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0 La bellezza della VELOCITA’ GUYA VAVASSORI LICEO SCIENTIFICO TECNOLOGICO GIULIO NATTA CLASSE 5 D LST ANNO SCOLASTICO 2013/2014 SCHIZZO DI “BAMBINA CHE CORRE SUL BALCONE” G. BALLA

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La bellezza della

VELOCITA’

GUYA VAVASSORI

LICEO SCIENTIFICO TECNOLOGICO GIULIO NATTA

CLASSE 5 D LST

ANNO SCOLASTICO 2013/2014

SCHIZZO DI “BAMBINA CHE CORRE SUL

BALCONE” G. BALLA

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“Tutto si muove, tutto corre, tutto volge

rapido”

U. Boccioni

“Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si

è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della

velocità”

F.T. Marinetti

“I chilometri e le ore non sono uguali, ma variano,

per l’uomo veloce, di lunghezza e durata.”

F.T. Marinetti

“Sulla strada per eccellere non ci sono limiti di

velocità”

David J. Johnson

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INDICE

Mappa concettuale…………………………………….3

Introduzione……………………………………………….4

ITALIANO:

Il futurismo…………………………………………………5

STORIA:

Strategia della guerra lampo………………………9

FISICA:

La relatività………………………………………………...11

CHIMICA:

Velocità di reazione degli alcoli…………………..14

SCIENZE:

scala di Beaufort e il vento………………………….18

SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA………………………22

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STORIA:

GUERRA LAMPO ->

STRATEGIA SECONDA

GUERRA MONDIALE

CHIMICA:

VELOCITA’ DI REAZIONE

DEGLI ALCOLI

ITALIANO:

FUTURISMO

SCIENZE:

VENTO E SCALA DI BEAUFORT

FISICA:

RELATIVITA’ DI EINSTEIN

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INTRODUZIONE

La velocità è un concetto che in questa società ci appartiene e del quale, talvolta, ne

siamo dipendenti. E' da quest’ultima considerazione che ho preso spunto per la mia

tesina, volta principalmente ad evidenziare quanto la velocità sia importante nella

letteratura, nelle arti, oltre che nelle discipline scientifiche.

Velocità uguale spazio fratto tempo. La definizione classica della velocità che però

mette in luce una relazione fondamentale: il concetto di velocità non è separabile da

quelli di tempo e spazio. Un movimento rapido è connesso ad un tempo “alterato”,

nella letteratura così come nella fisica.

Ho in seguito rintracciato nell'avanguardia futurista il culmine dell'esaltazione della

velocità. I futuristi, più di ogni altro movimento, riescono ad esaltare il concetto di

velocità tramite l’uso di parole in libertà, aeropittura e fotodinamismi.

Con la rivoluzione relativistica di Einstein infatti il tempo e lo spazio non vengono più

considerati concetti assoluti, ma cominciano a dipendere dalla velocità del sistema di

riferimento. Sorte analoga avviene per la massa, simbolo per eccellenza della

materialità dei corpi.

Per quanto riguarda la chimica mi sono soffermata sulla velocità di reazione degli alcoli,

esaminando più in specifico il saggio di Lucas, esperienza svolta anche in laboratorio.

Infine ho voluto fornire un esempio dell'importanza della velocità dal punto di vista

delle scienze attraverso lo studio dei venti e della loro velocità, misurata tramite la scala

di Beaufort.

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IL FUTURISMO

Il futurismo è stato un movimento artistico e culturale italiano del XX secolo.

Esso nasce a Parigi con la pubblicazione nel 1909 del Manifesto del futurismo di Filippo Tommaso

Marinetti, pubblicato sul quotidiano Le Figaro. Le premesse di questo movimento sono rintracciabili

nel pensiero di Nietzsche (esaltazione della volontà di potenza) e di Bergson (slancio vitale).

Ebbe influenza su movimenti artistici che si svilupparono in altri Paesi, in particolare in Russia e

Francia. I futuristi esplorarono ogni forma di espressione, dalla pittura alla scultura, alla letteratura

(poesia e teatro),la musica, l'architettura, la danza, la fotografia, il cinema e persino la gastronomia.

Il Futurismo nasce in un periodo, l'inizio del Novecento, di notevole fase evolutiva dove tutto il mondo

dell'arte e della cultura era stimolato da numerosi fattori determinanti quali le guerre, la

trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti politici e le nuove scoperte tecnologiche e di

comunicazione.

Il movimento raggiunge rapidamente una dimensione europea, grazie anche all'intensa attività

promozionale dei suoi membri che, con la stesura di manifesti e l'organizzazione di “serate futuriste”,

riuscirono a conquistare l'onore delle cronache.

I futuristi elevano a mito la civiltà delle macchine, e i temi sono l'esaltazione della vita moderna, della

velocità e del dinamismo, degli aeroplani e della guerra.

Tipiche dei futuristi sono anche le proteste provocatorie, come distruggere le biblioteche e i musei,

portare l'arte nelle strade per integrarla nella vita quotidiana.

I manifesti.

Il tema della velocità viene trattato dai futuristi in molteplici

pubblicazioni teoriche, al punto tale da poter affermare che i loro

manifesti non sono altro che diverse espressioni della medesima

ideologia: l’ideologia della velocità.

Filippo Tommaso Marinetti espose la concezione artistica e le

teorie tecnico-letterarie del movimento nel Manifesto della

letteratura futurista pubblicato nel 1912.

L'ideologia del dinamismo e l'esaltazione della velocità proprie al

Futurismo si traducono, nella comunicazione letteraria, in una

ribellione contro lo schema logico-concettuale della tradizione.

Il linguaggio tradizionale è inadeguato a esprimere l'energia della

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materia in movimento, per cui è necessario distruggere la sintassi e cancellare l'io lirico.

Alcuni dei punti fondamentali di questo manifesto sono:

2. SI DEVE USARE IL VERBO ALL'INFINITO, perché si adatti elasticamente al sostantivo e non lo

sottoponga all'io dello scrittore che osserva o immagina. Il verbo all'infinito può, solo, dare il senso

della continuità della vita e l'elasticità dell'intuizione che la percepisce

3. SI DEVE ABOLIRE L’AGGETTIVO perché il sostantivo nudo conservi il suo colore

essenziale. L’aggettivo avendo in sé un carattere di sfumatura, è inconcepibile con la nostra

visione dinamica, poiché suppone una sosta, una meditazione.

6. ABOLIRE ANCHE LA PUNTEGGIATURA. Essendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi e le

congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente annullata, nella continuità varia di uno stile

vivo che si crea da sé, senza le soste assurde delle virgole e dei punti.

L’ARTE TOTALE E LA POESIA VISIVA

Un altro carattere del futurismo era l’aspirazione a un’arte totale, alla convergenza delle arti, o come

è stato detto, alla <<poliespressività>>. Si spiegano così gli esperimenti di paroliberismo figurativo

condotti da alcuni futuristi e dallo stesso Marinetti, che si cimentò in arditi “collages tipografici” e

nelle “tavole parolibere”, ottenute dalla fusione di scrittura e immagini, basate sul libero

accostamento di lettere, parole e segni grafici, secondo una tendenza inaugurata dal poeta simbolista

Mallarmè che viene poi utilizzata da poeti, uno tra tutti, Corrado Govoni.

ARCHITETTURA FUTURISTAAll'inizio del 1914 Sant'Elia pubblicò il Manifesto dell'Architettura futurista,

dove esponeva i principi di questa corrente. Al centro dell'attenzione

c'è la città, vista come simbolo della dinamicità e della modernità. Tutti

i progetti creati da Sant'Elia si riferiscono a città del futuro: in

contrapposizione all'architettura tradizionale, vista come inadeguata, le

città idealizzate dagli architetti futuristi hanno come caratteristica

fondamentale il movimento, i trasporti e le grandi strutture. I futuristi,

infatti, compresero immediatamente il ruolo centrale che i trasporti

avrebbero assunto successivamente nella vita delle città. Nei progetti di

questo periodo si cercavano sviluppi e scopi di questa novità. L'utopia

futurista è una città in perenne mutamento, agile e mobile in ogni sua

parte, un continuo cantiere in costruzione, e la casa futurista allo stesso

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modo è impregnata di dinamicità.

Anche l'utilizzo di linee ellittiche e oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per una maggior

dinamicità dei progetti futuristi, privi di una simmetria classicamente intesa.

Le teorie futuriste sull'architettura erano principalmente ideologiche ed erano espressione di un

atteggiamento intellettualistico ma senza riferimenti a metodi formali e tecnici, tuttavia anticiparono

i grandi temi e le visioni dell'architettura e della città che saranno proprie del Movimento Moderno.

Tra i grandi esponenti dell'architettura da ricordare Mario Chiattone, che visse con Sant'Elia a Milano,

condividendone le linee teoriche e sviluppando straordinarie visioni di città del futuro, prima di

trasferirsi in Svizzera e abbandonare la militanza.

FILIPPO TOMMASO MARINETTI

Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), il principale esponente del Futurismo italiano, nei manifesti

pubblicati tra il 1909 e il 1913 teorizza una poesia in sintonia con il dinamismo della civiltà delle

macchine. A tal fine utilizza la tecnica delle <<parole in libertà>> e della <<immaginazione senza fili>>,

che hanno come assiomi la distruzione dell'io, e, a livello stilistico, l'abolizione della punteggiatura,

dei legami sintattici, dell'aggettivo e dell'avverbio, e l'uso del verbo all'infinito, delle onomatopea,

dell'analogia e dei segni matematici.

La poesia, secondo Marinetti, non può più essere espressione di sentimenti né conformarsi alla

linearità e alla chiarezza classiche, ma deve esprimere il dinamismo della nuova civiltà, adattandosi ai

ritmi della vita moderna ed eliminando attraverso la simultaneità ogni sensazione di paura.

Nell’ottobre del 1913 Marinetti aveva assistito all’assedio di

Adrianopoli attaccata dai bulgari: il poema parolibero Zang Tumb

Tumb (1914), di cui il brano che segue è tratto è la prima parte,

ricostruisce la simultaneità delle sensazioni provocate da quel

bombardamento.

La forma metrica è un esempio di parole in libertà: il lettore si trova

dinanzi a un testo apparentemente incomprensibile, ma di cui è

possibile ricostruire il testo.

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BOMBARDAMENTO

ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare

spazio con un accordo tam-tuuumb

ammutinamento di 500 echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo

all'infinito

nel centro di quei tam-tuuumb

spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati)

balzare scoppi tali pugni batterie tiro

rapido Violenza ferocia regolarità questo

basso grave scandere gli strani folli agitatissimi acuti della battaglia Furia affanno

orecchie occhi

narici aperti attenti

forza che gioia vedere udire fiutare tutto

tutto tara-tatatata delle mitragliatrici strillare

a perdifiato sotto morsi schiaffffi traak-

traak frustate pic-pac-pum-tumb bizzzzarrie salti altezza 200 m della fucileria

IL PALOMBARO

Il palombaro di Corrado Govoni (1884-1965) è un

esempio di poesia visiva, in cui il poeta spiega i suoi

disegni con didascalie scritte con grafia quasi infantile.

La poesia racconta l’immersione di un Palombaro

nell’animato mondo sottomarino.

Il titolo è l’unico segnale certo in un paesaggio marino

scomposto dal poeta in una serie di immagini: il

palombaro, le alghe, le stelle marine, l’attinia, le ostriche,

i coralli, la medusa, i cavallucci.

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STRATEGIA DELLA GUERRA LAMPO

La velocità, intesa come rapida espansione dominatrice, si trova alla base della teoria della guerra

lampo utilizzata dal regime nazista per la conquista di quei territori che avrebbero dovuto garantire

alla Germania il suo spazio vitale.

La guerra lampo prevede che si lancino enormi offensive di carri armati, supportati da aviazione e

fanteria, rigorosamente motorizzata e con mezzi corazzati, per penetrare quanto più possibile in

profondità nel territorio nemico, senza badare a fortificare le posizioni.

In seguito le armate accerchieranno le truppe rimaste ai lati, e l'artiglieria e l'aviazione le

annienteranno del tutto, conquistando così in breve tempo enormi territori. Inoltre i bombardamenti

a tappeto, distruggendo rapidamente le città, seminano il panico tra la popolazione e creano uno

stato di profonda demoralizzazione.

La strategia diviene impiegabile agli inizi degli anni '30, grazie alla crescente affidabilità e potenza

del motore a scoppio e della radio da campo che permette il coordinamento degli attacchi.

Per sostenere tale logica bellica occorrono le materie prime necessarie a corazzare milioni di uomini

e a produrre migliaia di carri armati, moto, sidecar, e aerei.

La Germania del 1939 dispone delle risorse, della mano d'opera e degli uomini necessari a mettere

in pratica la strategia della guerra lampo, che porta ad Hitler le sue più grandi vittorie.

La fase della guerra lampo per la Germania ha successo dal ’39 al ’41.

Il 1° settembre 1939 l’esercito tedesco invade la Polonia, ben presto conquistata. Successivamente

Hitler prosegue la sua espansione verso i paesi occidentali dove nell’aprile 1940 le truppe tedesche

sbarcano in Danimarca e in Norvegia che, sono costrette a capitolare.

Tali territori, ricchi di giacimenti di ferro, risultano fondamentali per il Fuhrer per sostenere la sua

impresa imperialistica.

Il 10 maggio 1940 i tedeschi violano la neutralità di Belgio,

Olanda, e Lussemburgo ed avanzano verso la Francia, che viene

invasa con straordinaria rapidità.

Il 14 giugno viene conquistata Parigi.

Il 22 giugno il maresciallo Petain, vista l’impossibilità di

scontrarsi con un esercito nettamente superiore, firma

l’armistizio che lascia gran parte del territorio francese in mano

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ai tedeschi, e prevede l’installazione nel sud della Francia di un governo autoritario di estrema destra,

con sede nella cittadina di Vichi, guidato dallo stesso Petain.

In meno di un anno Hitler si assicura il controllo di buona parte dell’Europa.

Con l’entrata in guerra dell’Italia, nel 10 giugno 1940, vengono inoltre aperti nuovi fronti nei

Balcani, in Grecia ed in Africa. L’esercito italiano però si dimostra incapace, soprattutto per

mancanza di mezzi, di condurre autonomamente campagne vittoriose ed Hitler si trova costretto

ad inviare contingenti in aiuto degli italiani. Le truppe congiunte italo-tedesche conseguono

comunque numerosi successi.

Grazie alla strategia della guerra lampo alla fine del 1941, ovvero solo due anni dopo l’inizio della

guerra, quasi tutta l’Europa continentale è nelle mani del nazifascismo.

La tattica della guerra lampo non è però priva di svantaggi. In primo luogo un forte contrattacco

contro i mezzi aerei può compromettere seriamente le basi di tali teoria. Se ne ha un esempio

nella battaglia d’Inghilterra (agosto-settembre 1940) in cui gli inglesi, grazie al radar, sconosciuto

ai tedeschi, riescono ad infliggere all’aviazione di Hitler pesanti perdite. La guerra lampo è infatti

estremamente vulnerabile contro un nemico che fa largo uso di armi anticarro e antiaeree.

Inoltre tale strategia può essere vanificata da un nemico determinato a sacrificare territorio in cambio

del tempo per riorganizzarsi, come accade nell' Operazione Barbarossa del 1941. Il

22 giugno 1941 Hitler infrange il patto di non aggressione e invade l’Unione Sovietica con un colossale

dispiegamento di

uomini e mezzi. I russi

scelgono di ritirarsi,

lasciando dietro di sé

terra bruciata.

In soli tre mesi

l’esercito tedesco

giunge alle porte di Leningrado e Mosca, ma stremato.

Nel frattempo i russi hanno avuto il tempo di riorganizzarsi e dar vita ad una resistenza che riesce a

mantenere la linea difensiva. Le truppe sovietiche, bloccando l’avanzata tedesca nella tenaglia

della guerra di posizione e del gelido clima russo, già nell’inverno 1941-42 riescono a recuperare

alcuni territori perduti.

La strategia della guerra lampo termina però nel ’42 con l’entrata in guerra delle grandi potenze che

indirizza il conflitto verso la guerra di logoramento.

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RELATIVITA’

Nel 1905 Albert Einstein pubblica la teoria della relatività ristretta. Tale scoperta scientifica evidenzia

la relatività di concetti (prima considerati assoluti) quali lo spazio, il tempo, la massa, rispetto alla

velocità dell’osservatore. Nella sua teoria la velocità acquista un significato straordinario poiché è

proprio in virtù di essa che i tempi si dilatano, le lunghezze si contraggono, la massa aumenta e

“diventa” una forma di energia.

POSTULATI

1. Le leggi della fisica sono le stesse in tutti i sistemi di riferimento inerziali;

2. La velocità della luce nel vuoto, c= 3,00*108 m/s, è la stessa in tutti i sistemi di riferimento

inerziali ed è indipendente dal moto della sorgente e da quello dell’osservatore.

Il primo postulato è una ripresa della relatività galileiana e delle equazioni di Newton.

Il secondo postulato si basa invece su osservazioni sperimentali; esse avevano mostrato che la

velocità della luce, misurata in diversi sistemi di riferimento, in quiete, e in moto relativo, risultava

sempre pari a c.

DILATAZIONE DEL TEMPO

Einstein definisce il tempo proprio, che si indica con ∆t0, come l’intervallo di tempo che separa due

eventi che avvengono nel medesimo luogo.

Da questa prima definizione Einstein esprime il concetto di dilatazione del tempo: se due eventi,

separati dal tempo proprio ∆t0, avvengono in un sistema di riferimento che si muove con velocità v

rispetto a un osservatore, il tempo dilatato ∆t misurato dall’osservatore è:

[1]

Trattandosi di un intervallo di tempo, nel SI si misura in secondi (s).

Osserviamo che per v=0, ∆t=∆t0, come deve essere. Per velocità v che sono maggiori di zero, ma

minori di c, il denominatore nell’equazione [1] è minore di 1. Di conseguenza, ∆t è maggiore di ∆t0.

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V21 V31

Infine, mano a mano che la velocità v si avvicina alla velocità della luce, osserviamo il denominatore

dell’equazione [1] tende a zero e l’intervallo di tempo ∆t tende all’infinito.

La semplice addizione delle velocità v= v1+ v2 è valida solo nel caso di basse velocità.

COMPOSIZIONE RELATIVISTICA DELLA VELOCITA’

Supponiamo che il corpo 1 si muova rispetto ad un osservatore 3 con una velocità v13. Se il corpo 2 si

muove lungo la stessa linea retta con velocità v21 rispetto al corpo 1, la velocità del corpo 2 rispetto

all’osservatore 3, v23, è:

𝑣23 =𝑣21 + 𝑣13

1+𝑣21𝑣13/𝑐2 [2]

1 2 3

SISTEMA DI RIFERIMENTO DEL CORPO 1

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13

V13 V23

VELOCITA’ LIMITE

Se due velocità v1 e v2 sono minori della velocità della luce c, allora anche la loro somma relativistica

v è minore di c.

QUANTITA’ DI MOTO RELATIVISTICA

L’espressione classica della quantità di moto p= mv, deve essere modificata quando le velocità si

avvicinano a quella della luce.

Einstein rivede questa espressione e la elabora in relazione alla velocità della luce:

[3]

Questa espressione è valida per tutte le velocità, da zero alla velocità della luce, e si riduce a p=mv

per piccole velocità.

ENERGIA RELATIVISTICA

Uno dei più importanti risultati della relatività è il fatto che la massa è un’altra forma di energia. In

altre parole, massa ed energia sono due aspetti della stessa grandezza fisica. L’energia totale E di un

corpo con una massa a riposo m0 e una velocità v è:

[4]

Quando un corpo è in quiete la sua energia E0 risulta:

𝐸0 = 𝑚0𝑐2 [5]

1 2 3

SISTEMA DI RIFERIMENTO DEL CORPO 3

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ALCOLI

Gli alcoli sono composti di formula generale R-OH. Il gruppo funzionale degli alcoli è il gruppo

ossidrilico, -OH.

Nomenclatura

Nel sistema IUPAC la desinenza –olo sta indicare la presenza del gruppo ossidrilico. Nella

nomenclatura tradizionale si premette la parola alcol al nome del gruppo alchilico.

CLASSIFICAZIONE DEGLI ALCOLI

Gli alcoli vengono distinti in primari (1°), secondari (2°) e terziari (3°), a seconda che uno, due o tre

gruppi organici siano legati all’atomo di carbonio che reca il gruppo ossidrilico.

(L’alcol metilico, che non rientra a rigor di termini in questa classificazione, di solito viene considerato

primario).

SAGGIO DI LUCAS

In chimica organica il saggio di Lucas o saggio con reattivo di Lucas è un saggio chimico per distinguere

se un alcol incognito è primario, secondario o terziario. Il saggio funziona solo per gli alcoli a basso

peso molecolare solubili nel reattivo di Lucas, ovvero solo quegli alcoli la cui catena alifatica presenta

meno di 6 atomi di carbonio.

PROCEDIMENTO

In una provetta si mettono 2 ml circa di reattivo di Lucas (cloruro di zinco ed acido cloridrico

concentrato) e 4-5 gocce dell'alcol incognito. A seconda della natura dell'alcol la soluzione avrà

comportamenti differenti:

Gli alcol terziari danno formazione di alogenuri alchilici immiscibili in soluzione acquosa che

precipitano intorbidendo della soluzione.

Gli alcol secondari danno reazione dopo circa 5 minuti di riscaldamento a bagnomaria.

Gli alcol primari non danno alcuna reazione, nemmeno con riscaldamento poiché la

formazione di alogenuri alchilici partendo da alcoli primari richiede un tempo molto lungo,

anche di svariate ore.

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La differente reattività è determinata dalla stabilità dei carbocationi intermedi che vengono a

formarsi durante la reazione: i carbocationi degli alcoli terziari sono i più stabili in soluzione acquosa

e quindi saranno quelli che daranno la reazione più rapida.

REAZIONE (DI SOSTITUZIONE)

La reazione prevede la formazione di un carbocatione intermedio R+ la cui stabilità determinerà la

velocità della reazione.

R-OH + H-X R-X + H-OH

● La reazione degli alcoli terziari procede con meccanismo SN1, attraverso un carbocatione intermedio.

Il meccanismo comprende tre stadi:

1. Protonazione, 2. Ionizzazione, 3. Cattura del carbocatione.

● La reazione degli alcoli primari decorre con meccanismo SN2, attraverso due stadi:

1. Protonazione, 2. Ionizzazione e cattura del carbocatione.

● Gli alcoli secondari reagiscono con velocità intermedie e con entrambi i meccanismi SN1 e SN2.

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RELAZIONE SAGGIO DI LUCAS

Laboratorio Anno scolastico 2013 – 2014

Classe 5D LST Docente : Redaelli

Operatore: VAVASSORI GUYA

TITOLO SAGGIO DI RICONOSCIMENTO DEGLI ALCOLI

“SAGGIO DI LUCAS” OBIETTIVI Distinguere un alcol incognito in primario, secondario o terziario.

STRUMENTAZIONE

E

VETRERIA

- N. 3 provette - N.1 Contagocce - Bagnomaria - N.1 Piastra riscaldante

DPI: camice, occhiali, guanti

DPC: cappa

REAGENTI

REAZIONE DI SOSTITUZIONE

R-OH + HCl → R-Cl + H20

- Reattivo di Lucas (ZnCl2 + HCl): il reattivo si prepara sciogliendo quantità equimolari di ZnCl2 anidro (0,5 moli) e HCl concentrato (0,5 moli) e raffreddando per evitare perdite di acido cloridrico.

- 1-Butanolo (CH3CH2CH2CH2OH)

- Alcol-sec-butilico CH3CH(OH)CH2CH3

- Alcol-t-butilico

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PROTOCOLLO

OPERATIVO

- In provetta corta, si tratta 1 ml della sostanza da analizzare con 6ml di reagente alla temperatura 25°-28°C, si chiude la provetta con un tappo, si agita e quindi si lascia a riposo. Si osserva successivamente la miscela. Dalla reazione si ottengono i corrispondenti alogenuri alchilici.

Gli alcoli terziari reagiscono immediatamente, formando il corrispondente alogenuro alchilico, che si manifesta sotto forma di un’emulsione che col tempo si separa in due strati immiscibili.

Gli alcoli secondari impiegano qualche minuto a reagire. Dopo un’ora è visibile nettamente uno strato superiore. Per accelerare la reazione scaldare a bagnomaria la provetta.

Gli alcoli primari non danno alcuna reazione dopo un’ora, nemmeno con riscaldamento a bagnomaria.

CENNI TEORICI

Il saggio di Lucas è un saggio chimico per distinguere se un alcol incognito è primario, secondario o terziario. Il saggio funziona solo per gli alcoli a basso peso molecolare solubili nel reattivo di Lucas, ovvero solo quegli alcoli la cui catena alifatica presenta meno di 6 atomi di carbonio.

Il reattivo di Lucas è composto da cloruro di zinco e acido cloridrico concentrato.

Gli alcol primari non danno alcuna reazione, nemmeno con riscaldamento;

Gli alcol secondari danno reazione dopo 5 minuti di riscaldamento a bagnomaria;

Gli alcol terziari provocano una reazione istantanea con la formazione di alogenuri alchilici immiscibili in soluzione acquosa che precipitano intorbidendo della soluzione.

CONCLUSIONI

Dopo aver eseguito le 3 prove abbiamo potuto elaborare i seguenti risultati grazie alle nostre

conoscenze e alle nostre osservazioni:

1-butanolo ---> alcol PRIMARIO

Alcol-sec-butilico ---> alcol SECONDARIO

Alcol-terziar-butilico ---> alcol TERZIARIO

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SCALA DI BEAUFORT

La Scala Beaufort della forza del vento è una misura empirica dell'intensità del vento basata sullo

stato del mare (ci si riferisce al mare aperto, a grande distanza dalle coste) o le condizioni delle onde.

Anche se la velocità del vento può essere misurata con buona precisione mediante un anemometro,

che esprime un valore in nodi o in chilometri all'ora, un marinaio dovrebbe saper stimare questa

velocità già con la sola osservazione degli effetti del vento sull'ambiente.

Il merito di avere perfezionato, nel 1805, una scala contenente dei criteri relativamente precisi per

quantificare il vento in mare e permettere in tal modo la diffusione di informazioni affidabili e

universalmente comprese sulle condizioni di navigazione si deve all'ammiraglio britannico Francis

Beaufort (1774 - 1857) sulla base delle precedenti teorie di Alexander Dalrymple. Questo sistema di

valutazione ha validità internazionale dal 1º gennaio 1949.

Un grado Beaufort corrisponde alla velocità media di un vento di dieci minuti di durata. Quindi in

rapporto alla velocità un vento è classificato secondo questa scala che va da zero a dodici. Lo zero

indica la calma mentre il dodici rappresenta l’uragano. I venti non hanno sempre la stessa velocità,

ma spirano a raffiche o folate, accelerando o rallentando a causa delle asperità del suolo.

In relazione alla scala di Beaufort vi è la scala di Douglas. Essa determina la condizione dello stato del

mare in base all'altezza media delle onde più alte, o Altezza Significativa, definita come la media del

terzo di onde più alto.

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IL VENTO

Il vento è il movimento di una massa d'aria atmosferica da un'area con alta pressione ad un'area con

bassa pressione. Il vento è quindi un flusso di una massa d’aria, prevalentemente in senso

orizzontale, determinato dalla differente pressione atmosferica tra due aree contigue, lo

spostamento avviene dall’area di alta pressione all’area di bassa pressione. La forza principale che

origina un vento è il gradiente barico, cioè il rapporto tra la differenza di pressione tra le due zone

considerate e la distanza che le separa.

Il vento è definito in base alla direzione di provenienza e alla VELOCITA’.

La DIREZIONE DI PROVENIENZA viene rilevata con

l’anemoscopio ed è espressa dai quattro punti cardinali e

dai punti intermedi, visibili nella rosa dei venti.

La VELOCITA’ è determinata dal gradiente barico: se aumenta il gradiente barico aumenta la

velocità del vento e viceversa.

Un primo modo per classificare i venti è di tener conto della direzione nella quale soffiano.

Venti costanti, sono venti che soffiano sempre nella stessa direzione e nello stesso verso;

Venti periodici, sono venti che periodicamente soffiano secondo versi contrari;

Venti variabili, sono venti che spirano senza regolarità di tempo.

Un secondo modo per classificare i venti è raggrupparli in base all’entità degli spostamenti, si

distinguono così: venti planetari, venti regionali e venti locali.

I venti planetari sono spostamenti di grandi masse d’aria, calda o fredda, che spirano sempre nella

stessa direzione e nello stesso verso, pertanto sono considerati venti costanti.

Essi interessano la bassa troposfera o l’alta troposfera.

Per bassa troposfera si intende lo strato d’aria che dal suolo si

estende fino a circa 3000 metri di quota. I venti planetari che

interessano questo strato d’aria si muovono secondo tre grandi

circuiti: dai tropici all’Equatore, dai tropici ai circoli polari e dai

poli ai circoli polari. I venti si muovono nella direzione dei

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meridiani, deviati però dalla forza di Coriolis.

I tre grandi sistemi di venti planetari sono: gli alisei, i venti occidentali e i venti polari.

o Gli alisei spirano fra i tropici. Essi soffiano da Nord-Est verso Sud-Ovest nell’emisfero

settentrionale e da Sud-Est verso Nord-Ovest nell’emisfero meridionale.

Gli alisei dei due emisferi, a conclusione del loro percorso, convergono in una zona detta zona

delle calme equatoriali dove esistono correnti ascendenti che causano negli oceani lunghi

periodi di bonaccia (assenza di vento). Anche nella zona delle alte pressioni subtropicali si

generano moti verticali dell’aria, in questo caso però discendenti, che generano la zona delle

calme subtropicali.

o I venti occidentali interessano le latitudini temperate, tra i 30° e i 60° di latitudine.

Si estinguono nelle aree di bassa pressione circumpolari.

o I venti polari interessano le latitudini elevate e si originano nella zona delle alte pressioni

polari. I venti polari freddi e quelli tropicali caldi si incontrano, ma senza mescolarsi, lungo una

superficie di separazione detta fronte polare.

Nell’alta troposfera la circolazione atmosferica cambia rispetto alla bassa troposfera. In

corrispondenza dell’Equatore si genera alta pressione e in corrispondenza dei poli bassa

pressione. Si originano così nei due emisferi forti venti diretti dall’equatore verso i poli che

soffiano da Ovest verso Est, e che per questo sono chiamati correnti occidentali. Sempre nell’alta

troposfera, in una fascia ristretta compresa tra i due tropici, spirano, ma in direzione opposta, le

correnti orientali che corrispondono al riflesso ad alta quota degli alisei.

I venti regionali periodici sono dovuti a fattori topografici su

grande scala.

Sono noti i monsoni la cui periodicità è stagionale e si

distinguono un monsone estivo e uno invernale.

Il monsone estivo è così chiamato perché soffia

nel semestre estivo. Spira dall’Oceano Indiano e

porta piogge sul continente asiatico, dove poi

viene bloccato e deviato dalla catena

dell’Himalaya.

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Il monsone invernale soffia nel semestre invernale, da novembre ad aprile. È asciutto e

spira dal continente all’oceano con direzione Nord-Est verso Sud-Ovest.

I venti locali interessano brevi distanze e si ripetono con una certa frequenza nella stessa località. Essi

si distinguono in periodici e variabili.

I venti locali periodici spirano ora in un senso ora nel senso opposto, perché le aree di alta e di bassa

pressione cambiano periodicamente la loro reciproca posizione. Sono tipici venti locali periodici le

brezze che hanno una periodicità giornaliera e vengono distinte in: brezze di mare e di terra; brezze

di monte e di valle.

◊ Le brezze di mare e di terra si originano per il differente

gradiente barico che si instaura tra il mare e la terraferma

in relazione all’alternarsi del dì e della notte. Di giorno la

brezza soffia dal mare alla terraferma, durante la notte la

brezza soffia dalla terraferma al mare. ◊

Le brezze di monte e di valle si originano secondo lo

stesso meccanismo delle precedenti: di giorno la brezza

si dirige dalla valle verso il monte (brezza di valle), di

notte brezza spira dal monte alla valle (brezza di monte).

I venti locali variabili sono così chiamati perché soffiano in modo irregolare, quelli che interessano il

bacino del Mediterraneo e l’Italia sono: LA BORA, IL MAESTRALE, LO SCIROCCO, LA TRAMONTANA, IL

LIBECCIO, IL GRECALE, IL GHIBLI, IL FÖHN.

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SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA:

ITALIANO: “letterAutori” 3, autori: B. Panebianco, M. Gineprini, S. Seminara, casa ed: Zanichelli;

http://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_Tommaso_Marinetti;

http://www.letteratura.it/Marinetti/;

http://it.wikipedia.org/wiki/Futurismo

STORIA: “leggere la storia” 3A, autori: M. Manzoni, F. Occhipinti, F. Cereda, R. Innocenti casa ed:

Einaudi; http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_lampo;

http://www.treccani.it/enciclopedia/seconda-guerra-mondiale/

SCIENZE: “temi di geografia generale ed. mista”, autori: Angela Mossudu, casa ed: Tramontana;

http://it.wikipedia.org/wiki/Scala_di_Beaufort;

http://it.wikipedia.org/wiki/Vento

CHIMICA: “chimica organica”, autori: H. Hart, C. M. Hadad, L. E. Craine, D. J. Hart; casa ed: Zanichelli;

http://it.wikipedia.org/wiki/Saggio_di_Lucas;

appunti forniti dalla docente

FISICA: “corso di fisica” Volume 2, WALKER