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Anno XLIII N r. 8 Dicembre 2017 Fr. 5.– Periodico dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana La borsa della spesa PeRché dIRe dI NO a “NO bILLag” TeST: bagNISchIUMa cON SOSTaNZe INdeSIdeRaTe SWISSNeSS cROce e deLIZIa STeLLa dI NaTaLe RegINa deLLe feSTe

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Anno XLIIINr. 8Dicembre 2017Fr. 5.–

Periodico dell’Associazione consumatricie consumatori della Svizzera italiana

La borsadellaspesa

perché dire di No a “No billag”

teSt: bagNiSchiuma coNSoStaNze iNdeSiderate

SwiSSNeSS croce e delizia

Stella di Natale regiNadelle feSte

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La borsa della spesa

8.2017 2

organo diinformazione dell’associazionecon su matrici e consumatoridella Svizzera italiana Esce 8 volte all’annoQuota sociale fr. 50.–

EMAIL: [email protected]

EDITORE: ACSI

REDATTRICERESPONSABILE: Ivana Caldelari Magaton

INREDAZIONE: Ivan Campari

CONCETTOGRAFICO:Marcello Coray

HANNOCOLLABORATOAQUESTONUMERO:Evelyne Battaglia RichiPaolo AttivissimoMarco BattagliaLaura Regazzoni MeliKatya Schober-FolettiSilvano ToppiGiuseppe Valli

STAMPA:TBS, La Buona Stampa sa6963 Pregassona

TIRATURA: 8’500 copie

CARTA:Cyclus Print, riciclatabianca 80gm2

COPERTINA: ACSI

PRESIDENTE:Evelyne Battaglia-Richi

SEGRETARIAGENERALE:Laura Regazzoni Meli

SEGRETARIAAMMINISTRATIVA:Fabrizia Sormani

SEDE:Str. di Pregassona 336963 Pregassona

tel. 091 922 97 55 fax 091 922 04 71 EMAIL:[email protected] 69–4470–1

associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana

la borsa della spesaÈ il periodico d’informazione dell’As so ciazioneCon sumatrici e Consumatori della Sviz zeraItaliana (ACSI). La rivista è indipendente e noncontiene nessun tipo di pubblicità, una precisascelta dell’associazione che ha lo scopo di ga-rantire la trasparenza, l’obiettività dei giudizi eil rifiuto di ogni forma di condizionamento. Lariproduzione di articoli per scopi non pubblici-tari è autorizzata, con l’indicazione della fontee l’invio di una copia giustificativa all’ACSI.

i test comparativisu beni di consumo, servizi pubblici e privati,prodotti finanziari e assicurativi, ecc. sonol’altro elemento che contraddistingue il perio-dico: le regole e i metodi dei test comparativisvolti a livello europeo sono coordinati dall’In -ternational Con sumer Research and Testing,un organismo indipendente che raggruppa leprincipali associazioni di consumatori. Sulpiano nazionale, i test vengono coordinati esvolti in collaborazione con la Federazione ro-manda dei consumatori (FRC). Per queste ra-gioni, l’ACSI vieta espressamente la riprodu-zione anche parziale degli articoli e dei risul-tati dei test per fini commerciali o pubblicitari.

l’acSiè un’associazione senza scopo di lucro fonda-ta nel 1974 che conta oggi oltre 8’000 soci at-tivi. L’ACSI, in piena autonomia e indipenden-za, si pone come scopo l’informazione, la dife-sa e la rappresentanza dei consumatori e del-le consumatrici presso produttori e fornitoridi beni e servizi, enti o istituzioni pubbliche. È membro dell’Alleanza svizzera delle orga-nizzazioni dei consumatori.

i servizi dell’acSi–Infoconsumi–Consulenza casse malati–Consulenza pazienti–Consulenza contabilità domestica–Mercatino dell’usato a Locarno–Scambio dell’usato.

la borsa della spesa e web

uScite bdS 20181 – inizio febbraio2 – metà marzo3 – inizio maggio4 – metà giugno5 – inizio agosto6 – metà settembre7 – inizio novembre8 – metà dicembre

n. 8 dicembre 2017

editoriale La voce dei consumatori è importante 3

la poSta Pomodori secchi italiani, trattati in Germania e venduti in Svizzera... ma quanta strada hanno percorso? 4 Quell’orario sulla pasta sfoglia cosa significa? 4 Lingua italiana bistrattata 4 Rate saldate con interessi in più da pagare 5 Panettone con frittelle di Carnevale! 5

acSi Grazie all’ACSI 5 Passa al M-ACSI di Locarno 6 Stop alle telefonate moleste anche sul telefonino 7 ACSI tra la gente 8 Garanzia iPhone: Swisscom fa marcia indietro 23 Ecco ciò che fa arrabbiare di più i consumatori 23 Caffè Riparazione un anno di grande fermento 27

doppioclicK Il traduttore universale di Google nel telefonino 7

primo piaNo La stella di Natale regina delle feste 9

alimeNtazioNe La baguette piace: quella precotta di più 10 Marketing per bébé-consumatori 12 Meglio i sacchetti multiuso per frutta e verdura 13

Sotto la leNte Swissness, croce e delizia 14

Salute Cure inutili anche in ambito dentistico? 17

teSt Bagnischiuma con troppe sostanze indesiderate 18

teSt flaSh Balsami per labbra poco sicuri 21

mete Verdi 10 aggiornamenti per il pezzo 54 22

SocietÀ Come distruggere la SSR e la RSI (ingannando anche il consumatore) 24 Le fabbriche della miseria dietro la moda 28

ecommerce Come evitare le spese dello sdoganamento 26

coNSumi Nel moNdo Troppo buono per gettarlo 28

diritti Consumatori in difesa dei diritti umani 29 Casse pensioni e investimenti segreti 29 L’IVA si abbassa e i prezzi FFS pure 29

ambieNte Prolungata l’autorizzazione al glifosato 30 Ticino 2016: 2,4 milioni di tonnellate di rifiuti 30 Spreco alimentare inquina come 37 milioni di auto 30

leggi la bdS 8.17online su

www.acsi.ch con il codice rd7u4

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La borsa della spesa

8.2017 3

editoriale

Fine anno: è tempo di bilancio. Abbiamo da poco terminato i nostri incontri nelle piazze ticinesi e neiGrigioni di lingua italiana, incontrando consumatori giovani e meno giovani (p.8). Il contatto personale con voie quello tramite FB e il sito sono stati utili e gratificanti. Quasi 300 nuovi soci sostengono le nostre attività a fa-vore di tutti i consumatori, ma c’è anche chi non rinnova purtroppo la quota per il 2018. Ci dispiace, perché ognisocio che sostiene il nostro lavoro, è fondamentale per adempiere agli scopi della nostra associazione: informaree proteggere tutti i consumatori. Le organizzazioni dei consumatori hanno il compito di elaborare e filtrare ilflusso continuo di informazioni e diffondere informazioni neutre. In Ticino ogni persona spende mediamente1870 franchi al mese per beni e servizi sui quali ACSI, unica associazione riconosciuta dei consumatori di linguaitaliana in Svizzera, informa e consiglia la popolazione. Negli ultimi anni sono aumentate le attività che svolgia-mo per voi e con esse anche i costi, che hanno determinato l’adattamento della quota sociale all’ultima assem-blea. Possiamo svolgere la maggior parte delle nostre attività con la somma delle quote annuali dei soci: GRAZIEdi cuore!

A questi fondi principali, si aggiungono le sovvenzioni federali (e cantonali), in media un centesimo al meseper abitante in Svizzera, concesse in base all’articolo 97 della Costituzione Federale alle organizzazioni dei con-sumatori e recentemente messe in discussione, ma poi confermate. Sappiamo bene che il dialogo con la classepolitica è altrettanto importante quanto il nostro agire quotidiano da consumatori. Essere ascoltati è fondamen-tale per raggiungere i nostri obiettivi volti a sostenere tutti i consumatori e quando ci riesce, possiamo condivi-dere con voi i successi ottenuti. Il bilancio, soprattutto quello degli ultimi mesi, è piuttosto positivo. Grazie all’in-tervento dell’Alleanza delle organizzazioni dei consumatori, di cui ACSI è parte, Swisscom fa marcia indietro sul-la prassi di garanzia dei prodotti Apple. La estende a tutti i clienti gratuitamente e rimborsa quelli che hanno pa-gato un supplemento per il secondo anno di garanzia (p. 23). Sempre Swisscom mette a disposizione dei clientiun filtro contro le telefonate moleste ora anche sui telefoni mobili (p. 7). La pressione esercitata dall’Alleanza inquesti ultimi anni sugli operatori telefonici è quindi sfociata in una seconda vittoria significativa. Vittoria parzialeanche nella restituzione della quota IVA incassata ingiustamente da Billag con il canone radiotelevisivo, dato cheil Tribunale federale ha dato ragione ai consumatori che hanno diritto al rimborso e che speriamo possano otte-nere. In queste ultime settimane inoltre le FFS hanno fatto marcia indietro e deciso un ritocco verso il basso delcosto degli abbonamenti, dando seguito anche alle proteste dei consumatori che volevano un adeguamento inloro favore in seguito all’abbassamento del tasso IVA nel 2018 (p. 29).

Appare invece una battaglia difficile quella contro la soppressione del canone radio-tv (iniziativa No-Billag)che vorrebbe vietare ogni forma di finanziamento pubblico a emittenti pubbliche e private. Un attacco all’inte-resse economico generale senza precedenti che non risparmia la radiotelevisione pubblica a rischio di sparire persempre dai nostri schermi (p. 24). Ciò ci priverebbe come consumatori dei canali di amplificazione dei nostrimessaggi e molti del proprio lavoro. L’accettazione dell’iniziativa comporterebbe la scomparsa immediata nellaSvizzera italiana di 1’700 posti di lavoro diretti e indotti: la Svizzera italiana perderebbe un indotto di oltre 200milioni di franchi! Evitiamo di smantellare l’informazione indipendente e neutra senza la quale si ridurrebbe lanostra Svizzera, esempio brillante di democrazia pluriculturale, in un mercato selvaggio alla mercé del migliorofferente. Le decisioni del singolo consumatore possono fare la differenza, spesso non ne siamo consapevoli.

Il mio augurio di Natale a voi: regalate un po’ di tempo ai vostri cari, amici e a voi stessi per queste feste. È la“merce” più rara e preziosa che abbiamo a costo zero e beneficio mille. Buon Natale!

La voce dei consumatori è importante

evelyne battaglia richipresidente acSi

Buone Feste

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Ho acquistato dei pomodori secchi biosott'olio alla Migros del Serfontana e conmia sorpresa ho notato che sono di pro-duzione tedesca ma la materia prima èitaliana. La curiosità sta nel fatto che sitratta di un prodotto dell’azienda toscanaLa Selva che viene rivenduto in Ticino,con confezione originale, dalla Conpro-bio. Il prodotto tedesco della Migros haun prezzo inferiore ma ha viaggiato mol-to di più, per due volte attraverso le Alpi.Ma la Migros non potrebbe acquistaredirettamente dall’Italia invece che pren-dere in Germania un prodotto italiano?

M.C.-Rovio

Per conoscere i dettagli del prodotto ab-biamo chiesto direttamente alla Migros. Ilportavoce Luca Corti risponde: “Alnaturaè una linea bio tedesca, che completa l’as-sortimento biologico di Migros per quan-to riguarda i prodotti a lunga conservazio-ne. L’azienda, nata nel 1985, ha sede aMannheim, in Germania. Alnatura e Mi-gros nel 2012 hanno siglato un accordo dicollaborazione e da allora questi cono-sciuti e apprezzati prodotti biologici sonodisponibili (oltre che in Germania) inesclusiva in tutta la Svizzera grazie a Mi-gros. Il discorso non è dunque limitato alTicino, ma va fatto su scala nazionale.Alnatura si rifornisce con i migliori prodot-ti bio a disposizione sul mercato, nell’otti-ca di offrire a Migros e ai suoi consumato-ri prodotti biologici a prezzi concorrenzialie “per tutte le tasche”. In questo singolocaso la materia prima è sì reperita in Italia,

poSta

presso l’azienda toscana La Selva, ma tut-ta la lavorazione e l’invasettatura avven-gono in Germania. Quindi, sostanzial-mente, si parla di prodotti diversi di azien-de diverse.Non si parla poi di trasporti aerei, che im-pattano di molto sull’ambiente. La logisti-ca e i trasporti delle merci sono pensatiper risultare sostenibili e di principio tuttieffettuati via ferrovia”.Beh... sta di fatto che M.C. ha ragionequando dice i pomodori fanno su e giùdalle Alpi prima di arrivare sulla nostra ta-vola. Anche se in treno. Per questo e peraltri prodotti che al pari di questo devonofare su giù dall’Europa (peggio ancora seda una parte all’altra del mondo), il consi-glio ai consumatori è di valutare altre op-zioni sul mercato meno “energivore”, co-me i prodotti locali o comunque di prove-nienza più ravvicinata.

pomodori secchi italiani, trattati in germania e venduti inSvizzera... ma quanta strada hanno percorso?

Sul retro della confezione di pasta sfogliadella Coop ho notato, sopra alla data discadenza, alcune cifre una delle qualisembra un orario (vedi foto, 10:04). Michiedo se queste cifre hanno qualcosa ache fare con la data e l’ora del confezio-namento.

P.M. email

Quell’orario indicato sulla pasta sfoglia... cosa significa?

“Il codice 10:04 – conferma FrancescaDestefani di Coop Ticino, da noi interpel-lata – è l'indicazione temporale del mo-mento del confezionamento del prodotto,e completa il codice del lotto (contenutonella lunga serie numerica). Ogni unità diprodotto deve essere chiaramente identifi-cabile e rintracciabile”.

la lingua italiana meriterebbepiù attenzione!

In merito a “traduzioni sconcertanti” visegnalo il caso dei software e dei libri perlo studio della teoria per conseguire lapatente di guida. Le immagini parlano dasole… e sono solo due esempi dei tanti!Nel caso dei "veicoli in panna“ (si ripete lostesso errore in tutto il libretto) si trattadella pubblicazione “Come circolare og-gi” (Vogel Verlag, edizione gennaio 2016).L’altra foto è di una app gratuita, versionedemo in italiano di “teorie24.ch“ che con-tiene molti strafalcioni. Il più grossolano èsulla finestra delle opzioni Ricaricare –Ricomincia oppure... Abortire. I libri e isoftware per lo studio della teoria della cir-colazione sono piuttosto costosi oltre cheimportanti, meriterebbero di essere valu-tati in modo più critico nell’interesse delconsumatore.

E.G. email

a proposito del cartello dellateleferica a bettmeralp...

Ho sorriso vedendo il cartello del posteg-gio della teleferica per Bettmeralp (vediBdS 7.17)! Nel 1992 lo stesso cartello eragià lì. All'epoca mi ero presa la briga discrivere al locale ufficio del turismo pro-ponendo una traduzione in... italiano. Al-lego la risposta dell'8.10.1992 nella qua-le, a nome dell’Unione trasporti di Bett-meralp, il sig. Stucky aveva avuto la pro-messa da parte dell’allora direttore dellateleferica, signor Zeiter, che avrebbeprovveduto a correggere il testo in italia-no. È vero che i problemi della vita sonoaltri... ma vedere bistrattata la lingua ita-liana non fa mai piacere.

C.F.-Carona

Grazie a chi ci ha inviato questi nuoviesempi di maltrattamento della lingua ita-liana. Siamo sconcertati del fatto che do-po 25 anni il cartello a Bettmeralp sia an-cora lì...

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per ScriVere a QueSta rubrica:

redazione bdSStrada di pregassona 33

6963 pregassonaoppure

[email protected]

poSta

infoconsumi acSiinfoconsumi acSiconsulenze, consigli

e informazioni telefonichetutti i giorni dalle 9.00 alle 10.30

091 922 97 55 (tasto 1)

Non abbiamo ancoramangiato il panettone... esiamo già alle frittelle dicarnevale!

Siamo a metà novembre (esattamente il15.11.17 ndr). La Coop di Magliasoespone un prodotto “attuale”: frittelle dicarnevale! No comment!

P.Z. facebook

La signora P.Z. ci scrive su facebook (doveha pubblicato anche l’immagine qui soprascattata da lei) dimostrando – giustamen-te – la propria contrarietà a questi stravol-gimenti del nostro calendario delle tradi-zioni, sconvolgimenti dettati sostanzial-mente da ragioni puramente commerciali.Certo, ci si dirà, non vi è nulla di “così”grave, basta non comperarli. Vero, ma èbene manifestare il proprio disappunto,proprio come è stato fatto sulla preceden-te edizione della BdS in relazione alla ven-dita di prodotti natalizi già iniziata a set-tembre. Ebbene... il Natale è già oltrepas-sato (e non ce ne siamo accorti...) ed è su-bentrato Carnevale. Si può ritenere chesarà questione di poche settimane primadi veder comparire sugli scaffali (magarigià in promozione, tanto per farcele com-perare...) le colombe di Pasqua!

risarciti i mobili danneggiati durante il traslocoLa ditta TI Trasloco SA di Lugano ha accettato di rimborsare 660 franchi auna coppia di soci dell’ACSI che si era rivolta al servizio Infoconsumi perdenunciare il fatto che durante il trasloco la ditta aveva causato dei danniai propri mobili. Non è però stato semplice. Dopo aver ricevuto la consulenza da parte dell’ACSI che aveva consigliatoloro di adire il Giudice di pace con un’istanza di conciliazione, la coppiaaveva chiesto un risarcimento di 990 franchi, poiché era questa la sommacalcolata per i danni subiti (con tanto di preventivi alla mano). Dopo discussione dinanzi al Giudice, le parti si sono accordate per unrisarcimento di 660 franchi in favore della coppia danneggiata: una cifrainferiore - ma comunque importante - rispetto a quella richiesta (il giudiceha tenuto verosimilmente conto che gli oggetti danneggiati non eranonuovi) che ha sostanzialmente soddisfatto i coniugi soci ACSI.

Grazie all’acSi ...l

ho pagato con ordine permanente tutte le rate di un prestito ma mi sono arrivati interessi in più da pagare

Lo scorso mese ho terminato di pagare un prestito personale fatto per l’acquisto diun’automobile. Per il pagamento della rata mensile ho inoltrato un ordine permanentealla mia banca al 30 di ogni mese, regolarmente addebitato sul mio conto stipendio.Dopo il pagamento dell’ultima rata ho ricevuto 3 franchi e 30 di interessi in più da pa-gare. Ho chiamato Bank Now chiedendo se non avessero sbagliato ma ho dovuto pa-garli. Come mai?

N.G. email

Giriamo la domanda alla direttrice di SOS Debiti, Simona Bernasconi, che è spessoconfrontata a problemi di questo tipo: “l’ordine permanente, che sia bancario o po-stale, permette diversi vantaggi quando si effettuano dei pagamenti con importo fissoe regolare, come nel caso di una rata di un prestito o leasing, di una pigione o di unpremio assicurativo. Tuttavia è importante che venga chiarito, al momento della sti-pulazione dell’ordine permanente, il giorno di valuta, ovvero il numero di giorni lavo-rativi che intercorre tra l’addebito e l’accredito. Se indichiamo come data di esecuzione l’ultimo giorno del mese e quel giorno cade inun giorno festivo, verrà effettuato il giorno feriale successivo e questo potrebbe por-tare ad un interesse di ritardo di qualche giorno, proprio come è capitato a N.G. Con-sigliamo quindi di informarsi presso la propria banca o presso la posta e di anticiparedove possibile di qualche giorno l’addebito della mensilità, per esempio il 28 o il 29 diogni mese. Un’altra cosa che è necessario verificare bene sono i conteggi finali che si ricevono.Può succedere che il consumatore paghi anche solo qualche franco in più e difficil-mente la cifra verrà rimborsata se non lo si richiede espressamente. A un nostro uten-te è successo ed è stato rimborsato soltanto dopo aver chiamato e insistito”.

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acSi

regala la bdS, un dono che dura un annoAl prezzo speciale di fr. 10.–(anziché 50.–) per l’estero fr. 20.–L’offerta è valida fino al 6.1.2018 ed è destinata ai soci/eACSI. I beneficiari del dono non possono essere già soci(vedi pag. 31).

allo sportello versate 51 franchi!Su ogni quota sociale pagata allosportello, la Posta trattiene 90 cen-tesimi. Se al momento di pagare, ag-giungete questi 90 ct, evitereteall’ACSI di perdere un’importanteentrata che può arrivare fino a 5’000franchi! Ringraziamo chi vorrà dar seguito aquesto nostro invito. Non ci sono trattenute per l’ACSI,invece, se pagate con un ordine dipagamento bancario o postale.

registrati suwww.acsi.chCosì puoi gestire direttamente il tuoprofilo e scegliere fra varie opzioni, co-me ad esempio di ricevere la BdS solo informato elettronico (pdf). Oltre a essereun’opzione pratica, che permette di leg-gere la rivista su qualsiasi dispositivo acasa e fuori, è anche un modo per limi-tare il consumo di carta e il trasporto le-gato alla distribuzione, salvaguardandoquindi l’ambiente.

Quota socialeannua

Vuoi diventare socio?Puoi annunciartianche con whatsapp:basta scrivere“iScrizioNe” con il tuo nome, cognomee indirizzo email al numero079 562 51 47

Tuo figlio va al corso di sci? Gli scarponi non vanno più? passa al m-acSi di locarno

Il mercatino dell’usato ACSI di Locarno (in via Castelrotto 20) è ben fornito di merceusata in ottimo stato e a prezzi vantaggiosi. Capi d’abbigliamento per bambini e ra-gazzi, attrezzature per bebè, giocattoli, materiale sportivo, scarpe e scarponi, sono adisposizione di chi non solo vuole risparmiare ma anche far durare più a lungo abiti eoggetti. La filosofia dei mercatini dell’usato ACSI, nati in tempi di boom economico epieno consumismo, è infatti sempre stata quella di sensibilizzare al consumo avvedu-to e responsabile, contro lo spreco insensato e per una maggiore attenzione alla qua-lità di vita e all’ambiente in cui viviamo. Attualmente vi è un solo M-ACSI attivo,quello di Locarno, che ha bella merce pronta per essere riusata. Darci un’occhiata valeveramente la pena!Ricordiamo anche che al mercatino dell’usato si possono portare capi d’abbigliamentoed equipaggiamenti vari per bambini (in buono stato) per essere venduti (telefonareprima al numero 077 414 81 39). Aperto martedì e venerdì 9-11, mercoledì e giovedì 14-17.30.Chiuso durante le vacanze scolastiche.

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acSi

il traduttore universale di google nel telefonino

doppioclicK

impostazioni. Da quel momento in poi, selezionando nell’altraapp il testo che si desidera tradurre compare un’icona di Tradut-tore che, se toccata, offre la traduzione corrispondente.

Ci sono alcune limitazioni da mettere in conto: la traduzionefunziona bene per le frasi semplici e non ambigue ma inciampasui giochi di parole e sui riferimenti culturali, per cui bisogna im-parare a comporre le proprie richieste in modo chiaro e letterale(“Sono al volante" è più ambiguo di “Sto guidando la mia au-tomobile”, per esempio) e mettere in preventivo qualche errore.L’app, inoltre, normalmente usa la connessione a Internet, mapuò farne anche a meno se scaricate preventivamente le lingueche prevedete di usare. Infine è necessario avere uno smartphonerecente e aggiornato.

Tutto questo viene offerto da Google in cambio di una rac-colta dei nostri dati personali, che però si può disattivare nelleImpostazioni alla voce “Migliora input fotocamera" (altrimentile immagini vengono mandate a Google, che le conserva), e sipuò cancellare la cronologia delle traduzioni. Buon viaggio!

Immaginate di essere in un paese di cui non conoscete lalingua, che usa un alfabeto diverso da quello latino: persino icartelli stradali e le insegne dei negozi sono incomprensibili.

Chiedere indicazioni per un albergo o una farmacia è un rebus.Ora immaginate di poter estrarre dalla tasca un telefonino, usarloper inquadrare il cartello o l’insegna, e vederne comparire sulloschermo il testo tradotto in italiano, inserito nell’immagine origi-nale. Non è fantascienza: è quello che fa Google Traduttore,un’app gratuita per smartphone Android e iPhone, disponibile ri-spettivamente in Google Play e nell’App Store, che offre un ser-vizio di traduzione multilingue estremamente portatile e flessibile.Oltre alla magia di vedere cartelli, scritte e giornali tradotti istan-taneamente nella propria lingua, Google Traduttore consente dipronunciare una frase e di sentirla tradotta subito dopo nella lin-gua del proprio interlocutore da una voce sintetica molto chiara.

La versione più recente di Google Traduttore consente anchedi tradurre il testo selezionabile presente in qualunque altra app:basta attivare una sola volta l’opzione “Tocca per tradurre” nelle

PAOLO ATTIVISSIMO

Nel 2016 l’alleanza delle organizzazioni dei consumatori (di cui l’acSi fa parte) aveva ottenuto un grande successocon la messa in funzione, gratuitamente, da parte di Swisscom di un filtro per bloccare le telefonate moleste sullarete telefonica fissa. a circa un anno di distanza la compagnia di telecomunicazioni svizzera, per prima, ha attivatouna soluzione analoga anche per la rete mobile. l’acSi e le altre organizzazioni dell’alleanza (frc e SKS) sonosoddisfatte: finalmente i consumatori potranno avere una protezione completa dalle telefonate commerciali chenon vogliono più ricevere.

La pressione esercitata dall’Allean-za in questi ultimi anni sugli ope-ratori telefonici è quindi sfociata inuna seconda vittoria significativa.

Swisscom, il più grande operatore svizzerodi telefonia, a fine novembre del 2016aveva messo a disposizione dei propriutenti un filtro contro le chiamate nongradite sulla rete di telefonia digitale fissa(Callfilter). Come promesso è ora passataalla fase successiva, ossia quella di tutelasulla rete telefonica mobile. Si tratta di unaprima in Svizzera. L’introduzione di questaprestazione, innovativa e gratuita, è il frut-to del lavoro delle tre organizzazioni sviz-zere di difesa dei consumatori che, sull’on-da delle molte lamentele ricevute, hannoiniziato già nel 2015 trattative e pressionisugli operatori telefonici affinché si atti-vassero per risolvere il problema che assil-lava i consumatori.

In attesa che la revisione della Legge

SUCCESSO SUCCESSO DELLEDELLEORGANIZZAZIONI

ORGANIZZAZIONIDEI DEI CONSUMATORICONSUMATORI

Stop alle telefonate moleste anche sul telefonino

sulle telecomunicazioni introduca l’obbli-go per tutti gli operatori di dotarsi di un si-stema di protezione contro le chiamatemoleste, spetta ora ai consumatori chiede-re a Swisscom di attivare il filtro. Al mo-mento sono già 200'000 i clienti che lohanno predisposto per il proprio telefonofisso e 16 milioni di chiamate sono statebloccate in un solo anno.

Quello delle chiamate moleste restauno dei problemi più assillanti per i con-sumatori svizzeri. È pertanto urgente cheanche gli altri operatori si attivino intro-ducendo finalmente e al più presto unasoluzione per proteggere i propri clientidalle chiamate commerciali non desidera-te senza attendere il possibile cambia-mento di legge. Per Laura Regazzoni Me-li, segretaria generale dell’ACSI, “Swis-scom ha aperto la strada agli altri opera-tori telefonici che devono ora dimostrarealtrettanta attenzione nel rispondere al-

l’esigenza dei clienti di non essere conti-nuamente molestati con chiamate indesi-derate”.

come attivare il filtro Chi ha un abbonamento di telefonia mo-bile inOne Mobile o Infinity può installa-re il Callfilter gratuitamente cliccando di-rettamente nello Swisscom Cockpit.Maggiori informazioni su: www.swisscom.ch/callfilterPer informazioni chiamare anche il nu-mero di servizio 0800 800 800 o recarsipresso uno Swisscom Shop.

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acSiLa borsa della spesa

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lugano28 ottobre

ACSI tra la gentedal 7 ottobre al 18 novembre, ogni sabato, l’acSi si èpresentata nelle piazze dei capoluoghi della Svizzeraitaliana. presso il colorato stand che ricostruisce gliambienti di una casa, con le attività legate a vari aspettidella vita pratica quotidiana, è stata attiva la consulenzadi infoconsumi su questioni legate ad acquisti econtratti e all’assicurazione malattia. Sono molte lepersone che sono state avvicinate e che ancora nonconoscevano l’acSi e il ruolo che svolge in favore deicittadini-consumatori. un buon numero di queste haapprofittato dell’opportunità di associarsi per il 2018per soli 10 franchi (invece di 50).

chiasso11 novembre

mendrisio18 novembre

L’ACSI dà i numeri

- 30 comunicati stampa- un centinaio di intervistesu vari media e giornali- più di 20 corsi eanimazioni in scuole opressi enti vari- 5 partecipazioni a tavolerotonde e conferenze suindebitamento, cassemalati, diritti umani,sovramedicalizzazione,mobilità.

un nuovo sito internet concentinaia di voci e informazioniutili ai consumatori.una pagina fb con le news delmomento.

8 edizioniall’anno dellaborsa della Spesa,256 pagine diinformazioni,approfondimenti,test, inchieste etanto altro.

31 caffèriparazioneorganizzati nelcorso dell’annocentinaia dioggetti riparati.

oltre 2500 consulenzeall’anno (su contratti,inganni, assicurazioni,problemi di telefonia e difatture, pazienti, ecc.).

un mercatinodell’usato attivo alocarnoe 18 Scambi dell’usatoin tutto il cantone.

regolari contatti a livellonazionale con le altreorganizzazioni dell’alleanzaper far valere i diritti deiconsumatori svizzeri.

6 stand sullepiazze deicapoluoghi dellaSvizzera italiana.

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La borsa della spesa

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primo piaNo

La stella di Nataleregina delle feste

come conservare la pianta an-che per l’anno successivol La pianta deve stare a una temperaturatra 18 e 20°C e in un luogo luminoso.

l Sopporta male gli sbalzi di temperatu-ra (come le correnti d’aria).

l Non ha bisogno di molta acqua, ma te-me in ugual misura la mancanza d'ac-qua e l'innaffiamento eccessivo.Mantenete il terriccio umido e control-late che non vi sia acqua nel sottovaso.

l Dopo le Feste continuare con la stessafrequenza di innaffiatura.

l A partire da febbraio aggiungere unfertilizzante all’acqua.

l In estate quando la pianta sarà tuttaverde e cresciuta di circa il doppio,metterla in un vaso un po’ più grande(ad esempio da 14 a 24 cm).

l In autunno, per colorare le foglie, col-locarla per 6-8 settimane al buio tota-le per 12 ore durante la notte.Attenzione: anche una minima lucepuò perturbare questo processo.

durante il periodo dell’avvento, la poinsettia, meglio nota come stella diNatale, è sicuramente il fiore più amato. fioristi e reparti di fiori dei grandimagazzini si tingono di rosso, il colore più richiesto ma non l’unico di questapianta originaria del messico. Nel centro e sud america, così come in diversezone dell’africa (ad esempio in tanzania), la stella di Natale fiorisce tuttol’anno e può raggiungere un’altezza tra i 2 i 4 metri. Noi, invece, generalmentedopo le feste non sappiamo più cosa farcene e sovente la eliminiamo. ma seriusciamo a trattarla adeguatamente possiamo vederla colorarsinuovamente l’anno successivo.

Quello che in realtà amiamotanto della stella di Natalenon è il suo fiore, bensì lebrattee (le foglie più esterne).

Infatti, i fiori della stella di Natale sonogialli, poco appariscenti e si trovano inmezzo alle brattee. Essi svelano l’età dellastella di Natale. Se sono completamentedischiusi significa che la pianta sta per sfio-rire. Dunque, prima di effettuare l’acquistoprestate attenzione che i piccoli bitorzolitra le brattee abbiano un aspetto fresco estiano per aprirsi. Una stella di Natale sanaha foglie di un verde intenso e brattee ri-gogliose. Non amano il freddo e le correntid’aria: diffidate se le piante sono in venditaall’esterno o all’entrata del negozio. Po-trebbero già aver subito danni dovuti alfreddo e durare poco. Se invece la pianta èsana resta rigogliosa anche dopo le Feste ese avete un po’ di costanza potete riuscirea farla colorare nuovamente (vedi consiglia lato). Ma attenzione quando la maneg-giate perché nasconde delle insidie: all'in-terno del suo tronco e dei suoi rami vi èuna sostanza lattiginosa (il lattice) che puòrisultare irritante per la pelle e tossica seingerita (può provocare nausea, vomito e/odiarrea). Una dovuta avvertenza se in casaci sono bambini o animali.

buona parte proviene da fuoricantone

In questo periodo è la pianta più ven-duta da fioristi e grandi magazzini e quellache va per la maggiore, da sempre, èquella dal colore rosso intenso.

Ma da dove vengono? Abbiamo in-terpellato alcuni floricoltori in Ticino, maquasi nessuno le coltiva più. Da Camina-da, a Cadempino, rivendono le piante fi-nite che provengono da Italia, Olanda eda oltre Gottardo. Stierlin, ad Agno, daquattro anni non le coltiva più dall’inizio:le talee sono preparate da una ditta lucer-

nese che le coltiva da giugno a settembre,in seguito vengono trasferite nelle serre diAgno per gli ultimi due mesi di crescita epoi vendute direttamente. “La maggiorparte dei fioristi in Ticino le compera finitee le rivende - ci dice il proprietario - bastaguardarsi in giro, non ci sono capannoni”.

Alla Fioricoltura Martinelli di Sementi-na coltivavano le stelle di Natale fino a 3anni fa e già l’ultima produzione è andataquasi tutta distrutta perché invenduta.“La concorrenza, soprattutto dall’estero, ègrande e costa troppo riscaldare le serre”ci riferiscono.

La Rutishauser Fiori a Gordola, che siè installata in Ticino da qualche anno, col-tiva circa 20 mila piante, di varie grandez-ze, tutte destinate al mercato ticinesecompresi i grandi distributori. Per l’80-85% si tratta di stelle di Natale di colorrosso.

Una buona parte di queste finisce neinegozi di Migros. Quest’ultima ci ha infat-ti indicato che “le stelle di Natale in vendi-ta nei supermercati di Migros Ticino sonoa chilometro zero” poiché provengonodall’azienda di Gordola e che “per la no-stra cooperativa ne vengono coltivate cir-ca 13'000 unità all’anno”.

Quelle invece vendute dalla concor-rente Coop sono coltivate nella Svizzeraorientale (il nome del fornitore non è statoindicato). Da qualche anno però Coop haanche in assortimento le stelle di Natalecertificate Max Havelaar, del commercioequo solidale. Queste talee provengonoper la maggior parte dall’Africa orientale epoi coltivate in Svizzera. “La domanda diquesti prodotti - sostiene la portavoce diCoop - aumenta di anno in anno”.

I costi sono di regola abbordabili - enon solo presso i grandi magazzini - senon si scelgono composizioni speciali.

Da Migros e da Coop a fine novem-

bre, queste piante erano già (quasi tutte)in promozione. Da Migros costano fr. 5.25(invece di 7.90) in vaso da 13 cm e fr.14.90 (invece di 19.90) in vaso da 17 cm.Con i brillantini (vaso 13 cm) fr. 8.90 (in-vece di 10.90). Da Coop (le abbiamo tro-vate tutte certificate bio Oecoplan) in va-so da 14 cm costa fr. 9.95, fr. 4.95 (invecedi 6.95) con vaso di 10,5 cm, e in vaso da19 cm fr. 15.95 (invece di 19.95). Con ibrillantini (13 cm) fr. 7.95 invece di 9.95,mentre quella certificata Max Havelaar (invaso da 16 com) costa fr. 12.95.

Nello stesso periodo dal fiorista Cami-nada a Cadempino, la stella di Natale in va-so da 10 cm costava 5 franchi; fr. 8 in vasodi 14 cm e fr. 12,50 per il vaso di 16 cm.

Buona scelta e buone Feste!

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alimeNtazioNe

la baguettepiace: quella precotta di piùin generale, il pane, o meglio le baguette, che si mangiano a sud delle alpi,piacciono ai consumatori. È la prima constatazione che scaturisce dopoaver analizzato i risultati dell’assaggio alla cieca organizzato dall’acSi a latodel tour promozionale effettuato nei capoluoghi della Svizzera italiana traottobre e novembre. tutte le baguette assaggiate hanno ottenuto,globalmente, un risultato che va oltre il sufficiente. tuttavia ci sono quelleche piacciono di più e quelle che piacciono meno. Vediamo quali.

La baguette è un particolare tipo dipane distinto dalla sua formamolto allungata, e dalla sua crostacroccante ed è originario della

Francia (vedi Wikipedia). Ormai però ènota e venduta ben oltre i confini francesi,magari anche con qualche variazione lo-cale e anche chiamata (da noi) “pane pa-rigino”.

Abbiamo scelto questo tipo di pane(bianco) per effettuare un assaggio con unanalogo prodotto realizzato da diversiproduttori: grandi magazzini, panetterie edistributori di benzina (i cui negozi semprepiù frequentemente vendono anche ali-mentari e pane). Il pane acquistato neidue supermercati (Migros e Coop) e quel-lo del benzinaio non è evidentemente fat-to in negozio, è realizzato altrove, precot-to e poi surgelato. In negozio prima di es-sere riposto sullo scaffale viene effettuatal’ultima fase, ossia la cottura finale. È ciòche avviene nei forni in bella vista di que-sti negozi. Tutto ciò è indicato esplicita-mente sulle confezioni delle baguette del-le due grandi catene di negozi ed è indica-to nelle schede che i negozi dei distributoriconservano nel caso qualche consumatore

Criteri / Nota: Ottimo / 6 Buono / 5 Può andare / 4 Non mi piace / 3

abbia delle domande sul prodotto. Comeabbiamo fatto noi. Il pane venduto dallepanetterie è invece fatto dal panettierenelle prime ore della giornata.

Cinque le baguette acquistate perogni stand che abbiamo montato in 6 ca-poluoghi della Svizzera italiana: RoveredoGR, Locarno, Bellinzona, Lugano, Chiassoe infine Mendrisio. In ognuno di questiluoghi abbiamo comperato il pane (tipobaguette bianca) dalla Migros e dalla Co-op del luogo o quella più vicina, presso undistributore di benzina della zona e in duepanetterie, avendo cura che (per nostrascelta) una fosse membro della Società deiMastri Panettieri Pasticcieri e Confettieridel cantone Ticino (SMPPC) e l’altra no. Ilpane, tagliato a pezzetti, è stato collocatosu piatti numerati e gli assaggiatori non neconoscevano la provenienza. In tutto oltre140 persone di ogni età hanno dato il lorogiudizio (da “ottimo” a “non mi piace”)sul pane assaggiato allo stand ACSI.

precotti in prima filaIn generale si può osservare che le

baguette che si trovano in commercio su-perano dignitosamente il test-assaggio, e

quindi piacciono a chi le consuma: le noteglobali infatti vanno da buono a oltre ilsufficiente.

I risultati (vedi tabella qui sotto) indi-cano che i consumatori preferiscono il pa-ne precotto a quello fresco (forse perchéormai abituati a consumare questo tipo dipane e assuefatti a questo gusto e alla suaconsistenza). Le prime tre della classificagenerale sono infatti le tre baguette pre-cotte di tipo industriale.

A conferma di quelli che sono i risul-tati globali finali vi è anche l’osservazioneche i risultati dei singoli assaggi (per luo-go) concordano piuttosto bene con laclassifica generale: la baguette più apprez-zata, quella di Migros, è infatti risultataprima in 4 piazze su 6, mentre l’ultima (la

NB: i due decimali del punteggio finale sono stati considerati per stilare una classifica più aderente possibile ai giudizi dei consumatori.

risultato dell’assaggio

Negozi dove sono stateacquistate le baguette

SVIZZERAITALIANA Roveredo GR Locarno Bellinzona Lugano Chiasso Mendrisio

MIGROS (precotta) 5.10 5.35 5.24 5.11 5.07 5 4.79

Distributore di benzina (precotta) 4.86 4.94 5.06 4.64 4.68 4.81 5.05

COOP (precotta) 4.64 4.41 4.38 4.86 5.14 4.31 4.53

Panettiere SMPPC (fresca) 4.56 4.24 4.62 4.68 4.68 4.47 4.47

Panettiere (fresca) 4.27 4.71 4.21 3.86 4.48 4.25 4.32

Numero assaggiatori 143 17 34 28 29 16 19

Per luogo

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baguette. Per il pane venduto sfuso nonvalgono infatti gli obblighi dellamercepreimballata (vedi riquadro). Si tratta co-munque, per tutti, di dati forniti dai pro-duttori (e non verificati in Laboratorio).

Nella tabella qui sotto abbiamo ripor-tato i tenori minimi e massimi di sale percategoria di venditori e calcolato la media.

Da qui sembra che in generale sono lebaguette che contengono mediamentepiù sale ad essere le predilette. E ciò nonmeraviglierebbe. I pani meno salati sonorisultati quelli realizzati dai Mastri panet-tieri, finiti in penultima posizione.

Ma se si considera la differenza tra ivalori medi del primo e dell’ultimo, vedia-mo che è veramente minima. Molta piùdifferenza invece vi è tra il valore minimoe massimo di contenuto di sale (dichiara-to) dei pani dei panettieri (ultimi). Eppure,le due baguette dei panettieri col maggiorcontenuto di sale, ossia 2g/100g, nonhanno ottenuto posizioni decisamente mi-gliori rispetto al pane con meno sale in as-soluto (0.93g/100g), sempre dei panettie-ri, ultimo a Locarno: a Lugano è parimentiultimo, a Roveredo penultimo.

È quindi difficile affermare che è il pa-ne con più sale quello che piace di più.

Nessuna legge impone un determina-to contenuto di sale nel pane, sono i pro-duttori che lo scelgono in base agli stan-dard e non da ultimo ai gusti dei consu-matori. Negli ultimi anni però, anche gra-zie alle campagne informative delle orga-nizzazioni dei consumatori sui rischi per lasalute di un’alimentazione troppo ricca disale, il contenuto di sale nel pane è andatogradualmente calando. Rammentiamoche il pane è un alimento sano ed è indi-cato al consumo giornaliero in porzionimoderate.

ma quanto costa?Per finire qualche considerazione sul

meno gradita), quella realizzata dai panet-tieri, è finita nella posizione meno ambitain 5 assaggi su 6.

Da rilevare tuttavia che le baguetteacquistate presso le panetterie SMPPC erisultate quarte nella valutazione globale,a poca distanza dal pane di Coop, sonostate comunque apprezzate piuttosto po-sitivamente in 4 piazze su 6, ottenendo inqueste un posto sul podio, il terzo.

il pane con più sale è il preferito?Sulle buste del pane venduto dai

grandi magazzini vi è l’etichetta nutrizio-nale con i dati relativi anche al contenutodi sale. In tutti gli altri casi abbiamo dovu-to chiedere, in un secondo momento,quanto sale viene usato per preparare la

per chi ha contribuito allariuscita del test acSi di assaggiodel pane è stata messa in palio

la pubblicazione “il piattoequilibrato” (valore fr. 20.–)

la sorte ha premiato la signoradoretta bulloni di camorino cheha partecipato all’assaggio allo

stand a bellinzona.

congratulazioni alla vincitrice egrazie a tutte le consumatrici e a

tutti i consumatori che hannopartecipato.

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alimeNtazioNe

contenuto di sale (in g/100g)dati dichiarati dai produttori

prezzo unitario (in fr/kg)calcolato sul prodotto pesato

costo: lo abbiamo calcolato partendo daquanto abbiamo pagato e riferendolo alpeso effettivo. Lo abbiamo potuto fareperché le baguette sono state pesate do-po l’acquisto. Poiché si trattava di duepezzi per negozio, abbiamo preso comeriferimento la media dei due pesi. Purtrop-po il pane comperato per l’assaggio a Ro-veredo non rientra nella tabella (in basso)poiché non è stato pesato.

Il prezzo unitario, calcolato in franchiper kg, mostra che questo tipo di pane èpiù economico alla Coop (che lo chiama“Pane parigino”). Il più costoso è presso ipanettieri SMPPC. Da osservare in parti-colare il costo piuttosto elevato del paneprecotto presso i distributori di benzina: gliacquisti dell’ultimo momento possono co-stare caro!

Utili informazioni sul pane nel sitowww.smppc.ch.

provenienza e pesocosa dice la legge?

Se si tratta di pane preimballato, sull’eti-chetta deve essere indicata la provenien-za. Se invece il pane è sciolto, non è ob-bligatorio che ciò sia scritto sul sacchettoo sulla busta che di solito si usa per il tra-sporto e per protezione. Tuttavia su ri-chiesta del consumatore, il distributoredeve essere in grado di fornire l’informa-zione.Per quel che riguarda il peso del prodot-to: se si tratta di un pane preimballato, ilpeso deve essere indicato. Il peso del pa-ne che supera i 150g ed è venduto comemerce sfusa, può invece essere indicatoanche su un cartello che designa il pro-dotto.

min. media max

MIGROS 1.50 1.70 1.80

Benzinaio 1.34 2.02 2.68

COOP 1.40 1.53 1.60

Panettiere SMPPC 0.98 1.31 1.50

Panettiere 0.93 1.63 2

min. media max

MIGROS 7.35 7.95 8.77

Benzinaio 8.43 9.59 11.11

COOP 5.90 6.43 6.76

Panettiere SMPPC 8.51 10.11 12.39

Panettiere 7.33 8.38 9.66

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8.2017 12

alimeNtazioNe

Sono stupefatta dagli articoli ali-mentari per bébé e bimbi piccoliche si trovano sugli scaffali deigrandi magazzini – ci scrive una

socia – pile di succhi di frutta, purea difrutta, snacks e barrette con disegni e co-lori che attirano i bambini e fanno sem-brare tutto più buono... e adatto a loro”.Siamo andati a vedere.

l’acqua in bottiglie colorate!Ciò che ha attirato il no-

stro interesse per primo è labottiglietta d’acqua da 3 dl inpet colorato (azzurro o lilla,per maschietti e femminuc-ce?) da fr. 1.25 (prezzo rile-vato da Coop). Si tratta disemplice acqua naturaleproveniente da una sorgen-te austriaca (si legge sullabottiglia) e distribuito dalladitta tedesca Hipp. Un’as-surdità se si considera cheil costo è pari a fr. 4.15 allitro! E un litro di acquadel rubinetto costa circa0.12 centesimi al litro!

Un’altra bottigliettadallo stesso formato (“Acqua minerale aimultifrutti” sempre della marca Hipp),adatta – si legge – per bimbi da 1 a 3 anni,contiene il 67% di acqua naturale e per il

resto succhi di frutta (fr. 1.45da Migros e Coop). Con il sup-porto di una lente siamo riusci-ti a leggere un’avvertenza inetichetta (solo in lingua fran-cese e tedesca) nella quale siraccomanda di non lasciaresucchiare a lungo il bambinoquesta bevanda a causa delrischio di carie.

Anche per i più piccoliperò la semplice acqua delrubinetto è la bibita più rac-comandabile. E non lo dicesolo l’opuscolo dell’USAVcitato a margine. Non da

ultimo costa infinitamente meno, noncausa rifiuti e inquinamento con trasportiassurdi.

barrette allo... zuccheroPer bimbi a partire da un anno c’è an-

che un’ampia scelta di barrette per glispuntini. Sono per lo più alla frutta, alcunecon cereali (ma anche qui sovente è as-sente la traduzione in italiano in etichet-ta). Quindi anche l’indicazione di una diqueste che abbiamo acquistato, “Na-chhaltig von Anfang” (inteso come “adat-to sin dai primi anni”), non sarà compren-sibile a tutti alle nostre latitudini.

Ma ciò che abbiamo rilevato in parti-colare è l’alto contenuto di zuccheri (an-che se non aggiunti). Abbiamo acquistato

apero per bébéTra gli alimenti per bébé visono anche snack che han-no tutte le sembianze deiprodotti da aperitivo peradulti! Ma quanto costano?I 15 g di “Snack mais-caro-te” della Hero costano 1franco e 50 (da Coop). Le“polpettine di mais”di Mi-bébé (da Migros) costanofr. 3.65/80g. Una fetta dipane costa decisamentemeno ed è più salutare.

due barrette: una da 23 grammi di cui10,9 di zuccheri, l’altra da 25 di cui 12 disoli zuccheri. Troppi. Se un bambino man-gia prodotti così zuccherati supera facil-mente la quantità massima del 5% racco-mandata dell’OMS che corrisponde, perbambini tra 1-4 anni, a non più di 15g dizuccheri in una giornata. Una barrettaraggiungerebbe in pochi grammi di pro-dotto già questa quantità e non lascereb-be quindi spazio, per esempio, a un budi-no o uno yogurt anche solo leggermentezuccherato per il resto della giornata. An-che la nostra tessera semaforo collocaqueste barrette in zona rossa!

Inoltre rispetto al consumo di un frut-to fresco di stagione, grattugiato o schiac-ciato finemente, presenta un gusto omo-geneo uguale 365 giorni all’anno. Questonon favorisce l’educazione al gusto, fon-damentale a questa età.

purè di frutta per tutti i gustiConfezioni di purè o miscele di frutta

ve ne sono per tutti i gusti e di tutte lemarche e sono destinati a bébé dai 4 mesiin avanti. Sulle etichette di buona parte diqueste “miscele di frutta”, si legge chenon vi sono zuccheri aggiunti (la frutta in-fatti ne contiene già di per sé). Si trattacomunque di prodotti concentrati che

Anche i bébé-consumatorifanno gola al mondo del businessle operazioni di marketing non risparmiano nessuno nemmeno i lattanti. Nei grandi magazzini vi sono scaffali intericon prodotti alimentari per neonati e bambini, alcuni dei quali veramente... discutibili. Siamo infatti rimasti stupitivedendo ad esempio degli snack per bébé che hanno le fattezze di quelli per gli aperitivi degli adulti. così si abituanoda piccoli a consumare questo tipo di alimenti... e il futuro per queste multinazionali è garantito! ciò non vale peròper il futuro della salute dei bambini.

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alimeNtazioNe

L’opuscolo “Alimenta-zione dei lattanti e deibambini in tenera età” èdisponibile (anche in ita-liano) sul sito dell’USAVwww.blv.admin.ch.

Vantaggi degli alimenti per bébé preparati in casa(Estratti dall’opuscolo “Alimentazione deilattanti e dei bambini in tenera età”dell’Ufficio federale della sicurezza ali-mentare e di veterinaria USAV)l Più varietà grazie all’utilizzo di tanti tipidi verdura e frutta.

l Più varietà di sapori: il bambino impara aconoscere molte fragranze e tipi di sa-pori, che sviluppano il gusto e favoriran-no l’accettazione dei cibi in futuro.

l Si può evitare l’uso di ingredienti sconsi-gliati, ad es. zucchero, sale e aromi.

l È possibile determinare la provenienzadegli alimenti (ad es. regionale, stagio-nale, biologica).

l Convenienza economica.l E, aggiungiamo noi, meno rifiuti e menoinquinamento dovuto alle lunghe per-correnze effettuate dai prodotti indu-striali.

contengono una quantità importante dizuccheri.

Su alcuni di questi prodotti vi è scritta(in minuscolo e non in italiano) l’avverten-za di non lasciar succhiare a lungo il con-tenuto direttamente dal sacchetto per il ri-schio di “gravi problemi dentari” (carie),ma il formato più “succhiabile” che som-mistrabile col cucchiaio... lascia intendereche è proprio così si usa. E non parliamodei costi: le quattro confezioni che abbia-mo comperato costano in totale fr. 7.45(da Coop) per una quantità totale di390g. Una mela e una banana o dei bi-scotti secchi costano molto meno.

Prodotti imballati pronti di questo ge-nere (e vale anche per le barrette citatepoco sopra) andrebbero utilizzati il menopossibile e solo per le situazioni dove unpasto fresco preparato in casa non è pos-sibile.

che spreco di plasticaBASTA!

BASTA!

Meglio isacchetti multiusoper frutta e verdurada migros sono in vendita da qualche tempo, e ora lo sono anche da coop. isacchetti multiuso per la frutta e la verdura vendute sfuse potrebbero farrisparmiare milioni di sacchetti di plastica, che una volta a casa, finisconoregolarmente nella spazzatura. un grosso spreco di risorse che si potrebbeeliminare facilmente con un minimo investimento.

Oltreconfine, a partire dal pri-mo gennaio del prossimoanno, i sacchetti di plasticadei reparti di frutta e verdura

saranno a pagamento (oltre a dover esse-re biodegradabili e compostabili). Coste-ranno pochi centesimi (ancora non si saquanto) ma il segnale è chiaro: basta contutti questi sacchetti di plastica che hannouna vita che non dura molto oltre al tra-sporto casa. Lo avevamo segnalato nellascorsa BdS indicando anche che in Svizze-ra ancora non si è giunti a far pagare que-sti sacchetti, ma che qualcosa si dovrà fareanche da noi per limitare il consumo diquesto flagello planetario rappresentatodai sacchetti di plastica.

L’introduzione dei sacchetti a paga-mento alle casse di Migros e Coop (chehanno fatto da apripista in quest’iniziati-va) ne ha fatto calare drasticamente ilconsumo. Già nelle prime settimane l’usodi sacchetti di plastica era calato di oltrel’80%. Ciò dimostra che la sensibilizzazio-ne conta, ma quello che conta di più è ilborsellino. Pochi spiccioli (il sacchetto allacassa costa 5 ct) sono riusciti nella grandeimpresa di far crollare lo smodato consu-mo dei famigerati “shopper” (solo Migrose Coop ne distribuivano, gratis, alle casse,240 milioni!). E i consumatori improvvisa-mente hanno riscoperto la “borsa dellaspesa”.

E così dovrebbe essere anche per isacchetti di plastica monouso per la fruttae la verdura sfuse. I sacchetti multiuso diMigros e Coop sono utili perché si usanopiù volte e si possono lavare in lavatrice.Beh certo, un qualche incomodo rispettoall’usa-e-getta c’è, ma il vantaggio è evi-dente. Basta ricordarsi di portarli con séquando si fa la spesa!

Da Migros la confezione di 4 “VeggieBag” costa 6.90 (fr. 1.72 al pezzo); da Co-op la confezione tripla costa 4.95 (fr. 1.65a sacchetto). Qualcuno può ritenere chesono un po’ costosi. Può essere vero ma,

come detto, sono riutilizzabili più volte econ una maggiore diffusione il prezzo po-trebbe scendere.

Questi sacchetti però non sono l’uni-ca soluzione adottabile per chi vuole ridur-re il consumo di plastica nei reparti di frut-ta e verdura. Si può portare da casa il pro-prio sacchetto o contenitore, basta che siatrasparente (il contenuto deve essere visi-bile).

Insomma basta con la plastica mo-nouso!

migros fr. 6.90 (confezione da 4)fr. 1.72 al pezzo

coopfr. 4.95 (confezione da 3)fr. 1.65 al pezzo

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8.2017 14

croce e deliziadopo anni di dibattiti è entrata in vigore il 1 gennaio 2017 la legislazione Swissness. ma la nuova legge non fal’unanimità. la necessità di proteggere il made in Switzerland e combattere gli abusi è condivisa, ma sul modo colquale raggiungere questo obiettivo, le opinioni continuano a divergere. Si tratta di un tema che tocca da vicino molticonsumatori svizzeri che sono disposti a sborsare grosse somme in cambio della qualità dei prodotti svizzeri, masono anche sempre più esigenti: questa qualità deve essere garantita, e le informazioni sui prodotti che si compranosempre più complete ed esaustive.

Siamo nel 2003. Si scopre che le pentole della “svizzerissima”SIGG sono in realtà prodotte in Cina. Sarà poi il turno dei cosmetici Juvena of Switzerland, prodotti inGermania. Sono solo due dei tanti scandali di quegli anni, chespingono la politica a reagire. Nel giugno del 2006 le due camere adottano i postulati delledeputate Jasmin Hutter (UDC) e Anita Fetz (PS) sulla difesa delmade in Switzerland e la necessità di combattere gli abusi. Dopo lunghi anni di discussioni, fra il 20 giugno e il 17 ottobre2014 si svolge la procedura di consultazione, durante la qualepervengono 184 pareri.Nel settembre del 2015 il Consiglio federale adotta le quattroordinanze di esecuzione Swissness e ne fissa l’entrata in vigoreal 1 gennaio 2017. Malgrado diverse mozioni abbiano cercato di bloccare o riman-dare Swissness, il 1 gennaio 2017 la nuova legge entra in vigo-re. Inizia un periodo di transizione, definito “di esaurimentoscorte”, con scadenza al 31 dicembre 2018, durante il quale leaziende possono pian piano adattarsi alla nuova realtà.

cos’è Swissness?dieci anni di lavoroLa legislazione “Swissness” ha ridefinito le regole sull’elveti-cità di prodotti naturali, derrate alimentari e prodotti indu-striali che vengono pubblicizzati come svizzeri, allo scopo dimettere fine a utilizzi abusivi dei simboli svizzeri e preservarela reputazione del marchio sul lungo periodo.

Le derrate alimentari possono essere definite svizzere se latrasformazione che conferisce al prodotto le sue caratteristi-che essenziali si svolge in Svizzera. Inoltre, l’80% del pesodelle materie prime disponibili deve provenire dalla Svizzera.Per latte, latticini e carne la quota è del 100%. Sono previstemolteplici eccezioni alla regola dell’80%. Per esempio, nonsono considerate le materie non disponibili in Svizzera, quelletemporaneamente non disponibili o gli ingredienti trascurabilidal profilo del peso.

L’uso di questo tipo di pubblicità rimane volontario e non ser-ve alcuna registrazione. Finché non vengono denunciate viola-zioni, chiunque può mettere una bandierina svizzera sul suoprodotto. Per questo motivo, non esistono cifre sul numero diaziende che ne fanno uso, anche perché c’è chi ne fa uso peruna confezione e non per quella dell’anno successivo.

Un’infrazione porta a una pena pecuniaria o alla detenzione fi-no a un 1 anno. In casi particolarmente gravi, può arrivare a 5anni. Un’infrazione ritenuta “involontaria” non sarà punita. Almomento non è però ancora chiaro se ci saranno dei controllisistematici, e neppure chi dovrebbe occuparsene.

proteggere lo Swiss made: necessario eppure arduo

Sono stati condotti diversi sondag-gi sul tema del made in Switzer-land. Percentuali costantementesuperiori al 70% dei partecipanti

si sono espresse favorevolmente a un ina-sprimento delle norme al fine di rafforzareil marchio di qualità svizzera.

Ciononostante, da quando JasminHutter e Anita Fetz hanno depositato i ri-spettivi postulati, sono passati oltre 10 an-ni. Un periodo molto lungo durante ilquale la legislazione che prende il nome di“Swissness” ha subito innumerevoli modi-

fiche di fronte alle perplessità sollevate unpo’ da tutti i settori industriali. Un’intensaattività lobbistica a Berna, in parte denun-ciata dalle organizzazioni di difesa deiconsumatori, ha prodotto secondo alcunisostenitori di Swissness una legge “annac-quata”, indebolita, persino svuotata delsuo significato iniziale.

Se la difesa del made in Switzerland èdiventata terreno di scontro pur essendocondivisa da tutti, lo si deve sostanzial-mente all’enorme peso economico chequesto argomento porta con sé. Swissness

significa soldi. Tanti soldi. I prodotti e i ser-vizi svizzeri sono sinonimo di esclusività,tradizione e qualità. Produttori e fornitoripossono posizionare quelli che vengonoidentificati dai consumatori come svizzeriin un segmento di prezzo più alto. Standoal Consiglio federale, gli svizzeri sono di-sposti a pagare fino al 20% in più per unprodotto elvetico. Secondo Sven Reineckedell’Università di San Gallo, il 40% deglisvizzeri predilige i prodotti indigeni.

Ma l’attitudine dei consumatori sviz-zeri è solo la punta dell’iceberg: tema an-

Sotto la leNte

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8.2017 15

Èuno dei prodotti che all’esteroviene spesso associato alla Svizze-ra. E viene confezionato rigorosa-mente a Giubiasco da diversi de-

cenni. Eppure non tutte le tavolette dicioccolato della storica ditta ticinese StellaChocolat possono definirsi svizzere. Alme-no non secondo i criteri di Swissness, lanuova legislazione entrata in vigore all’ini-zio di quest’anno.

Per scoprire le ragioni di questo appa-rente controsenso ci siamo recati a Giubia-sco, dove abbiamo visitato la fabbrica dicioccolato. Accompagnati costantementedall’intenso odore caratteristico di questodolce tanto amato, abbiamo osservato glioltre 50 dipendenti della fabbrica soprace-nerina all’opera, intenti a preparare tavo-lette di cioccolato.

Abbiamo parlato con Alessandra Al-berti, direttrice di Stella Chocolat, che faanche parte del comitato dell’associazionemantello Chocosuisse.

Signora Alberti, lei si è espressa in passa-to in maniera critica su “Swissness”. Nontrova importante combattere gli abusi delmarchio svizzero?Ma certo, ci mancherebbe. Il tema per noiè importante. Come produttori di cioccola-

to svizzeri, teniamo moltissimo al valore delmarchio elvetico e gli abusi ci danneggianotutti. È cruciale tenere alta la qualità e lanostra immagine per resistere alla concor-renza di paesi come Francia, Italia o Belgio.Proprio per questo, nel nostro settore, cistavamo già autoregolando da tempo. Lanuova legge Swissness per noi produttori dicioccolato è quindi superflua.

Si spieghi meglio, in che senso super-flua?Io faccio parte del comitato di Chocosuisse,un’associazione mantello che raggruppa la

Swissness e il caso del cioccolato ticinese

cora più grosso è il grande peso specificodella croce svizzera all’estero in termini fi-nanziari. Lo sanno bene le aziende svizze-re che esportano.

Bisogna anche dire che malgrado il bi-sogno di combattere gli abusi e di proteg-gere la reputazione del made in Switzer-land sia sentito un po’ da tutti, i vari setto-ri hanno esigenze diverse. Così mettered’accordo differenti industrie, dagli orolo-gi, all’agroalimentare al metalmeccanico,è davvero complesso. Ognuno, quandodice Swissness, intende qualcosa di diver-so. Anche all’interno del solo settore ali-mentare, le esigenze dei produttori di in-gredienti primari sono ben differenti daquelle di coloro che si occupano di pro-dotti lavorati. Quindi non c’è da stupirsise chi produce latte è contento di Swis-sness, mentre chi produce cioccolato allatte lo è un po’ meno.

Swissness si inserisce in un contestodove vigono altre leggi con le quali si in-crocia, come quella sulle derrate alimenta-ri. Questo complica le cose. Ecco quindiche un formaggio prodotto in Svizzeracon latte estero può riportare l’indicazione

“paese di produzione: Svizzera” sull’im-ballaggio in virtù del diritto delle derratealimentari, ma non può essere commer-cializzato con l’indicazione “formaggiosvizzero” perché non soddisfa i criteri diSwissness. Un compromesso che accon-tenta forse le esigenze di produttori di lat-te e di formaggio, ma che non è né intuiti-vo né trasparente per il consumatore chesi reca a fare la spesa. Quest’ultimo avrà alcontrario l’impressione che ci si nascondadietro a un dito.

Ma un tema che forse riassume moltedelle difficoltà che si celano dietro allaprotezione della croce svizzera, è quellodell’applicazione concreta della legge. Daun lato l’incertezza su chi e come effettue-rà i controlli e dall’altro una lista di ecce-zioni che si allunga sempre di più. La sen-sazione, è che per avere chiarezza da que-sto punto di vista, bisognerà attendere il31 dicembre 2018, giorno in cui scadrà lafase cosiddetta di “esaurimento scorte” ele disposizioni di Swissness dovranno ef-fettivamente essere rispettate.

Ci troviamo in una fase di transizione,nella quale numerosi colossi del calibro di

Nestlé, Victorinox, Rivella e Kuhn Rikonsono in attesa di decisioni del Consigliofederale su molti dei loro prodotti, per iquali richiedono a gran voce delle ecce-zioni. Queste possono assumere talvoltacontorni piuttosto grotteschi, che rischia-no di minare la credibilità della legge.Uno su tutti: l’acqua. Come denunciatodall’edizione dello scorso 17 maggio del-la rivista K-Tipp, le birre “svizzere” pos-sono definirsi tali semplicemente perchéutilizzano “acqua svizzera”. Già, avetecapito bene. Luppolo e malto esteri, mase il tutto viene allungato con acqua lo-cale, la birra è da considerarsi a tutti glieffetti elvetica.

Altro tema che probabilemente verràchiarito in maniera definitiva solo dal2019 è quello dei controlli. Per ora lamaggior parte dei cantoni ha respinto laproposta di incaricare gli organi predispo-sti al controllo della legge sulle derratealimentari anche delle verifiche su Swis-sness. Non si tratta di un aspetto di pococonto, perché come recenti vicende localihanno mostrato, un marchio di qualitàsenza controlli è un marchio zoppo.

maggioranza dei produttori di cioccola-to svizzeri. Seguiamo questo tema inter-namente da molti anni. Abbiamo un nostro regolamento che di-ce che un cioccolato per essere svizzerodeve essere prodotto interamente in Sviz-zera. Chi produce, anche solo in parte, al-l’estero, deve dirlo chiaramente. Ebbene,con la nuova legge Swissness, è ammessoprodurre in parte all’estero. Quindi, para-dossalmente, eravamo più avanti noi con lanostra auto-regolamentazione rispetto aSwissness.

Ma allora che problema c’è se stavate giàandando nella medesima direzione? Il problema è che se da un lato Swissness èpiù “larga” sul luogo di produzione, dall’al-tro è invece intransigente sulla provenienzadelle materie prime. Certo, il cacao non esi-ste in Svizzera, quindi è escluso dal conteg-gio dell’80%. Noi abbiamo problemi per esempio con al-cune tipologie di latte, come quello senzalattosio o il kosher, che fatichiamo a reperi-re in Svizzera. Ma anche con i prodotti bioper gli Stati Uniti, le cui materie prime ne-cessitano della certificazione NOP (Natio-nal Organic Program). In Svizzera è compli-cato reperire materie prime che rispettino

Sotto la leNte

Effetto di Swissness: dove prima c’era la crocesvizzera ora c’è una stella alpina.

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8.2017 16

Sotto la leNte

“Si è pensato più ai produttoriche ai consumatori”

Èun passo avanti per i consumatori?Lo abbiamo chiesto a Barbara Pfen-ninger, specialista di alimentazione

della Federazione romanda dei consuma-tori (FRC).

Come valuta Swissness?Ciò che più conta per i consumatori è sape-re se possono fidarsi della qualità “promes-sa” da un prodotto. Quindi, in questo ca-so, se è effettivamente svizzero quando ilsuo imballaggio lo indica e se la qualità cor-risponde al prezzo pagato (i prodotti con lacroce svizzera sono spesso più cari). I con-sumatori vogliono anche sapere da doveviene quello che mangiano, dunque il pae-se di produzione e la provenienza degli in-gredienti. In linea di principio, Swissness dàuna risposta a queste due domande. Tutta-via le numerosissime eccezioni accordate el’aspetto molto tecnico dei calcoli dei tassidi autoapprovvigionamento rendono ilconcetto molto meno trasparente di quan-to si potesse sperare. Swissness è costruita con un punto di vistada “produttore agricolo” o “fabbricantealimentare”. Non è costruita per facilitarele cose ai consumatori.

Cosa cambia per i consumatori svizzeri?Prima di Swissness, le croci svizzere sonostate messe su imballaggi senza nessuna

regola o quadro legale. Il fatto che Swis-sness stabilisca delle regole, è una cosabuona. Poi ci sono altri vantaggi più indi-retti. Per esempio, alcuni prodotti che nonvenivano coltivati in Svizzera, come i ce-triolini, ora lo saranno. Inoltre, dopo l’en-trata in vigore di Swissness diversi fabbri-canti hanno migliorato le indicazioni di pro-venienza delle loro materie prime. L’atten-zione al tema è cresciuta.

L’industria agroalimentare si lamenta dicarichi burocratici maggiori a fronte dipoche certezze sui reali vantaggi nellalotta agli abusi.Le aziende svizzere non sono costrette ausare la croce svizzera sugli imballaggi. Pie-garsi alle esigenze di Swissness non è quin-di obbligatorio.La critica sull’inefficacia della lotta agli abu-si è giustificata ai nostri occhi. Le compe-tenze non sono ripartite in maniera chiara.Lottare conto gli abusi non è una prioritàdei chimici cantonali che devono già sorve-gliare la sicurezza sanitaria degli alimenti.

Si è esagerato con le numerose eccezioniaccordate alla regola dell’80%?Le eccezioni tecniche accordate rendonoSwissness meno comprensibile per i consu-matori. Vedremo se saranno solo tempora-nee o se si protrarranno nel tempo.

C’è chi dice che nei prodotti lavorati, laprovenienza delle materie prime non de-ve essere una fissazione, in quanto ci so-no altri elementi che possono definire la“svizzeritudine”.Durante il processo legislativo si è parlatodella distinzione fra derrate semplici e com-plesse. Tuttavia, nessuno ha voluto stabilireda quando un prodotto diventa abbastan-za complesso da permettergli di nasconde-re il fatto di importare i suoi ingredientidall’estero. Un cioccolato svizzero al latte deve essereelaborato con latte svizzero. L’ingredienteprincipale e gli ingredienti caratteristici do-vrebbero essere sempre di provenienzasvizzera in un prodotto che mette in evi-denza questa sua origine. Altrimenti i con-sumatori si sentono ingannati.

Barbara Pfenninger,Fédération RomandeConsommateurs (FRC)

questi criteri. La nostra azienda vive graziea prodotti di nicchia, che necessitano diingredienti specifici. Per esempio siamospecializzati in cioccolato fair trade, eco-solidale, senza lattosio, biologico, senzazuccheri aggiunti, per vegani, kosher. Al-trimenti non possiamo competere con legrosse ditte.

Non trova comprensibile che i consuma-tori chiedano trasparenza sulla prove-nienza degli ingredienti?Certo, lo capisco. Bisogna però dire chese un ingrediente viene dall’estero non si-gnifica che sia di scarsa qualità. Noi siamospecializzati per esempio nel fair trade.Acquistiamo le materie prime direttamen-te da coltivatori e cooperative con stan-dard sociali e ambientali adeguati. A mioparere nel caso del cioccolato la “svizzeri-tudine” non deriva dalla provenienza de-gli ingredienti, che per natura stessa delprodotto sono per la maggioranza esteri,bensì dalla produzione in Svizzera, chenel nostro caso è frutto di una lunga tra-dizione.

E riguardo alla lotta agli abusi?Abbiamo regole interne ben chiare. Un col-lega di Chocosuisse si reca alle fiere e con-trolla se c’è qualcuno che usa il marchiosvizzero senza averne il diritto. Prendiamo ilproblema con serietà. Ci sono stati anchedei processi.

Quali sono le tavolette sulle quali si èabbattuta la scure di Swissness?Quelle contenenti il latte kosher e il lattesenza lattosio. Non è possibile reperirli inSvizzera nella forma che serve a noi (inpolvere) e per questo li importiamo dallaFinlandia. Inoltre, ci sono quelle conte-nenti altre materie prime bio per gli StatiUniti, che necessitano di una certificazioneparticolare, la NOP (National OrganicProgram). Ecco quindi che queste tavolet-te destinate agli USA non potranno averela croce svizzera.

Quindi temete che Swissness possa dan-neggiarvi nelle esportazioni? È per questo che io dico: non roviniamocicon le nostre mani. Noi esportiamo oltre il

70% dei nostri prodotti all’estero, in più di50 paesi diversi. Il mercato svizzero è satu-ro per il cioccolato, i margini di crescita ri-siedono nelle esportazioni. Dobbiamo es-sere competitivi all’estero. Il marchio sviz-zero è conosciuto e apprezzato, ma non aqualsiasi costo. C’è dell’ottimo cioccolatofrancese, italiano o belga. La concorrenzanon manca. Se ci troviamo costretti peresempio ad acquistare del latte a prezzimolto alti questo si ripercuoterà sulla no-stra capacità di essere competitivi.

Insomma, condivide il principio di fondo,ma non la legge che è arrivata.Esattamente. Il problema è che si è dovutomettere d’accordo i settori più disparati.Dagli orologi, all’industria, all’agricoltura.Dopo anni di discussioni, è uscita una leggeche di certo non accontenta tutti. Per noicrea un gran lavoro burocratico, ci mette indifficoltà su diversi aspetti, senza per que-sto permettere alcun passo decisivo nellalotta agli abusi. La mia opinione è che daquel lato in fin dei conti non cambierà ungranché.

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cure inutili, un problema anchein ambito dentistico?Stando a uno studio del politecnico di zurigo pubblicato lo scorso mese di ottobre, il rischio di spendere molti soldiper cure non necessarie sussiste anche in ambito dentistico. un paziente senza bisogno di cure è stato mandato da180 dentisti e uno su quattro gli ha proposto dei trattamenti. un problema non da poco, se si considerano i costi e lamancanza di copertura rispetto agli altri ambiti medici. ma secondo davide ferrari, presidente della Societàticinese medici dentisti, anche se il problema esiste, un singolo studio non deve portare i pazienti a dubitare di tutto.il paziente non deve tuttavia farsi problemi a richiedere un secondo parere, soprattutto in caso di interventi costosi.

Alcuni ricercatori del Politecnico di Zurigo hanno condotto un vasto esperimen-to sul campo, i cui risultati sono stati resi noti lo scorso mese di ottobre. Lostudio, intitolato Health Services as Credence Goods: A Field Experiment evi-denzia, fra le varie cose, come il settore dentistico sembra essere tutt’altro

che immune al problema della sovramedicalizzazione. Difficile a questo punto sostenereche la causa sia una copertura assicurativa eccessiva. A togliere il freno alle persone, chesi sottopongono a esami e cure inutili facendo esplodere i costi della salute, non è sol-tanto la copertura della cassa malati. Infatti nonostante l’ambito dentistico non facciaparte della Lamal, molti pazienti si sottopongono a trattamenti non necessari. Secondogli autori dello studio, centrale è il concetto di creedence goods: beni dei quali il pazien-te/consumatore non è in grado di valutare l’efficacia. Come un trattamento dentistico.Ecco quindi che conta molto la fiducia verso il proprio dentista. Se però, come lo studioevidenzia, un dentista su quattro propone trattamenti eccessivi, questa fiducia non sem-pre viene ripagata, e può anche portare a sprecare molti soldi. Lo studio, condotto nel-l’area di Zurigo, dimostra che è giunta l’ora per iniziative analoghe a Smarter Medicinedi svilupparsi anche in questo settore, nel quale per ora non si muove un granché.

Abbiamo chiesto a Davide Ferrari,presidente della Società TicineseMedici Dentisti (ramo ticinese del-

la SSO), la sua opinione sullo studio delPolitecnico e sulla sovramedicalizzazionein ambito dentistico.

Come giudica i risultati dello studio?Credo che studi come questo servono soloa fare scalpore. Mi sembra più uno studiointeressato ad aspetti sociali che non unostudio dentistico. Si parla per esempio dicome il “finto paziente” era vestito, manon viene mostrata neanche una radiogra-fia. Quindi, come si può giudicare se que-sto paziente davvero non necessitasse dicure? Chi sono gli esperti che l’hanno sta-bilito? Non ci è dato saperlo.

Esiste un problema di sovramedicalizza-zione in ambito dentistico?Questo è possibile. E in tal proposito citengo a dire forte e chiaro che la SSO con-danna il sovratrattamento e i trattamentiinutili. Il dentista è un medico e come taleil suo dovere è legato alla salute del pa-ziente. Chi cerca di guadagnare in questo

modo è da condannare. Però bisogna faredei distinguo. Per esempio, non sarei sor-preso se una parte di quei dentisti chehanno proposto trattamenti nello studiodel Politecnico, abbiano in realtà propostodei piccoli interventi di prevenzione perevitare danni peggiori futuri. È possibileche un dentista ritenga di dover curareuna piccola lesione o difetto iniziale, men-tre un altro non lo ritenga necessario. Di-pende dalla scuola di pensiero e dalla col-laborazione igienica del paziente. Io nonvorrei che studi come questo portassero lepersone a dubitare di tutto, perché nonsarebbe sicuramente una cosa che va abeneficio del paziente.

Ma cosa può fare un paziente se non èconvinto del trattamento proposto?Il paziente è libero di scegliere e cambiaredentista. Chiedere un secondo parere èsenz’altro legittimo. Anzi, io consiglio difarlo. Se si tratta di interventi molto costosine vale la pena. Proprio come si fa in altriambiti, anche nel caso dei dentisti si posso-no chiedere dei preventivi e confrontareprezzi e pareri diversi. Eviterei però di farlo

per piccoli interventi. Alla fine è fondamen-tale che ci sia un rapporto di fiducia con ilproprio dentista. Mi sembra anche giustosegnalare che i pazienti che si curano dadentisti membri della SSO hanno la possibi-lità di ricorrere a una commissione arbitraleche analizza gratuitamente e fa da media-tore neutro nei casi di controversia. Inoltre,il tariffario è uniformato, rendendo più faci-le confrontare prezzi e prestazioni.

Secondo lei è possibile che i trattamentieccessivi siano una conseguenza del-l’esplosione del numero di dentisti?È possibile. Il problema esiste. Fra l’altro lostudio si è svolto a Zurigo, dove la con-centrazione di operatori è altissima. È pos-sibile che questo spinga qualcuno a pro-porre trattamenti inutili. Anche di pubbli-cità un dentista non dovrebbe aver biso-gno. Stiamo assistendo a sempre più nuo-vi dentisti che per aumentare in fretta ilnumero dei pazienti fanno pubblicità epropongono molti interventi “d'avanguar-dia”; consiglio di diffidare della pubblicitàe di valutare piuttosto l’operato del medi-co dentista. È una questione di fiducia.

“Serve un rapporto di fiducia con il dentista”

consigli acSi

l Informatevi sempre su cosa il dentista in-tende fare, quali sono i costi, le possibilicomplicazioni e se ci sono alternative.

l Se il dentista vi propone un trattamentodel quale non siete convinti, potete chie-dere un secondo parere. Vale la pena so-prattutto per interventi molto costosi.

l In caso di problemi, se il dentista è mem-bro della SSO, potete rivolgervi alla com-missione arbitrale, altrimenti, è possibileadire le vie legali o interpellare laCommissione di vigilanza sanitaria.

l L’ACSI vi può consigliare.

alleanza contro lasovramedicalizzazione

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bagnischiumacon troppe sostanzeindesiderate

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Al giorno d’oggi quasi tutti i pro-dotti cosmetici influenzati dalletendenze “naturali”, che siafrutta, fiori o essenze di varia

natura. E tutti questi ingredienti sonomessi in evidenza sulle confezioni non so-lo dei prodotti certificati bio (che può es-sere ovvio) ma anche delle linee più tradi-zionali. Praticamente tutte le marche pro-pongono infatti delle gamme naturali cheesaltano la purezza e la semplicità. Madietro agli invitanti imballaggi e agli slo-gan per vendere il prodotto si nascondonotroppo sovente delle sostanze indesidera-bili, delle quali alcune sono anche tossi-che.

i colleghi romandi della frc hanno esaminato ben 350 prodottiper l’igiene che vantavano la presenza di ingredienti naturali.dai risultati però c’è poco da stare allegri: infatti solo uno sudieci è privo di molecole discutibili.

E di queste sostanze discutibili ne so-no state scoperte almeno una sessantinanei gel per doccia venduti da Aldi, Coop,Lidl, Manor, Migros, Yves Rocher e dal si-to green-shop.ch. Eppure, in tutti i 350prodotti presi in esame, sono gli ingre-dienti naturali ad essere messi in risalto,con foto, disegni o indicati nel testo sullaconfezione.

Solo 37 risultano “positivi”In conclusione solo 37 prodotti non

contengono alcuna molecola problemati-ca, saponi di marche diverse venduti tra 2franchi e 80 centesimi e 84 franchi al litro.Poiché l’elenco sul mercato di questi pro-

mit e mcit Methylisothiazolinone MethylchloroisothiazolinoneVietati a partire da quest’anno per tutti i prodotti che non sisciacquano, il methylisothiazolinone e la sua versione clorata, ilmethylchloroisothiazolinone, sono dei potenti allergeni. Nel2013 una società americana di dermatologi ha attribuito aquesti conservanti il “prestigioso” premio di allergene dell’an-no! Sono tollerati nei saponi liquidi per doccia e altri prodotticosmetici che si sciacquano, ma sono decisamente sconsiglia-bili per i bambini che hanno una pelle molto più sensibile di un

adulto. Queste sostanze sono state trovate in 13 prodotti, tracui quelli della marca inglese “I Love”, particolarmente indiriz-zata ai giovani. Da notare che le indicazioni “Testato dermato-logicamente” o “Testato sotto controllo dermatologico” nongarantiscono assolutamente l’assenza di questi composti alta-mente allergeni. La prova: le marche Cottage e Borotalco chehanno questi riferimenti sulla confezione contengono dei MITe MCIT.

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lista neraAlla caccia di composti non graditi!Nei reparti dei cosmetici,proprio come in quelli conla merce destinata al con-sumo alimentare, al con-sumatore attento, che de-sidera evitare di acquista-re prodotti con compostiindesiderati o discutibili,non resta che esamina-re attentamente la listadegli ingredienti. Ma come fare per saperese ciò che vi troviamo va bene oppure no? Chi si ricorda tuttiquesti strani nomi o sigle? Per aiutare i consumatori i colleghiromandi della FRC unitamente all’associazione francese perconsumatori UFC Que Choisir, hanno realizzato un piccolopromemoria, formato tessera, da portare sempre con sé nelportamonete o nella cover del telefonino. Lo trovate qui sotto: basta ritagliare e piegare in due il pro-memoria.Chi ha sempre con sé il telefonino può anche solo fotografa-re la lista del promemoria in modo da poterla consultare inogni momento sullo smartphone. Sulla pagina internetfrc.ch/cosmetiques vi sono i dettagli per ognuna di questesostanze critiche.

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Igiene personale e cosmeticiLE SOSTANZE DA EVITARE

bha Butylated hydroxyanisoleNon è frequente ritrovarlonelle indicazioni, fortuna-tamente. Il BHA cumulauna serie di effetti negati-vi: già classificato comepossibile cancerogeno dalCentro internazionale di ri-cerca sul cancro (CIRC), ilcomposto sarebbe ancheun perturbatore endocrinoe tossico per la riproduzio-ne. Questo antiossidante èstato rinvenuto nel doccia-schiuma 2 in 2 di Felce Az-zurra, un prodotto nelquale sono state trovateben 8 sostanze critiche(vedere anche BHT e So-dium lauryl sulfate).

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dotti cosmetici è molto più lungo della se-lezione effettuata per il test, abbiamo scel-to di non pubblicare il nome dei 37 pro-dotti positivi. I prodotti raccomandabili so-no tuttavia segnalati in verde sul sito inter-net della FRC (www.frc.ch).

la presenza di allergeniPurtroppo nel gruppo dei “buoni” si

distingono per la loro assenza i prodotticertificati bio. E ciò nonostante fosseroben rappresentati con una settantina diconfezioni su 350 esaminate. In questi ca-si non sono le sostanze di sintesi che pon-gono problemi poiché questi label (Eco-cert, Natrue, BDIH) hanno delle normemolto rigorose da rispettare. Ciò che cau-sa problemi sono taluni profumi naturaliche sono anche allergeni (ossia che posso-no anche causare delle allergie), come il li-nalolo, il limonene o il citronellolo, larga-mente presenti nei gel bio.

Da notare che questo inconvenientenon pone necessariamente dei problemi disalute alle persone non sensibili.

troppi con perturbatori endocriniTuttavia, se l’effetto negativo degli al-

lergeni non riguarda tutti i consumatori,quello dei perturbatori endocrini riguardainvece tutti gli utilizzatori dei prodotti cheli contengono. E in particolare i più piccoli,gli adolescenti e le donne in gravidanza.

Il sapone per doccia è un prodotto re-lativamente semplice da elaborare e l’ag-

giunta di sostanze discutibili o che pongo-no dei problemi (come i perturbatori en-docrini) può essere tranquillamente evita-ta. Sostanze di questa natura sono stateriscontrate in 18 bagnischiuma. Troppi perprodotti che si usano quotidianamente.

anche altre sostanze devonoscomparire

Ma vi sono anche altre sostanze chedevono scomparire da questi prodotti: inparticolare gli allergeni chimici potenti, idetergenti altamente irritanti così come ilfenossietanolo la cui tossicità per il fegatoè stata provata scientificamente. Tra tutti iprodotti selezionati, ben una quarantinacontiene del fenossietanolo tra cui anchemarche che si fregiano di un’immaginenaturale, come Nuxe, The Body Shop,Korres o Rausch (per non citarne che alcu-ne).

E non solo. Tra le sostanze ricercatec’erano anche il benzofenone 1 e 3, deifiltri UV allergeni e perturbatori endocriniche non si dovrebbero trovare nei bagni-schiuma. Ed effettivamente è così. Nel-l’esame dei componenti è però stato tro-vato del benzofenone 4 in qualche pro-dotto. Su questo composto, molto simileagli altri due citati in precedenza, vi sonodei forti sospetti, anche se non è ancoraclassificato come perturbatore endocrino.Da tenere d’occhio!

@FRC MIEUXCHOISIRFOTO JL BARMAVERAIN

paraben“Senza paraben”, una rivendicazioneutile o commerciale? La seconda op-zione è purtroppo quella vera e per treragioni: intanto i parabeni sono ora ra-ri e assenti dalla maggior parte deiprodotti. Inoltre tutti i membri dellafamiglia dei parabeni non sono tossici:il propylparaben e il butylparaben so-no sì dei perturbatori endocrini, ma ilmethylparaben e l’ethylparaben sonoinvece stati scagionati da ogni accusa.Infine l’assenza di parabeni non ga-rantisce l’assenza di altre sostanze nongradite, come il methylisothiazolinone,un conservante usato al loro posto(vedi pagina precedente). Su 355 doc-ciaschiuma, solo due prodotti della Ni-vea contengono parabeni, ma si trattadi methyl- e ethylparaben ritenuti in-nocui.

ethylhexylmethoxycinnamate

Cosa ci fa un filtro anti-UV in un bagnoschiuma? La doman-da è senza risposta, ma una constatazione s’impone: la cosamigliore da farsi è eliminare questo composto da tutti i pro-dotti, poiché è dimostrato che causa una perturbazione degliestrogeni e della funzione tiroidea.

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bhtButylhydroxytoluene

Presente in numerose marche, il BHT ha una funzione antios-sidante. Parente prossimo del BHA (vedi pagina precedente)il BHT è utilizzato frequentemente come sostituto del BHA.Ma, come precisa l’Agenzia francese nazionale della sicurezzasanitaria (Anses), le preoccupazioni riguardanti il loro uso so-no del tutto simili. Ha quindi chiesto alle autorità europee divalutare nuovamente gli effetti del BHT sul sistema ormona-le, la riproduzione e l’azione cancerogena. In attesa dei risul-tati, il BHT dovrebbe essere evitato.

Sodium lauryl sulfate eammonium laurylsulfateSono dei potenti irritanti ed entrano nella composizione dimolti saponi per doccia come agenti di igiene e lavaggio. Al-cune persone li sopportano bene, ma altre non riescono a tol-lerare il contatto con la pelle di queste sostanze, con il rischiodi dermatiti. Ne sono stati trovati in una trentina dei prodottidella selezione con marche diverse (essendo così tanti nonsiamo riusciti a farli stare tutti nello spazio qui sotto).La pelle dei più piccoli è particolarmente vulnerabile e questesostanze sono assolutamente da evitare per loro. Ma il gelStrawberries and Cream bath & shower crème di I Love necontiene e secondo Coop (che stava esaurendo lo stock du-rante gli acquisti dei prodotti) vanno per la maggiore tra ibambini e gli adolescenti.

TE S T F LA

SH balsami per labbra... poco sicuri

Su 23 prodotti esaminati, 13 contengono sostanze indesiderate: meglio evitare di usarli

Troppi marchi, anche leader di mer-cato, contengono ingredienti ri-schiosi per la salute che, attraverso

le labbra, ingeriamo introducendoli diret-tamente nell’organismo. Lo indica la rivi-sta italiana Altroconsumo (ottobre 2017)dopo aver testato 23 prodotti per labbramolto diffusi sul mercato.

Alla base della composizione dellamaggior parte dei burrocacao in commer-cio ci sono gli oli minerali (paraffinum li-quidum, paraffin, cera microcristallina, pe-trolatum, ozokerite e così via) ingredientiche derivano dalla raffinazione del petro-lio e che possono contenere componentidannosi per la salute. Le case cosmeticheli usano perché funzionano bene, si con-servano meglio e costano meno di quellivegetali. Analizzando la composizione dei

prodotti si è verificata dapprima la presen-za negli oli minerali di componenti perico-losi per la salute secondo studi recenti, inparticolare i Mosh e i Moah (due tipi diidrocarburi). Proprio questi sono stati tro-vati in 13 prodotti: Carmex, Avène, LaRoche Posay, Yves Rocher, Vichy, Aptonia,Eucerin, Le Petit Marseillais, Boiron, neu-trogena, Labello (Sun Protect e ClassicCare) e Balmi.

Dieci prodotti hanno superato il testdi sicurezza chimica e sono stati sottopostialle prove di qualità. Qui sono state consi-derate anche altre sostanze discutibili, co-me i perturbatori endocrini e i conservanti:tra i dieci burrocacao solo Esselunga necontiene uno ed è stato penalizzato nelgiudizio globale.

Il test ha promosso Cien, il burroca-cao di Lidl, l’unico ad aver ricevuto ungiudizio buono sull’efficacia dell’idratazio-ne, mentre gli altri si sonofermati alla sufficien-za. Nella provad’uso, i 30 vo-lontari hanno in-vece preferitoCaudalie, seguitoda Eos.

i risultati del test(in ordine decrescente)buonoCien, Caudalie, Equilibra, Eos.SufficienteEsselunga Viso, Lavera, Weleda, Coop Vi-viverde, Dr Hauschka, Lush.

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Vicenza. La seconda meta in ordine di ap-parizione. Tra le più amate, per cui sono torna-to a più riprese. Mia madre era di Malo, comelo scrittore Luigi Meneghello. Mi accompa-gnava da bambino, ho viva nella memoria lastazione delle tranvie, che adesso è il terminaldei bus per la provincia. Ahimè la libreria DoRode ha chiuso, in compenso la gastronomiaAl Ceppo ha migliorato la già notevole offertaculinaria offrendo la possibilità di pranzare in

una ampia sala rustica. Si è nelle migliori condizioni di spirito pergustare la prelibatezza del baccalà alla vicentina.

Val di Fex. Non vi ho più camminato, ma mi permetto di se-gnalare che nel minuscolo cimitero di Crasta, che tanto mi avevacolpito, riposano ora le ceneri del grande maestro Claudio Abba-do, in vita ammaliato da quel paesaggio sublime.

Torino. La stazione di Porta Susa, lastre di vetro e scheletrod’acciaio, è pienamente operativa. Non ha la vitalità di PortaNuova, ma è molto comoda. Si è subito nel cuore della città con iportici di via Cernaia da gustare. Vi è un albergo interessante apochi metri, Hotel Dock Milano, perfetto per depositare il baga-glio e partire, senza impicci e senza sprecare neppure un minuto,per piazze, caffè, ristoranti, mostre e molto altro.

Pisa. Meglio l’hotel della Pace, a pochi metri dalla stazione edal murale di Keith Haring. Da qui al Campo dei Miracoli, da cuisono finalmente spariti i baracchini dei venditori di cianfrusaglie, èuna passeggiata splendida. Non esitate a zigzagare nel centromedievale, con i suoi vicoletti, le sue botteghe, le sue bancarellealimentari. Allungare la strada verso la torre pendente è doveroso.

Bassano del Grappa. Già la meravigliosa libreria di PalazzoRoberti vale il viaggio. Solo Dussmann a Berlino, che adesso sichiama KulturKaufhaus, la supera. Giudizio non obiettivo, mapotete sempre verificare personalmente. Ho provato, con ottimorapporto qualità/prezzo, l’albergo Victoria. Bassano ha inoltre ilgrande vantaggio del collegamento ferroviario, comodo ed eco-nomico, che la unisce a Venezia e Trento.

Trento. Non è mai apparsa come me-ta ma l’ho visitata a più riprese. Città conqualità di vita tra le più alte in Italia, si èimpreziosita con un museo dedicato allescienze, il MUSE. L’ha progettato RenzoPiano. È meta ideale per un’uscita scola-stica di studio e/o per genitori consape-voli.

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Milano. Arrivare sempre alla sta-zione di Garibaldi! L’area che sta at-torno ha una concentrazione sem-pre più alta di sorprendenti e audaciarchitetture. Recentemente si è ag-giunta la nuova sede della fonda-zione Feltrinelli, progettata da Her-zog & de Meuron, con ottima caf-fetteria. Il bosco verticale è semprepiù rigoglioso, di fronte vi è Bio.itcon una cucina consapevole; a pochi minuti Eataly, la cattedraledella gastronomia. Milano è poi perfetta per un trekking urbanodi fondazione in fondazione. Partendo dalla Feltrinelli fino a quel-la di Prada, scoprirete tanti volti diversi della città macinando chi-lometri.

Zurigo. Con Alptransit è vicina. La Josephstrasse si mantienemeta amata, ma guai a rinunciare ad una sosta da Hiltl, il più anti-co ristorante vegetariano d’Europa. Sempre affollato, se resistetefino alle tre riuscirete a trovare generoso spazio libero. Le cucinefunzionano senza sosta, si paga a peso, si risparmia sull’acquaperché è offerta quella dell’acquedotto. La sede storica è sulla Si-hlstrasse, ma vi è anche una nuova opportunità a pochi metri dal-la stazione, vicino al palazzo della Posta. Il giardino del Lindenhofe le vetrate di Chagall aggiungono relax e bellezza alla città.

Venezia. Il miglior posto al mon-do per camminare migliorando ap-parato cardiovascolare e psiche.Cerco di ripetere ogni anno con in-dubbi benefici la grande traversatadella città. Peccato non paghi lacassa malati. Altro che palestra! In-troducete inoltre due tratti in gon-dola per attraversare, con un paio dieuro, il Canal Grande: a Santa Sofiaper il mercato di Rialto e al Giglioper accedere a Dorsoduro. Due nuove entrate nella hit parade deibacari: Vino vero, fondamenta della Misericordia e Cantina Arnal-di, Santa Croce 35.

Matera. Non sono ovviamente tornato, ma la buona novella èl’introduzione di un collegamento con autobus in coincidenza conl’arrivo a Salerno, sia con Italo sia con Trenitalia. Basta noleggioauto! Matera è unica con i suoi Sassi, ma mi emoziona scriverneperché rivivo la fragranza del forno di Paoluccio, con pane e pizzadai travolgenti profumi.

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GIUSEPPE [email protected]

Ad un certo punto ci si deve prendere una pausa. È magnifico ideare nuove mete, ma viene il momento in cui ci si guarda alle spal-le e viene voglia di ripensare a quello che si è fatto. Ho avuto conferme, individuato novità, notato cambiamenti. La serie è iniziatanel 2011, sono dunque sei anni di viaggetti ininterrotti con una sola pausa per ferie. Questo è l’appuntamento numero 54, un nu-mero che mi è caro. Ho sfogliato le pagine archiviate, le ho rilette in versione digitale sul sito ACSI e ho così approntato dieci pic-coli ritocchi per fronteggiare l’inevitabile invecchiamento: chiamiamolo un lifting leggero!

La borsa della spesa

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mete Verdi

10 aggiornamenti per il pezzo 54

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acSi

Sulla scorsa edizione della BdS avevamo riferito della prassiadottata da Swisscom che dal 1° aprile di quest’anno nonconcedeva più agli acquirenti di un prodotto Apple la garan-

zia contro i difetti della durata di 2 anni (obbligatoria per legge). L’Alleanza dei consumatori, che raggruppa ACSI, FRC e

SKS, dopo aver raccolto le prove di questa pratica sleale (Swis-scom faceva credere ai propri clienti che per beneficiare di unagaranzia di 2 anni era obbligatorio pagare un’assicurazionesupplementare di 29 franchi), ha scritto alla Swisscom e richie-sto, fra le altre cose, anche il rimborso per tutti coloro che han-no pagato per beneficiare del secondo anno di garanzia.

Nella risposta di Swisscom (del 1° novembre scorso) sono –ovviamente – riconosciute tutte le richieste di ACSI, FRC e SKS.Per l’Alleanza è stata un vittoria schiacciante. Swisscom ha pro-messo di istruire convenientemente i propri collaboratori i qualidovranno indicare che la garanzia sui prodotti Apple è di 2 anni e

si è detta disposta a rimborsare i clienti che hanno pagato (a tor-to) 29 franchi con un accredito sulla fattura successiva. I clientiche hanno acquistato un prodotto Apple senza stipulare un ab-bonamento devono però richiedere espressamente il rimborso.Per facilitare questi ultimi, l’ACSI ha preparato una lettera mo-dello che può essere scaricata dal sito dell’ACSI (come indicatoqui sotto). Swisscom ha promesso di adeguare i propri scontrini(con 2 anni di garanzia) e le proprie CG.

L’ACSI è soddisfatta di questa vittoria e invita tutti i consu-matori a segnalare ogni e qualsiasi altro abuso, da parte di Swis-scom o di altri suoi concorrenti. Al riguardo informiamo che l’Al-leanza aveva invitato anche Mobilezone a voler adeguare la pro-pria prassi sui prodotti Apple: anch’essa infatti propone una ga-ranzia di un anno e consiglia ai clienti di estenderla per il 2° annoal costo di 29 franchi. Al contrario di Swisscom, però, Mobilezo-ne non intende modificare il suo modo d’agire. Ma l’Alleanzanon lascerà “cadere” il tema senza battersi affinché i consuma-tori possano beneficiare della garanzia a 2 anni anche per tutti iprodotti Apple.

chi deve chiedere il rimborso I clienti Swisscom che hanno acquistato un prodotto Apple

senza stipulare un abbonamento possono usare la lettera-mo-dello di ACSI per farsi rimborsare i fr. 29 pagati. La lettera puòessere scaricata da www.acsi.ch > articolo “Swisscom fa marciaindietro”. In caso di problemi contattate la segreteria dell’ACSI.

garanzia iphone:grazie all’intervento dell’AlleanzaSwisscom fa marcia indietrol’acSi, in collaborazione con i colleghi dell’alleanza delleorganizzazioni dei consumatori (frc e SKS), ha pretesoe ottenuto da Swisscom una modifica della sua prassisulla garanzia per alcuni prodotti apple. da questaprimavera infatti Swisscom concedeva solo un anno digaranzia e chiedeva il pagamento per l’estensione di unulteriore anno. una prassi illegale che l’alleanza hadenunciato. i clienti saranno quindi rimborsati e lagaranzia sarà di due anni per tutti, gratuitamente.

ecco ciò che fa arrabbiare di più i consumatoriper il secondo anno le organizzazioni dell’alleanza svizzera dei consumatori (acSi, frc, SKS) hanno stilato unaclassifica condivisa dei temi che hanno maggiormente toccato i consumatori elvetici negli ultimi 11 mesi. rispettoallo scorso anno nel 2017 si registra un forte aumento dei casi trattati (48’219, +133%) soprattutto a causa di duetemi: la restituzione dell’iVa indebitamente riscossa da billag e lo scandalo Vw. ma sono molti altri i temi delledenunce e dei reclami da parte dei consumatori, assistiti dall’alleanza. l’acSi è stata particolarmente attiva anchequest’anno. da notare che il mese di dicembre è escluso dal conteggio.

Restituzione delle imposte sul valoreaggiunto indebitamente riscosseda Billag e Dieselgate. Sono i due

grossi temi del 2017 per i consumatorisvizzeri e raggruppano oltre la metà deicasi trattati dalle organizzazioni. Ma noncerto gli unici. In terza posizione un temanoto: i contratti. Con questioni di garan-zie, difetti, prolungamenti. Numerosi an-che i casi di pratiche commerciali aggressi-ve come la pubblicità telefonica. A com-plicare la vita dei consumatori ci hannopensato anche le ditte di incasso con le lo-ro richieste eccessive, la telefonia, soprat-tutto quella mobile, e gli acquisti onlinecon le loro insidie. Senza dimenticare il

grande tema della salute. Quest’ultimo (con 1347 richieste) è il principale argomentodella categoria Altri. Seguono: trasporti e tempo libero (716), servizi finanziari (448), eti-chettatura dei prodotti alimentari (429).

Altri

Ditte d’incasso

Telecomunicazione

Concorrenza sleale

Problemi di contratti

Scandalo VW

Restituzione IVA Billag

i settori che hanno suscitato le maggiori lamentele

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SocietÀ

Immaginatevi che aqualcuno venga inmente di privatiz-zare le autostrade

svizzere, che sono unaforma di servizio pub-blico libero a tutti (so-stenuto finanziariamen-

te da imposte e dalla vignetta); che i varitronconi siano messi all’asta e venduti aquesta o quella società maggior offerente,la quale dovrà comunque riscuotere unpedaggio e ottenere il permesso di tap-pezzare di pubblicità questo o quel trattoper guadagnarci e far fronte alle spese dimanutenzione. È improbabile che piccolesocietà regionali, considerato lo spezzetta-mento geografico-cantonale della retesvizzera, riescano, per capacità finanziaria,a vincere l’asta, saranno dunque pochegrosse società nazionali o estere (che nonpossono esserne escluse), già operanti innazioni vicine, a impossessarsi delle nostreautostrade, lucroso transito tra Nord a SudEuropa. L’analogia dà un’idea molto vicinae realistica a ciò che ci può capitare se noidovessimo accettare la cosiddetta iniziati-va “No Billag” (su cui dovremo pronun-ciarci il 7 marzo prossimo). Analogia fuoriposto? Non lo è.

L’iniziativa detta No Billag ha il meritodella chiarezza. Senza cercare vie interme-die pretende categoricamente: che laConfederazione metta periodicamenteall’asta le concessioni per radio e televisio-ne (asta=privatizzazione); che la Confede-razione non sovvenzioni alcuna emittente(di fatto è già così); che non si possano ri-scuotere canoni radiotelevisivi (le emitten-ti dovranno finanziarsi solo con la pubbli-cità o con la possibilità di un sistema pay-tv, una sorta di pedaggio che ti permettel’accesso o l’acquisto di programmi al con-sumo; vuol togliere di fatto la principalefonte finanziaria alla radiotelevisione pub-blica, decretandone l’agonia).

Ci sono almeno quattro buoni motiviper opporsi decisamente a questa iniziati-va: 1) è la demolizione di una delle forme an-cora più significative e importanti di fede-ralismo, fondata sulla solidarietà naziona-

SILVANO TOPPI

le, e decreterebbe la fine del servizio pub-blico radiotelevisivo:2) ignora le minoranze, le diversità cultu-rali e regionali, la coesione del paese;3) è la distruzione di uno dei settori cardi-ne dell’economia ticinese;4) è un bieco inganno per il consumatore.

come affossare il federalismoIl servizio pubblico radiotelevisivo di-

pende da una Concessione data dal Con-siglio federale alla SRG SSR (di cui è parteregionale la RSI) affinché svolga una seriedi compiti, definiti nella stessa concessio-ne, che vanno dall’offerta d’informazione,formazione e divertimento garantita a tut-to il Paese, a direttive sulla qualità del ser-vizio, alla considerazione della specificitàculturale-linguistica della Svizzera (quattrolingue). Prevede perciò che le risorse sianosuddivise in modo da garantire l’equiva-lenza della qualità dell’offerta in ogni sin-gola regione linguistica, indipendente-mente dal numero degli abitanti.

Tre aspetti distinguono quindiun’emittente di servizio pubblico da unaprivata o commerciale. L’obbligo istituzio-nale di ottemperare a disposizioni preciseche vanno oltre la questione tecnica di dif-fusione o di resa economica. La possibilitàdi controllo o verifica democratici: si inter-viene, si valutano i programmi, si esami-nano i bilanci della SSR (RSI) che sonod’altronde pubblici, in sede assembleare oparlamentare o sulla stampa, ciò che noncapita per le emittenti private (tanto me-no per i giornali). La conduzione ancheeconomica del servizio pubblico radiotele-visivo dà priorità assoluta al principio fe-deralistico-solidale; per dirla in terminisemplici: non è l’entità geografica di distri-buzione dei programmi (es. Svizzera italia-na), non sono i bacini di utenza (la quanti-tà di abbonati), non sono le entrate pub-blicitarie acquisite nella singola regione, adeterminare le chiavi di riparto dei mezzifinanziari a disposizione, bensì il criterio dipoter garantire, federalisticamente, pro-grammi equivalenti in tutte le diverse real-tà geografiche, linguistiche e culturali delpaese.

La ripartizione delle risorse della SSRè infatti uno degli esempi più significativi

di federalismo (o di politica regionale). È latraduzione del principio che ha fatto laSvizzera, scritto a lettere cubitali nelle Ca-mere federali: uno per tutti, tutti per uno,dove il maggiore supplisce alle debolezzedel minore. In termini concreti: la Svizzeratedesca genera il 70.5% delle entrate del-la SSR (canone e pubblicità) ma ne conser-va solo una parte, il 45.6%. Ne approfit-tano le regioni minoritarie: la Svizzera ro-manda che genera il 24.7% delle risorsema ne riceve il 32.6% e soprattutto laSvizzera italiana (Ticino e Grigioni) checon appena il 4.5% di entrate proprie (ca-none e pubblicità) riceve il 21.8% delle ri-sorse.

come una mossa antisvizzeraQuesta ripartizione è possibile perché

è alimentata da un canone o abbonamen-to radiotelevisivo e dalla pubblicità (conregole e un tetto limite alla tv, assente allaradio e nei servizi on-line). Essi sono gene-rati soprattutto nelle regioni più abitate epiù economicamente produttive. Ma è so-prattutto possibile perché nell’uso dei pro-

Come distruggere la SSR e la RSI(ingannando anche il consumatore)l’iniziativa No billag è la distruzione del federalismo e della solidarietà nazionale, è ignorare le minoranze, ladiversità culturale, la coesione nazionale ed è un colpo basso per l’economia ticinese.

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SocietÀ

paprika

Fine anno, nuovi acquisiti e vogliadi liberarsi del vecchio. Un tempoi capi d’abbigliamento costavano

parecchio rispetto al poco reddito di-sponibile e si passavano quindi da fami-liare a familiare, seguendo l’età o la cre-scita della persona. Oggi fanno parte diquella categoria di beni che con il crollodei prezzi, anche per l’importazione dapaesi con basso costo del lavoro, fannol’eccesso e l’ingombro nei nostri armadi.Di quando in quando si presenta allorail problema di smaltire vestiti ritenuti ve-tusti, superati, scomodi. Di portarli in-saccati in accoglienti posti di raccolta diquesta o quella associazione, con voglialiberatrice o con il sollievo della coscien-za natalizia della generosità e della buo-na azione. Serviranno ad altri di paesisfortunati.

Un’economia domestica svizzerasborsa in media il 2% del proprio bilan-cio familiare per l’abbigliamento (70 an-ni fa eravamo ancora all’11%, quantooggi per l’alimentazione). Spendendomolto meno, il consumatore elveticocompra annualmente l’equivalente di 15chilogrammi di capi d’abbigliamento(quattro volte più che nel 1950).

Lo scorso anno, secondo le statisti-che doganali, l’esportazione svizzera diprodotti tessili usati ha raggiunto la cifradi 56 milioni di franchi (calcolata però apeso), con un aumento del 36% rispettoa dieci anni prima. 60 mila tonnellate di“roba” liberata dai nostri armadi (l’equi-valente di 107 Airbus A380!) e dirottataverso altri paesi ritenuti “bisognosi”, inparticolar modo africani, sub-sahariani,come Ruanda, Kenya, Uganda, Tanza-nia, Sud Sudan, Burundi.

È però un’illusione ritenere che tut-to questo si risolva in una buona azionenatalizia. Spesso degli intermediari rie-scono ad accaparrarsi i nostri “rifiuti”che poi vendono. E il mercato sembrafiorente. Si creano allora due problemi.Si mettono a tappeto per concorrenzasleale le industrie tessili locali, che nonriescono a far fronte alla sfida del sotto-prezzo del nostro usato e al basso pote-re d’acquisto della popolazione. Il presi-dente del Ruanda dichiarava, recente-mente, che i nostri vestiti usati non soloazzeravano l’industria tessile del suopaese, ma anche la dignità dei cittadiniruandesi. Non essendo di un familiare, sipuò capirlo.

i problemi creati dallarivendita degli abiti usati

venti raccolti non prevale l’atteggiamentoeconomicista (chi incassa si tenga i proprisoldi e li faccia fruttare come meglio cre-de), ma una scelta che può essere solo“politica”. Che significa privilegiare conpari opportunità le peculiarità culturali elinguistiche di ogni parte della Svizzera,permettendo programmi radiotelevisiviequivalenti. Ciò che può fare appunto so-lo un servizio definito “pubblico”, conspecifici compiti e obblighi.

La conclusione è logica e inequivoca-bile: se si impedisce l’agibilità al serviziopubblico sottraendogli un mezzo fonda-mentale di finanziamento, come il canone,significa non solo decretarne la morte, mavuol dire anche dare una mazzata alle mi-noranze culturali-linguistiche, mettere indifficoltà la coesione del paese. Crollandoquesto baluardo federalistico, ci si conse-gnerebbe nelle mani di forti gruppi privati,in prevalenza stranieri, le cui scelte po-tranno essere solo di interesse e redditivitàeconomici (vedi corsa allo sfruttamentopubblicitario, oltretutto sottratto ancora aimedia locali).

Bisogna pur dirlo: è paradossale doverconstatare che partiti o movimenti difen-sori della “identità svizzera” o della “so-vranità svizzera” e che si ritengono gliunici portatori del “label svizzero” sianoproprio coloro che militano contro la SSR-RSI e stiano preparando un comodo lettoa gruppi ed emittenti straniere. Forse per-ché, critici e sempre astiosi contro pro-grammi che a loro non vanno, non riesco-no a distinguere tra uno strumento fede-

ralistico irrinunciabile per l’essenza e lacoesione stessa del paese, servizio pubbli-co sempre istituzionalmente e democrati-camente soggetto alla verifica, e la sua of-ferta, sempre aperta alla discussione.

come demolire l’economia ticinesePer il Ticino, qualora si accettasse

l’iniziativa No Billag, c’è un duplice proble-ma. Considerato il suo bacino di utenza li-mitato e il suo potenziale gettito pubblici-tario assai contenuto, se ci fosse una sot-trazione di determinanti mezzi finanziarialla cassa ridistributrice della SSR, la RSInon avrebbe possibilità di sopravvivenza osarebbe ridotta a un moncherino insignifi-cante, sopraffatto dalle reti italiane. (Nonresisterebbe neppure Teleticino, televisio-ne privata, che riceve pure, in base allalegge, parte del canone per la sua attivitàinformativa assimilabile a un servizio pub-blico). Se infatti pensiamo che con pocopiù del 4% del pubblico o delle risorseproprie raccolte (canone, pubblicità) la RSIriceve quasi il 22% delle risorse della SSR,costretti a ridimensionare tutto e sapendoche la pubblicità non potrebbe essere co-munque aumentata di molto, bisognereb-be, a rigore di bilancio attuale, rinunciarea circa l’80% della produzione o program-mi attuali, licenziando tra le 700 e le 800persone. La RSI, svuotati di contenuto ilfederalismo o la scelta politica di serviziopubblico, non può reggere e diventa soloun non-senso economico.

L’altro problema - che ha capito consenso di responsabilità il Consiglio di Statoopponendosi all’unanimità all’iniziativa,ma che purtroppo alcuni politici semprepronti a lamentarsi contro le dimenticanzedella Berna federale non riescono a recepi-re - è che la presenza della RSI nel già de-bole contesto economico ticinese è vitale.Sia in termini di occupazione (più di milleunità valutate a tempo pieno), sia in ter-mini di massa salariale lorda distribuita chenella misura del 93% rimane in Ticino e haun effetto moltiplicatore elevato in terminidi consumi o di entrate fiscali per il canto-ne o di assicurazioni sociali (oltre 20 milio-ni versati), sia in termini di indotto (più di800 fornitori ticinesi di beni e servizi impli-cati). La RSI, e lo si dimentica, è in praticauna iniezione diretta e pressoché nettaproveniente dall’esterno di 240 milioni difranchi per la bilancia dei pagamenti tici-nese. È quindi “un’impresa” portante peril prodotto interno lordo cantonale, senzala quale crollerebbe.

D’accordo, non sarà la sostanza di ciòche deve essere un servizio pubblico (se losi pensa in termini informativi, formativi,culturali, di minoranza italofona), ma èpur sempre una sostanza economica che

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La borsa della spesa

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SocietÀ

Le spese applicate dai corrieri per lo sdoganamento delle mercifatte giungere in Svizzera dall’estero sono un bel fardello peri consumatori che si affidano all’e-commerce. Che sia La

Posta piuttosto che DHL, UPS e compagnia bella, il corriere fatturacifre che in molti ritengono assurde, soprattutto se il valore degli in-vii è modesto e per pochi franchi oltrepassa la soglia oltre la quale sidevono versare i tributi doganali. Il disbrigo delle operazioni di sdo-ganamento è automatizzato in tutto e per tutto - o quasi - e dunquei corrieri guadagnano cifre enormi pur non dovendo fare chissà checosa. Un dato di fatto che abbiamo già sottolineato più volte, scri-

vendo sulla BdS del commercio tra-mite le vie del web.

Le soluzioni alternative, inparticolare per chi vive a ridossodella frontiera o non molto di-stante, non mancano certo, perevitare quelli che a giusta ragionepossono essere considerati comedei balzelli. La prima e più ovviaper noi ticinesi è quella di farsi re-capitare i pacchi presso un pa-rente, amico o conoscente in Ita-

lia. Oppure, come si può per esempio fare con Amazon, unapossibilità è di far arrivare gli invii in un cosiddetto punto di riti-ro, di norma un qualsiasi ufficio postale italiano. Certo, sia nelprimo caso sia nel secondo bisogna mettere in conto una tra-sferta, ma in fin dei conti potrebbe comunque valerne la pena,

come evitare le (costose) spese dello sdoganamento

perché si potrebbe abbinare l’utile… all’utile. Anche se, ad onordel vero, il colosso mondiale dell’e-commerce, Amazon per l’ap-punto, ai clienti che fanno arrivare i suoi articoli in Svizzera nonchiede un centesimo che sia uno, per il disbrigo delle pratiche disdoganamento.

Dicevamo di unire l’utile all’utile. Ebbene, in Italia, per fareun altro esempio, c’è anche IndaBox - www.indabox.it è il sitodove potete trovare tutte le informazioni del caso - a gestire ilrecapito di pacchi e invii dei più disparati generi presso punti diritiro, che sul territorio della Penisola sono oltre tremila. Fra que-sti figurano catene di supermercati, edicole, videoteche, tabac-cherie, bar e caffè, pasticcerie e chi più ne ha, più ne metta. In-somma, il territorio, soprattutto nei centri medio-grandi, è co-perto capillarmente da IndaBox, un po’ come accade con gli uf-fici postali. Altre possibilità, comunque, non mancano, e alloraecco che gli habitué della spesa di tutti i giorni – o del fine setti-mana, in prevalenza – oltre frontiera possono abbinare la stessaalla finalizzazione degli acquisti online, appunto il ritiro dei pac-chi. Insomma, se i balzelli legati alle spese fatturate dai corrieriper lo sdoganamento proprio non vi vanno giù, le soluzioni aportata di mano sono più di una. Anche se qualcosa, al momen-to del ritiro, lo si deve pur pagare, come è il caso con i 3 eurodovuti a IndaBox, che in ogni caso sono parecchi di meno ri-spetto agli 11 franchi e 50 chiesti dalla nostra Posta per lo sdo-ganamento degli invii provenienti da Austria, Francia, Germaniae Italia, cifra che sale invece a 16 franchi per le spedizioni datutte le altre nazioni del globo.

non si può ignorare o sottovalutare, ma-gari solo per questioni ideologiche, diastio contro un ente pubblico o di interessisolo privati e di mercato.

come ingannare il consumatoreCi sono tre modi per ingannare il con-

sumatore: fargli credere che paga troppoun servizio per appioppargliene un altropeggiore; fargli credere che potrebbe ot-tenere tutto gratuitamente; fargli credereche dovrebbe pagare solo per quel checonsuma.

Se dovessimo assumere come costireali attribuibili al pubblico potenziale del-la RSI le tasse di ricezione che versa e glioneri pubblicitari sostenuti dagli inserzio-nisti regionali, avremmo un costo medioper persona o potenziale utente di circa160 franchi. A fronte però di un beneficio(dovuto all’attribuzione finanziaria alla RSIin base alla chiave di riparto) di oltre 660franchi per persona. In sostanza: come“consumatore” potenziale della RSI dòuno, ma ricevo quattro. Grazie al federali-smo e alla solidarietà verso le minoranze.Chi può fare altrettanto? Rinunciarvi perfavorire qualche politico bottegaio?

Se si dovesse trasmettere per una solaregione e in una sola lingua, ignorando leminoranze, invece di 451 franchi di cano-

ne per le emittenti radiotelevisive pubbli-che (ridotte ora a 365, un franco al gior-no!) pagheremmo poco più di 260 franchie rientreremmo nella normalità europea,dove c’è però una sola lingua e un bacinodi utenza tre, quattro, dieci volte superioreper canone e pubblicità. Rinunciare quindia tutte le peculiarità svizzere linguistiche,culturali, identitarie, etniche per staccareun minor prezzo? Ne varrebbe la pena,saremmo ancora svizzeri o solo svizzeri te-deschi? Ci sono ideali che costano, è vero,ma a cui è da imbecilli rinunciare.

Gratuità, altro miraggio di moda. Ap-profittando cioè degli altri o accettandol’invadenza pubblicitaria massiccia. Ri-schiando però un inevitabile affastella-mento o conglobamento con le regionilinguistiche limitrofe transfrontaliere o su-bendo, senza possibilità di controllo e limi-ti ragionevoli, la predominanza o l’inva-denza pubblicitaria e la sopraffazione diuno o due forti gruppi, quasi sicuramentestranieri, estranei alle nostre realtà. Accet-tare il gioco per vendersi al mercato, senzapensare che la pubblicità comunque la sipaga? Un consumatore responsabile nonpuò fermarsi all’ingannevole e pericolosaidea della gratuità.

Pagare per quanto si consuma (rifiu-tando quindi il pagamento di un canone

fisso). Questa è forse l’idea più inganne-vole. Sta già purtroppo succedendo per lacontinua corsa al rialzo nella messa al-l’asta dei diritti sportivi o anche per altrigeneri (telefilm, film, concerti) che si pro-ceda a una sorta di privatizzazione espacchettamento di programmi cui si ac-cederà, come per le autostrade, pagandopedaggio. È esattamente il contrario di unservizio pubblico, per accessibilità condi-zionata e per costi via via dettati solo dalmercato.

Conclusione: solo mantenendo unaforte società svizzera di servizio pubblico,presente, diffusa, democratica e accessi-bile su tutto il territorio e fatta per le re-gioni, con importante potere contrattualeanche sul mercato, con funzione priorita-riamente civile e non commerciale, rima-ne ancora una garanzia di vitalità e re-sponsabilità per ogni cittadino-consuma-tore. Per i valori culturali e sociali che di-fende, perché rafforza i valori collettividella nostra società, come il federalismo ela democrazia. Guai, quindi, a minacciar-ne l’esistenza con un’iniziativa demolitricedi tutto solo per interessi privati come laproposta “No Billag. Che bisogna respin-gere come cittadini e anche come consu-matori.

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La borsa della spesa

8.2017 27

acSi

dopo un anno intenso, con oltre 30 eventi organizzati, ilcaffè riparazione dell’acSi è in momentanea pausa. gliultimi due appuntamenti del 2017 sono stati il 18novembre scorso a pregassona e a mendrisio. ma nonbuttate i vostri oggetti rotti, portateli ai caffèriparazione del nuovo anno!

caffè riparazioneun anno di grande fermento

Nel 2016, l’anno in cui cui sono stati lanciati anche inTicino i Caffè Riparazione (CR), ne erano stati orga-nizzati 17. Quest’anno gli appuntamenti sono quasiraddoppiati (31) in tutto il cantone: ne sono stati rea-

lizzati 18 nel Sottoceneri e 13 nel Sopraceneri. Appuntamenti chemolte persone che hanno a cuore i propri oggetti o non voglionosepararsi prematuramente dagli apparecchi che usano da anni,attendono con ansia per valutare - grazie ai consigli di abili ripa-ratori - se è proprio giunto il momento di distaccarsene definiti-vamente e pensare di effettuare nuovi acquisti. Delle centinaia dioggetti portati ai CR anche quest’anno, grossomodo un terzo hapotuto essere riparato sul posto, per il resto o si è dovuto portarein altra sede (perché necessitava di interventi più importanti) onon c’era più nulla da fare.

La soddisfazione di chi riesce a sistemare gli oggetti più cari ègrande. Di regola viene manifestata sul posto, direttamente ai ripa-ratori e agli organizzatori, ma c’è anche chi ci scrive, come la signo-ra L.B. di Ascona. E non possiamo non citarla: “La bella foto sull’ul-tima Borsa della Spesa (7.17) concernente i bravi riparatori al lavoromi fanno ricordare che volevo già prima ringraziare del bel lavorofatto e della gioia che provo per il mio “mobile del suono” riparatoe di nuovo funzionante”. Non eravamo sul posto e non riusciamo acapire di quale apparecchio si tratta, quel che è certo è che grazie alCR la signora L.B. è felice di poter ascoltare nuovamente la musicadal suo apparecchio!

Da rilevare che quest’anno il Comune di Cugnasco-Gerra haadottato l’iniziativa per i suoi residenti, prevedendo tre appunta-menti “di riparazione” nell’ambito della raccolta dei rifiuti ingom-branti. Un’esperienza riuscita: più di 30 oggetti portati e pochiquelli non riparati.

repair-café.chtutti insieme sul webSull’onda di questi positivi riscontri, e grazie anche alleesperienze racimolate nei molti Repair Cafè organizzati datempo oltre Gottardo, è nata l’esigenza di una piattaforma webnazionale “della riparazione”. Da qualche settimana è infattionline il nuovo sito www.repair-cafe.ch che raccoglie i dati dei66 Caffè Riparazione in tutta la Svizzera e vuole essere unpunto di riferimento per tutti i consumatori che desiderano farriparare i propri oggetti e per chi vuole lanciarsinell’organizzare un evento di questo tipo. D’ora innanzi sarà quindi ancora più facile trovare un CaffèRiparazione che faccia al caso vostro in ogni angolo dellaSvizzera.

elenco dei riparatori sul sito www.acsi.ch (riuso e riciclo)

pregassona18 novembre

mendrisio18 novembre

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SocietÀ

Le tonnellate di cibo che vengonosprecate ogni anno rappresentanoun problema nella lotta al cambia-

mento climatico. Secondo le Nazioni Uni-te, se lo spreco alimentare fosse una na-zione, questa si situerebbe al terzo postodopo Cina e Stati Uniti per emissioni digas a effetto serra.

D’accordo, mi direte, ma non è un te-ma nuovo. Contro lo spreco alimentare cisi sta muovendo da anni, nonostante glo-balmente, anche a causa di una mancanzadi coordinazione, la situazione non stiamigliorando come vorremmo.

Una start-up danese ha recentementelanciato un’applicazione che potrebbe aiu-tare a combattere questo problema. L’ap-plicazione “too good to go”, che potrem-mo tradurre con “troppo buono per get-tarlo”, mette in rete consumatori e pro-duttori di cibo, come Take-Away, ristoran-ti, alberghi e pub. L’idea è semplice: il ri-storante mette in vendita a un prezzo sim-bolico (normalmente all’ora di chiusura)gli alimenti, piatti, panini, insalate, ecc.,che altrimenti finirebbero nella spazzaturaseppure ancora consumabili. In questomodo i consumatori possono portarsi acasa per qualche franco un pasto fresco, avolte anche qualcosa cucinato da chef,mentre i ristoratori possono guadagnareda ciò che altrimenti dovrebbero cestinare.Una situazione di win-win che ha sancitola grande popolarità di questa recentestart-up.

Qualcuno si chiede già se questo si-stema non rischia alla lunga di togliere la-voro ai ristoratori: in fondo piuttosto cheandare a consumare la propria cena alle 8,meglio aspettare la chiusura per qualcheora, per poter mangiare (probabilmente)lo stesso piatto a un prezzo minimo. Ilproblema non sembra comunque esserciper ora, perché questa app si sta rapida-mente diffondendo in Europa, e da poco èarrivata anche in Svizzera. Per il momentosolo le grandi città elvetiche hanno unarete di ristoratori che partecipano all’ini-ziativa, ma è solo questione di tempo pri-ma che “too good to go” arrivi anche dal-le nostre parti.

Per informazioni: www.toogoodtogo.ch

MARCO [email protected]

coNSumi

Nel moNdo

troppo buono per gettarlo

La borsa della spesa

8.2017 28

Le fabbriche della miseriadietro l’industria della moda

l’industria della moda fa i miliardi. chi l’abbigliamento lo produce, davantialla macchina da cucire per ore e ore, fa la fame nonostante le oresupplementari non si contino più. un recente rapporto della campagnaclean clothes (ccc) racconta i salari da fame dell’industria tessilenell’europa dell’est, non tanto lontano da noi. e di nuovo si trovano i nomi dimarche note che producono e fanno affari a queste condizioni.

Il rapporto, pubblicato da Public Eye (Dichiarazione di Berna), descrive gli abusi cheavvengono lungo la catena di approvvigionamento di grandi marche internazionaliin queste regioni dell’est e del sud-est d’Europa. La CCC ha intervistato oltre uncentinaio di operai e operaie impiegati da fabbriche di abiti e scarpe fra Ungheria,

Serbia e Ucraina. Ciò che ne è emerso è allarmante: gli impiegati lavorano quotidiana-mente fino allo stremo per raggiungere gli obiettivi di produzione. Nonostante siano co-strette ad accumulare un numero eccessivo di ore supplementari, le sarte – spessoesperte e qualificate – guadagnano poco più del salario minimo legale. Con i loro salariesigui, questi paesi sono quindi meta ambita per l’industria dell’abbigliamento. Diversemarche utilizzano anche il “Made in Europe” come argomento di vendita, lasciando in-tendere che le condizioni di lavoro sarebbero in questo caso eque. La realtà è però bendiversa: buona parte degli 1,7 milioni di operai e operaie che lavorano nell’industria tes-sile in Europa vivono in condizioni di povertà e sono costretti a indebitarsi per sopravvi-vere.

In questi paesi il salario minimo legale è molto basso, fra gli 89 euro (poco più di100 franchi) in Ucraina e i 374 euro in Slovacchia. Per arrivare a un salario minimo di-gnitoso, che permetta loro di rispondere alle proprie necessità di base così come a quelledelle proprie famiglie, le sarte dovrebbero guadagnare almeno cinque volte di più, 438euro nel caso dell’Ucraina. Nella regione, il salario minimo legale è quindi inferiore sia aquanto necessario per vivere dignitosamente sia alla soglia di povertà. Nelle fabbricheucraine, che da anni riforniscono la nota azienda d’intimo svizzera Triumph, più dellametà dei lavoratori interpellati devono accumulare numerose ore supplementari per cer-care di arrivare al salario minimo legale. Anche le condizioni logistiche sono soventeprecarie. Nelle fabbriche regna un clima di paura, alimentato dalle costanti minacce di li-cenziamento e di delocalizzazione. Le fabbriche visitate producono principalmente perBenetton, Esprit, GEOX, Triumph e Vero Moda.

Poco meno di un anno fa, un analogo studio effettuato dalla Dichiarazione di Bernanell’ambito della produzione di calzature “made in Europe” aveva rivelato identiche si-tuazioni insostenibili di miseria e di sfruttamento da parte di marche rinomate (vedi BdS5.16).

Ecco quindi che nuovamente si levano le voci di CCC per chiedere a queste aziendedi garantire che un salario dignitoso venga assicurato lungo tutta la catena di approvvi-gionamento, e d’impegnarsi insieme ai propri fornitori affinché venga messa finalmentefine a questi abusi.

Per essere informati su questi temi: www.publiceye.ch

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dirittiLa borsa della spesa

8.2017 29

casse pensioni e investimenti segreti

Consumatori in difesa dei diritti umanihanno dimostrato una grande sensibilità sul tema dei consumi responsabilii 400 giovani che hanno partecipato alla mattinata di discussione su“industrie estrattive e consumi consapevoli” nell’ambito del 4° filmfestivalper i diritti umani che si è svolto a lugano lo scorso ottobre. all’incontro,organizzato in collaborazione con allianceSud e Sacrificio quaresimale, erapresente anche l’acSi.

Con i giovani, studenti delle scuole medio superiori e professionali del Canton Ti-cino, si è discusso in che modo, pur lontani dalle miniere di estrazione delle ma-terie prime, possiamo contribuire ed essere più responsabili nei nostri consumi

quotidiani. Il punto di partenza della discussione è stato il film “Trading Paradise” di Da-niel Schweitzer (tra l’altro, passato di recente anche dalla TSI) che illustra il ruolo diaziende quali Glencore e VALE, con sede principale in Svizzera, attive nell’estrazione enello scambio di materie prime in paesi come Perù, Zambia e Brasile. Dal filmato è emer-so come il rispetto dei diritti umani e di un ambiente salubre per la popolazione residen-te sono aspetti del tutto trascurabili per le multinazionali che operano in questi e altripaesi con fragili norme (o magari anche senza) per la tutela dei diritti dell’uomo.

Cosa possiamo fare noi di fronte a situazioni di questo tipo? Come consumatori ab-biamo un grande potere: le nostre scelte di consumo hanno una funzione regolatrice delmercato. Se decidiamo di non acquistare più un prodotto, chi lo fa chiude bottega. Pos-siamo quindi consumare meno materie prime che provengono da questi paesi. Prendia-mo il telefonino, che ormai quasi tutti hanno in tasca. Un Iphone dal peso di circa 120grichiede 36 kg di materie prime per la sua produzione che provengono da paesi lontani,con popolazioni povere e sfruttate, senza regole per la salvaguardia dell’ambiente e del-la salute delle popolazioni indigene. Quello che noi possiamo fare è, per esempio, com-prare il modello più adatto alle nostre esigenze, utilizzarlo solo per necessità e non comepassatempo (aumenta il consumo), e farlo durare il più lungo possibile cercando anchedi riciclare maggiormente i vecchi telefonini (BdS 2.14/4.15). E magari anche regalarli achi ne può ancora far uso. Sono misure semplici e concrete da mettere in atto per con-tribuire alla regolazione del mercato.

Per le prossime festività natalizie, se vogliamo offrire un cellulare, perché non sce-gliere un Fairphone? (Il "telefono etico"che contiene stagno e coltan provenienti da uncircuito commerciale equo e solidale, vedi BdS 7.15).

la netta maggioranza delle cassepensioni non vuole rendere pubblici irisultati del test di rischio climaticodell’ufficio federale dell’ambiente(ufam). alleanza clima (di cui l’acSi faparte) è delusa di questa mancanza dicollaborazione. gli assicurati possonoperò chiedere una maggiore trasparenza.Scrivete alla vostra cassa pensione!

Lo studio è stato condotto nella pri-mavera di quest’anno da un servizio indi-pendente su richiesta dell’UFAM. 66 cassepensioni hanno partecipato e i risultati sa-ranno comunque pubblicati, ma in formaanonima, dalla Confederazione. La pre-sentazione dei risultati ha avuto luogo aporte chiuse a Ginevra. Soltanto i rappre-sentanti delle casse pensioni sono stati in-vitati.

Il tutto è quindi circondato da un alo-ne di mistero, mentre l’Alleanza clima ri-tiene che gli assicurati abbiano diritto disapere come sono investiti i propri soldi.

Esigete più trasparenza inviando unalettera alla vostra cassa pensione per chie-dere la pubblicazione dei risultati del test.La lettera tipo è disponibile su www.alleanza-clima.ch.

L’Alleanza clima ha chiesto allecasse pensione se pubblicheran-no i risultati dei loro portafogli,

ma ben poche hanno intenzione di farlo(solo 3 su 66). Il motivo di questa segre-tezza è evidente: i dati mostrano le conse-guenze climatiche disastrose degli investi-menti nelle energie fossili.

con il nuovo anno l’imposta sul valoreaggiunto scenderà dall’8 al 7,7%. Ègiusto e sacrosanto che questadifferenza resti nelle tasche deiconsumatori. Su pressione delSorvegliante dei prezzi e delleorganizzazioni dei consumatori riunitenell’alleanza (acSi,frc,SKS) le ffSridurranno di conseguenza i prezzi apartire dal 1° gennaio prossimo. per leaziende di trasporto pubblico si trattadi una somma globale di 20 milioni difranchi. per il singolo viaggiatore è unosgravio di poca entità, ma si trattacomunque di un incentivo dovuto e unsegnale positivo.

Vittoria dei consumatoriL’IVA si abbassa e il costodei biglietti FFS pure

Nella votazione popolare del 24settembre scorso il decreto fe-derale sul finanziamento ag-

giuntivo all’AVS con l’aumento dell’IVA(imposta sul valore aggiunto) è stato re-spinto dal popolo e dal 1° gennaio 2018l’aliquota normale passerà dall’attuale 8al 7,7%. Uno sgravio annuo di circa 700milioni che do-vrebbero, o me-glio devono, an-dare a favore deiconsumatori. IlSorvegliante deiprezzi ha racco-mandato che ciòavvenga, in parti-colare rivolgendosi alle aziende parasta-tali e agli enti pubblici. E ciò vale ancheper le Ferrovie federali, che però in unprimo momento non ne volevano saperee volevano lasciare nelle casse FFS i mi-lioni dello sgravio IVA.

Le organizzazioni dei consumatoridell’Alleanza si sono così unite a Misterprezzi e hanno scritto all’Unione dei tra-sporti pubblici indicando a chiare lettereciò che i consumatori si aspettavano, os-sia una conseguente riduzione delle tarif-fe del trasporto pubblico. A inizio dicem-bre la buona notizia: le FFS tornano sullaloro posizione e decidono di adeguare iprezzi, con l’inizio del prossimo anno, inbase alla riduzione dell’IVA. L’ACSI, conFRC e SKS, sono soddisfatte del ricono-scimento dei diritti dei consumatori.

L’Alleanza resterà vigile affinchéquesta riduzione del tasso dell’IVA vadaeffettivamente a beneficio dei consuma-tori elvetici.

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AMBIENTELa borsa della spesa

8.2017 30

Questi test sono a disposizione in lingua originale presso il segretariato ACSI

La borsa della spesaCaricatori solari Nov. 17Altoparlanti portatili bluetooth Set. 17Creme solari Ago. 17Succo d’arancia Giu. 17Smartphone - app. foto Mag. 17Dentifrici sbiancanti Mar. 17Giacche imbottite Gen. 17Epilatori a luce pulsata Dic. 16Miele e pesticidi Nov. 16Macchine per cucire Set. 16Salviettine antiscoloramento Set. 16Bevande alla frutta per bimbi Ago. 16Pulitori a vapore Giu. 16Crocchette per cani Mag. 16Bevande energizzanti Mar. 16Cioccolato al latte Gen. 16

FRC-Mieux choisir, LosannaVaniglia (baccelli) Ott. 17Calze sport Lug. 17Biciclette elettriche Mag. 17Carta da cucina Apr. 17Robot tosaerba Apr. 17

AltroConsumo, MilanoStampanti laser Set. 17Robot che cucinano Lug. 17Aspirapolvere Giu. 17Forni microonde combinati Mag. 17Navigatori GPS e App Mag. 17Ferri da stiro Apr. 17Idropulitrici Apr. 17Ereader Mar. 17Aspirapolvere robot Feb. 17Frullatori a immersione Feb. 17Caffè in capsule monodose Gen. 17

Test, BerlinoDroni con videocamera Dic. 17Macchine caffè Dic. 17Tablet Dic. 17Smartwatches Dic. 17Braccialetti fitness Dic. 17Smartphones Nov. 17Seggiolini auto per bimbi Nov. 17Spazzolini da denti elettrici Nov. 17Soundbars per tele Nov. 17Lavatrici Ott. 17Tracking-blocker Set. 17Tablet con tastiera Set. 17Congelatori Ago. 17Lavastoviglie Lug. 17Rampichini Giu. 17Videocamere “action” Giu. 17Auricolari Bluetooth Giu. 17Frigoriferi Mag. 17Notebook e ultrabook Apr. 17Forni Mar. 17Programmi antivirus Mar. 17Apparecchi streaming Gen. 17Telefonini per senior Gen. 17

TEST

L’International Agency for Research on Cancer lo ha definito “probabilmente cancero-geno”. Eppure l’autorizzazione per l’utilizzo di questo erbicida è stata prolungata sianell’Unione europea che in Svizzera. Decisioni che l’ACSI giudica perlomeno impru-denti.Il dibattito in seno all’Unione europea è stato lungo e acceso, ma alla fine l’autorizza-zione all’utilizzo del glifosato è stata prolungata di altri cinque anni dagli stati membri.In Svizzera il Consiglio federale rispondendo a una mozione dei Verdi ha affermato chela sostanza “non presenta rischi per la salute umana”. La decisione del CF si fonda suun’analisi dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria. Questa con-clusione non convince però le organizzazioni dei consumatori. Ci sono altri residui dipesticidi negli alimenti che consumiamo, e l’effetto della combinazione di glifosato ealtri pesticidi non è stato studiato. Inoltre il rischio legato all’utilizzo amatoriale del gli-fosato per il giardinaggio è ancora maggiore, visto che manca la consapevolezza dei ri-schi da parte di chi lo compra al supermercato.

Come posso evitare di trovarmi residui di glifosato nel piatto?Optare per i prodotti bio rimane il metodo migliore. È inoltre importante sottolineareche l’agricoltura svizzera non utilizza il glifosato prima della raccolta, quindi presentaqualche garanzia in più, anche se molti prodotti lavorati non fanno menzione dell’origi-ne delle materie prime che contengono.

Prolungata l’autorizzazione del glifosatol’erbicida “probabilmente cancerogeno”

Sommersi dai rifiuti: nel 2016 in Ticino ne abbiamoprodotto 2,4 milioni di tonnellateL’Ufficio dei rifiuti e dei siti inquinati hapubblicato il Censimento dei rifiuti per il2016. Lo scorso anno in Ticino sono statiprodotti 2,41 milioni di tonnellate di rifiu-ti. La grande maggioranza (84,7%), pro-viene dal settore edile, che è però diminui-to del 14% rispetto al 2015. I rifiuti urbanisono stati 302’617 tonnellate. Il termovalorizzatore di Giubiasco ha trat-tato 165’000 tonnellate di rifiuti. La sua

attività ha permesso di immettere in rete105’845 MWh di energia elettrica. Il 50%dell’energia prodotta viene consideratacome energia rinnovabile.Per quanto riguarda le raccolte separate,esse ammontano a 142’883 tonnellate. Imaggiori quantitativi sono da attribuire acarta/cartone (45’879), scarti vegetali(40’517), legno usato (28’039) e bottigliedi vetro (12’688).

Un recente rapporto di National ResourceDefense Council (NRDC) ha snocciolatoalcuni dati sul peso dello spreco alimenta-re negli Stati Uniti. Le cifre sono impres-sionanti. Il 40% della produzione totale fi-nisce nel secchio dei rifiuti e lo spreco ali-mentare crea delle emissioni di gas serraequivalenti a 37 milioni di automobili cheviaggiano tutto l’anno. Un terzo di questo cibo buttato via sareb-be sufficiente a nutrire i 42 milioni di ame-ricani che non possono permettersi dimangiare a sufficienza. Gli USA si sonopreposti come obiettivo di dimezzare lospreco alimentare entro il 2030 e diversistati hanno messo in pratica direttive localicontro lo spreco e per favorire il riciclo. A livello mondiale, ogni secondo vengonogettate via 41 tonnellate di cibo. La quan-tità di alimenti che vanno persi o sonogettati via nel mondo corrisponde a circa

un terzo del totale. Da anni si stanno sen-sibilizzando consumatori e produttori suquesto scottante tema: qualcosa si stamuovendo (vedi a pag. 28) ma c’è ancoramolto da fare.

Negli USA lo spreco alimentare inquina come 37 milioni di automobili

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La borsa della spesa

5.2016 31

PUBBLICAZIONILa borsa della spesa

8.2017 31

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