La buona igiene è nelle nostre mani - cibavisionacademy.it · proprio in età adolescenziale,...

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Novembre 2007, volume IX, numero 3 Poste Italiane. Spedizione in a. p. - 70% - DC/DCI/VC nr 3 - 2007 La buona igiene è nelle nostre mani Studi condotti sul comportamento degli utilizzatori lenti a contatto mettono in evidenza che circa il 16-50%* dei portatori non si lava le mani prima di manipolare le lenti, aumentando così il fattore di rischio di contaminazione microbica. Dobbiamo aiutare i nostri pazienti a non sottovalutare l’importanza dell’igiene, inclusa quella del portalenti; vedere il proprio specialista lavarsi sempre le mani, all’inizio e alla fine di ogni visita, rassicura il portatore e rinforza il concetto.

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La buona igieneè nelle nostre maniStudi condotti sul comportamento degli

utilizzatori lenti a contatto mettono in

evidenza che circa il 16-50%* dei portatori

non si lava le mani prima di manipolare le

lenti, aumentando così il fattore di rischio di

contaminazione microbica.

Dobbiamo aiutare i nostri pazienti a non

sottovalutare l’importanza dell’igiene, inclusa

quella del portalenti; vedere il proprio

specialista lavarsi sempre le mani, all’inizio e

alla fine di ogni visita, rassicura il portatore e

rinforza il concetto.

* Sulley A., Compliance in contact lens wear -Part 2 Improving compliance

in Optician 229/6000/2005, 42-49

I teenager e l’uso delle lenti a contattoSilvio Maffioletti, Letizia Ruggeri

Misura tonometrica con lenti in silicone idrogelFabrizio Zeri, Luigi Lupelli, Luciana Zarrilli

CIBA Vision Education Center

5º Convegno Assottica“Contattologia & customer retention”

Laura Boccardo

Absorbimento delle proteine nelle lac morbide:analisi e confronto tra vari materiali

Archimede Gentile, Simone Santacatterina, Silvia Tavazzi, Silvio Mafioletti

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sommarionovembre 2007 vol. IX, n. 3

ArticoliI teenager e l’uso delle lenti a contatto pag. 4Silvio Maffioletti, Letizia Ruggeri

Misura tonometrica con lenti in silicone idrogel pag. 11 Fabrizio Zeri, Luigi Lupelli, Luciana Zarrilli

CIBA Vision Education Center pag. 16

5º Convegno Assottica “Contattologia & customer retention” pag. 17Laura Boccardo

Absorbimento delle proteine nelle lac morbide:analisi e confronto tra vari materiali pag. 21Archimede Gentile, Simone Santacatterina, Silvia Tavazzi, Silvio Mafioletti

RubricheImmagini di lac pag. 24 Fabrizio Zeri e Antonio Calossi

Tips & tricks pag. 26Laura Boccardo

In libreria pag. 27 Laura Boccardo

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lenti a contattocontact lenses

Codirettori scientifici L. Lupelli (Roma), N. Pescosolido (Roma)

Comitato scientifico L. Boccardo (Certaldo), M. Bovey (Palermo), R. Fletcher (London), A. Fossetti (Firenze), P. Gheller (Bologna), M. Lava (Roma), S. Lorè (Roma), A.Madesani(FortedeiMarmi),S.Maffioletti(Bergamo), L. Mannucci (Padova), U. Merlin (Rovigo), M. Pastorelli (Novi Ligure), M. Rolando (Genova), A. Rossetti (Cividale del Friuli), C. Saona (Barcelona), L. Sorbara (Toronto), M. Zuppardo (Roma)

Ringraziamenti SiringrazianoA.I.LACeS.Opt.I.perlacollaborazionescientifica

Comitato editoriale A. Calossi (Certaldo), O. De Bona (Marcon), M. Lava (Roma), C. Masci (Roma), F. Zeri (Roma)

Segreteria O. De Bona via E. Mattei, 11 - 30020 Marcon (VE) tel. 041.5939411 e-mail: [email protected]

Nome della rivista LAC

Direttore responsabile Marco Perini

Proprietario testata BieBi Editrice

Editore BieBi Editrice di Mauro Lampo Via Losana, 4 - 13900 Biella Tiratura Quadrimestrale, 32 pagine

Tipografia TrueColor via Pio X, 2/g - 28021 Borgomanero (NO)

Registrazione Tribunale Biella, in data 6/5/99 al n. 487

Sped. gratuita

Numeri arretrati Presso la segreteria

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I teenager e l’uso delle lenti a contatto

Silvio Maffioletti*, Letizia Ruggeri**

* Corso di Laurea in Ottica e Optometria dell’Università degli Studi di Milano Bicocca** Dottoressa in Psicologia Sperimentale - Università degli Studi di Bologna

SommarioUna tumultuosa trasformazione biologica allontana

il teenager dall’infanzia e lo proietta, in pochi anni, nel-la vita adulta. È un periodo cruciale nel quale fiorisce lo sviluppo sessuale del teen, mutano le sue caratteristiche fisiche e psicologiche, hanno luogo le delicate scelte sco-lastiche e occupazionali che strutturano la sua identità e definiscono la sua futura collocazione sociale.

Anche il suo sistema visivo cambia e si evidenziano, proprio in età adolescenziale, ametropie e disfunzioni visive (miopia, anisometropia, astigmatismo funziona-le, insufficienza accomodativa, eccesso di convergenza) che a volte sono la conseguenza di posture squilibrate e inopportune, altre volte evidenziano il tentativo del suo sistema visivo di adattarsi agli intensi impegni vi-sivi richiesti dall’attività scolastica.

Compensare un’ametropia con lenti a contatto in-vece che con occhiali comporta vantaggi sia di ordine ottico-rifrattivo, sia di tipo visuopercettivo e psico-logico; in assenza di motivi specifici che le controin-dicano, le lenti a contatto rappresentano una scelta opportuna e qualificata per la compensazione ottica dei teenagers.

In Italia l’applicazione di lenti a contatto in età adolescenziale sta conoscendo una stagione di rile-vante e capillare diffusione grazie alla recente dispo-nibilità di materiali e tecnologie costruttive più ade-guati, alla maggiore professionalità degli operatori del settore, alla loro più piena consapevolezza dei vantag-gi indotti dalla compensazione con lenti a contatto.

Il sistema visivo del teenagerL’adolescente vive una profonda trasforma-

zione biologica che, in pochi anni, lo allontana dall’infanzia e lo proietta nella vita adulta. È il tempoincuicambianolesuecaratteristichefisi-che e psicologiche, si compie la sua maturazione

sessuale, hanno luogo le fondamentali e delicate scelte tra indirizzi di studio diversi nella ricer-ca della sua futura realizzazione individuale. Nelle giornate del teenager convivono vissuti emozionali nuovi ed esaltanti come l’esperienza del gruppo e il fascino esercitato dall’altro sesso e, nello stesso tempo, si manifestano momenti di disorientamento, smarrimento della propria identità, paura del futuro1.

Anche il sistema visivo del teenager muta in modo rapido, adattandosi alle richieste ambien-tali; in Italia, dove la scuola dell’obbligo si esten-definoagliannidell’adolescenza, tali richiestesono prevalentemente la lettura, la scrittura e

Parole chiave Adolescenza, aniseiconia, impegno visivo prossimale,lentioftalmiche,filmlacrimale.

Fig. 1: Il tema ‘Contattologia & adolescenza’ è stato trattato nel 4° Convegno Assottica che si è svolto a Roma, presso l’Audito-rium della Tecnica, l’8-9 ottobre 2006.

Fig. 2: Il sistema visivo dell’adolescente muta in modo rapido, adattandosi alle richieste ambientali.

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l’applicazione protratta al computer. La visio-ne del teen (se il suo apparato visivo è esente da patologie oculari e da anomalie della visio-nebinoculare), è stabile,organizzata,flessibile;il suo sistema visivo ha infatti ormai da tempo (nei primi tre anni di vita) completato il proprio sviluppo anatomico e funzionale2. Successiva-mente si è adattato alle richieste ambientali pro-seguendoilsuoperfezionamentofinoai7-8anniinquellocheèdefinito“periodosensibile”,chehaplasmatounraffinatosistemasensorialechelo supporterà nel resto dei suoi anni3.

L’acuità visiva del teen si attesta sopra ai tre-dici decimi4, la sensibilità al contrasto gli consente di percepire anche le minime differenze di chia-roscurotrafigureesfondo5, la binocularità è ben strutturata e stabile permettendogli di cogliere l’esatta collocazione degli oggetti nello spazio6, il senso cromatico7 e il senso del movimento8 hanno acquistatoformadefinitivaecontribuisconoalsuomassimo adattamento all’ambiente. La sua visione partecipa inoltre inmodosignificativoall’attivitàcognitiva: raccoglie, trasduce ed elabora gli stimoli luminosi permettendo all’adolescente di integra-re le varie informazioni (visive, uditive, proprio-cettive, ecc) e utilizzarle nell’attività cognitiva, in modalità prettamente soggettive che sottostanno all’influenza della memoria, della cultura, dellemotivazioni e delle aspettative personali9.

Nel corso dell’adolescenza spesso si eviden-ziano ametropie, disturbi dell’accomodazione, anomalie della binocularità e altri problemi vi-sivi funzionali; essi a volte sono la conseguenza di posture squilibrate e inopportune, altre volte evidenziano il tentativo del suo sistema visivo di adattarsi agli intensi impegni visivi prossima-li connessi all’attività scolastica (i testi e le im-magini che gli vengono presentate su supporti cartacei oppure a monitor) o all’attività ludica (Game Boy, Play Station)10.Affrontatalidifficol-tàeffettuandoverificheoptometrichenellequa-li,spesso,vieneaconoscenzadeiproprideficitvisiviaffidandosi,perlalorosoluzione,aipro-fessionisti che si occupano della visione.

Le prime lenti a contattoL’adolescenza spesso coincide con l’appli-

cazione delle prime lenti a contatto che oggi sono considerate, se non esistono motivi speci-ficiesoggettivichelecontroindicano,unascel-ta qualificata nella compensazione ottica deiteenagers. In Italia l’applicazione di lac in età

adolescenziale sta conoscendo una stagione di rilevante e capillare diffusione, grazie alla re-cente evoluzione di nuovi materiali e tecnolo-gie costruttive ma altresì per l’accresciuta pro-fessionalità degli operatori del settore e la loro maggior consapevolezza dei vantaggi indotti dalla compensazione con lac in età precoce.

Le lenti a contatto rivestono un ruolo im-portante nella quotidianità degli adolescenti e sono la risposta più adeguata alle loro esigenze e al loro stile di vita dinamico, sportivo, poco prevedibile. Non va però dimenticato che, pur offrendo svariati vantaggi rispetto agli occhia-li ed essendo in grado di migliorare l’autosti-ma degli adolescenti che le portano, le lac sono dispositivi medici e la loro applicazione non va affrontata con superficialitàma attraversoun’accurata selezione dei portatori e un loro regolare controllo.

Applicare lac ai teenagers consente al pro-fessionista, nel presente e in prospettiva, di ampliare e consolidare il proprio patrimonio di portatori: il teenager è in primis un diretto utilizzatore dei prodotti di contattologia (mer-cato primario), è potenzialmente in grado di orientare le scelte dei propri familiari e amici (mercato d’influenza) e, in virtù della giova-ne età, andrà accompagnato nelle scelte legate al mezzo ottico compensativo anche nell’età adulta (mercato futuro). Nonostante la giova-ne età, il teen ha idee chiare circa la cura della propriapersonaeriesceadinfluenzaresigni-ficativamenteledecisionidiacquistoinfami-glia, incidendo economicamente (direttamente oppureindirettamente)inmanierasignificati-va sui consumi familiari.

Fig. 3: Per compensare esattamente un’ametropia, una lente deve avere la distanza focale coincidente con il punto remoto dell’occhio. Ciò significa che il suo potere deve necessariamente variare in funzione della sua distanza dall’apice corneale.

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La parte clinica dell’applicazione di len-ti a contatto agli adolescenti non si dovrebbe fermare alla compensazione dell’ametropia; il professionista dovrebbe altresì prendere in considerazione le loro abilità visive valutando l’adeguatezzadellamotilitàoculare,l’efficien-za della funzione accomodativa e della con-vergenza, la stabilità della visione binoculare. L’applicazione di lac va ampliata, trasforman-dosi così nella gestione complessiva della con-dizione visiva dell’adolescente da parte del professionista che, oltre all’approntamento dell’adeguata compensazione ottica, verificale sue abilità visive e percettive, le controlla nel tempo e gli fornisce (quando necessario) consigli di tipo ergonomico e posturale.

Adolescenza e impegno prossimaleOggi i teenagers utilizzano gli occhi soprat-

tutto per attività prossimali (lettura, computer, scrittura) che implicano elevato impegno cogni-tivo, Anche a livello visivo le attività scolastiche risultano dispendiose in quanto richiedono ra-pidi movimenti oculari saccadici, di estensione limitata, realizzati su supporti bidimensionali. Servequindiunsistemavisivorobustoeflessi-bile, che sopporti carichi crescenti e continui.

Non tutti lo possiedono. I problemi binocula-ri a distanza ravvicinata, oggi assai diffusi, pro-vocano una sintomatologia disturbante che può comprendere mal di testa, bruciore e/o prurito oculare, sensazione di corpo estraneo, lacrima-zione accentuata, fotofobia, offuscamento visivo temporaneo, iperemia congiuntivale.

Tali sintomi sono spesso indotti dalla rispo-sta stress. Quando si realizzano condizioni di stress visivo, l’accomodazione si localizza più lontano rispetto al suo normale posizionamen-to e si ha quindi una non coincidenza spaziale fra l’accomodazione e la convergenza. Il punto di incontro tra gli assi visivi si trova quindi più vicino al soggetto rispetto alla localizzazione spaziale dell’accomodazione e i test optometrici lo evidenziano attraverso l’accettazione di len-ti positive nei test a distanza prossimale e, alla medesima distanza, con il graduale spostamento verso l’esoforia.

Per verificare i problemi visivi prossimaliè opportuno eseguire test nello spazio libero. L’analisi visiva integrata (AVI), proposta da Scheiman e Wick nel 2002, è attualmente il me-tododivalutazionevisivapiùcompletoedeffi-

cace; scompone la visione in una serie di abilità e permette di esplorare singolarmente gli aspetti che sono coinvolti nel processo visivo11. Ha lo scopodisemplificarelacomprensionedeisingo-li meccanismi visivi, che riconduce a tre aree:1. Area dell’ integrità della funzione visiva: salute

oculare, acuità visiva, condizione refrattiva;2.Areadell’efficienzavisiva:accomodazione,vi-

sione binoculare, abilità oculomotorie;3. Area dell’elaborazione dell’informazione: abi-

lità visuospaziali, abilità di analisi visiva, abi-lità di integrazione.

L’analisi visiva integrata unisce varie moda-litàdianalisienecomponeunasintesiefficace:considera test effettuati in ambiente, applica i concetti dell’analisi OEP relativi al deterioramen-to e alla sua prevenzione, raggruppa i dati visivi in modo integrato, prende in considerazione la disparitàdifissazione,permettedi indagare inmodo approfondito e completo le varie aree fun-zionali del sistema visivo.

Occhiali e lenti a contattoCompensare un’ametropia con occhiali op-

pure con lenti a contatto comporta varie e si-gnificative differenze. Alcune sono di ordineottico-rifrattivo, altre di tipo visuopercettivo e psicologico12.

Le differenze di ordine ottico-refrattivo com-prendono: 1. Morfologia e qualità estetica più naturali: le lac

non alterano il volto del soggetto, conseguen-te all’ingrandimento dell’occhio indotto dalle lenti oftalmiche positive nell’ipermetrope e al rimpicciolimento dell’occhio indotto dalle len-ti oftalmiche negative nel miope.

2. Campo visivo più ampio: le lac eliminano le restrizioni al campo visivo indotte dall’occhia-le e dipendenti dal potere delle lenti oftalmi-che, dalla forma e dimensione della montatura, dalla distanza apice corneale-lente oftalmica.

3. Riduzione delle aberrazioni ottiche: le lac ri-mangono centrate in ogni direzione di sguardo riducendo le aberrazioni ottiche da incidenza obliqua della luce che vengono invece indotte dalle lenti oftalmiche.

4.Ininfluenzasull’attivitàdellaconvergenzanellavisioneprossimale:fissandooggettiviciniconlelac, l’asse visivo ne attraversa costantemente il centro ottico mentre le lenti oftalmiche (se sono centrate per la visione a distanza) producono

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effetti prismatici; nell’attività prossimale ciò pro-voca un aumento della richiesta di convergenza per i miopi che passano dagli occhiali alle lac e una diminuzione della richiesta di convergenza per gli ipermetropi che passano dagli occhiali alle lac.

5. Scomparsa degli effetti prismatici in visione non primaria: le lac eliminano gli effetti pri-smatici indotti dall’utilizzo di una zona di len-te oftalmica eccentrica rispetto al centro ottico.

Se gli occhiali hanno lenti oftalmiche con poteri diottrici diversi si determina inoltre anisoforia ovvero effetti prismatici d’entità differente; tali effetti anisoforici sono assenti nel porto delle lac, che mantengono la centratura durante i movimenti oculari.

6. Espressione del potere diottrico effettivo: per compensare esattamente un’ametropia, la len-te deve avere la distanza focale coincidente con ilpuntoremotodell’occhio.Ciòsignificache il potere della lente deve necessariamente variare in funzione della sua distanza dall’api-ce corneale: in un ipermetrope che passa dagli occhiali alle lac, il potere diottrico deve essere aumentato; in un miope che passa dagli oc-chiali alle lac, il potere diottrico deve essere diminuito. Tale effetto, che cresce proporzio-nalmente al valore diottrico della lente, per valori inferiori a +/-4,00 diottrie è considerato trascurabile.

7.Scarsainfluenzasullagrandezzadell’immagi-ne retinica: la compensazione con lac altera in modo trascurabile la grandezza dell’immagine retinica, mentre la compensazione con occhia-lelaalterainmodosignificativo.

8. Ininfluenza sull’attività dell’accomodazionenella visione prossimale: a causa della posi-zione delle lenti rispetto all’apice corneale, si realizza una differenza nell’effettiva accomo-dazione esplicata dal soggetto con occhiale o con le lac. Nel miope che passa dall’occhiale allelacsiverificaunaumentodirichiestaac-comodativa nella lettura, mentre nell’iperme-tropechepassadall’occhialeallelacsiverificauna diminuzione di richiesta accomodativa nella lettura.

Le differenze di tipo visuopercettivo e psi-cologico tra lac e occhiali riguardano invece la posizione apparente degli oggetti nello spazio, il movimento del soggetto e/o degli oggetti nel-lo spazio, la visione periferica, il livello di ansia generata dall’uso della compensazione ottica, l’apparenzaesteticadell’occhio,l’influenzadellacompensazione ottica sulla qualità della comu-nicazione interpersonale13.

Lenti a contatto e sportL’adolescenza è la fascia con la massima

percentuale di soggetti che praticano un’attività sportiva una o più volte la settimana in Italia14. Tale pratica subisce una sensibile riduzione pro-

I teenager e l’uso delle lenti a contatto

Fig. 4: Fissando oggetti vicini con le lac, l’asse visivo ne attra-versa costantemente il centro ottico mentre le lenti oftalmiche (se sono centrate per la visione a distanza) producono effetti prisma-tici. Nell’attività prossimale ciò provoca, passando da occhiali a lac, un aumento della richiesta di convergenza per i miopi e una diminuzione della richiesta di convergenza per gli ipermetropi.

Fig. 5: L’adolescente vive lo sport come esperienza giocosa, fonte di benessere individuale, occasione di interazione sociale. In que-sto contesto le lenti a contatto sono una delle opportunità che gli consentono di costruire una nuova e più adeguata identità.

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gredendo verso l’età adulta e alle conseguenti assunzioni di responsabilità (entrata nel mondo del lavoro, formazione di una famiglia).

L’adolescente vive lo sport come esperienza giocosa ed emozionale, opportunità educativa, fonte di benessere individuale e occasione di interazione sociale. Le potenzialità dello sport sono assai rilevanti nel periodo adolescenziale: la trasformazione fisica, la tempesta ormonalee il cambiamento psicologico e relazionale che lo caratterizzano si abbinano alla maturazione sessuale e allo smarrimento legato alla perdita della propria identità di bambino. Nel teen na-sce il bisogno di costruire una nuova identità, di rendersi autonomo e maggiormente separato dai genitori, di rafforzare il proprio senso di ap-partenenza al gruppo di coetanei aderendo allo standard estetico (capelli, vestiti, hobby) che li caratterizza. In questo contesto le lenti a contat-to sono una delle opportunità che gli consento-no di ritagliarsi una nuova identità, in grado di accentuare la separazione e l’indipendenza dal proprio passato e dai propri genitori15.

Il rapporto tra il professionistae il teenager

Nella letteratura scientifica l’adolescenza èdescritta come un periodo di tumulto emotivo suscitato dai rapidi cambiamenti fisici, dallosbocciare della sessualità, dalle richieste di una maggiore responsabilità che gli pervengono nell’ambito familiare, associate a una più accen-tuataidentificazioneconipropricoetaneieaunmaggior interesse verso la vita sociale.

Quando comincia a muoversi più autono-mamente nel mondo esterno, l’adolescente ne incontra i limiti e i problemi (oltre alle stimolanti occasioni) e li vede con occhi nuovi. Spesso le sue reazioni critiche e pungenti non riflettonotanto una crisi d’identità ma piuttosto i difetti della realtà circostante, ai quali gli adulti non fanno più caso.

L’adolescente, dopo il tramonto del tempo dellegrandisfidepoliticheesociali,ritieneoggiprevalenti i valori privati, i legami, le relazio-ni, l’armonia familiare. Ma nello stesso tempo, come è sempre avvenuto, i teenagers costruisco-no e rafforzano la propria identità prendendo le distanzedagliadulticonlinguaggispecifici,mo-dalità alternative di abbigliamento, nuovi modi di comunicare e di passare il tempo libero.

L’opportunità di utilizzare la lente a contatto

nella compensazione ottica dei teenagers com-porta, da parte dell’ottico-optometrista, una ge-stione attenta del rapporto con l’adolescente e i suoi genitori, con i quali va costruita una chiara edesplicitacollaborazionefinalizzataapreveni-re le complicanze e a garantire la qualità visiva del mezzo ottico stesso. Attenersi alle regole for-nite dallo specialista nell’uso delle lenti a contat-to (in latino ‘complere’, da cui deriva il termine ‘compliance’) comprende vari aspetti che riguar-dano l’uso dei sistemi di manutenzione, un’igie-ne personale appropriata, l’attenersi ai tempi di porto e ai programmi di sostituzione preventi-vati. Il portatore di lenti a contatto deve lavare sempre le mani prima di manipolare le lenti a contatto, attenersi all’uso corretto del sistema di manutenzione che gli è stato indicato (in accor-do con le linee guida pubblicate dal produttore e con le norme di una buona igiene), rispettare i tempi di porto indicati, utilizzare soluzioni e contenitori non contaminati.

Se il teenager, deliberatamente oppure in modo inconsapevole, non si attiene alle indicazioni for-nite relaivamente all’utilizzo delle lenti a contatto, aumentano i fattori di rischio per le complicanze. Lacompliancedevequindiessereverificatae ri-chiesta con continuità, ad ogni controllo.

Una comunicazione efficace tra l’adolescen-te e il professionista, può avvenire attraverso un linguaggio verbale oppure in una modalità non verbale, che svolge un ruolo di primo pia-no nel loro rapporto interpersonale. L’aspetto e l’abbigliamento del teen che porta lac forni-scono indizi circa le opinioni che egli nutre nei confronti dell’igiene e riguardo l’accuratezza dei comportamenti ad essa connessi. Tuttavia anche l’aspettopersonaledelprofessionista influenzasignificativamente il suo rapporto con l’adole-scente: un aspetto curato, un ascolto attento e un atteggiamento sereno verso il teenager lo rendo-no credibile e autorevole mentre un un aspet-to sciatto e trascurato lo rende poco credibile e quindi vanifica gli eventuali rimproveri versoun adolescente che non cura la manutenzione delle lenti a contatto.

L’ottico-optometristaè indefinitiva,aglioc-chi del teenager, l’adulto che offre la sicurezza di una competenza professionale consolidata e che, inunrapportodifiduciae scambio, lochiamaa un comportamento (gestione quotidiana delle lac, manutenzione, tempi di sostituzione delle lac) puntuale e responsabile16.

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I teenager e l’uso delle lenti a contatto

Il rapporto dell’adolescente con il professio-nista, nel corso dell’applicazione delle lenti a contatto e nei successivi periodici controlli, en-tra a pieno titolo nelle svariate esperienze che lo porteranno a un progressivo svincolo dalla tu-tela e dal controllo genitoriale attraverso la gra-duale conquista di spazi sempre più ampi di mo-vimento e di scelta. Ciò comporta, da parte del professionista, una gestione attenta del rapporto con i genitori del teen, ai quali va frequentemen-te chiarito che l’applicazione ha come scopi pri-mari la conservazione della salute oculare e la prevenzione delle complicanze.

Il rapporto tra il professionistae i genitori del teenager

La precocità dell’applicazione di lac è spesso frenata dai genitori, preoccupati dalle possibili complicanze; risulta pertanto fondamentale es-sere chiari riguardo le caratteristiche chimico-fisicheeottichedelle lac scelte, la lorocorrettagestione, la prevenzione di problematiche e complicanze. I centri di applicazione dotati di video, immagini e supporti multimediali sono agevolati nel mostrare in modo chiaro e coinvol-gente le tipologie di lac, le modalità di porto più adatte,ibeneficieivantaggiinsitinelloroutiliz-zo, i comportamenti da evitare.

Spesso il genitore affronta l’adolescente sen-tendosi già in partenza disarmato, come se i ten-tatividisuscitarenelfiglio/aatteggiamentipiùdialoganti e costruttivi fossero inutili. È un grosso

errore in quanto l’adolescen-te, al di là delle apparenze, è malleabile. I genitori devono avere la responsabilità e il coraggio di chiamarlo a un confronto sereno e serio, pre-cisargli dove e perché sta sba-gliando, indicargli percorsi alternativi, imporgli vincoli e limiti, esprimere il loro pa-rere sulle sue scelte. Soltan-to così l’adolescente potrà scegliere da che parte stare, se ascoltarli oppure prose-guire per la propria strada. In questo percorso avranno svolto adeguatamente il loro compito di educatori, con-ducendo il figlio/a a com-piere scelte che, comunque,

gli permetteranno di sentirsi realmente libero e responsabile delle proprie azioni. Tale atteggia-mento assume oggi rilevanza ancora maggiore, in un periodo nel quale prevale il modello dei genitori-amici che tendono prioritariamente ad assecondareidesiderideifigli.L’adolescentehainvece bisogno di genitori autorevoli, capaci di offrire un esempio di vita coerente con i principi che essi stessi vivono e vogliono trasmettere17.

Frequentemente i teenagers mettono alla pro-va i confinidelproprio sé infrangendo i limitidefinitidalle regoledicomportamento familia-re e/o sociale; spesso, per esempio, cambiano le proprie abitudini rispetto alla pulizia perso-nale, all’organizzazione della propria camera, alla cura dei propri libri. Non sostituire le lac con la puntualità richiesta oppure non effettuar-ne la corretta manutenzione sono due dei com-portamenti più diffusi in questo senso. Si tratta di comportamenti che provocano discomfort, complicanze secondarie e spesso l’abbandono delle lac.

Infrangendo le regole i teen esprimono il ri-fiuto delle modalità educative, che ricordanoloro la dipendenza infantile e dalle quali, spesso in modo irruente, tentano di liberarsi18. Ma la so-stituzione delle lac con puntualità e l’esecuzio-ne di una corretta manutenzione sono obiettivi primari e costituisconouna“condicio sinequanon”perl’usodellelac;ilprofessionistachiamadunque il teenager a comportamenti quotidiani che, insieme ai genitori, andranno verificati e

Fig. 6: L’applicazione delle lenti a contatto del figlio adolescente è, per i genitori, parte del lungo e spesso controverso tentativo di coniugare le sue richieste con la necessaria assunzione di responsabilità nei confronti dell’impegno assunto.

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I teenager e l’uso delle lenti a contatto

qualificherannolasuaaffidabilità;questeverifi-che esprimeranno l’opportunità o meno di con-sentirgli l’uso delle lenti a contatto.

L’applicazionedellelentiacontattodelfiglioadolescente è, per i genitori, parte del lungo e spesso controverso tentativo di coniugare le ri-chiestedelfiglio/aconlasuanecessariaassun-zione di responsabilità nei confronti di ogni im-pegno assunto. In questo senso l’applicazione e la gestione delle lenti a contatto divengono, per ilteen,un’esperienzadiaffinamentoerafforza-mento di quell’identità che, faticosamente, sta costruendo.

Bibliografia1.ChessS,ThomasA.Conoscituofiglio.Giunti,Firenze,1989.2. Ruggeri L, Ciriello M. Uno sguardo alla psicologia dello sviluppo. In Il bambino e le abilità di lettura: il ruolo della visione,acuradiMaffiolettiS,PregliascoR,RuggeriL.Fran-coAngeli, Milano, 2005.3. Butterworth G, Harris M. Fondamenti di psicologia dello sviluppo. Psycology Press, Hove (UK), 1998.4.SormaniR,MaffiolettiS,PocaterraR.Acutezzavisiva:unoscreening per andare... oltre i 10/10. Istituto Superiore di Scienze Optometriche ‘Giuseppe Ricco’, Milano, a.a. 1996-97.5. Salati R. Sviluppo della visione binoculare: metodiche sperimentali di studio. In Polenghi F, Salati R. Appunti di strabologia, contributi alle giornate di studio anni 1999, 2000, 2001. Ghedimedia, Milano, 2003.

6. Cannao M. La mente con gli occhiali. Franco Angeli, Mi-lano, 1999.7. Salati R. Sviluppo della visione binoculare: metodiche sperimentali di studio. In Polenghi F, Salati R. Appunti di strabologia, contributi alle giornate di studio anni 1999, 2000, 2001. Ghedimedia, Milano, 2003.8. Cannao M. La mente con gli occhiali. Franco Angeli, Mi-lano, 1999.9. Ruggeri L. Lo sviluppo neuromotorio del bambino. Rivista Italiana di Optometria, vol.25/4, 2002.10.MaffiolettiS,RuggeriL.Leabilitàvisive.InIlbambinoeleabilitàdilettura:ilruolodellavisione,acuradiMaffiolettiS, Pregliasco R, Ruggeri L. FrancoAngeli, Milano, 2005.11. Sheiman M, Wick B. Clinical management of binocular vi-sion. Lippincott Williams &Wilkins, Philadelphia, 2002.12. Lorè S, D’Agati P. I bambini e le lenti a contatto. In Il bambi-noeleabilitàdilettura:ilruolodellavisione,acuradiMaffio-letti S, Pregliasco R, Ruggeri L, FrancoAngeli, Milano, 2005.13. Rossetti A, Gheller P. Manuale di optometria e contattolo-gia. Zanichelli, Bologna, 2003.14.ISTAT(2002).Sporteattivitàfisiche:indaginemultiscoposulle famiglie. Anno 2000.15. Roncagli V. Sport vision. Calderini, Bologna, 1990.16. Lupelli L, Fletchter R, Rossi A. Contattologia, una guida clinica. Medical Books, Palermo, 2004.17. Panizon F. Cari genitori. Laterza, Bari, 1998.18. Butterworth G, Harris M. Fondamenti di psicologia dello sviluppo. Psycology Press, Hove (UK), 1998.

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Misura tonometrica con lenti in silicone idrogel

IntroduzioneVari autori1-5 hanno riportato che è possibile

misurare la pressione intraoculare (IOP), utiliz-zando diversi tipi di tonometri, su una lente a contatto (lac) morbida in idrogel (I). Questa pro-cedura potrebbe essere utile per diverse ragioni:- Evitare l’anestesia locale (perché essa può pro-

vocare una possibile erosione epiteliale o per-ché, in diversi paesi è utilizzabile soltanto da personale medico).

- Evitare traumatismi in condizioni di patologia corneale come la cheratopatiabollosa, l’ulcera ecc. oppure ogni volta che è necessario sottopor-siaquestoesamefrequentemente(tonografia).-Quandolasuperficiecornealeèestremamente

irregolare.- Per consentire la misurazione della IOP nell’uso

continuo (refrattivo o terapeutico) senza rimuo-vere le lac.

In ogni modo la misura ottenuta con questo procedimento potrebbe essere influenzata dalcontenuto di acqua, dalla geometria, dal potere e dallo spessore centrale della lente. È stato di-mostrato che è possibile controllare il problema usando una lente a contatto morbida giornalie-ra con basso potere negativo. In questa maniera è possibile ottenere un metodo di misurazione pratico, economico, sicuro e preciso6. Le lac in si-

licone idrogel (SI) sono ora sempre più frequen-temente usate sia per scopi refrattiviche terapeu-tici, per uso giornaliero e continuo. I materiali dellelentiacontattoSIsonoperòmenoflessibilirispetto a quelli I, a causa della presenza del si-licone. Il modulo di una lente SI può arrivare ad essere sei volte maggiore di quello delle lenti I. Le proprietà meccaniche dei materiali ad elevato modulo potrebbero rendere imprecisa la proce-dura tonometrica effettuata direttamente sulla lente, dal momento che essi si adattano meno facilmente alla forma della cornea.

ScopoIlfinediquestolavoroèstatoquellodicon-

frontare la misurazione della IOP sulla lac in SI con più alto modulo presente sul mercato, con quella effettuata su una lac I giornaliera, già pre-cedentemente ritenuta idonea a questo scopo6.

MetodiSono stati arruolati, su base volontaria presso

uno solo studio privato professionale, ventiquat-tro soggetti sani (13 maschi e 11 femmine; età-media 40,4 anni; SD 13,4). È stato usato un tono-metro ad applanazione di Goldmann. Allo scopo di ridurre possibili biasindotti da diversi osser-vatori, solo uno sperimentatore, con esperienza

Fabrizio Zeri*, Luigi Lupelli**, Luciana Zarrilli***

* Optometrista, Psicologo, FIACLE; Istituto Superiore di Stato “E. De Amicis”. Dipartimento di Optometria, Roma-Italia; Dipartimento di Psicologia. Università “La Sapienza”, Roma-Italia** Optometrista, FIACLE, FAILAC; Istituto Superiore di Stato “E. De Amicis”. Scuola di Ottica e Dipartimento di Optometria, Roma-Italia; Roma-Italia*** Studente; Istituto Superiore di Stato “E. De Amicis”. Dipartimento di Optometria, Roma-Italia

Tab. 1: Proprietà delle due lac usate nell’esperimento

LensType lotrafilconA(Air Optix™ Night & Day®)

hialifilconA(SofLens®one day)

BOZR (mm) 8.40 8.60TD (mm) 13.8 14.2Modulus (Mpa) 1.52 0.24Dk (Barrel) x 10-11 140 33Water content (H2O %) 24 70tc (@-3.00D) (mm) 0.08 0.17FDA Group I II

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Misura tonometrica con lenti in silicone idrogel

nella procedura, ha eseguito tutte le misurazio-ni. I valori sono stati registrati da un altro speri-mentatore, senza informare chi eseguiva le misure. Per entrambi gli occhi di ogni soggetto sono state eseguite due misurazioni; una con una lac in lotra-filconAdisf-1.50D(AirOptix™NightandDay®,CibaVision)el’altraconunalacinhilafilconAdisf-1.50D (SofLens®one day, Bausch & Lomb), per un totale di 48 occhi. Le caratteristiche delle lac sono riportate in Tab. 1. Allo scopo di prevenire un possibile effetto legato alla ripetizione della misu-ra, evidenziato da Motolko7, la sequenza delle due misurazioni sulle due lac è stata sempre invertita nei due occhi dello stesso soggetto.

Dopo aver inserito una lac è stata istillata fluoresceina toccando la congiuntiva bulbaresuperiore con una strip monodose bagnata con soluzionefisiologica.Nonèstataeffettuataane-stesia locale. Per ogni misurazione sono state prese tre letture consecutive la cui media ha rap-presentato il valorefinale. Il tonometro è statoportato a 10 mm Hg dopo ogni lettura.

RisultatiE stata trovata una buona correlazione tra le

misurazionidiIOPsulotrafilconAesuhilafilco-nA (r=0.75; p<0.05). In Fig. 1 è riportata la retta di regressione: la pendenza è di 0.79 e l’intercetta di 2.94. Il diagramma di BlandAltman (Fig. 2) mo-stra che quasi tutti i punti sono all’interno di 2 SD, inoltrenessuntrendsignificativoperladifferenzatra le due misure in funzione della loro media è stato individuato. Un test di Student per campio-ni ripetuti, che ha valutato la misura della IOP conlotrafilconAequellaconhialifilconA,nonhamostrato differenze significative (t=0.46p=0.64).Nessuno dei partecipanti ha riportato dolore o fastidio durante la tonometria con lac. Cioè in ac-cordo a quanto pubblicato in precedenza6.

DiscussioneIl presente studio ha evidenziato che la misura

della IOP mediante tonometria ad applanazione di Goldmann su la lac in SI avente il modulo più alto,nonèsignificativamentediversadaquellaottenuta su una lac in I. Inoltre, tale procedu-ra, pur effettuata in assenza di anestesiatopica, non genera nessuna sensazione di fastidio o di-scomfortcome già precedentemente descritto nel caso di misura su lac giornaliera in I6. Alle netal8 hanno confrontato i valori di IOP rilevati con lac in SI con quelli ottenuti senza lac (tutti effettua-

ti con anestesia topica) in un piccolo campione di 10 soggetti, senza randomizzazione della se-quenza delle due misurazioni. I nostri risultati concordano con questo studio, sebbene la lac in SI da noi scelta sia diversa per contenuto d’ac-qua, spessore centrale, potere al vertice posterio-re e, soprattutto, nel modulo, essendo quello del lotrafilconApiùelevatorispettoaquellodelba-lafilconA(1,10Mpa).Inostririsultatisonostatiottenuti comunque utilizzando un solo potere della lac (sf-1.50D) e per un intervallo limitato di IOP tra 10 e 20 mmHg. Lac in SI con poteri positivi e negativi più alti, che contribuiscono a rendere la lacmeno flessibile, potrebbero inci-dere sull’accuratezza della misura. Sono quindi necessarie ulteriori indagini per poteri delle lac diversi e per un intervallo di valori di IOP più

Fig.1: Diagramma di dispersione tra le misure di IOP ottenute con la lente in lotrafilconA e quelle ottenute con la lac in hialifil-con A. La linea tratteggiata indica perfetta regressione.

Fig.2: Grafico di BlandAltman. Le linee tratteggiate indicano un intervallo di confidenza per le differenze del 95%.

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Misura tonometrica con lenti in silicone idrogel

ampio. Un altro aspetto della procedura è che l’immagine tonometrica è leggermente diversa per ledue lac.La lente in lotrafilconAassorbequantitàdifluoresceinalimitatecosìl’aspettoèsimile a quello convenzionale (due semicerchi vuoti; Fig.3). Invece con la lac in I, che assorbe completamente la fluoresceina, all’osservatoreappare una doppia immagine di due semicerchi pieni (Fig.4).

ConclusioniNoncisonodifferenzesignificativetraivalo-

ridiIOPottenutisulacinlotrafilconA,lalentecon più alto modulo tra quelle in SI, rispetto a quelli con una lac giornaliera in I con basso mo-dulo. Questo è vero per un normale intervallo di IOP (il nostro campione era compreso tra valori di 10 e 20 mmHg) e per una potere di sf-1,50 D. Ulterioristudisononecessariperverificaresesi-mili risultati possono essere ottenuti in caso di lac positive o negative di maggiore potere e per un intervallo di IOP più ampio.

Bibliografia1. Lupelli L, Zeri F. Tonometria senza anestesia farmacologia della cornea. Una rassegna aggiornata. Atti Fondaz Giorgio Ronchi, 1995, 50: 179-212.2. Kreda SH. Applanationtonometryin contact lenspractice. J AmOptomAssoc. 1987; 58: 208-214. 3. Panek WC, BootheWA, LeeDA etal. Intraocular pressure measurement with the Tono-Penthrough soft contact lenses. AmJ Ophthalmol 1990; 109: 62-65.4. Scibilia GD, Ehelers WH, Donshik PC. The effect of thera-peutic contact lenseson intraocular pressure measurement. CLAO J 1996; 22: 262-265.5. Patel S, Illahi W. Non-contact tonometry over soft contact lenses: effect of contact lens power on the measurement of in-tra-ocular pressure. Contact LensAnteriorEye 2004; 27: 33-7.6. Zeri F, Lupelli L, Formichella P, Masci C, Fletcher R. Gold-mann Applanation Tonometry over Daily Disposable Contact Lens: Accuracyand Safetyof Procedure. Contact Lensand An-terior Eye 2007; 30: 233-238.7. Motolko MA, Feldman F, Hyde M, Hudy D. Sources of variability in the results of applanation tonometry. Can J Ophthalmol 1982; 17:93-5.8. Allen RJ, De Wit D, Saleh GM. Applanation tonometry in silicone hydrogel contact lens wearers. Poster at ARVO. Fort-Lauderdale, Fl 25-29 April2004.

La versione in lingua italiana del presente poster è stato presentato al V Convegno Assottica, Firenze 30 ottobre - 1 novembre 2007.

Corrispondenza: Dott. Fabrizio Zeri; Dipartimento di Optome-tria,IstitutoSuperiorediStato“E.DeAmicis”ViaL.Galvani,600153 Roma Italia. email: [email protected]

Fig. 3: La testa del tonometro è in contatto con la lac in lotra-filcon A. Due semicerchi appaiono all’osservatore dopo l’istilla-zione di fluoresceina.

Fig. 4: La testa del tonometro è in contatto con la lac in hialifil-con A. In questo caso 2 semicerchi pieni appaiono all’osservato-re perchè l’idrogel assorbe completamente la fluoresceina.

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L‘uso del filtro giallo nell’applicazione delle lenti a contatto1,2,3

Il filtro giallo (Wratten #12), utilizzato con fluoresceina, migliora la qualità dell’osservazione.

FluoresceinaIl fluorato di sodio (C20 H10 O5 Na2) è un colorante solubile in acqua, comunemente disponibile in strisce monouso. Quando viene illuminato con luce blu cobalto, o raggi ultravioletti prossimi al visibile, assume un’intensa fluorescenza di colore giallo-verde. Se le superfici della cornea e della congiuntiva sono sane e intatte non si evidenzia alcuna colorazione dopo l’instillazione della fluoresceina nel sacco congiuntivale e la sua diffusione nel film lacrimale. In presenza di tessuti danneggiati, invece, il colorante fluisce negli spazi intra e inter cellulari e se queste aeree vengono illuminate con luce blu, emettono una luce giallo verde (535-520) fortemente fluorescente. La fluoresceina può essere così utilizzata come ausilio diagnostico sia con che senza lenti a contatto in situ.

NOTA:

La fluoresceina può tuttavia diffondersi, in modo irreversibile, all’interno delle lenti in idrogel, ingiallendole. È per lo più utilizzata senza lenti (in questo caso dopo l’utilizzo e prima del reinserimento delle lenti, la fluoresceina deve essere eliminata con soluzione fisiologica sterile) o con le lenti Rigide Gas-Permeabili e alcune lenti in Silicone Idrogel. È altresì disponibile una particolare fluoresceina ad alto peso molecolare (fluorexone) che non si diffonde all’interno dei materiali idrogel.

Gli strumentiLa lampada a fessura con filtro blu cobalto sulla sorgente illuminante e filtro giallo Wratten#12, o simile, posto davanti al sistema di osservazione è lo strumento più idoneo per l’esame della colorazione fluoresceinica. Il filtro giallo taglia la luce blu e permette soltanto alla luce verde fluorescente di raggiungere il sistema di osservazione. Ciò migliora il contrasto della zona colorata e aumenta la sensibilità del test diagnostico.

EsameL’esame dell’occhio con fluoresceina e filtro giallo dovrebbe essere una prassi nell’esame dei portatori di lenti a contatto. Essa aiuta ad individuare le prime leggere variazioni tessutali, così da poter mettere in atto azioni preventive. Come nel caso della disidratazione corneale (secchezza), che talvolta si riscontra con lenti in idrogel e che spesso può essere trattata con lenti in silicone idrogel.

Rosso620 - 780 nm

Verde492 - 577 nm

Violetto390 - 455 nm

Verde - Giallo520 - 535 nm

Fluoresceina

Blu Cobalto460 - 490 nm

Note:

1. Baron H. Kontaktlinsen. 1991; 490-5002. Efron N. Contact Lens Practice. 2002; 52-673. Schwallie J.D., McKenney C.D., Long W.D., McNeil A. Corneal Staining Patterns in Normal Non-Contact Lens Wearers. Optometry and Vision Science, Vol.74, No.2, February 1997

Richiedi il filtro gialloal Professional Service di CIBA Vision:

Tel 041 5939402email [email protected]

Fino ad esaurimento scorte.

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Il filtro giallo nella pratica clinica

1. Inumidire una nuova striscia di fluoresceina con soluzione fisiologica sterile.

2. Scrollare via l’eccesso di liquido dalla parte finale della striscia e adagiarla sulla congiuntiva.

3. Inserire il filtro blu cobalto nel sistema di illuminazione e sistemare il filtro giallo di fronte all’obiettivo del sistema di osservazione.

Immagini viste con la lampada a fessura

senza filtro giallo: con filtro giallo:

Più ossigeno per la salute degli occhi dei tuoi portatori

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CIBA Vision Education Center

Ciba Vision, convinta da sempre dell’im-portanza delle conoscenze e dell’educazione, al decimo anno dalla nascita della rivista scienti-fica“lac”,nataperdivulgareecondividereco-noscenze, ricerche, innovazioni ed esperienze cliniche in ambito contattologico e oggi fonte di aggiornamento per tutti gli applicatori, fa un ulteriore passo avanti dando vita ad un’altra im-portante iniziativa: l’avvio di un centro di for-mazione permanente.

Ciba Vision Education Center sarà un punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di visione e costituirà una delle più avanzate, inno-vative ed intense esperienze di formazione per-manente del mondo della contattologia. Il Cen-tro nasce con l’obiettivo di promuovere, in un clima di condivisione di ideali, di collaborazione e scambio di sapere, lo sviluppo di professioni-stisemprepiùqualificatiedaggiornati,ingradodi porre i bisogni del cliente al centro dell’atten-zione e di rispondere alle crescenti esigenze di innovazione del mercato.

Ciba Vision Education Center è situato all’in-terno di Città Studi di Biella - a metà strada tra Milano e Torino - una struttura nata per rispon-dere alle esigenze delle aziende in merito a for-mazione, ricerca e diffusione dell’innovazione tecnologica. Il progetto architettonico che porta la firma dell’archittetto Gae Aulenti, realizzatoin un’area di 100.000 metri quadrati, coniuga al meglio design e fuzionalità. Le aule per lo studio, l’auditorium, il moderno college attrezzato e con-fortevole, nonché le aree verdi e quelle sportive, fanno di questa struttura un vero e proprio cam-pus universitario. Ciba Vision Education Center, oltre ad usufruire dei servizi offerti dall’intera struttura, dispone di uno spazio esclusivamente dedicato all’area clinica, con sei unità didattiche attrezzate con strumenti e tecnologie d’avanguar-dia e di un’aula per le lezioni magistrali collegata con le varie unità della clinica.

Nelle diverse unità di lavoro allestite all’interno del Centro, i partecipanti potranno familiarizzare con strumenti di ultima generazione e con i proto-colli di lavoro più avanzati. La fase teorica dell’ap-prendimento verrà completata dalla fase pratica durante la quale i partecipanti potranno, sotto la guida di docenti con anni di esperienza clinica, concretizzare quanto appreso durante il corso.

I corsi seguiranno percorsi formativi innova-tivi che considerano l’uomo nella sua totalità e nelle sue molteplici dimensioni e si avvarranno dei più nuovi e incisivi strumenti di lavoro.

Un nuovo concetto d’eccellenza sarà il filoconduttore di questi incontri. Lo studio appro-fondito, la preparazione professionale e la ricer-ca d’avanguardia focalizzati sulla centralità della persona caratterizzeranno i corsi del Ciba Vision Education Center. Si affronteranno le diverse sfe-re di interesse degli specialisti che operano nel mondo della correzione visiva, nella prospettiva di valorizzare la professionalità del contattologo e il servizio offerto al cliente. Nel concreto il con-tenuto dei corsi spazierà da aspetti tecnico scien-tificiallacomunicazioneperarrivarealbusinessmanagement. Nell’imprescindibile area tecnico-scientificacheprevedeunprogrammaesaustivo,i partecipanti avranno a disposizione materiali educativi aggiornati e l’uso di tecnologie inte-rattive. L’area della comunicazione affronterà al meglio lo sviluppo delle capacità necessarie per consolidareilrapportoconiclienti.Infine,l’areadel business management avrà l’obiettivo di svi-luppare competenze gestionali che permettano di organizzare, delgare e condurre il centro di applicazionenelmodopiùefficiente

I corsi tenuti al Ciba Vision Education Center sono una splendida opportunità poiché preve-deno percorsi esperienziali, guidati da tutor alta-mentequalificatieconstrumentid’avanguardia,individuali e di gruppo. Un bagaglio di informa-zionicompleto,diversificatoeaggiornato,maso-prattutto un incontro che più che insegnamento vuole essere fruttifero scambio di idee, opinioni, riscontri dove la semplice trasmissione di cono-scenze da docente a discente viene sostituita da un processo di mutuo e reciproco scambio. Una sorta di percorso che ha come traguardo, la mi-gliore soddisfazione dei bisogni e delle richieste del cliente. Il tutto svolto in un campus che fa-vorisce lo scambio di saperi tra varie discipline facilitando la nascita di gruppi di lavoro multi-disciplinari.

Un modo nuovo di arricchire gli aspetti del-la propria professionalità: in un mondo dove il numero di portatori di lenti a contatto è in con-tinuo aumento, diventa necessario aggiornarsi e acquisire conoscenza, cultura e consapevolezza.

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5° Convegno Assottica “Contattologia & customer retention”

Laura BoccardoOptometrista, FAILAC

L’appuntamento con l’annuale Convegno Assottica si è rinnovato domenica 30 settembre e lunedì 1 ottobre a Firenze, dove oltre 600 par-tecipanti hanno affollato la sala plenaria dello Sheraton Hotel.

Il costante successo del congresso organizzato da Assottica dimostra quanto sia vivo l’interesse dei professionisti nei confronti di un appunta-mento annuale dedicato alle lenti a contatto, così come avviene negli altri paesi europei ed extraeu-ropei. Il convegno, giunto alla sua quinta edizio-ne, si è confermato come un punto di riferimento che, anno dopo anno, fornisce un quadro aggior-nato sulle lenti a contatto e sui sistemi di manu-tenzione. La formula vincente è la doppia anima dell’evento, che riesce ad offrire formazione in una prospettiva sia tecnico scientifica, sia im-prenditoriale, grazie all’intervento delle aziende leader del mercato e dei più importanti relatori, italiani ed esteri, di fama internazionale.

Il tema di quest’anno era “Contattologia& customer retention”, vale a dire tutte quellestrategie che mirano alla conservazione della clientela esistente. La contattologia, nel settore dell’ottica, rappresenta il campo di applicazione privilegiatoperla“customerretention”,perchépermette di sviluppare di una relazione fedele e duratura tra il professionista ed il portatore di lenti a contatto.

I lavori si sono aperti domenica mattina, sotto la guida di Nicoletta Carbone, giornalista scientifica che ha moderato l’intero convegno.Nicoletta Carbone conduce l’unico programma quotidiano dedicato da un network radiofonico nazionale alla salute e al benessere.

Lafidelizzazionedelclientesicostruiscein-nanzi tutto attraverso il dialogo: comunicare in-formazioni tecniche richiede uno sforzo costante disemplificazionedel linguaggio,per renderloaccessibile e comprensibile a chiunque. A questo proposito,EmilianoRicci,laureatoinastrofisicaegiornalistascientifico,hacondottounsuggesti-

voparallelotra“Galileo,iltelescopioela“custu-mer retention”. ComeGalileo ha abbandonatoil dotto ed elitario latino per diffondere le idee dellateoriacopernicanainlingua“volgare”,allostesso modo i nostri strumenti di comunicazione devono essere comprensibili ed accessibili a tut-ti, nella convinzione che i mercati sono conver-sazioni e, se gli interlocutori non si capiscono, la conversazionefinisce.

I temi legati al marketing sono stati appro-fonditinella relazione“Ilvaloredel clienteneltempo” di Mario Silvano, uno tra i massimiesperti di vendita e comunicazione in Italia e in Europa.Unaefficacegestionedelleattivitàpost-vendita consente di mantenere il rapporto con la clientela,verificandoneltempolasoddisfazionedel cliente, offrendogli assistenza e risolvendo subito eventuali problemi o reclami.

Dopo il coffee-breack, si è aperta la serie del-le relazioni scientifiche con l’intervento diDe-smond Fonn, direttore del Centre for Contact Lens Research presso la School of Optometry, University of Waterloo (Canada). Nella rela-zione “ Come l’occhio interagisce con la lenteacontatto”,Fonnha illustrato le reazionifisio-

Fig. 1: L’intervento di Desmond Fonn

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logiche della cornea e della congiuntiva all’uso di lenti a contatto, con un breve accenno anche alle reazioni di carattere patologico. Le reazio-nifisiologichedapartedicorneaecongiuntivasono dovute soprattutto ad uno stato di ipossia, o ad un’azione di insulto meccanico, mentre le reazioni patologiche, caratterizzate da infiam-mazione e infezione, sono dovute alla contami-nazione microbica delle lenti.

Nel pomeriggio Maurizio Rolando, profes-sore associato di Oftalmologia presso la Clinica Oculistica dell’Università di Genova, ha descrit-tolastrettarelazioneesistentetrafilmlacrima-le,lentiacontattoesuperficieoculare,nellasuarelazione “L’adattamento della superficie ocu-lare all’applicazionedella lente a contatto”. Lasuperficieoculareèingradodiadattarsiall’ap-plicazione di una lente a contatto, mediante una serie di processi che determinano la biocompati-bilità della lente. Questa capacità di adattamento èconseguenzadellastrutturadinamicadelfilmlacrimaleedegliepitelidellasuperficieoculare.Quando un paziente non è in grado di portare a termineinmodoefficacequestoadattamento,sisviluppano dei sintomi di fastidio, spesso ricon-ducibili ad una condizione di occhio secco. Inter-venti sull’ambiente ed i comportamenti possono aiutare il paziente a portare le sue lenti in modo più sicuro e confortevole.

Anna Sulley, consulente aziendale e past pre-sident della British Contact Lens Association (UK), ha illustrato “La customer retention nel-la pratica contattologica”. Dopo aver investitotempo ed energia nell’applicazione delle lenti a contatto, è demoralizzante vedere quanti sog-gettifinisconoperabbandonarle.Questiporta-tori persi contribuiscono alla mancata crescita dell’usodellelentiacontatto,chesièverificatanegli anni più recenti. Ad ogni applicatore spetta il compito di far sì che i propri pazienti riman-gano portatori a lungo termine, sollecitandoli a seguire un programma di visite di controllo, po-nendo le domande giuste, effettuando approfon-dite valutazioni cliniche e consigliando prodotti innovativi e di alta qualità.

La giornata si è conclusa con i corsi tecnico-scientifici, che sono stati poi ripetuti il lunedìpomeriggio. I corsi tenuti da Robin Chalmers, Anna Sulley e Stefano Barabino hanno appro-fonditoiltemadellostudiodelfilmlacrimaleedel trattamento dell’occhio secco. Questo argo-mentoèstrettamentelegatoaltemadella“custo-

merretention”,datocheiproblemidisecchezzaoculare costituiscono una delle cause principa-li di abbandono delle lenti a contatto. Vittorio Roncagli si è occupato della valutazione visiva e comportamentale del portatore di lenti a contat-to, sottolineando come gli aspetti comunicativi siano altrettanto importanti, quanto gli aspetti tecnici nella gestione del paziente. La professio-nalità è un elemento fondamentale nella costru-zione di un rapporto duraturo fra applicatore e paziente, come messo in evidenza anche nel cor-so di Roberto Parisotto e Monica Tabacchi e in quellodiSilvioMaffiolettieRobertoPregliasco,che si sono occupati della gestione dello studio di contattologia. Antonio Calossi ha condotto un corsoditopografiacorneale,alfinedifornireglielementi fondamentali per orientarsi nella valu-tazione di un esame ormai ampiamente diffuso nella pratica contattologica.

5° Convegno Assottica “Contattologia & customer retention”

Fig. 2: La sala plenaria durante la relazione di Maurizio Rolando

Fig. 3: Visita all’esposizione dei poster scientifici

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5° Convegno Assottica “Contattologia & customer retention”

Per la cena di gala di domenica sera, ha aperto le sue porte l’Istituto degli Innocenti, nel cuore di Firenze. L’Ospedale degli Innocenti fu costruito agli inizi del quindicesimo secolo, su progetto di Filippo Brunelleschi, e costituisce uno dei pro-totipi dell’architettura rinascimentale. Ai giorni nostril’edificioèun’istituzionepubblica,cheol-tre a fornire sussidi per l’infanzia e le famiglie, è anche un polo di ricerca e documentazione; vi si trova inoltre una zona museale, con opere pitto-riche e documenti storici.

Lunedì mattina Robin Chalmers, dell’Indiana University School of Optometry (USA), ha ripreso il tema della secchezza oculare come causa di ab-bandono dalle lenti a contatto, nella sua relazione “Comelascienzaclinicapuòpermetteredicon-servareiportatorievitandoildropout?”.Tralepossibili soluzioni, la Chalmers ha raccomandato di applicare lenti in materiali più moderni, utiliz-

zare sistemi di manutenzione privi di conservanti e fornire consulenza ergonomica, per ridurre i fat-tori ambientali che inducono secchezza.

A questo punto, alcuni partecipanti al con-vegno hanno portato la testimonianza concreta dellapropriapraticaquotidianadi“contattolo-gia& customer retention”, raccontando la loroesperienza di gestione del punto vendita. A se-guire, Giancarlo Montani, professore a contratto del Corso di Laurea in Ottica e Optometria pres-so l’Università di Lecce, nell’intervento “Stru-menti per la valutazione del comfort nei portato-ridilentiacontatto”,hacondottounarassegnadiarticoliscientificichedescrivono iprincipaliquestionari per la valutazione del comfort del-le lenti a contatto. Il fastidio è un sintomo del tutto soggettivo, che spesso non è accompagnato da segni clinici rilevanti e quindi non è facile da quantificareinmodoscientifico.

Robin Chalmers e Anna Sulley hanno con-dotto a quattro mani in un intervento interattivo sultema“Patterndicomplicanzeassociateallelentiacontatto”,cheha illustratocomesipos-sano proporre le soluzioni migliori in termini di materiali per lenti a contatto e tipologia di porto, sfruttando al meglio le informazioni sui fattori di rischio associati alle lenti.

A concludere la serie delle relazioni scienti-fiche, Desmond Fonn ha ripercorso i notevoliprogressi compiuti negli ultimi anni nella mes-sa a punto di nuovi materiali e geometrie ed ha quindi fornito una serie di anticipazioni sulle frontiere e gli obiettivi futuri della ricerca in con-tattologia,nellasuarelazione“Allaricercadellalenteperfetta.Quantocisiamovicini?”.

Per la prima volta quest’anno, il Convegno Assottica si è arricchito di un importante mo-mento di formazione, prevedendo una sessione dedicata ai poster. Questa forma di comunica-zionescientifica,moltodiffusaneicongressiin-ternazionali,nonavevafinoratrovatounagiustavalorizzazione nel nostro settore in Italia. Sono stati presentati 15 poster, che sono rimasti espo-sti per tutta la durata del convegno.

Diverse comunicazioni si sono occupate di lenti in silicone idrogel. Cristina Mazzoni ha presentato il case report di un’applicazione di lente a contatto in silicone idrogel capovolta per uso ortocheratologico. Fabrizio Zeri, Luigi Lu-pellieLucianaZarrillihannoverificatosel’altomodulodelle lenti insilicone idrogel influenzal’accuratezza della misura tonometrica rilevata

Fig. 4: Aperitivo nel cortile dell’Istituto degli Innocenti

Fig. 5: Premiazione dei vincitori della sessione poster

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5° Convegno Assottica “Contattologia & customer retention”

attraverso le lenti. Guido De Martin ha illustra-to l’uso del silicone idrogel su cornee irregolari in soggetti con intolleranza alle lenti a contatto RGP. Daniela Comuzzi ha valutato il comfort di un tipo di lenti in silicone idrogel, in relazione alla scelta del raggio di curvatura. Antonio Ca-lossi, Alessandro Fossetti, Luigi Lupelli e Fabri-zio Zeri si sono chiesti se esista veramente un problema di minor comfort iniziale delle lenti in silicone idrogel ed hanno condotto uno studio in cui gli applicatori stessi provavano su di sé il comfort delle lenti in idrogel e delle lenti in si-licone idrogel. Alfredo Mannucci e Saverio Fro-soni hanno invece presentato i risultati di uno studio sulla correzione dell’afachia neonatale con lenti a contatto in silicone elastomero.

Altri poster hanno fissato l’attenzione sulletecniche di ortocheratologia. Alessandro Fossetti ha condotto un’analisi aberrometrica della su-perficiecornealedopotrattamentodiortochera-tologia notturna. Antonio Calossi ha presentato il case report di una paziente con astigmatismo misto, trattata con una lente torica per ortoche-ratologia notturna.

L’utilizzodistrumentidiindaginesofisticatipermettedianalizzarelasuperficieoculareelelenti in modo sempre più dettagliato. Archimede Gentile,SilvioMaffioletti,SimoneSantacatterinae Silvia Tavazzi hanno misurato l’assorbimento proteico su diversi tipi di lenti morbide, median-te spettroscopia. Giorgio Parisotto ha condotto uno studio sulle aberrazioni indotte dalle lenti a contatto multifocali, utilizzando l’aberrometro Nidek OPD Scan. Giancarlo Montani ha valutato l’effetto della variazione della curva base delle lenti RGP sulle aberrazioni oculari in occhi con cheratocono. Francesco Romano, Maurizio Mar-tino e Giancarlo Montani hanno utilizzato un softwaredianalisidelleimmaginiperquantifi-care la punteggiatura corneale. Monica Tabacchi e Pietro Gheller, hanno condotto uno studio sul-le blebs come segno di sensibilità corneale, uti-lizzando la microscopia speculare.

FabrizioZeri, infine,hacondottoun’indagi-ne fra allenatori, insegnanti e medici sportivi per capire quanta propensione ci sia all’utilizzo di lenti a contatto nello sport.

Lunedì pomeriggio in sala plenaria si è svolta la premiazione del migliore poster, valutato da un’appositacommissionescientifica.Icriteridivalutazione comprendevano sia aspetti legati all’originalitàesignificativitàdellavorodiricer-

ca, sia aspetti legati alla chiarezza e all’organiz-zazionegraficadelposter.Èstatopremiatoilla-voro presentato da Francesco Romano, Maurizio Martino e Giancarlo Montani, dell’Università del Salento, Lecce, sull’“Analisi quantitativa dellapunteggiatura corneale tramite un software per analisidelleimmagini”.Lasessioneposterèsta-ta particolarmente apprezzata, perché risponde all’esigenza di incentivare nel settore optome-tricolaproduzionedipubblicazioniscientifichein lingua italiana, oltre a valorizzare il lavoro di ricerca che viene svolto nel nostro paese.

I lavori congressuali sono terminati con una relazione a sorpresa di Emiliano Ricci che, carta stellare alla mano, ha guidato la platea in un viag-gio alla scoperta del cielo sopra di noi: un invito a spingere lo sguardo più lontano e a trovare l’orien-tamentonellesfideprofessionalidelprossimofu-turo, grazie anche al bagaglio di conoscenze che abbiamo raccolto in questo convegno Assottica.

Fig. 6: Giuliano Nannini, presidente di Assottica, con Nicoletta Carbone

Fig. 7: L’intervento conclusivo di Emiliano Ricci

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Adsorbimento delle proteine nelle lac morbide: analisi e confronto tra vari materiali

Introduzione Ildepositodisostanzederivantidalfilmlacri-

male sulle lenti a contatto (lac) è una condizione clinica che induce riduzione del comfort, dimi-nuzione della qualità della visione e incremento della risposta infiammatoria.Negli ultimi anninumerosi studi hanno riguardato l’adesione dei depositi proteici sulle lac, che rimane tuttora un problema solo parzialmente risolto e può porta-re a intolleranza del portatore e al drop out delle lac stesse1-2.

Questo studio è finalizzato a osservare equantificare i depositi sulle lenti a contatto inidrogel e in silicone idrogel in funzione del loro tempo di utilizzo, delle proprietà del materiale (caricaionicaerugositàsuperficiale)edelleca-ratteristiche lacrimali del portatore. Sono inoltre stati messi a confronto i livelli di comfort espressi dai portatori che hanno partecipato alla ricerca.

Metodi sperimentaliLo studio è stato condotto sulle lenti a con-

tatto utilizzate da 32 soggetti (16 uomini e 16 donne) con un’età media di 24.4 anni (SD 4.4, range 20-38).

Nella fase preliminare tutti i partecipanti sono stati informati, sia verbalmente che in for-ma scritta, circa le modalità richieste per l’uso delle lenti a contatto (tempo di utilizzo giorna-liero, utilizzo di sostituti lacrimali, ecc); la loro valutazione soggettiva è stata raccolta tramite specificiquestionari,suiqualiessiregistravanogiornalmente le loro osservazioni. L’assegna-zione delle lenti a contatto ai vari portatori è stata gestita da un ricercatore non direttamente coinvolto nell’analisi dei risultati; le lac, tutte reperibili sul mercato, sono state fornite in para-metri compatibili con le geometrie corneali dei portatori, ai quali è stato assegnata una lac in materiale idrogel per l’occhio destro e una lac in silicone idrogel per l’occhio sinistro.

Quattro delle lenti a contatto utilizzate nello

studio erano inmateriali idrogel (MethafilconA, Alphafilcon A, Vifilcon A, Omafilcon A) equattro in silicone idrogel (Lotrafilcon B, Lo-trafilconA,GalyfilconA,BalafilconA).Aognipartecipante sono state consegnate 3 paia di lac: il primo paio per un utilizzo di 4 ore, il secondo paio per 24 ore di utilizzo continuo giornaliero e notturno, il terzo paio per un utilizzo solo diur-no di tre settimane.

Nel corso delle tre settimane di porto i par-tecipanti hanno utilizzato una soluzione salina isotonica di thymerosal (0,001%) e clorexydina (0,005%) con effetti batteriostatici e battericidi ma priva di azione attiva sulla rimozione dei depositi proteici.

L’analisidella superficiedeimateriali è sta-ta condotta con il microscopio a forza atomica (AFM - Atomic Force Microscopy) sia nello stato secco che in quello idratato in modalità ‘tapping’ dove il cantilever (la sonda dello strumento) oscilla con una propria frequenza di risonanza e, inseguitoaognioscillazione,toccalasuperficiedel materiale da analizzare. Questo sistema for-nisce informazioni sulla topografia superficialedel materiale, analizzando la variazione dell’am-piezza di oscillazione del cantilever. La forza di contattoèsufficientementeridotta(circa10-9N)cosìchenondanneggilasuperficiedelmateria-le. La tecnica di analisi con l’AFM ha permesso diesaminarelarugositàdellasuperficieedistu-diare la tendenza alla disidratazione dei diversi tipi di lenti a contatto.

L’analisi quantitativa dei depositi proteici sui differenti materiali è stata condotta tramite spettroscopia ottica nella regione UV-Vis, con misurazioni della trasmittanza e della fotolumi-nescenza. In particolare sono state monitorate le bande di assorbimento ottico degli anelli aroma-tici di amminoacidi residui a 280 nm e la banda di emissione centrata a 330 nm. La misurazione dell’assorbimento è stata condotta ad incidenza normale e a temperatura ambiente, utilizzando

Archimede Gentile*, Simone Santacatterina**,Silvia Tavazzi***, Silvio Maffioletti****

* Dottore in Ottica e Optometria - Docente a contratto presso Università degli Studi del Molise, Corso di Laurea in Ottica e Optometria, 86090 Pesche-Isernia (Italy)** Dottore in Ottica e Optometria - Tutor di Laboratorio presso Università degli Studi di Milano Bicocca, Dipartimento di Scienza dei Materiali, 20125 Milano (Italy)*** Ricercatore di Fisica - Università degli Studi di Milano Bicocca, Dipartimento di Scienza dei Materiali, 20125 Milano (Italy)**** Ottico-optometrista - Docente a contratto presso Università degli Studi di Milano Bicocca, Dipartimento di Scienza dei Materiali, 20125 Milano (Italy)

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uno spettrometro Perkin-Elmer Lambda 900 con una sezione del fascio luminoso pari a circa 50 mm2. Il metodo offre misurazioni quantitative e può essere analiz-zato per analisi comparative.

Le misure di fotoluminescen-za (PL-Photoluminescence) sono state eseguite con uno strumento dotato di una lampada allo Xe-non, un doppio monocromatore e un rilevatore (CCD-Charge Cou-pled Device) raffreddato ad azoto liquido. La risoluzione spettrale è migliore di 1 nm e gli spettri di emissione sono stati corretti te-nendo conto della risposta spet-trale dello strumento.

RisultatiI risultati di fotoluminescenza e

spettroscopia mostrano una banda di assorbimento centrata a 280 nm (Fig. 1) e una banda di emissione a 330 nm (Fig. 2), caratteristiche de-gli anelli aromatici componenti gli aminoacidi di interesse in questo studio. Alcune bande appaiono più pronunciate in certi materiali e meno in altri materiali, indicando un differente adsorbimento pro-teico. Inoltre le bande appaiono di intensità crescente in funzione del tempo d’uso delle lenti a contatto. Nei risultati di fotoluminescenza è stata osservata un lieve sposta-mento nella posizione del massimo dell‘emissione verso una più bassa lunghezza d’onda; ciò è attribuibi-le a un cambiamento della polarità causata probabilmente dalla dena-turazione delle proteine.

L’analisi AFM (Fig. 3) mostra chelarugositàdellasuperficiedi-pende dai metodi di costruzione delle lac. I dati mostrano un au-mento della rugosità quando le lenti a contatto sono analizzate allo stato secco, eccetto per le lentiinGalyfilconA.Unadistrubuzioneomoge-nea di depositi è stata osservata già dopo 24 ore di porto continuo nei materiali ionici. Alle lenti inAlphafilconA(unicomaterialenonionicopre-

sente tra i materiali idrogel) non è stata possibile l’esecuzione di molte misure poichè dopo soli 5 minuti tali lenti a contatto (a causa dell’aumento della temperatura indotto dallo strumento) mo-stravanounasignificativadeformazionecausatadalla disidratazione.

Adsorbimento delle proteine nelle lac morbide: analisi e confronto tra vari materiali

Fig. 1: Intensità di fotoluminescenza (PL) alle varie lunghezze d’onda prodotta da lac hydrogel nuove (clean) e dopo 146 ore di porto (linee rosse) e da lac in silicone-hydrogel nuove (clean) e dopo 146 ore di porto (linee nere).

Fig. 2: A sinistra assorbanza alle varie lunghezze d’onda prodotta da lac hydrogel II FDA nuove (clean) e dopo 4 ore, 24 ore e tre settimane di porto. A destra evoluzione dell’assorbanza nel tempo di lac hydrogel (IV FDA), lac hydrogel (II FDA) e lac in silicone hydrogel.

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Adsorbimento delle proteine nelle lac morbide: analisi e confronto tra vari materiali

Discussione e conclusioniDepositi sulle lac in idrogel:

ionicità e PVPIn generale, i depositi proteici

sono principalmente influenzatidalla carica ionica del materiale della lente a contatto, come ripor-tato in letteratura3. Il materiale io-nico contenente più del 50% d’ac-qua (IV gruppo FDA) mostra un più alto adsorbimento di proteine. Oltre alle caratteristiche ioniche del materiale, si evidenzia che le lac in PVP (PoliVinilPirrolidone) adsorbono la minore quantità di proteine, ma sono più soggette ai depositi lipidici4. Nelle lac in idro-gel, la quantità di depositi proteici aumenta al prolungarsi delle ore di utilizzo, soprattutto nell’arco di tempo tra le 4 e le 24 ore.

Depositi sulle lac in silicone idrogelLe lac in silicone idrogel hanno una ridotta

affinitàconleproteine; inalcunicasinonsonostate notate differenze tra i depositi presenti sul-le lenti a contatto usate per 4 ore e quelle usate per 3 settimane.

Rugosità superficiale, depositi e comfortNè l’adsorbimento delle proteine, nè il di-

scomfortsoggettivosonosignificativamentecol-legaticonlamorfologiadellasuperficie.

Silicone idrogel e rossore limbare Dopo 3 settimane, le osservazioni con la lam-

pada a fessura mostrano una riduzione del ros-sore limbare dell’occhio sinistro, un effetto che è attribuibile agli alti valori di trasmissibilità all’ossigeno (Dk/t) delle lac in silicone idrogel.

Tempo di utilizzo e comfort Dopo 4 ore di utilizzo, il comfort espresso dai

partecipanti è minore per le lenti che hanno ac-

cumulato maggior quantità di depositi proteici. Questa correlazione è presente in tutti i tipi di lenti a contatto che mostrano una banda di as-sorbimento a 280 nm, ma scompare nelle lenti a contatto portate per 24 ore e per 3 settimane indicando che il segmento anteriore dell’occhio si adatta attraverso una diminuzione della sen-sibilità corneale; inoltre dopo un certo tempo di utilizzo la distribuzione omogenea e regolare dei depositi sulla lente a contatto induce meno attrito, riducendo la sensazione di fastidio.

RingraziamentiGli autori ringraziano il prof. Antonio Papa-

gni per l’assistenza e il dott. Marcello Campione per l’analisi AFM.

Poster presentato al V Convegno di Assottica, Firenze, 30 settembre - 1 ottobre 2007.

Riferimenti1. C. Maissa et al., Optom. Vis. Sci. 75 (1998) 69;2. M.F. Refojo et al., Contact Lens J. 3 (1997) 23;3. G. Minno et al., Optom. Vis. Sci. 68 (1991) 865;4. L. Jones et al., CLAO J. (1997) 23.

Fig. 3: Analisi AFM della rugosità della superficie di lac in silicone hydrogel I FDA.

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immagini di lacFabrizio Zeri e Antonio Calossi

Blebs: macchie dibreve durata

Quando nel 1977 Holden e Zantos, attraverso una nuova tecnica di acquisizione d’imma-ginefotograficacheprendevailloro nome, evidenziarono alte-razioni strutturali endoteliali le-gate all’uso di lenti a contatto, la comunità scientifica contattolo-gica rimase particolarmente sor-presa.Comepotevanoverificar-si alterazioni in un tessuto così distante dalla superficie corne-ale dove le lenti a contatto pog-giano? La sorpresa fu ancor più forte quando si cominciò a capi-re che l’effetto era di natura ipos-sica: l’endotelio infatti si affaccia su un mare di ossigeno disciolto nell’umor acqueo (Fatt e Beiber, 1968) su cui l’uso di una lente a contatto non ha ovviamente effetti. La risposta all’enigma la fornirono qualche anno più tardi Bonanno e Polse (1987) indican-do che le risposte endoteliali av-vengono per effetto dell’acidosi stromale dovuta alla produzio-ne di acido lattico e CO2 da parte della glicolisi attivata, questa si, dall’ipossia che alcune lenti a contatto possono provocare. La prova che è la mancanza di os-sigeno ad innescare il fenomeno è stata confermata dal fatto che altre condizioni ipossiche come l’anossia atmosferica sperimen-tale (Holden e Zantos, 1981) e la chiusura palpebrale (Khoda-doust e Hirst, 1984) induco le blebs e dall’evidenza, anche se di segno opposto, che l’uso di lenti a contatto ad alta trasmissi-bilità all’ossigeno (silicone) non produce queste alterazioni (Hol-den e coll, 1986).

Esistono due tipi principali di alterazioni endoteliali indot-

te da lenti a contatto: quelle sco-perte da Holden e Zantos velo-ci e transitorie, le blebs, e quelle croniche e durature, il polime-gatismoedilpolimorfismo.Leprime non sono altro che un edema di alcune cellule isolate che provoca una sporgenza ver-so l’acqueo. L’irregolarità della superficie interna della corneacausata da queste sporgenze è osservabileinriflessionespecu-lare ad alti ingrandimenti come una piccola macchia scura nel mosaico endoteliale (fig 1). Leblebs aumentano, con l’uso della lente a contatto, in nume-roegrandezzafinoalraggiun-gimento di un picco massimo in 20-30 minuti, dopo il quale cominciano a diminuire fino araggiungere un livello minimo dopo 45-50 minuti (Williams e Holden, 1986): sono quindi macchie di breve durata. Il fe-nomeno blebs risente di una notevole variabilità individua-le, per cui se si applicano lenti a contatto a bassa trasmissibi-lità all’ossigeno a soggetti di-versi, si osserveranno in alcuni risposte edematose evidenti, mentre in altri nessuna rispo-sta,cosachepotrebberiflettereil diverso fabbisogno corneale

individuale di ossigeno. Questo è quello che è avvenuto anche negli autori di questo numero della rubrica, che hanno volu-to provare su loro stessi l’in-duzione di blebs endoteliali. A scopo dimostrativo gli autori si sono applicati una lente con un Dk/t molto basso, fatta co-struire apposta per indurre uno stress corneale ipossico a breve termine. Le caratteristiche della lente indossata erano le seguen-ti: materiale HEMA, idratazio-

Fig. 1

Fig. 2

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immagini di lacFabrizio Zeri e Antonio Calossi

ne 38%, BOZR 8.60 mm, Øt 14.0 mm, potere neutro, spessore centrale 0.35 mm, Dk/t 2,54 × 10-9. Gli effetti causati dall’ap-plicazione di questa lente sono stati in uno di noi (FZ) evidenti, nell’altro (AC) completamente assenti. L’endotelio corneale è visibile anche senza un micro-scopio endoteliale. Con una buona lampada a fessura e con un po’ di esperienza, è possibile osservare l’endotelio in rifles-

sione speculare impostando il biomicroscopio al massimo de-gli ingrandimenti. Se si dispone di un 40 X, si riescono a vedere le singole cellule ed il fenomeno blebs diventa evidente. Le im-magini che presentiamo sono state acquisite con una lampada a fessura digitale. Nella sequen-zafotograficaèriportatoilcasocon risposta “positiva”: la Fig.2 mostra il mosaico endotelia-le centrale pre applicazione, la Fig.3 la presenza della lente a contatto spessa appena applica-ta, mentre in Fig.4 sono evidenti le blebs comparse dopo 20 mi-nuti dall’inserimento.

Nel 1998 durante la discus-sione di una delle sessioni scien-tifiche al congresso “Forum diContattologia” tenutosi a Bolo-gna, il collega Alessandro Fosset-ti propose di usare il fenomeno blebs indotto da una certa lente a contatto come potenziale indica-tore del fabbisogno di ossigeno individuale, in maniera da poter predisporreperquellospecificopaziente la lente a contatto con l’adeguato passaggio di ossige-no. All’ultimo congresso Assot-tica (2007) Monica Tabacchi e Pietro Gheller hanno comincia-to a sondare sperimentalmente questa strada, compito reso più facile dall’uscita di microscopi endoteliali computerizzati sem-pre più semplici nell’utilizzo e più precisi nelle valutazioni. Le loro prime conclusioni indicano come non solo la risposta blebs ad una lente a bassa trasmissibi-lità all’ossigeno, ma anche quel-la seguente ad una condizione di chiusura palpebrale sono procedure facilmente utilizzabili anche in ambito clinico. Ovvia-mente molta strada rimane da

fare per cercare di trovare una relazione tra queste risposte transitorie e la potenziale soffe-renza individuale della cornea di un soggetto ad una condizio-ne d’ipossia prolungata negli anni (leggi polimegatismo e po-limorfismo),maèpossibile chequeste macchie di breve durata celino potenzialità diagnostiche interessanti.

BibliografiaBonanno JA, Polse KA. Corneal acidosis during contact lens wear: effects of hypo-xia and CO2. Invest Ophthalmol Vis Sci, 1987; 28: 1514-20.Fatt I., Beiber M.T.: The steady state di-stribution of oxygen and carbon dioxide in the in vivo human cornea. The open eye in air and closed eye. Exp Eye Res. 1968; 7: 103-108Fossetti A. Discussione relazioni scienti-fiche.“ForumdiContattologia”IstitutoBenigno Zaccagnini; Hotel Royal Char-ton Bologna 9 Febbraio 1998.Holden B.A., Williams L., Sweeney D.F., Swarbrick H.A. The endothelial respon-se to contact lens wear. CLAO J. 1986; 12: 150-152.Holden BA, Zantos SG. The corneal endothelium: transient changes with atmospheric anoxia, in: The Cornea in health and disease. Proceedings of the VI Congress of the European Society of Ophthalmology. London, Royal Soc Med Series. 1981; 40: 79-83.Khodadoust AA, Hirst LW Diurnal va-riations in corneal endothelial morpholo-gy. Ophthalmology 1984; 91: 1125-1128.Tabacchi M, Gheller P. Studio sulle blebs come segno di sensibilità corneale. Po-ster presentato al V Convegno Assottica. Firenze 5-6 Ottbre 2007. Williams L, Holden BA. The blebs re-sponse of the endothelium decreases with extended wear of contact lenses. Clin Exp Optom. 1986; 69: 90-92.Zantos SG, Holden BA. Transient en-dothelial changes soon after wearing soft contact lenses. Am J Optom Physiol Opt.1977; 54: 856-858.

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Fig. 3

Fig. 4

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tips & tricksLaura Boccardo

Bambini e lenti a contattoI bambini d’oggi sono im-

pegnati in numerose attività fisichecomeilcalciooilballo.Per i bambini con un difetto refrattivo, le lenti a contatto possono essere un vero aiuto nel migliorare i loro risultati o anche solo farli divertire di più. Quando visito un bambino che pratica qualsiasi tipo di sport, propongo sempre la possibilità di applicare delle lenti a con-tatto. Se il bambino e i genitori sono interessati, spiego quali sono i tre requisiti più impor-tanti secondo me:-l’anatomiaelafisiologiaocu-

lare del bambino devono es-sere adatte all’uso delle lenti a contatto,

- i genitori devono essere d’ac-cordo sul programma di por-to delle lenti a contatto e dei controlli programmati,

- il bambino deve desiderare le lenti a contatto ed essere diligente nella sua igiene per-sonale (per esempio, essere in grado di lavarsi i denti e pettinarsi senza che gli venga detto ogni volta).

A questo punto do ai genitori ed al bambino un po’ di tempo per discutere fra loro. Quando io torno nella stanza, bisogna che tutti siano d’accordo. Se il bambino vorrebbe le lenti, ma i suoigenitorinonsifidanodellesue capacità di essere responsa-bile della propria igiene perso-nale, gli do due mesi di tempo per provare ai genitori che è in grado di prendersi cura di sé e poi si programma un nuovo ap-puntamento.Jon Forche, CLToday, Best Fitting Tip Giugno 2007

Imparare a mettersi le lenti a contatto: dove?

Non c’è un motivo partico-lare per cui l’addestramento dei pazienti a mettersi e togliersi le lenti a contatto debba avvenire in un luogo privato. Anche la zona vendita può andare bene: in fondo è un po’ come pro-varsi delle montature. A volte può essere un’idea quella di mettere insieme due o tre pa-zienti che devono imparare. Si crea spirito di gruppo: un po’ di humour e anche di compe-tizione non guastano. Quindi, se avete problemi di spazio e, sostanzialmente, siete costretti ad insegnare ai pazienti nella zona vendita, non preoccupa-tevi per questo.Jay Petersma, da [email protected], 8-10-2007

Laptop contro desktop 1 a 0

Durante l’ultimo Convegno Assottica, 1 Ottobre 2007, Robin Chalmers, dell’Indiana Univer-sity School of Optometry (USA), ha affrontato il tema della sec-chezza oculare come causa di abbandono delle lenti a contat-to,nellasuarelazione“Comelascienza clinica può permettere di conservare i portatori evi-tandoildropout?”.Tralepos-sibili soluzioni, la Chalmers ha raccomandato di applicare lenti in materiali più moderni, utiliz-zare sistemi di manutenzione privi di conservanti e fornire consulenza ergonomica, per ridurre i fattori ambientali che inducono secchezza. Basandosi sulla propria esperienza perso-nale, Robin Chalmers ha sug-gerito di consigliare ai pazienti sintomatici l’uso del computer

laptop, piuttosto che desktop. Forse, con il computer sulle gi-nocchia, si mantiene una posi-zione più naturale degli occhi e della testa, rispetto a quella im-posta dal monitor posto in alto sulla scrivania.

Contratto di assistenzaDa quando ho stipulato

un contratto di assistenza con l’azienda che mi ha installato la caldaia, ogni anno faccio fare un controllo preventivo a fineestate e poi generalmente tut-to fila liscio fino a primavera.In precedenza invece, aspetta-vo di rimanere al freddo con il riscaldamento bloccato, pri-ma di decidermi a chiamare il tecnico. Per le lenti a contatto è la stessa storia. Se i pazienti stipulano con voi un contratto di assistenza, saranno più pro-pensi a farsi controllare spesso, anche per problemi lievi, come fastidio o sensazione di sec-chezza. È dimostrato che que-sti problemi minori, non tem-pestivamente trattati, portano ad una maggiore frequenza di abbandono dalle lenti a contat-to. Offrendo questo servizio, si valorizza la prestazione pro-fessionale del contattologo, si protegge la salute del paziente e si crea un rapporto più fedele eproficuoperentrambi.Laura Boccardo

Avete un piccolo trucco o qualsia-si suggerimento che possa risolvere i problemi più comuni che si incontra-no nella pratica contattologica di tutti i giorni? Avete piacere di condividerlo con i colleghi?

Inviate i vostri Tips&Tricks alla re-dazione di LAC.

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in libreriaLaura Boccardo

Contact LensesAnthony Phillips, Lynne Speedwell5a edizioneButterworth-Heinemann, Elsevier, 2007Copertina rigida, 680 pagine, 650 illustrazioni Con CD-ROMLingua inglese

Sono passati trentacin-que anni da quando è stata pubblicata la prima edizione di “Contact Lenses”, curatoall’epoca da Anthony Phillips e Janet Stone: sfogliando e confrontando le diverse edi-zioni che si sono succedute ad intervalli pressoché regolari, è possibile ripercorrere l’evo-luzione delle lenti a contatto negli ultimi quattro decen-ni. La continua, in alcuni casi precipitosa, innovazione che caratterizza i settori ad alta tecnologia, come quello delle lenti a contatto, costringe gli editori ad un costante lavoro di aggiornamento: a questa edizione hanno collaborato quasi cinquanta esperti, fra i più prestigiosi nel mondo.

“Contact Lenses”, curatoora da Anthony Phillips e Lyn-ne Speedwel con la consulenza di Judith Morris, si propone come testo di riferimento per lo studio delle lenti a contat-to: ogni argomento viene trat-tato in modo approfondito ed è organizzato in una struttura organica. Il testo si apre con un glossario dei termini stan-dard, in modo evitare ogni am-biguità, quindi si riparte dalle origini, con un’introduzione storica che ripercorre le tappe fondamentali dello sviluppo delle lenti a contatto, fino allepiù recenti tecnologie. Il se-condo capitolo fornisce le basi di anatomia e fisiologia dellestrutture anteriori dell’occhio, fondamentali per capire come le lenti possono interagire con l’ambiente oculare. Il capitolo seguente illustra le caratteristi-che dei materiali, dal PMMA al silicone idrogel. I capitoli suc-cessivi sono dedicati alla mi-crobiologia, alla manutenzione ed al rapporto tra lenti e filmlacrimale. Seguono quindi due capitoli dedicati uno all’ottica delle lenti e uno agli strumen-ti clinici utilizzati in contatto-logia. A questo punto si entra nel vivo dell’applicazione delle lenti a contatto: selezione del paziente, applicazione di lenti RGP e di lenti morbide, gestio-ne del paziente, applicazioni più complesse, come lenti to-riche, porto continuo, lenti per presbiopia. Avanzando nel-la consultazione del testo, la difficoltà aumenta: pediatria,lenti cosmetiche e protesiche, lenti sclerali, ortocheratologia, cheratocono, alte ametropie, post trapianti, post chirurgia

refrattiva e altri tipi di condi-zioni anomale. Non mancano i capitoli dedicati all’after care ed alla gestione medica delle complicanze. Di carattere mol-to tecnico sono i capitoli sul controllo delle lenti a contatto rigide e morbide, gli standard internazionali, i processi pro-duttivi e le procedure di mo-difica.Fraicapitoliconclusivi,uno è dedicato a tipi speciali di lenti e loro uso, uno al dibattito sull’influenzadellelentiacon-tatto sulla progressione della miopia e uno agli aspetti legali legatiallacontattologia.Infine,come un invito a proseguire nella ricerca, gli autori propon-gono le istruzioni per organiz-zare e pubblicare uno studio scientifico.

Nelle appendici e nel CD-ROM allegato, tabelle, grading scales, calcolatori e simulatori per la progettazione delle lenti a contatto rigide.

“Contact Lenses” è un bellibro, solido, ben illustrato, ben curatonellapartegrafica,pia-cevole da sfogliare, pur nella complessità degli argomenti trattati.

www.elsevierhealth.com/op-tometry/

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Noteper gli autori

Lenti a contatto (lac) è una rivista il cui obiettivo è fornire ai pro-fessionisti del settore, ricercatori e studenti, informazioni aggior-nate sulle ricerche cliniche e scientifiche nell’ambito dell’areacontattologica,nellafisiologiaepatologiadell’occhioesterno.

Sono benvenuti tutti gli articoli originali a carattere clinico, di ricerca,rassegnebibliografiche,casicliniciededitorialichetrattino argomenti legati alla contattologia. Possono anche essere pubblicate lettere attinenti lo sviluppo professionale e la sua evoluzione, l’educazione e gli eventi del settore.

Tutti gli articoli devono essere inviati all’attenzione di:Marica Lava o Oscar De BonaCIBA Vision s.r.l.Via E. Mattei, 11, 30020 Marcon (VE)

I lavori inviati non devono essere stati precedentemente pub-blicati su altre riviste o presentati per la pubblicazione con-temporaneamente ad altri giornali. Il testo dell’articolo, cor-redato da eventuali immagini, deve essere inviato in duplice copia per essere esaminato. Il lavoro deve pervenire anche su supporto magnetico. Dopo la revisione dei referees, l’autore corrispondente sarà informato sull’esito della revisione. Nel caso d’accettazione del lavoro presentato, farà seguito la do-cumentazione necessaria per la cessione dei diritti. Dattiloscritto, dischetto e immagini originali, anche se non pubblicati, non saranno necessariamente restituiti.

Preparazione del dattiloscritto e del supporto magnetico

I dattiloscritti devono pervenire su fogli A4.Impostazione margine superiore 2,50 cm, inferiore e laterale, destro e sinistro, 2 cm. Per il frontespizio, il sommario, il testo, i ringraziamenti, la bibliografia, le tabellee ledidascaliedelle illustrazioniuti-lizzare il carattere Times New Roman corpo 12. Le pagine devono essere numerate in modo progressivo iniziando dal frontespizio. Tutti i lavori accettati per la pubblicazione deb-bono pervenire anche su supporto magnetico, nei formati Macintosh e IBM compatibili elencati:MacWrite, Microsoft Word, Solo testo, R.T.F.

FrontespizioLa prima pagina deve includere il titolo per esteso, ed even-tualmente anche ridotto, il nome e cognome, per esteso, de-gli autori nella sequenza desiderata, eventuali istituti o enti d’appartenenza, il nome, l’indirizzo ed il numero di telefono dell’autore cui fare riferimento per la corrispondenza.

SommarioIl sommario in lingua italiana, che non deve contenere più di 130 parole, deve essere riportato su una pagina separata. È auspicabile che l’autore sottoponga anche un sommario più esteso, massimo 230 parole, in lingua inglese. Entrambi de-vono contenere la parte centrale del tema trattato, il metodo di lavoro, i risultati e le conclusioni.

Parole chiavePer facilitare la schedatura degli articoli indicare da 3 a 7 parole chiave per ogni articolo. Tali parole chiave, in lingua italiana ed inglese, debbono seguire i relativi sommari.

TestoGli articoli di ricerca dovranno essere comprensivi di: intro-duzione, descrizione del materiale, metodo di lavoro, risul-tati e discussione. L’introduzione deve riportare in modo conciso gli obiettivi dello studio. Il materiale e i metodi uti-lizzati devono essere descritti in dettaglio, mentre i risultati dovrebbero essere descritti in maniera succinta. La discus-sione deve essere limitata all’osservazione dei dati presen-

tati.Articolidirassegnabibliografica,casiclinici,descrizionidi nuovi strumenti o procedure dovrebbero essere costituiti da: sommario, introduzione, testo e commenti.

BibliografiaI riferimenti nel testo dovranno essere soltanto numerici e riportati con un corpo più piccolo ad apice.L’elenco dei riferimenti deve essere riportato in pagine sepa-rate del testo e dovrà essere redatto secondo le modalità sot-to elencate, rispettando la punteggiatura e lo stile indicati:

Articoli di riviste Cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo dell’artico-lo,titolodellarivistaabbreviatosecondolenormecodificate,anno, volume, prima e ultima pagina in cui appare l’articolo.

Nel caso che la numerazione delle pagine della rivista non segua un ordine annuale, accanto al numero del volume in-dicare, tra parentesi, anche il numero del fascicolo.

Esempio di articolo da rivistaSimmons PA, Tomlinson A e Seal DV. The role of Psedomo-nasaeruginosabiofilmintheattachmentofAcanthamoebato four types of hydrogel contact lens materials. Optom Vis Sci, 1998; 75: 860-866

LibriCognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo e sottotito-lo dell’opera con iniziali maiuscole, luogo di edizione, edito-re, anno, n. pagine.

Esempio di libroFletcher R e Still DC. Eye Examination and Refraction. Oxford, Blackwell Science, 1998, 58-60.

Nel caso che si faccia riferimento ad un capitolo di libro: Woodward G. Clinical applications of contact lenses. In Ed-wards K. e Llewellyn R. Optometry. London, Butterworth, 1988, 486-500.

Tutte le citazioni devono essere organizzate sulla base della numerazione del testo e non secondo l’ordine alfabetico.

IllustrazioniPerillustrazionisiintendematerialecome:fotografie,disegni,grafici, tracciati, ecc. La qualità delle immagini deve essereelevata, idisegnie igraficiprofessionali.Ogni illustrazionedeve essere numerata con lo stesso numero citato nel testo. Sonoaccettatefotografieinbiancoeneroeacoloriinforma-to digitale JPG o TIF. Le immagini devono essere tutte corredate di didascalia. Ogni immagine deve riportare le seguenti informazioni: - titolo del lavoro-numerodellafigura- nome del primo autore e una freccia indicante la parte alta dellafotografia.

Organizzazione e spedizione del supporto magneticoÈ indispensabileche ilfile rispecchi lecaratteristichefinalidell’articolo. L’etichetta del supporto deve riportare: - il nome dell’autore corrispondente- un titolo dell’articolo, eventualmente ridotto- il sistema operativo- il formato- il processore word utilizzato, con versione e numero

Materialeaggiuntivocometabelle,legende,bibliografiaecc.de-vonoesseresalvatisufileindividuali,unoperognicategoria;particolarmentegraditaèlapreparazionediunfilelegenda.

2007, vol. IX, n. 3

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