OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni,...

17
Direttore responsabile: Donatella Gallone - Editore: Ilmondodisuk Società Cooperativa Sede legale: Napoli - Via Duomo 348 - 80133 Napoli - tel. 081.19806215 - Codice Fiscale e Partita Iva 06088751216 Iscrizione REA (repertorio economico amministrativo) n. 794608 - Tribunale di Napoli al n. 76 del 10/07/2008 - iscrizione ROC n. 17598 OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 MAGAZINE attualità & cultura MAGAZINE attualità & cultura Libere di indignarsi Avevo paura di te Il nuovo impegno delle donne in Italia e nel mondo di Donatella Gallone Aniello Montano a pagina 3 Quel teatro politico Francesca Izzo a pagina 4 Filomena e le italiane di oggi Giuliana Cacciapuoti a pagina 8 In scena, per far discutere Carlotta Cerquetti a pagina 5 « A vevo paura. Tanta angoscia dentro di me. Terrore di sbagliare. Sentivo nella mia testa sempre la tua voce: “Non sei capace di fare niente. continua a pagina 2

Transcript of OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni,...

Page 1: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

Direttore responsabile: Donatella Gallone - Editore: Ilmondodisuk Società CooperativaSede legale: Napoli - Via Duomo 348 - 80133 Napoli - tel. 081.19806215 - Codice Fiscale e Partita Iva 06088751216

Iscrizione REA (repertorio economico amministrativo) n. 794608 - Tribunale di Napoli al n. 76 del 10/07/2008 - iscrizione ROC n. 17598

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 MAGAZINE attualità & culturaMAGAZINE attualità & cultura

Libere di indignarsi

Avevo paura di te

Il nuovo impegnodelle donne

in Italia e nel mondodi Donatella Gallone

Aniello Montano

a pagina 3

Quel teatro politico

Francesca Izzo

a pagina 4

Filomena e le italiane

di oggi

Giuliana Cacciapuoti

a pagina 8

In scena,per far discutere

Carlotta Cerquetti

a pagina 5

«Avevo paura. Tantaangoscia dentro dime. Terrore di

sbagliare. Sentivo nellamia testa sempre la tuavoce: “Non sei capace difare niente”.

continua a pagina 2

Page 2: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 2

Avevo paura di te

«Adesso vorresti dirmi che non èvero. Hai ragione tu, non parlavi,ma io leggevo nei tuoi occhi ildisprezzo per il mio modo di esse-re impacciato, timido, inefficiente.

Tu guadagnavi più di me e io mi sentivo un fallitoanche se mi rassicuravi: “Va bene così, non ti preoc-cupare. Guardati intorno vedrai che qualcosa cam-bierà…” Ogni tentativo che facevo non andava inporto. Progettavo, disegnavo, proponevo. Non misentivo né un artista, né un architetto, ma un vuotoa perdere. Tutte le idee considerate da me fantasti-che venivano demolite da un rifiuto che mi faceva apezzi. Tornavo a casa e tu non c’eri. Eri troppo occu-pata nel tuo studio di avvocato. Mi telefonavi sul cel-lulare verso sera con le solite frasi: “Dove sei ? Seirientrato? Ho preparato tutto. Devi solo cenare”.

Ti odiavo, io avevo girato senza meta per tutta lagiornata perché non potevo starmene tappato traquattro pareti e tu lo sapevi bene. Disoccupato dadue anni, nemmeno la scuola mi cercava più…Detestavo quella tua aria apparentemente tranquilla,nei pochi momenti in cui riuscivamo a incontrarci. Tivolevo vedere morta… E quando ho affondato il col-tello di notte nella tua gola, ho avvertito un senso disollievo. Anche adesso, dietro le sbarre, non riesco apentirmi di quello che ho fatto. Potevi essere miglio-re».

Dieci anni dopo, era stato scarcerato. Buona con-dotta, forse perché riusciva a scaricare i suoi pensie-ri in piccolo quaderno nero che avevo bruciato primadi essere liberato. Camminava disorientato nella cittàancora addormentata. Non aveva nessuno, néparenti, né amici. Si rifugiò in un caffè già aperto.«Cappuccino e brioche» aveva detto senza nemme-no guardare in viso chi era dietro il bancone del bar.Adesso poteva spendere soldi suoi per fare colazio-ne. In cella aveva guadagnato qualcosa. I suoi dise-gni erano stati venduti in una manifestazione dibeneficenza. C’era chi gliene aveva richiesti altri,probabilmente per buonismo, pietà, compassione… Eprima di uscire il direttore gli aveva infilato unbiglietto in tasca: «Ecco il numero di un negozio didesign. Cercano arredatori. Al proprietario ho parlatodi te». L’aveva preso senza molta convinzione. Nonera riuscito a essere scortese con lui.

«Buono, eh? Pensa che questo è l’ultimo chebevi… I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni,

taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se ionon lo avessi avvelenato quel giorno, come ho fattoadesso con te. Un veleno insapore, ma fulminante.Spacca il cuore, lo arresta, non lascia tracce. Miguardi smarrito… Lo odiavo, per quelle sua aria dapadrone che mi impediva di vivere… E per quelle suemani sporche che mi afferravano di notte sotto lecoperte quando dormivo nella mia camera. Arrivavain punta di piedi per non farsi sentire da miamadre.… Quando nessuno lo vedeva, s’infilava nelmio letto e mi tappava la bocca. Ero paralizzata dallospavento…. Ti manca il respiro, è vero? Devi pagareanche tu…».

Era crollato a terra. La ragazza urlò, qualcunoaccorse, dopo aver chiamato la polizia. Arrivò unavolante dopo una decina di minuti. Un uomo e unadonna in uniforme entrarono e l’interrogarono.Poche domande, normale routine.

La ragazza s’inginocchiò davanti al corpo e si feceil segno della croce: «Poveraccio. Una persona genti-le. Somigliava tanto al mio papà».

*La sera del 25 maggio 2011 il teatro Sannazaro di Napoli, salotto di via Chiaia- reso celebre dall’indi-

menticabile Luisa Conte con la sua compagnia (dal 1971fino alla sua scomparsa dell’attrice nel 1994)- si affolladi donne e uomini per lo spettacolo “Libere” di CristinaComencini diretto da Carlotta Cerquetti, con Antonella

Stefanucci e Chiara Baffi. L’evento è organizzato dall’as-sociazione napoletana“Tempo Libero” che ripropone ildialogo tra due generazioni differenti - una ragazza euna signora - (andato in scena a Roma (con Lunetta

Savino e Isabella Ragonese) con richieste di replica intutta Italia. “Libere” diventa simbolo dell’indignazionedelle italiane e degli italiani che sono scesi in piazza il

13 febbraio per manifestare contro la rinnovata margi-nalità sociale e politica femminile, guidati dalla rete “Se

non ora quando”, oltre i simboli di partito. Un movimen-to ancora vivo, che la scorsa estate si è ritrovato a

Siena per ribadire la necessità di voltare pagina, tra-ghettando il Paese verso un cambiamento reale. Il

mondo di suk magazine ne ripercorre le tappe dando laparola a chi lo ha interpretato, condiviso o solo osserva-

to da quell’immenso palcoscenico che è la vita.

di Donatella Gallone*

In prima pagina, scatto di Chiara Riccio, dal concorso “Fotografa il maggio” promosso da ilmondodisuk con l’associazione

Oltre il chiostro e l’Accademia di Belle arti di Napoli;in alto, foto di Sandro Maddalena, dallo stesso concorso

a questo numero del magazine ha collaborato Francesca Panico

Page 3: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 3

Il nuovo impegno delle donnein Italia e nel mondo

La condizione e il ruolo delle donnenella società di oggi possono esseresimbolicamente ed emblematicamenterappresentati da due eventi verificatisiin questi ultimi giorni. Da una parte in

una cittadina della virtuosa Puglia delle giova-ni donne sono costrette a lavorare in nero perun salario assolutamente indecente, senzaalcuna difesa dei diritti minimali assicuratidalle leggi sul lavoro ed esposte a ogni sortadi pericolo, fino a trovare la morte nel crollodella palazzina collassata sullo scantinato incui lavoravano fino a tredici quattordici oregiornaliere. Questi i loro nomi: Tina Ceci,Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, AntonellaZaza, Maria Cinquepalmi, figlia del proprieta-rio del cosiddetto maglificio. Dall’altra partetre donne, due liberiane e una yemenita, insi-gnite della più alta eambita onorificenza incampo internazionale: ilPremio Nobel per la Pace.Ellen Johnson Sirleaf, pre-sidente della Liberia,Leymah Gbowee, attivistaliberiana per la pace, eTawakkul Karman, leaderdella protesta pacificanello Yemen, hanno profu-so il loro impegno nonviolento per la sicurezzadelle donne e per il lorodiritto a partecipare atti-vamente alla costruzionedella pace.

Due vicende completa-mente diverse eppureparallele e intrecciate inquell’unica trama che è lacondizione della donnanella realtà attuale. Duevicende che danno l’ideadelle contraddizioni del mondo attuale. Dicerto rimane la constatazione che le donnestanno diventando sempre più protagonistedella storia in positivo, seppure continuano aessere segregate, discriminate, vessate erese oggetto di violenze fisiche e verbali.Anche il rinascente machismo verbale, sullascia del linguaggio sconcio nella crudezzadelle immagini oltre che dei termini usati dalcapo del governo italiano, è il segno di unapersistente ostilità nei confronti delle donne.

La forza morale, la capacità ideativa e lavolontà emancipativa delle donne, però, stan-no emergendo con decisione nelle nuoveforme di lotta non violenta in Italia, inEuropa, ma anche in non pochi paesi arabi.In Italia il movimento femminile, dopo unafase di spontaneismo che ha vissuto il suomomento più alto nelle piazze del Paese il 13

febbraio scorso, ha scelto di costruire unagrande organizzazione, stabile, inclusiva,autonoma, capace di radicarsi sul territorio edi darsi uno statuto. Solo, in questo modo,come affermano le organizzatrici delMovimento “Se non ora quando”, si potràpensare di realizzare un “Paese per le donne”,in cui siano utilizzati in positivo la loro intelli-genza e il loro carattere, per farle esserequello che veramente sono: una risorsa ecce-zionale per il Paese e per il mondo. Una mag-giore presenza delle donne nei posti dicomando nelle aziende, nella politica, nelleprofessioni, nella comunicazione si rivelereb-be la via più giusta per immettere nella socie-tà nuovi valori, maggiormente intonati allacollaborazione e all’equilibrio. Purtroppo ledonne oggi operanti soprattutto nel campo

politico danno l’impressione che, per affer-marsi, siano state costrette ad accogliere ilpeggio della cultura politica al maschile. Perquesto c’è bisogno di rompere gli steccati,consentire a un numero sempre maggiore didonne di affermarsi per i loro veri meriti. Solocosì sarà possibile realizzare una vera parità,praticata e non solo predicata.

*Acerrano di nascita, cittadino onorario di Nola,presidente della Fondazione Giordano Bruno, Aniello Montano insegna Storia della filosofia

all’Università di Salerno

di Aniello Montano*

Nella foto in alto, le tre donne Nobel per la pace.

Da sinistra, Gbowee, Sirleaf e Karman

Page 4: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 4

Quel teatro politico

Il dialogo Libere andato in scena alSannazaro, oltre a essere un originaleesemplare di teatro “politico”, ha una storiache penso valga la pena raccontare. La suaidea, realizzata poi con grande efficacia

drammaturgica da Cristina Comencini, nasceall’interno di un gruppo di donne: l’associazioneDinuovo (termine polisemico che evoca insiemela novità e il ritorno), messa insieme più di dueanni fa, sulla spinta della prima ondata di scan-

dali sessuali con protagonista il presidente delconsiglio. Una composita e inusuale compagnia,formata da Cristina Comencini, sua sorellaFrancesca, anch’essa regista, una attrice moltopopolare Lunetta Savino e una quindicina didonne di varie provenienze, professioni ed età,avevano ritenuto che le donne italiane, a diffe-renza delle donne di paesi come la Francia, laGermania, la Spagna, per non parlare dei paesinordici, subivano quegli affronti alla loro dignitàanche per una condizione materiale pesante.

CONSAPEVOLEZZA E MARGINALITA’Dopo stagioni segnate da un importante movi-

mento di emancipazione e da un movimentofemminista -tra i più interessanti in Occidenti perampiezza e intensità anche di ricerca teorica- cheavevano prodotto conquiste rilevantissime sulpiano dei diritti sia civili che sociali, le donne ita-liane erano alle prese con un paradosso: da unaparte un livello alto di coscienza e consapevolez-za della propria libertà e dall’altro una condizionedi marginalità politica, sociale e di rappresenta-zione (basti pensare alla degradante immaginedella donna come puro oggetto sessuale nellatelevisione italiana pubblica e privata e nella pub-blicità, un’immagine senza paragone in Europa).E hanno deciso che era arrivato il momento disollecitare dinuovo (appunto) l’azione politica.Abbiamo scritto un documento di riflessione criti-ca sugli ultimi quindici-venti anni e abbiamo indi-cato la nostra prospettiva, cioè riannodare i fili

spezzati tra l’intellettualità diffusa femminile el’insieme delle donne italiane e creare una reteorganizzata. La novità maggiore è stata l’uso diun linguaggio nuovo per fare politica, il teatro.Cristina Comencini ha tratto creativamente daldocumento un testo teatrale, un dialogo tra unadonna più anziana e una giovane che mette inscena appunto quel paradosso e la frattura che siè prodotta tra le donne della generazione femmi-nista e le giovani allevate nella libertà ma chetrovano una società chiusa alle loro aspettative.Lo spettacolo ha girato l’Italia, consentendoci didiscutere con un pubblico foltissimo, interessato,coinvolto emotivamente e quindi predisposto ariflettere, come è accaduto anche a Napoli.

SENZA SIMBOLI DI PARTITO

Dal gruppo Dinuovo è partita poi la mobilita-zione del 13 febbraio che ha portato alla nascitadi Se non ora quando? Noi stesse siamo rimastescioccate dalla adesione quantitativa e qualitativaal nostro invito. Per la prima volta nella storia delnostro paese in contemporanea nelle piazze di230 città grandi e piccole, dal Sud al Nord e in 36capitali o grandi centri europei e americani, oltrea Tokio e a Melbourne, si sono raccolte più di unmilione di persone, convocate da un appello volu-to e sottoscritto da un gruppo di donne. Mai eraaccaduto che una tale massa di popolo, fatta didonne e uomini, si raccogliesse senza simboli dipartito, sindacato o altre organizzazioni su invitodi un gruppo di donne. Avevamo colto, interpre-tato e rappresentato aspettative, bisogni, anchefrustrazioni di un “popolo”, insomma si era stabili-ta una relazione profonda tra le parole delledonne e la nazione italiana. Come è stato possibi-le? Perchè abbiamo detto parole come dignità,rispetto, amicizia, parole che univano invece chedividere faziosamente, come accade normalmen-te in Italia, che univano pur dichiarando chiara-mente una posizione. Perché abbiamo collocato laquestione della dignità femminile nel quadro deiproblemi interni e internazionali dell’Italia,.Perché siamo state ritenute credibili, nel nostrosforzo di tenere assieme posizioni diverse nonsolo politiche, ma anche culturali e religiose.

Oggi ci sono più di cento comitati Se non oraquando nati dopo la manifestazione del 13 intutta Italia, un concreto inizio di ricostruzione diuna forza collettiva autonoma capace di parlare edi agire sulla scena pubblica con autorevolezza edefficacia. Dare vita dal basso, cioè non in modocollaterale a partiti come è stato per il passato, adun simile soggetto è opera complessa che non èstata mai tentata. Ma ne vale la pena, innazituttoper migliorare la vita delle donne italiane, ma ancheper ricostituire forme , anche nuove,della rappre-sentanza politica e sociale. E lo spettacolo Liberecontinua a mobilitare e scuotere le coscienze.

*Docente di Storia delle dottrine politicheall’Università l’Orientale di Napoli, tra le ideatrici

della mobilitazione "Se non ora quando”.

di Francesca Izzo*

Nella foto in alto, immagine tratta da “Libere”,interpretato da Isabella Ragonese e Lunetta Savino

Page 5: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 5

In scena, per far discutere

Nel maggio 2010, Cristina Comencini, acui mi legano anni di amicizia e collabo-razione, mi chiama per dirmi che c'è unariunione alla quale mi chiede di parteci-pare, e mi invia un documento che ha

buttato giù insieme a un piccolo gruppo di donne,nato dall'emergenza di reagire all'avvilente retro-cessione del paese sulla questione femminile, suidiritti, sulla rappresentanza, sulla rappresentazio-ne. Dopo quella riunione nasce il gruppo 'DiNuovo', che man mano prende forma e consisten-za, e le cui istanze vengono lanciate in abbina-mento con lo spettacolo LIBERE, scritto per l'occa-sione da Cristina Comencini, recitato da IsabellaRagonese e Lunetta Savino (anche esse impegnatenel lavoro dell'associazione) e portato in scena aRoma da Francesca Comencini, con la proiezionedi immagini dell'artista Maddalena Fragnito, e conla mia collaborazione. Lo spettacolo ha moltissimosuccesso e ci viene richiesto in tutta Italia.Francesca Comencini si occupa di alcune repliche,di altre me ne occupo io.

Nel frattempo il gruppo Di Nuovo si è fatto pro-motore della manifestazione del 13 febbraio 2011,ampliandosi e costituendo il comitato Se Non OraQuando.

UN MILIONE IN PIAZZALa manifestazione del 13 porta in piazza un'im-

mensa quantità di donne (un milione) in tuttaItalia, ma anche all'estero. Noi organizzatrici ci tro-viamo catapultate in qualcosa di enorme, di entu-siasmante, ma che ci carica anche di responsabili-tà non da poco. Se Non Ora Quando (SNOQ) ècostretto a organizzarsi, a dividersi i compiti, alavorare per l'inclusione di tutti i gruppi nati in giroper l'Italia, in modo da trovare temi e lotte comu-ni.

LIBERE, che contiene i temi portanti del nuovoconfronto, l'incontro tra le conquiste di un tempoe l'attualità, continua il suo iter.

Linda Irace, dell'associazione Tempo Libero diNapoli, contatta Di Nuovo per proporci di portarelo spettacolo nella sua città, con il patrociniodell'Università L'Orientale e del Polo delle ScienzeUmane e Sociali dell'Università Federico II.

Il compito di portare in scena lo spettacoloviene affidato a me. Ci sono due attrici napoleta-ne che sono entusiaste del progetto che mi pre-cipito a conoscere: Antonella Stefanucci e ChiaraBaffi. Sono entrambe molto brave e motivate,con tanta esperienza di cinema e teatro alle spal-le. Linda e le altre donne che si stanno spenden-do per l'organizzazione (Francesca Dovetto, TinaFerrara, Susie Romano, Anna Di Prisco, PaolaEsposito) sono deliziose e ospitali e fanno ditutto per aiutarmi a realizzare il progetto, nono-stante la scarsità dei fondi disponibili. Mi trasferi-sco per un periodo a Napoli, dove inizio a fare leprove con le attrici. Per me diventa un'esperien-za umana straordinaria, le persone con cui lavoroe collaboro sono tutte molto speciali e il lavorocon attrici così capaci è appassionante.Lavoriamo e ci divertiamo, e nelle pause riescoanche a visitare la città come da tempo avrei

voluto, rimanendone completamente conquistata.Il giorno dello spettacolo, il teatro Sannazzaro è

stracolmo. La folla preme all'ingresso, la sala sem-bra scoppiare. Le donne son tornate! Si sonorisvegliate. E, cosa non da poco, ci sono anchemolti uomini solidali.

NOI, GLI INGRANAGGILIBERE vede in scena una ragazza sui vent'anni

e una donna matura che si incontrano casualmen-te e iniziano a parlare. La donna matura ha parte-cipato al movimento femminista, e ne rievoca imomenti più emozionanti mentre la giovane lasegue con diffidenza. Pian piano il ghiaccio si scio-glie, la ragazza passa dalla diffidenza alla parteci-pazione, si sfoga, racconta le difficoltà che comedonna incontra nel mondo di oggi, l'orrore cheprova nel vedere lo scempio che la televisione distato fa del corpofemminile. Lo spet-tacolo si chiude conun momento di vici-nanza, con la sensa-zione che le duedonne non siano poicosì diverse e chequesto riavvicina-mento tra generazio-ni sia la chiave perun futuro migliore.

LIBERE nasce perfar discutere, perritrovarsi, e, dopo lospettacolo, prevedesempre un dibattitocon il pubblico. ANapoli il pubblico hapartecipato con pas-sione, anche graziealla collaborazionedel gruppo SNOQ diNapoli coordinato daRossana Ciambelli.Donne e uomini di età e provenienza diversa sonointervenuti, ragazze giovanissime hanno mostratola loro rabbia contro questa Italia che non le vede,non le ascolta. Altre hanno raccontato le loro espe-rienze in associazioni di donne dedicate al sociale,che con amore e determinazione portano avantiprogetti 'impossibili' eppure possibili, nonostantel'aiuto scarso o nullo che ottengono dalle istituzioni.Insomma, LIBERE è un motore, e ci fa riscoprireche siamo noi gli ingranaggi che devono rimettersiin moto se vogliamo che questo paese cambi. Senon ora, quando?

*Sceneggiatrice e regista. Nel maggio 2011 cura laregia dello spettacolo "Libere", con Antonella Stefanucci

e Chiara Baffi, al teatro Sannazaro di Napoli.Per l'evento "Se non ora quando" di Siena

(9 e 10 luglio 2011), realizza gli spot "E se domani?",interpretati da Iaia Forte, Stefania Montorsi,

Alessandro Tiberi, Marina Rocco.

di Carlotta Cerquetti*

In alto, Se non ora quando a Siena, foto di Susy Romano

Page 6: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 6

TEMPOLIBERO La nostrasfida

Parlare di genere, didonne, di diritti e dilibertà può sembraredatato, superato, inop-portuno, ma è proprio

parlandone che ci si rendeconto che tanto, ancora, non èstato detto. Può sembrare ungioco di parole, questo incipit,ma per un’associazione cultura-le come la nostra che spazia fratempo libero, arte, libri, hobby,il discorso sulle donne e per ledonne è nato quasi per caso e –inaspettatamente – ci ha coin-volto fino a farci correre a Sienaper partecipare alla manifesta-zione del movimentoSenonoraquando, sull’onda diun entusiasmo nato in unacalda serata di maggio, duranteuna rappresentazione teatrale lacui strabiliante riuscita ci haripagato dei grandi sforzi orga-nizzativi. Un’avventura e unsogno avveratosi, “Libere” aNapoli, come racconta Susy

Romano che mi ha affiancatoattivamente nel progetto, insie-me ad Anna Di Prisco,Francesca Dovetto, LauraCapobianco, Tina Ferrara, LiaFederico, Paola Esposito.

Una bella serata, anche sedensa di significati e di emozio-ni, non può bastare ad esaurireun argomento così sfaccettato ecomplesso come il ruolo delledonne nell’attuale scenario cul-turale, sociale, politico. Occorreandare avanti. Occorre chiarirsile idee, tessere alleanze, elabo-rare, discutere, portare avanticiò che, nato per caso, perurgenza o per una congiuntura

favorevole, merita di diventareprogetto serio e articolato.

Questa, la sfida delle donnedi Senonoraquando, delle donnedi Napoli, delle donne diTempoLibero: trovare tempo,modi, energie per dare continui-tà a una realtà che, forse, oggiè una delle poche speranze incampo, una delle poche luci inun momento davvero buio eprivo di prospettive interessanti.Una realtà che potrebbe rappre-sentare la svolta: mettiamocelatutta

*Presidente Associazione culturale Tempo Libero

di Linda Irace*

Esperienza umana e artisticadi Susy Romano*

Il coinvolgimento della nostra associazione Tempolibero nel movimento diSenonoraquando nasce per caso, in un pomeriggio di ottobre del 2010. L'occasioneè data dal convegno organizzato dalla nostra associazione “2010, ODISSEA NELLO

SPAZIO DONNA” dove, tra gli interventi previsti, c'è un monologo divertente diAntonella Stefanucci in cui la protagonista è un'artista presa tra mille dubbi ed altret-tante incertezze. Antonella è davvero brava e questo non sfugge a Francesca Izzo, unadelle fondatrici di Senonoraquando, presente al convegno. L'idea di rappresentare aNapoli il testo di Cristina Comencini LIBERE con Antonella nel ruolo di una della dueprotagoniste nasce così, sull'onda dell'entusiasmo. E sulla stessa onda viene coinvoltala nostra associazione nell'aspetto organizzativo. L'organizzazione dello spettacolo LIBE-RE con Antonella Stefanucci e Chiara Baffi è stata per noi un'esperienza coinvolgente,sia dal punto di vista umano che artistico. E' stata l'occasione per conoscere associazio-ni femminili da tempo impegnate nel sociale come il centro Hurtado e la Cooperativa LaRoccia di Secondigliano, la sede napoletana di Senonoraquando, con le quali speriamodi realizzare altre attività.

*Direttivo Associazione TempoLibero

Nella foto in alto,

AntonellaStefanucci

e Chiara Baffi in scena

foto di NandoCalabrese

Page 7: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 7

Un goal di squadra

Avevo già sentito parlare di Libere,avevo letto di questa pièce rappre-sentata a Roma con la Comencini, laSavino, la Ragonese... e le altre. Latrovai un'esperienza interessante,

viva e pensai che mi sarebbe piaciuto parte-cipare a un tipo di evento così.

Qualche tempo dopo, in unconvegno sulle donne organizza-to da Linda Irace dell'associazio-ne Tempo Libero, intervenni conun pezzo comico che narra dellavita di un'artista concettuale.

Venne a congratularsi con meuna donna molto simpatica:Francesca Izzo, e, guarda unpo’, lei era una delle fondatricidell'associazione Di nuovo, dun-que promotrice di Libere.

Quella sera, sull'onda dell'en-tusiasmo, progettammo di rea-lizzare Libere a Napoli, anche senon era proprio un buonmomento per la città, tanto chenon trovammo uno straccio diIstituzione a sostenerci.

E fummo costrette persino adaffittare il teatro, una questioneche di solito non si pone quandosi tratta di rappresentazionisocialmente utili.

Eravamo sotto elezioni(amministrative) e fino all'ultimoil mio timore fu quello di andareincontro a un "flop", di nonriscuotere lo stesso gradimentodella passata edizione, insommadi fare brutta figura rispetto allecolleghe romane.

Nei 15 giorni di prova passatiin un basso di Linda alPallonetto, Chiara Baffi, CarlottaCerquetti e io ci siamo divertite,conosciute, confrontate. Non ciconoscevamo prima ma quelloche ci legava era la sensazionedi far parte di un movimento,che non si sa ancora dove vuoleandare, che scopo ha, quandofinirà, però c'è, funziona e quellasera, infatti, il teatro Sannazarosi strariempì. Tutte avevamofatto la nostra parte, inconsape-volmente avevamo fatto squadra e segnatoun ottimo gooooal!!!!

*Attrice napoletana, comica, monologhista si alterna in modo trasversale tra teatro, cinema

e televisione. Tra l’altro, popolare volto della serietv “Capri”, al fianco di Isa Danieli e poi di Lucia

Bosè, con il personaggio “Rossella”.

di Antonella Stefanucci*

In alto, Antonella Stefanucci

foto di Nando Calabrese

Page 8: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 8

Filomena e le italiane di oggi

Una policromia di associazioni, movi-menti, gruppi di donne, femministestoriche e aggregazioni virtuali,blogger nuove e nuovissime, donnesole che scendono in strada per la

prima volta: precarie casalinghe artiste pro-fessioniste impiegate e tante donne ancora dasole in gruppo e associate… di questa realtàtanto varia differente vivace e vitale vi pre-sento l’Associazione Filomena, uno dei tassellidi questo colorato mosaico che è il movimentoSe Non Ora Quando?

Settembre 2010, si costituiscel’Associazione Filomena –la rete delle donne-una delle associazioni promotrici, delMovimento Se Non Ora Quando? Allora nonsapevamo ancora che nel giro di dodici mesiavremmo lanciato, insieme con tante singolee con le associazioni più diverse un sassonello stagno con tanta forza e determinazioneda agitare l’acqua stagnate della politica edella società italiana. Lo spirito del tempo,sicuramente. Già da tempo molte donne,sconcertate dai dati di cronaca si interrogava-no su cosa fare. Nella rete, in internet, suiblog qualcosa cominciava a camminare ecome da citazione “Quando tante donne simuovono c’è sotto qualcosa di promettente”.Tante donne diverse, un mosaico dell’Italiafemminile reale, completamente nascosta alpubblico, sostituita nell’immaginario nazionalee nei modelli di riferimento, dall’Italia del fem-minile mediatico e posticcio. Filomena, asso-ciazione dal nome popolare e colto insieme,significativamente italiano, si è trovata al difuori di questa rappresentazione del corpo

femminile, inteso nella sua dimensione fisica enella sua espressione sociale. Ci siamo senti-te, in una parola, spaesate. Spaesamento è ilconcetto e lo stato d’animo da cui è nataFilomena, la premessa del nostro itinerario:Filomena è una rete che corre sul web e coicorpi presente in tante città italiane e ancheall’estero, perché tante sono le Filomeneall’estero, doppiamente spaesate!

CONDIZIONE DI SPAESAMENTO

Questa parola ci è sembrata essere il senti-mento che indica la distanza tra l’Italia fem-minile reale e l’Italia femminile descritta dal-l’immagine corrente e dai linguaggi più diffusi.Compresi i vocabolari in uso nella pubblicità,nel giornalismo, nella politica. Spaesamento èstata la condizione da cui siamo ripartite percapire chi sono le donne italiane oggi, e performulare insieme, donne e uomini, un nuovoalfabeto di una cultura di genere e una nuovagrammatica del sentire. Le Filomene sonodonne diverse per generazione, lavoro, identi-tà, che ritengono sia giunto il tempo di scrive-re un vocabolario aggiornato di cosa significhiessere donne italiane oggi. Scrivere un voca-bolario, scoprire le nostre nuove parole, è unatappa necessaria per capire chi siamo, e cosachiediamo oggi al nostro Paese.

È una necessità, la nostra, nata dagli even-ti degli ultimi anni che hanno visto protagoni-ste, loro malgrado, le donne e i loro corpi.

(continua a pagina 9)

di Guliana Cacciapuoti*

Page 9: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 9

Le radici, però, sono più profonde, e lapianta che ne è nata è cresciuta in almeno unquarto di secolo. E’ necessario , dunque, spez-zare definitivamente il laccio di una generaliz-zazione indistinta. Occorre scacciare il sensodi estraniazione e spaesamento comune amolte donne. E’ d’obbligo soprattutto faremergere l’Italia delle donne reali. L’Italiadelle donne “normali”, che faticano, lavorano,si impegnano e qualche volta emergono.L’ambizione di Filomena è definire le italianed’oggi, nelle loro identità multiple, nella lorocomplessa storia recente e nelle novità chevia via, nel corso degli anni, sono emerse.L’Italia femminile reale ha oggi protagonistediverse rispetto ai tempi del boom economico,che segnò di fatto il passaggio dai modelliarcaici alla nostra modernità. L’Italia di oggiha le madri, molte dellequali cresciute nelle conqui-ste e normative del femmi-nismo storico, e le ragazzefiglie del postmoderno edella globalizzazione. Ha leoperaie e, sempre più pre-senti, le precarie del lavoronon specializzato accantoalle precarie delle professio-ni. Ha le migranti e lenuove italiane, come leragazze delle “secondegenerazioni”.

LA VERITA’ SUL PAESE REALE

Chi sono, dunque, le ita-liane reali? Su questadomanda è nata la nostraRete delle donne, che hamesso in comunicazionegenerazioni diverse, chenon conoscono l’una ilvocabolario dell’altra, né lerispettive storie. È statouno sforzo necessario perraggiungere obiettivi tantoambiziosi quanto necessari.Due obiettivi, anzitutto. Ilprimo, ristabilire la veritàsul paese reale, dandocorpo alle donne della vitaquotidiana. Il secondo,superare questa sorta di“analfabetismo di ritorno”della cultura femminile eritrovare un linguaggiocapace di esprimere la plu-ralità e la complessità delmondo femminile di oggi, inItalia. Questi obiettivi siraggiungono mettendo incomunicazione mondi cultu-rali femminili anche distanti,riaprendo i canali del confronto e del dialogo.La verità sulle donne. La dignità e il rispetto,oramai compresse da modelli artificiali, lontanidalla realtà. La rinascita di una cultura femmi-nile. Questi sono i nostri desideri e le nostrenecessità. Queste le ragioni che ci hanno spin-to con tanto entusiasmo a avere un ruolo pre-

sente e attivo nel movimento SNOQ e cheprelude a una stagione lunga, da compiere,per ricominciare.

*L’autrice è socia fondatrice di Filomena, la rete delle donne associazione nata per pro-muovere il dibattito sulle questioni di genere

e la piena partecipazione femminile in tutti gli ambiti della società italiana, con il chiaroobiettivo di modificare lo squilibrio di genere

che colpisce il nostro paese, in collaborazionecon le altre realtà che perseguono le stesse finalità.

Filomena è copromotrice con DiNuovo del 13 febbraio e di SNOQ.

www.filomenainrete.com

Nella pagina precedente, e qui in alto, due scatti dell’incontro promosso dal comitato

SE NON ORA QUANDO NAPOLIin collaborazione con l’Associazione Filomena - la rete delle donnenella sala multimediale del Consiglio Comunale di Napoli Via Verdi

per presentare il rapporto CEDAW - Convenzione per l’Eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne

Page 10: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 10

Denunciando le discriminazioni

Militante politica di “sinistra”,ma fuori daipartiti; impegnata con gli studenti dellescuole superiori in percorsi didattici ediniziative culturali sulle “pari opportuni-tà” contro le discriminazioni politiche,

culturali, sociali, religiose, di genere,ho ritrovatonel movimento SNOQ il luogo giusto per riappro-priarmi della politica attraverso una pratica parte-cipativa diretta su obiettivi condivisi.

L’INIDIGNAZIONE che ha caratterizzato il movi-mento del 13 febbraio contro l’uso e l’abuso delcorpo delle donne ,da parte di settori importantidel potere politico e dei mass-media, si è trasfor-mata progressivamente nel bisogno di denunciaretutte le forme di discriminazione, di violenze, diillegalità subite, taciute, rimosse dalle donne. Lapluralità delle forme di discriminazione registrata ela trasversalità di interessi e bisogni riscontrate nelcorso degli incontri numerosi tra diverse genera-

zioni, tra forme di precarietà arcaiche emoderne,tra borghesi e sottoproletarie, trovano laloro sintesi nel comune impegno per una politicadi radicale cambiamento delle condizioni di vitadella collettività.

IMPEGNO ATTIVO

Il bisogno e il desiderio di una qualità della vitamigliore e dignitosa diventano terreno di impegnoattivo e di progettualità condivisa proprio nelmomento in cui l’instabilità nel lavoro, l’aumentodei licenziamenti,la precarietà giovanile, lo sman-tellamento del servizio pubblicol,il degrado dellacittà, la crisi dovuta al problema “ rifiuti” tentanodi far regredire il già precario livello di vita dei cit-tadini e delle cittadine napoletane.

(continua a pagina 11)

di Ambretta Occhiuzzi*

Page 11: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 11

E’ proprio il rifiuto della precarietà del viverequotidiano, come condizionamento materiale ementale ,ciò che ha dato impulso a Napoli alle ini-ziative comuni di quartieri, ai presidi territoriali perla difesa dei beni comuni,ad una partecipazionedelle donne attiva , significativa, vincente per ilcambiamento della politica amministrativa comu-nale ,per il buon esito della campagna referenda-ria,per la partecipazione alle consulte territorialiproposte dal nuovo governo municipale. Con que-sto spirito siamo andate a luglio a Siena,all’incon-tro nazionale del coordinamento di SNOQ ,doveabbiamo riscontrato la rabbia e l’indignazionedell’Italia interamente là rappresentata,nelladenuncia puntuale delle conseguenze dram-matiche per donne, e giovani di una politicaresponsabile di intollerabili ingiustizie sociali,di un gravissimo sfruttamento e depaupera-mento ambientali,di dilaganti espressioni didisprezzo e di comportamento razzista emaschilista,nei luoghi di lavoro e nella socie-tà.

L’esclusione dal lavoro , la discriminazio-ne sul lavoro,la rinuncia a una maternitàdesiderata, la strumentalizzazione del corpoattraverso i media, la distanza crescente dailuoghi “decisionali”, sono tra gli aspetti piùsignificativi della negazione alle donne deidiritti acquisiti e della espropriazione di unprogetto per il futuro .

DIFFERENTE MODELLO DI SVILUPPO

Un paese “per donne” ,che accolga leistanze mosse da migliaia di realtà esistentied altrettante emergenti, può derivare da undiverso modello di sviluppo fondato sui benie sugli interessi plurali e non sul permaneredella casta privilegiata e corrotta dei “potentidel momento”.

Questo si è compreso a Siena: la neces-sità per le donne di rompere l’isolamento eun diffuso atteggiamento lndividualista e diaprirsi ad una pratica politica quotidiana mettendoin gioco competenze e capacità oltre che desideried assumendo responsabilità anche istituzionali.

La rivoluzione comunicativa informatica ( web,di facebok, blog, messaggi immagini, filmati tra-dotti in tempi reali), ha favorito questo processo diapertura e di circolarità di idee e di azioni e ha evi-denziato la potenzialità immensa del movimento.La costruzione di una grande RETE di contatti loca-li e nazionali, la circolarità delle informazioni, ildesiderio di comunicare con immediatezza impres-sioni o analisi, è diventata l’espressione di unaforma di libertà e di democrazia diretta praticatarapidamente e difesa strenuamente dai vari comi-tati e dalle singole.

NON SUDDITE, MA CITTADINE

Dal presidio di Siena il Comitato promotore hatrasferito ai coordinamenti territoriali la proposta dicostruzione di un PATTO per riflettere, condividere,arricchire le iniziative sui nodi indicati per segnarel’AGENDA POLITICA del movimento su cui invitareil paese reale oltre che istituzionale a prendere ini-ziative, ampliando la RETE come luogo di incontroe strumento di comunicazione di iniziative.

A Napoli,intanto, un movimento diffuso di sog-getti politici di base ,rivendica la vivibilità intesa

come difesa dei beni comuni,del mare, dell’aria,dell’acqua, degli spazi di mobilità, del diritto allostudio, al lavoro, alla salute, all’assistenza aglianziani, alla garanzia di spazi organizzati per bam-bini,ad una maternità voluta e incentivata,ad unacura maggiore delle persone ad un tempo dellavita da dedicare a sé.

Un Welfare riveduto e corretto! Questo è statorivendicato a gran voce da SNOQNapoli nel corteodello sciopero indetto il 6 settembre dallaCGIL:NON SUDDITE MA CITTADINE, ADESSO!EQUITA’ DIGNITA’ PROGETTUALITA’! “ Ci Aveterubato il presente! Non ci ruberete il futuro!!!” “ La

Vivibilità non si contratta!” “Perseguite gli evaso-ri!Stoppate le guerre!Investite il ricavato in benicomuni e politiche sociali!!!”

Questi erano alcuni degli slogan lanciati dallanostra rappresentanza. La risposta del governo èstato l’affondo completo del welfare,un ulteriorepeggioramento delle condizioni già precarie didonne giovani e anziane,una esclusione progressi-va dal mondo del lavoro e dalla vita sociale attiva.

Diciamo :Non ci stiamo! Il protagonismo fem-minile deve trasformarsi in iniziative, in trasforma-zione comune (uomini e donne)dell’esistente,percontrastare il declino economico e culturaledell’Italia.

In questa prospettiva SNOQ Napoli insieme a“Filomena” ha organizzato il 29 settembre unincontro con rappresentanze del comune e deimovimenti , alla presenza della coordinatrice dellapiattaforma “Lavori in corsa”: 30 anni di CEDAW,per attivare iniziative coordinate ed articolate edaderire alla consulta CEDAW contro le discrimina-zioni.

*Rete Se Non Ora Quando (Napoli)

Nella pagina precedente, scatto di Raffaela Monda dal concorso Fotografa il Maggio;

In alto, dall’album del Comitato SNOQ Napoli

Page 12: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 12

La lingua non è neutra…

Sono tante le domande sul ‘femminile’le cui risposte sono contenute nellalingua che tutti noi parliamo. Se lalingua è il riflesso della società in cuiviviamo, il contenitore delle rappre-

sentazioni del mondo che ci circonda, allorasono legittime le nostre domande sugli spaziche il ‘femminile’ ha occupato e occupa nellalingua. Così possiamo interrogarci, ad esem-pio, sul modo di parlare delle donne, chieden-doci se ci sia una lingua parlata dalle donneche si differenzia per qualche aspetto da quel-la parlata dagli uomini. Oppure possiamo chie-derci se la lingua rispecchia veramente ilmondo della donna e, se lo rispecchia, comelo rappresenta. Nonostante la ricchezza deidibattiti sul femminile e degli studi finora pro-dotti, la risposta a queste domande evidenziapurtroppo la persistenza nell’immaginario col-lettivo di visioni stereotipate della donna e deisuoi ruoli, così come la ricorrenza, tenace nelnostro lessico, di denominazioni di ruoli, decli-nati al femminile, subalterni rispetto almaschile.

Se consideriamo, ad esempio, le rappre-sentazioni della donna prodotte nella nostracultura occidentale nel corso del tempo eriflesse nel lessico, ci rendiamo conto di comele donne siano state spesso viste come crea-ture bizzarre, che hanno in sé qualcosa dimagico, ma comunque di profondamente‘altro’ rispetto all’uomo che, molto spesso, ècolui che le nomina e le descrive. Gli esempisono numerosi e affondano le loro radici sindall’antichità classica: nella tragedia eschilea,ad esempio, la donna che porta in grembo unfiglio maschio viene detta ‘straniera’ nei con-

fronti dello ‘straniero’ a cui dà la vita; la vocedella donna-sirena è una voce in-cantatrice emortifera. Il lessico dell’antichità ci trasmetterappresentazioni polari della donna: da un latola sposa saggia e amorosa come Penelope,che tesse piangendo lo sposo che crede per-duto, o come Andromaca, esemplare fra tuttele mogli, che offre a Ettore ‘il silenzio della lin-gua’ e ‘lo sguardo calmo’; dall’altro tutte lealtre, quelle che non tacciono, ma piuttostocantano: cantano infatti le Sirene come laSibilla, canta Calipso e canta pure Pandora,bellissimo male inviato come punizione daZeus agli uomini. Ma siamo certi che il lessicodi oggi rifletta rappresentazioni radicalmentediverse da queste?

Nell’antichità le donne spesso non hannovoce, così come raccomandava Plutarco neisuoi Precetti coniugali: che la donna virtuosanon facesse sfogo in pubblico nemmeno delleparole! Voce hanno invece le donne ‘altre’,quelle che affascinano e seducono, ma dallequali bisogna guardarsi. Ancora oggi molteculture, vicine e lontane, impongono il silenzioalle donne: possiamo pensare al burqa comea una metafora del silenzio; ma anche l’as-senza di termini per designare le moltepliciimmagini del femminile, i suoi tanti ruoli, è unaltro segno di quello spazio semantico negati-vo così spesso assegnato alla donna e alla suaidentità sulla scena civile e politica.

Il nostro lessico mostra molto bene come ledonne ancora oggi siano spesso rinchiuse inruoli antichi o costrette a perdere il propriogenere assimilandosi al maschile.

(continua a pagina 13)

di Francesca M. Dovetto*

Page 13: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 13

È emblematico a questo proposito l’esempio,tante volte citato, delle voci segretaria e segre-tario: l’una che designa l’impiegata che svolgefunzioni di segreteria, l’altra che designa invecel’impiegato che svolge mansioni di fiducia divario tipo. L’uso ci mostra come sia quest’ultimoil termine preferito dalle donne, quando ne rag-giungono il ruolo, rinunciando così al diritto diesprimere la propria identità annullandosi nellaforma maschile. Lo stesso avviene per moltialtri nomi di professione, declinati preferibilmen-te al maschile anche quando denominano attivi-tà al femminile (come ad es. architetto, diretto-re, ministro, il presidente preferiti nell’uso adarchitetta, direttrice, ministra, lapresidente/presidentessa etc.). Ma sono moltianche i luoghi comuni e gli stereotipi che sisono cristallizzati nel nostro lessico, legati a unavisione subalterna del ruolo e dei mestieri delladonna come è evidente, ad esempio, dal signifi-cato della voce ostetrica, che identifica l’infer-miera abilitata all’assistenza della partoriente edel neonato, rispetto allacorrispondente formamaschile ostetrico chedesigna piuttosto il chi-rurgo specialista nelleoperazioni di parto.

La lettura, anche cur-soria, dei nostri dizionarici mette spesso a con-fronto con un modellofemminile stereotipato,caratterizzato da emoti-vità, sensibilità alle rela-zioni e bisogno di filia-zione, e allo stessotempo da passività,remissività e dipenden-za. Si tratta di unmodello che si concentrariduttivamente intorno apochi macro-ruoli aiquali è assicurato il con-senso sociale (comequelli relativi alla sferadomestica, alla cura ealla riproduzione), piut-tosto che rappresentareciascuno dei volti delledonne mostrandone lepoliedriche identità e appartenenze politiche,etniche, culturali, di classe, religiose, professio-nali etc.

Sul versante invece delle connotazioni nega-tive è sempre il dizionario che ci consente dinotare come ancora oggi il corpo e la sessualitàdella donna costituiscano la fonte del cosiddettolinguaggio delle ingiurie e delle offese. Lomostra, ad esempio, la ricchezza dei campisemantici su cui si struttura la metafora sessua-le per la donna, così come la ricchezza dei ter-mini sinonimici che designano la donna dai facilicostumi (donna da marciapiede, di strada, pub-blica etc.), sensibilmente più numerosi rispettoalle corrispettive forme maschili, a volte addirit-tura connotate positivamente (uomo pubblico èl’uomo, spec. politico, le cui azioni e opinionihanno risonanza pubblica). È fin troppo facileverificare, nelle pieghe delle esemplificazioni cheritroviamo sui dizionari, come l’uomo possa

essere detto allegro, serio, libero o compiacentesenza che questo implichi valutazioni in meritoalla sua privata o alla sua condotta sessuale,mentre allegra, libera o compiacente, detto diuna donna, fa per lo più riferimento a una scar-sa dirittura morale.

La lingua, quindi, non è neutra, come haosservato Patrizia Violi (L’infinito singolare,1986), ma molto spesso non è neutro ciò di cuicostituisce, necessariamente, il riflesso. La com-plessa dinamicità del sociale, viva e pulsante aldi sotto della patina stereotipica che si è cristal-lizzata intorno ai ruoli tradizionalmente asse-gnati al maschile e al femminile, suggerisce l’ur-genza di rifondare le nostre riflessioni a partireda una lettura che consegni al folclore le rap-presentazioni della figura femminile che si sonosedimentate nel nostro lessico. D’altra parte,giacché ‘nominare’ significa ‘esistere’, seppureall’interno delle forme condivise dell’esperienza,è anche opportuno considerare lucidamente leassenze del femminile nella lingua che, negando

visibilità alla donna, neostacolano la costruzionedell’identità. Le spintepropulsive che da piùparti sollecitano oggi unarinnovata riflessionesullo spazio e sul ruolodelle donne pongono ilpunto di partenza per la(ri)costruzione dell’iden-tità femminile nella con-sapevolezza della inscin-dibilità tra la mente e uncorpo che non sia depri-vato dei propri limiti,iscritti nel tempo in cui ilcorpo vive ed invecchia.In occasione del recenteraduno a Siena (e sulsito di Senonoraquando)Francesca Comencini eFabrizia Giuliani hannogiustamente sottolineatocome l’immobilità deicorpi, modello che lanostra attuale societàspesso offre, e richiede,alle donne, non può cheessere fuori dalla storia,

al di qua del linguaggio e lontano pertanto dal-l’esercizio pieno della cittadinanza. Questaimmobilità rappresenta infatti l’adesione a unimmaginario erotico e a un modello produttivoche priva il corpo del segno delle sue trasforma-zioni, tracce preziose di vita vissuta e allo stes-so tempo cifra della libertà femminile, dellanostra libertà di essere, anche perché, come hascritto Nicole Loraux, la stirpe delle donne sem-bra destinata a ripetersi senza fine...

*Docente dell’Università di Napoli Federico II.Gli interessi di ricerca di F.M. Dovetto sono orientati

lungo due linee principali: quello della storia della linguistica, delle terminologie

e delle metalingue tra Settecento e Ottocento equello della indagine etimologica e storico-culturale

Nella pagina precedente, foto di Giuseppe Barbato dal concorso Fotografa il maggio;

Qui in alto, scatto di Flavio Frulio

Page 14: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 14

Imprese e politiche di conciliazione

L’italia ha uno dei tassi di natalità più bassod’Europa, (1,4 figli per donna) per nonparlare del tasso, altrettanto basso, del-

l’occupazione femminile. C’è da chiedersi comelo stesso tasso sia invertito per quanto riguardail rendimento scolastico tra i due generi, infavore del genere femminile, e qual è il gap cheimpedisce l’inserimento lavorativo e spesso lacrescita professionale in seno alle aziende.

Ma noi imprenditrici riusciamo a dare unarisposta, in quanto donne identifichiamo inmaniera diretta e, spesso per esperienza perso-nale, gli aspetti reali e contigenti che bloccanoo annullano la carriera lavorativa delle donne.

E tra i più importanti e fondamentali c’è lamaternità e, quindi, la crescita dei propri figli.Spesso anche l’assistenza a un parente prossi-mo anziano o disabile. Insieme, i cosiddetticompiti di cura.

Le politiche di conciliazione da noi (comeComitato Pari Opportunità dell’UnioneIndustriali) fortemente diffuse all’interno delleaziende a noi associate, istituendo tra l’altro unPremio a quelle più virtuose in tal senso,vogliono appunto dare una spinta a divulgare epromuovere azioni che, nulla togliendo alla pro-duzione, ma semplicemente con delle strategieorganizzative, si riescono ad applicare, a volte

anche in maniera inconsapevole.Alcune le possiamo identificare e sono:

banca ore, permessi straordinari, congediparentali, cambi turno, facilitazione al rientroda una maternità, formazione aziendale, fino adarrivare - per le grandi aziende - all’asilo inazienda, alla navetta aziendale, allo sportelloascolto ecc.

Tutte queste pratiche facilitano la gestione, avolte “multitasking”, delle donne, che altrimentisarebbero costrette - e spesso accade - a chie-dere una riduzione del proprio orario di lavoro oaddirittura licenziarsi.

Ma queste azioni dovrebbero essere coordi-nate (e convergenti) da parte dei molti attoricoinvolti: le imprese, i servizi pubblici e privati,i lavoratori e le rispettive organizzazioni di rap-presentanza sindacale. Il nostro sforzo comeUnione Industriali, è appunto quello di sviluppa-re sistemi di welfare integrati, favorendo sia losviluppo sociale che la conciliazionefamiglia/lavoro.

*Delegata pari opportunità dell’Unione industriali di Napoli

di Annamaria Schena*

http://www.ilmondodisuk.com

In alto, foto di Angelo Covino

Page 15: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 15

Una scelta difficile

“Piccerè, a tiene ’a salute”. Eroandata all’Accademia di Belle arti,dove c’erano pochissime donne,per l’esame di ammissione alliceo artistico, quando ancora fre-

quentavo il secondo anno del classico. Avevodavanti a me un capitello che dovevo ripro-durre con un carboncino. Mi voltai e vidi unsignore di bell’aspetto che guardava conapprovazione quel chiaroscuro energico, forseper lui poco femminile. Così conobbiDomenico Spinosa, pittore e maestrodell’Accademia. Erano gli anni Cinquanta. Misarebbe capitato, in quel periodo, spesso disentirmi dire anche da altri: “No, la tua nonsembra mai l’opera di una donna”.

Mi arrabbiavo molto, non capivo la diffe-renza. In famiglia la determinazione era neldna. E anche l’arte. Energica e progressistaera la madre di mio padre, una delle pochedonne laureate in Medicina alla finedell’Ottocento, con caparbietà era riuscita aspecializzarsi e a esercitare la professione diginecologa in Calabria. Mentre la vena artisti-ca probabilmente proveniva dal fratello dellamia bisnonna, Alessandro Lazzerini, scultoreche aveva realizzato il monumento a Petrarcanella città di Arezzo.

Eppure a casa con mio padre non fu facilenemmeno arrivare all’Accademia di belle Arti,dove ho studiato pittura con Emilio Notte escultura con Emilio Greco, perché per lui erauna specie di luogo di perdizione. Avrebbepreferito vedermi laureata in Giurisprudenza oin Lettere. Forse mia madre mi ha sempre unpo’ più incoraggiato nelle mie scelte. Nientepoteva, però, contro i veti paterni. Per lui nondovevo assolutamente lasciare Napoli. E,quando Notte mi comunicò che la commissio-ne del bando di concorso mi aveva dato l’okper uno stage da frequentare in Francia conun grande artista come Oskar Kokoschka,disse no. Dovetti rinunciare anche dopo. Avreivoluto andare a Parigi dove si era trasferitouno miei amici dell’Accademia, Guido Biasi,con cui avrei potuto dividere l’appartamento.Non fu possibile. Pur di non farmi allontanare,mio padre si prodigò molto nell’allestirmi lostudio di ceramica con forno in via Bernini alVomero. In quegli anni conobbi mio maritoSandro che nello studio era arrivato con unamico cui avevo chiesto la cortesia di spegne-re il forno lasciato acceso con le opere in cot-tura, per non tornare troppo tardi a casa.Sandro mi scarabocchiò un disegno. Ne fuimolto seccata e il mio amico me lo presentò.

Poi il matrimonio, i figli, due negozi di otti-ca che appartenevano alla mia famiglia.Finalmente nel ’79, quando i ragazzi eranoormai cresciuti, sono tornata a esporre allagalleria Ganzerli e poco dopo, con un’antologi-ca, a Castel dell’Ovo.

Non ho rimpianti, rifarei tutto. L’arte me lasono portata sempre dentro, nel camminodella mia mente e l’ho ritrovata: Già da

prima, infatti, un lembo di stoffa o gli occhi divetro utilizzati nel negozio di ottica li vedevocome opere realizzate.

Dal dopoguerra a oggi son passate genera-zioni ed è cambiato il mondo. Si è stravolto

tutto. Prima esisteva il concetto della colletti-vità, anche nel’ambiente artistico. Forse per-ché eravamo di meno. Adesso è una corsa aostacoli. Si corre a tutti i costi e in ogni modo,pur di ottenere qualcosa.

*Napoletana, Anna Maria Bova si dedica da anni a una attenta ricerca di tecniche

e soluzioni che rendono le sue opere interessanti einnovative. Utilizza, oltre ai colori e ai pennelli, lenti

ottiche e lettere tipografiche trovate nei vecchidepositi delle aziende di famiglia. Ha esposto pure

in molte collettive, tra le altre, anche al PAN diNapoli. Nella Chiesa di San Gennaro dei poveri duesuoi lavori: il Golgota e la Crocifissione. La stele diRosetta è l’opera selezionata da Vittorio Sgarbi peril Padiglione Italia della 54ima Biennale di Venezia-

lo Stato dell’arte in Campania, presentata all’extabacchificio Centola di Pontecagnano

(30 settembre 2011- 10 gennaio 2012).

di Anna Maria Bova*

In alto, Il Golgota di Anna Maria Bova

http://www.ilmondodisuk.com

Page 16: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

http://www.ilmondodisuk.com

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 16

La bellezza pulita

Sono Alessia Cocca. Sono un’artista cheutilizza la fotografia per esprimereconcetti e per reinterpretare ricordisfocati. Sono nata a Benevento nel1982, ho frequentato l’accademia di

belle arti di Napoli e ora vivo a Berlino. PerchéBerlino? Perché è una città che offre molto atutti/e, e soprattutto agli artisti; sono dapper-tutto: nei bar, nei ristoranti, naturalmente nelle

gallerie e nei musei, al parco, per strada. Berlino è una città che respira arte e che fa

respirare gli artisti, e soprattutto le donne. Ilrispetto della donna è molto sentito. Osereidire che la donna ha quasi un ruolo privilegia-to: è tutto, donna prima di ogni altra cosa, poimadre, lavoratrice, persona curiosa e attiva,essere indipendente. Anche in Germania ilcorpo delle donne a volte è maltrattato; seppu-re in misura minore la mercificazione del corpofemminile esiste. Come in Italia, la donna sisente obbligata a essere involucro perfetto.Credo sia un problema generazionale, più fortenei paesi come il nostro, dove l’ umorismospesso sconfina nel cattivo gusto. In questomomento purtroppo ad aprire molte porte c’è ilcorpo femminile. Più che stupide, questedonne, sono sottomesse alla prepotenza di unmodello maschilista che troppo poco spessoviene condannato. Queste donne sono poco

combattive, molto arrendevoli, soggiogate dailoro desideri e dalla possibilità di realizzarli inbreve tempo. E invece noi studiamo, sudiamo,combattiamo, urliamo, mangiamo, desideria-mo, facciamo colloqui su colloqui, studiamoancora, pensiamo, aspettiamo. Eppure lanostra storia dell’arte è piena di bellezza, diforme sinuose, di veli e corpi; ma è una bellez-za pulita. Una bellezza non sporca o tirata, non

sfruttata, mostrata enon esibita, ammirata e

non toccata; imperfet-ta e ricca di quei millesignificati che unadonna sa essere. Ilnostro corpo è inevi-tabilmente soggetto alpassaggio del tempo,e volerlo mostrareoggi immobile è solouna forzatura, unagiusta rappresentazio-ne della volontà dellanostra società dimostrarsi fintamenteperfetta. Non siamo diplastica, non siamobambole che giocanotra piscine e macchineda corsa. Nondovremmo esserlo.Ma lo desideriamo avolte. Anche nei mieilavori, le donne sonobambole, ma sonoquelle bambole dell’infanzia, con i capellidi lana mai abbastan-za biondi, i vestitisempre fuori moda equella nostalgia dellasemplicità, che ognigiorno ci ricorda chesiamo cresciuti. I mieilavori e i nostri ricordi,

le foto in posa e la pelle tirata sono immaginiregistrate, sogni da conservare, segreti e pen-sieri, sensazioni; sono quelli che siamo stati,sono i nostri cambiamenti, i nostri passaggi diumore; siamo noi, dentro più che fuori.

*Alessia Cocca nasce a Benevento il 21 febbraio1982. Dopo studi scientifici, s’ iscrive all’Accademia di

Belle arti di Napoli dove si specializza in 'Restauro econservazione delle opere d'arte moderne e . contem-

poranee. Molti i riconoscimenti ottenuti. Nel 2004vince il concorso Pagine bianche d’autore. Nel 2005

segue un corso per direttore della fotografia ed ope-ratore di macchina nel cinema. Nel 2006 è alla

Pinacoteca di Bologna tra i finalisti del Premio Dams.Nello stesso anno è tra i vincitori della Prima edizionedel Premio Musae. Nel 2007 arriva il Premio Celeste.

di Alessia Cocca*

Nella foto in alto, un’opera di Alessia Cocca

Page 17: OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 - il mondo di suk · I tuoi occhi... Sono come i suoi. Maligni, taglienti, sinistri. Avrebbe la tua età adesso… Se io non lo avessi avvelenato quel

MAGAZINE attualità & cultura

MAGAZINE attualità & cultura

OTTOBRE 2011 - ANNO III n. 12 ❒❒ pag. 17

http://www.ilmondodisuk.com

In alto, due foto di Susie Romano a Siena;

qui a fianco,un altro lavoro

di Alessia Cocca