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La ricetta per l’Ue? Abbandonare le grandi illusioni È tempo di mettere da parte le polemiche ideologi- che e guardare l'Europa per quello che è. Né gli euro- peisti sconvolti né i rianima- ti euroscettici colgono il ve- ro significato della crisi co- stituzionale innescata dai referendum in Francia e Olanda. Anziché dimostra- re che l'Europa è allo sban- do o in dispera- to bisogno di una riforma de- mocratica, la crisi ne ha rive- lato la fonda- mentale stabi- lità e legittimi- tà. L'ultimo de- cennio di inte- grazione, con il mercato co- mune, la moneta unica e l'allargamento, ha costitui- to il più grande successo dell'Unione. L'errore è sta- to invertire un assetto prag- matico con un progetto ide- alistico di revisione costitu- zionale, presentandolo ai cittadini con lodi esagera- te. Rifiutando il documen- to, per quanto ragionevole, francesi e olandesi potreb- bero essersi rivelati più sag- gi di quanto non pensino. La stabilità dell'ordina- mento euro- peo è dimostra- ta dal conser- vatorismo del Trattato costi- tuzionale, che non riforma ra- dicalmente ma consolida l'Ue. Gli ac- cordi vigenti sono stabili perché manca un obiettivo concreto — come il merca- to comune o la moneta uni- ca — tanto potente da in- durre il cambiamento. La politica sociale europea esi- ste solo nei sogni dei sociali- sti delusi. Alcuni ritengono che l'Ue possa continuare a funzio- nare solo avvicinandosi alla gente. Eppure la crisi costi- tuzionale dimostra esatta- mente il contrario. La Con- venzione, la Costituzione e l'appello agli ideali europei erano strategie messe a punto per aumentare la le- gittimità pubblica. Ci si aspettava che gli europei, entusiasti alla prospettiva di creare una nuova Phila- delphia, si sarebbero infor- mati, ubriacati di ideali- smo, espressi in favore di una riforma ragionevole e mostrati più attivi nella po- litica europea. A pensarci oggi, questo grandioso esperimento de- mocratico appare ingenuo. Astratti dibattiti costituzio- nali e campagne referenda- rie hanno procurato ai delu- si di ogni genere — no glo- bal, xenofobi, nemici del- l’establishment — un fo- rum perfetto. Le politiche dell'Ue già ratificate dagli Stati, come il recente allar- gamento, hanno creato malcontento. Si aggiunga la diffidenza di elettori in- certi sulla stessa ragion d'essere di una nuova Costi- tuzione e il fallimento era assicurato. Gli entusiasti della de- mocrazia deliberativa non capiscono che le riforme istituzionali non creano mai un pubblico impegna- to. Gli ideali europei resta- no deboli e sono le questio- ni di vita quotidiana che appassionano i cittadini, in larga misura nazionali. Concentrare il dibattito democratico sull'istituto che gestisce la standardiz- zazione delle telecomuni- cazioni o sulla composizio- ne della forza di stabilizza- zione in Bosnia crea il mini- mo comun denominatore della moderna politica eu- ropea: insoddisfazione nei confronti delle élites politi- che, ostilità agli stranieri e la simbolica dicotomia tra eurofederalisti ed euro- scettici. L'attuale sistema del vo- to nazionale in Consiglio, dell'approvazione in Parla- mento e dell'applicazione da parte dei governi nazio- nali, è più adatto. Per i poli- tici europei, la lezione è chiara. Punto primo, occor- re un mea culpa collettivo. La politica democratica esi- ge che i leader riconoscano la volontà della popolazio- ne e ammettano di avere sbagliato. In secondo luo- go, sarebbe opportuno un ritorno alla politica di rifor- me graduali che ha fatto dell'Ue il grande successo politico degli ultimi cin- quant'anni. Gli europei so- no a favore di una riforma parziale e costante della po- litica estera come di quella di sicurezza interna. L'ade- sione turca è ormai esclu- sa, per timore che si produ- ca un nuovo fiasco demo- cratico, ma una soluzione a metà strada che risulti ac- cettabile per le opinioni pub- bliche di Euro- pa e Turchia è ancora rag- giungibile. Fer- mo restando che la disponi- bilità all'allargamento è me- glio rivolta ai Balcani. E che la riforma economica merita un'attenzione nazio- nale. Tutto ciò risulta più com- prensibile qualora si consi- deri l'interesse dei singoli Stati membri e non l'ampol- losa retorica nazionale. La forza dell'Ue risiede precisa- mente nel fatto che l'Unio- ne incoraggia il coordina- mento politico pur rispet- tando i forti linguaggi e sim- bolismi delle identità nazio- nali. Resteranno indietro i fautori del federalismo e della democra- tizzazione per i quali un'unio- ne sempre più stretta» è di- ventata un fi- ne in sé. Rinne- gare questo manipolo di idealisti dalle buone intenzioni, persino ammirevoli, può apparire duro ma è giusto. Perché, in una politica democrati- ca, chi sbaglia paga. 5 Princeton University (traduzione di Maria Serena Natale) PARIGI — Il futuro dell’Europa è stato al centro di un incontro, ieri a Parigi, tra il ministro dell’Interno francese Nicolas Sarkozy e il vicepresidente del Consiglio italiano Giulio Tremonti. «Sarkozy — ha detto Tremonti — non è un uomo della vecchia Europa, quell’Europa che non funziona e contro cui hanno votato i popoli». Tremonti a Sarkozy: «Adesso si cambi» Il grande esperimento democratico della Costituzione è stato ingenuo L’errore è stato scambiare l’approccio pragmatico con un progetto idealistico INCONTRO A PARIGI Per il politologo di Princeton il successo dell’Unione è basato su riforme progressive, «tranquille» e concrete. Ed è questa la strategia da seguire di ANDREW MORAVCSIK © 2005 RCS QUOTIDIANI S.P.A. Sede legale: Via A. Rizzoli, 2 - Milano PRESIDENTE Piergaetano Marchetti VICEPRESIDENTE Angelo Benessia AMMINISTRATORE DELEGATO Vittorio Colao CONSIGLIERI Gaetano Afeltra, Maurizio Barracco, Marino Bastianini, Flavio Biondi, Aldo Bisio, Vittorio Coda, Paolo Andrea Colombo, Angelo Ferro, Vittorio Gregotti, Luigi Pasinetti, Gianfelice Rocca Registrazione Tribunale di Milano n. 139 del 29 giugno 1948 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Paolo Mieli Delegato: Claudio Schirinzi [email protected] fax 02-62827625 TIPOGRAFIA RCS QUOTIDIANI S.P.A. 20121 Milano - Via Solferino, 28 - Tel. 02-6339 DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 1 - 20132 Milano Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 EDIZIONI TELETRASMESSE: Tipografia RCS Quotidiani S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. 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Printing Corporation - 18 Industrial Park Drive - Port Washington - New York 11050 S CTC Coslada - Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) S La Nación - Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires S WestonPrint Pty Ltd - 57 Shoalhaven Street, Kiama - NSW 2533 Australia S DTG - Distribuidora Tamboré Grafica Ltda - Avenida Tucunare 855 - Tamboré - Barueri - CEP: 06460-020 - São Paulo - Brasile PREZZI: * Il giovedì, non acquistabili separati, Corriere della Sera + Corriere Magazine e 1,20 (Corriere e 0,90 + Corriere Magazine e 0,30). A Como, non acquistabili separati: l/m/m/v/d Corsera + Cor. Como e 0,90 (e 0,75 + e 0,15); gio. Corsera + Corriere Magazine + Cor. Como e 0,75 + e 0,30 + e 0,15; sab. Corsera + IoDonna + Cor. Como e 0,75 + e 0,30 + e 0,15. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. e 0,59 + e 0,31; m/m/v/d Corsera + CorMez. e 0,59 + e 0,31; gio. Corsera + Corriere Magazine + CorMez. e 0,59 + e 0,30 + e 0,31; sab. 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La ricetta per l’Ue? Abbandonare le grandi illusioniÈ tempo di mettere daparte le polemiche ideologi-che e guardare l'Europaper quello che è. Né gli euro-peisti sconvolti né i rianima-ti euroscettici colgono il ve-ro significato della crisi co-stituzionale innescata daireferendum in Francia eOlanda. Anziché dimostra-re che l'Europa è allo sban-do o in dispera-to bisogno diuna riforma de-mocratica, lacrisi ne ha rive-lato la fonda-mentale stabi-lità e legittimi-tà. L'ultimo de-cennio di inte-grazione, con il mercato co-mune, la moneta unica el'allargamento, ha costitui-to il più grande successodell'Unione. L'errore è sta-to invertire un assetto prag-matico con un progetto ide-alistico di revisione costitu-

zionale, presentandolo aicittadini con lodi esagera-te.

Rifiutando il documen-to, per quanto ragionevole,francesi e olandesi potreb-bero essersi rivelati più sag-gi di quanto non pensino.

La stabi l i tàd e l l ' o r d i n a -mento euro-peo è dimostra-ta dal conser-vatorismo delTrattato costi-tuzionale, chenon riforma ra-d i c a l m e n t e

ma consolida l'Ue. Gli ac-cordi vigenti sono stabiliperché manca un obiettivoconcreto — come il merca-to comune o la moneta uni-ca — tanto potente da in-durre il cambiamento. Lapolitica sociale europea esi-

ste solo nei sogni dei sociali-sti delusi.

Alcuni ritengono che l'Uepossa continuare a funzio-nare solo avvicinandosi allagente. Eppure la crisi costi-tuzionale dimostra esatta-mente il contrario. La Con-venzione, la Costituzione el'appello agli ideali europeierano strategie messe apunto per aumentare la le-gittimità pubblica. Ci siaspettava che gli europei,entusiasti alla prospettivadi creare una nuova Phila-delphia, si sarebbero infor-mati, ubriacati di ideali-smo, espressi in favore diuna riforma ragionevole emostrati più attivi nella po-litica europea.

A pensarci oggi, questograndioso esperimento de-mocratico appare ingenuo.Astratti dibattiti costituzio-

nali e campagne referenda-rie hanno procurato ai delu-si di ogni genere — no glo-bal, xenofobi, nemici del-l’establishment — un fo-rum perfetto. Le politichedell'Ue già ratificate dagliStati, come il recente allar-gamento, hanno creatomalcontento. Si aggiungala diffidenza di elettori in-

certi sulla stessa ragiond'essere di una nuova Costi-tuzione e il fallimento eraassicurato.

Gli entusiasti della de-mocrazia deliberativa noncapiscono che le riformeistituzionali non creanomai un pubblico impegna-to. Gli ideali europei resta-no deboli e sono le questio-

ni di vita quotidiana cheappassionano i cittadini,in larga misura nazionali.Concentrare il dibattitodemocratico sull'istitutoche gestisce la standardiz-zazione delle telecomuni-cazioni o sulla composizio-ne della forza di stabilizza-zione in Bosnia crea il mini-mo comun denominatore

della moderna politica eu-ropea: insoddisfazione neiconfronti delle élites politi-che, ostilità agli stranieri ela simbolica dicotomia traeurofederalisti ed euro-scettici.

L'attuale sistema del vo-to nazionale in Consiglio,dell'approvazione in Parla-mento e dell'applicazioneda parte dei governi nazio-nali, è più adatto. Per i poli-tici europei, la lezione èchiara. Punto primo, occor-re un mea culpa collettivo.La politica democratica esi-ge che i leader riconoscanola volontà della popolazio-ne e ammettano di averesbagliato. In secondo luo-go, sarebbe opportuno unritorno alla politica di rifor-me graduali che ha fattodell'Ue il grande successopolitico degli ultimi cin-

quant'anni. Gli europei so-no a favore di una riformaparziale e costante della po-litica estera come di quelladi sicurezza interna. L'ade-sione turca è ormai esclu-sa, per timore che si produ-ca un nuovo fiasco demo-c r a t i c o , m auna soluzionea metà stradache risulti ac-cettabile per leopinioni pub-bliche di Euro-pa e Turchia èa n c o r a r a g -giungibile. Fer-mo restando che la disponi-bilità all'allargamento è me-glio rivolta ai Balcani. Eche la riforma economicamerita un'attenzione nazio-nale.

Tutto ciò risulta più com-prensibile qualora si consi-

deri l'interesse dei singoliStati membri e non l'ampol-losa retorica nazionale. Laforza dell'Ue risiede precisa-mente nel fatto che l'Unio-ne incoraggia il coordina-mento politico pur rispet-tando i forti linguaggi e sim-bolismi delle identità nazio-nali. Resteranno indietro ifautori del federalismo e

della democra-tizzazione peri quali un'unio-ne sempre piùstretta» è di-ventata un fi-ne in sé. Rinne-gare questomanipolo diidealisti dalle

buone intenzioni, persinoammirevoli, può apparireduro ma è giusto. Perché,in una politica democrati-ca, chi sbaglia paga.

5 Princeton University(traduzione di Maria

Serena Natale)

Pro e controSolo Gran Bretagna e

Paesi scandinavi,oltre a qualche

«nuova democrazia»dell’Est, conservanoimmutato l’appoggioall’allargamento Ue.Il presidente franceseChirac (nella foto) ela Germania l’hannoraffreddato. La Cdu,favorita alle prossimeelezioni in Germania,

è apertamentecontraria all’entrata

della Turchia.Raffreddamento

E’ significativo cheall’ordine del giorno

del summit in corso cisia solo un accenno al

temadell’allargamento

I L F U T U R O

GLI ASPIRANTI

PARIGI — Il futuro dell’Europaè stato al centro di un incontro,ieri a Parigi, tra il ministrodell’Interno francese NicolasSarkozy e il vicepresidente delConsiglio italiano Giulio

Tremonti. «Sarkozy — ha dettoTremonti — non è un uomodella vecchia Europa,quell’Europa che non funziona econtro cui hanno votato ipopoli».

L’attesa della nuovaGermania, peraltro, nonfinisce qui. In armoniacon gli umori che preval-gono al vertice ma questavolta in frontale contra-sto con Blair e con Berlu-s c o n i o l t r e c h e c o nSchröder, la signora Me-rkel vede con sospetto ul-teriori allargamenti del-l’Unione. Passi, forse conun po’ di ritardo, per laRomania e la Bulgariache sono già sull’uscio eu-ropeo. Passi per la Croa-zia, quando esisterannole giuste condizioni. Mala Turchia no, e non sareb-be giusto illudere Ankaracon il negoziato decenna-le che dovrebbe debuttarein ottobre. Gli elettorifrancesi e olandesi, del re-sto, non hanno espressola loro contrarietà persi-no agli allargamenti giàfatti?

Si discute,a Bruxelles,dell’Europadel dopo-trau-ma, di cosafare con unTrattato co-stituzionaleche molti con-s i d e r a n omorto ma dicui nessunovuole essere il becchino,del modello socio-econo-mico che tanti voti haspostato nei referendum,del «formato» che acqui-sterà l’Unione del futuro.E anche in questi deter-minanti capitoli il rinno-vo della leadership tede-sca, se avrà luogo comeprevedono tutti i sondag-gi, cambierà qualche car-ta in tavola.

Il consenso non è statodifficile da trovare, ieri,sulla opportunità di darepiù tempo al progetto co-stituzionale e di evitarecosì un disastroso «effettodomino» dopo le bocciatu-re francese e olandese. Arischiare sarà semmai illussemburghese Juncker,se manterrà, come sem-bra, la data del 10 luglioper il suo referendum. Magli altri in lista d’attesadisporranno di un annoin più per riflettere e deci-

dere sul da farsi, vistoche l’ipotetica conclusio-ne delle ratifiche slitteràdal novembre del 2006 al-la fine del 2007.

Di fatto la Costituzioneviene accantonata senzadirlo, e sul tavolo restanointatte quelle stesse que-stioni di «modello» che ilTrattato voleva risolvere.Con l’aggravante che ledue battute d’arresto fran-cese e olandese sembranoaver portato in auge unaversione inedita degli op-posti estremismi, con al-cuni che vorrebbero farfinta di niente e altri che,sul fronte opposto, procla-mano con qualche com-piacimento la «morte del-l’Europa». Servirà un po’di tempo per rendere evi-dente quanto si sbaglinogli uni e gli altri, bisogne-rà aspettare, oltre al ri-cambio a Berlino, anchequello a Parigi in calen-

dario per il2007.

M a s i nd’ora risultachiara l’im-portanza pertutti delle ri-forme econo-miche tede-sche (la Me-rkel, con le op-portune retti-fiche, di certo

le continuerà), e sin d’oraè aperto il dibattito sullediverse velocità che devo-no consentire all’Europadi sopravvivere e forse an-che di diventare più effi-cace. Con quale gruppod’avanguardia? Non quel-lo dei Paesi fondatori,che Francia e Olandahanno silurato. Non quel-lo dell’Eurogruppo, per-ché rimarrebbe esclusa laGran Bretagna. Forsequello dei «grandi Paesi»,con accordi e incontri in-formali, cooperazioni raf-forzate in questo o quelsettore, volontà politichecomuni ove possibile. Sequesto è lo scenario futu-ro, e lo è, l’Italia dovrebbecapire per tempo che inEuropa non esistono piùpoltrone prenotate. An-che se la signora Merkelsembra già averne una.

Franco Venturini

I DUE FRONTI

UNITI NELLA SATIRA

«Io resto inPolonia, venitenumerosi», diceun aitantegiovanotto in tutada idraulico. E’ larisposta originaledell'Ufficio delturismo polaccoalla campagnacontro l’«idraulicopolacco» (simbolodi unafantomaticainvasione dimanodoperadell’Estsottopagata)montata dal frontedel «no» franceseal referendum del29 maggio

V E R T I C E A B R U X E L L E S

L’Europa a 25Poco più di un anno fa

l’Unione ha vistol’entrata di 10 nuovi

membri, in gran partedall’Est Europa

Più dueRomania e Bulgaria

hanno firmato accordicon l’Ue per entrarenell’Unione a partire

dal 2007La Turchia

Le trattative perl’ingresso della

Turchia dovrebberoiniziare nell’ottobre

2005. Ma i risultati deireferendum in Olandae Francia (dove il 14%

dei no sarebbe statoinfluenzato dal fattore

turco) potrebberoritardarne il via

Tremonti a Sarkozy: «Adesso si cambi»

D E L L ’ E U R O P A

L’ANALISI

SEGUE DALLA PRIMA

La Carta vieneaccantonata senzadirlo. Ma sul tavolo

restano intattele questioni chevoleva risolvere

«Non possiamo continuare ad estenderci senza istituzioni efficaci». L’inquietudine della Turchia

«TESTA DI TURCO» Mentre Blair e Chirac mandano inpezzi l’Unione, arriva il capro espiatorio (in francese «têtede turc»): la Turchia, con la sua domanda di adesione

Il grande esperimentodemocratico

della Costituzione èstato ingenuo

L’errore è statoscambiare l’approccio

pragmatico con unprogetto idealistico

DAL NOSTRO INVIATO

BRUXELLES — Lo pensa-vano in molti, probabilmen-te, tra i capi di Stato e di go-verno. Ma ieri il presidenteJacques Chirac, sconfittonel referendum che ha boc-ciato in Francia il Trattatocostituzionale europeo, loha dichiarato pubblicamen-te: «L'Unione può continua-re ad estendersi senza che lesue istituzioni siano capacidi far funzionare efficace-mente l'Unione allargata?».Da parte dell'inquilino dell'Eliseo è stato un modo peraggirare la batosta cercan-do un nuovo ruolo: non farsispazzar via dagli eurodub-biosi, riconoscere legittimi-tà alle istanze di chi ha mo-strato timore in un'Ue senzalimiti, per poi puntare a go-vernare la protesta e ridurlaa più miti e produttivi consi-gli. Per il palazzo di JustusLipsius che ospita i verticicomunitari è stata la rotturadi un incantesimo. Adesso ledomande che ci si poneva amezza bocca dopo le vitto-rie dei «no» in Francia eOlanda sono diventate uffi-ciali: dove va l'Unione Euro-pea? Verso quali mete? Conquali confini?

Sono interrogativi in gra-do di scottare Romania eBulgaria, i due Paesi che do-vrebbero entrare nell'Ue il 1ºgennaio 2007. E che possonofar salire le inquietudini del-la Turchia, ansiosa di avvia-re, in ottobre, negoziati diadesione destinati a durareanni. Francia e Germania chie-dono che ad Ankara venga po-sto un altro traguardo: un par-

tenariato speciale, meno di uningresso pieno. Non è da que-sto Consiglio europeo, in corsoanche oggi a Bruxelles, che ver-rà la decisione definitiva.

Chirac ha proposto che delfuturo dell'Europa si parli inun summit straordinario. Nep-pure quello, se ci sarà, darà lerisposte effettive. Tra elezionitedesche alle porte dopo l'esta-te, voto italiano nel 2006 e al-tre scadenze, l'ora delle sceltevincolanti resta lontana.

Già da giorni, il lussembur-ghese Jean-Claude Juncker,

presidente di turno del Consi-glio europeo, ha annullato unpranzo previsto per oggi con ilpremier turco Recep TayyipErdogan. E benché stanottesia stato Juncker a riferire chegran parte dei colleghi è «del-l’opinione» di rispettare gli im-pegni sull’adesione presi conAnkara, le incognite rimango-no.

«La Francia si interroga sull'Unione Europea, sulle sue fina-lità e la sua identità, sulle suepolitiche e, più in generale, sulfuturo del progetto europeo»,

ha affermato Chirac. Ad esserprecisi, non ha detto che gli ul-teriori allargamenti dell'Ue a25 membri vanno impediti. Hasottolineato l'esigenza di rea-lizzarli quando si disporrà deimeccanismi adeguati per ren-dere capace l'Europa di non pa-ralizzarsi tra veti incrociati.Ma sono questi i mezzi sui qua-li non si trova un accordo: giàmeno ambizioso del progettopartorito dalla Convenzioneeuropea, il Trattato costituzio-nale firmato a Roma tra le fan-fare doveva essere lo strumen-

to per consentire alla nuovaEuropa di adottare le propriedecisioni. Adesso si fatica a de-cidere che fare di quella carta.

«Il Trattato costituziona-le è stato concepito come larisposta indispensabile perpermettere ad un'Europa al-largata di funzionare bene»,ha sottolineato Chirac. Etra le moquette, il granito e ineon del palazzo comunita-rio ieri era impossibile nonricordare quante volte, all'inizio dei negoziati sul Trat-tato, era stato ripetuto: bi-sogna mettere l'Unione incondizione di avere mecca-nismi decisionali adeguatiprima dell'allargamento,sennò sarà il caos. Lo dichia-ravano in tanti, era un ritor-nello. E l'Ue, allora, era a 15.

Secondo Chirac, la discus-sione da compiere va svilup-pata «nel rispetto degli im-pegni, ma anche con lo scru-polo della coesione dell'Unione». Retropensiero:con lo scrupolo di evitareuna seconda botta in un re-ferendum francese sull'ade-sione della Turchia.

La settimana scorsa, il pre-mier britannico Tony Blair ave-va suggerito di affrontare la cri-si dell'Ue aprendo un dibattitosu «un modello sociale euro-peo» adatto all'era della globa-lizzazione. Chirac non si è di-scostato da quel binario, peròè parso invertire la direzione:la risposta ai cittadini, a suoavviso, deve tener conto delle«inquietudini di fronte allamondializzazione degli scam-bi, dei suoi effetti sull'occupa-zione, delle delocalizzazioni».Un approccio più protettivo.

Maurizio Caprara

Quantoallargarsi

INCONTRO A PARIGI

Aspettando Frau Merkelsulla poltrona di Schröder

La svolta di Chirac: l’allargamento va ripensato

AUTODISTRUZIONE «Le Monde» racconta la crisi euro-pea attraverso un classico dei videogiochi: in questa ver-sione di «Pac-Man» vengono divorate le 12 stelle dell’Ue

CASTELLODICARTELa vignetta della «Frankfurter All-gemeineZeitung» non ha bisogno di spiegazioni: un omi-no issa la bandiera europea in cima a un castello di carte

Per il politologo di Princeton il successo dell’Unione è basato su riforme progressive, «tranquille» e concrete. Ed è questa la strategia da seguire

di ANDREW MORAVCSIK

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Piergaetano Marchetti

VICEPRESIDENTE

Angelo Benessia

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Vittorio Colao

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Corriere della Sera (venerdì, 17 giugno 2005).