città del Paese. Ed è un piacere annunciare che,anche grazie alla decisione presa ieri dalla Presidente del Cile, sarà possibile presen-tare il master al Vertice che si terrà a Santiago in novembre e che rappresenterà unapreziosa occasione per poter proporre questo progetto a tutti i Paesi che potrebbeessere interessati ad usufruirne.

Inoltre, Milano ha promosso con successo, per l’anno accademico in corso, progettiformativi per “Master in Tourism Management” e “Master in Economy of Tourism”rispettivamente presso le università IULM e Bocconi e al quale hanno aderito nume-rosi Paesi dell’area Caricom.

Un’altra iniziativa che potrebbe destare l’interesse dei Paesi Latinoamericani eCaraibici, è la Borsa Agroalimentare Telematica, un progetto lanciato lo scorso febbra-io a Milano. Tale iniziativa intende offrire uno spazio telematico comune, al quale pro-duttori agricoli e consumatori possano accedere per poter verificare concretamente ladisponibilità delle derrate alimentari ed evitare le numerose intermediazioni, cheinfluiscono in maniera consistente all’aumento dell’inflazione e dei prezzi dei prodot-ti agricoli.

In tal modo sarà possibile favorire la massima trasparenza ed un equo accesso ai mer-cati internazionali, favorendo i Paesi che fino ad ora hanno riscontrato le maggiori dif-ficoltà ad accedere e ad esportare i loro prodotti sui mercati.

Ho voluto citare solo alcuni dei progetti che sono già in corso. Milano usufruisce del-l’ausilio di un Comitato Scientifico al quale partecipano personalità importanti, tra cuila Professoressa Anna Saez, che voi tutti conoscete. È una collaborazione che vorrem-mo realmente mettere a disposizione di tutti coloro che sono interessati, a secondadelle necessità, a progetti concreti.

Sono certa che la collaborazione costituisca il modo migliore per rispondere alle gran-

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di sfide che ci si presentano giornalmente. Non possiamo delegare alla responsabilitàaltrui, dobbiamo assumere in prima persona tale responsabilità, seppur il nostrointervento fosse esiguo.

Questo è quello che Milano intende fare, nello spirito del titolo della Conferenza: insie-me verso il futuro. ■

Emma BoninoMinistro del Commercio Internazionale, Italia

Penso sia utile concentrarsi sul tema specifico, che è una parte del grande tema econo-mico che è stato delineato. Senza ripetere le ragioni e la necessità dell’integrazione traAmerica Latina ed Unione Europea, credo sia necessario avanzare qualche proposta dilavoro comune sul tema che più mi compete, che è quello delle relazioni commerciali,dello scambio commerciale in particolare tra l’Italia e i Paesi dell’America Latina.

In effetti oggi l’America Latina vive il suo momento migliore dal punto di vistamacroeconomico. Dopo periodi più difficili, è dal 2004 che i Paesi del continente vivo-no complessivamente una rinascita notevole, testimoniata dalle cifre.

Per quanto riguarda i nostri scambi commerciali sarebbe bene, a mio parere, fare ilpunto della situazione e individuare gli elementi che possiamo rafforzare, perchécredo che un rafforzamento dei nostri scambi economici sia un modo tangibile e serioper arrivare anche ad una maggiore integrazione, ad una maggiore coesione.

Le cifre del commercio italiano con il subcontinente latinoamericano confermanoquanto siano importanti le relazioni tra il nostro Paese e l’America Latina. Vorreicitarne solo alcune che è bene tenere a mente, per dare un’idea delle dimensioni diquesti rapporti.

Ma c’è un elemento che vale la pena di sottolineare, ed è che le statistiche dell’ultimosemestre vedono l’Italia in netta ripresa rispetto agli ultimi anni. Quindi siamo in unafase diversa e molto positiva, con una quota di mercato che torna ad attestarsi sui livel-li degli anni ‘98-’99, quando aveva raggiunto un picco superiore al 3%.

Oggi stiamo tornando esattamente a quella dimensione, e credo sia un fatto notevoleche vale la pena di sottolineare. Innanzitutto le cifre: il nostro export verso l’AmericaLatina è di 13 miliardi di dollari nel 2006 e i Paesi principali destinatari sono Messicoe Brasile, seguiti da Panama, Argentina, Bermuda.

Dal punto di vista merceologico e dei settori, tradizionalmente il nostro export inte-ressa soprattutto i beni strumentali. Circa un terzo dell’export è costituito da macchi-ne e macchinari, macchine di precisione e di lavorazione sia del marmo, del tessile, delcuoio, del legno o dell’agroalimentare.

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Seguono i mezzi di trasporto, per circa il 20%, poi i prodotti petroliferi raffinati e icombustibili per oltre il 10%. Sono questi i grandi settori merceologici del primo seme-stre 2007.

Per quello che riguarda l’import, l’Italia importa dai Paesi latinoamericani per un valo-re complessivo di 10,8 miliardi di dollari nel 2006. Quindi registriamo un export di 13e un import di 10 miliardi di dollari. E tra i Paesi di provenienza dell’import vogliosegnalare – perché le cifre lo dicono chiaramente – una crescente rilevanza del Cile.

Se prendiamo le cifre relative al Cile, infatti, la sua incidenza sull’import italiano dal-l’area è aumentata dal 10,1% del ‘97 al 25,5% del primo semestre 2007, anche se èancora il Brasile a mantenere stabilmente la posizione di nostro primo fornitore,seguito però dappresso da altri Paesi.

Gli altri principali fornitori latinoamericani sono Argentina, Perù e Colombia. Circa latipologia di prodotti che noi importiamo, si tratta prevalentemente di prodotti dellametallurgia per il 35%, prodotti dell’agricoltura e della caccia, prodotti alimentari ebevande, tutti quanti con quote di circa il 13%.

Queste poche cifre illustrano il quadro generale in cui ci muoviamo.

Un’altra riflessione che volevo fare brevemente riguarda gli investimenti verso que-st’area, che registrano ancora, mi sembra, dei segnali altalenanti, anche se dal 2001 al2006 il numero complessivo dei nostri investitori è salito da 675 a 729, mentre in per-centuale l’aumento è del 6,7%. Rileviamo quindi anche un trend di aumento degliinvestimenti italiani nei Paesi latinoamericani.

È noto però che in questo panorama esistono alcuni elementi di criticità che io nonvoglio certo nascondere e che derivano soprattutto dai significativi disinvestimenti ita-liani operati per esempio da Parmalat o da Telecom Italia. Per questo parlavo disegnali altalenanti. Perché c’è una crescita degli investimenti sia in termini numericiche di percentuale, ma ci sono stati anche disinvestimenti problematici da molti puntidi vista.

Se questa è la situazione esistono, secondo me, tre piste di attività che possiamo intra-prendere insieme, tenendo conto di una specificità italiana che credo sia già statasegnalata ma che voglio approfondire, ed è quella dell’eccellenza del nostro sistemaproduttivo, in particolare quello basato sulle piccole e medie imprese.

Io credo che questo sistema produttivo abbia una grande importanza anche sotto il pro-filo dello sviluppo e della coesione sociale, perché le piccole e medie imprese sono inqualche modo più flessibili, portano il lavoro dove la gente risiede e non costringonoall’opposto, cioè ad un esodo in cerca di lavoro che finisce per aggravare i problemi dellegrandi città e delle metropoli. E credo che questo strumento, questa metodologia pro-duttiva – le piccole e medie imprese sono organizzate in distretti che voi avrete visitatonei vari seminari organizzati in giro per l’Italia – siano uno degli aspetti più interessan-ti che noi proponiamo nel momento in cui andiamo all’estero o ci internazionalizziamo.In questo momento il nostro sforzo di export ottiene risultati molto positivi: siamo in

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una fase di grande vitalità dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, e credo chesia anche la nostra metodologia che rende interessanti in molti Paesi e su molti merca-ti non solo i prodotti, ma la modalità italiana di produzione, che può quindi rappresen-tare non dico un modello, ma un esempio di aggregazione produttiva.

Da questo punto di vista due piste di riflessione sono state individuate e vorrei sotto-linearle. La prima è l’internazionalizzazione dei nostri sistemi cooperativi. Anche lecooperative italiane stanno cercando sbocchi di internazionalizzazione, non solo per-ché il mercato interno è saturo ma perché ormai internazionalizzarsi è un obbligo, èuna necessità nel mondo globale. Il Ministero del Commercio Internazionale e i prin-cipali soggetti e strumenti - l’Istituto Italiano del Commercio Estero, la SACE e laSIMEST - hanno sottoscritto il 3 luglio un’intesa operativa con il sistema cooperativoitaliano, rappresentato in prevalenza da Confcooperative e Legacoop, mirata proprioall’internazionalizzazione; e noi ci auguriamo che questo settore di attività possa risul-tare interessante per incrementare i nostri scambi commerciali.

Il secondo elemento che vorrei proporre all’attenzione per l’attività comune è un temaa cui teniamo molto come Governo, ed è l’imprenditoria al femminile.

Parto dalla realtà dell’Italia. Il Paese ha una fortissima componente di imprenditoriafemminile, peraltro molto dinamica, ma si tratta di un fenomeno recente e che quin-di, come tale, non ha ancora tutti gli strumenti per contare ed esprimere il suo pesoeffettivo. Proprio perché è recente manca, per esempio, di connessioni e di reti inter-nazionali. Le missioni di imprenditori che io spesso guido, per qualche motivo sonotutte al maschile. E quando ricevo le delegazioni di imprenditori latinoamericani –così come quelle asiatiche – sono anch’esse tutte al maschile, con qualche nobile ecce-zione che resta però, appunto, un’eccezione.

Io penso invece che dare forza a questo settore di attività, che è vitalissimo e intra-prendente, sia un elemento di rafforzamento importante. In fondo è un capitale dor-miente, non certo nel senso che le imprenditrici dormono, al contrario: si tratta sem-plicemente di un fenomeno che a mio avviso non viene visto e non viene valorizzatoper le sue reali potenzialità.

Su questo tema abbiamo organizzato due diversi seminari (non conferenze sui dirittidelle donne, che sono utilissime ma sono un’altra cosa) con incontri faccia a faccia(oltre 2.500 incontri): il primo a Milano, tra imprenditrici italiane e imprenditrici delMediterraneo, e il secondo tra imprenditrici italiane e imprenditrici dei Balcani-Caucaso.

Mi chiedo, per esempio, se un’iniziativa di questo tipo, cioè un incontro tra imprendi-trici italiane e imprenditrici dell’America Latina, non possa esprimere un valoreaggiunto, forse nuovo, forse innovativo, e contribuire a costruire legami anche umaniche sono così importanti, a mio parere, nelle nostre relazioni, in modo da dare maga-ri maggiore peso e maggiore rilievo a un fenomeno che da noi esiste e non viene vistoe che, secondo le cifre, esiste anche da voi e incontra altrettante difficoltà a pesare e adesprimersi.

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Non voglio aprire qui la grande questione dell’equilibrio di genere, ma credo che anchedal punto di vista dello sviluppo economico non è pensabile fare a meno del 50% del-l’energia umana di un Paese. Al di là degli ideali, che pure mi stanno molto a cuore, è unproblema semplicemente di dati ed è un problema economico: non esiste Paese chepossa ottenere il massimo dello sviluppo senza valorizzare il 50% delle sue risorseumane.

Infine, la rete italiana all’estero - intesa anche come Istituto del Commercio Estero eCamere di Commercio in America Latina - è molto estesa, molto presente, e pensiamodi rafforzarla in alcune località chiave. Spero che questi uffici e questi Istituti diventi-no anche punti di contatto permanente per iniziative comuni.

Il Presidente Prodi si è già recato in visita in America Latina; il Sottosegretario alCommercio Internazionale Budin, che è molto attivo nella regione, ha visitato nume-rosi Paesi, e presto torneremo a Panama e in Messico. Io penso che esistano tutte lecondizioni per dare maggiore slancio ad un trend che è già positivo.

Quelle che ho indicato sono solo alcune piste di riflessione, ma voglio sottolineare chesono totalmente aperta a discutere altre piste che vorrete aggiungere, altre proposteche vorrete avanzare. ■

Ernesto Ottone1

Secretario Ejecutivo Adjunto de la CEPAL (Comisión Económica para AméricaLatina y el Caribe)

América Latina y el Caribe: realidades y desafíos

El objetivo de esta ponencia es compartir algunas de las principales reflexiones que laCEPAL ha venido desarrollando en los últimos años en torno a los nuevos desafíos eimplicaciones de política que involucra una agenda de desarrollo para América Latinay el Caribe en el actual contexto regional y mundial.

En el congreso de Angostura, en 1819, Simón Bolívar señalaba “no somos europeos, nosomos indios, sino una especie media entre los aborígenes y los españoles.Americanos por nacimiento y europeos por derechos, nos hallamos en el conflicto dedisputar a los naturales los títulos de posesión y de mantenernos en el país que nos vionacer contra la oposición de los invasores, así nuestro caso es el más extraordinario ycomplicado”.

Sin duda el prócer no se equivocaba al señalar que el caso de América Latina era com-plicado y lo sigue siendo y así ha sido su desarrollo. El historiador argentino Tulio

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1 Ponencia preparada en colaboración con Miguel Torres.

Halperin ha señalado con acierto que nos hemos visto siempre como una región “atra-sada”, pero atrasada respecto a Europa.

En verdad América Latina es una región de una identidad muy compuesta y de unasituación socioeconómica intermedia. Es una región de ingreso medio. No se trata deuna región pobre, como lo es África, pero tampoco es una región desarrollada.Estamos a medio camino entre ese continente y el conjunto de economías más avan-zadas: el ingreso por habitante de América Latina representa un quinto del ingresomedio de OECD y más que duplica al de Africa Subsahariana2.

Tal reflexión, no obstante, requiere una aclaración previa: la enorme heterogeneidad(económica y geográfica) que ostenta la región, y las particularidades que surgen deella a la hora de pensar en una agenda de desarrollo en los pueblos latinoamericanosy caribeños. En efecto, nuestra región abarca un conjunto de economías que van desdeHaití, con un nivel de renta per càpita cercano a los 400 dólares hasta varias econo-mías latinoamericanas con productos que oscilan entre los 6000 y los 8000 dólarespor habitante y algunas caribeñas cuyos niveles de ingreso son próximos a los 10000dólares per càpita3.

Asimismo, integran la región países de dimensión continental como Brasil, junto conmuy pequeños Estados insulares del Caribe.

Esta heterogeneidad, sin embargo, no significa que los países de la región no enfrentenproblemas y carencias estructurales comunes, por el contrario factores como las altastasas de pobreza e indigencia; la persistente inequidad en distribución de ingresos y ladesigualdad de oportunidades; el insuficiente crecimiento económico y la permanentecaja negra del progreso técnico o la carencia de instituciones sólidas que permitan lospactos políticos, sociales y económicos necesarios para enfrentar los dilemas mencio-nados, son frenos transversales al conjunto de las economías regionales más allá de susdiferencias en términos de renta o geográficas. Por lo mismo, el diseño de una agendarealista de desarrollo para los pueblos latinoamericanos y caribeños no debe olvidar lasasimetrías intrarregionales existentes, pero sí debe incluir en sus cimientos la noción deuna región integrada por una mayoría de países de ingresos medios pero con notoriosy generalizados déficit en materia de desenvolvimiento productivo y social.

Pero no sólo las características internas son importantes de considerar en el diseño deesta agenda, aquellas impuestas por el contexto internacional son igualmente impres-cindibles. “En un mundo de economías cada vez más abiertas e independientes, elentorno mundial incide notablemente en las estrategias de desarrollo nacional. Lalógica de funcionamiento de las fuerzas económicas que son protagonistas del actualproceso de globalización es más mundial que regional o nacional4”. Este nuevo con-

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2 Ottone y Vergara (2007, mimeo): “La desigualdad social en América Latina y el caso chileno”.

3 Cifras correspondientes a 2005 expresadas a precios constantes del 2000.

4 Artículo de José Luís Machinea “Ideas para una agenda de desarrollo” que aparecerá próxima-mente publicado en “Pensamiento iberoamericano. Revista de Economía Política”.

texto ha permitido un extraordinario dinamismo de los flujos financieros de capital,inversión extranjera directa y comercio de bienes y servicios, pero simultáneamenteha propendido a la desarticulación de las estructuras sociales y económicas de los paí-ses, aunque no de manera uniforme entre ellos.

La internacionalización creciente experimentada en las dos últimas décadas, no ha idoacompañada de una renovación equivalente de la agenda internacional. En tal senti-do, todo parece indicar, más bien, que los resultados del proceso de globalización sehan caracterizado más por el énfasis a la liberalización de los mercados que por unadistribución más equitativa de los frutos del crecimiento económico. En esta mismalínea de análisis, lo que se observa es que aún persisten fuertes asimetrías en términosde desarrollo productivo, progreso técnico, disparidades macro financieras y de movi-lidad de factores productivos.

En este contexto, en el que a nuestros países, individualmente, les queda un margenlimitado de influencia en la configuración de la agenda internacional, el espacio regio-nal es una instancia pertinente para crear mecanismos colectivos que mejoren la cali-dad de las respuestas nacionales y les permitan incidir en el diseño de una mejor ins-titucionalidad global a través de la confluencia de posiciones comunes.

Señalado lo anterior, aboquémonos a ver los desafíos y algunas ideas de cómo enfren-tarlos:

1. Desafíos. Los desafíos que a continuación mencionamos, son problemas com-partidos por el conjunto de países que conforman la región. La producción inte-lectual pasada y presente de la CEPAL ha identificado un cúmulo de factores his-tóricos, económicos y sociales ligados al desarrollo y sus problemas, sin embargo,por razones de tiempo, mencionaremos aquellos más urgentes. Ellos son creci-miento económico, reducción de la pobreza y la desigualdad, cohesión social, sos-tenibilidad ambiental y equidad intergeneracional.

2. Crecimiento. Entre el año 1980 y el año 2003 el crecimiento de la región fuebajo y volátil y el PIB per càpita regional se mantuvo estancado en un 2,2%. Talrealidad hace que no sea exacta aquella frase tan movida de que el crecimiento noha repartido sus beneficios, la situación verdadera es que no se ha crecido ni sehan repartido los beneficios. Sin embargo América Latina y el Caribe creció a unpromedio anual cercano al 4,5% entre 2003 y 2006. Para 2007 se espera que laregión crezca a un 4,8%. De este modo, la región completaría una fase expansivade cinco años consecutivos, un hecho sin precedentes en la historia económicalatinoamericana. La reciente aceleración del crecimiento ha permitido tambiénuna notable recuperación del producto por habitante, en efecto entre 2003 y2006 el producto por habitante creció a un 3 % mientras que entre 1980 y 2002el desempeño fue de un modesto 0,1%.

Un aspecto positivo de este ciclo de crecimiento es que se trataría de un procesodiferente al registrado entre 1991-1994, período caracterizado, en general, comouno de mayor vulnerabilidad externa. Sin embargo, la menor vulnerabilidad a la

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que están expuestos los países de la región no implica que ellos no estén expues-tos a los riesgos de cambios notorios en el contexto global; las economías de laregión deben mantener un manejo prudente de las cuentas públicas y los equili-brios externos.

La coyuntura actual, marcada por la reciente crisis inmobiliaria en los EstadosUnidos, comienza a afectar la situación económica internacional y cierne algunosfactores de riesgo para la región que podrían afectar su actual ciclo expansivo deactividad. La desaceleración de la economía norteamericana tendría un impactorecesivo en la economía mundial, podría aumentar el riesgo de proteccionismocomercial, elevaría los niveles de incertidumbre en los mercados financierosinternacionales y los riesgos de contagio así como las restricciones crediticias enmercados emergentes podrían intensificarse.

En este contexto, los indicadores de riesgo en la región, ante el temor de contagioe insolvencia por crisis del mercado subprime han aumentado. Por otro lado, lasnuevas alzas del precio del petróleo plantean riesgos inflacionarios e inquietudespolíticas y China deja de ejercer presión deflacionaria. En materia de política eco-nómica, la decisión de los bancos centrales del mundo ha sido la de intervenir enlos mercados, lo cual ha permitido reducir el riesgo de crisis.

En este marco, América Latina y Caribe es menos vulnerable al shock externo. Estose debe principalmente, a la reducción de la deuda pública y externa, la gran acu-mulación de reservas, la menor necesidad de recursos en el corto plazo y el menorimpacto del tipo de cambio. No obstante, hay dos elemento de riesgo para laregión: (1) la desaceleración de la economía mundial y el cambio “estructural” enla demanda de activos de riesgo en los mercados financieros. (Todo esto es de lapresentación del PANINSAL).

Sin embargo, a pesar de la menor vulnerabilidad y del crecimiento sostenidodurante los últimos cuatro años, la región está creciendo a ritmos inferiores a losde demás países en desarrollo (incluso si de este grupo se excluye a China). Si bienesto se deba a que las economías más grandes – México y Brasil – están crecien-do muy lentamente, es indudable que los países en su conjunto deberían crecer atasas más elevadas.

Pero la región no sólo debe crecer a ritmos superiores sino que además de formamás sostenida en el tiempo, lo cual plantea el desafío de reducir la volatilidad delcrecimiento en América Latina. Nuestra región es extremadamente volátil en tér-minos de crecimiento, siendo sus niveles el doble o más que la volatilidad del pro-ducto mundial. Reducir la volatilidad supone también reducir la incertidumbre,estimulando así la inversión y por lo tanto contribuyendo a mayor crecimiento.Disminuir la volatilidad real también es un desafío desde el plano social, porcuanto ella afecta especialmente a los sectores más vulnerables, dado que, ade-más de sus desventajas en términos de ingreso, suelen contar con menos recursos(ahorros, capital) y mecanismos formales e informales para enfrentar situacionesadversas.

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Ahora bien, para crecer más y de forma sostenida es necesario también mejorarla calidad del desarrollo productivo que, reconociendo las particularidades decada país, permita agregar valor y conocimiento a su producción. En tal sentido,cabe señalar que la fase expansiva de América Latina – y en particular de Américadel Sur – ha estado fuertemente empujada por la producción de materias primasdado el alto precio alcanzado por estos productos en el mercado internacional5.El desafío para la región es, entonces, aprovechar esta bonanza de modo que lasrentas generadas por la explotación de materias primas sean aprovechadas parainvertir en una canasta de exportación más diversificada con productos que ten-gan incorporado un mayor contenido de progreso técnico y conocimiento.

Junto con la urgente e impostergable transformación de las estructuras producti-vas de las economías regionales, es necesario mejorar la calidad de la inserción delas exportaciones de la región en los mercados internacionales. Ello presuponerecuperar terreno el segmento más dinámico del comercio mundial: la exporta-ción de servicios. La transformación productiva, particularmente aquella que segenera con equidad, permitiría este tipo de inserción por cuanto propiciaría lascapacidades tecnológicas, productivas y de capital humano que se requieren paraun desafío como el señalado. (Presentación del Paninsal).

3. Pobreza. El ciclo expansivo iniciado en 2003, ha permitido también disminuirlos niveles de pobreza e indigencia en la región. Si bien esto constituye un logroimportante, los niveles actuales de población en condición de pobreza e indigen-cia siguen siendo altos. De acuerdo a las cifras más recientes estimadas porCEPAL, los pobres de América Latina ascendieron a 205 millones en 2006 (un38,5% de la población regional), en tanto que el número de indigentes alcanzó alos 79 millones (14,7%).

4. Desigualdad. Junto con la pobreza, tanto la inequidad en la distribución de losingresos corno la carencia de igualdad de oportunidades constituyen rasgosimportantes de la estructura social de América Latina y el Caribe. Se ha sosteni-do en los últimos años que nuestra región ostenta el triste record de ser la másdesigual del mundo, hecho que puede ser cuestionado por cuanto las comparacio-nes internacionales de indicadores de inequidad quedan cuestionadas por las dis-tintas metodologías empleadas para calcularlos6. Pero más allá de las distintasformas de medirla, la desigualdad en América Latina y el Caribe es incuestiona-blemente elevada en relación con otras sociedades. Además de ser elevada, la des-

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5 Como consecuencia de los procesos de industrialización de China e India, grandes demandantesde estos productos

6 En efecto, algunos países – como los de América Latina y el Caribe – construyen sus indicadoresde desigualdad en base a encuestas de ingresos, en tanto que en otras regiones son calculados enbase a encuestas de gasto. En este último caso, los indicadores de inequidad suelen ser más bajosdado que los gastos en general se distribuyen más equitativamente que los ingresos.

igualdad presenta una fuerte persistencia, y la distribución de los ingresos no hamejorado significativamente durante los últimos quince años, aún cuando losúltimos datos (Panorama Social) nos entregan algunos elementos modestos peroalentadores en algunos países.

La desigual distribución de ingresos tiene un alto correlato con desigualdadesderivadas de las características sociodemográficas de la población, tales como elorigen étnico-racial, el lugar de residencia (urbano-rural) y el género, las queconstituyen inequidades con profundas raíces históricas. La inequidad es tambiénel resultado de enormes diferencias en el acceso a los diferentes activos generado-res de ingresos y de movilidad social, como el capital y la tierra y sobre todo laeducación y el conocimiento con vistas al futuro de la tecnología.

No debe desconocerse, sin embargo, que los gobiernos de la región han hecho unesfuerzo importante de gasto social en distintas áreas desde 1990 a la fecha. Losimpactos positivos de estas políticas en la reducción de la pobreza (y en algo de ladistribución de los ingresos) no se han visto reflejados en los indicadores porque,entre otros factores, en este último decenio y medio el desempleo y la informali-dad siguen muy presentes.

Finalmente, la evidencia reciente demuestra que la pobreza y la inequidad cons-tituyen obstáculos para el desarrollo económico. Tal como lo señalado porBourgignon y Walton (2006), a través de un enfoque de desigualdad ex ante, laequidad es complementaria del crecimiento. Por ende, la inequidad ya no sería elprecio de un crecimiento más elevado, sino una de sus restricciones.

5. Cohesión social. La CEPAL viene analizando profundamente, desde hace unpar de años, la problemática de la cohesión social en América Latina, la que enuna sola palabra puede ser catalogada de insuficiente. Indudablemente, los altosniveles de pobreza y la persistencia de la inequidad inciden en la exclusión sociale impiden construir y consolidar una sociedad cohesionada. Entendemos porcohesión social al “sentido de pertenencia” a un proyecto nacional en el que todoslos ciudadanos están llamados a participar, tanto en el cumplimiento de sus debe-res como en la realización de sus derechos.

En tal sentido, la construcción de la cohesión social no sólo presupone la reduc-ción de las brechas objetivas o materiales entre ricos y pobres, educados versus noeducados, trabajadores con acceso a la protección versus trabajadores informales,por mencionar sólo algunos. Existen, en efecto, otros factores que hacen a la cohe-sión social, como por ejemplo la percepción de la población respecto del funcio-namiento de las instituciones democráticas y de la corrupción. Es motivo de pre-ocupación que las instituciones básicas de la democracia tengan una baja legiti-midad en la ciudadanía. Poderes como el Judicial, el Legislativo y los partidospolíticos generan desconfianza en la población, hecho que se explica por la faltade transparencia de dichas instituciones y a sospechas de corrupción que acom-pañan su funcionamiento.

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6. Sostenibilidad. Un desafío crucial para la región lo constituye también la sus-tentabilidad ambiental y su relación con la equidad intergeneracional. La necesi-dad actual de elevar y estabilizar las tasas de crecimiento de la región, como con-dición necesaria para la erradicación de la pobreza y la construcción de socieda-des más prósperas, equitativas y cohesionadas, suscita de alguna u otra manerauna presión sobre el uso de los recursos naturales.

No se trata de generar crecimiento y equidad sólo para las generaciones actuales,sino también para las futuras. Esto supone corregir los daños ambientales que elproceso productivo, de alguna forma u otra, inevitablemente genera y aplicar unapolítica racional de explotación de recursos. Creemos que existe un espacioamplio para las políticas públicas, que permitan promover un patrón integral dedesarrollo en el que se conjuguen crecimiento, equidad, bajas tasas de pobreza yelevados estándares de calidad ambiental.

7. Elementos de la agenda. Hecho el diagnóstico, se constata la complejidad delos desafíos enfrentados por América Latina, ellos son múltiples y de magnitudconsiderable, por lo mismo, en muchos casos, sus soluciones requieren políticasintegradas y sistémicas que apuntan más bien al largo que al corto plazo. Existena nuestro juicio cinco temáticas que dejan un amplio espacio para la aplicación depolíticas públicas a considerar en una agenda de desarrollo, a saber:

(i) En primer lugar es necesario redoblar esfuerzos para reducir la volatilidadreal. Ello implica una voluntad política y una institucionalidad fiscal que otorgueun grado de continuidad a las reglas fiscales contracíclicas, asegurando así la per-manencia de sus impactos.

(ii) Políticas productivas para la equidad y el crecimiento. Los países dela región deben “abrir la caja negra” del progreso técnico y ocupar definitivamen-te el “casillero vacío” que une el dinamismo económico a la equidad social. Paracrecer con equidad se requiere entonces, instalar políticas productivas que permi-tan la agregación de conocimiento y la diversificación de la producción.

(iii) Políticas de inserción e integración al mundo. La creciente interde-pendencia de los países y las debilidades de sistema multilateral han llevado a unaumento explosivo de las negociaciones bilaterales en diversos ámbitos de la eco-nomía internacional. Esta realidad y la creciente importancia del contexto inter-nacional para el crecimiento de los países llevan a que la trayectoria de la inser-ción sea cada día más importante para delinear una estrategia de crecimientopara los países en desarrollo.

La economía global exige mercados amplios y unificados y cadenas globales devalor integradas, y que los países puedan insertarse competitivamente a ellos. Laintegración es mucho más que comercio, sin duda, pero sin comercio la integra-ción resulta más compleja. Bajo estas premisas, los gobiernos de la región entien-den que es necesario abordar las asimetrías y los aspectos sociales de la integra-ción. En tal sentido, sería muy útil aceptar la pluralidad de opciones y las distin-

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tas velocidades, pero siempre en torno a un objetivo compartido. En esta mismalógica, también parece necesario que los actores privados se involucren en las dis-cusiones y decisiones acerca de los esquemas y tratados de integración. Otro temarelevante en esta materia, la que además ha sido fuertemente promovida por laCEPAL desde su lógica de regionalismo abierto, es la suscripción de acuerdosregionales entre las economías latinoamericanas y caribeñas.

En este sentido, el gran referente lo constituye Europa. En efecto, el proceso deintegración profunda llevado adelante por los países de la Unión Europea es unejemplo para nuestra región en particular, y el mundo en desarrollo en general.Es un ejemplo no sólo en términos de los aspectos de integración comercial alcan-zado entre sus Estados miembros, también lo es por los grados de articulaciónproductiva que se han generado entre sus economías, o por el contexto de coordi-nación macroeconómica en el que se ejecutan las políticas económicas nacionalesy, por cierto, por los procesos de cooperación mutua que han permitido fortalecerla cohesión social entre y dentro los países. Pero ante todo, Europa constituye unparadigma de integración en tanto la capacidad y voluntad demostradas paraalcanzar los consensos políticos que han dado como fruto estos patrones exitososde integración y cooperación. En este contexto, Italia ha sido, históricamente unactor relevante de estos procesos y un gran impulsor de la cooperación dentro yfuera de Europa.

(iv) Políticas públicas orientadas a mejorar la cohesión social. Estorequiere acciones en diversas áreas, tales como: las políticas sociales; una institu-cionalidad adecuada para que ellas sean aplicadas; y por lo tanto políticas tribu-tarias que permitan el financiamiento de dichas políticas. Pero también la cohe-sión social pasa por unos sistemas políticos legitimados y por una ciudadanía real.

8. Democracia y construcción de consensos como base para la democra-cia. Sin duda los problemas de América Latina para superar el actual estado decosas son múltiples, pero quisiera señalar la importancia de la fragilidad política.América Latina tiene una historia muy lábil en materia democrática, basta seña-lar que en 1930 la región contaba con sólo 5 gobiernos democráticos; en 1948 con7; y en 1976 con apenas 3 (PNLTD 1994). Los profundos avances en este terrenoen las últimas décadas en la que prácticamente en América Latina el conjunto delos países con mayor o menor solidez, han adoptado el sistema democrático cons-tituyen un patrimonio a la vez precioso y precario.

En la fragilidad de la construcción democrática en la región se reflejan tanto pro-blemas comunes a los sistemas democráticos en todo el mundo como asimismolos límites históricos de su propio desarrollo y su pesada herencia de discontinui-dad democrática.

Si revisamos con objetividad el panorama político latinoamericano vemos que elnudo gordiano del momento actual se encuentra en la enorme mayoría de los paí-ses en la escasa legitimidad de los sistemas políticos y en la falta de solidez de suconstrucción institucional. Existe una demanda ciudadana que pide más Estado,

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más institucionalidad, más sistemas de justicia y de seguridad ciudadana, másgestión pública. La extrema debilidad de la oferta pública en muchos países fren-te a esta demanda genera un vacío que puede frustrar el desarrollo y dar inicio aun nuevo ciclo de populismos ya sea de izquierda o derecha, integrista identitarioo modernista autoritario, en donde una sociedad civil que busca, en la mejor tra-dición gramsciana articularse con el Estado sea reemplazada por una sociedadincivil que lleve a la paralización del esfuerzo de desarrollo o a procesos de socie-dad con un nivel de conflicto insostenible (Manuel Castells, 2005).

No estamos en lo fundamental atravesando por una crisis económico-social, sinopor una crisis de legitimidad política que se entrelaza y agrava por los problemaseconómicos y sociales presentes en la región. La crisis de legitimidad políticagenera un obstáculo mayor a un camino democrático al desarrollo, es decir, aquélque supone, para resumir y ser claros, los conceptos de Bobbio de la democracia.

“Podemos hablar de democracia -dice Bobbio- ahí donde las decisiones colectivasson adoptadas por el principio de la mayoría, pero en que participan en estas deci-siones o indirectamente (...) la mayor parte de los ciudadanos”, y agrega a conti-nuación que ello supone que los ciudadanos estén libremente colocados antealternativas reales y las minorías sean respetadas y puedan convertirse en mayo-ría si así los ciudadanos lo deciden.

Bobbio nos habla de la “democracia exigente”, señalándonos la necesidad dedemandar a la democracia un compromiso, a la vez que con la libertad, con unamayor igualdad en las condiciones materiales de vida (... ) una cierta voluntadigualitaria en el sentido de utilizar el poder del Estado para contribuir a morige-rar las desigualdades materiales más manifiestas e injustas, así no más sea por-que la presencia en una sociedad cualquiera de tal tipo de desigualdades puedetornar ilusorio y vacío para quienes lo padecen el disfrute y el ejercicio de las pro-pias libertades. La democracia exigente supone una relación no contradictoriasino relativa y armoniosa entre libertad e igualdad.

Si la institucionalización de la democracia tiende hoy a girar en torno a la idea deamplios acuerdos, esto contrasta con la falta de presencia pública y de acceso adecisiones de una parte importante de la población. Amplios sectores que seencuentren marginados del desarrollo productivo territorialmente segregados ysin capacidad para ser representados por los partidos políticos, no acceden al diá-logo político.

Reforzar el orden democrático supone en consecuencia desarrollar un compromi-so de todos los actores y sectores sociales de respeto a las reglas de procedimien-to de las institucionalidad democrática, articular los grupos sociales heterogéne-os dentro de un sistema político capaz de representar sus demandas, vale decir,capaz de institucionalizar políticamente estas demandas y traducirlas en inter-venciones que asignen recursos para alcanzar niveles de equidad aceptable, des-arrollar mecanismos propios de la sociedad civil que fortalezcan relaciones desolidaridad y responsabilidad social, impulsar una cultura pluralista que favorez-

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ca mejores niveles de inclusión, confianza, convivencia y comunicación, y alentarla filiación progresiva de grupos sociales a redes de apoyo o interacción que lespermita una mayor integración y participación (CEPAL 2000).

La diversidad de América Latina es muy grande y sus asimetrías también lo son.Considérese solamente que en la región conviven más de 700 etnias. Al mismotiempo, hay marcas históricas, culturales y políticas que facilitan, como quizás enninguna otra parte, los procesos de integración. América Latina vive hoy unasituación de gobiernos legítimamente elegidos a través del voto, lo que constitu-ye una situación muy particular en su frágil desarrollo democrático.

Muchos de los resultados electorales reflejan la aspiración de justicia social y dereivindicaciones centenarias de pueblos y de sectores que hasta ayer no habíantenido acceso al poder político. Lo importante para que estos procesos signifiquenavances y no frustraciones, es que puedan llevar adelante el binomio clásico de lademocracia entre libertad y aspiración a la igualdad. Ello significa que terminarcon la “negación del otro” no signifique a su vez la negación del antiguo negadory que la aspiración de justicia social no termine cercenando las libertades y jiba-rizando la democracia.

El tema de la confianza es un tema central de la democracia, desterrar la relaciónamigo-enemigo, desarrollando los espacios y posibilidades donde los conflictosnaturales de intereses pueden resolverse. Pasar de la pluralidad al pluralismo y dela tolerancia pasiva a la tolerancia activa sólo se puede resolver a través de uncamino laborioso gradual, pero urgente frente a las crisis que hoy vivimos en laregión, que como bien sabemos son demasiadas y demasiado dramáticas.

En consecuencia, debemos trabajar obstinadamente por lograr democracias sóli-das y metas realistas más cercanas, como señala Levi Strauss, a un humanismomodesto que a un humanismo exasperado. ■

Fulvio ContiAmministratore Delegato dell’Enel, Italia

Vorrei partire con una breve illustrazione dell’Enel, della sua attuale situazione opera-tiva che, con l’acquisizione del 67% della società Endesa insieme al nostro socio spa-gnolo Acciona, vede Enel ai primissimi posti nel mondo nel settore dell’energia.

Oggi siamo i secondi operatori europei nel mercato dell’energia elettrica e, con questarecente acquisizione in America Latina e nella penisola iberica, il più importante ope-ratore privato di tutta la regione dell’America del Sud.

Siamo presenti in 21 Paesi con una capacità produttiva installata di quasi 100 gw dipotenza, serviamo 58 milioni di clienti e abbiamo 90 mila dipendenti. La nostra pre-

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senza si estende a tutta l’America Latina a sostanzialmente tutta l’Europa, dalPortogallo alla Russia.

In America Latina siamo già presenti da molti anni come investitori di lungo periodo,con discreta soddisfazione per quello che è stato realizzato e con molte ambizioni dipoter continuare a crescere in un prossimo futuro.

L’America Latina è molto interessante dal punto di vista energetico, è un continente checresce, a nostro giudizio, a ritmi importanti, soprattutto sotto il profilo energetico.

Noi pensiamo che nei prossimi 25 anni ci sarà bisogno di un incremento fortissimodella potenza energetica a disposizione dei programmi di sviluppo dei vari Paesi delcontinente. Saranno necessari investimenti totali superiori ai 500 miliardi di euro, chedovranno essere attivati per far fronte al grande impegno di sviluppo dei singoli Paesidella regione.

E su questo grande programma di investimento Enel vuole fare la sua parte, contri-buendo positivamente all’ulteriore balzo in avanti delle economie latinoamericane. Leeconomie cresceranno, io spero, più velocemente di quello che è successo in passato,ma certamente in quel quadro la dimensione energetica deve colmare un grave ritar-do infrastrutturale, un grave ritardo di presenza. Se pensiamo che nel mondo 2 miliar-di di persone, su 6 miliardi e mezzo di abitanti del pianeta, non hanno a disposizioneuna fonte energetica primaria, e una parte importante di questi 2 miliardi si trova nelcontinente latinoamericano, è evidente che noi dobbiamo colmare questo ritardo svi-luppando la nostra presenza e i nostri investimenti.

La presenza che Enel ha già nella regione è particolarmente forte nell’area del CentroAmerica. Noi siamo presenti in Paesi come El Salvador, Guatemala, Costa Rica ePanama, ma anche, e in maniera significativa, in Cile e in Brasile, e spero quantoprima di poter sviluppare una presenza anche in Messico.

Abbiamo l’opportunità di continuare ad investire in questi Paesi. Abbiamo chiaramen-te la possibilità di investire nel Salvador e io mi aspetto quanto prima che il Governosalvadoregno manifesti la disponibilità a fare entrare in maniera significativa Enelnella quota di controllo della società LaGeo. Stiamo infatti investendo nella geotermia,portando la nostra tecnologia, che da cento anni utilizziamo qui in Italia, per gestirefonti di geotermia ampiamente disponibili in quel Paese.

Siamo presenti in Guatemala con impianti idroelettrici, siamo presenti in Costa Ricacon impianti idroelettrici e con impianti eolici, siamo presenti in Panama con un gran-de impianto idroelettrico, l’impianto Fortuna, e recentemente abbiamo sviluppato unapresenza in Brasile con alcuni impianti idroelettrici e ne stiamo valutando altri.

Per quanto riguarda il Cile, lavoriamo su due prospettive, una di sviluppo della geotermia- il Paese offre importanti opportunità di sviluppo in questo senso e i nostri tecnici stan-no lavorando insieme alla società Enap - e inoltre gestiamo degli impianti idroelettrici.

L’importanza di questi nostri investimenti è legata al fatto che con l’acquisizione diEndesa la nostra dimensione di scala è improvvisamente esplosa in maniera positi-

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va e offre un’ulteriore opportunità di consolidamento della nostra presenza in tuttala regione.

Endesa ha infatti una presenza fortissima in moltissimi Paesi latinoamericani: si vadalla Colombia con quasi 3 gw di potenza e più di 2 milioni di clienti, al Perù con 1,5gw di potenza e 1 milione di clienti; dal Cile, dove la presenza è molto rilevante conquasi 4,5 gw di potenza e 1.400.000 clienti, al Brasile con circa 1 gw di potenza e 5milioni di clienti; e infine, all’Argentina, con 4,5 gw di potenza e 2.200.000 clienti. Iltotale – importante, importantissimo per l’economia dei vari Paesi latinoamericani –è di 14,3 gw di capacità e quasi 12 milioni di clienti da servire.

Noi, con il nostro socio Acciona, abbiamo confermato e addirittura aumentato l’impe-gno della società Endesa nello sviluppo dei vari Paesi. Confermiamo il piano di inve-stimenti e cercheremo opportunità per aumentarlo portando nuove tecnologie e nuoveesperienze, come è stato il caso per Enel nella geotermia.

Siamo convinti di poter giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo delle economiedei singoli Paesi latinoamericani. Perché questo accada in un contesto di grande cre-scita, in termini sia di energia sia di sviluppo industriale, noi vogliamo continuare ilnostro programma di investimenti, ma vorremmo essere in qualche misura partneranche nello sviluppo di politiche a sostegno di questi investimenti, che diano continui-tà alla presenza industriale offrendo certezze regolatorie - un quadro stabile, certo, diregolazioni - e consentano di produrre quegli importanti risultati economici e di cassache saranno il motore per gli ulteriori investimenti.

Il quadro di sicurezza regolatorio, il quadro di stabilità giuridica per garantire agliinvestitori internazionali, come appunto Enel ed Endesa, di poter continuare la politi-ca di espansione e di sviluppo, sono fondamentali.

Il mio auspicio è che tutti i vari Governi della regione possano adottare, nei limiti delpossibile sviluppo futuro, una regolazione simmetrica e stabile che consenta agli inve-stimenti importanti, necessari (si tratta di oltre 500 miliardi di euro) nei prossimi annidi produrre come risultato finale uno sviluppo sicuro per tutti i nostri cittadini. ■

Cesare FumagalliSegretario Generale della Confartigianato, Italia

A nome degli imprenditori della Confederazione Generale Italiana dell’Artigianatodesidero ringraziare innanzitutto il Governo per l’invito a prendere parte a questaimportante conferenza.

Intendo recare un contributo costruttivo al meritorio impegno del Ministero degliAffari Esteri per migliorare e arricchire i tradizionali rapporti di amicizia e di collabo-razione che legano l’Italia all’America Latina e all’area caraibica.

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Nei primi sette anni di questo nostro XXI secolo, tutte le economie che compongonola vasta e articolata realtà latinoamericana hanno messo a segno notevoli performan-ce in termini di stabilità, di sviluppo, di export e hanno ormai assunto dimensioni pro-tagonistiche su scala mondiale, con punte di assoluto rilievo ed eccellenza in settoriqualificanti quali la ricerca scientifica, l’industria aerospaziale, la biochimica applica-ta, l’agricoltura sperimentale.

Oggi due delle prime cinque megalopoli del mondo si trovano in America Latina.Questa grande realtà in forte sviluppo ha saputo cogliere i primi risultati positivi dellaglobalizzazione, non solo ponendosi come autorevole interlocutore delle tradizionalipotenze economiche del Nord America e dell’Europa, ma anche affermandosi con suc-cesso sugli scacchieri economici e geopolitici dell’Oriente, dell’Africa, dell’Oceania.

L’enorme sviluppo delle telecomunicazioni, di internet, di Skype, ha contribuito inmisura decisiva a valorizzare le preesistenti reti umane, economiche, antropologiche,che via via nel corso dei secoli sono andate formandosi in America Latina e che costi-tuiscono oggi una ricchezza e una speranza, non solo di sviluppo economico, ma anchedi sviluppo culturale autenticamente umano.

All’interno di questo grande e suggestivo scenario proiettato verso il futuro, quale puòessere il ruolo dello small business e della piccola impresa artigiana? Provo a rispon-dere alla domanda. Sono convinto che possa essere un ruolo importante e per alcuniaspetti decisivo, come è stato ricordato anche dalla Ministra Emma Bonino.

Tutti gli studiosi di scienze economiche concordano nel ritenere la piccola impresauna componente essenziale della modernità, e non è per caso che quella che è ancorala maggiore economia del mondo, gli Stati Uniti d’America, sia caratterizzata da unafortissima presenza di piccole imprese con meno di 30 addetti.

Naturalmente, la piccola impresa ha l’obbligo di evolversi e di uniformarsi ai tempinuovi dell’economia globalizzata, ma esistono grandi opportunità per donne e giovaniche vogliano investire su se stessi e iniziare un’esperienza imprenditoriale partendodal basso e con notevole impegno personale.

Consapevole delle grandi differenze istituzionali e giuridiche esistenti tra i vari Paesi e gliStati sovrani che costituiscono la realtà dell’America Latina, Confartigianato già da anniopera per diffondere la cultura imprenditoriale in diversi ambiti di quella vasta area.

Voglio accennare a due esperienze significative: il progetto della brasiliana Sebrae, incollaborazione con Promos di Milano, per lo sviluppo di poli settoriali e distretti indu-striali in Brasile attraverso la cooperazione con numerose imprese artigiane dellaRegione Lombardia. L’altro esempio è quello di una nostra associazione provinciale diConfartigianato-Vicenza, nella regione Veneto, che ha costituito un centro di assisten-za tecnica in Cile che opera nella filiera dei macchinari per il settore estrattivo nellaminiera El Teniente.

In tal modo si è creato un rapporto di collaborazione tecnico-produttiva con impreselocali, dando vita ad un vero e proprio distretto produttivo. Occorre assumere il

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moderno principio della cosiddetta ownership, perché ogni parte interessata siresponsabilizzi al massimo e vengano superati obsoleti modelli paternalistici.

Confartigianato esprime la sua sincera disponibilità a collaborare con gli interlocuto-ri latinoamericani impegnati a vario titolo nello sviluppo dell’impresa artigiana e dellapiccola impresa.

Nel corso dei suoi 60 anni di vita, Confartigianato, che è un’associazione di diritto priva-to formata da 500 mila imprese, ha accumulato un patrimonio di esperienze che ponia-mo volentieri a disposizione dei Paesi latinoamericani, in coerenza con gli ideali umani-tari e solidaristici che animano il nostro impegno nella società italiana ed europea.

In particolare, vorrei ricordare la nostra esperienza in materia di facilitazione dell’ac-cesso al credito bancario di qualità, attraverso lo strumento dei Consorzi Fidi. Senzal’aiuto e il sostegno del credito diviene veramente difficile fare impresa. Ecco perchédobbiamo aprire le porte del credito usando gli strumenti della solidarietà fra impren-ditori associati nei Consorzi Fidi.

Nella primavera del 2008, Confartigianato realizzerà in una capitale economicadell’America Latina un’iniziativa specifica volta a favorire la crescente democratizza-zione dell’accesso al credito bancario. Non si tratta di immaginare interventi di stam-po umanitario, come quelli raccomandati dalle Nazioni Unite in materia di microcre-dito, bensì di ottenere credito finalizzato all’impresa e allo sviluppo economico concaratteristiche e criteri di piena professionalità bancaria rispondente a standard inter-nazionali certificati.

Infine, vorrei sottolineare un altro fenomeno che potrà essere utile per irrobustire lacooperazione tra Italia e America Latina: il flusso migratorio dei latinoamericani versol’Italia. Secondo le più recenti stime, oltre 25 milioni di cittadini sono emigrati e vivo-no lontani dai loro Paesi. Questi soggetti rappresentano il 13% di tutta la popolazioneemigrante a livello mondiale.

In Italia, al 1º gennaio del 2007, si contavano oltre 260 mila immigrati provenientidall’America Latina, con una crescita del 53% nell’ultimo triennio. Se ormai quello delruolo degli stranieri nel mercato del lavoro dipendente è un fenomeno sufficientemen-te noto ed analizzato, poiché le nuove assunzioni di immigrati rappresentano ormai inItalia il 27% del totale. Il tema che oggi intendo proporre è quello degli immigrati chescelgono di fare impresa e svolgere un lavoro autonomo in Italia.

Negli ultimi cinque anni le imprese guidate da stranieri sono più che raddoppiate eoggi se ne contano oltre 390 mila. Gli imprenditori nati al di fuori dei confinidell’Unione Europea possono essere individuati quali protagonisti del modello di svi-luppo basato sulla piccola impresa. L’impresa individuale si conferma infatti comeuna corsia preferenziale per l’integrazione di tanti stranieri nel nostro Paese.

Anche i cittadini latinoamericani sono coinvolti in questa positiva tendenza: si conta-no oggi in Italia oltre 20 mila imprese da loro gestite, attive in particolare nel settoredei piccoli trasporti, dell’edilizia e di attività di servizio. Questo fenomeno va facilita-

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to e accompagnato perché l’avvio di un’attività di impresa a seguito di un percorso diimmigrazione rappresenta il punto d’arrivo dell’integrazione economica e sociale, esoprattutto si caratterizza come una scelta di legalità e di accettazione del modello divita del Paese ospitante.

Confartigianato, che associa già 15 mila imprese costituite da immigrati, si candida aessere partner privilegiato e a fare rete con questi nuovi imprenditori, nella convinzio-ne personale che possano innescare un circolo virtuoso di creazione di benessere e svi-luppo, non solo per sé ma anche per il Sistema Italia e per i propri Paesi di origine.

Basti pensare alle rimesse familiari, che fanno affluire valuta pregiata verso contestigeneralmente più fragili. L’imprenditore straniero che naturalmente continua a inte-ragire con il proprio Paese d’origine può creare un’opportunità stimolando un’econo-mia basata sulla libera impresa e magari riproporre, in un percorso di crescita o diritorno, un’impresa simile a quella già avviata in Italia.

Mi auguro pertanto che, sia a livello europeo che a livello nazionale, si pensi a interven-ti di promozione e incentivazione per l’imprenditoria creata da immigrati, in cui posso-no avere ampio spazio anche interventi formativi per aspiranti imprenditori realizzatinei Paesi d’origine, in collaborazione con le associazioni imprenditoriali di categoria.

Credo fermamente nelle grandi potenzialità di cooperazione del nostro Paese e dellenostre imprese artigiane, ma ritengo che sia necessario avviare una nuova fase di col-laborazione tra imprenditori privati e Pubblica Amministrazione per favorire l’ulterio-re internazionalizzazione delle imprese.

Vorrei anche auspicare una rapida approvazione della riforma della cooperazionedell’Italia con i Paesi in via di sviluppo. Gli imprenditori artigiani, piccoli imprendito-ri italiani, in materia di cooperazione internazionale apprezzano e condividono nellasostanza le linee di fondo alle quali il Ministero degli Esteri ispira la propria azione alivello globale, e soprattutto nel vasto e decisivo teatro della realtà latinoamericana ecaraibica che oggi è così autorevolmente rappresentata da Voi qui a Roma. ■

Jorge Taiana Ministro de Relaciones Exteriores de la República Argentina

Gracias Enrique.

Voy a tratar de no repetir porque somos muchos los oradores, así que primero voy aadherir a las palabras que ayer dijo el Presidente Prodi: “América Latina está ante unaonda prolongada de crecimiento”.

Es una diferencia respecto al pasado y es una diferencia significativa. Además, esto seda en un mundo bastante complejo, donde además de una onda prolongada de creci-

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miento tenemos algunos elementos que hacen, o vuelven a hacer, atractiva, en ciertamedida, a América Latina.

Tenemos democracia en la región. Tenemos paz. No tenemos graves conflictos ni étni-cos ni religiosos ni interestatales. No tenemos armas de destrucción masiva. Tenemosfenómenos que se dan en todo el mundo como son los fenómenos migratorios, perolos fenómenos migratorios en la región, dentro de la región, no producen brotes xenó-fobos, ni racismo como en otras partes, sino que, por el contrario, los inmigrantes sonrecibidos e integrados. Tenemos procesos de integración en marcha, con demandas,con expectativas. Es decir, tenemos una América Latina que vuelve a ser interesanteen este escenario mundial.

Frente a eso debemos señalar que hubo, casi en los últimos diez años, una Italia bas-tante ausente en América Latina, una Italia poco activa políticamente y que tuvo uncierto retroceso, durante la segunda mitad de los ´90, en su presencia económica res-pecto a la que había tenido en los años ´80 y comienzos de los ´90.

Por eso nosotros damos la bienvenida a esta reunión, porque la vemos no como unhecho político aislado, como una creación sólo del esfuerzo de Donato Di Santo, sinocomo un esfuerzo que representa muchas voluntades, representa una visión política,una visión de reacercarse a la región, de volver a ser un protagonista más activo, y esoes una cosa a la que damos una gran bienvenida. De igual modo, esta reunión no essólo un seminario, es la firma del acuerdo con la CAP, que da una presencia institucio-nal, es lo que acaba de decirnos recién ENEL, de una mayor presencia que, en estecaso, también vincula a la Argentina energética.

Es también, en el caso de la Argentina, la nueva presencia de la Fiat que vuelve a hacervehículos, en este caso en asociación con Tata. Así vemos un renovado interés políticoy económico de Italia en la región que tiene que ver también con el movimiento deItalia. Italia ha salido de esa especie de inmovilidad o de estancamiento y eso, obvia-mente, genera mejores condiciones.

Nosotros damos esa bienvenida: necesitamos a Italia trabajando en Europa a favor deun mayor acercamiento con América Latina y necesitamos que Italia se una así a unmovimiento que ya habían comenzado otros países de la Unión Europea tendiente arevitalizar las relaciones con la región.

El tema de la integración es muy importante porque genera oportunidades y espaciosnuevos o de mayor dimensión para las posibilidades de la relación. Fue señalado en elárea energética. El área energética es un tema clave de debate en la región. En elmundo se debate sobre la energía, en la región se habla de energía y casi todos los pai-ses estamos trabajando en ese área, y uno de los temas de la integración es la energía.

La integración es integración energética, es integración física donde, en una región dela vastedad y la dimensión sobrehumana de América, con su selva, con sus montañas,hay una obra extraordinaria para hacer. Hay también integración, por supuesto, pro-ductiva, hay generación de mercados ampliados a través de nuestros procesos degeneración de mercado. La Argentina, básicamente, tiene una larga experiencia de

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años con sus vecinos en el Mercosur y también participa de la generación de otrosespacios más amplios en Sudamérica.

Es decir, ahí hay posibilidades, grandes energías en integración física, en mercadoampliado para inversiones. Además quisiera mencionar otros dos puntos. Uno, relati-vo al comercio internacional. Ciertamente un gran impulso al desarrollo de AméricaLatina y al desarrollo del comercio lo daría la disminución de los obstáculos al comer-cio que la Unión Europea impone a nuestros productos. Este tema está en debate enmuchos foros multilaterales pero es una restricción importante a las posibilidades dedesarrollo que nosotros tenenmos en nuestra región que es rica en materias primas,que es rica en alimentos, que es rica también en energía y que está desarrollando tam-bién un entramado industrial bien interesante.

El otro tema fundamental que ya se mencionó, en el cual Italia tiene un rol muy impor-tante que cumplir, es la pequeña y mediana empresa. En el caso de mi país, eso esobvio, nosotros tenemos una importante base de pequeña y mediaña empresa que estáen el centro de esta recuperación económica y en el centro de la caída del desempleo.Nosotros, en cuatro años, hemos hecho caer al desempleo del 22% al 8%. Como decíael Presidente Kirchner: cuando subió tenía más desempleados que votos, y en esarecuperación ha sido decisiva la generación de empelo por parte de la pequeña ymediana empresa. El apoyo a ella es decisivo. Ha habido una historia de relación y hahabido programas de cooperación con pequeñas y medianas industrias de Italia. Haymucho por desarrollar ahí.

Un aspecto que, de todas maneras, hay que ver cómo se aborda, es el tema del finan-ciamiento porque el problema actual es que el financiamiento en euros es un financia-miento que resulta caro. Hoy el euro está muy fuerte. Nosotros, y en general todas lasregionos, estamos vinculadas al dólar y eso se está transformando en un obstáculo decierta importancia para poder ampliar esta relación.

En cuanto a la cooperación específica y técnica, hay mucha experiencia. Nosotrostenemos una buena experiencia de cooperación con Italia y creemos que se puedeampliar. Debemos tener en cuenta algunos criterios:

En primer lugar, para que la cooperación funcione tiene que respetar los modelos y lasmodalidades del desarrollo. Ciertamente, lo que vemos hoy en la región de AméricaLatina es que no hay un único camino sino que hay modalidades distintas, hay distin-fas propuestas, hay distintos espacios políticos y eso dota de mucha riqueza a laregión, le otorga mucha actividad. Específicamente nosotros hemos desarrollado conItalia un buen acuerdo para la cooperación trilateral, es decir para hacer, entre los dosjuntos, cooperación en otros países de la región. Se va a comenzar en países vecinos.Es una buena experiencia. Nosotros estamos contentos. También estamos desarro-llando una idea nueva, y en eso Italia tiene mucho que aportar, que es la cooperacióndescentralizada, o sea, la cooperación que viene de las regiones y que va a distintasentidades: municipios, provincias, regiones, etc., y que también es una experienciamuy importante.

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Ciertamente, en el área científico-tecnológica se están concretando proyectos: la coo-peración en el área cientifica, ya sea universitaria o científica y técnica, es quizásdonde más se mantuvo la vinculación en estos diez años en los que disminuyó la rela-ción política y la relación económica. Nosotros, en la Argentina, tenemos varias expe-riencias, ya sea a nivel universitario como el acuerdo en el área de la cooperación espa-cial para la puesta en marcha de una red de seis satélites en común, que es uno denuestros orgullos de desarrollo tecnológico.

Un último punto de contacto para la cooperación, para el desarrollo común, para elfortalecimiento de los lazos entre las regiones se relaciona con que la Argentina seaproxima a conmemorar, en el 2010, el bicentenario de su nacimiento como nación, elcomienzo de su proceso independiente.

Es difícil pensar la identidad en Latinoamérica, sobre todo en algunos países como enel mío, sin la presencia y el aporte de la cultura de los hombres de Italia. No hayArgentina sin la presencia italiana. Es una parte de Argentina. No hay forma de sepa-rar eso. En tal sentido, creo que el bicentenario da una enorme oportunidad para enri-quecer los lazos, para fortalecer los vínculos y para demostrar que hay una serieimportante de elementos y de valores en común y que esos valores en común son losque dan marco político a una aproximación, a un mayor entrelazameinto, a un forta-lecimiento de la relación no sólo entre nuestros gobiernos, sino entre nuestros pueblosy entre nuestras sociedades, que es lo que finalmente cuenta y es más importante.

Así que, para finalizar, de nuevo quiero felicitar esta iniciativa que veo no como unhecho aislado sino como un renacimiento del interés de Italia por la región y creo quehacen bien, porque ciertamente la región tiene por delante buenos momentos y quie-nes quieran participar de ello y compartir sus beneficios no se van a arrepentir.

Gracias. ■

Margarita EscobarVice Ministro de Relaciones Exteriores de la República de El Salvador

Muchas gracias Enrique.

En primer lugar quisiera retomar lo que decía ayer el Señor Presidente del Consejo deMinistros de Italia, Romano Prodi, quien resaltaba la alta significación de la participa-ción de América Latina, la participación política nuestra en esta reunión acá en Roma.

Y decía que sólo era comparable a aquella histórica celebrada hace más de 40 años parala Fundación del Instituto Ítalo-Latino Americano. Nosotros compartimos plenamenteesa visión. Es un momento en que América Latina con Italia refrescamos nuestra relación.

Estaba yo viendo este interesantísimo documento, que introdujo Donato Di Santo al

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principio de los seminarios – obviamente hay que leerlo todo cuando regresemos aAmérica Latina – pero decía Gustavo Arteta (Instituto Ítalo-Latino Americano) que“uno de los objetivos del siglo XXI es el de abrir las fronteras. Si lo que se quiere enAmérica Latina es la integración, hace falta terminar con las barreras mentales y prác-ticas creando infraestructuras para facilitar las conexiones entre personas”. Y GustavoArteta decía “me pregunto si nos encontramos en América Latina en un momento enel que existe la posibilidad de integración”.

Otro participante decía que “era necesario tener conciencia del hecho de que enmuchos casos existe un desequilibrio claro entre donante y receptor”. Vincenzo Riomi(Región Umbria) decía que “quisiera hacer una sola consideración de naturaleza polí-tica: la experiencia de las regiones europeas puede contribuir al debate y diálogo de laintegración latinoamericana y la cooperación transfronteriza”.

Yo me permito citar algunas de las interesantísimas ponencias de este seminario yagradezco, Donato, tu participación especial en la preparación de esta III Conferencia.

El Salvador se siente muy complacido de estar acá. Reconozco a nuestro Embajadoracá en Roma, el Embajador Roberto Salazar Andino, que hace posible que El Salvadorhaya tenido un papel relevante en la preparación de esta conferencia siendo elPresidente actual del Instituto Ítalo-Latino Americano. Gracias, Embajador Andino, austed y a todo su equipo de trabajo.

Al inicio Donato decía que se firmó un Memorandum de entendimiento para la incor-poración de Italia a la Corporación Andina de Fomento (CAF): lo solicito, lo solicita-mos enormemente. Éste es un hecho concreto de cooperación.

Seguramente este modelo servirá para otros modelos similares que están también enproceso y al cual hacía referencia el Señor Subsecretario en su ponencia. De tal mane-ra que nosotros vemos que esto se realiza en una coyuntura muy especial para anali-zar esta relación de América Latina con nosotros mismos, de América Latina conItalia, de América Latina con la Unión Europea.

Son varias dinámicas las que estamos discutiendo en esta mesa. ¿Que si existe la posi-bilidad de integración en América Latina? Yo creo que no sólo la posibilidad, sino esuna realidad.

Hemos escuchado ayer y ahora que América Latina ha cambiado. Nuestros sistemasdemocráticos y de libertad se fortalecen cada vez más, independientemente de nues-tras valoraciones.

Escuchaba algunos datos desde 1930: ¡cómo hemos superado esos números! Eso es uncambio que hay que recoger. Con Jorge Taiana (Ministro de Asuntos Exteriores deArgentina) hemos tenido tareas muy importantes en este tema, y con otros actores.Nuestros sectores productivos se insertan en los mercados mundiales con muchamayor seguridad y certeza, a pesar de los obstáculos, a pesar de las incertidumbres.

El idioma español es una lengua importante de proyección e integración, segunda otercera lengua más utilizada en el mundo moderno, se incrementan los centros acadé-

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micos de estudios de la realidad latinoamericana. Todas estas realidades compruebanque estamos viviendo un proceso dinámico y vigoroso de integración a través de lapujanza latinoamericana y, otro tema, de la movilidad de nuestra gente. Millones delatinoamericanos viven en economías industrializadas y desarrolladas.

Apreciaba mucho los comentarios del Señor Fumagalli (Confartigianato) sobre eltema de la importancia en los mercados laborales de la emigración. La emigración esun hecho, no es un fenómeno ni mucho menos un problema. Más de 200 millones depersonas en el mundo viven fuera de su lugar de origen. Unos datos decían que si exis-tiera el país de los inmigrantes con fronteras internacionalmente reconocidas sería elnoveno país más poblado del planeta, o sea que estamos hablando de cuestiones ver-daderamente significativas. Y Latinoamérica está ahí, son trillones de millones dedólares que se producen en el mercado mundial, en las economías internacionales,generados por las migraciones latinoamericanas en países industrializados y desarro-llados. Ése es un tema que amerita una fuerte reflexión.

No solamente los temas del comercio sino los esquemas de la flexibilización, de laspolíticas migratorias, para tener una coherencia entre la movilidad de las personas enun esquema de legalidad y la realidad económica mundial, específicamente los merca-dos laborales.

Veamos nuestros números demográficos y encontraremos las respuestas o los plantea-mientos reales en el déficit laboral que existe en los países en desarrollo y el superávitde esta mano de obra que tenemos en América Latina. Pero que tiene que ser de con-formidad con los temas legales, de protección de sus derechos laborales, con un profun-do sentido humano. Las migraciones no son mercancías. No se pueden conseguiresquemas en las que está ausente el componente humano, las políticas migratorias.

El segundo tema es el caso de la integración centroamericana. Desde 1991, se estable-ció un marco institucional. Me encanta compartir aquí con el Ministro de Nicaragua yde Honduras porque no es una casualidad, sino que es producto realmente de cuánunidos estamos. Nuestros Presidentes dialogan de manera permanente, flexible, flui-da. Los Ministros, los Viceministros. Los centroamericanos vemos nuestro territoriocentroamericano con mayor flexibilidad, como un espacio común.

Nuestros productos: hemos resuelto y armonizado el 94,9% del arancel externocomún de los Países centroamericanos, hemos avanzado en la interconexión electró-nica de las administraciones aduaneras y tributarias y todo esto es un aporte a estasredes materiales e inmateriales para la integración latinoamericana y para la integra-ción con la Unión Europea y con Italia.

Los procesos innovadores tienen su momento y ese momento histórico lo estamosviviendo hoy.

Y éste es el tercer tema: Centroamérica y la Unión Europea estamos preparándonospara dar inicio a las negociaciones de un acuerdo de asociación inédito entre dos regio-nes. En este caso Centroamérica y la Unión Europea. Sin duda esta negociación, quebusca asociar regiones completas y donde tendremos que tener concesiones mutuas y

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compromisos mutuos, es un aporte valiosísimo al tema que ahora nos convoca conItalia. Y no es de mero protocolo decir que Italia ha jugado un papel muy serio, muydelicado, muy protagónico en impulsar esta negociación y este acuerdo de asociación.Realmente ya deben de estar viajando nuestros negociadores para darle pie a esteacuerdo, el cual, estamos seguros, sabrá reconocer los aportes que tan valiosamentehan hecho todos los distintos panelistas y los trabajos preparatorios de este seminario.

Hay otro tema importante que creo que no puede faltar a esta cita y es el tema de lospaíses de renta media. El pasado 3 de octubre, El Salvador tuvo el honor, la alegría, deauspiciar la II Conferencia Internacional sobre Cooperación para el Desarrollo conpaíses de renta media, que abordó los aspectos operativos de instrumentación de lacooperación para el desarrollo con los países de renta media y las implicaciones quese derivan para el sistema internacional de cooperación.

El Salvador es un país de renta media baja. Con este seminario, con esta conferenciaen El Salvador, se ha buscado concientizar a la comunidad internacional donantesobre la importancia de continuar apoyando a los países de renta media. No es posi-ble que una vez que se da un salto de calidad se abandone, como si nada hubiese pasa-do, a estos países que están haciendo esfuerzos enormes para lograr escenarios de des-arrollo que brinden mejores condiciones de vida a su gente.

Creo que esa conferencia de San Salvador, que se llamó “el consenso de El Salvador”,recoge estos insumos. Una cosa que decíamos en la conferencia era que, para alcanzarlas metas de desarrollo convenidas internacionalmente, se requiere fortalecer el apoyoa los países de renta media y desarrollar moralidades nuevas puntuales e innovadorasde cooperación para respaldar los esfuerzos de estos países.

Esto no quiere decir que no reconozcamos que la ayuda a los países con menores índi-ces de desarrollo debe continuar siendo siendo primordial, eso es un hecho. Lo únicoes que la cooperación también ahora tiene que ser puntual, orientada a las particula-ridades de los países que hemos logrado trascender a un nivel superior gracias a polí-ticas, en primer lugar democráticas y de sistema de libertades, de respeto a los dere-chos humanos, en segundo lugar a un sano manejo de las finanzas públicas y de lamacroeconomía.

Alguien decía “sí pero ¿en lo micro qué está pasando?” Bueno, los países de rentamedia debemos profundizar más hacia el bienestar general de nuestras poblaciones.

Yo concluyo con estos cuatro puntos: desarrollo político de integración, migraciones,comercio y cooperación con los países de renta media. Son cuatro aspectos que nosparecen fundamentales cuando examinemos estas relaciones entre América Latina-Italia-Unión Europea.

Quisiera, y les recuerdo algunas palabras que decía Donato: Italia quiere caminar conAmérica Latina. Nuestra presencia acá en Roma es la expresión del sentimiento recí-proco de que América Latina también quiere caminar con Italia.

Muchísimas gracias. ■

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Franco DanieliVice Ministro degli Affari Esteri, Italia

Vi sono molte buone ragioni alla base della decisione del Governo italiano di investirestrategicamente nel rapporto con i Paesi dell’America meridionale e alcune di essesono state già illustrate nei precedenti interventi. Da parte mia, in qualità di ViceMinistro degli Esteri con delega per gli Italiani nel mondo, ritengo di poterne eviden-ziare una in particolare: la presenza, in questi Paesi, di comunità consistenti di citta-dini con passaporto italiano e di oriundi italiani che hanno già presentato richiesta perottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis. Questa presenza,articolata nelle sue varie forme, rappresenta quella che definirei, adottando il titolodella sessione odierna, una “rete materiale” di primaria importanza.

Attualmente in America Latina risiedono 1.130.000 cittadini italiani, circa un terzo deltotale di 3,7 milioni di italiani residenti all’estero. Essi sono presenti soprattutto inArgentina (535mi1a) e Brasile (260mi1a), dove peraltro le domande per il riconosci-mento della cittadinanza da parte degli oriundi sono circa un milione (oltre 500.000in Brasile e quasi altrettante in Argentina). La quantificazione delle comunità di origi-ne italiana in America meridionale è difficile, ma può essere sicuramente valutata inalcune decine di milioni. Questa è una delle ragioni, ma fosse anche solo l’unica, sareb-be sufficiente per decidere di intensificare il rapporto con questi Paesi.

Vorrei darvi ancora qualche dato, rilevante a mio avviso anche per orientare le nostrescelte in materia di progetti da realizzare. È interessante ad esempio notare che inAmerica Centrale la distribuzione dei connazionali per età è abbastanza equilibrata, conuna presenza delle fasce 0-14 anni e 45-64 anni rispettivamente del 23,3 % e del 24,4%e con gli anziani oltre i 65 anni pari a solo il 9,5% del totale. Per contro, in Americameridionale la popolazione di cittadinanza italiana di età compresa tra 0-14 anni rap-presenta solo il 9,5% del totale, mentre le altre fasce, quella da 25 a 64 anni e quelladegli ultra sessantacinquenni, sono il 26,4% del totale. In Argentina e in Venezuela lepersone con più di 65 anni superano addirittura il 30% del totale dei residenti. Questacomposizione anagrafica induce ad interventi mirati ai giovani, essenzialmente di stu-dio e formazione professionale, in certe aree più che in altre e ad azioni di sostegno allefasce più deboli (gli anziani) in Argentina e Venezuela. Ad esempio in America Latinalo Stato italiano paga circa 400 milioni di pensioni l’anno a cittadini italiani.

Altro elemento importante è la capacità di integrazione delle nostre comunità in quel-la parte del mondo: molti, moltissimi di loro sono inseriti ai livelli più elevati dellascala sociale. La presenza di discendenti di nostri emigrati è particolarmente evidentein ambito politico: tra i 358 parlamentari di origine italiana nel mondo ben 254 (oltreil 70%) appartengono alle istituzioni latino-americane. Senza contare le personalità diassoluto rilievo, membri di Governi centrali e locali, sindaci di grandi città. Sonocomunque comunità variegate: ci sono cittadini italiani che ce l’hanno fatta, e sono intanti, e ci sono sacche di indigenza e di povertà. Ricordo che un’indagine consolare di

Cooperazione economica e reti materiali e immateriali per l’integrazione latinoamericana

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qualche anno fa accertò che il 16% circa della popolazione italiana in America Latinafosse in condizione di indigenza.

Anche in ambito economico, la presenza e il ruolo degli imprenditori italiani in quel-l’area è certamente di primo piano: storie di grande impegno e di successo, spessotestimonianza di legami sempre vivi tra il Paese d’origine e quello di accoglienza. LeCamere di Commercio Italiane in America Latina sono nate alla fine del 1800 edhanno avuto grande espansione. Il ruolo di tali associazioni - 17 quelle riconosciute -è tuttora molto rilevante.

L’imprenditoria italiana in Sud America rappresenta una quota di mercato importan-te, un fattore assai rilevante per l’incremento dell’interscambio commerciale. Essavivifica e caratterizza la cooperazione economica tra questi Paesi e l’Italia, ed è altempo stesso rete materiale e immateriale, rappresentando il substrato ideale per ilrilancio di progetti indirizzati ad approfondire l’integrazione con l’America Latina.

Voglio ricordare che questi Paesi hanno subito, essenzialmente per le scelte delle loroleadership nazionali passate ma anche per responsabilità delle istituzioni finanziarieinternazionali, che hanno applicato in maniera acritica modelli ritenuti genericamen-te e generalmente validi, gravissime crisi economiche. Oggi molti di loro sono usciti ostanno uscendo da queste crisi, siamo quindi in una fase di stabilizzazione della ripre-sa economica. Gli analisti confermano una condizione di sviluppo anche per i prossi-mi anni, un trend positivo, seppure non ai livelli attuali, con la conseguenza che sistanno aprendo nuovi mercati per il sistema Italia e per l’imprenditoria italiana.

La presenza di cittadini di origine italiana è un elemento di straordinaria importanza,che può dar luogo ad un “effetto moltiplicatore”: gli italiani in America Latina sonoinfatti una opportunità, un ponte che ci può aiutare a rafforzare rapporti, investimen-ti, cooperazione.

La domanda dei connazionali che vivono ed operano in quei Paesi al governo italianoè una domanda che sempre più tiene conto di quella che è l’evoluzione della comuni-tà; una domanda di relazioni diverse con l’Italia. Rimane ancora, ovviamente, larichiesta di assistenza per le fasce di indigenti, di apprendimento gratuito della linguaitaliana, ma è in costante aumento la richiesta di relazioni culturali, di cooperazione edi scambi universitari, di borse di studio, di cinema e di teatro.

Richieste dunque più evolute, in linea con il fenomeno naturale dell’invecchiamentodella comunità italiana e di giovani generazioni che sempre più sono frutto dei Paesiin cui nascono e in cui vivono, ma che, in ragione delle proprie origini, vogliono man-tenere un rapporto con l’Italia e chiedono relazioni di tipo nuovo.

Vorrei darvi elementi concreti, relativi ai progetti ai quali stiamo lavorando, perché ilnostro è un approccio pragmatico.

La prima iniziativa di cui voglio informarvi è la prossima realizzazione, a Roma nel2008, della prima Conferenza dei Giovani italiani nel mondo, molti dei quali mi augu-ro proverranno dall’America Latina e dall’area caraibica. L’obiettivo deve essere quello

Italia-America Latina: insieme verso il futuro

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di individuare modelli di aggregazione utili a creare un rapporto più stretto con l’Italia,adeguato al sentire delle giovani generazioni. Guardando alla -componente giovaniledella collettività, occorre ricordare lo sforzo del Ministero degli Esteri per offrire l’inse-gnamento della lingua e della cultura italiana. I fondi stanziati per tale finalità dallalegge 153/71 sono stati destinati in misura considerevole all’America Latina, circa 6milioni di euro nel 2007. Anche il numero dei corsi di lingua e cultura e degli alunni cheli frequentano (ai quali vanno aggiunti gli alunni che frequentano i corsi degli IIC) sonoin costante crescita. Nel 2005-2006 abbiamo avuto 11.463 corsi e 215mi1a studenti.

I rapporti universitari rappresentano un altro ambito di fondamentale rilievo. Hoincontrato i rappresentanti del Ministero dell’Università, ma soprattutto il rettoredell’Università di Pisa e Presidente della CRUI, la Conferenza dei Rettori delleUniversità Italiane. Stiamo lavorando insieme per realizzare l’Università italo-latinoa-mericana, partendo dalla disponibilità già acquisita delle Università di Bologna, Pisa,Genova e, forse, di un’Università del Sud Italia. Il progetto è quello di creare un net-work tra un numero limitato di Università italiane e alcune Università di Paesi lati-noamericani, altamente qualificate, che dia vita ad una nuova struttura universitaria,che si chiamerà appunto Università italo-latinoamericana. Credo ce ne sia bisogno.Esistono infatti circa 380 accordi di cooperazione tra Università italiane e Universitàlatinoamericane, ma di questi ne funzionano realmente all’incirca una ventina.Occorre dare una dimensione, una strutturazione unitaria e diversa all’esigenza dimaggiore cooperazione e lo vogliamo fare con un accordo ad hoc tra Ministero degliEsteri e Ministero dell’Università. L’obiettivo è non solo quello di formare in Italiaalcune decine di laureati in corsi post laurea o master, ma anche di far studiare ognianno in Italia, per l’intera durata dei corsi di studi universitari, alcune migliaia di stu-denti, latinoamericani e italiani o di origini italiane, formando così, qui in Italia, unapiccola parte della futura classe dirigente dei Paesi latinoamericani. Credo che questasia una risposta concreta ed efficace alle nuove esigenze.

Un altro esempio di rete immateriale che desidero sottoporvi e che mi sta particolar-mente a cuore, sempre nell’ambito culturale, riguarda la creazione di veri e propriMusei italiani all’estero. Ne ho parlato a lungo con il Ministro Rutelli. L’idea nascedalla constatazione, in occasione dei miei incontri con autorità straniere, dell’enormeinteresse suscitato dalla ipotesi di istituzione di sedi decentrate di musei italianiall’estero. In sostanza ho proposto di “internazionalizzare” alcuni dei musei nazionaliattraverso la creazione di strutture permanenti all’estero, in cui esporre opere o colle-zioni di importanti musei italiani. Ho già avuto riscontri positivi nei confronti di taleidea, tradotti nella immediata disponibilità a trovare idonei luoghi espositivi e agarantirne la gestione.

Ancora: il settore della cooperazione scientifica offre senz’altro spazio per approfondi-menti. Sono rimasto molto colpito dall’intesa tra le Agenzie Spaziali Italiana eArgentina (ASI e CONAE), per la creazione di una costellazione satellitare denomina-ta SIASGE, Sistema italo-argentino Satellitare per la Gestione delle Emergenze. I dati,ottenuti attraverso una tecnologia di assoluta avanguardia, verranno elaborati in

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entrambi i Paesi e utilizzati per la prevenzione e la gestione delle catastrofi naturalinonché in attività nei campi agricolo e dello sfruttamento sostenibile delle risorsemarine. La costellazione sarà costituita da quattro satelliti argentini e due italiani, dicui il primo, interamente progettato e costruito in Italia da Alenia Spazio, è stato lan-ciato nel giugno scorso, proprio nel giorno in cui mi trovavo in visita a Buenos Aires.

Un evento importante, al quale – ne sono certo – faranno seguito altre iniziative nelmedesimo settore. La cooperazione a livello scientifico significa anche ricerca in set-tori di punta, quali le nuove tecnologie per lo sfruttamento dei biocombustibili. L’ENIha al riguardo un ruolo importante, ad esempio in Brasile.

Infine, un’annotazione di metodo: occorre fare sistema, con l’America Latina comecon il resto del mondo. Fare sistema significa sfruttare le sinergie tra i diversi attorisulla scena internazionale: settore pubblico e privato, amministrazioni centrali e loca-li. La presenza delle Regioni all’estero è un dato di fatto, incontrovertibile: va peròcoordinata efficacemente per ottenere risultati migliori. In America meridionale leRegioni sono una presenza importante, in ragione dei profondi legami con le comuni-tà di origine di molti nostri connazionali. Vi è quindi un forte impegno, anche finan-ziario, dei nostri Enti locali in quest’area. L’attenzione delle Regioni si concretizza pre-valentemente in iniziative in favore dei corregionali, ma si sta allargando sempre piùverso i settori della cooperazione culturale, economico-commerciale e dello sviluppo,i cui destinatari sono svincolati dall’area geografica di origine. Vi sono inoltre consi-stenti iniziative di carattere interregionale. Si stanno facendo in questi ultimi mesisostanziali passi avanti in termini di coordinamento, ritengo tuttavia che siano auspi-cabili ulteriori progressi nel coordinamento tra le varie iniziative, al fine di evitareduplicazioni o sovrapposizioni.

Tra i risultati dell’azione condotta nel corso dell’ultimo anno, voglio citare due speci-fici strumenti che, mi auguro, contribuiranno ad accrescere l’efficacia della collabora-zione tra il Governo, le Regioni e gli altri enti territoriali.

Il primo è un memorandum sulle attività che le nostre Rappresentanze possono svol-gere per meglio affiancare le Regioni nelle fasi di concepimento, realizzazione e segui-ti delle proprie iniziative, si tratta in pratica di un quadro d’orientamento che serve astrutturare e rendere più efficace la collaborazione.

Il secondo strumento è un protocollo d’intesa tra Governo e Regioni ai sensi dellalegge 131 del 2003 per favorire il perseguimento di obiettivi comuni, nel quadro della‘leale collaborazione’ che deve informare i rapporti tra lo Stato e le Regioni. È ragio-nevole sperare che il nuovo testo, dopo un’ultima verifica con il Ministero delCommercio Internazionale, possa essere iscritto entro breve per la discussione all’or-dine del giorno di una delle prossime sessioni della Conferenza Stato-Regioni.

Vi ringrazio per l’attenzione e nell’augurarvi una proficua continuazione dei lavoritengo ad assicurarvi il mio personale impegno per portare a compimento i progetti dicui vi ho parlato e la mia disponibilità ad accogliere ogni nuova utile proposta di col-laborazione nel settore di mia competenza. ■

Italia-America Latina: insieme verso il futuro

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Giandomenico GhellaVice Presidente ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), Italia

Le imprese italiane del settore delle costruzioni sono storicamente una realtà impor-tante all’estero. Lo sono state in passato, quando i nomi di molte delle nostre impreseerano associati a tante delle più significative opere civili – strade, ponti, dighe – rea-lizzate in varie aree del mondo. E stanno tornando ad esserlo oggi, dopo anni in cuimolti di noi avevano ridotto o abbandonato l’attività estera per seguire la, purtroppo,chimerica ripresa dei programmi nazionali di infrastrutture.

Negli ultimi 4 anni le nostre imprese hanno dimostrato di saper crescere sui mercatiesteri: aumenta il volume delle commesse ed il fatturato. Vanno all’estero non soltan-to le imprese più grandi, ma sempre più anche quelle piccole e medie.

Ne è testimonianza il profilo che emerge da un’Indagine ANCE condotta su un cam-pione rappresentativo di imprese: il fatturato estero nel quadriennio 2003-2006 èquasi raddoppiato passando da circa 2,5 miliardi di euro del 2003 ai quasi 5 miliardidi euro dello scorso anno.

Nel mondo, l’America Latina è l’area più importante per le imprese italiane, con oltreil 30% del totale delle commesse e 70 cantieri per un ammontare complessivo che sfio-ra gli 8 miliardi di euro.

E a rafforzarne l’importanza, i dati relativi al 2006 presentano l’America Latina anco-ra in crescita, con il 38% delle nuove acquisizioni!

Cooperazione economica e reti materiali e immateriali per l’integrazione latinoamericana

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Importo contrattuale complessivo

Sud America

27%

America

Centrale

3%

Nord America

3%

Africa Sub-

Sahariana

16% Asia-Oceania

3%

Medio Oriente

10%

Nord Africa

9%

Extra UE

15%

UE

14%

Fonte: Ance – Indagine 2007

Per quanto riguarda i paesi, il Venezuela, dove le imprese italiane stanno realizzandoimportanti programmi ferroviari, è nettamente al primo posto, mentre la restante pre-senza è piuttosto frazionata.

Italia-America Latina: insieme verso il futuro

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Importo nuove acquisizioni 2006

UE

18%

Extra UE

1%

Nord Africa

10% Medio

Oriente

6%

Asia-Oceania

5%

Africa Sub-

Sahariana

19%

Nord America

3%

America

Centrale

3%Sud America

35%

Fonte: Ance – Indagine 2007

Distribuzione geografica delle attività in America Latina e

Caraibi (% su numero totale)

Venezuela

41%Rep.

Dominicana3%

Perù3%

Nicaragua

4%

Messico6%

Honduras5%

El Salvador

5%

Ecuador

3%Costa Rica

5%

Colombia

1%

Brasile6%

Bolivia

1%

Argentina15%

Cile

1%Haiti1%

Fonte: Ance – Indagine 2007

Dal punto di vista dei settori di eccellenza, il comparto ferroviario si conferma come ilsettore prioritario seguito dalle metropolitane, dallo stradale e dall’idroelettrico.

E, per quanto riguarda la competizione internazionale, le imprese italiane sono alterzo posto, dietro quelle spagnole e statunitensi, per fatturato in America Latinasecondo i dati dell’autorevole rivista americana Engineering News Record ENR.

Ma se troppo spesso nel passato le nostre imprese si sono presentate da sole sui mer-cati mondiali, oggi invece – e questo evento ne è una dimostrazione – assistiamo consoddisfazione alla presenza accanto alle imprese delle istituzioni pubbliche, diploma-tiche, dei donatori internazionali, del mondo finanziario e bancario, per coordinare erafforzare la presenza italiana nel Mondo. Perché oggi la competitività si gioca più traSistemi paese che non tra imprese.

Noi imprenditori delle costruzioni siamo orgogliosi di ciò che siamo riusciti a fare nelcontinente latino americano fino ad oggi.

E siamo lieti di essere sempre stati accolti, in tutta l’America Latina, da quegli attesta-ti di stima e di fiducia che sono alla base di ogni intrapresa di successo.

Diamoci tutti insieme la possibilità di fare ancora di più. ■

Cooperazione economica e reti materiali e immateriali per l’integrazione latinoamericana

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Principali settori di attività in America Latina e Caraibi

8.05 7.44 4.93 2.28 1.40

75.89

Ferrovie Metropolitane Strade-ponti Impianti

idroelettrici

Edilizia non

residenziale

Altro

Fonte: Ance – Indagine 2007

Milton Jiménez Puerto*

Ministro deRelaciones Exteriores de la República de Honduras

Gracias Enrique. En primer lugar quiero, a través del Vicecanciller Di Santo, enviar unsaludo y un agradecimiento al Presidente Prodi, por sus palabras de solidaridad conrelación a la jóven hondureña, Iris Noelia Cruz Palacios, que buscando mejores derro-teros vino a Italia y perdió su vida justamente por salvar la vida de una niña italiana.Se trata precisamente de esa cooperación inmaterial que es un elemento muy impor-tante que a veces soslayamos, que se da entre los pueblos.

Igualmente quiero hacerlo extensivo al nuevo líder del Partido Democrático, a DonWalter Veltroni, alcalde de Roma, que ha demostrado también mucha solidaridad coneste hecho que precisamente caló en la conciencia humana, tanto en nuestro paíscomo por supuesto en Italia.

Los esfuerzos integradores de Centroamérica son, por su dimensión geográfica, posi-blemente pequeños. Tienen por supuesto una trascendencia histórica. Tiene muchaantigüedad el esfuerzo integrador en Centroamérica y un ejemplo más vivo de esto esel hecho de que es justamente el área centroamericana donde se establece por prime-ra vez en la historia de la humanidad una Corte Regional de Justicia, que fue la CorteCentroamericana.

Esos esfuerzos de la unidad centroamericana surgen casi de manera paralela a la gestaindependentista, pero es hasta la época contemporánea en que se consolidan, inicián-dose justamente en 1951, y siempre tuvieron como visión de futuro el logro de unaregión en paz, libertad, democracia y desarrollo.

Los mismos valores que hicieron posible la paz en la región y que continúan impulsan-do la integración centroamericana. A este respecto yo quisiera decir que en el caso deCentroamérica la integración no es únicamente un factor de carácter económico. Hayuna serie de elementos culturales que indudablemente nos unen, más allá de lo mera-mente geográfico. De hecho el gran paladín de la unión centroamericana, donFrancisco Morazán, de origen corso por cierto, en la época en la que Córcega – sin pro-vocar problemas de índole diplomática – formaba parte de Italia, buscó precisamentela unidad de Centroamérica. La integración centroamericana la vemos en función dela unidad centroamericana, más allá – insisto – de factores de carácter eminentemen-te económico.

Tiene como objetivo reducir las brechas sociales y económicas, la igualdad y la inclu-sión, el Estado de derecho, el respeto a los derechos humanos, la preservación de laidentidad y nuestras raíces autóctonas, la sostenibilidad y convivencia con el medioambiente, que son principios que por supuesto debemos mantener como la base denuestro sistema y de la cooperación material e inmaterial.

Italia-America Latina: insieme verso il futuro

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* Testo ricavato dalla trascrizione.

Centroamérica ha escogido la integración como la opción más viable para enfrentar eldesafío interno de alcanzar una sociedad más justa y equitativa y que a su vez en elámbito externo nos permita posicionarnos en términos competitivos en la economíamundial. Un reto que por su dimensión resulte extraordinario pero que justifica y vali-da nuestros esfuerzos.

Yo creo que un ejemplo importante de este proceso que vive Centroamérica es preci-samente lo que acaba de ocurrir con el fallo que el 8 de octubre dictó la CorteInternacional de Justicia de La Haya en el diferente limítrofe entre Honduras yNicaragua. La forma como han reaccionado ambos pueblos, la actitud de sus dirigen-tes - el Presidente Ortega de Nicaragua y el Presidente José Manuel Zelaya deHonduras - es una demostración bastante clara de que Centroamérica ha superadoviejas heridas que causaron mucho daño en la región y que hace veinte años nosenfrentó a procesos de luchas intestinas o entre países que provocaron muchísimosderramamientos de sangre y que por supuesto trajeron consecuencias de pobrezaterrible para Centroamérica.

Igualmente creo que es importante resaltar este diálogo que se ha iniciado entre losPresidentes Saca de El Salvador, Ortega de Nicaragua y Zelaya de Honduras, para elmanejo conjunto de un área que fue en el pasado una zona de disputa, como es el Golfode Fonseca, y en donde tenemos muchísimos recursos naturales y por supuesto un ele-mento bastante grande, un porcentaje bastante grande de población en condicionesextremas de pobreza.

Tenemos un reto que librar juntos por la preservación del medio ambiente y por gene-rar las mejores condiciones de vida para nuestras poblaciones en esta área.

Estamos por supuesto obligados y empeñados en producir cambios reales, que verda-deramente reduzcan los factores generadores de desequilibrios sociales. Nuestrosesfuerzos están orientados a lograr entonces una cooperación regional cualitativa-mente destinada hacia las prioridades comunes, que sea un elemento coadyuvante conlos planes y estrategias de cada uno de nuestros países, con la fortaleza requerida parapoder transportarse al plano regional y en definitiva tener un impacto cuantitativo.

En esa línea de acción hemos definido un proceso de armonización y alineamiento dela cooperación, a fin de volverla más efectiva y multiplicar sus beneficios. Justo es aquíreconocer la cooperación de la Unión Europea hacia Centroamérica, que se mantienepresente en nuestra región desde hace varias décadas.

De igual manera es importante la cooperación, que desde la esfera bilateral, los paísesmiembros de la Unión Europea ofrecen a los países centroamericanos. Al igual que lade otros países amigos que conforman este foro.

Quiero sin embargo recalcar que la principal cooperación debe ser justamente la coo-peración interna, es decir la solidaridad interna. Si nosotros, si los países centroame-ricanos, por ejemplo los países de renta media-baja, como es el caso deCentroamérica, y particularmente de Honduras, no desarrollamos esa solidaridadinterna que nos permite cooperar con los sectores más vulnerables de la población,

Cooperazione economica e reti materiali e immateriali per l’integrazione latinoamericana

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vamos a tener muy poca autoridad moral para ir a la comunidad internacional y soli-citar también la cooperación internacional.

Es decir, el factor de la cooperación – que en mi opinión debe replantearse – debehacer énfasis en la cooperación interna, es decir en la creación de programas que per-mitan a un sector muy grande de la población obtener los beneficios de la moderni-dad, tener la oportunidad de insertarse en el mercado productivo para el desarrollo desus propias opciones como seres humanos.

En el año 2003 sugerimos aquí en Roma el acuerdo de diálogo político y cooperación,que define acciones de cooperación en áreas como el fortalecimiento como la democra-cia, la gobernabilidad, la seguridad democrática y jurídica, del medio ambiente, la luchacontra el terrorismo y la narcoactividad, así como la cooperación en materia comercial,salud, educación y el amplio espectro de las acciones tendentes a la cohesión social queaborde el tema del desarrollo humano y la valoración de nuestra identidad.

En pocos días iniciaremos la negociación de un acuerdo de asociación con la UniónEuropea, en cuyo contexto la cooperación es uno de los test finales fundamentales yque se constituirá en un plazo trascendente que acercará a Europa y Centroamérica,como “socios” del futuro.

Es una manera de relación que sin duda redundará en el fortalecimiento de nuestrosistema de integración. Italia ha estado particularmente presente en acciones materia-les de cooperación mediante significativas obras de infraestructura, gracias a sumisión de propiciar un mayor acercamiento con América Latina en un gesto que aco-gemos con satisfacción. Es importante recalcar, y en ese sentido adhiero a las palabraspronunciadas por el Canciller argentino, en el sentido de que Italia en los últimos añosha estado realmente ausente de la región latinoamericana y éste es un buen momentopara que esta relación se refuerce, se refortalezca.

Nosotros tenemos, diferente al caso de Argentina, un porcentaje mínimo de poblaciónde origen italiano, sin embargo la presencia en instituciones importantes en el sectorprivado, basta mencionar apellidos como Micheletti, Bonanno, Cimirri, que ocupanpuestos importantes ahora en la Administración Pública, y otros apellidos que nosiempre han sido por cierto los mejores en la historia de nuestro país, pero que al finy al cabo pueden ser significativos de la presencia que tiene Italia en América Latina.

El Instituto Ítalo-Latino Americano, a través del proyecto “sistema para la inclusiónsocial de grupos marginales en Centroamérica” colabora en nuestros procesos nacio-nales de integración positiva del grupo vulnerable en nuestras sociedades.

La apertura de este espacio ha sido idónea para el intercambio de ideas que permitanidentificar nuevas vías de cooperación.

Hemos entonces de admitir que debemos profundizar la cooperación entre los siste-mas de integración de América Latina y el Caribe con Centroamérica. A este respectocreo que es importante señalar la trascendencia que tiene en Centroamérica ahora elacercamiento con otros países de la región.

Italia-America Latina: insieme verso il futuro

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En este momento ya Panamá forma parte del sistema de integración centroamericanaen el ámbito político, igualmente lo es República Dominicana. Tenemos el desarrollode proyectos específicos, que son integradores de otros países fuera de la región cen-troamericana como es el caso del Plan Puebla Panamá, que es un proyecto que ha lan-zado a la comunidad internacional México y en el que recientemente se ha integradotambién Colombia.

Creo que esto va acercando cada vez más a nuestras regiones y es también muy signi-ficativo el hecho de que en el caso particular de Honduras hace tres meses hayamosrecibido una visita del Presidente Lula da Silva, Presidente de Brasil. Y no obstanteHonduras y Brasil tengan 101 años de relaciones diplomáticas, esta ha sido la prime-ra vez que se produce la visita de un Presidente brasileño en la región, y particular-mente en Honduras.

El Presidente Lula ha lanzado una excelente iniciativa que implica la posibilidad deque Brasil se integre al Banco Centroamericano de Integración Económica por un ladoy a la posibilidad de que se inicien conversaciones de acercamiento entre la integra-ción centroamericana y Mercosur.

Nuestro reto de hoy debería encaminarse hacia la creación de una alianza con visiónglobal. La definición y puesta en práctica de acciones que se encaminen a lograr la des-aparición de los desequilibrios. A ese respecto quiero señalar que la experiencia quetiene Honduras es bastante positiva en los últimos dos años. Hemos logrado un creci-miento sostenido de casi el 7% y hemos logrado la reducción de la pobreza precisa-mente por el énfasis que se está haciendo en los sectores más pobres de la población,reconocido por los Organismos financieros e instituciones a nivel internacional, entreellas CEPAL.

No es suficiente. Los niveles de pobreza son de tal magnitud que sabemos que estopuede resultar casi una broma, casi una burla, pero lo importante es hacer énfasis enlos proyectos sociales. Es decir, lograr una mejor distribución de la riqueza, en lamedida de la cual logramos mantener una economía sana pero no conseguimos queeso se traslade a los sectores más pobres de la población. Creo que los logros de nues-tros gobiernos se ven bastante limitados.

Quiero concluir, Enrique, y quiero concluir, amigos, haciendo referencia a la impor-tancia que tiene, que ha tenido históricamente la región centroamericana en sus rela-ciones con Europa y particularmente con Italia.

Quiero citar acá el gran escritor honduro-guatemalteco o guatemalteco-hondureño,Augusto Monterroso, que decía de una forma muy significativa: los aportes queCentroamérica ha dado a la cultura universal, y particularmente a la literatura univer-sal, basta citar al Popol Vuh de los Maya, o todo el esfuerzo transformador en la lite-ratura castellana de Rubén Darío, el padre del modernismo, pero sobre todo de unsacerdote guatemalteco que dejó su huella en Italia, y particularmente en EmiliaRomaña, que es Don Rafael Landivar, que escribió el más grande poema neolatino,que es la Rusticatio Mexicana, que es hoy objeto de estudio en la literatura universal.

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Creo que estos elementos son fundamentales en la cooperación inmaterial, comoigualmente el hecho de que en la literatura italiana han abrebado algunos de los másgrandes intelectuales y poetas latinoamericanos. Se aprendió mucho de Leopardi, dePetrarca, de Benedetto Croce, de Eugenio Montale.

Quiero además significar el hecho, para apreciar justamente a Carlos Fuentes, al granescritor al que hizo referencia Donato, y es el hecho de que Centroamérica y el Caribeson el “mare nostrum” latinoamericano, como lo definió Carlos Fuentes. Ese marenostrum se abre para todas las regiones del mundo y particularmente para AméricaLatina y para Italia.

Muchas gracias. ■

Eumelio CaballeroVice Ministro de Relaciones Exteriores de la República de Cuba

Gracias Señor Presidente. Excelentísimos Ministros, Jefes de Delegación, Señoras ySeñores:

Primero que todo deseamos expresar nuestra gratitud a las autoridades italianas porsu amable invitación. El interés del actual gobierno italiano en reforzar las relacionescon América Latina y el Caribe adquiere una singular importancia en la coyunturaactual cuando asistimos al reordenamiento de las prioridades de Europa en materia depolítica exterior y de cooperación.

Sobre la base del respeto a la soberanía y a la no injerencia en los asuntos internos delos Estados, tanto Italia como el resto de los países desarrollados de este continentepodrían contribuir de manera eficaz a los esfuerzos que realizamos los latinoamerica-nos y caribeños para enfrentar los complejos problemas económicos y las injusticiassociales que nos aquejan.

América Latina y el Caribe es conocida como la región del mundo donde prevalecenlas mayores desigualdades sociales, acentuadas durante las últimas décadas por laaplicación desmedida de las recetas neoliberales. Ya se dijo en esta sala, el 39,8% dela población vive en situación de pobreza.

Nosotros añadiríamos “en el siglo XXI, el 9,5% de sus habitantes continúan siendoanalfabetos, más de 26 niños por cada 1000 nacidos vivos no alcanza el primer año devida, mientras que una élite - alrededor del 10% - privilegiada, estrechamente vincu-lada a intereses foráneos, disfruta del 80% del producto interno bruto. Crece sin cesarel monto de la deuda externa a pesar de que el equivalente de su capital principal hasido pagado varias veces. Como parte de todo este escenario, por cada dólar que elcontinente recibe del primer mundo a este último regresan seis dólares, por conceptode ganancias netas y el pago de los servicios de la deuda”.

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Resulta pues muy difícil revertir esta situación y hablar de una verdadera cooperacióneconómica si se mantiene el actual orden económico internacional que privilegia elpapel de los países ricos a expensas del tercer mundo empobrecido.

Señor Presidente, el tema concreto que nos ocupa en este panel, la integración latino-americana y caribeña, ha sido un sueño de nuestros Próceres. Para ser efectiva esaintegración es necesario que los pueblos de la región enfrenten las iniciativas de nue-vos nombres y el uso de viejos métodos como la llamada “área de libre comercio paralas Américas” (ALCA), que pretende convertir a nuestra América en una segura zonade explotación financiera y comercial, abastecedora de petróleo, gas, agua y bío-diver-sidad.

Entre las respuestas populares a estos diseños excluyentes encontramos la“Alternativa Bolivariana para las Américas” (ALBA): en su diseño se han tenido encuenta ciertas lecciones históricas, está claro que ese proceso no puede ser dirigido porlas oligarquías, ni limitarse tampoco a las cuestiones relacionadas con el intercambiocomercial y económico.

ALBA, iniciativa del Presidente Hugo Chávez, inició su vida con la declaración conjun-ta y el acuerdo para su aplicación firmado en La Habana por los Jefes de Estado deCuba y de Venezuela el 14 de diciembre de 2004. Entre sus postulados principalestenemos la solidaridad entre los pueblos como principio cardinal; el comercio y lainversión no deben ser fines en sí mismos sino instrumento para alcanzar un desarro-llo justo y sustentable; trato especial y diferenciado que tenga en cuenta el nivel dedesarrollo de los diversos países; complementariedad y cooperación económica parapromover la especialización productiva eficiente; planes especiales para países menosdesarrollados que incluyan un plan continental contra el analfabetismo; un plan paratratamiento gratuito de salud a personas que carecen de esos servicios, un plan debecas de carácter regional. Integración energética que asegure su suministro estable,creación de un fondo de emergencia social, desarrollo integrador de las comunicacio-nes en transportes, protección del medio ambiente y el estímulo al uso racional de losrecursos. Fomento de las inversiones de capitales latinoamericanos, creación delFondo Latinoamericano de Inversiones, el Banco de Desarrollo del Sur, la sociedad degarantías recíprocas, defensa de la cultura, la identidad de los pueblos de la región yel derecho a la información. Creación de la televisión del Sur.

ALBA ya está integrada con cuatro naciones: Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua.Mientras otros países comienzan a beneficiarse de sus oportunidades. Entre los resul-tados más relevantes, a pesar del escaso tiempo de su lanzamiento, se registra que susintegrantes disponen de abastecimiento energético seguro gracias a la generosidad dela República Bolivariana de Venezuela. Desde el 2004 hasta la fecha recuperaron lavista más de 850 mil personas operadas en el marco del programa “operación mila-gro”. Durante igual período, con la ayuda de médicos cubanos, se realizaron más de750 mil intervenciones quirúrgicas de otra naturaleza, fueron atendidos más de 240mil partos y se efectuaron más de 330 millones de consultas médicas. En tiemporécord Venezuela fue declarado territorio libre de analfabetismo, Bolivia lo será muy

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pronto, mientras que Nicaragua y otros países del área avanzan en esta campaña quese lleva a cabo con el método cubano “Yo sí puedo” recomendado por la Unesco. Estánen fase de ejecución ya más de 30 proyectos en diversos sectores económicos, con laparticipación de los países miembros. Próximamente quedará constituido el Banco deALBA.

El aporte de nuestro País se concentra fundamentalmente en aquellos sectores en losque hemos logrado dotarnos de un importante capital humano, gracias a la prioridadque otorgamos a la dimensión social del desarrollo desde los inicios mismos del pro-ceso revolucionario. Estos recursos han sido históricamente compartidos por Cubacon muchos otros países del Tercer mundo sobre la base del espíritu solidario quecaracteriza la Revolución cubana. Baste recordar que en las universidades cubanas sehan formado gratuitamente más de 50 mil profesionales extranjeros, de ellos, alrede-dor de 30 mil jóvenes africanos. En estos momentos cursan carreras universitarias enmi país 30 mil estudiantes de otros países, incluidos unos 26 mil latinoamericanos ycaribeños, más de 47 mil especialistas cubanos prestan servicio en países del Tercermundo, aproximadamente 32 mil en la esfera de la salud.

Me he detenido en registrar estas cifras, sólo las más relevantes, no por falta demodestia, sino para ilustrar con ello la magnitud de la obra humana que todos nos-otros juntos podríamos construir si hubiera voluntad política y si la justicia social y lasolidaridad entre los países prevaleciera sobre la explotación insaciable, el egoísmo yel lucro mezquino.

Si Cuba lo hace, siendo un pequeño país subdesarrollado que enfrenta una verdaderaguerra económica y la total hostilidad por parte de una de las potencias más podero-sas de todos los tiempos, los Estados Unidos de América, otros países, principalmen-te del mundo desarrollado, podrían hacerlo, y con ello contribuir a la creación de unmundo mejor sobre la base del desarrollo de procesos integradores de contenidohumanista.

Por último, Señor Presidente, permítame recordar que lamentablemente nuestro pue-blo generoso y solidario con el resto de la humanidad, no sólo sufre la hostilidad de lagran potencia, sino que no puede beneficiarse de otros esquemas de cooperación yasistencia para el desarrollo proveniente de instituciones financieras internacionales,o de la propia Unión Europea. En el caso de esta última, debido al enfoque discrimi-natorio, condicionador, injerencista que se nos aplica desde el pasado siglo en que fueinstituida la llamada “posición común para Cuba”, aprobada a instancias del SeñorAznar por encargo del Departamento de Estado.

En este contexto deseamos dejar constancia de nuestro reconocimiento por la com-prensión y la actitud constructiva que percibimos por parte de las actuales autorida-des italianas, quienes junto a España y a un creciente número de países miembros, sepronuncian por el diálogo y la normalización de las relaciones entre Cuba y la UniónEuropea.

Muchas gracias. ■

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Alessandro AzziPresidente di Federcasse, Italia

Signori Ministri, Presidente, Signore e Signori,

il mio contributo alla sessione di lavoro odierna prende spunto da un’esperienzaconcreta, di cui sono protagoniste da alcuni anni le banche di Credito Cooperativoitaliane (BBC). Da questa esperienza, appunto, di cooperazione economica, nellaquale si saldano reti materiali ed immateriali, vorrei trarre alcune considerazioni dimerito e di metodo che vorrei proporre alla vostra attenzione.

Il Progetto ‘Microfinanza Campesina’ vede impegnate le BCC italiane in Ecuador alfianco di Codesarrollo, una banca cooperativa che associa oltre 700 piccole realtà coo-perative di credito e che sta costituendo un sistema finanziario alternativo nel Paese.In 5 anni le nostre banche hanno messo a disposizione di Codesarrollo finanziamentiper oltre 20 milioni di dollari, ad un tasso tra il 4 ed il 5%, con un’operazione conve-niente non soltanto sotto il profilo finanziario, ma anche in termini di gestione deirischi. Erogando crediti in dollari, infatti, il Credito Cooperativo ha scelto di assume-re non solo il rischio di credito, ma anche il rischio di cambio. Oltre, ovviamente, ilrischio paese.

L’affidamento ad oggi risulta pienamente ripagato: la morosità è pari a zero.

Questa è la rete materiale, data dal coinvolgimento, da un lato, di 160 BCC e dellenostre strutture di sistema (in primis l’Istituto centrale di categoria), dall’altro, attra-verso Codesarrollo, di migliaia di famiglie e comunità ecuadoriane (14 mila i crediti inessere a favore di 22 mila famiglie e oltre 400 comunità). Crediti che, nel 78% dei casi,sono stati indirizzati a realtà con un indicatore di povertà non inferiore al 50%, in coe-renza con lo slogan della Cooperativa per lo sviluppo dei popoli (questo il significatodi Codesarrollo): “il denaro dei poveri per i poveri”. Crediti che sono stati finalizzati adefiniti progetti di sviluppo. Penso ai pool di finanziamento chiusi quest’anno per unammontare di quasi 8 milioni di dollari che andranno: per 1,6 milioni di dollari asostenere le attività produttive delle donne ecuadoriane; per 3,6 milioni di dollari alfinanziamento di iniziative produttive dei giovani ecuadoriani; per 2 milioni di dol-lari alla legalizzazione delle terre a favore di campesinos.

Attorno a questo nucleo forte, sono nati altri filoni di cooperazione, altre reti materialiche vedono ancora protagoniste le BCC italiane, ma che, anche attraverso le BCC, sisono estese ad altri soggetti: mi riferisco agli accordi di collaborazione tecnica e di for-mazione per i futuri responsabili delle Casse in Ecuador, di assistenza e sviluppo incampo agricolo (sostenuti dalle BCC), all’accordo siglato dal nostro Istituto centrale perfacilitare le rimesse degli emigrati ecuadoriani che lavorano nel nostro Paese, ma ancheal Programma gestito con il BID, finalizzato al rafforzamento della rete tra Casse, eall’interlocuzione avviata con la Superintendencia de Bancos ecuadoriana nella fase diridefinizione della normativa di vigilanza in materia di cooperative di credito.

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Le tre considerazioni che vorrei trarre dall’esperienza sono racchiuse nel titolo di que-sta sessione e ruotano attorno a tre parole: cooperazione; rete; integrazione.

Cooperazione. È un approccio, un metodo, ma anche una forma d’impresa, basatasulla partecipazione e il coinvolgimento, sulla promozione dell’auto-imprenditorialitàe dell’auto-aiuto, sul controllo democratico dell’impresa (una testa, un voto) e sullaprevisione di un obiettivo di vantaggio (non di profitto) come fine dell’impresa.

La cooperazione è una formula che ha funzionato e funziona. Ad ogni latitudine: neiPaesi sviluppati ed in quelli in via di sviluppo.

L’indicazione è, allora, quella di promuoverne la diffusione e la crescita.

La cooperazione è, però, anche uno stile. Rappresentato dall’etimologia di questaparola. Che si può leggere in tre parti: coo-per-azione. Azione; insieme (coo); per.

Non può esistere dunque una cooperazione unidirezionale. Non ci può essere una coo-perazione “per” senza una cooperazione “con”. E finalizzata ad azioni precise.

Per inciso, nella nostra esperienza è stato fondamentale il “con” rappresentato da unapersona, il Presidente di Codesarrollo, un italiano che da 40 anni risiede in Ecuador,che ha svolto il ruolo nevralgico di “mediatore della fiducia”. Data la quantità di italia-ni che da anni risiedono in America Latina è facile immaginare quali reti di fiducia sipotrebbero attivare.

La seconda considerazione riguarda proprio il tema della rete. E in particolare il rap-porto tra reti materiali ed immateriali.

Faccio ancora riferimento all’esperienza: per noi, la rete materiale è stata preceduta, edè stata di fatto resa possibile, dall’esistenza e dal rafforzamento di una rete immateria-le, costituita da un circuito di fiducia e relazione, dalla condivisione di valori e obiettivicomuni. È questo un percorso che, ritengo, possa non essere soggettivo o esclusivo. Lacooperazione funziona quando si attivano entrambe le reti. E probabilmente l’immate-riale deve avere priorità rispetto alla materiale, se vogliamo che questa funzioni.

Anche in questo caso, però, la rete è anche una formula. Una formula operativa edorganizzativa, che consente efficienza ed efficacia. È, d’altronde, questa un’esperienzache in Italia le 440 BCC con i loro 3.800 sportelli vivono quotidianamente e che per-mette loro di affrontare la competizione su un terreno paritario rispetto ad altri inter-mediari di maggiori dimensioni e diversa organizzazione.

L’inter-azione (questo è cooperazione e fare rete) conduce all’integrazione (la terzaparola chiave).

Noi ne siamo stati protagonisti, artefici o osservatori, sotto molti profili: integrazionetra le nostre banche, unite da nord a sud in un progetto unico; integrazione tra duesistemi di credito cooperativo, quello italiano e quello legato a Codesarrollo, diversiper territorio, ma uguali per logiche, obiettivi, valori; integrazione delle comunitàdell’Ecuador all’interno del circuito finanziario “indigeno”, il che ha permesso loro didisporre di risorse economiche per lo sviluppo dalle quali altrimenti sarebbero state

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escluse; integrazione bancaria degli immigrati in Italia come elemento primario diun’integrazione più ampia nel nostro Paese e, allo stesso tempo, come contributo allosviluppo del loro Paese d’origine; integrazione quindi tra le comunità ecuadoriane e ipropri figli, fratelli, parenti che sono costretti ad attraversare l’oceano in cerca di futu-ro. Integrazione, anche, infine, tra varie esperienze nel continente latino-americano.Le richieste di collaborazione pervenute al Credito Cooperativo italiano da parte dialtre realtà dell’America Latina (quali Argentina, Perù, Brasile) confermano, infatti, laspecificità e l’importanza di interventi di cooperazione che superino l’alveo nazionale,interessando contesti più ampi.

Concludo.

Nell’epoca della globalizzazione è indubbio che parlare di cooperazione sia una neces-sità. Il nostro mondo è sempre più interconnesso, e lo è a vari livelli. Interagire non èsoltanto lungimirante, opportuno o, al limite, eticamente auspicabile. È un imperati-vo. Perché anche il nostro sviluppo (economico, sociale, culturale) non può prescinde-re da quello degli altri.

Sono lusingato che a parlare di cooperazione oggi, in questa prestigiosa sede, sianostate chiamate le banche di Credito Cooperativo, in ragione dell’originale esperienzache, sommando le loro energie, stanno alimentando.

D’altronde, nell’era dell’economia della conoscenza, in cui il valore delle componentiimmateriali è determinante, risulta vincente, come sappiamo, non chi è grande o pic-colo, ma chi riesce ad impiegare creativamente conoscenze intellettuali e pratiche,relazionali e sociali. Che occasioni come questa certamente contribuiscono ad accre-scere e condividere.

Grazie. ■

Samuel SantosMinistro de Relaciones Exteriores de Nicaragua

Vivimos tiempos de globalización, tiempos de integración.

Las decisiones y las acciones que tomemos o dejemos de realizar influirán sobre lascondiciones en que las futuras generaciones de seres humanos. De esta conciencianace, para los países de América Latina y el Caribe, la necesidad de la integracióndesde los pueblos.

Hasta hoy, hemos sido objetos de la integración para los negocios, ésa que tiene sulógica en la competitividad del mercado y sólo favorece los negocios de las grandesempresas multinacionales que dictan el orden económico internacional según sus pro-pios intereses. Las consecuencias de este tipo de integración han sido la desregulación

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social y ambiental; el debilitamiento de los roles políticos, económicos y sociales denuestros Estados nacionales; la cesión de nuestros recursos naturales y nuestros bien-es comunes a favor de las corporaciones y los empresarios de la era de la globalización,usando la logica de entre mas libertad comercial exista mayor desarrollo se da.

Éstas y otras tendencias acentúan las vulnerabilidades de nuestros países, aumentanlos problemas de exclusión y causan pérdida de las capacidades nacionales, violaciónde derechos, desigualdad social, pobreza y extrema pobreza en toda la región latinoa-mericana.

En el caso de Nicaragua, estamos convencidos de que es posible cambiar las reglas deljuego si éstas se establecen sobre bases comunes de trato justo. Somos partidarios deampliar nuestra frontera comercial a través de acuerdos de cooperación multisectorial.Somos capaces de fortalecer los acuerdos comerciales existentes y de establecer nuevos,siempre en beneficio de los productores nicaragüenses utilizando para ello todos losforos y organizaciones que trabajan con el tema del comercio a nivel mundial. Es nues-tra oportunidad para defender los derechos de nuestro país y ampliar las oportunida-des de inversión en sectores estratégicos para nuestro desarrollo económico y social.

Respecto a la inversión, mi Gobierno apoya, incentiva y protege la atracción de lainversión externa para generar tasas de crecimiento más aceleradas y la generación deempleo en todos los sectores de la economía.

En este contexto, mi Gobierno está priorizando su programa de inversión a los secto-res de energía eléctrica, agua potable, crédito agrícola, puertos, carreteras y caminosque unen los centros de producción o las localidades de mayor potencial productivo.

Desde nuestras luchas independentistas, la integración ha sido un objetivo histórico.La unidad geopolítica de América Latina y el Caribe fue planteada nítidamente por lamayoría de sus líderes, propósito que provocó el rechazo de las potencias europeas dela época y, luego, de la naciente potencia estadounidense.

De estas circunstancias nació la abierta contradicción entre unidad política e integra-ción comercial, por lo que resolver esta contradicción continúa siendo, más aún en losaños iniciales del siglo XXI, el principal reto de los países a los que se nos denominaen vías de desarrollo.

No podemos continuar soportando los efectos de una visión de nuestra región como un“ámbito de libre comercio”. La globalización de la economía y las finanzas, la integra-ción, deben tener una base justa común a todos. El Presidente Daniel Ortega, en su dis-curso ante la Asamblea General de las Naciones Unidas, tan sólo hace pocos días,expresaba: “Tienen que cambiar esos conceptos de Libre Mercado y de Tratado de LibreComercio, por Comercio Justo y Mercado Internacional Justo”. Y agregaba: “No es conmigajas que se va a resolver este problema” (el de las profundas disparidades entre lospaíses que disfrutan del bienestar a costa del dolor y el sacrificio de la mayoría).

Los latinoamericanos y caribeños vivimos una época de revivificación. Los grandescostos humanos y económicos de las décadas recién pasadas y los impactos negativos

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de la globalización neoliberal abrieron el camino a una conciencia clara de que en elseno de nuestras propias sociedades y en nuestras propias capacidades individuales ycolectivas residen las claves del cambio.

La integración por la que propugnamos tiene como principios la soberanía, la susten-tabilidad ambiental, la equidad social y la democracia directa. Una integración sinestos elementos esenciales no es aceptable bajo ninguna circunstancia.

Integración con promoción y defensa de los Derechos políticos, económicos, sociales yculturales. Integración con protección y uso sustentable de todos aquellos recursos con-siderados básicos para la vida humana, referidos tanto a los bienes materiales disponi-bles en la naturaleza (agua, energía, biodiversidad) como a los bienes inmateriales pro-ductos del desarrollo cultural y la herencia histórica de las comunidades y pueblos.Integración con complementariedad y reciprocidad, esto es, transformación de las con-diciones actuales de intercambio basadas en los criterios de competencia desigual, apro-piación de recursos y acumulación de capital, para promover, con dignidad y justicia, elintercambio justo de bienes, productos y servicios que se generan por nuestros pueblos.

Integración con autonomía y autodeterminación. Integración con democracia directay participación activa de los sujetos políticos, económicos y sociales.

Al mismo tiempo, tienen que cambiar los fundamentos de la “cooperación internacio-nal”. Somos partidarios de que la cooperación entre países y regiones del mundoadquiera carácter de comercio justo y solidario. Es preciso dejar atrás la noción asis-tencialista de la cooperación, alineándose ésta, sin vacilaciones, hacia el aumento dela competitividad de la economía priorizando la infraestructura productiva, políticasde desarrollo rural, la producción de alimentos y el desarrollo de las capacidades pro-ductoras de los pobres.

Además, es necesario que la cooperación sea entre iguales y tenga carácter soberano,liberándose de las políticas que deciden por nosotros.

Los centroamericanos celebramos la propuesta de la Unión Europea de celebrar unAcuerdo de Asociación con nuestros países. Creemos que ambas regiones tenemosuna invaluable oportunidad para cambiar, desde sus fundamentos, la visión unilate-ral, dominante, de simple perspectiva comercial, de las relaciones que deseamos cons-truir. Esta ocasión debemos aprovecharla al máximo, y mostrar las posibilidades quepueden construirse con políticas justas, equitativas, de mutuo beneficio.

Nosotros en Centroamérica, específicamente, El Salvador, Honduras y Nicaragua,hemos iniciado este nuevo y mejor tipo de relación, la semana pasada, con la propues-ta del desarrollo conjunto del Golfo de Fonseca, que compartimos los tres países.

Si el proceso al que me refiero no surcara tal dirección, el retraso económico deCentroamérica aumentará, las crisis sociales se profundizarán, la unidad geopolíticade Latinoamérica seguirá planteándose como factor necesario para su independenciafrente a terceras potencias, y la búsqueda de cooperación alternativa se convertirá enuna necesidad para lograr esa independencia.

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Como hemos dicho antes, el camino hacia un Acuerdo de Asociación demanda la cre-ación de un Fondo Común de Crédito Económico Financiero para que nuestras eco-nomías, tan frágiles y empobrecidas, puedan optar al progreso y al desarrollo. Acuerdode Asociación y Fondo Común de Crédito Económico y Financiero forman parte,desde nuestra perspectiva, de un mismo formato de negociación entre Centroaméricay la Unión Europea.

El tema de las asimetrías en Centroamérica es una preocupación de todos, incluyendode los pueblos europeos que, representados por sus parlamentarios, han recomenda-do al Consejo Europeo que la negociación del futuro Acuerdo de Asociación debeajustarse al deseo de las partes.

Se trata, en fin, de un problema ético y político de enormes repercusiones sociales,toda vez que su objetivo fundamental es el ser humano, la persona cuya vida late todoslos días frente a la angustia de un futuro mejor para sí y para los demás.

Al trabajar para cambiar los paradigmas que nos han mantenido situados en condicionesde desigualdad histórica, de injusticia e inequidad en nuestro trato común, lo hacemospara construir un futuro colmado de esperanzas, un mundo más humano, un mundo paratodos, un mundo mejorado que sea digno de heredarlo a nuestros hijos y nietos.

Muchas gracias. ■

Luiz Dulci*Ministro da Secretaria-Geral da Presidência da República do Brasil

Senhoras e senhores,

é com grande satisfacão que represento o Governo brasileiro nesta conferência, aolado do embaixador Bahadian, do doutor César Alvarez, entre outros compatriotas.Cumprimento a todos os amigos e as amigas italianos e europeus, na pessoa do dou-tor Donato di Santo, uma sorta de “italo-latino-americano”, e às amigas e aos amigosda América Latina e do Caribe na pessoa do doutor Enrique Garcia.

O Brasil tem como prioridade máxima da sua política externa o aprofundamento daintegração da América do sul, e nesse sentido a Corporação Andina de Fomento, queo doutor Enrique preside, tem contribuído de modo relevante para financiar iniciati-vas consistentes e parcerias produtivas entre os povos da nossa região.

Tomo a liberdade de fazer minhas as palavras do Chanceler argentino, Dom JorgeTaiana, sobre a importância da renovada presença italiana em América Latina, daqual, naturalmente, esta Conferência é uma expressiva manifestação. Todos os Países

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* Testo ricavato dalla trascrizione.

da América Latina apreciamos muito esse relançamento da presença italiana em nossocontinente.

O Mercosul, já consolidado como bloco econômico-comercial, avança em outrasdimensões, com o objetivo de atingir a plena integração social e cultural. Foi criadorecentemente o Fundo de Convergência Estrutural do Mercosul, votado para o trata-mento das assimetrias entre os Países membros. A instalação do Parlamento doMercosul, ocorrida em 2006, para o qual haverá eleições diretas a partir de 2010 emtodos os Países membros, e também a criação da Cúpola Social do Mercosur, atravésda qual a sociedade civil participa do próprio arranjo institucional do bloco, demons-tram que a nossa integração é uma realidade cada vez mais efetiva. O fortalecimentodo Mercosul, em nossa opinião, é um largo passo para a constituição da Comunidadesul-americana de Nações, que permitirá uma presença mais sólida e competitiva danossa região no mundo.

Por isso mesmo, temo-nos empenhado, em particular, na integração física e infra-estrutural da América do sul, sobretudo por meio de investimentos conjuntos nasáreas de transporte e energia. O contexto sul-americano é à base do nosso esforço deintegração, mas a América Latina e o Caribe constituem um horizonte mais abrangen-te e indispensável desse mesmo processo.

O Governo brasileiro tem-se engajado fortemente em parcerias que buscam promovera paz, coordenando inclusive a missão de paz das Nações Unidas na Haiti, e o desen-volvimento econômico e social em toda a região. Basta dizer que em menos de cincoanos de mandato, o Presidente Lula já visitou mais vezes a América Central do quetodos os Presidentes brasileiros anteriores em cento e dezoito anos da nossaRepública. E sempre com resultados concretos, seja na esfera comercial, seja no terre-no da integração produtiva e da cooperação tecnológica, especialmente na produçãode bio-combustíveis, mas com forte ênfase também no intercâmbio educacional e cul-tural. A prioridade conferida pelo Brasil à integração da América do sul e da AméricaLatina não diminui, obviamente, a nossa disposição de cooperar com outros blocos eregiões: nós estamos construindo uma integração a partir da nossa realidade (e consi-deramos isso essencial), mas ao mesmo tempo fortemente aberta ao mundo.

O conhecimento mútuo é fundamental para que possamos cooperar de maneira efeti-va com outros blocos e regiões. Como sabemos, tanto a Europa quanto a AméricaLatina são continentes multiétnicos, multiculturais e multilinguísticos. A integraçãodas nossas respectivas regiões deve levar portanto em conta que a União Européia e aAmérica Latina não são realidades homogêneas. Se queremos constituir uma unidadecontinental substantiva na América Latina e não apenas retórica, devemos estar muitoatentos à formação étnica e histórica dos diferentes Países, cada um com suas neces-sidades e desafios particulares, e devemos estar igualmente atentos aos processossubregionais de integração. Queremos abraçar a integração respeitando, e mais do queisso, valorizando as diferenças, que não são, para nós, obstáculos a remover, masriquezas a preservar e ampliar.

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É com essa visão que o Brasil tem procurado também, nos últimos anos, aprofundar oseu relacionamento com a Itália, no âmbito dos esforços que empreendemos juntamen-te com nossos parceiros do Mercosul, para estreitar os laços com a União Européia. Nosúltimos anos, diversas autoridades brasileiras realizaram visitas a Itália, inclusive oPresidente Lula, que aqui esteve em outubro de 2005. O Conselho Brasil-Itália, que sereuniu pela primeira vez em setembro de 2006 nesta mesma sala de conferências, e quese reunirá novamente no Brasil no próximo dia 27 de novembro, é um importantemecanismo de consultas políticas de alto nível, que permitirá desenvolver um diálogobilateral em diversos temas estratégicos. A visita ao Brasil do Presidente do Conselhodos Ministros Romano Prodi, realizada em Março deste ano, constituiu mais um marcono processo de aproximação dos dois Países, que terá continuidade com a nova visitado Presidente Lula à Itália, ainda no primeiro semestre de 2008.

A parceria entre Brasil e Itália tem reflexos significativos na área econômica: em 2006,o comércio bilateral registou um acrescimento de 17% em relação ao ano anterior, eforam realizadas importantes missões empresariais. O programa de aceleração docrescimento, lançado pelo Governo do Presidente Lula, inclui grandes projetos deinfra-estrutura produtiva e social que são também oportunidades de investimentopara empresários italianos.

Não pretendo naturalmente, nesta breve intervenção, tratar de todos os múltiplosaspectos da rica cooperação entre Brasil e Itália, muito menos das relações culturais,afectivas e genéticas, das quais eu próprio sou modesto produto. Mas gostaria de des-tacar três formas de cooperação cuja evoluição recente ilustra o dinamismo do relacio-namento entre nossos Países.

Em primeiro lugar, na área de ciência e tecnologia: foi finalizado há poucas semanasum programa executivo que permitirá transformar em projetos concretos o acordobilateral existente. É vasto, na nossa opinião, o potencial para o intercâmbio de expe-riência entre Brasil e Itália, na área cientifico-tecnológica (já existe um acordo entre aPetrobras e a Eni para a cooperação na área de petróleo e de energias renováveis).

A segunda forma de cooperação que quero destacar não se desenvolve nem em terri-tório brasileiro, nem em território italiano; também, já foi mencionada pelo Chancelerargentino. Em março deste ano, Brasil e Itália assinaram um memorando de entendi-mentos sobra a chamada “cooperação trilateral”, que prevê a realização de projetosconjuntos em benefício de terceiros Países, especialmente na África, que para o Brasilnão é apenas outro continente, já que a metade da população brasileira tem origemafricana. Revelam-se especialmente promissoras as perspectivas em áreas como ocombate à Aids, e a produção de bio-combustíveis.

Em terceiro lugar, queria destacar a cooperação descentralizada, modalidade que temcrescido muito nos últimos anos, e que involve a participação da sociedade civil (coo-perativas empresariais, sindicatos) e de níveis de governo mais próximos à realidadelocal, como as Regiões italianas e os Municípios brasileiros. Hoje à tarde vamos assi-nar, também com o ministro Massimo D’Alema, um protocolo adicional sobre a coo-peração descentralizada ao acordo de cooperação técnica já existente entre Brasil e

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Itália. Esse instrumento dará uma segurança jurídica maior e permitirá um desenvol-vimento mais concreto dessa forma de cooperação inovadora e participativa entre osnossos Países. Para muitos de nós, ex-sindicalistas, a cooperação entre sindicatos deambos os Países é também muitíssimo bem-vinda.

Permitam-me recordar as palavras do Presidente Lula, que no seu último discursoperante à Assembléia Geral das Nações Unidas, reiterou que “a superação definitivada pobreza exige mais do que a solidariedade internacional: ela passa necessariamen-te por novas relações econômicas internacionais, que não penalizem os Países pobresnem os Países em desenvolvimento, nem os condene eternamente a uma condiçãosubalterna”.

Nós também somos contrários à “sindrome da queixa”, que foi mencionada aqui, masnão somos contrários à luta por uma ordem comercial internacional mais equilibrada emais justa. E tomo a liberdade de dizer que toda a cooperação é útil, ma talvez a formamais avançada e mais estrutural de cooperação seja que todos os Países do mundolutem por um comércio internacional mais justo, com a superação do protecionismoagrícola e industrial. Com isso, nossos Países terão oportunidades de desenvolvimento,e teremos a necessidade de novas políticas internacionais compensatórias.

Congratulo-me por fim mais uma vez com o Governo italiano e em especial com oMinistro D’Alema e com o sottosegretario Donato Di Santo pela organização destaConferência, e fazemos votos que ela possa produzir resultados importantes, que nãoapenas consolidem o muito que já se fez, mas façam avançar as relações de coopera-ção material e espiritual entre os nossos povos.

Obrigado. ■

Giancarlo PolettiPresidente della Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue, Italia

Ringrazio innanzi tutto il Ministero degli Affari Esteri, il CeSPI e l’IILA, per aver orga-nizzato e promosso questo evento, che segna una tappa importante, nel quadro delrilancio dei rapporti fra il nostro paese e l’America Latina.

Nel corso degli ultimi anni, l’America Latina è stata scenario di una stabile ed ineso-rabile crescita economica. Siamo nel quarto anno consecutivo di crescita con unamedia del 5%. Sembra trattarsi di un processo “robusto”, sostenuto anche da un sur-plus nella bilancia commerciale. La crescita stabile delle economie latinoamericane, ilprotagonismo assunto da alcuni paesi di quell’area sulla scena mondiale, sono proba-bilmente la premessa perché il tanto dibattuto processo di integrazione latinoameri-cana – integrazione economica, ma anche politico culturale – si possa realizzare. Lastabilità finanziaria e i sostenuti livelli di crescita, stanno anche trasformando gli

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assetti sociali da un punto di vista della distribuzione del reddito. Il numero dei “pove-ri” decresce non solo grazie alla ripresa economica ma anche grazie alle politichesociali che i governi democratici stanno attuando nei paesi dell’America Latina.

Naturalmente restano dei forti punti di criticità, legati agli alti livelli di sperequazionesociale, con 200 milioni d’individui che vivono in una condizione di povertà ed altri 80milioni che vivono con meno di un dollaro al giorno.

Il processo di regionalizzazione latinoamericano è accompagnato da grandi cambia-menti a livello dei singoli Stati, che vanno nella direzione del rafforzamento dei pro-cessi di democratizzazione e di sviluppo sostenibile, aprendo le porte ad un ruolo sem-pre più attivo della società civile ed alla crescita dell’associazionismo economico, nellesue varie forme.

Arrivo così al ruolo che la cooperazione già svolge da molti anni in vari paesidell’America Latina. È innanzi tutto importante evidenziare che esistono, in questocontinente, anime diverse del cooperativismo: esiste un movimento cooperativo con-solidato, ed un movimento cooperativo e di imprese dell’economia solidale, che nascenel corso degli ultimi vent’anni sull’onda delle crisi e delle riorganizzazioni produttivecon esperienze assai interessanti ad esempio in Argentina, Brasile Uruguay.

Il ruolo delle cooperative nelle economie e società di tanti paesi latinoamericani sem-bra essere sempre più riconosciuto non solo a livello nazionale. Ad esempio, l’annoscorso, a novembre, in occasione del summit sulle cooperative e l’economia sociale aMontevideo, la Dichiarazione dei Capi di Stato e di Governo Ibero-Americani, appro-vata in quell’occasione, sottolineava, all’art. 36, che le cooperative, grazie ai loro prin-cipi rafforzano il carattere partecipativo delle democrazie latinoamericane, generanooccupazione, lottano contro la povertà ed incoraggiano l’integrazione e la coesionesociale degli esclusi.

Nel corso degli ultimi anni stiamo assistendo ad un rinnovato interesse per l’esperien-za cooperativa italiana sia da parte delle organizzazioni cooperative latinoamericane,che di molti governi della regione (ad es. Brasile, Venezuela, Cile, Argentina). In par-ticolare, l’interesse è rivolto al modello cooperativo italiano come esperienza impren-ditoriale ed associativa che può contribuire ad identificare risposte concrete ai grandiproblemi che stanno affrontando questi paesi – lavoro, inclusione e coesione sociale,accesso a beni e servizi, sviluppo socio-economico sostenibile.

I rapporti fra Legacoop e la cooperazione latinoamericana si basano su relazioni isti-tuzionali con organizzazioni cooperative di vari paesi, in ambito multilaterale - nellacornice fornita dall’Alleanza Cooperativa Internazionale, una rete globale di rappre-sentanza cooperativa - 222 organizzazioni aderenti in rappresentanza di 86 paesi (inAmerica 66 organizzazioni di 14 paesi), ed in ambito bilaterale - attraverso trasferi-mento di know how associativo ed organizzativo, scambi, progetti di cooperazione allosviluppo e di tipo imprenditoriale, che vedono l’impegno diretto di alcune importantistrutture ed imprese cooperative. Le attività che nel corso degli anni sono state realiz-zate o che sono attualmente in fase di realizzazione, si inseriscono nell’ambito della

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nostra attività internazionale che cerca di coniugare il rafforzamento del cooperativi-smo in vari paesi con la promozione di opportunità di collaborazione tra imprese esistemi cooperativi. Siamo costruttori di reti e parte di una grande rete, quella del coo-perativismo internazionale e crediamo che le opportunità imprenditoriali all’esterovadano coniugate con ricadute positive sulle comunità e sui territori locali.

Le sfide che il moderno movimento cooperativo latinoamericano si trova ad affronta-re sono molteplici, e riguardano sia i grandi temi legati allo sviluppo dei rispettivipaesi sia quelli più squisitamente connessi al rafforzamento delle imprese cooperati-ve: la legislazione cooperativa, il rafforzamento della competitività delle cooperativeanche attraverso l’integrazione regionale, verticale ed orizzontale; l’innovazione, lacapitalizzazione, il ruolo dei principi e dei valori cooperativi come elementi distintividi competitività, la governance, la trasparenza e la responsabilità sociale ed ambien-tale, la formazione, i giovani, politiche di pari opportunità. A livello istituzionale suquesti temi stiamo collaborando, portando il contributo della nostra organizzazione inBrasile, Venezuela, Uruguay, Argentina ed abbiamo nel nostro ambito delle interes-santi esperienze che vanno proprio nella direzione della costruzione di reti materialied immateriali.

Proprio a Settembre, in Costa Rica 20 Cooperative Agricole di 8 paesi – col sostegnodi due ONG e di Slow food e si sono costituite nell’associazione internazionaleCooperativa Senza Frontiere (CSF) di cui fanno parte CONAPI, consorzio apicoltoriagricoltori biologici italiani che è uno dei promotori di CSF e leader italiano ed euro-peo per il miele biologico, il consorzio per il microcredito Etimos, la cooperativa socia-le Placido Rizzotto – Libera Terra, nonché le cooperative biologiche ed equosolidalipiù significative di Nicaragua, Costa Rica, Perù, Argentina, Brasile, Guatemala, ElSalvador, Messico e Panama. CSF avrà sede in Costa Rica in Brasile ed in Italia aCorleone. CSF lavorerà su tutti i territori e nei differenti paesi di provenienza per favo-rire lo sviluppo di prodotti e progetti in forma cooperativa, secondo i valori che costi-tuiscono l’eccellenza dell’agricoltura e dell’alimentazione: qualità (Slow Food), com-mercio equosolidale (Fairtrade) e agricoltura biologica (IFOAM – FederazioneInternazionale dei Movimenti per l’Agricoltura Organica). L’obiettivo è quello di svi-luppare una cultura del produrre, conferire know how ed empowerment ai produtto-ri locali e sviluppare i mercati locali.

In questo contesto, Conapi ha lanciato recentemente un progetto in Brasile, di costru-zione di una filiera che consenta, nel volgere di un periodo sufficientemente breve, laproduzione, la trasformazione e la distribuzione sui canali locali ed europei di succhie preparati di prodotti tipici Brasiliani. Ognuno dei partecipanti a questa filiera inter-preta un ruolo fondamentale: dalla formazione per la costruzione dell’impresa alla suamessa in rete con organizzazioni vicine, dagli aspetti agronomici che riguardano laproduzione e la raccolta secondo il metodo biologico, alle certificazioni, a quelli piùspecificatamente produttivi e di programmazione.

Nel Commercio equo e solidale, La Cooperazione di consumo (COOP) ha creato, nel-l’ambito dei propri prodotti a marchio, la linea “Solidal” realizzando nel solo 2005 10,7

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milioni di euro sul venduto, di cui oltre 2 milioni di valore riconosciuti ai produttori.L’85% della produzione commercializzata attraverso il marchio Solidal provienedall’America Latina (Guatemala, Colombia, Perù, Bolivia, Messico, RepubblicaDominicana, Costa Rica).

Quello del commercio equo e solidale è per noi un canale importante di sviluppo dellarete commerciale con i paesi dell’America Latina, uscendo dall’approccio prettamentesolidaristico ed entrando nel campo delle attività economiche sostenibili, e di lungoperiodo. Si tratta, infatti, di sviluppare rapporti commerciali stabili, e remunerativiper entrambe le parti, non solo passaggio di know how necessario per la realizzazionedi sostenibili rapporti commerciali ma affermazione di una valorizzazione economicae sociale dei produttori, delle loro unicità produttive (esperienze, territori, integrazio-ne con l’ambiente, ecc) nei mercati d’interesse, un percorso di empowerment dei pro-duttori latinoamericani, ma anche di costruzione di reti commerciali basate sul valoredella reciprocità dei benefici.

Un altro capitolo di lavoro importante nella creazione delle reti è quello del sostegnoallo sviluppo dei movimenti cooperativi ed del consolidamento di nuova cooperazio-ne, attraverso trasferimento di know how associativo, che vede impegnate sia l’asso-ciazione nazionale che le strutture regionali e di settore.

Stiamo lavorando in Brasile, nell’ambito di un progetto gestito da quattro regioni ita-liane (Toscana, Umbria, Marche, Emilia Romagna) e dal Governo Federale brasilia-no, che prevede un capitolo rilevante destinato allo sviluppo cooperativo in quelpaese. Ancora in Brasile, si è sostenuta la nascita ed il consolidamento della centralecooperativa UNISOL, un’associazione costituita nel 2000, che oggi raggruppa oltre230 cooperative di produzione e servizi, in 18 Stati con una forte concentrazionenegli stati di Rio Grande do Sul, del Paranà e di San Paolo. Si tratta d’esperienzeimprenditoriali interessanti, che possono costituire una base importante per futurecollaborazioni tra imprese cooperative dei due paesi anche in settori specifici come,ad esempio quello della cooperazione sociale (a luglio una delegazione Legacoop hapartecipato ad un Convegno organizzato da UNISOL sull’esperienza della coopera-zione sociale).

Nel corso degli anni ‘90 in Argentina, a causa della difficile situazione economica e delforte debito estero, il governo ha intrapreso una politica restrittiva che ha colpito seve-ramente la popolazione. A causa delle diminuzioni di posti di lavoro e quindi di reddi-to, gli operai delle fabbriche messe in liquidazione si sono organizzati per farsi caricodelle imprese che stavano per chiudere o erano state dichiarate fallite. A questo feno-meno si è dato il nome di Imprese Recuperate (IR). Nella maggioranza dei casi le IRsi sono legalmente costituite come cooperative di lavoro, dando vita a nuove forme dicooperazione, gestione ed organizzazione.

Gli elementi di grande interesse nei riguardi delle Imprese Recuperate sono diversi,da quelli più materiali e concreti - difesa collettiva del posto di lavoro e del reddito -a quelli sociali ed etici, come il porre al centro dell’attenzione l’identità e l’autostimadel socio-lavoratore e la costruzione di reti sociali fra imprese recuperate e fra que-

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ste e la comunità (forme di solidarietà economica e professionale e promozione deldibattito sociale e culturale). Quella delle imprese recuperate è una realtà importan-te con 180 Cooperative di lavoro che occupano 14.000 lavoratori, con alcune fra le200 imprese più grandi del paese, rappresentando l’1% del fatturato totale del setto-re industriale.

Qualche anno fa la Legacoop Marche ha avviato un proficuo rapporto con ilMovimento delle Imprese Recuperate, grazie ad un progetto di internazionalizzazionedi imprese cooperative marchigiane del settore calzaturiero, denominato CADI (CuoioArgentino Design Italiano). I rapporti imprenditoriali avviati sono ancora una volta acontenuto misto di sostegno allo sviluppo oltre che di ricerca di occasioni imprendito-riali per le nostre imprese.

Nel corso dell’ultimo anno, si è anche favorito il sostegno all’esperienza delle impreserecuperate tramite l’apporto tecnico di Cooperazione Finanza Impresa (CFI), investi-tore istituzionale, creato nel 1986 dalle tre maggiori centrali cooperative italiane pergestire il Fondo Marcora, che oggi opera per lo start-up, il consolidamento e lo svilup-po d’imprese cooperative (produzione e lavoro e sociali) In Argentina CFI sta contri-buendo insieme al movimento cooperativo italiano e alla cooperazione allo sviluppodel nostro Paese, alla costruzione di una piattaforma di interscambio tra i due movi-menti cooperativi che prevede lo sviluppo di azioni negli ambiti della formazione cosìcome in quelli dell’assistenza tecnica e commerciale.

In tale contesto, e nel quadro di una collaborazione avviata con il Ministero del LavoroArgentino, insieme a CFI parteciperemo alla seconda edizione della manifestazione“Exposición de Empresas y Fábricas Recuperadas”, organizzata dal Ministero delLavoro argentino, che si terrà a Buenos Aires dal 22 al 25 novembre 2007. L’occasionerappresenta un momento importante sia sotto il profilo dell’implementazione dell’in-terscambio tra imprese cooperative italiane, argentine e latinoamericane che sotto ilprofilo istituzionale per l’alto livello delle personalità che parteciperanno alla manife-stazione sia da parte argentina che italiana. La partecipazione di imprese cooperativeitaliane a questa Fiera, s’inserisce nell’ambito proficua collaborazione avviata con ilMinistero del Commercio Internazionale e con l’ICE all’interno dell’Accordo siglato daLegacoop e Confcooperative con il Ministero del Commercio Internazionale e gli stru-menti di sostegno all’internazionalizzazione lo scorso mese di luglio. Si è voluto parti-re proprio dall’America Latina, con la volontà di dare anche un nuovo impulso alla retedi rapporti e di progetti avviati fra il movimento cooperativo italiano e vari attori eco-nomici ed istituzionali dei paesi latinoamericani.

Come vedete la nostra attività è su più livelli, che vedono insieme attori diversi nellacostruzione di reti (imprese e strutture cooperative, Ong, sindacati, istituzioni nazio-nali e dei Paesi latinoamericani, università, strutture finanziarie ecc.) che testimonia-no alcuni possibili approcci e modalità di azione. L’attivazione di strutture relazionalie la costituzione di cooperative, creano sviluppo sui territori, creano capacità di dialo-go e di autogestione. La cooperazione è costruzione di meccanismi di dialogo e quindidi crescita. Quello cooperativo non è un modello da applicare, ma un “approccio” al

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territorio ed alle comunità, che rende sostenibili progetti di sviluppo imprenditoriale.Possiamo riuscire, ognuno con il proprio ruolo e la propria specifica capacità, nonsolamente ad avviare, ma anche ad affermare economie e valori sostenibili, partecipa-ti, di scambi duraturi nel tempo ed incisivi nella società.

La natura associativa propria dell’impresa cooperativa, la rilevanza dell’elemento“persona” oltre che dell’elemento “capitale”, il principio di mutualità, la connotazioned’impresa che nasce dal basso, che quindi trae linfa vitale dalla comunità locale in cuinasce e cui apporta sviluppo, nuove opportunità di lavoro e di crescita, sono elementiche in qualche modo legano la cooperativa al territorio e la rendono particolarmenteadatta a essere strumento di autosviluppo.

Lavoriamo per contribuire al rafforzamento delle esperienze cooperative che stannonascendo in tanti paesi dell’America Latina; promuoviamo partenariati, idee, proget-ti collaborazioni a tutto campo con quanti condividono un comune sentire, per l’affer-mazione anche di un’opzione di sviluppo.

Cosa stiamo facendo?

Il mondo Legacoop è impegnato su diversi fronti e con varie modalità in questa regio-ne del mondo.

Particolarmente interessante e sviluppato il capitolo del commercio equo e solidale,che vede impegnati con modalità ed approcci differenti, diversi “pezzi” del nostromondo:

La Cooperativa di consumo (COOP) ha creato, nell’ambito dei propri prodotti a mar-chio, la linea “Solidal” che commercializza e che, nel solo 2005, ha realizzato 10,7milioni di euro sul venduto, di cui oltre 2 milioni di valore riconosciuti ai produttori.L’85% della produzione commercializzata attraverso il marchio Solidal provienedall’America Latina (Guatemala, Colombia, Perù, Bolivia, Messico, RepubblicaDominicana, Costa Rica).

Nicaragua-Honduras: Fuori dalla strada, tutti a scuola: progetto di sostegno a distan-za per i bambini di questi paesi (Coop Adriatica/Nordest/Estense)+GVC.

COIND, cooperativa del settore agro-alimentare, una delle maggiori torrefazioni ita-liane (fatturato di oltre 50 milioni di euro 200 addetti in quattro stabilimenti produt-tivi), ha sviluppato il progetto COIND-CAFFE’, in Nicaragua nella regione diJinoteca, regione caffeicola particolarmente interessante sia per la qualità del pro-dotto, sia per la presenza di alcune strutture tecnicamente qualificate. In particolarela cooperativa, con il supporto tecnico di una Ong, il GVC di Bologna, ha impegnatoproprie strutture e capitali con l’obiettivo di creare una rete di cooperative agricole,consorziate tra loro; costruire cinque “benefíci” umidi, per la lavorazione del cafféverde; fare formazione per la commercializzazione e l’esportazione del prodotto.Co.Ind. importa ogni anno una quota consistente della produzione di caffé, garanten-

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do ai coltivatori delle opportunità di mercato. Il prodotto è commercializzato attra-verso la rete COOP.

Progetto REDES (Reti di Imprese, Reti di Persone) per il rafforzamento delle impreserecuperate nel distretto di Buenos Aires). Progetto realizzato da Cospe (Ong) in colla-borazione con Lega Cooperative Bologna e Regione Marche, Scuola di Pace eQuartiere Savena di Bologna, Nexus, Università di Bologna, Copaps di Sasso Marconi.Tra le principali linee d’azione del progetto:

1) Il rafforzamento del Consorzio Produttivo del Sud che riunisce 12 cooperativeautogestite del settore metalmeccanico nella zona sud della Gran Buenos Aires.

2) Il consolidamento delle reti comunitarie fra cooperative e imprese sociali di gio-vani e donne, attraverso la realizzazione di un centro per il reinserimento lavora-tivo di giovani e donne.

3) La realizzazione di un piano d’incidenza istituzionale, comunicazione e inters-cambio: incontri pubblici con le istituzioni, le Ong, i sindacati, le Università e leimprese per promuovere la cooperazione socio-produttiva, ed iniziative di scam-bio a livello nazionale, regionale (Sud America) ed internazionale sulle tematichedelle Imprese Recuperate e Sociali e della commercializzazione dei prodotti a live-llo locale e internazionale. Igor Skuk sarà in Argentina nei prossimi giorni, met-tendo a disposizione la sua competenza per la formazione dei quadri locali.

Granarolo, Per 10 anni ha sostenuto un progetto cooperativo di filiera del latte fresconella regione dell’Alto Uruguay, nella stato brasiliano del Rio Grande do Sul, zona incui vi è una diffusa presenza di agricoltori che hanno dato vita ad una zootecnia dalatte ad uso prevalentemente familiare, poi lentamente evoluta verso una attività pro-duttiva per il mercato. Il progetto sostiene la Centrale Cooperativa COCEL, che asso-cia circa 4.000 famiglie di piccoli proprietari terrieri, con una media di circa 30 ettaridi terreno coltivabile per ogni singola azienda familiare. Oggi la cooperativa/consor-zio COORLAC coordina alcune cooperative di base che hanno l’obiettivo di organizza-re i produttori/conferenti, fornire loro assistenza e indicazioni per elevare la quantitàe la qualità della produzione lattiera. Partner Ong NEXUS.

Nel settore del turismo sostenibile abbiamo cooperative che lavorano con l’AmericaLatina, e cooperative ed Ong latinoamericane che sono associate all’AssociazioneInternazionale Cooperative Turistiche; Legacoop Turismo mantiene contatti con orga-nizzazioni colombiane e venezuelane. AITR, di cui Legacoop è un socio fondatore eoggi ha la Presidenza, propone uno sviluppo turistico in America Latina basato suiprincipi del turismo responsabile e propone forme di turismo di comunità, cioè ilruolo centrale delle comunità locali, la ricaduta economica e sociale del turismo sulterritorio, il rispetto dell’ambiente (sostenibilità) e delle culture locali.

Alcune importanti imprese che operano in America Latina sono attive anche in ambi-to di progetti di solidarietà e sviluppo nei territori in cui sono inserite:

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SACMI – Sostegno alla costruzione di una clinica in Paraguay; progetto casa Brasil” aSao Bernardo do Campo, si tratta di una struttura dove la popolazione locale può acce-dere a computer e formazione.

ITER - progetto comunitario Lugo-Sao Bernardo (San Paolo, Brasile) finanzia inter-venti di formazione e creazione di imprese cooperative. ITER ha sostenuto la creazio-ne di una cooperativa edile (COOPROFIS), oggi assai attiva.

Consorzio Etruria, sostiene a Capo Grande, capitale del Mato Grosso del Sud delBrasile, Casa Vovo Tulia che accoglie bambini senza famiglia o in situazione di grandedisagio fino a 5 anni di età, in attesa di adozione.

Dati sulla consistenza del movimento cooperativo in America Latina

Solo per citare alcuni esempi che diano un’idea anche quantitativa della consistenzadel movimento cooperativo latinoamericano:

In Argentina ci sono 17.941 cooperative che associano 9,1 milioni di soci.

In Brasile esistono oltre 7.500 cooperative registrate che associano oltre 6 milioni emezzo di persone ed ne impiegano circa 200 mila. Nel corso dell’ultimo decennio ilnumero di cooperative si è praticamente raddoppiato. Le cooperative agricole brasilia-ne producono il 72% del frumento, il 39% del latte, il 38% del cotone, il 21% del caffé;ed esportano per circa 1,3 miliardi di USD.

In Colombia l’8% della popolazione è socia di cooperativa (3,3 milioni di persone); esi-stono oltre 7.000 organizzazioni dell’economia sociale di cui oltre 5.000 sono coope-rative. 6.462 hanno prodotto nel 2005 il 5,25% del PIL. Saludcoop, una cooperativasanitaria, fornisce servizi sanitari al 15,5% della popolazione. Le cooperative di caffécommercializzano il 33,78% del caffé colombiano. Le cooperative finanziarie detengo-no il 5,8% del mercato dei prodotti finanziari.

In Costa Rica il 10% della popolazione è socia di cooperative.

In Bolivia, la Cooperativa di Risparmio e Credito “Jesús Nazareno” gestiva nel 2002 il25% dei risparmi.

In Uruguay, le cooperative producono il 90% del latte, il 34% del miele ed il 30% delfrumento.

In Venezuela esistono oltre 100.000 cooperative, che associano oltre 1.100.000 soci edanno lavoro a circa 600.000 persone (il 4,6% del totale dei posti di lavoro).

In Cile, 2.132 cooperative, 1 milione di soci. ■

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Jacques RogozinskiDirector de Inter-American Investment Corporation

Muchas gracias. Yo quisiera comenzar con algo que precisamente Enrique García dijocuando comenzó esta sesión, y es que la buena noticia es que en América Latina y elCaribe en la parte macro vamos bien, llevamos varios años sin tropiezos y sentimosque estamos sobre los rieles otra vez.

Pero también dijo que la mala noticia es que en la parte microeconómica no vamos tanbien y yo creo que esa mala noticia va a estar con nosotros por un buen rato. Ahora,¿por qué digo yo eso? Lo digo porque desgraciadamente los resultados a nivel micro-económico siempre son poco visibles y yo tenía un muy buen amigo mío que trabaja-ba en los medios en México, que me decía que si son poco visibles entonces eso quie-re decir que no se ve y no se oye, y lo que no se ve ni se oye no existe, y básicamente,desgraciadamente en el mundo político y en el mundo de los medios pues esto no seve y no se oye, por lo tanto no existe y no hay mucho interés en hacerlo.

Sin embargo, no opinarían lo mismo los habitantes de Las Toscas, en Argentina, quepor cierto pocos amigos míos argentinos saben dónde se encuentra, y probablementeotro lugar que ahí sí Enrique García sí conoce bien, Cobija, en Bolivia.

En Las Toscas un proyecto pequeño que se comenzó con alrededor de cien empleados,en una población de 15 mil habitantes, el día de hoy genera 750 empleos y por supues-to que para la gente en ese poblado, en Las Toscas, es muy importante, sí se ve, sí seoye, este pequeño proyecto, y vale la pena recordarlo aquí que estamos en Italia, esteproyecto se pudo hacer gracias a una cooperación técnica que tenía la CorporaciónInteramericana de Inversiones, que somos nosotros, con el gobierno italiano. Y gra-cias a todo lo que se recomendó a través de estos expertos esta empresa hoy tiene unISO 14000 y prácticamente exporta a toda Europa y a todo el mundo.

Éste es un ejemplo de un micro-proyecto que obviamente genera, como dijo tambiénla Ministra de Comercio Internacional Emma Bonino, eso ayuda a que no haya emi-gración, genera que la gente se mantenga a sus puestos.

Lo mismo fue en el caso Tahuamanu, donde con la CAF trabajamos en un proyecto queahora escucho ha alcanzado ya casi el 10% del mercado de la nuez brasileña en el mundo.

Pero habiendo dicho eso, entonces creemos que uno de los sectores donde hay que tra-bajar en forma mucho más agresiva es precisamente en el que este país tiene muybuena experiencia, que es la pequeña y la mediana empresa.

Nosotros de la Corporación Interamericana de Inversiones somos parte del grupoBID. Somos una institución multilateral, la más pequeña por cierto que existe en elmundo. Standard & Poor ha dicho que el mandato que tenemos es el más difícil – esobvio porqué – y nosotros trabajamos directa o indirectamente con las empresaspequeñas.

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Tenemos 43 países miembros, Italia fue un país miembro fundador y en los últimosdos años hemos hecho créditos indirectos: hemos hecho 350 mil créditos a través delas instituciones financieras y también hemos hecho créditos directos. Generalmentelos créditos a pequeñas empresas son de alrededor de 16 mil dólares y los créditos paralas empresas medias son de alrededor de 270 mil dólares.

Para terminar quiero decir que el gobierno italiano siempre ha estado trabajando connosotros y aquí en Italia hemos hecho muchas cosas. En estos momentos tenemos conItalia varios programas. Estamos creando una red de instituciones italianas para pro-mover inversiones de transferencias de tecnología en América Latina y el Caribe.

También estamos desarrollando una base de datos de empresas italianas y latinoame-ricanas para promover negocios conjuntos, esto es exportaciones e importaciones, ycadenas productivas por supuesto. Tenemos promoción de negocios de financiamien-to en asociación con bancos italianos y también con Simest. En este caso con bancositalianos hemos tenido ya muy buenas experiencias. Esto no es una idea, esto ya es unhecho. Estamos trabajando en varios proyectos con ellos, con dos bancos.

Y también hemos trabajado en la promoción de mejores prácticas de gestión deempresas de propiedad familiar y la capacitación de la Pyme en Latinoamérica lo esta-mos haciendo en base a un modelo italiano. Estamos trabajando con la UniversidadBocconi de Milán. La semana antepasada tuvimos el primer taller, donde fueron másde 35 empresas y tuvo muchísimo éxito.

Nosotros creemos que sí hay un papel muy importante en este tipo de conferencias ypara nosotros es importante que se sepa que existimos, porque – vuelvo a repetirlo –somos los únicos que trabajamos con pequeñas y medianas empresas, no hacemoslos proyectos gigantescos, no somos muy visibles, pero también allá abajo la gentequiere también tener acceso a las partes no visibles y a tener formas de ganarse lavida día a día.

Muchas gracias. ■

Enrique GarcíaPresidente de la CAF (Corporación Andina de Fomento)

Para finalizar deseo subrayar que la sesión de hoy ha sido muy rica dada la naturale-za de las presentaciones y el alto nivel de los expositores. He constatado que existecoincidencia general sobre el hecho que América Latina está en un buen momentomacroeconómico, pero al mismo tiempo hay cierta preocupación de que nos dejemosllevar por la autocomplacencia en pensar que el ciclo positivo es eterno.

En ese sentido, es de particular relevancia proseguir con los esfuerzos en la partemicroeconómica – la productividad, el empleo, la pequeña empresa –, así como avan-

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zar en los temas sociales y lograr la incorporación de la mayoría de los ciudadanos alos beneficios del desarrollo.

Considero que en el diagnóstico de la parte económica y en lo social ha existido coin-cidencia entre los expositores y, en cuanto a la integración regional, hemos podidoconstatar que existen avances importantes. Naturalmente hay luces y sombras, preo-cupaciones y visiones diferentes. No obstante, debemos tener muy claro que AméricaLatina ha logrado dar pasos reveladores en su concepción sobre la integración queincorpora, ahora, otros factores que le brindan una dimensión más integral. Estavisión se está debatiendo de forma inteligente en los diversos esquemas de integracióny la idea, al final del camino, es llegar a una convergencia de los diferentes procesos encurso.

Hay coincidencia también en que la relación de Europa con América Latina es muyimportante no solamente en el ámbito económico y comercial, sino también para lacohesión social y la cultura. Sobre la mesa están temas sensibles sobre los cuales nohay que ocultar sus asimetrías: las migraciones y las negociaciones comerciales queson fundamentales para el futuro de nuestras relaciones. Está también el tema de lospaíses de renta media y la importancia de no dejarlos “sueltos”, porque estos requie-ren dar un salto mayor y brindarle a la región la importancia relativa que tuvo hacecuarenta años en el contexto global. Estamos, en síntesis, por buen camino pero hayun largo pasaje que recorrer.

Para concluir, considero que el consenso ha sido general en felicitar especialmente alGobierno de Italia por la iniciativa de esta Conferencia. Esta sesión ha dejado en evi-dencia que en el campo económico y de la integración hay un futuro muy próspero enlas relaciones de Italia con América Latina. La decisión política que ha tomado elGobierno actual con el liderazgo del Presidente del Consejo, Romano Prodi, es unhecho histórico, trascendental e irreversible, que va a permitir indudablemente llegara cumplir el objetivo de profundizar las relaciones entre la Unión Europea y AméricaLatina y, consecuentemente, contribuir al futuro de la política internacional.

Muchas gracias. ■

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Coesione sociale e territoriale per l’integrazione latinoamericana

SESSIONE:COESIONE SOCIALE E TERRITORIALE PER L’INTEGRAZIONE LATINOAMERICANA

Presiede

Otaviano CanutoVice-Presidente do BID (Banco Interamericano de Desenvolvimento)

A América Latina atravessa um momento cíclico muito favorável, com preçosfavoráveis para produtos intensivos em recursos naturais; isso, combinado com boaspolíticas macro-econômicas, tem permitido à região atravessar muito melhor queesperado todo o momento de turbulência financeira na economia global.

Ao mesmo tempo, como também foi observado, existem desafios microeconômicos.

Eu gostaria de colocar um terceiro ponto, um ponto que, eu diria, é também um pontode boas notícias: o fato de que talvez, pela primeira vez na história da região, haja umverdadeiro clamor generalizado pelo enfrentamento dos problemas de desigualdadesocial. A aspiração popular pela participação na repartição dos frutos do progressoeconômico desta vez veio para não voltar. Não será mais possível, para as nossas elites,postergarem a inclusão dos largos segmentos mais pobres da população.

Na verdade, todas as experiências nacionais na região, ainda que com uma grandediversidade entre elas, têm em comum a manifestação da percepção por boa parte dapopulação de que ela tem o direito a participar dos frutos do progresso econômico esocial. Isso é uma novidade histórica na região, marcada por uma longa história,secular, eterna, de desigualdade.

O tópico dessa tarde é exatamente a coesão social e territorial, porque não há a menorpossibilidade de essa integração ser conseguida se ela não se traduzir em cooperaçãode todos os segmentos marginalizados.

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Eu creio que nessa tarde nós poderemos ter uma discussão que certamente tocará emmuitos dos pontos concretos que já foram mencionados, e afinal poderemos sair dessareunião com uma agenda que, se não exaure completamente todos os tópicos, serácertamente uma agenda promissora para as relações entre a Itália e a América Latinanesse momento histórico particular em que vive a América Latina.

Para iniciar as nossas discussões, gostaria de convidar Cesare Damiano, Ministro doTrabalho e da Previdência Social. ■

Cesare DamianoMinistro del Lavoro e della Previdenza Sociale, Italia

Signor Presidente, Signori Ministri,

Ringrazio il Ministro D’Alema e gli organizzatori della conferenza per l’invito ad apri-re la sessione dedicata alla coesione sociale nel quadro dei rapporti tra l’Italia e i Paesidell’America Latina e dei Caraibi.

La coesione sociale è uno snodo centrale delle politiche pubbliche in Europa e inAmerica Latina. Gli obiettivi assunti in sede europea con la Strategia di Lisbona e gliimpegni presi nella stessa ottica dai Paesi latinoamericani lo dimostrano chiaramente.

Peraltro la coesione sociale è oggi sottoposta a rischi incombenti legati all’interdipenden-za delle economie, fenomeno che pur offre alle nostre società inedite sfide e occasioni dicrescita e di progresso. Occorre perciò sviluppare la dimensione sociale della globalizza-zione, per favorire una più equa distribuzione delle opportunità tra i nostri cittadini.

I legami storici tra i nostri Paesi – testimoniati anche dalle continue migrazioni – isolidi rapporti tra le società e i sistemi economici, la comune volontà di governare iprocessi economici e sociali anziché subirli, offrono l’occasione per sviluppare il dia-logo e la collaborazione su questo terreno. Il tema del lavoro, in tale contesto, rappre-senta un elemento strategico per promuovere equità e sviluppo, rafforzare la democra-zia e la giustizia sociale, sconfiggere la povertà e l’emarginazione.

Per raggiungere questi obiettivi, il Dialogo Sociale è certamente uno strumento essen-ziale. L’esperienza italiana mostra che le riforme strutturali richiedono un coinvolgi-mento ampio e la responsabilità di tutti gli attori sociali. Il metodo concertativo hapermesso in passato di impostare politiche economiche condivise, necessarie per assi-curare l’ingresso dell’Italia nell’euro.

Di recente abbiamo tratto conferma della validità di questo metodo. Il Governo hainfatti definito un ampio accordo con le Parti Sociali per riformare il sistema di welfa-re. Il Protocollo del 23 luglio affronta in modo organico l’insieme delle questioni relati-ve alla previdenza, alle tutele sociali e al mercato del lavoro, prevedendo inoltre inter-

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venti a favore della competitività delle imprese e dell’occupazione di giovani e donne.Nei giorni scorsi l’accordo è stato oggetto di larghissima approvazione nel referendumconsultivo indetto dalle organizzazioni sindacali. Le relative disposizioni di legge sonoora all’esame del Parlamento che confido voglia adottarle entro quest’anno.

Lasciatemi sottolineare con soddisfazione il responso positivo dei lavoratori e dei pen-sionati italiani che ha incoraggiato il disegno di riforma, irrobustito il confronto socia-le, rafforzato la credibilità delle organizzazioni sindacali.

Sono dunque convinto dell’importanza di consentire la piena libertà associativa deilavoratori in sindacati forti e indipendenti, di assicurare legittimità alla contrattazio-ne collettiva, di favorire lo sviluppo di adeguati sistemi di relazioni industriali, nonchédi promuovere una maggiore responsabilità sociale delle imprese. In questo quadrooccorre anche disporre di sedi istituzionali di confronto tra i Governi e le Parti Sociali,estendendo i meccanismi di dialogo e di concertazione sociale e coinvolgendo le for-mazioni organizzate della società civile nel concepire e realizzare politiche di coesionesociale al di là di quelle strettamente legate al mercato del lavoro.

Condividiamo con voi la priorità di sconfiggere il lavoro non dichiarato. L’economiainformale genera sfruttamento dei lavoratori – specie quelli più deboli – provoca ilribasso dei livelli di sicurezza, dei salari e concorrenza sleale tra le imprese. La forteripresa delle ispezioni sul lavoro da parte di questo Governo sta avendo eccellentirisultati che ci incoraggiano a proseguire sul sentiero della legalità e dell’emersione.

Altra esigenza comune è l’impegno ad armonizzare le condizioni sociali e di vita all’in-terno dei nostri Paesi, a causa del persistere di accentuate disparità che provocanodualismi territoriali e differenti opportunità nel campo dell’occupazione, dello svilup-po economico e dell’inclusione sociale.

Se il Dialogo Sociale è un metodo efficace per coadiuvare le politiche del lavoro, la coe-sione sociale è uno strumento indispensabile per conseguire un progresso economicorealmente inclusivo e sostenibile.

La disuguaglianza sociale produce pesanti ricadute sulla vita dei cittadini e sui sistemieconomici, frammentando il tessuto sociale e ostacolando la crescita economica, finoad aumentare le tensioni e i rischi di instabilità per le istituzioni democratiche.

Le conclusioni del recente Forum di Santiago offrono il quadro delle azioni necessarieper promuovere la coesione sociale. Una maggiore enfasi tuttavia dovrebbe essereposta sulle politiche dell’occupazione per creare lavoro “decente”, che implica unpieno riconoscimento delle tutele e dei diritti – secondo quanto proposto dall’OIL –come strumento essenziale nella lotta alla povertà ed alle disuguaglianze. È inoltrenecessario assicurare diritti sociali fondamentali per tutti i lavoratori, standard mini-mi di tutele in ordine ai trattamenti economici e pensionistici, alle pari opportunità,alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro.

La coesione sociale deve dunque essere assunta come un requisito essenziale deinostri sistemi economici sviluppando, ad esempio, l’integrazione tra politiche attive e

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passive del lavoro. L’erogazione di sussidi per chi non ha lavoro – o lo ha perso – e lacreazione di nuova e migliore occupazione sono entrambe necessarie. L’importanza diuna nuova agenda dell’Europa Sociale, che l’Italia ha rilanciato con forza in sede euro-pea assieme ad altri partner, richiede un moderno sistema di welfare to work in gradodi coniugare forme adeguate di tutela sociale con politiche di flessibilità.

Accanto alle politiche attive del lavoro va promossa la formazione, che nelle societàmoderne rappresenta – con l’istruzione – un nuovo diritto universale, un bene comu-ne che permette di sviluppare il capitale umano delle persone e di aspirare a lavori piùqualificati e meglio remunerati. I sistemi di “life-long learning” devono includere laformazione permanente, che sostenga le transizioni professionali e permetta di ricol-locarsi sul mercato del lavoro; e la formazione continua, che assicuri l’aggiornamentoprofessionale dei lavoratori occupati.

Anche i Servizi per l’Impiego svolgono un ruolo fondamentale nelle politiche dell’oc-cupazione e della coesione sociale. La cooperazione tecnica che in questi anni l’Italiaha svolto con numerosi Paesi latinoamericani ha permesso lo scambio di conoscenzee di buone prassi. Esempi concreti sono le iniziative sostenute dal Ministero delLavoro e dal Ministero degli Esteri, attraverso le agenzie Italia Lavoro e ObiettivoLavoro, che prevedono attività di formazione e di assistenza volte a migliorare i servi-zi locali per l’impiego. In alcuni casi i progetti si ricollegano alla diffusa presenza di cit-tadini italiani o di origine italiana in America Latina. Il risanamento economico com-piuto talvolta con difficoltà dai Paesi dell’America Latina consente ora di concentrarele risorse sul programma regionale “EurosociAl” puntando al consolidamento dellecapacità istituzionali nel settore del lavoro e della coesione sociale. Il mio Dicastero èpronto a cooperare attivamente per rafforzare tali interventi stimolando anche unruolo più attivo delle Parti Sociali.

Signor Presidente, Signori Ministri,

Dopo il Vertice di Vienna dei Capi di Stato e di Governo Unione Europea-AmericaLatina e Caraibi, la coesione sociale figura tra gli elementi centrali delle relazioni bi-regionali. È auspicabile che questa scelta venga confermata ed approfondita dal pros-simo Vertice di Lima. È altresì indispensabile che gli obiettivi del lavoro dignitoso edella coesione sociale trovino maggiore considerazione nei negoziati per gli accordi diassociazione tra l’Unione Europea e i raggruppamenti regionali del Mercosur, dellaComunità Andina e del Centroamerica. Accanto ai capitoli relativi al commercio, allacooperazione economica e agli investimenti, manca un capitolo relativo alla dimensio-ne sociale in cui dare legittimità politica e contenuti operativi alla volontà di estende-re il partenariato tra Unione Europea e America Latina e Caraibi ai temi del lavoro edella coesione sociale.

Occorre il nostro sforzo congiunto per operare in tale direzione. Sono certo che anchesugli obiettivi della coesione sociale, della lotta alla povertà, di una maggiore e miglio-re occupazione continueremo a collaborare per il benessere dei nostri Paesi.

Con questo augurio, vi saluto e vi ringrazio.■

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Víctor BáezSecretario General de ORIT (Organización Regional Interamericana deTrabajadores)

Quisiera, antes que nada, hablar del tema de la cohesión social a partir del “diálogosocial”, tema al que se ha referido el Ministro Damiano en el uso de la palabra. Debodecir – y no es por el síndrome de la queja sino por el síndrome de la constatación– que en el continente nuestro son muy excepcionales los países donde existe undiálogo social. En muchos países, lastimosamente, diría yo, en su mayoría, “el mejorsindicato es el que no existe y el mejor sindicalista es el que está muerto”. Miles deasesinatos de sindicatos y sindicalistas han hecho imposible el diálogo social. Tantoes así que en Buenos Aires, el 29 y 30 de octubre, la Secretaría GeneralIberoamericana (SEGIB), encabezada por el señor Iglesias, va a organizar un even-to sobre diálogo social, al que nosotros vamos a asistir como sindicalistas pero conla idea de que firmemos un documento a nivel continental, y que ese documento quefirmemos sobre diálogo social a nivel continental tenga seguimiento y tenga corres-pondencia a niveles nacionales. De lo contrario es inútil firmar documentos sobre lobueno que es el diálogo social mientras matan sindicatos y matan a sindicalistas.Eso es lo primero.

Segundo: el tema de las políticas sociales. Nosotros valoramos las políticas sociales ycreemos que son necesarias, y traigo acá algo de un intelectual brasileño, Frei Beto que– como vivo en Brasil – leo normalmente. Habla de las políticas sociales y las diferen-cias entre políticas sociales de corte asistencialista,y las que pueden producir algunoscambios. Y él dice que para ver si las políticas sociales son asistencialistas o no hay queresponder a una sola pregunta. Cuando desaparece la organización donante ¿qué pasacon el beneficiario? Si el beneficiario continúa adelante, ésa no es una política asisten-cialista. Si el beneficiario de esa política va hacia atrás y empeora su situación, ésta hasido una política asistencialista. Nosotros valoramos las políticas que no son asisten-cialistas, que tienden a cambiar esas políticas sociales, que tienden a cambiar lasestructuras, que puedan posibilitar una mejora en la sociedad.

Tercero: lo que nosotros vemos es que no se está tomando en cuenta lo que se llamala “política productiva” dentro del plano de la cohesión social, y mucho menos en estasnegociaciones que se dan a nivel de Unión Europea y mucho menos aún en lo que setrata de las negociaciones con los Estados Unidos. Tras lo cual nosotros hemos des-arrollado una plataforma laboral de las Américas, donde hemos llegado a la siguienteconclusión: importa mucho el contenido de las cláusulas laborales y las cláusulassociales. Pero por sobre esas cláusulas laborales y cláusulas sociales, lo que realmenteimporta es el modelo económico y social, porque depende del modelo económico ysocial para que estén vigentes los derechos de los trabajadores y trabajadoras. De ahíque en el capítulo nacional de plataformas laborales de las Américas – en cuanto alcapítulo productivo – se habla de políticas que fomenten la integración de las cadenasproductivas para impulsar el desarrollo de los aglomerados sectoriales existentes bajo

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el concepto de “complementación productiva e inducida” a aquellos sectores que esténen condiciones de consolidar polos de desarrollo por sus ventajas derivadas.

Políticas promocionales de desarrollo local a través de la implementación de proyec-tos que asocien a los agentes económicos, con énfasis en la economía solidaria; políti-cas sectoriales para la competitividad sistémica de los sectores mediante planes inter-sectoriales de industria, comercio, infraestructuras y finanzas y políticas hacia peque-ñas y micro-empresas por ser el núcleo de empleo intensivo de mano de obra.

En el capítulo internacional nosotros consideramos imprescindible el fortalecimientode los procesos de integración subregionales existentes – Mercosur, Can, Sica,Caricom – para que salgan de su actual situación de uniones aduaneras imperfectas,como forma de compatibilizar el desarrollo en el plano nacional siguiendo los ejes deesa plataforma laboral de las Américas con mercados ampliados en condiciones apro-piadas, es decir con países vecinos y/o de tamaños relativamente parecidos.

Al mismo tiempo no es un secreto para nadie que hemos resistido, y nos oponemos, alos tratados de libre comercio que, a partir del modelo inicial del tratado de librecomercio de América del Norte – de Estados Unidos y Canadá con México – se hanproyectado a países y subregiones en el contexto del actual parálisis de la OMC, de lamuerte del Alca, siguiendo el modelo denominado “de segunda generación” o OMC+,esto es un modelo centrado en la desregulación, ahora bajo la forma de carácter bila-teral.

Desde el año 2006, la ORIT ha estado también siguiendo atentamente los desarrollosconceptuales y prácticos de dos países clave de la región como Venezuela y Bolivia enrelación a la denominada ALBA (Alternativa Bolivariana de las Américas) y a los tra-tados de comercio de los pueblos que enfatizan los elementos de reciprocidad y com-plementariedad en las relaciones internacionales desde una perspectiva renovadoraque esperamos encuentre su camino.

En la dimensión de la cohesión social, en el plano nacional, la seguridad social paranosotros debe ser concebida como un derecho humano, una responsabilidad ineludi-ble del Estado, siguiendo los principios de universalidad y solidaridad de las presta-ciones, en especial para la niñez y la vejez.

La protección social debe avanzar hacia su universalización, asegurándola en todos lossectores de trabajadores y trabajadoras, sean éstos formales, informales o desocupa-dos. En el plano de la integración regional, en ORIT tomamos como antecedente losFondos estructurales de la Unión Europea, elemento indispensable en todas las refle-xiones sobre el tema, introduciendo la perspectiva territorial.

Hablando de cohesión social, en las negociaciones Unión Europea-América Latina eltema de los fondos estructurales ha aparecido ya en la creación de los consensos entre elsindicalismo de una y otra región, o sea la Confederación Europea de Sindicatos (CES)en esta parte y la ORIT y la CLAT de la otra parte. Para nosotros el mandato negociadorde la Comisión Europea reconoce la existencia de las asimetrías y la necesidad de aten-derlas, pero no avanza más allá. Podría incluso decirse que este balance se convierte en

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sí mismo en otra razón para las prevenciones que hemos estado atendiendo.

La CES va más lejos y habla, son sus propias expresiones, “de que se corre el riesgo depercibir a Europa como la vanguardia de los peores efectos de la globalización, dondemuchos de los nuevos empleos son precarios y mal pagados”. La Europa social ha sidovíctima de una confianza absoluta en la desregulación: de hecho algunos gobiernoshan cuestionado la existencia de la Europa social; esto al decir de la ConfederaciónEuropea de Sindicatos.

La pregunta importante, entonces, en el contexto de este debate es ¿cuál es la relaciónentre la estrategia de Lisboa aplicada superficialmente y las negociaciones de la UniónEuropea con el exterior? En esto la declaración de la CES es clara cuando pide una“Unión Europea más fuerte que se oponga a la utilización del comercio para fomentaruna liberalización agresiva en los países en desarrollo, que busque más coherenciaentre la política comercial y el desarrollo y los objetivos sociales y medio ambientales”.

Respecto a la política comercial, aunque el comercio tenga efectos positivos, relacio-nes comerciales desequilibradas pueden conducir también a la dependencia económi-ca y a la pérdida de capacidad de la sociedad para gobernar sus propios asuntos. Lacelebración de acuerdos comerciales regionales y bilaterales, y no de acuerdos multi-laterales, debilitan el poder negociador de los países en desarrollo, tanto más cuandono les permite defender unidos la postura, como sucede en cambio en las negociacio-nes multilaterales.

La Comisión trata de imponer en las negociaciones las llamadas “cuestiones de asig-natura” a los países en desarrollo. Pero los países en desarrollo se han negado en rei-teradas ocasiones a incluirlas en las negociaciones de la OMC. En lugar de ejercer talpresión la Comisión debería reconocer y respetar estos deseos.

Debe permitirse a los países en desarrollo recoger o, mejor, escoger, el momento y supropio ritmo para definir las secuencias de la liberalización comercial y no debería for-zarse a los países a privatizar o a liberalizar servicios públicos como los relativos alagua, la educación, etc.

Un dato importante, por último, que hemos encontrado en el debate euro-latinoame-ricano sobre los fondos, se refiere en forma directa a Italia y tiene relación con la exis-tencia de dos perspectivas alternativas. Por un lado aquella que da por sentado que eldesarrollo regional responde más que nada a los mecanismos de mercado y a la inter-vención de los actores privados y por otro, que es la que defiende Italia – con base ensu propia política de apoyo al Mezzogiorno italiano – que pide la estrategia de des-arrollo de largo plazo mediante un conjunto de normas básicas compartidas entretodos los países, dirigida a recobrar la productividad de las regiones rezagadas. Enesta última perspectiva el foco está puesto en intervenciones en las condiciones delcontexto, con una política más activa y de subsidios a las empresas y un papel deter-minante del conocimiento local.

Es curioso señalar, que en el momento de comenzar a construir la alianza estratégicabirregional Unión Europea-América Latina y Caribe, el sindicalismo de ambas regio-

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nes está enfrentando un desafío similar del neoliberalismo a nivel de sus países y desus regiones o subregiones económicas. Ésta es una nueva razón para el trabajo encomún. Muchas gracias. ■

Patrizia SentinelliVice Ministro degli Affari Esteri, Italia

Vorrei innanzitutto ringraziare in modo particolare il Sottosegretario Donato Di Santoper aver promosso e sostenuto questa importante conferenza, momento di approfon-dimento, di incontro, di confronto, che ha affrontato temi centrali per mettere a fuocola valorizzazione e il rafforzamento delle relazioni politiche tra l’Italia e l’AmericaLatina e i Caraibi, ma anche la valorizzazione delle iniziative di cooperazione.

Un saluto fraterno voglio rivolgere a tutti i rappresentanti dei Paesi dell’AmericaLatina e dei Caraibi, che condividono anche questa esperienza della politica estera,della cooperazione. Nel corso di recenti incontri abbiamo potuto mettere a frutto lenostre reciproche considerazioni, per rafforzare l’impegno su questo tema.Importante è la presenza oggi anche degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici che conil loro lavoro arricchiscono quella relazione che oggi qui vogliamo ulteriormente raf-forzare. Così come gli esponenti delle istituzioni finanziarie, ma anche gli esponentidella società civile, italiana e dei Paesi latinoamericani, che danno un grande contri-buto alla cooperazione internazionale. Senza di loro – ci credo profondamente, senzaalcuna enfasi retorica – le nostre relazioni sarebbero molto più povere.

Proprio a partire dal tema oggi in discussione, la coesione sociale, va sottolineato inmodo particolare il ruolo delle organizzazioni della società civile. Il 3 novembre pros-simo a Roma svolgeremo un’altra conferenza, una conferenza governativa per il rilan-cio della cooperazione internazionale del nostro Paese. Sarà un’ulteriore occasione perdiscutere e approfondire i temi che riguardano l’aiuto pubblico allo sviluppo, certa-mente, ma anche i grandi temi della distribuzione del reddito, del modello di svilup-po, della coesione sociale, e dunque del ruolo dei governi e della società civile.

Mi auguro che alcuni esponenti dell’America Latina possano essere presenti, perchévorremmo dare la parola anche alle esperienze concrete. Mi sto impegnando anchepersonalmente per dare valore alla cooperazione internazionale, più che nel nostrorecente passato, perché la cooperazione è elemento fondamentale della politica este-ra. È dunque componente stesso della coesione sociale. Su questo dobbiamo interro-garci ancora di più ed è quello che farò in questo breve intervento, partendo dal lavo-ro concreto che vorrei portare avanti con voi.

Mi sento dire, ormai ripetutamente, “ma perché lavorare ancora per gli interventi dicooperazione con l’America Latina o l’America Centrale? l’Italia deve fare altre scelte,deve decidere quali sono le priorità nell’aiuto pubblico allo sviluppo”. E io rispondo

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così, parlandoci direttamente e semplicemente, in modo franco e trasparente: io pensoche abbiamo tutti una priorità nel rafforzare l’aiuto pubblico allo sviluppo, e anzipenso che dobbiamo mettere maggiormente a fuoco questo lavoro comune perl’Africa, e in particolare per l’Africa sub-sahariana. È un imperativo.

Oggi, giornata mondiale della lotta alla povertà, lo dobbiamo dire con grande fran-chezza; anzi, la cooperazione sud-sud deve essere – io credo – rafforzata ulteriormen-te, e dirò qualcosa anche di concreto a questo proposito.

Ma la cooperazione con l’America Latina e i Caraibi, non può essere cancellata, pertanti motivi. Uno è certamente un motivo storico, di tradizione culturale tra l’Italia el’America Latina e i Caraibi. Quando Donato Di Santo mi venne a trovare ce lo siamodetti con il cuore e con la testa, “attenzione, non possiamo dimenticare l’AmericaLatina”, così come non vogliamo dimenticare altri punti nevralgici della politica este-ra italiana, come il Mediterraneo. Ma penso a tutto il lavoro che stiamo svolgendoanche in alcune aree delicate dell’India.

L’America Latina, l’America Centrale, devono ricevere un’attenzione particolare,devono continuare ad esistere nelle linee della cooperazione, rinnovando certamenteil tipo di programmi e di intervento complessivo.

Primo punto: se si parla di coesione sociale la mia prima reazione è dire “valorizziamola cooperazione decentrata”: il partenariato territoriale che anche le nostre regioni,comuni, province, stanno mettendo in campo è fondamentale. Tante esperienze chesono state descritte anche durante questa Conferenza e ai suoi margini. Ho partecipa-to a grandi iniziative in questo periodo, realizzate nei Paesi latinoamericani da diver-se città italiane. Ma è importante, parlando di coesione sociale, valorizzare esattamen-te il ruolo delle comunità a livello istituzionale, così come a livello sociale. Non c’è unbasso e un alto, c’è un incrocio e un intreccio di esperienze che noi vogliamo valoriz-zare, dando anche corpo ad iniziative programmatiche.

E parlando di nuova cooperazione con l’America Latina e con l’America Centrale, sonoqui per rinnovare l’impegno dell’Italia. Siamo consapevoli e convinti che dobbiamocontinuare a lavorare insieme. Ho detto già delle comunità locali, ma in particolare,aggiungo, vogliamo dedicare un’attenzione specifica al ruolo delle donne in AmericaLatina, nei Caraibi, così come in altre parti del mondo. Abbiamo sostenuto ancherecentemente, in una visita che abbiamo compiuto a Montevideo, la rete internaziona-le Winner che si sta sviluppando in tanti Paesi. Siamo interessati a farlo anche in altri,perché l’economia che queste donne sostengono e portano avanti merita un’attenzio-ne politica, non semplicemente qualche finanziamento aggiuntivo.

Abbiamo l’interesse, l’idea di dover costruire assieme. Alcune donne ce lo hanno detto:“noi eravamo escluse dai processi produttivi e dunque dai processi sociali”. “C’era –dicevano quelle donne – una frattura nella stessa coesione sociale”, nella loro esperien-za. Attraverso il microcredito e la rete associativa, abbiamo sostenuto un programma diintegrazione e dunque di libertà, di nuova autodeterminazione. Io credo che su questoterreno dobbiamo procedere, perché è molto importante parlare di aiuto pubblico allo

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sviluppo, ma deve essere realizzato in modo da garantire l’approccio sistemico alla que-stione. E dunque ci sono delle aree, anche nei Paesi a medio reddito, più deprivate direddito, di ricchezza, che vanno sostenute maggiormente, e voi ci indicherete quali.

Questo ci indicano anche le esperienze, che vogliamo continuare a sostenere, dellacosiddetta economia solidale. Abbiamo imparato a capire, anche attraverso gli occhidell’esperienza, quanto sia importante fare uscire dalla nicchia della marginalità que-ste esperienze delle fabbriche recuperate, come abbiamo visto in Argentina e in tuttala grande esperienza del commercio locale. Vorremmo poterla sostenere, perchéanche in questo modo a noi sembra – e vogliamo condividere questa idea con voi – chesi possa lavorare per un nuovo sviluppo.

E dunque vogliamo anche sostenere le Organizzazioni non governative, tutto il circui-to eco-solidale: quelle esperienze non possono essere considerate né di nicchia némarginali, ma è un’idea per una nuova coesione e per una nuova reciproca relazione.

Ma occorre parlare anche di turismo: quante volte ho incontrato esponenti latinoame-ricani che dicono “abbiamo bisogno di un sostegno” per sviluppare progetti in alcunearee, in modo tale da non danneggiare l’ambiente e dissipare le risorse naturali, masviluppando un turismo responsabile, solidale. Noi siamo d’accordo, in linea con rap-porti e programmi delle Nazioni Unite, nel sostenere questo sforzo. Lo possiamo fareadoperando il canale multilaterale e anche quello bilaterale.

Ma c’è un’altra urgenza nel mondo, che è quella dei mutamenti climatici. Non possia-mo parlarne solo nei convegni scientifici, lo vogliamo fare anche quando parliamo dirapporti di politica estera; anzi, il mutamento climatico, la sua accelerazione e le con-seguenze drammatiche sul pianeta, pongono a tutti noi, che vogliamo fare della poli-tica estera una nuova caratteristica dell’impegno multilaterale, l’urgenza di fare degliinterventi sul mutamento climatico una delle nostre comuni priorità.

E allora voglio annunciare anche in questa sede che siamo interessati a sostenere, attra-verso gli Organismi multilaterali che sono più adatti per questi programmi, interventiimportanti nei Caraibi, come stiamo facendo per il Pacifico, perché non ci sono muta-menti che riguardino una sola parte del mondo e non le altre. Lo dobbiamo fare assie-me, così come dobbiamo portare avanti tutti noi insieme la lotta a favore dell’equità.

Non voglio fare l’elenco degli interventi di cooperazione che stiamo svolgendo neiPaesi latinoamericani. Tutti i Paesi in cui siamo presenti sono importanti per noi. Inalcuni casi l’intervento riguarda la salute, in altri l’educazione, in altri ancora è a favo-re dei bambini: non importa tanto il settore di intervento perché pensiamo che la coo-perazione possa dare davvero un contributo per innalzare la qualità della vita. Anchequesto l’ho imparato nella mia esperienza, in tutti questi anni di esperienza politica edi esperienza sociale.

L’obiettivo principale per noi è la lotta alla povertà. Occorre essere molto rigorosi nelchiedere a noi stessi un impegno maggiore. Quando vediamo i dati così lontani dalraggiungimento degli obiettivi del Millennio – i dati della lotta alla povertà, della lottaalla malnutrizione, alla fame, alla mancanza di acqua – ci dobbiamo allarmare. Dico

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con grande franchezza che in questi giorni provo momenti di forte inquietudine quan-do leggo i dati così drammatici delle morti per fame e per mancanza d’acqua. E i con-flitti, anche quelli più aspri, esplodono in tante parti del mondo proprio perché mancal’acqua o manca il cibo.

Noi dobbiamo lavorare perché queste piaghe possano essere finalmente debellate. Maio penso che dobbiamo anche darci un altro impegno, che è quello di combattere lapovertà, ma muovendoci sul piano della uguaglianza sociale. Così si costruisce la pace,e allora penso che il ben vivere, questo ho imparato dalle esperienze sociali, il benvivere, il benessere, da praticare e da perseguire, possa essere un altro degli obiettividella cooperazione.

Mi piace lavorare così e ho bisogno di un aiuto grande da parte delle tanteOrganizzazioni non governative, delle diverse associazioni, anche dei migranti chesono nel nostro Paese e che provengono da altri Paesi, che attraversano momenti dif-ficili. Lavoriamo ancora insieme e penso che possiamo dirci, dopo questa Conferenza,che abbiamo fatto un piccolo passo in avanti. ■

Alejandro Foxley RiosecoMinistro de Relaciones Exteriores de la República de Chile

Quisiera comenzar diciendo que en el tema de Cohesión Social, desde luego valoramosenormemente los proyectos e iniciativas que el Gobierno de Italia impulsa para apo-yar a nuestra región, así como lo hacen los organismos internacionales que tambiénestán representados acá en esta Conferencia.

Quisiera también valorar lo que dijo el Ministro del Trabajo, Cesare Damiano, cuandoseñaló que este tema de la cohesión social consiste en un proceso continuo en el cuallos distintos actores políticos y sociales encuentran espacios para resolver aquellassituaciones que inicialmente parecían imposibles de resolver. Y que la construcción delos sistemas de protección social es una tarea que requiere no solo de voluntad y deánimo, sino que también de persistencia, paciencia y capacidad de negociación.

Me parece que este es un momento muy oportuno en América Latina para plantear estetema. Recuerdo que algunos años atrás decían en América Latina que el tema de cohe-sión social era un tema de los europeos, que no tenía nada que ver con nosotros y que nodebíamos importar temas ajenos. Pienso que hoy día la visión en la región es muy dis-tinta, por una mayor conciencia de la situación de desigualdad pero también por unamayor valoración del enorme, gigantesco, ejemplo que da Europa en su transición, en losúltimos 60 ó 70 años, hacia economías muy dinámicas y sociedades muy igualitarias.

El momento en América Latina es bueno para abordar esta temática. La economía estácreciendo en la región del orden del 5%. La pobreza todavía es muy alta, pero está

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bajando sistemáticamente. Y quisiera decir que el sesgo que por lo menos en Chiletenemos respecto de este proceso productivo de construcción de cohesión social, esesesgo nuestro es de optimismo y el enfoque nuestro es de posibilismo. Es decir, aun-que los puntos de partida sean muy difíciles en las cifras, la experiencia demuestra queen un plazo razonablemente breve se puede avanzar muy sustantivamente hacia unareducción dramática de la pobreza y también hacia ampliar los oportunidades a losgrupos que estaban marginados.

La experiencia de Chile es bien clara, al fin del período de Pinochet, 45% de los chile-nos vivían bajo la línea de la pobreza. En 1990 asumió el primero de cuatro gobiernosdemocráticos de la Concertación, gobiernos de centro-izquierda, y hemos reducido lapobreza desde un 45% a un 13%. Creo que quien diga que no tiene fe o confianza en lacapacidad de nuestras democracias para atacar el problema de fondo que es el temade la pobreza y las desigualdades, debiera mirar la experiencia no sólo de Chile, sinotambién de países como Brasil y varios más en América Latina, que han logrado unavance muy significativo.

Por eso, creemos en el posibilismo. Y por eso nos gusta decir que se equivocan aque-llos que creen que el estado de ánimo de la población de América Latina es de tremen-do pesimismo respecto del futuro. Recién se ha terminado una encuesta en 7 países dela región en que le preguntan a la gente qué piensa usted respecto de su futuro y delfuturo de sus hijos, en esos 7 países un 70% de la gente cree que su futuro en 10 añosmás va a ser mejor que el que tiene hoy día. Y un 82% de las personas en AméricaLatina piensa que el futuro de sus hijos va a ser sustancialmente mejor que el nivel queellos tienen hoy día como nivel de bienestar.

Por lo tanto, hay que asumir el momento, que es un buen momento, pero al mismo tiem-po hay que hacerlo como se ha hecho siempre en Europa, preguntándonos cuáles son losnuevos desafíos, porque si algo hemos aprendido como lección para consolidar lasdemocracias es que nunca las tareas son suficientes y que resuelto un problema lo quehay que hacer es pasar a la nueva fase de los nuevos problemas y de los nuevos desafíos.

¿Cuáles son algunos de los nuevos desafíos es América Latina? El proceso de globali-zación y de modernización, que algunos países lo abrazan con mucho entusiasmo yotros con mucha dificultad. Ese proceso está produciendo cambios sociológicos en laregión muy importantes. Hay un cambio demográfico como el que está ocurriendo enEuropa, en que disminuye la tasa de mortalidad porque hay mejores programas desalud aumenta la expectativa de vida de la población y envejece la población. Ahí hayun desafío, el sistema de protección social que construyamos tiene que tomar en cuen-ta ese hecho fundamental. Vamos a tener que dar cobertura mayor que la que estamosdando hoy día, que es muy insuficiente, a las personas adultas mayores que se retirande la vida de trabajo y cuyos ingresos caen a niveles muy bajos y tienen que dependerde sus familiares para subsistir.

Un segundo fenómeno demográfico sociológico es que en América Latina, productotambién de la modernidad y de otros factores, culturales o crisis de valores dirían algu-nos, un tercio de las familias son monoparentales y la inmensa mayoría de ellas son

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encabezadas por una mujer. Y por lo tanto, el sistema de protección social que tenemosque construir ahora tiene que dar cuenta del hecho de que el porcentaje de mujeres quelogra resolver este dilema extremadamente difícil de cuidar a los hijos y al mismo tiem-po acceder a un trabajo, y ojalá a un buen trabajo es aun muy bajo. Ese es un dilemaque no hemos resuelto bien. Mientras no tengamos una cobertura ojalá universal o cer-cana a la universal, en el cuidado infantil y la educación preescolar, y al mismo tiempono desarrollemos programas de formación permanente para que la mujer jefe de hogarpueda, efectivamente, acceder a que sus niños los cuide una institución adecuada paraque ella pueda optar a un buen trabajo que le permita una vida digna.

En los últimos años, en que algunos hablan con mucho pesimismo, en América Latinaha aumentado impresionantemente la cobertura en la educación. La educación básicahoy día tiene cobertura casi plena. La secundaria se está expandiendo muy rápida-mente. Entonces, ¿cuál es el desafío futuro? El desafío futuro es que vamos a tener unaenorme masa de jóvenes que egresan de la educación secundaria y que esperan una deestas dos cosas: o tener acceso a la universidad y tener una buena educación superioro encontrar alternativamente un empleo que le de un ingreso adecuado. Y un empleoojalá no precario, sino un empleo estable. Por lo tanto, el sistema social que debemosconstruir debe anticiparse a este fenómeno, sino lo que vamos a tener que enfrentares una gran masa de jóvenes educados cesantes, sin empleos, cuyas expectativas sederrumban y cuya fe y confianza en la democracia también se derrumba y que comien-zan a buscar desesperadamente alternativas extra-sistema.

Otro elemento que debemos tomar en cuenta es que todas estas tareas anteriores nose podrán llevar adelante si tenemos un Estado débil, pequeño, encogido o penetradopor intereses corporativos particulares. Y por lo tanto, si esta es la situación, si hoy díatenemos un punto de partida de confianza en lo que hemos logrado y en lo que pode-mos lograr, creo que lo que tenemos que hacer es ponernos algunas tareas comunesen América Latina. El proceso de integración lo enfrentamos históricamente enAmérica Latina, como quien dice “desde arriba hacia abajo”, desde los grandes trata-dos a nivel del Estado y buscando algunas normas jurídicas comunes y algunas nego-ciaciones comerciales. Y a mí me parece que si nosotros queremos un proceso de inte-gración más profundo, tiene que descansar en la profundización de las democracias encada uno de estos países, con un sentido de convergencia en las instituciones de pro-tección social que vamos creando a través del tiempo.

Y por eso me atrevo, brevemente, a proponer cosas, que por lo demás son bastanteobvias, respecto a las tareas que debemos hacer en común para responder a esta granlección Europea: no hay ni democracia ni crecimiento económico sin un sistema deprotección social que proteja a los más vulnerables y a los perdedores en el proceso deglobalización. La primera tarea es dejar de lado aquello que algunos nos predicaron enlos momentos álgidos del neoliberalismo, cuando nos dijeron que hay que reducir elEstado, hay que encoger el Estado, hay que privatizar. La primera tarea es construirun Estado fuerte, musculoso, pero sobretodo un Estado transparente, erradicandotoda forma de corrupción. Un Estado que sea eficaz, no burocrático, capaz de reaccio-nar rápidamente ante los problemas. Ayer le escuchábamos al Primer Ministro de

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Italia que nos decía que uno de los problemas que hay en las democracias hoy día,incluyendo Italia, es que la evolución, los cambios, los procesos de transformación enel mundo, en cada sociedad nacional y en cada economía son tan rápidos, que la polí-tica parece ir siempre detrás de los cambios. Los cambios son rápidos, la política eslenta en sus respuestas. Por lo tanto, necesitamos transformar el Estado y los sistemaspolíticos para que se ajusten a la velocidad requerida por la gente que va a demandarpara sentir bienestar y protección social.

Tenemos que promover, y éste es el gran ejemplo de Italia, creo yo, en América Latina,tenemos que promover procesos de concertación social, de diálogo, de entendernosunos a otros los que pensamos diferente. En América Latina tenemos la tendencia adescalificar al que piensa diferente, a sacarlo de la mesa, a gritarle, a decirle que lo queestá diciendo es falso y absurdo. Eso no resuelve los problemas. Toda sociedad demo-crática se construye sobre la base de aceptar la diversidad de puntos de vista y de serfrancos, mirarse a los ojos y construir todos los acuerdos que sean necesarios para losobjetivos nacionales. Tenemos que converger en América Latina hacia la construcciónde sistemas de protección social o de seguridad de las personas. El gran problema delas sociedades contemporáneas es que al estar abiertos al mundo hay muchos más sec-tores en cada población que se hacen vulnerables. Vulnerables porque pierden elempleo por una crisis en el otro lado del mundo y la persona dice “¡qué tengo que veryo con esa crisis que se produjo en el otro lado del continente!”. Catástrofes de saludque no están bien cubiertas por los sistemas de salud. Personas viejas que jubilan yque el ingreso se les cae al suelo. Seguros de desempleo que funcionan solo en el papely no en la práctica, cuando lo que ocurre hoy día en el mundo cada vez más, comodecía recién el Ministro del Trabajo de Italia, es que la gente o pierde el trabajo con unshock o decide cambiar de trabajo porque está buscando un mejor empleo. ¿Y quién,entonces, le facilita el proceso de buscar un nuevo empleo sino a través de un seguro,que les mantenga los ingresos durante el período de búsqueda del empleo? Ésa es unavisión moderna de los seguros de desempleo.

Tenemos que construir en América Latina una plataforma común para atacar el temade seguridad física de las personas. Porque cuando tenemos estos jóvenes que emigrandel campo a la ciudad y tenemos las grandes ciudades con muchos millones de habi-tantes, aparece con mayor fuerza la violencia, las drogas y el narcotráfico. Y la gentecomún y corriente, que quiere vivir una vida normal, tiene temor de salir de sus casas.Por lo tanto, abordar en forma moderna y coherente el tema de la violencia, incluyedesde una reforma de las policías y del sistema judicial hasta labores de prevención,es un tema central en la construcción de un sistema de seguridad social en AméricaLatina. Ya mencioné el empleo de las mujeres y el cuidado infantil. Ahí tenemos queaprender de las lecciones de unos y otros, en algunos países estas cosas funcionan bieny en otras no, a través de un diálogo sistemático sobre cohesión social debiéramos nos-otros aprender acerca de esto, el cuidado de los ancianos, cuántos ancianos viven solosy mueren solos en nuestros países sin apoyo. El tema de la calidad de la educación,también tenemos que aprender muchas cosas para no frustrar a aquellos jóvenes queterminan la educación media y que no tienen destino ni futuro.

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Y, por último, pese al optimismo, al comparar las cifras no podemos evitar un ciertopesimismo. Porque el volumen de recursos que los ciudadanos europeos e italianosestán dispuestos a poner a disposición del bien común, a través de recursos tributa-rios, es sustancialmente superior al que nuestras propias poblaciones en nuestros paí-ses de la región están dispuestas a poner encima de la mesa. Por ello, tenemos recau-daciones tributarias en América Latina que a veces son absurdas, porque los que tie-nen dinero no quieren poner la plata, no pagan los impuestos o simplemente se lasarreglan para sacar los recursos del país. Por lo tanto, las reformas fiscales son unaparte sustancial de un sistema de cohesión social.

Termino diciendo lo siguiente, hoy en la hora de almuerzo con el Ministro deRelaciones Exteriores D’Alema y otros Cancilleres, se conversaba sobre la impresio-nante presencia e influencia de Italia en América Latina, que a través de las migracio-nes, en algunos países ha formado casi el carácter nacional. Además de las migracio-nes, por cierto, de España y Portugal. Y la reflexión que se me ocurría en ese momen-to, producto de diálogos como éste, es pasar de un sentido de comunidad de origenhistórico con Italia, España y Portugal, a la construcción de una comunidad compar-tida de destinos. Y para eso, cuántas reuniones sean necesarias para aprender unos deotros, para hablar con franqueza acerca de los problemas, los dilemas, las dificultadesque enfrentamos, y sobretodo para que Europa tenga una presencia política muchomayor, que nos va a hacer muy bien y que nos va a servir mucho para ver con más cla-ridad el futuro. Eso es lo que quisiéramos dejar hoy día planteado en esta reunión: deuna comunidad de origen histórico a una comunidad de destino. Esa me parece que esla tarea principal en esta reunión.

Muchas gracias. ■

Jorge ValeroViceministro para América del Norte y Asuntos Multilaterales de la RepúblicaBolivariana de Venezuela

El Gobierno de la República Bolivariana de Venezuela saluda la loable iniciativa delGobierno italiano, de celebrar esta Conferencia que se propone intensificar los lazosde amistad entre este hermoso país y América Latina y el Caribe. Los oradores prece-dentes han planteado elevar la calidad de nuestras relaciones, fundadas en principioscomo la solidaridad, la cooperación y la complementariedad.

Ha señalado el Primer Ministro, Romano Prodi, que “América Latina es una prioridadpara su Gobierno”, y ha propuesto relanzar la presencia de Italia en nuestra Región.Ha calificado esta política, como “una política de Estado”. En nombre del GobiernoBolivariano, saludo estos considerandos que pueden coadyuvar al desarrollo integralde nuestros países.

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Italia ocupa un lugar privilegiado para fomentar nuevas y más fructíferas relacionesentre la Unión Europea y América Latina y el Caribe. La Comunidad Italiana brindaimportantes contribuciones al progreso de Venezuela. Hombres y mujeres provenien-tes de esta tierra están implantados en el corazón de nuestro pueblo.

Venezuela otorga singular importancia a este encuentro. Y una buena demostración esque nuestro Presidente, Hugo Chávez Frías, haya sido huésped de honor en la IIConferencia, realizada en Milán en el año 2005.

El concepto de Cohesión Social surgió en el proceso de integración de la UniónEuropea. Se trataba de reducir las brechas sociales entre Estados de este continente,al tenor del colapso de la guerra fría.

Principios fundamentales como el de integración, cooperación y solidaridad, se aso-cian a este concepto. Se quiere corregir las asimetrías y contradicciones que aparecie-ron en el marco de la conformación de la Unión Europea.

Y dable es destacar que, desafortunadamente, los países de América Latina y el Caribeno hemos alcanzado ni siquiera los estándares de progreso asociados al estado debienestar. Lo que hemos tenido, en cambio, ha sido subdesarrollo, explotación, consus más aberrantes secuelas: la pobreza y el hambre.

Para alcanzar la cohesión social en nuestros países es necesario lograr la inclusiónsocial, la equidad, la justicia y la igualdad entre los seres humanos. La única cohesiónsocial posible en nuestro continente es aquella fundada en la justicia social. Y es quesi no hay justicia social, en el marco de una democracia verdadera, con aliento de pue-blo, no puede haber cohesión social.

En América Latina y el Caribe habitan más de 240 millones de pobres. De éstos, casi100 viven en condiciones de pobreza extrema. Esta calamitosa situación plantea gra-ves interrogantes no solo sobre el desarrollo, sino también sobre los derechos huma-nos básicos. Superar esta perversa situación es el verdadero desafío de este tiempo.

La Revolución Bolivariana enfrenta las seculares desigualdades e injusticias que hancaracterizado a la sociedad venezolana y construye una democracia de calidad, funda-mentada en el humanismo bolivariano. Y está dando su contribución para que todoslos países de América Latina y el Caribe superen el subdesarrollo. Ese es el sentido dela Alternativa Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América, “ALBA”.

Europa, ya se sabe, alcanzó elevados estándares de vida en el marco de un estado bien-estar y la integración fue posible con base en el carbón y el acero como pilares del cre-cimiento económico.

Para alcanzar el desarrollo de América Latina y el Caribe es necesario articular laspotencialidades de todos nuestros países. La integración energética y financiera cons-tituyen pivotes fundamentales para el desarrollo integral. A esos efectos, Venezuelacon países hermanos de nuestro continente, impulsa, entre otras iniciativas,Petrocaribe, el Gasoducto del Sur y el Banco del Sur.

Considera Venezuela que es necesario impulsar las relaciones entre América Latina y

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el Caribe y la Unión Europea. Son ingentes las posibilidades para estrechar relacionesde amistad. La integración de América Latina y el Caribe puede contribuir, a su vez, auna integración más armónica y equilibrada entre estas dos regiones.

Desde el último trimestre del año 2003, hasta principios de 2007 – y durante 14 trimes-tres sucesivos – el Producto Interno Bruto (PIB) ha crecido a un promedio de 12,6%.Cifra que representa un récord, sin precedentes, en la historia económica mundial.

La política social de la Revolución Bolivariana está orientada a garantizar la universa-lización de los derechos humanos.

Venezuela duplicó la inversión social, que se elevó de un 8,2% del PIB en 1998, cuan-do ganó la presidencia Hugo Chávez Frías; a un 15% en el año 2006.

Las Metas y Objetivos del Milenio fijadas por las Naciones Unidas, en el año 2000, secumplen en Venezuela con resonante éxito. Algunas de estas metas ya han sido alcan-zadas, aunque se haya fijado para cumplirlas el año 2015.

Según el Instituto Nacional de Estadísticas de Venezuela, para el año 1998 la pobrezaera de 43,9% y la pobreza extrema 17,1%. A partir del año 2004, la pobreza descendióen el 2006 hasta el 30,4%. Y la pobreza extrema descendió al 9,1%.

Según el PNUD, el Índice de Desarrollo Humano alcanzó un 0,69 en el año 1998 y seelevó hasta el 0,88 en el año 2006.

Y hay un dato que no quiero obviar: Venezuela fue decretada por la UNESCO territo-rio libre de analfabetismo, en octubre de 2005.

En Venezuela avanzamos hacia la cohesión social, mediante la plena vigencia de unestado de Derecho y de Justicia. Organismos internacionales como el PNUD, la UNES-CO, el UNICEF, la CEPAL, la OPS y la OMS, reconocen los espectaculares logros eco-nómicos y sociales que hemos alcanzado, en tan corto tiempo.

Felicitamos a los organizadores de este foro, que nos permite explorar el entendimien-to y la amistad entre Italia y América Latina y el Caribe.■

Luigi AngelettiSegretario generale UIL, Italia

Grazie Signor Presidente, grazie a tutti gli ospiti.

Consideriamo importante l’iniziativa del Governo italiano di discutere sul rafforza-mento della collaborazione tra l’Italia e l’America Latina. Questo continente sta viven-do infatti una fase di importante crescita economica, strettamente correlata, secondome, al consolidamento delle istituzioni democratiche in questi Paesi. Ecco perchécredo sia necessario modificare l’orientamento dell’Italia e dell’Europa nei confronti

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dell’America Latina e in questa direzione vanno costruiti e rafforzati i rapporti inmodo tale da generare una partnership strategica tra di loro. Si avverte, quindi, lanecessità di creare iniziative e mettere in atto scelte politiche in grado di affrontare erisolvere problemi comuni.

L’uomo nel corso della sua storia ha attraversato fasi di crescita e di evoluzione. Laglobalizzazione è una di queste fasi, e come ogni novità, presenta alcuni rischi maanche grandi opportunità. Ad esempio, proprio grazie alla globalizzazione è possibiledistribuire le grandi quantità di risorse prodotte da un alto livello di crescita economi-ca ad un numero di persone sempre maggiore.

A tal proposito, il tema della coesione sociale non rappresenta soltanto una questionepolitica, né costituisce mero obiettivo della politica sociale dei singoli Paesi e delleOrganizzazioni Sindacali. La questione sociale si configura come strumento fonda-mentale nelle mani degli Stati, per rafforzare e sostenere la crescita economica.

Infatti, solo le società caratterizzate da una sufficiente coesione sociale si configuranocome società altamente competitive. All’interno di queste, solo se i cittadini sentonoche prendono parte delle scelte economiche, politiche e sociali del Paese la crescita elo sviluppo si trasformano positivamente raggiungendo standard di elevata qualità.

Le trasformazioni e le innovazioni tecnologiche sono sicuramente mezzi di sviluppo eprogresso, ma lo strumento fondamentale che consente ad uno Stato di crescere ancheeconomicamente è la risorsa umana. È necessario puntare quindi sulla professionali-tà, sulla conoscenza e sulla capacità dei singoli di produrre beni e servizi in gradoanche di migliorare la qualità della vita degli individui. Pertanto i temi della povertà,della riduzione della fame e della miseria nel mondo non costituiscono sterili idealietici o morali, ma rappresentano per noi una vera scommessa: la scommessa di affron-tare il tema dello sviluppo economico a livello mondiale ed evitare tutti i rischi e i peri-coli che si presentano sullo scenario internazionale. Io credo sia necessario un approc-cio concreto. É giunta l’ora di mettere in atto iniziative tangibili e proposte mirate.

L’Italia e tutta l’Europa hanno un grande dovere nei confronti dell’intero pianeta.L’imperativo categorico, che si impone nella discussione e nel dialogo tra i paesi mem-bri, riguarda una chiara scelta di prospettiva, che obblighi gli Stati ad inserire, nelladiscussione dei trattati sul libero scambio, clausole che abbiano come scopo priorita-rio la salvaguardia dei diritti sociali e sindacali, la riduzione drastica del dumpingsociale, l’uso e la difesa intelligente dell’ambiente. In questo macro contesto i sindaca-ti possono mettere in campo micro iniziative fattive, concrete e decisive.

Credo perciò sia indispensabile puntare sulla costruzione di un vero dialogo sociale erilanciare la cooperazione internazionale e sociale tra l’Italia e i Paesi dell’AmericaLatina. Sono sempre minori le risorse che il Governo italiano destina alla cooperazio-ne ed è proprio in questa occasione che vorremmo fornire alcuni suggerimenti. La coo-perazione internazionale deve promuovere non soltanto attività legate all’aiuto socia-le e all’assistenza economica, ma deve strutturarsi attraverso azioni di collaborazionee sostegno alla cooperazione tra i Paesi. È necessario fornire un contributo mirato alla

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creazione di progetti che uniscano energie, risorse umane e intellettuali, studiare edelaborare programmi condivisi, lavorare insieme per un obiettivo comune. Creare unterreno fertile che dia la possibilità di collaborare insieme per realizzare uno svilupporeale ed una crescita economica concreta.

Siamo dell’idea che la costruzione di rapporti saldi, fondati su una partnership strate-gica che unisca i propri sforzi e le proprie energie, sia la base per un progresso stabilee generalizzato.

Credo, infine, che l’Italia abbia un obbligo sociale e morale nei confronti dei Paesidell’America Latina, Paesi nei quali molti nostri connazionali hanno raggiunto, purpassando attraverso il duro percorso migratorio, importanti risultati. Ecco perché lapolitica estera italiana ha un’importante responsabilità e il dovere di costruire rappor-ti concreti con questi Paesi. Il supporto e l’aiuto reciproco forniscono le basi per unprogetto comune. È indispensabile lavorare insieme per costruire rapporti solidi epuntare su una cooperazione paritaria.

Molti sostengono che sia necessario condividere le nostre radici, noi siamo convintiche la condivisione riguardi il nostro futuro.

Vi ringrazio. ■

David Choquehuanca CéspedesMinistro de Relaciones Exteriores de la República de Bolivia

Hermanas y hermanos.

Amigas y amigos.

Felicito a los organizadores de esta Conferencia, porque ésta es un espacio dondepodemos construir alternativas frente a diversos problemas, de manera conjunta y conla participación de todos, como siempre hemos hecho en nuestras comunidades.

Estamos hoy en tiempos de crisis, hablamos de varias crisis: de crisis alimentaria, decrisis del planeta, de crisis energética, de crisis institucional, de crisis de valores deesta sociedad occidental. Hablamos también del cambio climático, de pobreza, desin-tegración y asimetrías.

Estamos también en tiempos de cambios fundamentales, estamos en tiempos de gran-des desafíos. Y tenemos la oportunidad de poder participar en este tipo de eventos,donde podamos encarar entre todos y construir – repito – de manera conjunta, pro-puestas que nos puedan ayudar a salir de estas crisis.

Una de estas propuestas es la cohesión social, sobre la cual nos está reuniendo hoy día.Esta propuesta habla en forma integral de la lucha contra la pobreza y busca una socie-dad donde estemos unidos todas y todos.

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Sin embargo, el cambio climático, estas distintas crisis y asimetrías, todo esto es resul-tado del modelo de desarrollo implementado por la sociedad occidental, modelo queha generado grandes desequilibrios, no solamente entre las personas sino entre elhombre y la naturaleza.

Este modelo de desarrollo está ahora en cuestión, porque buscando el “vivir mejor” halogrado que unas personas vivan mejor que otras, ha logrado que regiones vivan mejorque otras regiones y que continentes estén mejor que otros continentes.

Frente a estas crisis, estamos en Bolivia impulsando otra forma de vida, una vida queno busca el “vivir mejor” sino el Vivir Bien. No es igual vivir mejor que vivir bien: men-tir no es vivir bien, no trabajar no es vivir bien, atentar contra la naturaleza no es vivirbien, explotar al prójimo no es vivir bien.

Nosotros en nuestras comunidades no buscamos el vivir mejor, es más: no queremosque nadie viva mejor. Simplemente buscamos un Vivir Bien. Para lograr el Vivir Bienen nuestras comunidades, nos servimos de la Energía Comunal, que es el motor parala construcción del Vivir Bien. La Energía Comunal nos da la posibilidad de volver a lacomunidad, volver al camino de la complementariedad, volver al camino del equilibriono solamente entre las personas sino entre el hombre y la naturaleza.

Por tanto, más que hablar de cohesión social, voy a hablar hoy de la Energía Comunal,energía social que va más allá de la cohesión social, que va más allá de la libertad, másallá de la justicia, más allá de la democracia.

En la palabra “democracia” existe todavía la palabra “sometimiento” y someter al pró-jimo no es vivir bien. Posiblemente someter al prójimo te permita vivir mejor o explo-tar al prójimo te permita vivir mejor, o atentar contra la naturaleza te permita vivirmejor. Nosotros no queremos eso.

Lo que queremos, lo que buscamos es un vivir bien, por eso en nuestras comunidadesnuestra lucha va más allá de la democracia. No estamos contra la democracia, quere-mos profundizar la democracia. Queremos democratizar, pero queremos que las cosasse resuelvan mediante el consenso como lo hacemos los indígenas. Es muy importan-te para nosotros, que cada uno pueda tener la misma oportunidad de ser escuchado.Todos tenemos que convencernos y ponernos de acuerdo con la participación detodos, no mediante el voto.

La lucha de los pueblos indígenas va más allá de la búsqueda de la justicia social.Cuando hablamos de justicia social, todavía es excluyente, está en función solamentedel hombre. Nosotros buscamos el equilibrio en vez de justicia. Más, no buscamos unasociedad equilibrada, sino buscamos una vida equilibrada.

Así mismo, no buscamos nosotros la libertad, nuestra lucha va más allá de la libertad.En la comunidad nadie tiene que ser libre, nadie tiene que sentirse libre. El abuelo secomplementa con el niño, la mujer se complementa con el hombre y el hombre secomplementa con la naturaleza. Todos nosotros somos hermanos, por eso la lucha delos pueblos indígenas va más allá de la libertad.

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Queremos no solamente una sociedad complementaria sino buscamos una vida com-plementaria. Creemos que estos valores, que estas prácticas, estos códigos, que lapuesta en práctica de la Energía Comunal, pueden aportar a la discusión cuandohablamos de cohesión social.

Hasta ahora este modelo de desarrollo a nosotros nos ha enseñado dos caminos: uncamino que va por el lado del socialismo y otro camino que va por el lado del capita-lismo. Para el capitalismo lo más importante es la plata, la obtención de la plusvalía.Nosotros no estamos de acuerdo con eso. Y para el socialismo lo más importante es elhombre, el socialismo busca la satisfacción de las necesidades cada vez más crecien-tes, tanto materiales como espirituales del hombre. Estamos de acuerdo. Pero la luchade los pueblos indígenas va más allá del capitalismo, del socialismo. Para el capitalis-mo lo más importante es la plata, la obtención de la plusvalía, para el socialismo lomás importante es el hombre.

Para nosotros los pueblos indígenas, lo más importante no es la plata, lo más impor-tante no es el hombre; para nosotros, lo más importante es la vida. Tenemos que dejarde pensar solamente en los seres humanos.

La Energía Comunal se desenvuelve en la Cultura de la Vida, donde las mujeres y loshombres no convivimos sólo con nuestros congéneres, sino con todo lo que nos rodea.Para nosotros un árbol es nuestro hermano, las piedras, los ríos, el viento, las estre-llas, las aves, el rocío, el puma, son nuestros hermanos. Somos parte de la naturaleza.Somos todos y todas crías de la Madre Naturaleza.

Vivimos en las faldas de nuestra madre tierra, ella nos da de comer, nos da vida, ves-tidos y techo. Todos nosotros, la planta, los animales, los seres humanos, nos alimen-tamos de la leche de la madre tierra, que es el agua. Dependemos de ella, y ella depen-de de nosotros. Lo que pasa a la tierra pasa también a los hijos de la tierra.

Nosotros no solamente tenemos que buscar la cohesión de las personas, sino nuestrasluchas tienen que ir más allá de eso. Más allá de buscar la cohesión social, nos toca for-talecer la Energía Comunal:

• trabajando por una vida armónica en nuestras comunidades y con la MadreNaturaleza, compartiendo, cantando, bailando, más que soñar con el “desarrollo”en el mercado libre;

• decidiendo nosotros mismos juntos en la comunidad de manera soberana qué,cuánto y cómo producir, más que dejar que el mercado, como un nuevo patrón, noslo decida;

• haciendo nuestra propia educación a partir del aprendizaje que siempre hemosdado a nuestros niños en nuestras comunidades, aprendizaje comunal para crearenergía comunal;

• haciendo nuestra propia salud a partir de cómo siempre nos hemos mantenidosanos, donde nuestro alimento es nuestra medicina.

Muchas gracias. ■

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Juan Velásquez QuispePresidente dell’Associazione di migranti andini “Juntos por los Andes”, Italia

“Cada mañana, miles de personas reanudan la búsqueda desesperada de un traba-jo”... “Son los excluidos, los que quedan fuera de la sociedad porque sobran. Ya no sedice que son “los de abajo” sino “los de afuera”... “Y estos hombres que diariamenteson echados afuera, como de la borda de un barco en el océano, son una inmensamayoría”. Creemos, junto a las percepciones del gran Ernesto Sábato, que las migra-ciones latinoamericanas en Italia están atravesando por una nueva situación de emer-gencia y que la gran oportunidad que nos brinda esta conferencia nos permitirá llegardirectamente a nuestros gobernantes, para hacerles llegar la voz de los que por muchotiempo no hemos tenido voz.

No hablaré tanto de cifras, hay estudiosos que ya las han señalado, mas sí les hablaréde vivencias. Nunca como hoy los inmigrantes latinoamericanos vemos con claridad elproceso de globalización y sus grandes limitaciones. Sabemos muy bien que noshemos constituido en una fuerza económica sin precedentes, el 2006 hemos enviadodivisas por más de 50 mil millones de dólares a nuestros países de origen, según cifrasdel BID; pero también somos una inmensa fuerza social que aún viene amalgamándo-se, en la perspectiva de hacer valer nuestros derechos fundamentales como ciudada-nos de primer orden, que aún no son reconocidos pero que tarde o temprano lograre-mos ejercitar. Aquí trabajamos y nos esforzamos por sacar adelante nuestras familias;aquí pagamos nuestros impuestos y sostenemos también el erario público; aquí crecennuestros hijos, quienes aprenden a ser italianos; aquí hemos aprendido “questa bellaforma di esprimerci” (esta bella forma de expresarnos), también sus costumbres y laidiosincracia de este país que hemos aprendido a querer.

Quiero precisar el gran rol que tienen nuestras mujeres migrantes, representan másde la mitad de nuestra población latinoamericana en el exterior, y en general han sidoellas las pioneras del proceso migratorio, son ellas las que sostienen con mayor regu-laridad el envío de las remesas y son ellas las que principalmente promueven la reuni-ficación familiar. En la mayoría de los casos son ellas las que han decidido hacer de suexperiencia migratoria un hecho definitivo, por lo que sacrifican su vida presente porel sueño de traer aqui a sus hijos y familias, en aras de brindarles un mejor futuro,aquél que les ha sido negado en nuestros países de origen.

En estos años de convivencia con Europa los latinoamericanos nos hemos transforma-do de hecho en difusores de culturas diversas. Trajimos a Italia nuestra forma de ser,nuestras fiestas, nuestras comidas, nuestro folklore, nuestra identidad; pero al mismotiempo somos nuevos embajadores de la cultura italiana, pues llevamos con nosotrospor doquier su idioma, sus vivencias y sus costumbres. Lo hacemos cada vez que sali-mos del país, cuando regresamos a nuestros países de origen o simplemente cuandonos comunicamos con nuestros familiares y amigos, a través de las diversas tecnolo-gías de la comunicación hoy existentes.

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Esta gran presencia cualitativa y cuantitativa de nuestra gente a nivel transnacional,aún no ha llevado a esfuerzos concretos de insertar este proceso de gran valor culturaly económico a políticas económicas y sociales innovadoras desde la propia Italia ydesde nuestros países latinoamericanos. Nosotros no pedimos ser beneficiarios derecursos pues hemos aprendido a generarlos con nuestro propio esfuerzo, lo que pedi-mos es la oportunidad de ser considerados, al fin, actores protagónicos del desarrollo.En la práctica ya lo somos, solo que deseamos pasar de la importancia informal quetenemos a aquella importancia formal, para seguir contribuyendo de forma construc-tiva en la perspectiva de dismunir la pobreza en nuestros países de origen y ayudar asustentar el relanzamiento económico de Italia.

Para ello ha nacido Juntos por los Andes, para ser un interlocutor válido de los nue-vos procesos migratorios en Europa. Se trata de un consorcio de 20 asociaciones deinmigrantes latinoamericanos, que han decidido unirse dando prioridad en un primermomento a las migraciones provenientes del área andina. Según el Instituto deEstadística italiano los andinos aquí somos 238,882 personas. Esta vital presenciaandina en Italia nos ha instado a generar un mecanismo de trabajo conjunto entre lasasociaciones constiutidas por ciudadanos provenientes de Colombia, Bolivia, Ecuadory Perú como primer paso de unidad.

Hemos logrado establecer los vínculos para trabajar de forma coordinada en favor dela consolidación de nuestras propias organizaciones y en favor de proyectos de solida-ridad en los 4 países andinos. Nos hemos venido reuniendo de forma constante, gra-cias al apoyo del CeSPI y de la SID, quiénes han creído en esta experiencia integrado-ra de nuestros pueblos desde la diáspora.

En la actualidad nos encontramos abocados en una campaña de recolección de fondospara financiar 4 proyectos de ayuda a la niñez en dificultad: uno en Bolivia, otro enEcuador, en Colombia y otro en Perú. Estamos en plena venta de una rifa que culmi-nará el próximo mes de noviembre. Los recursos que captaremos para estos proyectoslos multiplicaremos por 5, a través de socios privados o públicos que contribuirán cadauno con igual cantidad de recursos que nosotros juntemos. A este proceso le hemosdenominado Fondo Italo Andino de Solidaridad 4 + 1. Dejamos abierta aquí, delantede todos Uds., la invitación para participar en esta noble causa y así podamos deno-minarnos 7, 8 o quizás, ¿por qué no?: 10+1.

Este esfuerzo colectivo apunta al hecho de ejercitar nuestro papel de nuevos y eficien-tes agentes para la cooperación internacional, pues somos verdaderos facilitadores enlos procesos de inserción de nuestros territorios de origen en el mercado europeo ymundial. Nuestra red se ha propuesto crear todas las alianzas posibles, sea con nues-tros gobiernos aquí presentes, con las entidades multilaterales, con la empresa priva-da, con la sociedad civil y con los ciudadanos en general.

Todo esto comporta pasar de un momento de exclusión a una nueva etapa de inclu-sión de los ciudadanos migrantes. Donde la participación y el ejercicio de nuestra ciu-dadanía no sea vista solo como un obstáculo o un problema de seguridad interna paranuestros gobernantes italianos; pero tampoco deseamos ser vistos como proveedores

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de remesas o simples clientes de bancos o aseguradoras para los gobernantes o empre-sarios de nuestros países de origen. Queremos ser considerados por aquéllo quesomos: una nueva oportunidad para el desarrollo de nuestros países latinoamericanosy una palanca de relanzamiento de la economía italiana y europea.

Juntos por los Andes es también una gran oportunidad para demostrar que la integra-ción de nuestras naciones es posible, y que las migraciones internacionales traen estabuena noticia. Nuestras diferencias se relativizan al transformarnos en migrantes ynuestras fronteras demuestran lo artificiales que son, ya que al estar aquí enfrentamosnuevos problemas comunes como la falta de oportunidades, la exclusión, la falta decasa, la xenofobia, etc. Llevando a la práctica esta premisa estamos trabajando deforma que los recursos económicos obtenidos sean destinados en forma equitativa alos 4 proyectos mencionados, indistintamente si una u otra comunidad habrá tenidomayor o menor éxito en la campaña de recolección de fondos.

Finalmente, Juntos por los Andes es una experiencia ciudadana impulsada por ciuda-danos. Y aspiramos a que siga siendo así. Como un conjunto de asociaciones de inmi-grantes obstinados en reforzar la sociedad civil italiana y la sociedad civil de nuestrospaíses de origen. Quizás los que constituyamos Juntos por los Andes no seamos lasorganizaciones más grandes, pero sin duda somos las asociaciones más activas y diná-micas en la perspectiva de generar canales de eficientes e innovadores en favor de unanueva percepción de las migraciones andinas y latinoamericanas en Italia.

Por todo ello es que somos una experiencia abierta a otras organizaciones de inmi-grantes latinoamericanos en Europa, para hacer de Juntos por los Andes una realidadcada vez más sólida y consolidada en el transcurrir del tiempo. Sólo así podremos sen-tirnos, en pleno siglo XXI y en el corazón de Occidente, herederos de los antiguos ymilenarios principios de solidaridad y universalidad que tuvieron nuestras poblacio-nes precolombinas. ■

Laura CiacciResponsabile del programma di cooperazione internazionale del WWF Italia, rap-presentante del CINI (Coordinamento Italiano Network Internazionali), Italia

La visione complessiva che abbiamo nel nostro operare in America Latina come net-work internazionali della società civile (a partire dal WWF, ma oggi sono qui anche inrappresentanza delle altre organizzazioni internazionali in Italia: Action Aid, Amref,Save the Children, Terres des Hommes e VIS) è un sistema ecologicamente sano chedia il suo contributo ambientale e culturale alla popolazioni locali, ai Paesi che lo com-pongono e al mondo nell’ambito di un framework di equità sociale, sviluppo economi-co inclusivo e responsabilità globale.

Sono di cruciale importanza, per l’integrazione latinoamericana, i piani regionali di

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integrazione PPP (Plan Puebla-Panama) e in particolare IIRSA (Initiative for theRegional Infrastructure Integration of South America), supportati entrambi dalla BID,il cui Presidente presiede questa sessione.

Questi piani dovrebbero proprio portare all’integrazione fisica e territoriale, ma acausa della loro attuale visione e obiettivo, limitati allo sviluppo delle infrastrutture ea scenari, non porteranno alla coesione sociale. Al contrario, rischiano di portare alladisintegrazione e al degrado sociale ed ambientale. Questo accadrà specialmente nellearee transfrontaliere, quelle più adatte ai piani di integrazione territoriale e allo stes-so tempo quelle in cui le pubbliche istituzioni e le organizzazioni della società civilesono meno preparate ad affrontare le sfide indotte da questi piani di integrazione. È ilcaso dell’ecoregione del Sud-Ovest dell’Amazzonia, conosciuta nel contesto dell’IIRSAcome la piattaforma Perù-Brasile-Bolivia, in cui gli investimenti territoriali sono rile-vanti: rappresentano quasi un terzo dell’intero portafoglio IIRSA, quasi lo stessoammontare previsto per la più sviluppata regione sub-continentale rappresentatadalla piattaforma Mercosur-Cile.

Alcuni degli investimenti più rilevanti a livello di infrastrutture in Sud America sonopianificati per il Sud-Ovest dell’Amazzonia: 1 miliardo di dollari di investimento nellastrada Interoceanica che si sta rapidamente implementando per connettere lo Stato diAcre in Brasile con i Dipartimenti di Cusco e Puno in Perù e da qui ai porti peruvianinel Pacifico; 10 miliardi di dollari nel progetto che porterà con un complesso di dighealla produzione idroelettrica di 6.450 MW sul fiume Madeira, conosciuto come digheMadeira.

Il partenariato pubblico-privato per la strada Interoceanica fu lanciato e approvato inun tempo record con il supporto del CAF (Corporación Andina de Fomento), di ban-che private e del governo brasiliano, attraverso il suo programma per l’esportazione diservizi (PROEX). Come parte del pacchetto finanziario, il Governo del Perù e il CAF sisono accordati per sostenere congiuntamente un programma di 17 milioni di dollariper mitigare gli impatti indotti dallo sviluppo della strada. È l’equivalente dell’1,7%dell’investimento infrastrutturale e non riguarda i temi sociali o urbani. Mentre lastrada si sta rapidamente realizzando con alcune inaugurazioni già pianificate que-st’anno, il programma per mitigare gli impatti è partito solo recentemente, a causadella complessità delle istituzioni a livello nazionale e sub-regionale che dovrebberoessere coinvolte per cooperare.

Le autorità brasiliane hanno recentemente dato la licenza ambientale preliminare perle dighe Madeira (Santo Antonio e Jirau), ammettendo la sua fattibilità sociale eambientale, nonostante molte questioni e temi critici siano rimasti senza risposta onon chiaramente spiegati. Il progetto è adesso programmato per un processo di offer-ta aperta per la concessione coinvolgendo interessi pubblici e privati. Una delle criti-che ricorrenti dell’assessment sull’impatto ambientale, inclusa in una nota tecnicapreparata dal team inizialmente responsabile dell’analisi della proposta, era la sualimitazione al territorio brasiliano senza considerare l’intero bacino, che coinvolge iterritori peruviani e boliviani, come uno si aspetterebbe da un progetto tecnicamente

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ben preparato, che è invece parte fondante di un’iniziativa di integrazione. Questo èparticolarmente importante considerando che uno dei siti per le dighe (Jirau) è a 80km dalla Bolivia.

Ad oggi l’unica preoccupazione dei promotori sembrerebbe quella di stringere accor-di con le 3.000 persone che sarebbero direttamente coinvolte dalla costruzione, attra-verso una negoziazione diretta con loro. La maggioranza di essi, alcuni parte di comu-nità indigene, dipendono per la propria sussistenza dal fiume, nessuno di essi ha dirit-ti terrieri documentati e pochi di essi o addirittura nessuno è preparato a negoziarecon grandi aziende. Alcuni promotori hanno anche menzionato il proprio desiderio disviluppare un programma per ridurre gli impatti, equivalente all’1,5% degli investi-menti infrastrutturali. Vi è l’aspettativa che centinaia di migliaia di persone sianoattratte dalla costruzione di queste grandi dighe a Porto Velho (capitale dello Stato diRondonia), la più grande città vicino ai siti delle dighe. Il deficit sociale della città è giàimpressionante: il 60% dei suoi 270.000 abitanti non ha accesso all’acqua potabile esolo il 10% di essi ha accesso ai sistemi di trattamento delle acque reflue.

Insomma, fino a quando i progetti di integrazione territoriale non prenderanno inconto lo sviluppo sociale e ambientale come prerequisito per promuovere una sanaintegrazione territoriale, essi non promuoveranno la coesione sociale.

Come possono fare meglio gli stakeholders dei piani di integrazione territoriale?

Gli sviluppi a livello politico sono molto visibili e recenti, ma la loro implementazionee il loro impatto sul terreno devono essere verificati.

La questione non è se i governi e le banche, in particolare le banche regionali di svi-luppo, debbano indirizzarsi agli ambiti di sviluppo sostenibile dei progetti che sosten-gono e quali tipi di standard dovrebbero applicare ma piuttosto come li stanno imple-mentando, specialmente nel caso di impatti indiretti e a lungo termine delle azioni diintegrazione. Questi impatti indiretti non sono sempre individuati, così non sono pro-priamente inseriti nei primi passi di un ciclo di progetto, portando al rischio di crearecambiamenti nel lungo termine e qualche volta irreversibili che causano degradoambientale ed esclusione sociale. Tutto ciò è particolarmente rilevante nelle iniziativedi integrazione regionale multinazionale come IIRSA e PPP.

Per finire, confrontate la dimensione e la limitatezza degli investimenti sociali eambientali pianificati per i progetti di integrazione menzionati con una situazionereale a livello sub-nazionale. Abbiamo preso come esempio lo Stato di Acre e il suopiano strategico 2007-2010. guardate nell’illustrazione la varietà di azioni pianificatelungo il progetto di sviluppo della strada, che taglia trasversalmente la frontiera eco-nomica dello Stato (fig. 1).

In termini di cifre, dall’1,2 miliardi di dollari previsti per 4 anni, le infrastrutture sonola principale componente del piano e rappresentano il 60% del totale degli investi-menti, mentre gli investimenti sociali, produttivi, ambientali e istituzionali rientranonel rimanente 40%.

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Se si analizza anche il budget 2006 realizzato nel suo vicino boliviano, il Dipartimentodi Pando, si vede che gli investimenti infrastrutturali rappresentano circa il 54% degliinvestimenti totali nella regione.

È anche vero che molti investimenti sono già stati fatti in entrambe le regioni per svi-luppare l’organizzazione sociale locale e migliorare la partecipazione della società civi-le nelle decisioni che influenzeranno il loro futuro, ma non riusciremo a promuoverearmoniosamente l’integrazione territoriale e la coesione sociale senza dare prioritàalle voci e ai bisogni locali. Le azioni devono essere integrate sul terreno e, fin dall’ini-zio, gli investimenti sociali e istituzionali devono essere fatti per garantire il capitalesociale e i valori culturali delle comunità locali.

Proponiamo all’Italia e all’Europa la nostra esperienza di lavoro, che come parte inte-grante della società civile organizzata lavora ormai su una piattaforma che mette insie-me società civile locale e dei paesi partner come l’Italia, che spinge governi e istituzio-ni sia player che partner a passare da programmi basati su paesi, a strategie a livellodi bacino o bioma in cui provare a superare le linee politiche e focalizzare le sfide e leopportunità più importanti. Questo modo di sviluppare le attività è intimamente lega-to alla coesione sociale e territoriale.

Il sostegno dell’Europa alla nuova Banca Latino-americana che vuole bilanciare laBanca Mondiale e l’impegno dei Paesi europei ad esempio nel rafforzare nuove istitu-

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Figura 1

zioni come l’ACTO (Amazon Cooperation Treaty Organization), che per noi sono unpasso verso la giusta direzione per come si sta strutturando, sono contributi strategi-ci e concreti che si possono dare. Uno dei contributi dell’Italia dovrebbe focalizzarsinell’ottenere impegni dai principali stakeholders per concepire i progetti di integra-zione in modo sostenibile e basati sullo sviluppo di pratiche di gestione sostenibiledelle risorse per dimostrare che esistono alternative di sviluppo economico compati-bili con le istanze sociali e ambientali. Dato che i governi necessitano di finanziamen-ti bancari per tali progetti di sviluppo, lo sforzo del partenariato internazionaledovrebbe essere rivolto ad assicurare che le “migliori pratiche” siano sistematicamen-te onorate e implementate dagli investimenti bancari, costituendone un valore com-petitivo. Quindi, nell’ambito del processo IIRSA, si dovrebbe lavorare insieme percreare un gruppo di lavoro che sviluppi un framework comune per gli strumenti diverifica ambientale e sociale che includano tutti gli assessment per i progetti infra-strutturali. Sarebbe un framework per costruire una buona guida pratica che promuo-va la convergenza di requisiti, processi e pratiche istituzionali dei progetti sia del set-tore pubblico che privato. Faciliterebbe una veloce identificazione dei rischi, la valuta-zione e il monitoraggio degli impatti e renderebbe possibile aumentare trasparenza ecollaborazione a livello regionale tra istituzioni, governi e società civile.

Sergio Marelli Presidente Associazione ONG Italiane

L’America Latina è stata sempre descritta come un “blocco” che presenta notevoliomogeneità, anche dopo la nascita delle repubbliche indipendenti. Il primo “respon-sabile” di questa visione approssimativa della complessità latinoamericana è statoMichel Chevalier. Un intellettuale francese della metà dell’800, il quale teorizzaval’esistenza di un’America “Latina”, formata da cattolici e appunto “latini”, come i fran-cesi, che si contrapponeva all’America anglosassone e protestante del Nord e con laquale non avrebbe mai potuto intraprendere un cammino comune. La teoria della“latinité” americana divenne presto base ideologica.

La realtà indigena, afroamericana, del meticciato, dell’immigrazione europea recente,miscelate in luoghi, tempi e percentuali diverse si confondono in un grande e omoge-neo “mondo latino”, alla periferia dell’Occidente.

La miglior chiave d’interpretazione della realtà americana (tutta), rimane quella delgrande antropologo brasiliano Darcy Ribeiro che descrisse negli anni ‘60 tre Americhein base alla composizione dei loro popoli: l’America dei popoli “testimoni”, cioè queipaesi dove la componente indigena continuava ad essere determinante (Perù, Bolivia,Guatemala, Ecuador), quella dei popoli “nuovi”, le grandi fucine etniche dove nacque-ro nuove aggregazioni socio-culturali dall’incrocio tra europei e indigeni (Messico,Paraguay, Nicaragua, Colombia, in parte Cile, Honduras, Salvador, Nicaragua, ecc.) o

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tra europei e africani (Caraibi, Venezuela, centro-nord del Brasile) e infine quella deipopoli “trapiantati”, cioè i paesi che in base ad un progetto migratorio di fine ‘800 sipopolarono quasi esclusivamente di immigrati europei (USA, Canada, Argentina,Uruguay, Sud del Brasile, in parte Cile e Costa Rica).

Oggi però questa visione antropologica non basta.

L’America Latina odierna, e soprattutto l’impegno per una maggior inclusione socialenel continente, vanno ripensate anche in base a due ulteriori parametri: il progetto di“nazione” (cioè come si immagina e si costruisce un proprio profilo originale unitario)e l’inserimento nel sistema di relazioni politiche ed economiche mondiali.

I Paesi più importanti della regione, dal punto di vista demografico ed economico(Messico, Brasile, Argentina, Venezuela, Colombia, Cile), hanno progetti diversi,anche se talvolta coincidenti, e si rapportano con il resto del mondo singolarmente inbase al proprio profilo di nazione.

Ai due estremi il Messico, che ha scelto l’associazione esclusiva con gli Stati Uniti e ilBrasile, che vuole invece giocare un ruolo di potenza mondiale cercando alleati inAfrica e Asia, e cercando di costruire una comunità sudamericana attorno a sé.

L’America Latina del 2007 è in continua evoluzione sul piano politico, su quello eco-nomico ma rimane marginale dal punto di vista economico sul piano mondiale. Il suoaggancio alla globalizzazione passa prevalentemente dall’export di comodities agrico-le e di prodotti minerari che non garantiscono occupazione né benessere diffuso.

L’America Latina è anche una regione con problemi sociali sempre più urgenti chedeterminano l’aumento dell’insicurezza, diventata ormai il primo problema percepitodai cittadini.

Periferie urbane fuori controllo, o sotto il controllo dei cartelli della droga e delle bandegiovanili, ma anche zone “senza stato”, come una vasta porzione della Colombia, lefrontiere amazzoniche, le zone andine della Bolivia, Haiti, le foreste paraguayane.

La richiesta corale di “mano dura” contro il crimine, che molto spesso in America Latinavuol dire aumento della violenza e delle violazioni dei diritti umani, si moltiplica.

Il preoccupante aumento dell’informalità nel lavoro (ormai oltre il 50% degli occupa-ti), che non genera risorse per la copertura sanitaria e pensionistica del lavoratorestesso, dimostra che non sempre crescita economica si declina in migliori condizionidi vita.

Il crollo dell’educazione, anche di base, in un mondo dove sono sempre più importan-ti la conoscenza delle lingue e delle nuove tecnologie, relega i latinoamericani a unruolo marginale nei processi globali.

Le avvisaglie di rivolta indigenista in Perù, Bolivia, Ecuador, Messico e la crescita e itentativi separatisti di specificità etniche o territoriali, come nell’Oriente boliviano, nelSud del Brasile, nella sponda caraibica del Centroamerica, in Chiapas (Messico), pon-gono le basi per conflitti interni di carattere nuovo rispetto a quelli del passato.

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Per questo consideriamo come la grande sfida latinoamericana resti quella di saperconiugare democrazia e mercato con una nuova stagione di diritti e soprattutto diopportunità per la popolazione fino ad ora esclusa.

Una sfida che ha un bisogno disperato di un “sogno”, di un progetto realistico per ilsuo futuro, di ritagliarsi un proprio profilo nello scenario globalizzato.

Quali possono essere le basi sulle quali costruire una strategia per vincerla?

In primo luogo le potenzialità delle sue risorse naturali (sia come produttore di mate-rie prime, sia come luogo turistico), ma cultura identificabile e riconosciuta interna-zionalmente, la sua popolazione, per lo più giovane, l’adesione di massima ai valoridemocrazia, rispetto dei diritti umani, parità tra i sessi, laicità dello stato. E infine,anche se come detto ci sono diversi motivi di preoccupazione, la mancanza di grandiconflitti dalle dimensioni di quelli che insanguinano l’Africa o il Medio Oriente.

Il punto di partenza non può che essere la creazione di un mercato comune allargatoall’intero del Sud America, che cerchi alleanze in chiave Sud-Sud, ma che anche siamesso in condizione di esercitare quel poco di sano protezionismo peraltro già utilizzatonella creazione e nel consolidamento dei mercati europeo, giapponese o statunitense.

Poi, altrettanto necessario, la ripresa di alleanze internazionali nelle quali il nostroPaese può giocare un ruolo di primo piano.

Dopo la Spagna, il paese europeo con maggiore interessi concreti e potenziali inAmerica Latina è l’Italia. Alla presenza centenaria di gruppi industriali italiani in SudAmerica (Pirelli, Fiat, Branca, ENI) si sono aggiunti negli ultimi anni altre grandi real-tà produttive come Benetton, Camuzzi, Liquigas, Zanon.

L’Italia ha, insieme alla Spagna, la più grande comunità immigrata residente inAmerica Latina, con la quale si sono recentemente rinforzati i legami grazie alla leggesul voto all’estero. Inoltre il nostro Paese ospita una significativa presenza di comuni-tà di immigrati dal continente latino-americano, sempre più risorsa da valorizzare. Mal’Italia non c’è, malgrado possa offrire almeno in via teorica molto di più della Spagna,in quanto membro del G8, del gruppo di fondatori dell’UE e del suo peso relativo nelFMI. Tra i paesi europei, l’Italia è forse quello che raccoglie più “simpatie” presso lapopolazione latinoamericana, anche se gli investimenti fatti per diffondere la sua cul-tura sono stati quasi nulli.

Ci sembra ancora difficile poter rintracciare con chiarezza una politica organicadell’Italia nei confronti dell’America Latina.

Ma ci sono alcuni punti fermi sui quali pensiamo si possa impostarla.

Il primo riguarda proprio il legame di “sangue”, che va rinnovato con investimentimirati in ambito culturale: l’apprendimento della lingua, lo scambio di artisti e,soprattutto, una televisione pubblica per gli italiani all’estero valida e di qualità (RAIInternational, trasmessa via cavo in tutta l’America Latina è una occasione sprecata,per non dire una vergogna. Ore e ore di quiz e di reality show, inframmezzati dal salot-to di Vespa e dalle partite di calcio).

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Il secondo aspetto riguarda il raggiungimento di un accordo commerciale con l’UE.L’Italia dovrebbe far sentire la sua voce in capitolo, spostando l’asse franco-tedescoprotezionista, a favore di una formula intermedia che almeno permetta di riaprire ilnegoziato con il Mercosur. L’Italia ha poco da perdere in questo campo e molto daguadagnare nel suo rapporto con il Sud America.

La terza azione riguarda un livello più politico. L’Italia potrebbe “consultarsi” con ungruppo selezionato di paesi latinoamericani (in base alla presenza di italiani ad esem-pio) prima dei vertice del G8, cosa che la Spagna non può fare, ponendo le basi per unacomunità “italo-latinoamericana”. Comunità che potrebbe diventare strategica, perl’Italia, nell’odierna economia globalizzata.

La quarta, infine, una politica di cooperazione allo sviluppo dotata di risorse finanzia-rie adeguate e di qualità.

Alle indicazioni più generali che dovranno considerare come prioritari gli interventiper garantire:

❏ sicurezza alimentare, diritti umani, coesione sociale, inserimento merci e servisui mercati nordamericani (agevolati da accordi esistenti) in particolare per iPaesi dell’America Centrale-Caraibi:

❏ formazione, agricoltura familiare, sostegno delle “eccellenze”, inserimento mer-cati internazionali soprattutto per l’area del Sud America

❏ Inclusione sociale, occupazione e lavoro dignitoso, sviluppo dei biocombustibiliper uso agricolo locale (bandendo le coltivazioni estensive per il mercato inter-nazionale), misure di agevolazione per veicolare verso progetti di sviluppo lerimesse degli immigrati, sviluppo di una attività di turismo responsabile e dicommercio equo e solidale, tutela della biodiversità

Vogliamo qui aggiungere, seppur in forma di accenni, alcune linee progettuali chepotranno orientare un rinnovato impegno di cooperazione per il nostro Paese:

• Definire politiche regionali e priorità di conseguenza (Centroamerica, PaesiAndini, Mercosur, Caraibi, ecc.) in base agli equilibri locali e internazionali.Anche se la cooperazione Italia-America Latina si sta spostando sul piano bilat-erale, non dimenticare l’importanza del lavoro delle Ong che hanno sostenutoin questi anni la crescita di istanze diventate anche governo in America Latina.Lula in Brasile, Correa in Ecuador, Morales in Bolivia sono “parte” della riccastoria della cooperazione non governativa italiana in America Latina.

• Favorire la formulazione di progetti di respiro regionale in consorzio.Consequenzialmente al processo di creazione di blocchi latinoamericani, gliinterventi di cooperazione non possono seguire soltanto le logiche nazionali, maanzi scommettere sulla dimensione regionale. Non soltanto gli Stati, ma anchela società civile latinoamericana devono essere mesi in grado di conoscersi, didialogare e di progettare in comune.

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• Esercitare una pressione “positiva” sulle istituzioni di cooperazione multilat-erale perchè il lavoro delle ONG, parte importantissima della strategia “Italia”per l’America Latina, possa essere valorizzato e potenziato.

• Dedicare sforzi e risorse alla creazione di partenariati non soltanto nel campotecnico-scientifico, ma anche in quello artistico e culturale.

• Approfondire lo strumento della “cooperazione triangolare” (già partito conArgentina e Brasile che insieme all’Italia faranno cooperazione in altri paesilatinoamericani), valorizzando le capacità interne al continente in azioni dicooperazione congiunta non soltanto all’interno dell’America Latina, ma anchein Africa. ■

María Fernanda EspinosaMinistro de Relaciones Exteriores de la República del Ecuador

Muchas gracias

Quiero empezar obviamente agradeciendo a los organizadores de esta conferencia,agradeciendo la iniciativa de establecer un acercamiento, un diálogo constructivoentre América Latina e Italia y, a través de Italia, con la Unión Europea sobre temastan importantes como la cohesión social, el territorio, la integración.

La cohesión social se ha convertido en un tema recurrente en los debates actuales yparecería que la emergencia de este concepto se debe, entre otros factores, al replan-teamiento de los estados de bienestar en Europa, a la implementación de una agendaintensiva de globalización económica en el marco de grandes asimetrías sociales alinterior de los Países europeos y entre ellos.

En el seno de la Unión Europea este debate ha reflejado la necesidad de que la integra-ción y la cohesión social faciliten la concertación de políticas basadas en la inclusiónsocial y la participación de los ciudadanos en un marco de estabilidad democrática.

Este principio se ha convertido en uno de los pilares de la estrategia de Lisboa quesitúa la inversión en el capital humano como una prioridad para Europa. En su rela-ción con América Latina, Europa ubica a la integración y a la cohesión social como ejesprioritarios de sus programas de cooperación. Así lo atestiguan los programas regio-nales de cooperación euro-latinoamericano como Eurosocial elaborado para apoyarexpresamente a las políticas públicas que favorecen la cohesión social.

En América Latina el concepto de cohesión social y territorialidad es mucho másamplio y complejo, quizás, pues está relacionado con temas como la interculturalidad,el mestizaje y la diversidad. Debido a la gran diversidad biológica del continente lati-

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noamericano, los programas de inclusión social y territorialidad deben partir de unaconcepción amplia e integral de las relaciones entre naturaleza y sociedad y de lainclusión activa y permanente en la diversidad de los pueblos indígenas, campesinos,afro-descendientes, porque de acuerdo a la información de la CEPAL, en AméricaLatina se encuentran todos los biomas que existen en el mundo. En seis de los dieci-siete países megadiversos del planeta se encuentra millones de indígenas pertenecien-tes a 400 culturas distintas.

Es en este marco en el que debemos pensar en la cohesión social en América Latina.Partiendo de estos elementos la cohesión social entonces estaría vinculada a la orga-nización social, espacial y cultural de pueblos y comunidades así como a las diferentesformas de organización y expresión política.

En otras palabras: el territorio latinoamericano no es una abstracción constituída yacabada, sino un espacio en construcción permanente, complejo y dinámico, donde searticule el reconocimiento de la diversidad en la unidad y la integración.

En estos años de construcción democrática en nuestros países latinoamericanoshemos aprendido mucho. Por ejemplo aprendimos que la pobreza no es una disfun-ción social espontánea sino el resultado de políticas concretas, decisiones concretas,instituciones concretas que han favorecido la acumulación y el interés privado porsobre el bienestar colectivo.

Ya las décadas de aplicación de políticas neoliberales nos enseñaron con claridad queni el mercado ni el mal llamado libre comercio pueden reducir las brechas sociales.Aprendimos también que el crecimiento no tiene sentido sin mecanismos eficaces deredistribución del ingreso, el empleo, el conocimiento y los recursos. Aprendimostambién que no puede existir democracia política si no existe democracia económica.

La Presidenta Bachelet decía ayer que necesitamos democracias de calidad. Unademocracia de calidad sólo es posible con la garantía plena de todos los derechos ciu-dadanos, al empleo, la educación, la salud, la alimentación, el descanso, la autoreali-zación, la participación, la seguridad ambiental.

Tal vez entre las consecuencias más tristes de los modelos económicos rentistas estála gran paradoja de la emigración. Aquí ha sido muy bien reflejado este problema.Porque por un lado promueven la libre circulación de mercancías y de capitales bus-cando la máxima rentabilidad y por otro penalizan y persiguen la libre circulación delas personas.

Para el Gobierno del Ecuador no existen seres humanos ilegales y estamos trabajan-do arduamente por promover un cambio en las políticas migratorias de nivel inter-nacional que garanticen el respeto de los derechos humanos de los emigrantes y subienestar.

Por supuesto que nuestra mayor responsabilidad como Gobierno ecuatoriano es laconstrucción de un país que ofrezca las garantías de una vida digna como mecanismode prevención del éxodo forzado por la pobreza y la exclusión.

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Los graves problemas de exclusión social y étnicas y las profundas desigualdadessocioeconómicas de la región requieren de compromisos profundos de cambio. Poreso la agenda de desarrollo en el Ecuador, que acabamos de lanzar hace pocas sema-nas, conjuga nuevas formas de organización ambiental, territorial, social y política,con la necesidad de romper con la histórica exclusión social de mujeres indígenas,afro-descendientes, niños, ancianos, campesinos, así como las inequidades entrecampo y ciudad y al interior de las regiones.

El combate decidido de nuestro Gobierno a las fuentes de desigualdad económica ypolítica tiene como meta la construcción de una sociedad soberana, sustentable y ple-namente libre. Sin embargo esta libertad no es posible sin una democracia radical y decalidad.

Recordemos que el neoliberalismo no sólo desarticuló el rol del Estado como garantede derechos, sino que asoció equivocadamente el bienestar humano con la estabilidadmacroeconómica. Por eso nuestro gobierno de revolución ciudadana ha recuperado elrol del Estado como promotor y garante de derechos civiles, políticos, económico-sociales, culturales y ambientales. La garantía plena de estos derechos es una condi-ción ineludible para nosotros, para combatir las relaciones de dominación o de subor-dinación entre personas, comunidades, culturas, y entre la sociedad y la naturaleza.

A partir de estos principios, el Ecuador propone una estrategia de desarrollo quebusca desnaturalizar la discriminación y la exclusión a través de políticas deliberadasde inversión social que busquen no mínimos de supervivencia – como nos indican losObjetivos del Milenio – sino máximos de bienestar. Y esto no quiere decir tener más,sino, como dijo el compañero Canciller de Bolivia, vivir bien.

Este principio se ha concretado con una multiplicación exponencial de la inversión ensalud, en educación, en vivienda, y un proceso difícil y aún inconcluso, de restauraciónprofunda del sistema de seguridad social. A eso se suman programas de economíasolidaria, una nueva política de compras públicas basada en la producción nacional,una reforma fiscal profunda, sólo por citar algunos ejemplos.

Desde esta plataforma nacional entendemos que la cohesión social latinoamericanadependa de la consolidación de una identidad múltiple, diversa y dialogante, quedesde los espacios locales se articule de manera horizontal, equitativa y crítica a lasdinámicas regionales y globales.

Mi país se encuentra en esta línea y ha iniciado un proceso de reforma constitucionalque nos permitirá trazar las bases de un proyecto colectivo e integral de desarrollohumano sustentable, que impulsará, entre otras cosas, un nuevo modelo de gestión derecursos naturales.

Un ejemplo de este nuevo modelo, que el Ecuador propone, es la iniciativa guberna-mental de conservar en el subsuelo cerca de un millón de barriles de petróleo en elcampo petrolero Ishpingo-Tambococha-Tiputini (ITT), a cambio de una justa com-pensación internacional por el esfuerzo que el Ecuador hará al dejar de percibir almenos 700 millones de dólares anuales.

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Así nuestro país, el Ecuador, contribuirá con una reducción cuantificable y verificablea la producción de gases de efecto invernadero a través de un mecanismo pionero deabatimiento de carbono. La iniciativa Yasuní-ITT ha sido acogida y apoyada por elGobierno italiano y le garantizará al Estado ecuatoriano la implementación de unmodelo de desarrollo postpetrolero y la concreción de un esfuerzo colectivo por la pro-moción de una economía de servicios que asiente las bases de una transición energé-tica a pequeña escala.

Finalmente, la cohesión social y territorialidad en la agenda de integración latinoa-mericana aluden precisamente a la esperanza de varias comunidades y pueblos denuestra región que se identifican con una historia, valores y símbolos comunes y quedesde el Ecuador están contribuyendo en el marco de una revolución verdaderamen-te pacífica, democrática y ciudadana, a la edificación de sociedades sustentables yequitativas.

Tenemos desafíos enormes en América Latina, pero también creatividad, capacidadde respuesta. Hemos recuperado la esperanza, pero no es una esperanza voluntarista,sino de compromisos claros con la transformación. Si bien hemos señalado que lacohesión social es un concepto complejo que emerge de realidades particulares decada región o país, puede y debe constituirse en un eje de articulación política entreAmérica Latina y Europa, en un referente que estimule el diálogo, la cooperación, lacorresponsabilidad.

Dar contenido, espacio y forma a la cohesión social no sólo nos permitirá tender puen-tes y establecer compromisos con Europa y sus países miembros, sino que nos permi-tirá la construcción conjunta de un orden mundial más justo, solidario y ambiental-mente seguro.

Muchas gracias. ■

José Luis Rhi-SausiDirector del CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale), Italia

En los últimos años, en América Latina y el Caribe, ha sido creciente la atención pres-tada al papel y a la importancia de la dimensión territorial del desarrollo.

En términos conceptuales, el desarrollo territorial consiste en el conjunto de accionesdirigidas al mejoramiento de la competitividad y a la reducción de las disparidadesespaciales y sociales de una determinada área, mediante la concertación entre las ins-tituciones y los actores del territorio.

Por esta razón, más allá de la amplia gama de dimensiones y atribuciones institucio-nales de las áreas-objetivo, el diseño de las políticas de desarrollo territorial se basa enuna gobernanza entre los varios niveles institucionales, concepto que hace referencia

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a las competencias, relaciones y colaboraciones que deben existir entre los varios nive-les de gobierno (nacional, subnacional y local).

Si bien en América Latina las políticas de desarrollo regional existen desde hacemucho tiempo, sus paradigmas y metodologías han cambiado en los últimos años. Eneste proceso tiende a consolidarse una idea de desarrollo regional que coloca al centrode sus actividades el mejoramiento y el incremento de la competitividad económica.En otras palabras, como señala Aldo Bonomi, se rediseña la relación entre lugar detrabajo y territorio, pasando de la frontera neta del pasado al entrelazamiento de pro-ducción y vida. El territorio se convierte en el entorno estratégico en el cual producirpara competir. La competencia es, de hecho, más que competencia entre empresasindividuales, competencia entre sistemas territoriales.

El desarrollo regional es un proceso que requiere un fuerte impulso “desde abajo”, nosolamente “desde arriba”; las decisiones estratégicas se toman con mecanismos tantode concertación vertical, es decir entre los diferentes niveles de gobierno, como de con-certación horizontal, es decir entre los varios agentes de desarrollo de un territorio.

Se trata, por consiguiente, de llenar las brechas existentes entre los territorios, tanto den-tro de los países como de los nuevos espacios regionales. En particular, la amplia agen-da de integración latinoamericana vuelve indispensable reducir las disparidades socialesy territoriales existentes, pero contemporáneamente requiere fortalecer las áreas queasumen un papel de protagonista dentro de los macro proyectos infraestructurales.

En este contexto un papel clave lo juegan las micro, pequeñas y medianas empresas(las Mpymes). Este papel protagónico, sin embargo, está estrechamente asociado a laidea de conglomerado o asociatividad de empresas. Las Mpymes, en cuanto tales, secaracterizan por contener numerosas fragilidades competitivas para constituir actoreseconómicos relevantes. El cluster, en cambio, ha demostrado una notable capacidadcompetitiva, manteniendo simultaneamente una especialización flexible capaz deadaptarse al mercado.

En realidad, este concepto expresa sistemas productivos locales integrados que com-prenden las dimensiones social, política y cultural. Con la idea de conglomerados nose indica solamente una concentración de empresas, ni un simple instrumento de pro-moción empresarial. Se propone, en realidad, un modelo de desarrollo que se articulaespacialmente y pone las bases para una mayor cohesión social y territorial.

Desde el punto de vista de la gama de políticas adoptadas para el desarrollo de los con-glomerados, los instrumentos mayormente utilizados en América Latina han seguidolas siguientes lineas:

(a) Creación de centros de coordinación de actividades (sobre todo las agenciasde desarrollo local y regional);

(b) Promoción de consorcios de exportación;

(c) Impulso a los encadenamientos de Mpymes provedoras con clientes-grandeempresa;

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(d) Constitución de centros para la transferencia tecnológica, en modo de permi-tir a las empresas de poder aprovechar los progresos de la investigación cien-tífica que ellas no pueden sostener por sus reducidas dimensiones;

(e) Experimentación de instrumentos financieros innovadores (factoraje, con-sorcios de garantía).

Particularmente interesante es el enfoque que propone una evolución de los actuales sis-temas productivos locales hacia la construcción de Sistemas Regionales de Innovación,esto es, sistemas territoriales en los cuales factores relevantes – actores e instituciones –interactúan en un proceso de innovación común. Entre los factores relevantes podemoscontar con: las instituciones del conocimiento, las autoridades públicas locales y regio-nales, las asociaciones de categoría (industriales, comerciantes, trabajadores) y las orga-nizaciones de la sociedad civil que enriquecen el territorio con su capital social.

Ahora bien, estos sistema regionales de innovación requieren que la interacción localentre actores e instituciones sea acompañada de conexiones globales con sistemas deinnovación más maduros. Los sistemas territoriales deben expandir sus fronteras através de un proceso de integración con los centros internacionales de conocimiento yde capacidades técnicas, con el objetivo de crear alianzas empresariales y territoriales,basadas en la innovación.

Particularmente interesante para los sistemas productivos territoriales latinoamerica-nos es la experiencia madurada por la cooperación descentralizada italiana.

Sus dos características esenciales son que:

(a) Promuove una cooperación basada en la reciprocidad entre todos los actores clavede los territorios que participan (partenariado);

(b) Apoya y participa en los procesos de desarrollo del territorio-socio para garantizarsu sostenibilidad.

El dinamismo de la cooperación decentralizada italiana ha permitido consolidar algu-nos activos relacionales:

(a) En primer lugar, el conocimiento mutuo logrado en los últimos años ha cre-ado un lenguaje común y una comunidad de operadores que continuamentese intercambian información y conocimiento de buenas prácticas.

(b) En este cuadro dinámico, los países latinoamericanos, gracias a los procesosde integración subregional y sobre todo por la perspectiva de construir unespacio fundamental para el mercado norteamericano y asiático, se presen-tan como un objetivo interesante de los procesos de internacionalización delos sistemas regionales de producción italianos.

(c) Comienza a abrirse camino, tanto en Italia como en América Latina, un enfo-que que persigue la construcción de alianzas territoriales internacionales.Alianzas estratégicas para afrontar conjuntamente problemáticas comunes,como la exclusión social, la competitividad económica, el acceso al mercado.

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La agenda italo y euro-latinoamericana para fortalecer los sistemas pro-ductivos locales latinoamericanos

Una línea de cooperación italo y euro-latinoamericana en este campo se podría propo-ner cuatro objetivos principales:

(a) La promoción de los sistemas productivos locales en América Latina.

(b) El fortalecimiento de las estructuras intermedias para el desarrollo económi-co regional (agencias de desarrollo, centros de servicios empresariales).

(c) El fortalecimiento de las instituciones públicas a nivel local.

(d) El fortalecimiento de la relación universidad-empresa.

Los contenidos de la cooperación italo y euro-latinoamericana en este campo sepodrían concentrar en:

(a) La búsqueda de complementariedades en las cadenas productivas y de valor.

(b) La creación de alianzas estratégicas para el acceso al mercado. Explotar eldiverso posicionamiento de los sistemas productivos europeos y latinoameri-canos en la cadena productiva y promover los consorcios de exportacion.

(c) La inversión en servicios públicos a nivel local y regional.

(d) El desarrollo de programas definidos y específicos para la formación de losrecursos humanos.

(e) La asistencia técnica para mejorar las estructuras intermedias del tejido eco-nómico.

(f) La realización de programas específicos de cooperación científica y tecnoló-gica.

(g) La creación de instrumentos financieros específicos destinados al desarrolloeconómico regional. ■

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Sessione conclusiva

SESSIONE CONCLUSIVA

Presiede:

Giovan Battista VerderameDirettore Generale per i Paesi delle Americhe del Ministero degli Affari Esteri, Italia

Nella mia veste di Direttore Generale dei Paesi delle Americhe voglio ringraziarvi,anche a nome di tutta l’organizzazione, per il contributo che ciascuno di voi ha dato aquesti lavori. Per noi si è trattato di un arricchimento del quale terremo ampiamenteconto nelle nostre riflessioni che seguiranno questa Conferenza, e ho il piacere diinformarvi che subito dopo la Conferenza stessa, domani, inizierà una riunione degliAmbasciatori d’area italiani che dovrà fare il punto ed approfondire tutti gli elementiche sono emersi dai lavori di questi giorni. Anche di questo voglio ringraziarvi, perl’opportunità e l’occasione che ci è stata data di conoscere meglio la realtà del conti-nente e riflettere insieme sull’azione che possiamo condurre.

Voglio a questo punto dare la parola al Presidente del Senato della RepubblicaItaliana, Senatore Franco Marini, per il suo intervento. ■

Franco MariniPresidente del Senato della Repubblica Italiana

Desidero anzitutto rivolgere un cordiale saluto a tutte le Autorità e a tutti partecipan-ti a questo incontro.

Sono lieto di essere stato invitato a prendere la parola in questa Conferenza Nazionale

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sull’America Latina ed esprimo il mio vivo apprezzamento al Ministro degli EsteriD’Alema, e a tutti agli organizzatori, per un’iniziativa così significativa e tempestiva.

Mi è permesso, in questo modo, di aggiungere la voce del Senato della Repubblica aquella del Governo per sottolineare come questo impegno a lavorare per rafforzare intutti i campi i rapporti con i Paesi dell’America Latina è un obiettivo comune, profon-damente sentito anche dal Parlamento italiano dove, per la prima volta, siedono ancheparlamentari eletti nel continente latino-americano.

Questo impegno costituisce una vera priorità della nostra politica estera, resa visibileda una serie di iniziative concrete di cui questa Conferenza è solo l’ultima in ordine ditempo.

Come ha detto il Ministro D’Alema in una recente dichiarazione: “la posizionedell’Italia è unica; esiste in America Latina una specie di seconda Italia; cinquantamilioni di persone che sono parte integrante di quelle società; e tutto questo senza unpassato coloniale”.

È naturale, quindi, che l’Italia consideri i Paesi dell’America Latina partner assoluta-mente prioritari.

Tuttavia, voglio solo osservare che – come talvolta accade tra i membri di una famiglia –abbiamo dato troppo per scontati, in passato, questi legami.

Quasi che nulla potesse aggiungersi, o che nulla potesse modificarsi, in una realtà fattadi vincoli profondi di sangue, di antichi legami storico-culturali, del lavoro che moltiemigrati italiani hanno trovato nei Vostri Paesi e del benessere che hanno contribuitoa realizzare.

Oggi che ci applichiamo a recuperare il tempo perduto ci rendiamo conto che ciò cheè naturale è diventato anche indispensabile, in un mondo globalizzato in cui le relazio-ni e l’interdipendenza dei singoli Stati tendono a prescindere sempre più dalla distan-za geografica.

L’Italia, da tempo, si muove sempre di più anche come membro fondamentaledell’Unione Europea e, in questa prospettiva, credo che debba impegnarsi con deci-sione perché anche l’Europa, nel suo insieme, individui spazi e politiche da valoriz-zare e da rafforzare nei confronti dell’America Latina. Soprattutto se la stessaEuropa vuole proporsi come attore globale rilevante, attento ai fenomeni emergen-ti, in particolare nel quadro dei processi di integrazione regionale che devono anda-re al di là del pur rilevante ambito commerciale, ma interessare anche quello politi-co e culturale.

Questo rilancio della presenza dell’Italia si inserisce in una fase in cui l’area latinoa-mericana vive una stagione di forte dinamismo economico e di consolidamento demo-cratico.

Come Presidente del Senato ho seguito con il più vivo interesse i processi elettorali chehanno caratterizzato di recente le vicende dei singoli Paesi latinoamericani.

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Ciascuno di essi si è concluso lungo vie istituzionali e democratiche che hanno segna-to anche novità importanti come l’affacciarsi sulla scena parlamentare di ceti popola-ri prima esclusi che, per le proprie rivendicazioni, hanno scelto le forme della demo-crazia rappresentativa oltre che quella partecipativo-comunitaria.

I meccanismi di alternanza democratica hanno funzionato, sorretti da una diffusavolontà di rafforzamento della democrazia e delle sue Istituzioni, e da una maggiorefiducia verso il futuro.

Un dato questo assai positivo.

Anche perché la crescita democratica e la stabilità istituzionale costituiscono oggi fat-tori indispensabili per la competitività sulla scena internazionale.

L’espansione dell’economia mondiale – con l’ingresso di nuove grandi potenze demo-grafiche oltre che economiche – dura da un decennio.

L’America Latina ha saputo cavalcare questo ciclo con una crescita annua del 5/6 percento, attraverso politiche di graduale apertura e progressiva integrazione regionale emondiale.

Anche l’Europa, negli anni recenti, ha ripreso la sua crescita.

Sperando che questo scenario ideale possa sostanzialmente tenere anche in futuro, èchiaro che esso rappresenta un’occasione storica per i Governi, in America Latinacome in Europa, per realizzare le necessarie riforme e per legare la crescita alla moder-nizzazione strutturale ed alla garanzia di una maggiore equità sociale. Il processo diliberalizzazione degli scambi e di globalizzazione dell’economia ha portato ad una fasedi espansione senza precedenti.

Questa, tuttavia, deve accompagnarsi ad una diminuzione delle disuguaglianze siaall’interno dei Paesi in via di sviluppo che all’interno di quelli più avanzati, superandoincertezze che vi possono essere anche nelle politiche governative dei diversi Paesi.

Si devono poi contrastare tentazioni di nuovi protezionismi che, qua e là, tornano adaffacciarsi, insieme a spinte al “patriottismo economico” o a forme di autarchia nazio-nalista.

Politiche di questo tipo, anche se basate sul controllo di quote di materie prime, fini-scono per avere un corto respiro nel mondo globale.

Dobbiamo, in effetti, essere molto attenti a garantire che i benefici della crescita rag-giungano tutti i settori e tutte le fasce della popolazione, se non vogliamo che quantorealizzato finora sia rimesso in discussione.

Per l’America Latina, in cui questi aspetti sono avvertiti con particolare sensibilità, sitratta di un problema di politiche governative ma anche di Istituzioni democratiche.

La variabile fondamentale per un futuro di prosperità resta la tenuta e la crescita delleistituzioni rappresentative.

Quanto più saranno forti tanto più riusciranno ad incanalare il consenso come il dis-

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senso entro argini democratici ben definiti e – fornendo un quadro certo e trasparen-te – garantiranno la condizione principale per una crescita economica sostenibile.

Penso, però, che il problema dello sviluppo delle Istituzioni e della loro piena e stabi-le efficienza democratica sia veramente un dato comune e fondamentale.

Ricordo, a questo riguardo, l’iniziativa che il Senato italiano adottò, negli anni recen-ti, di tradurre e di pubblicare tutte le Costituzioni dei Paesi latinoamericani quale con-tributo alla conoscenza ed allo studio dell’importante e sofferto percorso di cambia-mento e di sviluppo di quei Paesi.

Anche nel nostro Paese è viva l’esigenza di alcuni adeguamenti della Costituzione del1948 e credo che la via maestra sia quella di poterli approvare in questa Legislaturacon il confronto e il consenso ampio del Parlamento, sia della maggioranza che del-l’opposizione.

Le vicende del Costituzionalismo europeo e latinoamericano si intrecciano da unpaio di secoli appartenendo ad una medesima civiltà giuridica e il loro approfondi-mento – con la valutazione di esperienza concrete – può costituire un apporto signi-ficativo nel rafforzamento delle relazioni tra l’Italia, l’Europa e i Paesi dell’AmericaLatina.

Abbiamo comuni basi storiche, abbiamo valori culturali e spirituali profondi che cilegano.

Per queste ragioni penso, e voglio ancora ribadirlo, che i nostri rapporti – oltre che sulpiano economico – devono rafforzarsi nei contatti tra le Istituzioni, specie quelle rap-presentative.

L’obiettivo deve essere quello di costruire visioni politiche comuni sui grandi proble-mi del mondo, per contribuire ad esprimere, ad offrire, soluzioni più equilibrate edemocratiche. ■

Vasco Errani Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome,Italia

Vorrei innanzitutto esprimere l’apprezzamento convinto della Conferenza delleRegioni per questa III Conferenza Italia-America Latina e, più in generale, per laripresa di iniziativa dell’Italia verso l’America Latina.

Questo non solo per i legami profondi, storici, dell’Italia con l’America Latina, maanche perché questo grande continente rappresenta dal punto di vista economico-sociale – e per il peso sempre più importante che avrà a livello mondiale – uno degliinterlocutori fondamentali per affrontare le grandi questioni e contraddizioni a cui

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siamo di fronte: la qualità delle democrazie, la questione del clima, la coesione e l’in-clusione sociale.

Esprimo dunque un forte apprezzamento e dico subito che le Regioni italiane sonopronte a partecipare con convinzione a questo sforzo. Del resto, in questi anni la coo-perazione decentrata di Regioni ed Enti locali in America Latina è cresciuta moltissi-mo. Ora siamo in grado di fare un salto di qualità, sia per questa iniziativa delGoverno, sia perché possiamo dire con certezza ormai che ci siamo lasciati alle spalleuna troppo lunga fase di conflittualità tra le Regioni e il Governo centrale.

Abbiamo insieme costruito un’intesa sulla cooperazione decentrata a cui, Governo eRegioni, teniamo moltissimo. È un fatto importante. Ora questo salto di qualità pos-siamo davvero farlo insieme. Vale a dire vogliamo riuscire a muoverci in AmericaLatina come Sistema-Paese, per costruire una progettazione integrata e coordinatache valorizzi le diverse energie dei tanti protagonisti che si impegnano seriamentenella cooperazione internazionale. Parlo dei diversi livelli istituzionali, dal Governoalle Regioni e gli Enti locali, insieme alle Ong, per una cooperazione decentrata bila-terale e triangolare con l’Unione Europea, che rappresenta per noi uno degli elementifondamentali su cui lavorare nei prossimi anni.

Dobbiamo puntare a costruire delle reti che mettano al centro i valori che esprimonoi territori, assieme agli obiettivi strategici di sviluppo sostenibile, di coesione sociale edi governance dei territori, e costruire reti regionali.

Non partiamo da zero, lo voglio sottolineare con molta nettezza. Vi sono esperienze digrande significato, per esempio la collaborazione tra quattro Regioni italiane – EmiliaRomagna, Marche, Umbria, Toscana – con il Governo del Brasile che sta dando gran-di risultati e che supera la vecchia visione dell’aiuto allo sviluppo per costruire unapartnership fondata su un cofinanziamento comune e una strategia che dialoga con idiversi sistemi territoriali. E vi sono anche altre esperienze di altre Regioni del Nord edel Sud che vanno esattamente in questa direzione.

Insomma, siamo veramente convinti di avere finalmente imboccato la strada giusta.

Noi siamo pronti a fare fino in fondo la nostra parte, con una visione pienamente coo-perativa. Dobbiamo razionalizzare e aumentare le risorse alla cooperazione, ma dob-biamo soprattutto saperle valorizzare.

La grande ricchezza dell’Italia sta proprio – a mio giudizio – nella capacità di valoriz-zare tutte le competenze che nelle forme più disparate agiscono in Europa e nelmondo, per rafforzare la solidarietà, la coesione sociale, la qualità della vita delle per-sone.

Un saluto e un augurio di buon lavoro a tutti voi.■

Sessione conclusiva

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Roberto FormigoniPresidente della Regione Lombardia, Italia

Sono onorato di portare una riflessione nella sessione conclusiva di questa IIIConferenza Nazionale Italia-America Latina e Caraibi che è iniziata a Milano, all’ini-zio di questo mese, con un forum sulle prospettive future dei rapporti tra i nostri Paesi.

In questo momento raccolgo il testimone di questa III Conferenza per portarlo sinoalla prossima edizione, la IV, che si svolgerà nuovamente a Milano nel 2009.

Vorrei dire che con queste modalità e secondo questi percorsi, la Regione Lombardiaha voluto e vuole esprimere la scelta di un rapporto privilegiato con l’America Latina,che abbiamo fatto sul finire degli anni ‘90, come fonte determinante dello sviluppo ita-liano, europeo e mondiale.

Oggi il continente latinoamericano si trova veramente ad un crocevia importante delsuo futuro. Mai come oggi le popolazioni, in altro tempo tenute ai margini dei proces-si politici e sociali, si affacciano sul palcoscenico della storia desiderosi di esercitare lapropria responsabilità e le proprie capacità.

È questa oggi la grande opportunità per l’America Latina e per il mondo: un vastissi-mo patrimonio di umanità si mette in condizione di costruire e di godere pienamentedella libertà, dello sviluppo economico e del progresso. E vorrei aggiungere che, anchein termini personali, per chi come me non da oggi segue con attenzione la storiadell’America Latina, questa III Conferenza è stata ed è realmente occasione di grandeconforto e di grande speranza.

Mi sembra di poter dire che ci siamo veramente lasciati alle spalle l’epoca buia di quel-la spirale drammatica tra azioni di cosiddette guerriglie rivoluzionarie e feroci dittatu-re militari senza prospettiva. Oggi viviamo finalmente un momento positivo e concre-to di confronto. I Paesi latinoamericani hanno ormai fatto una scelta chiara a favoredella democrazia parlamentare e di un modello politico-economico pragmatico, mainsieme attento alla dimensione sociale, orientandosi verso il cosiddetto capitalismosociale che in Europa è stato realizzato secondo una pluralità di modelli, ma certamen-te in maniera forte in Paesi come la Francia, la Germania e la stessa Italia.

Ed è proprio grazie a questa tradizione dell’Italia democratica, aperta ad un’economiadi mercato e attenta alla dimensione sociale, che il nostro Paese ha scelto di rafforza-re la partnership con l’America Latina e i Caraibi, attraverso una cooperazione capacedi farci riscoprire sempre meglio la nostra comune appartenenza, e allo stesso tempoarricchirci con lo scambio di visioni ed esperienze originali.

America Latina ed Europa hanno in comune sistemi sociali, valori, importantissimelingue, hanno in comune l’eredità cristiana, il patrimonio intellettualedell’Illuminismo e le derivazioni politiche di questi fattori: il cattolicesimo sociale, ilsolidarismo socialista, il liberalesimo. Questi sono i presupposti storici potenti grazieai quali la nostra cooperazione può raggiungere l’obiettivo di allargare le dimensioni

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del mondo per farne sempre più una società giusta, solidale, libera.

L’attenzione della Regione Lombardia per il contesto sociale latinoamericano nascedalla consapevolezza di questo rapporto storico, ma anche da simpatie umane e davicinanze culturali. Migliaia di latinoamericani sono nostri consanguinei, nostri fratel-li, come del resto ci ricorda la reciproca presenza di comunità di migranti.

Sulla base di un idem sentire sui valori fondamentali della persona, del lavoro, dellacostruzione del bene comune, sono nati in questi anni numerosi progetti di collabora-zione centrati sulle leve prioritarie dello sviluppo, a partire da un deciso investimentosul miglioramento del capitale umano, e sono nati anche molteplici accordi, non occa-sionali ma profondi. Ieri ho avuto l’onore – nel contesto di questa Conferenza – di fir-mare un accordo con la Repubblica del Cile che mette a sistema e rilancia i frutti dicinque precedenti protocolli di intesa con diverse realtà di quel Paese. Ma tre anni fafirmai con lo Stato dell’Uruguay un analogo accordo, e sono vivi e attivi protocolli diintesa e di collaborazione con regioni di quasi tutti i Paesi dell’America Latina edell’America Centrale.

Questo è il modo in cui vogliamo rafforzare la cooperazione tra istituzioni statali e sub-nazionali e tra sistemi socio-economici per la costruzione di uno sviluppo condiviso,vera chiave per la crescita economica ed umana dei nostri popoli e per un futuro dipositiva convivenza a livello mondiale.

Vorrei sottolineare nuovamente che la Regione Lombardia dovrebbe offrirsi, proporsicome grande crocevia tra crescita economica e sviluppo sociale, tra competitività esolidarietà.

Anche la nostra società civile, come quelle dell’America Latina, è una miniera aperta atutti di esperienze produttive e sociali con le quali confrontarsi e lavorare insieme. Lamettiamo una volta di più a disposizione del comune lavoro.

Vorrei ricordare anch’io, in sintonia con il Sindaco di Milano, che stiamo lavorandoconcordemente – governo nazionale, governo regionale, comune, provincia, istituzio-ni locali, società civile – per promuovere la candidatura di Milano come sede dell’Expò2015.

Lo facciamo con uno spirito di grande apertura ai Paesi di tutto il mondo, a partire daquelli latinoamericani. Candidarsi per l’esposizione universale significa innanzituttoesprimere una visione del futuro che vogliamo condividere con il resto dell’umanità.

Significa scegliere di farsi protagonisti di un movimento di idee, di progetti, di espe-rienze, capaci di incontrarsi e di integrarsi per incidere sulla vita e sul cammino dellepersone e dei popoli.

Su questo versante del dialogo che si rafforza, delle collaborazioni che crescono, del-l’attenzione ai nostri cittadini, sappiamo di avere i Paesi latinoamericani al nostrofianco e sappiamo di poter contare su di essi per costruire insieme – se l’anno ventu-ro la Commissione del Bureau International des Expositions sceglierà la nostra cittàcome sede dell’Expò – un progetto per il 2015 da tutti condiviso.

Sessione conclusiva

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Questa è la nostra speranza, questo è il lavoro che stiamo facendo e che vogliamo farecon l’America Latina. Rinnovo a tutti voi l’invito alla IV Conferenza Nazionale Italia-America Latina e Carabi, a Milano nel 2009. ■

Benita Ferrero-WaldnerComisario Europeo de Relaciones Exteriores

Señor Canciller de la República Italiana, caro Massimo. Caro Vice Ministro Donato,caro Joselo Belaunde, Ministro de Asuntos Exteriores del Perú y también próximoPresidente de la Cumbre. Excelencias, Cancilleres, Ministros, Ministras, Embajadores,Presidentes de las regiones aquí presentes, Señoras y Señores. Como Comisaria deAsuntos Exteriores de la Unión Europea, y por consiguiente responsable también paraAmérica Latina, es un gran placer estar aquí y les agradezco esta invitación.

Los felicito por esta exitosa conferencia que se ha celebrado estos días en Roma y quie-ro decirles que se realiza un momento crucial porque tiene lugar en la fase de prepa-ración de la Cumbre de Lima.

Desgraciadamente no he podido participar en los debates, pero se que han sido muyfructíferos y que han tratado temas de gran actualidad, como por ejemplo la cohesiónsocial y la integración regional.

Me complace además estar otra vez en Roma, esta bellísima ciudad eterna, con tantosamigos y caras conocidas. Y creo que es muy importante que estén aquí también algu-nos Cancilleres de América Central, región a la que viajé hace dos semanas. Ha sidoun momento muy importante después de la Asamblea General, porque hemos podidoavanzar en algunos temas de los que justamente ustedes están hablando aquí. Merefiero a la integración regional, y vamos a empezar las negociaciones con AméricaCentral espero dentro de algunos días.

Me gustaría recordarles que ya tenemos una asociación estratégica entre la UniónEuropea y América Latina. Esta iniciativa tiene claramente su centro de gravedad enlas Cumbres de los Jefes de Estado y de Gobierno, pero se apoya también en una seriede eventos preparatorios como éste que contribuyen a profundizar nuestra relación.

La última Cumbre, la IV Cumbre de Viena, creo que contribuyó efectivamente a laapertura de las negociaciones para los acuerdos de asociación de la Unión Europeacon Centroamérica, que ya he mencionado, y también con la Comunidad Andina,sobre la cual ya ha habido una muy buena primera ronda de negociaciones.

Espero también que podamos salir adelante en el futuro con el Mercosur. Ahora, lostrabajos de preparación para esta próxima V Cumbre de Jefes de Estado y deGobierno, que tendrá lugar en Lima en mayo, ya han comenzado a dar frutos con-cretos.

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Recientemente se realizó, y seguramente nuestro colega chileno les ha hablado de ello,un foro en Chile muy importante sobre la cohesión social. Hoy hemos hablado con elCanciller del Perú sobre esta cuestión y creo que es muy importante detenerse no sóla-mente en los términos más amplios, sino avanzar realmente a lo concreto.

¿Qué quiere decir cohesión social? ¿Qué quiere decir abordar las cuestiones de la ile-galidad? ¿Qué quiere decir lucha contra la pobreza? Quiere decir trabajar por máseducación, trabajar por más salud, trabajar por más empleo, especialmente de losjóvenes, y creo que el Perú demostrará con su ejemplo que quiere realmente llevar estapolítica a fondo en el futuro, y eso es un poco lo que tenemos que hacer.

Pero también son políticas fiscales, que nosotros en Europa ya hemos sabido manejar.Naturalmente nosotros europeos también tenemos problemas todavía, pero no son yatan agudos como a veces en América Latina, donde por un lado hay todavía muchariqueza y por el otro hay todavía regiones pobres y una parte de la sociedad todavía nodisfruta de todo este auge y crecimiento económico.

La cohesión social naturalmente no es un tema que se agotará con la Cumbre, sino quetendremos que seguir adelante trabajando en el futuro y poniendo en marcha todasestas políticas.

Creo también que uno de los resultados del último Foro de Biarritz, que se ha celebra-do recientemente también en Santiago de Chile, donde el tema de cohesión social fueabordado desde la perspectiva de su relación con el mundo empresarial - bien repre-sentado por cierto en esta vuestra III Conferencia - ha sido una línea que tendremosque llevar adelante en el futuro.

Una buena cohesión social requiere no solamente mejores políticas sociales por partede las Administraciones públicas, sino también medidas voluntaristas privadas, comopor ejemplo la responsabilidad social por parte de actores económicos.

En este sentido me da mucho gusto saber que también en Lima se realizará un foroempresarial, como ya se ha tenido en la Cumbre de Viena, y seguramente eso contri-buirá a que los empresarios también ayuden a que las cosas vayan adelante.

Quisiera dedicar un momento a la cuestión del medio ambiente. Todos sabemos queel desarrollo sostenible hoy en día es un punto importante y que en la agenda mundialhay dos puntos: el cambio climático y la energía. Nosotros en la Unión Europea privi-legiamos plenamente la acción multilateral.

Sabemos que tendremos que trabajar estrechamente con todos nuestros socios enLatinoamérica, porque tendremos que seguir la misma tendencia y trabajar enNaciones Unidas en la Conferencia de Bali, poniendo en práctica lo que en laConferencia de Bali se decida en el mes de Diciembre.

Y puedo decirles que nosotros en la Unión Europea sabemos que es muy importante tra-bajar sobre estos objetivos. Nosotros, ustedes lo saben, nos hemos comprometido unila-teralmente a reducir en un 20% las emisiones de gases culpables del efecto invernaderopara el año 2020. Pero no podemos detener el cambio climático sin el concierto del apoyo

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internacional y es ahí donde debe jugar nuestra asociación birregional, sabiendo que tam-bién otros grandes continentes y países que están desarrollándose cada vez más, comoChina e India naturalmente, también producirán muchos gases y justamente tenemos quebuscar posibilidades para complementar y evitar resultados que agraven el problema.

Entonces quisiera decirles que es muy importante trabajar conjuntamente y en estesentido creo que la próxima reunión ministerial que se celebrará durante la presiden-cia eslovena será importante.

Finalmente me gustaría también decir una palabra sobre integración regional.Ustedes saben que nosotros en la Unión Europea tenemos una gran experiencia posi-tiva. En las últimas décadas hemos tenido un desarrollo muy importante y este des-arrollo nos ha procurado prosperidad, estabilidad y seguridad, y lo mismo quisiéra-mos que ocurriese en los países de América Latina.

Por eso estamos a favor de los procesos de integración regional. Vamos a hacer todolo posible y quisiéramos trabajar con ustedes y creo que Lima será un punto impor-tante para ver hasta donde hemos podido llegar y qué podremos y tendremos quehacer a partir de ahí.

Por favor hagan ustedes también todos los esfuerzos posibles. Yo me comprometo ahacer todo lo posible en el plano político, para que la Cumbre de Lima sea un verda-dero éxito y produzca resultados muy concretos. Gracias.■

José Antonio García BelaundeMinistro de Relaciones Exteriores de la República del Perú

Excelentísimo Señor Ministro de Relaciones Exteriores de la República Italiana,Señora Comisaria, queridos colegas Cancilleres, Señor Presidente de la RegiónLombardía, Señor Presidente de la Conferencia de Presidentes de las Regiones yProvincias Autónomas, Señores Embajadores, Señoras y Señores:

En primer lugar deseo agradecer y felicitar al Gobierno italiano por la organización deeste importante evento y por ofrecernos dos días en que hemos tenido oportunidad deprofundizar un diálogo político, desarrollar unas mejores relaciones entre nosotros yestablecer, especialmente, sobre todo bases para una renovada cooperación en diver-sos temas.

Creo que los debates que aquí se han dado y la calidad de las ponencias presentadaspermiten asegurar que en el futuro este diálogo entre el Gobierno italiano y los paísesde América Latina va a ser aún más rico y provechoso.

Apreciamos y compartimos la orientación que se ha dado y como antiguos socios yamigos de Italia no podemos sino felicitarlo.

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Hay una alianza estratégica de América Latina y la Unión Europea, como nos acaba deseñalar la Comisaria Ferrero. A partir de las Cumbres que hemos tenido (Río deJaneiro, Madrid, Guadalajara, Viena) hemos podido desarrollar un conjunto de com-promisos y sobre todo de creencias asumidas comúnmente.

Hemos podido profundizar el diálogo político, la cooperación económica, científica,educativa, cultural. Pero, sobre todo, hemos podido arribar a consensos sobre lo quesignifica la gobernabilidad, el Estado de derecho, la democracia, el respeto de los dere-chos humanos, el fortalecimiento del multilateralismo, y la lucha contra el narcotráfi-co, así como el desarrollo sostenible y la protección del medio ambiente y el combatea la pobreza y a la exclusión social.

Asumimos pues que, en un mundo globalizado, no sólo se han globalizado los inter-cambios comerciales, financieros o las comunicaciones, también se han globalizadoconceptos, creencias, afirmaciones que tienen que ver con la dignidad humana y lamejora de la calidad de vida de los seres de este planeta.

La perspectiva del año 2008, de la Cumbre del 2008, es quizás una novedad, en el sen-tido que hemos definido dos conceptos, dos criterios, dos ejes para trabajar. Porque,más allá de la conceptualización de los principios comunes que tenemos afirmados eincorporados en nuestro diálogo y la filosofía de nuestra asociación estratégica, pode-mos pensar ahora que ha llegado el momento de establecer pasos concretos comodecía la Comisaria Ferrero.

Pobreza, desigualdad e inclusión social: es uno de los temas y, para ello, tenemos queentender algunas cosas básicas. En primer lugar debemos olvidarnos un poco de lospaíses y mirar a las regiones. Las cifras macroeconómicas que nos pueden ofrecer lospaíses esconden diversidades muy grandes y eso puede alterar un buen enfoque de loque queremos hacer en materia de inversión o en materia de cooperación.

Pensemos en las regiones más atrasadas y en países que pueden tener sectores o regio-nes más modernas, más incorporadas a la globalización. Pensemos también en lasprioridades que queremos dar a esa inversión social o esa cooperación. Pensemos enlos temas que hacen la educación, una educación que se ha venido generalizando, peroque no necesariamente está respondiendo a los retos del mundo actual, una educaciónque tiene que mejorar su calidad. Una salud que debe ser universal.

En el caso del Perú me permito decir con legítimo orgullo que tenemos compromisosy hemos empezado a dar el paso y que, para el final del Gobierno del PresidenteGarcía, el 2011, podamos tener a todos los peruanos cubiertos por un sistema de segu-ridad de salud.

Diremos también que tenemos que ser capaces de orientar esfuerzos hacia los proble-mas de la nutrición o desnutrición infantil, aquella que va a determinar finalmente lacalidad de vida de los niños de nuestros países. Evitar que situaciones irreversibles seproduzcan por falta de adecuada alimentación en los primeros años.

Nosotros como Gobierno estamos trabajando en esa dirección. Estamos trabajando en

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la dirección de una mejor calidad de salud, una mejor calidad de educación y un empe-ño en liquidar la desnutrición infantil. Pero estamos trabajando también en cosas queatañen a la vida diaria de las personas y a la calidad de esa vida diaria.

El Presidente García se ha propuesto para el final de su período tener cobertura de aguapotable para el 95% de la población, lo mismo en el caso de la electricidad. Tenemosprogramas dedicados exclusivamente a los sectores más pobres y más vulnerables de lapoblación, como el programa “Crecer” y tenemos también programas que van a lasregiones más retrasadas, menos incorporadas a la modernidad, como es el programa de“Sierra Exportadora” que va a permitir incorporar a la agricultura altoandina, que enmuchos casos es una agricultura de subsistencia, a un proceso productivo de mayorriqueza y de mayor vinculación con el sector más dinámico de la economía.

Pero también estamos trabajando seriamente en las Pymes, en las pequeñas y media-nas empresas, aquellas que son las mayores generadoras de trabajo en nuestros paí-ses. Estamos trabajando en eso porque creemos que, más allá de la eficacia y del éxitode un programa social, no hay mejor programa social que un empleo digno, un empleodecente, como dice la OIT.

Ése es uno de los grandes temas que tenemos para la Cumbre y el otro es el tema delmedio ambiente y el cambio climático. Creo que es sustancial y que tiene un significa-do haber incorporado ese tema en una cumbre en Lima. Finalmente la región sudame-ricana es la región donde hay una variedad, una bíodiversidad – que es la mayor delmundo – y en donde existe el 26% del agua dulce del mundo.

Por consiguiente creo que nada sea más propicio que poder abordar conjuntamente yen esa región del mundo, donde hay la mayor bíodiversidad, donde contamos con másagua, donde somos capaces de tener varias fuentes de energía, algunas de ellas reno-vables y también limpias, los temas de la mayor importancia, la mayor urgencia y lamayor preocupación en el mundo de hoy y para el mundo de mañana.

A esa conferencia, a esa Cumbre, que hemos preparado y venimos preparando contanto esmero latinoamericanos y europeos, invito muy cordialmente a los gobiernoseuropeos y a la Comisión Europea.

Gracias.■

Massimo D’AlemaMinistro degli Affari Esteri d’Italia

Grazie. Naturalmente il mio contributo, che vuol essere soprattutto un ringraziamen-to ed una sintesi, non ha per nulla la pretesa di concludere i lavori così impegnativi ericchi di queste due giornate. Abbiamo d’altro canto pubblicato, in preparazione dellaConferenza, il risultato dei numerosi incontri e seminari che si sono tenuti e pubbli-

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cheremo gli Atti come contributo ad un lavoro che continua e che certamente non silimita agli aspetti bilaterali dei rapporti tra l’Italia e l’America Latina, ma vuole testi-moniare di un impegno più ampio. Quello di cui, nei loro interventi, ci hanno parlatoBenita Ferrero-Waldner e il Ministro García Belaunde: la cooperazione fra UnioneEuropea, America Latina e Caraibi che vedrà nel prossimo Vertice di Lima un momen-to di grande importanza.

Ma questi due giorni sono stati anche l’occasione per tanti incontri tra di noi, per l’in-trecciarsi di rapporti bilaterali, per rafforzare o stabilire relazioni umane e tutto que-sto è andato al di là di ogni più ottimistica aspettativa. Frutto certamente di un discor-so molto serio di preparazione, di cui tutti noi siamo debitori a Donato Di Santo, masegno evidente anche del fatto che questa iniziativa italiana era attesa, che è apparsanecessaria, e che l’Italia viene vista come un interlocutore utile per costruire un pontepiù robusto fra il continente latinoamericano e l’Europa. E l’Italia non vuole sottrarsia questa responsabilità che ci viene, come è stato detto, dalla storia e dal sangue.

Io ricordo la prima Cumbre, anzi si deve dire Cimeira in questo caso, euro-latinoame-ricana a Rio de Janeiro, e ricordo come nel suo discorso introduttivo, l’alloraPresidente del Brasile, disse una cosa che mi ha sempre molto colpito, parlando deirapporti tra l’Europa e l’America Latina. Parlò delle grandi potenze europee e di comeesse hanno influenzato la nascita ed il crescere dell’America Latina e poi parlò delnostro Paese, ma non disse l’Italia, disse “gli Italiani”. Questa espressione, è profon-damente vera. Noi siamo l’unico grande Paese europeo che non ha avuto storicamen-te un rapporto da “potenza” con l’America Latina, ma un rapporto di popolo. Gli ita-liani sono parte delle società latinoamericane. Sono una parte viva, vitale, creativa. Equesti italiani sono, a mio giudizio, la ragione anche di un impegno al quale l’Italia nonpuò venire meno.

D’altro canto gli italiani hanno cominciato a costruire l’America Latina prima ancorache esistesse l’Italia. Io ricordo sempre con commozione che il Circolo Unione eBenevolenza nel cuore di Buenos Aires fu fondato prima che nascesse l’Italia da ungruppo di esuli garibaldini della Repubblica Romana. E questi italiani sono una gran-de risorsa per il nostro Paese. Il loro legame con l’Italia e con i Paesi nei quali vivonoè un legame duplice, fortissimo, ed è, io credo, una grande opportunità per rafforzareil lavoro comune tra l’Italia, l’Europa, l’America Latina.

Questo rilancio dell’iniziativa italiana, fa seguito a un periodo in cui i rapporti si eranoin parte allentati e avevano assunto un carattere meno sistematico. Noi abbiamo rilan-ciato con grande impeto l’iniziativa italiana. La quantità di incontri di alto livello, divisite, di missioni, in una direzione e nell’altra nel corso di pochi mesi segnalano dav-vero una scelta strategica e non soltanto a parole, che si rivolge all’insieme del grande“continente” latinoamericano (per usare un’espressione in parte impropria, ma cor-rente) e a ciascuno dei Paesi che lo compongono. Non parlo degli appuntamenti pas-sati, che sono stati tantissimi: solo nelle prossime settimane sono attesi a Roma ilPresidente dell’Ecuador, Correa e il Presidente della Bolivia Evo Morales. In un arcotemporale che va fino alla primavera del prossimo anno, inoltre, il Presidente della

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Repubblica Italiana si recherà in Cile, il Presidente del Consiglio in Messico e ilPresidente del Brasile Lula verrà in visita in Italia. Questo è il programma ravvicina-to, dei prossimi mesi.

Ma c’è dell’altro: c’è il crescente interesse del mondo imprenditoriale, del mondo dellacultura, del volontariato, del sistema della cooperazione decentrata e delle regioni. C’èla decisione presa proprio qui nel corso di questa Conferenza, di diventare soci dellaCorporación Andina de Fomento. C’è il fatto che l’Enel, con l’acquisizione di Endesa,è diventato probabilmente il maggiore player elettrico del subcontinente nel campodella produzione e della distribuzione di elettricità.

E dunque l’Italia si propone come un partner, non soltanto sul piano politico, cultura-le, ma anche attraverso un crescente impegno economico ed uno stimolo per maggio-ri investimenti italiani in questa straordinaria parte del mondo. E questo lo facciamo,voglio dirlo con chiarezza, non in competizione con altri paesi europei, ma in uno spi-rito di collaborazione. Direi per rendere più forte quella che, quando nel Parlamentoeuropeo presiedevo il Comitato per le Relazioni Europa-Mercosur, chiamavo la lobbyfilo-latinoamericana in Europa. È un compito che ci spetta, per le ragioni che ho ricor-dato. Non in competizione, ma insieme innanzitutto con la Spagna ed il Portogallo econ tutti i Paesi latini che intendono partecipare a questa missione comune. L’Italiavuole essere in Europa il punto dove arriva il ponte che lega il vecchio continente alcontinente latinoamericano. Lavorare dunque per noi, certo, per l’interesse italiano(noi guardiamo alla crescita, alla trasformazione dell’America Latina, dei Caraibi,come una grande opportunità), ma lavorare più in generale per l’Europa, nella logicadi una cooperazione regionale che deve costituire uno degli elementi portanti di unordine internazionale più giusto, multilaterale, fondato su una rete di relazioni e dicooperazioni tra diverse regioni del mondo.

Io credo che questo atteggiamento dell’Italia, questa azione italiana possa essere utileai nostri amici dell’America Latina e che anche per questo essi sono così numerosi ecosì autorevolmente rappresentati a questa Conferenza. E di ciò noi siamo davverograti. L’America Latina e i Caraibi sono un continente in crescita, e una crescita senzaprecedenti in termini di aggregati macroeconomici. Il PIL della regione è per il quar-to anno consecutivo superiore al 5% ed è superiore alla crescita mondiale. La piagadell’inflazione cronica in molti Paesi è al di sotto della soglia critica del 5% annuo. Sitratta di un risultato straordinario, che non era previsto da molti economisti che guar-davano all’America Latina come ad un continente che inesorabilmente avrebbe dovu-to essere emarginato dalle grandi tendenze della globalizzazione. Una globalizzazioneche ha avuto a lungo altri protagonisti. L’America Latina è tornata protagonista. Equesto certamente è la conseguenza anche di una congiuntura internazionale che havisto la crescita del prezzo delle materie prime, migliorando le ragioni di scambio.Tuttavia io credo che questo sia stato anche il frutto dell’impegno delle classi dirigen-ti democratiche dell’America Latina, che hanno saputo promuovere politiche di svi-luppo in modo coraggioso, con apertura, ma nello stesso tempo guardando alle ragio-ni della coesione sociale, della lotta alla povertà, della valorizzazione di quella straor-

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dinaria risorsa umana che è la popolazione giovane del continente, che è la leva per losviluppo moderno e la crescita. Oggi parliamo di un continente più solido, come si èpotuto constatare anche di fronte alle recenti crisi finanziarie che in altri tempi avreb-bero messo in ginocchio l’America Latina e che invece hanno avuto un impatto assaipiù limitato.

Oggi un continente più solido deve necessariamente guardare, e questo si è sentitonell’intervento di tanti, a due grandissime sfide. Una è la sfida dello sviluppo. Nonbasta uno sviluppo fondato sui prezzi delle materie prime e trainato dalla grande cre-scita asiatica, dall’acquisto delle commodities, questo certamente è stato un volanoimportante, ma le riserve che l’America Latina sta accumulando grazie ad un rappor-to di scambio favorevole devono essere investite in un grande progetto continentale,non solo in progetti nazionali di sviluppo. Da questo punto di vista il progetto brasi-liano di accelerazione della crescita è un esempio ed un modello: un grande program-ma di investimenti sulle infrastrutture materiali. Ma in tutti i Paesi latinoamericani siguarda a questa necessità: alle strade, alle ferrovie, all’energia, ai gasdotti, ma ancheal capitale umano, alla formazione, all’innovazione, alla ricerca, per dare una base piùsolida alla crescita. E nello stesso tempo l’altra grande sfida è tradurre la crescita inuna crescita umana e sociale combattendo la povertà e realizzando nuovi traguardi diinclusione sociale.

È evidente che l’Europa è un partner essenziale dal punto di vista tecnologico e dalpunto di vista industriale e che noi possiamo essere davvero partecipi di questa nuovafrontiera dell’America Latina nell’interesse reciproco. Con le nostre imprese, con lenostre tecnologie, con le nostre Università, per le affinità culturali, linguistiche che cilegano e che rendono anche più agevole il sistema europeo. Ed in questo quadrol’Italia ha certamente molte chances e molta volontà di fare, di essere partner in que-sta grande sfida.

Ora occorre continuare a lavorare insieme. Noi vogliamo farlo con scrupolo, per farein modo che di qui al prossimo appuntamento di Milano, molte delle cose di cui abbia-mo discusso si realizzino. Ed in parte hanno cominciato a realizzarsi. È evidente chel’interesse reciproco coincide con l’interesse delle nostre imprese ad internazionaliz-zarsi e ad investire finalmente guardando all’America Latina non più – come a lungoin passato – come ad un’area dalla quale proiettarsi sul mercato nordamericano, maguardando alla crescita di un grande mercato latinoamericano, che si svilupperà anchein ragione di un processo di coesione sociale e di ripartizione più equa della ricchezza.

E c’è, io credo, un interesse forte, una grande domanda di Europa in America Latinaalla quale, dobbiamo dire la verità, l’Europa non sempre è stata pronta a rispondereadeguatamente. Io non lo dico in modo critico verso la Commissione, meno che maiverso la Commissaria Ferrero-Waldner, che è attenta e sensibile a questa esigenza.Quando parlo dell’Europa parlo innanzitutto dei grandi paesi europei. Parlo dell’intol-lerabile lunghezza dei negoziati fra Unione Europea e Mercosur. Me ne sono occupa-to anche come parlamentare europeo, era il mio mestiere, diciamo, specifico. Anni eanni di negoziato rallentato anche dall’egoismo di alcuni grandi Paesi europei, dalla

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paura che arrivasse sul nostro mercato della carne buona e a basso prezzo. Paura che,naturalmente, non è facile spiegare ai consumatori, ai quali interessano altre cose. Mitrovavo in America Latina nei giorni dello storico primo viaggio del Presidente cineseHu Jintao, accolto come un imperatore romano. Nel giro di dieci giorni furono firma-ti Accordi per decine e decine di miliardi di euro, mentre noi, da anni, negoziavamoinvano. Io ritengo che davvero l’Europa deve fare un salto di qualità da questo puntodi vista e deve corrispondere. L’America Latina è un continente amico, un continenteche ci aspetta. È un continente che per molti riguardi considera l’integrazione europeacome un esempio, come un modello, e io credo che lo sia. Perché se penso all’AmericaLatina e a come ancora i diversi nazionalismi, o il retaggio dei conflitti fra le nazioni,costituisca una remora ad un grande progetto continentale di sviluppo, allora ricavoche, da questo punto di vista, noi europei siamo un modello positivo. Il processo diintegrazione ha portato a superare il retaggio di due guerre mondiali. Ed anche perquesto – io credo – questo continente guarda all’Europa con simpatia, vuole l’Europaanche per diversificare le sue relazioni, non in chiave antiamericana, ma rispetto alpeso del grande vicino del Nord, e rispetto alla crescente influenza del continente asia-tico e del pacifico.

Questo bisogno di Europa deve trovare da parte nostra una maggiore capacità di con-cretezza e più coraggio. Anche per questo io spero davvero che la Conferenza di Limasia l’occasione per dare impulso ai diversi negoziati che si stanno sviluppando tral’Europa e i paesi dell’America centrale, tra l’Europa e i paesi delle Ande, tra l’Europae il Mercosur. Si è preferito, anche da parte di alcuni amici latinoamericani, puntaretutto sul negoziato multilaterale. Non so come finirà il negoziato multilaterale. Io sonotra quelli che vedrebbe con favore un Accordo a Doha. Ma temo che se si uscirà dallaronda di Doha senza accordo, c’è il rischio che si determini una frattura tra Paesi ric-chi e Paesi emergenti. Arrivare rapidamente quindi a un Accordo fra Europa eAmerica Latina, penso in particolare al Mercosur, avrebbe un grande significato, dirisposta e di contributo alla costruzione di un sistema multilaterale di integrazioneeconomica e di libertà del commercio.

C’è un paradosso da questo punto di vista. La libertà del commercio, che è stata alungo la grande bandiera dei paesi di democrazia liberale occidentale, diventa oggiuna bandiera dei paesi emergenti. E noi che abbiamo avuto la pretesa di insegnarla almondo, qualche volta sembriamo temerla, in ragione della protezione di certi privile-gi e di certi interessi costituiti. Ciò detto, credo tuttavia che nei processi di integrazio-ne e di libertà di commercio, occorra la disponibilità di tutte le parti in causa a faresacrifici: per la parte latinoamericana ciò significa disponibilità ad accogliere impreseeuropee nel campo industriale, dei servizi, ed a vincere ogni tentazione protezionisti-ca, riconoscendo naturalmente, come è giusto fare, le asimmetrie che esistono. D’altrocanto l’abbiamo fatto anche tra noi europei, accompagnando l’integrazione con politi-che di sostegno allo sviluppo e di riduzione delle disuguaglianze. Dobbiamo andaredecisamente in questa direzione. L’Italia vuole parteciparvi con un’iniziativa propria.

Ho citato le nostre imprese maggiori, ho citato la decisione di aderire alla Corporación

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Andina de Fomento. Vi annuncio adesso che stiamo studiando con la BancaInteramericana di Sviluppo la messa a punto di strumenti finanziari innovativi per ilsostegno alle economie della regione, in modo particolare alle piccole e medie impre-se. Se ne è parlato a lungo qui, ma questo è davvero un campo nel quale l’Italia puòfornire un’esperienza particolare. Una expertise che può essere utile a grandi paesi chevogliono crescere e che sanno che la piccola e media impresa crea ricchezza e lavoroin modo diffuso più del grande investimento che viene dall’Europa o dagli altri paesidel mondo. Per questo abbiamo rafforzato i nostri strumenti ed abbiamo anche lavo-rato per entrare in raccordo con sedi e con fora che non sono nostri.

Siamo diventati invitati, io spero via via permanenti, alla Cumbre Iberoamericana, edi questo siamo grati non solo ai nostri amici latinoamericani, ma anche ai nostriamici spagnoli e portoghesi che hanno dimostrato disponibilità e volontà di collabora-zione. Puntiamo a rafforzare l’attività dell’Istituto Italo-Latino Americano ed a colle-garlo sempre più strettamente alla realtà del Continente. È importante che questoimpegno trovi corrispondenza non episodica da parte dei nostri amici dell’AmericaLatina e dei Caraibi.

E ciò che è fondamentale è che l’America Latina e i Caraibi credano in sé stessi, nonsolo nelle loro possibilità di sviluppo, ma anche nella necessità di assumere la respon-sabilità di governare quella parte del mondo. Io credo sia stato molto importante ilmodo in cui alcuni dei maggiori paesi dell’America Latina hanno affrontato la crisi adHaiti, con un’assunzione di responsabilità che dimostra maturità e crescente pesosulla scena internazionale. D’altro canto Paesi come il Brasile e il Messico, sono ora-mai protagonisti sulla scena internazionale e non soltanto regionale. Io spero che lofacciano anche a nome dell’intero sub-continente, non soltanto nell’interesse proprio,e so che è così. So che c’è una visione che va oltre l’ambito nazionale. È molto impor-tante che vadano avanti i processi d’integrazione. Anche se non spetta a noi decidernele modalità, so che in America Latina l’approccio pragmatico che guarda all’integrazio-ne sub-regionale e all’integrazione fisica ed economica come alla chiave del successo,coesiste sempre con una visione ampia, di grande respiro politico, ideale, culturale,con il mito della grande unione di tutti i paesi dell’America Latina. Io credo che que-sto mito abbia un suo valore, non possa essere espunto, perché l’America Latina è unarealtà, una grande realtà culturale, storica. Ma allo stesso tempo, l’esperienza europeadice che i processi d’integrazione sono graduali e concreti. Noi siamo partiti appuntodalla Comunità del Carbone e dell’Acciaio. Certo, c’era chi scriveva dei librisull’Europa, era importante che si scrivessero dei libri sull’Europa, ma il processo diintegrazione è partito concretamente da un’integrazione economica, fisica, dalla coo-perazione economica, da basi materiali forti. Ed è importante che il processo d’inte-grazione latinoamericano vada avanti in questa duplice dimensione.

Ed io credo, badate, che uno degli aspetti più importanti degli Accordi con l’UnioneEuropea è che essi incoraggiano ed aiutano l’integrazione regionale latinoamericana.Perché nell’implementazione – come si dice con una pessima parola, che per giunta, esi sente, non è di origine Latina – degli Accordi con l’Unione Europea c’è anche un

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potente stimolo a far vivere l’integrazione tra i paesi latinoamericani.

Questa è indubbiamente la via maestra e naturalmente questi processi di integrazionee di cooperazione si accompagnano a quella crescente condivisione di valori democra-tici, di difesa dei diritti umani, a quell’approccio multilaterale al tema dell’ordine mon-diale, che noi profondamente condividiamo e che fa sì che l’Europa e l’America Latinanelle grandi sedi internazionali quasi sempre si trovino dalla stessa parte a condivide-re un approccio ispirato ai valori della pace, della difesa dei diritti umani, della demo-crazia, del multilateralismo, del rifiuto della logica di potenza. E questa comunanza divalori, questo approccio comune ai grandi temi internazionali, è certamente una baseimportante di cooperazione. E lo abbiamo registrato anche dinanzi alle nuove sfidecome quelle della sicurezza energetica e della sostenibilità ambientale. È importantecontinuare a lavorare insieme, è importante continuare a lavorare per vincere questesfide affrontandole con determinazione.

Questa Conferenza dimostra che l’Italia c’è, che l’Italia vuole fare la sua parte non inuna visione esclusivamente nazionale ma più largamente al servizio delle relazioni traEuropa e America Latina. In questo spirito lasciate che io concluda ringraziandoinnanzitutto tutti i partecipanti e gli amici che sono venuti dall’America Latina, ringra-ziando chi, a partire dall’IILA, dal Cespi, ha contribuito in modo determinante al suc-cesso di questa iniziativa, all’elaborazione, all’organizzazione dell’evento.Ringraziando gli ospiti non latinoamericani, gli ospiti europei, dalla CommissariaFerrero-Waldner, al Ministro degli Esteri della Slovenia, ai rappresentanti degli altripaesi europei come la Spagna, il Portogallo, la Germania, la Francia che hanno segui-to i lavori, e tutte le diverse personalità dell’economia, della cultura, della società civi-le, che hanno partecipato a questa conferenza. L’appuntamento è a Milano. L’augurio,lo ha già detto Formigoni, è che quando ci troveremo a Milano, essa sarà già stata scel-ta – si vota a marzo – come sede dell’Esposizione Universale del 2015. Il tema cheabbiamo proposto è il cibo, la nutrizione. È un materia nella quale condividiamo unalarga esperienza. E con l’occasione della Conferenza di Milano, tutti i paesidell’America Latina e dei Caraibi potranno anche andarsi a scegliere il loro stand doveportare i loro prodotti e dove mettere in mostra la loro civiltà, il cibo è una parteimportante della civiltà. In nome della nostra amicizia, contiamo sul vostro sostegnoanche per questo obiettivo che ci proponiamo. Ma voglio ringraziarvi per il sostegnoche in questi anni è venuto dalla stragrande maggioranza dei paesi latinoamericani inogni occasione, ed in particolare in occasione dell’elezione dell’Italia nel Consiglio diSicurezza, nel Consiglio per i Diritti Umani. La nostra è un’amicizia consolidata: dopoquesti due giorni sono convinto che sarà ancora più forte.

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Al tavolo della Presidenza, al centro, il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, e la Presidente del Cile, Michelle Bachelet. Alla loro sinistra, il Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, ilPresidente della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti e il Sottosegretario per gli Affari Esteri,Donato Di Santo. Alla loro destra, il Presidente dell’IILA, Roberto Andino Salazar, e il Sindaco di Roma, Walter Veltroni. ■

Un momento dei lavori della III Conferenza, che si è svolta nella Sala delle ConferenzeInternazionali della Farnesina. ■

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Da sinistra: il Ministro degli Esteri dell’Honduras, Milton Jiménez Puerto, il Ministro degli Esteridell’Argentina, Jorge Taiana, la Ministra del Commercio Internazionale, Emma Bonino, ilSottosegretario per gli Affari Esteri, Donato Di Santo, il Presidente della CAF - CorporaciónAndina de Fomento - Enrique García, il Ministro degli Esteri del Nicaragua, Samuel Santos, laVice Ministra degli Esteri di El Salvador, Margarita Escobar. ■

Al tavolo della Presidenza: la Presidente della Repubblica del Cile, Michelle Bachelet, con ilMinistro degli Esteri, Massimo D’Alema. ■

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Incontro bilaterale Italia-Messico: il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, riceve la Ministradegli Esteri del Messico, Patricia Espinosa Cantellano. ■

Incontro bilaterale Italia-Brasile: il Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, riceve il MinistroSegretario Generale della Presidenza della Repubblica del Brasile, Luiz Dulci. ■

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Il Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, con la Commissaria Europea per le Relazioni Esterne,Benita Ferrero-Waldner. ■

Incontro bilaterale Italia-Argentina: il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, riceve il Ministrodegli Esteri dell’Argentina, Jorge Taiana. ■

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Il Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, con il Presidente della CAF, Enrique García. ■

Intervento del Vice Presidente e Ministro degli Affari Esteri di Panama, Samuel Lewis Navarro.Accanto a lui, il Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, Umberto Ranieri,e il Sottosegretario per gli Affari Esteri, Donato Di Santo. ■

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Alla Sessione Inaugurale della III Conferenza sono intervenuti il Presidente della Camera deiDeputati, Fausto Bertinotti, e il Presidente dell’Unione Interparlamentare, Pier FerdinandoCasini. Nella foto, entrambi al tavolo della Presidenza con il Sottosegretario per gli Affari Esteri,Donato Di Santo. ■

Al tavolo della Presidenza, la Sindaco di Milano, Letizia Moratti, la Ministra del CommercioInternazionale, Emma Bonino, e l’Amministratore Delegato di ENEL, dott. Fulvio Conti. ■

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Al tavolo della Presidenza, il Ministro del Lavoro, Cesare Damiano, con il Sottosegretario per gliAffari Esteri, Donato Di Santo, e con il Direttore del CeSPI, José Luis Rhi-Sausi. ■

Il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, interviene alla III Conferenza. ■

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Il Presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, interviene come Presidente dellaConferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome. ■

La Ministra del Commercio Internazionale, Emma Bonino, con la Vice Ministra degli Esteri di ElSalvador, Margarita Escobar. ■

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In un momento di pausa dei lavori: il Sen. Claudio Scajola conversa con il Presidente dellaPontificia Commissione per l’America Latina, Cardinale Giovanni Battista Re, che ha assistito allaIII Conferenza insieme al Cardinale Claudio Hummes. ■

La Segretaria di Stato spagnola per Iberoamerica, Trinidad Jiménez García, con il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, e con l’On. Piero Fassino, durante una pausa dei lavori dellaConferenza. ■

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La Commissaria Europea per le Relazioni Esterne, Benita Ferrero-Waldner, durante il suointervento. ■

L’intervento del Ministro degli Esteri del Perú, José Antonio García Belaunde. ■

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Intervento del Presidente del Senato della Repubblica, Franco Marini. ■

Il discorso conclusivo del Ministro degli Affari Esteri, Massimo D’Alema. ■

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Il Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, consegna alla Senatrice Susanna Agnelli unriconoscimento per il suo impegno a favore del rafforzamento delle relazioni tra Italia eAmerica Latina. ■

In occasione della III Conferenza Italia-America Latina e Caraibi, il Ministro degli Esteri,Massimo D’Alema, ha consegnato un riconoscimento del Ministero degli Esteri a ottopersonalità che hanno dedicato parte della loro vita ai rapporti con l’America Latina. Da sinistra: Susanna Agnelli, Renato Sandri, Gilberto Bonalumi, Ludovico Incisa di Camerana,Massimo D’Alema, Italo Moretti, Saverio Tutino, Linda Bimbi, Alberto Tridente. ■

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In occasione della III Conferenza, è stata convocata alla Farnesina la riunione d’area di tutti gli Ambasciatori d’Italia nei paesi latinoamericani, presieduta dal Segretario Generale,Ambasciatore Giampiero Massolo, insieme al Direttore Generale per le Americhe, MinistroGiovan Battista Verderame, e al Sottosegretario per gli Affari Esteri, Donato Di Santo. ■

In preparazione della III Conferenza si sono tenuti molti Seminari preparatori in varie cittàitaliane. A quello di Milano, del 5 giugno 2007, dedicato al Messico, vi ha partecipato il Presidentemessicano Felipe Calderon, al centro nella foto. Alla sua destra il Ministro dell'Economia delMessico, Eduardo Sojo; il Presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati; la Ministra delCommercio internazionale, Emma Bonino. Alla sua sinistra, il Presidente della Promos di Milano,Bruno Ermolli; il Sindaco di Milano, Letizia Moratti; il Sottosegretario agli Esteri, Di Santo. ■

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