LA CONVERGENZA

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Una narrazione inedita degli ultimi vent'anni di storia italiana, che non fa sconti a nessuno. La storia della Svolta e della duplice trattativa con Cosa nostra. Del papello di Totò Riina che arriva in parlamento. Della abdicazione della sinistra che fa le leggi che servono alla mafia e dell'assalto della destra, che alla mafia offre invece il regalo più grande, la dissoluzione del senso dello Stato. La storia di una Lega nata per difendere l'identità padana e che consegna il cuore della Lombardia ai clan calabresi. Della campagna più primitiva del sud che va alla conquista del nord e gli impone progressivamente la sua egemonia culturale. Una narrazione che parla della assoluta inadeguatezza della politica italiana davanti ai nemici in armi della democrazia. E delle minoranze istituzionali, civili e talora politiche che non si arrendono. Sono loro, in fondo, che hanno finora impedito che sul pennone della Repubblica sventoli bandiera bianca

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Prefazione

La prima volta che il concetto di “convergenza” fece ufficial-mente il suo ingresso nell’analisi giudiziaria del fenomeno mafio-so fu in occasione dello storico maxiprocesso di Palermo, apertoil 10 febbraio del 1986. La parola era stata usata anche prima perindicare l’esistenza di scopi o interessi che accomunavano lamafia e qualche altra entità, si trattasse di un gruppo sociale (gliagrari o i costruttori edili), un partito politico di governo o istitu-zioni dello Stato. Ma il maxiprocesso segnò, anche su questopiano, una vera e propria discontinuità. Il termine vi assunse unruolo centrale proprio per spiegare alcuni dei più clamorosi delit-ti compiuti dall’organizzazione mafiosa. “Convergenza di inte-ressi” scrissero i giudici istruttori. Convergenza di interessi con-fermarono i pubblici ministeri. Convergenza di interessi ribadì laCorte d’Assise.

Per dire che quei delitti non sarebbero stati compiuti dall’or-ganizzazione criminale se non fossero state assicurate preventiva-mente coperture operative e giudiziarie da parte di esponenti poli-tici e/o istituzionali, interessati per proprie ragioni alla elimina-zione di determinati protagonisti della lotta alla mafia. O addirit-tura per dire che quei delitti potevano essere stati suggeriti da sog-getti esterni alla mafia, a sua volta interessata a compierli, e con-vinta a farlo dalle altrui promesse e rassicurazioni di impunità.

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La convergenza di interessi fu alla base, anche, del reato di“concorso esterno in associazione mafiosa”. Da anni questa figu-ra di reato viene sottoposta a un attacco sistematico da parte deipolitici, degli intellettuali o dei giornalisti più sensibili al cantodegli imputati eccellenti. Il giudice Giovanni Falcone la motivòperò con la provata disponibilità di soggetti non mafiosi a realiz-zare comportamenti funzionali alla mafia (e alle sue strategie)sulla spinta di interessi convergenti. E con la considerazione chesenza tali disponibilità esterne la mafia non avrebbe mai raggiun-to la potenza conquistata nel corso dei decenni.

Da allora il contesto politico-istituzionale è molto cambiato.Ed è cresciuta anche la capacità di cogliere e descrivere le sinto-nie tra mafia e società. È diventato così sempre più evidente comevi sia un’altra forma di convergenza. Più ampia, più generale, piùsistematica, che può anche escludere patti inconfessabili con leorganizzazioni mafiose. Non l’accordo per un delitto, dunque. Enemmeno l’intesa consapevole per soddisfare reciproci interessi.Ma l’incontro oggettivo che può nascere da un comune interesse,di mafia e partiti o leader politici, ad avere una giustizia più debo-le, magistrati meno autonomi, un’informazione più asservita, unsenso dello Stato più precario, sistemi di valori più funzionaliall’esercizio dell’illegalità. È una convergenza che per la sua qua-lità politica e intellettuale non si può portare in tribunale. Ma cheha lo stesso effetto micidiale (talora perfino più dirompente) dellaprima. Agisce sulle leggi, sui comportamenti e sui valori, crean-do per la mafia un ambiente più ospitale e comprensivo.Moltiplicando le premesse dei delitti. Le due convergenze (ilcoinvolgimento diretto in una specifica strategia criminosa o discambio di favori e la comunanza oggettiva di princìpi e orizzon-ti) si sommano, sconvolgendo le regole su cui si reggono lo Statoe la democrazia. È questo lo scenario che si staglia davanti all’os-servatore odierno.

Ed è questo il tema che ha originato il libro. Il quale vuoleappunto approfondire i modi e le ragioni, intenzionali e non, che

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hanno prodotto e producono a ogni livello, soprattutto politico,comportamenti così manifestamente coincidenti con gli obiettividelle organizzazioni mafiose. E lo fa mettendo a fuoco il periodostorico della cosiddetta Seconda Repubblica, quello cioè che iniziadopo la grande crisi di sistema del 1992-’93. Va da sé che il con-cetto di convergenza, per essere davvero utile sul piano culturale escientifico, va trattato con estrema misura. Mai andando oltre leeffettive implicazioni di fatti e comportamenti, ma – altrettanto –mai rimanendone “al di qua”. Esso impone il continuo eserciziodello scrupolo analitico tanto nella scelta di “mettere” quanto nellascelta di “omettere”. Chiede di sapere applicare con intelligenzal’aureo, irrinunciabile principio metodologico di “distinguere senzaseparare, unire senza confondere”. E di usare un metro di rigorecon tutti i protagonisti, individuali e soprattutto collettivi, perché lostesso cedere a un principio di opportunità o allo spirito di bandie-ra significherebbe rendersi complici di una forma di convergenza.

È quello che si cercherà di fare, ben sapendo che lavorare sufatti recenti o addirittura in corso espone chiunque – l’autorecome il lettore – al rischio di cedimenti anche involontari allapolemica politica. E sapendo altrettanto bene, però, che soprattut-to nella prospettiva adottata la dimensione politica è assolutamen-te ineliminabile da una riflessione e da una narrazione rigorose epuntuali. L’importante è che si sappiano enucleare i principali“punti di verità” da una storia per tanti aspetti ancora opaca eincorniciata da uno scontro ideologico che tocca da tempo livellidi asprezza inediti.

Nelle pagine seguenti la convergenza tra mafia e politica verràosservata con occhio attento alle tendenze che riguardano il com-plesso delle organizzazioni mafiose, pur se in certi passaggi saràgiocoforza privilegiare le vicende legate a Cosa nostra. Si daràinsomma conto anche delle principali dinamiche di cui sono stateprotagoniste la camorra e la ’ndrangheta, con una particolareattenzione all’espansione di quest’ultima nel nord del Paese esegnatamente in Lombardia.

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Una nota a parte merita infine il metodo espositivo che verràadottato. L’urgenza del tema chiede infatti che il libro sia fruibi-le, e con facilità, da una larga comunità di lettori. Da qui alcunescelte compiute. La prima: mettere un linguaggio il più possibilesemplice e diretto al servizio di un racconto che nasce da studi eanalisi di taglio scientifico. La seconda: offrire al lettore, attraver-so uno sforzo di sintesi colpevole di molte omissioni, un retroter-ra minimo di conoscenze sulla presenza delle principali organiz-zazioni mafiose nella storia d’Italia e sulle implicazioni dellasvolta avviata dalla caduta del Muro di Berlino. La terza: corre-dare la narrazione con tavole e schemi, così da fissare con chia-rezza didascalica concetti e fenomeni. La quarta: arricchire ognicapitolo con suggerimenti bibliografici che, senza appesantirel’esposizione, aiutino e invoglino successivi approfondimenti.

Vi è infine un’altra scelta, che non ha a che fare con la fruibi-lità, ma sì con il metodo narrativo. Quella di proporre ripetuta-mente, uno accanto all’altro, il linguaggio degli esponenti delleistituzioni e il linguaggio della mafia o della cultura mafiosa, peresplicitare, attraverso le parole usate, l’esistenza di una specie diidem sentire, le impressionanti linee di continuità culturale chealimentano o riflettono le differenti forme della convergenza.

Nel tema posto al centro del libro, nel modo in cui sviluppar-lo e nel metodo espositivo si esprimono, inutile negarlo, le espe-rienze dirette di chi scrive. Ossia le cose viste, sentite, pensate,imparate non solo attraverso gli studi e la docenza universitariama anche – e verrebbe da dire soprattutto – in quella che è statauna lunga e intensa ricerca sul campo in veste di “osservatorepartecipante”: vuoi all’interno delle istituzioni e di specificiorgani istituzionali, nazionali e locali, vuoi all’interno di partitipolitici e di movimenti civili, vuoi nel corso di molteplici impe-gni e battaglie intellettuali, giornalistiche e anche processuali,come parte civile o come imputato di reati d’opinione. Insomma,vivendo direttamente il confronto con i compositi e mobili mondidella mafia, dell’antimafia e delle “innocenti” convergenze.

Ne nasce una narrazione per più versi inedita degli ultimi ven-t’anni di storia italiana, che non fa sconti a nessuno perché non

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può e non intende farne. La storia della Svolta e di una trattativaa due facce. La storia della abdicazione della sinistra che fa leleggi che servono alla mafia e dell’assalto della destra che allamafia fa invece il regalo più grande, la dissoluzione del sensodello Stato. La storia di una Lega nata per difendere l’identitàpadana e che consegna il cuore della Lombardia ai clan calabre-si. Della campagna più primitiva del sud che va alla conquista delnord e gli impone progressivamente la propria egemonia cultura-le. Una narrazione che parla della assoluta inadeguatezza dellapolitica italiana davanti ai nemici in armi della democrazia. Delletante convergenze garrule o consapevoli che spianano loro ognistrada. E delle minoranze istituzionali, civili e talora politiche chenon ci vogliono stare. Sono loro, in fondo, che hanno finora impe-dito che sul pennone della Repubblica sventoli bandiera bianca.

NotaLe fonti che ho consultato sono molte, e di diversa natura: le più importan-ti sono tutte ricomprese tra i suggerimenti bibliografici. A esse si associa-no gli appunti e le riflessioni raccolti nell’ambito di un prolungato impe-gno civile, politico e accademico.

Di particolare utilità appunti, memorie e atti legati alla partecipazioneai seguenti organi istituzionali: Comitato di indagine antimafia del Comunedi Milano, 1991-1992 (in qualità di membro esterno); Camera dei deputa-ti, 1992-1994; Commissione d’indagine su presenze mafiose in Galleriadel Comune di Milano, 1995; Commissione d’inchiesta sulla corruzionenel commercio, Comune di Milano, 1995-1997 (in qualità di presidente);Camera dei deputati, 1996-2001; Giunta per le autorizzazioni a procederedella Camera dei deputati, 1996-2001; Senato della Repubblica, 2001-2006; Commissione parlamentare Antimafia, 2001-2006 (in qualità disegretario nel 2005-2006); Commissione Giustizia del Senato, 2001-2006;governo Prodi, 2006-2008 (in qualità di sottosegretario all’Università e allaRicerca, e di responsabile del progetto “Ethicamente”).

In certi passi ho comunque potuto sperimentare la validità del celebreprincipio di Erodoto: la superiore affidabilità della memoria visiva sullanarrazione e sulle tracce scritte.

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