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Direttore responsabile: Donatella Gallone - Editore: Ilmondodisuk Società Cooperativa - graphic design: Pasquale Amato Sede legale: Via Duca di San Donato 15 - 80133 Napoli - tel. 081.19806215 - Codice Fiscale e Partita Iva 06088751216 Iscrizione REA (repertorio economico amministrativo) n. 794608 - Tribunale di Napoli al n. 76 del 10/07/2008 - iscrizione ROC n. 17598 APRILE 2015 - ANNO VII n. 26 MAGAZINE attualità & cultura MAGAZINE attualità & cultura A passeggio di notte con il libero pensiero Lo spirito del principe di Donatella Gallone Fabrizio Masucci a pagina 3 MeravigliArti e l’intervista impossibile Paola Servillo a pagina 5 I Sensi in testa Incontro con la scuola a pagina 8 Una casa editrice per Raimondo Bruno Crimaldi a pagina 7 C’ è un’ombra inquieta che si allunga nella strada stretta e buia, a testa bassa. Il suo borbottio corre nell’aria. «Ma che razza di fanatici. Mi chiamano in causa ogni volta che si parla di libertà di opinione. Citando una frase che io non ho mai pronunciato. continua a pagina 2 Francesca Amirante La Cappella del mito La Cappella del mito

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Sede legale: Via Duca di San Donato 15 - 80133 Napoli - tel. 081.19806215 - Codice Fiscale e Partita Iva 06088751216

Iscrizione REA (repertorio economico amministrativo) n. 794608 - Tribunale di Napoli al n. 76 del 10/07/2008 - iscrizione ROC n. 17598

APRILE 2015 - ANNO VII n. 26 MAGAZINE attualità & culturaMAGAZINE attualità & cultura

A passeggio di nottecon il libero pensiero

Lo spiritodel principe

di Donatella Gallone

Fabrizio Masucci

a pagina 3

MeravigliArti e l’intervista impossibile

Paola Servillo

a pagina 5

I Sensi in testaIncontro con la scuola

a pagina 8

Una casa editriceper Raimondo

Bruno Crimaldi

a pagina 7

C’è un’ombra inquieta che siallunga nella strada strettae buia, a testa bassa. Il suo

borbottio corre nell’aria. «Ma cherazza di fanatici. Mi chiamano incausa ogni volta che si parla dilibertà di opinione. Citando una fraseche io non ho mai pronunciato.

continua a pagina 2

Francesca Amirante

La Cappella del mitoLa Cappella del mito

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APRILE 2015 - ANNO VII n. 26

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(segue dalla prima pagina)

“Non sono d’accordo su quelloche dite ma mi batterò per-ché possiate continuarlo adire”. Dicendo questo avreidato un calcio a tutto quello

che ho scritto sulla tolleranza. Il fanatismo,in qualsiasi veste si proponga, anche quellalibertaria, non mi appartiene».

La sagoma scuote il capo e nella con-centrazione dei suoi pensieri non si accorgeche, da un portone, un’altra ombra, dallostesso aspetto d’altri tempi, la guarda incu-riosito e non può trattenersi dal chiamarla:«Voltaire…».

L’ombra inquieta sussulta: «Buonasera,non mi aspettavo nessuna presenza a quest’oradi notte. Voi siete…».

«Raimondo di Sangro. Non ho potuto fare ameno di ascoltare le vostre parole. Sono musicaper le mie orecchie. La libertà di pensiero e reli-gione hanno sempre ispirato la mia vita: è l’ere-dità che lascio alla mia Napoli. Nobile per me èsempre stato chi possiede ingegno, virtù, one-stà. E l’arma di cui non mai potuto fare a menoè l’ironia, che mi ha donato la capacità di ascol-tare e guardare chi non riesce ad accettare laparola degli altri».

Lo sguardo di Voltaire si anima. «Io vado piùlontano: vi dico che occorre considerare tutti gliuomini come nostri fratelli. Che? Mio fratello ilturco? Mio fratello il cinese? L’ebreo? Sì, senzadubbio. Non siamo tutti figli dello stesso padre ecreature dello stesso Dio? Ed è a lui che spessomi rivolgo con questa preghiera: Fai che noi pos-siamo aiutarci reciprocamente a sopportare il far-dello di una vita faticosa e passeggera… Possanotutti gli uomini ricordarsi della loro fratellanza eavere orrore della tirannia esercitata sull’anima…».

Il principe aggancia la sua pausa. «Essere alservizio dell’umanità, è questo il principio che haalimentato il mio respiro. Non amavo la vitamondana, mi sono sempre tenuto a distanza daipiaceri dissoluti, consumati sotto la tutela delblasone. Preferivo studiare da solo, immersonella ricerca e nella meditazione, nuotando nelcuore della Sapienza e inseguendo la Verità».

Voltaire gli si avvicina, lo prende sottobraccioe insieme proseguono sul selciato dove la spe-ranza ha tracciato una scia luminosa saettanteverso l’infinito. Nella pace di un equilibrio cherassicura le differenze.

PROTAGONISTI, I SECOLIAl Museo Cappella Sansevero è dedicato il nuovo

numero del nostro magazine realizzato grazie al coor-dinamento di Alessandra Cusani e Francesca Panico.Gioiello del patrimonio artistico internazionale, bel-l’esempio di proprietà e gestione privata, a pochi passida piazza San Domenico Maggiore (in via Francesco DeSanctis 19/21), il mausoleo nobiliare è una preziosavetrina della personalità di Raimondo di Sangro, setti-mo principe di Sansevero (Torremaggiore 1710 –Napoli 1771), figura mitica del primo Illuminismo euro-peo,valoroso uomo d’armi, letterato, editore, primoGran Maestro della Massoneria napoletana, ma soprat-tutto prolifico inventore e intraprendente mecenate.Untempio iniziatico che, aperto al pubblico negli anni cin-quanta, ha raggiunto, nel 2014, il tetto di 300.000 visi-tatori paganti.

Della sua crescita nel tempo come monumentosimbolo della città scrivono i protagonisti stessi di que-sto sviluppo: Fabrizio Masucci (presidente MuseoCappella Sansevero), Paola Servillo (direttore artistico-della rassegna MeravigliArti), Bruno Crimaldi (direttoreeditoriale di aloς), Francesca Amirante (ideatrice del-progetto dedicato ai bambini "I sensi in testa"), MaritaFrancescon (social media manager), Carmine Masucci(presidente del Comitato per il restauro del Corpo diNapoli e amministratore del complesso monumentaleCappella Sansevero).Un monumento che respira nelpresente confrontandosi con letteratura, arte, teatro emusica. Nel dialogo continuo tra ieri e oggi, con sguar-do al futuro.

Per saperne di più: www.museosansevero.it

di Donatella Gallone

In homepage “Cristo velato”, dall’alto (Giuseppe Sanmartino, 1753)

foto di Massimo Velo;Qui sopra, il poeta Adonis in un momento

del “Concerto per il Cristo velato”

foto di Manuela Montella

A passeggio di notte con il libero pensiero

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“Ne ulla sit aetasimmemor”:affinché nes-suna epocase ne dimen-

tichi. Questo lo scopo,espressamente dichiaratonell’iscrizione della sualapide sepolcrale, per ilquale il principe Raimondodi Sangro ideò e fece rea-lizzare il progetto iconogra-fico della CappellaSansevero, arricchendola dicapolavori e affidando adessa il suo enigmatico mes-saggio intellettuale.

Eppure, se nel Settecentola cappella e il palazzo delprincipe di Sansevero – l’unaper i suoi marmi incompara-bili, l’altro per le mirabolantiinvenzioni che vi eranoesposte – venivano già visi-tati da migliaia di più omeno noti viaggiatori delGrand Tour, a partire dallametà del secolo successivoil tempio barocco e lamisteriosa figura diRaimondo di Sangro scivo-larono lentamente nel-l’oblio, cui ha fatto arginesolo l’immaginario popola-re, che ha sempre conti-nuato a preservarne lamemoria, per quanto lacu-nosa e infarcita di elementifolcloristici, quando nontotalmente fantasiosi.

La Cappella Sanseveroaprì regolarmente al pubbli-co, per alcune ore mattuti-ne, a partire dal giubileodel 1950. Per una circo-stanza fortuita, siamorecentemente risaliti alnumero di persone che visi-tarono il complesso monu-mentale nel lontano 1958:meno di 600. Da quel datoagli oltre 300.000 visitatoripaganti del 2014 moltastrada è stata fatta. Negliultimi decenni il monito delprincipe – “ne ulla sit aetasimmemor” – è stato sentitodagli eredi come un impegno inderogabile,sarei tentato di dire come una missione. Unavera e propria rinascita per la CappellaSansevero può datarsi al 1990, anno della ria-pertura dopo un lungo restauro, ma una svoltaaltrettanto importante per la visibilità del luogoe la notorietà del principe è avvenuta nel 2010,anno del tricentenario della nascita di

Raimondo di Sangro, celebrato dagli attualiproprietari del tempio gentilizio con spettacoli,concerti, mostre, libri e un convegno di studi.

(continua a pagina 4)

di Fabrizio Masucci*

Cappella Sansevero, panoramica dall’alto

foto di Massimo Velo

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Lo spirito del principe

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(segue da pagina 3)

Da allora non ci siamo più fermati, e glieventi e le collaborazioni con altre realtà sisono moltiplicati: penso, a mero titolo di esem-pio, alle visite “teatralizzate” con attori incostume, che da alcuni anni organizza con noil’Associazione NarteA, alla rassegnaMeravigliArti, che dal 2013 coinvolge artisti dirilievo nazionale e internazionale, al concorsoper fotografi under 40 indetto conl’Associazione Pantesia e conclusosi lo scorsogennaio, o, venendo all’oggi, al bando di unconcorso di grafica d’arte concertato insiemeall’Accademia di Belle Arti di Napoli, che offriràagli studenti la possibilità di misurarsi in modocreativo con le opere della Cappella Sansevero.Tutto questo lo si sta facendo nel convincimen-to che la gestione di un complesso musealenon possa limitarsi alla sua scrupolosa conser-vazione e allo “sbigliettamento”, ma implichil’apertura ai linguaggi della contemporaneità ea diversi livelli di fruizione: per dirla conGiovanni Papini, coloro che custodiscono le bel-lezze del nostro Paese non dovrebbero mairidursi a meri “bidelli di sale mortuarie e servi-tori di vagabondi esotici”.

Guida – nemmeno lontanamente avvicinabi-le – al percorso intrapreso è per noi sempre lo“spirito” del principe: aristocratico ma ancheinnovatore, barocco ma anche leggerissimo,compito ma anche istrionico. Già, il principe:avrei voluto parlarne di più. Vorrei sempre par-larne di più, perché ho l’impressione di nonprodigarmi mai abbastanza per rendere ade-guato omaggio alla sua straordinaria avventura

culturale. Talvolta provo a giustificarmi conclu-dendo che in fondo la responsabilità è anche unpo’ sua: ha scritto, sperimentato, fatto troppoe lasciato troppo poco perché possa tracciarse-ne un profilo credibile e storicamente inquadra-to. I fatti sembrano aver dato ragione al pro-fessore di fisica Luigi Palmieri, che più di unsecolo fa affermò che Raimondo di Sangro“fece molte cose per farsi ammirare dai coevi,ma curò poco il giudizio dei posteri”. Pochi per-sonaggi furono come lui celebri a tal punto dafar nascere in vita un vero e proprio mito attor-no a sé, se è vero come è vero che perfino laCongregazione dell’Indice dei libri proibiti, nel-l’atto di mettere al bando la sua LetteraApologetica, gli riconobbe “un ingegno singola-re, meraviglioso, si direbbe prodigioso”. Pochipersonaggi, però, sono stati come lui tantomalintesi, riveduti e “scorretti” a uso e consu-mo di improbabili o balorde speculazioni dallaletteratura posteriore.

Ho detto che il principe ha lasciato “troppopoco”: ma la Cappella Sansevero non è poco.Ed è partendo dalla sua valorizzazione che pos-siamo contribuire a diffondere la conoscenza diuna delle più alte vette dell’arte mondiale, diun genio fuori dagli schemi e, naturalmente, diNapoli: città nobilissima e lazzarona, città incui nonostante tutto – per usare le parole delprincipe – “si sa far bene ogni cosa, quando sivuole”.

*presidente Museo Cappella Sansevero

Volta, “Gloria del Paradiso” (Francesco Maria Russo, 1749)

foto di Massimo Velo

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Lo scorso anno ho avuto il piacere dicurare per la prima volta la rassegnadi letteratura, arte, teatro e musica,dal titolo MeravigliArti, che si tienealla Cappella Sansevero di Napoli nei

mesi di maggio e giugno. La straordinarietàdel luogo, l’unicità artistica e la “presenza”del principe Raimondo di Sangro, che siavverte in ogni angolo di questo scrigno del-l’arte barocca, stimolano il pensiero, lariflessione e la fantasia di chiunque entri incontatto con questa meraviglia.

La meraviglia l’ho declinata nelle variesuggestioni indicatemi dal luogo e dallaconoscenza della vita del principe, che affa-scina per la molteplicità di interessi che col-tivò durante la sua esistenza. La manifesta-zione dello scorso anno ha coinvolto tutti isensi. Ara Malikian con il concerto Le mieprime quattro stagioni, eseguito da un quartettod’archi, ha reso spettacolare e divertente la musi-ca classica anche per i bambini, un concerto rac-contato che ha emozionato e trascinato tutti. Ilsecondo appuntamento è stato con l’arte contem-poranea; per l’occasione mi sono confrontata conAlfonso Artiaco dell’omonima Galleria. ConoscoAlfonso da molti anni, lo ammiro e ho grandestima di lui e della sua attività. A ciò si aggiungo-no la straordinaria prossimità della Galleria diAlfonso alla Cappella, lo spirito di appartenenza aquesto magnifico quartiere di Napoli e il comunedesiderio di rivalutazione della zona, che rendonoquesta collaborazione una felice conseguenza. Lascelta è caduta su Ann Veronica Janssens, artistabelga, che con un’installazione discreta e sempli-

ce, otto specchi circolari posizionati a terra cheriflettevano la volta della Cappella amplificandonela bellezza, ha incantato il pubblico. È toccato poia Philippe Daverio che, in una lezione speciale,mosso dalle suggestioni del luogo, ha propostouna riflessione sul carattere europeo dellaCappella Sansevero. Seguendo le inclinazioni e gliinteressi del principe abbiamo ospitato uno deipiù grandi attori dei nostri tempi, RobertoHerlitzka, con uno spettacolo su Glenn Gould.Infine, per l’ultimo appuntamento della rassegna,nella Cappella hanno risuonato le note di Liszt,Debussy, Castiglioni, Crumb, eseguite al pianofor-te da Antonio Ballista, in un itinerario musicaletra evocazione e meraviglia.

(continua a pagina 6)

di Paola Servillo*

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MeravigliArti e l’intervista impossibile

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(segue da pagina 5)

È passato un anno e ciò è servito a “stringerei rapporti” con il principe, ad avere con lui un po’di confidenza in più, sempre nel rispetto dei ruoli,consentendomi la sfacciataggine di farlo intervi-stare, ma per farlo ho scelto un intervistatoreeccellente. È nata così, per l’edizione 2015 diMeravigliArti, “un’intervista impossibile” aRaimondo di Sangro, scritta dal nostro grandescrittore partenopeo Raffaele La Capria.L’intervista, che sarà messa in scena in uno degliappuntamenti della rassegna, ci aiuterà adapprofondire (come è nel genere letterario delleInterviste Impossibili, nate per la Radio negli anni’70) la conoscenza del principe, dei suoi interessi,delle sue idee e delle sue scoperte attraverso un

approccio giornalistico e la scrittura di un grandeautore. Lo storico dell’arte che quest’anno rac-conterà lo splendore barocco della CappellaSansevero sarà Vittorio Sgarbi, che già in varieoccasioni si è soffermato sulla unicità di questoluogo e che per la prima volta lo farà nellaCappella in presenza del pubblico. La luce saràprotagonista dello spettacolo per grandi e piccini,tenuto da un team di scienziati del Dipartimentodi Fisica dell’Università di Milano. Il 2015 è l’annointernazionale della luce, ed è nato Light Mystery,una commedia leggera sulla scienza, che parla diluce (uno dei principali argomenti di ricerca delprincipe, noto per la scoperta del leggendario“lume eterno”), ma non solo. I bambini sarannoancora una volta protagonisti: gli scienziati infattisperimenteranno e dimostreranno con l’aiuto e il

coinvolgimento del pubblico.L’artista contemporaneo che

interverrà con il suo segnonella Cappella sarà GiulioPaolini: ancora una voltal’intuizione di AlfonsoArtiaco incontra un grandeartista che entrerà nell’orbi-ta magica del tempio disan-griano. Per la musica hoinvitato il QuartettoEuphoria, che si esibirà inuno show, per la regia dellaBanda Osiris, trasformando-si sotto gli occhi del pubbli-co: da quartetto d’archi,dalla serietà di un concertodi musica classica, le quat-tro musiciste condurranno aun caos sonoro, che scuote-rà suonatrici e partiture,per lo stupore e divertimen-to degli spettatori.

L’eccellenza del luogo, lagestione illuminata, la noto-rietà in Italia e non solo,hanno reso agevole il miolavoro: l’invito a un artistaalla Cappella Sansevero èstato sempre accolto inmaniera entusiastica, concuriosità e ammirazione.Spero che tutto ciò possafar piacere al principe ecerco di onorarlo per quan-to mi è possibile.

*direttore artistico di MeravigliArti

A fianco,

l’installazione “Sansevero” di Ann Veronica Janssens

in una veduta dall’alto

(MeravigliArti 2014)

foto di Luciano Romano

Nella pagina precedente,

due momenti del concerto/spettacolo

“Le mie prime quattro stagioni” di Ara Malikian Ensemble

(MeravigliArti 2014)

foto di Marco Ghidelli

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La casa editrice alóς è stata fondata aNapoli, quasi vent’anni fa, da soci legatifra loro da vincoli familiari e affinità discopi culturali, che decisero di aggiungereall’attività di gestione museale un ambi-

zioso progetto editoriale: avviare un indirizzo diricerca approfondito sulla figura e le opere diRaimondo di Sangro e sulla Cappella Sansevero.Occorreva riabilitare il settimo principe diSansevero, ridotto da una saggistica pseudo-eso-terica a poco più di una figura bizzarra, estraneaa ogni contesto culturale e storico, quasi una“macchietta” col suo alone di leggendario mistero.

Si scelse di comunicare anche graficamentequesto rinnovamento rappresentando nel logo,presente sin dalla prima pubblicazione della guidadel Museo, un serpente arrotolato a spirale cheproietta verso l’alto non la lingua biforcuta, mauna spiga matura e pronta per il raccolto.

Oggi, la ri-pubblicazione, ancora non comple-ta, delle opere di Raimondo di Sangro in edizioneannotata, l’analisi del progetto iconografico affi-dato da quest’ultimo alla Cappella Sansevero e lenuove ricerche d’archivio avviate sulle sue attivitàci hanno restituito la figura di un intellettualesicuramente in anticipo sui tempi, ma profonda-mente partecipe e consapevole dei fermenti cul-turali che percorrevano la sua epoca. Fautore dellibero pensiero e interessato alla comunicazione,Raimondo ha indagato molti campi del sapere,spaziando dall’alchimia alla semiotica, privilegian-do percorsi di conoscenza tesi al progresso spiri-tuale dell’Uomo, cosciente di schierarsi nel campodegli oppositori del pensiero comune e conformi-sta, vigilato dai poteri “forti” a lui coevi.

Il suo messaggio ideale pervade l’intero cata-logo delle pubblicazioni di alóς, accresciuto concontinuità, ma senza l’assillo di scadenze tempo-rali o di mercato. L’attività editoriale ancora oggiè condotta secondo principi saldissimi. Ogni libronasce da un progetto di ricerca della casa editri-ce, si scelgono in autonomia gli autori, si privile-gia la qualità. Particolare cura si riserva alla vesteeditoriale, alla scelta delle immagini, alla graficadei volumi.

Negli anni, alle collane (Substantia, Substantiaminima e Lapis) che indagano, secondo linguaggidiversi, il mondo sanseveriano, la casa editricealóς ha affiancato anche la realizzazione dimostre e altri eventi che continuano l’opera didivulgazione del “messaggio” di Raimondo, a piùlivelli, attraverso progetti culturali differenti,come quello che, da ultimo, si propone con lacollana specifica Ecforia di mettere a fuoco unagrammatica dell’immagine e dei simboli, qualeinfrastruttura di una comunicazione universale,metalinguistica. Tema peraltro già affrontato daldi Sangro nella sua opera più famosa: la Letteraapologetica.

Di prossima uscita sono: Il rituale di pietra diMartin Rua, guida esplicativa dei simboli alchemi-co-massonici nascosti nella Cappella Sansevero, ele Lettere sul Lume eterno di Raimondo diSangro, a cura di Leen Spruit.

*direttore editoriale di alóς

Una casa editrice per RaimondoUna casa editriceper Raimondo

In alto, “Pavimento labirintico” (Francesco Celebrano, dal 1765 al 1771 ca.)

foto Archivio Museo Cappella Sansevero e la copertina del volume “Il rituale di pietra” di Martin Rua

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di Bruno Crimaldi*

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L’incontro tra laCappella Sansevero ela scuola non può cheavere un sapore par-ticolare, non può pre-

scindere dal fatto che si incon-trano due mondi straordinari:quello del principe e quello dellamente degli adolescenti. Il pro-getto I Sensi in testa nasce dauna specifica consapevolezza: iragazzi di oggi, più che di conte-nuti, hanno bisogno di sapersciogliere le proprie emozioni, disaperle esprimere, di riuscire atirarle fuori.

La Cappella Sansevero hachiesto a Progetto Museo,Associazione con esperienzaventennale nell’educazione alpatrimonio, di pensare a un per-corso per bambini e adolescentinella Cappella Sansevero. Alcentro del progetto c’è unariflessione su cosa significhi farincontrare un luogo e un perso-naggio unici al mondo e la scuo-la. Chiaramente può significaretanto: scoprire la vasta ed ete-rogenea cultura del principe,conoscere gli artisti e le tecni-che, entrare nel mondo multi-forme e sensoriale del linguag-gio barocco. Soprattutto però, inquesto caso, significa seguire lelinee indicate dal principe: lascoperta di una luce, il tornare avedere la verità.

Chi lavora nella scuola sache i ragazzi di oggi si relazionano al virtuale, piùche al reale, mediano tutto, o quasi tutto, attra-verso la tecnologia, ma soprattutto hanno unadifficoltà enorme a far emergere l’aspetto sensibi-le. Con I Sensi in testa avviene un incontro priva-to tra i ragazzi e il Cristo velato, la Pudicizia, ilDisinganno, che, in questa occasione, diventanocompagni di una insolita esperienza.

A porte chiuse, lo straordinario ambientedella Cappella Sansevero diventa uno spaziolaboratoriale per attivare i sensi e, quindi, latesta. Si privilegia lo stimolo di percezioni visive,tattili, anche olfattive e poi si svelano solo allafine i contenuti, i significati espliciti e criptici chela Cappella contiene. I ragazzi sono invitati aosservare la Cappella e il suo contenuto, adesplorarla con gli occhi e ad attivare gli altrisensi.

A gruppi i ragazzi guardano attentamente unaparte della Cappella, una scultura, un particolare.Subito dopo, grazie alla collaborazione con Isfom(Istituto Formazione Musicoterapia), i partecipanti

scelgono alcuni strumenti dello strumentario Orff,quelli che ritengono più adatti a tradurre in musi-ca il particolare che hanno osservato. E così ladeterminazione di Cecco di Sangro, il silenziodella Pudicizia, la sorpresa del Disinganno, il chia-roscuro del pavimento, la furia del soffitto diven-tano suoni.

Solo a questo punto la Cappella si svela: lastoria della sua costruzione, la figura del principee, soprattutto, il suo significato saranno racconta-ti ai ragazzi seduti per terra in circolo.

Al termine, il gruppo è pronto per un omaggiosonoro collettivo a quello che è il fulcro dellaCappella. In circolo, ognuno con uno strumento, iragazzi salutano il Cristo velato improvvisando uncaloroso “concerto” dedicato al capolavoro diSanmartino.

*presidente di Progetto Museo

“Disinganno”, part. (Francesco Queirolo, 1753-54)foto di Massimo Velo

di Francesca Amirante*

I Sensi in testaIncontro con la scuola

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In alto, “Carrozza marittima” inventata da Raimondo di Sangro

(disegno di Francesco Celebrano, incisione di Giuseppe Aloja, 1770 ca.)

E al centro “Macchina anatomica – Donna”,

part. (Giuseppe Salerno, 1763-64) foto di Massimo Velo

La visita corre sui social network

Da circa cinque mesi ilMuseo CappellaSansevero si è aper-to a nuovi canali dicomunicazione attra-

verso il mondo dei social net-work. Al di là di obiettivi basi-lari quali il rafforzamentodella brand awarness e lapromozione delle attivitàdella struttura, la socialmedia strategy in atto mira aformare una community diappassionati del museo edelle opere in esso contenu-te, a mettere in contatto ifan tra di loro e a crearerelazioni ed engagement.

La tipologia dei conte-nuti spazia da approfondi-menti sulle opere d’artealle notizie sulle invenzionidi Raimondo di Sangro esulle sue attività, daglieventi del museo alle datestoriche e alle ricorrenze legate allaCappella e al principe, ma comprende anche cita-zioni sull’arte, behind the scenes e foto dellemanifestazioni.

Il target è costituito da amanti dell’arte, poten-ziali visitatori, appassionati della storia del princi-pe di Sansevero e di Napoli, turisti, persone chesono già state nella struttura e vogliono approfon-dirne alcuni aspetti o condividere la propria espe-rienza.

Attualmente la Cappella Sansevero è presentesu Facebook, Twitter, Instagram, Google Plus eYoutube. Nel giro di pochi mesi, in cui tali canali

sono stati curati in manieracostante, si è assistito adun incremento di fan suFacebook del 20% e di oltreil 50% di follower su ognu-no degli altri social network.

L’ascolto e il contatto congli utenti è utile non solo aifini della raccolta di opinioni,suggerimenti o pareri, maanche per le interessantisegnalazioni che possono per-venire, come ad esempio ulti-mamente nel caso di uno deibozzetti del Cristo velatocustodito al LACMA (LosAngeles County Museum ofArt) , di cui mi è pervenutanotizia attraverso una mentionvia Twitter da un viaggiatore.

A ottobre, a seguito dellavittoria del premio Travellers’Choice 2013 come primo museoitaliano scelto dai visitatori diTrip Advisor, la CappellaSansevero è stata invitata a par-tecipare alla prima TripChat con iTop Museums del mondo, come ilMetropolitan Museum, la National

Gallery, e il British Museum. In tale sede è statopossibile discutere, su scala globale, dei gusti edelle preferenze dei visitatori, e di suggerimenti etrucchi per migliorare l’esperienza della visita.

*social media manager

La visita corre sui social network

di Marita Francescon*

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V ent’anni dopo. È il titolo del celebreromanzo di Alexandre Dumas che rac-conta le vicende dei “quattro moschettie-ri” in età matura.

Vent’anni. Un tempo lungo: per noi il tempo diuna generazione. Un tempo breve, quasi un batti-to di ciglia, per i testimoni di pietra a cui i popoliaffidano la memoria della loro civiltà.

Vent’anni dopo abbiamo ricompattato ilComitato che aveva portato a compimento ilrestauro della Statua del Corpo di Napoli, alias laStatua del Nilo: questa volta anche per metterle latesta a posto.

Detta così, per chi non conosce l’origine delComitato, poco si capisce.

E allora partiamo dall’inizio. Anzi facciamo unpasso ancora più indietro nel tempo.

Inizio anni Ottanta.Chi, napoletano come me visceralmente legato

alle proprie radici, ha vissuto quegli anni a Napoli,ricorderà il sentimento di frustrante impotenzadinanzi alla condizione di profondo degrado dellanostra città: particolarmente del nostro centro sto-rico, ridotto, dopo il terremoto, a un desolantereticolato di tubi innocenti, sovrastato da unacappa di ottuso immobilismo.

Continuavo a chiedermi se quel sentimento difrustrante impotenza discendesse più dalla carenzadi idee che dal muro di difficoltà quotidiane, ordi-

narie, offerte dalla città stessa.Poi nel 1988, con l’inizio del restauro della

Cappella Sansevero, illuminante mi arrivò la rispo-sta.

La straordinaria esperienza vissuta nei due annidi lavori mi fece scoprire una realtà diversa, fattadi una alleanza tacita e generosa tra pubblico eprivato, di una complicità che da inespressa diven-ne dichiarata.

Tutti lavoravamo al bene comune: laSoprintendenza, il Provveditorato alle OperePubbliche, gli eredi Sansevero, le maestranze, lagente del posto.

Con silenzioso accordo, ci eravamo trasformatitutti in portatori d’acqua.

Da quel momento, da quella prova si affermòla certezza che il restauro di un monumento, ilrecupero duraturo di un’area della nostra città, èpossibile, è realizzabile. Ma passa attraverso lacollaborazione e la partecipazione di tutti coloroche, per ragioni logistiche o istituzionali, sono iveri e più diretti interessati: attraverso il consensoprofondo generato solo da ciò che viene sentitocome giusto e fertile.

Il Comitato per il restauro del Corpo di Napoli èfiglio di quella “scoperta”.

Da lì nacque l’idea di restaurare “insieme” lastatua del Nilo.

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Quei restauripossibili

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di Carmine Masucci*di Carmine Masucci*

Quei restauripossibili

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Ingiuriata dal tempo, in buona parte copertaalla vista dal chiosco di un edicolante, ma ancoralì: dopo duemila anni da quando gli Alessandrini laportarono nella nostra città. Emblematicamenteeletta a Corpo di Napoli.

Il Comitato, promosso dal Museo CappellaSansevero, non ricercò così, né volle, sponsoreccellenti, ma si rivolse alla gente, in particolarmodo a quella del luogo, agli abitanti a ai frequen-tatori abituali, a coloro, insomma, che avevanomaggiore interesse al recupero e alla vivibilità delproprio specifico tessuto urbano.

Con lo slogan Una goccia per il Nilo e con ilsistema delle cartoline di partecipazione raffigu-ranti la statua del Nilo con simbolico valore faccia-le differenziato, che, a testimonianza della parteci-pazione, potevano essere riti-rate presso il Museo CappellaSansevero o presso unaventina di esercizi commer-ciali della zona, partì l’inizia-tiva.

Un appello diverso, dun-que, che funzionò da tam-tam, che sollecitò e invitòciascuno a partecipare perquel che poteva.

In migliaia offrirono illoro contributo, coscienti distar prendendo parte ad unaoperazione insolita, quasi aduna festa collettiva, in cuitutti, proprio tutti, si senti-rono partecipi, orgogliosa-mente protagonisti di unprogetto da portare felice-mente a compimento “insie-me”.

Vennero superati tutti ipur numerosi ostacoli buro-cratici.

Il “Corpo di Napoli”,restaurato, sarebbe statocustodito e protetto dagliabitanti del centro antico.

Rimase solo il rammarico che la statua, purrestaurata a regola d’arte, era rimasta mutilatadella testa della Sfinge, che originariamente carat-terizzava la scultura, in quanto tale componentemarmorea era stata asportata a fine anniCinquanta, e da quell’epoca non se ne avevanonotizie.

E arriviamo ai giorni nostri. A vent’anni dopo.Grazie a una straordinaria attività investigativa

del Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale,in proficua collaborazione, la testa della Sfinge afine 2013 viene “miracolosamente” recuperata eaffidata in custodia alla Soprintendenza per ilPatrimonio Storico e Artistico di Napoli.

Quale migliore occasione. Dopo tanto tempodal restauro, la statua del Nilo, per quanto protet-ta degli abitanti, era stata pur sempre esposta alleintemperie e appariva, quindi, bisognosa di accu-rata ripulitura; e poi, finalmente, si poteva rimet-tere la testa al suo posto.

Così è rinato, venti anni dopo, il Comitato pro-mosso di nuovo dal Museo Cappella Sansevero.Questa volta con lo slogan Mettiamo la testa a

posto, ma con lo stesso sistema e metodo di par-tecipazione: cartoline di simbolico valore faccialedifferenziato - raffiguranti un disegno della Statuadel Corpo di Napoli realizzato per l’occasione dal-l’artista Lello Esposito – da ritirare presso il Museoo presso una ventina di negozi della zona.

In pochissimo tempo oltre duemilatrecentosostenitori contribuiscono a creare il fondo neces-sario alla ripulitura della statua e a riposizionare latesta della Sfinge nella sua originaria collocazione.

Dopo meno di un anno dall’annuncio del ritro-vamento, il restauro anastilotico è completato.

Cosa è cambiato rispetto a venti anni prima?Poco o nulla. Non l’entusiasmo, non la voglia di

partecipazione della gente.A parte la nuova opportunità di realizzare un

sito web (www.comitatocorpodinapoli.it), conl’elenco dei sostenitori e la storia dell’iniziativa,

anche oggi, come allora, ci sono almeno 2.300paladini a protezione della statua del Corpo diNapoli.

Quanto ai moschettieri, probabilmente servonosempre per mettere in moto iniziative simili.

Noi promotori e fondatori del Comitato antico enuovo auspichiamo seguaci per nuove sfide.

Ah, dimenticavo. Passando davanti alla statuadel Corpo di Napoli, incuriositi anche voi, nondomandate alla Sfinge come è stata ritrovata dalnucleo dei carabinieri la testa che le era stata sot-tratta tanti decenni fa.

Come ha fatto con me, sono certo, infatti, chevi risponderebbe con un enigma assolutamenteinsolubile.

*presidente del Comitato per il restauro del Corpo di Napoliamministratore del Complesso monumentale Cappella Sansevero

Nella pagina precedente, “La Statua del Nilo” (o Corpo di Napoli)

restaurata con il ripristino della testa della sfinge

Qui al centro, un momento della cerimonia inaugurale

e presentazione al pubblico del Nilo restaurato

foto di Marco Ghidelli

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Situato nel cuore del centro antico diNapoli, il Museo Cappella Sansevero èun gioiello del patrimonio artistico inter-nazionale. Creatività barocca e orgogliodinastico, bellezza e mistero s’intreccia-

no creando qui un’atmosfera unica, quasi fuoridal tempo.

Tra capolavori come il celebre Cristo velato, lacui immagine ha fatto il girodel mondo per la prodigiosa“tessitura” del velo marmo-reo, meraviglie del virtuosi-smo come il Disinganno edenigmatiche presenze comele Macchine anatomiche, laCappella Sansevero rappre-senta uno dei più singolarimonumenti che l’ingegnoumano abbia mai concepito.

Un mausoleo nobiliare,un tempio iniziatico in cui èmirabilmente trasfusa lapoliedrica personalità delsuo geniale ideatore:Raimondo di Sangro, setti-mo principe di Sansevero.

È una tappa obbligata peri turisti e un luogo che quasitutti i napoletani hanno visi-

tato almeno una volta. Questo, certamente, gra-zie all’unicità delle opere che lo costituiscono e alsuo valore dal punto di vista storico-artistico, maanche in virtù di una gestione aperta e lungimi-rante che ha sempre prestato grande attenzionealla valorizzazione del proprio patrimonio, ren-dendone agevole la fruizione e cimentandosi nel-l’organizzazione di iniziative culturali collaterali e

collaborazioni con soggetti pubbli-ci e privati all’insegna della siner-gia.

A partire dai primi anni ’90, incui si è reso promotore delrestauro della Statua del Nilo e hacollaborato con la FondazioneNapoli Novantanove supportandola prima edizione di “Napoli PorteAperte” e quelle immediatamentesuccessive, il Museo si è distintonel recupero ambientale del cen-tro antico e nell’organizzazione dieventi, tanto da meritare nel2006 il premio “Amici dell’Arte”,prestigioso riconoscimento istitui-to da Legambiente nell’ambitodella campagna “Salvalarte”,patrocinata dal Ministero per iBeni e le Attività Culturali.

(continua a pagina 13)

Il Museo: creatività barocca e orgoglio dinastico

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Negli anni, si sono succeduti negli spazi delMuseo concerti (si sono esibite più volte leprime parti del Teatro San Carlo), spettacoli,letture, presentazioni di libri, mostre documen-tarie, bibliografiche e artistiche. Dal gennaio2010 al gennaio 2011, in occasione del tricente-nario della nascita del principe di Sansevero,particolarmente fitto è stato il calendario dellemanifestazioni, dallo spettacolo inaugurale“Solve et coagula” dell’EnsembleAccordone fino a una mostra organiz-zata in collaborazione con l’IstitutoBanco di Napoli – Fondazione pressoPalazzo Ricca.

Dal 2010 il Museo CappellaSansevero si è attestato al primoposto per visitatori paganti tra imusei napoletani, registrando poi nel2011 un ulteriore aumento di ingressi(171.774 complessivi). Il dato del2012, soprattutto in considerazionedella congiuntura economica pocofavorevole, è stato straordinario: nel-l’arco dell’anno i visitatori sono stati200.120.

Incredibile il dato 2013: hannovisitato il Museo oltre 238.000 visita-tori paganti. Nel 2014, si è arrivati aoltre 300.000 visitatori.

Nel giugno 2013 il Museo CappellaSansevero è risultato primo tra iMusei italiani per gradimento su TripAdvisor, aggiudicandosi il primo pre-

mio Travellers’ Choice. Nella classifica del 2014di Trip Advisor la Cappella Sansevero è risultataterza in Italia dopo la Galleria dell’Accademia diFirenze e la Galleria Borghese di Roma.

Risultati simili spingono a impegnare ancoradi più l’organizzazione del Museo nella creazionedi eventi collaterali, che diventano occasione diulteriore visibilità, perseguono la logica di aper-tura alla città e contribuiscono alla promozioneterritoriale.

(continua a pagina 14)

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La Cappella Sansevero è di proprietàprivata. Appartiene, ed è sempreappartenuta, agli eredi dei principi di

Sangro di Sansevero. Il cognome diSangro è andato perduto in quanto l’ulti-ma di Sangro di Sansevero era unadonna, Teresa, che si sposò con un princi-pe d’Aquino di Caramanico. Pertanto iltitolo di “principi di Sansevero” è passatoalla famiglia d’Aquino.La comunione dei proprietari del comples-so monumentale è presieduta daAlessandro d’Aquino, principe diCaramanico e di Sansevero, e da CarmineMasucci. Attualmente i gruppi familiaricomproprietari della Cappella Sanseveroportano i cognomi di: Rutoli, Masucci,

d’Aquino, Cecaro, Contorno, Fangel.Nel 1996, i proprietari hanno costituitouna società per la gestione delle attivitàmuseali, la Museo Cappella SanseveroSrl. Il presidente della società e del consi-glio di amministrazione è attualmenteFabrizio Masucci. Gli altri membri del con-siglio di amministrazione sono: Giusepped’Aquino di Caramanico, Paolo Giugliano,Fiammetta Rutoli, Maria AlessandraMasucci.Né la comunione dei proprietari né laMuseo Cappella Sansevero Srl ricevonocontributi pubblici per la conservazione ela gestione del complesso monumentale.La Cappella Sansevero si sostiene esclusi-vamente grazie agli ingressi dei visitatori.

Nella pagina precedente, “Altare Maggiore”, part.

(Francesco Celebrano, anni ’60 del XVIII sec.)

foto di Massimo Veloe “Pudicizia”, part. (Antonio Corradini, 1752)

foto di Archivio Museo Cappella SanseveroA destra, Incisione con ritratto di Raimondo di Sangro

(Ferdinando Vacca, 1747-50 ca.) foto di Massimo Velo

La storia di una proprietà privataLa storia di una proprietà privata

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Una nuova collaborazione si è avviata amarzo con l’Accademia di Belle Arti di Napoli perla realizzazione di progetti grafici che coinvolge-ranno gli studenti dell’istituzione.

Con l’Associazione Progetto Museo due annisi organizza I sensi in testa, visita/laboratorioper bambini dove, grazie ad operatori esperti, ipiù piccoli sono guidati alla scoperta delle bel-lezze e dei misteri della Cappella Sansevero e sidivertono a usare gli strumenti dello strumenta-rio Orff per esprimere le proprie emozioni.

Il Testamento di Pietra è, invece, la visitateatralizzata a cura dell’Associazione CulturaleNarteA: un sabato al mese, attori in costumeanimano la Cappella Sansevero interpretando ilprincipe Raimondo di Sangro e altre figure lega-te alla storia del complesso monumentale. Nelgennaio 2015, negli spazi dell’Associazione

Culturale Pantesia, si è tenuta la mostra conclu-siva, con premiazione, del concorso fotografico“L’insieme, il dettaglio”, indetto dal MuseoCappella Sansevero in collaborazione conPantesia: dodici fotografi under 40 sono statiinvitati a presentare due scatti, uno di unaveduta d’insieme della Cappella Sansevero euno di un dettaglio. A ciascuno dei due vincitori,Cristina Cusani e Francesco Pischetola, è statoriconosciuto un premio di 1.000 euro.

Infine, l’appuntamento che il Museo producee propone dal 2013 è MeravigliArti, rassegna diletteratura, teatro, musica e arte (dal 2014diretta da Paola Servillo), che offre un program-ma di appuntamenti tra maggio e giugno, sultema della meraviglia, concetto che caratterizzòtutta l’attività intellettuale, scientifica e mecena-tesca del principe di Sansevero, proponendo unpercorso tra varie arti: un omaggio alla molte-plicità di interessi di Raimondo di Sangro, che fudefinito dai suoi contemporanei non un accade-mico, ma “un’accademia intera”.

Performance create ad hoc e produzionicaratterizzate da una forte contemporaneità, sisvolgono su un palcoscenico unico al mondo,creando un crocevia di storia e avanguardia, inomaggio, ancora una volta, alla coesistenza ditradizione e originalità nella figura del principe(www.meravigliarti.it).

Tra gli artisti che hanno partecipato alleprime due edizioni ricordiamo: AntonioBallista, Sergio Bini (in arte Bustric),Antonella Cilento, Philippe Daverio, RobertoHerlitzka, Ann Veronica Janssens, AraMalikian e il suo ensemble, GiuseppeMontesano, la compagnia Ondadurto Teatro,Andrea Renzi, Roxy in the Box.

La prossima edizione di Meravigliarti si terràa partire dal 19 maggio 2015.

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In alto a destra, Cappella Sansevero, parziale (foto di Massimo Velo) e

due momenti della visita teatralizzata

“Il Testamento di Pietra” a cura dell’Associazione NarteA

foto di Rossella Romano

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