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LA COMUNITÀ’ TERESIANA, UNA SIGNIFICATIVA ESPERIENZA DI COMUNIONE ECCLESIALE I ntroduzione « Sull’esempio della Chiesa primitiva, in cui la moltitudine dei credenti era d'un cuor solo e d’un’anima sola, la vita comune, nutrita dagli insegnamenti del Vangelo, dalla sacra liturgia e soprattutto dell’Eucaristia, perseveri nell’orazione e nella comunione dello stes- so spirito... la comunità come una famiglia unita nel nome del Si- gnore, gode della sua presenza. La carità è poi compimento della legge e vincolo di perfezione, e per mezzo di essa noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita. Anzi l’unità dei fratelli manifesta l'avvento di Cristo, e da essa promana grande energia per l’apostolato » ’. Il Concilio Vaticano II presenta qui la vita di comunità di un gruppo religioso, come una realtà che esprime compiutamente la consacrazione in quanto è testimonianza escatologica del regno, per la presenza del Signore tra i membri e realizzazione dell’agape da cui promana la fecondità apostolica. Vogliamo qui trattare il tema della comunità prendendo in con- siderazione una di queste fioriture ecclesiali: l’esperienza di comu- nità proposta e trasmessa dai gruppi di religiose fondati da S. Te- resa d’Avila. La comprensione di questa esperienza, che è una delle mediazioni più rilevanti nella trasmissione di un carisma per la Chiesa, può diventare elemento importante per far riemergere la memoria delle proprie origini a cui il Concilio Vaticano ha invitato a ritornare, come ad una necessaria rigenerazione nello Spirito. La stessa Santa Madre Teresa, del resto, riconosce il valore di 1 Perfectae Caritatis n. 15. Teresianum 33 (1982/1-2) 515-585

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L A C O M U N IT À ’ T E R E S IA N A , U N A SIG N IF IC A T IV A E S P E R IE N Z A

DI CO M U N IO N E E C C L E S IA L E

I n t r o d u z io n e

« Sull’esempio della Chiesa prim itiva, in cui la m oltitudine dei credenti era d 'un cuor solo e d ’u n ’anim a sola, la vita comune, n u trita dagli insegnam enti del Vangelo, dalla sacra liturgia e sopra ttu tto dell’Eucaristia, perseveri nell’orazione e nella com unione dello stes­so spirito... la com unità come una famiglia unita nel nome del Si­gnore, gode della sua presenza.

La carità è poi com pim ento della legge e vincolo di perfezione, e per mezzo di essa noi sappiam o di essere passati dalla m orte alla vita. Anzi l ’un ità dei fratelli m anifesta l'avvento di Cristo, e da essa prom ana grande energia per l’apostolato » ’.

Il Concilio Vaticano II presen ta qui la vita di com unità di un gruppo religioso, come una realtà che esprim e com piutam ente la consacrazione in quanto è testim onianza escatologica del regno, per la presenza del Signore tra i m em bri e realizzazione dell’agape da cui prom ana la fecondità apostolica.

Vogliamo qui tra tta re il tem a della com unità prendendo in con­siderazione una di queste fioriture ecclesiali: l’esperienza di comu­nità proposta e trasm essa dai gruppi di religiose fondati da S. Te­resa d ’Avila. La com prensione di questa esperienza, che è una delle mediazioni più rilevanti nella trasm issione di un carism a per la Chiesa, può diventare elem ento im portante per far riem ergere la m em oria delle proprie origini a cui il Concilio Vaticano ha invitato a rito rnare, come ad una necessaria rigenerazione nello Spirito.

La stessa Santa M adre Teresa, del resto, riconosce il valore di

1 P erfectae C arita tis n . 15.

Teresianum 33 (1982/1-2) 515-585

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« cimiento » program m atico all’esperienza da lei iniziata in unità di in ten ti assieme al piccolo gruppo prim itivo.

Chiede così che « no se pierda, por nuestra flaqueza un tan gran principio como ha sido servido que comienze en unas m ujeres tan m iserables como nosotras. E n su nom bre os pido herm anas e hijas m ías que siem pre lo pidáis a nuestro Señor y que cada una haga cuenta de las que vinieren que en ella to rna a com enzar esta p ri­m era Regla de la Orden de la Virgen nuestra Señora » 2.

Occorre allora rito rn are con fedeltà e creatività a una tale effu­sione di Spirito e scoprirne il valore ecclesiale, dato che ogni dono è sem pre per la Chiesa e viene proposto nella storia come espe­rienza di comunione.

Inizieremo, dunque, il nostro lavoro, con questa prospettiva.Il fa tto carism atico, inoltre, è donato al corpo di Cristo a ttra ­

verso la personalità di Teresa d ’Avila, in proporzione alla sua doci­lità e apertu ra alla carità soprannaturale: il dono di Dio raggiunge la sua pienezza ed efficacia quando la carità è vissuta compiuta- mente. Ciò significa che è la vita stessa inform ata dalla carità lo strum ento atto a com prendere questa esperienza. Essa diventa l'u­nica chiave di le ttera attuale del carism a, tram ite la quale si può coglierne con sapienza l'adeguata attuazione per il proprio tempo.

La stessa Santa di Avila giustifica questo criterio in terpretativo quando, parlando della com prensione del suo itinerario spirituale, ripetu tam ente afferma: « es im posible entenderlo sino quien lo ha experim entado » 3.

In questa linea occorre infine compiere, oltre che un lavoro di scoperta, anche un tentativo di sviluppo della com prensione del carism a che è sorto in un determ inato m om ento storico.

2 F 27, 11; c f r . F 4, 6: « O igo a lg u n a s v e c e s d e lo s p r in c ip io s d e la s ó rd e n e s d e c ir q u e , c o m o e r a n lo s c im ie n to s , h a c ía el S e ñ o r m a y o re s m e rc e d e s a a q u e llo s s a n to s n u e s t ro s p a s a d o s ; y e s a s í ; m á s s ie m p re h a b ía m o s d e m i r a r q u e so n c im ie n to s d e lo s q u e e s tá n p o r v e n i r ». C i te re m o le o p e re d e lla s a n ta s e c o n d o q u e s te sig le : V = L ib ro d e la v id a ; C = C a m in o d e p e r fe c c ió n ( m a n o s c r i t to d i V a lla d o lid ) ; C E = C a m in o d e p e r fe c c ió n ( m a n o s c r i t to d i E l E sc o r ia l) ; M = M o ra d a s ; CAD = C o n c e p to s d e l a m o r d e D io s; E = E x c la m a c io n e s ; F = F u n ­d a c io n e s ; R = R e la c io n e s ; Co = C o n s ti tu c io n e s ; P = P o e s ía s ; D esa f. = R e s ­p u e s ta a u n d esa fio ; V e j. = V e ja m e n ; C a = C a r ta s ; M o d o = M o d o d e v is i ta r lo s c o n v e n to s .

Ci r i f e r ia m o a lle se g u e n ti e d iz io n i d e lle o p e re te re s ia n e :E d iz io n e E1 M o n te C a rm e lo , B u rg o s 1971 (A rch iv o S ilv e r ia n o no 1);E d iz io n e BA C, M a d r id 1972, p e r l a . p r im a re d a z io n e d e l C a m in o d e p e r ­

fecc ió n ;E d iz io n e M o n te C a rm e lo , B u rg o s 1979, p e r le C a r ta s ( t r a p a r e n te s i c i te r e ­

m o il n u m e ro d e lla l e t t e r a in q u e s ta e d iz io n e ).3 R 5, 17; c f r . V 21, 7-8.

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Esso tram ite lo studio, la riflessione e l’esperienza di chi ha preceduto, deve giungere alla compiutezza della parola di Dio eter­nam ente nuova e rinnovatrice.

Questo lavoro intende porsi nella prospettiva di uno studio della vita della com unità teresiana, attraverso una proposta di testi della depositaria del carisma, la m adre data da Dio, e di testim onianze di chi ne è diventato figlio ponendosi alla sua scuola.

Ciò premesso, è im portante ancora precisare i lim iti del nostro lavoro.

Ci esentiamo dal com piere una indagine sull’ispirazione teologica soggiacente alla vita dei gruppi teresiani e sulle grandi scelte che fondano la im postazione della vita carm elitana teresiana; esse sono state del resto già am piam ente s tu d ia te4.

Qui ci lim itiam o ad accennarle:Motivazione cristologico-evangelica: il riferim ento cioè agli a t­

teggiam enti di Cristo « libro vivo », « dechado » da rivivere in una storia di croce, povertà, am ore all’uomo. Scoperta del Signore come artefice e fondatore della com unità: « Cristo andaría con nosotras » 5. Gesù Cristo è il cuore della convivenza, colui che cam m ina assieme al suo popolo come la « nube » che guida la storia.

Finalità ecclesiale: la chiam ata cioè ad essere gruppo orante per la Chiesa.

La Santa offre una risposta ai « grandes males » della Chiesa del suo tem po attraverso la creazione di « amigos fuertes de Dios »; essi costituiscono la c ittà fortificata il cui segreto consiste nel « ser tales... que pueden m ás ellos a solas » 6: dedicazione e finalizzazione integrale dell’essere per la Chiesa di cui si condivide totalm ente la vita; è la risposta al « porque estam os aquí ». Il motivo della con­vocazione è la chiam ata ad essere gruppi di difesa della Chiesa a t­traverso la scoperta e la concretizzazione del suo m istero di co­m unione 7.

Chiamata alla preghiera: è la scelta preferenziale p er una dia­conia specifica nella Chiesa: essere com unità centro di irradiazione

4 c f r . L e p p e e M ., Sain te T hérèse d ’Avila; le réalism e Chrétien. P a r is 1947. T o­m a s de la C r u z , Santa Teresa de Jesús con tem pla tiva , in E phem erides C arm eliti- cae, 13 (1962), 9-62; id ., San ta Teresa de A vila h ija de la Iglesia, in Eph. Carm. 17 (1966), 305-367; id .. La oración cam ino a Dios: é l-pen sam ien to de S. Teresa, in Eph. Carm. 21 (1970), 115-168; C a stro ~S., C ristù logia teresiana, M a d r id 1978; d e P ablo M a r o to D., Dinám ica de la oración, M a d r id 1973; H e r r a iz G a r c ia M ., Sólo D ios basta, M a d r id 1980.

5 C 32, 10.« C 3, 1; c f r . V 15, 5.7 C fr . L u m e n G e n tiu m n ° 1; c f r . C 1-3.

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della vita di orazione, quale mediazione sentita e voluta come pre­m inente nel cammino spirituale.

Afferma Teresa: « todas las que trahem os este hábito sagrado del Carmen somos llam adas a la oración y contem plación » 3.

Fiorisce una cura a tten ta nel Carmelo ad ogni elem ento di sup­porto della vita orante: « determ inación » « soledad », « desprendi­m iento », « clausura », un semplice m etodo in trodu tto rio all’orazione e un ripetu to invito da ogni pagina della Santa, m aestra di preghiera.

L’orazione e contemplazione trovano un sapore nuovo e il loro sviluppo nelle « obras » che il Signore chiede: l’umile servizio al prossim o che diventa sacram ento di unione con il Signore.

Poi l’orazione condivisa: il Carmelo di Teresa diventa cenacolo di spirituali, « concierto » in cui « en secreto » ci si stim ola ed aiuta reciprocam ente verso il bene, un « tra ta r con otras personas que tra ten de lo mismo » 9 nella salvaguardia di un unico « lenguaje » con Dio e con gli uomini.

Riferim ento ed im itazione mariana. Queste persone, infatti, e il m onastero carm elitano sono « de la Virgen », « de nuestra Señora », essa vi è m adre e patrona 10.

Le ospiti della casa pertan to sono invitate a realizzare una « vida como verdaderas hijas de la Virgen » ". Maria, invocata da tu tte come m adre e sorella genera all’am ore reciproco 12 e inserisce pienam ente la vita della com unità teresiana nell’alveo del Carmelo.

Brevemente accennati i contenuti p o rtan ti della vita del Car­melo teresiano, preponiam o ancora al nostro lavoro una precisazione sulla genesi del gruppo.

E ’ stata am piam ente d im ostrata la nascita eterogenea e la m an­canza di personalità unificatrici all’origine del Carmelo femminile in Spagna 13.

Per quanto possa essere attenuato il giudizio negativo, in par­ticolare sulla vita del m onastero di S. M aria de La Encarnación in

« 5M 1, 2.5 V 7, 20; c f r . V 16, 7.» V 7, 20; c f r . V 16, 7.10 C fr . R 14; F 23,13; F 30,3; F 28,37; V 36,24; C 3,5.11 F 16,7.12 C fr . C a a la s C a rm e li ta s D e sc a lz a s d e S e v illa 3 /1/80,5 (no 324): « m is

h i ja s , to d a s lo so n d e la V irg e n y h e r m a n a s , p r o c u re n a m a r s e m u c h o u n a s ao t r a s ».

13 C fr. S t e g g in k O ., Experiencia y realismo, M a d rid 1974; p iù a m p ia m e n te d e llo s te s s o a u to r e : La Reform a del Carmelo español; la visita canònica del general Rúbeo y su encuentro con Santa Teresa (1566-1567), R o m a 1965, pag . 46-66,

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cui Teresa visse i suoi prim i anni di carm elitana, pensando alla rea­lizzazione successiva, occorre dire che non esisteva, p u r con la pre­senza di tan te persone di rilievo, una consapevolezza e una condi­visione della comune esperienza. La carenza più evidente al m o­nastero de La Encarnación è proprio questa, e la nuova vita a S. José de Avila sta, almeno in parte , alTorigine, come risposta di novità a questa situazione.

Manca nel vecchio m onastero la « communio » scelta e voluta da ognuna. Ce lo attestano parecchi segni: il m onastero de La E n­carnación, come i « beateríos » carm elitani, nasce come spontanea affiliazione ai conventi di frati Carm elitani della Spagna; dove non aveva ancora inciso profondam ente la riform a prom ossa dal gene­rale Audet. Di fatto troviam o il Carmelo, ancora fino alla seconda m età del secolo XV, tra gli Ordini « no reform ados ». La coinci­denza della riform a voluta da Filippo II, quella prom ossa dal ge­nerale Rossi di Ravenna e infine lo splendore delle fondazioni tere- siane, oltrepasseranno le attese I4.

Il m onastero de La Encarnaciffn eretto nel 1479, edificato nel­l’attuale sede nel 15151S, visse quasi subito dram m aticam ente una situazione di decadenza: «m undo m onjil» p u r entro una certa se­rie tà di vita, si converte presto in un rifugio p er le « hijasdalgo » di Avila. Fu gravato da un num ero spropositato di monache in tor­no agli anni 1540; ricorda una teste: « en tráronse de golpe 120 m onjas... llegaron en breve a ser 180 m onjas » 16.

Questa crescita repentina del num ero provocò la crisi econo­m ica (« solo tenían pan » )17 e il disfacim ento della vita comune. Poco a poco si crearono nel m onastero differenze di classi: da un lato, con tu tte le com odità, stavano le « doñas » che si potevano procurare il cibo, d ’altro lato le suore « de dorm itorio com ún » che facevano la fa m e 18.

La « m uchedum bre de m onjas » d istrusse la gioiosa convivenza degli inizi. Inoltre Teresa ci ricorda che « a causa de tener necesi­dad salían las m onjas m uchas veces » 19. In quel tem po era invalso

14 Cfr. G arcía O ro J., La reform a de las ordenes religiosas en lo s siglos X V y X V I, in H istoria de la Ig lesia en E spaña, Madrid BAC 1980, pag. 338.

15 Cfr. S teg g in k O ., E xperiencia y realism o p a g . 31-39.16 0 a M a r ía P i n e l , N oticias del San to C onvento de la Encarnación de Avila,

casa prim era d e m i San ta M adre Teresa de Jesús, i n B ib lio teca M istica C arm eli­tana (B.M.C.) II, pag. 103.

17 S t eg g in k O ., o.c. pag. 40; c f r . G o n z á l e z y G o n z á l e z N., E l M onasterio de la Encarnación de Avila, Avila 1976, voi. I, pag. 125-142.

18 Cfr. S t e g g in k O ., o.c. p a g . 82; G o n z á l e z y G o n z á l e z N., o .c . p a g . 197-206.19 V 32,9; in q u a l c h e m o m e n t o f in o a 50 m o n a c h e v i s s e r o f u o r i c o n v e n t o

p e r r a g i o n e d e l l a p e n u r ia e c o n o m i c a ( c f r . G o n z á l e z y G o n z á l e z N., o .c . p a g . 201).

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anche l ’uso di educare ragazze nel m o n aste ro 20.In questo luogo e in questa situazione si form ò Doña Teresa da

Ahumada, e vi si inserì perfettam ente. La S anta risiedeva infat­ti al m onastero de La Encarnación, psicologicam ente realizzata « ten ia —dice— tán grandísim o contento en la casa que e s ta b a » 21, in fatti vi erano « m uchas siervas de Dios » e « muy de veras y con m ucha perfeción » si viveva la vita re lig iosa22.

L’idea di fondare una nuova vita rim ase m olto lontana dalla sua prospettiva per lungo tempo. Poi intervennero due fatti:

La maturazione del suo cam m ino di orante. — T ra alti e bassi e aprendosi la s trada da sola, la santa si im pose risolutam ente di salvaguardare la p ra tica della orazione m editativa e con tem plativa23.

Presto si m oltiplicarono nella sua vita le esperienze m istiche, in particolare dopo la conversione del 1554: furono esperienze di con­ta tto con l ’um anità santissim a di Cristo, della sua presenza costan­te, percepì la p rop ria vita in dinam ica assolutam ente d ialogica24, in­fine le venne data una percezione acuta del peccato, nella sua dim en­sione personale e sociale25.

Questa m aturazione m ise in m oto una presa di cosciènza del suo personale ruolo ecclesiale. Nacque atto rno a Teresa una scuola di oranti.

La sua storia di salvezza diventava tip ica p er m olte persone: prim a per il gruppetto dei cinque amici intim i coinvolti nell’espe­rienza spirituale della s a n ta 26, poi anche nell’am bito del grande m o n aste ro 27.

E ’ la manifestazione del valore ecclesiale che ha assunto per

20 C fr . ibid. p a g . 209, a n c h e lai so r e l la d i T e re s a , J u a n a d e A h u m a d a fu e d u ­c a ta n e l m o n a s te ro c a rm e l i ta n o d a lla s a n ta .

21 V 32,10.22 C fr. V 7,10; c f r . P o n z a l e z y G o n z á l e z N ., o .c . p a g . 229.23 C fr. V 7, 17; i n f a t t i l ’u n ic a f o rm a d i p r e g h ie r a p r a t i c a t a in c o m u n e e ra

q u e lla l i tu rg ic a . C fr . E f r e n de l a M adre d e D io s — S t e g g in k O ., T iem po y v id a de San ta Teresa. M a d rid , B A C 1968 p a g . 63; G o n z á l e z y G o n z á l e z N . , o .c . , p a g . 211.

24 D o p o il « s e i t im ie n to d e l a p r e s e n c ia » (V 10,1), n a s c e u n « n u e v o a m o r a la S a c r a t í s im a H u m a n id a d » (V 24,2), « a r r o b a m ie n to s » (c fr . V 24,7), « h a b la o lo c u c ió n » (V 19,9), C r is to « l i b r o v iv o » (V 26,5) e d in f in e la v is io n e in te l le t ­tu a le d i C r is to : « p a r e c ía m e a n d a r s ie m p re a m i la d o J e s u c r i s to » (V 27,2).

25 C fr . V 32,1-3.2« C fr. V 16,7.27 T e s t im o n ia il P. Ib á ñ e z n e l f a m o so D ictam en sobre el e sp ír itu de S. Te­

resa (B.M.C. I I , p a g . 131): « e s t a n g r a n d e e l a p ro v e c h a m ie n to d e s u a lm a c o n e s ta s c o s a s y la b u e n a e d if ic a c ió n q u e d a c o n s u e je m p lo q u e m á s d e c u a r e n ta m o n ja s t r a t a n e n s u c a s a d e g r a n d e r e c o g im ie n to ». C o n fe rm a M a r ia B a u ti s ta : « m u c h a s m o n ja s d e l a c a s a v in ie ro n a t e n e r o r a c ió n y g r a n d e m u d a n z a to d a s u v id a , p o r so la su c o m u n ic a c ió n y lo q u e e n e l la v í a n » (B .M .C . XIX, p a g . 46).

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sem pre l ’esperienza te re s ian a28. L’espressione di appartenenza alla Chiesa del carism a orante, la sua proposta educativa per ogni cristia­no si trova così cristallizzata nella com unità di S. José di Avila e prosegue nelle fondazioni successive in un am biente altam ente e specificamente qualificato, form ato da persone che vivono in soli­tudine am orosa « por solo E1 » 29 con un com une « tra to y lenguaje en Dios » 30.

Nel m onastero teresiano oltre che il culto dell’orazione si sco­pre il valore contem plativo di ogni piccolo gesto che trasform a tu tto in scuola di orazione.

Questa vita diventa espressione m anifesta della chiam ata al Car­melo. Teresa vuol esprim ervi l ’essenza della com prensione del cari­sm a e conferisce uno spirito nuovo al « die ac nocte in lege Do­mini m editantes et in orationibus vigilantes »: l’erem itism o dell’Or- dine trova nuova com prensione e attualizzazione nella densità di una chiam ata ad essere integralm ente « orador », persone di preghiera per la C hiesa31.

Cammino per la Chiesa. — La fondazione del prim o m onastero carm elitano teresiano, è un fatto carism atico ed um ano storicam ente in d iretto riferim ento alla Chiesa.

Originato in Teresa dalla visione delle « m uchas almas que se condenan » 32, trova la specificità della sua im postazione proprio dall’em ergere in lei della passione p er le sofferenze del corpo della Chiesa dilaniato dai « daños y estragos ».

La storia della divisione lu terana diventa la sua storia e provo­ca in lei una determ inazione di « hacer eso poquito que era en mí, que es seguir los consejos evangélicos con toda la perfección que yo pudiese » 33 e subito il coinvolgimento del gruppo-scuola di oranti: « estas poquitas que están aquí hiciesen lo mismo... siendo tales cuales yo las p in taba en mis deseos, en tre sus virtudes no tendrían fuerza mis faltas » 34.

28 « E n m u c h o s a ñ o s so la s t r e s se a p ro v e c h a ro n d e l o q u e le s d e c ía ; y d e s p u é s q u e y a e l S e ñ o r m e h a b ía d a d o m á s fu e rz a e n la v i r tu d se a p ro v e ­c h a r o n e n d o s o t r e s a ñ o s m u c h a s » (V 13,9).

29 F 31, 46; c f r . V 36, 9.3° C 20,4; c f r . V 7,20.31 c f r . C 12,2; in C 3,2 la S a n ta e s o r ta : « p ro c u re m o s ser tales q u e v a lg a n

n u e s t r a s o ra c io n e s p a r a a y u d a r .. . ».32 V 32,6; p e r l ’a p e r tu r a d e l se c o n d o m o m e n to fo n d a z io n a le (1567), s a r à

a n c o r a la s p in ta e c c le s ia le a f a r e d a c a ta l iz z a to r e : c f r . F 1,7: « c la m a b a a n u e s t ro S e ñ o r , su p lic á n d o le d ie s e m e d io c ó m o y o p u d ie s e a lg o p a r a g a n a r a lg ú n a lm a p a r a s u se rv ic io ».

33 C 1, 2.34 Ibid.; cfr. Alvarbz T.. El carisma Teresiano. Desde las constituciones de

S. Teresa hasta las declaraciones para las Carmelitas descalzas, in Monte Car­melo, 86 (1978), 338-339.

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Di conseguenza l ’im postazione della convivenza non po trà che avere una fortissim a capacità di rad ica lità35 e fiorire in un appassio­nato impegno di responsabilità ecclesiale: ciò è ripetutam ente for­m ulato da Teresa in testi che sono diventati famosi: « cuando vues­tras oraciones y deseos y disciplinas y ayunos no se em plearen por esto que he dicho, pensad que no hacéis ni cumplís el fin para que aquí os jun tó el Señor » 36.

L'edificio del Carmelo teresiano risu lta così rinnovato dalla ra­dice proprio per la forza dell’ideale ecclesiale che ha fondato e im­pregnato tu tto il suo essere.

Si noti che la Santa pensa all’inizio solo a dei mezzi efficaci di lo tta contro la divisione della Chiesa e ne individua la risposta adeguata cogliendo la fondam entale legge che fa vivere la Chiesa, il segreto del collegio apostolico convocato atto rno al suo Signore.

Pertanto, essa propone che queste sue com unità riattualizzino l’un ità di vita e di sentire con il M aestro e tra di loro, p ropria del « colegio de Cristo » 37.

La storia di salvezza che ha generato la com unità teresiana di S. José ripropone questo ideale. E ’ no ta la versione dei fa tti for­n ita dalla Santa: « ofrecióse una vez, estando con una persona,decirm e a mí y a o tras que si no seríam os para ser m onjas de la m anera de las Descalzas, que aun posible era poder hacer un mo­nasterio. Yo, como andaba en estos deseos, comencélo a tra ta r » 3S.

E ’ la famosa «velada» del settem bre 1560 39.In un mom ento di intensa com unione nell’am bito di quella scuola

di orazione che era fiorita atto rno a Teresa, scaturisce il dono: è tan to paradossale la piccolezza deH’avvenimento quanta la trascen­denza stoirca ed ecclesiale che assum e questa Pentecoste.

35 c f r . C 1, 1: « a l p r in c ip io q u e se c o m e n z ó ... n o e r a m i in te n c ió n h u b ie r a t a n t a a s p e re z a e n lo e x te r io r , n i q u e fu e s e s in r e n ta , a n te s q u is ie r a h u b ie r a p o s ib i l id a d p a r a q u e n o f a l t a r a n a d a . E n fin , c o m o f la c a y ru in , a u n q u e a lg u n o s b u e n o s in te n to s l le v a b a m á s q u e m i re g a lo ».

3* C 3, 10.37 C fr . C E 20,1; C 27,6.38 V 32, 10.35 C fr . T iem po y vida, p a g . 134. M a r ía d e S. J o s é r i f e r is c e l ’e p is o d io : « e s ta n ­

d o u n d ía la S a n ta c o n e l la y o t r a s r e l ig io s a s d e la E n c a rn a c ió n c o m e n z a ro n a d is c u t i r d e v id a s d e S a n to s d e l Y e rm o , y e n e s te t ie m p o d i j e r o n a lg u n a s d e e lla s q u e y a q u e n o p o d ía n i r a l Y e rm o , q u e s i h u b ie r a u n m o n a s te r io p e q u e ñ o y d e p o c a s m o n ja s , q u e a l l í se j u n t a r í a n to d a s a h a c e r p e n ite n c ia ; y la d ic h a m a d r e T e re s a d e J e s ú s la s d i jo que¡ t r a t a s e n d e r e f o r m a r s e y g u a r d a r la R e g la p r i m i t i v a ». (M e m o ria s h is to r ia le s R 14, c i t a to d a lla n o ta 16 d i V 32,10 ed . O b ra s C o m p le ta s B u rg o s 1971). C fr . le r e la z io n i c o r r i s p o n d e n t i d i R ib e ra e Da G u io m a r d e U llo a in G o n z á l e z y G o n z á l e z N ., o .c . p ag . 244-245.

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LA COMUNITÀ TERESIANA 523

La Santa ne ha colto la densità con questo giudizio: « cuando es de esa suerte interviene el E sp íritu Santo » 40.

Il « m onastero pequeño y de pocas m onjas », « colegio de Cristo » nasce come esperienza di comunione, como dono nella Chiesa e sul modelo della Chiesa.

Pertanto, con la certezza della presenza del suo Signore, avrà la capacità di fornire al popolo di Dio una chiara esperienza di vita cristiana.

L’ideale e la concretezza della convivenza condurranno la Santa a rim anere fedele alla scelta del piccolo gruppo, decisam ente e chia­ram ente determ inato negli ideali e nei mezzi, e ad elaborare una serie di stimoli e di tutele affinché questo gruppo-famiglia, viva in rapporti di densa comunione e caldo amore.

Analizzeremo dunque la fisionomia della com unità teresiana così concepita: anzitutto ci soffermeremo sul perché della scelta di un gruppo piccolo, valutando il ruolo ricoperto in esso dalla m adre Teresa.

Vedremo poi le v irtù che stanno alla base della convivenza (amo­re, uguaglianza, v irtù sociali), con alcune applicazioni concrete alla vita del carm elo teresiano.

I . - I l g r u p p o

Il 24 aosto 1562 la prim a famiglia del Carmelo teresiano inco­m inciò a vivere sul terreno di una esperienza plurisecolare di vita carm elitana, giungendo a po rtare fru tti di novità per tu tta la Chiesa.

Questa novità ebbe un suo inizio um ile nelle persone e nel mo­nastero di S. José di Avila: poche suore, un « granello di senape » che non tarderà a m oltiplicarsi poiché la realtà che prende vita in quel m om ento è opera di Dio, disegno di salvezza.

Teresa, la fondatrice, ne è profondam ente consapevole quando giudica quella storia come « obra que tenía entendido era para ser­vicio del Señor y honra del hábito de su gloriosa M adre » ‘.

L’accadere di questa storia diventa punto di riferim ento per

® C a a M a r ía d e S . J o s é 1/2/80,3 (no 246). c f r . V 34,15. I l lu m in a n t i in q u e s ta p r o s p e t t iv a le p a ro le c h e il S ig n o re d is s e a T e re s a , p o c o p r im a d i d a r e il v ia a d u n a n u o v a fo n d a z io n e (V illa n u e v a d e l a J a r a ) : « T e re s a , c o n p o b re s p e s c a ­d o re s fu n d é y o m i Ig le s ia » (d e p o s iz io n e d i A n a d e S . A g u s tín B.M.C. X V III , p a g . 152) c f r . F 28,15-16.

i V 36,6.

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tu tto lo sviluppo seguente, una « obra de Dios », realizzata dalla sua « m ano poderosa » 2.

Diviene vera, dunque, nelle prim e amiche che con Teresa inizia­no l’avventura del nuovo carmelo, la coscienza di costru ire la casa non su una illusoria volontà di uom ini m a sulla roccia perché fon­data sulla parola efficace del Signore.

A. - « Pocas bien escogidas »

Sappiamo che uno degli in tenti di Teresa d ’Avila nel dare ini­zio alla nuova vita carm elitana, pensata all’inizio solo per il prim o m o n astero 3, fu la creazione di un gruppo lim itato di amiche forte­m ente consapevoli della loro vocazione, sulla cui fedeltà e dedizione assoluta po ter contare. Convocare cioè gli « amigos fuertes de Dios para susten tar a los flacos » 4, per i quali la stessa convivenza ser­visse di reciproco stimolo e « despertador » 5.

Una delle scelte della m adre che diventarono irrinunciabili e che resero possibile questo ideale fu il num ero lim itato di sorelle in ogni m onastero e il rifiuto del modello di « m undo m onjil » vissuto a lungo dalla santa al m onastero de La Encarnación. Tale appare il suo proposito espresso prim a ancora di iniziare la vita a S. José, nella le ttera al fratello Lorenzo: « ha de haber solas quince sin poder crecer el num ero » 6; rito rn erà ripetu tam ente su questa scelta dal­l’interno della nuova esperienza: « nunca querríam os fuese m ás de trece por m uchas causas », « solas con él solo y no ser m ás de trece », « en esta casa no son más de trece ni lo han de ser » 7.

2 F 27,11; c f r . V 36,6. « lo h a c ía el S e ñ o r ... m a s é r a m e g r a n re g a lo v e r q u e h u b ie s e S u M a je s ta d to m á d o m e p o r i n s t r u m e n to ». C fr. F 13,7; F 27,15.

3 T a le a p p a r e l ’id e a d e lla S a n ta : « n o p o r q u e m e p a s a s e p o r p e n s a m ie n to lo q u e d e s p u é s h a s id o p o r q u e e n to n c e s p a r e c ía c o s a im p o s ib le » (F 1,6); J u l iá n d e A vila c o n fe rm a : « e s to y o t r a s c o sa s s e m e ja n te s la m o v ie ro n a i n te n ta r h a c e r e l p r im e r m o n a s te r io q u e se h iz o e n A vila s in t e n e r a d v e r te n c ia p o r e n to n c e s q u e h a b ía d e h a b e r m á s d e a q u e l» (B.M.C. X V III , p a g . 204).

4 V 15,5.3 C fr . F 11,11; C 12,3.6 C a a L o re n z o d e C e p e d a 2 3 /1 2 /’61, 3 (no 1).7 V 32,13; F 1,1; C 4,7; c f r . C 2,3 « trece pobrecitas »; C a a L o re n z o d e C e­

p e d a 17/1 /70 ,18 (no 2): « n o e s e l n ú m e r o m á s d e tre c e ... n o se s u f r e s e r m u ­c h a s ». L e p e r s o n e c h e p e r p r im e e n t r a r o n o a f a r p a r te d e l g ru p p o d i T e re s a n e l m o n a s te ro d i S . J o s é d i A vila , le 13 p r im e a p p u n to fu ro n o : Antonia del E spíritu Santo (A rev a lo y H e n a o ) d i 27 a n n i , e r a f ig lia s p i r i tu a le d i P e d ro d e A lc á n ta r a (c fr . R i b e r a F ., Vida de S. Teresa de Jesús, B a rc e lo n a 1908, p a g . 108); Maria de S. José (D áv ila ) d i a n n i 37, s o r e l la d i J u l iá n d e A vila , il c a p p e l la n o d i S . Jo s é ; María de la cruz (Paz) c o n q u is ta ta d a l la M a d re d u r a n te l a su a p e r ­m a n e n z a a l p a la z z o d i Da G u io m a r d e U llo a (c fr . R i b e r a F ., o .c . p a g . 108);

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L'insistenza sulla lim itazione del num ero, presente in vari testi che sono program m atici per l ’im postazione della nuova vita, lascia trasparire senza dubbio il proposito di una dinam ica com unitaria. L’intuizione, presente fin dalla fam osa « velada » delle am iche al m o­nastero de La Encarnación, in cui erano affiorate le prim igenie in tu i­zioni sulla convivenza8, è colta dalla Santa e resa norm a di v ita per una volontà di coerenza concreta nei confronti della sua sto ria di solitudine nel camm ino di o rante e della denunciata necessità di « ayudarse unos a otros » all’interno di una esperienza di com unio­ne di persone, dato che — soleva dire — « para darse al recogi­m iento de oración y tra ta r de m ortificación havía estorbos en con­vento de m uchas » 9.

Non è evidentem ente il num ero, m a la densità del rapporto esi­stente che diventa edificazione reciproca.

Ursula de los Santos (R evilla) d i a n n i 41; v e r r à s o t to p o s ta d a l la M a d re a d u r i s ­s im e p ro v e p e r p ro v a rn e l ’o b b e d ie n z a (c fr . P . J e r ó n im o G r a c ia n , Scholias y addi- ciones, in El Monte Carmelo 68 (1960) 22-23). A q u e s to p r im o g ru p p o d i p r im i­tiv e c o m p a g n e (le q u a t t r o d e l p r im o g io rn o ) , p r e s to s i a g g iu n s e ro a l t r e : Isabel de S. Pablo (D e la P e ñ a C e p e d a y O c a m p o ) d i 16 a n n i , p r im a c u g in a d e lla S a n ta , e r a n o v iz ia a l la E n c a rn a c ió n a l m o m e n to d e l l 'in g re s s o a S. Jo s é , f u l à p r im a p ro fe s s a a l n u o v o m o n a s te ro .

Maria Bautista, (De C e p e d a y O c a m p o ) , e d u c a ta d a l la S a n ta a l la E n c a r n a ­c ió n p e r d u e a n n i, f u la p r im a a p r o p o r r e l ’id e a d i u n a n u o v a c o m u n i tà n e lla f a m o s a « v e la d a » t r a le a m ic h e d e lla S a n ta (c fr . l a Relación, in c u i n a r r a il d o lo ro s o t r a v a g l io d e lla s u a v o c a z io n e e il s o rg e re d e l l ’id e a d e lla n u o v a c o n ­v iv e n z a in T o m a s de l a C r u z - S i m e o n d e l a s F a m i l i a , La Reform a Teresiana, R o m a 1962, p a g . 210-211). Maria de S. Jerónimo (A lvarez D àv ila ) d i 24 a n n i , a n c h ’e s s a p a r e n t e d e lla S a n ta , c o m e la p r e c e d e n te , e n t r ò il 30 /9 /'63 , f u a lu n g o p r io r a d i A v ila d o p o la m o r te d e lla M a d re (c fr . A n a d e S. B a r t o l o m é , Noticias históricas sobre la Reforma Teresiana (1598) in A.B.C. 16-18 (1977) 514-515). Isabel deS. Domingo (O rte g a d e V a rg a s ) d i a n n i 23, f ig lia s p i r i tu a le d i S . P e d ro d e A lc á n ta ra , e n t r ò a S. J o s é il 4/10/1563, p r io r a d i g r a n f id u c ia d e l la M a d re (a P a s t r a n a ) . S c r is s e d u e re la z io n i , t u t t o r a in e d i te , e c h e n o i c i te re m o in q u e s to la v o ro c o n i t i to l i d i Relación e Recuerdos de la Madre Teresa (1595), s e c o n d o la t r a s c r iz io n e e s e g u i ta d a A s tig a r r a g a J .L ., p e r c o n to d e l l 'I s t i tu to S to ­r ic o T e re s ia n o d i R o m a . R ic o rd ia m o a n c h e l a b io g ra f ia d i q u e s ta d e g n a fig lia d i S. T e re sa : D e L a n u z a M . B ., Vida de la Bendita M. Isabel de S. Domingo, compañera de S. Teresa de Jesús, M a d r id 1638. Ana de los Angeles (G om ez O r- d o ñ ez) d i 25 a n n i, p ro v e n ie n te d a l m o n a s te ro d e l l ’E n c a rn a c ió n , p r im a s o t to ­p r io r a d i S. Jo sé , v a lid o a iu to a l l 'a z io n e e d u c a t iv a d e lla S a n ta (c fr . I s a b e l d e S .D ., Recuerdos de la Madre Teresa, p a g . 7). Ana de Jesús ( H e r r e r a y M e n eses) d i a n n i 42 (c fr . A n a d e S . B a r t o l o m é , o.c. p a g . 511). Maria de Cristo, (A guila) d e s t in a ta r i a d i u n a te s t im o n ia n z a d i S . G io v a n n i d e lla C ro ce su lle s u e v i r tù (c fr . T o m a s d e l a C r u z - S i m e ó n d e l a S. F a m i l i a , o .c . p a g . 208). Petronila Bautista (O re jó n y M e rc a d o ) d i a n n i 36, d e f in i ta c o m e « h e r e d e r a d e l e s p í r i tu d e N . S ta . M a d re » ( A n a d e S. B a r t o l o m é , o .c . p a g . 511). C fr. a n c h e Tiempo y Vida p a g . 166*- 167; 181-188.

8 C fr . Tiempo y vida, p a g . 134-135, in p a r t i c o la r e la n o ta 55 c o n la re la z io ­n e d i M a r ia d e S. Jo s é : « monasterio pequeño y de pocas monjas ».

9 I s a b e l d e S. D., Recuerdos de la Madre Teresa, p a g . 3, e c o n t in u a : « a n s í m e d io la c re y e se y n o m e e n t r a s e m o n ja e n m o n e s te r io d e m u c h a s ».

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La Santa e le sue amiche, contrarie dunque alla massificazione della grande concentrazione di persone, optano per una visione più m arcatam ente personalizzante e instaurano « castillitos » che sono il segno vivo nella Chiesa.

La Santa decisam ente scettica sulla capacità recettiva delle p er­sone quando sono inserite in un gruppo troppo num eroso, scrive ironicam ente: « cuanto al ser tantas... siem pre me descontentó, por­que entiendo es tan d iferente enseñar m ujeres e im ponerlas m uchas jun tas, a enseñar m ancebos, como de lo negro a lo blanco » 10.

La limitazione del num ero, pertanto , sarà una delle richieste su cui rito rnerà con insistenza al m om ento di fissare definitivam ente nel testo delle costituzioni di Alcala (1581) il canone della compo­sizione della co m u n ità11 e sarà pure uno dei punti di verifica nel m om ento di revisione, costitu ito dalla visita del prelato: « pasar del núm ero en ninguna m anera se ha de consentir, que es ab rir puerta y no im porta menos que la destrucción de los m onasterios » I2.

Alla base di questa scelta esiste una ragione di salvaguardia del gruppo come famiglia, fra tern ità e piccola chiesa, la cui identità e originalità è in tu ita e com presa dai suoi componenti, proprio per lo stile della vita organizzata sul modello della famiglia, nell’am bito della quale pregi e d ifetti di ognuno devono essere stimolo per la crescita in un am ore rispettoso, intenso e senza particolarism i.

La fuga da un modello considerato non adatto ad una vita di intensa comunione perm ette rà alla santa di porre alla base della im­postazione della sua com unità, tu tta una serie di v irtù di convi­venza e di ripensare tu tti i livelli di relazione esistenti in ogni com unità religiosa (tra le sorelle, con la priora, verso l’esterno) se­condo la dinam ica della com unionea. Tutto deve essere comune.

10 C a a J u a n O rd ó ñ e z 2 7 /7 /7 3 ,4 (n° 338). C fr. C a a M a r ia d e S . J o s é 6 /l/ '8 1 ,7 (n° 254): « tié n e s e p o r a c á e x p e r ie n c ia d e l g r a n t r a b a jo q u e e s n o s e r p o c a s e in c o n v e n ie n te p a r a m u c h a s c o s a s » . C fr . C a a P . G ra c iá n 1 0 - l l / l / ’80,3 (n° 146): « s i n o h a y g r a n c u e n ta c o n e s to v e rn o s h e m o s u n t r a b a jo q u e n o se p u e d a r e m e d ia r ».

11 Le C o s titu z io n i d i A lca lá e s p r im o n o co s ì: « p o r c u a n to el s a n c to C o n c ilio d e T re n to d isp o n e q u e n o a y a m á s n u m e ro d e re l ig io s a s e n el m o n e s te r io , d e l q u e c o m o d a m e n te se p u d ie r e s u s t e n t a r a t e n t a la r e n t a y l im o s n a d e q u e se v iu e p a r a q u e c o n m á s q u ie tu d y m e n o s so l ic i tu d se p u e d a v iu ir » (C ap. I I o, n ° 8, c f r . B.M.C. V I, p a g . 425). P e r u n o s tu d io c o m p a ra t iv o c o n le Co p re c e d e n t i a q u e lle d e l c a p i to lo C o m p lu te n s e c f r . R o d r íg u e z O., El T estam en to Teresiano, B u rg o s 1970.

u M o d o 28.13 C fr . C 10, 2: « v iv im o s m u y ju n t a s y n o s q u e re m o s m u c h o ». S o g g iace a

q u e s ta s c e l ta a n c h e il m o tiv o c o n c r e to d i r e n d e r e p o s s ib ile la c o n d u z io n e d i u n a v i ta d i g r a n d e p o v e r tà , n o n re a liz z a b ile in u n m o n a s te ro n u m e ro s o , co m e s i e r a v e r if ic a to a l la E n c a rn a c ió n .

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LA COMUNITÀ t e r e s i à n à 5 2 7

Questa è la consapevolezza: i doni di Dio, le cose, la sto ria dolorosa0 gioiosa vanno condivisi.

La fedeltà a questa im postazione del num ero tredici (dodici più la p r io ra )14 m anifesta anche un voluto riferim ento di rito rno alla esperienza fondante della Chiesa: il collegio degli Apostoli riuniti con il Signore.

E ' una simbologia spirituale di denso contenuto. Il richiam o ad una vita evangelica vissuta nella sequela e nella in tim ità con il Signore Gesù e nella costituzione del nuovo popolo, significa to r­nare al cuore della vita religiosa ed al suo valore di segno 15.

Nella stru ttu razione dell’ideale teresiano en tra come elemento p o rtan te la consapevolezza di essere un corpo, la cui coesione co­stituisce la forza che sostiene la vita di ognuna, in m odo tale che alla carenza del singolo sopperirà l ’impegno degli altri: « siendo ta­les — suggerisce la Santa — cuales yo las p in taba en mis deseos en tre sus virtudes no tendrían fuerza mis faltas y podría yo con­ten tar en algo al Señor » 16. La scelta del piccolo gruppo è dunque concepita per afferm are il valore educativo e di reciproco aiuto fra1 com ponenti di una com unità carm elitana.

Im m ediatam ente questo si verifica nell'am bito della Chiesa, la com unità, nata dietro la sp inta im m ediata di una reazione ai mali della Chiesa, trova la sua capacità di creare novità p ropor­zionatam ente all’impegno integrale di ognuno nell’essere votato al Signore. La Santa scrive con linguaggio bellico, pensando al campo dell’um anità come il terreno d i lo tta in cui si gioca il fu turo del regno di Dio sulla te rra e il m anipolo di gente com posta dalla sua com unità come chiam ato a svolgere un ruolo di punta: « ham e pa­recido es m enester como cuando los enemigos en tiem po de guerra han corrido toda la tie rra y viéndose el Señor de ella apretado se

14 S e m p re m a n te n e n d o la s c e lta p e r il g ru p p o -fa m ig lia , co l p a s s a r e d eg li a n n i e d il c re sc e re d e ll’e tà d e lle s u o r e n e i m o n a s te r i , si p e n s ò d i a c c r e s c e re il n u m e r o m a s s im o . N e lle C o s ti tu z io n i d i A lca lá v ie n e c o s ì f is sa to : « m a n d a m o s q u e e n lo s (m o n a s te r io s ) q u e so n d e p o b re z a n o e x c e d a n la s re l ig io s a s q u e so n p a r a e l c h o ro d e t r e c e o q u a to rz e e n n in g u n a m a n e ra . Y e n lo s q u e tu u ie - r e n n o e x c e d a n d e v e y n te , e s to se e n t ie n d e c o n la s f re y la s q u e se r e s c ib e n p a r a lo s o f f ic io s y q u e ... n o p u e d a a u e r m a s d e t r e s » (C ap . I I o, n ° 8, c f r . B.M.C. V I, p a g . 425). P e r la S a n ta r im a n e tu t t a v ia c a n o n e d i c o n v iv e n z a id e a le il n u m e ro t r e d ic i d i so re lle a t t iv e . C fr . M o n ta lv a E ., La Herencia Teresiana, M a d rid 1975, p ag . 47. I l p r im o c a s o d i a m p lia m e n to d e l n u m e ro e b b e lu o g o n e lla fo n d a z io n e d i A lb a (c fr . Tiempo y Vida, p a g . 427).

15 C fr. L u m e n G e n tiu m n ° 44; c f r . B a u d r y J ., Saint Joseph d ’Avila « collège du Christ ». L'evangelisme de Sainte Thérèse fondatrice, in Carmel (1972), 195- 212.

16 C 1,2; c f r . C 8,2: « a d o n d e h a b ía m u c h a s ju n t a s b u e n a s , n o se h e c h a ra d e v e r a s í m i r u in d a d ».

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recoge a una ciudad que hace muy bien fortalecer y desde allíacaece algunas veces dar en los contrarios y ser tales los que estánen la ciudad, como es gente escogida, que pueden m ás ellos a solas que con muchos soldados » 17. Sono poche le persone vicine a Teresa, tu ttav ia esse per l’ideale si sono giocate la vita in un dono totale arricchito di valore salvifico, fino a « m orir, sí, m ás no a que darvencidos » nella sequela del « capitán » che è il Signore 18. Essereintensam ente, dunque, ancora prim a di prendere consapevolezza della p ropria vocazione specifica: « procurem os — esorta la Santa — ser tales que valgan nuestras oraciones para ayudar » 19. Con il fine di questa maggiore eácienza nella lo tta in difesa della Chiesa, la com unità resterà sem pre rid o tta nel num ero.

Quando i Carmeli di Teresa avranno preso posto nella geografia spagnola e Teresa p o trà contem plare la sua famiglia come una gran­de opera della Chiesa, la sua richiesta di fedeltà ad una consegna considerata fondam entale, risuonerà forte come ai prim i tempi. Proprio pochi mesi prim a di m orire ad Alba, nella fam osa e forte le ttera scritta ad Anna di Gesù, Teresa dice: « no está nuestra ganan­cia en ser m uchos los m onasterios, sino en ser santas las que estu­vieren en ellos » 20.

Il rifiuto del m onastero troppo popolato e la m essa in guardia dalla tentazione del m oltiplicarsi dei m onasteri senza che prim a sia garantita la scelta oculata delle persone, dona una efficacia po­sitiva al « castillito » teresiano, il « palom arcito de la Virgen » che deve rim anere tale per custodire uno stile com unitario di accordo e coesione interna.

Ancora Teresa dice che « adonde hay pocas hay más conform i­dad y quietud » 21.

« Conformidad y quietud » sono term ini usati dalla m adre per definire l'accordo esigito nel gruppo.

Il prim o term ine è usato altrove per indicare l’adesione alla vo­lontà del Signore, condizione fondam entale per l'unificazione delle motivazioni della p ropria scelta religiosa, m entre la « quietud » ne costituisce il fru tto in uno stato di pace e gaudio in teriore che favo­risce l ’unione con D io22.

u C 3, 1.18 Ibid.; cfr. Ca a P. Ambrosio Mariano 21/10/76,6 (no 183): « para ser tan

pocas habían de ser bien bien escogidas ».19 C 3,2. Il linguaggio bellico della Santa va inteso qui nell’ambito del forte

ideale ecclesiale comunicato, alle figlie: « encerradas peleamos ».20 Ca 30/5/’82,3-8 (n° 283).21 F 13,5.22 Cfr. 2M 1,8; 3M 1,9.

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La conform ità nell’am bito di una com unità si realizza tram ite la ricerca da parte di ognuno di una realtà comune che definisce il gruppo (con-forma), un accordo non solam ente esterno e che dun­que può essere subito, m a com unione vissuta da protagonisti, dunque scelta; p ropria di una com unità che decide continuam ente di convivere, dando in tal modo una im pronta di fra tern ità a tu tto quanto en tra a far parte della vita di ogni giorno: dalla povertà al­l ’obbedienza, alla preghiera. E ’ la dim ensione vera, eppure crocifig­gente, che esprim e l ’essere Chisea, convocazione del Signore, m olto più profondam ente ed efficacem ente di quanto lo possano fare i gesti di vita in comune.

Il gruppo teresiano vive questa consapevolezza di essere chia­m ato a costru ire una realtà unitaria. Questa è la base della m atu­rità e fedeltà con cui ognuna riceve e trasm ette il dono: « cada una haga cuenta de las que vinieren » dice T e resa23, affinché « no se reparta el am or » 24, m a la com unità si rinnovi nel « concierto » che stim ola e rende vigoroso l’incontro con Dio.

Conform ità e comunione è anche una realtà carism atica e cristo­logica nella quale si viene gratuitam ente coinvolti, ci si form a e ci si esprim e in un equilibrio di rispetto dei « diferentes caminos de Dios » e di condivisione generosa dei diversi doni in libera e gioiosa offerta. Queste due com ponenti richiedono di essere sem pre p re­senti nella dinam ica della com unità che vuol crescere, in fatti il venir meno di questo equilibrio nella convivenza quotidiana provo­ca inesorabilm ente il cadere nella routine e nella perd ita di quello stupore della novità p ropria della com unione evangelica.

Teresa afferm a: «crece la caridad con ser com unicada» 25; l ’au­m ento deH'amore di Dio nell’uomo è stre ttam ente legato alla m atu­razione nella dim ensione com unitaria e la capacità di vivere la ca­rità soprannaturale fino al dono della vita è com m isurata alla capa­cità di condivisione nella Chiesa. Dio infatti salva la persona in quanto è porzione di un corpo in cui ciascuno è m em bro dell’a l t ro 26 ; la crescita nella fede pertan to è proporzionale alla m aturazione nel « Vangelo di Chiesa » che deve poi concretizzarsi in coerenti atteg­giam enti propri dell’uomo nuovo.

Afferma M aria de S. José, l’erede della Madre: « solo esto se pide aquí que los corazones sean uno en caridad y verdad » 27.

« F 27,11.24 Ca a P. Nicolás Doria 21/12/’79,16 (n° 199).25 V 7,22; cfr. 5M 3,7 8.26 Cfr. Lumen Gentium n° 7; cfr. Rom. 12,5; 1 Cor. 12,26-27.22 M aría de S . J osé , Consejos que da una priora a otra que ella había criado,

in Escritos espirituales, Roma 1979, no 60, pag. 252.

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Teresa volle con le sue amiche « seguir ios consejos evangéli­cos ». Di conseguenza la sua scelta fu in favore del « núm ero pe­queño para que hubiese en tre ellas más unidad y caridad » 2S, affin­ché rinchiusa in una « casilla pobhe cerrada con pocas viviese como deseaba vivir » 29.

B. - La Famiglia dei Carmeli

Il 1567 è un anno im portante nella vita della Santa di Avila e per la storia del Carmelo teresiano.

Le « grandes cosas » prom esse da Dio attendevano di essere rivelate, la inclinación » e l’apertu ra ecclesiale di Teresa, com u­n icata alle sue amiche, attendevano di essere espresse in un dina­mismo instancabile, che sarebbe diventato caratteristico della con­tem plazione teresiana, perm ettendo in tal modo al tesoro accum u­lato di essere condiviso30.

Finalm ente due fatti, ripo rta ti dalla Santa con abbondanza di particolari, vengono a costitu ire il segno della Provvidenza e danno l ’avvio alla diffusione della intensissim a vita vissuta nell’am bito del­la prim a com unità teresiana di S. José de Avila: la visita del generale dell’Ordine P. Rossi da Ravenna e l'incontro con il P. Maldonado, apostolo delle Indie. Questi incontri rivestono per la Santa M adre un ruolo epifanico.

La visita del Padre Rossi (Rubeo) del febbraio 1567, nella sto­ria delle fondazioni teresiane, significò un riconoscim ento di auten­tic ità carism atica all’iden tità orm ai acquisita. Teresa scrive con fie­rezza che il P. Generale aveva scoperto nella prim itiva com unità: « un re trato , aunque im perfecto, del principio de nuestra Orden » 31. Da questo m om ento l’au to rità costitu ita accoglie quella realtà eccle­siale in cui si trova già di fa tto inserito il m onastero di S. José e che sarà proprio il germe contenente la pienezza della identità car­m elitana. P. Rubeo avverte pienam ente l ’appartenenza di Teresa e

28 R ib e r a F. o .c ., pag. 121.29 Luis d e L e o n , De la vida, m uerte, v ir tu d es y m ilagros de la San ta M adre

Teresa de Jestls. B.M.C. II, pag. 488.30 Cfr. F 1,6-7-8; una delle costanti linee di formazione della madre sarà

costituita proprio dalla comunicazione della stessa « afición al bien de lasalmas ». D’altro canto gli anni beati di S. José (« más descansados de mi vida »)costituiscono per l ’instancabile attività della Santa, assieme al periodo trascorso come priora alla Encarnación, l ’unica parentesi di quiete della sua vita di fon­datrice.

31 F 2,3 cfr. R ib e r a F., o .c ., pag. 145; cfr. S t e c g i n k O ., La R eform a del Car­m elo E spañol, Roma 1965, pag. 409-422.

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delle figlie al Carmelo e alla Chiesa. Egli — ricordano le compagne della Santa — da quel giorno, la esortò a fondare tan ti m onasteri « como tenía cabellos en la cabeqa » e cominciò a chiam arla « la mia fillia » 32.

Il secondo incontro (agosto 1566) trovò una profondissim a eco nell’anim o di Teresa e la condusse risolutam ente ad in traprendere con coraggio l’opera che il Signore m ano a m ano le avrebbe indicato. P. Alonso Maldonado « locuacísimo y osado » parlò a lungo alla com m unità di S. José riferendo la sua opera di evangelizzazione de­gli Indiani d ’America e di difesa degli stessi dalla barbarie dei « conquistadores ». N arra Teresa: « comenzóme a contar de losm uchos millones de alm as que allí se perdían por fa lta de doctrina e hízonos un serm ón y plática anim ando a la penitencia, y fuese » 33.

La risposta non si fece attendere; la Santa « se fue luego a una herm ita donde con ansia y gemidos pidió a nuestro Señor la m ostrase el camino para rem ediar aquellas alm as » 34.

Im m ediatam ente seguirono i fatti: le fondazioni di Medina, Ma- lagón, Valladolid, Toledo e Pastrana, ecc. e ben presto anche la ri­fondazione del ram o maschile: Duruelo, M ancera, P astrana ...3S.

L’esiguità dell’opera iniziale, facilm ente constatabile allora, as­sum e adesso, a poco a poco, l’ampiezza di un m ovimento di rinno­vam ento e riform a per la Chiesa universale.

Ancora vivente la Santa, questa famiglia raggiunse una sua iden­tità giuridica autonom a al m om ento della costituzione della provin­cia degli Scalzi. Questo sviluppo richiese da un lato una certa evo­luzione e capacità di adattam ento nel concreto delle situazioni non sem pre iden tiche36, tu ttav ia testim oniò anche una fedeltà radicale

32 I s a b e l d e S. D„ R ecuerdos de la M adre Teresa, pag. 19: « quedó el Pe más contento y más con la Me y la llamava la mia fillia y la dava su bendición y dezía que tantos monasterios fundase como tenía cabellos en la cabeza ».

33 F 1,7; cfr. T o m a s d e l a C r u z , T eresa de Avila, h ija de la Iglesia, in E ph. Carni. 17 (1966), 309. B o r g e s P., Un reform ador de In d ias y la O rden Fran­ciscana ba jo Felipe II: Alonso M aldonado de B uendía , in A rchivo Ibero-A m e­ricano 20 (1960), 281-337, 487-535.

34 I s a b e l d e S.D., B.M.C. XIX, pag. 470; cfr. Ca a Lorenzo de Cepeda 17/1/’70,13 (n° 2): « esos indios no me cuestan poco ».

35 Diventare fondatrice per Teresa da allora fu dovere di coscienza. Ri­cordando l ’incontro con il P. Generale, la Santa così scrive: « con la voluntad que tenía de que fuese muy adelante este principio, diome muy cumplidas patentes para que se hiciesen más monasterios, con censuras para que ningún provincial me pudiese ir a la mano. Estas yo no se las pedí, puesto que entendió de mi manera de proceder en la oración que eran los deseos grandes de ser parte para que algún alma se llegase más a Dios » (F 2,3).

36 Ricordiamo per esempio variazioni sulla opzione per la povertà assoluta (cfr. Ca a P. Gracián 21/2/’81,7 n° 161); in tema di obbedienza («no soy la que solía » (Ca a Maria Bautista n° 161); o quanto all’austerità dell’abito (Ca a Maria de S. José 28/6/’77,8 n° 233).

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ai valori scelti, che vennero anzi conferm ati ed approfonditi tram ite la purificazione degli elem enti transitori.

Per quanto ci riguarda è il valore della comunità-comunione che senz’altro viene tu telato ed arricchito precisam ente dalla vita in situazioni e contesti assai diversi. Precisam ente riferendosi ad un giudizio di valore sulla serietà della vita dei prim i m onasteri fondati dopo S. José, la Santa dirà: « van m uy en perfección... todos como el de S. José de Avila » 37; « Todas van así » 38.

II canone p er l ’approvazione della v ita delle nuove famiglie te- resiane è la conform ità o meno alla esperienza dei prim i tem pi quando il carism a era più vivo per la presenza educatrice di Teresa. La fedeltà al dono e il criterio di giudizio sui gruppi im m ediata­m ente successivi a S. José, vengono m isurati pertan to dalla capacità di comunione fino a form are una famiglia con quel riferim ento con­creto che la Santa riconobbe come privilegiata storia di salvezza.

In particolare vengono perpetuate della com unità prim itiva sop ra ttu tto l'esperienza o ran te e la coscienza di vivere la Chiesa nei rapporti di « herm andad » delle persone, come pure nella salvaguar­dia di un particolare stile di povertà ed obbedienza: « religión, her­mandad y espíritu » 39 sono term ini utilizzati da Teresa per espri­m ere gli elem enti specifici e perm anenti del carism a e che trad u r­rem m o con term ini come: fedeltà a Dio, fra te rn ità e capacità di identità, elem enti dunque di conoscibilità del gruppo teresiano che cominciava a vivere di vita p ropria diffondendosi in d istin te località della Spagna, lontano dalla m adre.

I risu lta ti di m aturazione spirituale furono lusinghieri fin dai prim i anni, nelle nuove case, pu r intervenendo anche qualche mo­m ento di attenuazione della vitalità dei prim i tem pi che provocò duri interventi della m adre T eresa40.

Affermava la Santa con giusto orgoglio: « están los m onasterios que es para alabar al Señor de todo » 41, « la vida que hacen y prove­cho a otros adonde están... dicen las podrían por ella canonizar, y de personas graves » 42; « holgádome he de ver cuan bien van estas

37 Ca a Lorenzo de Cepeda 17/1/70, 2 (n° 2), così scriveva quando erano giàstati fondati i monasteri di Medina, Malagón, Valladolid, Toledo e Pastrana.

38 F 1,5, cfr. F 3,18; F 9,1.39 F 9,1: « aquellas hermanas iban por los mismos pasos que las que S. José

de Avila, de toda religión y hermandad y espíritu ».40 Cfr. T iem po y Vida, pag. 313, 688-689, per le situazioni creatisi a S. José

di Avila, Malagón, Granada; cfr. le lettere corrispondenti della Madre: Ca a P. Gracián 27/2/’81,2 (n° 162); Ca a P. Gracián 26/10/’81,9 (171); Ca a P. Gracián 8 /5 /’78, (° 117); Ca a Maria de S. José l / 2 / ’80,9 (n° 246); Ca a Ana de Jesús 30/5/’82 (n° 283) ecc.

41 Ca a María de S. José 22/7/79,7 (n° 244).42 Ca a D. Teutonio de Braganza 16/1/78,15 (n° 63).

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casas y consideraba la pobreza con que se com enzaron » 43; « son tan ­tas las m ercedes que el Señor hace en estas casas que si hay una o dos en cada una que la lleve Dios ahora por m editación, todas las demás llegan a contem plación perfecta » 44; « m e espanta tan tacaridad » 45.

L’arm onia di una vita fortem ente determ inata, conduce ad un comune sentire e ad una serenità di am biente e di convivenza.

« El sosiego de nuestras casas » 46, come lo chiam a Teresa, im­pregna tu tta la famiglia del Carmelo. Cresce con il passare degli anni la consapevolezza che i m onasteri costituiscono una entità fondam entalm ente un itaria perché sorti da una m edesim a radice.

La Santa ora percepisce la famiglia delle sue com unità come una en tità autonom a nella Chiesa, dice che « están hechos a una todos estos monasterios » 47.

Se i m onasteri di clausura sono tra di loro autonom i come isti­tuzione g iu rid ica48, condizione di fedeltà e legge di vita deve rim a­nere la condivisione.

Il collegamento e la com unione dei beni tra le famiglie teresiane è la nuova legge di verifica della p ropria identità in m odo più pie­no: ora non più conform ità con un m onastero « cabal », m a l'edifi­cazione nella consapevolezza della comune chiam ata: « todas las que trahem os este hábito sagrado del Carmen somos llam adas a la oración y contem plación » 49.

Tra tu tte la Santa rim ane punto di riferim ento: « todas me dicen » 50.

A m isura in cui il corpo comincia a crescere e la m adre più difficilm ente può seguire uno a uno i suoi carmeli, prom uove tra le figlie la com unione ed insegna loro a pensare come famiglia.

L’unione della famiglia teresiana si esprim e e cresce con l ’aiuto reciproco: « verdad es que hem os m enester ayudarnos » 51 esortava

« Ca a P. Graciári 7/7/79,1 (n° 138).44 F 4,8.45 Ca a María de S. José 9/1/77,8 (o 224); cfr. Ca a María de S. José nov./78

(n° 241): «tengo vergüenza, y confusión grande tengo, hija, de ver lo que estos señores de nosotras han dicho, y en grande obligación nos han puesto de ser tales como nos han pintado ».

46 Ca a Inés Nieto 28/12/74,4 (n° 384).47 Memoriale a P. Rossi ott./78,5 (n° 47).48 Possiedono cioè la comune legislazione e sono soggetti al prelato, ma au­

tonomi tra di loro (cfr. Const. Alcala, cap. 1, n° 1 in B.M.C. VI, pag. 423).« 5M 1,2.50 Ca a María de S. José fine dic./1579,3 (no 245), ivi continua: « la verda­

dera amistad no se ha de ver en encubrir lo que pudiera haber tenido remedio sin tanto daño ».

51 Ca a Da María de Mendoza 8/3/72,3 (n° 393).

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la Madre, e « Dios quiere que nos ayudemos » 52.Aiutarsi è esprim ere la comunione già esistente per il comune

carism a: « por eso — aggiunge Teresa — trahem os todas un hábito, porque nos ayudemos unos a otros, pues lo que es de uno es de todos y harto da el que da todo cuanto puede » 53.

L’« hábito » comune, segno della chiam ata, rende fratern i nel quotidiano. E ’ noto in proposito il valore delle « obras » nel siste­m a spirituale evangelico e teresiano: il gesto di m isericordia e ca­rità ha la capacità di stim olare e di autenticare un camm ino di fede. Questi atteggiam enti sono sem pre rivolti alla concreta situa­zione di Chiesa che la persona deve vivere, qui, al Carmelo, per la costruzione della famiglia: « aquí unas a o tras se despiertan y ayudan; en esto ha cada una p rocu rar ir adelante de las o tras » 54.

In questo impegno che la Santa affida ad ogni carm elitana, esi­stono ancora altri gesti in cui tu tta in tera la famiglia esprim e il suo essere che vanno dalla comunicazione delle notizie alla condivi­sione del dolore e della gioia. Così al m om ento della grande prova per il Carmelo teresiano, e in particolare per la com unità di Se­villa, la Santa con una esortazione spirituale invita quella com unità a rendere tu tta la famiglia partecipe della gioiosa adesione alla croce: « ha querido nuestro Señor descubrirles unas minas de tesoros e te r­nos con que espero en su M ajestad han de quedar m uy ricas y repartir con las que por acá estamos ». S tando sulla nuda croce « en tre sus herm anas están y no en Argel », pertan to con fedeltà devono « sacar con honra a las hijas de la Virgen y herm anas suyas de esta gran persecución » 5S.

La Santa riferisce poi la risposta delle altre com unità: « estas herm anas han llorado sus trabajos m ás que yo » 56.

Nella croce condivisa le figlie di Teresa hanno scoperto che la reciproca intercessione orante sarà la grande forza educatrice ad un sentire comune che fonde i Carmeli in u n o 57.

Assieme alla intercessione ed alla condivisione dell’ideale, si dà la collaborazione ad ogni livello. La Santa chiede con insistenza di superare una m entalità di interesse e tu tela particolaristica da parte

52 Ca a P. Gracián 17/4/78,2 (n° 114).55 Ca a la priora y comunidad de Carmelitas de Valladolid 31/5/79,4 (n°

325).54 C 12, 3.55 Ca a las Carmelitas Descalzas de Sevilla 31/1/79,3 (no 323).55 Ca a Isabel de S. Jerónimo y María de S. José 3/5/79,20 (no 242).57 Ca a María de S. José 14/7/’82,2 (no 263): « no me espanto que, según

las rezan en todas las casas, que estén buenas y aun santas habían de estar con tantas rogativas como tienen. Yo a lo menos tengo siempre un cuidado de ellas, que no se me olvidarán»,

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del singolo m onastero (« cada p rio ra quiere para su casa »), esorta invece a gestire la convivenza in tercom unitaria accentuando la co­m unicazione per favorire con più efficacia il bene di tu tti e di ciascu­no: « acá unas con otras se rem edian » 58.

La p ratica di cordialità ed aiuto che poco a poco, e talvolta a fatica, andava perm eando le figlie della Santa, esigeva pertan to una scuola di convivenza corrispondente. Con questo intento Teresa stringe tu tta una serie di collegamenti e com unica n o tiz ie59, invia altre lettere ricevute dalle co m u n ità60, chiede a sua volta n o tiz ie610 ringrazia per se stessa e p er le altre per i doni ricevuti e subito scam biati, che sono « m uestra de am or » 62 tra tu tte . Crocevia di co­m unione nella famiglia, è sem pre instancabile nel chiedere e p ro­porre, poiché « todo se hace tarde a quien desea » 63, pertan to tu tte devono essere a conoscenza di tu tto come in un corpo ogni cosa va a beneficio di ogni membro.

Altre volte condividere diventa offrire denaro. Così al m om ento di organizzare la spedizione dei due padri a Roma per richiedere il breve di separazione, la Santa si fa prom otrice di una colletta tra1 suoi m onasteri per sovvenzionare il viaggio dei messaggeri, dato che in quel m om ento nessun altro aveva la possibilità di fa r lo 64. In proporzioni m inori, m a certam ente espressione eloquente di co­

58 Ca a Catalina de Cristo 15-17/9/’82,4 (no 300); cfr. Ca a P. Gracián 30/5/’80,2 (n° 152) a proposito della mancanza di collaborazione di alcune priore: « cada priora quiere para su casa y le parece que en las otras se ha de cumplir ».

59 Le notizie che la Santa comunica si riferiscono ai più svariati argomenti che interessano la famiglia. Esempio:

notizie di altre case (Caravaca e Beas): Ca a Maria de S. José 7/8/76,14 (no 206); della nipote Teresa: Ca a Maria de S. José 9/8/76,9 (no 207); della malattia della priora di Malagón: Ca a Maria de S. José 20/8/76,11 (no 207); sono anche indicativi gli incroci di notizie esistenti nelle lettere a Maria de S José 26/11/76 (no 218); a Maria de S. José 4 /7 /’80 (no 249); a Maria de S. José 22/10/77 (no 235); ad Ana de S. Alberto 2/7/77 (n° 290).

60 Cfr. Ca a Maria de S. José 5/10/76,10 (n° 211); Ca a Maria de S. José 6/5/77,5 (no 230).

61 Cfr. Ca a Maria de S. José 13/12/76,3-5 (n° 222); Ca a Maria de S. José 3/1/77,5 (n° 223); Ca a Maria de S. José 8-9/2/’80,4 (no 247); Ca a Maria de S. José 3/12/76 (219) ecc.

62 Ca a Maria de S. José 15/5/77,1 (no 231); cfr. Ca Maria de S. José 11/7/77, (no 234) la Santa scrive ammirata: « las hermanas se alegraron de ver el cocù y yo también. Bendito sea el que lo crió ». Cfr. Ca a Maria de S. José 9/9/76,12 (no 207) ecc.

63 Ca a Maria de S. José 3/1/77 (no 223).64 Cfr. Tiempo y vida, pag. 654-655: Cfr. a la priora y comunidad de Car­

melitas de Valladolid 31/5/79,4 (n° 325): « si les pareciere que es mucho y que porque no dan todas las casas, les digo que cada una hace como la posibilidad tiene, y la que no puede dar nada, como ésta, no da nada. Por eso trahemos todas un hábito, porque nos ayudemos unos a otros pues lo que es de uno es de todos y harto da el que da todo cuanto puede ».

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m unione anche nello scambio dei beni m ateriali, è la richiesta di aiuto economico in favore di a ltre case in difficoltà; così nella situa­zione dolorosa creatasi a S. José in cui Teresa viene eletta priora « por pura ham bre » 65.

Tra le com unità carm elitane ogni cosa può essere oggetto di dono dal m om ento che in Teresa esse costituiscono una grande fam ig lia66.

Espressione caratteristica della convivenza ideata da Teresa fu sop ra ttu tto quel dialogo a distanza attuato nella consultazione p re­via alla redazione definitiva delle costituzioni prom ulgate poi dal capitolo di Alcalá de Henares.

Con intuizione davvero di grande a ttua lità la Santa, esige la partecipazione di tu tti i Carmeli alla form ulazione di proposte. Rac­coglie e vaglia essa stessa gli interventi a lei inviati dalle p rio re delle varie com unità e li m anda poi al P. Gracián, a volte accom pagnati da un suo giudizio67. « P artir » diventa sem pre più una delle u lti­me eredità lasciate dalla m adre Teresa.

Comunione è anche la nuova espressione della povertà; esorta dunque la m adre Teresa: « vosotras hijas siem pre m irad con lo más pobre que pudieris pasar así de vestidos como de m anjares... siem­pre procurad servir a su M ajestad de m anera que no comáis lo que es de los pobres, sin servirlo » 68 in cui « lo que es de los pobres » è della com unità, della Chiesa e deve essere custodito e condiviso da « m ayordom os » e non da p ro p r ie ta r i69.

65 Ca a Maria de S. José 8 / l l / ’81,3 (n° 258). Non tarderà a ricevere aiuti da altri monasteri. Indicando la sua gioia nel vedere che le comunità si aiu­tavano tra loro, la Santa scrive alle sorelle di Soria: « mucho me consuelo con sus cartas y más de entender por obras y palabras la mucha voluntad que me tienen. Bien creo que aun quedan cortas en pagar lo que se debe a la mia, aunque en el socorro que ahora me han hecho han estado muy largas... pues han tenido para poder hacer tan buena obra a estas pobres monjas. Todas se lo agradecen mucho y las encomendarán a nuestro Señor» (28/12/’81,2 no 238).

66 Si condivide così anche la dimensione della festa; scrive la Santa a Ma­ria de S. José (Ca 8 / l l / ’81,13 no 258): « las poesías también vengan, mucho me huelgo procure que se alegren las hermanas, que lo han menester »; cfr. Ca a Maria de S. José 9/1/77,5-8 (no 224); Ca a Maria de S. José 1-2/3/77,11 (no 228).

67 Cfr. Ca a P. Gracián 21/2/'81,10 (no 161): «esos memoriales me han traído, en trayendo los otros los enviaré. No se si van bien, que harto fue necesario decir vuestra paternidad viniesen a mi poder »; cfr. Ca a P. Gracián 17/2/’81,7 (no 157).

68 CAD 2,11; questo accenno mentre rivendica la destinazione universale dei beni, recupera il senso vero della povertà, che oltre alla dimensione del distacco ritrova nella comunione delle cose il superamento del desiderio di possesso. Le costituzioni teresiane così esprimono questa dimensione: « en nin­guna manera posean las hermanas cosas en particular... sino que todo sea común » (Co n<> 10).

69 Cfr. Modo 40: « las prioras... están obligadas a mirar como gastan; pues son no más de como un mayordomo ».

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Illum inante diventa a questo punto il richiam o al punto di p ar­tenza della nuova convivenza: « este concierto querría hiciésemos... procurársem os jun tarnos alguna vez para desengañarnos unos a otros y decir en lo que podríam os enm endarnos y conten tar más a Dios » 70.

L'ideale di comunione dei prim i tem pi rim ane vero sem pre, con la responsabilità reciproca di aiuto spirituale: una scelta di rad i­calità e una consapevolezza di essere famiglia di Dio.

C - Teresa madre, m aestra e fondatrice

« Yo no conocí, ni vi a la m adre Teresa de Jesús m ientras estuvo en la tierra , más agora, que vive en el cielo la conozco y veo casi siem pre en dos imágines vivas que nos dejó de si, que son sus hijas y sus libros, que a mi juicio son tam bién testigos fieles y mayores de toda excepción de su grande v irtud » 71.

Questo famoso e solenne esordio della le ttera di Fray Luis de León riflette bene quello che dovette essere Teresa per le sue figlie e per m olte anime: la m adre.

In lei infatti come modello com piuto della loro chiam ata esse si potevano riconoscere. Di conseguenza fu m aestra, per la forza trascinatrice della sua esperienza e della sua dottrina, in lei rico­nosciamo il carism a della fondatrice.

a. - Teresa è la madre che Dio ha dato al Carmelo: « aquí ve­réis la m adre que os dio Dios » 72. La Santa di Avila dona alle figlie goccia a goccia la sua vita, la realtà di cui vive. Afferma: « quiero aconsejaros y puedo decir enseñaros (porque come madre tengo ahora este cargo) » 73.

E ’ Teresa che fin dall’inizio di questa nuova storia del Carmelo riceve ed a ttu a il comando di Dio di procedere alle fondazioni, e porta m aternam ente a m aturazione persone e com unità attraverso il suo travaglio di « fundadora ».

Al pari di qualsiasi a ltro fondatore di famiglie religiose nella Chiesa, essa vive consapevolm ente il travaglio di generare u n ’opera ecclesiale giungendo a com prendere « lo que habían pasado los san­

™ V 16, 7.71 Luis de L e o n , A las Madres priora Ana de Jesús y Religiosas Carmelitas

Descalzas, lettera premessa alla prima edizione delle opere della Santa B.M.C. II, pag. 466.

77 C 16,1.73 CE 39,8; cfr. C 24,2: nella seconda redazione il riferimento materno viene

attenuato con l’accenno all’ufficio di priora.

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tos que habían fundado las religiones » 74; cioè il dolore di una notte infinita e il distacco nel m om ento in cui tu tto sem bra c ro lla re75, il dubbio di essere diventata p ie tra di inciam po e causa di sofferenza per i suoi am ic i76.

Nel nome di Dio deve andare avanti sempre: « no puedo dejar de p rocu rar por las vias que puedo que no se deshaga este buen principio » 77.

Incrollabile come un patriarca, la « vejezuela » contro la quale tu tti si accaniscono (« de mi dicen que soy una vagam unda e in­quieta » )78, è sem pre certa che « ha de to rn ar Su M ajestad por sus siervos y el glorioso S. José ha de sacar en limpio la verdad » 79. Così, al m om ento di chiedere fedeltà fino all’effusione del sangue, essa stessa è in prim a linea nel « sacar con honra a las hijas de la Virgen » 80.

Teresa più di tu tti gioisce poi quando diventa realtà il progetto della costituzione della famiglia degli Scalzi81.

Agisce come m adre sop ra ttu tto nell’educare e seguire tu tte e ciascuna delle sue figlie e prendendosi partico lare cura di loro scri­veva: « a cada una querría escrib ir según las amo, cierto las quiero particularm ente m ucho » 82.

Intensam ente a tten ta ad ognuna, quando parlava od incontrava le sorelle vi si dedicava totalm ente sospendendo qualsiasi a ltro la­voro 83. Quasi naturalm ente tu tte rim anevano affascinate da lei e

7* V 32,14.75 Cfr. V 39,14; « en estas tempestades de tantos dias si no estuviese cierta

viven estos descalzos y descalzas procurando llevar su Regla con rectitud y verdad, habría algunas veces temido han de salir los calzados con lo que pre­tenden (que es acabar este principio que la Virgen Santísima ha procurado se comienze) » (Ca a D. Teutonio de Braganza 16/1/78,5 no 63).

76 « Parecíame ser yo la causa de toda esta tormenta que si me hechasen ala mar como a Jonás, cesaría la tempestad. Sea Dios alabado que favorece la verdad». (F 28,5-6).

77 Ca a T. de Braganza 16/1/78, 13 (no 63).78 Ca a Pablo Hernández 4/10/78,3 (no 342).19 Ca a Hernando de Pantoja 31/1/79,6 (n° 343).80 Ca a las Carmelitas de Sevilla 31/1/79, (no 323); questa lettera è un vero

programma di spiritualità della croce. Scrive la Santa: « sepan que nunca tanto las amé como ahora, ni ellas jamás tanto han tenido que servir a nuestro Señor como ahora que las hace tan gran merced que puedan gustar algo de su cruz con algún desamparo del mucho que Su Majestad tuvo en ella» (no 1).

81 Cfr. F 29,30; di seguito la reazione di Teresa, madre: « me dió a mí unode los grandes gozos y contentos que podía recibir en esta vida... Y verloya acabado, si no es quien sabe los trabajos que se ha padecido, no puede entender el gozo que vino a mi corazón y el deseo que yo tenía que todo el mundo alabase a nuestro Señor ».

87 Ca a Maria de S. José 9/1/77,10 (n° 224).83 « Yo vi algunas veces que estava escribiendo en negocios de importan-

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dal suo ideale, stabilendo un profondo dialogo con la m adre. La Santa stessa testim onia il rapporto raggiunto con le sorelle del p ri­mo m onastero: « ninguna falta aunque fuese in te rio r me encubrían y las m ercedes y grandes deseos y desasim iento » 84.

Sapendosi fare tu tta a tu tti, con la sua attenzione e il suo inte­resse conquistava le interlocutrici assum endo su di sé le loro situazioni.

Fuori delle m ura e della calda fam iliarità del prim o « palomarci- to », la vita di Teresa si consum ò rapidam ente sem pre in un rap­porto con ognuna anche a distanza. L’afflato della sua m aternità, poco a poco, creò lo stile caratteristico di convivenza tra i carmeli, cui accennavamo prim a.

Teresa d ’Avila, è consapevole del suo ruolo carism atico di p ro ­m otrice e di fondatrice di una famiglia, pertan to ricorre alla corri­spondenza, che è il mezzo più rapido, anche se a volte costoso, per quel tempo. Scrive lettere, ogni giorno fino a tardi, un num ero s tra ­grande di lettere, per una suora di clausura del cinquecento: un m inim o di due lettere al giorno in media, fino ad un num ero com­plessivo che varia, secondo l ’opinione degli studiosi, da 10.220 a 2 5 . 5 5 0 8S.

E ’ la sua persona che vuol rendersi presente intensissim am ente a chi in certo modo le è diventato figlio: « cartas que con esto vivo » sc riv e8é, « no me cansan cartas » 87 e « m ientras más largas me consuelo m ás » 88.

Perché m adre, Teresa am a e coglie le persone « con toda ver-

cia y otras personas graves, y entendiendo no estava su cuydado en otra cosa sino aquello, salía con decir dos o tres cosas harto menudas de casa advir­tiéndolas como se havía de hazer, esto era tan ordinario que no se dice por cosa grave, sino por dezir la tenía el Señor dotada de gran don de prudencia» ( I s a b e l d e S.D., R ecuerdos de la M adre Teresa, pag. 14); « Sabía acomodarse a todas personas y condiciones por ásperas que fuesen y algunas tan melan­cólicas que apenas otras personas las podían sufrir como ella las sufría y a éstas trataba de ordinario con mucho amor para atraerlas a hacer lo que fuese para más honra y gloria de Dios y ellas andaban consoladísimas en su com­pañía ». (A n a d e l o s A n g e le s , B.M.C. XVIII, pag. 5 3 9 ).

84 F 1,6; cfr. il memorabile incontro di Isabel de S. D. con la Santa: «trató conmigo con tanta humildad y amor que siempre que me acuerdo me hace harta confusión, en viéndola recivió grandísimo consuelo mi alma y ansí sus palabras como cuanto vi en ella, me pareció vi resplandecer en ella lo que el Santo Fray Pedro de Alcántara me avía d ich o» ( I s a b e l d e S.D., Relación, pag. 11).

85 Cfr. R o d r íg u e z M a r t í n e z L .-E g id o T., E pisto lario , in In trodu cción a la lec tu ra de S. Teresa, Madrid 1978, pag. 432-433.

88 Ca a María de S. José 7/12/76,1 (no 220).87 Ca a Lorenzo de Cepeda 2/1/77, 20 (n° 6).88 Ca a María de S. José 8/11/76,1 (n° 215).

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dacl », davanti a Dio « la m ism a verdad ». Così non risparm ia ri­chiami ed avvertim enti a nessuno. Ci racconta una sorella dei prim i tempi: « cuando las reprendía, las hacía tem blar y nunca lesdecía palabras de que se pudiesen afren tar, sino confundirse e hu­m illarse » 89. Saggia ed intuitiva nei confronti delle persone, era poi risoluta ed esigente nel m om ento della verifica; « m uy brava », come dice di se stessa, in difesa della v e r ità 90.

Capace di un am ore forte e tenero di m adre, non si stanca di ripetere ad ogni passo che vuol bene a tu tte e a ciascuna.

Di lei ricordano le prim e compagne: « cualquier que le veía y trataba, la conocía evidentem ente resplancerer en esta v irtud (cari­dad) y m ansedum bre » 91.

Sem pre m aterna e teñera: « cuando por la pobreza no podía regalarnos con o tra cosa, lo hacía con contarnos algunas cosas de recreación y buscar florecitas y yerbecillas para refrigerarnos y siem pre que podía nos hacía algunos regalos por su m ano » 92.

E ra un am ore fatto di piccole cose, che rendeva tanto gratifi­cante quella vita. Per lei questo fioriva quasi spontaneam ente: « esto de dar no se me perderá en mi vida » d iceva93.

Mai superiore a nessuno: « a todas tra tab a con m ucha cortesia y a nunguna como a menos, sino con m ucha crianza que nos hacía re ir por lo que parecería al m ismo con quien la usaba » 94.

Sapeva cogliere le capacità di ognuna chiedendo spesso pareri: « era muy de ordinario el p regun tar a las o tras qué les parecía desto o como sería m ejor o cosas sem ejantes » 95.

La Santa Madre, « de condición tan agradecida », possedeva il dono di accattivarsi le persone con cui viveva. Dorotea de la Cruz ricorda la dolcezza di questo tra tto : « solo m irarla com ponía el espí­ritu y causaba un am or reverencial tan grande, que jun to con la suavidad con que a todas hablava, las m etía en las entrañas »

89 A n a d e l o s A n g e le s , B.M.C. XVIII, pag. 539; cfr. I s a b e l d e S .D . , Recuerdos de la Madre Teresa, pag. 9-10: «ponía ella harto en enseñarlas que aun en las propias (culpas) no se disculpasen aunque viesen condenarlas».

90 C fr . C a a P. Rossi 18/6/75,8 (n° 45); « D e u n p e c h o más q u e d e v a r ó n » (J u l i á n de A v il a , B.M.C. XVII, p a g . 215).

91 I s a b e l de S. D ., B.M.C. XIX, pag. 87.92 A n a de J e s ú s , B.M.C. XVIII, pag. 466: « ella quería guisar lo que todas

habíamos de comer y así lo hacía y en los conventos nos servía muchas veces ».

93 Ca a Maria de S. José 4 /6 /’87,2 (n° 239).« A n a de J e s ú s , B.M.C. XVIII, p a g . 470 .95 I s a b e l d e S.D.. Relación, pag. 2 e 18.96 B.M.C. XX, pag. 334; di se stessa afferma Teresa: « no es perfección en

mi esto de ser agradecida... que con una sardina qtie me den me sobornarán » (Ca a Maria de S. José se tt./’78 no 240); cfr. Ca a Isabel de S. Jerónimo e Maria de S. José 3/5/79,2 (n° 242).

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Il rapporto di « suavidad » proposto dalla Santa diventava reci­proco e provocava la sequela spirituale basata sul rispetto e sulla stim a vicendevole97 ; Teresa stessa ne sentiva il peso m orale. Scrive al P. Gracián: « después que comencé a tener tales h ijas he andado tan atada y mirada... estam os vuestra patern idad y yo cargados de muy gran cargo » 9S.

E ’ un rapporto che la Santa avverte come una responsabilità m aterna, che pertan to si risolverà ancora nel detto tan to teresiano: « todo va con amor » 99.

In tal m odo la Santa era profondam ente riam ata dalle sorelle. Ciò era avvertito nel m om ento doloroso della separazione. Una re­lazione di M aria de S. Jerónim o ci n a rra che alla prim a partenza della m adre da S. José « fue m ucho lo que todas sentim os el díaque la vimos salir, porque era en extrem o lo que la amábamos y asicada una de nosotras tuviéram os en gran dicha que nos quisiera en su com pañía » 10°.

La intensissim a com unione di ideale e la fam iliarità stabilita atto rno a Teresa diventava più forte di quella della carne.

b. - Teresa è la maestra. L’am ore della santa per le sue figlie, sfocia nel m agistero spirituale, nato per com unicare loro come un dono, il suo camm ino spirituale.

Teresa è m aestra dopo aver im parato a proprie spese l'impor-

97 Cfr. M a r ía d e S. J o s é , L ibro de R ecreaciones, o.c., pag. 64: « Lo que me hizo ir tras de ellas fue la suavidad y gran discreción de nuestra buena Madre »; cfr. análogamente P. J e r ó n im o G r a c ia n , Peregrinación de A nastasio, inB.M.C. XVII, pag. 246.

98 Ca a P. Gracián nov./’76,2-3 (no 90); ancora nella Ca a P. Gracián genn./78 (n° 108): « Quiérolas tiernamente, y así me alegro cuando vuestra paternidad me las loa; y a mí me lo agradece, como si lo hubiera hecho yo ».

99 Ca a Maria Bautista (no 279).100 M a r ía d e S. J e r ó n im o , V irtudes de N u estra M adre Santa Teresa... in B.M.C.

II, pag. 294. Cfr. F 27,18: « en dejar a las hijas y hermanas mías cuando me iba no ha sido la más pequeña cruz ». I s a b e l d e S.D. ci narra ancora: « dicién- dole algunas parecía no sentía pena de irse, dezía que presto se acabaría todo y nos veríamos con Dios, que nos diésemos priesa para conseguir este bien, que en lo demás no havía que detenernos. Si la dezían que sentían su ida, y aqun si alguna ternura, dezía con un santo desvío: « Dios me libre, y que poco spí- ritu tiene. Por eso solo no me obligará a estar con ella gran... más en esto aunque mostrava este ánimo (fuerte), yo se quien entendió era lo que sentía un « sacri­ficio dentro de su corazón, lo cual ofrecía a Su Majestad. Y vióse en la mudan ca del rostro, esto prevenía si era posible fuese tan de mañana que estu­viesen recogidas las hermanas, y la noche antes se despedía. Con todo ellas eran solicitadas para verla ir. Mas como sabían la davan pena, encubrían sus lágrimas que estas no se dexavan de derramar algunas por su ausencia. A quien le dezía que era gran ánimo ed suyo ir a fundar donde no conocía, res­pondía que Dios está en todas partes, que esto la consolaba y ponía ánimo vara ir» (R ecuerdos de la M adre Teresa, pag. 29-30).

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tanza di una guida spirituale; per questo desidera facilitare alle figlie l ’iniziazione e il camm ino della preghiera.

Il suo m agistero consistette inoltre nel trasm ettere poco a poco e nella sua in tegrità il disegno di Dio sulla famiglia carm elitana che da lei aveva iniziato a vivere.

Questa è la ragione per cui redasse quelle lunghe lettere che sono i suoi libri: « todas os lo sabéis — afferm a — m ás alguna vendrá que no lo sepa por eso no os pese de que lo haya aquí dicho » 101. Assaporiamo negli scritti teresiani l ’im mediatezza e fam i­liarità delle conversazioni che la Santa teneva con le sue monache. In questo contesto nascono in fatti i libri pedagogici della m adre: prim a che un insegnam ento scritto, suppongono una pedagogia; Te­resa comunica un influsso vitale, che solo in parte si può cogliere da un libro.

Si rende quindi necessario un accostam ento alla persona di Te­resa d ’Avila; im m ergersi nella esperienza nuova di una vita di credente per com prendere e in qualche modo penetrare il senso del m agistero teresiano. L 'universalità di questo dottorato dipende p ro­prio dall’accoglienza nella vita del suo annuncio. Per questa ragione Teresa è diventata « M ater Spiritualis »; una m atern ità universal­m ente valida perché si fa p roposta di novità evangelica.

Riconoscendola m aestra così aveva scritto il P. Rossi, generale dell’Ordine, alla p rio ra del m onastero di Medina: « doy infinitas gra­cias a la divina m ajestad de tan to favor concedido a esta religión con la diligencia y bondad de la nuestra reverenda Teresa de Jesús. Ella hace m ás provecho a la Orden que todos los frayles Carm elitas de España; Dios le dé largos años de vida. Os am onesto a todas a obedecer a la susodicha Teresa, como a verdadera pre lada y p iedra m uy de ser preciada, p er ser preciosa y am iga de Dios » 102.

« Teresa de la gran cabeza » 103 la chiam ò Pedro Fernandez, in­dicandone la prudenza e la santità.

Da subito fu riconosciuto il m agistero della sua chiara do ttrina nell’am bito della sua opera e l'indiscussa autorevolezza tanto nel campo giuridico-legislativo, quanto nella verifica della vita dei suoi m o n aste ri104. Così in occasione della già cita ta le ttera circolare in­

101 CE 50,3; cfr. V 36,29.i°2 Lettera del P. Rossi alle MM. Carmelitas de Medina del campo cfr. M.H.

C.T. voi. Io, doc. 32, nota 4, pag. 107.103 Riferito da I sa bel de S.D., B.M.C. XIX, pag. 495.km Cfr. la sua facoltà di intervento in materia legislativa (in M.H.C.T. voi.

Io doc. 3 pag. 11; cfr. Ca a P. Graciàn 21/2/81,4 (no 161): «entre él (P. Fernan­dez) y mi pasó el concertar las actas que puso y ninguna cosa hacía sin

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viata dal P. Graciàn prim a della stesura e prom ulgazione delle costi­tuzioni da p arte del capitolo di Alcalà, è Teresa che vaglia le varie risposte delle com unità e le rim ette al superiore, intervenendo anche energicam ente nei confronti di qualche co m u n ità105. Per esse la Santa diventa modello e punto di riferim ento, essa è la m aestra e plasm atrice di persone alle quali presenta con forza l’interezza della sua fede: « m ientras m as amo, rnenos puedo su frir ninguna fa lta » 106.

La validità educativa del suo m agistero, la cura m aterna per la nuova opera voluta da Dio per la Chiesa, ci inducono a conferire a Teresa il titolo di fondatrice.

c. - Teresa è fondatrice in quanto diede inizio ad un nuovo modo di essere del Carmelo, che, grazie alla assimilazione della esperienza spirituale della Santa, cominciò ad essere un annuncio credibile di valori necessari, in dialogo con il proprio tempo.

Essa è il ' vino nuovo ’ che dovette essere contenuto in 1 o tri nuo­vi ’ per esprim ere nel modo più com piuto l’esperienza del Carmelo.

Questa famiglia religiosa non p o trà più prescindere dalla sua figura come realtà fondante, che rende dunque m anifesto l ’essere carism atico del Carmelo nel suo taglio profetico di assolutezza e di radicale appartenenza al Signore, come pure di apostolicità e mis- sionarietà;una sintesi tan to vasta da inform are e coinvolgere anche tu tte le vocazioni nella C hiesa107.

Il Carmelo Teresiano, figlio della Chiesa, inform a ed incarna ogni presenza cristiana con la peculiarità della sua esperienza che è fondam entalm ente destinata al corpo di Cristo.

Per l ’universalità di questo carism a, ogni anim a che si rico­nosce nel Carmelo si ritrova in pienezza in Teresa « fundatrix » nel­la Chiesa.

Questo titolo le fu conferito fin dall’inizio dalle compagne e fì-

decirmelo »; cfr. Ca a P. Graciàn febb./’81,4 (no 159); cfr. una sintesi degli in­terventi richiesti dalla santa alla vigilia della redazione delle Costituzioni di Alcalá in T iem po y Vida, pag. 662-666.

105 Cfr. Ca a P. Graciàn 17'2/’81,7 (n° 157): « Ya envié su carta a los mo­nasterios » e aggiunge « si más se nos acordare para estas casas avisaré a V.R. ». Propone se stessa, logicamente, come mediatrice di un futuro dialogo con il superiore per questioni riguardanti il prossimo capitolo. Cfr. le lettere a P. Graciàn dei primi due mtsi del 1581.

1« Ca a Maria de S. José 8-9/2/’80,8 (n° 247).107 Teresa d’Avila esercitò un influsso al di là delle sue comunità anche

durante la sua vita: cfr. A lv a r e z T., El C arism a Teresiano. D esde las C onstitu ­c iones de S. Teresa hasta las D eclaraciones p a ra las C arm elitas D escalzas, in M onte Carm elo 86 (1978) 340-341; questo magistero divenne universale sopratutto dopo la sua morte, culminando nel riconoscimento di dottore della Chiesa. Cfr.: San ta Teresa de Jesús d o c to ra de la Iglesia. D ocum estos oficiales del p ro ­ceso canonico, Madrid 1970.

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glie e dai discepoli, i prim i religiosi suoi seguaci che più da vicino vissero con lei: « las m ás religiones fundadas en la Iglesia de Dios tuvieron principio de varones santos. Elias y Eliseo dieron origen a la antiguísim a Orden del Monte Carmelo; San Pablo y Antonio a los Padres del Yermo; San Basilio a los Basilios; San Benito a los Benitos y Bernardos; San B runo a los Cartujos, San Agustín a los Agustinos y las veintisiete ordenes que le siguen, Santo Domingo a los Predicadores Dominicos, San Francisco a los Franciscanos, Capuchinos y Mínimos y el Beato Ignacio de Loyola a los Padres de la Compañía de Jesús. Y después de todos ellos vino la M adre Te­resa por fundadora de los Carm elitas Descalzos, frayles y m onjas, con autoridad del Sumo Pontífice y de los príncipes eclesiásticos y p articu lar luz y revelación de Dios p ara ser fundadora » 10s.

In questa splendida afferm azione, il P. Gracián percepisce la storia di salvezza, che è la fioritura degli Ordini religiosi, come un bene spirituale carism atico che supera i confini di ogni singola fa­miglia. Ogni fondatore realizza nella p ropria storia una nuova incar­nazione della Parola, con originale ispirazione 109.

Teresa de Jesús è consapevole di realizzare una chiam ata di Dio con il fondare u n ’opera che è esclusivam ente del Signore: « se enten­derá no ser yo quien hace nada, sino quien es poderoso para todo » 110. « Ha fundado Dios » questa vita e la Santa deve rim anervi fedele continuando a fondare. Ogni im presa di fondazione anche se « llena de trabajos de mil m a n e ra s » 111, sarà un inno alla gloria di Dio. La nostra Santa affronta per prim a pericoli di viaggi, dà coraggio ed organizza le com unità in fondazione 112, incontra i vescovi e li con­quista alla c a u sa U3, im para e consiglia l ’arte della d ip lom azia1H, interviene in varie situazioni difficili per le co m u n ità lls, si interessa

i°8 p. J e r ó n im o G r a c ia n , Serm ones, in B.M.C. XVI, pag. 487.109 Cfr. G a m b a r i E .-L ozano J .-R occa G., Fondatore, in Dizionario degli Is ti­

tu ti di Perfezione voi. IV, col. 96-108. Le caratteristiche del Fondatore vengono qui sintetizzate in un’ispirazione originale, nell’essere stato artefice, in certa misura almeno-, della sua realizzazione, nell’aver dato un codice di vita o aver formato i primi membri.

110 p 29,5; cfr. Ca a Lorenzo de Cepeda (hijo) 15/12/'81,7 (n° 38).hi Ca a Tomasina Bautista 27/8/’82,5 (no 303); afferma in F 18,5: « nunca

deje fundación por miedo de trabajo».112 Cfr. Ca a P. Gracián 4/10/79,3 (no 141); Ca a Maria de S. José l /2 / ’80,9

(no 246).h3 Cfr. F 24,19; F 31,5.U4 Cfr. Ca a P. Gracián fine Nov. /75,2 (no 73): «Vuestra paternidad escriba

al general y haga cuantos cumplimientos pudiere, mejor me parece y creo a nadie le parecerá mal ».

il5 Cfr. Ca a P. Gracián 12/12/79,3 (n° 143): «que necesaria ha sido mi venida aquí (a Malagón) así para esto, porque no llevaba talle de hacerse tan

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LA COMUNITÀ TERESIANA 5 4 5

della conclusione dei con tra tti e della gestione del d en a ro ,16.Vera anim atrice ed amica, consiglia le priore, offre una parola

di conforto, di indirizzo o di comando, sem pre anim ata da profondo am ore. « Ha despertado — conferm a M aria de S. José — a las m ujeres flacas a tornar la cruz de Cristo » U7.

Fino aliatine (« no m e dejan descansar ») U8, riunisce com unità, form a le persone, realizzando il suo com pito di « fundadora » U9.

E ’ necessario dunque riconoscere a Teresa d ’Avila il carism a di Fondatrice per accogliere la sua consegna e continuare oggi il camm ino da veri figli secondo la sua no ta parola: « ahora comen- zamos y procuren ir comenzando siem pre de bien en m ejor » 12°.

Teresa può applicare a sé il detto attribu ito a S. Francesco: « disse d ’essere una donna che il Signore aveva messo incinta con la sua parola e che gli aveva generato dei figli » m.

Il suo ruolo di m adre, nei confronti di ogni com unità e della in­te ra famiglia dei Carmeli, determ inò e rese stabile un rapporto ma- terno-fìliale come educazione ad una nuova vita.

presto, como para lo demás... Han entendido cuán desatinadas andaban »; cfr. Ca a Maria Bautista 9/6/79,3 (n° 277).

116 Cfr. Ca a Lorenzo de Cepeda 17/1/70,5 (n ° 2): «estoy tan baratona ynegociadora que ya se de todo con estas casas de Dios y de la Orden »; cfr. Ca alas Carmelitas de Avila 7/10/’80,7 (no 327); Ca a P. Gracián 7 /8 /’81,2 (no 169).

117 M a r ia d e S. J o s é , Libro de R ecreaciones, o.c., pag. 57.118 Ca a Inés de Jesús lugIio/79 (no 297); «pobre vejezuela », si chiama (Ca a

Maria Bautista 9/6/79, no 277); e ancora «D ios me libre de mí que tan poco caso hago de mi descanso» (Ca a P. Gracián 17/4/78,8 no 114).

119 La Santa accoglie questo titolo conferitole dai contemporanei, come in­dicazione del suo ruolo carismatico. Cfr. V 32,14; F 4,7; cfr. inoltre Ca a Maria de S. José 17/3/’82 (n° 261); la delega a Ana de S. Alberto: M.H.C.T. voi. I doc. 89, pag. 238; Ca a Ana de Jesús 3 /5 /’82,6-7 (n° 283).

«o F 29,32.i t i G a m b a r i E .-L o z a n o J .-R o c c a G ., o .c . c o l . 99 .Per quanto infine riguarda il rapporto di Teresa fondatrice col Carmelo an­

tico, rimandiamo ad alcuni studi:S t e g g in k O., La R eform a del C arm elo español, pag. 357-409; S t e g g in k O.,

A rraigo e innovación, Madrid 1976 , pag. 71-182; E f r e n d e l a M a d re d e D io s , E l idealde S. Teresa en la fundación de S. José, in C arm elus, 10 (1963) 206-230; A lv a r e z T., S obre tem as de h istoria , in Eph. Carm . 28 (1 9 7 7 ) , 149-157; A lv a r e z T., recen­sione a The Rule o f Sa in t A lbert, in E ph. Carm . 2 4 (1 9 7 3 ) , 434-435 . Prescinden­do da uno studio storico sul tema, per una considerazione sull’origine carisma­tica della famiglia carmelitana, che prende inizio dalla Santa di Avila, faccia­mo nostra l'opinione di Tomás Alvarez, in riferimento al rapporto di Teresa con la Regola Carmelitana, nell’ultimo studio citato: « las referencias explí­citas a la fuente de la propria experiencia con miras a trasmitir su espíritu al grupo, son quince o veinte veces más numerosas que las referencias a la Regla... De hecho no solo se siente libre frente a sus prescripciones (el núcleo jurídico), sino que desborda su espíritu. Y ello no solo en detalles acceso­rios, sino en líneas esenciales » (pag. 4 3 5 ) .

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5 4 6 GIUSEPPE POZZOBON

II. - L a c o n v i v e n z a : r a p p o r t i n u o v i

Il Signore Gesù costituì i suoi seguaci in popolo e volle che la Buona Novella, da essi predicata, fosse accom pagnata e verificata in un insieme di rapporti umani, intensi e nuovi: « nel Signore » appunto. Questi diventavano il criterio per essere riconosciuti come discepoli. Paolo poi ridusse tu tto il rapporto tra coloro che sono m Cristo ad un debito di am ore, poiché « l ’am ore è la pienezza della legge » K

Le com unità teresiane, come abbiam o visto, fin dal loro inizio si proposero di im itare il p iù radicalm ente possibile l'esperienza apo­stolica, costituire, perciò, un gruppo consacrato nel quale il prim ato fosse dato alla carità: am ore di Dio ed am ore del prossim o. Con queste convinzioni e da questa esperienza, Teresa sviluppò e redasse una seria analisi sui rapporti che devono in tercorrere tra le perso­ne unite dallo stesso carism a, per le quali l’essere unite diventa una assoluta necessità al fine di salvaguardare l’in tegrità della pro­pria specifica chiamata.

Cercando di en trare in quel santuario che è una com unità che tende a realizzare un camm ino di fede con Teresa d'Avila, cerchere­mo di cogliere le v irtù sociali p roprie di ogni gruppo che intende vivere la sequela evangelica: tali v irtù indubbiam ente, in questa piccola chiesa carm elitana, possiedono un taglio particolare, poiché particolare, concretissim a ed unica è la Parola che costituisce la vita di questo gruppo.

Ci accosterem o sem pre con intento di cogliere con immediatezza questa esperienza, espressa sop ra ttu tto negli scritti della m adre e nelle testim onianze dei seguaci. Parlerem o prim a d i am ore reci­proco, indi analizzeremo il rapporto di uguaglianza tra tu tte le so­relle, infine concluderem o con un accenno alla rivalutazione delle v irtù umane.

A. - L ’Amore reciproco

La santità, l ’unione con Dio è la perfezione nel com piere la sua volontà.

Alla dom anda concretissim a: Qual è la volontà di Dio, Teresa risponde ribadendo la parola evangelica:

« ¿ Que pensáis hijas, que es su voluntad ? Que seamos del todo

‘ R o m 13,8.

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perfectas que para ser unos con El y con el Padre, como Su M ajestad le pidió... acá solas estas dos nos pide el Señor: am or de Su M ajestad y del prójim o, es en lo que hem os de traba jar. G uardán­dolas con perfección, hacemos su voluntad, y así estarem os unidos con El » 2. L’am ore è dunque la san tità vissuta, il program m a di sviluppo integrale della persona, com pito quotidiano di ogni battezzato.

Questa afferm azione program m atica rivolta a tu tti i credenti, rende com prensibile il « tra tta to » teresiano sull’am ore, a cui qui brevem ente accenniamo, applicandolo alla convivenza carm elitana.

1. Il com andam ento dell'amore reciproco

Teresa inizia il suo discorso sull’am ore dichiarandone im m edia­tam ente l ’urgenza e l’immediatezza; esso è aperto alla dimensione della Chiesa, m a si realizza qui tra queste persone: « aquí todas han de ser amigas, todas se han de amar, todas se han de querer, todas se han de ayudar » 3.

In un im petuoso e incalzante susseguirsi di verbi che signifi­cano crescita nella concretezza, la Santa rende profondam ente per­cepibile da subito il senso di questa realtà: « amar, querer, ayudar »...

Quasi senza lasciare il tem po alle lettrici di pensare due volte al senso di queste parole, Teresa rim anda im m ediatam ente alla vita.

Dalla vita, infatti, ha im parato le idee sull’amore.Occorre percepire la forza trascinatrice delle sue parole, per po­

te r giungere alla reciprocità su cui si costruisce la com unità.L’am ore è una esigenza assoluta e g ra tu ita tra persone convo­

cate da Dio-amore e che non hanno altro progetto se non lo sviluppo della loro vita in una dinam ica teologale di v irtù qualificanti. Di­venta, pertanto, assurda una vita consacrata senza am ore: « ¿ que gente hay tan b ru ta que tratándose siem pre y estando en com pañía

2 5M 3,7; cfr. 1M 2,15-16.3 C 4,7; cfr. M e r l in GJ. L’amour mutuel chez S. Thérèse d"Avila, in Carmel,

(1978), 40-53; S eg u n d o d e J é s u s Doctrina del amor del prójim o, in Rev. de Esp., 22 (1963), 637-667; L e p fe e M., S. Thérèse d ’Avila, le réalisme Chrétien, pag. 259- 273; H e r r a iz M., Solo Dios basta, pag. 267-350; E f r e n de la M adre de D io s , Teresa de Jesús, sentido de adaptación, in Rev. de Esp. 22 (1963), 267-283; S t e g g in k O., La integración de la afectividad en la vida espiritual de S. Teresa de Jesús, in Carmelus, 18 (1971), 122-141.

Dichiara Francisca de Jesús: « cuando la Santa Madre estaba con sus monjas, lo que les decía era que se amasen mucho y tuviesen mucha caridad unas con otras... Y a la madre priora decía que las tratase con igualdad, que mirase que eran hijas de Dios» (B.M.C. XIX, pag. 35).

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y no habiendo de tener o tras conversaciones ni otros tra to s ni recrea­ciones con personas de fuera de casa y creyendo nos am a Dios y ellas a El pues por su M ajestad lo dejan todo, que no cobre am or ? En especial que la v irtud siem pre convida a ser am ada; y ésta, con el favor de Dios, espero en Su M ajestad siem pre la habrá en las de esta casa. Así che en esto no hay que encom endar mucho, a mi parecer » 4.

Amare sem pre e senza riserve è la legge cristiana.Al Carmelo è una necessità irrinunciabile, ancor più una realtà

da accogliere come conseguenza della comune consacrazione. L’am ore in fatti è ciò che definisce un rapporto teologale tra persone, poiché la sua sorgente è solo il Signore.

Istru ite da Dio, le sorelle si amano ognuna in un dono di piena gratuità, rendendo più facile e serena la convivenza anche nei mo­m enti sgradevoli5.

Proclam are necessaria ed insostituibile la legge dell’am ore vuol dire m anifestare in una vita nuova il continuo rito rno alle radici del Vangelo, assum endo il « Com andam ento nuovo » di Gesù Cristo come il bene che gli è particolarm ente caro: « es bien grande pues nuestro Señor tanto nos lo encomendó y tan encargadam ente a sus apostóles » 6.

L’uomo, è predestinato all’am ore per realizzare se stesso. La vocazione um ana infatti non è che una vocazione all’unione. Costi­tu iti ad immagine di Dio Trinità, tendiam o ad unificare le m otiva­zioni dell’essere intorno ad u n ’offerta costante e gra tu ita di noi stessi, fino a vivere pienam ente la « verdadera unión con su volun­tad »; ora, afferm a la Santa, « acá solas estas dos cosas nos pide el Señor: am or de Su M ajestad y del prójim o, es en lo que hem os' de t r a b a ja r» 7.

Teresa ha scoperto che l ’am ore è una forza unificatrice di tu tte le energie umane. La m aturazione nell’am ore condiziona ed esprim e la m aturazione dell’uomo, cioè l ’uomo vive e realizza la sua chiam ata creaturale in quanto ama: è pertan to una legge universale di vita e di sviluppo, la legge dalla quale nessuno può esim ersi: « todas las alm as lo son (hábiles) para am ar » 8.

4 C 4,10.5 Cfr. C 4,5: « no hay cosa enojosa que no se pase con facilidad en los

que se aman ».6 C 4,11; cfr. Co n° 28: « todas se amen en general como lo manda Cristo

a sus apóstoles ».7 5M 3,8-9.8 F 5,2; nell’amore dunque si trova la forza unificatrice dell’umanità: « si

este mandamiento se guardase en el mundo como se ha de guardar, creo apro­vecharía mucho para guardar los demás » (C 4,5).

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Unico valore di salvezza tra gli uomini, l ’am ore m anifesta la compiutezza della consacrazione al Carmelo nella sua destinazione anzitu tto al Signore e in Lui al prossim o; pertan to , è vita di perfe­zione in tu tta la compiutezza della legge; senso ultim o della Regola del Carmelo: « la perfección verdadera es am or de Dios y del prójim o y m ientras con m ás perfección guardárem os estos dos m andam ientos seremos más perfectas. Toda nuestra Regla y Constituciones no sir- A'en de o tra cosa sino de medios para guardar esto con más perfección » 9.

L’indissociabilità dell’am ore a Dio e al prossim o nella legge nuo­va, perm ette di valutare la p ra tica del secondo come una verifica della verità e della crescita del prim o e l’adultezza della « m anera de am ar ». Afferma ancora la M adre: « la m ás cierta señal que, a mi parecer hay de si guardam os estas dos cosas, es guardando bien la del am or del prójim o, porque si am am os a Dios no se puede s a b e r- más el am or del prójim o, si. Y estad ciertas que m ientras m ás en este os viéreis aprovechadas, más lo estáis en el am or de Dios porque es tan grande el que Su M ajestad nos tiene que en pago del que tenem os al prójim o hará que crezca el que tenem os a su M ajestad » 10.

L’educazione alla m atu rità di ogni am ore soprannaturale passa dunque necessariam ente per la s trada della crescita nell’am ore al fratello in cui si incontra e si am a lo stesso Signore G esù /in esso vivente. Per questo Teresa riecheggia il Vangelo pregando: « quien no le am are no os am a Señor mío » n.

L’incontro con Dio è vero nella m isura in cui cala nella vita la concreta capacità di accogliere il fratello; ancora Teresa b rillan ­tem ente dice: « ande la verdad en vuestros corazones... y veréis claro el am or que somos obligadas a tener a los prójim os » 12.

Occorre dunque diventare a tten ti a questo grande m istero-sacra­m ento che « im porta tan to » richiam are alla mem oria; « nunca querría se os olvidase » afferm a Teresa u. Costituisce cioè l’indice di cresci­ta nella propria vocazione.

Osserviamo a questo punto che nelTesporre le sue idee sull’a­m ore, nei capitoli 4-7 del Cammino, Teresa fa riferim ento alla espe­

9 1M 2,17; riecheggia Mt. 22, 37-39.i® 5M 3,8.11 E 2,2.12 C 20,4. La « verdad » spinge ad una verifica, ad: « andar con particular

aviso mirando como vamos en las virtudes; si vamos mejorando o disminuyendo en algo, en especial en el amor unas con otras » (5M 4,9).

13 2M 1,18.

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rienza com unitaria nella quale vive e, pertan to , non si esprim e con term inologia teorica: « am arse, quererse, ayudarse » equivale ad un pressante invito a donare incondizionatam ente, goccia a goccia, la p ropria vita. Questi verbi esprim ono l’urgenza di crescere nella ca­pacità di cogliere ogni piccola possibilità di dono.

Insegna la Santa: « pues tanto nos im porta esto herm anas p ro ­curem os irnos entendiendo en cosas aun m enudas y no haciendo caso de unas muy grandes » 14.

L’am ore onnicom prensivo diventa forza catartica per tu tto l’uo­mo, quando si consum a in un rapporto totalizzante ed intensam ente vivo con ogni singola persona posta da Dio al fianco del consacrato.

Concreta ed im m ediata come l ’am ore di Dio, la carità che deve anim are il gruppo teresiano sarà anche personalissim a: « no queráis — esorta Teresa — aprovechar a todo el m undo, sino a las que están en vuestra com pañía y así será m ayor la obra, porque estáis a ellas m ás obligada. ¿ Pensáis que es poca ganancia que sea vuestra hum il­dad tan grande y m ortificación y el servir a todas y una gran cari­dad con ellas y un am or del Señor, que ese fuego las encienda a todas y con las demás virtudes siem pre las andéis despertando ? No será sino m ucha, y muy agradable servicio al Señor » 15.

Non esiste cioè altro oggetto da am are se non questo prossim o, offrendo questo dono alla persona che Dio presenta qui in questo m om ento. Solo così m atura l ’am ore anche nella sua universalità in quanto richiam a ogni m om ento a non possedersi e, coinvolgendo l’altro, suscita necessariam ente la reciprocità.

E ’ questo il secondo grande criterio che dobbiam o prem ettere per com prendere la qualità delTamore nella com unità, che è tale proprio in forza di questo reciproco e comune com pito (con -munus).

Teresa dom anda alle sue figlie, non solo amore, m a « am or unas con otras » 16. Questo suppone un salto di qualità, una com prensione della vita consacrata perfettam ente conform ata alle leggi del regno. Un am ore dunque che si dona così da suscitare la risposta ricono­

14 5M 3,9; cfr. C 6,3 sapientemente distingue la Santa una teoria suH'amore da quell’amore « visto por experiencia, que es otro negocio que solo pensarlo y creerlo ». Rimane dunque sempre serpeggiante la tentazione di fuga in una teorizzazione suiU’amore: « cuando yo veo almas muy diligentes a entenderla oración que tienen y muy encapotadas cuando están en ella, que parece no se osan bullir mi menear el pensamiento porque no se les vaya un poquito de gusto y devoción que han tenido, háceme ver cuan poco entienden del camino por donde se alcanza la unión» (5M 3,11).

15 7M 4,14.16 CE 64,4; cfr. 1M 2,18: « lo que aquí pretende el demonio es enfriar la

caridad y el amor de w tas con otras » distingue quasi intensificando, « caridad » e « amor de unas con otras »,

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scente di chi è consapevole della comune chiam ata all’am ore per edificare 1'« agape » cristologica, che tende all’unità.

E ' dunque a questo punto che la Santa definisce l ’esperienza della com unità come esperienza di un unico corpo e, pertanto , come una proposta universale alla Chiesa.

La reciprocità è la carità tra tu tti i m em bri, diventata talm ente m atu ra da form are un am biente che avvolge e custodisce la vita di ognuna. Così l ’apprezza la Santa: « ¡ que estim ado deve ser este am arnos unos a otros del Señor !, pues, dada nuestra voluntad, se lo memos dado todo de razón, y esto no se puede hacer sin amor. Mirad, herm anas, lo que nos im porta amarnos unas a otras y tener paz, que no puso el Señor de las m uchas cosas que en una havíamos dado... delante sino ésta » 17.

L’agape, reciprocità d 'am ore, rim ane aperta al continuo aum ento della comunione di spirito che è l'oblazione gradita al Signore, rea­lizzando il progetto di popolo nuovo, radunato « dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ».

Teresa ricorderà, in uno degli ultim i incontri con le figlie, questa realtà, lasciandola come testam ento: salutando le sue suore disse di essere contenta per la povertà in cui vivevano e per la « caridad que unas tienen con otras. Procuren sea siem pre así » 18.

2. « Cómo ha de ser este amarse »

Proposta l ’afferm azione dell’am ore come fatto fondante della vita consacrata, la Santa compone un tra tta te llo sull’am ore, in cui fa la distinzione tra l’am ore perfetto e spirituale-sensibile, accen­nando poi all’altro am ore (negativo) e puntualizzando infine alcune applicazioni pratiche in riferim ento alla vita di com unità 19.

17 CE 64,4; cfr. 1M 2,18: « lo que aquí pretende el dominio es enfriar la caridad y el amor de unas con otras » distingue quasi come intensificando, « caridad » e « amor de unas con otras ».

18 M a r ia de S. J o se , in B.M.C. XVIII, pag. 321; cfr. Tiempo y vida, pag. 747; Ca a las Carmelitas Descalzas de Sevilla 1 3 /l/’80,5 (no 324): «así que mis hijas, todas lo son de la Virgen y hermanas, procuren amarse mucho unas a otras »: la comune fraternità e figliolanza nei confronti di Maria, piena realizzazione della vita carmelitana (cfr. 5M 1,2; 3M 1,3), è fondamento della vera fraternità fondata sull’amore.

19 Cfr. A lva rez T., D ottrina spirituale di S. Teresa di Gesù, Roma 1973, (pro manuscritto), pag. 102-110. Teresa distingue dunque un amore puro, perfetto e spirituale, è la carità soprannaturale che senza perdere tutta la ricchezza della sua umanità, nasce da Dio ed a Lui tende come oggetto: « aman muy diferen­temente de los que no hemos llegado aquí » (C 6,3), è assolutamente un amore

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Ci lim iterem o a presen tare alcune caratteristiche dell’am ore che tende verso la m atu rità spirituale, sofferm andoci brevem ente su al­cune concretizzazioni:

Oblatività dell’amore

C aratteristica dell’affezione disin teressata è la gioia nella gra tu ità « gran ceguera se trahe en este querer que nos quieran » afferm a la M ad re20.

Quanto maggiore e intenso è l’altruism o dell’amore, tanto più esso si avvicina alla benevolenza assoluta di Dio, un am ore « sin poco ni mucho de interés p ro p io » 21.

Questo am ore si esprim e nella benevolenza; prom ozione e a tten ­zione al bene dell’a ltra persona, assunzione di tu tto l ’essere della persona am ata: « no querrían ellas sino abarcar todos los trabajos y que estotros se aprovechasen holgando de ellos; ansí aprovechan tanto a los que tienen su am istad » 22.

E ’ l ’am ore longanime, non ambizioso, non invidioso, non egoista descritto da Paolo, per vivere il quale occorre compiere, in certo qual modo, uno svuotam ento di se stessi, assum endo le p rop rie tà dell’am ore cristologico.

E ’ la « filadelfia » p ropria di anim e che possiedono la vera sa­

ai valori duraturi (C 6,4), è amore di « almas generosas, reales » (C 6,4), amore come quello di Cristo (6,9). E ’ amore attivo, tende alle opere (C 7). L’amore non del tu tto spirituale, è invece il cammino per giungere al primo. La Santa mette in ridicolo alcune manifestazioni sentimentali ed infantili che ne derivano a volte (C 4,8; C 7, 2). Rimane ancora un altro tipo di amore, del quale la Madre appena parla (C 7, 1-2), affermando piuttosto « no consintamos que sea esclava de nadie nuestra voluntad, sino del que la compró con su sangre » (C 4,8).Comunque è importante vivere ad ogni costo e con dignità l’amicizia tra tuttiin comunità, « quiero más que se quieran y amen tiernamente y con regalo — aunque no sea tan perfecto como el amor que queda dicho, como sea en gene­ral — que no que haya un punto de discordia» (CE 11,11).

20 C 6,5; in una lettera a Maria de S. José (8 / l l / ’81, n° 258), riconosce pu­rezza anche all’amore non del tutto disinteressato: « ¡cuan cierto es de nuestro natural querer ser pagadas ! Esto no debe ser malo pues también quiere serlo nuestro Señor, aunque no tiene comparación lo que le debemos y merece Su Majestad ser querido, más parezcámonos a El, sea en que quiera».

21 C 7,1, cfr. C 7,3: « aunque con la flaqueza natural se sienta algo de presto, luego la razón mira si es bien para aquella alma, si se enriqueze más en virtu­des y como lo lleva, el rogar a Dios le dé paciencia y merezca en los trabajos. Si ve que la tiene, ninguna pena siente, antes se alegra y consuela; bien que lo pasaría de mejor gana que vérselo pasar, si el mérito y ganancia que hay en padecer pudiese todo dársele ».

22 CE 11,4.

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pienza, e perciò il vero am ore fraterno che cerca la com unione con chi è posto accanto dal Signore: « para amarla por ella ».

Acquista qui vigore la centralità dell’amore, un gusto del tu tto cristiano nel nuovo modo di vivere in com unità, iniziato dalla San­ta, elemento m aturan te e dunque insostituibile fa ttore di formazione al sentire comune, iniziazione all’assimilazione del carisma.

Di questo am ore scrive con entusiasm o la Santa: « ¡ Oh dichosas alm as que son am adas de los tales ¡ Dichoso el día en que los conocieron ! ¡ Oh Señor mío !, ¿ no me haríades m erded que huviese muchos que ansí me am asen ?... Cuando alguna persona sem ejante conocierdes, herm anas, con todas las diligencias que pudiere la m adre procure tra te con vosotras » 23.

Questo am ore a ltru ista e dim entico di sé, perla preziosa da custo­dire con gratitudine quando è trovata, è proposto a tu tte le sorelle della com unità come ideale. Per ragione della sua gratu ità, non può che essere insegnato da Dio fonte di ogni vero amore. Alla scuola di Gesù anche la Sam aritana aveva accolto nel suo cuore la Parola del Signore « pues deja al m ism o Señor porque ganen y se aprove­chen los de su pueblo... y en pago de esta tan gran caridad, mereció ser creída y ver el gran bien que hizo nuestro Señor en aquel pueblo » 24.

Un tale tipo di am ore non sa lim itarsi ad una sola persona, m a abbraccia tu tta la chiesa con l ’ansia d i cooperare alla salvezza di tu tti, è diventata incontenibile « follia » causata da una ferita d 'am o­re, una delle gioie più intense della vita: « uno de los grandísim os consuelos que hay en la tierra , ver uno almas aprovechadas por m edio suyo » 25.

« Am or de raíz del amor de Dios »

Il rispetto ad ogni persona, come valore in sé, trova la sua realizzazione nel percepire i fratelli come immagine di Dio e secon­do il progetto di am ore personale che il Signore ha sopra di essi, « cobra amor... creyendo los am a Dios » 26.

E ’ questo un am ore che si n u tre di conoscenza e di esperienza

22 Jbid.; cfr. C 6,9; C 7,8.24 CAD 7,6.25 Ibid.26 C 4,10; cfr. C 6,9: « este amor que sólo acá dura, alma de estas a quien

el Señor ya ha infundido la verdadera sabiduría, no le estima en más de lo que vale». E’ dunque amore di sapienza.

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nell'incontro con la verità degli uomini, in quanto cioè costituiti ed avvolti dall’am ore di Dio, un « am or muy diferente », su cui si fonda il « claro conocim iento de que cosa es am ar al Criador o a la cria tura (esto visto por experiencia, que es o tro negocio que solo pensarlo y creerlo)... y o tras m uchas cosas que el Señor enseña a quien se quiere dar a ser enseñado de él » 11.

Questa sapiente parola di Teresa m ette in chiaro l’am bito e la capacità dell’am ore donato per costru ire la comunione um ana: è am ore nella verità, quindi ricerca del vero valore che aiuta l ’altro a crescere, in definitiva am ore forte e vigoroso che si nu tre alla sequela del Signore, perciò am ore « como nos le tuvo Cristo », ad imitazione di quello del « capitán del am or ».

L’incontro con Cristo uomo, che ha determ inato per sem pre ogni possibilità di relazione per Teresa, rim ane fondante anche nella formazione alla carità reciproca che deve esistere nel gruppo.

E ’ per tu tti fondam entale l’incontro con il Signore Gesù « amigo verdadero » 2S, « amigo de amigos » 29. Amore unico della vita, Gesù Cristo perm ette di ritrovare il rapporto di am ore che non defrauda ed è capace di oblatività. Questo non p o trà essere che un rapporto « en Cristo » 30.

Il Signore rende possibile la sanazione del nostro am ore a ttra ­verso l ’esperienza del fascino dell’unicità del suo cuore. Afferma la Santa: « según es malo nuestro natu ral sino es naciendo de raíz del am or de Dios, no llegamos a tener con perfección el de prójim o » 31.

Questo am ore nuovo è la carità soprannaturale, am ore che p a r­tecipa della novità della pasqua, esaltante scoperta quotidiana della fonte del vero amore, superam ento della tentazione di chiusura ad una relazione puram ente psichica; esso dona all’anim a regalità (« almas reales ») e perciò libertà.

Il segreto com unque consisterà nel radicarsi solidam ente all'unico necessario, così form ulato da Teresa: « Yo a solo Dios amo por si m ism o » 32.

Perché totalizzante ed esigente nella sua origine, l’am ore cui edu­ca la Santa è crocifisso e crocifiggente, com porta « lágrim as » come per una nascita ad una nuova vita. Colui che am a così, « trahe bien

22 C 6,3.28 R 3,1; cfr. V 22, 6-7-17; cfr. V 25,17: ¡ Oh, Señor mío, como sois Vos el

amigo verdadero; y como poderoso, quando queréis, podéis y nunca dejáis de querer si os quieren».

2» C 35,2.30 V 16,7.si 5M 3,9.32 Ca a P. Gracián 10-U/1/’80,9 (no 147).

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pesada cruz », vive un « am or muy a su costa » 33. Con l’am ore reci­proco si diventa corredentori, ció pertan to non avviene senza un prezzo di sofferta conform ità con il modello sacrificale del Signo­re. La funzione catartica dell’am ore a livello personale e a livello di gruppo, quando se ne è com presa l ’esigenza di reciprocità, di­venta assolutam ente insostituibile.

La carità autentica prom uoverà le relazioni cordiali fra le per­sone, che sono vera comunione nello Spirito di C ris to 34. L’am ore reciproco diventa in tal modo l’unica forza capace di superare situa­zioni di tristezza, di incertezza di fede, crisi di convivenza. G iusta­m ente afferm a la Santa: « o los dejarán de tra ta r con particu lar am istad o acabarán con nuestro Señor que vayan por su camino, pues van a una tierra, como hizo Santa Monica con San Agustín » 35.

L’esperienza dell’am ore spirituale conduce quindi ad accogliere integralm ente la volontà di salvezza di Dio per se e per la Chiesa. In tal modo essere capaci di amicizia significa già essere apostoli. Nell’am ore vero cresce l ’incontro nel Signore e il desiderio che an­che il fratello cresca secondo Dio (« m ira si se enriquece m ás en virtud... »), con tim ore « si alm a que tan to quiere se ha de perder y se han de ap a rta r para siem pre ».

Una tale concezione dell’am ore perm ette di capire la sua forza liberante; e così l’amicizia di P. Gracián « da libertad » a Teresa, perché cogliendo in lui la densità della presenza di Dio, viene edu­cata alla ricerca della sua volontà; p er questa ragione resta sem ­pre un « buen medio para tener a Dios tra ta r con sus amigos » 36.

Amicizia libera e liberante, che non perm ette piccinerie, è am i­cizia di « varones fuertes », stim olo reciproco ad una sem pre più radicale risposta. Così Teresa afferm a del suo am ore con le figlie:« con quien bien quiero soy intolerable, que no querría errase en nada » 37.

Questi dati ci perm ettono già di dare un giudizio m olto positivo sul modo di intendere i rapporti nella com unità teresiana. Elem ento

33 C 7,4.34 Cfr. V 34,17.35 C 7,4.3« CE 11,5, cfr. Ca a María Bautista 28/8/75,10 (n° 269): «esotra amistad

como le digo, antes da libertad. Es cosa diferentísima y la sujeción no es por la voluntad, sino entendiendo se hace la de Dios ».

37 Ca a Ana de Jesús 30/5/’82,8 (n° 283); cfr. Ca a María de S. José fine d ic/’79,2 (no 245); Ca a María Bautista 28/8/’75,7 (no 269): « es recia cosa que piense que todo se lo sabe, y dice que está humilde; y no mira más de su casita y no lo esencial de todas... lo que ninguna priora se ha puesto con­migo, ni las que no lo son. Ahí le digo yo sería perder la amistad ».

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di educazione e di crescita a livello sociale e spirituale, la carità vissuta crea un clima di impegno solido e continuo nella costru­zione della com unità, in obbedienza alle circostanze che rivelano il volere di Dio giorno per giorno.

Im parare a « tra ta r » i fratelli che il Signore pone accanto e m antenere con continuità una relazione di fiducia, di ascolto, di rinuncia, di reciproco stimolo, conduce al « tra ta r de am istad estando m uchas veces tra tando » dell’orazione contem plativa e prolungata, p ropria del Carmelo.

La verità del rapporto con Dio, il realism o (umiltà) che esige 1’« andar en verdad delante de Dios », indubbiam ente è correlativo all’« andar en verdad delante de las gentes » 38.

Amore efficace

Essere oranti ogni m om ento, significa essere capaci di adeguarsi a Lui sempre, attraverso la vita concreta.

E sorta allora Teresa: « obras quiere el Señor y que si ves una enferm a a quien puedes dar algún alivio no se te dé nada de perder esa devoción y te compadezcas de ella; y si tiene algún dolor, te duela a ti y si fuere m enester, lo ayunes, porque ella lo coma, no tanto por ella como porque sabes que tu Señor quiere aquello » 39.

Questo testo teresiano, m entre svela tu tta la carità teologale in­sita nel rapporto di amicizia fra le sorelle (« sabes que tu Señor quiere »), riporta a « las m uy pequeñas cosas » di cui è costitu ita la convivenza e che rende vero il farsi tu tto a tu tti, la dinam ica della fraternità.

Nascono in tal modo alcune applicazioni concrete, che suonano per Teresa come una serie di consegne trasm esse con chiara com ­petenza. E ’ forse il m om ento in cui la Santa si trova più a suo agio nel ruolo di educatrice di comunità.

Dopo aver ribadito la necessità di un am ore intenso e perso­nale dondone essa stessa frequente esempio poiché « am or saca am or », ed aver esortato a « dar las ventajas a las personas » 40, la Santa richiam a alla

38 Cfr. 6M 10,6.39 5M 3,11; continua nel n° seguente: « cuando os viereis faltas en esto,

aunque tengáis devoción y regalos, que os parezca habéis llegado allí (unión)... creedme que no habéis llegado a unión y pedid a nuestro Señor que os dé con perfección este amor del prójimo... y forzar vuestra voluntad ». II principio di 7M 4,12 « tener fuerzas para servir » è condotto nell’ambito della convi­venza ad una esigenza di amore che si fa sempre più intenso ed immediato.

40 V 22,14; I sabel de S.D., B.M.C. X IX , pag. 87. Narra Ana de Jesus: « era su

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a. - Solidarietà nella gioia e nel dolore

« sentir algunos trabajos... aunque sean pequeños; que algunas veces acaece dar una cosa muy liviana tan gran pena como a o tra daría un gran t ra b a jo » 41; « p ro cu ra r tam bién holgaras con las her­m anas cuando tienen recreación con necesidad de ella... aunque no sea a vuestro gusto, que yendo con consideración, todo es am or perfecto » 42.

L’im portanza a ttribu ita dalla Santa a questa espressione adulta dell’am ore si riferisce all’acquisto di una capacità di vivere in m odo sem pre più oblativo il rapporto reciproco, un dono della propria persona che em paticam ente si rende disponibile e dim entica di se stessa, fino a non rivendicare più alcun diritto di autoafferm azione. R endersi solidali vuole dire dunque vivere il dolore deH'altro tro ­vando nella p ropria esperienza di dolore tale capacità di com pren­sione che l'amico avverta l’au ten ticità di questa fratern ità; « ni nos considerem os — ricorda Teresa — en tiem po que, por ventura sin traba jo nuestro, el Señor nos ha hecho más fuertes, sino conside­rém onos en el tiem po que hem os estado más flacas » 43.

Ancora più radicato nella dim ensione teologale è il gioire delle gioie del fratello; « es am or perfecto » afferm a risolutam ente la Santa. Essa esorta: « esta es la verdadera unión con su voluntad, y que si vieres loar m ucho a una persona te alegres m ás m ucho que si te loasen a ti » 44.

Per questa ragione Teresa parla ancora di « forzar vuestra volun­tad... aunque perdáis de vuestro derecho, y olvidar vuestro bien por el suyo aunque más contradicción os haga el natu ra l » 45.

piedad de manera que oí decir que cuando más no podía estando en la Encar­nación de Avila..., le acontecía estar algunos días tan mal y ocupada que no había podido servir en algo a las monjas y así salía a un paso oscuro y malo por donde todas pasaban para ir al coro y dormitorio y estar asllí alumbrán­dolas con una cerilla por no acostarse sin hacer alguna piedad. A nosotras hacíanos muchas en cualquier ocasión y enfermedad ». (B.M.C. XVIII, pag. 466).

« C 7,5.42 C 7,7; cfr. 5M 3,11: « Esta es la verdadera unión con su voluntad, y que

si vieres loar mucho a una persona te alegres más mucho que si te loasen a ti. Esto a la verdad, fácil es, que si hay humildad antes tendrá pena de verse loar. Más esta alegría de que se entiendan las virtudes de las hermanas es gran cosa, y cuando viéremos alguna falta en alguna, sentirla como si fuera en nosotras y encubrirla».

43 C 7,6; cfr. CE 11,6: « acaece dar unas naderías pena a algunas personas que otras se reirían de ella. Y no se espanten, que el demonio puso allí todo su poder con más fuerza que para que vos sintiésedes las penas y trabajos grandes ».

44 5M 3,11.« C 7,7.

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L’am ore al fratello qui diviene espressione forte della sequela, è un vero m om ento ascetico che rende capaci di accogliere con to ta­lità quel dono che il fratello è, affinché egli si senta e si ritrovi nella certezza deH’am ore di Dio che sem pre am a per prim o. Per crescere in questa accoglienza efficace degli altri, la Santa non co­nosce a ltra palestra che la vita stessa. Il lasciarsi form are dal re­ciproco dono di sé, conferisce quella particolare sapienza a cui fa riferim ento la Santa esortando: « sabed entender cuales son la cosas que se han de sen tir » 46. E ’ una esortazione ad un am ore fraternovigoroso che diventa capace di discernim ento.

Lasciarsi coinvolgere dalla solidarietà significa infine interce­dere — nella m isura in cui l ’am ore diventa puro e « apasionado » — perché sia dato di im parare da Dio anzitu tto il re tto m odo di am a­re il prossim o e poi « encom endarlo m ucho a Dios » con « peniten­cias y oración », affinché l’amicizia sia vissuta come u n ’occasione di m a tu r ità 47.

L’amicizia spirituale, a cui esorta la Santa, mai come nel m on­do orante del Carmelo è vissuta al cospetto di Dio, sofferta quando non è capace di crescita, en tra d irettam ente nella grande storia di salvezza che avvolge tu tta la vita: l’incontro con il Signore.

b. - Relazione di misericordia

« Aquí se m uestra y ejercita bien el am or en sabérsela sufrir y no se espan tar de ella, que así harán las o tras de las (faltas) quevos tuviéreis, que aún de las que no entendéis deben ser m uchasmás » 4S. Qui viene in evidenza l ’accettazione m isericordiosa del li­m ite dell’altro: ciò significa fare spazio al valore della persona perché sia redenta, « tom ar el traba jo » dell’altro su di sé, richiede di m antenere sem pre un giudizio di salvezza, essere certi di un re­cupero e quasi precedere la persona offrendo un modello positivo, poiché, osserva la Santa, « esto de hacer una lo que ve resplandecer de v irtud en otra, pégase mucho. Este es buen aviso, no es os olvide » 49.

Qui più che altrove l’am ore si dim ostra con i fatti: « enseñe por

47 C 7,8; cfr. C 7,7: « encomendarla mucho a Dios y procurar hacer la vir­tud contraria». Questo principio viene genialmente espresso nella lettera ad una religiosa (Ca no 322): procurar la virtud que viere en cada una, para amarla por ella y aprovecharse v descuidarse de las faltas que en ella viere ».

4« C 7,7.49 Ibid.

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obras » esortava Teresa, com prendendo che il silenzio è più efficace dell'abbondanza di parole.

L’insegnam ento teresiano risuona intensam ente evangelico e si fa m olto immediato, per il particolare riferim ento al perdono fra te r­no. La Santa osserva che la condizione che il Signore ci propone per ottenere il perdono dal Padre consiste appunto nella nostra capacità di m isericordia; è una « m anera de concierto » in cui il Si­gnore Gesù stesso si è com prom esso. Per questo la verità di un am o­re m isericordioso è il m inim o richiesto, affinché il rapporto tra fra­telli possa essere davvero evangelico. Così quasi in tono di sfida Teresa dice alle sue figlie « ¿ si habrá algunas personas que m e ten­gan com pañía y no hayan entendido esto ? Si las hay..., les pido yo que se les acuerde de esto y no hagan caso de unas cositas que llam an agravios » 50.

II perdono e la m isericordia, che accoglie i lati negativi delle persone, la garanzia che l ’am ore proviene da Dio, rende capaci di patire anche gravi ingiurie purché sia salvaguardata la concordia.

Per la Santa Tessere capaci di soffrire ingiurie « aunque sea recibiendo pena » è uno dei segni forti della re ttitud ine del cam­m ino spirituale e dunque dell’am ore. Il ricordo e l’esperienza della m isericordia di Dio, sicurezza di Teresa, rim ane il fondam ento e la giustificazione del messaggio di m isericordia rivolto ai suoi seguaci. L 'amore di Dio che « tan to esperó », che ancora al presente « no quiere sino castigarm e con m ercedes » 51 esige la m isericordia tra i fratelli e figli di questa m adre: suo testam ento è che essi vivano nell’am ore paziente, come « hijos de tal Padre y herm anos de tal herm ano » 52.

c. - « Am en de veras »

Esortava la Santa: « todas hem os de ser predicadores de obras » S3; ciò è riferito al farsi sto ria della m isericordia nei gesti

50 C 36,3; cfr. C 37,3: « parece una manera de concierto que de nuestra parte hace con su Eterno Padre, como quien dice: « haced Vos esto Señor, y harán mis hermanos estotro ». Pues a buen seguro que no falte por su parte ».

51 Ca a D. Pedro de Castro y Ñero 19/11/’81 (n° 371); cfr. 6M 10,4-5. Conclude la Santa con le seguenti parole il commento al « dimitte nobis... »: « conozco muchas personas que las ha hecho el Señor merced de levantarlas a cosas sobrenaturales, dándoles esta oración o contemplación que queda dicha, y aunque las veo con otras faltas e imperfecciones, con esta no he visto ninguna ni creo la habrá si las mercedes son de Dios » (C 36,13).

52 CE 65,5; cfr. H e r r a iz M., Sólo Dios basta, pag. 24-44.53 C 15,6; cfr. 5M 3,10: « obras quiere el Señor »; C 5,2: « más merced el Señor

os hiciere en la oración, es menester más ir bien fundadas sus obras ».

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di fra terna accoglienza, che testim oniano così l’am ore cristiano, qui vissuto come un autentico servizio all’uomo.

Sono ancora della m adre queste parole: « no está el am or de Dios en tener lágrim as ni estos gustos y ternura... sino en servir con justicia y fortaleza de animo y hum ildad » 54.

Questa parola chiarifica cosa sia quell’am ore che non sopporta fughe nella teoria: è un servizio in giustizia e fortezza che certa­m ente equivale a lasciarsi consum are. E ’ « servir a las siervas del Señor » 5S; fuori di questa prospettiva, « no sabemos qué es am ar ».

Servire e lasciarsi consum are ogni giorno è custodire il regno nella com unità, trasform ando il convento nella casa di S. M arta: « santa era M arta pues ¿ que m ás queréis que poder llegar a ser como esta bienaventurada que m ereció tener a Cristo nuestro Señor tan tas veces en su casa y darle de com er y servirle y com er a su m esa ? Si se estuviera como la M agdalena, em bebidas, no hubiera quien diera de com er a este divino huésped » 5é.

La carità che non si gonfia, nell’um ile servizio si ab itua ad ac­cogliere Dio, da povera, nella persona che sta accanto.

E ducarsi ad essere l’ultim o e desiderarlo intensam ente è rea­listico cammino per costru ire la vera fra tern ità , dato che questa si edifica nell’incontro gratuito. Così ancora la Santa esorta: « vuestro entender, hijas si estáis aprovechadas, será en si entendiere cada una es la más ru in de todas, y esto que se entienda en sus obras... es m oneda que se corre, es ren ta que no falta son juros perpetuos » 57.

La carità diventa allora disponibilità come stato abituale di vita nei confronti delle sorelle della casa; un umile servizio che può significare « quitarlas del traba jo y tom arle ella para sí en los oficios de la casa » 58.

Nella vita delle com unità teresiane sono tan te le esperienze e i ricordi trasm essi come indicazione di uno stile. Ricordiam o i fa­m osi esem pi dei prim issim i tempi, quando non erano ancora state am m esse le « freylas » e, tu tte facevano la cucina: una ottim a occa­sione di crescita nel servizio rec ip ro co 59.

5* V 11,13; cfr. 4M 1,7.55 C 17,1.56 C 17,5.57 C 18,7; cfr. 3M 2,8; C 13,3.58 C 7,9; cfr. 5M 3,12: « procurar tomar trabajo por quitarle al prójimo

cuando se ofreciere ».59 Questa variazione entra in vigore solo dalla fondazione di Malagón (Tiem­

po y vida, pag. 312). Conferma Isabel de S. D.: « aquel tiempo no se avia reci­bido ninguna hermana que ayudase a los oficios de cozina, antes los repartían

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Più si am a nel quotidiano, più si apprende lo stile dell’amore: l’esortazione teresiana a vivere con impegno e serietà l ’am ore fra­terno risuona dall’esperienza delle settim e m ansioni, come ad indi­carne il progresso di realism o e concretezza nella m isura in cui si avanza nella vita spirituale. Così la Santa raccom anda m aterna­m ente: « para que lleve buenos cim ientos, procurad ser la m enor de todas y esclava suya, m irando cómo o por dónde las podéis hacer placer y servir; pues lo que hiciereis en este caso hacéis m ás por vos que por ellas, poniendo piedras tan firmes, que no se os caiga el castillo » 60.

d. - Amore unitivo

Esiste, in ogni autentica esperienza di Chiesa, la certezza del contatto col Dio vivo presente tra gli uomini, la presenza unificatrice del Signore che fa di tan ti un popolo solo. Questa presenza è un dono gratuito affidato dal Padre alla Chiesa e qui al Carmelo tere- s ian o 61; nello stesso tem po essa è proposta come un ideale per co­loro che credono. In fa tti l ’incontro con il R isorto che rende sacra la comunione tra gli uomini, è tu telato da una convivenza fedele al­l ’am ore scambievole.

La Santa di Avila lo intuì m olto lucidam ente quando scrisse: « si por dicha, alguna palabrilla de presto se atravesare, remédiese luego y hagan grande oración, y en cualquiera de estas cosas que dure o bandillos o deseo de ser más, o puntito de honra... cuando esto hubiere, dense por perdidas. Piensen y crean han hechado a su Esposo de casa y que le necesitan a ir a buscar o tra posada, pues le hechan de su casa propia » 62.

a sem anas» (Recuerdos de la Madre Teresa, pag. 10). Nell’ambito di questo ser­vizio succedevano alcuni dei graziosi « fioretti », come quello famoso, tutto teresiano, narratoci dalla stessa testimone: « en la cozina, que hazía su se­mana como las demás, que en aquel tiempo no avía sino las que eran de choro y andavan a semanas, y ella la que le cabía. Y acaecía, y yo lo vi, estar con una sartén en la mano sobre el fuego para hazer la comida, y arrebatarla el Señor y estar un rato de aquella suerte, y toda como un ángel » ( I sa bel de S.D., Relación, pag. 4). Correttamente Teresa aveva scritto: « entre los pucherosanda el Señor » (F 5,8).

« 7M 4,8.61 Cfr. V 32,11: «mandóme mucho Su Majestad lo procurase con todas mis

fuerzas, haciéndome grandes promesas de que no se dejaría de hacer el monaste­rio y que se serviría mucho en él, y que se llamase San José, y que a la una puerta nos guardaría él, y nuestra Señora la otra, y que Christo andaría con nosotras, y que sería una estrella que diese de sí gran resplandor ».

62 C 7,10. La forza carismatica di questa presenza, donata per la comunione

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Ogni rifiuto di costru ire la com unione è un rifiuto del Signore e pertan to della propria vocazione; viceversa ogni gesto anche pic­colo di carità è già esercizio sacerdotale, edificazione del solo Corpo che i credenti sono chiam ati a costru ire in Cristo.

Sull’universale chiam ata a questa unione con Cristo, la Santa ha costruito la sua difesa in favore della Chiesa, cogliendone la di­nam ica e proponendola al suo Carmelo, cui chiede di convertirsi continuam ente al suo Signore, vivendo nell’incontro con il fratello una mediazione privilegiata per l’incontro.

Afferma la Santa: « dejar esto (oración) por cualquiera de estas dos cosas, (obediencia y aprovecham iento de los prójim os) es rega­larle y hacer por El, dicho por su boca; lo que hicisteis por uno de estos pequeñitos, hecéis por m i » 63. La persona vicina, l'am ico con cui si vive, diventa p er me, ad ogni incontro, una occasione per ri­conoscere e vivere l’am ore di Cristo per ogni uomo. E ’ la logica del Dio Amico degli uomini che fa esclam are alla Santa: « ¡ Oh Jesús mío cuan grande es el am or que tenéis a los hijos de los hom bres que el m ayor servicio que se os puede hacer es dejaros a vos por su am or y ganancia y entonces sois poseído más enteram ente... quien no le am are no os ama, Señor mío; pues con tan ta sangre vemos m ostrado el am or tan grande que tenéis a los hijos de Adán » M.

Amore « estim ado », « bueno y verdadero », cristologico nell’ori­gine e nell'a ttuarsi nei confronti di quel Signore che si è identifi­cato con il più piccolo e povero degli uomini. Questo am ore ha dav­vero la capacità di unificare le motivazioni e gli in tenti della vita comune. Qui viene in evidenza la g ra tu ità assoluta dell’am ore quan­do è cristiano, la crescita che produce la « caridad com unicada » 65.

Molto al di là dello sforzo um ano: il dono è diventare una sola cosa nel Signore.

Esiste, pertan to , oltre alla chiam ata all’am ore la chiam ata a form are e vivere come un unico corpo, la Chiesa, secondo l’ardente desiderio del Signore Gesù neH’orazione sacerdotale.

Riconoscente per il dono m isericordioso del Padre di essere co­m unità unita nel Signore, Teresa esclama: « ¡ Oh herm anas ! en­tended, por am or de Dios, la gran m erced que el Señor ha hecho a

tra gii uomini, è dunque custodita dall’integrità dell'amore. E ’ precisamente di tale situazione che la Santa afferma: « cuando es de esa suerte (si riferisce ad una elezione avvenuta in concordia), interviene el Espíritu Santo » (Ca a Ma­ria de S. José l /2 / ’80,3 (n° 246).

« F 5,3.<* E 2,2.65 V 7,22.

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las que tra jo aquí y cada una lo piense bien en sí, pues en solas doce quiso Su Majestad fuéseis una » 66.

Questo è il dono riservato ad ogni com unità e che costituisce particolarm ente la com unità teresiana come collegio di Cristo, chie­sa dom estica e famiglia di Dio: è il « milagro » percepito dai prim i amici che si avvicinavano con stupore alla esperienza dei prim i te m p i67.

e. - Amore in solitudine

Quando Teresa proclam a la legge dell'am ore come canone irri­nunciabile della com unità, ci è dato di capirla m aggiorm ente risa­lendo alla grande esperienza di amicizia della sua vita. La storia di salvezza realizzata nella Santa, condusse naturalm nete a procla­m are il prim ato della carità nella vita di convivenza fraterna, quasi come un testam ento di Lei.

Da quella densa vicenda um ana e spirituale che fu l’amicizia teresiana affiorano i nomi di Jerónim o Gracián, Juan de la Cruz, M aria de S. José, M aria B a u tis ta68, tu tti i figli e le figlie, alcune delle

66 C 8,2. Questa parola Teresiana è chiarificatrice rispetto al destino dei se­guaci di Lei: chiamati nella Chiesa, mistero di unità con Dio e tra gli uomini (cfr. Lumen Gentium n° 1), a costituire il « rinconcito de Dios » ed a ricono­scere il dono di comunione di cui sono stati resi partecipi.

67 Scrive Fr. Luis de León: « Este es el segundo milagro, la vida en que vuestras reverencias viven... no solo con la perfeción, sino también en la semejanza y unidad que entre sí tienen en ella. Que no hay dos cosas tan semejantes cuanto loson todas entre sí y cada una a la otra en la habla, en la modestia, en la humildad, en la discreción y en la blandura de espíritu y finalmente en todo el trato y estilo. Que como las anima una misma virtud, ansí las figura a todas de ima misma manera y como en espejos puros resplan­dece en todas un rostro, que es el de Ja Madre Santa que se traspasa en las hijas » (a las M. Priora Ana de Jesús... B.M.C. II, pag. 468).

68 Cfr. J a r a m i l lo U r ib e E., Amistad plenitud humana; Bogotá 1977; H e r r a iz M, Solo Dios basta, pag. 321-340. Cfr. per P. Gracián la nota 145 di un prossimo nostro articolo. Veramente memorabile l’amicizia di Teresa con María de S. José. Ne sono testimonianza parecchie lettere. Cfr. Ca 7/9/76 (no 206); 26/9/'76 (n° 210) ecc. Leggiamo solo qualcuna di queste espressioni affettuose: « Yo le digo que si me quiere bien que se lo pago y gusto de que me lo diga». (8/ll/'81,l no 258); « yo cierto la quiero más de lo que piensa vuestra Reverencia que es con ter­nura, así deseo acierte en todo» (8-9/2/’80,8 no 247). Cfr. anche Ca 4/6/78, (n° 239); 3/1/79,2 (n° 242); 10/12/77,1 (no 236); le permette di leggere le Mansioni « para sola vuestra reverencia y él (R. Alvarez) » 8 / l l / ’81,18 (n° 258); ecc.

Per Maria Bautista cfr. Ca 14/5/74, 6 (n° 264): «D ios sea con ella y me la guarde, que extremedamente hace amistad. Yo no se como sufro que tenga tanta con mi Padre ».

Per ricordare il vigoroso e tenero affetto che la Santa nutriva per Giovan­ni della croce, basta ricordare le lettere ad Ana de San Alberto genn./'80 (n°

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quali affettuosam ente chiam ava « la mi Bela » 69, « la mi Gabriela » 70, « la mi Gordilla » 71, « la mi Casilda » 72 ecc... dove il possessivo è altam ente rivelatore.

Teresa si lasciò coinvolgere esistenzialm ente dagli amici, o m e­glio, lasciava loro la possibilità di ritrovarsi in lei (« las m etía en las entrañas » )73.

L’in tensità della benevolenza offerta e ricevuta, m entre recupe­ra nel giusto m odo l ’amicizia spirituale, qui è una chiam ata p er tu tte e da realizzare tra ognuna: « aquí todas han de ser amigas... y guár­dense de estas particularidades p o r am or del Señor, por santas que sean » 74.

Questa esigenza, particolarm ente forte al Carmelo teresiano di clausura, è una conseguenza della scelta di vivere intensam ente in­sieme, grazie alla quale si è chiam ati anche a santificarsi insieme.

L’amicizia chiede di essere condivisa, « para que no se reaparta el am or » 75, affinché cioè ognuna sia coinvolta in questo clima gra­tificante ed affettuoso.

Apparentem ente in netto contrasto con questa esigenza, è la chiam ata alla solitudine, in realtà, unico m odo di vivere pienam ente la vera amicizia nella comunità.

La Santa delle grandi amicizie, ora si propone anche come Santa delle grandi solitudini, am ate o sofferte, che riportano l ’am ore per l’amico al prim o ed unico vero Amore. Per questa ragione, la soli­tudine diventa una vocazione, una « inclinación » all’« estado de soledad » 76.

292); ad Ana de Jesús nov.-dic./78, 1-2 (n° 282). Indicativo e grazioso un altro fatterello: in una confessione, la Santa « le dijo se acusaba que con el amorque le tenía le parecía no le trataba con el respeto debido; y él fingiéndosegrave, acabando ella de decir, respondió: « enmiendese en eso hija » (Tiempo y vida, pag. 468). Non solo con queste eminenti figure Teresa manifestava tutto il suo amore materno, ma con ogni figlia o figlio. Pedro de la Purificación ricorda « le fui y soy muy hijo y aun de ella muy querido » (Relación , in B.M.C. (Ca a las Carmelitas Descalzas de Sevilla 31/1/79,1 323).

69 Cfr. Ca a P. Gracián 9/9/76,3 (n° 81).70 Cfr. Ca a Maria de S. José 28/3/78,6 (no 238).71 Cfr. Ca a Tomasina Bautista 9 /8 /’82,6 (n° 302).72 Cfr. Ca a Maria Bautista 14/5/74,6 (n° 264).72 D orotea de la C r u z , B.M.C. XX, p a g . 334.74 C 4,7.75 Ca a P. Doria 21/12/79,16 (no 199). Teresa potrà allora scrivere alle sue

suore come a delle amiche: « la gracia del Espíritu Santo sea con vuestras caridades hijas y hermanas mías. Sepan que nunca tanto las amé como ahora » (Ca a las Carmelitas Descalzas de Sevilla 31/1/79,1 (323).

76 Ca ad Antonio Gaitán fine / ’74,2 (428); cfr. R 1,7. Cfr. J im é n e z D u q u e B., La soledad en S. Teresa, in Rev. de Esp., 14 (1955), 356-372.

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La solitudine e il silenzio sono il mezzo insostituibile per dive­nire capaci di parlare e di ascoltare il Signore, per questo la Santa esorta: « acostum brarse a soledad es gran cosa para la oración » 77. Altamente indicativo è il m andato teresiano a « vivir solas con El solo » 78 o ancora « bien es p rocu rar m ás soledad para dar lugar al Señor y dejar a Su M ajestad que obre como en cosa suya » 79.

Silenzio e solitudine, spazio per l’incontro con l’Unico Deside­rato: « si con algo se puede susten tar el vivir sin vos es en la sole­dad » 80. Unico e profondo silenzio che àncora il cuore a Dio solo e rende capaci di vivere gioiosamente la solitudine, a volte vero ere- m itism o del cuore, in quanto si diventa incapaci di sintonizzare con un linguaggio um ano inadeguado ad esprim ere l’esperienza interiore, è la « soledad extraña porque cria tu ra de la tie rra no la hace com ­pañía » 8I. L’incapacità di com unione con gli amici, la solitudine an­che nella comunità, dà vigore e solidità all’edificio spirituale fonda­to sull’amore.

Avendo vissuto di persona la fragilità dell'amicizia um ana, la Santa colse ed indicò il significato ultim o della solitudine e del­l ’am ore negli interessi del regno. Disse verso la fine della vita: « ya mis holguras no son de este reyno, porque lo que quiero no lo tengo, lo que tengo no lo quiero » 82.

E ppure continuò a soffrire intensam ente il laceram neto prodotto dalla distanza degli amici con i quali aveva condiviso gli ideali e

ti C 4,9.78 V 36,29; cfr. V 36,26; C 31,7; C 35,1; F 1,6. Ricorda Isabel de S.D.: « artas

veces le oí dezir que deseaba mucho fuéramos hermitañas y ansí hizo hermi- tas en una cerquita, que avía artas y muy devotas... cada una señalaba la suya en que estávamos recogidas las que no tenían oficios ocupados del tiempo que nos sobraba de andar con la comunidad» (Recuerdos de la Madre Teresa, pag. 9).

79 C 31,7.80 E 2,1; cfr. 7M 3,8; cfr. Ca a Maria Bautista 14/5/74,2 (n° 264): «ese de­

sear soledad le está mejor que tenerla ». Cfr. D e P ablo M aroto D., Dinámica de la oración, pag. 257.

si 6M 11,5.82 Ca a P . Bañez 3/12/74,1 (no 333). Scriverà con amarezza: «no hay que

fiar de estos hijos de Adán » (Ca a P. Gracián 8/10/79,1 no 141). Incomprensioni più profonde sono quelle create dalle « distancias espirituales que hacen im­posible la comunicación» (cfr. H e r r a iz M., o .c ., pag. 348). Queste giungono al culmine nella solitudine degli ultimi giorni della vita di Teresa: il gesto di Ma­ria Bautista « el más amargo sinsabor de su vida » (cfr. Tiempo y vida, pag. 745); il «disgusto de Medina» (ibid., pag. 749), l ’isolamento in cui fu tratte­nuta dalla nuova priora di Alba (ibid. pag. 754), la lontananza di P . Gracián (Ca a P . Gracián l/9/'82,2 no 179): « más de manera he sentido esta ausencia a tal tiempo que se me quitó el deseo de escribir a vuestra paternidad ».

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la vita: « que soledad me hace cada día m ás para el alm a estar tan lejos » 83 lam entava Teresa.

In questa solitudine rim ane pur sem pre vero l’ideale della com u­nione, per chi è m aturo nella fede. Si rileva, infatti, che sono par­ticolarm ente capaci di com unione le persone che più sanno stare da sole. Proporre l’ideale dell’am ore scambievole richiam a allora inevi­tabilm ente la dimensione della croce.

E ’ solo il Signore la chiave di com prensione di ogni solitudine e l’origine di ogni amicizia e della com unità; pertanto , quando il « tra to y lenguaje » non accomuna, la diversità di tem peram ento di­vide, le idee allontanano le persone, occorre essere fedeli all’am ore e ricreare il corpo di Cristo.

Viene in evidenza qui quanto sia gratuito il dono della com u­nione. Esso va in qualche modo curato e custodito, riconducendolo sem pre alla sua origine: il volto crocifisso del Signore.

La Santa di Avila conclude così vigorosam ente la sua lezione suH’amore: « pedid a nuestro Señor que os dé con perfección este am or del prójim o y dejad hacer a Su M ajestad, que El os dará más que sepáis desear como vosotras os esforzáis y procuréis en todo lo que pudiéreis esto; y forzar vuestra voluntad para que se haga en todo la de las herm anas aunque perdáis de vuestro derecho y olvidar vuestro bien por el suyo, aunque más contradicción os haga al na­tural... no penséis que no ha de costar algo y que os lo habéis de hallar hecho. M irad lo que costó a nuestro Esposo el am or que nos tuvo, que por librarnos de la m uerte, la m urió tan penosa como m uerte de cruz » 84.

Essere capaci di vivere l ’am ore per im itare Lui, « forzar », « olvi­dar », « perder el derecho » fino al dono della vita, significa vivere senza appoggio finché nasca la reciprocità. Vuol dire perdere ogni cosa per ritrovare la vera amicizia nel Signore.

Il discorso qui perde la tonalità rosea m entre diventa dura e difficile la costruzione della convivenza quotidiana. Questa è la fra tern ità nata non da carne o sangue, m a crocifissa con Cristo e poi donata. L’unico am ore tra vergini, l’am ore proprio della Chiesa.

Concludiamo queste note sull’am ore secondo Teresa con questa splendida pagina, inno all’am ore, che rende bene il senso dell’azione di Dio nel cuore di coloro che lo am ano in tu tte le cose:

83 Ca a P. Gracián 10/6/79,5 (no 137); cfr. « la soledad que me causa su falta (de fr. Juan de la cruz) (Ca a Ana de Jesús nov.-dic./’78,l (no 282).

84 5M 3,12; cfr. Co no 28: « todas se amen en general como la manda Cristo a sus apostóles muchas veces. Pues siendo pocas, fácil será de hacer. Procu­ren imitar a su esposo que dio la vida por nosotros »,

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« Quien de veras am an a Dios, todo lo bueno am an, todo lo bueno quieren, todo lo bueno favorecen, todo lo bueno loan, con los buenos se jun tan siem pre los favorecen y defienden; no am an sino verdades y cosa que sea digna de am ar. ¿ Pensáis que es posible quien muy de veras am a a Dios am ar vanidades ? Ni puede, ni ri­quezas, ni cosas del m undo, de deleitas, ni honras, ni tiene con­tiendas ni envidias. Todo porque no pretende o tra cosa sino con­ten tar al Amado » ®5.

B. - Uguaglianza.

L’am ore vicendevole come regola e la conseguente stim a vicen­devole porta il gruppo teresiano a crescere in altre dimensioni, una delle quali è la consapevolezza della vera uguaglianza tra tu tte le sorelle. Nei cenacoli teresiani, le monache sono « amigas y hermanas » o ltre che tu tte « hijas ». L’unico titolo diverso è per la p rio ra che è m adre in luogo del Signore.

In questo contesto non trovano posto le distinzioni sociali di qualsiasi tipo, m a p iu ttosto esorta Teresa « la que fuere más, tome m enos a su padre en la boca: Todas han de ser iguales » 8é.

Teresa richiede cioè una uguaglianza fondam entale tra le sorel­le, il cui unico vanto è la comune figliolanza di Dio e della Ver­gine; tu ttavia la sua lungim iranza e l’esperienza le perm ettono di porre in guardia da alcuni pericoli che insidiano il comune sentire: di qui il discorso forte sul punto di onore e la conseguente p ro ­posta della vera « honranza », per com battere le sottili tentazioni che frantum ano l’arm onia della convivenza.

a. - « La negra honra »

La ricerca della p ropria stim a e dei proprio tornaconto è la m orte dell’uguaglianza tra le sorelle, un atteggiam ento che gradual­m ente produce lo sfaldam ento totale del « concierto » con cui si deve vivere nei « palom arcitos » teresiani.

Nelle opere della M adre esistono solo parole di giudizio duro e di riprovazione in proposito: « no hay tóxico en el m undo que asi

ss C 40,3.86 C 27,6; cfr. Co di Alcalá cap. XI, no 2: « Nunca jamás la Priora ni alguna

de las de mas puedan llamarse don, ni señora, ni merced, sino trátense con palabras humildes. A la priora y suppriora o a la que ha sido priora llamen madre y reuerencia, y a las demás hermanas y charidad » (B.M.C. VI, pag. 432).

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m ate » d ice87. Questa parola, m entre ha un valore di contestazione sociale se si pensa a quel senso deH’onore tanto radicato nella so­cietà spagnola del cinquecento, da cui, in certo modo, è ad d irittu ra defin ita88, esprim e il coinvolgimento della san ta stessa nel proble­m a e segna il livello della sua m aturazione verso la com prensione della nuova fra tern ità del popolo di Dio.

Teresa d’Avila in fatti portò fin dall'infanzia il peso della * m ac­chia ’ nelle sue origini, la mancanza di « limpieza de linaje » 89. Assieme al riferim ento fam iliare poté anche incidere nella form a­zione teresiana al m onastero de la Encarnación, una certa differen­ziazione in classi tra le monache: le « doñas » finivano per preva­lere sem pre sulle altre sorelle, ottenendo un tra ttam en to privile­giato. Il m onastero in cui ricevette l’educazione Teresa, m ancando di una profonda visione della fra tern ità , perm etteva il crearsi di d isparità sociali sul modello della società, diventando poco a poco un rifugio per le « hijasdalgo » di A vila90.

Quel m ondo di precedenze e privilegi, accolto aU’Encarnación, provoca nella Santa un deciso distacco ed una presa di posizione sem pre più consapevole.

La liberazione da questo sistem a di rapporti avviene anzitutto attraverso un rifiuto, accom pagnato perfino da un certo um ore, di tali s tru ttu re di classe; così dice: « está ya el m undo de m anera que habían de ser más largas las vidas para aprender los puntos y nove­dades y m aneras que hay de crianza, si han de gastar algo de ella para servir a Dios » 91.

La reazione al culto dell’onore im perante nella società del tem ­po e la sua sublimazione avvengono al m om ento di im postare la vita della nuova com unità, che perciò appare tanto più nuova e chiaram ente provocatrice.

87 C 12,7: « negra honra », « oruga que carcome », « cadena que no hay lima que la coma ». Cfr. Egido T., Ambiente histórico, in Introducción a la lectura de S. Teresa, pag. 76.

88 « Una pasión capaz por si sola de definir el comportamiento del pueblo español, es indudable que fue la del honor » B e n n a s s a r B., L’homm e espagnol. A ltitudes et mentalités du X VI au X lX e siécle, Paris 1975, pag. 167.

89 E g id o T., o .c ., pag. 59-73: l ’autore vi presenta la scoperta di Américo Castro, cioè l ’ascendenza giudea di Teresa; cfr. E g id o T., La novedad teresiana de Américo Castro, in Rev. de Esp. 32 (1973), 82-94.

90 Cfr. G o n z á l e z y G o n z á l e z N., o.c., pag. 190. Nella visita effettuata dal P. Rubeo troviamo citati negli appunti del Generale, dei nomi illustri della città quali Del Aguila, Bracamonte, Bullón, Briceño, Cepeda, Contreras, Nuñez Vela, Orozco, Pantoja, Quesada... cfr. A l v a r ez T-, La visita del P. Rubeo a las Carme­litas de la Encarnación de Avila 1567, in Monte Carmelo, 86 (1978), 27-46.

9> V 37,9.

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In nome della scelta comune di povertà e della salvaguardia della fratern ità , qui è necessario considerare « los puntos de honra debajo de los pies » 91, dato che il proprio tornaconto e il « punto d 'onore » sono in radicale opposizione alla kenosi evangelica che la sequela di Cristo esige.

Non esisterà, pertanto , alcun progresso spirituale a nessun li­vello, nemmeno quanto a m atu rità um ana, se non nella m isura in cui il proprio onore sarà diventato dono gratuito.

La Santa esprim e questo giudizio: « si hay punto de honra... aunque tengan m uchos años de oración, nunca m edrarán mucho, ni llegarán a gozar el verdadero fru to de la oración » 93.

Nessuno poi si può sentire esentato da una tenace lo tta a un male tanto sottile, dato che in ogni tipo di rapporto tra gli uomini si può in trom ettere questa stonatura, costitu ita appunto dalla r i­cerca di dominio sui fratelli: « no nos tiene olvidadas el demonio;— osserva Teresa — tam bién inventa sus honras en los m onaste­rios y pone sus leyes que suben y bajan en dignidades como los del m undo » 94. Occorre essere accorti poiché dovunque esistono occa­sioni di taciti com prom essi in questo settore, che conducono fino alla ro ttu ra della concordia fraterna, m agari sotto pretesto di san­tità. Dice ancora Teresa: « cosa es para reir, o para llorar, que lleva más razón. Sí, que no m anda la Orden que no tengam os hum ildad. M anda que haya concierto; más yo no he de estar tan concertada en cosas de mi estima... es el caso que como somos inclinadas a subir— aunque no subirem os por aquí al cielo — no ha de haber b a ja r » 95.

Il desiderio di primeggiare, quando non è incanalato in un ser­vizio, offende la comunione delle sorelle, spegnendo la carità.

Se non vi è una continua vigilanza su se stessi, si assum e il m odo di essere proprio di coloro che sono fortem ente « amigas de ser estim adas y tenidas y m irar las faltas ajenas y nunca conocer las suyas... que verdaderam ente nacen de poca hum ildad » 96.

93 V 21,9; cfr. V 4,7; V 27,14; R 35,2: C, 2,5; C 12-13.93 C 12,5; cfr. C 36,3: bien dijo quien dijo que honra y provecho no podían

estar juntas ».94 C 36,4; prosegue: « los letrados deben de ir por sus letras — que esto

no lo sé — que el que ha llegado a leer teología, no ha de bajar a leer filo­sofia, que es un punto de honra que está en que ha de subir y no bajar. Y aun sise lo mándase la obediencia lo tendría'por ¿gravio... pues entre nosotras, la que ha sido priora ha de quedar inhabilitada para otro oficio más bajo; un mirar en la que es más antigua, que esto no se nos olvida, y aun a las veces parece merecemos en ello, porque lo manda la Orden ». Questa forte satira non manca di avere i suoi buoni agganci in ogni tempo anche se diversi sono gli oggetti. Per questo la Madre mette in guardia.

M C 36,5.w CE 19,5.

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Queste « condiciones » sono incurabile pestilenza, secondo il se­vero giudizio della Santa, seme di scissione dell’un ità del collegio di Cristo e degradazione della stessa consacrazione re lig iosa97. Tutto ciò falsifica la educazione al servizio degli altri, alla accoglienza senza riserve delle persone, per cui si intende bene il senso della ribad ita insistenza sulla uguaglianza reale in com unità, (« todas han de ser iguales »), unico modo per essere un solo corpo, per giungere cioè a sentire fraternam ente la com unanza di destino che crea la fiducia reciproca.

Denunciato il pericolo e colto il significato del nuovo cammino, occorre vivere una educazione continua e profonda al sentirsi uguali, convertendosi alla vera « honra » che consiste nel « servir a Dios », così da far parte della gioiosa com unità carm elitana, un « cielo en la tierra » per la carità fraterna.

b. - A tutela della uguaglianza

La com unità teresiana è un gruppo um ano che deve costru ire la sua quotidiana convivenza tram ite un impegno senza tregua nel su­perare i particolarism i, giungendo a far em ergere le sue caratte­ristiche di popolo di Dio. Teresa d ’Avila propone dei mezzi m olto concreti affinché il gruppo sia educato alla consapevolezza di que­sta dignità. Saranno la risposta della volontà di ognuna alla ten ta­zione di evadere dalla comunione:

All’ultim o posto. — Quando nasceranno le tentazioni di evasione fantasiosa dal dovere di servizio reciproco (« si soy m ás antigua », « si tra tan a la o tra m e jo r» ) ,98, la risposta adeguata verrà dalla con­cretezza del servizio che paga di persona la carenza di am ore a cui si sarebbe potu ti soccombere.

Con un consiglio di estrem a positività la Santa afferm a: « este consejo tom ad de mí y no se os olvide; que no sólo en lo interior, más en lo exterior procurad la saquen las herm anas (ganancia) de vuestra tentación. Si queréis vengaros del demonio y libraros más presto de la tentación, que así como os venga pidáis a la prelada

97 Cfr. C 7,10-11: « en cualquiera de estas cosas que dure, o bandillos odeseo de ser más o puntito de honra... piensen y crean han hechado a suesposo de casa... teman si hay algún Judas... echen de sí esta pestilencia; cor­ten como pudieren las ramas; y si no bastare arranquen la raíz. Y cuandono pudiesen esto, no salga de una cárcel quien de estas cosas tratare ». Cfr. CE 63,4: « Dios nos libre de monasterios adonde hay puntos de honra: nunca en ellos se honra mucho a Dios ».

98 C 12,4-5.

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que os m ande hacer algún oficio bajo, o como pudiéreis lo hagáis vos » 99.

Reagire al desiderio di prevalere ponendosi all’ultim o posto con la certezza di essere solam ente debitori verso tu tti è un accorgi­m ento che, senza opprim ere la persona, ne prom uove le potenzialità secondo un cammino di rinnovam ento evangelico.

A livello di organizzazione della vita questo veniva spesso in evi­denza: così e ra assai significativo che ai prim i tem pi della com unità teresiana, non vi fossero le suore converse « freylas » 10°. Qui è spa­rita davvero ogni possibile divisione di classe; m entre vivere l’u­guaglianza e servire in fra tern ità diventano realtà convergenti, quando si pensa a tu tta la vasta gam m a di espressioni che il ser­vizio assum e in una vita comune di clausura.

Di conseguenza, nel carm elo teresiano sono scom parsi i titoli nobiliari: « no es lenguaje nuestro » o « es muy fuera de mi reli­gión », com m enta T e resa101. Ad un suo in terlocutore che la tra tta con titoli di onore, risponde: « ¿ Ahora me in titu la de reverenda y señora ? Dios le perdone que parece que vuestra reverencia o yo nos hemos tornado calzados » I02.

L’uguaglianza significa dunque vivere con sem plicità e sobrietà il rapporto di novità instaurato nel Signore; è perciò un alto valore da difendere, in quanto esprim e e riassum e la ricchezza dei rap ­porti fratern i di una com unità carm elitana.

La Santa, verso la fine della sua vita, presentendo la difficoltà per la realizzazione di questo ideale, così spesso insidiato, scrive ad Ana de Jesús: « me he afrentado que a cabo de ra to m iren ahora las descalzas en esas bajezas (onorificenze) y, ya que m iren, lo pon­gan en plática... o con la pena se han tornado bobas, o pone el de­monio infernales principios en esta Orden... désele Dios de muy hum ildes y obedientes y rendidas a mis descalzas » I03.

Affrontando le cose in radice allora Teresa ripropone come fa t­tore determ inante, anche in vista dell’orazione, una pratica im pe­gnata della virtù, in particolare dell'um iltà.

99 C 12,7 e aggiunge: « ayudéis estudiando en esto como doblar vuestra voluntad en cosas contrarias ».

100 Cfr. nota 59 del presente capitolo; cfr. Ca a Maria Bautista 16/6/74,2 (n° 266); Modo 27.

101 Ca a P. Ambrosio Mariano 6/7/77,1 (no 187); cfr. Ca a P. Gracián fine febbr./’81,3 (n° 160): « ¡ Oh, que pena me dan estos sobrescritos con reveren­da !; porque querría vuestra paternidad lo quitase a todos sus subditos, pues no es menester para saber a quien va la carta. Es cosa sin proposito entre nosotros». Ca a D. Teutonio de Braganza 3/7/74,1 (n° 60).

102 Ca a P. Ambrosio Mariano metá ott./76,l (no 182).103 Ca ad Ana de Jesús 30/5/’82,10 (no 283).

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« Aunque la digo a la postre es la principal y las abraza a todas » 1M.

La crescita in questa v irtù dona la capacità di cogliere a fondo la verità del proprio essere e del rapporto in terpersonale così che « al verdadero hum ilde aún de prim er m ovimiento no osará el de­monio tentarle en cosas de mayorías » 105.

L’um iltà infatti valorizza la persona che obbedisce a Dio e la rende capace di accogliere il disegno di Lui come unico progetto della vita avendone scoperto la sua sostanziale dipendenza (« no so­mos nuestros, sino suyos »).

Porre in evidenza i lati positivi delle persone e perdonarne le carenze per un gioioso incontro, è dunque possibile laddove i m em ­b ri del gruppo sono colti nella autentica « verdad delante de Dios y de las gentes » 106 quale è appunto l ’um iltà; cosicché non è pen­sabile nel sistem a teresiano um iltà senza am ore e viceversa; l ’una infatti dona solidità e verità all’altro 107.

Il culto della verità e il d iretto riferim ento di questa a Dio « la m ism a verdad », rende falso ogni rapporto fra uom ini quando non è vissuto « en Cristo », nella verità cioè del riferim ento radicale al Signore.

L’um iltà-verità dunque è il luogo della uguaglianza fraterna. Con queste parole la Santa sintetizza questa forte concezione che deter­m ina in teram ente rapporti um ani: « la hum ildad es andar en ver­dad, que lo es muy grande no tener cosa buena de nosotros, sino la m iseria y ser nada, y quien esto no entiende anda en m entira. A quien más lo entienda agrada más a la sum a verdad, porque anda en ella » I0S.

Così possiam o afferm are che questa impostazione di vita è l ’uni­co cammino realisticam ente pensabile per un incontro tra fratelli di fede. Essi non possono più fondare la loro vita su « opiniones va­nas », suggerite da un giudizio mondano, le quali non hanno altro fru tto che distogliere dalla comunione; la vera pretesa di una co­m unità cristiana deve diventare l ’um ile disponibilità reciproca al

c. - Umiltà

104 C 4 ,4; c f r . B l a s de J e s ú s , Verdadera humildad en los fundamentos de la ascética teresiana, in Rev. de Esp. 22 (1963), 681-722; H e r r a iz M., o.e., pag. 195- 265.

ios C 12,6.106 6M 10,6; cfr. V 40,1-2.107 Cfr. CE 24,2: « no puedo yo entender como haya ni pueda haber humil­

dad sin amor, ni amor sin humildad ».»8 6M 10,7.

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servizio del Signore che è vivo nelle persone, fino ad avvertire se stessi come « la m enor de todas y esclava suya » 109 e « m irar las virtudes y cosas buenas que viéremos en las otras... y tener a todos por m ejores que nosotros » n0.

Tutto ciò acquista infine il suo valore dal contenuto di sequela che im pone ed esige: « es de gran im itación del Señor » afferm a la Santa m.

L’istinto di potere viene sublim ato e corretto nello sguardo al­l ’unico onore rivendicato nella storia del Cristo. Prega Teresa: « ¿pues en que estuvo vuestra honra, H onrador nuestro ? ¿ No la perdisteis por cierto en ser hum illado hasta la m uerte ? No Señor sino que la ganásteis para todos » m .

Il segno di appartenenza e di condivisione delle sorti del Cristo paziente è la sopportazione del disonore e della croce: a questo livello il rapporto con Lui è definito come sponsale: « o somos espo­sas de tan gran rey, o no. Si lo somos, ¿ qué m ujer honrada hay que no partic ipe de las deshonras que a su esposo hacen, aunque no lo quiera por su voluntad ? En fin, de honra a deshonra partic ipan entram bos » 113.

La vera uguaglianza, dunque, che cresce sul terreno dell’um iltà, deve svilupparsi sulla base della m ortificazione delle tendenze ego­centriche.

La vera « honraza » è d irettam ente connessa con una volontà di totale spogliamento, di indigenza radicale che sull’annullam ento del­la p ropria volontà di possesso lascia nascere l ’esperienza della Chie­sa edificata dal Signore; l’onore di essere poveri di se stessi per vivere un noi di salvezza è « la verdadera pobreza » che « trahe honraza consigo » lw.

Avendo intuito dunque la connessione fra la povertà e l ’onore di essere figli dello stesso Padre e fratelli, Teresa opta per la pover­tà senza riserve: qui vengono condivise con maggiore interesse cuo­re e cose.

109 C 18,7; cfr. C 13,1. Oltre che la sopportazione delle accuse ingiuste come segno di maturità di fede, occorre ai fini della convivenza essere superiori alle « opiniones honrosas » in cui le persone ci tengono. E ’ proprio questo aspetto che richiede alla persona di stare nella verità di Dio sulle persone, per non falsificare ogni rapporto. Cfr. De P a b lo M a r o to D., o .c ., pag. 289.

no V 13,10; cfr. 3M 2,9-13; C 38,9.m C 15,1.112 C 36,5. in C 13,2.n4 C 2,5-6; aggiunge in C 2,6: « tengo para mi que honra y dinero casi siem­

pre andan juntos y quien quiere honra no aborrece dineros y que quien los aborrece se le da poco de honra ».

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Tipo evangelico di questa vita in comune rim ane ancora la con­vocazione del collegio apostolico in cui i rapporti di dignità sono configurati secondo una logica di novità e dunque di vera uguaglianza. E ' a proposito di questa uguaglianza che la Santa definisce il dover essere del suo gruppetto come collegio apostolico: « ¡ oh colegio de Cristo, que tenía más m ando San Pedro con ser un pescador y le quiso ansí el Señor, que San Bartolom é con ser hijo de rey » U5.

C. - Virtù umane

Teresa d ’Avila al m om ento di p roporre al piccolo gruppo un program m a ascetico-educativo, opera da subito una scelta in favore di una positività di valori, come necessario fondam ento alla auste­rità esigita dalla p ra tica delle v irtù che chiamiamo negative.

E ’ necessario individuare in questa intuizione tu tto l'arricch i­m ento proveniente dalla im postazione di rapporti dinam ici che ren­dono calda e um ana la vita del gruppo, conferendole quella cara tte­ristica di famiglia, elem ento insostituibile per un autentico ed in­tegrale cammino spirituale insieme.

Vivere come un gruppetto di amici forti di Dio, richiede che con­tem poranea alla scelta del Signore come il tu tto della vita vi sia la com prensione e l’esperienza della gioia della comunione; ora l’im pres­sione che colpiva il v isitatore di una com unità teresiana dei prim i tem pi era la gioiosa serenità deH'ambiente, p u r nel contesto di una austerità non comune; ciò era tanto più intenso nella m isura in cui il gruppo viveva con gratitudine la comune chiam ata cioè quella « per­fección que aquí el Señor ha comenzado... con tan ta suavidad » 116.

L 'austerità della vita, le lunghe ore di orazione, la clausura to ­tale, sono cammino verso il Signore, come senza dubbio lo è il gioioso incontro col fratello.

L’equilibrio e la giusta dosatura dei m om enti di solitudine e di comunione perm ettono di vivere « con descanso » il quotidiano cam­mino, senza che possa venire meno « la alegría, el gozo y la paz m ás perfecta » U7.

Il cappellano del prim o m onastero di S. José di Avila, testi­mone privilegiato, descrive con queste pennellate la vita di quel mo­nastero: « aunque en sí es áspera, como se lleva con tan ta voluntad

in CE 45,2.il« V 36.29.in M aría B a u t is t a in B.M.C. XIX, p a g . 39; C fr . V a n H ove L ., La lo ie chez

St. Thérése d ’Avila, B r u x e l l e s 1930, p a g . 104.

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y am or de Dios es fácil de llevar porque como dijo Jesucristo en su santo Evangelio mi yugo es suave y mi carga es liviana a los que con am or verdadero de Dios, la quieren llevar. Porque donde no hay am or lo liviano se hace pesado y adonde le hay lo pesado se hace liviano y llevadero y lo dificultoso se hace fácil y se lleva con con­tento como se ha visto y ve en esta casa » 11S.

Dunque la com unità di Teresa è diventata un brano di vita evan­gelica; tu tto viene vissuto con soavità anche quando si presenta difficile.

Solam ente in un contesto del genere è pensabile parlare di virtù um ane e di um anesim o teresiano, cioè di un Vangelo di v irtù che esprim e ed educa ad una convivenza serena ed equilibrata, che in tal modo riscopre e rivaluta quegli elem enti di « um anità », appa­rentem ente mortificati.

Osserviamo inoltre che queste v irtù (che qui appena accennia­mo) diventano parte integrante del sistem a educativo teresiano, m a vanno intese sem pre come em ergenti da quella gra tu ità e to talità della scelta di fondo per non diventare s tru ttu re che invece appe­santirebbero la vita riducendo ad una semplice orizzontalità la p ro ­fonda motivazione della comunione.

Partendo dalla sua esperienza di donna e di credente piena­m ente m atura, Teresa offre un messaggio di affabilità, di gioia e sim patia che poi vengono rip rodo tti nell’am bito della vita comune.

a. - « Agradecimiento y afabilidad »

Teresa vuole le sue figlie, donne interam ente aperte al bene, ac­coglienti ed affabili, in quanto ciò esprim e la soavità delTincontro col Signore. Essa stessa ne dava buona testimonianza.

Un contatto im m ediato con la vita e gli scritti della san ta avi­lese, è sufficiente per subire il fascino di una personalità dinam i­ca, fem m inilm ente attraente , di tem peram ento estroverso. Dotata di un dono di com penetrazione e comunione im m ediata con le perso­ne, si definisce essa stessa come « de condición agradecida » U9.

Tale la ritrae Luis de León: « Allegaba a sí y cautivaba cuantos corazones trataba. Por cierto, m e afirma quien la conoció m uchos

118 J u l i á n de A v il a , Vida de S. Teresa de Jesús, Madrid 1881, pag. 221, cfr. B iz z ic a r i A., L’nmanesimo in S. Teresa d'Avila, Milano 1968.

119 V 35,11; cfr. Ca a Maria de S. José se tt./’78, (no 240): «bien veo no es perfección en mi esto que tengo de ser agradecida, debe ser natural que con una sardina que me den me sobornarán ».

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dias, que nadie la conversó que no se perdiese por ella y que niña y doncella, seglar y m onja, reform ada y antes que se reform ase, fué con cuantos la veían como la p iedra im án con el hierro, que el aseo y buen parecer de su persona y la discreción de su habla y la sua­vidad tem plada con honestidad de su trato , la herm oseaban de m a­nera que el profano y el santo, el d istraído y el de reform adas costum bres, los de más y los de menos edad, sin salir ella nada de lo que debía a sí misma, quedaban como presos y cautivos de ella » 120.

Di tra tto squisito, Teresa sapeva dunque m antenersi splendida­m ente in un costante dono di sé « esto de dar no se me perderá en mi vida » confessa121. Ricca di un fascino um ano, potenziato dalla forza della sua esperienza spirituale, sprigionò sem pre sim patia an­che col suo messaggio scritto, fino ai nostri tem pi, suscitando ade­sioni da parte di persone delle più svariate provenienze. Per tu tti possedeva la parola adeguata.

Abbiamo riferito altrove un testo teresiano profondam ente indi­cativo della esperienza di gioioso fascino che ogni autentica espe­rienza cristiana deve m anifestare, la fondatrice esortava così le so­relle: « procurad ser afables y entender de m anera con todas las personas que os tra ta ren , que amen vuestra conversación, y deseen vuestra manera de vivir y tratar » 122.

Da queste parole è possibile m isurare alm eno in p arte il grado di bontà, am abilità e affabilità non disgiunte da solida v irtù a cui si esortava nelle com unità teresiane.

La verità e l ’incidenza di questo stile di vita, ci è testim oniato dalla storia della vocazione di una delle grandi amiche di Teresa: M aria di S. José. Essa narra: « me llamó el Señor a la religión viendo y tratando a nuestra m adre y a sus com pañeras las cuales movían a las piedras con su adm irable vida y conversación y lo que me hizo ir tras ella fué la suavidad y discreción de nuestra buena m adre » 123.

120 Luis de L eó n , De la vida, muerte y virtudes:., in B.M.C. II, pag. 475.121 Ca a Maria de S. José 4/6/78,2 (no 239); afferma Isabel de S.D.: « ansí le

parece a una persona que la hizo Dios merced de estar dentro de su compañía que miradas las virtudes que vya en esta santa y sus obras con los dones tanto naturales y sobrenaturales, que con la gracia del Espíritu Santo resplandecían en ella, especial en ser humilde y charitativa y affable por extremo y agradecida extrañamente que aun de sus propias hijas un jarro de agua que tomase o otra cualquier cosa no parece supiera acabar de agradecerlo » (Relación, pag. 1). Cfr. P edro de la P u r if ic a c ió n ; «tenía tan suave conversación, tan altas palabras y la boca tan llena de alegría, que nunca cansaba » (Relación, B.M.C. VI, pag. 380).

122 C 41,6,123 M aría de S. José, Libro de Recreaciones, pag. 64-65.

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« Perfección con tan ta suavidad » è stile di Dio e m etodo edu­cativo di Teresa e compagne, una volta che « este am or suavísimo de nuestro Dios se en tra en el alm a » I24. Occorre diventare traspa­renza lim pida dell’am ore di Dio, sop ra ttu tto nei confronti di coloro che « están en vuestra com pañía », diventando padri e m adri, p ar­tecipi della patern ità e m atern ità di Dio, gli uni per gli altri.

Ancora Teresa dice: « nunca os extrañéis de ellas si queréis apro­vechar y ser amada. Que es lo que m ucho hem os de procurar, ser afables y agradar y contentar a las personas que tratam os, en espe­cial a nuestras hermanas » 125.

Teresa ha svelato il segreto del suo successo: la benevolenza e bontà di cuore sem pre a tu tti i costi, con ogni persona che le è vicina.

L’« encogimiento » è invece chiusura e sfiducia, falso tim ore di Dio, che influisce anche nei rapporti fratern i, togliendo la preziosa libertà di spirito che sa cogliere il meglio delle persone.

La Santa descrive la situazione della persona che si chiude in se stessa come una « muy m ala cosa para todo lo bueno y... véisla aquí inhabilitada para sí y para los otros » 126.

E ’ grettezza quella di coloro che ipocritam ente giudicano sem ­pre come negativa la vivacità e la libertà di altri fratelli. Un giudi­zio contro la m isericordia, egoismo che spegne poco a poco la spe­ranza e toglie l’incanto e lo stupore della sequela, esso ha come fru tto la sterilità nella comunione: « no llegará m uchas alm as a Dios », al contrario, aggiunge argutam ente la santa è una vita « en tentación continua y muy de m ala digestión » 127.

Lotta dunque all'« encogim iento » che im pedisce lo scorrere li­bero di quell'am ore che sa cogliere con sapienza il camm ino altru i come differente m a sem pre splendido.

« Dios me libre de santos encapotados » è la famosa espressione te re s ia n a128. In una vita così infatti non ci sarebbe più posto per la « santa alegría ». E ' un avvertim ento grave dal quale è necessario che sorga costantem ente rinnovata la gioia della propria vita.

124 CAD 4,3; cfr. Ca a Isabel de S.D. 12/5/75, 2 (n° 298); cfr. F 23,7.125 C 41,7.1M C 41,4; al no 6 dice: « si tienen alegría santa parecerá disolución ».i27 C 41,5-6: « como no van por vuestro camino sino con más santidad (por

aprovechar al prójimo tratan con libertad y sin esos encogimientos), luego os parecerán imperfectos.

178 F 7,10. Osserva finemente Teresa: « no dejéis arrinconar vuestra alma que en lugar de procurar santidad sacará muchas imperfecciones... y no aprove­chará a sí a las otras, tanto como pudiera» (C 41,8).

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b. - Culto della gioia

La gioia e l’um orism o della m adre Teresa sono una delle ered ità più famose della Santa di Avila, che hanno dato argom ento a tante leggende popolari. La componente della gioia è un elem ento im por­tan te della vita carm elitana che si pone d irettam ente come testim o­nianza e prefigurazione della com unione escatologica.

Di Teresa è detto « no era amiga de gente triste, ni lo era ella » m , c nem m eno poté essere diversa la vita comune nelle sue case.

Il « gran contento y alegría y poco trabajo que en estos años que ha estam os en esta casa vemos tener todas y con m ucha más salud que solían » 130 convince la stessa fondatrice che questa forma di vita è quanto esprim e con pienezza le esigenze di consacrazione al Carmelo. Il « contento » proviene tu tto dal saper stare « solas con E1 solo ».

La Santa po trà ripetu tam ente testim oniare delle sue suore:« llévando con una alegría y contento que cada una se halla indigna de haber merecido venir a tal lugar » 131. Espressione norm ale di una vita fiorita in pienezza interiore, « esta ordinaria alegría que ahora traéis », come riconosce la Santa in dialogo con le so re lle132, è tanto im portante e significativa se vissuta con lo stesso impegno dei m om enti di maggiore serietà, costituendo il segno indicativo di una un ità di vita raggiunta attorno ad un ideale. Così la gioia di vivere rivela im m ediatam ente la situazione interiore delle sorelle e così Teresa al m om ento di valutarne l ’impegno, andava inform andosi dall’una o dall’altra « corno le va de contento » 133.

« Los doblados contentos », il centuplo di soddisfazione e rea­lizzazione è uno dei fru tti dell’aver accolto in sé l’annuncio della buona novella. Proprio per aver capito la dimensione evangelica della gioia, la Santa instaurò nelle sue com unità un vero culto della gioia, afferm ando: « tem o m ás que p ierdan el gran contento con que nues­tro Señor las lleva que esto tras cosas (apretar con leyes) porque sé lo que es m onja descontenta » 134.

Come espressione della presenza del regno, la gioia che riem pie la convivenza teresiana, non sarà chiassosa, ma una « alegría tno-

129 M aria de S. J e r ó n im o , B.M.C. XIX, pag. 301.uo v 36,29.

131 V 35,12.132 F 27,12. La Santa inoltre esorta spesso alla gioia: Ca a Maria de S. José

4 /6 /’78,5 (no 239); a Maria de S. José 8 / l l / ’81,13 (no 258).133 Ca a Leonor de la misericordia 6 /5 /’82,2 (n° 308).134 Ca a P. Graciàn metà febbr.’/81,2 (no 158); cfr. Ca a P. Graciàn 14/7/’81,9

(no 168): «una monja descontenta yo la temo más que a muchos demonios».

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desta », la pace interiore di coloro che sanno di essere p roprie tà di Dio 13S, un gaudio che giustam ente Teresa può definire « alegría san­ta », perché santificata all’om bra del « m artirio sabroso » della croce.

L’incitam ento di Teresa a vivere con pienezza di gioia anche il m om ento della prova, rivela il fondam ento cristologico della sere­n ità della vita teresiana: « procuren estar alegres y considerar que, bien m irado, todo es poco lo que se padece por tan buen Dios y por quien tanto pasó por nosotras, que aun no han llegado a verter sangre por El » 136.

Questo vero gaudio diventa diffusivo, cosicché il rapporto con Dio e tra gli uomini m atura fino alla condivisione. Teresa contem pla il fru tto di questa condivisione che è la lode di Dio: « me es p a rti­cular gozo, cuando estando juntas las veo a estas herm anas tenerle tan grande in terior que la m ás puede, más alabanzas da a nuestro Señor » 137.

La gioia cristiana è m atu ra ta in preghiera, « am or perfecto », che è segno e realizzazione dell’unità avvenuta nel Signore. La pre­senza di Lui nella piccola Chiesa domestica, infatti, perm ette di sco­p rire quel « sabor en todas las cosas » che diventa l’incanto della vita quotidiana.

La gioia della com unità teresiana è il segno del successo della nuova vita iniziata nella storia del Carmelo.

L’am ore di Dio si è, ancora una volta, rivelato negli eventi di quel m anipolo di persone.

La Santa esorta m aternam ente: « si sentís este am or de Dios andad alegres y quietas » 138.

La presenza di Teresa in particolare rim aneva sem pre fonte di pacificazione e serenità. « Nadie llegaba a su presencia que saliese desconsolado » ricorda un amico della S a n ta 139.

Nascono così tanti « fioretti » atto rno alla gioia di Teresa I4°.

135 F 12,1: «una alegría modesta que daba bien a entender el gozo interior que traía su alma. Un callar sin pesadumbre ». Cfr. 6M 6,12; C 40,5.

136 Ca a las Carmelitas Descalzas de Sevilla 31/1/79,4 (n° 323).o? 6M 6,12; continua: « muchas veces querría hermanas hicieseis esto, que

una que comienza despierta a las demás. ¿ En que mejor se puede emplear vuestra lengua cuando estéis juntas que en alabanzas de Dios ? ».

os c 40,5.o s P edro de la P u r if ic a c ió n , Relación, o.c., p a g . 380.140 Cfr. R u i z A. d e l a A s u n c ió n , Anécdotas Teresianas, « e l Cristo del am or»

(no 85); « librad de la mala gente este sayal » (n° 84); famose sono rimaste le festose celebrazioni del Natale nel gruppo teresiano (nn. 92-93-114-433-435); M o n t a lv a E., La herencia Teresiana, pag. 220: ancora sulle feste del Natale ad una sorella che reclamava: « mejor fuera que nuestra madre nostrajera un predicador y nos hablara de Niño Jesú s», risponde Teresa:

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Le prim e compagne assorbono lo spirito della M adre e lo espri­mono nella vita di ogni giorno con celebrazioni festose, liturgie, canti.

Un m om ento distensivo particolarm ente indicativo è la ri­creazione.

Rivelando una equilibrata com prensione della psiche, la Santa stabilisce un tem po prolungato di ricreazione (due ore al giorno) durante le quali « todas jun tan puedan hablar en lo que m ás gusto les diere » 141.

E ’ rim asto famoso lo stile di ricrearsi al Carmelo, in compagnia della santa: c 'era sapore di ' perfe tta letizia ’ canti, nacchere, flauti, tam burelli, com ponim enti poetici accompagnavano quegli im portanti m om enti di convivenza.

Dobbiamo ricorrere ancora alle prim e compagne di Teresa per conoscere l ’im portanza pedagogica di questi m om enti distensivi, oc­casione di crescita nel dialogo e nella comune letizia, di scambio di pareri e am abile conversazione. A volte, oggetto della conversazione erano i ricordi dell’infanzia della M adre 142, altre volte « sfide » (desa­fíos) o iniziative varie per vivacizzare i ra p p o r t i143.

«yo haré que venga y será para hacerle burla» (no 41); «hermana mía aquí hemos venido a comer no a suspirar» (no 42); «hay santos que son santos para si, y hay santos que lo son para dar que mercer alos dem ás» (no 49); Ana de la Trinidad mangia la fetta di melone ri-servata a Teresa dicendo: « desde ab eterno la tenía Dios para m i», larisposta della Santa: « buen provecho le haga... si Dios la tenía ab aeterno para ella, yo me alegrara de habérmela comido con tiempo » (no 50); Catalina de Cristo, la « mirabobales », per rallegrare la Madre un giorno si mise a bai­lare con un cesto in testa: « ¡ ay, mirabobales, que riendo te has de ir al cielo »,la portoghese replicó: « Madre mía si fuere al cielo, ¿ como he de ir sino riendo ? (n° 55); « En Avila una religiosa quedó muy escandalizada por oir que otra se reía ruidosamente junto al torno, pareciéndole que daba mal ejemplo a los de fu era», la risposta di Teresa: « Sepa, mi hija, que aunque aquella risa la hubiesen oído los seglares, no era motivo de escándalo, y yo más quiero que las vean reir que no llorar» (n° 66) (da una raccolta di Dichos y hechos de nuestra madre Teresa de Jesús).

Una caratteristica « leyenda » ci narra R o d r íg u ez O., (Leyenda aurea teresia- na, pag. 168): « en cierta ocasión llegó la Santa de visita a un convento donde la priora había prohibido contar chistes en la recreación con pretexto de evi­tar actos de amor propio. La Santa se llevó las manos a la cabeza diciendo: « ¡ Dios mío, a donde hemos llegado ! ¿ No nos basta se tontos por naturaleza que aspiramos a ser bobos por gracia ?».

141 Co n° 26. Cfr. I sa bel de S.D. Relación, pag. 9: « hazía coplas devotas para que se cantasen en loor de las fiestas... y con estos santos exercicios las traia bien ocupadas y entretenidas, que estas eran las recreaciones que ella enseñaba y ansí lo más que se trataba en el las era a este modo en el tiempo que es de orden estar juntas, que es una hora después de comer y otra después de cola­ción o cena ».

142 Cfr. I sabel B a u t is t a , B.M.C. XIX, pag. 20: « para dar honesta recreación a sus hijas las contaba los entretenimientos de su n iñ ez».

143 Cfr. A n a de los A n g e l e s , B.M.C. XIX, pag. 566: « escribía unos libritos o

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Spesso era l'elem ento poetico o m usicale ad allietare la ricrea­zione nella com unità di Teresa.

In proposito Ribera racconta: « gustaba la m adre de que sus m onjas anduvieran alegres y que cantasen en las fiestas de los san­tos y hiciesen coplas. Más como gustaba de dar ejem plo en todo, hacíalos ella m ism a y los cantaba en unión con sus hijas sin in stru ­m ento ninguno de m úsica sino acom pañándose con la m ano dando ligeras y suaves palm adas para llevar el compás y hacer cierta a r­m oniosa cadencia » 144. II canto, la poesia, « villancicos y coplas » possiedono maggiore im mediatezza e coinvolgono facilm ente tu tto il gruppo; « en eso pasan las recreaciones », ricordava T eresa14S.

Questo m odo di stare insieme in gioiosa arm onia e sem plicità era « alegrarse en el Señor »; anche la ricreazione perciò alim entava e salvaguardava nella sua sorgente la comune amicizia.

Alla base di tale stile nel ricrearsi, c ’è chiaram ente la preoccu­pazione che ciò avvenga come m om ento com une poiché questo gesto educa a vivere come un solo corpo il m om ento della gioia, non come allegria m ondana, m a bellezza dell’ab itare insieme come fratelli nel tem pio di Dio. Assicurava Teresa: « el Señor dará gracia a unas para que den recreación a otras; fundadas en esto todo es tiempo bien gastado » 146.

Tutto questo conferm a quanto abbiam o detto sull’am ore e sul­l’uguaglianza nella com unità teresiana: i rapporti instaurati tra le persone, sono nuovi in quanto ritrovano il loro fondam ento nella perenne novità del Vangelo. Essi lasciano spazio al fiorire di tu tta in tera l’um anità di ogni persona che liberam ente e con un gesto di am ore en tra a far parte della comunione gioiosa, la caratteristica della com unità teresiana.

Concludendo questo lavoro d iretto ad una ricerca sulla vita del gruppo teresiano — sopratu tto in rapporto ai principi di formazio­ne, ed alle relazioni alTinterno della com unità stessa — troviam o conferm a che è nella comunione tra quelle persone condotte e custo­

cuadernillos que llevaban algunas virtudes, aplicando a cada una de las reli­giosas » A questa scuola di « recreación » fu educato S. Giovanni della croce: cfr. F 13,5.

144 R ibera F., L. 4, Cap. 24.145 Ca a Maria de S. José 9/1/77,8 (no 224); Ca a Maria de S. José l /2 / ’80,

12 (no 246); Ca a Lorenzo de Cepeda 2 / l / ’77,14 (no 6); Ca a P. Gracián fine die., 76,1 (no 97), cita la poesiola che le era stata dedicata: « la madre funda­dora / viene a la recreación / bailemos y cantemos / y hagamos el son ». Cfr, C u s t o d io V ega A., La poesia de S. Teresa, Madrid 1975.

Co no 27.

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dite dalla presenza di Lei, che il carism a di Teresa trova espressione storica.

La Santa chiede scelta radicale per Dio, apertu ra costante in un am ore reciproco infaticabile, poi, condotta da Dio e dalla sua am o­revole m aternità, ogni com unità diventerà teresiana, in ragione di quella volontà di specificità di cui ogni realtà ecclesiale vive.

In conseguenza di ciò nasce la stru tturazione della vita in una consapevolezza che ogni m om ento della p ropria esistenza ed ogni dimensione in cui m atu ra un rapporto verticale con Dio, trova senso e completezza nella comune chiam ata ad essere Chiesa domestica. Pertanto i principi fondanti del dinam ismo della com unità, investo­no tu tte le espressioni della vita di un sapore di com unione e recu­perano ogni gesto umano, al fine della edificazione della fratern ità, dando loro una novità, che solo la salvezza che avviene nella Chiesa, conferisce.

Così il rapporto tra le sorelle, sarà un « hablar en El... para más avivar el am or que tienen al esposo » 147, più ancora, la comunione con la Madre condurrà a n arrare « la m anera que se han aprove­chado en la oración » m . La correzione fra terna diventa occasione di crescita nella comune consapevolezza della fedeltà di Dio alla sua chiam ata, dunque sarà un « avisar con caridad » !49. Affidarsi poi a Dio ed essere sua proprietà , esige distacco e povertà di cuore per imi­tare il Signore Gesù (« parezcám onos en algo a nuestro rey »). Il conventino teresiano è dunque povero, senza rendita, spesso privo del necesario ,5°; al cuore di questa spaventosa povertà, Dio anda­va edificando la capacità di comunione. Al « todo sea pobre » cor­risponde il « todo sea en com ún » 151. Per questo la vita dei poveri che vivono dell'eredità del Signore, non im pedirà di en tra re in m o­nastero alle candidate che non possiedono la dote sufficiente 152.

La casa che accoglie la comunità-famiglia, sarà anch’essa un aiuto a vivere con in tensità la solitudine e la comunione; « m onaste­rio pequeñito y pobrecito » 153. A m isura di uomo, « cualquier rin-

m Co n° 7.1« Co no 41.149 Co n° 29; cfr. Co n° 21.150 « Había tanta pobreza que esperaban un real de una libra de hilana que

hilaban las religiosas y que se iba a vender y con esto y con limosnas que le trayan se sustentaban» (M a r ía B a u t is t a , B.M.C. XIX, pag. 528); cfr. C 2,9; V 35,2.

151 Co n° 10; cfr. Co n° 22.152 Cfr. Co no 21; F 27,12: « nunca dejéis de recibir las que vinieren a que­

rer ser monjas... porque no tenga bienes de fortuna, si los tiene de virtudes,que por otra parte remediará ».

155 Cfr. Co no 32,

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LA COMUNITÀ TERESIANA 583

con », anche se non privo della sua dignità e sopratu tto di tan ta p u liz ia154. In segno di povertà e come m utuo servizio, la com unità teresiana inoltre deve m antenersi con il lavoro: « se fundan en trab a­jo... como pobres » 155. Lavorare deve diventare autentico dono al fratello, come lo è l’intercessione orante.

La preghiera, elem ento di specificità nella Chiesa, tram ite il con­ta tto con l’Altissimo di cui il credente è diventato tempio, realizza la p ropria chiam ata a vivere al cospetto del Signore, e cem enta il corpo della Chiesa atto rno a Lui. La preghiera fa tta in comune, la celebrazione della liturgia, m anifestano che questa Chiesa aspetta il Signore; pertan to avverrà in m odo « que edifique » 15é. Culmine della presenza santificante e unificante del Signore è l ’E ucaristia in cui Egli « no viene tan disfrazado ». Questa presenza dello sposo al Car­melo teresiano dà senso allo stare insieme atto rno al sacram ento del­l ’un ità in adorante venerazione, p er apprendere a costru ire nell’unione il suo corpo, la Chiesa, scopo unico della clausura Carm elitana. In tal m odo la Comunità teresiana è chiam ata a vivere già il suo « ence- ram iento » come dono m issionario, perciò diventa casa della p re­ghiera che offre il suo dono ad ognuno, secondo l'esempio offerto dalla Madre: « se aprovechaban en esto y en otras virtudes las perso­nas que la tra taban de los seglares y de todas suertes » 157. Questa vita m anifesta equilibrio ed ordine. F ru tto di una crocifissione con­tinua e della necrotizzazione dell’uomo vecchio, nasce la Chiesa ed in essa ancora il gusto dell’arm onia delle cose, il sapore del bello, della natura , della dignità dell’uomo 15S.

154 Cfr. I s a b e l d e S.D., Recuerdos de la Madre Teresa, pag. 10: « era extre­madamente amiga de limpieza »; Cfr. A na d e J e s u s , (B.M.C. XIX, pag. 474): « es esto de gran limpieza más que muchas riquezas, más esto decía la levantaba el espíritu ».

U5 J u l i á n d e A v i la , o .c . , pag. 222; cfr. Co n° 24: « para que coman lasdemás ».

156 Modo 30; cfr. I s a b e l B a u t i s t a (B.M.C. XIX, pag. 533): «honraba y reve­renciaba mucho a Dios, la vió estar continuamente en coro en el oficio divino, el cual rezaba y hazía rezar con devoción y pausa grande ».

157 I s a b e l d e S.D., Recuerdos de la madre Teresa, pag. 5. Don Alvaro de Mendoza, il vescovo grande ammiratore di Teresa, ai primi tempi « traía a todas las personas que él podía graves para que lo viesen (el monasterio). Y no solo él se esternecía de devoción, sino con las cosas que él decía y ellos vían, les conmovía a las mismas y les hacía derramar lágrimas y casi mal­decir de las riquezas y pompa del mundo, diciendo que lo que en esta casa había gozado que hacía el caso y satisfacción a las almas de suerte... que les parecía y parece la casa un santuario y que solas las paredes mueven los cora­zones a conocer el poder y la misericordia de Dios y que su Majestad les hace mercedes por las oraciones de sus siervas qüe tiene aquí encerradas » (T e r e s a d e J e s u s (nipote) B.M.C. II, pag. 321).

158 Cfr. Ca a Lorenzo de Cepeda 2 3 /1 2 / '6 1 ,6 (n° 1) : il monastero aveva « lin­das vistas v campo »; cfr. V 9 ,5 . Cfr, F lo risq o ne M ., Estética Teresiana, in Rev. de Esp. 22 (1 9 6 3 ), 482-488,

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584 GIUSEPPE POZZOBON

Tutte queste caratteristiche, che qui appena abbiam o accennato, sono rivelatrici di alcuni di quei valori che costituiscono delle co­stanti nel messaggio della Santa di Avila:

— D inam ism o : « seguir los consejos evangélicos », si concretizza in scelte operative da subito: un taglio netto con una certa situazio­ne di im borghesim ento e un inizio coraggioso: la nuova vita che Teresa e le sue compagne vivono deve essere to talitaria e quanto mai capace di rendere al proprio tem po una testim onianza credibile.

— Personalismo : l'uomo, il partn er dell’am ore di Dio, va rispet­tato nel suo irripetibile cammino, dovrà essere aiu tato da un am ­biente educativo vero e benevolo che gli renda appetibile ed am abile la vita che vive, affinché Egli stesso sia capace di com uni­care questa gioia. Personalism o dunque, in quanto ogni brano della vita um ana è profondam ente avvolto da una dimensione di am ore teologale ed umano.

— Realism o : la vita comune esige una disponibilità al servizio reciproco, fondata nella ricerca continua del volere di Dio concre­tissimo. Dunque la fedeltà alle piccole cose, dà la m isura della ve­rità della comunione. Queste certezze danno adito all'afferm azione che la vita ed il messaggio della com unità Teresiana, ha realizzato davvero una chiarificazione per il suo tem po e dunque per sempre, del ruolo della vita religiosa nella Chiesa e del m etodo di formazione ad una convivenza. Definendo così più concretam ente le ca ra tte ris ti­che cui con fedeltà occorre che le com unità teresiane di sem pre ritornino, possiamo così sintetizzarle:

— Chiesa orante : Teresa organizza una convivenza basata sul­l’orazione m entale vissuta in comune ed in solitudine. Novità asso­lu ta in questo campo è la ecclesialità. Pregare per la Chiesa, ed an­cora prim a, essere oranti perché la Chiesa sia edificata.

— Gruppo fam iglia: l’insistenza sulla limitazione del num ero, l ’aver donato come norm a fondam entale della convivenza l ’am ore fraterno, esige che tu tto davvero sia condiviso, realizzando in tal modo la chiam ata alla comunione.

— Come collegio Apostolico : tensione all’imitazione del modello- Cristo nei suoi m isteri, consapevolezza della presenza sacra del Si­gnore in mezzo ai fratelli convocati. Infine signoria e m atern ità di Maria, il modello realizzato della vita del Carmelo.

— Rivalutazione delle virtù um ane : soavità nel tra tto , gioiosa convivenza, rispetto e dialogo, profonda stim a della cultura.

La ricchezza di questo carism a, una parola viva di Dio, deve dunque essere perpetuata con creatività, in obbedienza allo spirito, come un dono nella Chiesa, m a tornando anche con fedeltà dura­tu ra alla vivacità delle intuizioni originarie.

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« Il carism a dei fondatori si rivela come u n ’esperienza dello spi­rito, trasm essa ai p ropri discepoli per essere da questi vissuta, custo­dita ed approfondita e costantem ente sviluppata in sintonia con il corpo di Cristo in perenne crescita. Tale indole p ropria com porta anche uno stile proprio di santificazione e di apostolato che stabi­lisce una sua determ inata tradizione in modo tale che se ne possano convenientem ente cogliere gli elem enti oggettivi » 159.

Il serio rinnovam ento che ciò impone, rende attuale il m andato di Teresa:« AHORA COMENZAMOS Y PROCUREN IR COMENZANDO DE BIEN EN MEJOR » l60.

G i u s e p p e P o z z o b o n , OCD

159 Mutuae Relationes, n° 11.i«> F 29,32.