La bancherella d Porta Romana

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a cura di Roberto Giacinti LA BANCARELLA DI PORTA ROMANA Le Storie LIBRERIA EDITRICE FIORENTINA

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Firenze, Porta Romana. Da anni (quasi un secolo), tutto il mondo ruota attorno a una piccola bancarella di frutta e verdura, oggi gestita da Gianfranco e Silvana. Amicizie, amori, litigi e dissapori si alternano agli aranci d’inverno e ai cocomeri d’estate, nello scorrere lento della quotidianità. Questo mezzo scudo raccoglie le testimonianze preziose (anche in simpatico vernacolo) di tutti gli amici che arricchiscono ogni giorno questo microcosmo umano: un piccolo angolo di Firenze che ci riporta il sapore antico dell’autenticità e dell’amicizia. Torna al catalogo

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a cura di Roberto Giacinti

LA BANCARELLA

DI PORTA ROMANA

Le Storie

LIBRERIA EDITRICE FIORENTINA

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Sommario

Presentazione 7Dario Nardella

Premessa 9Roberto Giacinti

Culo e Camicia 13Silvana Salvianti

Un Ritaglio di Vita 15Gian�anco Naldi

Domani Provvedo 19Giuseppe Bandini

Un Batterista Speciale 21Massimiliano Bianco

Svegliarsi Presto 23Valeria Bruni

La Tavolozza 25Marzia Francini Bucci

Maypole 26Jane Camilloni

Il Banco degli Amici 29Monica Capecchi e Massimo Socci

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L’uovo di Pasqua 31Mario e Barbara Catoni

Del Più e del Meno 33Brigitte Manuel Coach

Aura Culturale 34Marcello De Angelis

Istanbul 38Banu Erkin

Leggero e Facile 41Lucia Fabbrini

Per Campare 42Lucia Fernandes

Pagine Gialle 44Franco e Cristina Fieramosca

Aria di Casa 47Cecilia Bandini Garaboldi

Il Presepe 48Roberto Giacinti

Niente Cambia 51Elena Grossi

Il Cestino di Vimini 52Riccardo Gualtieri

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Ansia 53Cristina Lenzi

Una Strada Schiva 54Vieri Lenzi

La Bancarella Senegalese 58Momar Lo

Ciliegiaiooo 59Andrea Mancuso

Il Galletto 61Giusy Ristori Mannelli

Uno Stato Mentale 63Michele Manzotti

Scelte di Vita 67Marco Masselli

Una Vera Comunità 70Gianni Mercatali

Il Parente 77Roberto Naldi

Vitamine 79Kogo Nobuko

Le Arance 82Donata Patrussi

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On the Road 85Antonio Petrocelli

Il Topo e la Topa 89Paola Petrosino

Benvenuta 94Alexandra Podolsky

Lui, la Grancassa 95Pierangiolo Ranfagni

Dio delle Piccole Cose 97Mirko Sladek

Attenti al Cane! 99Hebe Greyson Splane

Toccasana 103Sylvia Yanagisako Sullivan

Il Barroccio Globalizzato 105Angela Staude Terzani

Welcome Wagon 108Russ e Arlene Ridol� Valentine

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Presentazione

Una bancarella è molto di più di un sem-plice servizio commerciale: può essere un punto di incontro, un crocevia di storie e di avvenimenti. Quella di Gianfranco e Silva-na è prima di tutto un�oasi di comunità, un punto di riferimento per la vita di un quar-tiere. Qui comprare un chilo di pesche non è semplicemente un atto economico. Incro-ciarli per strada mentre sistemano la frutta, ricevere un saluto prima di andare al lavoro, ci fa sentire molto più sicuri di dieci teleca-mere installate agli angoli della nostra città.

L�originale idea di Roberto Giacinti rap-presenta una straordinaria occasione per far conoscere quanta umanità può esserci in un “sacchetto di carta”!

Il commercio è il settore che più di altri sta vivendo trasformazioni epocali: impre-se storiche chiudono ogni giorno sotto la pressione della grande distribuzione; i volti cambiano rapidamente e la presenza di quel droghiere o di quel fruttivendolo, che per generazioni presidiavano una strada, si sta purtroppo perdendo.

Ma la s�da del piccolo commercio di vicinato è ancora tutta da giocare. Alcu-ni segnali sono già evidenti: la parabola di espansione dei grandi centri commerciali si è fermata. Il commercio dovrà essere anche qualità, attenzione, rapporto diretto con il

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consumatore. Per questo sono convinto che i casi come quello della bancarella di via Me-tastasio non siano solo il ricordo di un pas-sato ormai tramontato, ma rappresentino la chiave vincente per a�rontare con successo il futuro.

Dario Nardella

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Premessa

Se c�è una parte di Firenze che non può essere trascurata essa è all�inizio di via Se-nese, lì ove nasce via Pietro Metastasio. Chi era costui? Il nome storpiato da molti, che non dice più nulla a nessuno, pseudonimo di Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi, nato a Roma il 3 gennaio 1698 e morto a Vienna il 12 aprile 1782, è del rifor-matore del melodramma italiano.

La bancarella all�angolo della strada è una delle poche postazioni �sse rimaste al di fuori dei mercati �ssi o rionali e certo non è più riconducibile a quelle licenze di ambu-lante che venivano destinate agli ex carcerati quando uscivano dalle Murate ed entravano in San Lorenzo o in altri mercatini rionali! La Bancarella di Gianfranco e Silvana è una presenza innegabile e irremovibile nella vita del rione e quindi, praticamente, ogni even-to si può, se uno vuole, ricondurre a questo luogo. Quel continuo via vai, alla Bancarella, brevi fermate per gli acquisti, più lunghe per le chiacchere!

Gente che va, gente che viene. Ricordate la celebre frase del famoso �lm “Grand Ho-tel” del 1932 che raccontava un luogo ove si intrecciavano storie di personaggi di ogni genere che arrivavano e partivano compa-rendo, come su un palcoscenico, per poco tempo, e per poca parte della loro vita, con

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destinazioni non sempre conosciute? An-che alla Bancarella si intrecciano le storie di svariati personaggi, un po’ uomini, un po’attori?! Tra loro non si creano mai tensioni, come avveniva tra le dive, protagoniste del �lm, Greta Garbo e Joan Crawford; è pur vero che alcuni personaggi non compariva-no mai assieme nella stessa scena!

Lì c�è la voglia inarrestabile di ripetere il “Paese”. Lì per molti è come arrivare alla stra-da di “casa tua”, sai quella strada che ti è così familiare, proprio perché c�è “casa tua”.

Appena arrivi all�incrocio con via Meta-stasio già si sentono i chiacchericci e le risate degli amici che, rinnovandosi continuamen-te durante la mattinata, conversano, raccon-tano, confabulano, con il sereno appoggio dei formidabili Gianfranco e Silvana. In-somma una zona deputata ad essere allegra tutto l�anno ove chi si trattiene a conversare rinnova quasi ogni mattina la voglia di vivere slow. Uno stile di vita non legato all�eccessi-va velocità, ma all�insegna del rubare il tem-po per raccontarsi esperienze e vissuti. Evi-tare di fare più cose contemporaneamente, e non arrabbiarsi quando si deve a�rontare una coda, a gustarsi la pausa pranzo, il ca�è o una cena senza stress e telefonini distur-batori. Questa atmosfera mi ha suggerito di raccogliere, in questo volumetto, le personali storie di vita, le descrizioni dei personali stati

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d�animo, oppure di avvenimenti raccontati. L�insieme disegna uno squarcio di vita quo-tidiana ormai sempre più raro in un mondo che cancella il semplice modo di relazionarsi per stare più vicini, insomma per vivere un po’ più “insieme”!

Gli aneddoti raccolti sono scritti tutti sull�onda del raccontare schietto, semplice e disinvolto usato negli incontri mattutini. Sono più o meno emozionali, ma sono tutti freschi e spontanei, talvolta burleschi, per lo più pervasi da una �loso�a popolare e bona-ria che esalta lo stare bene insieme.

Infatti gli autori riportano ricordi, discor-si, pensieri, atteggiamenti, storie di viaggio, modi di concepire la vita, sistemi di educare i �gliuoli, e via dicendo. Gli anziani talvolta ci ricordano che una volta la gente si voleva più bene. Eppure lo si trova ancora questo “volersi bene”, anche dove la città è diventa-ta anonima. Troviamo pagine interessanti, scritte con semplicità, certo non dominate da premura letteraria, ma dalla volontà di ben esporre i propri sentimenti.

L�invito dunque che faccio a tutti è di fermarsi e meditare sull�importanza del re-cupero di un rapporto con il tempo più uma-no e dunque più sano. L�imperativo comune è “Dobbiamo preservarci, tieniamoci uniti”.

E ridiamo alle parole di Woody Allen quando da pessimista-comico a�erma: “Una

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risata vi salverà. A patto di non prenderla sul serio”. Oppure: “Che l�ironia sia terapeutica non è mica garantito. Se vuoi avere una buo-na cura è meglio che ti a�di agli antibiotici”!

Molti hanno �oluto partecipare a questa iniziativa cosicché essendo troppo elevato il numero delle pagine raggiunte, per i tipi della Collana che ci ha ospitato, ho dovuto duplica-re la pubblicazione accogliendo in un �olume “Le Storie” e nell’altro “Le dediche”.

Roberto Giacinti