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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 107 (48.431) Città del Vaticano mercoledì 13 maggio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!,!#!@! OLTRE LA CRISI/4 Pazienza, la virtù del quotidiano di FEDERICO LOMBARDI S ia nel tempo dell’isolamento per la pandemia, sia nel tem- po della ripresa di relazioni e attività, è stata richiesta e continua ad essere richiesta a tutti noi una grande quantità di pazienza, a cui probabilmente non eravamo abi- tuati. Vivere così a lungo insieme in famiglia nello spazio limitato di un alloggio, senza poter ricorrere a evasioni o distensioni o incontri al- ternativi abituali, sentendo oltretut- to la pressione della paura del con- tagio e delle preoccupazioni per il futuro, mette certamente alla prova l’equilibrio e la solidità delle nostre relazioni. E non è molto diverso nelle comunità, anche in quelle re- ligiose, nonostante i tempi di pre- ghiera e le regole consolidate di comportamento. Tensione, incer- tezza, nervosismo si sono fatti mol- to sentire anche nel caso dell’assen- za di contagi effettivi. Fra le molte virtù che in questo periodo sono diventate più prezio- se del solito c’è dunque pure quella della pazienza. E penso che conti- nueremo ad averne bisogno perché, come sappiamo, sarebbe molto im- prudente pensare che tutta questa storia sia già finita. La pazienza è una virtù del quo- tidiano. Senza di essa i rapporti di coppia, di famiglia, di lavoro di- ventano prima o dopo sempre più tesi, segnati da urti o conflitti, alla fine forse addirittura invivibili. C’è da crescere in una scuola di acco- glienza e accettazione vicendevole che anche se bella, ha pure i suoi aspetti logoranti. Ma il modo oggi comune di pensare non ci aiuta ad assumere questa fatica come prezzo di qualcosa di grande. Anzi, spesso alimenta l’insofferenza e la critica dei difetti e dei limiti degli altri e propone molto facilmente e rapida- mente la rottura come l’unica solu- zione dei problemi. Ma è giusto? L’Inno alla carità che San Paolo eleva nella sua prima lettera ai Co- rinzi (cfr. 13, 1-13), non va conside- rato come un sublime testo poeti- co, ma come uno “specchio” in cui possiamo verificare se la nostra ca- rità rimane solo una parola vana o sa tradursi in concreti atteggiamen- ti quotidiani. San Paolo enumera ben 15 di questi atteggiamenti. Il primo è: «La carità è paziente»; l’ultimo è: «La carità tutto soppor- ta». E anche diversi altri fra quelli enumerati hanno molto che fare con la «carità paziente». Così, la carità «è benigna… non si adira… non tiene conto del male ricevu- to…». Ma la pazienza non è solo una qualità necessaria dell’amore quoti- diano verso i nostri cari e tutti gli altri con cui dobbiamo convivere. È anche una dimensione della nostra fede e della nostra speranza attra- verso tutte le vicende della vita e della storia. San Giacomo ci invita a guardare al contadino, come colui che sa che bisogna aspettare: «Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate il contadino: egli aspetta paziente- mente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d’autunno e le piogge di primavera. Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori» (Giac 5, 7-8). Per i primi cristiani la pazienza è strettamente legata alla perseveran- za nella fede durante le persecuzio- ni e le difficoltà cui sono esposti come fragile e piccola comunità nelle vicende della storia. Perciò parlare di pazienza è anche sempre parlare di prova, di sofferenza at- traverso cui siamo chiamati a pas- sare nel nostro cammino. San Pao- lo ci coinvolge in una dinamica che ci prende e ci porta lontano. In questa dinamica la pazienza è un passaggio inevitabile: «La tribola- zione produce pazienza, la pazien- za una virtù provata e la virtù pro- vata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rom 5, 3-5). La prova della pandemia è certo causa di tribolazione per molte ra- gioni diverse, richiede carità pa- ziente nei rapporti con gli altri a noi vicini, richiede pazienza nella malattia, richiede pazienza lungi- mirante nei modi di combattere il virus e di riprendere il cammino in solidarietà con la comunità eccle- siale e la comunità civile di cui fac- ciamo parte. Sapremo superare il nervosismo, la stanchezza e la chiusura in noi stessi per rinfranca- re i nostri cuori nella virtù provata e nella speranza? La Lettera agli Ebrei (cfr. 12) ci invita a tener fisso lo sguardo su Gesù come esempio di pazienza e perseveranza nella prova. E Gesù, al termine del suo discorso sulle tribolazioni che i suoi discepoli dovranno attraversa- re, ma in cui non li abbandonerà, ci dice una parola preziosa per ac- compagnarci sempre, anche oggi: «Nella vostra pazienza guadagne- rete le vostre vite!» (Lc 21, 19). la buona notizia Il Vangelo della VI Domenica di Pasqua La fede inizia dal lasciarsi amare Messaggio del Pontefice per la Giornata internazionale dedicata agli infermieri Buoni samaritani che custodiscono e servono la vita Un appello «ai Responsabili delle Nazioni di tutto il mondo, affinché investano nella salute come bene co- mune primario», è stato lanciato dal Pontefice in un messaggio diffuso in occasione della Giornata internazio- nale dell’infermiere, che si celebra giovedì 12 maggio nel contesto dell’Anno internazionale dell’infer- miere e dell’ostetrica indetto dal- l’Organizzazione mondiale della sa- nità. «È importante riconoscere fatti- vamente il ruolo essenziale che que- sta professione ricopre per la cura dei pazienti, l’attività di emergenza territoriale, la prevenzione delle ma- lattie, la promozione della salute, l’assistenza in ambito familiare, co- munitario, scolastico», si legge tra l’altro nel testo del messaggio di Francesco, che parla degli infermieri come di «uomini e donne che hanno scelto di rispondere “sì” a una voca- zione particolare: quella di essere buoni samaritani che si fanno carico della vita e delle ferite del prossi- mo». Per loro e per il servizio svolto quotidianamente — che «è più di una professione, è una vocazione, una dedizione» — il Pontefice ha pregato anche all’inizio della messa celebrata nella mattina di lunedì 12 a Casa Santa Marta. Richiamando la ricorrenza della Giornata e riferen- dosi al messaggio scritto per l’occa- sione, il vescovo di Roma ha voluto rafforzare ancor di più la sua inten- zione spirituale: «In questo tempo della pandemia hanno dato esempio di eroicità e alcuni hanno dato la vi- ta. Preghiamo per le infermiere e gli infermieri». Nell’omelia, poi, Fran- cesco ha offerto una riflessione sulla «pace che viene dal Signore» e che offre all’uomo ragioni di speranza per il futuro. PAGINA 8 Era vescovo emerito di Novara Dolore del Papa per la morte del cardinale Corti Appresa la notizia della morte del cardinale italiano Renato Corti, avvenuta la mattina di martedì 12 maggio, Papa Francesco ha inviato a monsignor Franco Giulio Brambilla, successore del porporato come vescovo di Novara, questo telegramma di cordoglio. Nell’apprendere la notizia del de- cesso del caro Cardinale Renato Corti, desidero esprimere a lei e all’intera comunità diocesana, co- me pure ai familiari del compian- to porporato e a quanti lo hanno conosciuto e stimato, la mia vici- nanza, pensando con affetto e ammirazione a questo fratello che ha servito il Signore Gesù e la Chiesa con dedizione esemplare e delicatezza d’animo. Penso con gratitudine all’inten- so ministero spirituale e pastorale da lui profuso senza risparmiarsi, anzi consumandosi per il Vange- lo, dapprima nella nativa Arcidio- cesi di Milano, in particolare nel- la formazione dei seminaristi e dei sacerdoti e come vicario gene- rale, e poi per lunghi anni come mite e saggio pastore di codesta Chiesa novarese. Penso altresì al suo genuino amore per la missione e al mini- stero della predicazione che ha esercitato con grande generosità, in tutto animato dal desiderio ap- passionato di comunicare il Van- gelo di Cristo. Elevo la mia preghiera al Si- gnore affinché, per intercessione della Beata Vergine Maria, accol- ga questo fedele servitore e insi- gne pastore nella celeste Gerusa- lemme, e di cuore imparto a quanti ne piangono il distacco terreno la benedizione apostolica, con un pensiero speciale per chi lo ha amorevolmente assistito e accompagnato negli ultimi tempi. FRANCISCUS PP. Negli atenei pontifici tutto è pronto per il nuovo anno accademico ROBERTO CETERA A PAGINA 7 Quando la superstizione sostituisce la fede GIULIO ALBANESE A PAGINA 2 LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Come diceva sant’Ignazio non è l’abbondanza della scienza che soddisfa l’anima Ripartire dall’invisibile GUIDALBERTO BORMOLINI E BRUNO MAZZO CHI A PAGINA 3 Il percorso di un sacerdote La sclerosi del cuore che ci impedisce di vivere SERGIO DI BENEDETTO A PAGINA 4 I Musei Vaticani ai tempi del covid-19 Porte spalancate ai popoli del mondo BARBARA JATTA A PAGINA 5 A colloquio con il vescovo coreano Lazzaro You Heung-sik Con lo spirito del buon samaritano PAOLO AFFATATO A PAGINA 6 ALLINTERNO 13 maggio Allegate all’edizione di oggi due “storiche” prime pagine de «L’Osservatore Romano»: quella con la notizia dell’attentato a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro (13 maggio 1981) e quella sul viaggio di riconoscenza compiuto da Papa Wojtyła nel 1991 (nella foto la statua della Vergine, nella corona è incastonato il proiettile che ferì il Papa) di FRANCESCO COSENTINO «S e mi amate...». Sono le ultime parole di Gesù, prima del suo addio. E qui siamo invitati alla svolta, a passare da una mentalità semplicemente religiosa alla relazione che nasce dalla fede: la religione dice “osserva i comandamenti e allora sarai capace di amarmi e anche io ti amerò”; la fede, invece, dice: “Se mi ami, allora sarai capace di osservare i comandamenti e li sco- prirai come fonte di vita, di gioia e di pace”. La rivoluzione non è da poco, ma è il segno di quel capovolgi- mento operato da Gesù che ha liberato per sempre il cuore dell’uo- mo da ogni prigione, da ogni gabbia e da ogni rigidità: il punto di partenza, nella vita come nella relazione con Dio, è l’amore e non la regola. È la Sua grazia e non lo sforzo. È lo Spirito di verità che Egli ha mandato nei nostri cuori, e non i nostri meriti. L’avvio di questo Vangelo ha, dunque, qualcosa di straordinario: “se mi ami”. Solo se ami, se apri il cuore all’incontro con Dio, se ti lasci amare da Lui, se come si fa con un amante passi le ore a la- sciarti guardare e accarezzare, allora sarai capace di abbracciare il Vangelo e vivere i comandamenti. Papa Francesco lo ricorda spesso: il cristianesimo non è un insieme di regole, una lista di precetti da osservare, un prontuario di atteggiamenti morali da rispettare, ma è la gioia di un incontro. L’amore che sgorga da questo incontro con un Dio che non ci lascia orfani ma vuole abitare in noi, rompe il gu- scio dei nostri egoismi e si spinge oltre il recinto delle nostre paure e insicurezze, rendendoci capaci di vivere come il Cristo, osservando i suoi comandamenti, vivendo la Sua Parola, compiendo i suoi gesti. Non saremo mai capaci di vivere il comandamento dell’amore, di adorare Dio sopra ogni cosa, di trovare Dio nelle attività quotidiane, di servire Dio nei fratelli, se prima non ci saremo lanciati nell’avven- tura di una relazione d’amore con Lui. La fede inizia dal lasciarsi amare, non dallo sforzo di raggiungere la vetta con le mie forze. In questa domenica contempliamo allora un Dio mendicante d’amore: non detta regole da osservare, non pone condizioni, non ci costringe con la forza, ma semplicemente invoca un’amicizia e ci chiede accoglienza e ospitalità. Un Dio umile e fiducioso che non ci obbliga con un dovere, ma chiede di poter abitare in noi, per tra- sformare la nostra vita e rendere capaci anche noi di far circolare l’amore: se mi ami, resteremo uniti come gli amanti; se mi ami sarai trasformato dal di dentro; se mi ami, imparerai ad amare anche tu. Ecco un Dio che cerca spazi nel cuore per allargarlo, trasformarlo e renderlo strumento di amore nel mondo. Ecco un Dio che, alla perfezione esterna dell’osservanza delle regole, preferisce un cuore fragile che però batte d’amore per Lui. NOSTRE INFORMAZIONI Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Rapid City (Stati Uniti d’America) il Reveren- do Peter Michael Muhich, del clero della Diocesi di Duluth (Minnesota), finora Rettore della Cattedrale Our Lady of the Rosary della me- desima Sede. Decine di vittime in due attentati Afghanistan scosso dalla violenza KABUL, 12. Afghanistan ancora in preda alla violenza, nonostante l’ac- cordo di pace siglato a fine febbraio tra i talebani e gli Stati Uniti. Mentre il covid-19 continua a espandersi in tutto il paese, decine di persone sono morte oggi in due sanguinosi attentati. Tredici persone, tra cui due neo- nati, sono rimaste uccise in un attac- co contro un ospedale a Kabul. Se- condo testimoni oculari, uomini ar- mati hanno fatto irruzione all’alba nella struttura, aprendo il fuoco. Le forze di sicurezza — riferisce la tv af- ghana Tolonews — sono riuscite a trarre in salvo oltre quaranta perso- ne, mentre altre sono rimaste intrap- polate nell’edificio, ha detto un por- tavoce del ministero dell’Interno, ag- giungendo che gli agenti hanno cir- condato il nosocomio. Poche ore dopo, almeno venti persone sono morte in un attentato suicida ad un funerale nel distretto di Khewa, vicino alla città orientale di Jalalabad. Lo hanno confermato fonti del Governo. Un uomo con in- dosso una cintura esplosiva si è me- scolato tra i presenti facendosi poi esplodere. Si teme che il bilancio della potente deflagrazione possa es- sere molto più grave. I feriti sono circa cinquanta, molti dei quali rico- verati in gravi condizioni. Gli atten- tati non sono stati rivendicati. PAGINA 6

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 107 (48.431) Città del Vaticano mercoledì 13 maggio 2020

.

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OLTRE LA CRISI/4

Pazienza, la virtùdel quotidiano

di FEDERICO LOMBARDI

Sia nel tempo dell’isolamentoper la pandemia, sia nel tem-po della ripresa di relazioni e

attività, è stata richiesta e continuaad essere richiesta a tutti noi unagrande quantità di pazienza, a cuiprobabilmente non eravamo abi-tuati. Vivere così a lungo insiemein famiglia nello spazio limitato diun alloggio, senza poter ricorrere aevasioni o distensioni o incontri al-ternativi abituali, sentendo oltretut-to la pressione della paura del con-tagio e delle preoccupazioni per ilfuturo, mette certamente alla proval’equilibrio e la solidità delle nostrerelazioni. E non è molto diversonelle comunità, anche in quelle re-ligiose, nonostante i tempi di pre-ghiera e le regole consolidate dicomportamento. Tensione, incer-tezza, nervosismo si sono fatti mol-to sentire anche nel caso dell’assen-za di contagi effettivi.

Fra le molte virtù che in questoperiodo sono diventate più prezio-se del solito c’è dunque pure quelladella pazienza. E penso che conti-nueremo ad averne bisogno perché,come sappiamo, sarebbe molto im-prudente pensare che tutta questastoria sia già finita.

La pazienza è una virtù del quo-tidiano. Senza di essa i rapporti dicoppia, di famiglia, di lavoro di-ventano prima o dopo sempre piùtesi, segnati da urti o conflitti, allafine forse addirittura invivibili. C’èda crescere in una scuola di acco-glienza e accettazione vicendevoleche anche se bella, ha pure i suoiaspetti logoranti. Ma il modo oggicomune di pensare non ci aiuta adassumere questa fatica come prezzodi qualcosa di grande. Anzi, spessoalimenta l’insofferenza e la criticadei difetti e dei limiti degli altri epropone molto facilmente e rapida-mente la rottura come l’unica solu-zione dei problemi. Ma è giusto?

L’Inno alla carità che San Paoloeleva nella sua prima lettera ai Co-rinzi (cfr. 13, 1-13), non va conside-rato come un sublime testo poeti-co, ma come uno “sp ecchio” in cuipossiamo verificare se la nostra ca-rità rimane solo una parola vana osa tradursi in concreti atteggiamen-ti quotidiani. San Paolo enumeraben 15 di questi atteggiamenti. Ilprimo è: «La carità è paziente»;l’ultimo è: «La carità tutto soppor-ta». E anche diversi altri fra quellienumerati hanno molto che farecon la «carità paziente». Così, lacarità «è benigna… non si adira…non tiene conto del male ricevu-to…».

Ma la pazienza non è solo unaqualità necessaria dell’amore quoti-

diano verso i nostri cari e tutti glialtri con cui dobbiamo convivere. Èanche una dimensione della nostrafede e della nostra speranza attra-verso tutte le vicende della vita edella storia. San Giacomo ci invitaa guardare al contadino, come coluiche sa che bisogna aspettare: «Siatedunque pazienti, fratelli, fino allavenuta del Signore. Guardate ilcontadino: egli aspetta paziente-mente il prezioso frutto della terrafinché abbia ricevuto le piogged’autunno e le piogge di primavera.Siate pazienti anche voi, rinfrancatei vostri cuori» (Giac 5, 7-8).

Per i primi cristiani la pazienza èstrettamente legata alla perseveran-za nella fede durante le persecuzio-ni e le difficoltà cui sono esposticome fragile e piccola comunitànelle vicende della storia. Perciòparlare di pazienza è anche sempreparlare di prova, di sofferenza at-traverso cui siamo chiamati a pas-sare nel nostro cammino. San Pao-lo ci coinvolge in una dinamica checi prende e ci porta lontano. Inquesta dinamica la pazienza è unpassaggio inevitabile: «La tribola-zione produce pazienza, la pazien-za una virtù provata e la virtù pro-vata la speranza. La speranza poinon delude, perché l’amore di Dioè stato riversato nei nostri cuoriper mezzo dello Spirito Santo checi è stato dato» (Rom 5, 3-5).

La prova della pandemia è certocausa di tribolazione per molte ra-gioni diverse, richiede carità pa-ziente nei rapporti con gli altri anoi vicini, richiede pazienza nellamalattia, richiede pazienza lungi-mirante nei modi di combattere ilvirus e di riprendere il cammino insolidarietà con la comunità eccle-siale e la comunità civile di cui fac-ciamo parte. Sapremo superare ilnervosismo, la stanchezza e lachiusura in noi stessi per rinfranca-re i nostri cuori nella virtù provatae nella speranza? La Lettera agliEbrei (cfr. 12) ci invita a tener fissolo sguardo su Gesù come esempiodi pazienza e perseveranza nellaprova. E Gesù, al termine del suodiscorso sulle tribolazioni che isuoi discepoli dovranno attraversa-re, ma in cui non li abbandonerà,ci dice una parola preziosa per ac-compagnarci sempre, anche oggi:«Nella vostra pazienza guadagne-rete le vostre vite!» (Lc 21, 19).

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izia Il Vangelo della VI Domenica di Pasqua

La fede inizia dal lasciarsi amare

Messaggio del Pontefice per la Giornata internazionale dedicata agli infermieri

Buoni samaritaniche custodiscono e servono la vita

Un appello «ai Responsabili delleNazioni di tutto il mondo, affinchéinvestano nella salute come bene co-mune primario», è stato lanciato dalPontefice in un messaggio diffuso inoccasione della Giornata internazio-nale dell’infermiere, che si celebragiovedì 12 maggio nel contestodell’Anno internazionale dell’infer-miere e dell’ostetrica indetto dal-l’Organizzazione mondiale della sa-

nità. «È importante riconoscere fatti-vamente il ruolo essenziale che que-sta professione ricopre per la curadei pazienti, l’attività di emergenzaterritoriale, la prevenzione delle ma-lattie, la promozione della salute,l’assistenza in ambito familiare, co-munitario, scolastico», si legge tral’altro nel testo del messaggio diFrancesco, che parla degli infermiericome di «uomini e donne che hannoscelto di rispondere “sì” a una voca-zione particolare: quella di esserebuoni samaritani che si fanno caricodella vita e delle ferite del prossi-mo».

Per loro e per il servizio svoltoquotidianamente — che «è più diuna professione, è una vocazione,una dedizione» — il Pontefice hapregato anche all’inizio della messacelebrata nella mattina di lunedì 12 aCasa Santa Marta. Richiamando laricorrenza della Giornata e riferen-dosi al messaggio scritto per l’o cca-sione, il vescovo di Roma ha volutorafforzare ancor di più la sua inten-zione spirituale: «In questo tempodella pandemia hanno dato esempiodi eroicità e alcuni hanno dato la vi-ta. Preghiamo per le infermiere e gliinfermieri». Nell’omelia, poi, Fran-

cesco ha offerto una riflessione sulla«pace che viene dal Signore» e cheoffre all’uomo ragioni di speranzaper il futuro.

PAGINA 8

Era vescovo emerito di Novara

Dolore del Papaper la morte

del cardinale CortiAppresa la notizia della morte delcardinale italiano Renato Corti,avvenuta la mattina di martedì 12maggio, Papa Francesco ha inviatoa monsignor Franco GiulioBrambilla, successore del porporatocome vescovo di Novara, questotelegramma di cordoglio.

Nell’apprendere la notizia del de-cesso del caro Cardinale RenatoCorti, desidero esprimere a lei eall’intera comunità diocesana, co-me pure ai familiari del compian-to porporato e a quanti lo hannoconosciuto e stimato, la mia vici-nanza, pensando con affetto eammirazione a questo fratello cheha servito il Signore Gesù e laChiesa con dedizione esemplare edelicatezza d’animo.

Penso con gratitudine all’inten-so ministero spirituale e pastoraleda lui profuso senza risparmiarsi,anzi consumandosi per il Vange-lo, dapprima nella nativa Arcidio-cesi di Milano, in particolare nel-la formazione dei seminaristi edei sacerdoti e come vicario gene-rale, e poi per lunghi anni comemite e saggio pastore di codestaChiesa novarese.

Penso altresì al suo genuinoamore per la missione e al mini-stero della predicazione che haesercitato con grande generosità,in tutto animato dal desiderio ap-passionato di comunicare il Van-gelo di Cristo.

Elevo la mia preghiera al Si-gnore affinché, per intercessionedella Beata Vergine Maria, accol-ga questo fedele servitore e insi-gne pastore nella celeste Gerusa-lemme, e di cuore imparto aquanti ne piangono il distaccoterreno la benedizione apostolica,con un pensiero speciale per chilo ha amorevolmente assistito eaccompagnato negli ultimi tempi.

FRANCISCUS P P.

Negli atenei pontificitutto è prontoper il nuovo annoaccademico

ROBERTO CETERA A PA G I N A 7

Quando la superstizionesostituisce la fede

GIULIO ALBANESE A PA G I N A 2

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Come diceva sant’Ignazionon è l’abbondanza della scienzache soddisfa l’anima

Ripartire dall’invisibile

GUIDALBERTO BORMOLINIE BRUNO MAZZO CHI A PA G I N A 3

Il percorso di un sacerdote

La sclerosi del cuoreche ci impediscedi vivere

SERGIO DI BENEDETTO A PA G I N A 4

I Musei Vaticani ai tempidel covid-19

Porte spalancateai popoli del mondo

BARBARA JAT TA A PA G I N A 5

A colloquio con il vescovo coreanoLazzaro You Heung-sik

Con lo spiritodel buon samaritano

PAOLO AF FATAT O A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

13 maggio

Allegate all’edizione di oggidue “storiche” prime pagine

de «L’Osservatore Romano»:quella con la notizia

dell’attentato a Giovanni Paolo IIin piazza San Pietro

(13 maggio 1981)e quella sul viaggio

di riconoscenza compiutoda Papa Wojtyła nel 1991

(nella foto la statua della Vergine,nella corona è incastonato

il proiettile che ferì il Papa)

di FRANCESCO COSENTINO

«S e mi amate...». Sono le ultime parole di Gesù, prima delsuo addio. E qui siamo invitati alla svolta, a passare dauna mentalità semplicemente religiosa alla relazione che

nasce dalla fede: la religione dice “osserva i comandamenti e allorasarai capace di amarmi e anche io ti amerò”; la fede, invece, dice:“Se mi ami, allora sarai capace di osservare i comandamenti e li sco-prirai come fonte di vita, di gioia e di pace”.

La rivoluzione non è da poco, ma è il segno di quel capovolgi-mento operato da Gesù che ha liberato per sempre il cuore dell’uo-mo da ogni prigione, da ogni gabbia e da ogni rigidità: il punto dipartenza, nella vita come nella relazione con Dio, è l’amore e non laregola. È la Sua grazia e non lo sforzo. È lo Spirito di verità cheEgli ha mandato nei nostri cuori, e non i nostri meriti.

L’avvio di questo Vangelo ha, dunque, qualcosa di straordinario:“se mi ami”. Solo se ami, se apri il cuore all’incontro con Dio, se tilasci amare da Lui, se come si fa con un amante passi le ore a la-sciarti guardare e accarezzare, allora sarai capace di abbracciare ilVangelo e vivere i comandamenti. Papa Francesco lo ricorda spesso:il cristianesimo non è un insieme di regole, una lista di precetti daosservare, un prontuario di atteggiamenti morali da rispettare, ma è

la gioia di un incontro. L’amore che sgorga da questo incontro conun Dio che non ci lascia orfani ma vuole abitare in noi, rompe il gu-scio dei nostri egoismi e si spinge oltre il recinto delle nostre paure einsicurezze, rendendoci capaci di vivere come il Cristo, osservando isuoi comandamenti, vivendo la Sua Parola, compiendo i suoi gesti.Non saremo mai capaci di vivere il comandamento dell’amore, diadorare Dio sopra ogni cosa, di trovare Dio nelle attività quotidiane,di servire Dio nei fratelli, se prima non ci saremo lanciati nell’avven-tura di una relazione d’amore con Lui. La fede inizia dal lasciarsiamare, non dallo sforzo di raggiungere la vetta con le mie forze.

In questa domenica contempliamo allora un Dio mendicanted’amore: non detta regole da osservare, non pone condizioni, non cicostringe con la forza, ma semplicemente invoca un’amicizia e cichiede accoglienza e ospitalità. Un Dio umile e fiducioso che non ciobbliga con un dovere, ma chiede di poter abitare in noi, per tra-sformare la nostra vita e rendere capaci anche noi di far circolarel’amore: se mi ami, resteremo uniti come gli amanti; se mi ami saraitrasformato dal di dentro; se mi ami, imparerai ad amare anche tu.

Ecco un Dio che cerca spazi nel cuore per allargarlo, trasformarloe renderlo strumento di amore nel mondo. Ecco un Dio che, allaperfezione esterna dell’osservanza delle regole, preferisce un cuorefragile che però batte d’amore per Lui.

NOSTREINFORMAZIONI

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominatoVescovo di Rapid City (StatiUniti d’America) il Reveren-do Peter Michael Muhich,del clero della Diocesi diDuluth (Minnesota), finoraRettore della Cattedrale OurLady of the Rosary della me-desima Sede.

Decine di vittime in due attentati

Afghanistanscosso dalla violenza

KABUL, 12. Afghanistan ancora inpreda alla violenza, nonostante l’ac-cordo di pace siglato a fine febbraiotra i talebani e gli Stati Uniti.

Mentre il covid-19 continua aespandersi in tutto il paese, decinedi persone sono morte oggi in duesanguinosi attentati.

Tredici persone, tra cui due neo-nati, sono rimaste uccise in un attac-co contro un ospedale a Kabul. Se-condo testimoni oculari, uomini ar-mati hanno fatto irruzione all’albanella struttura, aprendo il fuoco. Leforze di sicurezza — riferisce la tv af-ghana Tolonews — sono riuscite atrarre in salvo oltre quaranta perso-ne, mentre altre sono rimaste intrap-

polate nell’edificio, ha detto un por-tavoce del ministero dell’Interno, ag-giungendo che gli agenti hanno cir-condato il nosocomio.

Poche ore dopo, almeno ventipersone sono morte in un attentatosuicida ad un funerale nel distrettodi Khewa, vicino alla città orientaledi Jalalabad. Lo hanno confermatofonti del Governo. Un uomo con in-dosso una cintura esplosiva si è me-scolato tra i presenti facendosi poiesplodere. Si teme che il bilanciodella potente deflagrazione possa es-sere molto più grave. I feriti sonocirca cinquanta, molti dei quali rico-verati in gravi condizioni. Gli atten-tati non sono stati rivendicati. PAGINA 6

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 mercoledì 13 maggio 2020

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s e g re t e r i a d i re z i o n e s y s t e m @ i l s o l e 2 4 o re . c o m

Aziende promotricidella diffusione

Intesa San Paolo

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Società Cattolica di Assicurazione

In Africa si è scatenata una vera e propria “guerra spirituale” nei confronti del coronavirus

Quando la superstizionesostituisce la fede

Sotto i mille decessi giornalieri per la seconda volta consecutiva

Negli Stati Uniti superatele ottantamila vittime

Deciso da Putin per rilanciate l’economia del quarto paese al mondo per numero di contagi

Piano di azione nazionale in Russia

Persone con la mascherina nella metropolitana di Mosca (Afp)

I n c re m e n t odei casi in Amazzonia

La Corea del Sud rinvia l’apertura delle scuoleIn India riparte il servizio ferroviario

BRASÍLIA, 12. La diffusione del co-vid-19 su larga scala nelle cittàdell’Amazzonia brasiliana ha ribal-tato l’ipotesi secondo cui questo vi-rus perderebbe forza nelle aree delpianeta con climi più caldi. Amazo-nas e Amapú, Stati con temperatureparticolarmente elevate, sono infattiin testa alle statistiche di decessi ecasi di contagio in Brasile, secondoi dati del ministero della Sanità.

Con circa 300.000 abitanti, l’a re adi Rio Negro e Solimões, in Ama-zonas, è quella che presenta il piùalto tasso di mortalità nel Paese

sudamericano, con un indice di251,7 per un milione di abitanti.

Nelle scorse ore, intanto, la pan-demia da coronavirus ha registratoin America latina un nuovo tetto dicontagi (381.819) e di vittime(21.440). È quanto emerge da unastatistica elaborata dall’Ansa per 34nazioni e territori latinoamericani.

In Cile è stato confermato dalleautorità un incremento delle perso-ne ricoverate in terapia intensiva.Attualmente, il 75 per cento dei lettidi terapia intensiva a livello nazio-nale sono occupati.

Mentre è tuttora in corso lapandemia di covid-19, inAfrica si è scatenata una

vera e propria “guerra spirituale” neiconfronti del micidiale virus da par-te di molti gruppi di matrice pente-costale. Naturalmente i comporta-menti dei fedeli sono i più variegati

munque entrato in una condizionedi sconforto in quanto è stato co-stretto a non uscire di casa. Infatti,il presidente sudafricano Cyril Ra-maphosa ha ordinato il lockdown.

Anche in Kenya, nell’ambito dimolte comunità pentecostali vi è latendenza a descrivere il covid-19 co-me una forza spirituale del male. Ilmondo, in questa prospettiva, è uncampo di battaglia in cui le forzedel bene devono contrastare quellediaboliche di cui il virus è una delleloro più inquietanti espressioni. Ec-co che allora il coronavirus è un de-mone (shetani) e il distanziamentofisico all’interno dei luoghi di cultoun’ingiusta imposizione perché èproprio nell’assemblea dei credentiche si manifesta “la guarigione” chesana i corpi e le anime.

Questa retorica ha contaminatoanche altre comunità cristiane. Adinvocare il linguaggio della guerraspirituale, per esempio, è stato lostesso presidente della TanzaniaJohn Pombe Magufuli, che si di-chiara fervente cattolico: mutuandoespressioni comuni nel linguaggiopentecostale, ha spiegato che il co-vid-19, «non può sopravvivere nelCorpo di Gesù (e) sarà bruciato».Nonostante che il suo governo abbiaraccomandato di rispettare le normeigieniche più rigorose per contrasta-re la pandemia, il presidente tanza-niano ha pubblicamente dichiaratoche le chiese o le moschee non sa-rebbero state chiuse perché è quiche è possibile incontrare Dio e la«vera guarigione» (uponyaji wa kwe-li). Naturalmente la sua scelta ha in-nescato un vivace dibattito sianell’arena politica, come anche nellasocietà civile. Soprattutto in ambitoaccademico si sono levate forti criti-che in quanto un certo tipo di co-municazione e di scelte normativegenerano nell’opinione pubblica unapericolosa «aspettativa di immunitàvirale». Magufuli comunque ha ri-badito la centralità della preghiera eha anche invitato i propri connazio-nali a difendersi dal covid-19 utiliz-zando la fitoterapia.

In alcune comunità pentecostalidell’Africa Occidentale la predica-zione dei pastori, di questi tempi,passa anche attraverso i social. È ilcaso di Samuel, ministro di una co-

munità nigeriana che ha inviato unmessaggio ai suoi seguaci nel qualeviene sottolineata la punizione divi-na, attraverso l’azione nefasta del vi-rus, nei confronti dei peccatori. Inun recente WhatsApp ha scritto:«Esaminiamo questi versetti dellaBibbia: Levitico 26, 14-16; Deutero-nomio 28, 15 e 22; e Isaia 26, 20-21.

Il messaggio è decisamente chiaro!Cerchiamo di coltivare un atteggia-mento di pentimento perché Diovuole la conversione dei nostri cuo-ri. Un cuore che piange per la suamisericordia, un cuore che chiede ilsuo perdono, un cuore che è prontoa pentirsi e lascia alle spalle la suavita passata. Cerchiamo il pentimen-to. Indossiamo gli abiti del lutto epiangiamo davanti a Lui mentre cipentiamo». È evidente che in questocaso la percezione spirituale è incen-trata sul castigo di Dio inferto con-tro un’umanità allo sbando. Rimaneil fatto che di fronte a fenomenipandemici come il coronavirus, ildeficit di conoscenze teologiche puòsortire effetti molto negativi. Se dauna parte è vero che non tutte lechiese pentecostali hanno assuntoun atteggiamento fideistico rispettoal dilagare del virus in Africa,dall’altra, quando un cristiano attri-buisce a una punizione divina la dif-fusione di un’epidemia o il verificar-si di qualsiasi altra calamità, di fattodeclassa la propria fede ad una sortadi pratica superstiziosa con un dioche evoca le capricciose divinità pa-gane. A scanso di equivoci è benerammentare l’insegnamento di Gesùdi Nazaret in riferimento a Dio Pa-dre che «fa sorgere il suo sole suicattivi e sui buoni e fa piovere suigiusti e sugli ingiusti» (Mt 5, 45).

WASHINGTON, 12. Per il secondogiorno consecutivo negli Stati Unitisono stati registrati meno di milledecessi legati al covid-19 in 24 ore,856. Non succedeva dalla fine dimarzo, esattamente il 29 e il 30marzo, quando le vittime sono staterispettivamente 497 e 815. Tuttaviail bilancio totale dei morti ha supe-rato ieri la soglia delle 80.000 uni-tà. Il numero di infetti, nel frattem-

po, è arrivato a quasi di 1,35 milio-ni. Di questi più di 230.000 sonoguariti.

Tuttavia, il paese continua a regi-strare, di gran lunga anche su basegiornaliera, il numero più alto dimorti e contagi, ed è ancora prestoper poter stabilire se questo rallen-tamento indica una tendenza reale.Stando a uno studio elaborato da-gli analisti dell’università del Mas-sachusetts, basato sulla comparazio-ne di 20 modelli epidemiologici,per la fine di maggio il numero del-le vittime dovrebbe superare la so-glia delle centomila unità.

Il presidente Donald Trump ieri,incontrando i giornalisti, ha volutotrasmettere l’immagine di un Paeseche ha oltrepassato l’ostacolo e staricominciando. «Stiamo aprendo (ilPaese) e c’è un entusiasmo che nonvedevo da molto tempo», ha detto,facendo ancora una volta dichiara-zioni su un’impressionante crescitaeconomica nel 2021. Su twitter hascritto che i numeri sulla diffusionedel covid-19 sono sempre migliori,con netti cali quasi ovunque.

Ha affermato poi al tempo stes-so, con toni trionfalistici, l’imp egnonella lotta alla diffusione del nuovocoronavirus. «Abbiamo sviluppatouna capacità di test senza rivali inqualsiasi parte del mondo», rilevan-do come sinora nel Paese siano statieseguiti 9 milioni di test.

Successivamente si è espresso sul-la possibilità che il virus si diffon-desse all’interno della Casa Bianca,un luogo in cui il distanziamentosociale è difficile da applicare, e do-ve nel fine settimana ci sono statiun paio di casi positivi al covid-19tra il suo staff e quello del vicepre-sidente Pence. Trump ha ammessola possibilità di ridurre i suoi con-tatti con Pence, che difatti non erapresente alla conferenza stampa.Non è stato precisato se il vice pre-sidente e capo della task force anti-coronavirus sia in quarantena. Almomento tre membri dell’unità dicrisi della Casa Bianca sulla pande-mia sono in autoisolamento. Si trat-ta del virologo Anthony Fauci, diRobert Redfield, direttore dei Cen-ters for Disease Prevention andControl (Cdc), e di Stephen Hahn,capo della Food and Drug Admini-stration.

MOSCA, 12. Vladimir Putin ha ordi-nato al Governo russo di presenta-re entro il primo giugno un pianod’azione nazionale per rilanciarel’economia del Paese — diventatoufficialmente il quarto al mondoper casi di covid-19 — a u m e n t a rel’occupazione e i redditi della po-polazione. Lo ha detto ieri lo stes-so Putin in un discorso alla nazio-ne ripreso dall’agenzia Interfax.

L’economia russa sta affrontandoun momento di difficoltà a causadell’epidemia e del crollo dei prez-zi del petrolio. «Il Governo — hafatto sapere il Cremlino — dovràsviluppare assieme agli alti funzio-nari degli enti russi e ai rappresen-tanti delle unioni degli imprendito-ri e presentare un piano d’azionenazionale che assicuri il ristabili-mento dell’occupazione e dei red-diti della popolazione, la crescitadell’economia e cambiamenti strut-turali a lungo termine nell’econo-mia».

Putin ha comunque annunciatol’imminente avvio della fase 2, sen-za nessun rompete le righe.

Il presidente ha confermato lastrategia di demandare ai governa-tori delle regioni il potere di strin-gere o allargare le maglie, sempresulla base delle indicazioni epide-miologiche degli esperti. A Mosca,però, le misure di auto-isolamentosono state prolungate fino al pros-simo 31 maggio.

Ieri in Francia, nel primo giornodi allentamento delle misure dopo

sette settimane di lockdown, la po-lizia è dovuta intervenire per di-sperdere pericolosi assembramentisulle rive della Senna, luogo d’in-contro preferito dai giovani di Pari-gi. Nel paese, negozi di abbiglia-mento e calzature, parrucchieri, ri-

storanti con attività da asporto,hanno ricominciato con fatica e di-sciplina, dopo 55 giorni di chiusu-ra, a ricevere i clienti.

Anche i bar, ristoranti e negozidi diverse regioni della Spagnahanno riaperto i battenti.

SEOUL, 12. L’improvvisa impennatadi contagi da covid-19 registrati ne-gli ultimi giorni in Corea del Sudha portato il governo a stringeresulle misure di contenimento.L’apertura delle scuole, prevista peril 13 maggio, è stata rinviata di unasettimana. Lo ha annunciato il mi-nistero dell’I s t ru z i o n e .

Dopo l’ottimismo iniziale dei ze-ro casi del 30 aprile scorso, le auto-rità sanitarie hanno dovuto fare unpasso indietro in seguito all’aumen-to delle infezione riconducibili algiovane che, frequentando nel fine

settimana i locali di Itaewon, aSeoul, ha contagiato centinaia dipersone. Ieri il bilancio aggiornatoindicava almeno 94 persone. Sonostati già chiusi bar e locali pubbliciper il timore di una ripresa dei fo-colai. I contagi accertati su scalanazionale sono saliti a 10.909.

L’impatto della pandemia non ri-sparmia neanche il settore automo-bilistico. Difatti la Toyota, la primacasa automobilistica nipponica,prevede un crollo del 79,5 per centodegli utili operativi nel nuovo annofiscale 2020-2021 iniziato il 1° aprile

e un calo delle vendite del 19,8 percento. Si tratta della prima flessio-ne del fatturato in tre anni e seguela chiusura temporanea degli stabi-limenti in Cina, Stati Uniti, Giap-pone, ed Europa.

In India è stata avviata una ridu-zione delle misure restrittive. Inizia,oggi, una graduale ripresa del ser-vizio ferroviario. Una trentina ditreni partiranno dalle principali cit-tà, rispettando però specifiche nor-me di sicurezza. Attualmente ilPaese registra oltre 70.000 casi dicontagi e più di 2.000 decessi.

di GIULIO ALBANESE

e dipendono molto dal tipo di pre-dicazione rivolta loro nelle assem-blee a cui prendono regolarmenteparte.

Emblematico è il caso di Emma-nuel Makandiwa, noto predicatore eguaritore, originario dello Zimbab-we, che è stato duramente criticatoper aver rassicurato i suoi seguacidicendo loro che saranno “rispar-miati” dal virus. Ciò è possibile, se-condo lui, attraverso la preghiera ela protezione divina che viene ga-rantita a coloro che si abbandonanonelle mani di Dio. «Non morirete —ha ripetuto con grande convinzionea quanti si affidano alla sua parola— perché il Figlio dell’Altissimo èdirettamente coinvolto in ciò chestiamo facendo» (ndr: con un chiaroriferimento alla forza dell’orazione),sottolineando che è in gioco «la li-bertà che nessuna medicina o qualsi-voglia antidoto possono offrire».

Pregare va comunque bene, ma ilproblema di fondo è che l’impattodi questo tipo di predicazione, in-centrata sul fideismo, porta adescludere a priori tutte quelle misuree protocolli che le autorità sanitariedel suo Paese hanno veicolatoall’opinione pubblica, in conformitàalle raccomandazioni dell’AfricaCenters for Disease Control andPrevention (Africa CD C) e dell’O rga-nizzazione mondiale della sanità(Oms). Da rilevare che Makandiwadispone di un sito internet a dir po-co lezioso (https://emmanuelmakan-diwa.com) nel quale si presenta co-me un ministro di Dio che esercita ilcarisma delle guarigioni nei confron-ti di chiunque sia affetto da malattied’ogni genere.

Una situazione analoga è stataconstatata da uno studioso della fe-nomenologia pentecostale in Africa,Tinashe Chimbidzikai, dottorandopresso la Georg-August Universityof Gottingen (Germania) e dotto-rando esterno presso il GraduateProgram of African Studies,dell’African Studies Centre Leiden(Olanda). Tinashe, da attento osser-vatore della vita quotidiana dei mi-granti pentecostali dello Zimbabwe,che sopravvivono spesso in condi-zioni di estrema indigenza nellagrande città sudafricana di Johanne-sburg, ha pubblicato un’intervista auno dei suoi connazionali. Il testoaiuta nella comprensione di quantosta realmente avvenendo dal puntodi vista religioso. «Come cristiano,sono sempre preparato [per qualsiasicosa], perché la Bibbia ci mette inguardia sul dovere di vegliare, per-ché non conosci il giorno o l’ora»,racconta Thomas, zimbabwano ditrentanove anni immigrato penteco-stale che vive in Sud Africa. Noncu-rante dei pericoli legati alla pande-mia, svolge le sue attività quotidia-ne, vendendo mabhero (vestiti di se-conda mano) senza maschera, guan-ti monouso o disinfettante per lemani al mercato. «Se resto a casa —dice — non avrò cibo sul tavolo. Sela situazione dovesse rimanere così,non potrò pagare l’affitto e inviaredenaro a casa, a mia moglie e miamadre nello Zimbabwe. Quindi, de-vo lavorare fino a quando il governonon ci ordina di fermarci. Solo Diopuò proteggermi da questa cosa [co-ronavirus]. E poi, anche se mi aves-sero infettato, starò bene perché so-no sano (…) Il problema è che i cri-stiani sono guidati dalla paura e nondalla fede. Dobbiamo stare sulla pa-rola di Dio. Questo virus è solo co-me un vento che presto cesserà disoffiare». Una settimana dopo esse-re stato intervistato, Thomas è co-

Page 3: Buoni samaritani /4 che custodiscono e servono la vita ...€¦ · ni e le difficoltà cui sono esposti come fragile e piccola comunità nelle vicende della storia. Perciò parlare

L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 13 maggio 2020 pagina 3

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è:

come me la cavo eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita

della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

Ripartire dall’invisibileCome diceva sant’Ignazio non è l’abbondanza della scienza che soddisfa l’anima

di GUIDALBERTO BORMOLINI*e BRUNO MAZZO CHI**

Ora che lentamente inizia a placarsiil clamore mediatico, ci permettiamodi fare una riflessione su questotempo di cura, che ci piacerebbe di-venga tempo di cura integrale. Ilpericolo di un contagio incontrolla-to ha dettato tempi e ritmi, che so-no quelli propri di un’emergenza e,come anche altri hanno fatto notare,è prevalso un linguaggio bellico peruna vicenda che aveva invece biso-gno di parole di cura.

Sicuramente una pandemia è diper sé una grande tragedia, anche seepidemie simili hanno costellato lastoria dell’umanità. Almeno unaventina di esse, negli ultimi 3000anni della nostra storia, sono stateresponsabili di oltre 500 milioni dimorti o forse anche molti di più.Ognuna di queste pestilenze è stataanche portatrice di grandi rivolgi-menti sociali, politici, scientifici eculturali, nel bene e nel male. Attra-verso il dolore si sono raggiuntedelle conquiste, ma si sono uditeanche “urla e furore”, per citare untitolo del Nobel per la letteraturaWilliam Faulkner.

Cosa ci aspetterà dopo questatempesta? Si dicono le cose più di-verse, prendendo ad esempio duepersonaggi che “fanno opinione”,traendo conclusioni anche opposte.Secondo il cantautore, scrittore epoeta Francesco Guccini non sare-mo migliori: «È la storia che noninsegna o sono gli uomini che nonimparano? Tutte due le cose. È nel-la natura umana il dimenticarsi pre-sto delle tragedie passate per ripren-dere la vita di sempre». All’opp osto,il regista cinematografico DavidLynch sostiene che «saremo tuttipiù spirituali e gentili».

Crediamo invece ancora una voltanel primato della libertà dell’e s s e reumano, ci troveremo probabilmentea un bivio e toccherà a noi di nuovoscegliere e lo ha perfettamenteespresso Papa Francesco: dopo lapandemia sarà necessaria una sceltatra «il bene della gente e cadere nelsepolcro del dio Denaro». Una ter-za via non è data, o veramente uma-ni o precipitare nella disumanitàperché «Quando non serviamo il Si-gnore Dio, serviamo il signore dena-ro » .

La pandemia da Sars-cov2 ha co-munque un primato: è la primapandemia insorta nell’era dei social.È una pestilenza che ha flagellatouna società “invecchiata”, responsa-bile di «guerre e ingiustizie planeta-rie» come ci ha ricordato il Papa inquella indimenticabile piazza SanPietro. È la pandemia che ha para-lizzato una società abituata a correre(la società della mobilità costrettaall’immobilità, per usare una frase aeffetto del sociologo Edgard Mo-rin). È la pestilenza che ha ricorda-to a tutti che siamo mortali ma no-nostante questo abbiamo voluto“m i l i t a r i z z a re ” questo evento per re-legarlo di nuovo all’eccezionalità enon prendere atto della nostra fini-tudine. La prima epidemia della sto-ria in cui il lutto condiviso non èstato possibile, in cui si sviluppanonuovi concetti di vita e di morte,quelli del web, in cui occorrerà in-terrogarci su quello che succede alprofilo social di una persona chemuore, su quali saranno le nuovefrontiere del lutto (e soprattutto dellutto patologico) dopo le macerie diquesto cataclisma. Ma se la speran-za deve sempre contraddistinguere ilcristiano, dobbiamo e possiamoestrarre alcuni insegnamenti da que-sta “temp esta”, per imparare a pren-derci cura degli altri, con un ap-proccio che ci piace chiamare “curaintegrale”, mutuandola dal concettodi “sviluppo umano integrale” a cuisi è molto dedicato questo pontifi-cato.

Il mondo appare disorientato, lagente comune è alla ricerca di sen-so, occorre offrire strumenti per co-gliere quanto stiamo vivendo comeun’occasione preziosa. Ogni consi-derazione dovrebbe partire dallacertezza che la Provvidenza divinaha incessantemente cura di noi, e losguardo di fede dovrebbe aiutarci aintravedere anche in eventi dramma-tici uno spazio creativo dello SpiritoSanto, fino a indurci a cogliere per-fino nell’impossibilità di partecipare

fisicamente ai sacramenti, sorte con-divisa anche dai fratelli di altre reli-gioni per i loro culti, un’o ccasionedi crescita interiore.

Un antico filosofo citato da tanticristiani, Epitteto, diceva che i fattinon sono di per sé positivi o negati-vi, siamo noi che liberamente pos-siamo interpretarli. A maggior ra-gione la nostra fede nel Signore esalvatore ci dona una possibilità inpiù: non solo sta a noi interpretarli,ma abbiamo fiducia che scegliendola lettura positiva dei fatti saremopiù vicini alla verità poiché dietro lenostre vicende si nasconde una ma-no divina e amorevole.

In molte nazioni la quasi totalitàdei fedeli di tutte le religioni e con-fessioni non ha potuto parteciparefisicamente per lungo tempo ai sa-cramenti, ai riti religiosi, alle ese-quie, ai momenti comunitari legatial proprio credo. Questa esperienza,per quanto dolorosa, può sollecitarcia cercare altre vie per vivere spiri-tualmente tutto quanto desideriamo,sia come cristiani che come esseriumani. E soprattutto ci esorta a«fare nuove tutte le cose» (cfr. Ap

21, 5), secondo la sollecitazione del-lo Spirito.

Il primo insegnamento è relativoal silenzio. La civiltà odierna, e fre-quentemente anche noi cristiani co-me cittadini di questo mondo, per-cepisce il silenzio come minaccia eviene spesso riempito di parole, suo-ni, immagini attingendo a piene ma-ni a quello che ci propinano televi-sione e internet. Vivere interiormen-te e nel silenzio i momenti sacri chesono stati “rapiti” dalla pandemiapotrebbe farci scoprire quello chehanno sperimentato tutti i grandimistici: la parola di Dio per noi sca-turisce nel silenzio. Ce lo ricordacon parole poetiche anche un laicocome Stefano Benni nel suo “Lagrammatica di Dio”: «Non si do-vrebbe parlare di Dio. Non cono-sciamo la sua lingua. Possiamo sol-tanto ascoltare. Come l’incanto diuna musica lontana, nel cuore dellanotte». A maggior ragione se ci siaccorge di essere vittime disarmatedelle proprie parole di fronte al mi-stero della vita e della morte, delsenso della sofferenza, dell’esistenzadi un Dio; il silenzio potrebbe esse-re un vero atto di giustizia da com-p i e re .

Il secondo insegnamento èsull’invisibile. Ancora una volta lapenna poetica di qualche autore cisuggerisce qualcosa a cui noi cristia-ni possiamo attribuire ancora piùvalore. Il Piccolo Principe insegnache «l’essenziale è invisibile agli oc-chi». Recitiamo infatti incessante-mente nel Credo che Lui ha creatole cose visibili e invisibili. In unmondo radicalmente ed esistenzial-mente materialista non potremmocome cristiani cogliere l’occasione ditestimoniare a tutti che l’invisibile,sempre e comunque, non può essere“scippato” da nessuno? Forse un se-rio esame di coscienza ci potrebbesvelare che non viviamo a sufficien-za di cose invisibili e la Provvidenzace ne dona ora l’o ccasione.

Un’altra riflessione è sulla vita co-munitaria. Le restrizioni delle rela-zioni sociali richieste dai decreti peril contenimento del coronavirus, po-trebbero invitarci a scoprire la di-mensione invisibile e silenziosa delnostro essere Chiesa, del nostro es-sere membra del Corpo mistico diCristo ma anche e soprattutto delnostro essere umani? È solo una pri-vazione o una possibilità nuova ep re z i o s a ?

Se rileggessimo l’impossibilità aessere presenti fisicamente ai nostririti, e questo potrebbe riguardare

Ad aprile tasso all’80 per cento

Nuovo record dell’inflazionein Venezuela

CARACAS, 12. L’inflazione in Vene-zuela si è attestata all’80 per centoad aprile, quadruplicando la cifra dimarzo e facendo registrare un au-mento di 58,8 punti. La pandemiadel coronavirus e una marcata ca-renza dei carburanti — con code chi-lometriche di veicoli davanti allestazioni di servizio — sono le causeprincipali che hanno interrotto la

tendenza al ribasso degli ultimi duemesi. La carenza di carburante hacausato l’emergere di un mercato il-legale in cui la benzina è venduta apiù di 2 dollari al litro.

I dati sono stati resi noti ieri dalvice presidente dell’Assemblea na-zionale Alfonso Marquina, membrodella commissione finanze del Parla-mento, che su twitter ha rivolto du-

re critiche al presidente Nicolás Ma-d u ro .

La nazione dunque rimane in unoscenario di iperinflazione in cui èentrata a novembre 2017. Secondo ilrapporto della Commissione finan-ziaria, infatti, l’indice di inflazionedi aprile fa aumentare nel 2020 iltasso accumulato al 341,6 per cento,mentre il tasso interannuale rag-giunge i 4.210 punti.

L’Assemblea Nazionale del Vene-zuela, guidata dal maggiore opposi-tore del presidente Maduro, JuanGuaidó, ha iniziato, proprio nelgennaio del 2017, a riferire sui datirelativi all’indice dei prezzi al con-sumo a causa dei ritardi da partedella Banca centrale venezuelana,che per più di un anno non ha ri-portato i dati sull’inflazione e su al-tri indicatori economici del paese.Lo scorso febbraio, la Banca centra-le, dopo quattro mesi di silenzio, hareso noto che il Venezuela ha chiusoil 2019 con un’inflazione del 9.585,5per cento.

Il Parlamento stila l’indice pren-dendo come riferimento i prezzi diun paniere di beni e servizi rappre-sentativi del consumo venezuelanoseguendo la metodologia seguitadalla Banca centrale. Da questo sievince che tra i settori più colpitidall’inflazione nel mese di aprilespiccano la salute, bevande alcolichee tabacco, affitto di alloggi e tra-sporti, che hanno registrato un au-mento superiore al 100 per cento.

Per evitare il default

L’Argentina proroga la sua offertaper la ristrutturazione del debito

BUENOS AIRES, 12. «Dall’analisidello stato della situazione attualedella ristrutturazione (del debito)emerge la convenienza di una pro-roga della data di scadenza». Que-sto quanto ha precisato ieri il mini-stero dell’Economia argentina inuna nota pubblicata sulla GazzettaUfficiale, con la quale ha comuni-cato la decisione del governo delpresidente Alberto Fernández diprorogare al 22 maggio la data perl’adesione dei creditori alla sua of-ferta di ristrutturazione di ventunotitoli del debito estero. Il dicasteroha infatti giudicato «insufficiente»la prima scadenza, fissata per loscorso 8 maggio.

L’intento dell’esecutivo di Bue-nos Aires è di «incrementare la par-tecipazione e continuare con l’agen-da di colloqui avviata con i deten-tori dei titoli interessati dall’op era-zione». Nel documento infatti silegge che la proroga si ritiene ne-cessaria «nel quadro dei negoziatiin buona fede che l’Argentina haavviato con i suoi creditori per ri-stabilire la sostenibilità del suo de-bito», che ammonta a un valorecomplessivo di 68 miliardi di dolla-

ri, e che sono stati emessi nella legi-slazione precedente del presidenteMacri. Il ministero nella nota nonha reso pubbliche le adesioni otte-nute nella proposta iniziale ma,stando ad alcune indiscrezioni, que-ste non avrebbero superato il 20per cento. Già prima dell’8 maggiotre gruppi di creditori, che rappre-sentano oltre il 50 per cento deipossessori avevano respinto pubbli-camente la proposta.

In caso di mancato accordo entrovenerdì 22 maggio l’Argentina en-trerà ufficialmente in default per laseconda volta in meno di 20 anni.

Lo stesso presidente Fernández,nel fine settimana scorso, pronta-mente si era rivolto ai creditori mo-strandosi disponibile ad ascoltare leloro richieste. La proposta del suogoverno, definita “aggressiva daglianalisti” punta a un’interruzione ditre anni congiunta a una riduzionedel 62 per cento degli interessi (pa-ri a 37 miliardi di dollari) e del 5,4per cento del capitale (3,6 miliardi).Per Buenos Aires l’importo della ri-strutturazione, pari a oltre 40 mi-liardi di dollari, definisce la futurasostenibilità del debito.

R i t ro v a t afossa comune

in Messico

CITTÀ DEL ME S S I C O, 12. Nuovoorrore in Messico. I resti di alme-no 25 persone sono stati trovatisepolti in una fossa comune fuoridalla città occidentale di Guadala-jara. Lo ha reso noto ieri l’ufficiodel procuratore di Jalisco. La fos-sa comune è stata trovata giovedìscorso e finora i ricercatori hanno«estratto i resti di 25 morti nonidentificati, nonché cinque sacchiche si presume contengano ancheresti umani» ha affermato l’agen-zia in una nota. Secondo la stam-pa, che cita fonti di polizia, i mor-ti potrebbero essere ricollegati ascontri tra bande di narcotraffi-canti attivi nella regione.

Intanto, è morto oggi MoisésEscamilla May, leader del notocartello di narcotrafficanti Los Ze-tas. Il decesso è avvenuto nel cen-tro di reclusione federale di Puen-te Grande, nello Stato di Jalisco,l’8 maggio scorso per complica-zioni respiratorie legate al covid-19. Escamilla, riferiscono i medialocali, era stato ricoverato una set-timana prima, ma la notizia deldecesso è stata comunicata solo ie-ri. Era stato arrestato nel 2008.

Riprendono i negoziatisulla Brexit

BRUXELLES, 12. Sulla Brexit «servo-no tangibili progressi». Lo ha dettoieri il capo negoziatore europeo,Michel Barnier, in apertura del ter-zo round di negoziati con Londra,che si concluderanno venerdì. «Ser-vono tangibili progressi in ogniarea, compresi standard di concor-

renza equi e aperti», ha dichiaratoBarnier, sottolineando la necessità«di un adeguato equilibrio di dirittie obblighi». Gli ultimi due rounddi negoziati hanno provocato fru-strazione a Bruxelles, che accusaLondra di non impegnarsi per tro-vare un accordo.

Torino, un luogos i c u ro

per oltre 40senzatetto

TO R I N O, 12. È avvenuto questamattina lo sgombero della quaran-tina di senzatetto che da una setti-mana, in seguito alla chiusura deldormitorio invernale di piazzad’Armi, vivevano accampati da-vanti al Comune di Torino. Sulposto sono intervenuti polizia ecarabinieri. Non si sono registratetensioni. Provata la temperaturaper i controlli anti-covid-19, i sen-zatetto sono stati fatti salire su au-tobus che li hanno accompagnatialla Protezione civile di via delleMagnolie, dove sono stati sotto-posti a un ulteriore screening sani-tario. Diversi i mezzi della Crocerossa intervenuti sul posto.

I senzatetto, in tutto 46, saran-no ospitati nel padiglione V delparco del Valentino: si tratta di unluogo gestito dalla Croce rossa,pulito, sicuro e attrezzato. Saran-no predisposti anche colloqui in-dividuali con ognuno.

anche i fratelli di altre religioni, co-me un invito a vivere la religiositàcomunitaria più interiormente cheesteriormente? Approfittiamo diquesti giorni di attesa per prepararcial prossimo ritorno delle celebrazio-ni religiose praticando tanta pre-ghiera silenziosa, sperimentando lasensazione di comunione che questapuò donare. San Giovanni Paolo IIparlando della preghiera del cuorein un Angelus del 1996 diceva: «Mala preghiera in Oriente, come inOccidente, conosce, oltre a quella li-turgica, tante altre espressioni. Conuna speciale predilezione gli autorispirituali suggeriscono la preghieradel cuore, che consiste nel saperascoltare, in un silenzio profondo eaccogliente, la voce dello Spirito...L’uomo è aiutato così a sentire lapresenza del Salvatore in tutto ciòche incontra, e si sperimenta amatoda Dio nonostante le proprie debo-lezze. Pur recitata nell’intimo, essaha una misteriosa irradiazione co-munitaria».

Tutto quanto stiamo vivendo sulpiano della pratica religiosa potreb-be anche essere compreso come uninvito della Provvidenza a entrare inuna dimensione più mistica, per ac-cogliere il noto e forse profetico in-vito del gesuita e teologo K.Rahner: «Il cristiano del futuro osarà mistico o non sarà neppure cri-stiano».

Infine crediamo che la pandemiaci costringa a una dura prova, ma sela Provvidenza l’ha permessa (rimar-chiamo, “p ermessa”, non crediamoche Dio voglia ciò che ci fa soffrire)è forse davvero perché attraverso diessa possiamo imparare cose nuove,e tra cui la più preziosa potrebbeessere la definitiva percezione dellanostra sostanziale impotenza. In unmondo ubriacato da deliri di onni-potenza tutti abbiamo bisogno, noicompresi, di accogliere umilmente lapropria impotenza per poter final-mente lasciare spazio solo all’O nni-potente. E se Lui lo è, ed è ancheamore, di cosa dobbiamo temere?

Per concludere ci domandiamo:in tutto quanto stiamo vivendo checonsolazione possiamo offrire alledecine di migliaia di morti in Italiain questo tempo di isolamento incui nessuno ha potuto avere vicino ipropri cari se ospedalizzato? E agliinnumerevoli altri defunti in condi-zioni simili nel resto del mondo? Sì,perché nell’ebbrezza della retoricabellica ci siamo dimenticati che an-che senza coronavirus molti altrimorivano per altre patologie, per in-cidenti, per vecchiaia, per violenza.Anche essi quasi sempre senza curaspirituale e umana: senza cura inte-grale.

Potremmo offrire una consolazio-ne grande se accostassimo le loromorti a quella di Cristo. Ci ha mol-to colpiti in questa pandemia, lapossibile similitudine fra la morteper infezione da Sars-Cov2 e lamorte di Gesù narrata dai Vangeli:come Gesù, le persone muoiono diun’agonia lunga, con gravi difficoltàrespiratorie, fra sofferenze spessoinaudite e inascoltate, nella solitudi-ne poiché lontani dai propri affetti,timorosi di essere da questi abban-donati... Anche Gesù «gridò convoce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactà-ni? [...] Dio mio, Dio mio, perchémi hai abbandonato?» (Mc 15, 34).Per amore ha vissuto prima di noi eper noi ogni desolazione e in questapandemia ci appare di nuovo conevidenza.

Infine ci ha colpito più di tutto lostesso destino terreno condiviso traloro e Gesù: esequie mai avvenute,persone morte che non si sa benedove siano state portate, come ma-nifesta la triste domanda che ponela Maddalena (Gv 20, 13): «Hannoportato via il mio Signore, ma nonso dove l’hanno posto...». Possiamoe vogliamo augurare a tutti questidefunti e quelli dei giorni a venireche possano anche loro esclamarealla fine lo stesso “Rabbunì”, quasigridato dalla Maddalena, quandoincontreranno Gesù risorto che nonavevano prima riconosciuto.

*Sacerdote, presidente di Tutto è vitaOnlus**Medico, ex direttore Hospice diGrosseto e responsabile della Societàcure palliative Toscana

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 mercoledì 13 maggio 2020

aveva creduto era un Dio troppo esi-gente, troppo disumanizzante, unDio fatto a immagine di se stesso:«L’avevo vincolato ai miei desideri eai miei sogni; l’avevo confuso con ifantasmi provenienti dal profondodella mia fragilità; me l’ero costruitocome una risposta che colma la miasolitudine. Le immagini che mi face-vo di lui si confondevano con quelledi me stesso».

Fino ad allora aveva cercato Dio«al di là dell’umano», come se Eglipretendesse il sacrificio dell’umanitàdi quanti vogliono essergli discepoli.Schiacciato tra la ricerca dell’a p p ro -vazione altrui e un servizio a un Diosoffocante, Buyse mette in discussio-ne tutto quello che fino ad allora era

Tra i chiostri del monastero, se-guendo la sapienza della regola be-nedettina e la concreta saggezza diMadeleine Delbrêl, padre Raphaëlsmobilita l’esercito del suo ego. Ca-pisce che la via da intraprendere perincontrare il Dio del Vangelo è quel-la di vivere la propria umanità inpienezza, vincendo la tentazione diamputare parti di sé come se fosserosgradite a Dio; si rende conto, infat-ti, che ci sono persone che «si sonoconcentrate su Dio per rimuovere laquestione dell’uomo: la ricerca diDio può divenire una forma di di-missione dall’esistenza».

Queste parole mi cadevanonell’animo mentre i media e i socialsi popolavano di facili risposte a do-

del silenzio di Dio, quel silenzio ca-pace di scavare nel profondo, discarnificare anche, distruggendo cer-tezze consolidate come fossero sem-plici «bolle di sapone».

Leggevo queste pagine nei giornidell’epidemia, nelle settimane deldolore e della preghiera, del silenzioe della solitudine. Capivo che quelloche raccontava Buyse era esperienzadi molti, nel tempo della sofferenzafisica o morale. Capivo che tanti sta-vano compiendo la loro lotta pressolo Iabbok, cercando nel silenzio di

quei piccoli riti che a volte sfioranola nevrosi. Se ci libera è dalla reli-gione che legittima tante forme dipotere e influenza. È dal senso dicolpa che avvelena l’esistenza e im-pedisce di vivere, danzare, amare».

A un Dio così allora si può accon-sentire. Perché di un Dio così, cheama l’uomo anche nel suo fardellodi fragilità, che ama gratuitamentesenza aspettarsi uomini perfetti, ci sipuò fidare. Ma fidarsi di Dio vuoldire anche fidarsi della vita abitan-dola con serenità e libertà, con co-raggio e responsabilità. Per questoBuyse, dopo tre anni, lascia Clerlan-

L’invito che Buyse rivolge — senzapoter immaginare quello che sarebbeaccaduto in questo 2020 — è di di-morare in noi stessi, difendere il no-stro spazio umano più intimo, risco-prire ciò che ci abita nel profondoed edificare lì, con pazienza e sereni-tà, la nostra vita. Da qui derivano lesue riflessioni sull’amore, sul sacer-dozio, sulla Chiesa, visti come luo-ghi dove stare con umanità. QuellaChiesa in cui si può risiedere senzaper forza concepirsi come uomini edonne presi da mille impegni uffi-ciali. Quella Chiesa amata «perquello che potrebbe diventare», per-ché «come tanti altri, la sogno piùsemplice, più fraterna, più impegna-ta lungo le linee di rottura, più vici-na alle nuove attese dei contempora-nei, meno divisa in compartimentistagni, più libera nel prendere la pa-rola e nella liturgia». Nella certezzache «i ribelli dello Spirito sono più

obbedienti dei sapienti figli dellalegge», perché «senza di loro laChiesa sarebbe una vecchia istituzio-ne stagnante». Quella Chiesa che,quasi riecheggiando Carlo Carretto,egli vuole abitare e servire, con fe-deltà e audacia.

L’importante, dice Raphaël Buyse,è avere il coraggio di porre domanderadicali alla vita, di mettersi in cam-mino e procedere con piccoli passi,ma procedere sempre, perché «perdivenire umani, bisogna mantenersiin cammino, non restare immobili».

Così si scoprirà il volto di «unDio diverso», un Dio più umano,un Dio che salva e libera già nelpresente. Un Dio diverso che po-trebbe essere il dono di questi giornidi silenzio, di riflessione e di fatica.Un Dio diverso che ci attende al no-stro Iabbok.

Il percorso di un sacerdote che aveva perso se stesso dietro a un iperattivismo pastorale

La sclerosi del cuoreche ci impedisce di vivere

Giambattista Tiepolo, «Crocifissione» (1725)

Ritratto del dottore idealeIl più antico documento di etica medica di derivazione non ippocratica

Ricordo di Little Richard

Il grido di battaglia del rock’n’ro l l

Il Dio cristiano non schiaccia l’uomocon aspettative sempre maggioriÈ un Dio della libertà, del gratuito, della paceun Dio «che si ritira come il mareAmabile nella sua assenza»

di SERGIO DI BENEDETTO

«I l silenzio di Dio hadisciolto le mie cer-tezze come neve alsole. Le parole chemettevo su di lui so-

no scoppiate come bolle di sapone.Mi sono ritrovato nudo e muto, stra-volto, sul ciglio di un’assenza. Suuno spartiacque tra nascita e morte,tra origine e fine».

Queste parole, scritte da RaphaëlBuyse, mi hanno accompagnato du-rante le settimane di quarantena, ac-

stata la sua fede. Tra i chiostri diClerlande, intuisce di aver perso lastrada nella «frenesia di edificarepietra su pietra un tempio-chiesa cheDio forse non si attende neppure danoi».

Sta qui una delle chiavi di voltadel suo cammino: il Dio cristianonon è un Dio che schiaccia l’uomocon aspettative sempre maggiori, maè un Dio della libertà, del gratuito,della pace, un Dio «che si ritira co-me il mare. Amabile nella sua assen-za». Perché Buyse fa l’esp erienza(tante volta raccontata dai mistici)

mande radicali sul mistero di Dio eil male del mondo: parlare di Dioper fare un passo indietro nel pren-dere sul serio la vita e le sue con-traddizioni?.

Ma il Vangelo racconta di un Dioincarnato. Di un Gesù di Nazaretche «unifica la vita di coloro che se-guono i suoi passi». Un Cristo chesalva. Ma da cosa? «Dalla disumani-tà e dalla scissione (...). Se ci salva,è dalla scarsa fede che abbiamo nellavita, in lui, nella sua presenza. Dallanostra indifferenza, dalle chiusure,dalla sclerosi del cuore che ci impe-

de: comprende che il suo posto nonè nel monastero; sente di voler tor-nare nel mondo, le cui strade devo-no però essere percorse con consape-volezze nuove, con speranze rinno-vate, ma soprattutto con la gioiasemplice che sa valorizzare il “qui eora”, senza angosce per il futuro esenza pesi dal passato. Vivere cosìsignifica «salvaguardare momenti diraccoglimento», difendere istanti disolitudine, significa «esserci, sempli-cemente, là dove la vita ci ha porta-to». Riscoprire il valore dell’oggi,evitando folli corse che non si con-trollano e che consumano la vita.

Sono pensieri che cadono comebalsamo nel tempo della sosta forza-ta, quando siamo tesi tra un legitti-mo desiderio di tornare a percorrerele nostre città e il pericolo di riparti-re nella solita corsa del quotidianoche divora tempo, relazioni, riflessio-ni, preghiera.

Medico al lavoro in un trattato del XIV secolo

Raphaël Buyse

di LUCIO CO CO

La storia della medicina ci halasciato diversi testi che trac-ciano il profilo umano e

professionale del medico, a partiredal giuramento di Ippocrate equindi in epoca posteriore alla va-riante cristianizzata di questo cele-bre scritto. Intorno al V secolo do-po Cristo è tuttavia possibile tro-vare per la prima volta un docu-mento che appare svincolato dallatradizione ippocratica e nel qualesi traccia a tutto tondo il profilodel medico ideale. Nei manoscrittiviene rubricato come una letteradi Arsenio, forse il padre del de-serto egiziano, a un certo Nepo-ziano, ma evidentemente si trattadi una intestazione fittizia, chenulla toglie all’originalità di quellache si presenta come una singolareriflessione sull’arte medica.

Il testo si può dividere ideal-mente in quattro sequenze. Nellaprima l’autore si sofferma sullequalità individuali del medico.Che deve essere «sobrio, modesto,

dialogante, gradevole, intelligen-te» ma più di tutto umile, perchél’umiltà, riconoscendo i limiti dellapersona e anche del suo sapere,rappresenta un prerequisito neces-sario per sostenere e alimentare la«volontà di imparare».

Nel secondo tratto del docu-mento, lo sguardo è rivolto allequalità sociali e relazionali che ilmedico deve coltivare e a comecostruire il suo rapporto con glialtri. Innanzitutto viene messa inevidenza la sua dirittura morale.La sapienza infatti che egli ha ac-quisito si deve tradurre in compor-tamenti irreprensibili in modo dafare onore all’arte medica di cuiegli in qualche modo si presentacome il sacerdote: «La medicina —scrive in un passaggio rivelatore diquesta dimensione sacrale — nondeve essere disdegnata ma invo-cata».

Nel terzo segmento l’anonimoautore riflette sulla luce di speran-za che deve portare al malato e al-la casa del malato. Non si tratta diun gesto gratuito quanto di un

comportamento dettato dalla con-sapevolezza dell’efficacia delle cu-re che si stanno adottando. Scriveinfatti che «in accordo con gli ar-cani insegnamenti che devono es-sere perseguiti nell’arte medica, ilmedico deve essere gioioso perchéè uno che viene tranquillamente inaiuto». L’ultima parte dell’i s t ru -zione riguarda la tecnica medica,ovvero la conoscenza dei segnidelle malattie e delle varietà delleerbe medicinali, che ne fanno unprofessionista della salute, un ope-rarius sanitatis, che operando nelmodo più opportuno, «libera dal-lo stato di bisogno».

Qui di seguito fornisco il testotradotto per la prima volta inte-gralmente in italiano a partiredall’edizione Hirschfeld, Archivfür Geschichte der Medizin, 20/4(1928): «In primo luogo occorresaggiare il carattere per vedere sesia gentile e di indole buona, sesia accorto e incline nell’a p p re n d e -re, sobrio, modesto, dialogante,gradevole, coscienzioso, intelligen-te, attento, affabile, in ogni singo-lo caso capace e abile. La nostraarte richiede infatti che egli siaamabile, umile e benevolo. L’umil-tà infatti è disposta sempre a im-parare, sempre ad accogliere, nonva mai oltre e non offende nessu-no. La buona volontà ristabiliscela dolcezza, ispira la sagacia, con-serva la memoria nel cuore, l’amo-re nell’anima, la disponibilità adobbedire, la sapienza ispirata al ti-more, alla diligenza e al rispetto,perché chi non ama e non temenon sarà capace e sicuro nell’op e-r a re » .

Il medico — si legge anche —non deve essere «esitante o timi-do, aggressivo o orgoglioso, sde-gnoso o lascivo, non deve essereloquace, venale, amante delle don-ne, ma buon consigliere, preparatoe casto. Non deve essere né ubria-cone né dissoluto né ingannatorené volgare né offensivo, né devecomportarsi in modo disdicevole(...). Poiché l’amore per la sapien-za si rivela nei modi, egli si mostriirreprensibile perché è stato chia-mato a un grande onore. La medi-cina non deve essere disdegnatama invocata. Quanto più il medi-

co ha degli onori, tanto più eglinon deve cadere in fallo, ma devepossedere buon senso, riservatez-za, pazienza, calma, eleganza, nonessere vorace ma piuttosto devesapersi limitare. Una delle virtù diquest’arte è lo zelo nell’acquisizio-ne della sapienza, della pazienza edella mitezza. Il suo portamentodeve essere lieto e ilare dal mo-mento che come la lucerna illumi-na la casa e, allontanate le tene-bre, permette agli uomini di vede-re, così il medico lieto cambia leangustie e le tristezze in gioia,confortando tutte le membra delmalato e ristorandone l’animo. Inaccordo con gli arcani insegna-menti che devono essere perseguiti

Dio la sua presenza, la suaparola, il suo mistero.

Ma dopo la notte dell’ani-ma, Buyse sperimenta il sor-gere dell’alba su una fedenuova, su una vita nuova:«Dopo Clerlande, balbetto lamia fede in un Dio che nonsi aspetta nulla dall’uomo,che se ne è distaccato e lo la-scia esistere». Questa è unadelle grande intuizioni del sa-cerdote: non esiste dicotomiatra Dio e uomo, perché Diovuole «l’unificazione profon-da della persona». Dio nonci vuole nonostante l’umanitàche ci caratterizza, ma ci amaper quello che siamo, perquello che portiamo nella no-stra vita. È una certezza cheplaca il subbuglio interiore:«Allora ho lasciato perdere ledomande senza risposta e so-prattutto le risposte senzadomanda».

disce di vivere. Se ci salva,è dal panico, dalla pauradi un Dio presentato co-me uno che vorrebbe farcipagare il diritto di vive-re». Gesù di Nazaret libe-ra l’uomo: «se Cristo ci li-bera è dalle certezze nellequali l’abbiamo rinchiuso;è dalle catechesi con ilmarchio di garanzia, dalleformule magiche e da

canto ad altre di ugualeradicalità che vanno a tes-sere le pagine di Un Diod i v e rs o . L’edizione italianaè stata pubblicata pochimesi fa dalla casa editriceQiqajon, (Magnano, Biel-la, 2019, pagine 143, euro10). Si tratta di un libret-to agile ma di grande in-tensità, in cui l’autore, unsacerdote francese, rac-conta la radicale esperienza di spo-liazione interiore vissuta durante unperiodo di crisi personale.

Sacerdote brillante, ma consumatoda un iperattivismo pastorale che loporta a perdere se stesso, Buyse de-cide si ritirarsi per tre anni nel mo-nastero benedettino di Clerlande, apochi chilometri da Bruxelles. Quel-lo è il suo Iabbok, il luogo della sualotta con Dio, come Giacobbe conl’angelo. Quando bussa alla portadei monaci, padre Raphaël si rendeconto che il Dio in cui fino ad allora

nell’arte medica, deve essere gioio-so perché è uno che viene tran-quillamente in aiuto. Rianimandoi corpi, ponendo un freno ai dolo-ri, disseccando gli umori, prescriveuna dieta, fa passare la febbre, ri-scalda le midolla, dà dei rimedi,ristabilisce le condizioni vitali. Co-nosce i segni della malattia e ap-plica i farmaci benefici; è un cono-scitore delle varietà delle erbe ed èun professionista della salute cheprepara rimedi ragionevoli per ri-dare vigore».

Awopb opalo ob opalopbamb o om:scorrendo piano piano questa lungaserie di lettere senza significato ci sirende conto che il loro suono non èpoi così insolito. Anzi, rileggendolecon attenzione ci si accorge che lasequenza è molto, ma moltofamiliare. Perché tutti hannoascoltato, innumerevoli volte,l’attacco di Tutti Frutti, uno deigrandi successi di Little Richard, alsecolo Richard Wayne Penniman,morto a Nashville lo scorso 9maggio. Il percorso musicale diLittle Richard, seppur protrattosifino agli ultimi anni di vita, haesaurito la sua forza creativa epropulsiva negli anni Cinquanta,Nella decade del rock’n’roll, infatti,

si sono addensati i suoi maggiorisuccessi, dalla già citata Tutti Fruttia Long Tall Sally, da Ready Teddy aSlippin’ and Slidin’, da Lucille a GoodGolly Miss Molly. Poi l’arrivo deiBeatles travolse il mondo dellamusica e relegò in secondo piano iprimi rocker statunitensi. Eppuretutti i musicisti delle generazionisuccessive, a partire proprio daiBeatles, hanno pagato il loro tributoa quel primo gruppo di pionieri delrock che, oltre a Little Richard,contava tra gli altri Chuck Berry,Jerry Lee Lewis e Elvis Presley, alquale arrise un successo planetariodavvero straordinario. Ma se ElvisPresley del rock proponeva un voltopop, a suo modo più edulcorato, gli

altri, e soprattutto Little Richard, siaffermarono ribadendo la radicalitàdi quel genere musicale, la suagrande forza trasgressiva, destinata ascuotere gli Stati Uniti del dopoguerra. Un rock’n’roll nero, venatodi blues e di soul, dove di tutto siparlava tranne che di stucchevolistorie di amore. E proprio nei testiLittle Richard (il primo apresentarsi in scena con un trucco eun’acconciatura che anni doposarebbero stati ripresi da Prince), harivelato una carica fuori dalcomune, introducendo il nonsensenei suoi versi, che proprio perchéprivi di un rigore logico, potevanosprigionare la stessa caricaliberatoria della musica. Non

sorprende quindi che la scomparsadel musicista abbia suscitato grandeemozione. Tra i tanti messaggidiffusi dopo la sua morte,particolarmente commosso è statoquello di Bob Dylan che hadescritto Little Richard come la«mia luce guida», «lo spiritooriginario che mi ha mosso a faretutto quello che ho fatto». Certo lamusica di Dylan, così come i suoiricercatissimi testi sono distanti anniluce da Little Richard. Maevidentemente anche il signorZimmerman, come tutti, è statoscosso da ragazzo dall’unico verogrido di battaglia del rock’n’ro l l :Awopb opalo ob opalopbamb o om.(giuseppe fiorentino)

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 13 maggio 2020 pagina 5

di BARBARA JAT TA

Il 18 ottobre del 2019 PapaFrancesco, inaugurando ilnuovo allestimento del Mu-seo Etnologico Vaticano Ani-ma Mundi, ha sottolineato

come i Musei Vaticani siano chiama-ti a diventare sempre più una “casa”viva, abitata e aperta a tutti, con leporte spalancate ai popoli del mon-do intero. Musei Vaticani aperti, atutti, senza chiusura. Un posto dovetutti possano sentirsi rappresentati;dove percepire concretamente che losguardo della Chiesa non conoscep re c l u s i o n i .

I Musei del Papa sono oggi chiusial pubblico dal 10 marzo scorso e,dal giorno successivo, anche il per-sonale è rimasto a casa per ovvie ra-gioni di sicurezza. Ma un museonon può essere chiuso. Non può es-sere chiuso sia per le giuste ed ecu-meniche parole del nostro amatoPontefice, ma anche per ragioni dimera “custo dia” e conservazione delpatrimonio universale dell’Arte, dellaStoria e della Fede che è chiamato ac u r a re .

Clavigeri e custodi hanno, in que-sto periodo di pandemia, controllatoquotidianamente i sette chilometri diquel meraviglioso percorso espositi-vo che custodisce le collezioni ponti-ficie. L’Ufficio del Conservatore hamonitorato giornalmente i parametriidonei a una buona conservazionedelle sale e dei depositi. La Direzio-ne è stata presente per presidiare iluoghi e le persone.

I Musei Vaticani non sono statifermi, non possono farlo, come hosottolineato. I tanti reparti, uffici esettori di cui sono composti e chesono sempre un centro pulsante diattività, di ricerca, di idee e di lavo-ro, lo sono stati anche in questo pe-riodo di pandemia con tante attivitàche vorrei brevemente condividere.

Le collezioni d’arte vaticane si so-no sviluppate nell’arco di cinque se-coli, plasmandosi sulla base di orien-tamenti culturali, scelte estetiche, cri-teri museologici e museografici incostante evoluzione, per merito dipontefici di intelligenza aperta espesso precorritrice, dei loro consi-glieri, cardinali, vescovi e laici al lo-ro servizio, i quali hanno incessante-mente accolto, preservato, valorizza-to i manufatti realizzati dall’Uomonei cinque continenti e nel corsodella sua storia plurimillenaria. I

implementate esponenzialmente. Ri-cerche rimaste in sospeso perché ri-chiedevano tempi diversi da quellifrenetici ai quali eravamo abituati,hanno finalmente trovato il tempo“antico” per essere completate. Ilgrande lavoro dell’Ufficio dell’In-ventario di coordinamento con i di-versi Reparti per la revisione dei datidelle opere e la condivisione on linenel catalogo del sito dei Musei è sta-to uno dei lavori principali di questop erio do.

Questo non sarebbe stato possibi-le senza l’immane sforzo dell’Ufficio

sembrato naturale evidenziare i nu-merosi tour — della Cappella Sistina,delle Stanze di Raffaello, del MuseoPio Clementino e di tanti altri repar-ti dei musei — che erano già presentinel nostro sito (www.museivatica-ni.va). Anche in questo caso, consemplicità abbiamo condiviso ilgrande lavoro svolto precedentemen-te, con professionalità e lungimiran-za. L’incremento esponenziale degliaccessi al web durante questo perio-do ci ha reso felici e premiato il la-voro realizzato. Ugualmente si puòdire per l’Ufficio Stampa e l’UfficioImmagini e Diritti per il lavoro diaggiornamento della situazionemondiale e per quello svolto suisocial network e per la collaborazio-ne con Vatican News, in particolarecon la rubrica «La Bellezza ci uni-sce» (www.vaticannews.va), che hapermesso di condividere quotidiana-mente un’opera d’arte per la conso-lazione dell’anima in un periodo diincertezza.

L’Ufficio Editoriale ha continuatoil suo meticoloso lavoro di “e d i t o re ”,impaginando cataloghi e volumi chesolo il futuro ci dirà se usciranno informa cartacea o di e-book. L’Uffi-cio Mostre ha dovuto far fronte allasituazione complessa di opere espo-ste a mostre che hanno dovuto chiu-dere appena aperte (emblematico ilcaso della esposizione di Raffaelloalle Scuderie del Quirinale che è sta-ta aperta soltanto tre giorni, e che ciauguriamo venga prorogata in mododa essere condivisa) e con il rinviodi tante esposizioni programmate,ma anche al ripensamento su meto-dologie, modalità, corrieri e tuttoquello che quel mondo comporta.

Mi piace sottolineare il colossalelavoro svolto dell’Ufficio Accoglien-za nella restituzione economica deibiglietti dei prenotati, non semplicivoucher di accesso per una futura vi-sita. Anche in questo caso la tecno-logia è stata al servizio non solo delVaticano, ma dei tanti utenti che so-no stati grati per i rimborsi.

E poi ancora i tanti lavori di sani-ficazione degli ambienti secondoprotocolli di sicurezza della SanitàVaticana e in base a protocolli per latutela, oltre che delle persone, delleopere d’arte grazie a suggerimentidel nostro Gabinetto per la Ricercae la Diagnostica. L’implemento delpresidio medico interno con speciali

attenzioni al covid-19, grazie alla ge-nerosità e disponibilità delle Miseri-cordie di Italia.

La Direzione delle Infrastrutture edei Servizi del Governatorato Scvinsieme all’Ufficio di Supporto Tec-nologico ha implementato ulterior-mente il Progetto Sicurezza generalein corso, predisponendo termoscan-ner per il controllo della temperatu-ra dei visitatori in entrata e tante al-tre misure di sicurezza per il futuroaccesso e circolazione dei visitatoriai musei. E quindi la Squadra diManutenzione dei Musei e anche laDirezione delle Infrastrutture e deiServizi hanno approfittato di questoperiodo di “vuoto” e di fermo pereffettuare lavorazioni impensabili amuseo aperto o nei pochi giorni dichiusura ordinaria.

I Musei Vaticani, grazie a quantoistituito un secolo fa, possono consi-derarsi un’eccellenza nel mondo delrestauro, riconosciuta a livello inter-nazionale. Una realtà fatta di settelaboratori specializzati per tipologiadi materiali, con quasi cento tecnicispecialistici che lavorano in manierastabile su tutte le opere delle colle-zioni dei Musei e della Santa Sede.Cosa hanno fatto i restauratori inquesto periodo?

Nelle prime settimane dilockdown hanno lavorato a sistemarerelazioni di restauri svolti, anche auso dei nostri archivi e alla condivi-sione nel sito dei Musei. Ma hannolavorato anche alla standardizzazio-ne di procedimenti e metodologienel campo della conservazione e delrestauro e alla realizzazione di arti-coli per riviste di settore e prepara-zione di interventi a convegni (checon probabilità si svolgeranno supiattaforme virtuali).

La prudente e lenta ripresa inquesti ultimi giorni di alcuni cantieridi restauro, in piena attenzione e si-curezza rispetto alla pandemia, inparticolare dei lavori alla Scala San-ta, nella Sala Costantino delle raf-faellesche Stanze Vaticane e Sala VIIIdella Pinacoteca è stata pensata conla volontà di condivisione, al mo-mento della riapertura, con delle no-vità storiche e artistiche incredibiliche da quei restauri sono emerse sul-le opere del “divino” Raffaello: bel-lezza, ma anche dati storici e testi-monianze di fede che i nostri visita-tori romani, laziali, italiani e tutti glistranieri possibilitati non potrannofare a meno di venire ad ammiraresenza file e per godere al contempodel più bel museo del mondo.

I Musei Vaticani ai tempi del covid-19

Porte spalancate ai popolidel mondo intero

presenti nelle nostre case, i dati che condivi-diamo su internet sono segni indelebili e fo-tocopiabili, e sono destinati a vivere persempre all’interno della memoria digitale.Molte piattaforme social, tra cui Instagram eFacebook, non fanno altro che darcene con-ferma quando, periodicamente, ci ricordanole nostre attività passate con video comme-morativi, singole iniziative — si pensi alla#10YearChallenge — e avvenimenti come Ac -cade oggi o R i c o rd i .

In questi luoghi virtuali, presente e passa-to convivono, si intrecciano e si mescolanofino a confondersi tra loro. Infatti, l’effetto«prodotto dai social network — scrive Sisto— reitera, sì, le esperienze ma non le separadal passato, associandole semmai all’imp os-sibilità di produrre nuovi ricordi: le rivivia-

Un passato che non riesce a passareMemoria e oblio nel mondo digitale in un libro di Davide Sisto

In questo periodo di pandemia i Musei Vaticanisono stati chiusi ma non sono certo stati fermiI tanti reparti, uffici e settorihanno continuato a lavorare nel segno di un impegnoche in sé racchiude e valorizzala viva e fertile dinamica di attività, ricerche e idee

Oggi qualsiasi momentosepolto nei nostri ricordipuò essere riportato in vitaE quello che abbiamo già vissutopuò emanciparsi completamentedal controllo del presente

presente è l’unico tempo che possiamo vive-re. In fondo, come scrive sant’Agostino nelleConfessioni, i «tempi sono tre: presente delpassato, presente del presente, presente delfuturo. Questi tre tempi sono nella mia ani-ma e non li vedo altrove. Il presente del pas-sato, che è la memoria; il presente del pre-sente, che è la visione; il presente del futuro,che è l’attesa».

di ILARIA PENNACCHINI

La mente seleziona e modifica i ri-cordi. Lo fa per una questione diottimizzazione, perché sarebbeimpossibile, all’uomo, ricordaretutto. Del nostro passato, infatti,

tendiamo a ricordare maggiormente gli even-ti importanti, primi fra i quali gli istanti difelicità e di gioia, un tempo appartenuti a si-tuazioni e contesti ormai sfumati. Questi at-timi, scampati all’oblio per effetto delleemozioni, diventano termini di paragone nelconfronto con il presente e ci spingono adaspirare a un futuro migliore.

Il passato, dunque, per usare le parole diItalo Svevo, «è sempre nuovo: come la vitaprocede esso si muta perché risalgono a gal-la delle parti che parevano sprofondatenell’oblio mentre altre scompaiono perchéoramai poco importanti. Il presente dirige ilpassato come un direttore d’orchestra i suoisuonatori». Di fronte al rapido incedere del-la tecnologia e delle nuove piattaforme so-cial, l’idealizzazione del passato ha presoforma e si è concretizzata nella creazione dienormi archivi digitali, condivisi con gli altriutenti e consultabili per sempre.

Nel libro Ricordati di me. La rivoluzione di-gitale tra memoria e oblio (Torino, Bollati Bo-ringhieri, 2020, pagine 160, euro 17), DavideSisto riflette sugli effetti che l’accumulomassivo di video e immagini sui social net-work ha sul rapporto tra la memoria el’oblio in ciascuno di noi.

Per molti il web è come una seconda casa.È il luogo in cui riponiamo — con una sele-zione non sempre consapevole, ma piuttostoscrupolosa — tutto ciò che ci riguarda. E,

proprio come scegliamo di conservare alcunioggetti, così, ogni giorno, lasciamo le traccemigliori del nostro cammino nel reticolo deisocial, col risultato di creare un’anima digi-tale che sia quanto più fedele al nostro “iobiologico”. Ma, a differenza degli oggetti

mo, dunque, come se oggi fosse ancoraieri».

Oggi qualsiasi momento sepolto nella no-stra memoria può essere riportato in vita,poiché le tecnologie digitali hanno fornito alpassato «l’occasione di emanciparsi dal con-trollo del presente». Sulla scia delle riflessio-ni sulla Digital Death, svolte nel suo prece-dente libro La morte si fa social. Immortalità,memoria e lutto nell’epoca della cultura digitale(2018), l’autore analizza «le conseguenze fi-

losofiche che questo dissotterramento digita-le dei ricordi provoca all’interno del nostromodo di ricordare e di dimenticare». Può lamemoria umana, che si serve del sonno edell’oblio per liberare la mente dalle infor-mazioni non necessarie, essere sostituita dal-la «storia che raccontiamo ai nostri follo-wer», ovvero la registrazione esatta dei no-stri ricordi? «Come si alzerebbe l’uomo almattino / senza l’oblio della notte che can-cella le tracce»? La tecnologia sembra essere

arrivata a un punto tale per cui l’i n t e r ro g a t i -vo di Bertolt Brecht, in Elogio della dimenti-canza, potrebbe perdere il suo carattere didomanda retorica.

Nell’ottica di un futuro in cui ci sia una“memoria totale” — lo stesso Sisto non esclu-de la creazione di «un vero e proprio data-base universale dei ricordi» — eternamentedisponibile, lo studioso non sembra averpaura di indagare e confrontarsi con ipotesidi immortalità digitale, ormai molto vicine.

Addentrandosi all’interno dei meccanismidel web, anche il lettore avrà l’occasione diriflettere sui valori della memoria, del ricor-do e dell’oblio, per riscoprire, forse, che il

L’autore riflette sugli effettiche l’accumulo massivodi video e immagini sui socialproduce in ciascuno di noidopo che abbiamo elettoil web a nostra seconda casa

Supporto Tecnologico, che ha inces-santemente lavorato mettendosi a di-sposizione dei vari reparti e uffici.Abbiamo capito tutti che il futurosarà molto più virtuale e digitalizza-to di quanto non sia stato fino a og-gi, ma posso senza presunzione af-fermare che i Musei, che hanno in-vestito già da anni in tecnologia, sisono trovati pronti, hanno potuto af-frontare lo smartworking e il lavorovirtuale con agilità e senza troppep ro b l e m a t i c h e .

In questo periodo abbiamo vistoin rete e sui social network i tourvirtuali di tanti musei del mondo,che giustamente si sono affrettati arealizzare e condividere per offrireuna visita a distanza delle loro colle-zioni. Nei primi giorni dellockdown, confrontandoci con il Di-castero della Comunicazione, ci è

Musei del Papa, declinati inevitabil-mente al plurale, vanno consideratiquindi un complesso “sistema diMusei”.

In tante occasioni ho avuto mododi evidenziare come i Musei Vaticanisiano un’istituzione che non solo ri-ceve migliaia di persone ogni gior-no, con tutto quello che questo com-porta dal punto di vista gestionale eamministrativo, ma come siano uncentro di ricerca riconosciuto a livel-lo internazionale.

Ogni Reparto, da quello egizioall’arte contemporanea, svolgeun’importante attività di studio, ri-cerca, di scambio e di condivisione,attraverso varie forme, con studiosi eistituzioni diverse in tutto il mondo.Queste attività non solo sono conti-nuate ma, in questo periodo di chiu-sura e di intimità forzata, sono state

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 mercoledì 13 maggio 2020

L’impegno a superare la crisi della pandemia in un colloquio con il vescovo coreano Lazzaro You Heung-sik

Con lo spirito del buon samaritanodi PAOLO AF FATAT O

Le porte delle chiese sono aper-te e le campane suonano. Ol-tre la metà dei fedeli coreani

ha ripreso a partecipare alla messadomenicale e alle attività ecclesiali.La vita pastorale, dopo il periodo disospensione imposto per contrastarel’epidemia di covid-19, è ripresa aritmi quasi consueti. Le messe si ce-lebrano con la presenza — pur con-trollata — dell’assemblea e le attivitàcomunitarie sono gradualmente riat-tivate. La nazione, intanto, proseguenel suo cammino di contenimentodel virus, con misure soft di traccia-mento e isolamento individualizzato,anche se il recente scoppio di unnuovo focolaio a Seoul, nel quartieredella movida, impone ancora massi-ma prudenza e attenzione. La crisilegata al coronavirus, tuttavia, nonha spento entusiasmi e speranze, an-zi ha generato una riflessione che laChiesa coreana articolerà a partiredal prossimo autunno, quando cele-brerà l’anno giubilare legato al 200°anniversario della nascita di sant’An-drea Kim Taegon, primo sacerdote emartire coreano. Ne abbiamo parlatocon monsignor Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon, a capo della“Commissione per la società” nellaConferenza episcopale e responsabi-le del Comitato organizzatore dellecelebrazioni del bicentenario.

Com’è la situazione della comunità cat-tolica, in questo tempo di pandemia,per la vita pastorale e le celebrazioni li-t u rg i c h e ?

Dopo un periodo di chiusura eisolamento, con il fermo imposto atutte le assemblee sociali e religiose,da due settimane in diverse diocesicoreane abbiamo ripreso a celebrarela santa messa con assemblee ristret-te, naturalmente con le dovute pre-cauzioni. È un momento di grandegioia spirituale e di grande incorag-giamento per la fede delle nostre co-munità. Ma il periodo di “digiunoeucaristico” è servito anche a raffor-zare la nostra fede, a comprendereche tutto è dono di Dio. Cristo èsempre con noi e non ci abbandonamai, egli è presente ed è vivo nellaparola, nei fratelli più poveri, nellaChiesa, anche in tempi di distanzia-mento sociale. È il Dio della presen-za ed è Signore nella distanza. Oggisiamo molto felici, ma riconosciamoil valore della prudenza e delle ri-nunce compiute, come quella di ce-lebrare la Pasqua “in forma ridotta”,con pochissimi fedeli presenti nellechiese. In questo tempo di prova ab-biamo avvertito forte la comunionespirituale, mentre l’ausilio dei mezzidi comunicazione e dei social mediaè stato utile per mantenere il contat-to con i fedeli, che ora stiamo nuo-vamente gustando nella relazione in-terpersonale. È un godimento spiri-tuale e fraterno per tutta la comuni-tà: dopo l’allontanamento, si apprez-za ancor di più la vicinanza, che siesprime anche in concreti gesti dicarità e solidarietà.

In Corea l’atteggiamento di una settacristiana è stato vettore di contagio.Qual è stato l’approccio della Chiesacattolica?

Fin dall’inizio della crisi il nostroatteggiamento è stato guidato da cri-teri di prudenza e corresponsabilitàcon le autorità politiche. La Chiesasi prende cura del popolo coreano epromuove il bene comune della na-zione. Perciò, con grande senso diresponsabilità, la Chiesa cattolica inCorea ha dato prova di piena osser-vanza delle disposizioni e di ampiacollaborazione con le autorità civili.La vicenda relativa alla setta diShincheonji (la Chiesa di Gesù e delTempio del Tabernacolo) è stata de-leteria perché ha favorito il contagio.Quella comunità, che tra l’altro ma-nifestava un proselitismo piuttostoaggressivo verso le nostre comunitàe le altre confessioni cristiane, hamostrato mancanza di onestà e haperso ogni credibilità agli occhidell’opinione pubblica. Il giusto at-teggiamento di una comunità di fe-de, in una crisi come questa, non èquello del fanatismo o della rigidità,

ma è quello di un sereno discerni-mento: bisogna compiere passi ne-cessari, anche se a volte dolorosi, perlenire la sofferenza, prendersi curadei malati, contribuire a contenere lapandemia, dare prova di senso civi-co; e poi occorre portare un contri-buto in più, legato allo sguardo difede, alla vita dello spirito che nonmuore in un tempo di prova ma chetrova nell’aiuto di Dio la forza perandare avanti e lottare insieme, re-stando uniti gli uni gli altri, credentie non credenti.

La solidarietà oggi è un aspetto impor-tante: come si esprime il vostro impe-gno?

Il digiuno, la preghiera e la caritàsono le vie che caratterizzano l’op eradei credenti in Cristo non solo neltempo di Quaresima. Vorrei ricorda-re che, fin dal 2008, dopo la pubbli-cazione dell’enciclica Deus caritasest, uno stile e una scelta personaledi carità verso i poveri è stata adot-tata da tanti fedeli, clero, religiosi elaici, proprio nell’ottica della condi-visione e del donare regolarmente aibisognosi una parte del proprio sala-rio o delle proprie entrate. Oggi,con il medesimo spirito, è stato crea-to un apposito fondo dedicato aimalati di covid-19 o a quanti ne so-no in qualche modo colpiti: vi con-tribuiscono preti, laici, politici, im-prenditori e tutti gli uomini e ledonne di buona volontà. Attualmen-te abbiamo già raccolto l’equivalentedi 400.000 euro che saranno destina-ti a famiglie in difficoltà o personenel disagio. Nessuno dev’essere la-sciato indietro o deve subire rovino-se conseguenze a causa di questa cri-si sanitaria. Prendersi cura dei soffe-renti e degli indigenti, nello spiritodel buon samaritano del Vangelo, è

nel nostro cuore, nella nostra mente,nelle nostre azioni.

Siamo nel mese di maggio, dedicato al-la Madonna. Avete in programma spe-ciali iniziative?

Alla nostra Madre celeste affidia-mo la Corea e tutto il mondo, chie-dendo la sua intercessione per laguarigione dei malati e per la finedell’epidemia di coronavirus. Tantefamiglie coreane sono state, in que-sto tempo, autentiche chiese dome-stiche, recitando il Rosario ognigiorno e invocando con tutto il cuo-re la materna protezione di Maria.Poniamo sotto il suo manto tutta laCorea. Nella mia diocesi abbiamorinnovato l’atto solenne di affida-mento a Maria nel corso di uno spe-ciale pellegrinaggio che ha visto ol-tre 200 fedeli camminare e pregaresulle orme dei martiri coreani, visi-tando diversi santuari loro dedicati.Vogliamo imparare dalla fede deinostri martiri, che sono un modelloper la nostra vita. La solenne pre-ghiera ha abbracciato anche la Ma-dre Maria: con Lei ci sentiamo al si-curo, in Lei troviamo riparo e conso-lazione, nelle Sue mani troviamosperanza. La devozione alla Verginesarà una costante di questo mese, intutte le chiese e le comunità cattoli-che coreane.

In Corea del Sud si sono tenute di re-cente le elezioni che hanno visto la vit-toria della coalizione legata al presi-dente in carica, Moon Jae-in, un catto-lico. Cosa ne pensa?

La coalizione del Partito democra-tico coreano del presidente MoonJae-in e l’alleato Partito Piattaformahanno ottenuto 180 seggi sui 300dell’Assemblea nazionale, la più am-pia maggioranza dalla transizione

della Corea del Sud a un sistema de-mocratico. È segno che la popola-zione coreana ha voluto esprimereun chiaro apprezzamento e gratitu-dine verso il presidente Moon Jae-ine il suo esecutivo. I coreani gli sonoriconoscenti per come, nei primi an-ni di governo, ha affrontato cononestà, trasparenza, coscienza illumi-nata e fede i dossier più scottanti.Ricordiamo i passi verso la pace e lariconciliazione con la Corea delNord, l’organizzazione dei vertici in-tercoreani e il cammino di dialogo.In questi mesi il presidente ha datoprova di aver gestito con saggezza eprontezza la crisi legata al coronavi-rus: questo ha permesso alla nazionedi affrontare al meglio l’e m e rg e n z a .I cittadini coreani gliene stanno dan-do atto, accordandogli piena fiducia.Vorrei far notare, poi, che nella nuo-va Assemblea nazionale vi sono ben83 parlamentari di fede cattolica:questo è per noi un segno di inco-raggiamento e speranza perché nellasfera pubblica della nazione si pos-sano rispettare e promuovere i valoricristiani di dignità umana, pace, soli-darietà, attenzione agli ultimi. Dalpunto di vista delle sfide economi-che e sociali, inoltre, l’esecutivo stadando buoni risultati, e anche perquesto è stato premiato dagli eletto-ri. La speranza di tutti è che anchenei rapporti con il Nord si possanocompiere ulteriori passi avanti dicooperazione per una pace duratura.

Come vede il futuro della Corea, dopola sfida imposta dal coronavirus?

Credo che per la Corea, come pertutto il mondo, questa crisi sanitariasia l’occasione di un cambio di pas-so a livello politico, economico e so-ciale. Questa emergenza rappresentaun’occasione data all’umanità perrinnovarsi e ritrovare l’unità e la fra-ternità universale. Vorrei ricordareche a novembre del 2020 celebrere-mo in Corea il 200° anniversario del-la nascita di sant’Andrea Kim Tae-gon: inizierà un anno giubilare chedurerà per tutto il 2021. Quest’annospeciale, con l’intercessione disant’Andrea, sarà per noi un tempodi grazia per metterci in discussione,per convertirci a Dio, per cercareuna nuova strada da percorrere co-me Chiesa in Corea, dando così uncontributo alla nazione tutta. “Ecco,io faccio nuove tutte le cose”, dice ilSignore nel libro dell’Ap o c a l i s s e .Confidiamo in Dio che sempre creanovità nella vita dell’uomo, crea no-vità nella storia, crea novità nel co-smo. Il nostro Dio è il Dio che creanovità, perché è il Dio delle sorpre-se. Starà a noi metterci in ascolto ecogliere quanto Dio vorrà dirci.

Nelle Filippine il 13 maggio l’atto di affidamento alla Vergine

Rifugio e speranzaMANILA, 12. «Un’iniziativa meravi-gliosa», nata mettendosi sotto laprotezione di chi rappresenta un ri-fugio sicuro per la guarigione dallapandemia di covid-19: così, in unalettera alle diocesi di tutto il paese,il presidente della Conferenza epi-scopale filippina (Cbcp), l’a rc i v e -scovo di Davao, Romulo G. Valles,spiega l’atto con cui la nazione vie-ne affidata al Cuore immacolato diMaria in tutte le cattedrali, il 13maggio, festa della Madonna di Fá-tima. E il cuore dell’evento — cheha avuto un precedente nel 2013durante l’anno della Fede — è pro-prio il santuario nazionale di No-stra Signora di Fátima a Valenzue-la, cittadina alle porte di Manila,capitale di una nazione che cometante altre è in piena lotta contro ilvirus e in isolamento fino al 15maggio. Qui l’amministratore apo-stolico di Manila, il vescovo Brode-rick S. Pabillo, guida la preghieradi affidamento nella cattedrale cit-tadina alla presenza dei sindaci del-le cinque città che compongonol’arcidiocesi: oltre alla capitale,Mandaluyong, Pasay, Makati e SanJuan.

«Tutto il popolo di Dio, guidatodai suoi leader civili e religiosi, simetterà sotto la protezione dellaBeata Vergine», ha ribadito Pabillo.«Vogliamo implorare la protezionee la potente intercessione della no-stra Beata Madre in questo momen-to difficile, specialmente mentre ciavviamo verso un nuovo stile di vi-ta dopo la quarantena. Abbiamo bi-sogno di forza dall’alto e possiamo

trovare in Maria un aiuto potenteper ottenere quello celeste», ha sot-tolineato ricordando anche come laChiesa nelle Filippine abbia ascol-tato l’invito di Papa Francesco apregare il rosario per tutto il mesedi maggio. A Manila si terrà ancheun ciclo di catechesi sul significatoe sulle implicazioni che tale attocomporta, con la consapevolezza,ha osservato il presule, che nellacontemplazione del volto di Cristoil popolo filippino troverà nel cuorela forza per affrontare la pandemia.A esso, fin dall’inizio del contagio,la Chiesa locale ha manifestato vici-nanza e solidarietà pregando so-prattutto per coloro «che sono inprima linea» nella lotta contro ilcovid-19 come i medici, le forzedell’ordine, il governo e tutti i citta-dini «che lavorano instancabilmenteper proteggere le nostre comunità,sacrificando le loro vite al serviziodel paese», ha dichiarato nei giorniscorsi il vescovo di Balanga, Ruper-to Cruz Santos. «Imploriamo no-stro Signore — ha aggiunto — p er-ché li protegga e li tenga lontani daqualsiasi danno. Possano rimanereforti, sani e al sicuro, premiati daDio per i loro servizi e sacrifici».L’esempio di chi combatte e nonperde la speranza, forte della fede,di fronte alle sofferenze, deve essereseguito da tutti diventando ciascu-no, indipendentemente dalla reli-gione di appartenenza, «un guerrie-ro della preghiera» ha esortato il vi-cepresidente dell’episcopato filippi-no, il vescovo di Caloocan, PabloVirgilio S. David.

L’emergenza attuale non è solosanitaria, però, ma anche economi-ca. Le sopraggiunte difficoltà dovu-te alla sospensione per ragioni sani-tarie di numerose attività commer-ciali hanno spinto il vescovo di Ki-dapawan, Jose Colin M. Bagaforo,direttore del Segretariato nazionaleper l’azione sociale (Nassa), la Ca-ritas locale, a invocare misure anco-ra più mirate a sostegno dei settoriagricolo e ittico, tra i più colpitidalla crisi. «Ogni famiglia filippina— ha osservato — deve essere tutela-ta con un’ampia offerta di generialimentari di base. Noi collaboria-mo con le nostre fattorie comunita-rie, che forniscono prodotti alle fa-miglie gravemente colpite dalla so-spensione del lavoro nelle città diIligan e Bayombong e nella provin-cia di Camarines Sur». In que-st’area, grazie a una cooperativa diagricoltori locali, sostenuta dalladiocesi di Libmanan, e al program-ma «Gratia Plena» ideato dalla dio-cesi di San Jose, nella provincia diNueva Ecija, è stato possibile con-fezionare migliaia di sacchi di risobiologico inviati alle popolazioninell’isola di Luzon. In aggiunta aciò — ha puntualizzato Bagaforo —sono stati avviati programmi e rea-lizzate serre in diverse regioni delPaese per assicurare «sicurezza ali-mentare a livello familiare e al con-tempo un reddito stabile aggiuntivoalle famiglie di agricoltori»: sonosolo alcuni dei progetti elaboratidalla Caritas per rispondereall’emergenza coronavirus e rivolti acirca quattro milioni di famiglie intutta la nazione.

Era stato vescovo di Novara e vicepresidente della Cei

La morte del cardinaleRenato Corti

Al l ’età di 84 anni è morto a Milano, martedì 12 maggio, il cardinale italianoRenato Corti, vescovo emerito di Novara. Il compianto porporato era nato aGalbiate, nell’arcidiocesi ambrosiana, il 1° marzo 1936, ed era stato ordinatosacerdote il 28 giugno 1959. Eletto alla Chiesa titolare di Zallata e al con-tempo nominato ausiliare di Milano il 30 aprile 1981, aveva ricevuto l’o rd i n a -zione episcopale il successivo 6 giugno. Trasferito alla sede residenziale di No-vara il 19 dicembre 1990, aveva rinunciato al governo pastorale della diocesiil 24 novembre 2011. Da Papa Francesco nel concistoro del 19 novembre 2016era stato creato cardinale del titolo di San Giovanni a Porta Latina.

†La Direzione dei Musei e dei BeniCulturali, insieme a tutti i colleghi,partecipa affettuosamente al grandedolore del M° Francesca PersegatiCapo Restauratore del Laboratorio diRestauro Pitture e Materiali Ligneidei Musei Vaticani per l’i m p ro v v i s aperdita della carissima mamma

SI LVA N A

moglie del Dottor Walter Persegatiindimenticabile Segretario Generaleed Economo dei Musei Vaticani.

Nel febbraio 2005 san GiovanniPaolo II — appena due mesi primadella sua morte — lo aveva chiama-to a predicare gli esercizi spiritualiquaresimali per la Curia romana; edieci anni dopo, nel 2015, era statoFrancesco ad affidargli il compitodi scrivere le meditazioni per la Viacrucis al Colosseo la sera del Ve-nerdì santo. In entrambi i casi Re-nato Corti aveva messo al serviziodei Pontefici tutta la propria espe-rienza di vescovo particolarmenteapprezzato nella formazione e nellaguida spirituale dei sacerdoti.

Stretto collaboratore di CarloMaria Martini a Milano, stimatopastore a Novara, vicepresidentedella Conferenza episcopale, egli èstato a lungo una figura eminentenella vita della Chiesa italiana. Laporpora conferitagli da Papa Ber-goglio nel 2016 ha rappresentato ilriconoscimento dell’infaticabile ser-vizio da lui svolto con grande pas-sione e zelo.

Nato nell’allora provincia di Co-mo, oggi di Lecco, territorio del-l’arcidiocesi ambrosiana, dopo lescuole elementari, nell’ottobre 1947era entrato undicenne nel semina-rio minore milanese, percorrendotutto l’iter formativo fino all’o rd i -nazione sacerdotale ricevuta all’etàdi ventitré anni dalle mani dell’ar-civescovo Giovanni Battista Monti-ni, il futuro Paolo VI. Inizialmenteaveva svolto il ministero di vicarioparrocchiale presso l’oratorio diCaronno Pertusella fino al 1967, an-no in cui aveva cominciato l’attivitàdi educatore nella scuola cattolicaCollegio Rotondi di Gorla Minore,in provincia di Varese. Nel 1969 eradivenuto padre spirituale nel semi-nario teologico di Milano, sede diSaronno, e nel 1978 rettore delbiennio teologico e dell’anno pro-p edeutico.

Con la nomina a sorpresa — vistala giovane età — a vicario generaledell’arcidiocesi ambrosiana, nel set-tembre 1980 era iniziata la sua de-cennale collaborazione con l’a rc i v e -scovo gesuita Martini. Un contri-buto, il suo, poi consolidatodall’incarico di vescovo ausiliare diMilano, al quale lo aveva chiamatoil 30 aprile 1981 Papa Wojtyła, asse-gnandogli la Chiesa titolare di Zal-lata. Il successivo 6 giugno monsi-gnor Corti aveva ricevuto l’o rd i n a -zione episcopale dallo stesso arci-vescovo Martini.

Come motto, il novello presuleaveva scelto «Cor ad cor loquitur»,lo stesso del cardinale John HenryNewman, una delle figure di riferi-mento della sua profonda spiritua-lità, insieme con i santi Ambrogio eAgostino, alla mistica francese Ma-daleine Delbrêl e al beato AntonioRosmini, la cui causa di beatifica-zione monsignor Corti promossedurante il ministero episcopalesvolto a Novara. Il 19 dicembre1990 infatti era stato trasferito co-me ordinario in quella sede resi-denziale, dove aveva fatto ingressoil 3 marzo 1991. La sua prima ome-lia aveva avuto come argomento undetto di Paolo: «Vorrei suscitare invoi il desiderio di camminare sullavia del Vangelo». Durante il perio-do del ministero nella diocesi disan Gaudenzio — che sotto la suaguida aveva celebrato nel 1998 ilsedicesimo centenario dell’istituzio-ne — aveva, tra l’altro, compiutonel 1993 la visita pastorale, al ter-mine della quale ne avrebbe poisvolta una seconda, articolata inbase alle nuove unità pastorali.Non aveva tralasciato di seguire ipreti novaresi impegnati come fideidonum in Africa (Burundi e Ciad) ein America latina (Brasile e Uru-guay) e aveva viaggiato per cono-scere quelle Chiese e portare aiuti eincoraggiamenti. Sempre attento,da saggio maestro di vita spirituale,alla formazione dei giovani, dei se-minaristi e del clero, si era mostra-to vicino anche ai consacrati e alleconsacrate, soprattutto presiedendole professioni religiose. Particolar-mente sensibile verso le personepiù emarginate, si recava annual-mente in carcere per preparare epoi celebrare il Natale e la Pasquacon i detenuti.

Nel frattempo si era accresciutoil suo prestigio anche in seno allaCei, dove, dopo aver presiedutoper un quinquennio la commissio-ne per la cooperazione tra le Chie-se e quella per il clero e i diaconipermanenti e la vita consacrata, erastato chiamato all’incarico di vice-presidente. Membro della Congre-gazione per l’evangelizzazione deipopoli, era stato anche vicepresi-dente della Conferenza episcopaleregionale del Piemonte. In tal sen-so particolarmente significativo erastato per lui il decennio che avevapreceduto le creazione cardinalizia,quello tra il 2005 e il 2015, aperto echiuso con le due esperienze spiri-tuali al servizio dei successori diPietro. Negli Esercizi spiritualidell’anno dell’Eucaristia per sanGiovanni Paolo II, che, gravementemalato, li seguiva dalla sua cappel-la privata, aveva scelto il tema della«Chiesa al servizio della nuova edeterna alleanza». Dieci anni dopo,per la Via crucis di Papa Francescoil Venerdì santo, aveva preso spun-to dall’omelia da questi pronuncia-

ta il 19 marzo 2013, in occasionedell’inizio del suo ministero di suc-cessore di Pietro: «La croce è il se-gno più alto dell’amore di Dio checi custodisce».

Nel frattempo, il 24 novembre2011 aveva rinunciato, per raggiuntilimiti di età, al governo pastoraledi Novara. E dal 7 febbraio 2012 siera ritirato presso il santuario diRho, nel milanese, officiato dai pa-dri oblati dei Santi Carlo e Ambro-gio. Ma nemmeno dopo aver rice-vuto la porpora cardinalizia, nelconcistoro alla fine del 2016, avevainterrotto la sua attività di formato-re, soprattutto a beneficio dei nuo-vi vescovi che partecipano a Romaai corsi di aggiornamento promossida alcune congregazioni vaticane.In particolare, negli ultimi anni erastato animatore delle giornate diNemi, un’iniziativa organizzata daldicastero per i vescovi e realizzatacon piccoli gruppi di presuli di va-rie nazioni.

Il 25 marzo 2017, era stato tra iconcelebranti alla Messa in ritoambrosiano presieduta da PapaFrancesco nel parco di Monza. E ilsuccessivo 14 maggio aveva presopossesso del titolo di San Giovannia Porta Latina, chiesa retta dai pa-dri dell’Istituto della carità, fonda-to dal beato Antonio Rosmini.

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 13 maggio 2020 pagina 7

Negli atenei pontifici tutto è prontoper il nuovo anno accademico

Lezioni online, accoglienza, organizzazione: anche durante il lockdown nessuno è rimasto indietro

di ROBERTO CETERA

Non c’è ambiente più interna-zionale a Roma che quellodegli atenei pontifici. Ogni

anno dalle diocesi di tutto il mondocentinaia di giovani chierici e laiciarrivano nella città eterna per inizia-re un percorso di studi accademici,teologici, e non solo. Molto spessosi tratta di percorsi relativi al secon-do e terzo ciclo di studi (licenze edottorati), ma non sono rari i casi distudenti che svolgono anche il bac-calaureato negli atenei capitolini,spesso alloggiando nei diversi collegidelle nazioni di provenienza. Perquesto l’improvviso irrompere dellapandemia ha sconvolto la vita di

questi ambienti più che altrove.Quando è subentrato il lockdownerano da qualche settimana terminatigli esami della sessione invernale eappena iniziate le lezioni del secon-do semestre. Come hanno reagito leistituzioni universitarie cattoliche? Esoprattutto cosa prevedono, e comesi stanno attrezzando per il prossimoanno accademico?

«Direi che la reazione è statapronta e positiva per tutte le realtà»spiega don Mauro Mantovani, Ret-tore dell’Ateneo Salesiano e presi-dente della CRUIPRO (la Conferenzadei Rettori delle università ed istitutipontifici di Roma, che coordina le22 realtà accademiche presenti, dicui nove atenei). Ed è significativoche questo bilancio positivo vengaproprio dal Rettore dell’universitàpiù colpita dal virus: ben 62 conta-giati, alcuni ricoverati e il padreGregorio Jaskot che ha perso la vita.Ma dalle parole del Rettore apparechiaro che il dolore per la perdita diun prezioso confratello non smorzala volontà di reagire e tornare quan-to prima alla missione ispiratricedell’ateneo. «Abbiamo avviato im-mediatamente la didattica a distan-za, forti del fatto che già da tempostavamo sperimentando forme di di-gital tuition. D’altronde il nostro ate-neo è noto anche per il corso di lau-rea in Scienze delle comunicazionisociali. Ma abbiamo ben chiaro chela migliore delle tecnologie non po-trà mai sostituire il valore della rela-zione educativa in presenza, comeben spiegato anche dalle recenti in-dicazioni fornite dalla Congregazio-ne per l’Educazione cattolica lo scor-so 7 maggio. Ben comprenderà cheper i figli di don Bosco la differenzatra mero apprendimento e processoeducativo è qualcosa che appartieneal nostro dna. Noi, come è noto, of-friamo anche corsi di laurea per cosìdire “laici” in psicologia, pedagogia,

scienza delle comunicazioni, quindiabbiamo anche una fascia consisten-te di studenti laici. Nel periodo diPasqua abbiamo voluto distribuire atutti i nostri studenti un questiona-rio per monitorare il loro adattamen-to a queste modalità straordinarie diapprendimento, e devo dire che i ri-sultati sono stati molto incoraggian-ti. Coerentemente alla tradizione chevuole la nostra facoltà di psicologiatra le più prestigiose in Italia, abbia-mo anche attivato un servizio disupporto psicologico ai nostri stu-denti e alle loro famiglie, consapevo-li del correlato diffuso danno psico-logico che il virus sta diffondendo.

Per quanto riguarda il prossimoanno accademico abbiamo già pron-

to l’Ordo che è in totale continuitàcon quello degli anni precedenti,tutti i corsi vengono confermati. Noiprogrammiamo come se le lezionipotranno essere presenziali, ma sequesto non fosse possibile lavorere-mo all’insegna della flessibilità conl’attività on line, forti dell’esp erienzadi questi ultimi mesi. Ugualmente,se ci fossero studenti che non possa-no ancora essere presenti a Roma aottobre, sicuramente li accetteremo,potranno seguire in video le lezioniche comunque verranno svolte in au-la. Di certo non lasceremo nessunoper strada. Penso che il ricorso allamultimedialità nell’insegnamento,anche quando la situazione tornerànormale, permarrà rendendo più ric-che e stimolanti le nostre lezioni.L’unica vera preoccupazione al mo-mento è quella relativa ai visti e per-messi d’ingresso per gli studentiextracomunitari, speriamo che ci siada parte del governo una sensibilitàparticolare a questo aspetto; ma ri-peto che se anche qualche studentenon dovesse fare in tempo ad arriva-re per ottobre non sarà lasciato in-dietro. Un punto che ci tengo a sot-tolineare come presidente della Con-ferenza dei rettori è che mai come inquesta occasione si è consolidatauna forte collaborazione tra tutti gliatenei pontifici di Roma. Ed è unaricchezza che non andrà dispersa».«Ringrazio l’Osservatore Romanoche ci dà quest’opportunità di lan-ciare un messaggio a tutti i suoi let-tori, specie vescovi e superiori mag-giori: non temete a mandare normal-mente a Roma il prossimo annochierici, seminaristi, novizi e laici: glisaranno garantiti sicurezza sanitariae l’ordinario alto livello curriculareche tutte le nostre università of-f ro n o » .

«Alla Gregoriana la situazionenon è molto diversa, se non per ilpiù alto numero di studenti stranieri,

per lo più residenti nei collegi nazio-nali. In totale sono quasi il 75 pecento dei nostri 2800 studenti»,esordisce padre Mark A. Lewis vice-rettore della prestigiosa istituzioneaccademica, «Ma pochi sono tornatinei loro paesi all’esplodere dellapandemia», e aggiunge che:

«Alla fine di febbraio quando lasituazione ha cominciato a farsi seriaci siamo dati tre obiettivi: la massi-ma attenzione e cura delle condizio-ni sanitarie del nostro personale edei nostri studenti; l’attivazione im-mediata della didattica a distanza el’inoltro telematico di tutto il mate-riale didattico necessario a continua-re gli studi; l’impegno a non modifi-care il calendario di ateneo, confer-mando anche le date delle valutazio-ni sia di grado che di profitto, on li-ne o in presenza. Abbiamo cercatodi digitalizzare quanto più materialepossibile per ovviare all’imp ossibilitàdi accedere alla biblioteca. La nostrabiblioteca consta di circa mezzo mi-lione di libri. Le nostre tre sale dilettura saranno riaperte dal 18 mag-gio con una capacità di posti ridottaa un terzo, cioè comunque 75 postiprenotabili on line. Con soddisfazio-ne possiamo dire che tutto il com-parto riviste è ora accessibile on line,e questo è di grande ausilio soprat-tutto per i nostri dottorandi. Siamoinsomma soddisfatti della nostra ca-pacità di reazione», continua padreMark. «Anche la programmazioneper il prossimo anno procede spedi-ta: abbiamo confermato l’inaugura-zione dell’anno accademico per il 5ottobre, e siamo ben attrezzati aprocedere con un sistema misto online e presenziale. Abbiamo modifi-cato la logistica delle aule per con-sentire il distanziamento sociale. Estiamo registrando le lezioni prope-deutiche di lingua italiana per lematricole, così da farli arrivare aicorsi già con una conoscenza base.Questo soprattutto nel caso gli arrivia Roma dovessero essere ritardatiper via del problema dei visti. Cistiamo anche coordinando con iprincipali collegi nazionali dove ingenere alloggiano la maggioranzadei nostri studenti in modo che an-ch’essi siano pronti alla ripresa an-nuale. Manteniamo le stesse rette diquest’anno, ma speriamo che nell’in-certezza economica mondiale nondiminuisca il flusso vitale delle borsedi studio che Propaganda fide e al-tre fondazioni benefiche erogano afavore dei nostri studenti». Il rettoredella Gregoriana, padre Nuno daSilva Gonçalves, non ha esitazioni:«Saremo sicuramente preparati adaccogliere e accompagnare sia glistudenti che si troveranno a Roma,sia quelli che non potranno raggiun-gerla per difficoltà nei viaggi inter-nazionali o nei visti. Non lasceremonessuno indietro o da solo».

Nella splendida cornice dell’Aven-tino l’ateneo di sant’Anselmo si sta-glia come una fortezza visibile dagran parte del centro storico di Ro-ma. Il professor Bernhard Eckerstor-fer, monaco benedettino austriaco, èil rettore dell’Ateneo Anselmianumche, accanto alle facoltà di Teologiae Filosofia, è famoso per il Pontifi-cio istituto liturgico, e per l’Istitutodi spiritualità monastica. La suaspiccata energia propositiva non na-sconde un discreto stupore per glieventi: «Capisce? Io sono stato no-minato rettore di questo Ateneo il 16dicembre scorso. Pieno di progetti edi nuove idee per la testa. Appenaqualche settimana a guardarmi intor-no e a conoscere i professori e cipiomba addosso questa pandemia!Ma le posso assicurare che nessunodei progetti di sviluppo dell’ateneoche abbiamo in mente verrà messoda parte». «Per quanto sant’Ansel-mo sia l’università pontificia che hail maggior numero di studenti stra-nieri a Roma, sono molto confidenteche non avremo defezioni. La nostraistituzione è insieme ateneo e colle-gio, ospitiamo in stile di vita mona-stico circa 120 studenti, su quasi 700iscritti. Lo sa? Sono molto orgoglio-so: nessuno dei nostri studenti ha la-sciato il collegio a causa del corona-virus! E questo per via del nostrospecifico: la stabilitas monastica. Chein questa evenienza non è solo stiledi vita spirituale ma anche garanziadi sicurezza sanitaria. Dall’abbazianon esce nessuno se non per assolu-ta necessità, pur garantendo un am-biente vitale soddisfacente e stimo-lante. Anzi cominciamo ad avere ri-chieste di iscrizioni per il prossimoanno condizionate proprio alla per-manenza nel collegio. Vescovi, abatie superiori si sentono più tranquillinel sapere che i loro studenti rimar-ranno in un ambiente di studio pro-tetto che non richiede trasferimenti.D’altronde, come lei ben sa, in quin-dici secoli di monachesimo benedet-tino ci sono tante storie di abbazie emonasteri che sono stati presidi for-midabili contro le epidemie e pesti-lenze. In concreto, abbiamo comin-ciato subito a lavorare on line, fortidel fatto che già da qualche anno of-frivamo corsi di e-learning su unanostra piattaforma. Puntiamo anchemolto sulle lezioni asincrone: nel ca-so che gli studenti non possano rag-giungere Roma, sono comunque ingrado di seguire le lezioni, indiffe-rentemente dal fuso orario. Per que-sto stiamo investendo circa 7000 eu-ro per ciascuna aula per dotarla ditelecamere e tecnologie idonee a re-gistrare e trasmettere le lezioni. E,nel rispetto delle norme sul copyri-ght stiamo cercando di digitalizzarequanti più testi possibili dalla nostrabiblioteca, che è uno scrigno di ma-

teriale unico liturgico e monastico.Io penso che alla fine di questa pan-demia saremo più forti di prima.Penso soprattutto a due aspetti: lamultimedialità ci consentirà final-mente di portare la cultura teologicaanche dentro i monasteri di clausuradi mezzo mondo, e inoltre permette-rà di rendere le lezioni più stimolan-ti consentendo interventi esterni diesperti e di “digit-visiting professor”.E poi mi dica: come si può rinuncia-re a studiare teologia a Roma? Èun’esperienza unica nella vita, irri-nunciabile».

Se non si può rinunciare a Roma,figurarsi se si può rinunciare a Geru-salemme. Padre Alessandro Coni-glio, ofm, è professore e segretariodella facoltà di studi biblici france-scana della città santa, lo SB F, colle-gata con l’Ateneo Antonianum di

Roma. «La nostra è una realtà mol-to specialistica e dai numeri piccoli,nella quale forniamo solo percorsi disecondo e terzo ciclo. Anche noi damarzo scorso svolgiamo solo lezionion line e già tre tesi di licenza sonostate difese in questa modalità. L’im-patto della pandemia in Israele nonè stato così drammatico come nel re-sto del mondo, e il paese sta già ria-prendo. Confidiamo di ripartire pre-sto anche noi, perché la presenzialitàper noi è essenziale, il nostro plus èappunto lo studio immerso nell’am-biente della Terra Santa». Da Romacome Gerusalemme il messaggio cheparte soprattutto verso i vescovi è lostesso: «Siamo pronti. Si riparte.Non abbiate timore a mandare i vo-stri studenti. Con flessibilità di stru-menti certo, ma con la qualità e lapassione di sempre».

Il cardinale vicario invita il clero a tre giornate di preghiera

Tempo di sceglierequello che conta nella vitaTre giorni di preghiera prima diPentecoste «e, se lo volete, di di-giuno, saltando uno dei pasti prin-cipali» con una lectio divina su untesto biblico accompagnato da do-mande. È la proposta rivolta dalcardinale vicario Angelo De Dona-tis ai sacerdoti e ai diaconi delladiocesi di Roma in una lettera a lo-ro inviata. Nel testo, datato 11 mag-gio, sono rievocate le parole pro-nunciate da Papa Francesco duran-te il momento di preghiera sul sa-grato della basilica di San Pietro loscorso 27 marzo: «“Perché avetepaura? Non avete ancora fede?”.Signore, ci rivolgi un appello, unappello alla fede. Che non è tantocredere che Tu esista, ma venire aTe e fidarsi di Te [...] Ci chiami acogliere questo tempo di prova co-me “un tempo di scelta”. Non è iltempo del tuo giudizio, ma del no-stro giudizio: il tempo di scegliereche cosa conta e che cosa passa, diseparare ciò che è necessario da ciòche non lo è. È il tempo di reim-postare la rotta della vita verso diTe, Signore, e verso gli altri».

Il porporato presenta anche unascheda «da utilizzare con il presbi-terio e con gli altri operatori pasto-rali perché sia di aiuto a tutti».Non si tratta, viene affermato, «diun programma operativo ma diuna riflessione ispirata alla Paroladi Dio e che punta a cercare il sen-so di ciò che stiamo vivendo».Questo, come ha detto il Pontefice,è “il tempo della scelta”. «Non èaffatto scontato che si debba ritor-nare a fare tutto ciò che facevamoprima», sottolinea De Donatis.Dobbiamo sederci, stare in silenzio,

ascoltare la Parola e fare discerni-mento. Cominciamo noi presbiteri,facendo risuonare in noi tutto ciòche ascoltiamo: la Parola e la vitadei fratelli».

In silenzio e in solitudine, quin-di, ma in profonda comunione gliuni con gli altri, viene precisatonella lettera, dove «ognuno si met-terà in ascolto del Signore che par-la. Ascolteremo lo Spirito, chieden-dogli di capire il tempo presente edi ispirarci scelte secondo la suavolontà» spiega il cardinale, risco-prendo il valore dell’ascolto con-templativo soprattutto in questitempi in cui «mi arrivano moltelettere, molti messaggi, da parte dipersone anche sconosciute, ma chechiedono di condividere ciò cheportano nel cuore». È sempre unagrazia, aggiunge il porporato,«quando un fratello ti apre il suocuore e ti racconta il suo mondointeriore. Con il tempo, impari ariconoscere il passaggio di Dionella vita degli altri e gli occhi siriempiono di lacrime di grati-tudine».

Dopo una settimana di riflessio-ne, vi sarà la possibilità di condivi-dere con altri presbiteri, in piccoligruppi del tutto spontanei e infor-mali, quanto emerso nella preghie-ra. Quest’ultima, conclude De Do-natis, è uno strumento valido perpoter «riconoscere ciò che è essen-ziale, superando le discussioni su-perficiali, reattive, di parte. Sonoconvinto che emergeranno straordi-narie convergenze, poiché è loSpirito Santo che guida la suaChiesa».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 mercoledì 13 maggio 2020

Messaggio del Pontefice per la Giornata internazionale dedicata agli infermieri

Buoni samaritaniche custodiscono e servono la vita

Appello a investire più risorse nella salute bene comune primario

Nella messa a Santa Marta il Papa invita a pregare per le donne e gli uomini che svolgono la professione infermieristica come una vocazione

Esempi di eroicità«Preghiamo oggi per gli infermierie le infermiere, uomini, donne, ra-gazzi e ragazze che svolgono questaprofessione, che è più di una profes-sione, è una vocazione, una dedizio-ne. Che il Signore li benedica». Ècon questa preghiera che Francescoha iniziato martedì 12 maggio la ce-lebrazione della messa nella cappel-la di Casa Santa Marta. Ricordandoche oggi è proprio «la giornata de-gli infermieri» e riferendosi al mes-saggio inviato loro — il testo è pub-blicato in questa pagina — il vesco-vo di Roma ha voluto rafforzare an-cor di più la sua preghiera: «Inquesto tempo della pandemia hannodato esempio di eroicità e alcunihanno dato la vita. Preghiamo perle infermiere e gli infermieri».

«Il Signore prima di andarsenesaluta i suoi e dà il dono della pa-ce» ha detto poi nell’omelia, facen-do riferimento al passo evangelicodi Giovanni proposto dalla liturgia(cfr. 14, 27-31). Questa è «la pacedel Signore: “Vi lascio la pace, vi dola mia pace. Non come la dà ilmondo, io la do a voi” (cfr. versetto27)». Non si tratta, ha precisatoFrancesco, «della pace universale,quella pace senza guerre che tuttinoi vogliamo che sempre ci sia, mala pace del cuore, la pace dell’ani-ma, la pace che ognuno di noi hadentro di noi. E il Signore la dà,ma — sottolinea — “non come la dàil mondo”» (cfr. versetto 27).

«Come dà il mondo la pace e co-me la dà il Signore? Sono paci di-verse? Sì» è stata la risposta del

Pontefice. «Il mondo ti dà la “pacei n t e r i o re ” — stiamo parlando di que-sta, la pace della tua vita, questo vi-vere con il “cuore in pace”», ha af-fermato il vescovo di Roma, spie-gando: «Ti dà la pace interiore co-me un “possesso tuo”, come una co-sa che è tua e ti isola dagli altri, timantiene in te, è un acquisto tuo:ho la pace. E tu senza accorgerteneti chiudi in quella pace, è una paceun po’ per te, per ognuno; è unapace “sola”, è una pace che ti fatranquillo, anche felice».

E «in questa tranquillità, in que-sta felicità — ha fatto presente il Pa-

pa — ti addormenta un po’, ti ane-stetizza e ti fa rimanere con te stes-so in una certa tranquillità. È unp o’ egoista: la pace per me, chiusain me. Così la dà il mondo (cfr. ver-setto 27). È una pace costosa perchétu devi cambiare continuamente gli“strumenti di pace”: quando ti entu-siasma una cosa, ti dà pace una co-sa, poi finisce e tu devi trovarneun’altra... È costosa perché è “p ro v -visoria e sterile”».

«Invece la pace che dà Gesù èun’altra cosa» ha affermato France-co. «È una pace — ha aggiunto —che ti mette in “movimento”: non ti

isola, ti mette in movimento, ti faandare dagli altri, crea comunità,crea comunicazione. Quella delmondo è costosa, quella di Gesù ègratuita, è gratis; è un “dono” delSignore, la pace del Signore. È fe-conda, ti porta sempre avanti».

«Un esempio del Vangelo che ame fa pensare come è la pace delmondo — ha suggerito il Pontefice— è quel signore che aveva i granaipieni e la raccolta di quell’annosembrava essere pienissima e luipensò: “Dovrò costruire altri magaz-zini, altri granai per mettere questoe poi starò tranquillo... è la miatranquillità, con questo posso viveretranquillo” — “Stolto, dice Dio, que-sta notte tu morirai”» (cfr. Luca 12,13-21).

«È una pace immanente, che nonti apre la porta all’aldilà» ha spiega-to il Papa, ricordando che «invecela pace del Signore è aperta a doveLui è andato, è aperta al Cielo, èaperta al Paradiso. È una pace fe-conda che si apre e porta anche altricon te al Paradiso».

A questo proposito, ha suggeritoFrancesco, «credo che ci aiuteràpensare un po’: quale è la mia pace,dove io trovo pace? Nelle cose, nelbenessere, nei viaggi — ma adesso,oggi non si può viaggiare — neipossessi, in tante cose, o trovo lapace come dono del Signore? Devo“p a g a re ” la pace o la ricevo gratisdal Signore? Come è la mia pace?Quando mi manca qualcosa mi ar-rabbio? Questa non è la pace delSignore. Questa è una delle prove».

E, ancora: «Sono tranquillo nellamia pace, “mi addormento”? Non èdel Signore. Sono in pace e vogliocomunicarla agli altri e portareavanti qualcosa? Quella è la pacedel Signore! Anche nei momentibrutti, difficili, rimane in me quellapace? È del Signore. E la pace delSignore è “feconda” anche per meperché è piena di speranza, cioèguarda il Cielo».

Il vescovo di Roma ha rilanciatola sua meditazione con una confi-denza: «Ieri — scusatemi se dicoqueste cose, ma sono cose della vitache a me fanno bene — ieri ho rice-vuto una lettera di un sacerdote, unbravo sacerdote, bravo, e mi ha det-to che io parlo poco del Cielo, chedovrei parlarne di più. E ha ragio-ne, ha ragione».

E «per questo — ha affermato ilPapa — oggi ho voluto sottolinearequesto: che la pace, questa che ci dàGesù, è una pace per adesso e per ilfuturo. È cominciare a vivere il Cie-lo, con la fecondità del Cielo. Nonè anestesia. L’altra, sì: tu ti aneste-tizzi con le cose del mondo e quan-do la dose di questa anestesia fini-sce ne prendi un’altra e un’altra eun’altra... Questa di Gesù è una pa-ce “definitiva”, feconda anche econtagiosa. Non è narcisistica, per-ché sempre guarda al Signore. L’al-tra guarda a te, è un po’ n a rc i s i s t i -ca».

Francesco ha concluso l’omeliainvitando a pregare perché «il Si-gnore ci dia questa pace piena disperanza, che ci fa fecondi, ci fa co-municativi con gli altri, che crea co-munità e che sempre guarda la defi-nitiva pace del Paradiso».

Infine, il Pontefice ha concluso lacelebrazione con l’adorazione e labenedizione eucaristica. Per poi so-stare in preghiera — accompagnatodal canto dell’antifona Regina Caeli— davanti all’immagine mariana del-la cappella di casa Santa Marta.

A mezzogiorno le intenzioni delPapa sono state rilanciate davantiall’altare della Cattedra della basili-ca Vaticana dal cardinale arcipreteAngelo Comastri che ha guidato larecita del Regina Caeli e del rosario.

Un appello «ai Responsabili delleNazioni di tutto il mondo, affinchéinvestano nella salute come benecomune primario» è stato lanciato dalPontefice in un messaggio diffuso inoccasione della Giornata internazionaledell’infermiere, che si celebra giovedì 12maggio nel contesto dell’An n ointernazionale dell’infermiere edell’ostetrica indettodall’Organizzazione mondiale dellasanità. Di seguito il testo italiano delmessaggio papale.

Cari fratelli e sorelle!Celebriamo oggi la Giornata Inter-nazionale dell’Infermiere, nel conte-sto dell’Anno Internazionale dell’In-fermiere e dell’Ostetrica indetto dal-l’Organizzazione Mondiale della Sa-nità. In questo stesso giorno ricor-diamo anche il bicentenario dellanascita di Florence Nightingale, co-lei che diede inizio all’infermieristicamo derna.

In questo momento storico, se-gnato dall’emergenza sanitaria mon-diale provocata dalla pandemia delvirus Covid-19, abbiamo riscopertoquanto la figura dell’infermiere, maanche quella dell’ostetrica, ricopranoun ruolo di fondamentale importan-za. Quotidianamente assistiamo allatestimonianza di coraggio e di sacri-ficio degli operatori sanitari, in par-ticolare delle infermiere e degli infer-mieri, che con professionalità, abne-gazione, senso di responsabilità eamore per il prossimo assistono lepersone affette dal virus, anche a ri-schio della propria salute. Ne è pro-va il fatto che, purtroppo, è elevatoil numero degli operatori sanitariche sono morti nel fedele compi-mento del loro servizio. Prego perloro — il Signore li conosce ciascunoper nome — e per tutte le vittime diquesta epidemia. Il Risorto dia adognuno la luce del paradiso e alleloro famiglie il conforto della fede.

Da sempre gli infermieri svolgonoun ruolo centrale nell’assistenza sa-nitaria. Ogni giorno, a contatto congli ammalati, sperimentano il traumache la sofferenza provoca nella vitadi una persona. Sono uomini e don-ne che hanno scelto di rispondere“sì” a una vocazione particolare:quella di essere buoni samaritaniche si fanno carico della vita e delleferite del prossimo. Custodi e servi-tori della vita, mentre somministranole terapie necessarie, infondono co-raggio, speranza e fiducia (cfr. Nuo-va Carta degli Operatori Sanitari, nn.1-8).

Care infermiere e cari infermieri,la responsabilità morale guida la vo-stra professionalità, che non si ridu-ce alle conoscenze scientifico-tecni-che, ma è costantemente illuminatadalla relazione umana e umanizzantecon il malato. «Prendendovi cura didonne e di uomini, di bambini e an-ziani, in ogni fase della loro vita,dalla nascita alla morte, siete impe-gnati in un continuo ascolto, teso acomprendere quali siano le esigenzedi quel malato, nella fase che sta at-

traversando. Davanti alla singolaritàdi ogni situazione, infatti, non è maiabbastanza seguire un protocollo,ma si richiede un continuo — e fati-coso! — sforzo di discernimento e diattenzione alla singola persona»(Discorso ai membri della Federazionedei Collegi Infermieri Professionali, 3marzo 2018).

Voi — e penso anche alle ostetri-che — siete vicini alle persone neimomenti cruciali della loro esistenza,la nascita e la morte, la malattia e laguarigione, per aiutarle a superare lesituazioni più traumatiche. A voltevi trovate accanto a loro mentrestanno morendo, donando confortoe sollievo negli ultimi istanti. Perquesta vostra dedizione, voi siete trai “santi della porta accanto” ( c f r.Omelia, 9 aprile 2020). Siete immagi-ne della Chiesa “ospedale da cam-p o”, la quale continua a svolgere lamissione di Gesù Cristo, che avvici-nò e guarì persone sofferenti perogni genere di male e si chinò a la-vare i piedi dei suoi discepoli. Gra-

zie per questo vostro servizio al-l’umanità!

In tanti Paesi, la pandemia hamesso in luce anche molte carenze alivello di assistenza sanitaria. Perquesto, mi rivolgo ai Responsabilidelle Nazioni di tutto il mondo, af-finché investano nella salute comebene comune primario, potenziandole strutture e impiegando più infer-mieri, così da garantire a tutti unadeguato servizio di cura, nel rispet-to della dignità di ogni persona. Èimportante riconoscere fattivamenteil ruolo essenziale che questa profes-sione ricopre per la cura dei pazien-ti, l’attività di emergenza territoriale,la prevenzione delle malattie, la pro-mozione della salute, l’assistenza inambito familiare, comunitario, scola-stico.

Gli infermieri e le infermiere, co-me pure le ostetriche, hanno dirittoe meritano di essere meglio valoriz-zati e coinvolti nei processi che ri-guardano la salute delle persone edella comunità. È dimostrato che in-vestire su di essi migliora i risultati

in termini di assistenza e di salutecomplessiva. Occorre, pertanto, farcrescere il loro profilo professionale,fornendo idonei strumenti a livelloscientifico, umano, psicologico e spi-rituale per la loro formazione; comepure migliorare le loro condizioni dilavoro e garantirne i diritti affinchépossano svolgere in piena dignità illoro servizio.

In questo senso, le Associazionidegli operatori sanitari hanno unruolo importante, in quanto, oltre adoffrire un’organica formazione, ac-compagnano i singoli aderenti facen-doli sentire parte di un corpo unicoe mai smarriti e soli di fronte allesfide etiche, economiche e umaneche la professione comporta.

Alle ostetriche, in particolare, cheassistono le donne in gravidanza e leaiutano a dare alla luce i loro bam-bini, dico: il vostro lavoro è tra i piùnobili che esistano, dedicato com’èdirettamente al servizio della vita edella maternità. Nella Bibbia, i nomidi due eroiche levatrici, Sifra e Pua,sono immortalati all’inizio del Libro

dell’Esodo (cfr. 1, 15-21). Anche oggiil Padre celeste vi guarda con grati-tudine.

Cari infermieri, care infermiere eostetriche, possa questa ricorrenzaporre al centro la dignità del vostrolavoro, a beneficio della salutedell’intera società. A voi, alle vostre

famiglie e a quanti curate assicuro lamia preghiera e imparto di cuore laBenedizione Apostolica.

Roma, San Giovanni in Laterano,12 maggio 2020

Online

UN SITO ALLA SETTIMANAa cura di FABIO BO L Z E T TA

Santuario di Fátima

«Il Recinto del Santuario sarà vuoto ma non deserto». La commemorazio-ne della Beata Maria Vergine di Fátima, nell’anniversario della prima ap-parizione ai tre pastorelli il 13 maggio 1917, viene vissuto quest’anno senzala presenza fisica di fedeli. Dopo la consacrazione del Portogallo e dellaSpagna, il 25 marzo scorso, al Sacro Cuore di Gesù e all’Immacolato Cuo-re di Maria, il sito internet del santuario ha informato, nelle sette lingue incui è pubblicata ogni pagina, della decisione di sospendere il tradizionalepellegrinaggio internazionale nel contesto della pandemia da covid-19.

Sul portale, la notte del 12 maggio, viene trasmessa in diretta streamingla recita del Rosario con la processione delle candele e il 13 maggio la cele-brazione della messa internazionale. A presiederla, nella basilica della Ma-donna del Rosario, il vescovo di Leiria-Fátima, il cardinale António Augu-sto dos Santos Marto, che ha rivolto un messaggio a tutti i pellegrini,pubblicato anche sul sito, per «un pellegrinaggio interiore» alla ricerca di«conforto spirituale e pace» nell’incontro del pellegrino «con la Madre ce-leste e con il mistero di Dio» per «continuare a camminare con la forzadella speranza».

w w w. f a t i m a . p t

______

Nomina episcopalenegli Stati Uniti

d’America

Peter Michael Muhichvescovo di Rapid City

È nato il 13 maggio 1961 a Eve-leth, nella diocesi di Duluth, inMinnesota. Ha frequentato la lo-cale High School e ha ottenuto ilbaccalaureato in storia pressol’università Saint Thomas - SaintPaul. Ha svolto gli studi ecclesia-stici all’American College pressol’università Cattolica di Lovanio,in Belgio, e ha conseguito la li-cenza in teologia. Ordinato sa-cerdote per il clero di Duluth il29 settembre 1989, è stato vicarioparrocchiale di Saint Francis aBrainerd (1989-1991), di Saint Jo-seph a Grand Rapids, di OurLady of the Snows a Bigfork e diSaint Theresa a Effie (1991-1993);parroco di Holy Rosary ad Auro-ra e di Queen of Peace a HoytLakes (1993-1996), di Saint Rosea Proctor e di Saint Philip a Sa-ginaw (1996-1998), di Blessed Sa-crament, Saint Leo and Immacu-late Conception a Hibbing (1996-2009); quindi amministratore epoi rettore della cattedrale OurLady of the Rosary a Duluth(dal 2009), parroco di Saint Ma-ry Star of the Sea e di Our Ladyof Mercy Parish a Duluth (dal2010), amministratore parrocchia-le “ad interim” di Saint Francis aCarlton e di Saints Mary and Jo-seph a Sawyer (dal 2019), vicarioforaneo del decanato di Duluth(dal 2017), membro del collegiodei consultori (1993-1996), delconsiglio presbiterale (1993-1996 edal 2014), e del clergy personnelboard (2002-2007), del priestpersonnel board (dal 2007) e delconsiglio diocesano per gli affarieconomici.

Olga Bakhtina, «Buon samaritano» (2016)

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