La componente biomeccanica della postura umana -...

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chinesiologia n. 1 / 2008 ARTICOLO 4 ELENA MARTINELLI* - VALTER PARODI** * Università di Firenze, Facoltà di Medicina & Chirurgia; ** Università di Genova, Facoltà di Ingegneria - Medicina & Chirurgia INTRODUZIONE La stazione eretta, in appoggio bipede, frutto del- l’evoluzione della specie umana, distingue l’uomo da- gli altri animali. Tale soluzione strutturale si è svi- luppata in assenza di spinte idrostatiche e sotto l’in- fluenza di un campo gravitazionale, che determina un condizionamento continuo generando problemi d’assetto e d’equilibrio. Per esprimere il concetto del controllo dell’asset- to geometrico corporeo, finalizzato alla garanzia del- l’equilibrio statico e dinamico, è stato sviluppato nel tempo il termine “postura”. I tre approcci culturali che, fondendosi tra loro, danno origine alla moderna disciplina dello studio della postura, sono: la componente biomeccanica, la componente neurofisiologica, la componente psicomotoria. Per motivi di spazio, limiteremo la presente trat- tazione alla (parziale) discussione della prima di tali componenti. Non esiste una sola postura, ma un numero infi- nito di posture, corrispondenti a differenti “posizio- ni d’equilibrio dinamico”. La loro interazione/suc- cessione permette l’espleta- mento delle funzioni mo- torie, statiche e dinami- che, in condizioni reali, che generalmente non pos- sono soddisfare contempo- raneamente le situazioni di (Fig. 1): - massimo equilibrio (stabilità); - minimo consumo energetico (massima economia); - massimo comfort (minimo sforzo a carico delle strutture anatomiche). La componente biomeccanica della postura espri- me la necessità tecnica di garantire, in ogni situazio- ne ed istante, l’equilibrio osteo-mio-articolare stati- co/dinamico. ASPETTI OSTEO-MIO-ARTICOLARI DELLA POSTURA Le strutture osteo-mio-articolari (per dirla in termini meccanici: sistemi di leve ossee, incernierate tra loro mediante le articolazioni ed attivate/stabilizzate dalle La componente biomeccanica della postura umana Riassunto La componente biomeccanica della postura esprime la necessità tecnica di garantire, in ogni situazione ed istante, l’equilibrio osteo-mio-articolare. Le strutture osteo-mio-articolari (per dirla in termini meccanici: sistemi di leve ossee, incernierate tra lo- ro mediante le articolazioni ed attivate/stabilizzate dalle contrazioni muscolari e dai legamenti) sono i tra- sduttori meccanici che realizzano, nel concreto, l’atteggiamento statico, o dinamico, voluto per il corpo. In al- tre parole, sono i mezzi che attribuiscono la fisicità reale alle nostre intenzioni posturali. Summary The biomechanical component of the posture expresses technical necessity to guarantee, in every situation and in- stant, the equilibrium to osteo-my-articular. The osteo-my-articular structures (to tell her mechanical terms: systems of bony levers, among them through the articulations and connected from the muscular contractions and from the ligaments) they are the mechanical tras- duttoris that realize, in the concrete one, the static, or dynamic attitude, wanted for the body. In other words, they are the means that attribute the real image to our postural intentions. 28 fig. 1

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chinesiologia n. 1 / 2008

ARTICOLO 4

ELENA MARTINELLI* - VALTER PARODI*** Università di Firenze, Facoltà di Medicina & Chirurgia; ** Università di Genova, Facoltà di Ingegneria - Medicina & Chirurgia

INTRODUZIONE

La stazione eretta, in appoggio bipede, frutto del-l’evoluzione della specie umana, distingue l’uomo da-gli altri animali. Tale soluzione strutturale si è svi-luppata in assenza di spinte idrostatiche e sotto l’in-fluenza di un campo gravitazionale, che determinaun condizionamento continuo generando problemid’assetto e d’equilibrio.

Per esprimere il concetto del controllo dell’asset-to geometrico corporeo, finalizzato alla garanzia del-l’equilibrio statico e dinamico, è stato sviluppato neltempo il termine “postura”.

I tre approcci culturali che, fondendosi tra loro,danno origine alla moderna disciplina dello studiodella postura, sono:• la componente biomeccanica, • la componente neurofisiologica, • la componente psicomotoria.

Per motivi di spazio, limiteremo la presente trat-tazione alla (parziale) discussione della prima di talicomponenti.

Non esiste una sola postura, ma un numero infi-nito di posture, corrispondenti a differenti “posizio-ni d’equilibrio dinamico”. La loro interazione/suc-

cessione permette l’espleta-mento delle funzioni mo-torie, statiche e dinami-che, in condizioni reali,che generalmente non pos-sono soddisfare contempo-raneamente le situazioni di(Fig. 1):- massimo equilibrio

(stabilità); - minimo consumo energetico (massima economia);- massimo comfort (minimo sforzo a carico delle

strutture anatomiche).

La componente biomeccanica della postura espri-me la necessità tecnica di garantire, in ogni situazio-ne ed istante, l’equilibrio osteo-mio-articolare stati-co/dinamico.

ASPETTI OSTEO-MIO-ARTICOLARIDELLA POSTURA

Le strutture osteo-mio-articolari (per dirla in terminimeccanici: sistemi di leve ossee, incernierate tra loromediante le articolazioni ed attivate/stabilizzate dalle

La componente biomeccanicadella postura umana

RiassuntoLa componente biomeccanica della postura esprime la necessità tecnica di garantire, in ogni situazione ed

istante, l’equilibrio osteo-mio-articolare.Le strutture osteo-mio-articolari (per dirla in termini meccanici: sistemi di leve ossee, incernierate tra lo-

ro mediante le articolazioni ed attivate/stabilizzate dalle contrazioni muscolari e dai legamenti) sono i tra-sduttori meccanici che realizzano, nel concreto, l’atteggiamento statico, o dinamico, voluto per il corpo. In al-tre parole, sono i mezzi che attribuiscono la fisicità reale alle nostre intenzioni posturali.

Summary The biomechanical component of the posture expresses technical necessity to guarantee, in every situation and in-

stant, the equilibrium to osteo-my-articular. The osteo-my-articular structures (to tell her mechanical terms: systems of bony levers, among them through the

articulations and connected from the muscular contractions and from the ligaments) they are the mechanical tras-duttoris that realize, in the concrete one, the static, or dynamic attitude, wanted for the body. In other words, theyare the means that attribute the real image to our postural intentions.

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fig. 1

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contrazioni muscolari e dai legamenti) sono i tra-sduttori meccanici che realizzano, nel concreto, l’at-teggiamento statico, o dinamico, voluto per il corpo.In altre parole, sono i mezzi che attribuiscono il sup-porto della fisicità reale alle nostre intenzioni posturali.

Oramai ben sappiamo che, affinché il movimen-to articolare si produca (o sia impedito), è indispen-sabile l’applicazione di una forza che agisca all’estre-mità di un braccio di leva. Questa è generata diretta-mente dagli attuatori muscolari, associati con l’arti-colazione, oppure è trasmessa, in via indiretta, da al-tri segmenti in movimento o proviene da effetti gra-vitazionali (o inerziali).

In ogni caso, essa deve possedere un’intensità taleda vincere la reazione resistente che il sistema, in quelmomento (e per definiti gradi di libertà), oppone.

L’effetto della contrazione muscolare (generatricedi forza e non di spostamento) determina, grazie al-la mobilità di un segmento rispetto ad un altro rite-nuto fisso (esistenza del grado di libertà specifico peril dato movimento), l’avvicinamento dei due puntiestremi del muscolo stesso: origine ed inserzione.

In altri casi, la contrazione muscolare agisce dafreno al movimento, limitando l’allontanamento diquesti due punti. L’allontanamento, che viene con-trastato, è il prodotto di forze muscolari antitetiche al-la prima, oppure da forze aventi origine nell’ambienteextramuscolare. Per esempio: l’estensione del gomito(partendo dalla posizione flessa), prodotta dal pesodell’avambraccio, è modulata dai muscoli flessori enon dagli estensori; quella del ginocchio, prodottadal peso della gamba, è anch’essa regolata dai flesso-ri e non dagli estensori.

Lo spostamento è conseguenza dell’applicazionedella forza, ma anche di altri fattori: - gradi di libertà articolari- geometria dei rapporti intersegmentari- impedenza meccanica del sistema (si definisce co-

sì tutto ciò che crea opposizione allo sviluppo delmoto). L’impedenza è combinazione di molti fattori:

• dell’inerzia, che si oppone alle variazioni dello sta-to di moto

• della gravità, che (esistendo un campo di potenzia-le gravitazionale) richiede energia per spostarsi ver-so l’alto e cede energia ai movimenti verso il basso.

Inoltre dipende:• dalle resistenze articolari, che sono funzione della ri-

gidezza dei tessuti e della geometria delle strutturearticolari di stabilizzazione

• dalle resistenze muscolari, a loro volta funzione del-le caratteristiche visco-elastiche tessutali, del reclu-tamento delle unità motorie, della modulazioneagonista-antagonista e dell’azione della muscolatu-ra stabilizzante.

La forza, che ogni muscolo è in grado di pro-durre, è direttamente proporzionale all’area della suasezione trasversale. Tuttavia, essa varia anche in rap-porto alle condizioni meccaniche di lavoro ed allalunghezza istantanea del muscolo stesso, durante unmovimento generato da una contrazione sia in iso-metria sia auxotonica (così è definita una contrazio-ne caratterizzata dall’aumento della forza col progre-dire del movimento; p.e. tirare un elastico).

Il sistema nervoso utilizza i muscoli principal-mente facendo variare la loro lunghezza; questa fun-zione è condizionata anche dalla lunghezza inizialedel muscolo e dalle forze resistenti che si oppongonoa tale variazione.

Poiché la potenza muscolare esprime il lavoro com-piuto nell’unità di tempo, possiamo anche calcolarladal prodotto (fatto per ogni istante, cioè dall’integra-le) della forza sviluppata per la velocità di contrazione.

Se la velocità di contrazione è costante, per uncerto intervallo di tempo, la forza potrà essere consi-derata direttamente proporzionale alla potenza.

Reciprocamente, la velocità di contrazione sarà di-rettamente proporzionale alla potenza, se è costante laforza sviluppata (la forza resistente che viene vinta).

Ovviamente, per potenza muscolare costante latensione muscolare e la velocità di contrazione risul-teranno inversamente proporzionali.

Le forze prodotte dalla contrazione muscolare so-no trasferite alle estremità del muscolo, su origine edinserzione; trasmettendosi lungo una catena di leve,vincoli e cerniere (fulcri), arrivano sulla struttura checostituisce, in quel momento, il vincolo del corpo al-l’ambiente (nella maggior parte dei casi si tratta diappoggio al suolo).

Affinché questa complessa sequenza di fenomenimotori possa realizzarsi in modo armonico, è necessa-

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ria l’informazione costante sulla situazione/mutamen-to della posizione d’ogni singolo segmento, che è assi-curata dalle strutture neuro-senso-motorie di controllo.

La funzione antigravitaria, rappresentata dalla ri-sposta motoria del corpo umano alla forza di gravità,al fine di mantenere l’ortostatismo e permettere ilmovimento, si attua non attraverso la generazione diforze uguali e contrarie a quelle gravitarie, ma, ben-sì, attraverso la generazione di forze capaci di pro-durre dei momenti eguali e contrari a quelli derivan-ti dall’azione del peso. Complessi automatismi neu-ro-muscolari, regolano il valore istantaneo degli angoliarticolari e rendono possibile la ricerca e la stabiliz-zazione degli equilibri, necessari alla postura eretta, tragli effetti gravitari dovuti alle masse dei segmenti cor-porei e le azioni motorie muscolari.

L’esame biomeccanico della funzione antigravitariapuò essere semplificato (per motivi didattici, ma nondi sistema), considerando separatamente le varie prin-cipali articolazioni. Tuttavia, questa operazione “ana-litica del particolare” può farsi solo dopo aver svilup-pato un giudizio completo sull’insieme, che consiste inuna valutazione/comprensione delle concatenazionifunzionali delle articolazioni (+ masse segmentarie in-terconnesse) nell’ambito dell’intero sistema.

Il piede rappresenta la base d’appoggio principa-le, attraverso cui le forze, sviluppate od applicate alivello delle strutture anatomiche superiori, sono sca-ricate al suolo.

Le articolazioni del piede (funzionalmente si puòcomprendere in esso anche la caviglia) sono numerose,specializzate e organizzate gerarchicamente. Fonda-mentali per la postura sono le articolazioni: sotto-astragalica, mediotarsica e tibio-peroneo-astragalica.

La volta plantare, vera interfaccia del piede colsuolo, è costruita sui tre punti d’appoggio: le testedel I e V metatarso e la tuberosità calcaneare. Fon-damentale è la sua capacità di adeguarsi istantanea-mente alla morfologia del suolo, contribuendo a man-tenere invariata la posizione delle articolazioni dellacaviglia e del ginocchio (e quindi garantendone lafunzionalità ottimale); in questo modo viene garan-tito il rispetto del loro vero unico grado di libertà: larotazione sul piano sagittale dell’arto inferiore, mi-nimizzando le tendenze all’attivazione di altri gradi dilibertà spuri (per il cui controllo sarebbero richiesteonerose attivazioni muscolari).

In realtà non esiste una vera coincidenza né tra ipiani funzionali sagittali delle due articolazioni, nédi questi con quello dell’arto. L’asse trasversale bi-malleolare è, infatti, aperto verso l’esterno e la posi-zione del piede, in pronazione od in supinazione, fa-cilita, istante per istante, uno tra i molti piani su cuila flesso-estensione della caviglia è possibile.

Il ginocchio, la cui complessità funzionale è bennota, è considerato per semplicità come articolazione

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ad un solo grado di libertà, corrispondente alla rota-zione (poco meno di 180°) sul piano sagittale.

In estensione completa, l’allineamento tra gli assilongitudinali tibiale e femorale può essere mantenu-to senza azione muscolare diretta, grazie ad un fine-corsa passivo raggiunto in situazione di lievissima re-curvazione.

Per quanto riguarda, invece, l’articolazione del-l’anca, trattandosi di un’enartrosi (ossia di un’artico-lazione sferica) non esiste un fine-corsa di contatto ri-gido capace di produrre robusti contrasti passivi.

Tuttavia, nell’appoggio bipodale eretto, il quadri-latero rappresentato dal: bacino, assi verticali degliarti inferiori e suolo, assicura una certa stabilità sul pia-no frontale (come si discuterà meglio in seguito).

Nei confronti dell’azione della gravità, ogni mo-vimento provocato da essa va inteso, ai fini dellapostura, come spostamento del segmento superiorerispetto a quello inferiore. Una rotazione della cavi-glia non deve essere mai considerata come movi-mento, in estensione od in flessione, del piede sul-la gamba, ma una rotazione, indietro od in avanti,del piano frontale della gamba, sull’asse trasversodella caviglia.

Per comprendere meglio il significato di questaprecisazione, si pensi che un piede in sospensione puòessere esteso e flesso dorsalmente, senza determina-re reazioni di flesso-estensione nei segmenti supe-riori, mentre accade il contrario se è in appoggio.

Secondo le caratteristiche biomeccaniche dell’ar-ticolazione (ossia secondo i suoi gradi di libertà) nel-la quale si sviluppa il movimento prodotto dalla con-trazione muscolare, assumono, di volta in volta, im-portanza prevalente i gruppi: flesso-estensori, rotato-ri o gli adduttori-abduttori.

Molto spesso i movimenti prodotti sono più com-plessi del previsto, risultando sviluppati su più di unpiano o andando a coinvolgere più segmenti.

Ampiezze del movimentoarticolare (motilità)

L’ampiezza del movimento delle articolazioni (diar-trosi) è determinata dalla:- forma delle superfici articolari- azione limitante dei legamenti (sia dell’articolazio-

ne, sia della capsula)- azione di comando (o di limitazione) dei muscoli- distribuzione della massa muscolare attorno all’ar-

ticolazione.

Tali condizionamenti sono variabili da individuoad individuo e l’esercizio continuo si dimostra capa-ce di incrementare notevolmente le possibilità di mo-vimento delle diverse sedi articolari.

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Questo fattore si dimostra particolarmente pre-zioso nelle attività mirate al recupero/mantenimentodella motilità articolare che tende a ridursi per il dis-uso motorio e l’invecchiamento.

Altri fattori influiscono, in forma più generale,sull’ampiezza di ogni movimento possibile:- tipo costituzionale: si tratta di differenti somatoti-

pi (il termine si riferisce alla distribuzione dei dia-metri delle circonferenze corporee, rispetto alla lun-ghezza del corpo): gli endomorfi (che sono i più ro-busti) hanno motilità minima, se confrontata conle prestazioni degli ectomorfi (magri) e dei meso-morfi (normali)

- abitudini e stili di vita- stato di salute- età.

Si hanno risultati diversi (spesso non confrontabili)sulla motilità misurata:- eseguendo i rilievi dei movimenti su scheletro (va-

lori massimi)- su reperti anatomici sperimentati in vitro- direttamente in vivo, su soggetti collaboranti.

I motivi sono chiari: in taluni casi si prendono inconsiderazione solo le superfici articolari (prive ditutti i tessuti molli) ed in altri si trascurano le colla-borazioni segmentali, che concorrono nel movimen-to in studio.

Tanto più sono simili le estensioni delle superficiarticolari e tanto minore risulta la mobilità. Questo per-ché le grandi escursioni sono possibili solo con congruispostamenti relativi dei punti delle zone di contatto.

P.e. la troclea del gomito si sviluppa per circa 320°,mentre la cavità sigmoide dell’ulna, per circa 180°; ab-binate consentono una mobilità in flesso-estensionedi circa 140° (320°-180°).

La mobilità, che è definita in conformità a questeconsiderazioni, è chiamata “mobilità scheletrica” edè la massima possibile; tutti gli altri contributi ana-tomici sono sempre da intendersi in senso riduttivo.

Si distingue anche una mobilità attiva da una pas-siva, in funzione di come si ottiene il movimento.

La mobilità attiva è ottenuta dall’attivazione deimuscoli relativi (in flessione ed estensione), mentre lamobilità passiva è determinata dall’azione di forzesempre esterne al corpo umano.

La mobilità passiva è sempre superiore a quellaattiva, ma risulta inferiore a quella scheletrica.

Tradizionalmente la motilità di un’articolazione èmisurata in gradi, visualizzando l’arco di cerchio de-scritto (proiettato su di un piano) da un segmento ar-ticolare, considerato mobile rispetto ad un altro as-sunto come fisso (o rispetto ad un riferimento esterno).

Praticamente si misura la flessione ed il camminoinverso come estensione. Perciò è definita iperesten-sione un’azione di ritorno che evolve oltre la posizio-

ne d’inizio del movimento.Partendo dalla posizione iniziale di riferimento,

sono misurate l’adduzione e l’abduzione; mentre la ro-tazione richiede la definizione preliminare di con-venzioni specifiche per ogni tipo di articolazione.

Lo strumento più diffuso utilizzato per questi ri-lievi è ispirato al goniometro a due braccia; che sipuò presentare dalla forma geometrica più elementa-re (due aste e scala angolare), fino ad un sistema di tra-sduttori, fissati al corpo, che realizza l’analisi auto-matica dei dati mediante elaboratore. In ogni caso ilsistema prevede l’individuazione di due assi di riferi-mento, nei segmenti corporei messi in moto relativo,e l’individuazione dell’asse di rotazione dell’articola-zione in esame (in molti sistemi, ad elaborazione au-tomatica, la posizione dell’asse, ossia del centro di ro-tazione, è determinata automaticamente, in base al-l’analisi stessa del movimento).

Altri sistemi si limitano a dare una misura della gia-citura spaziale dell’asse del segmento articolare in stu-dio, riferita rispetto alla retta verticale d’azione gra-vitaria. Il sistema non fornisce direttamente i valori an-golari relativi al movimento articolare, ma presental’indubbio vantaggio di essere adeguato all’analisi dimovimenti di 360°, nelle 3D, senza onerose operazionidi registrazione.

L’AAOS (l’Accademia Americana dei ChirurghiOrtopedici) ha suggerito, sin dal 1965, un criteriogenerale per la misura della motilità articolare me-diante tecniche goniometriche (Method of Measu-ring and Recording), che si raccomanda per la suapraticità e generalità d’impiego.

Può essere utile estrarne qualche cenno e consi-derazione generale.- Gomito

La posizione di partenza è quella con il braccioorizzontale, a livello della spalla (palmo verso l’alto)e parallelo al piano sagittale. La misura è fatta inflessione, con rotazione da 0° a 150°; l’estensionepuò proseguire fino ad un’iperestensione di 10°.- Spalla

E’ necessario separare il movimento scapolo-ome-rale da quello che si attua a livello scapolo-toracico.

La posizione di riferimento è quella del soggettoin stazione eretta, con le braccia in basso ed i palmirivolti verso i fianchi.

Si misura, sul piano frontale, un’abduzione di180° ed un’adduzione di 75° (in quest’ultima fase ilmovimento del braccio non è più contenuto nel pia-no frontale).

Sul piano sagittale, la flessione raggiunge i 180°,mentre l’estensione posteriore (retropulsione/retro-posizione) è di circa 60°. Spostando il braccio su di un piano orizzontale trasverso, posto all’altezza della

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studi anatomici, integrati da rilievi sperimentali delmovimento ed analizzati mediante tecniche statistiche.

P. de Leva (1996), propone una metodica sempli-ce e d’immediato utilizzo, per l’identificazione deicentri delle articolazioni fondamentali: spalla, gomi-to, polso, anca, ginocchio e caviglia.

Il metodo è quello di fare individuare i centri dafacili reperi anatomici, che sono:- il punto più laterale sul processo acromiale della

scapola;- il punto più prossimale sul bordo laterale del radio;- l’estremità distale del processo stiloideo del radio;- un punto sul solco dorsale, tra l’estremità del 3°

metacarpo e la base del 3° dito;- estremità del gran trocantere;- il punto più prossimale sul margine mediale della te-

sta della tibia;- l’estremità distale della tibia.

Con questa procedura i 12 principali assi articolaridel corpo umano sono definibili con un’accuratezzasufficiente per le ordinarie analisi posturali.

L’equilibrio del tronco nella postura erettaE’ una postura raramente utilizzata nella vita quo-

tidiana ma utile come posizione di riferimento, gra-zie alla sua simmetria ed alle sue caratteristiche bio-meccaniche facilmente definibili.• Le parti scheletriche sono mantenute in equilibrio

dalle tensioni passive: dei legamenti, delle aponeu-rosi e delle reazioni elastiche dei muscoli, integrateda un valore minimo della funzione attiva fornitadalla contrazione delle unità motorie.

• Nella stazione eretta simmetrica rilassata, le artico-lazioni delle anche, così come quelle delle ginoc-chia, assumono una posizione di piena estensione,poiché, dovendo sopportare il peso sovrastante, sipongono in condizione di minimizzare la forma-zione di momenti destabilizzanti.

• Nell’articolazione della caviglia non c’è nessun con-trasto osseo, o legamentoso, al movimento (comeavviene invece a livello del ginocchio); comunque latensione passiva della biarticolarità del muscolo ga-strocnemio è un fattore importante per la stabilità, fi-no a quando il ginocchio è esteso e il corpo inclina-to leggermente in avanti rispetto alle caviglie stesse.

L’equilibrio del bacino e il rachide lombareLa posizione del bacino è il fattore determinante

per l’allineamento posturale, sia corretto o scorretto,infatti:• la cintura pelvica trasmette l’azione gravitaria dal

rachide agli arti inferiori; • il carico proveniente dalla parte superiore si divide

in due parti e, tramite le faccette articolari sacro-ilia-che, va a scaricarsi sulle teste femorali;

• la forza gravante sul sacro, in posizione eretta, pro-

spalla, si ha una flessione orizzontale (o adduzioneorizzontale) anteriore di 130°÷135°, mentre l'esten-sione orizzontale (o abduzione orizzontale) è ≅ 45°.- Anca

Dato che è un’enartrosi ammette rotazioni su treassi; pertanto si suggerisce di eseguire i rilievi su diun soggetto posto supino su di una superficie rigi-da e di vigilare che non si verifichino movimentidel bacino. Da tale posizione la flessione della cosciarisulta di 110÷120°.- Caviglia

La mobilità è misurata da una posizione dellagamba flessa (90° al ginocchio e 90° alla caviglia), eraggiunge i 20° in flessione dorsale e i 50° in flessioneplantare.

Centri delle articolazioniI centri delle articolazioni sono dei parametri in-

dispensabili per la valutazione dell’ampiezza del mo-vimento articolare.

Il movimento umano è molto complesso e, perpoterne affrontare l’analisi posturale, spesso è neces-sario eseguire semplificazioni del modello di riferi-mento. Una delle più comuni semplificazioni consi-ste nel sostituire, alla situazione reale degli assi d’i-stantanea rotazione delle articolazioni, che descrivo-no i movimenti rotatori dei segmenti corporei nelpiano sagittale, alcuni centri di articolazione. Questicentri sono detti “mediati”, perché, per individuare laloro posizione, devono essere messi in relazione conspecifici punti di repere e non mutano durante tuttal’evoluzione dell’arco del movimento.

Le esperienze condotte nello studio della cinema-tica umana ci confortano sull’adeguatezza dell’usodei centri medi delle articolazioni, in sostituzione de-gli assi istantanei.

Rimane il problema dell’identificazione geome-trica di tali centri, dato che, come appare dalle con-siderazioni precedenti, non solo essi non corrispon-dono a specifici punti di repere anatomici, ma biso-gna anche stabilire una loro posizione “mediata”, inquanto spesso si tratta di assi di rotazione che com-piono traslazioni non nulle durante l’esecuzione delmovimento.

Dato che il centro dell’articolazione è un punto co-mune agli estremi, distale e prossimale, di due seg-menti tra loro articolati, questo costituisce una note-vole semplificazione nello studio della cinematica(p.e. nell’articolazione del ginocchio elimina lo sci-volamento relativo tra estremità distale del femore edestremità prossimale della tibia, nel movimento diflesso-estensione).

La soluzione al problema dell’identificazione delleposizioni dei centri articolari può provenire solo da

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duce una lieve fisiologica antiversione del bacino.

Il rachide lombare, per il solo fatto di essere situatoinferiormente, deve svolgere il compito strutturalepiù impegnativo perché:• su di esso grava il carico maggiore;• è aggredito per primo dagli impulsi d’urto genera-

ti dalla deambulazione, almeno per la quota nonattenuata dagli arti inferiori.

Valori angolari della lordosilombare fisiologica

In radiografia è possibile rilevare i valori angolaridei componenti l’articolazione lombo-pelvica (Ka-pandji, 1983):

• angolo del sacro (inclinazine del piatto superio-re del sacro conl’orizzontale): 30°(Fig. 2 - ArchivioRaimondi mod.)

• angolo lom-bo-sacrale (inter-sezione degli assidi L5 e del sacro):140° (Fig. 3 - Ar-chivio Raimondimod.)

• inclinazione del bacino in posizione eretta (an-golo formato dalla linea che congiunge l’angolo sacro-vertebrale con il bordo superiore della sinfisi pubicae l’orizzontale): 60°.

Altre misurazioni, da Fernand e Fox (in Tribasto-ne, 1988): (Fig. 4 - Archivio Raimondi mod.)

• l’angolo medio lombo-lombare, misurato tra ilpiatto superiore di L2 ed il piatto inferiore di L5, è dicirca 32°

• il valore medio dell’angolo lombo-sacrale, mi-surato dal piatto superiore di L2 alla linea parallela alpiatto sacrale, è di circa 45°.

Una curvatura del rachide lombare superiore ai68° si definisce iperlordosi, mentre una curvatura in-feriore ai 23° si definisce ipolordosi (Fig. 5 - ArchivioRaimondi mod.).

L’articolazionelombo-sacrale

La curvatura lom-bare assume il suoapice a livello dellavertebra L3. Essa è laprima vertebra, par-tendo dal basso, adessere priva di lega-menti che la collega-no con il bacino;quindi, nella posturaeretta, il suo equili-

brio deriva dal mantenimento dell’orizzontalità, dal-la sua posizione al centro del corpo e dall’azione equi-librante dei muscoli su di essa inseriti.

Ha un arco posteriore necessariamente molto svi-luppato, dove si inseriscono numerose fibre muscolari,che vanno verso la parte superiore del dorso e versol’osso iliaco. L’effetto posturale conseguente è che lacontrazione dei muscoli, con inserzione sul bacino,sposta all’indietro la L3 e riduce la lordosi lombare.

La L3 funziona come un fulcro, su cui convergo-no tutte le azioni derivanti dai carichi agenti sullaparte superiore del corpo; la risultante si trasferisce al-la L4, che, anche con l’intervento di altre strutture,funge da ridistributore verso il sacro, bacino e anche.

Il disco in L3-L4 è orizzontale, quindi sono as-senti le temute sollecitazioni di taglio, capaci di pro-durre scorrimenti tra i corpi vertebrali contrapposti.

Qualora, per un errore posturale, si verifichi un’o-bliquità del bacino, tale da impedire una sufficienteorizzontalità del piatto inferiore di L3,il disco viene sempre più esposto a sfor-zo di taglio e rischio di cedimento (Fig.6 - Archivio Raimondi mod.).

Anche a livello di L4-L5 si nota la man-canza anatomica dei sistemi di controllopassivo. La conseguenza è che, se si verifi-ca un incremento di sollecitazione (dovu-ta all’inclinazione della sezione articolare),il disco L4-L5 può risultare danneggiato

per carenza di protezione passiva. Il disco L4-L5, in conseguenza di epi-

sodi di errata gestione posturale, è sog-getto ad “usura” nel tempo; probabil-mente per il frequente ripetersi d’azionidi scorrimento a taglio, contrastate prin-cipalmente dalla sola rigidezza dell’anel-lo (Fig. 7- Archivio Raimondi mod.).

Il disco L5-S1, come si è visto, è il piùpredisposto a cedimenti per sovraccarichi

impulsivi. Esso, infatti, oltre ad essere dotato di unaforte inclinazione, è il primo disco, partendo dal basso,e quindi rimane quello più vicino alla zona da doveprovengono gli urti prodotti da salti e cadute.

fig. 2 - 3

fig. 6

fig. 7

fig. 4

fig. 5

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La vertebra L5 è situata tra il sacro(S1) e il resto del rachide; perciò. con lasua geometria, deve mediare l’entità del-la lordosi lombare necessaria a compen-sare l’inclinazione del bacino (Fig. 8 -Archivio Raimondi mod.).

Eziologia della lordosi lombareIl rachide lombare presenta una cur-

va a concavità posteriore (lordosi), cherisente anche dell’atteggiamento delle curve sopra-stanti e dell’assetto del bacino, sia sul piano sagittalesia sul piano frontale.

Sotto il profilo eziologico le lordosi lombari sonoclassificate in:

LORDOSI PRIMARIE Dovute a malformazioni congenite o a sovracca-

richi acquisiti che ri-guardano le vertebrelombari o l’osso sacro

* Sacro acuto, Sa-cro arcuato (Fig. 9),Dimorfismi dellevertebre lombari(Fig. 10), Spondilo-lisi- spondilolistesi(Fig. 11)

LORDOSI SECONDARIE Dovute a malformazioni che

interessano l’articolazione coxofemorale o dovute a fenomenidi compenso

* Lussazio-ne bilateraledell’anca, Co-xartrosi

* Disequili-bri muscolari(Fig. 13 e 14)

* primari, (ipotonia della musco-latura addominale, accorciamentodegli ileo-psoas, contrattura degliestensori lombari).

* attitudinali e/o acquisiti (scarso

controllo posturale, atteggiamenti scorretti, dorsocurvo rigido, posizioni antalgiche)

* paramorfismi: iperlordosi del bambino, abitoastenico, addome prominente ipotrofico dell’adole-scente, iperlordosi dell’adulto

L’equilibrio muscolare del bacinoIl bacino risente in modo diretto dell’azione del-

le masse muscolari che vi s’inseriscono e che possonoprodurre movimenti di oscillazione sul piano sagittale(antiversione - retroversione).

I muscoli che operano vincolati sul bacino genera-no delle coppie di forze che possono agire sia in con-trapposizione antagonistica, ai fini della stabilizzazio-ne, sia nel senso di provocare una rotazione e quindi unaumento, o una riduzione, della lordosi lombare.

Se le due coppie lavorano sinergicamente con-trapposte, concorrono ad equilibrare il bacino. Quan-do una delle due prevale sull’altra, il bacino può ruo-tare, sia nel senso dell’antiversione sia della retrover-sione, secondo il gruppo muscolare prevalente (DeSambucy, 1945; Balland e Grozelier, 1946; Lapier-re, 1974; Charrière e Roy, 1968; Kapandji, 1983).

Le forze sinergiche sviluppate dai muscoli, assiemeai contrasti passivi ed alle modificazioni indotte nella con-figurazione della CV, possono determinare infinite po-sizioni d’equilibrio del bacino, tra cui anche l’assettoposturale definito tradizionalmente come “normale”.

Una postura “normale” equilibrata è sempre statadefinita come: “... quello stato di assetto armonico, rag-giunto dai segmenti corporei, che protegge le struttureportanti del corpo”.

In queste condizioni s’ipotizza (!) che la muscola-tura: • lavori in modo efficace ed economico• assicuri un equilibrio sufficientemente stabile, evi-

tando eccessi di sforzi articolari e contratture• consenta un’area di movimento normale per ogni ar-

ticolazione • svolga un’azione adeguata, in termini di forza e di

elasticità• fornisca stabilità all’azione delle perturbazioni.

I muscoli che mantengono un allineamento correttodel bacino, sia in direzione antero-posteriore sia late-rale, sono di estrema importanza nel mantenimento diun buon allineamento generale. Uno squilibrio tra imuscoli che esercitano un’azione antagonista in posi-zione eretta, modifica l’allineamento del bacino conconseguenze negative sulla postura delle parti del cor-po soprastanti (rachide) o sottostanti (arti inferiori).

L’equilibrio muscolare in rapporto all’allineamentoideale in proiezione sagittale

Nella visione laterale: (Fig. 15a e 15b - ArchivioRaimondi mod.)• I muscoli, anteriori e posteriori, inseriti sul bacino

fig. 8

fig. 9

fig. 10

fig. 13

fig. 14

fig. 11

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ne rendono possibile il controllo in rotazione.• Anteriormente, i muscoli addominali (obliquo ester-

no e interno, retto dell’addome) agiscono verso l’al-to e i flessori dell’anca (ileo-psoas, tensore della fa-scia lata e retto femorale) verso il basso.

• Posteriormente, i muscoli spinali lombari agisco-no verso l’alto e gli estensori dell’anca (grande glu-teo, bicipite femorale, semimembranoso e semi-tendinoso) verso il basso.

• Gli addominali e gli estensori dell’anca lavoranoinsieme ruotando il bacino in retroversione.

• I muscoli della regione lombare ed i flessori dell’ancaagiscono assieme ruotando il bacino in antiversione.

• I muscoli posteriori della gamba sono interessati allesinergie equilibratrici (la retta d’azione gravitaria delcentro di massa del corpo umano passa, infatti, davantiall’asse della tibiotarsica), quindi l’azione ponderale gra-vitaria è equilibrata anche dalla forza dei flessori plan-tari (sebbene sul ruolo relativo del soleo e del ga-strocnemio i pareri non siano concordi).

L’equilibrio muscolare in rapporto all’allineamentoideale in proiezione frontale (posteriore)

In posizione eretta, se si mantiene la simmetriadell’atteggiamento rispetto al piano sagittale cardi-nale, la conservazione dell’equilibrio sul piano fron-tale è meno dispendiosa di quella sul piano sagittale.

L’azione gravitaria tende a divaricare gli arti perportare in basso il baricentro (minimizzazione dell’e-nergia potenziale ed aumento della stabilità). L’attri-to offerto dall’interfaccia piede-suolo è, di regola, suf-ficiente ad impedire questa abduzione delle cosce.Quindi, a piedi fissati in appoggio, gli spostamenti la-terali del bacino, che implicherebbero sia pure unmodesto abbassamento del baricentro, coinvolge quat-tro simultanei spostamenti angolari: • la rotazione esterna del piede e l’adduzione del-

l’anca dal lato verso il quale il bacino si sposta;• la rotazione interna del piede e l’abduzione del-

l’anca del lato opposto. E’ sufficiente, quindi, l’attivazione alterna e in-

crociata dei quattro gruppi muscolari antagonisti (ti-biali e glutei laterali del primo lato, peronei e addut-tori del secondo) per correggere le oscillazioni de-scritte su questo piano.

Valutazione dell’assetto del bacino L’angolo di inclinazione fisiologico del bacino (det-

to anche di basculamento) non varia in modo sensi-bile nei soggetti normali, a differenza del caso deisoggetti paramorfici (come conseguenza del dorsocurvo o per sbilanciamenti del busto) e nel caso didismorfismi.

La valutazione dell’assetto del bacino è parte essen-ziale dell’esame morfofunzionale, in stazione eretta, cheprecede la stesura del programma di lavoro, ai fini del-l’impostazione delle posizioni di partenza (angolatura ot-timale) e della scelta degli esercizi addominali.

Il sistema più semplice per valutare l’assetto delbacino, senza ricorrere all’uso di strumentazioni, è ilmetodo di Piollet (Lapierre, 1974; Pivetta, 1976),che valuta la distanza tra le rette orizzontali passantiper i punti di Huc (1937) (Fig. 16a, 16b, 16c e 16d- Archivio Raimondi mod.):

SIPS: spina iliaca posteriore superiore SIAS: spina iliaca anteriore superiore O: ombelico

Bacino in assetto fisiologico: (Fig. 16a)Il bacino è in assetto fisiologico quando il sogget-

to è privo di dimorfismi ed esiste equilibrio tra la mu-scolatura posteriore e quella anteriore. In questo caso: * il bacino è stabilizzato in posizione fisiologica* la distribuzione, nei segmenti corporei, degli effet-

ti del carico è fisiologica.Bacino anteroverso: (Fig. 16b)

È dovuto allo squilibrio dei muscoli antero-po-steriori con un aumento del tono dei muscoli spina-li lombari e dell’ileo-psoas.

Conseguenze:* si accentua la lordosi lombare * si accentua la cifosi dorsale.Principali muscoli antiversori:* anteriormente: ileo-psoas, retto femorale, sartorio,

tensore della fascia lata, adduttori (piccolo e medio) * posteriormente: i muscoli lombari.Bacino retroverso: (Fig. 16c)

E’ dovuto allo squilibrio dei muscoli antero-po-steriori con un aumento del tono del grande gluteo, de-

fig. 15 a

fig. 16 a b c

fig. 15 b

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gli estensori della coscia e del retto addominale: il pu-be sporge in avanti e le creste iliache ruotano indietro.

Conseguenze: * si riduce la lordosi lombare* si riduce la cifosi dorsale.Principali muscoli retroversori:* anteriormente: retto addominale, traverso, obliqui

(interni, esterni)* posteriormente: gran gluteo, bicipite, semitendi-

noso, semimenbranoso, grande adduttore.

Rotazione del bacino sul piano trasversale.Se un emibacino sporge anteriormente rispetto a

quello controlaterale, può essere conseguenza dellarotazione associata alla scoliosi lombare o del com-penso di squilibri muscolari. Tale alterazione geome-

trica denuncia sempre unatorsione rachidea, con pro-fonde alterazioni degli spazitra le faccette articolari e del-le geometrie relazionali del-le coppie di apofisi contrap-poste. Altera la simmetriasagittale dei legamenti e lafunzionalità dei muscoli ro-tatori del rachide e degli ar-ti inferiori (Fig.17 - ArchivioRaimondi mod.)

Rotazione sul piano frontale Consiste nell’innalzamento di un’ala iliaca rispet-

to alla controlaterale. Può essere conseguenza di unadismetria degli arti inferiori, maanche di problematiche lega-mentose del bacino o dell’arti-colazione coxofemorale. Anchein questo caso, come nel pre-cedente, si producono disordi-ni nei sistemi osteolegamento-si di controllo passivo ed asim-metrie funzionali nella musco-latura intrinseca del tratto lom-bare (Fig.18 - Archivio Rai-mondi mod.).

CONCETTI DA RAMMENTARE(Per la prima volta si propone, a livello sperimenta-

le, una riepilogazione sintetica delle affermazioni sa-lienti espresse nel testo ed altre utili alla comprensione del-la problematica posturale)

- La stazione eretta, in appoggio bipede, è frutto del-l’evoluzione della specie umana.

- Tale soluzione si è sviluppata senza spinte idrosta-tiche e dentro un campo gravitazionale.

- Questo determina un condizionamento, generandocontinui problemi d’assetto e d’equilibrio.

- Nell’uomo, bipede, l’area d’appoggio al suolo di-minuisce ed il centro di gravità del corpo s’innalza.

- Lo sviluppo di un robusto apparato muscolo-ten-dineo è in grado di sostenere questo nuovo assetto.

- Il corpo umano diventa un sistema articolato aper-to e non più “chiuso” rispetto al suolo.

- Il corpo umano, verticalizzato, aumenta la possibi-lità di modificare i suoi assetti geometrici.

- Aumenta la possibilità di modificare la posizionespaziale del suo centro di gravità.

- Questo ha costretto l’uomo ad affinare il controllodell’equilibrio dinamico.

- Compensa le frequenti situazioni d’instabilità at-traverso l’attivazione dell’apparato muscolare.

- Il concetto del controllo dell’assetto geometricocorporeo è espresso con il termine “postura”.

- La postura ha avuto e ha molte differenti definizioni. - I tre approcci culturali della postura sono: biomec-

canica, neurofisiologia e psicomotricità. - esistono un numero infinito di posture, corrispon-

denti a differenti “posizioni d’equilibrio dinamico”.- Non si possono soddisfare contemporaneamente i

massimi di: equilibrio, economia e comfort.- La biomeccanica della postura garantisce, in ogni si-

tuazione, l’equilibrio osteo-mio-articolare.- Strutture osteo-mio-articolari = leve ossee + artico-

lazioni + muscoli + legamenti.- Esse realizzano nel concreto l’atteggiamento stati-

co/dinamico, voluto per il corpo.- Affinché il movimento si produca (o sia impedito)

è indispensabile l’applicazione di una forza.- La contrazione muscolare è generatrice di forza e non

di spostamento.- Lo spostamento si determina grazie alla mobilità

di un segmento rispetto ad un altro ritenuto fisso.- La contrazione muscolare può anche agire da freno

al movimento.- Lo spostamento è conseguenza dell’applicazione

della forza, ma anche di altri fattori.- Gli altri fattori sono: libertà articolare, rapporti in-

tersegmentari e impedenza del sistema.- L’impedenza meccanica è quanto crea opposizione

allo sviluppo del moto. - L’impedenza è combinazione di: inerzia, gravità,

fig. 16 d

fig. 17

fig. 18

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resistenze articolari e muscolari.- La forza, che ogni muscolo è in grado di produrre,

è proporzionale all’area della sua sezione.- Tuttavia, essa varia anche in rapporto alle condi-

zioni meccaniche di lavoro.- Il sistema nervoso utilizza i muscoli principalmen-

te facendo variare la loro lunghezza.- La potenza muscolare esprime il lavoro compiuto

nell’unità di tempo dal muscolo stesso.- Possiamo anche calcolarla moltiplicando la forza

sviluppata per la velocità di contrazione. - Le forze di contrazione sono trasferite alle due estre-

mità del muscolo, su origine ed inserzione.- Perché i fenomeni motori possano realizzarsi è ne-

cessaria l’informazione costante sulle posizioni.- L’informazione sulla posizione d’ogni segmento è as-

sicurata dalle strutture neuro-senso-motorie.- La funzione antigravitaria rappresenta la risposta

motoria del corpo umano alla forza di gravità.- Si attua producendo dei momenti eguali, e contra-

ri, a quelli derivanti dall’azione del peso. - Complessi automatismi neuro-muscolari regolano

il valore istantaneo degli angoli articolari.- L’esame della funzione biomeccanica antigravitaria

può essere semplificato mediante la ripartizione.- L’operazione è possibile considerando separatamente

le varie principali articolazioni.- Tuttavia, questa operazione può farsi solo dopo aver

sviluppato un giudizio completo sull’insieme. - Il piede rappresenta la base d’appoggio, attraverso

cui le forze sono scaricate al suolo.- Le articolazioni del piede/caviglia sono numerose,

specializzate e organizzate gerarchicamente.- Fondamentali, per la postura, sono: sotto-astragalica,

mediotarsica e tibio-peroneo-astragalica.- La volta plantare è la vera interfaccia del piede col

suolo.- Essa è costruita sui tre punti d’appoggio: le teste

del I e V metatarso e la tuberosità calcaneare.- Fondamentale è la sua capacità di adeguarsi istan-

taneamente alla morfologia del suolo.- Ciò mantiene invariata la posizione delle articola-

zioni della caviglia e del ginocchio.- Il ginocchio è considerato, per semplicità, come ar-

ticolazione ad un solo grado di libertà.- Nell’anca, non esiste un contatto rigido di fine-cor-

sa, capace di produrre robusti contrasti passivi.- Il quadrilatero: bacino, assi verticali degli arti infe-

riori e suolo, assicura stabilità sul piano frontale.- L’ampiezza del movimento delle articolazioni (diar-

trosi) è determinata da numerosi fattori.- Importanti sono: forme articolari, legamenti, co-

mando dei muscoli e loro distribuzione.- Tali condizionamenti sono variabili da individuo

ad individuo.- L’esercizio continuo incrementa notevolmente le

possibilità di movimento delle sedi articolari.- La motilità articolare tende a ridursi per il disuso

motorio e l’invecchiamento.- Si distingue anche una mobilità attiva da una pas-

siva, in funzione di come si ottiene il movimento.- La mobilità attiva è ottenuta dall’attivazione dei

muscoli relativi (in flessione ed estensione).- La mobilità passiva è determinata dall’azione di for-

ze di origini sempre esterne al corpo umano. - La mobilità passiva è sempre superiore a quella at-

tiva, ma risulta inferiore a quella scheletrica.- Tradizionalmente la motilità di un’articolazione è

misurata in gradi.- Praticamente si misura la flessione ed il cammino in-

verso è valutato come estensione.- E’ definito iperestensione un ritorno che evolve ol-

tre la posizione d’inizio del movimento.- Lo strumento più elementare, utilizzato per questi

rilievi, è il goniometro a due braccia.- Può sostituirsi con dei trasduttori fissati al corpo, che

realizzano l’analisi automatica dei dati.- Con tali sistemi, la posizione dell’asse di rotazione

è determinata automaticamente in base al moto.- L’AAOS suggerisce criteri comuni di tecniche go-

niometriche per la misura della motilità articolare.- I centri delle articolazioni sono parametri indi-

spensabili per la valutazione del movimento. - Il movimento umano è molto complesso, dato che

dipende da un sistema segmentato.- Per affrontare l’analisi posturale spesso è necessa-

rio usare un modello di riferimento semplificato.- Una comune semplificazione consiste nel sostitui-

re, ai reali assi istantanei, i centri di articolazione. - Questi centri sono “mediati”, perché non mutano

durante tutta l’evoluzione del movimento.- Le esperienze condotte ci confortano sull’adeguatezza

dell’uso dei centri medi delle articolazioni.- Rimane il problema dell’identificazione geometri-

ca di tali centri.- Essi non corrispondono a specifici punti di repere

anatomici e la loro posizione è “mediata”.- L’identificazione dei centri articolari proviene da

rilievi sperimentali del movimento. - Esistono metodiche semplificate, e d’immediato

utilizzo, basate su riferimenti anatomici.- La postura eretta è utile come posizione di riferi-

mento, grazie alla sua simmetria e semplicità.- L’equilibrio è assicurato da tensioni passive e da una

modesta funzione attiva muscolare.- Nella postura eretta, simmetrica e rilassata, le anche

e le ginocchia sono in piena estensione.- Nell’articolazione della caviglia non c’è nessun con-

trasto osseo o legamentoso.- La posizione del bacino è determinante per l’alli-

neamento posturale, sia corretto o scorretto.- Il rachide lombare, essendo situato inferiormente,

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svolge il compito strutturale più impegnativo.- Su esso grava il carico maggiore ed è aggredito da-

gli impulsi d’urto generati dalla deambulazione.- Angolo del sacro (inclinazine del piatto superiore del

sacro con l’orizzontale): 30°- Angolo lombo-sacrale (intersezione degli assi di L5

e del sacro): 140°- Inclinazione del bacino in posizione eretta: 60°.- Angolo medio lombo-lombare (tra il piatto superiore

di L2 ed il piatto inferiore di L5): 32°- Angolo medio lombo-sacrale (dal piatto superiore

di L2 alla linea parallela al piatto sacrale): 45°.- La curvatura del rachide lombare inferiore ai 23° si

definisce ipolordosi.- La curvatura lombare superiore ai 68° si definisce

iperlordosi. - La curvatura lombare assume il suo apice a livello

della vertebra L3.- La L3 è la prima vertebra ad essere priva di legamenti

che la collegano con il bacino.- L’equilibrio della L3 deriva dall’orizzontalità, dalla

sua posizione e dall’azione dei muscoli.- La L3 ha un arco posteriore molto sviluppato, do-

ve si inseriscono numerose fibre muscolari.- Contraendo i muscoli, con inserzione sul bacino, si

retrocede la L3 e si riduce la lordosi lombare.- La L3 è un fulcro, su cui convergono le azioni dei

carichi agenti sulla parte superiore del corpo.- La L3 carica L4, che assieme ad altre strutture tra-

sferisce le forze verso il sacro, bacino e anche.- Il disco in L3-L4 è orizzontale, quindi sono assen-

ti le temute sollecitazioni di taglio.- Se, per malapostura, si ha insufficiente orizzontali-

tà di L3, il disco è esposto a rischio.- Anche a livello di L4-L5, si nota la mancanza ana-

tomica dei sistemi di controllo passivo.- Se si verifica inclinazione della sezione, il disco L4-

L5 può danneggiarsi per carenza di protezione.- Il disco L4-L5, per malapostura, è soggetto ad “usu-

ra” nel tempo per azioni di scorrimento a taglio.- Il disco L5-S1 è il più predisposto a cedimenti per

sovraccarichi impulsivi.- Esso, infatti, ha forte inclinazione ed è il primo di-

sco ad essere investito dall’offesa dal basso.- La lordosi lombare risente anche dello sviluppo del-

le curve soprastanti e dell’assetto del bacino.- I muscoli, anteriori e posteriori, inseriti sul bacino

ne rendono possibile il controllo in rotazione.- Anteriormente, i m. addominali agiscono verso l’al-

to e i flessori dell’anca verso il basso.- Posteriormente, i m. spinali lombari agiscono ver-

so l’alto e gli estensori dell’anca verso il basso.- Gli addominali e gli estensori dell’anca, lavorando

insieme, ruotando il bacino in retroversione. - I muscoli della regione lombare ed i flessori del-

l’anca agiscono ruotando il bacino in antiversione.- I muscoli posteriori della gamba sono interessati

nelle sinergie equilibratrici.- L’azione ponderale gravitaria è equilibrata anche

dalla forza dei flessori plantari.- La conservazione dell’equilibrio sul piano frontale

è meno dispendiosa di quella sul piano sagittale.- L’azione gravitaria tende a divaricare gli arti per

portare in basso il baricentro.- L’attrito, dell’interfaccia piede-suolo, impedisce l’ab-

duzione gravitaria delle cosce.- La valutazione dell’assetto del bacino è parte es-

senziale dell’esame morfofunzionale.- Il sistema più semplice, per valutare l’assetto del

bacino, è il metodo di Piollet.- L’angolo di inclinazione fisiologica del bacino non

varia in modo sensibile nei soggetti normali.- L’angolo del bacino muta nel caso dei soggetti con

paramorfismi e dismorfismi.- Il bacino anteroverso/retroverso è dovuto allo squi-

librio dei muscoli antero-posteriori.- Nel bacino anteroverso, come conseguenza, si ac-

centuano la lordosi e la cifosi dorsale. - Muscoli antiversori ant.: ileo-psoas, retto femorale,

sartorio, tensore della fascia lata, adduttori.- Muscoli antiversori post.: muscoli lombari.- Nel bacino retroverso, come conseguenza, si ridu-

cono la lordosi lombare e la cifosi dorsale.- Muscoli retroversori ant.: retto addominale, tra-

verso, obliqui (interni, esterni).- Muscoli retroversori post.: gran gluteo, bicipite, se-

mitendinoso, semimenbranoso, grande adduttore.- Rotazione del bacino sul piano frontale = innalza-

mento di un’ala iliaca rispetto alla controlaterale. - Produce disordini nei sistemi osteolegamentosi pas-

sivi ed asimmetrie nella muscolatura intrinseca.

Estratto da: Martinelli E., Parodi V., (2008) “Il back pain di

origine meccanica - Fondamenti di biomeccanica ra-chidea e patomeccanica - Ruolo della prevenzione,educazione e rieducazione motoria” in corso di stam-pa presso Editrice Veneta S.a.S. Vicenza.

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31. RAIMONDI P., VINCENZINI O. con la collaborazione di PRO-SPERINI V., CECCHINI E., FARALDO P., MARTINELLI E., Teo-ria metodologia e didattica del movimento compensati-vo rieducativi preventivo, capitolo n° 28 “L’attività motoriaadattata all’adulto scoliotico” da pag. 641 a pag. 650,Margiacchi - Galeno Editrice, 1.a edizione italiana, Pe-rugia, ottobre 2003.

32. TRIBASTONE F., TRIBASTONE P., Compendio di Educa-zione Motoria Preventiva e Compensativa, Società Stam-pa Sportiva, Roma 2001.

Bibliografia