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LA CLASSE COME REALTÀ AUMENTATA ICT E NUOVI AMBIENTI DI APPRENDIMENTO SILVANO TAGLIAGAMBE SONDRIO 15-16 NOVEMBRE 2012

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LA CLASSE COME REALTÀ AUMENTATAICT E NUOVI AMBIENTI DI APPRENDIMENTO

SILVANO TAGLIAGAMBE SONDRIO 15-16 NOVEMBRE 2012

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 II CARDINI DEL CARDINI DEL CONCETTOCONCETTO

DIDI«COMPETENZA»«COMPETENZA»

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OSTACOLI ALL’APPROCCIO PER COMPETENZE   QUANTITA’ DI DISCIPLINE STRUTTURA DELL’ORARIO SCOLASTICO QUANTITA’ DI CONTENUTI DA APPRENDERE SCARSA COMPETENZA DIDATTICA DIFFUSA SCARSA COLLABORAZIONE TRA DOCENTI STRUTTURAZIONE DEGLI AMBIENTI DIDATTICI CLASSI DI CONCORSO, CONTRATTI DI LAVORO     ORGANICI

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NONOSTANTE TUTTO BISOGNA:   IMPOSTARE UNA PROGETTAZIONE DIDATTICA LAVORARE PER PROGETTI FAVORIRE UNA DIDATTICA LABORATORIALE FAVORIRE L’’INDIVIDUAZIONE DI COMPETENZE ESSENZIALI (E RELATIVE CONOSCENZE E ABILITA’) FAVORIRE VALIDE ESPERIENZE DI ALTERNANZA

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Il nucleo concettuale del concetto di «competenza» è  l’integrazione tra il sapere, il capire e il riuscire,  nella  consapevolezza  che  Il  capire presuppone,  certamente,  il  sapere  e  quest’ultimo  è  indubbiamente condizione necessaria perché si possa arrivare allo scopo indicato. Se  però  ci  chiediamo  se  esso  sia  anche  condizione sufficiente,  le  cose  si complicano. 

Senza sapere non si può arrivare a capire, ma non è affatto detto che basti sapere per poter capire. 

Quanto  alla  relazione  tra  sapere  e  riuscire,  se  è  vero  che  si  può  sapere senza  fare  e  si  può  fare  senza  sapere  e  capire,  è  certamente  meno scontato ritenere che si possa davvero «riuscire» senza sapere e capire.

SAPERE, CAPIRE E FARE

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INFORMAZIONE e COMUNICAZIONE

Per informazione intendiamo la pura e semplice trasmissione dei dati e della conoscenza, logicamente rigorosa e che nulla concede all'enfasi della espressività, della retorica, tutti fattori che giocano un ruolo importante ai fini del coinvolgimento dell'interlocutore. 

Per comunicazione intendiamo, invece, l'informazione quando è caricata di 

tratti non essenziali e spesso contraddittori dal punto di vista logico, 

ma che vogliono intenzionalmente interessare, coinvolgere, a volte anche 

condizionare l'interlocutore.

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INFORMAZIONE e COMUNICAZIONE

Si può parlare di informazione contenuta in un sistema di qualsiasi tipo quando l’azione di questo su altri sistemi è determinata in maniera essenziale non dalla mera quantità o natura dei suoi elementi, ma dalla loro disposizione, cioè dall’insieme delle operazioni e relazioni interne, vale a dire da quello che, tecnicamente, si chiama “struttura”.

Si parla poi di trasmissione di informazione quando la riproduzione di una struttura dà luogo a repliche contenenti la stessa informazione. Entrambi i fenomeni, com’è noto, sono essenziali per la conoscenza ma anche per la vita.

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Detto diversamente e in modo più informale e accessibile: si parla di informazione se in macrostrutture simili sono riconoscibili microstrutture differenti.

La chiave della mia automobile è tanto simile alla tua che 

potremmo facilmente confonderle. La mia, però, apre la portiera della mia vettura, la tua no. 

Non è quindi fuori luogo dire che nella microstrutturadi questa chiave è contenuta un’informazione che non c’è nella tua e che viene trasmessa alla serratura, consentendoci di aprirla.

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INFORMAZIONE e COMUNICAZIONE

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INFORMAZIONE e SUPPORTO

 Non esiste informazione senza supporto: l’informazione è sempre “portata da”, o “trasmessa su” o “memorizzata in” o “contenuta in” qualcosa;

Questo qualcosa non è l’informazione stessa;

Alcuni supporti sono particolarmente adatti alla trasmissione dell’informazione, ma non alla sua memorizzazione (aria);

Per poter parlare di informazione è decisiva la stabilità del supporto materiale in cui l’informazione è contenuta;

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INFORMAZIONE e SUPPORTO

Si può parlare di informazione contenuta in una struttura quando l’azione di questa su altre strutture è determinata in maniera essenziale non dalla mera quantità dei suoi elementi, ma dalla loro disposizione

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INFORMAZIONE E SUPPORTO

La stessa informazione può essere scritta su supporti differenti

Lo stesso supporto può portare informazioni differenti

“fare”ITALIANO: TO DO, TO MAKE, TO BUILD

 INGLESE: TARIFFA, PREZZO DI UNA CORSA

…..5

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CONTENUTI ORDINATI MA PRIVI DI…

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…L’IMPORTANZA DEL SOSTEGNO MATERIALE

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Altro problema è costituito dal caso di cui parla Damasio ne L’errore di Cartesio. 

Operato  al  cervello  per  rimuovere un  tumore  che  aveva  costretto a intervenire  anche  sul  tessuto  dei  lobi  frontali  che  era  stato danneggiato dal male dopo  l’intervento mantenne  integre  la solidità dell’intelletto,  la  capacità  percettiva,  la  memoria  del  passato,  la memoria  a  breve  termine,  l’apprendimento  di  nuovi  contenuti,  il linguaggio  e  la  capacità  aritmetica.  In  breve  dal  punto  di  vista  della conoscenza e delle capacità a essa legate era tutto a posto. 

Non altrettanto si poteva dire a proposito della sua personalità, che risultò  totalmente  alterata:  “avvertiva  come  argomenti  che  prima avevano suscitato in lui una forte emozione ora non provocavano più alcuna reazione, né positiva, né negativa”. 

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Provate a immaginare quel che era accaduto: provate a immaginare di non sentire  piacere  quando  contemplate  una  pittura  che  vi  piace,  o  quando ascoltate uno dei vostri brani musicali preferiti. Provate  a  immaginarvi  completamente  privati di  tale  possibilità,  e  tuttavia ancora consapevoli dei contenuto intellettuale dello stimolo visivo o sonoro, e consapevoli anche del fatto che una volta vi dava piacere: Sapere ma non sentire, così potremmo riassumere la sua infelice condizione” (p.  85).

Inoltre  egli  “era  incapace  di  scegliere  in  modo  efficace,  o  poteva  non scegliere affatto, o  scegliere malamente”.  “Cominciai  a pensare”,  conclude Damasio, “che la sua freddezza del ragionamento gli impedisse di assegnare valori differenti a opzioni differenti, rendendo il paesaggio del suo pensiero decisionale irrimediabilmente piatto” (pp. 92-93).

Dunque sapere e sviluppare la conoscenza è condizione necessaria, ma non sufficiente, per gestire le emozioni e assumere decisioni.

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C’è poi il fatto, attestato ormai, come si è visto, da tutte le ricerche nel campo  delle  neuroscienze,  di  quanto  astratta  e  distorta  sia  la descrizione  abituale  dei  nostri  comportamenti  che  tende  a  separare  i puri movimenti fisici dagli atti che tramite questi verrebbero eseguiti. 

In realtà il cervello che comprende e il cervello che agisce sono tutt’uno, per cui il rigido confine tra processi percettivi, cognitivi e motori finisce per rivelarsi in gran parte artificioso: 

la percezione risulta immersa nella dinamica dell’azione e ciò comporta l’esigenza  di  prestare  la  debita  attenzione  a  una  componente pragmatica,  sulla  quale  poggiano  molte  delle  nostre  tanto  celebrate capacità cognitive.

 

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È questo il nucleo non esoterico del concetto di competenza, che mette in crisi l’idea che la conoscenza si acquisisca mediante la pura e semplice trasmissione  di  strutture  già  definite  e  di  significati  già  codificati  nello spazio esterno e ci obbliga, per contro, a prestare  la debita attenzione alle modalità di organizzazione del campo ricettivo interno. 

Il  riferimento a questo quadro generale consente, oltretutto, di avviare finalmente una seria riflessione sulle tecnologie, sul loro rapporto con il pensiero  scientifico,  sulle  profonde  trasformazioni  che  esse  stanno portando,  oltre  che  al  nostro modo  di  comunicare,  anche  a  quello  di organizzare la conoscenza e di concepire i processi di apprendimento e gli ambienti in cui essi andrebbero collocati. 

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È a questo concetto di competenza che si riferiscono correttamente i Piani di Studio della Provincia di Trento: “Una competenza si manifesta quando un soggetto riesce ad attivare e coordinare conoscenze, abilità e disposizioni interne (come atteggiamenti, valori, motivazioni, ecc.) per affrontare, valorizzando se necessario anche opportune risorse esterne, una tipologia di compiti o problemi” da inquadrare e risolvere.

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Il nocciolo della questione non è allora la diatriba sulle competenze, ma se la scuola deve preoccuparsi di sviluppare, oltre alle conoscenze, anche la capacità di attivare questo coordinamento tra conoscenze, abilità e disposizioni interne, di sentire e di gestire le emozioni, di assumere decisioni in modo consapevole e di agire in maniera responsabile, orientando di conseguenza la sua attenzione anche verso questa componente pragmatica, oppure no. Quello che abbiamo imparato in modo ormai inconfutabile è che lo sviluppo delle capacità a essa connesse non scaturisce automaticamente e meccanicamente dal solo possesso delle conoscenze, per cui queste capacità vanno coltivate in modo specifico, con processi di apprendimento ad hoc. Almeno se l’obiettivo che ci si pone è quello di formare una personalità completa, che sappia, comprenda e sia consapevole di sé e sappia agire.

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LA FINALITA’ CHIAVE

La finalità chiave di una “testa ben fatta” è far emergere econsolidare la capacità di legare e connettere le conoscenze : 

l’arte di organizzare il proprio pensiero, di collegare e distinguere al tempo stesso. 

Si tratta di favorire l’attitudine a interrogare, di legare il sapere al dubbio, di sviluppare la capacità d’integrare il sapere particolare non soltanto in un contesto globale, ma anche nella propria vita, di stimolare l’attitudine a porsi i problemi fondamentali della propria condizione e del proprio tempo.

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Riassumendo, i cardini del concetto di competenza sono dunque i seguenti:

• Conoscere• Capire• Sentire• Decidere • Agire• Trasferire il sapere da un modello (rappresentazione artificiale 

semplificata di un contesto reale) al mondo della esperienza quotidiana.   

I CARDINI DEL CONCETTO DI «COMPETENZA»

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Metodi: alcune regole generali

Da un antico proverbio cinese

• Se ascolto.. dimentico• Se vedo….ricordo• Se faccio…imparo

Il rapporto sapere- fareIl rapporto sapere- fare

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“Le persone si lasciano convincere più facilmente dalle ragioni che esse stesse hanno scoperto, piuttosto che da quelle scaturite dalla mente di altri”.

Se faccio…imparo: metodi attiviSe faccio…imparo: metodi attivi

Blaise Pascal

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INTRECCIO E SINCRONICITÀ

Oggi i diversi ambiti dell’esperienza umana s’intrecciano sempre più tra di loro e si raccordino reciprocamente non più secondo la logica dell’alternanza, del «prima» e del «poi», bensì secondo quella della sincronicità, della compresenza. La percezione, ad esempio, tende a essere considerata non più uno stadio antecedente e indipendente rispetto all’azione, ma come un’implicita preparazione dell’organismo ad agire: percezione e azione sarebbero, pertanto, compresenti, così come la conoscenza e la sua applicazione.

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«CERVELLO CHE COMPRENDE» e «CERVELLO CHE AGISCE»

Il «cervello che comprende», il «cervello che decide» e il «cervello che agisce» sono dunque inscindibilmente correlati. Il «cervello che comprende» è, contemporaneamente e necessariamente, anche un «cervello che decide» e un «cervello che agisce». Anche per questo non si può accumulare un sapere che duri e basti per tutta una vita: anche conoscenza e applicazione, istruzione e lavoro risultano fortemente interconnessi e compresenti, pur senza fondersi.

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«CERVELLO CHE COMPRENDE» e «CERVELLO CHE AGISCE»

Il problema fondamentale di fronte al quale ci pone questa situazione è allora quello di stabilire come possano i vari aspetti e ambiti significativi dell’esperienza umana, correlati, rispettivamente, al «cervello che comprende» (istruzione e formazione) , al «cervello che agisce» (lavoro) e al «cervello che decide» (democrazia e convivenza civile) relazionarsi reciprocamente senza offuscare i punti focali che ne assicurano la specificità e i tratti distintivi. E dunque la questione madre diventa quello di fare in modo che questi domini del vissuto di ciascuno di noi si connettano tra di loro mantenendo la propria sfera d’azione.

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«CERVELLO CHE COMPRENDE» e «CERVELLO CHE AGISCE»

Per questo ci vuole un’esperienza formativa, al centro della quale va posta non tanto la capacità di accumulare informazioni e conoscenze, quanto quella di selezionarle, discriminando tra ciò che è importante e pertinente e ciò che lo è meno, o non lo è affatto ai fini dei problemi specifici da affrontare e dei nessi e dell’interrelazione da operare tra la percezione e l’azione, tra il cervello che conosce e comprende, il cervello che agisce e il cervello che deve assumere responsabilità e prendere decisioni.

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Interrelazione e intersezione di Percezione-azione 1/3Interrelazione e intersezione di Percezione-azione 1/3

Se guardiamo ai meccanismi secondo cui funziona il nostro cervello ci rendiamo conto di quanto astratta sia la descrizione abituale dei nostri comportamenti che tende a separare i puri movimenti fisicii puri movimenti fisici dagli atti atti che tramite questi verrebbero eseguiti.

puri movimenti fisicipuri movimenti fisici

atti eseguiti dai atti eseguiti dai movimentimovimenti

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I più recenti risultati ottenuti dalle neuroscienze hanno evidenziato quanto siano improponibili la riduzione della percezione a una rappresentazione iconica degli oggetti, indipendente da qualsiasi dovedove e da qualunque comecome, e la concomitante riduzione dell’azione a un’intenzione che discrimina tra un comecome e, forse, un dovedove, ma nulla ha a che fare con il cosacosa.

Quello motorio non è un puro sistema esecutivo e di controllo, ma un ruolo attivo e decisivo anche nella costituzione del significatosignificato degli oggetti e nella loropercezionepercezione.

Interrelazione e intersezione di Percezione-azione 2/3Interrelazione e intersezione di Percezione-azione 2/3

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•La percezione non è una rappresentazione iconica degli oggetti, indipendente dal dove e dal come,

•Non prescinde dall’azione e dall’intenzione

•Quello motorio non è un puro sistema esecutivo e di controllo,

Il sistema motorio ha un ruolo attivo e decisivo nella costituzione del significato significato degli oggetti e nella loro percezionepercezione.

Interrelazione e intersezione di Percezione-azione 3/3Interrelazione e intersezione di Percezione-azione 3/3

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La materia pensante si considera come un paradosso. Si parte dalla persuasione della sua impossibilità, e per questo molti grandi spiriti, come Bayle, nella considerazione di questo problema, non hanno saputo determinar la loro mente a quello che si chiama, e che per lo innanzi era lor sempre paruto, un'assurdità enorme. Diversamente andrebbe la cosa, se il filosofo considerasse come un paradosso, che la materia non pensi; se partisse dal principio, che il negare alla materia la facoltà di pensare, è una sottigliezza della filosofia. Or così appunto dovrebbe esser disposto l'animo degli uomini verso questo problema. Che la materia pensi, è un fatto. Un fatto, perché noi pensiamo; e noi non sappiamo, non conosciamo di essere, non possiamo conoscere, concepire, altro che materia. Un fatto perché noi veggiamo che le modificazioni del pensiero dipendono totalmente dalle sensazioni, dallo stato del nostro fisico; che l'animo nostro corrisponde in tutto alle varietà ed alle variazioni del nostro corpo. Un fatto, perché noi sentiamo corporalmente il pensiero: ciascun di noi sente che il pensiero non è nel suo braccio, nella sua gamba; sente che egli pensa con una parte materiale di sé, cioè col suo cervello, come egli sente di vedere co' suoi occhi, di toccare colle sue mani. Se la questione dunque si riguardasse, come si dovrebbe, da questo lato; cioè che chi nega il pensiero alla materia nega un fatto, contrasta all'evidenza, sostiene per lo meno uno stravagante paradosso; che chi crede la materia pensante, non solo non avanza nulla di strano, di ricercato, di recondito, ma avanza una cosa ovvia, avanza quello che è dettato dalla natura, la proposizione più naturale e più ovvia che possa esservi in questa materia; forse le conclusioni degli uomini su tal punto sarebbero diverse da quel che sono, e i profondi filosofi spiritualisti di questo e de' passati tempi, avrebbero ritrovato e ritroverebbero assai minor difficoltà ed assurdità nel materialismo. (Firenze 18 Sett. 1827)

GIACOMO LEOPARDI: ZIBALDONE

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Giacomo Rizzolatti: «Quando ci troviamo di fronte a un oggetto qualunque, ad esempio una comune tazzina da caffé, da parte dell’uomo che si pone di fronte a essa si ha un vedere che non è fine a se stesso, indiscriminato e incondizionato, ma è piuttosto orientato a guidare la mano: Per questo esso si presenta anche, se non soprattutto, un vedere con la mano, rispetto al quale l’oggetto percepito appare immediatamente codificato come un insieme determinato di ipotesi d’azione. La percezione, dunque, funge da implicita preparazione dell’organismo a rispondere e ad agire: da essa scaturisce, di conseguenza, un tipo di comprensione che ha una natura eminentemente pragmatica, che non determina di per sé alcuna rappresentazione “semantica” dell’oggetto, in base alla quale esso verrebbe, per esempio, identificato e riconosciuto come una tazzina da caffé, e non semplicemente come qualcosa di afferrabile con la mano».

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I più recenti in campo scientifico hanno quindi evidenziato i limiti e i rischi di un insegnamento incardinato sulla sola dimensione cognitiva, e mostrato quanto la mente sia profondamente «incorporata», incardinata nel nostro corpo. Ne scaturisce un sincronismo tra agire, pensare e parlare che mette in crisi l’idea classica di un processo di elaborazione delle informazioni sensoriali in entrata che, sviluppandosi in modo lineare, si conclude con la produzione di un’uscita motoria, di un’azione. Quest’ultima, invece, non è l’esito finale e la meccanica dell’esecuzione del processo percettivo, ma è parte integrante di questo processo e inscindibile dallo stimolo sensoriale, in quanto contenuta in esso. Su questi risultati si fonda una fisiologia dell’azione che conferisce inedita dignità teorica alle operazioni concrete, alla manipolazione, a tutto ciò in virtù del quale, come appunto scriveva già Leopardi, “sentiamo corporalmente il pensiero”.

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La competenza non è dunque la somma di un prima, che è il sapere, e di un poi, che è il saper fare, della conoscenza a cui si aggiungono in seguito le abilità. Siamo invece di fronte a un «vedere con la mano» che considera la percezione un’implicita preparazione dell’organismo a rispondere e ad agire, che le conferisce, di conseguenza, il compito di selezionare le informazioni pertinenti ai fini del corretto inquadramento e della soluzione di un problema, e che attribuisce al sistema motorio un ruolo attivo anche nella costituzione del significato degli oggetti. Da questo punto di vista l’obiettivo della formazione integrale della persona in quanto unità di corpo e mente, di cognizioni ed emozioni, di saperi e decisioni acquista uno spessore per corrispondere al quale l’insegnamento, tutto l’insegnamento, delle scienze umane, delle scienze della natura, come pure della matematica dovrebbe preoccuparsi di costruire un ponte tra il sistema motorio, il linguaggio e il ragionamento, tra il corpo, le parole e i concetti.

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Se ne ricava pertanto l’invito, che ci viene rivolto da esempio da Dehaene, Lakoff e Nunez, Giuseppe Longo e tanti altri, a partire dal senso come atto radicato in gesti antichissimi, e per questo solidissimi, quali il contare qualcosa, l’ordinare, l’orientazione della linea numerica mentale e la pluralità di pratiche a essi collegate, che non sembrano dipendere né dal sistema di scrittura, né dall’educazione matematica. A questi gesti il linguaggio e la scrittura hanno dato l’«oggettività dell’intersoggettività», la stabilità della notazione comune, fornendo le strutture portanti del ponte di cui si parlava, la cui importanza comincia a essere riconosciuta da tanti matematici, anche immersi o prossimi al formalismo, i quali, non a caso, ammettono i limiti di un approccio che, per essere perfettamente, meccanicamente rigoroso, ritiene di poter evitare ogni riferimento all’azione nello spazio e nel tempo.

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Scoprire e Inventare la matematicaDa dove viene la matematica.Come la mente embodied dà origine alla matematica

G. Lakoff e R. E. Nunez, 2005

Metafore, schemi-immagine forniscono un ponte tra il linguaggio e il ragionamento, tra il corpo e i concetti

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LE«COMPETENZE» LE«COMPETENZE» NEL CONTESTO NEL CONTESTO

INTERNAZIONALEINTERNAZIONALE33

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L'INTRODUZIONE DEL CONCETTO DI COMPETENZA

Il ruolo dell'Unione Europea nella valorizzazione del concetto di competenza risente fortemente della sua origine nel campo della formazione professionale soprattutto in Francia.

La sua fortuna recente tuttavia può essere attribuita anche alla contemporanea convergenza del dibattito e della riflessione nel campo non solo della pedagogia, con il «rovesciamento di prospettiva» dalla centralità dei processi d’insegnamento alla crescente rilevanza dei processi d’apprendimento, ma anche e soprattutto delle neuroscienze e della psicologia cognitiva.

Il concetto di competenza è per tanti versi parallelo a quello delle literacy di PISA è ormai diventato un parametro di riferimento e di valutazione accettato da tutti i paesi dell’Unione Europea.

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LA “LITERACY” NEL RAPPORTO OCSE-PISA

Il cardine della rilevazione, assunto per indicare le competenze oggetto di valutazione, è il concetto di “literacy”, termine con il quale si vuole indicare l’insieme delle conoscenze e delle abilità possedute da un individuo e la sua capacità di utilizzarle.

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LITERACY SCIENTIFICA

L’insieme delle conoscenze scientifiche di un individuo e l’uso di tali conoscenze per identificare domande scientifiche, per acquisire nuove conoscenze, per spiegare fenomeni scientifici e per trarre conclusioni basate sui fatti riguardo a temi di carattere scientifico, la comprensione dei tratti distintivi della scienza intesa come forma di sapere e d’indagine propria degli essere umani, la consapevolezza di come scienza e tecnologia plasmino il nostro ambiente materiale, intellettuale e culturale e la volontà di confrontarsi con temi legati alle scienze, nonché con le idee della scienza, da cittadino che riflette”.

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LITERACY MATEMATICA

“La capacità di un individuo di identificare e di comprendere il ruolo che la matematica gioca nel mondo reale, di operare valutazioni fondate e di utilizzare la matematica e confrontarsi con essa in modi che rispondono alle esigenze della vita di quell’individuo in quanto cittadino che riflette, che s’impegna e che esercita un ruolo costruttivo”.

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“La capacità di un individuo di comprendere, di utilizzare e di riflettere su testi scritti al fine di raggiungere i propri obiettivi, di sviluppare le proprie conoscenze e le proprie potenzialità e di svolgere un ruolo attivo nella società”.

LITERACY IN LETTURA

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 FRAMEWORK CONCETTUALE DI PISA 2006:

CONOSCENZA DELLA SCIENZA E CONOSCENZA SULLA SCIENZA

La conoscenza della scienza- indica le aree del sapere riguardanti il mondo naturale e fa riferimento alla fisica, alla chimica, alle scienze biologiche e alle scienze della Terra e dell’Universo, oltre che alla tecnologia. La conoscenza sulla scienza- intende indicare la piena comprensione dei mezzi (indagine scientifica) e dei fini (spiegazione di carattere scientifico) della scienza. Rientrano in questo ambito le conoscenze relative al metodo scientifico e alle procedure d’indagine, alle caratteristiche dei dati e dei risultati, ai problemi legati alla misurazione, alle caratteristiche tipiche di una spiegazione scientifica, al rapporto tra osservatore e osservato, alla relazione tra dati osservativi e teoria, alla natura delle leggi scientifiche. Si tratta di una conoscenza di carattere epistemologico che, rispetto alla conoscenza della scienza, si colloca a un livello metalinguistico.

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IL QUADRO EUROPEO DELLE QUALIFICAZIONI

Il 23 aprile 2008 è stato formalmente adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo il Quadro Europeo delle Qualificazioni (EQF, European Qualification Framework) che permetterà di descrivere e confrontare le qualifiche e i titoli dei diversi sistemi di istruzione e formazione dell'Unione Europea, rendendo più facile la libertà di movimento dei lavoratori. Si tratta di un modello che entrerà pienamente in vigore a partire dal 2010.

L'EQF individua otto livelli formativi che descrivono le conoscenze, le abilità, e le competenze, indipendentemente dal sistema in cui verranno acquisite: i livelli di riferimento saranno dunque tarati sui risultati dell'apprendimento e non sulla durata degli studi. Essi copriranno l'intera gamma delle qualificazioni e non solo quelle strettamente professionali: da quella ottenute al termine dell'istruzione e formazione obbligatoria a quelle conseguite ai più alti livelli accademici.

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IL QUADRO EUROPEO DELLE QUALIFICAZIONI

Il primo livello previsto nell'EQF è quello di uscita dal ciclo della scuola primaria e della secondaria di I grado; Il secondo livello corrisponde all’uscita dal nuovo ciclo dell’obbligo di dieci anni;Il terzo livello corrisponde all’uscita dal II biennio delle superiori;Il quarto livello corrisponde all’uscita dall’intero ciclo delle superiori;Il quinto livello corrisponde all’uscita da corsi post-diploma (IFTS e, oggi, ITS);Il sesto livello corrisponde alla laurea triennale o equivalente (ITS in sei semestri);Il settimo livello corrisponde alla laurea quinquennale o equivalente;L’ottavo livello corrisponde al dottorato di ricerca o equivalente.In questo quadro devono rientrare, oltre ai titoli di studio, anche le qualifiche professionali. Ad esempio nei tre livelli superiori, che corrispondono a quelli definiti nel contesto dello Spazio europeo dell’istruzione superiore in relazione al Processo di Bologna, possono rientrare qualifiche professionali estremamente specializzate.

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Descrizione di ciò che un discente conosce, capisce ed è in grado di realizzare al termine di un processo d’apprendimento. I risultati sono definiti in termini di conoscenze, abilita` e competenze.

   RISULTATI DELL’APPRENDIMENTO

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Risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento. Le conoscenze sono un insieme di fatti, principi, teorie e pratiche relative ad un settore di lavoro o di studio. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le conoscenze sono descritte come teoriche e/o pratiche.

CONOSCENZE

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Indicano le capacità di applicare conoscenze e di utilizzare know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le abilità sono descritte come: cognitive (comprendenti l’uso del pensiero logico, intuitivo e creativo);       pratiche (comprendenti l’abilita` manuale e l’uso di di metodi, materiali, strumenti).

ABILITÀ

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COMPETENZE

Sta a indicare la comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le competenze sono descritte in termini di responsabilita` e autonomia.

Significato etimologico: cum "con" e petere "dirigersi verso, cercare”. Il termine condensa dunque sia il focus della ricerca sia la metodologia di ricerca-azione attraverso cui esplorarlo.

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Competenze chiave per l'apprendimento permanente UE ‘06Competenze chiave per l'apprendimento permanente UE ‘06

• Comunicazione nella madre lingua,• Comunicazione nelle lingue straniere, • Competenza matematica, competenze di base in

scienza e tecnologia, • Competenza digitale, • Imparare ad imparare, • Competenze sociali e civiche, • Spirito di iniziativa e imprenditorialità, • Consapevolezza ed espressione culturale

Il documento delinea otto competenze chiave, definite come “combinazione di conoscenze, abilità e attitudini”, esse sono:

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I tre poli delle otto competenze chiave per l’esercizio della cittadinanza attiva

Rapporto Rapporto con la realtà con la realtà naturale e naturale e

socialesociale

Costruzione del sè Costruzione del sè

Rapporto con Rapporto con gli altrigli altri

Imparare ad imparare

Formulare progetti

Comunicare (rappresentare)

Collaborare e partecipare

Comunicare (comprendere)

Risolvere problemi

Acquisire ed interpretare

l’informazione

Individuare collegamenti

e relazioni

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Il Il successo formativosuccesso formativodi lunga durata è la di lunga durata è la risultante di una risultante di una costruzione equilibrata costruzione equilibrata delle tre direttrici di delle tre direttrici di sviluppo e dei tre ambiti sviluppo e dei tre ambiti in modo che in modo che nessuno nessuno sopravanzi l’altrosopravanzi l’altro

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 GARDNER: FIVE MINDS FOR THE FUTURE

MENTE DISCIPLINATA MENTE SINTETIZZATRICE MENTE CREATIVA MENTE RISPETTOSA, SOCIALE, EMPATICA MENTE ETICA

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Lo sviluppo dell’insegnamento lungo l’asse dei linguaggiLo sviluppo dell’insegnamento lungo l’asse dei linguaggi

LINGUAGGI FORMALIZZAT

ICODICE+SINTASSI

LINGUAGGI NATURALI

CODICE LINGUAGGIICONICICODICE+

SINTASSI+SEMANTICA

LINGUAGGIDIGITALI

TECNOLOGIE

LINGUAGGI CORPOREI E DELL’ESPRESSIVITÀ

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 IL COMPLESSO IL COMPLESSO PROCESSO PROCESSO

DELL’ELABORAZIONE DELL’ELABORAZIONE VISIVAVISIVA

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I neuroscienziati contemporanei hanno sviluppato un modello di elaborazione visiva in tre stadi:

1.Il primo stadio è l’elaborazione visiva di basso livello, che stabilisce le caratteristiche di una particolare scena visiva individuando la posizione di un oggetto nello spazio e identificandone il colore;2.Il secondo stadio, che inizia nella corteccia primaria, è l’elaborazione visiva di livello intermedio, che assembla semplici segmenti lineari, ciascuno con uno specifico asse di orientamento, ottenendo contorni che definiscono i confini di un’immagine, e costruisce una percezione unitaria della forma di un oggetto. Questo processo è detto integrazione del contorno. Al tempo stesso il livello intermedio della visione separa l’oggetto dallo sfondo in un processo chiamato segmentazione della superficie;3.Il terzo stadio, l’elaborazione visiva di alto livello, che si dipana lungo la via dalla corteccia visiva primaria ala corteccia temporale inferiore, stabilisce categorie e significati. Qui il cervello integra l’informazione visiva con l’informazione pertinente proveniente da una varietà di altre fonti, e ci permette di riconoscere oggetti specifici, volti e scene.

IL LIVELLO INTERMEDIO NELL’ELABORAZIONE VISIVAIL LIVELLO INTERMEDIO NELL’ELABORAZIONE VISIVA

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I processi visivi di basso livello e intermedio vengono eseguiti insieme, per lo più mediante un’elaborazione bottom-up.Operando congiuntamente essi identificano come figure le aree dell’immagine che sono collegate a un oggetto e come sfondo le aree che non lo sono.Di queste due fasi, quella dell’elaborazione visiva di livello intermedio è ritenuta particolarmente impegnativa perché richiede alla corteccia visiva primaria di determinare quali segmenti appartengano a un unico oggetto e quali siano componenti di altri oggetti nel contesto di una scena visiva complessa, composta da centinaia o addirittura migliaia di segmenti di linea.

IL LIVELLO INTERMEDIO NELL’ELABORAZIONE VISIVAIL LIVELLO INTERMEDIO NELL’ELABORAZIONE VISIVA

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Semir Zeki e David Van Essen hanno scoperto una trentina di centri che, oltre alla corteccia visiva primaria, continuano il compito di analizzare e isolare, o segregare, informazione sulla forma, il colore, il movimento e la profondità. L’informazione proveniente da tutte queste aree specializzate è segregata e viene convogliata separatamente alle regioni cognitive superiori del cervello. Tra cui la corteccia prefrontale, dove infine è coordinata in un’unica, identificabile percezione. L’elaborazione visiva di alto livello è top-down. Essa produce inferenze, controlla ipotesi confrontandole con le immagini visive ricordate di cui ha avuto precedentemente esperienza e conduce in tal modo alla percezione visiva consapevole e all’interpretazione del significato, che non è tuttavia perfetta e può indurre errori.

L’ELABORAZIONE VISIVA DI ALTO LIVELLOL’ELABORAZIONE VISIVA DI ALTO LIVELLO

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La perdita del concetto di spazio e La perdita del concetto di spazio e localizzazionelocalizzazione

Damasio - Edelman e Changeux: selezionistiDamasio - Edelman e Changeux: selezionisti

Spazio e Spazio e localizzazionelocalizzazione

Cervello nell’ ‘800 : Cervello nell’ ‘800 : spazialità delle spazialità delle

funzionifunzioni

Idea di finestra Idea di finestra temporaletemporale

memoria

colore

parola

Cervello oggi : Cervello oggi : sincronizzazione sincronizzazione

temporaletemporale

aree

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La sostituzione del concetto di spazio con il La sostituzione del concetto di spazio con il tempo tempo

Finestra temporaleFinestra temporale(illusione di una finestra spaziale)(illusione di una finestra spaziale)

Concetto di tempo e di sincronizzazione temporaleConcetto di tempo e di sincronizzazione temporale

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Rappresentazione della palla colorataRappresentazione della palla colorata

movimento

forma

colore

Queste mappe si Queste mappe si attivano attivano

all’interno di una all’interno di una finestra temporalefinestra temporale

illusione di una illusione di una finestra spazialefinestra spaziale

tempo

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Mappe rientrantiMappe rientranti

Processo di multipli - Mappe neuronicheProcesso di multipli - Mappe neuroniche

Multipli che si organizzano in modo Multipli che si organizzano in modo unitario unitario

Sistemi Sistemi sovraordinati di sovraordinati di

mappemappe

Mappe Mappe neuronicheneuroniche

Sistemi neuroniciSistemi neuronici

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Classificazione attività neurale/Stato mentale (Koch, 2007a, p. 123)NCC= Correlati Neurali della Coscienza

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 I principi della TSGN (tratto da G. Edelman, 2004, p. 33)

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EDELMAN:SCHEMA DI COSCIENZA DIORDINE SUPERIORE

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Interazioni causali corpo, cervello e ambiente (G. Edelman, 2004.Legenda CPE = categorizzazione percettivaCPR = coscienza primariaCOS = coscienza ordine superioreMVC = memoria valore–categoria

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Sistema Sistema polifonico polifonico

SelezioneSelezione

DamasioDamasio

Coesistenza di Coesistenza di voci differentivoci differenti

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Sistema Sistema polifonico polifonico

DamasioDamasio

Coesistenza di Coesistenza di voci differentivoci differenti

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Mappe Mappe di di

NeuronNeuronii

Assenza di unAssenza di uncentro di comandocentro di comando

Assenza centro di comandoAssenza centro di comando

Damasio: Teatro Damasio: Teatro cartesianocartesiano

SinapsiSinapsi

IZCIZC

Ipotesi Zona di Ipotesi Zona di ConvergenzaConvergenza

10 Mld di neuroni 10 Mld di neuroni 10.000 Mld di sinapsi10.000 Mld di sinapsi

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EDELMAN: LA FUNZIONE DELLA MEMORIA

“I mappaggi globali sono il substrato necessario per correlare categorizzazione e memoria (…). In un mappaggio globale, variazioni a lungo termine della forza sinaptica favoriranno la mutua attività rientrante di quei gruppi la cui attività è stata correlata attraverso mappe differenti nel corso di comportamenti passati. Quando, ad esempio, ci prepariamo ad afferrare un bicchiere, viene richiamato in memoria un intero insieme di circuiti differenti, già modificati da precedenti variazioni sinaptiche. Tali variazioni sinaptiche su ampie parti del mappaggio globale sono a fondamento della memoria, ma la memoria dei mappaggi globali NON È UN DEPOSITO di attributi prefissati e codificati da richiamare e da assemblare in una logica replicativa, come in un computer. La memoria è invece un processo di ricategorizzazione continua che, per sua natura deve essere procedurale e implica l’attività motoria continua, la quale determina la capacità di ripetere un esercizio: afferrare un bicchiere, nel nostro caso”.

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EDELMAN: LA FUNZIONE DELLA MEMORIA/2

La memoria non può dunque essere assimilata a un contenitore, a un "archivio" di ricordi. Non solo non esiste l'archivio, ma neppure è corretto parlare di ricordi, in quanto al livello della memoria così concepita e intesa, che è una costante attività di ricategorizzazione delle risposte agli stimoli, il richiamo di una particolare risposta categoriale, che avviene sempre in situazioni continuamente mutevoli, non può che modificare la struttura e la dinamica delle popolazioni neurali implicate nella categorizzazione originaria [...]. Un tale richiamo può dare origine a una risposta simile a una risposta data in precedenza (un 'ricordo'), ma in generale la risposta è modificata o arricchita dai mutamenti in corso.Questo primo livello della memoria è integrato da un secondo, la memoria a lungo termine, legata a mutamenti sinaptici secondari, che mettono in relazione fra loro alcuni degli stessi gruppi neuronali che erano implicati in una data memoria a breve termine.

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IL PRESENTE RICORDATOPer poter interagire con successo con l’ambiente il sistema vivente deve essere in grado di percepire e valutare lo stato corrente del rapporto generale fra le categorie prodotte e il loro successo adattativo e disporre della capacità di ricategorizzare continuamente gli "accoppiamenti" fra risposte comportamentali e soddisfazione dei bisogni. Edelman chiama "presente ricordato" questa consapevolezza percettuale, che è una forma di coscienza primaria, base indispensabile, da una parte, della “relazione di accoppiamento” tra informazione esterna e informazione interna, dall’altra, per accedere a un livello superiore (o diretto) di coscienza, che presuppone il possesso di un modello temporale del “sé” e del mondo, legato a quello del linguaggio simbolico o, almeno, delle capacità concettuali di alcuni primati non umani.

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LA COSCIENZA D’ORDINE SUPERIORE E UN NUOVO TIPO DI MEMORIA

La coscienza d’ordine superiore, secondo Edelman, nasce con l’affacciarsi evolutivo delle capacità semantiche e si sviluppa in virtù dell’acquisizione del linguaggio e del riferimento simbolico. Le facoltà linguistiche richiedono un nuovo tipo di memoria perché si possano produrre e udire i suoni articolati che l’evoluzione del tratto sopralaringeo aveva reso possibili. Le aree della parola che mediano la categorizzazione e la memoria per il linguaggio interagiscono con le aree concettuali cerebrali di più antica evoluzione. La funzione loro propria, all’interno di una comunità di parlanti, collega la fonologia con la semantica e guida l’apprendimento attraverso l’interazione con le aree concettuali del cervello. L’interazione tra i centri del linguaggio e i centri concettuali rende possibile un’esplosione di concetti e un’autentica rivoluzione ontologica, la costituzione di un mondo vero e proprio, che appare come qualcosa a sé stante, e non un semplice ambiente.

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La rivalutazione top-down opera su quattro principi:

1.Trascurare i dettagli che non sono comportamentalmente rilevanti in un dato contesto;2.Cercarne la costanza3.Tentare di astrarre le caratteristiche essenziali, costanti di oggetti, persone e paesaggi;4.E, infine, cosa particolarmente importante, confrontare l’immagine presente con immagini incontrate nel passato.

Questi risultati biologici confermano che la visione non è semplicemente una finestra sul mondo, ma davvero una creazione del cervello.

L’ELABORAZIONE VISIVA DI ALTO LIVELLOL’ELABORAZIONE VISIVA DI ALTO LIVELLO

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Come scrive lo psicologo cognitivo Chris Frith:

“Ciò che percepisco non sono gli indizi grezzi e ambigui che dal mondo esterno arrivano ai miei occhi, alle mie orecchie e alla mie dita: Percepisco qualcosa di assai più ricco, un’immagine che combina tutti questi segnali grezzi con un’enorme quantità di esperienze passate. La nostra percezione del mondo è una fantasia che coincide con la realtà.

C. Frith, Inventare la mente. Come il cervello crea la nostra vita mentale, Raffaello Cortina, Milano, 2009, p. 167.

L’ELABORAZIONE VISIVA DI ALTO LIVELLOL’ELABORAZIONE VISIVA DI ALTO LIVELLO

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"All'uomo sensibile e immaginoso, che viva, come io sono vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi un suono d'una campana; e nel tempo stesso coll'immaginazione vedrà un'altra torre, un'altra campagna, udrà un altro suono. In questo secondo genere di obbietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose. Trista quella vita (ed è pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione" (30.11.1828).

LEOPARDI LO ZIBALDONE LA «VISIONE DOPPIA»LEOPARDI LO ZIBALDONE LA «VISIONE DOPPIA»

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” Tutti sono in grado di complicare, pochi sono in grado di semplificare. Per semplificare bisogna saper togliere e per togliere bisogna sapere cosa c’è da togliere”.

E’ molto più difficile semplificare che complicare.E’ molto più difficile togliere che aggiungere.E’ molto più difficile procedere per intersezioni e per incastro che per sommatoria.

Per sapere cosa togliere e perché bisogna disporredi un PROGETTO ben definito e dagli obiettivi chiari.

Bruno MunariBruno Munari

LA PRIORITÀ FONDAMENTALE

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Uno splendido esempio di questa capacità di togliere, che non è comunque d’ostacolo al riconoscimento (tutt’altro) è la face de femme del 1935 di Matisse1935 di Matisse. Pochi tratti essenziali sono sufficienti per far scattare la nostra capacità di classificare correttamente questa figura e di interpretarla come faremmo con una fotografia ben più ricca di dettagli.

La percezione è selettivaAnche l’apprendimento lo è.

Henri MatisseHenri Matisse

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PICASSO LE TAUREAU - DICEMBRE 1945

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PICASSOLE

TAUREAUDICEMBRE

1945

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PICASSO GUERNICA 1937

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Gli studi neurobiologici sull’elaborazione visiva cominciano a spiegare perché le strategie di un artista per evocare su una superficie bidimensionale oggetti e figure umane tridimensionali abbiano tanto successo. Nel mondo naturale i bordi che separano una superficie da un’altra o dallo sfondo sono onnipresenti.Gli artisti hanno compreso che gli oggetti sono definiti dalle loro forme, che a loro volta derivano dai loro bordi, Nella pittura l’artista può rappresentare un bordo mediante un cambiamento di colore o di luminosità da una regione all’altra o con una linea implicita.I bordi di un oggetto separano una superficie di colore, luminosità o tessitura generalmente uniforme da un’altra. Nella pittura i contorni sono importanti solo per dare una maggiore definizione a una forma.

NEUROSCIENZE E ARTENEUROSCIENZE E ARTE

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FIGURA E SFONDOGli studi sulle modalità di organizzazione del mondo visivo di tutte le specie che possono focalizzare la luce per formare immagini evidenziano che queste modalità devono essere comunque caratterizzato dalla presenza di figure segregate e ben distinte rispetto allo sfondo. Date le proprietà della luce, ci sono pochi modi per ottenere ciò. Un modo, generalissimo, è di ricavare margini o bordi laddove la stimolazione fisica rileva delle differenze. Il problema naturalmente è che in molte circostanze tali variazioni fisiche possono essere assai poco nette, per non dire indistinte, oppure possono essere presenti solo a tratti (pensate a un animale che si muove nel fitto del fogliame). Ecco allora che per mezzo della selezione naturale sono stati messi a punto dei meccanismi di interpolazione che, usando regole piuttosto semplici basate sulle regolarità statistiche dell’ambiente (similarità di colore, chiarezza e tessitura, continuità di direzione, movimento comune delle parti ecc.) estraggono, a uso e consumo dell’animale che ne ha bisogno, margini e linee di demarcazione.

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FIGURA E SFONDOLa tendenza a estrarre margini e linee di demarcazione è così forte che gli organismi viventi tendono a vederli anche laddove fisicamente non ci sono, come nelle famose figure di Kanizsa. Si tratta di situazioni nelle quali ci troviamo di fronte a una figura anomala che, di fatto, non c’è, anche se viene vista: e questo «vedere l’invisibile» è la concreta espressione e testimonianza del fatto che abbiamo bisogno di un confine che separi e distingua la figura e lo sfondo: ne abbiamo bisogno al punto che, anche se questo confine fisicamente non c’è, siamo orientati a percepirlo ugualmente.

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98

55

  «RAGIONARE» e

«ARGOMENTARE»

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NOTAZIONE SIMBOLICA

Se vogliamo considerare gli enunciati esclusivamente sotto l’aspetto della loro forma logica, è conveniente introdurre un’opportuna notazione simbolica che ci permetta di astrarre dal loro contenuto e di metterne in evidenza unicamente il modo di composizione.

A tale scopo, stabiliamo che le lettere corsive minuscole p, q, r, ... stiano ad indicare generici enunciati semplici. Le lettere maiuscole A, B, C, … staranno invece per generici enunciati, semplici o composti. Introduciamo adesso dei simboli per i cinque connettivi che conosciamo.

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ENUNCIATO E SCHEMA D’ENUNCIATO

x, y, z e www

(o Tizio, Caio,

Sempronio e la

Tale) mangiano

Carlo, Aldo,Gino e Maria mangiano

ENUNCIATO

SCHEMA DI ENUNCIATO

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Per passare dallo schema d’enunciato all’enunciato bisogna sostituire le variabili x, y, z e w (o Tizio, Caio, Sempronio e la Tal dei Tali) con le costanti Carlo, Aldo,

Gino e Maria

x, y, z e www

(o Tizio, Caio,

Sempronio e la

Tale) mangiano

Carlo, Aldo,Gino e Maria mangiano

ENUNCIATO

SCHEMA DI ENUNCIATO

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PRINCIPIO DI VEROFUNZIONALITÀ

E’ possibile determinare la verità o falsità di un enunciato composto mediante i cinque connettivi da noi studiati conoscendo solo ed esclusivamente il valore degli enunciati semplici che lo compongono (principio di verofunzionalità: la verità o falsità di un enunciato composto è funzione di quella delle sue parti). Anzi, esiste un metodo puramente meccanico per ottenere tale risposta in un numero finito di passi. Tale procedura è detta metodo delle tavole di verità; vediamo di che cosa si tratta.

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TAVOLA DI VERITÀ DELLA NEGAZIONE

Partiamo da un’analisi della negazione. Quand’è che un enunciato della forma A è vero? La risposta è immediata: quando A è falso. Viceversa, A è falso quando A è vero. Queste informazioni possono essere riassunte in una tavola di verità per la negazione, che riportiamo qui sotto:

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NEGAZIONELa negazione e' un'operazione unaria perche' si

applica su una sola proposizione ed e' definita come l'operazione che applicata ad A restituisce il valore di verita' contrario di A. Analogamente alla simbologia usata negli insiemi complementari indicheremo la negazione di A con il simbolo A. Cioè avremo:

A = non A

Avremo quindi la tavola di verita':

    A A

v f

f v

Cioè:

Se A è vera allora A è falsaSe A è falsa allora A è vera

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CONGIUNZIONE LOGICA

La congiunzione logica () è un'operazione binaria perche' si applica su due proposizioni ed e' definita come l'operazione che applicata ad A e B restituisce i seguenti valori di verità:

A    B A B v v v

v f f

f v f

f f f

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DISGIUNZIONE LOGICAUn enunciato della forma A v B, laddove la

disgiunzione è interpretata in senso inclusivo, sarà invece falso quando A e B sono entrambi falsi, vero in ogni altro caso:

A    B A v B

v v v

v f v

f v v

f f f

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IMPLICAZIONE LOGICARiguardo agli enunciati della forma A Bè difficile trovare un’intuizione informale che metta tutti d’accordo; anzi per molti autori l’implicazione non obbedisce al principio di verofunzionalità. Intuitivamente, un enunciato della forma A B ci sta dicendo che se si verifica A, allora deve verificarsi anche B, e che quindi quando A è vero B non dev’essere falso. Se quindi A è vero e B falso, A B sarà falso. Assumiamo che questo sia l’unico caso in cui A B è falso.

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IMPLICAZIONE LOGICAUn enunciato della forma A B ha dunque la

seguente tavola di verità:

A    B A B

v v v

v f f

f v v

f f v

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DOPPIA IMPLICAZIONE LOGICA

Intuitivamente un enunciato della forma A B ci sta dicendo che A e B hanno lo stesso valore di verità. Quindi sembra plausibile assegnare alla doppia implicazione la seguente tavola di verità:

A    B A B

v v v

v f f

f v v

f f v

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Possibili esiti di una tavola di verità

Enunciato soddisfacibileNella colonna principale compare almeno un 1

Enunciato falsificabileNella colonna principale compare almeno uno 0

Falsità logica (contraddizione)Nella colonna principale compaiono tutti 0

Verità logica (tautologia)Nella colonna principale compaiono tutti 1

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Ne segue che…

Verità logica (tautologia)Nella colonna principale compaiono tutti 1

Falsità logica (contraddizione)Nella colonna principale compaiono tutti 0

E’ sempre soddisfacibile

In generale, non vale il viceversa

E’ sempre falsificabile

In generale, non vale il viceversa

Non è mai falsificabile Non è mai soddisfacibile

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Esempi

A B A BÈ sia soddisfacibile che falsificabile

¬(A A)È una contraddizione

(falsità logica)

A AÈ una tautologia

(verità logica)

Vero per A=1, B=1oppure A=0 B=0 Falso negli altri due casi

(quindi anche falsificabile)(quindi anche soddisfacibile)

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Verità logiche importanti (1/4)

A (BA)

•Se vado al cinema in ogni caso,

•allora vado al cinema se piove

A fortiori

(A B) (B C) (A C)

Legge di transitività •Se è vero che se vinco alla lotteria vinco molti soldi,

•e che se vinco molti soldi mi compro una Ferrari,

•allora se vinco alla lotteria mi compro una Ferrari

Lotteria SoldiSoldi Ferrari FerrariLotteria

Piove

Cinema Cinema

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Verità logiche importanti (2/4)

A A B ; B A B

Attenuazione congiuntiva

Attenuazione disgiuntiva •Se Stefania fa shopping alle Vele,

•allora fa shopping o alle Vele o da Auchan;

•Se Stefania fa shopping da Auchan,

•allora fa shopping o alle Vele o da Auchan)

•Se Mario è ricco e stupido allora è ricco;

•se Mario è ricco e stupido allora è stupido

A B A ; A B B

ricco riccostupido ricco stupidostupido

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Verità logiche importanti (3/4)

¬¬A A

¬(A B) ¬A ¬B;¬(A B) ¬A ¬B

Dire che è bel tempo è come dire che non è vero che non è bel tempo

Se non è vero che ho comprato il regalo per mamma e (o) sono andato alle Poste,

allora o ( ) non ho comprato il regalo per mamma o (e) non sono andato alle Poste

Legge di doppia negazione

Leggi di De Morgan

Poste Regalo mamma

Poste Regalo mamma

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Verità logiche importanti (4/4)

A ¬A BSe Giorgio è qui e non è qui, allora io sono Giulio Cesare

E’ impossibile che il dott. Angioni sia e al contempo non sia amministratore delegato della società; tuttavia, o è amministratore delegato oppure non lo è

Ex absurdo quodlibet

Leggi di non contraddizione e del terzo escluso

¬(A ¬A); A ¬A

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Come formalizzare…

Qualcuno mangia

Tutti mangiano

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Variabili e quantificatori

Parte dell’enunciato che si riferisce a un individuo in modo generico

Locuzione mediante la quale si dice qualcosa sulla quantità degli oggetti cui si riferisce una variabile

Variabile

Quantificatore

Quantificatore universale : (per ogni)

Quantificatore esistenziale : (esiste almeno un…)

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Formalizziamo …

Qualcuno mangia

Tutti mangiano

Esiste almeno un x , tale che x mangia x M1 (x)Esiste almeno un x , tale che x mangia x M1 (x)

Per ogni x, x mangia x M1(x)Per ogni x, x mangia x M1(x)Per ogni…

Esiste almeno un…

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Enunciati universali/particolari e affermativi/negativi …

Affermativi Negativi

Universali

“Tutti i cagliaritani

sono tifosi”

x ( C1 (x) T1(x) )

“Nessun cagliaritano

è tifoso”

x ( C 1 (x) T1 (x) )

Particolari

“Qualche cagliaritano

è tifoso”

x ( C1(x) T1 (x) )

“Qualche cagliaritano

non è tifoso”

x ( C1 (x) T1 (x) )

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Notate che…

La negazione di

un enunciato universale affermativo

è equivalente

a un enunciato particolare negativo,

e viceversa

x ( P1 (x) Q1 (x) )

equivale a x ( P1 (x) Q1 (x) )

Aff Neg

Univ Tutti Nessun

Part Qualche Qualche …. non

La negazione di

un enunciato universale negativo

è equivalente

a un enunciato particolare affermativo, e viceversa

x ( P1 (x) Q1 (x) )

equivale a x ( P1 (x) Q1 (x) )

Aff Neg

Univ Tutti Nessun

Part Qualche Qualche …. non

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Leggi sui quantificatori

Dictum de omni“Se tutti mangiano, Carlo mangia”

Dictum de nullo“Se Giovanni è cagliaritano e tifoso, allora qualche cagliaritano è tifoso”

x A(x) A(c)

A(c) x A(x)

Carlo

cagliaritano tifoso

cagliaritano non tifoso

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Cos’è un argomento?

prima premessa: P1

n-esima premessa: Pn

conclusione: C

Argomento Un insieme di enunciati composto da un certo numero di premesse, addotte a sostegno di una conclusione

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Esempio

“Ogni coppia di genitori dovrebbe fare più di un figlio.In primo luogo, infatti, i figli unici rischiano di venire viziati. Inoltre, i genitori tendono ad essere iperprotettivi nei loro confronti. Infine, avere un fratello aiuta il processo di socializzazione del bambino”.

P1: i figli unici rischiano di venire viziati

P2: i genitori tendono ad essere iperprotettivi

P3: avere un fratello aiuta la socializzazione del bambino

C: Ogni coppia di genitori dovrebbe fare più di un figlio

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Come si identificano premesse e conclusione?

Premesse• sono spesso precedute da locuzioni quali infatti, poiché, dal

momento che, dopotutto e simili;• sono spesso elencate mediante l’uso di espressioni quali in primo

luogo… in secondo luogo, da una parte… dall’altra, inoltre, infine;• talora (ad es. quando il proponente considera possibili obiezioni)

sono precedute da espressioni quali tuttavia, a dispetto di tutto ciò, nonostante ciò.

Conclusione• è spesso preceduta da locuzioni quali quindi, perciò, ne segue che,

di conseguenza, in conclusione e simili;• talora è il primo enunciato dell’argomento (cfr. l’esempio

precedente);• A volte si individua solo dal senso dell’argomento o dal contesto.

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Non ogni testo è argomentativo…

“Ogni mattina faccio in primo luogo una robusta colazione con pane e marmellata. In secondo luogo mi lavo i denti. Infine, mi vesto.Quindi vado al lavoro”.

Non introduce una conclusione

Non introducono delle premesse

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Argomenti grezzi e distillati

“Contribuire alla costruzione di moschee per pretendere il “diritto” di avere un rappresentante del prefetto nel consiglio di amministrazione non è un’idea realistica, perché non ci si riuscirebbe. E poi, anche riuscendoci, le vere decisioni saranno prese segretamente e senza il suo consenso. Il risultato sarebbe di favorire con i soldi dei cittadini chi agisce contro di loro. Perché poi tanta permissività? Si ricordi che non possiamo permettere loro di dirci quello che dobbiamo fare a casa nostra”

(Lettera al “Corriere della Sera, 25.05.2005).

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Argomenti grezzi e distillati“Contribuire alla costruzione di moschee per pretendere il “diritto” di avere un rappresentante del prefetto nel consiglio di amministrazione non è un’idea realistica, perché non ci si riuscirebbe. E poi, anche riuscendoci, le vere decisioni saranno prese segretamente e senza il suo consenso. Il risultato sarebbe di favorire con i soldi dei cittadini chi agisce contro di loro. Perché poi tanta permissività? Si ricordi che non possiamo permettere loro di dirci quello che dobbiamo fare a casa nostra” (Lettera al “Corriere della Sera, 25.05.2005).

P1: è improbabile che lo Stato, anche se eroga finanziamenti, possa essere rappresentato nel consiglio di amministrazione di una moschea

P2: se anche riuscisse ad avere un rappresentante, questo non influirebbe sulle decisioni importanti

P3: si finanzierebbe coi soldi dei cittadini un’istituzione che agisce contro di loro

P4: non si può permettere ai musulmani di dirci ciò che dobbiamo fare in Italia

C: Lo Stato non dovrebbe contribuire finanziariamente alla costruzione di moschee

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Schema di argomento

Uno schema di argomento è un insieme di enunciati formalizzati in modo generico, scritto nella forma canonica

A1,…An

B

Gli enunciati A1,…An sono detti premesse, B conclusione dello schema.

premesse

conclusione

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Istanze e schemi

A: Il colpevole è il giardiniere o il maggiordomo. Ma non è il giardiniere. Allora è il maggiordomo.

S:

AB, AB

L’argomento A istanzia lo schema S

Lo schema S formalizza l’argomento A

schemaistanza

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S’: A, BC

Uno stesso argomento può essere formalizzato in diversi modi :

A:

Il colpevole è il giardiniere o il maggiordomo. Ma non è il giardiniere. Allora è il maggiordomo.

istanza

S:

AB, AB

schema 1

S’: schema 2

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Fallacie formali

Schemi validi

Schemi invalidi

Fallacie formali

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Esempio della studentessa e dell’esame

AB A

B

•“Se avessi sbagliato la tavola di verità

•mi avrebbe bocciata

•tavola di verità non l’ho sbagliata,

•quindi non mi deve bocciare

Affermaz.A

Affermaz. B

NoAffermaz. A

NoAffermaz. B

bocciata

Tav. verità sbagliata

Tav. verità no sbagliata

no bocciata

Non sbagliare la tavola è una condizione necessaria ma non sufficiente per superare l’esame

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Negazione dell’antecedente

AB A

B

Controesempi: A falso, B vero

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135

Esempio dello spasimante ….

AB B

A

•“Se esci con me

•Sei alla canna del gas

•Sei alla canna del gas

•Allora esci con me

Affermaz.A

Affermaz. B

Affermaz. A

Affermaz. B

Sei alla canna del gas

Esci con me

Trasfusione da s.p.

Uscire con lo spasimante è una condizione sufficiente ma non necessaria per essere disperata

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Affermazione del conseguente

AB B

A

Controesempi: A falso, B vero

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Argomenti validi “paradossali”

Premessa vera

Schema valido

Premessa vera

Conclusionefalsa

P1. Passerai l’esame se vale almeno una delle seguenti condizioni: • o hai studiato • oppure non verrai scoperto

nel caso che tu copi Mi concedi che si tratta di una premessa vera?

P2 Anche questa vera: tu non hai studiato e non copierai.

C. Ne segue necessariamente che passerai l’esame.

A , B

A B

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Alcuni schemi controintuitivi

A BA

A fortiori

“Tre è dispari. Quindi, se tre è pari, tre è dispari”.

La conclusione B->A segue dalla premessa A anche se di per sé è clamorosamente assurda

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Alcuni schemi controintuitivi

A A B

Ex absurdo quodlibetPrimo testimone: “L’imputato aveva una cravatta blu”. Secondo testimone: “L’imputato non aveva una cravatta blu”. Giudice: “Ergo, l’imputato è colpevole”.

Da premesse contradditorie la logica classica permette di concludere qualsiasi cosa, anche assurda.

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Logiche rilevanti

Logica classica Logiche rilevanti

Un argomento è valido se viene preservata la verità nel passaggio dalle premesse alla conclusione

Un argomento è valido se viene preservata la verità e le premesse sono pertinenti rispetto alla conclusione

L’implicazione è verofunzionale

L’implicazione non è verofunzionale

Gli schemi paradossali sono logicamente

ineccepibili (se vi è scorrettezza,

questa è di tipo pragmatico)

Gli schemi paradossali sono equiparabili a

fallacie formali

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Criteri di rilevanza

Giovanni mangia, Totti gioca nella RomaGiovanni mangia o beve

Logica classica Logica rilevante

Argomento formalmente valido

Premessa non è pertinente

Ma la seconda premessa è superflua

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Criteri di rilevanza

Criterio sintattico di rilevanza

Uno schema classicamente valido è accettabile quando tutte le premesse sono necessarie per ricavare la conclusione: non esistono premesse superflue.

Criterio semantico di rilevanza

Uno schema classicamente valido è accettabile quando la forma logica di premesse e conclusione ci garantisce che esse “parlino delle stesse cose”, “abbiano una parte di significato comune”.

P1. “Se Socrate è un uomo, Socrate è mortale.

P2. Socrate è un uomo.

C. Quindi Socrate è mortale”

Socrate

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Quand’è che un argomento è un buon argomento?

1. Standard deduttivi2. Standard induttivi

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Argomenti validi

Un argomento si dice valido quando la sua conclusione è vera ogniqualvolta le sue premesse sono vere.

Un argomento si dice valido quando è impossibile che le sue

premesse siano vere e la sua conclusione sia falsa

Equivalentemente

conclusione

Premessa

Premessa

Premessa

VeraVera

VeraVera

VeraVera

Argomento ValidoArgomento Valido

VeraVera

conclusione

Premessa

Premessa

Premessa

VeraVera

VeraVera

VeraVera

Argomento ValidoArgomento Valido

FalsaFalsa

impossibile

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Esempi

P. “ Giorgio è panettiere e socio del club radioamatori.

C. Quindi, Giorgio è socio o del club radioamatori o del club Amici della Vespa”

Se la premessa dell’argomento è vera,è impossibile che la conclusione sia falsa.

P. “ Giorgio è o panettiere o socio del club radioamatori.

C. Quindi, Giorgio è socio o del club radioamatori o del club Amici della Vespa”

E’ possibile che la premessa sia vera e la conclusione sia falsa:

Giorgio potrebbe essere un panettiere che non è socio né del club radioamatori, né del club Amici della Vespa

Argomento valido

Argomento non valido

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Schemi validi

si dice valido quando l’enunciato

A1…AnB è una verità logica

(ossia, quando tutte le istanze dell’argomento sono valide)

La validità di uno schema si controlla con le tavole di verità…

A1,…An

B

Uno schema di argomento

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Esempi

AB, A

B

Modus ponens“Se Socrate è un uomo, Socrate è mortale. Socrate è un uomo. Quindi Socrate è mortale”.

Modus tollens“Se Los Angeles è in Cina, Los Angeles è in Asia. Los Angeles non è in Asia.Quindi Los Angeles non è in Cina”.

“Fabiana legge l’Unione Sarda o la Nuova Sardegna. Ma non legge l’Unione Sarda.Quindi, legge la Nuova Sardegna”.

Sillogismo disgiuntivo

AB, B

A

AB, A

B

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Argomenti formalmente validi

Un argomento si dice formalmente invalido (o non formalmente valido) quando non istanzia nessuno schema valido.

Un argomento si dice formalmente valido quando istanzia almeno uno schema valido.

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Esempi

A B

A B

“Alfredo è scapolo, quindi Alfredo non ha moglie”.

E’ un argomento valido (è impossibile che la premessa sia vera e la conclusione falsa),

ma non è formalmente valido perché istanzia solo lo schema invalido

“Se Alfredo guarda la TV, guarda Bonolis.

Quindi, o Alfredo non guarda la TV, oppure guarda Bonolis”.

E’ un argomento formalmente valido: istanzia lo schema valido

A B

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Argomenti corretti

Un argomento si dice non corretto o scorretto quando o è invalido o esiste almeno una premessa falsa

Un argomento si dice corretto quando è valido e le premesse sono vere

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Esempio argomento non corretto

Premessa vera

Schema valido

Premessa falsa

Conclusione? (falsa)

P. “Se Pierferdinando Casini è un batterista rock, suona in un complesso rock.

P. Pierferdinando Casini è un batterista rock.

C. Quindi, suona in un complesso rock”.

Ci sono argomenti validi con premesse false ! (Quindi, anche la conclusione può esserlo.)

Quindi:

• E’ un argomento non corretto (o scorretto): valido ma con premessa falsa

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Classificazione argomentiArgomenti

ValidiSe premesse vere

conclusione vera

Argomento

corretto(tutte le premesse vere)

Argomento

non corretto(almeno una premessa è falsa)

Formalmente valido

(istanzia uno

schema valido)

P1. “Se Socrate è un uomo, Socrate è mortale.

P2. Socrate è un uomo.

C. Quindi Socrate è mortale”

P1. “Se Casini è un batterista rock, suona in un complesso rock. P2. Casini è un batterista rock.C. Quindi, suona in un complesso rock

Non formalmente valido

(non istanzia schemi validi)

P. Alfredo è scapolo,

C. Quindi Alfredo non ha moglie”.

P1. Benedetto XVI è il Papa

P2. Benedetto XVI è sposato

C. Quindi, il Papa ha moglie

Argomenti Non Validi

Anche se premesse vere conclusione

può essere falsa

P. Totti è un calciatore

C. (Non) si può passare con il semaforo rosso

P. Totti è un intellettuale

C. L’economia (non) si riprenderà

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Classificazione argomentiArgomenti

ValidiSe premesse vere

conclusione vera

Argomento

corretto(tutte le premesse vere)

Argomento

non corretto(almeno una premessa è falsa)

Formalmente valido

(istanzia uno

schema valido)

Non formalmente valido

(non istanzia schemi validi)

Argomenti Non Validi

Anche se premesse vere conclusione

può essere falsa

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Argomento corretto e formalmente valido

Premessa vera

Schema valido

Premessa vera

Conclusionevera

P1. Liz Taylor è un’attrice

P2.Liz Taylor ha gli occhi blu

C. Quindi, Liz Taylor è un’attrice e ha gli occhi blu

A , B

A B

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Argomento corretto e non formalmente valido

Premessa vera

Schema invalido

Conclusionevera

P. La Ferrari è rossa e sfreccia

C. La Ferrari è rossa e veloce

A B

A C

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Premessa falsa

Schema valido

Premessa vera

Conclusione? (falsa)

P1. Mario Monti gioca nella Roma

P2. O Mario Monti non gioca nella Roma o è un calciatore

C. Quindi, Mario Monti è un calciatore

Argomento scorretto e formalmente valido

A, ABB

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Premessa falsa

Schema invalido

Conclusione? (falsa)

Argomento scorretto e non formalmente valido

A

B

P. Armani è un netturbino

C. Armani è un operatore ecologico

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Classificazione argomentiArgomenti

ValidiSe premesse vere

conclusione vera

Argomento

corretto(tutte le premesse vere)

Argomento

non corretto(almeno una premessa è falsa)

Formalmente valido

(istanzia uno

schema valido)

P1. Liz Taylor è un’attrice

P2.Liz Taylor ha gli occhi blu

C. Quindi, Liz Taylor è un’attrice e ha gli occhi blu

P1. Mario Monti gioca nella Roma

P2. O Mario Monti non gioca nella Roma o è un calciatore

C. Quindi, Mario Monti è un

calciatore

Non formalmente valido

(non istanzia schemi validi)

P. La Ferrari è rossa e sfreccia

C. La Ferrari è rossa e veloce

P. Armani è un netturbino

C. Armani è un operatore ecologico

Argomenti Non Validi

Anche se premesse vere conclusione

può essere falsa

P. Il sole sorge ad est

C. (Non) c’è vita su Marte

P. Il sole sorge ad ovest

C. Monica Bellucci è Presidente della Finlandia

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Rappresentando in modo insiemistico …

Argomenti validi

Argomenti non validi

Argomenti corretti e

formalmente validi

Argomenti corretti ma

non formalmente validi

Argomenti scorretti e

formalmente validi

Argomenti scorretti e

non formalmente validi

1

2 3

45

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LA VALUTAZIONE LA VALUTAZIONE DELLE DELLE

COMPETENZECOMPETENZE66

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EMPOWERMENTSi tratta di un concetto che fa riferimento all'accrescimento culturale e all’incremento della disponibilità di conoscenze e competenze di una persona, e proprio per questo è spesso associato allo sviluppo della fiducia nelle proprie capacità e dell’autostima, in quanto significa “sentire di avere potere” o “sentire di essere in grado di fare”. Applicato alla valutazione questo termine implica il ricorso ad alcuni indicatori ritenuti essenziali per misurare il miglioramento (o il peggioramento) della performance di uno studente rispetto a una o più competenze considerate cruciali nel processo di apprendimento. Ciascun insegnante può così esprimere - per ciascuno degli indicatori associati alla competenza analizzata - il miglioramento o il peggioramento rispetto alla valutazione precedente, su una scala che comprende per ciascun indicatore, ad esempio, un valore 0 (nessuna variazione), 3 valori negativi (peggioramento) e 3 valori positivi (miglioramento). L'attivazione di questo metodo presuppone l'assegnazione di un valore di default uguale a 0 agli indicatori predefiniti, sulla base del quale si indicheranno successivamente le variazioni riscontrate.

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EMPOWERMENTIl primo principio è costantemente applicato nella sostanziale compenetrazione tra le caratteristiche di alcuni insiemi di asset di II livello e attività equiparabili a esercitazioni "situate": di fatto, la maggior parte degli asset di II livello programmabili dai docenti si configura come un set di input orientati al miglioramento dello studente, che rimandano a risorse materiali e digitali (asset di I livello) e sono corredati di meccanismi di valutazione e autovalutazione del margine di miglioramento in chiave formativa: gli asset di II livello di tipo "Lesson Plan”, ad esempio, sono attività basate su esercizi e verifiche autonomamente dotate di rubriche di valutazione formativa in grado di evidenziare gli indicatori da tenere sotto controllo in relazione agli obiettivi da raggiungere.

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EMPOWERMENTIl secondo principio è applicato scorporando le singole procedure di valutazione, legate a specifiche attività, da alcuni strumenti più generali per la valutazione continua degli studenti, che il sistema mette a disposizione dei docenti attraverso l'ambiente di approfondimento e condivisione : in pratica, utilizzando complessivamente l'ambiente di apprendimento i docenti possono, oltre che impostare attività valutabili in sé, verificare globalmente il percorso di crescita di ogni studente attraverso due strumenti individuali specifici;

schede per tracciare alcuni indicatori di performance rispetto a delle competenze-chiave; schede di monitoraggio di abilità e competenze rispetto a obiettivi specifici.

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EMPOWERMENTQuesto approccio esige:

l'integrazione delle procedure di valutazione all'interno delle strategie didattiche che si possono impostare attraverso il sistema, ovvero lo stretto collegamento che l'ambiente stesso suggerisce di mantenere tra determinate attività (e talora, anche determinate risorse) e specifiche azioni correlate, orientate alla valutazione dei risultati ottenuti dagli alunni; la collocazione delle singole procedure di esercitazione in un quadro più generale, orientato alla valutazione complessiva della crescita dello studente in termini di conoscenze, abilità e competenze.

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IL QUADRO GENERALE DELLA SITUAZIONEDue reparti: nel primo livello di mortalità fra le donne che avevano appena partorito molto superiore all’altro.Medici alla ricerca della cause:

1.Alimentazione? Identica nei due reparti;2.Tipo di assistenza? Il medesimo nei due reparti;3.Influsso della terra o del cielo? I reparti erano contigui4.Imperizia delle ostetriche? Le loro visite vennero sottoposte a stretta sorveglianza da parte dei medici e successivamente ridotte senza alcun miglioramento;5.Visite del prete alle moribonde? Si prova a farle fare di nascosto senza il minimo beneficio.

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IL TRASFERIMENTO ANALOGICO

Un giorno Jacob Kolletschka, un collega di Semmelweis si ferì con un bisturi mentre effettuava un’autopsia su un cadavere. Si ammalò in modo grave, manifestando gli stessi sintomi clinici delle puerpere decedute e morì in poche ore.Semmelweis ipotizzò che esistesse una analogia, evidenziata dalla somiglianza dei sintomi, tra i due casi clinici, in apparenza tanto diversi, e impose ai suoi colleghi di disinfettarsi le mani con una soluzione di cloruro di calcio prima di visitare le pazienti.In poco tempo la mortalità del I reparto diminuì e si stabilizzò sui livelli dell’altro: l’unica differenza significativa tra i due reparti era infatti che solo nel primo i medici effettuavano anche autopsie. Eppure, nonostante il miglioramento riscontrato, la comunità medica del tempo non prese sul serio questa spiegazione e anzi accusò Semmelweis di screditarne il prestigio, facendo passare i suoi colleghi per «untori». Lo sventurato scienziato venne ricoverato in un ospedale psichiatrico dove morì nel 1865 a causa delle percosse subìte nell’istituto.

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IL RICONOSCIMENTO POSTUMOPasteur provò, diversi anni dopo, la correttezza dell’intuizione di Semmelweis, dimostrando l’esistenza di microorganismi patogeni, e con ciò diede inizio alla microbiologia.Lister aveva notato che la cancrena, molto diffusa in ambiente ospedaliero era piuttosto rara all'esterno. Ciò lo aveva indotto a ritenere che la malattia, caratterizzata dalla putrefazione dei tessuti, era dovuta non tanto a ipotetici "gas venefici" contenuti nell'aria (teoria del miasma), quanto al fatto che "qualcosa la trasmetteva" da un paziente all'altro. Qualcosa presente nell'aria, nelle fasciature che venivano utilizzate ancora sporche per più pazienti, nei ferri chirurgici sommariamente scrostati dal sudiciume prima dell'utilizzo, nelle mani o negli abiti del chirurgo?La lettura dell'opera di Pasteur che in quegli anni aveva dimostrato come la fermentazione di alcuni liquidi fosse legata a batteri in essi presenti e come la bollitura fosse capace di bloccarla, gli permisi di di intuire che nelle ferite avveniva qualcosa di simile alla fermentazione studiata da Pasteur. Arrivò così alla conclusione che bisognava cercare il modo di impedire la putrefazione delle ferite analogamente a quanto faceva il calore impedendo la fermentazione.Nel numero del 16 marzo 1867 della rivista ‘The Lancet’ Lister userà per la prima volta il termine «antisepsi» nel descrivere procedure di disinfezione simili a quelle già adottate da Semmelweis.

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Al concetto di competenza qui delineato e alle modalità di valutazione e certificazione che ne scaturiscono si riferiscono, correttamente, i Piani di Studio della Provincia di Trento: “Una competenza si manifesta quando un soggetto riesce ad attivare e coordinare conoscenze, abilità e disposizioni interne (come atteggiamenti, valori, motivazioni, ecc.) per affrontare, valorizzando se necessario anche opportune risorse esterne, una tipologia di compiti o problemi” da inquadrare e risolvere”.

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Questa definizione evidenzia una precisa differenza tra le conoscenze e le competenze.Le competenze non possono prescindere dal riferimento a un soggetto, ai suoi stati mentali, alle sue disposizioni, motivazioni e inclinazioni, per cui sono qualcosa di radicato nell’universo interiore di una persona.Le cose stanno diversamente per quanto riguarda le conoscenze, almeno se ci riferiamo al rapporto tra queste ultime e la mente delineato da Popper nella sua teoria dei «tre mondi».

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                        I «tre mondi» di Popper

Nei saggi raccolti in Conoscenza oggettiva, e in particolare in Epistemologia senza soggetto conoscente, Popper critica in modo deciso quello che egli chiama l' espressionismo epistemologico: “Il vecchio approccio soggettivo, consistente nell'interpretare la conoscenza come una relazione tra le mente del soggetto e l'oggetto conosciuto - relazione chiamata da Russell 'credenza' o 'giudizio’ - considerò quelle cose, che io guardo come conoscenza oggettiva, semplicemente quali dichiarazioni o espressioni di stati mentali (o come relativo comportamento)».

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                          I «tre mondi» di Popper

Quale sia l'alternativa che Popper propone in sostituzione di questa concezione è ampiamente noto. Si tratta di una impostazione che prende le mosse da una chiara distinzione tra i cosiddetti "tre mondi", e cioè:

1. il mondo degli oggetti fisici o degli stati fisici; 2. Il mondo degli stati di coscienza o degli stati mentali;3. Il mondo dei contenuti oggettivi di pensiero, specialmente dei pensieri scientifici e poetici e delle opere d'arte.         

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                     I «tre mondi» di Popper

Una volta operata questa separazione di livelli, Popper così presenta il nucleo della sua posizione epistemologica: "La mia tesi centrale è che qualsiasi analisi intellettualmente significativa dell'attività del comprendere deve soprattutto, se non interamente, procedere con l'analisi del nostro uso delle unità strutturali e strumenti del terzo mondo". Ciò significa proporre un radicale spostamento di prospettiva per quanto riguarda i problemi di cui ci stiamo qui occupando, che non dovrebbero, a giudizio di Popper, confrontarsi tanto con le credenze oggettive e gli stati mentali, quanto piuttosto con le situazioni problematiche e con i sistemi teorici, cioè con la conoscenza in senso oggettivo e non nel senso soggettivo dell' "io so".

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                         I «tre mondi» di Popper

Abbiamo, pertanto, a che fare con una "conoscenza senza un soggetto conoscente", che si occupa di "libri in sé", di "teorie in sé", di "problemi in sé" ecc. non riferiti a nessun uomo specifico, ma considerati come qualcosa di astratto da assumere e interpretare, semplicemente, nella loro possibilità o potenzialità di essere letti, interpretati, capiti, e che devono, di conseguenza, venire studiati in maniera oggettiva, indipendentemente dalla questione se queste potenzialità vengano o meno mai realizzate da qualche organismo vivente. «In questo modo può sorgere un intero nuovo universo di possibilità o potenzialità: un mondo che è in larga misura autonomo [...] L'idea di autonomia è centrale per la mia teoria del terzo mondo: sebbene il terzo mondo sia un prodotto umano, una creazione umana, esso a sua volta crea, al pari di altri prodotti animali, il suo proprio ambito di autonomia».

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                     I «tre mondi» di Popper

E ciò nonostante sussiste un importantissimo effetto di feedback da questo mondo autonomo sui soggetti umani e sui loro stati mentali: «una epistemologia oggettivista che studia il terzo mondo può gettare una luce immensa sul secondo mondo, quello della coscienza soggettiva, specialmente sui processi di pensiero degli scienziati; ma non è vera l'affermazione reciproca». Questo significa che il «mondo 3» ha una struttura autonoma e una specifica organizzazione interna dipendenti, entrambe, dalle specifiche esigenze intrinseche della ricerca e dalla dinamica delle teorie scientifiche, e che poco o nulla hanno a che vedere con le questioni della ricezione e dell’assimilazione dei suoi contenuti da parte del «modo 2» degli stati e dei processi mentali dei soggetti che non fanno parte della comunità scientifica.

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               CONOSCENZE E COMPETENZE

E’ allora del tutto evidente che se si assumono le competenze come il risultato della capacità di un soggetto di “attivare e coordinare conoscenze, abilità e disposizioni interne”, occorre porre al centro dell’attenzione proprio questo «mondo 2» degli stati di coscienza o degli stati mentali, chiedendosi quali aspetti del «mondo 3» dei contenuti oggettivi di pensiero essi siano in condizione di recepire e assimilare nella fase che caratterizza il loro sviluppo. Questa seconda prospettiva, che è la sola funzionale alle finalità e agli obiettivi dei sistemi e delle organizzazioni che si occupano di istruzione e formazione, non può limitarsi a considerare i risultati dei processi conoscitivi nella loro “possibilità o potenzialità di essere letti, interpretati, capiti”, ma si deve necessariamente porre il problema del come lo possano essere effettivamente.

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                            Vygotskij

Mondo della soggettività

Mondo dell’oggettività

FATTO SENSO SIGNIFICATO

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                            VygotskijAnche qui siamo dunque in presenza di un «mondo dell’oggettività» distinto e in larga misura contrapposto al «mondo della soggettività». A differenza di quello che farà in seguito Popper, però, Vygotskij non si ferma a questa contrapposizione e non punta a rivendicare la totale autonomia del primo rispetto al secondo, ma si chiede invece come gettare un ponte fra questi due mondi e operare il collegamento dei sensi ai significati. La risposta a questo problema egli la trova nell’insegnamento, inteso come «costruzione formale» che ha funzione socializzante, in quanto è proprio grazie ad esso che i contenuti collettivi vengono acquisiti dall’individuo. Affinché i significati interagiscano con i sensi, in modo che questi ultimi riescano a «far presa» sui primi, «rispecchiandoli» in modo mai totale ed esaustivo, ma sempre parziale e approssimato, occorre però che i contenuti dell’insegnamento sappiano esprimere e rappresentare conoscenze oggettive collegabili ai sensi, ossia alle esperienze e alle motivazioni personali del singolo individuo.

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ESEMPIO DI SCHEDA DI VALUTAZIONE

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Grazie per l’attenzione