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La buona semina dell’educare IN QUESTO NUMERO La nota dei vescovi sulle elezioni La persecuzione dei cristiani Anno LXXXIX - Numero 2 - Febbraio 2018

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La buona seminadell’educare

IN QUESTO NUMERO

La nota dei vescovi sulle elezioni

La persecuzione dei cristianiAnno LXXXIX -

Numero 2 - Febbraio 2018

Squilla febbraio 2018 stampa_La Squilla ottobre 2017 06/02/18 09.03 Pagina 1

TRA LE GUGLIE2

Da Facebook Da Twitter

MILANOGiovanni Colombo, maestro di fede edi vitaNella chiesa di San Marco, presentati duevolumi che ripercorrono anni complessiper la Chiesa e la società attraverso la figurae l’episcopato del Cardinale, «Vescovo lim-pido e incisivo», come l’ha ricordato mon-signor Delpini

4:29 PM – 31 Gen 18 #31 gennaio Delpini «Nonperdete tempo, non sprecate la giovinezza, siatepersone che guardano avanti, rallegratevi perchéil Signore è vicino» #DonBosco1:01 PM – 26 Gen 18 #cccm Milano diventi la ca-pitale ecumenica d’Italia. I cristiani uniti si faccianovoce di chi non ha voce #ecumenismo04:25 PM – 25 Gen 18 #Pioltello Delpini: «Grazieal Papa per la paterna vicinanza»

Scene di vita diocesana

La photogallery

Ascolto, sinodalità, conversione dei cuori,gioia, fierezza per ciò che siamo, siamo statie saremo come Chiesa ambrosiana, maanche consapevolezza che occorre com-

prendere il presente per camminare meglio, insieme,nel futuro che è già qui. Sono queste le parole chiavee i sentimenti con i quali l’Arcivescovo invita a vivereil Sinodo minore “Chiesa dalle Genti” che ha presoavvio ufficialmente nel mese di gennaio. Il richiamodell’Arcivescovo Delpini è stato chiarissimo nel deli-neare il senso con cui intendere la parola “sinodo”,dal greco “camminare insieme”: «Siamo la Chiesa deisanti Ambrogio e Carlo, la Chiesa Ambrosiana: umil-

mente fieri del nostro patrimonio inestimabile, acco-gliamo oggi l’invito a sollevare lo sguardo verso la Ge-rusalemme che scende dal cielo e a vivereun’operosa disponibilità, chiedendo allo Spirito cheillumini i nostri passi. Il Sinodo, che vogliamo cele-brare in questa forma minore, non è un insieme diriunioni per concludere con un documento che ac-contenti un po’ tutti. E’ invece un modo di vivere ilnostro pellegrinaggio con la responsabilità di pren-dere la direzione suggerita dallo Spirito di Dio perchéla nostra comunità cristiana possa convertirsi per es-sere la “tenda di Dio con gli uomini”»Continua su: www.incrocinews.it

Con la Celebrazione della Parola nella Basilica di Sant’Ambrogio, ha preso avvio il Sinodo “Chiesa dalleGenti”. Delpini: «Non è un insieme di riunioni per concludere con un documento che accontenti unpo’ tutti, ma è un cammino per comprendere la Chiesa di tutti noi, come siamo e come saremo»

Sinodo: «Pronti a confrontarci sulle sfide del nostrotempo camminando insieme come Chiesa»

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LA PAROLA DEL PARROCO3

Sull’ascensorecome sull’astronave

Lo stile del saluto

Entro nell’androne di un palazzoper visitare un’ammalata e mi ac-costo all’ascensore. Ci sono duepersone, un ragazzotto e una si-

gnora elegante, che attendono con me.Li saluto e loro accennano un sorrisofreddo come il sole d’inverno. Entriamotutti e tre nell’ascensore e qui cominciaun’ascesa che sembrerà un intermina-bile viaggio spaziale. Accenno alla bat-tuta “Me lo diceva la mia mamma didimagrire...” ma gli altri cosmonauti nonrispondono. Tossicchiano, abbassano gliocchi, la signora consulta accanitamenteil cellulare: rintraccia la rotta stellare?L’ascensore, pur moderno, sembra len-tissimo. Mi viene in mente l’Infinito diLeopardi: interminati spazi e sovrumanisilenzi. Per fortuna, al quarto piano la si-gnora scende rapida e furtiva; l’altroastronauta ha prenotato il quinto ed escesenza proferir verbo, facendomi sfioriresulle labbra il mio tentativo di dire “arri-vederci”. Mentre salgo fino al settimo(piano, non pianeta...) penso: possibileche siamo diventati tutti così alieni gli uniper gli altri? Possibile che non si riesca acoltivare un buon vicinato e ognuno vivesu un pianeta diverso, dove nessunodeve venire a disturbarmi? Mi rincuoral’accoglienza affettuosa e sincera dellasignora del settimo piano, che mi haanche preparato un tè caldo, cheprendo insieme a lei dopo la Confes-sione.Scendendo, sull’ascensore (sono solo,non è più un’astronave adesso) richiamoalla mente alcune parole dell’arcivescovoMario Delpini: “L’arte del buon vicinato

comincia con uno sguardo. Ecco: mi ac-corgo che esisti anche tu, mi rendoconto che abiti vicino. L’arte del buon vi-cinato pratica volentieri il saluto e l’augu-rio, il benvenuto e l’arrivederci. Il salutosi propone con discrezione, ma detestal’indifferenza; il saluto non chiede nulla,ma offre una possibilità d’incontro; il sa-luto è un’attenzione semplice che puòabbattere mura e offrire un appiglio peruscire dalla solitudine” (Per un’arte delbuon vicinato. Discorso alla città 2017).Anche il nostro Consiglio Pastorale neparla, come uno stile da assumere perincarnare l’eredità del Giubileo della Mi-sericordia: “Chiunque entra nei nostrioratori deve sentire un bel “ciao!” da chiè già lì. O un sorriso, non di circostanzama di cordialità, a chi suona alle nostresegreterie parrocchiali, nelle sacrestie,nei circoli, bar, sale della nostra Comu-nità; sguardi e atteggiamenti che fannopercepire il benvenuto, non la diffidenzao la spiacevole sensazione di sentirsiconsiderati in qualche modo importuni.Uno stile così dice che la Chiesa non èproprietà di nessuno, ed è pronta a farsivicino a chiunque per camminare in-sieme verso Dio. Sentirsi salutato signi-fica che sono stato notato: e per chiavesse cattive intenzioni -ma sonopochi- è un ottimo deterrente. La sicu-rezza inizia sempre dall’accoglienza”.L’ascensore mi ha portato nell’androneed esco per la strada. La città non mi èostile, la sento casa mia; mi appartiene,non mi apparta. E saluto volentieri ilprimo passante che incontro.

Il prevosto don Angelo

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LA NOSTRA COMUNITÀ4

Legati del mese di febbraio

3 ore 9 CINISELLI Pietro e TAGLIABUE Angela5 ore 7 TAGLIABUE Natale e RISI Maria

12 ore 9 Famiglia BIANCHI Giuseppe, 13 ore 9 DONZELLI Pierina e LIBANORE Bruno14 ore 9 RIBOLDI LUCIA e CARLO17 ore 18.30 DONZELLI Angelo e LECCHI Letizia19 ore 9 BIANCHI Edoardo e FUMAGALLI Ines20 ore 9 LECCHI Suor Onorina, Giuditta e Teresina21 ore 7 MAZZOLA Enrico, Arturo e Olga22 ore 7 DI STEFANO Rosa e Antonio

ore 9 LESMA Giuseppe, Guido e PACCHETTI Giuseppina24 ore 9 Mons. RE DIONIGI Giuseppe, Felice e Adele

ore 18.30 LAMANNA Ettore e CAFERRO Rosina27 ore 9 LESMA Colomba, LESMA Carlo e ANNONI Anna28 ore 7 RECALCATI Angelo, ORIANI Enrichetta e figli

Legati del mese di marzo

1 ore 7 Famiglie RADICE e MENESCARGHI3 ore 9 CAPPELLETTI Luigi e CONSONNI Santina

12 ore 7 BERETTA Felice e ORIANI Maria Dolores14 ore 7 Famiglia. PAROZZI Pia, Angelo e figli17 ore 9 RECALCATI Augusto, Maria e Angelina24 ore 9 COLOMBO Ambrogio e Augusta28 ore 7 MAZZOLA Emanuela e Paolo

ore 9 LECCHI Enrico e Alessandra

Per verificare il calendario 2018 dei legati i parenti - qualora non l’avesserogià fatto gli scorsi anni - passino in Segreteria Parrocchiale

(lun-ven h. 17.30-19.00).

Sposati nel Signore-----------

Rinati al fonte battesimaleCAGGIANELLI Alberto CAPORUSSO Isabella LESMA Jacopo PISEDDU Anita

Riposano in CristoGALLESI Carlo di anni 77DIPAOLA Rosa di anni 81MARCHESI Gianfranco di anni 81

CAVENAGO Maria Pia di anni 79SALVADERI Gianfranco di anni 76ZAMBRUNO Angelo di anni 77GARBARINI Giuseppina di anni 95

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NOTIZIARIO5

Una accoglienza che si fa accogliente!Un gruppetto di giovani africani da qual-che mese fa volontariato nel nostro Cine-ma san Giuseppe. Vivono nel campoprofughi di via Clerici e, in attesa delle ri-sposte circa il loro futuro, si sono messi aservizio, insieme ai bressesi “storici” di una

delle nostre strutturecittadine. Un bel se-gno di accoglienza edi integrazione, chericambiano con.. altraaccoglienza ai fre-quentatori del nostroCinema. Grazie!

Festa della Famiglia:non solo un giornoTre sere della ScuolaGenitori frequentateda molti genitori, at-tenti all’educazione deifigli. Il cammino sul-l’Amoris Laetitia che iGruppi Famigliari con-

ducono mensilmente, aperti a tutti. I due per-corsi annuali verso il matrimonio cristiano,che quest’anno hanno coinvolto quasi 50giovani coppie. E un momento molto calo-roso al pranzo della Festa della famiglia. Nel-la nostra comunità c’è una attenzione per laformazione della famiglia che non è occa-sionale, ma costante: in alcuni momenti que-sta premura si vede con evidenza. Così sicreano relazioni di vita buona per tutti. E nesiamo orgogliosi.

Don Saulo dottore in teologiaIl momento della laurea segna la vita. An-che per il nostro don Saulo che il 2 feb-braio ha conseguito il dottorato in teolo-gia con una tesi sul Raimon Pannikar(1918-2010) dal titolo “Trinità e cristofania:un’armonia cosmoteandrica”. La com-missione che l’ha esaminato l’ha valuta-ta col massimo dei voti: 30/30. Una bel-la sorpresa l’ha fatta il nostro arcivesco-vo mons. Mario Delpini, intervenuto alla di-scussione e alla proclamazione. Congra-tulazioni a don Saulo che, naturalmente,rimane a disposizione di chi vorrà cono-scere il frutto della sua fatica.

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6NOTIZIARIO

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7NOTIZIARIO 3

aETÀ

Gruppo parrocchiale Terza EtàProgramma attività mese di Febbraio

Giovedì 1: Ore 15 FilmGiovedì 8: Ore 15 Pomeriggio EnigmisticoGiovedì 15: Ore 15 Festa di CarnevaleGiovedì 22: Ore 15 Incontro con il Medico

Ogni mercoledì alle ore 15.00, si può partecipareai lavori a maglia e in stoffa a favore dei nostri missionari.

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COME CONTINUARE A CONTRIBUIRECON UN BONIFICO BANCARIO

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COMMISSIONE AFFARI ECONOMICI

Cantieri ancora e semprein movimento

Avviato il ritocco degli intonaci interni più ammalorati

di Roberto Cassamagnaghi per la Commissione degli affari economici

Da ormai prima di Natale sono in fun-zione le telecamere che controlla-no tutto il perimetro della chiesa.Sono un deterrente contro possi-

bili atti vandalici ed una maggiore garanziaper la sicurezza e l’antintrusione.Per le luci invece siamo in ritardo: pur es-sendo state installate tutte le lampade, nemancano ancora sopra l’ingresso e so-prattutto quelle che illumineranno la volta del-la cupola. Giungerà a giorni una piattaformaelettrica per arrivare in alto, ma nello stes-so tempo non molto pesante, così da noncreare problemi alla pavimentazione, sicu-ramente non adatta a sopportare pesi con-centrati. Inoltre, a lavoro finito, dovremo di-rezionare in modo ottimale la luce di tutti ifari anche al fine di eliminare i vari coni d’om-bra, come sopra il coro, dietro l’altare mag-giore.Nel frattempo stiamo sistemando la mura-tura tra l’altare dei S.S. Nazaro e Celso edil campanile, fortemente ammalorata, ripri-

stinando l’intonaco e riprendendo le tinteg-giature. Anche dietro la porta del campani-le dove c’è l’accesso alla torre campanaria,abbiamo risanato l’intonaco e provvedere-mo per la tinteggiatura.Siamo in contatto con una ditta specializzatache opera all’interno delle chiese per un pre-ventivo di costo per riprendere la pittura del-le decorazioni rovinate dalle infiltrazioni pri-ma dei lavori di rifacimento del tetto, in par-ticolare sopra il pulpito e l’ingresso; ovvia-mente prima procederemo a risanare gli in-tonaci. Valuteremo bene il costo prima diprocedere con tali interventi, anche alla lucedella restituzione del prestito ai parrocchia-ni. Terminata la stagione invernale dovremorestaurare, come previsto, le pietre della zoc-colatura all’ingresso della chiesa.E’ proprio vero il proverbio: come per Duo-mo di Milano anche la nostra parrocchia èuna piccola fabbrica che necessita co-munque di un cantiere sempre in movi-mento.

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9DARE CORPO ALLA FEDE

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10VITA DELLA COMUNITÀ

Nota in vista delle elezionipolitiche ed amministrative 2018

Conferenza Episcopale Lombarda

Mentre prosegue l’intensa cam-pagna elettorale che culmine-rà con le elezioni amministra-tive regionali e politiche na-

zionali, la Conferenza Episcopale Lom-barda ritiene opportuno offrire ai proprifedeli alcune indicazioni pastorali, per in-coraggiare alla serenità e alla respon-sabilità nel cammino di preparazione aquesti importanti appuntamenti. 1. La premessa fondamentale è che icristiani, come tutti i cittadini italiani,vogliono riaffermare la necessità di unabuona politica. Le comunità cristianedevono essere non solo voce chechiede e critica, ma piuttosto luogo diformazione per accompagnare le per-sone alla maturità, quindi anche allacapacità e passione per un impegnopolitico coerente e generoso.Di fronte alla tentazione molto dif-fusa dell’astensionismo e del disinte-resse, è necessario e urgente chel’opera educativa delle comunità cri-stiane solleciti tutti alla presenza e allapartecipazione attiva e responsabile aquesti appuntamenti elettorali: anzi-tutto attraverso l’espressione consa-pevole del proprio voto; piùapprofonditamente auspicando l’im-pegno attivo di un numero sempremaggiore di fedeli laici in ambito poli-tico e più in generale praticando unapartecipazione alla vita politica che nonsi limiti al momento delle elezioni, maaccompagni la vita quotidiana delleistituzioni, attraverso lo strumento del-l’informazione, della vigilanza e del ri-chiamo.

A nessuno può sfuggire l’importanzadell’esercizio del diritto-dovere delvoto: con esso si concorre infatti a de-terminare l’indirizzo politico del proprioStato e della nostra Regione. Chi nonva a votare non è uno che si astienedal voto; è piuttosto uno che decideche siano altri a decidere per lui. 2. Ci aspettiamo che il confronto tra leparti sia il più sereno possibile e nongridato, su programmi ben articolati,sinceri e reali nelle promesse. Si de-vono curare le condizioni perché il po-polo degli elettori possa compiere aragion veduta la scelta che giudica piùvalida. Chiunque sarà chiamato a go-vernare avrà il compito di rafforzare lecondizioni per un vivere insieme che ri-generi fiducia e legami tra le persone.Soltanto a questa condizione si po-tranno affrontare le questioniurgenti che permetteranno di riaccen-dere una stagione di rinascita dopouna crisi che ha lasciato tra noi benevidenti tanti segni di declino, in Italiacome nella nostra Regione Lombar-dia. Questo clima di fiducia sarà realizzabilese insieme lavoreremo per salvaguar-dare dall’erosione dell’individualismo inessi fondamentali che sostengono lanostra vita comune:- la famiglia, e in particolare la sua ca-

pacità di donarci il futuro attraversole nuove nascite;

- i giovani, sviluppando progetti per illoro futuro anzitutto lavorativo: sol-tanto in questo modo i giovani po-tranno sentirsi parte attiva e motore

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11VITA DELLA COMUNITÀ

del rinnovamento sociale che tuttiauspichiamo;

- le tante forme di povertà che ri-schiano di non coinvolgerci nem-meno più emotivamente, talmentesono visibili e diffuse nei nostri terri-tori urbani;

- i legami sociali, promuovendo pro-cessi di accoglienza e integrazioneche evitino di scaricare sui migrantistranieri e sui profughi l’insoddisfa-zione per i problemi che non sap-piamo risolvere

- la regolamentazione della finanza af-finché sia a servizio di una giustaeconomia e di ogni uomo;

- il dialogo e il sostegno all’imprendi-toria perché tuteli e crei nuova oc-cupazione, favorendo una ripresapiù promettente.

Alla politica, ai politici chiediamo ancheattenzione alle grandi questioni che ilprogresso della scienza mette nelle no-stre mani, come oggetto di un discer-nimento necessario: le questioni eticherilevanti della vita, della morte, della di-gnità e sacralità della persona. 3. Chiediamo attenzione perché la pre-senza dei cattolici nelle diverse parti incompetizione non si ripercuota in ter-mini di lacerazione dentro il corpo vivodelle comunità: la Chiesa non sischiera in modo diretto per alcunaparte politica. Ciò significa che tutti – inparticolare coloro che si propongonocome candidati – si guardino dalla ten-tazione di presentarsi come gli unici epiù corretti interpreti della Dottrina so-ciale della Chiesa e dei valori da essaaffermati. Occorre educarsi maggior-mente sia alla condivisione dei mede-simi principi ispirati alla retta ragione eal Vangelo, sia al rispetto dell’ineludi-bile diversità di esiti dell’esercizio di di-

scernimento e della conseguente plu-ralità di scelte. Su ciascuna di questescelte – purché siano coerenti con iprincipi derivanti dalla medesima ispi-razione cristiana – il giudizio andrà for-mulato a partire dalle ragioni addotte aloro sostegno, dalla loro percorribilitàed efficacia, dal rispetto che esseesprimono e promuovono del sistemademocratico.4. Per evitare ogni possibile strumen-talizzazione e per difendere gelosa-mente la libertà della Chiesa di frontea tutti, le parrocchie, gli istituti religiosi,le scuole cattoliche, le associazioni e imovimenti ecclesiali, durante il periodoelettorale non mettano sedi e strutturea disposizione delle iniziative di singolipartiti o formazioni politiche. Si deve vi-gilare per evitare che le ordinarie inizia-tive pastorali vengano strumentalizzatea fini elettorali. A tale scopo, durantequesti periodi, è prudente che le inizia-tive di formazione, riflessione e pre-ghiera, pensate proprio per prepararciagli appuntamenti elettorali e per ac-crescere la nostra coscienza criticacirca la politica, non coinvolgano per-sone già impegnate a livello sociale epolitico.Ai presbiteri è richiesta l’astensione daqualsiasi forma di partecipazione di-retta alla vita politico-partitica e alle ini-ziative elettorali. Per la stessa ragione,fedeli laici che presiedono o occupanocariche di rilievo in organismi ecclesiali,qualora intendano concorrere per leelezioni e assumere un ruolo politico dirilievo, si dimetteranno dai loro incari-chi di responsabilità ecclesiale.

I vescovi della Conferenza episcopalelombarda Caravaggio, 18 gennaio 2018

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Come rami di olivo

Ricordando la Festa della Famiglia

di Valentina Villa

Anche quest’annoci è stata donatala possibilità di vi-vere insieme la Fe-

sta della Sacra Famiglia,appuntamento che si rive-la sempre sentito e vivo,grazie alla partecipazione dimolte famiglie, di differenti

età e provenienze, tante persone presenti dasole (ma non sole) e germogli di future fa-miglie.Dapprima, nella celebrazione delle SanteMesse del fine set-timana, mettendoin comune la pro-pria esperienzaquotidiana “comerami d’olivo attor-no alla mensa” erinnovando il pro-posito di vivere lafamiglia comespazio e momentodi Chiesa dome-stica, sull’esempiodi Gesù, Maria eGiuseppe.

Poi, nella condivisione del momento convi-viale e di gioco, sperimentando la serenitànel raccontarsi “il più e il meno”, il diverti-mento per una proposta, la gratitudine perquanto ricevuto. A distanza di quasi 40 anni, facciamo allo-ra nostra la preghiera per la famiglia del San-to Padre Giovanni Paolo II: “Dio, dal qualeproviene ogni paternità in cielo e in terra, Pa-dre, che sei amore e vita, fa’ che ogni fa-miglia umana sulla terra diventi, mediante iltuo Figlio, Gesù Cristo, “nato da donna”, emediante lo Spirito Santo, sorgente di divi-na carità, un vero santuario della vita e del-l’amore per le generazioni che sempre si rin-novano”.

VITA DELLA COMUNITÀ

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13VITA DELLA COMUNITÀ

La cucina magica

Giornata della solidarietà

di P.B.

Questa storia va proprio racconta-ta. La scorsa primavera una fa-miglia, papà, mamma, tre figliolettiin scala, giunge a Bresso nella

casa (faticosamente) acquistata. Il prece-dente proprietario ha lasciato l’arredamen-to della nonna da poco deceduta: qualco-sa poteva essere riutilizzato, altro non eraadatto alle esigenze di una famiglia. In par-ticolare la cucina.La nuova famiglia si presenta aldon: “Siamo appena arrivati aBresso!” e, dopo la conoscen-za, si parla del trasloco, dellacasa, della necessità di una cu-cina più adatta. Al don si ac-cende una lampadina: “Se vi vabene una cucina di secondamano, sentiamo subito la Ca-ritas: lì giungono domande e of-ferte di ogni tipo”. La famiglia èentusiasta: “Purché ci stia e fun-zioni, va benissimo!”. Sentite alvolo, le donne della Caritas ri-spondono: “Una famiglia a Mi-lano deve disfarsi di una cucina pressochénuova e già smontata: forse può andarbene”. Detto fatto: due misure, qualche fotosu Whatsapp: “Fra due sabati veniamo aprenderla!”.Già: chi viene a prenderla?Nel frattempo nell’alloggio dei rifugiati poli-tici si guasta il punto cottura e va sostitui-to. L’intelligence delle donne della Caritas vie-ne a saperlo in tempo reale. Ottengono vo-lentieri l’aiuto dei rifugiati e propongono allafamiglia il baratto: “Date ai rifugiati la vostracucina, e loro portano a casa quella nuova”.Pronti, via.Sì, ma chi la trasporta da Milano?

Lavori in corso in oratorio. Il titolare dell’im-presa sente di questo via vai e si propone:“Quella casa di Milano è vicina alla sede del-la mia azienda, è un attimo: dobbiamo ve-nire qui a lavorare col camion… ghe pensimì, reverendo!”.La mattina del sabato: i tre rifugiati, che han-no sgombrato il loro alloggio dalla cucina rot-ta, smontano e portano dalla casa della nuo-

va famiglia la cucina della non-na ancora in buone condizio-ni. Attendono l’arrivo della nuo-va cucina da Milano, la scari-cano dal camion e la montano;tutto a perfezione. Ma gli allacciamenti?Ancora le sante donne dellaCaritas; un giovane papà, ot-timo idraulico aiutato in unmomento difficile per il lavoro,è contattato e si presta subitoper l’aiuto. Allacciamenti incasa della famiglia, allaccia-menti nell’alloggio dei profughi.A casa della famiglia vede un

grosso armadio che ingombra il corridoio:“Vi serve?” “No no, dobbiamo proprio di-sfarcene”. “Serve a me: se non vi dispiacelo porto via subito”. Detto fatto, con l’aiutodei profughi. Finisce tutto con una pizzata.Morale: contenta la famiglia milanese che sidisfa della cucina, contenta la nuova fami-glia bressese che la rinnova, contenti i rifu-giati che hanno un punto cottura funzio-nante, contenta l’impresa che ha fatto un ge-sto di bene senza spese, contento l’idrau-lico che ha l’armadio che cercava. Tutto acosto zero.La solidarietà conviene: perché non prati-carla?

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14GRUPPI, ASSOCIAZIONI, MOVIMENTI

“Gioisca il cuore di chi cerca il Signore”

Una proposta di cammino dal Rinnovamento dello Spirito

di Anna Laura Dillon

Nello scorso mese di giugno, ilgruppo di Rinnovamento delloSpirito, presente a Bresso dal1996, aveva risposto all’invito del

Parroco di continuare il cammino iniziato nel-l’anno della Misericordia. Sulla “Squilla” e sull’“Informatore San Car-lo” si era presentato, in modo molto sinte-tico, come “una corrente di grazia” e alla fineaveva proposto di “fare il Seminario di Vitanuova nello Spirito Santo per tutti coloro chevorranno ricevere questa preghiera”.Ancora di più siamo incoraggiati dalle paroleche Papa Francesco ha rivolto a tutto il Rin-novamento carismatico cattolico al CircoMassimo, il 3 giugno, proprio in occasionedel raduno per l’anno giubilare: “Questa cor-rente di grazia è per tutta la Chiesa, non soloper alcuni; nessuno di noi è il “padrone”, tut-ti gli altri servi. No. Tutti siamo servi di que-sta corrente di grazia … Battesimo nello Spi-

rito Santo, lode, servizio all’uomo. Le tre cosesono indissolubilmente unite … La Chiesaconta su di voi, sulla vostra fedeltà alla Pa-rola, sulla vostra disponibilità al servizio e sul-la testimonianza di vite trasformate dallo Spi-rito Santo!”.Ma di cosa si tratta? Si tratta di un percorso di sette settimaneconsecutive durante le quali, in un incontrodi circa un paio d’ore, ripercorrere il camminodel catecumeno.Attraverso la preghiera di lode, l’invocazio-ne allo Spirito Santo, brevi insegnamenti, te-stimonianze e condivisione, accompagne-remo le sorelle e i fratelli che lo vorranno aricevere la preghiera per una nuova effusionedello Spirito Santo.Ci dice Gesù nel Vangelo di Luca: “…quanto più il Padre darà lo Spirito Santo acoloro che glielo chiedono!”. Siamo a voltecome dei ricchi che non sanno fino in fon-

do quanto è grande la lororicchezza!Possiamo, per questa via, ri-scoprire la bellezza e la for-za del Battesimo che abbia-mo ricevuto e lasciare agirenella vita i doni dello SpiritoSanto che pure abbiamo giàricevuto. Nel mese di marzosarà pubblicato con preci-sione il programma che stia-mo preparando per il perio-do che va da Pasqua a Pen-tecoste.Così continuiamo a gioireinsieme cercando sempre dipiù volto del Signore.

Papa Francesco all’incontro del Rinnovamento

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15GRUPPI, ASSOCIAZIONI, MOVIMENTI

Padri e figli: la sfida della libertà

Riflessioni a conclusione degli incontri genitori 2018

Una abbraccio sempre nuovo, la speranza di un bene certo

Qualche tempo fa stavo pensandoad una immagine per prepararel’invito agli incontri della ScuolaGenitori appena conclusasi.

Ho cercato subito un’immagine del “PadreMisericordioso” e con gli amici abbiamoscelto l’opera di Chagall. In quell’abbrac-cio del Padre c’è tutto quel che desideravopotesse essere comunicato alle famiglie esoprattutto ai papà, numerosissimi, che sisono mobilitati per seguire il ciclo di que-st’anno.Abbiamo iniziato con la straordinaria testi-monianza di Don Marco Pozza, cappellanodel carcere “Due palazzi” di Padova, scrit-tore giornalista e teologo.Don Marco ci ha introdotto, attraverso ilracconto della sua esperienza con i carce-rati e narrando la storia della sua famiglia, alcuore della parabola del “Padre Misericor-dioso”, facendoci immedesimare nelle pa-role, nello sguardo, nei gesti di un Padreche veramente ama la libertà. La libertà diaver due figli e di accettare che intrapren-dano strade diverse. Un figlio trova la forza di tornare a casa,perché ha la certezza segreta nel cuoreche suo padre e lì ad aspettarlo.Il lavoro, prima televisivo e poi editoriale,nato dall’incontro personale e dall’amiciziacon Papa Francesco, è stato raccontatoda Don Marco trasmettendo tutta la ric-chezza e lo stupore per una esperienza ve-ramente unica e preziosa.L’accorgersi di pregare il Padre nostrocome una abitudine è stata l’occasione per

tornare a quelle parole dette tante volte e ri-scoprine tutto il senso e la pertinenza conla quotidianità.Narrando di suo padre Don Marco lo hacosì definito: “Oserei spingermi fin lì: miopapà è un uomo che tante volte io ho di-sprezzato e ho voltato lo sguardo da lui,però, ogni volta che l’ho rivoltato, ho sco-perto che lui ha continuato a guardarmi. Difronte ad un papà così, per me non è diffi-cile immaginare che ci sia un papà in cieloche ha le stesse credenziali del mio papàoppure che il mio papà ha le stesse cre-denziali di quello che è in cielo”.Abbiamo potuto toccare con mano lastoffa della paternità attraverso la storia deicarcerati che si sentono guardati da unPadre che perdona e la gratitudine perl’amicizia di Don Marco con Papa France-sco, che proprio come un papà, ci insegnaa pregare con un cuore nuovo.

Don Vincent Nagle, sacerdote missionariodella Fraternità di San Carlo, ci ha accom-pagnato con grande intelligenza, passionee con uno stile unico, nel secondo incon-tro, introducendo il tema della crisi della pa-ternità.Mentre sembra chiarissimo il ruolo dellamadre, appare oggi difficile rispondere alladomanda: a cosa serve un padre? L’amorepaterno che cos’è? Nei vangeli Gesùchiama il Padre “Colui che mi ha mandato”.Lo sguardo paterno urge quindi verso unamissione uno scopo, una avventura, unastrada che ti porta in fondo alla esperienza

di Elena Chrappan Soldavini

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16GRUPPI, ASSOCIAZIONI, MOVIMENTI

di vita anche attraverso la sofferenza e allamorte per una gloria, una vittoria, una mis-sione.Vale la pena vivere e soffrire? Noi viviamoin una cultura che non è in grado di affron-tare questo e siamo quindi in continuafuga.Ma ogni cuore umano che vuole esserevivo mendica la sua missione, non mendicadi stare bene nel suo guscio. Per aprire gliorizzonti uno deve uscire, ma non perchéha il coraggio, la forza e i mezzi, ma perchémandato da un padre che, con il suosguardo, garantisce che la vittoria c’è, no-nostante tutte le debolezze e le sconfitte.Il padre ha lo scopo di testimoniare con lasua vita, che l’amore è introdurre un figlioad un orizzonte più grande dentro ad uneterno perdono: perdonare i limiti, le con-

traddizioni e i tradimenti per far capire adun figlio che non ha perso la missione, loscopo, il significato per cui è nato.

Ha concluso questa bella avventura l’in-contro con Enrico Craighero, padre di trefigli, di cui due disabili.Una testimonianza straordinaria, concretis-sima e commovente. Un uomo che ci haraccontato con verità che cosa sia la li-bertà, nostra e dei nostri figli.La libertà è una presenza che ti introducealla vita e per essere liberi i figli hanno bi-sogno di un padre e una madre che li ab-bracci così come sono.Enrico, incapace per i primi quattro anni, diaccettare questi figli così diversi da come liaveva immaginati, si accorge dello sguardolieto di sua moglie, di come lei li guardava,

e inizia a desiderare anche per sé que-sto sguardo.La paternità è comunicare la certezzache il cuore dei nostri figli “è fatto bene”e lo si può comunicare solo se si è lieti,con tutta la pazienza di aspettare, imi-tando Dio, che ci aspetta sempre.Un figlio può leggere sulla tua facciache la realtà è positiva, c’è una bel-lezza, la possibilità di uno stupore e lasua libertà si muove solo per un fa-scino.E vale la pena non risparmiare la faticae d il sacrificio e non aver paura del-l’inquietudine dei nostri figli, che è undono, una occasione.Tutti gli anni riprendo in mano questaproposta e tutti gli anni ringrazio ilBuon Dio che mi permette, ci permettedi incontrare dei testimoni.Una bella avventura che non finiscemai di stupirmi: tanti volti attenti,sguardi desiderosi di un bene, incontriinaspettati e la certezza di una amiciziae di un luogo che ci sostiene nel cam-mino.

Chagal, il Padre misericordioso

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17APPROFONDIAMO

Nativi digitali, insonni e futuri disoccupati?

Ragioniamo sui giovani, verso il Sinodo dell’ottobre 2018

Un giovane fa alcune considerazioni sulle tecnologie informatiche e il futuro della sua generazione

In previsione del sinodo dei vescovi suigiovani, “I giovani, la fede e il discerni-mento vocazionale” del prossimo ottobreritengo rilevante parlare del rapporto tra

gli adolescenti nativi digitali e la tecnologia,un connubio che ha modificato inevitabil-mente il modo di relazionarsi dei più giovanicon le altre persone e con la realtà stessa. Il termine “nativi digitali” (utilizzato per laprima volta nel 2001) si riferisce alla gene-razione che è nata e cresciuta in concomi-tanza con la diffusione su larga scala dellenuove tecnologie informatiche. Con la dif-fusione degli smartphone e la possibilità diessere connessi a internet 24 ore al giornoil modo di comunicare è cambiato per lamaggior parte delle persone, e in partico-lare per i giovani nati dal 2000 in poi. I van-taggi che derivano dall’uso di questetecnologie sono diversi: comunicazioni im-mediate, notizie in tempo reale, aggiorna-mento continuo sui nuovi trend, possibilitàper gli youtuber (coloro che caricano videosulla piattaforma Youtube)di farsi conoscere e condi-videre i propri interessi conla rete e quindi col mondointero. Tuttavia bisogna tenerepresente che un utilizzo ec-cessivo o improprio di talitecnologie può comportaredei rischi. Uno degli aspettipiù condizionati dalla tec-

nologia è il ritmo sonno-veglia: infatti è notoche gli adolescenti di oggi tendono a dor-mire meno di 6 ore il 10% delle notti. A 18anni, il 75% dei ragazzi riposa mediamentemeno di 8 ore e soltanto il 3% degli stessidorme più di 9 ore. Alcuni studi sulla salutepsichica degli adolescenti effettuati pressoil Fatebenefratelli di Milano hanno rilevatouna connessione tra i disturbi del sonno el’utilizzo degli smartphone e dei social net-work nelle ore serali. La deprivazione di sonno, soprattuttoquando è cronica, può generare effetti alungo termine sulla formazione dei circuiticerebrali e allo stesso tempo può rendere ilsoggetto maggiormente vulnerabile a pa-tologie psichiche come la depressione ol’aumento dell’impulsività e secondo gliesperti sarebbero anche più a rischio perl’uso di sostanze stupefacenti. Inoltre i con-tenuti che i giovani fruiscono sul web pos-sono generare stress emotivi, dato che icontenuti come video e immagini non sono

di Francesco Boso

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18APPROFONDIAMO

filtrati né possono essere controllati dai ge-nitori che faticano a intervenire o a esserepresenti nel mondo virtuale del web, per lascarsa padronanza di queste tecnologieoppure per mancanza di tempo libero. Un altro problema è rappresentato dalcyber-bullismo, che viene fatto dagli ado-lescenti verso i loro coetanei solo per di-vertimento, generalmente sui social. Anchenei casi in cui si tratta di banali scherzi,questi possono essere causa di problemipsicologici per gli adolescenti più influen-zabili. A mio avviso gli adolescenti chefanno un uso sbagliato o eccessivo dellatecnologia e che si imbattono nei problemiappena elencati dovrebbero chiedere aiutoa persone più esperte di loro, confidarsicon la propria famiglia in modo da superareil problema. Ad esempio, i ragazzi che pas-sano molte ore davanti agli smartphone otablet dovrebbero capire che questa tec-nologia può essere un vantaggio solo seusata con moderazione. Tuttavia credo che il problema dell’uso ec-cessivo di internet e delle nuove tecnologiecome le applicazioni per gli smartphonenon coinvolga solo gli adolescenti ma siestenda anche ai giovani oltre i diciannoveanni. Infatti la disoccupazione giovanile è

molto elevata e l’uso delle tecnologie edelle piattaforme virtuali dei social è diven-tato uno dei modi delle nuove generazioniper occupare il tempo libero. Per questi motivi, oltre all’aiuto delle per-sone care e magari della propria comunitàecclesiale, occorre anche l’aiuto delle isti-tuzioni politiche e civiche. La politica dovrebbe dare una spinta inavanti all’economia facendo investimentinel lavoro, nella ricerca e nell’istruzionepubblica e dovrebbe smettere di adottare ilfamoso “pareggio di bilancio” (con la sogliadel 3% sul deficit/Pil). Questi dogmi eco-nomici, se irrigiditi, impediscono di immet-tere intelligenti risorse nella spesa pubblica,impoverendo il ceto medio, già in difficoltàper la crisi economica. Purtroppo finché non ci sarà un cambio dirotta e si continuerà a tagliare il welfare diun Paese (la sanità pubblica, l’universitàpubblica…) non ci potrà essere una cre-scita economica significativa, come non cipotrà essere lavoro per tanti giovani che locercano: l’economia per funzionare benedeve essere al servizio di tutti, non solo dichi è benestante. In conclusione, come buon auspicio per il2018 spero che la politica decida di fare

degli investimenti in Italia inambito industriale, che nonignori i problemi dei giovani (inmaggioranza senza lavoro osenza prospettive per il futuro)e che abbia il coraggio di met-tere mano alla spesa pubblicaper migliorare i servizi pubblicigià esistenti, perché i contidello Stato sono importanti,ma i bisogni dei cittadini chelo abitano lo sono di più.Articolo liberamente trattodalla rivista “Il Segno” di di-cembre 2017 della diocesi diMilano.

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19APPROFONDIAMO

La strana scelta sulle spese militari

Più fondi anche nel 2018 ma non per la sicurezza interna

di Francesco Vignarca

Iniziamo dai nudi numeri nelle proposte delGoverno. Il puro “budget” del ministerodella Difesa passa in un anno da 20,3 mi-liardi a quasi 21 miliardi (+3,4%), raffor-

zando la recente tendenza di crescita (+8%rispetto al 2015). In particolare crescono del10% i fondi ministeriali per l’acquisto e ma-nutenzione dei nuovi armamenti, mentre di-minuiscono del 5% i capitoli per la sicurez-za interna garantita dall’Arma dei Carabinieri.Ma non c’è solo il bilancio della Difesa. Lespese militari si compongono anche dispese sostenute da altri enti e ministeri: dai3,5 miliardi (+5% sul 2017) del ministero del-lo Sviluppo Economico per i nuovi armamentiai circa 1,3 miliardi per le missioni militari al-l’estero (fondo del ministero dell’Economia)…Sommando tutto e sottraendo in-vece la quota dei fondi Difesa de-stinati alla sicurezza interna, il to-tale delle spese militari per il 2018arriva a superare i 25 miliardi dieuro: un miliardo in più rispetto al2017 (+4%) e circa due miliardi inpiù rispetto al 2015 (+9%). Scelte che avvengono mentre ilFondo Nazionale per la non auto-sufficienza per persone con disa-bilità rimane inchiodato agli usualilivelli e non parliamo delle poche ri-sorse destinate alla famiglia. Diffi-coltà che sembrano non esistereper i fondi destinati a nuovi aerei enavi militari o a carri armati, le cuivendite andranno anche ad ali-mentare conflitti e tensioni in giroper il mondo. Intendiamoci, nontutti i problemi del nostro Paese si

possono risolvere con un semplice sposta-mento di fondi, ma alcuni importanti passisi potrebbero fare da subito. E fa male ve-rificare che non si hanno tentennamenti, anzisi propongono continui aumenti, sulle spe-se militari, soprattutto quelle per i nuovi si-stemi d’arma, mentre importanti capitoli so-ciali devono sempre “lottare” per mantene-re le proprie minime posizioni. Come se uncarro armato fosse sempre e comunque piùimportante del trasporto locale o una navemilitare più rilevante dei fondi per la famigliae le persone disabili o un cacciabombardierepiù necessario di un Canadair…Tratto da Avvenire del 5/11/2017 (adatta-mento e sintesi a cura di A. Giussani)

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20APPROFONDIAMO

Calamaio e rispetto, quando gli insegnanti erano semplicemente autorevoli

Sull’educare e sulla scuola

dalla rubrica “Le nostre voci” di Marina Corradi

Caro Avvenire, sono una nonna di86 anni che legge con piacerePopotus. Ho letto con commo-zione la prima pagina del numero

di martedì 30 gennaio aperta dal titolo «Chisi rivede, il calamaio!». Io ho vissuto inquelle aule, con quei banchi e con quei ca-lamai (che erano sempre vuoti per la di-sperazione dei bidelli), e sono stata messadietro la lavagna in castigo per la mia viva-cità. Ho indossato il grembiulino biancocon il fiocco blu, ho usato i quaderni a righee a quadretti per 5 anni. Quello che forsenon traspare nello scritto è il rispetto chenoi bambini avevamo per gli insegnanti, ilsilenzio che si osservava in classe, l’alzatain piedi quando entrava in aula un altro in-segnante o il direttore o la di-rettrice. Il rispetto che i nostrigenitori avevano per il corpodocente, «che aveva sempreragione ». Non c’era assolu-tamente severità, ma autore-volezza, e noi bambinieravamo allegri senza essereindisciplinati. Con viva cordialità Franca, Torino

Anno 1964, Milano, in unascuola statale come tante.Eravamo più di trenta inquella classe prima. Tuttebambine, tutte col grembiulebianco e il fiocco blu. Erano

gli ultimissimi anni dei calamai. Dopo seimesi passati a scrivere a matita ci miseroin mano le penne con il pennino d’acciaio,da intingere nell’inchiostro. L’inchiostro eranero e denso, ogni giorno rabboccato daun bidello con una grande brocca. I pen-nini nella nostre mani inesperte schizza-vano qui e là. Avevamo la carta assorbentecandida, pronta per asciugare. Ogni tanto, in primavera, una mosca an-dava ad annegare in un calamaio, e venivaripescata da qualcuna di noi tra il racca-priccio delle compagne. Le mani, all’ora diandare a casa, erano – almeno le mie –tutte macchiate, e non veniva via quell’in-chiostro, se non strofinando ostinata-mente.

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21APPROFONDIAMO

Dopo l’estate, a ottobre ci diedero il per-messo di scrivere con la biro. I calamai ri-masero vuoti. Era finita un’era, che la miagenerazione aveva appena sfiorato. Maera, in quegli anni Sessanta, del tutto un’al-tra epoca anche nel modo di stare inclasse, e con la maestra. Un modo più vi-cino a quello che racconta la 86enne si-gnora Franca, che all’oggi. Ci avevano insegnato un naturale rispettoper gli insegnanti, e in generale gli adulti.Quando entrava la maestra, la classe zit-tiva e si alzava in piedi. Anch’io non ho ri-cordi di autoritarismo: piuttosto, di unaserena disciplina. Senza minacce, senzaalzare la voce. Funzionava così: noi bam-bini ci fidavamo dei grandi. Non doveva es-sere una classe facile da tenere, quella “IA” così numerosa. Era il tempo dellagrande immigrazione dal Sud, e forse diecidi noi erano figlie di immigrati, appenasbarcate a Milano. Non parlavano l’italianocome noi, non erano altrettanto ben ve-stite, però il grembiule e il fiocco erano or-dinati. Se qualcuna restava indietro colprogramma la maestra le affiancava unacompagna più brava, ad aiutarla. Sicura-mente percepivamo che c’era una divi-sione fra noi, le “milanesi” e le “altre”, perònon ricordo di avere mai sentitovolare una parola di disprezzo.Ripenso a quella maestra, la si-gnorina Zambrini, austera nelsuo grembiule nero, con grati-tudine e affetto. Ci ha inse-gnato da sola l’italiano,l’aritmetica, la storia, la geogra-fia e l’educazione. A nessunasarebbe mai venuto in mente dimancarle di rispetto, e non per-ché ci facesse paura. Guardando indietro, ora pensoche in quel 1964 si vivesse an-cora nell’ultima eco del dopo-guerra e della ricostruzione, in

un’Italia che lavorava e cresceva. Ma,anche, era ancora il tempo in cui l’autoritàdegli adulti – padri, maestri, professori – eraindiscussa. Di lì a poco sarebbe arrivato il1968 e poi, come un’onda, tutto un altromodo di giudicare e di vivere; tutto rimessoin discussione, contestato, spesso rifiutato– il concetto di autorità, per primo. Ma auctoritas in latino viene da augere, chesignifica far crescere, e in un mondo senzaalcuna autorità riconosciuta si cresce a fa-tica. Noi ex bambine del 1964 ci ritro-vammo, ginnasiali, in un liceo che avevafuori dal portone le camionette della poliziaschierate, e spesso c’erano tumulti, al mat-tino. Scoprimmo che era normale usciredalla classe o anche dalla scuola nell’ora dilezione, ignorare un professore, contestarlose dava voti bassi o domandava troppo,gridargli “fascista” se pretendeva disciplina.La auctoritas, come il rispetto di cui parla lalettrice, erano finiti, insieme a tutto unmondo. Studiai molto meno dei miei fratellimaggiori, e me ne rallegrai. Eppure sepenso all’aria che si respirava in quella “I A”del 1964, confesso che ne ho nostalgia, ela sensazione di avere, essendo natatroppo tardi, perduto qualcosa. (Tratto da Avvenire del 1/2/2018)

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22OLTRE IL CAMPANILE

Persecuzione anti-cristiana

Il triste primato a Corea del Nord e Afghanistan

Secondo lo studio di “Porte Aperte”, sono 215 milioni nel mondo i fedeli che subiscono violenze. Oltre 3mila i morti e 15.540 gli edifici attaccati. In Libia e India situazione in peggioramento

Cresce ancora la persecuzioneanti-cristiana nel mondo. A sotto-linearlo è la Onlus “Porte Aperte”,che ha appena pubblicato la

World Watch List 2018, la nuova lista deiprimi 50 Paesi in cui più si perseguitano icristiani al mondo. Corea del Nord e Af-ghanistan, Paesi completamente diversi intermini di struttura politica e sociale, rag-giungono il punteggio massimo di oppres-

sione dei cristiani. La Corea del Nordmantiene la testa della triste classifica da16 anni consecutivi. Per quanto riguardaspecificamente l’aspetto delle violenze, è ilPakistan (5° posto nella lista generale) adavere l’infelice primato di Paese con il piùalto punteggio. Le principali dinamiche per-

secutorie restano anche per quest’annol’oppressione islamica e il nazionalismo re-ligioso di matrice induista e buddista. Sono stati 3.066 i cristiani uccisi a causadella loro fede nel periodo di riferimento trail 1° novembre 2016 e il 31 ottobre 2017,mentre ammontano a 15.540 gli edifici dicristiani attaccati tra chiese, case private enegozi. Si può stimare che un cristianoogni 11,5 nel mondo subisce elevata per-

secuzione. Libia(7°) e India (11°)sono le nazioniche hanno fattoun balzo di 8punti, scalandola classifica. Inparticolare l’Indiadeve questaescalation di in-tolleranza anti-cristiana allacrescente in-fluenza del radi-calismo induista:oltre 24mila cri-stiani indiani

sono stati aggrediti nel periodo in esame.Le new entry sono il Nepal (che vola al 25°)e l’Azerbaigian (45°), mentre a uscire daiprimi 50 Paesi sono la Tanzania (per un mi-glioramento) e le Isole Comore (situazionesostanzialmente invariata, esce perché altriStati peggiorano).

di Paolo M. Alfieri

In fuga dall’Irak e dalla Siria

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23OLTRE IL CAMPANILE

L’oppressione islamica continua a esserela fonte principale di persecuzione dei cri-stiani, non confermandosi solamente maestendendo la sua morsa in varie aree. Tut-tavia ciò che deve far riflettere è l’ascesadel nazionalismo religioso come prorom-pente fonte di persecuzione anti-cristiana(e di altre minoranze), con l’esempio em-blematico dell’India. Sottolinea Cristian Nani, direttore di “PorteAperte”: “L’intolleranza sociale e lo sfrutta-mento politico di taleintolleranza sono ilveleno di questo pe-riodo storico. Infattila persecuzione anti-cristiana va ben oltreil numero dei martirio le distruzioni di edi-fici cristiani. Essa simanifesta negli arre-sti senza processo,nei licenziamenti,nella violazione di di-ritti fondamentalicome l’istruzione e lecure mediche, nelle

campagne denigratorie e nel bullismo, maanche nei 1.240 matrimoni forzati e oltre1.000 stupri, cifre che celano vite devastatea causa di una scelta di fede e, ribadiamo,cifre che purtroppo sono da considerarepunti di partenza poiché potenzialmenteenorme è la realtà sommersa dei crimininon denunciati o non registrati contro i cri-stiani in molti Paesi”.Tratto da Avvenire del 10/1/2018; fonte:https://www.porteaperteitalia.org/

Devastazione di una chiesa copta Egitto

Cristiani a Lahore, in Pakistan

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24CIVICA

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La flebo che sgocciola lenta, il letto sem-plice, le sedie raccolte come ad accoglierei visitatori e la finestra aperta sul giardinodell’Aloisianum di Gallarate. È la prima im-

magine del film-documentario che ErmannoOlmi dedica a Carlo Maria Martini: Vedete, sonouno di voi ha la voce narrante del grande regista,si apre con le immagini del giovanissimo CarloMaria, figlio dell’alta borghesia torinese, che giàa dieci anni sceglie di dedicare tut-ta la sua vita a Dio entrando nellaCompagnia di Gesù e si chiude conMartini provato dalla malattia, lavoce ridotta a un sussurro, le maniimpacciate che riprendono vigorenell’atto di benedire alcuni amici ve-nuti a trovarlo per l’ultimo saluto pri-ma della morte, il 31 agosto 2012.E il suo volto sofferente – con gli oc-chi azzurri e quel profilo da principerinascimentale – si sovrappone nel-la mente dello spettatore a quello delvisetto da bambino che la madreportava al bar a Torino dopo aver fatto la Co-munione.«Avevo timore di fare un film su Martini», confessaOlmi, che racconta il rapporto d’amicizia con ilcardinale che incontrò nel 1980, all’inizio del mi-nistero episcopale a Milano: «Ora capisco la sim-patia che suscitava. Ricordo come mi mise in im-barazzo per come ascoltava me che ero una ri-serva».Tra immagini di repertorio, musica classica e lavoce di Olmi, si tratteggia l’affresco di Martini de-finito da Marco Garzonio, coautore del docu-

mentario, un «Padre della Chiesa capace di as-sicurare alla cristianità la presenza continua delfuoco dello Spirito». Ma si tratteggia anche – at-traverso espedienti stilistici davvero efficaci – l’af-fresco dell’Italia, i travagli della Chiesa, il dibatti-to sul profitto e i diritti dei lavoratori, l’ascolto insilenzio della Parola che Martini insegnò a migliaiadi persone, soprattutto giovani, con il metodo del-la lectio divina in Duomo. Un ruolo, quello del car-

dinale, che risalta quando c’è un’in-versione cronologica, di modo chela rievocazione di Tangentopoli sitrova a precedere quella degli annidi piombo. Ecco che la denunciadella corruzione si pone sullo stes-so piano di quella della follia che in-sanguinò Milano e il Paese per ol-tre un decennio. E il confronto,franco fino allo scontro, con il mon-do dell’imprenditoria e della politicarimanda al dialogo con i brigatisticercato da Martini e culminato nelcelebre episodio delle armi fatte

consegnare al Cardinale in arcivescovado.Il filo narrante è il letto vuoto dell’Aloisianum. C’èla dolce Torino dell’infanzia, la Roma degli stu-di, la Milano dell’impegno pastorale. E Gerusa-lemme, la città dove il cardinale sognò a lungouna sepoltura nella Valle di Giosafat. Ma le im-magini virano in altra direzione, in una stanza spo-glia e nel Duomo di Milano gremito per l’ultimoaddio al “suo” cardinale. Tratto da Famiglia Cristiana, 17 marzo 2017Cinema San Giuseppe Giovedì 15 febbraio, ore 21

RECENSIONE25

Il cardinal Martini nel film-documentario di Olmi

Vedete, sono uno di voi

Una proiezione da non perdere nel giorno in cui si ricorda la nascitadell’indimenticato Pastore della Chiesa ambrosiana

di Antonio Sanfrancesco

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CALENDARIO LITURGICO26

FEBBRAIO 2018

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27FARMACIE DI TURNO

GUARDIA FARMACEUTICA DALLE ORE 19.30 ALLE ORE 8.30DEL GIORNO SUCCESSIVO

FEBBRAIO 2018 (Bresso - Cormano - Cusano)a cura della Farmacia Rivolta - Cormano

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GiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledì

BRUSUGLIO - Cormano GIUGLIANO -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 5 - Bresso DEL CORSO -Cusano MilaninoFORNASÈ - CormanoRIVOLTA - CormanoCOMUNALE N ° 2 - Bresso PALTRINIERI -Cusano MilaninoSCOTTI - BressoSORRENTINO - CormanoBAIO - BressoCOMUNALE N ° 3 - Bresso COMUNALE -Cusano MilaninoMODERNA - BressoTESTI - fraz. OspitalettoCOMUNALE N ° 5 - Bresso MORETTI -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 5 - Bresso BRUSUGLIO - Cormano GIUGLIANO -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 1 - Bresso DEL CORSO -Cusano MilaninoFORNASÈ - CormanoRIVOLTA - CormanoCOMUNALE N ° 5 - Bresso PALTRINIERI -Cusano MilaninoSCOTTI - BressoSORRENTINO - CormanoBAIO - BressoCOMUNALE N ° 5 - Bresso COMUNALE -Cusano MilaninoMODERNA - BressoTESTI - fraz. OspitalettoCOMUNALE N ° 4 - Bresso MORETTI -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 5 - Bresso BRUSUGLIO - Cormano GIUGLIANO -Cusano MilaninoCOMUNALE N ° 5 - Bresso DEL CORSO -Cusano MilaninoFORNASÈ - CormanoRIVOLTA - Cormano

Via V. Veneto, 27 Via C. Sormani, 89Via Vittorio Veneto, 26 P.za Trento e Trieste, 4P.zza Bernini, 1/AVia Caduti della Libertà, 10Via Ambrogio Strada, 56 Via Cooperazione, 20Via A. Manzoni, 14Via Gramsci 44Via Vittorio Veneto, 5/DVia Piave, 23 Esselunga CusanoVia Vittorio Veneto, 51Via XXIV Maggio, 21Via Vittorio Veneto,26V.le Matteotti, 2Via Vittorio Veneto, 26 Via V. Veneto, 27 Via C. Sormani, 89Via Roma, 87 P.za Trento e Trieste, 4P.zza Bernini, 1/AVia Caduti della Libertà, 10Via Vittorio Veneto, 26 Via Cooperazione, 20Via A. Manzoni, 14Via Gramsci 44Via Vittorio Veneto, 5/DVia Vittorio Veneto, 26 Esselunga CusanoVia Vittorio Veneto, 51Via XXIV Maggio, 21Via Papa Giovanni XXIII, 43 V.le Matteotti, 2Via Vittorio Veneto, 26 Via V. Veneto, 27 Via C. Sormani, 89Via Vittorio Veneto, 26 P.za Trento e Trieste, 4P.zza Bernini, 1/AVia Caduti della Libertà, 10

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28I NUMERI DELLA COMUNITÀ

Direttore: Don Angelo Zorloni Redazione: Ambrogio Giussani - Luca BaraggiaWalter Baraggia - Flavio Campetti - Valentina VillaDario Landreani - Francesco Boso

Foto: Autori vari Copertina: P.B

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 405 del 18-11-1978Grafiche Baraggia s.r.l. - Via Ornato, 14 - MILANO - Tel. 02.6425737 - Fax 02. 66104118 - e-mail: [email protected]

Direttore: ANGELO ZORLONI

Orario Confessioni Parrocchia SS. Nazaro e Celsoferiali: ore 8.45 - 9.30sabato: ore 16-19

Indirizzovia Roma, 12 - 20091 Bresso

www.madonnadelpilastrello.it.e-mail: [email protected]

Numeri utiliPrevosto - don Angelo ZorloniOrari segreteria parrocchiale: dal lun. al ven. 17.30 - 19don Saulo MontiOratorio - don Andrea CarrozzoCarabinieri BressoVigili del FuocoCroce RossaAmbulanzaServizio di guardia medicaComunePolizia LocaleOspedale BassiniAcliAssociazione Centro sociale anzianiAVISBiblioteca ComunaleCasa dell’AnzianoCentro della FamigliaCentro di ascolto CaritasCinema-Teatro San GiuseppeParrocchia San CarloParrocchia Madonna della Misericordia

02 610 08 82

380 49 13 98702 610 17 6802 610 89 51

11502 610 73 68

11802 34567

02 614 55102 614 554 00

02 5799.102 66 50 10 72

02 610 72 3602 614 00 95

02 614 55 34902 66 50 30 7002 66 50 34 39

366 489234302 66 50 24 94

02 614 26 6002 610 09 96

Orari delle SS. Messe in BressoSS. NAZARO E CELSO - feriali: ore 7 (escluso il sabato) - 9sabato e vigiliari: ore 18.30festivi: ore 7.30 - 9 - 10.15 - 11.30

Santuario della Madonna del Pilastrellotutti i giorni ore 17 S. Rosariosabato 10 febbraio Santa Messa ore 17.30

SAN CARLO - feriali: ore 8 - 18.30sabato e vigiliari: ore 19festivi: ore 8.30 - 10.30 - 19

MADONNA DELLA MISERICORDIA - feriali: ore 17.30sabato e vigiliari: ore 17.15festivi: ore 10 - 17.30

Chiesa di San Francesco - feriali: ore 9 (escluso il sabato)sabato e vigiliari: ore 18.30festivi: ore 11.15

Squilla febbraio 2018 stampa_La Squilla ottobre 2017 06/02/18 09.05 Pagina 28