La conduzione dei gruppi ad assorbimento - Air...
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La conduzione dei gruppi ad assorbimento
Michele Colaiemma
La refrigerazione
ottenuta mediante
processi ad
assorbimento si rivela
una opzione
efficiente ed
economica, se
adottata nelle giuste
circostanze.
Detta tecnologia, pur
essendo nota da
tempo, risulta per
contro relativamente
poco diffusa nel
nostro paese, e
parecchi potenziali
utilizzatori non hanno
molta dimestichezza
con le varie
problematiche da esse
poste.
Nel presente lavoro ci
si ripropone di considerare gli aspetti, ritenuti a torto secondari, che si presentano una volta installate
le unità, ovverosia quelli posti dalla messa in marcia, dalle verifiche delle prestazioni, dalla
conduzione, dalla manutenzione ordinaria e straordinaria e più in generale dalla gestione in esercizio
delle macchine, tutto ciò che, in termini anglosassoni, va sotto la dizione Operation & Maintenance.
Una corretta conduzione supportata da costanti e qualificate operazioni di manutenzione, garantirà
infatti l’elevata affidabilità, notoriamente riconosciuta ai gruppi ad assorbimento.
Le possibilità offerte dall’adozione di assorbitori
Prima di entrare nel merito dei singoli aspetti relativi alla gestione degli assorbitori, varrà la pena fare
alcune considerazioni in merito all’opportunità della loro adozione.
La refrigerazione convenzionale ottenuta con unità a compressione di vapore è utilizzata
universalmente; la sua tecnologia, ampiamente sperimentata, si avvale di un vasto e ben organizzato
supporto post vendita fornito sia dai costruttori stessi, sia da società di manutenzione apposite.
Attualmente non è ipotizzabile che la refrigerazione ad assorbimento possa rimpiazzare quella
tradizionale su larga scala, ma pur tuttavia esistono molte applicazioni per le quali questa può offrire
una valida alternativa sia tecnica, che economica.
Di regola gli assorbitori possono essere convenientemente utilizzati qualora si verifichi una delle
seguenti circostanze:
- esista un sistema di cogenerazione, il cui calore disponibile non venga parzialmente o totalmente
impiegato;
- si stia prendendo in esame l’installazione di un nuovo impianto di cogenerazione;
- siano fruibili cascami di calore, di processo od altro;
- possa essere approvvigionato combustibile a condizioni particolarmente vantaggiose, come ad
esempio il biogas;
- siano operativi generatori di calore, che lavorino con limitata efficienza per via del basso fattore di
carico, particolarmente ad esempio, in estate;
- si presentino limitazioni sulla disponibilità di potenza elettrica;
- siano posti problemi di sensibilità al rumore ed alle vibrazioni;
- abbisogni una maggiore capacità frigorifera con limitazioni di disponibilità elettrica, ed esista
contemporaneamente un’adeguata possibilità di impiego di calore.
In breve, la refrigerazione ad assorbimento trova una sua valida applicazione in tutti quei casi in cui
sia disponibile una sorgente di calore a basso costo, oppure ci siano riserve all’uso di refrigerazione
convenzionale, ottenuta con più costosa energia elettrica.
Figura 1
Impianto di climatizzazione ambientale per casa di cura costituito da tre gruppi di uguale
capacità, alimentati a gas. Le potenze frigorifera e termica complessive erogate dall’impianto
sono pari rispettivamente a 528 kW e 429 kW.
Va sottolineato pure come l’utilizzo di assorbitori alimentati con cascami di calore, altrimenti persi,
risulti assai proficuo nella riduzione delle emissioni di CO2, ora di grande attualità, come diretta
conseguenza dei risparmi energetici conseguibili.
Di seguito verranno presi in esame gli assorbitori che impiegano quale fluido di lavoro una soluzione
di acqua e bromuro di litio, di gran lunga i più diffusi; dette apparecchiature sono offerte nelle versioni
con alimentazione diretta di combustibile, in particolare gassoso, ed indiretta con acqua calda, acqua
pressurizzata, vapore a bassa ed alta pressione.
Avviamento
L’avviamento (commissioning) generalmente si effettua in due fasi successive: a secco (dry
commissioning) ed a circuiti idraulici attivati (wet commissioning).
Nella prima fase si provvede alla verifica del corretto funzionamento dei componenti dell’impianto,
quali i sistemi di controllo e regolazione, le apparecchiature di sicurezza, la rotazione delle pompe,
eccetera.
Nella seconda si procede alla graduale messa in marcia dell’impianto.
In generale, solamente il fornitore, oppure un valente installatore opportunamente addestrato, può
assolvere tali compiti. Scarso apporto può viceversa essere fornito dal cliente o da chi lo rappresenta.
Durante le varie operazioni è opportuno che il gestore dell’impianto prenda visione delle prove e delle
procedure eseguite, poiché ciò gli offre un’opportunità unica per l’apprendimento dei dettagli
operativi del sistema.
Risulta particolarmente importante che il fornitore, od in sua vece l’installatore, dedichino tempo
sufficiente per un’adeguata formazione del personale addetto alla successiva conduzione
dell’impianto. Ciò dovrebbe essere stabilito nelle prescrizioni di fornitura con un esplicito impegno
del fornitore a dedicare parte del tempo previsto per la messa in marcia ad un opportuno
addestramento del personale di gestione.
Una metodologia per conseguire detto scopo è data dalla redazione di dettagliati rapporti di lavoro su
tutte le operazioni effettuate per la messa in marcia. Questi dovrebbero prevedere rigorosi riscontri
nel caso di difettoso funzionamento dei sistemi di controllo e di variazione dei parametri operativi,
quali ad esempio insufficiente portata dell’acqua refrigerata, interruzioni di alimentazione elettrica,
insufficiente alimentazione di calore, valvole bloccate od ostruite, perdita dei segnali di controllo,
interazioni dell’assorbitore con l’utenza, effetto delle differenti temperature dell’acqua di
raffreddamento, avvio ed arresto sotto differenti condizioni di carico.
Risulta assai proficuo redigere nel dettaglio ed illustrare detti rapporti di lavoro al cliente dopo ogni
prova effettuata.
Verifica delle prestazioni
La verifica delle prestazioni di una macchina (performance testing) allo scopo di provare che le stesse
siano quelle dettate dalle specifiche di commessa risulta un’ovvia richiesta.
Un rigoroso riscontro delle caratteristiche funzionali di un qualsiasi refrigeratore, risulta difficoltoso,
richiede tempo ed incrementa considerevolmente i costi.
I motivi vanno ricercati nel fatto che l’unità è sempre definita per una particolare serie di condizioni
operative (carico, temperatura ambiente, umidità relativa dell’aria, eccetera), che solo raramente si
verificano contemporaneamente.
Qualsiasi rilevazione deve essere riportata pertanto alle condizioni di progetto per mezzo di calcolo;
questo risulta complesso, poiché la variazione di un parametro ne influenza i rimanenti. Ciò
inevitabilmente si traduce nell’acquisizione di valori non accurati e nella conseguente perdita di
attendibilità del risultato.
Normalmente la strumentazione richiesta allo scopo non risulta di particolare precisione, in quanto
molto spesso la ripetibilità della prova è più importante della sua accuratezza. Il riscontro delle
prestazioni, in particolare se queste sono legate ai pagamenti, richiede un maggior rigore. Ciò
inevitabilmente incrementa i costi richiesti per la strumentazione.
Affinché una prova risulti valida deve essere accettata concordemente dal cliente o da un suo
rappresentante e dal fornitore o dall’installatore.
Le considerazioni sopra riportate si traducono in pratica nel fatto che prove di prestazione rigorose
siano raramente effettuate su impianti di refrigerazione convenzionale. Per quanto riguarda invece i
sistemi ad assorbimento, assai meno conosciuti, accade più facilmente che l’acquirente richieda una
serie di accertamenti.
Un compromesso, normalmente adottato, risulta il seguente: l’impianto viene verificato in due stadi
successivi.
Nel primo, questo viene monitorato con pochi strumenti di basso costo, allo scopo di rilevare i basilari
parametri di funzionamento, quali ad esempio le portate, le temperature e le pressioni (la precisa
natura di questi varierà da installazione ad installazione). La maggior parte degli strumenti richiesti
risulta di normale dotazione. Le fasi finali della messa in marcia comprenderanno e registreranno i
dati così ottenuti. Questi verranno comparati con i valori prescritti ed un risultato positivo produrrà
un’accettazione provvisoria della fornitura.
Il secondo stadio richiede un periodo di osservazione della macchina di più lungo periodo. Questo
varierà in funzione della data di messa in marcia dell’impianto, poiché dovrà comprendere una
stagione caratterizzata da alte temperature ambientali. Durante tale lasso di tempo, dovranno essere
rilevati periodicamente i valori di funzionamento, allo scopo di verificare che le prestazioni si
mantengano nell’ambito di tolleranza di quelle commissionate. Al termine, constatati risultati
soddisfacenti, l’acquirente ed il fornitore concorderanno sull’accettazione definitiva della commessa.
In qualche caso è prevista, in termini contrattuali, una ritenuta sui pagamenti (performance bond) da
corrispondere all’accettazione finale.
La verifica delle prestazioni viene talvolta effettuata prima della consegna, in fabbrica, presso il
costruttore. In fase di ordinazione viene stabilito un protocollo di prove che, una volta approntata
l’unità, vengono eseguite alla presenza del cliente. Questa metodologia offre il vantaggio di poter
attuare le verifiche sull’apparecchiatura disinserita dall’impianto. L’integrazione della stessa in un
sistema rende infatti più difficoltoso stabilire se alcune problematiche siano da imputare al gruppo o
all’impianto. Le verifiche in fabbrica, per contro, comportano alcune controindicazioni. Effettuate le
prove, parte della soluzione di lavoro rimane all’interno della macchina e può causare nel tempo
corrosioni. In special modo ciò si verifica per unità di grossa taglia, che per le loro dimensioni
vengono spedite in più parti separate che, pertanto, risultano più permeabili all’aria.
Smaltimento del calore
Lo smaltimento del calore
generato nella macchina
pone al gestore dell’impianto
una serie di incombenze, che
meritano un particolare
approfondimento.
Il mezzo tradizionale per il
rigetto del calore dei gruppi
ad assorbimento, che
utilizzano quale fluido di
lavoro una miscela di acqua
e bromuro di litio, è
costituito dalle torri
evaporative. La loro
adozione è dovuta
principalmente al basso
livello delle temperature di
smaltimento imposto dal
ciclo termodinamico
adottato (inferiore a 35/36
°C).
Il funzionamento delle torri
evaporative è basato
sull’utilizzazione del calore
latente di evaporazione
dell’acqua. Mettendo a
contatto nella torre una
portata d’acqua, finemente
suddivisa, con una corrente d’aria, una piccola quantità di acqua viene assorbita per evaporazione
dalla corrente d’aria, sottraendo il suo calore latente di evaporazione all’acqua restante.
L’acqua uscente dalla torre sarà appena un po’ meno in quantità, ma sensibilmente più fredda di
quella inizialmente entrante, ed il calore sottratto, come calore latente di evaporazione, risulterà
disperso nell’ambiente, sotto forma di vapore acqueo contenuto nella corrente d’aria uscente, la cui
umidità sarà, pertanto, aumentata rispetto all’aria entrante, normalmente sino alla saturazione.
Il calore sottratto all’acqua non dipende dalla temperatura a bulbo secco dell’aria entrante, ma
solamente da quella a bulbo umido. Ciò risulta importante in quanto, per umidità relativa inferiore al
100%, la temperatura a bulbo umido è inferiore a quella a bulbo secco (ad esempio con bulbo secco
di 32 °C ed umidità relativa pari al 52%, il bulbo umido è solo a 24 °C) e nei processi di
raffreddamento si possono ottenere temperature sensibilmente inferiori di quelle conseguibili
utilizzando sistemi ad aria.
La caratteristica peculiare delle torri evaporative è che il raffreddamento è ottenuto a spese di un
modesto consumo d’acqua (qualche % della portata in circolo), ma con un consumo di energia ridotto
rispetto ad un equivalente raffreddamento ad aria.
Figura 2
Assorbitore da 70 kW frigoriferi alimentato ad acqua calda a temperatura
compresa tra i 70 °C e i 95 °C.
Il consumo d’acqua in una torre evaporativa è dato dalla somma di quello per evaporazione, di quello
per trascinamento delle gocce d’acqua nell’aria uscente (di solito nell’ordine dello 0,002% della
portata d’acqua circolante) e di quello di spurgo, variabile in funzione della qualità dell’acqua
utilizzata, con valori compresi fra il 30 ed il 100% del consumo d’acqua per evaporazione.
Per quanto riguarda lo spurgo va precisato quanto segue. La continua evaporazione dell’acqua
provoca un progressivo aumento, nell’acqua rimasta, della concentrazione di sali ed altre impurità,
anche di quelle assorbite dall’aria ambiente. Se non controllata, la concentrazione nell’acqua di
ricircolo di sali ed altri solidi disciolti aumenta molto rapidamente provocando incrostazioni depositi
e corrosioni, che pregiudicano il corretto funzionamento e la durata delle apparecchiature utilizzate.
Per limitare l’aumento di dette concentrazioni occorre effettuare uno spurgo, vale a dire uno
spillamento continuo realizzato a mezzo di una saracinesca posta possibilmente sulla tubazione di
entrata dell’acqua nella torre.
Le torri evaporative normalmente utilizzate sono quelle a circuito aperto. Talvolta vengono adottate
torri a circuito chiuso. Come noto, la principale differenza fra le due tipologie riguarda essenzialmente
l’elemento di scambio termico; anziché il pacco di scambio è utilizzata una batteria di serpentine
entro cui viene fatta scorrere l’acqua da raffreddare. Il vantaggio di questo secondo tipo di torre è che
il fluido interno rimane perfettamente pulito e non viene interessato da possibili contaminazioni
atmosferiche, ne da fenomeni di depositi calcarei o biologici. Gli svantaggi rispetto alle torri a circuito
aperto sono che, a pari capacità termica, le dimensioni sono molto maggiori ed il costo può risultare
da due a tre volte superiore.
Premesso tutto quanto sopra, il gestore dell’impianto sarà chiamato ad assolvere, tenendo in debito
conto la qualità dell’acqua disponibile, i seguenti compiti:
- effettuare un idoneo trattamento dell’acqua adottata, allo scopo di inibire la corrosione e limitare il
deposito dei sali minerali insolubili;
- reintegrare con acqua trattata l’acqua evaporata, quella trascinata nella corrente d’aria e quella di
spurgo;
- operare opportuno spillamento dell’acqua di spurgo;
- attuare processi biocidi atti a combattere la Legionella od altri batteri, usando prodotti chimici o
sistemi a raggi ultravioletti;
- effettuare, se necessario, idonei lavaggi chimici delle serpentine di scambio termico, atti
all’ablazione di eventuali incrostazioni formatesi in corso di esercizio.
Integrità del vuoto
Il ciclo ad assorbimento a bromuro di litio si svolge in condizioni di pressione interna alla macchina
inferiore a quella atmosferica (pressione parziale). Di conseguenza il mantenimento del vuoto
richiede un’attenzione costante.
Con l’incremento della pressione all’interno dell’apparecchiatura diminuiscono proporzionalmente
le prestazioni fino a cessare completamente. Usualmente l’accumularsi di aria o di gas idrogeno (gas
non condensabili) rappresenta la causa di perdita di vuoto nella macchina. L’aria è dovuta a falle nella
sezione ermetica e l’idrogeno è il risultato della corrosione delle superfici metalliche interne.
I gas non condensabili debbono essere rimossi dal circuito ad assorbimento periodicamente. La
frequenza dell’operazione di evacuazione dipenderà dal tipo di macchina, dalle sue dimensioni, dal
periodo di suo utilizzo e dallo stato delle sue parti funzionanti sotto vuoto.
L’evacuazione avviene normalmente in due
fasi successive; nella prima i gas vengono
estratti ed immagazzinati in idoneo serbatoio
posto a bordo macchina; nella seconda si
provvede allo svuotamento di quest’ultimo.
All’estrazione dei gas dal mantello ed al loro
accumulo provvede autonomamente la
macchina. Lo svuotamento dei gas raccolti
nell’apposito serbatoio viene viceversa
effettuato per mezzo di idonea pompa da vuoto
azionata manualmente. Questa operazione
viene attuata nelle unità di piccola taglia con
pompe portatili, di normale dotazione
dell’operatore addetto. Le macchine di
maggiore potenza montano normalmente una
pompa in dotazione propria.
L’operazione di svuotamento viene talvolta
effettuata in automatico con sistemi dotati di
valvole a solenoide montate a bordo macchina.
Nella costruzione di unità di piccola potenza è
adottato per lo svuotamento, in qualche caso,
il dispositivo denominato cella di palladio.
Il palladio, se riscaldato ad una temperatura fra
i 200 °C e i 250 °C, permette alle molecole di
idrogeno di attraversarlo; il passaggio avviene
unidirezionalmente sotto la spinta di pressioni
parziali di H2 differenti (adsorbimento e
dispersione).
La cella di palladio è riscaldata per mezzo di
una resistenza elettrica da 30W alla
temperatura desiderata ed è installata nel
circuito ad assorbimento in modo che
l’idrogeno accumulatosi venga
automaticamente disperso nell’atmosfera. In normali condizioni di esercizio la cella di palladio può
espellere 30cc di H2 per ora. Qualora l’H2 sia prodotto in maggiore quantità, il dispositivo di spurgo
automatico non potrà far fronte alle necessità operative e la macchina andrà fuori esercizio.
Cristallizzazione
In condizioni di funzionamento anomalo il rettangolo di lavoro del ciclo ad assorbimento nel
diagramma tensione di vapore/temperatura si sposta verso condizioni caratterizzate da un aumento
sia della concentrazione della soluzione, sia della sua temperatura. L’intercettazione della linea di
cristallizzazione comporta la comparsa di solidi (cristalli di LiBr); il perdurare della condizione
anomala fa precipitare i cristalli fino all’occlusione dei passaggi con il conseguente arresto della
macchina. Per ripristinarne il corretto funzionamento occorre procedere alla fusione dei cristalli
formatisi, effettuando un opportuno riscaldamento nelle zone critiche.
Figura 2
Operazione di svuotamento dei gas incondensabili
effettuata con pompa da vuoto portatile (in basso a
destra) in grado di produrre vuoto fino a 0,001 kPa
Detto fenomeno, denominato cristallizzazione, caratteristico delle apparecchiature di passata
generazione, si verifica oggigiorno meno frequentemente, data l’adozione a bordo macchina di
appositi dispositivi di controllo e di regolazione automatici.
La cristallizzazione è imputabile a diverse motivazioni:
aumento di temperature e pressioni causate dallo sporcamento del circuito di raffreddamento;
eccedente alimentazione termica, con incrementi di temperatura nel generatore;
eccessivo raffreddamento della soluzione diluita in uscita dall’assorbitore;
insufficiente grado di vuoto, con conseguente aumento di temperature e pressioni;
scarsa portata di soluzione al generatore, con successivo surriscaldamento e sovra concentrazione
della stessa.
Temperature dei fluidi termovettori
Il controllo delle temperature dell’acqua di alimentazione e di quella di condensazione risultano vitali
per garantire le prestazioni dei gruppi. I sistemi di controllo specifici adottati variano fra i vari
costruttori, ma è importante che le loro prescrizioni siano perfettamente osservate e che sia garantita
l’integrità e la funzionalità dei controlli prescelti.
I gruppi ad assorbimento richiedono che l’acqua di condensazione venga loro erogata tra i 20 °C e i
35 °C. Qualche costruttore limita la temperatura superiore a 32 °C. La temperatura dell’acqua di
condensazione non deve risultare ne troppo elevata, ne troppo bassa e l’intervallo d’impiego deve in
ogni caso osservare le prescrizioni del costruttore. La potenza nominale è normalmente determinata
per un particolare valore dell’acqua di ritorno all’assorbitore, ad esempio 29,5 °C. Se l’acqua di
condensazione sale al di sopra del valore di targa le prestazioni della macchina si riducono. Poiché
ciò si verifica normalmente nel periodo estivo è importante essere consci della prevedibile flessione
della potenza erogata.
Fattore di sporcamento degli scambiatori di calore
Tutti gli scambiatori di calore sono soggetti ad incrostazioni ed a sporcamento di varia natura, ad
esempio biologico od altro. Ciò si verifica tanto sulle apparecchiature di refrigerazione convenzionali,
quanto sulle unità ad assorbimento. Un assorbitore è caratterizzato da più scambiatori di calore che
gestiscono fluidi esterni.
Il componente più vulnerabile è la torre di raffreddamento ed il circuito idraulico ad essa associato,
sebbene i trattamenti prescritti per l’acqua proteggano dalla corrosione ed evitino incrostazioni con
l’eccezione dello sporco fisico. Filtri sono usualmente impiegati nei circuiti di torre aperti, allo scopo
di impedire lo sporcamento delle pareti degli scambiatori del condensatore e dell’assorbitore.
Depositi sulle superfici di scambio penalizzano la trasmissione del calore, causando un degrado delle
prestazioni della macchina.
Le tubazioni all’interno dell’assorbitore, pure soggette a sporcamento sono quelle dell’evaporatore,
da parte del fluido da refrigerare, e del generatore, da parte del vapore e dell’acqua calda.
Trattamenti convenzionali per
l’acqua calda e refrigerata
adottati nei sistemi di
distribuzione e per i generatori
di vapore provvedono
adeguatamente alla protezione
degli scambiatori di calore.
Analogamente a quanto si
verifica usualmente per i gruppi
refrigeranti convenzionali i
lavaggi chimici risultano
necessari solamente nei casi di
assenza o di inefficienza dei
trattamenti adottati.
Le apparecchiature alimentate a
fiamma diretta richiedono le
ispezioni usualmente adottate
per i generatori termici. La
pulizia delle superfici di
combustione risulta ovviamente
più sentita per le unità utilizzanti
gasolio, rispetto a quelle
alimentate a gas.
Corrosione
La soluzione di bromuro di litio, l’acqua calda/refrigerata e quella di raffreddamento sono tutte
corrosive.
La soluzione di lavoro è fornita con inibitori per limitare le corrosioni, ma verifiche regolari (una o
due volte per anno) sulla sua composizione chimica sono consigliate. Come sopra indicato, leggere
corrosioni prodotte dalla soluzione inibita producono gas incondensabili, che causano una graduale
perdita del livello di vuoto. Un degrado più rapido del previsto è indice di una importante corrosione
in atto.
Le verifiche periodiche mirano anche a rilavare la concentrazione dell’inibitore, per un’eventuale suo
rabbocco.
Come per tutti i sistemi di distribuzione dell’acqua, anche per quelli relativi agli assorbitori, sono
richieste regolari verifiche periodiche.
Regolamentazioni (EMC, LVD, GAD, PED)
Gli assorbitori destinati al mercato europeo debbono essere certificati CE e soddisfare le norme
previste dalle direttive EMC (Electro Magnetic Compatibility) e LVD (Low Voltage Directive);
quelli alimentati a gas debbono essere conformi pure alle norme dettate dalla direttiva GAD (Gas
Appliance Directive).
Figura 3
Torre evaporativa assiale Evapco ICT 4-66 di potenza pari a 256 kW
Gli assorbitori azionati ad acqua pressurizzata ed a vapore rientrano nel campo di applicazione della
direttiva PED (Pressure Equipment Directive), che fissa le norme per la messa in servizio e per
l’utilizzazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione. L’utente del sistema è tenuto a far
richiesta di verifica di messa in servizio ed ha l’obbligo di sottoporre il sistema a controlli periodici.
La verifica di messa in marcia consiste nell’accertamento da parte dell’ente verificatore che
l’attrezzatura sia stata correttamente installata nel rispetto della normativa vigente e delle istruzioni
d’uso e manutenzione rilasciate dal costruttore; in particolare la verifica è finalizzata al controllo del
funzionamento in sicurezza delle attrezzature e degli insiemi.
I controlli periodici, o meglio di riqualificazione periodica, contemplano esami suddivisi in:
- verifiche di integrità, che consistono nell’ispezione delle varie membrature mediante esame visivo
eseguito dall’esterno e dall’interno, in controlli spessimetrici ed eventuali altri controlli che si
dovessero rendere necessari a fronte di situazioni evidenti di danno;
- verifiche di funzionamento, che si materializzano nella constatazione della rispondenza delle
condizioni di effettivo utilizzo con quanto indicato nella dichiarazione di messa in servizio e nelle
istruzioni d’uso del costruttore e nella constatazione della funzionalità degli accessori di sicurezza.
L’attestazione positiva di tali accertamenti consente la prosecuzione dell’esercizio delle attrezzature
e degli insiemi messi in funzione.
Le verifiche relative agli accessori di sicurezza e di quelli a pressione seguono la stessa periodicità
dell’attrezzatura a pressione cui sono destinati o con cui sono collegati.
Equipaggiamenti ausiliari
Tutti i produttori utilizzano componenti ausiliari ermetici, quali pompe e valvole, necessari al normale
funzionamento dei gruppi. Alcuni di questi sono smontabili ed accessibili, altri richiedono per gli
interventi di manutenzione il sezionamento delle loro connessioni.
I motori elettrici e le pompe debbono essere trattati opportunamente per l’integrità dello statore, dei
cuscinetti e delle sigillature. Le stesse attenzioni debbono essere prestate alle parti meccaniche delle
pompe utilizzate nelle sezioni sottovuoto.
Poiché i sistemi di controllo elettrici di un assorbitore non differiscono da quelli delle apparecchiature
frigorigene elettriche tradizionali, non sono necessarie attenzioni specifiche. La verifica della taratura
dei termostati, il corretto funzionamento dei relè di potenza e del programma del microprocessore,
costituiscono in ogni caso parte del piano di manutenzione ordinaria.
Disponibilità di ricambi e servizi di manutenzione
I potenziali utenti di qualsiasi tecnologia non largamente diffusa sono naturalmente interessati a che
le apparecchiature adottate siano adeguatamente supportate in termini di ricambi e di servizi di
assistenza. Ciò è particolarmente importante nel caso in cui le macchine siano prodotte all’estero.
I ricambi e le manutenzioni sono normalmente assicurati dal fornitore, in modalità diverse da
operatore ad operatore, con coperture difformi nelle varie regioni del paese. Una verifica al riguardo,
effettuata in fase di richiesta di offerta, risulta pertanto della massima importanza. I ricambi dovranno
essere disponibili e pronti per la consegna ed il servizio di assistenza post vendita dovrà risultare
opportunamente qualificato ed uniformemente distribuito sull’intero territorio servito.
Come per ogni altra apparecchiatura di
refrigerazione, anche per gli assorbitori sono
richieste specifiche competenze tecniche per
l’esecuzione delle operazioni di
manutenzione,sia ordinaria che
straordinaria.
Il costruttore ed in sua vece il distributore
provvedono normalmente ai servizi post
vendita. Vengono allo scopo proposti
contratti di manutenzione programmata, di
cadenza annuale.
Questi talvolta, essenzialmente per ragioni
di costo, non vengono sottoscritti
dall’utente, che preferisce richiedere
interventi solo nel caso rilevi
malfunzionamenti o si verifichi un fermo
macchina. Le prestazioni programmate
risultano viceversa altamente
raccomandabili in quanto le verifiche
sistematiche dei parametri operativi della
macchina riducono gli assorbimenti
energetici, prevengono inaspettate carenze
prestazionali ed evitano repentini fermi per
guasti. I costi rivendicati dalla manutenzione
non si discostano molto da quelli previsti per
le unità di refrigerazione a compressione di
vapore. Nel medio termine i tempi aggiuntivi
richiesti per il monitoraggio e per il
mantenimento del grado di vuoto sulle unità
ad assorbimento sono controbilanciati dalle
ridotte necessità di gestione e di eventuale
sostituzione dei più limitati componenti in
movimento.
Trattamento e smaltimento dei fluidi di lavoro
Ogni sistema di refrigerazione utilizza fluidi di lavoro potenzialmente soggetti per il loro trattamento
e smaltimento a particolari regolamentazioni di legge. Ciò vale anche per i liquidi contenenti glicole
e altre soluzioni anticongelanti.
Gli assorbitori considerati utilizzano bromuro di litio addizionato a particolari inibitori di corrosione,
che possono essere soggetti a particolari norme in merito al loro smaltimento. Al riguardo dovrà
essere consultato il fornitore dell’apparecchiatura oppure quello della soluzione.
Figura 4
Assorbitori alimentati a gas di capacità frigorifera
unitaria pari a 352 kW in applicazione industriale
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Milano 8/2017