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Allegato speciale a Money Report.it L’ e DI TORI a L e Se fosse vero che oltrefrontiera sono deposi- tati oltre 500 miliardi di euro detenuti illegal- mente da italiani all’estero potremmo azzar- dare che potrebbero essere oltre 500.000 gli italiani interessati a questo provvedimento. Vi sembra un numero esagerato? I numeri degli scudi 2001-2002 e 2003 ci danno qualche indizio sul feno- meno dei capitali all’estero. Allora emersero oltre 77 milioni di euro con un valore medio di capitali scudati di poco superiore ai 500.000 euro. Se si ipotizzasse che i detentori di capitali oltrefrontiera rimasti sono quelli con capitali maggiori (e mediamente doppi rispetto agli scudi 1 e 2 e quin- di con un patrimonio medio detenuto di 1 milione di euro) verrebbe fuori quel numero che sembra astronomico ma che dà bene la dimensione del fenomeno dell’evasione fiscale in Italia e dell’economia “sommersa”. SCUDO ULTIMA CHIAMATA? FISCALE: TUTTO QUELLO CHE OCCORRE SA- PERE PER ADERIRE (O NON) AL PROVVEDIMENTO CHE CONSEN- TE DI RIMPATRIARE I CAPITALI. TUTTE LE VALUTAZIONI DA FARE E GLI SCENARI POSSIBILI. IL BILANCIO ITALIANO Gli importi emersi grazie agli scudi fiscali 2001-2002-2003 e i Paesi di provenienza. Svizzera 71,2 Lussemburgo 14,0 Monaco 2,1 San Marino 1,3 Liechenstain 1,0 Francia 0,8 Usa 0,7 Regno Unito 0,7 Austria 0,7 Olanda 0,7 Altri 0,7 Svizzera 58,3 Germania 14,3 Lussemburgo 8,1 Monaco 3,7 Francia 3,2 San Marino 2,3 Usa 2,2 Austria 1,8 Regno Unito 1,6 Belgio 0,9 Altri 3,6 REGOLARIZZAZIONI RIMPATRI > IL PARADISO (BANCARIO) PUO’ ATTENDERE Sincronizziamo gli orolo- gi. Mentre scrivo questo articolo mancano meno di 2 mesi alla scadenza dello Scudo fiscale. Il di- scusso provvedimento che consente di regola- rizzare ricchezze mobi- liari (titoli, conti corren- ti, polizze e quant’altro) e patrimoni immobiliari detenuti illegalmente al- l’estero e mai comunica- ti al fisco. Per mettersi al sicuro ba- sterà pagare un importo pari al 5% del valore dei beni riportati nel Belpae- se. Il prezzo del “perdo- no” visto che i privati che si trovano in questa si- tuazione otterranno in cambio di questo obolo la protezione da ogni at- tività di accertamento tri- butario e contributivo che abbia per oggetto quei capitali. Tanto o poco? Giusto o ingiusto? Abbia- mo deciso di dedicare un numero speciale di Mo- neyReport a questo argo- mento poiché sappiamo che sono molti i rispar- > continua a pag. 28 RI e NTRO C a PIT a LI LO SCUDO FISCALE SOTTO LA LENTE 3 OTTOBRE 2009

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Allegato speciale a Money Report.it

L’eDITORIaLe

Se fosse vero che oltrefrontiera sono deposi-tati oltre 500 miliardi di euro detenuti illegal-mente da italiani all’estero potremmo azzar-dare che potrebbero essere oltre 500.000 gliitaliani interessati a questo provvedimento.Vi sembra un numero esagerato? I numeri degli scudi 2001-2002 e 2003 ci danno qualche indizio sul feno-meno dei capitali all’estero. Allora emersero oltre 77 milioni di euro conun valore medio di capitali scudati di poco superiore ai 500.000 euro. Sesi ipotizzasse che i detentori di capitali oltrefrontiera rimasti sono quellicon capitali maggiori (e mediamente doppi rispetto agli scudi 1 e 2 e quin-di con un patrimonio medio detenuto di 1 milione di euro) verrebbe fuoriquel numero che sembra astronomico ma che dà bene la dimensione delfenomeno dell’evasione fiscale in Italia e dell’economia “sommersa”.

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OULTIMA CHIAMATA?FISCALE:TUTTO QUELLO CHE OCCORRE SA-PERE PER ADERIRE (O NON) ALPROVVEDIMENTO CHE CONSEN-TE DI RIMPATRIARE I CAPITALI. TUTTE LE VALUTAZIONI DA FARE EGLI SCENARI POSSIBILI.

IL BILANCIO ITALIANO Gli importi emersi grazie agli scudi fiscali 2001-2002-2003 e i Paesi di provenienza.

Svizzera 71,2Lussemburgo 14,0Monaco 2,1San Marino 1,3Liechenstain 1,0Francia 0,8Usa 0,7Regno Unito 0,7Austria 0,7Olanda 0,7Altri 0,7

Svizzera 58,3Germania 14,3Lussemburgo 8,1Monaco 3,7Francia 3,2San Marino 2,3Usa 2,2Austria 1,8Regno Unito 1,6Belgio 0,9Altri 3,6

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IL PARADISO(BANCARIO)PUO’ATTENDERESincronizziamo gli orolo-gi. Mentre scrivo questoarticolo mancano menodi 2 mesi alla scadenzadello Scudo fiscale. Il di-scusso provvedimentoche consente di regola-rizzare ricchezze mobi-liari (titoli, conti corren-ti, polizze e quant’altro)e patrimoni immobiliaridetenuti illegalmente al-l’estero e mai comunica-ti al fisco. Per mettersi al sicuro ba-sterà pagare un importopari al 5% del valore deibeni riportati nel Belpae-se. Il prezzo del “perdo-no” visto che i privati chesi trovano in questa si-tuazione otterranno incambio di questo obolola protezione da ogni at-tività di accertamento tri-butario e contributivo cheabbia per oggetto queicapitali. Tanto o poco?Giusto o ingiusto? Abbia-mo deciso di dedicare unnumero speciale di Mo-neyReport a questo argo-mento poiché sappiamoche sono molti i rispar-

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RIeNTROCaPITaLILO SCUDO FISCALE SOTTO LA LENTE3

OTTOBRE 2009

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Secondo gli studi del professor FriedrichSchneider, dell’Università di Linz un’autori-tà in materia (e non solo perché è svizzero),solo i greci ci battono nel mondo nell’occul-tare i soldi al fisco. Il volume dell’economia sommersa in per-centuale del prodotto interno lordo è pari in Italia in base ai suoi studi al22,3%; in Grecia addirittura al 25,1%, in Spagna (al terzo posto) è al 19,3%.Questi popoli latini… I più onesti al mondo nel pagare le tasse sarebberoi contribuenti Usa (solo il 7,2% di evasione e poi quelli svizzeri (col 8,2%).E pazienza se poi proprio nella Confederazione Elvetica è racchiuso la piùalta quantità di “nero” nel mondo come dicono le ricerche ufficiali e nonsolo. Il 27% delle gestioni patrimoniali dei Paperoni nel mondo (fonte Bo-ston Consulting Group) sono, infatti, custodite nei cantoni svizzeri. Ed è lìche la maggior parte degli italiani ha nascosto agli occhi “indiscreti” del fi-sco italiano la maggior parte dei propri capitali. Si stimano 125/150 miliar-di di euro i capitali custoditi e gestiti in Svizzera per conto di italiani; se-guono il Lussemburgo, la Germania, Montecarlo e San Marino.

caverna di Alì Babà”, cioè paradisi fisca-li e segreto bancario. Così si era espres-so qualche mese fa in una conferenzastampa, Giulio Tremonti, rispondendoa chi gli chiedeva se non vi era una vi-stosa contraddizione tra la sua persona-le campagna di moralizzazione della fi-nanza internazionale e il varo di unoscudo fiscale. Una sorta di sanatoria (an-che se sono stati esclusi i reati penali efiscali più gravi), con cui il governo spe-ra di far “riemergere” qualcosa come100 miliardi di euro dai depositi occul-tati all’estero, al di fuori dell’Unione Eu-ropea. Si calcola che in totale siano 400-500 miliardi, una buona parte in Sviz-zera. Capitali italiani depositati in que-sti decenni all’estero per sfuggire al fi-sco. Se lo Stato italiano dovesse quindiriuscire a far rientrare in Italia sarebbe-ro 5 i miliardi di euro che affluirebbe-ro immediatamente. Inoltre tutti questicapitali costituirebbero in futuro una ba-se imponibile che oggi sfugge quasi to-talmente al fisco. Se poi parte di questisoldi si tramutassero da investimenti pu-ramente finanziari in qualcosa di più im-mediatamente produttivo (come finan-ziamenti alle imprese e aumenti di ca-pitale) sicuramente sarebbe meglio perl’Azienda Italia. Considerato che la mag-gior parte delle imprese sono sottocapi-talizzate e le banche prestano i soldi so-prattutto a chi non ne ha bisogno. A farfesta nel caso di ritorno di questi capi-tali sono poi le banche che gestiscono ildenaro. In questi ultimi anni hanno as-sistito a una fuga quasi senza fine di mas-se gestite. Oltre 300 miliardi di euro ne-gli ultimi 10 anni di cui oltre 100 solonell’ultimo anno e mezzo. I risparmia-tori e i Paperoni hanno visto i loro pa-trimoni decimati dalle perdite di borsama anche spesso dalle eccessive com-missioni di gestione applicate dalle ban-che in cambio di pessimi servigi. Oltre il90% dei risparmiatori ha visto, infatti, ilproprio capitale affidato ai money ma-nager perdere più di quanto ha fatto ilmercato. Non proprio quello che ci si at-tenderebbe dalla gestione di qualcunoche si presenta come super esperto e sifa pagare il 2-3% all’anno per “cercaredi ottenere grazie anche all’ausilio del

La “finestra” offerta dal ministro delle Finan-ze, Giulio Tremonti, fino al 15 dicembre pros-simo per pagare il prezzo del “perdono” in-teressa quindi molti contribuenti. E lo dimostranole pubblicità e i convegni che sull’argomento sono organizzati. Facile com-prenderne la motivazione. Quei soldi fanno gola a molti. In primo luogo al-le casse statali visto che per regolarizzare la posizione e riportare i soldi inItalia viene richiesta una “taglia” del 5%. Gli “spalloni” chiedono l’1% manon offrono tutti i servigi compresi in questa prestazione. Pagando questoobolo, infatti, il contribuente che negli anni passati non ha denunciato ilpossesso di questi capitali ottiene diversi salvacondotti ed è protetto dal-l’anonimato. Con la possibilità di reinvestirli come ritiene più opportuno ere-immetterli liberamente nel circuito dell’economia. “Bisogna chiudere la

VOLUME DELL’ECONOMIA SOMMERSA (IN PERCENTO)DEL PRODOTTO INTERNO LORDO

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Usa 7,2Svizzera 8,2Giappone 9,0Austria 9,4Nuova Zelanda 9,8Paesi Bassi 10,1Gran Bretagna 10,6Australia 10,7Francia 11,8Canada 12,6Irlanda 12,7Finlandia 14,5Germania 14,7Danimarca 14,8Norvegia 15,4Svezia 15,6Belgio 18,3Portogallo 19,2Spagna 19,3Italia 22,3Grecia 25,1

Media 13,9

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proprio ufficio studi e alla competen-za dei propri gestori rendimenti supe-riori di mercato”. Ora c’è la possibilitàper il sistema bancario nazionale di tor-nare a fare raccolta, accogliendo a brac-cia aperte i “rimpatriati” dello scudo.Capitali che fanno gola e che hanno spin-to anche alcune banche a lanciare pro-dotti ad hoc, offrendo al risparmiatoreperfino il rimborso della penale. Eviden-temente col trucco: anticipano il paga-mento del 5% ma poi se lo prelevano inmaggiori costi e/o minori rendimenti at-tribuiti al risparmiatore “boccalone”. Maal risparmiatore che ha i soldi all’esteroconviene ritornare nel Belpaese? C’è dafidarsi di questo “scudo”? Proteggerà ve-ramente come promette? Cosa consiglia-re agli italiani che hanno scoperto im-provvisamente di avere un capitale a Lu-gano, Montecarlo, o in Lussemburgo e

che vogliono valutare se aderire a que-sta sanatoria che consenta loro di met-tersi a posto con la “dimenticanza” diaverne denunciato il possesso nel qua-dro Rw del modello unico? Sono innu-merevoli le risposte che si possono for-nire in base agli aspetti morali, politici,legali e finanziari della questione. C’èchi trova “scandalosa” questa iniziativaperché si offre una via di uscita a prez-zi scontati agli evasori e chi invece tro-va tutto sommato giusta questa mossa sesi guarda alla “realpolitik” e alla situa-zione del Tesoro italiano. Pochi, male-detti e subito. Far rientrare questi capi-tali viene considerato secondo questaversione il male minore anche perchénella crisi economica il rientro di que-sti capitali, altrimenti destinati a rima-nere ‘congelati’, può essere molto utileal “rilancio della macchina produttiva”.

ATTIVITÀ OGGETTO DI RIMPATRIO

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DENARO

Azioni (quotate e non quotate)

Quote di società (ancorché nonrappresentate da titoli)

Quote di partecipazione ad organismi diinvestimento collettivo del risparmio

Polizze assicurative produttive di redditi dinatura finanziaria

IMMOBILI

Quote di diritti reali (multiproprietà)

Oggetti preziosi

Opere d’arte

Imbarcazioni

ATTIVITÀ OGGETTO DI REGOLARIZZAZIONE

LUGANO ADDIO?

Il segreto bancario svizzero nonassomiglia ancora a una forma diformaggio piena di buchi ma certo èstato messo in discussione. E il casoche ha creato la prima grande crepa èstato il cosiddetto caso UBS. Che havisto il governo degli Stati Uniti controuna delle principali banche svizzere acui è stato chiesto di fornire l’elenco dei52.000 cittadini americani titolari diconti all’estero. Intenzioni non propriopacifiche visto che l’obiettivo erastanare quelli che il Fisco Usaconsiderava evasori fiscali, minacciandoaltrimenti pesantissime rappresagliefinanziarie contro Ubs. Che avrebberoanche potuto portare al collasso diquesto istituto. Alla fine nelle scorsesettimane si è arrivati a un accordo cheha consentito ai dirigenti del colossosvizzero di evitare un’incriminazione perfavoreggiamento di evasione fiscale mache probabilmente creerà nel futuro altriproblemi ad altre banche situate inparadisi bancari. Per chiudere questocontenzioso, che era già costato unasalatissima multa, Ubs ha accettato difornire alle autorità fiscali statunitensi inomi di 4’450 clienti (quellimaggiormente indiziati di frode fiscalepiuttosto che di evasione). In principio

la linea di difesa di Ubs era quella di«contestare vigorosamente» in tribunalela richiesta ma ha prevalso la realpolitik.L’accordo fra Ubs e le autoritàamericane ha da subito aperto unampio dibattito perché si è trattato diuna decisione senza precedenti cherischia di far vacillare l’istituzioneelvetica del segreto bancario. Qualcosanon di poco conto per un’economia chedeve alle attività bancarie e finanziariequasi il 15% del proprio prodotto lordo. L’Autorità federale svizzera dei mercatifinanziari (Finma) ha acconsentitoall’accordo con gli Usa, spiegando chein gioco c’era la sopravvivenza dellastessa Ubs. Il ministro delle Finanzesvizzero, Hans-Rudolf Merz, harincarato la dose, spiegando che ildipartimento di Giustizia americano, inassenza di un accordo aveva minacciatoun’incriminazione a carico di Ubs, cheavrebbe messo a rischio l’esistenzadella banca e danneggiato l’interaeconomia del Paese che oggi attrae il27% di tutti i conti offshore detenuti alivello globale. Messa sotto pressione dai grandi paesi,Stati Uniti e Germania soprattutto, laSvizzera aveva già annunciato nei mesiscorsi di volersi allineare alle norme

sullo scambio d’informazioni fiscalidell’Organizzazione per la cooperazionee lo sviluppo economico (OCSE),sopprimendo la distinzione tra evasionee frode fiscale. La Confederazione,rileva Sergio Rossi, professore dieconomia all’Università di Friburgo, «hafatto ciò che le è stato chiesto».Numerosi paesi, in primo luogo gli StatiUniti, vogliono evitare buchi nei lorobilanci: la caccia ai contribuenti èdestinata a proseguire oltre la vicendaUbs. «La pressione sarà mantenuta –aggiunge Rossi - La Svizzera potrebbevedersi imporre il modello accettato dalLiechtenstein, secondo cui le banchedevono fornire al fisco di origine deisuoi clienti stranieri i nominativi e imontanti depositati».Della stessa opinione Hans-RudolfMerz, il presidente dellaConfederazione Elvetica il quale harammentato come l’Unione europeasembra dirigersi verso uno scambioautomatico delle informazioni, comeauspicato in particolare da Francia eGermania: “abbiamo ottenuto unmomento di tregua ma ci troviamoancora parzialmente sotto tiro”. Primache tutti questi accordi siano

Ecco come cambiera’ il segreto bancarioin Svizzera & C. se l’accordo con l’Ocse venisse ratificato. Intanto il caso Ubs e quelloLgt mostrano che sono i banchieri “pentiti” (o meglio coloro che vendono i nominatividei propri clienti) i veri nemici degli evasori.

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effettivamente operativi potrannopassare anche alcuni anni visto chedevono essere ratificati anche a livellodi singolo Paese. Ma la direzionesembra segnata e in Svizzera e aMontecarlo già diversi banchieriammettono che la loro ragion d’esseredovrà essere sempre più costituita dalfornire una gestione della ricchezza adalto valore aggiunto, non potendo piùcontare sulla “rendita” del segretobancario. “Per coloro che voglionosfuggire al fisco, invece, la fine delladistinzione tra evasione e frode hamodificato le carte in tavola” spiega ilprofessor Rossi. Finora, il settore hapotuto approfittare dalla rendita indottadal segreto bancario, spiega dal cantosuo François Savary, direttore degliinvestimenti presso Reyl & Cie “Non sitratta forzatamente della fine dellepressioni internazionali - sottolineaSavary - anche se possiamo perlomenosperare di attraversare un periodointermedio, una sorta di zonad’equilibrio tra il mantenimento delsegreto bancario e la volontà degli altriStati di ottenere concessioni dallaSvizzera”. Ma come cambierà il segretobancario svizzero? Nessuna distinzionefra frode ed evasione fiscale eaccettazione di fornire supporto alleamministrazioni finanziarie di altriPaesi. Ma al momento la Svizzera hadettato le sue condizioni ovvero:

• nessuno scambio automatico diinformazioni; • assistenza amministrativa in materiafiscale limitata a casi singoli motivati esu domanda; • esclusione delle “fishing expeditions”ovvero ispezioni sommarie tipo l’inviodi liste di nominativi da verificare acampione:• soluzioni transitorie eque; • lo scambio di informazioni è limitatoalle imposte considerate dalla relativaConvenzione di doppia imposizione.Insomma se si legge bene cosa hannofirmato finora i funzionari svizzeri èdifficile sostenere che il segretobancario sia caduto veramente. Ancheperché siamo ben lontani ancora dallaratifica e quindi dall’entrata in vigore diquesto accordo che non certo apre leporte allo scambio di informazionifiscali fra la Svizzera e gli altri stati.Salvo casi molto circoscritti. IlDipartimento Federale delle Finanzesvizzero si è dichiarato, infatti, dispostoa collaborare con gli 007 degli altriPaesi, fornendo assistenza quindi masolo ad alcune condizioni. Per esempiooccorrerà fare una domanda concreta emotivata, indipendentementedall’esistenza di un reato fiscale.Eidentificare chiaramente la bancainteressata a fornire la collaborazione,fornendo quasi il numero di contoesatto in Svizzera del contribuente

oggetto di indagine nel Paeseresidente. Altrimenti se tutte questecondizioni non verranno rispettate ladomanda verrà rispedita al mittente.Insomma il segreto bancario neiprossimi anni potrebbe non esserci perquei contribuenti stranieri che sifaranno (volenti o nolenti comeinsegnano alcuni casi recenti) pizzicarein qualche lista o scoprire con le maninella marmellata.Tutte condizioni che potrebbero variare(in senso restrittivo) in caso di ulterioripressioni della comunità internazionaleo accordi differenti con i singoli Stati.Ma intanto le schermaglie continuano.Come ha denunciato in questi giorni aLugano il Corriere del Ticino,segnalando come al confine italo-svizzero le autorità italiane abbianopiazzato delle telecamere per filmare letarghe degli italiani o agenti inborghese della Guardia di Finanzasono stati visti sconfinare nellaSvizzera italiana. E accusando ilministero dell’Economia italiano, di fareterrorismo mediatico sull’argomento.Ma ricordando anche la possibilità chequalcuno in Svizzera tiri fuori “altridossier” segreti che interesserebberoprobabilmente molti politici a Roma. Sel’Italia ha lanciato l’offensiva, laSvizzera potrebbe non essere proprio“neutrale” su questo tema. Il braccio diferro è solo agli inizi.

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“Dipende certo anche dalla si-tuazione di ciascun risparmia-tore e di come ha accumula-to questi capitali all’estero, co-me sono investiti e cosa inten-de farci. Personalmente, a chi mi chiede co-

sa fare, senza grandi titubanze fornisco quasi sempre un consiglio: aderire.Ma con grande attenzione e senza buttarsi nella braccia della prima bancapoiché il rischio è altrimenti quello di passare dalla padella alla brace…”.Parola di Roberta Rossi, 39 anni, consulente finanziario indipendente. E’fra le poche donne che in Italia svolge questa professione e può vantare ol-tre un centinaio di clienti (soprattutto uomini) che si affidano ai suoi con-sigli patrimoniali. Ma non è la sola a pensarla in questo modo. Fra gli ad-detti ai lavori, promotori, consulenti finanziari indipendenti, bancari e ban-chieri è diffusa l’idea che aderire a questo scudo possa essere molto con-veniente. Una via di uscita offerta al momento opportuno ai contribuentiitaliani che vogliono mettersi a posto col fisco ma anche riappropriarsi del-la piena disponibilità dei capitali esportati. E per diverse ragioni.

PER ADERIRELE 4 RAGIONI

MA MENTRE I FAVOREVOLI E I CONTRARI ALL’OPE-RAZIONE SCUDO FISCALE DISCUTONO ANIMATA-MENTE, CHI HA I CAPITALI ALL’ESTERO SI DOMAN-DA CHE FARE MENTRE LA SCADENZA DEL 15 DICEM-BRE SEMBRA TROPPO VICINA. ADERIRE? POTREBBENON ESSERE UNA CATTIVA IDEA. ECCO PERCHÉ.

LUGANO ADDIO?

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La tempesta finanziaria dei mesi scorsi ha con-vinto molti che i banchieri stranieri non sonoi fenomeni che raccontavano di essere. Anzi. Di-versi risparmiatori si leccano (silenziosamente) le ferite subite per investimen-ti azzardati o bruciati. “L’eccellenza nella gestione dei patrimoni grazie all’espe-rienza maturata” è rimasta una frase nelle brochure patinate essendosi spesoscontrata con la realtà e il crollo dei mercati. Che ha rivelato numerose opaci-tà nelle gestioni anche di banche blasonate importanti. “Meglio op-tare per il rimpatrio di capitali per poter cosìtenere meglio sotto controllo il proprio patri-monio” è il pensiero di questo tipo di investitori che hanno deciso, costiquel che costi, di riportare i capitali in Italia... Nel passato una delle ragioni ac-cessorie con cui si giustificava anche l’esportazione di soldi all’estero era quel-la di costituirsi una sorta di “avamposto” dove poter investire al meglio i pro-pri capitali in tutto il mondo, godendo di una consulenza finanziaria di altissi-mo livello. Questo “mito” è fra quelli caduti nella crisi e se è certo vero che ol-tralpe esistono strutture di private banking particolarmente qualificate o ban-che con personale capace è anche vero che la “voracità” delle banche nel to-sare i propri clienti è qualcosa di sempre più di universale e globalizzato. Mol-ti risparmiatori italiani si sono, infatti, visti rifilare oltralpe (potendo non cer-to più di tanto reagire anche legalmente) in questi anni prodotti carissimi, com-missioni di ogni tipo, prodotti inefficienti. Dalle obbligazioni ai fondi dei fon-di della casa. Scoprendo magari sulla propria pelle che liquidare questi pro-dotti non è propria una cosa facile ora che vogliono farlo. Nulla di nuovo sot-to il sole. Queste critiche si possono traslare pari alla maggior parte dei gesto-ri italiani e dei private banker. Ma il vantaggio di avere i capitali in Italia è al-meno quello di non dover più recarsi in una cabina telefonica per parlare conqualcuno che ti custodisce e gestisce i soldi. E che si fa pagare fior di commis-sioni per qualsiasi movimento. Almeno in Italia, se questi soldi servono, pos-sono essere utilizzati veramente, avendone la piena disponibilità. Trovando an-che intermediari che oggi possono offrire migliaia e migliaia di prodotti e stru-menti finanziari (un catalogo ben più ampio di quello che una volta le bancheitaliane potevano offrire e che era costituito principalmente da titoli di stato,azioni e obbligazioni della casa) a condizioni nettamente più favorevoli comecommissioni di negoziazione se non si vuol firmare alcuna “delega in bianco”.

1. Piena preclusione nei confrontidel dichiarante, e dei soggettiobbligati in solido, da ogni attività diaccertamento tributario econtributivo per i periodi di impostaancora accertabili, limitatamente alleattività detenute all’estero oggettodello Scudo.

2. Certezza che l’adesione allo ScudoFiscale non potrà essere elementoutilizzabile a suo sfavore in sedeamministrativa e giudiziaria (civile,amministrativa ovvero tributaria).

3. Protezione relativamente agliimponibili che sono rappresentatidalle somme o dalle altre attivitàdetenute all’estero e che sonooggetto di rimpatrio o diregolarizzazione.

4. Estinzione delle sanzioniamministrative, tributarie, eprevidenziali derivantidall’inosservanza del D.L. 167/90 sulmonitoraggio fiscale *.

5. Esclusione dalla punibilità per unaserie di reati tributari previsti dalD.lgs. 74/2000, in particolare: per ireati di dichiarazione infedele eomessa (artt. 4 e 5), di dichiarazionefraudolenta (artt. 2 e 3) e dioccultamento e distruzione didocumenti contabili (art. 10).

6. Esclusione della punibilità per ireati in materia di falsomateriale/ideologico (incluso il falsoin bilancio) previsti dal codice penalee dal codice civile allorché taliviolazioni siano funzionali ai reatitributari sopracitati.

SOLDI E BUOIDEI PAESI TUOI.

E’ partita la caccia al tesoro. Da scudare. Private banker in prima fila perintercettare i capitali che rientreranno dall’estero. Dal 2 al 5 per mille la tariffa per

l’assistenza base. Una torta da 100 miliardi di euro di potenziale. Ma è sullacreazione di polizze vita “dedicate”, sulla smobilizzazione degli asset meno liquidi

detenuti all’ estero e sul rimpatrio giuridico che si giocherà la parte a maggiorevalore aggiunto. E non mancano le offerte civetta con banche che si offrono di

rimborsare parzialmente o totalmente la penale del 5%. Salvo poi farselo ripagarenaturalmente con commissioni più esose, rendimenti inferiori e tunnel di uscita…

1 GLI EFFETTI DELLO SCUDO FISCALE IN SINTESI

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IL PARADISO NON E’ PIU’ UN PARADISO.2

Vi è stato un pentito all’origine dell’offensivadegli Stati Uniti contro la svizzera UBSaffinché rivelasse informazioni su decine dimigliaia di conti segreti intestati a cittadiniamericani. La “talpa” è un ex banchieresvizzero di origini americane, BradleyBirkenfeld, che con le sue dichiarazioni haaperto questo procedimento. Birkenfeld, uncittadino americano che ha lavorato a partiredal 2001 negli uffici di Ginevra della Unionedi Banche Svizzere (Ubs), e per anni avevagestito soprattutto i rapporti con la clientelaUsa. Nel 2005, ha spiegato nella suadenuncia, si accorse dei comportamentiimpropri della banca e ne chiese ragione aisuoi superiori, senza ricevere risposta. Aottobre del 2005 si dimise. Il rifiuto della UBSdi corrispondergli un «bonus» al qualeriteneva di avere diritto, lo spinse, nel 2007 adenunciare la UBS (che nel frattempo gliaveva corrisposto il «bonus») all’ IRS (il FiscoUsa) e al ministero della Giustizia.Nonostante la richiesta di clemenza da partedell’accusa questo banchiere è statocomunque condannato a 3 anni e 4 mesi direclusione (il massimo della pena era 5 anni)poiché, seppure Birkenfeld avesse indicatocon precisione le persone coinvolte e letecniche utilizzate per la frode tributaria,aveva partecipato attivamente

all’organizzazione delle truffe contro lostesso fisco americano.Il caso di questo banchiere ricorda moltoquello di un anno fa relativo alla LGT-Bank, labanca più importante del Liechtenstein, di cuiè proprietario il principe Hans Adam II. Checosa era accaduto? Tutto era cominciatoquando un quotidiano tedesco avevaannunciato la scoperta di evasioni fiscali perl’ammontare di 3-400 milioni di euronascoste in Liechtenstein. E il primo grossonome al centro delle indagini fu quello delnumero uno delle poste tedesche, KlausZumwinkel. La polizia l’aveva subito definitala più grande inchiesta fiscale mai vista inGermania. Anche qui c’era di mezzo una spiapoiché è stato accertato che la lista dei nomidelle persone che qui nascondevano i lorosoldi è stata venduta agli agenti segretitedeschi da un dipendente della banca,dietro pagamento di 5 milioni di euro.Ovviamente non solo i tedeschi sfuggivano alfisco del loro paese e così la Germania hapassato la lista anche agli altri paesi europeiinteressati, fra cui l’Italia. E anche in questocaso alcuni giornali italiani hanno pubblicatoquesta lista mentre l’indagine della Guardiadi Finanza è ancora in corso. Nel frattempo laGuardia di Finanza ha messo le mani suun’altra lista di potenziali evasori italiani. E’

stata scoperta nel marzo scorso all’aeroportodella Malpensa, sequestrando il computer diun avvocato di Chiasso piuttosto famoso nelramo, Fabrizio Pessina. Era appena atterratoin Italia, e si trovava ancora al terminalaeroportuale, quando è stato arrestato sumandato della Procura di Milano nell’ambitodell’inchiesta sull’area Montecity-Santa Giuliaper la costruzione del nuovo quartiere diSanta Giulia, ad opera dell’imprenditoremilanese Giuseppe Grossi. Con una sorpresaper i finanzieri: il notebook di FabrizioPessina conteneva diversi file fra cui anchequelli relativi ai clienti italiani che avevanoaffidato al professionista i loro soldi daesportare all’estero: oltre 570 nomi.L’indagine del Nucleo di Polizia Tributaria diMilano è ancora in corso ma intanto un mesefa il quotidiano “Libero” ha pubblicato i priminomi dei clienti dell’avvocato svizzero. Oramolti tra i contribuenti che figurano nella listasono stati raggiunti da un invito a recarsidalla Guardia di Finanza o da un questionarioin cui dovranno spiegare la natura delleoperazioni compiute dal professionistaluganese arrestato nei mesi scorsi. E intantooltre alla gogna mediatica non potrannonemmeno avvalersi dello scudo fiscale vistoche è già stato loro notificato un avviso diaccertamento.

C’erano una volta i paradisi fiscali e ban-cari… E’ troppo presto per dirlo sicura-mente ma il “giocattolo” si è un po’ incri-nato. E qualcosa è cambiato. Per paradiso fiscaleo bancario si intendono quei paesi in le cui legislazioni fiscali sonovolutamente lassiste nell’accogliere capitali. Stati in grado di offrireun regime fiscale privilegiato che possono garantire un prelievo in ter-mini di tasse minore rispetto al paese di origine, o addirittura nullo.Al beneficio fiscale può essere associato quello bancario (per questosi distingue fra i diversi tipi di paradisi). Il segreto bancario è la “spe-cialità della casa” offerta da un centinaio di Paesi nel mondo. DallaSvizzera a Montecarlo, da Singapore alle Isole Vergini Britanniche.

Il caso Ubs in Svizzera o quello della LGT-Bank in Liechtensteinindicano come dietro i grandi casi di lotta alle evasioni nei paradisibancari ci sia spesso una talpa. Che si vende al miglior offerente.

DOPO I TERRORISTI E I MAFIOSI ORA CI SONO I BANCHIERI PENTITI

Così si definisce il segreto professionale che i ban-chieri possono opporre a qualsiasi richiesta di in-formazione di terzi. Solo le autorità competenti pos-sono costringere la banca, nei casi previsti dallalegge, a pubblicare le informazioni riguardanti isuoi clienti. Nella legislazione svizzera in partico-lare il segreto bancario può essere violato solo qua-lora vi sia un sospetto fondato di delitto particolar-mente grave come i reati di riciclaggio e finanzia-mento al terrorismo.

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Vi è un piccolo Stato che da qualche tempo sembra messo sotto assediodalle indagini delle Procure italiane e anche dall’Agenzia delle Entrate.Una volta era famoso per i bellissimi francobolli, poi si è puntato suattività più finanziariamente “trendy”: diventare un piccolo paradisofiscale e bancario. Un approdo sicuro per gli evasori italiani nel cuoredella Romagna. Il successo è stato fortissimo ma da qualche tempo sononati anche i guai. Secondo numerosi osservatori nella Repubblica di SanMarino il sistema finanziario è stato fatto crescere, maldestramente esenza una adeguata vigilanza. Fino a poco tempo fa erano 72 i ‘soggettiautorizzati’: dodici banche e sessanta tra finanziarie, fiduciarie, società digestione, compagnie d’assicurazione. A far gola non certo il risparmio deicittadini sanmarinesi doc ma quello soprattutto degli italiani chearrivavano alla Rocca per eludere o evadere il fisco. E’ la stessa BancaCentrale di San Marino che ha dovuto ammettere lo “stato dell’arte”.Ammettendo l’economia locale riesce a sopravvivere in buona partegrazie all’evasione fiscale e, inoltre, che questa stessa evasione è daconsiderarsi come reato anche nella piccola repubblica. Considerazioniche se fatte proprie dal governo sanmarinese farebbero cadere uno deicavilli su cui si basa la magistratura sanmarinese per respingere lediverse rogatorie internazionali, vale a dire il fatto che non sia un reatooccultare capitali nel Titano per sottrarsi al pagamento di tasse e tributinel proprio paese d’origine. Da tempo la piccola repubblica avvertesempre più il fiato sul collo del fisco italiano (a San Marino gridano alcomplotto), col ministro Giulio Tremonti che ha posto in essere una verae propria unità per indagare sui contribuenti italiani che hanno finoraprediletto l’off-shore. Ma anche prima dell’intervento italiano, c’era statal’operazione della procura di Forlì, con numerose indagini sulle banchesanmarinesi. Da tempo si parla di un possibile accordo ma è evidenteche è il ministro delle finanze italiane, Giulio Tremonti, a voler dettare lecondizioni. All’ordine del giorno soprattutto la questione dei cittadiniitaliani che risultano iscritti all’Aire (Anagrafe dei residenti all’estero)come residenti a San Marino e che prevederà uno scambio diinformazioni. L’intento evidente dell’Agenzia delle Entrate italiane è quellodi stanare i residenti sanmarinesi fittizi visto che il numero attuale (8.000italiani) desta più di un sospetto. Ma l’accordo che più fa pauraall’economia sanmarinese è quello che potrebbe portare allo scambio diinformazioni relative ai cittadini italiani residenti nella Repubblica delTitano. Oggi di fatto non esisteva quasi collaborazione (tranne per reatigravissimi) e l’unica strada percorribile per avere informazioni fiscali eraquella della rogatoria internazionale. Procedura lunghissima (e spessoinutile anche da tentare) rispetto agli scambi di informazioni più rapidiche sono possibili tra Paesi che collaborano in materia fiscale. In praticail segreto bancario sembra a San Marino avere oramai le ore contatecome attesta il comma F dell’art.4 delle modifiche alla legge sulleimprese e sui servizi bancari, finanziari ed assicurativi, che il Segretariodi Stato alle Finanze, Gabriele Gatti, sottoporrà all’esame del ConsiglioGrande e Generale per aderire alle richieste internazionali di trasparenza.E che recita: “Il segreto bancario non potrà essere opposto ai pubbliciorgani ed uffici sammarinesi deputati allo scambio diretto di informazionicon gli omologhi organi esteri…”. In pratica ogni operazione bancariapotrà essere messa a piena disposizione delle autorità, anche straniere,tramite lo strumento dello scambio di informazioni e dei relativiorganismi.

Altrimenti il reato di evasione fiscale nonè considerato un peccato grave (ma qualcosadi più simile a una semplice dimenticanza) enon vi è quindi collaborazione su questo fron-te con i paesi stranieri. Nei paradisi bancaril’evasione fiscale non viene, infatti, conside-rata un reato ma un illecito amministrativo.E quindi non è il caso di rispondere alle even-tuali domande di rogatorie internazionali sultema. Questo è il benefit principale che mol-ti paesi hanno offerto fino ad oggi ai contri-buenti stranieri. In pratica fino a ieri se lo Sta-to italiano aveva il sospetto che un contri-buente italiano avesse sottratto al fisco la pre-senza di capitali trasferiti in questi lidi nonpoteva fare nulla per metterci il naso. Nem-meno se disponeva del numero di conto o co-nosceva con esattezza la banca dove il con-tribuente indagato aveva occultato parte del-le sue disponibilità finanziarie per effetto ma-gari di intercettazioni telefoniche, perquisi-zioni, soffiate o altre indagini tributarie o pe-nali. Qualsiasi richiesta di informazioni finan-ziaria si sarebbe scontrata, infatti, col segre-to bancario. Salvo portare prova che i soldiesportati fossero proventi di attività di crimi-nalità finanziaria, corruzione pubblica o ter-rorismo. Casi rarissimi. Insomma fi-no ad oggi (o ieri) chi hadetenuto soldi all’esteroesportati illegalmente hapotuto quindi dormire son-ni sereni. Ma qualcosa stacambiando seppure per oraè ancora più parvenza chesostanza. A partire da quel paese cheè stato considerato da decenni il simbolo stes-so del segreto bancario: la Svizzera. E che sindal 1934 ha stabilito che è un reato penalefornire direttamente dati dei clienti alle au-torità straniere o a chicchessia. Ma ora quel-lo che sembrava un segreto destinato a dura-re più di quello di Fatima ha iniziato a mo-strare qualche smagliatura. E non solo certoin Svizzera. La crisi economica e finanziariaha modificato lo status quo precedente quan-do l’esistenza dei paradisi fiscale era ampia-mente tollerata. E così da Obama a Tremon-ti, dalla Merkel a Sarkozy i recenti G20 han-no sancito una nuova fase di lotta ai paradi-si fiscali. Da combattere con l’inasprimentodi sanzioni nei confronti di chi trasferisce ipropri capitali in un centro offshore, con l’in-versione dell’onere della prova e la crea-

C’era una voltaSan Marino...Sotto il Titano il segreto bancariosembra avere le ore contate. Enulla sarà più come prima.

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A Lugano come a Ginevra lo scudo fiscale lanciato da Tremonti non piace molto.Ed è facile capirne il motivo. Nessun banchiere interpellato sul tema vuoleufficialmente apparire ma la linea comune sembra voler sminuire la portata diquesta sanatoria. E considerare questo scudo (e con un obolo così bassorispetto a quello di altri paesi) come un segno di emergenza di un Paese con lefinanze dissestate che si deve inventare provvedimenti straordinari perrimpinguare le casse dello stato e pagare a Natale le tredicesime dei dipendentipubblici. Insomma com’è naturale che sia questo provvedimento non è moltoben visto ed è evidente (come ammettono in diversi) il conflitto d’interessenell’esprimere un parere. In ogni caso ripetono in coro tutti gli “gnomi” contattatiche non c’è nessuna coda di italiani in gita nella Confederazione Elvetica perverificare la propria posizione e a ritornare al paese natio col propriogruzzoletto. Certo sono molti gli italiani che fanno domande ma non ci si attendeuna fuga in massa “Molti italiani che hanno portato i soldi in Svizzera temono

che se Berlusconi cade e arriva un nuovo governo chi ha aderito allo scudo fiscale possa pentirsene – spiegano alcuni banchieri svizzeri - Epoi le banche italiane sono state recentemente nominate come le più care in Europa. Capiamo la vedova che voglia riportarsi i soldi in Italiama un professionista in carriera deve pensarci bene. E poi questo scudo fiscale non crediamo che sia quello finale ma solo l’inizio… Lo diceperfino il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni che lo scudo fiscale può avere effetti negativi sugli incentivi deicontribuenti a pagare le imposte in futuro. Intanto di necessità si fa virtù e le banche svizzere (come quelle di Monaco o di San Marino e deipaesi extra-Ue) propongono, ai clienti italiani desiderosi di aderire allo scudo fiscale una soluzione che dovrebbe far felici tutti: il rimpatriogiuridico. Il miglior modo affinchè i soldi restino dove sono attualmente attraverso il meccanismo della polizza assicurativa o del cosiddettorimpallo tramite una fiduciaria statica italiana. Il titolare di conto ottiene così la sanatoria (e il ministrero delle Finanze incassa il 5%), i soldivirtualmente tornano in Italia pur restando comunque gelosamente custoditi in Svizzera. E tutti vivono felici e contenti.

zione di una lista nera dei paesi che non rispettano le norme internazionali inmateria bancaria. Naturalmente non è una strada in discesa poiché per restare agliStati membri dell’Unione Europea (che decidano all’unanimità su eventuali modi-fiche) è difficile pensare che Stati come il Lussemburgo, il Belgio e l’Austria accet-tino così facilmente misure volte a contrastare al 100% i paradisi fiscali. Ma è purvero che sulla scia della globalizzazione dei mercati finanziari e in particolare allaluce della crisi finanziaria, molti governi (a partire dagli Stati Uniti) si sono accortidella necessità di regolare queste piazze finanziarie per ragioni evidentemente piùeconomiche che morali. In una fase in cui la maggior parte degli Stati stanno met-tendo sul campo migliaia di miliardi di euro per rilanciare le rispettive economie èsempre più difficile tollerare la presenza di “buchi neri fiscali” che alimentano lafuga di capitali consentendo a grandi fortune, banche e multinazionali di pagaremeno tasse. E’ stato stimato che per gli Stati Uniti ilmancato guadagno derivante dai paradisi fiscali edall’evasione ammonterebbe a circa 100 miliardidi dollari; in Germania si stima in 30 miliardi dieuro mentre in Francia e Regno Unito (che in re-altà detiene diversi territori offshore) è di 20 mi-liardi a testa. Numeri che diventano sempre meno tollerabili ora che mol-ti Stati, volenti o nolenti, si stanno muovendo verso un rigido controllo nel mondodell’economia dopo il disastro provocato dai mutui subprime e dalla finanza speri-colata. Segnando la fine dell’era del capitalismo senza regole. Nel passato in nomedella concorrenza imprenditoriale, della libera circolazione dei capitali e della ne-cessità di ridurre al minimo l’intervento dello Stato nell’economia di mercato i pa-radisi fiscali erano diventati roccaforti inespugnabili, incrementando sempre più illoro appeal. La partita contro i paradisi fiscali e bancari sarà certamente dura dacombattere (basti pensare che la maggior parte delle imprese quotate in Francia oin Italia, banche comprese, detiene una partecipata domiciliata in un paradiso fi-scale quando non è presente anche nella catena di controllo dell’azionista di mag-

GLI SVIZZERIDICONODI NOI.E DELLO SCUDO TREMONTI.

> gioranza) ma già in questa fase moltis-simi paesi considerati sinonimo di se-greto bancario come la Svizzera hannodovuto accettare delle concessioni in ma-teria, rendendo meno impenetrabile lacopertura (vedi articola a pagina xxx).“La Svizzera e gli altri paradisi fiscalidovranno prima o poi cedere. Alcunivantaggi fiscali potranno anche resiste-re, ma il segreto bancario e i conti cifra-ti ai quali è impossibile associare un’iden-tità dovranno per forza di cose esseresmantellati” afferma Giuseppe de Luca,docente di Storia Finanziaria pressol’Università Statale di Milano. E in ef-fetti la comunità internazionale chiedecon sempre maggior insistenza di met-tere la parola fine a questo fenomeno.Angela Merkel e Gordon Brown, pre-mier del governo tedesco e di quello bri-tannico, hanno sottolineato pubblica-mente più volte la necessità di elimina-re i paradisi fiscali e buona parte dei lo-ro privilegi. “La deriva va avanti - so-stiene De Luca - e chi non si adatta ri-schia di essere spazzato via”. Proprio co-me accadrebbe a una specie animale in-capace di adattarsi alle mutazione del-l’ambiente in cui vive”. Vedremo.

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Nascondersi al fisco ita-liano sarà sempre piùdifficile. Non è un’opi-nione ma quello che giàindica la rotta tracciatanegli ultimi anni dal-l’Agenzia delle Entrate.Testimoniati anche dai risultati realiz-zati sul fronte della lotta all’evasione:nei primi otto mesi del 2009 il fisco haraccolto 2,95 miliardi di euro in aumen-to del 20,5 per cento rispetto all’annoprecedente. In un Paese dove il debitopubblico nei prossimi anni potrebbe ar-rivare al 125% del Prodotto interno Lor-do, un primato mondiale, recuperaregettito è un imperativo sempre più ca-tegorico al di là del colore politico del-l’esecutivo. Su quanto ammonta l’eva-sione fiscale in Italia ciascuno dice lapropria ma è evidente che siamo oltreil livello del fisiologico come indicanotutte le indagini sul tema.

Lo stesso settore immobiliare che ha costitui-to tradizionalmente una base forte per il “ri-ciclaggio” del “nero” oggi è diventato un cam-po sempre più minato visto che dichiarare so-lo il “valore catastale” non mette al riparo datutta una serie di possibili controlli incrocia-ti (con pesanti sanzioni nel caso venga accer-tato un eventuale occultamento di corrispet-tivo). Il cosiddetto “redditometro” è di fattoritornato in auge (sono 15.000 gli accertamen-ti che dovrebbero essere realizzati nel 2009)e l’Agenzia delle Entrate può valutare presun-tivamente il reddito di una persona fisica –indipendentemente dal fatto se questa sia omeno imprenditore – sulla base di alcuni ele-menti come il possesso di abitazioni, barche,automobili, cavalli da corsa, domestici etc. chevengono considerati “indici di capacità con-tributiva” e fanno presumere in capo alla per-sona un certo reddito. La logica della normasi basa sul fatto che colui che ha a disposizio-ne determinati beni deve necessariamente ave-re i mezzi economici per il loro acquisto e ilrelativo sostenimento delle spese. Ed è inne-gabile che la caccia agli evasori (con il sospet-to da parte di qualcuno che sia stata anchemediaticamente organizzata per aiutare il suc-cesso dell’operazione scudo fiscale) ha assun-to una dimensione sempre più rilevante. Nonpassa, infatti, quasi giorno che non venga an-nunciata qualche importante azione nei con-fronti di presunti contribuenti infedeli. Nelmirino soprattutto Vip, contribuenti italianifittiziamente residenti all’estero, italiani chepossiedono un immobile o un’attività al-

IL VERO GRANDE FRATELLO POTREBBEESSERE IL FISCO.3

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porti, la natura degli stessi con l’indicazione dei dati anagrafici dei titolari. In pratica se il fisco vuole curiosare a fondo su uncontribuente ha tutti gli strumenti per farlo, co-noscendo tutta la sua posizione finanziaria. Ba-sti dire che all’Anagrafe dei conti bancari sonogià segnalati 900 milioni di rapporti. Un ele-mento che gioca a sfavore di chi detiene ingen-ti capitali all’estero e vorrà magari nel prossi-mo futuro riportarli in Italia alla chetichella, bo-nificando il controvalore sui conti italiani. Come giustificare tutta questa improv-visa ricchezza in caso di accertamenti?

E per questo motivo la vita per evasori ed eluso-ri diventa più difficile. Anche per effet-to dell’informatizzazione pressoché tota-le che consente di effettuare controllipressoché totali, incrociando dati banca-ri, fiscali, previdenziali, amministrativi...L’anagrafe dei rapporti bancari, come èchiamata nel gergo comune, esista ora-mai da quasi 2 anni e consente di fattoai funzionari dell’agenzia delle Entratee ai militari della Guardia di finanza, de-bitamente autorizzati, di fotografare lasituazione di ciascun contribuente. Glioperatori finanziari (banche, la societàPoste italiane Spa, gli intermediari fi-nanziari, le imprese di investimento, gliorganismi di investimento collettivo delrisparmio, le società di gestione del ri-sparmio, nonché ogni altro operatore fi-nanziario), oltre all’obbligo di “rilevaree tenere in evidenza” i dati identificati-vi del cliente (compreso il codice fisca-le) sono anche obbligati, alla fine di ognimese, a trasmettere telematicamente al-l’Anagrafe tributaria l’esistenza dei rap- >

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UNA SUPER TASSA SUI CAPITALI

ALL’ESTERO IN ARRIVO.4

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l’estero ma anche sempre più co-loro che mostrano una capacità dispesa superiore ai redditi dichiara-ti. E che magari possiedono un su-per yacht o nell’ultimo anno hannospeso in viaggi e vacanze decine dimigliaia di euro (alcune agenzie diviaggio si sono viste richiedere dal-l’agenzia delle entrate le liste dei lo-ro clienti più spendaccioni). E cheil clima sia cambiato lo dimostranoanche alcune iniziative che hannovisto gli 007 del fisco protagonisti.Come l’acquisizione dei tabulati dei200 clienti di Ubs Italia con depo-siti sopra il milione di euro. Una li-sta poi pubblicata dal quotidiano“Libero” e che indicava centinaia dicorrentisti, società, fiduciarie, bla-sonate famiglie, ricchi e super-ric-chi-: insomma, centinaia di corren-tisti. Depositi legittimi custoditi inItalia ma che i finanzieri voglionomettere ai raggi X per capire se cisono analogie con il tenore di vita edichiarazione dei redditi dei titola-ri. Una guerra senza quartiere cheha colpito nelle ultime settimane an-che le filiali estere delle banche ita-liane come tutti gli altri intermedia-ri finanziari residenti nel nostro Pae-se che sono tenute a inviare i datirelativi ai rapporti intrattenuti e al-le operazioni effettuate dalla propriaclientela italiana all’archivio dei con-ti correnti dell’Agenzia delle entra-te. Liste con nomi e cognomi tra-smesse al governo italiano da altristati europei e che saranno messe aconfronto dall’Agenzia delle Entratecon le dichiarazioni dei redditi pre-sentate in Italia per verificare even-tuali incongruenze. Questo è quan-to di nuovo stabilisce una recentecircolare dell’Agenzia delle entrate,secondo cui le informazioni potran-no anche essere usate per verificarese i cittadini italiani hanno deposi-tato i soldi all’estero comunicando-lo al Fisco nel quadro Rw della di-chiarazione dei redditi. Un duro col-po alle banche italiane presenti al-l’estero che spesso hanno una clien-tela tutta nostrana.

Ma per coloro che detengono capitali al-l’estero vi è un ulteriore spauracchio chedeve preoccupare. Ed è pressoché certo.Una ghigliottina pronta a scattare e destinata inevitabilmente a to-sare ulteriormente i risparmi affluiti da tutta Europa. E’ la euro-ri-tenuta che arriverà al 35% sui guadagni. Una tassa al cui confron-to il 12,5% di imposizione applicata attualmente dalle banche ita-liane (che comunque è destinata inevitabilmente a salire nei pros-simi anni per adeguarsi alla media europea) è un vero salasso. Equesta volta sembra senza possibili scappatoie. Ma andiamo con or-dine e ripercorriamo le tappe. Nel 2004 Svizzera e Unione Europeahanno stipulato un accordo sulla tassazione del risparmio entratoin vigore il 1° luglio 2005. L’euroritenuta, appunto.Consentendo così ai paradisi bancari di poter gestire i capitali rac-colti ma ai paesi “depredati” di far avere un contentino. La normaadottata da 22 Stati Membri dell’UE ha previsto inizialmente loscambio di informazioni tra le banche e le autorità di controllo fi-scale del paese di residenza del titolare del conto. Ma naturalmen-te non tutti i Paesi sia UE che europei hanno accettato questa nor-ma che avrebbe messo in diversi casi in seria discussione i sistemibancari fondati sul segreto. E così Lussemburgo, Belgio e Austrianon hanno aderito all’iniziativa nella Ue e così hanno fatto la Sviz-zera, il principato del Liechtenstein, le isole inglesi di Man, Guer-nsey, Jersey come Andorra e la Repubblica di S.Marino che hannodeciso di applicare solo una ritenuta alla fonte del reddito d’inte-resse. La cosiddetta euroritenuta è nata quindi con lo scopo di “ga-rantire un’imposizione minima effettiva sui redditi da risparmio informa di pagamento di interessi e può essere considerata “il costodell’anonimato per il beneficiario, in quanto l’agente pagatore noneffettua alcuno scambio automatico di informazioni”.Le aliquote previste nell’arco di tempo tra il luglio 2005 e 2011 so-no state previste per passaggi successivi, partendo da un’aliquotainiziale del 15% per arrivare al 35% nel 2011. Una tassa,l’euroritenuta, che ha colpito sino ad og-gi solo le persone fisiche e non le perso-ne giuridiche toccando solo obbligazio-ni e interessi. In sostanze con questa normativa si intro-duceva il principio che il segreto bancario aveva un prezzo che qual-cuno doveva pagare. Fatta la legge, trovato l’inganno... E’ accaduto,infatti, che i risultati in termine di gettito sono stati nettamente in-feriori alle aspettative. Come mai?

La direttiva europea è stata spesso ag-girata, eludendo la tassazione con l’in-testazione dei conti a società anonime.In pratica un risparmiatore italiano o tedesco con i soldi in Svizzera o Montecar-lo che voleva evitare di pagare questa ritenuta sugli interessi poteva eluderla >

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totalmente intestando il proprio dossier titoli auna società magari panamense. Una soluzione tal-volta caldeggiata dalle stesse banche straniere perfornire un servizio aggiuntivo (“pianificazione fi-scale”) alla propria clientela. E che ha trovato l’av-vallo in Svizzera dell’Amministrazione federale del-le contribuzioni che ha accettato il principio che ititolari (soci, azionisti, ecc.) di una persona giuri-dica sono irrilevanti ai fini della fiscalità del rispar-mio dell’UE, anche se sono persone fisiche. Secon-do il ministro delle finanze tedesco questa limita-zione nel campo d’applicazione del trattato ha com-portato una perdita di euroritenuta per la Germa-nia valutata in circa un paio di miliardi. Tutti i nodi vengono al pettine e anche questa “fur-bata” ha contribuito alla lunga a costituire un cla-moroso autogol per i centri offshore europei.

Sono stati gli stessi banchieri svizzeri riuniti sot-to l’Asb (Associazione svizzera dei banchieri) adaver avanzato recentemente questa proposta (ilprogetto “Rubik”) pur di opporsi a una limitazio-ne seria del segreto bancario. Il campo d’applica-zione sarebbe quindi più vasto di quello della di-

Che hanno già messo in conto nei prossimi an-ni di dover rivedere anche pesantemente que-sta normativa, levando di fatto la distinzionefra persone fisiche e giuridiche ma anche esten-dendo il campo della tassazione probabilmen-te a quasi tutti gli strumenti finanziari. Con unatassazione che potrebbe passare così al 35%.

rettiva sulla fiscalità del rispar-mio (che nel 2008 ha fruttatoagli stati UE 554 milioni). Ol-tre che agli interessi la nuovatrattenuta si applicherebbe in-fatti anche ai dividendi, ai red-diti di investimenti collettivi eai guadagni in conto capitale.Altra differenza di peso, l’im-posta andrebbe a colpire nonsolo le persone fisiche, bensìanche quelle giuridiche.Un bel gesto certo dei banchie-

ri svizzeri secondo gli addettiai lavori ma che probabilmen-te ma che arriva un po’ tardi-vo visto che l’Unione Europeaha già chiesto di modificare en-tro il 2011 in senso più restrit-tivo sia la disciplina fra le per-sone fisiche e giuridiche (guar-dando quindi all’effettivo be-neficiario se è una persona fi-sica) e agli strumenti finanzia-ri che non saranno più solo idepositi e le obbligazioni mache potrebbero riguardare an-che altri prodotti. Un’altra par-tita da giocare. Ma che signifi-cherà con altissime probabilitàun netto aumento della fiscali-tà per i possessori di capitali al-l’estero. Quasi un paradosso. Inquesto caso un italiano paghe-rebbero all’estero dalle 2 alle 3volte in più rispetto a quello cheavrebbe potuto pagare le tassein Italia. Sostenendo pure costimaggiori. Quasi il colmo per unevasore. E per questo motivomolti contribuenti stanno pen-sando al rimpatrio. Benvenuti(o bentornati) in Italia.

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012_Scudo Fiscale 2009_INIZIATIVE SPECIALI

Ha iniziato a lavorare nel cam-po della finanza più di 10 annifa,appena laureatasi alla Boc-coni,quando in Italia il web ini-ziava il decollo e allora il pri-

mo grande sito dedicato alla finanzaera Soldionline di cui si è occupata perdiverso tempo dei contenuti con parti-colare riferimento al risparmio gesti-to.Oggi è fra le poche consulenti finan-ziarie indipendenti donne con un patri-monio sotto consulenza di oltre 60 mi-lioni di euro e con un’esperienza signi-ficativa.E’stata direttore operativo diBorsaExpert.it (società con la quale haattualmente una partnership ed è spe-cializzata nell’elaborazione di porta-fogli modello) ma poi 4 anni fa ha de-ciso di dedicarsi alla consulenza su mi-sura con www.moneyexpert.it , avva-lendosi anche dell’ufficio studi di que-sta società che è stata fra le prime inItalia a offrire una vera gestione flessibile e la massima trasparen-za nei risultati.“Il vero valore aggiunto in questo settore non è di-chiararsi indipendenti o aver frequentato un corso ma dimostrareconcretamente ai clienti di poter battere il mercato – spiega Rober-ta Rossi – Per comporre un portafoglio con fondi a 5 stelle ed Etfnon ci vuole molto, lo possono fare tutti. Cosa diversa è tagliare leperdite e consigliare il timing di quando entrare e uscire dai merca-ti,che obbligazioni mettere in portafoglio,quando rientrare sui mer-cati e su quali titoli. Questo è il vero lavoro di un consulente finan-ziario conscio che non esistono formule magiche per guadagnare,vendere ai massimi e acquistare ai minimi. Ma disciplina e metodosono le migliori armi per battere i mercati e se il 90% dei gestori inquesti anni non è riuscita a centrare questo obiettivo la nostra espe-rienza dice che si può provare.E riuscire come mostrano i rendimen-ti realizzati in questi anni, nettamente superiori all’andamento delmercato e a quelli ottenuti dalla maggior parte dei money managerpiù blasonati”.

Il suo lavoro come consulente indipenden-te in MoneyExpert.it consiste nell’analiz-zare e capire le esigenze di investimentodi clienti con patrimoni medio-elevati (dai200.000 euro in su a qualche milione) e nelfornire ogni giorno consigli operativi in ba-se al profilo di rischio del Cliente.L’approc-cio che adotta è totalmente flessibile e at-tivo. Non crede all’investimento fatto colsenno del poi a base di “stellette” e rendi-menti passati o nel “lunghissimo periodo”:i patrimoni di tutti i Clienti sono continua-mente monitorati,grazie anche all’utilizzodi trading system che in questi anni hannoconsentito di tagliare realmente le perditee far correre i profitti. Con segnali chiari(inviati via sms e e-mail) e una reportisti-ca online totale.Ha un ufficio a Milano (maanche a Lerici ed Alba) ma da anni ha or-ganizzato tutta la sua attività online: perstare vicini ai clienti non è tanto importan-te la prossimità fisica ma essere in grado

di dimostrare sul campo il proprio valore. E il web offre oggi tuttoquello che un investitore intelligente e consapevole può sognare: ve-locità, offerta, riservatezza, prezzi bassi. E la possibilità di centra-re i proprio obiettivi (se realistici,evidentemente) di investitore.Co-me spiega in questa intervista.

E’ iniziata da settimane la caccia ai capitali da “scuda-re” da parte soprattutto delle strutture di private ban-king. Si invita ad aderire allo scudo fiscale per poi offri-re i propri servizi di gestione patrimoniale. Naturalmen-te “sofisticati” e “private”... Quanto marketing c’è in tut-te queste definizioni...C’è moltissimo marketing in queste pubblicità, troppo.Tanta “fuffa”e poco sostanza.E lo dico con l’esperienza di molti nostri clienti cheprima di arrivare a noi erano clienti di strutture di private banking.Chi vuole preservare o far fruttare il proprio patrimonio non è mol-to interessato a essere ricevuto in un salottino dove gli viene ser-

ATTENZIONE AI COSTI MA SOPRATTUTTO UNA GESTIONE ATTIVA EFLESSIBILE PER NON CORRERE MAI TROPPI RISCHI. QUESTO È L’AP-PROCCIO DI ROBERTA ROSSI, CONSULENTE FINANZIARIO INDIPEN-DENTE E TITOLARE DI MONEYEXPERT.IT CHE CONSIGLIA AGLI “SCU-DANTI” E AI RISPARMIATORI DI FARE ATTENZIONE A…

«Così ti gestisco il patrimonio»

di Mara Dussont

Roberta Rossi, consulente finanziario indipendente

e titolare di MoneyExpert.it

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vito il caffè in tazzine di ceramica pregiate. Quello se lo può per-mettere da solo. Vuole e giustamente che chi gli gestisca i soldi glioffra un vero valore aggiunto. E questo nonostante molte pubblicitàdel settore (e diverse interviste) cerchino di inculcare l’idea che ènecessario passare dal “private banking” per effettuare al meglio ilrimpatrio dei capitali.La situazione è ben differente.Fortunatamen-te la riservatezza non appartiene solo al mondo del private banking.Anzi. E’ patrimonio di tutte le banche, sim e fiduciarie. E perché sicerca di far passare questo concetto dal punto di vista del marke-ting è abbastanza chiaro: i clienti più ricchi sono quelli più interes-santi dal punto di vista economico. E quelli che devono essere mag-giormente …”tosati”. Vendendogli una sofisticatezza della consu-lenza, il concetto di “boutique finanziaria” o di servizio su misura,che esiste in moltissimi casi solo nelle bellissime brochure patinatee nelle campagne pubblicitarie. La maggior parte delle gestioni so-no fatte inevitabilmente a “monte” salvo che l’investitore non abbiaun patrimonio a 8 zeri e in quel caso farebbe bene a organizzarsi un“family office” probabilmente…Se si detengono all’estero titoli liquidi o cash non c’è bisogno di al-cuna struttura di private banking per farli rientrare se non si hannobisogno di strutturazioni particolari per casi o asset difficili (vediarticolo sul private insurance e sul rimpatrio giuridico a pagina 23 e24).Vanno benissimo in questi casi le banche online (vedi box a pa-gina 27), quelle vere naturalmente, che permettono di far rientrarequanto detenuto compilando un semplice modulo. Queste banche so-no in particolare estremamente competitive (a differenza delle strut-ture di private banking) quanto a commissioni di negoziazione e gam-ma degli strumenti offerti. E non chiedono nulla per aiutare il clien-te in questo passaggio. Quindi prima di affidarsi a private banker efirmare deleghe in bianco è bene riflettere attentamente e valutarepro e contro delle varie soluzioni. Questo è anche il nostro lavoro inquesta fase per assistere in modo indipendente gli investitori inte-ressati allo scudo,un servizio propedeutico alla consulenza che for-niremo successivamente.Il rischio per molti investitori è altrimenti di pagare l’acqua caldaprima e di farsi tosare dopo pagando salatissime commissioni di ne-goziazione e gestione,per spuntare poi risultati che come dimostra-no decenni di risparmi affidati dagli italiani a fondi e gestioni sonoampiamente deludenti.

Che differenza c’è nella gestione di chi dispone di capi-tali nell’ordine di decine di migliaia di euro e chi invecedispone di centinaia di migliaia o milioni di euro? In co-sa cambia il tipo di consulenza che si fornisce?La differenza principale è a livello di diversificazione di portafoglioe nelle scelte possibili. Maggiori sono i capitali a disposizione piùelevata è la possibilità di spaziare sui mercati e su attività finanzia-ri diverse. Dalle azioni italiane ai fondi e gli Etf, dalle obbligazioniagli strumenti di copertura.Chi fornisce un servizio di consulenza personalizzato parte comeprimo passo da un’attenta valutazione col cliente dei suoi obiettivie della sua propensione al rischio. Chi possiede patrimoni significa-tivi non ha spesso come obiettivo prioritario la moltiplicazione delcapitale ma la sua preservazione con un rendimento reale di qualchepunto percentuale all’anno. Per raggiungere simili obiettivi ci pos-sono essere diverse strategie ma tutto sempre dipende dal quanto sivuole dormire sereni la notte…Una quota elevata di azionario au-menta probabilmente nel medio periodo i possibili ritorni ma signifi-ca anche accettare una volatilità del portafoglio più elevata.L’obbli-gazionario fornisce una cintura di sicurezza maggiore ma anche quisi possono inseguire varie strategie anche non puramente difensive.L’ideale è spesso un mix dove per ciascun cliente si valuta come pro-cedere ma è molto importante che l’investitore possa poi operarecon una banca che gli offra la possibilità di negoziare tutti gli stru-menti e a condizioni buone.Per quanto riguarda poi il mercato obbli-gazionario chi dispone di milioni di euro può comprare dei titoli contagli minimi elevati (minimo 50.000 euro),bond che sono invece pre-clusi a risparmiatori con capitali più limitati. E che talvolta possonoessere molto interessanti. In ogni caso grazie alle piattaforme onli-ne disponibili e ai mercati a cui danno accesso,qualsiasi investitore(con capitali anche a partire da poche decine di migliaia di euro) hanel suo arco frecce di ogni tipo per centrare il proprio bersaglio.De-ve solo saper tirare o trovare qualcuno che lo possa aiutare in que-sta direzione e faccia i suoi interessi e non quelli (evidentemente di-versi) degli intermediari…

Fra i consulenti finanziariindipendenti interpellati da “Il Sole 24 Ore” in data 20settembre 2009 riguardo lacomposizione di un portafogliotipo, Roberta Rossi hasottolineato nell’intervistal’importanza della gestione attiva.«Fare un asset allocation statica epensare di ottenere rendimentireali nel tempo acquistando apioggia fondi, Etf o azioni puòdimostrarsi un clamoroso autogol- sottolinea Roberta Rossi diMoneyExpert.it - Come hainsegnato, senza tema di smentite,l'andamento borsisistico di questiultimi 10 anni».

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Quale consiglio date a chi sta per “scudare” il propriopatrimonio? Insomma che cosa guardare sopratutto inuna consulenza o gestione e chiedere al proprio moneymanager?La cosa più importante che deve dimostrare un money manager nonè avere un bell’ufficio di rappresentanza, venirti a trovare spesso acasa o avere delle belle brochure in cui ti magnifica cosa farà perfar rendere i tuoi soldi e su quali prodotti innovativi e prestigiosi,italiani e esteri, si baserà la sua consulenza. Un buon consulente de-ve prima di tutto dimostrare di avere un buon track record ovveropoter dimostrare di aver conseguito in passato, con continuità e suun orizzonte temporale di almeno dieci anni risultati migliori del mer-cato. Ovvero di aver fatto guadagnare i propri clienti più del merca-to quando è salito e soprattutto di aver salvaguardato il patrimoniodei clienti quando il mercato è sceso. Purtroppo molti risparmiatorisi fanno abbagliare dalle parole, dalle promesse, dalla presenza fisi-ca del consulente (vera scuola di vendita) più che dall’unica vera co-sa importante: la qualità del suo lavoro e i risultati realizzati. E inquesto lavoro è la qualità, la preparazione, l’assenza di conflitti diinteressi, la conoscenza del mercato che fa la differenza tra un con-sulente e l’altro. Parlare di private banking, prodotti sofisticati, vo-ler far credere che vi è un’esclusività nel gestire il denaro che ap-partiene a una casta di “eletti” è spesso fare solo manipolazione: larecente crisi ha poi insegnato che la semplicità vince su tutto. I pro-dotti troppo complicati e illiquidi fanno ricchi soprattutto gli inter-mediari e gli emittenti; non gli investitori. Basti vedere cosa è acca-duto alla fondazione dell’Università di Harvard che era consideratail modello supremo di gestione del risparmio e che aveva massiccia-mente investito in hedge fund, private equity, fondi immobiliari, ma-terie prime, legnami etc. Nella crisi ha bruciato più di 11 miliardi didollari e il 30% del patrimonio nonostante fosse gestito dalle menticonsiderate più eccelse di Wall Street. Una dimostrazione che l’ec-cessiva sofisticazione rischia di ritorcersi contro.Per questo nel miomodello di consulenza privilegio gli strumenti quotati,semplici e ne-goziabili: azioni,obbligazioni, fondi ed Etf.Ma senza considerare af-fatto i fondi (anche se hanno 5 stelle) o gli Etf come la panacea delrisparmiatore come fa qualcuno. Non è con la gestione statica e colsenno del poi che si crea valore aggiunto e si diventa ricchi…

Quali sono le problematiche che affrontano coloro cheoggi gestiscono i soldi all’estero nella Sua esperienza?Pagano spesso commissioni di negoziazione assolutamente fuori mer-cato rispetto a quelle che potrebbero pagare in Italia; non hanno ac-cesso a moltissimi strumenti finanziari; gli sono precluse in sostan-za delle ottime opportunità di investimento. Ci sono certo delle ec-cezioni e delle banche “umane”con personale veramente preparato.Ma oltralpe come in Italia l’ordine di “scuderia”che viene dato a chiha la relazione col cliente e gli gestisce i soldi è sovente quello pri-ma di tutto di fare gli interessi della struttura.Tutto questo senza tener conto di alcuni concetti fondamentali: ladiversificazione del patrimonio,una asset al location che tenga con-to del profilo di rischio del cliente, scelte di investimento più a mi-sura degli interessi dell’istituzione che non del cliente. Che è segui-to solo in teoria visto che i patrimoni affidati a queste strutture so-no spesso gestiti in modo assolutamente statico e passivo con con-seguenze nefaste in mercati in deciso trend rialzista o ribassista do-

ve è molto importante essere attivi e non subire passivamente i mo-vimenti del mercato.Considerazioni che si possono comunque ripetere quasi pari pari an-che per molti investitori che si affidano a strutture italiane. Il cata-logo è purtroppo questo.E queste osservazioni sono frutto dei reso-conti di molti clienti (all’estero ma anche sia chiaro in Italia) che cihanno raccontato la loro esperienza e che abbiamo potuto toccarecon mano, vedendo le loro posizioni.I clienti che operano con soldi all’estero (e soprattutto se sono sol-di non dichiarati) hanno certo poi difficoltà operative nel seguire laposizione.Fare una telefonata,scambiare dei fax assomiglia per qual-cuno a una spy-story. Cabina telefonica, scheda prepagata. I proprisoldi sembrano diventare una ricchezza per altri. Alcuni decidonoquindi di delegare in toto la gestione ma le cattive sorprese posso-no essere sempre dietro l’angolo.I soliti conflitti d’interesse che ve-diamo anche in Italia che all’estero sono potenzialmente maggioripoiché è più difficile controllare la posizione. E perché i prodotti“boomerang” che possono metterti nel dossier sono ancora più nu-merosi come hanno insegnato molti hedge fund nell’ultimo anno cheinvece di essere decorrelati e dare il meglio, nelle fasi di discesahanno dato il peggio.. Dimostrandosi per nulla liquidi. Certo c’è l’al-ternativa per chi ha i soldi all’estero di farsi fare una tranquilla ge-stione monetaria e obbligazionaria senza fughe in avanti. Ma a fineanno se tutto va bene considerati i titoli collocati nei dossier,spese,costi di gestione, intermediazione e euro ritenuta è spesso già ungran risultato se il capitale è rimasto invariato o è salito di pochis-simo. Ma purtroppo non accade così al potere d’acquisto reale vistoche negli ultimi 10 anni l’inflazione “dichiarata” è stata in Italia del25%. Chi non ha ottenuto almeno quel rendimento in questo lasso ditempo ha perso solo potere di acquisto e si è quindi impoverito.

Qual è il consiglio che si sente di dare a chi chiede se ade-rire o meno allo scudo?Il mio consiglio personale è di aderire. Ne sono assolutamente con-vinta. E’ un’occasione probabilmente unica per un bel po’ di tempo.Si può rientrare nella legalità,mettersi definitivamente al riparo dalrischio che il fisco italiano scopra che si detengono questi capitaliall’estero e soprattutto riappropriarsi di capitali che altrimenti di-ventano sempre più difficili da utilizzare per qualsiasi acquisto.Unacasa in Italia o un investimento sereno per la propria vecchiaia o peril futuro dei propri figli. Le sanzioni previste sono nettamente sali-te a carico di chi non aderirà allo scudo e tutto il mondo sta cam-biando. Compresi molti paradisi bancari. Da Montecarlo a San Mari-no, dalla Svizzera al Liechestein.Nel nuovo concetto di segreto bancario non sono più coperti i reatifiscali. L’articolo 26 dell’Ocse è stato accettato da molti paesi chenei prossimi anni dovranno di fatto adeguarsi, pena pesanti sanzio-ni.E tutti i governi del mondo più importanti hanno bisogno del rien-tro dei capitali per stimolare le rispettive economie ed evitare bu-chi troppo larghi (e non più tollerabili) nei sistemi impositivi.Tuttisanno che la banca Ubs ha dovuto recentemente fornire al governoUsa migliaia di nominativi di contribuenti americani che avevano con-ti in Svizzera. Per evitare il collasso del sistema la Svizzera ha do-vuto scendere a patti. Se la presidenza di Obama fosse al termine sipotrebbe pensare a una mossa temporanea ma non credo che la Sviz-zera possa poi non ratificare e mettere in campo questi accordi

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nei prossimi 4 anni. Ma al di là di quello che un contribuente ri-schia a livello fiscale, tenere in soldi all’estero anche da un punto divista economico non è più conveniente.Le commissioni che si paga-no di intermediazione in Svizzera e le ritenute che verranno appli-cate sui guadagni in conto capitale incideranno sempre più sui ren-dimenti. Inoltre in caso di problemi,di malversazioni da parte dei ge-stori o degli intermediari oltreconfine: che tutela ha il risparmiato-re italiano?

Secondo le ultime statistiche del Boston Consulting Group,delle maggiori multinazionali della consulenza strategi-ca, i 300 mila Paperoni italiani (ovvero coloro che dispon-gono di patrimoni superiori al milione di euro) amanosempre meno farsi gestire e dare deleghe in bianco ai ge-stori. E’ la conferma che chi dispone di capitali importan-ti ha imparato, anche grazie alla crisi dell’anno passato,a interessarsi maggiormente del proprio patrimonio? Questo dato si spiega semplicemente con il fatto che molti “Papero-ni”hanno capito che la maggior parte delle banche hanno venduto lo-ro prodotti inefficienti e costosi.Ben distanti dalle promesse che ve-nivano fatte di sofisticatezza,rendimenti “absolute return”,decorre-lati e via discorrendo. Gestioni che non si sono rivelate in grado difarli guadagnare nelle fasi di rialzo dei mercati né di proteggerli nel-le fasi di ribasso dei mercati.Ecco che allora delusi dalle grandi isti-tuzioni provano ad affidarsi prima con piccoli patrimoni poi confor-tati dai risultati con capitali crescenti a consulenti indipendenti chefacciamo prima di tutto i loro interessi. E che hanno da offrire loronon certo solo l’indipendenza,naturalmente.Mi fa certo piacere se ilmedico che mi prescrive delle medicine non ottenga dei favori (viag-gi,regali..) dalle case farmaceutiche ma mi interessa anche e soprat-tutto che sia un buon medico preparato e capace di curarmi.

Alcune banche per attirare gli investitori nelle loro strut-ture stanno proponendo prodotti che rimborseranno il 5%pagato per regolarizzare il ritorno dei capitali. Natural-mente visto che nessuno regala nulla...chi usufruisce diqueste formule non potrà riscattare i capitali nel breve onegoziare commissioni particolarmente convenienti... Op-pure ti abbuonano il 5% ma poi ti riconoscono come ren-dimento solo l’80% del tasso Euribor. Pensa che simili“furbate” possano avere successo?Purtroppo numerosi risparmiatori ci cascano sempre in queste trap-pole nonostante tutti gli avvisi. E la maggior parte dei risparmiatorinon brilla per lungimiranza.Ancora oggi mi capita spesso di sentireil ragionamento da parte di molti risparmiatori che se comprano deifondi o delle gestioni non pagano nulla mentre affidandosi a un con-sulente indipendente (che viene pagato a parcella come un qualsia-si professionista indipendente) sborsano più soldi. Preferiscono co-sì pagare il 3% all’anno rispetto magari all’1% poiché nel primo ca-so gli viene “tosato” direttamente sul conto senza che se ne accor-gano mentre nel secondo caso devono pagarlo a parte… Occhio nonvede,portafoglio non duole? Il rischio che corrono questi risparmia-tori che pensano di essere più furbi di tutti e che sottoscrivono que-sti prodotti “civetta”è di ingabbiare il loro patrimonio per anni in pro-dotti inefficienti e inutilmente costosi.Nessuno regala nulla.E chi sifa “abbindolare” da uno specchietto per le allodole così palese for-

se merita veramente di farsi tosare per lunghi anni. Se è veramenteconvinto di fare un buon affare…

Come viene remunerata l’attività di consulenza diun consulente finanziario e come è organizzata lastruttura di cui vi avvalete? Come fa il cliente a re-plicare i vostri consigli e come inizia il rapporto?Chi sono i vostri clienti “tipo”?A parcella come quella di qualunque altro professionista. In base al-la dimensione del patrimonio del Cliente e alla complessità degli stru-menti finanziari adatti alla Sua propensione al rischio e orizzontetemporale.Più il profilo del Cliente è aggressivo maggiore sarà il co-sto della consulenza. Ma in ogni caso il mio compenso è meno dellametà di quello che qualsiasi gestore prende per fare questo lavoro.L’unica differenza è che nel caso del consulente è un costo che sipaga a parte mentre nel caso del risparmio gestito è occultato in unaserie infinita di commissioni e retrocessioni e prelevato direttamen-te dal patrimonio del Cliente che così pensa di non pagare nulla. Ri-guardo l’organizzazione svolgere il ruolo di consulente indipenden-te non è proprio qualcosa da “one man company” poiché fare benequesto mestiere significa avere relazioni con i clienti,seguire i mer-cati, tenersi informati ma anche essere in grado di fornire l’accessoa un’informativa ampia in tempo reale a qualsiasi cliente. La tecno-logia ci viene in aiuto e riguardo i mercati con BorsaExpert.it con-divido l’ufficio studi,avvalendomi anche del supporto di altri profes-sionisti e consulenti.Il primo contatto può avvenire presso una delle nostre sedi (a Mila-no, Lerici o vicino Alba) con un incontro ma molti nostri clienti cihanno scelto e affidato patrimoni molto importanti su cui esercita-re la consulenza senza bisogno di vedersi di persona ma organizzan-do tutto per telefono,mail e fax. Il cliente che si rivolge a una strut-tura come la nostra arriva spesso su segnalazione di altri clienti operché ha testato dei servizi più “basic” (come i portafogli modellodi BorsaExpert) ma vuole ora un servizio più ampio e che tenga con-to delle sue esigenze di investitore a 360° gradi. Riguardo il nostrotipo di clienti difficile fornire un identikit. C’è di tutto e tutte le ca-tegorie sono rappresentate come tutte le generazioni.Da clienti gio-vani che gestiscono il patrimonio familiare a professionisti in atti-vità, da pensionati a promotori finanziari. Che acquistano la consu-lenza per il proprio patrimonio ma che poi spesso ci segnalano an-che alcuni loro clienti importanti. Il nostro tipo di approccio non èfondato sul trading continuo e sull’iper movimentazione: cerchiamodi muovere le posizioni il meno possibile e tutti possono replicare isegnali che inviamo via sms ed e-mail (che replicano poi con il pro-prio broker,girando l’ordine),relazionando settimanalmente la clien-tela sugli argomenti più rilevanti per avere sempre un filo diretto.Inoltre i clienti dei servizi di consulenza personalizzata (Full Ex-pert) hanno l’accesso sul web a una pagina dedicata dove possonoaccedere con la propria password e monitorare l’andamento dei con-sigli suggeriti.

«Ci prendiamo cura ogni giorno del vostro patrimonio»è non solo lo slogan di MoneyExpert.it ma un progettoconcreto. Al servizio degli investitori che vogliono l’in-dipendenza ma anche il valore aggiunto di una gestio-ne veramente attiva e flessibile.

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1. COS’È LO SCUDO FISCALE EA CHI SI RIVOLGE? Tecnicamente si tratta di una imposta straordina-ria, una vera e propria sanatoria che consente, pa-gando un importo che, fra l’altro, coincide con lasanzione minima prevista dalla corrente normati-va, di porre rimedio alla omessa dichiarazione dibeni posseduti all’estero ed alla omessa tassazio-ne dei relativi redditi. Inizialmente, non coprivareati diversi da quelli di omessa ed infedele dichia-razione. Con l’ultimo emendamento Fleres, si am-plia la possibilità di aderire allo scudo fiscale a chiabbia commesso una serie di reati tributari o so-cietari ad essi connessi, tra cui il quello di false co-municazioni sociali, quando questi siano stati com-messi per eseguire o occultare reati tributari. Insintesi si esclude la punibilità penale in caso direati tributari come la dichiarazione fraudolenta,l’infedele dichiarazione, l’omessa dichiarazione,l’occultamento o la distruzione di documenti con-tabili, quest’ultimo reato fortemente connesso coni reati societari. Il salvacondotto vale anche per ireati societari, tra cui il falso in bilancio, quandoquesti siano stati commessi per eseguire od occul-tare reati tributari. Tra questi ci sono: false comu-nicazioni sociali in danno della società, dei soci e

dei creditori, falsità materiale connessa da priva-ti, falsità ideologica commessa da privati in attopubblico, falsità in notificazioni in scrittura priva-ta, uso di atto falso, soppressione di istruzione ooccultamento di atti veri.

2. CHI PUÒ ADERIRE E CHI NO?In base al decreto, possono aderirepersone fisiche ed assimilati, inten-dendo per quest’ultimi le società sem-plici, gli enti non commerciali e le as-sociazioni equiparate. L’adesione al-lo scudo è ammessa non solo nel ca-so di possesso diretto delle attivita’da parte del contribuente, ma anchese le attivita’ sono intestate a fiducia-rie o possedute per il tramite di inter-posta persona, come nel caso dei trust.Lo “scudo fiscale” vale anche per lesocietà. Per le società estere che sia-no riconducibili a persone fisiche.

SCUD

OLE RISPOSTEFISCALE:

LE REGOLE PRINCIPALI E I QUESITI PIÙ RICOR-RENTI PER RIMPATRIARE I CAPITALI DETENUTIALL’ESTERO. CHI HA DIRITTO DI APPROFITTAR-NE, COME AVVALERSENE, LE SANZIONI, LEPROCEDURE, A CHI CONVIENE E NON...

ALLE 24 DOMANDEPIU’ FREQUENTI

1. COS’È LO SCUDOFISCALE E A CHI SIRIVOLGE?

pag. 17

2. CHI PUÒ ADERIRE ECHI NO?

pag. 17

3. QUANTO COSTAADERIRE ALLO SCUDO?

pag. 18

4. NEL CASO DI TITOLIRIMPATRIATI OREGOLARIZZATI QUAL ÈIL VALORE CHEOCCORRERÀ INDICARE:IL PREZZO DI CARICO OQUELLO ATTUALE?

pag. 18

5. QUALI SONO LEMODALITÀ OPERATIVEPER ADERIRE ALLOSCUDO FISCALE?

pag. 18

6. QUALI SONO IBENEFICI DI ADERIREALLO SCUDO SENZARIMPATRIARE I CAPITALIOSSIA OPTANDO PER LA SOLA“REGOLARIZZAZIONE”?

pag. 18

7. CHE TIPI DI BENIPOSSONO “EMERGERE”DALLO SCUDO FISCALE?

pag. 19

8. COSA RISCHIA, SESCOPERTO, CHI NONADERISCE?

pag. 19

9. COME SCUDAREIMMOBILI DETENUTI INPAESI EXTRA UE?

pag. 19

LE 24 DOMANDE

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3. QUANTO COSTA ADERIRE ALLO SCUDO?L’art. 13 bis del Dl 78/09 spiega al se-condo comma le modalità di applica-zione della norma. Una prima inter-pretazione aveva portato a “forfettiz-zare” l’imposta nel 5% del valore scu-dato, in una seconda si era fatta stra-da l’ipotesi che la spesa potesse es-sere inferiore se l’irregolarità da sa-nare avesse avuto una durata inferio-re ai 5 anni. Ma stato precisato poiche l’imposta del 5% è un dato pre-suntivo in via assoluta, che non tieneconto né del periodo di detenzionedell’attività né del rendimento finan-ziario, ancorché negativo, nel frattem-po effettivamente realizzato.

4. NEL CASO DI TITOLIRIMPATRIATI OREGOLARIZZATI QUAL È IL VALORE CHE OCCORRERÀINDICARE: IL PREZZODI CARICO O QUELLOATTUALE?Non sempre il valore attuale dei benicorrisponde all’importo da dichiararein sede di dichiarazione riservata; unesempio pratico. Se un contribuente hacostituito nel 2003 disponibilità all’este-ro per 1.000.000 di Euro, le ha poi in-vestite (male) e nel 2008 il valore si èridotto a 200.000 Euro, egli potrebbeavere interesse a dichiarare sia in di-chiarazione riservata sia come costo fi-scale dei valori rimpatriati 1.000.000 diEuro e non il valore attuale, sia perchéin questo modo ha la possibilità di op-porre ad eventuali accertamenti unascudatura più “ampia” sia perché ciògli consente, esercitando presso il nuo-vo depositario italiano l’opzione del “ri-sparmio amministrato”, di avvalersi fi-scalmente della minusvalenza sofferta.Il valore da indicare nella dichiarazio-ne riservata va scelto quindi con estre-ma cura visto che la stessa normativaconsente nel caso di titoli di sceglierefra prezzo di carico e prezzo di merca-to o valori intermedi.

5. QUALI SONO LE MODALITÀOPERATIVE PER ADERIRE ALLO SCUDO FISCALE?Per il cittadino italiano, così come nei precedenti duescudi fiscali, sono previste in concreto 3 modalità ope-rative per l’emersione dei beni detenuti all’estero: a) Rimpatrio capitali, ovvero rientro degli as-set in Italia. Viene effettuato tramite l’intermedia-rio autorizzato che consente la massima riservatez-za, quale che sia la provenienza degli asset. Il “rim-patrio al seguito”, invece, fa scattare l’immediata se-gnalazione al Fisco. b) Regolarizzazione: ufficializzazione alle autori-tà italiane di asset off-shore che continuano ad esse-re all’estero (immobili o quote societarie) o deposita-ti presso banca estera (valori). Tale modalità sarà pos-sibile solo per asset provenienti da Paesi dell’UnioneEuropea, nonché dello SEE purché sussistano accor-di per lo scambio di informazione. Comporterà co-munque la necessità di comunicare al Fisco la deten-zione all’estero degli asset.c) Rimpatrio virtuale (o giuridico): il cliente pre-senta una “dichiarazione riservata” di rimpatrio ad unintermediario (di solito Fiduciaria) che deposita a pro-prio nome gli asset presso una banca depositaria di di-ritto estero. E’ una strada quasi obbligata per coloro chenon possono “regolarizzare” facilmente alcuni assetperché impossibili da “scudare” poiché giacenti in Pae-si nei quali non è possibile effettuare la regolarizzazio-ne (appartenenti alla White List) oppure perché neces-sitano di un trattamento particolare per poter diventa-re scudabili come ad esempio quote societarie, immo-bili, quote di hedge fund o di fondi non liquidabili.

6. QUALI SONO I BENEFICI DIADERIRE ALLO SCUDO SENZARIMPATRIARE I CAPITALI OSSIAOPTANDO PER LA SOLA“REGOLARIZZAZIONE”?A fronte di benefici sostanzialmente pratici (nessuna movi-mentazione delle attività, nessun cambio nelle modalità di ge-stione,…) occorrerà che il contribuente che sceglie di avva-lersi della “regolarizzazione” si assoggetti, a partire dalla suc-cessiva dichiarazione dei redditi, agli obblighi di dichiarazio-ne e di tassazione precedentemente non rispettati e sanati conlo scudo. La scudatura effettuata con la “regolarizzazione” hain sostanza gli stessi effetti protettivi del rimpatrio, ma vienemeno la riservatezza verso il fisco. Ricordiamo però che l’emer-sione a mezzo “regolarizzazione” può essere effettuata soloper attività che si trovano nell’Unione Europea ed in paesi fi-scalmente equiparati (si veda la White List). In tutti gli altricasi, occorre procedere al “rimpatrio” fisico o giuridico.

10. COME VENGONODETERMINATI I VALORIDELLE ATTIVITÀ?

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11. QUALI SONO I REATICOPERTI DALLO SCUDOFISCALE?

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12. E I REATI NONCOPERTI DALLO SCUDO?

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13. QUALI SONO LEGARANZIE DIANONIMATO CHE LOSCUDO TER PREVEDE?CHE TIPO DI“PROTEZIONE” SI OFFREAGLI “SCUDATI”?

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14. LA RISERVATEZZAVARIA A SECONDA CHE SIRICORRA ALLAREGOLARIZZAZIONE INLUOGO DEL RIMPATRIO.

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15. SE SI È RICEVUTO UNACCERTAMENTO SI PUÒCOMUNQUE RICHIEDEREDI ADERIRE ALLO SCUDOFISCALE?

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16. COME SI POSSONORIMPATRIARE LE SOMMEDETENUTE ALL’ESTERO SUUN CONTO COINTESTATO?

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LE 24 DOMANDE

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17. UN CITTADINOITALIANO CANCELLATODALL’ANAGRAFE DELLAPOPOLAZIONERESIDENTE, ISCRITTOALL’AIRE E FISCALMENTERESIDENTE ALL’ESTEROCON LIQUIDITÀ EPROPRIETÀ IMMOBILIARISIA ALL’ESTERO CHE INITALIA (E IN RELAZIONE AQUESTA COMPILAREGOLARMENTE ILMODELLO UNICO) DEVERICORRERE ALLO SCUDOFISCALE?

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18. È POSSIBILE“SCUDARE” LO STESSOCONTO CON DIVERSIINTERMEDIARI OVVEROSPEZZETTARE GLIIMPORTI DA SCUDAREVISTO CHE ILPATRIMONIO PRESENTAATTIVI DIVERSI COMECONTANTI E TITOLILIQUIDABILI MA ANCHEHEDGE FUND DIIMPOSSIBILE IMMEDIATAESIGIBILITÀ?

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19. IL TERMINE DEL 15DICEMBRE È TASSATIVO?

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20. E’ VERO CHE LANORMATIVA SULLOSCUDO ESONERA GLIINTERMEDIARI DALLESEGNALAZIONI ANTI-RICICLAGGIO?

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LE 24 DOMANDE 7. CHE TIPI DI BENI POSSONO“EMERGERE” DALLO SCUDO FISCALE?Per il Rimpatrio:Somme di denaro, azioni e strumenti finanziari assimilati, quo-tati e non quotati, quote di società ancorché non rappresen-tate da titoli, obbligazioni, certificati di massa, quote di par-tecipazione ad organismi di investimento collettivo del rispar-mio, polizze assicurative produttive di redditi di natura finan-ziaria detenute all’estero.Per la Regolarizzazione (o il rimpatrio giuridico)Somme di denaro, azioni e strumenti finanziari assimilati, quo-tati e non quotati, quote di società ancorché non rappresen-tate da titoli, obbligazioni, certificati di massa, quote di par-tecipazione ad organismi di investimento collettivo del rispar-mio, polizze assicurative produttive di redditi di natura finan-ziaria detenute all’estero, ma anche immobili e fabbricati si-tuati all’estero, oggetti preziosi, opere d’arte e yacht nel casosiano disponibili in paesi appartenenti alla White List.

8. COSA RISCHIA, SE SCOPERTO, CHI NON ADERISCE?Le violazioni degli obblighi di compilazione del quadro RWdella dichiarazione dei redditi sono ora punite con una san-zione amministrativa pecuniaria dal 10% al 50% dell’impor-to non dichiarato; l’omessa presentazione della dichiarazionedei redditi e’ punita non piu’ con una sanzione dal 120% al240% dell’imposta evasa, bensi’ dal 240% al 480%; la pre-sentazione di dichiarazione infedele e’ punita ora dal 200%al 400% della maggiore imposta. In piu’, per le ultime due fat-tispecie, riferendosi a redditi prodotti all’estero, le sanzionisono ulteriormente aumentate di un terzo, arrivando a esse-re superiori dell’80% rispetto a prima. Inoltre oltre alle san-zioni principali sono previste secondo il capo del terzo repar-to operazioni del comando generale della Guardia di Finan-za, generale di brigata Giuseppe Dicanolo, sanzioni accesso-rie di natura ablativa; in particolare, nel caso di omessa com-pilazione del quadro RW, e’ disposta la confisca amministra-tiva di beni di corrispondente valore, mentre nei casi di eva-sione piu’ gravi che hanno rilevanza penale si procede sem-pre al sequestro preventivo e alla successiva confisca, ancheper equivalente, dei beni e valori posseduti direttamente o in-direttamente dai trasgressori”.

9. COME SCUDAREIMMOBILI DETENUTI IN PAESI EXTRA UE? I beni esistenti in Paesi extra UE pos-sono essere sanati solo con un rim-patrio e non con la regolarizzazione.Oggetto del rimpatrio sono, però, so-lo somme di denaro e altre attività fi-nanziarie. Per sanare gli immobili oc-corre, quindi, “cartolarizzare” gli stes-si (ad esempio costituire una societàimmobiliare dove conferire gli im-mobili oppure procedere alla vendi-ta e rimpatriare (rimpatrio giuridico)il capitale o le quote societarie. Co-munque, si resta in attesa della pub-blicazione della circolare dell’Agen-zia delle entrate che potrebbe intro-durre delle novità al riguardo.

10. COMEVENGONODETERMINATI IVALORI DELLEATTIVITÀ?A seconda delle attività sono pre-viste diverse modalità:• Per il denaro si assumono valo-ri in Euro (in caso di valuta este-ra i cambi sono fissati dall’Agen-zia delle Entrate).• Per altre attività finanziarie sipuò assumere il costo di acquisto,il corso attuale o anche uno inter-medio. E in ogni caso l’importorisultante dalla dichiarazione so-stitutiva o riservata qualora nonfosse possibile documentare il co-sto originale. In pratica viene da-ta al contribuente facoltà di sce-gliere il criterio di valorizzazionedei titoli da “scudare”.• Per immobili, opere d’arte, og-getti di valore è necessaria unaperizia di stima ma nel caso di im-mobili anche il valore storico diacquisto.

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21. OPERATIVAMENTECOME SI ADERISCE ALLASANATORIA? OCCORRECOMPILARE UNADICHIARAZIONERISERVATA? A CHI VAPRESENTATA?

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22. E’ VERO CHE DAL 1°GENNAIO 2011 ANCHE IFONDI NONARMONIZZATIDIVENTERANNOARMONIZZATI E DIVENTAQUINDI PIÙ FACILE“SCUDARLI”?

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23. IN QUALI CASI NON ÈCONVENIENTE ADERIREALLO SCUDO PER ILCONTRIBUENTE?

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24. E’ POSSIBILEAVVALERSI DELLO“SCUDO FISCALE” SOLOSU METÀ DELLAPOSIZIONE DETENUTAPER SANARE SOLO UNAPARTE?

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LE 24 DOMANDE 11. QUALI SONO IREATI COPERTIDALLO SCUDOFISCALE?✔ Dichiarazione fraudolentamediante utilizzo di fatturefalse ✔ Dichiarazione fraudolentamediante utilizzo di fattureindicanti un importo superiore ✔ Dichiarazione fraudolentamediante altri artifizi ✔ Dichiarazione infedele ✔ Omessa presentazionedichiarazione ✔ Occultamento o distruzionedi scritture contabili ✔ Falsità materiale commessadal privato, falsità ideologicacommessa dal privato in attopubblico, falsità di registri enotificazioni, falsità in scritturaprivata, uso di atto falso,soppressione, distruzione eoccultamento di atti vari, falsitàdocumenti informatici, falsità incopie autentiche che tengonoluogo degli originali mancantifinalizzati alla realizzazione oall’occultamento di reatitributari ✔ False comunicazioni inbilancio.

12. E I REATI NON COPERTI DALLO SCUDO?Non tutti i reati sociali sono coperti dallo scudo. Non sem-brano al momento rientrare alcune fattispecie la cui integra-zione è assai ricorrente nelle pratiche finalizzate alla costitu-zione di fondi neri o, comunque, di disponibilità finanziarieall’estero. Ad esempio il reato di omesso versamento di Iva,l’emissione di fatture false, l’emissione di fatture con impor-to superiore al reale valore, i reati di omesso versamento diritenute certificate e di indebita compensazione oltre a tuttii reati connessi al riciclaggio di proventi illeciti.

13. QUALI SONO LE GARANZIE DI ANONIMATO CHE LO SCUDO TER PREVEDE? CHE TIPO DI “PROTEZIONE” SI OFFRE AGLI “SCUDATI”?Gli intermediari che ricevono le dichiarazioni riservate nondevono fornire all’amministrazione finanziaria i dati e lenotizie relative alle stesse. I dati relativi alle operazioni diemersione effettuate dal contribuente non possono essereforniti neanche in sede di accertamento. Inoltre gli inter-mediari non devono comunicare all’amministrazione nean-che i dati e le notizie inerenti ai conti di deposito che ac-colgono il denaro e le attività finanziarie rimpatriate. Nondevono essere ancora comunicati i dati relativi ai conti disub deposito nei quali sono immessi denaro e attività finan-ziarie rimpatriate dal contribuente per il tramite di altri in-termediari finanziari come ad esempio Sim e società fidu-ciarie. In pratica chi aderisce allo scudo non dovrà cioè di-mostrare che i capitali e le attività detenute all’estero sonofrutto di evasione fiscale. In sostanza non sarà accertato sei capitali detenuti in paradisi fiscali siano stati costituiti me-diante redditi sottratti alla tassazione. In concreto le ope-razioni di rimpatrio o regolarizzazione effettuate da unapersona fisica non potranno essere utilizzate dal fisco ita-liano per far partire un accertamento, né potranno essereutilizzate nell’ambito di un controllo avviato anche per mo-tivi diversi nei confronti di una società di capitali di cui quelcontribuente è il “dominus” (ossia il soggetto che esercitail controllo sull’azienda, sia come azionista di maggioran-za o comunque di riferimento, sia come amministratore).L’ampliamento “di fatto” delle norme ai soggetti “indiret-tamente riconducibili” al “dominus”, ossia alle società, re-sta peraltro valido esclusivamente ai fini tributari.

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16. COME SI POSSONORIMPATRIARE LE SOMMEDETENUTE ALL’ESTERO SUUN CONTO COINTESTATO? Così come confermato all’interno della Cir-colare 24/E del 2002, le persone fisiche chedetengano disponibilità all’estero in un con-to cointestato ed effettuano l’operazione diemersione mediante la presentazione di au-tonome dichiarazioni riservate possono de-positare tali disponibilità in un conto se-gretato cointestato, indipendentemente dal-le modalità di trasferimento delle stesse. Daquanto sopra riportato si chiarisce che nonè possibile applicare il regime della riser-vatezza ai conti cointestati con soggetti chenon abbiano presentato la dichiarazione ri-servata. In questo caso, il conto non puòusufruire della segretazione neanche pereventuali richieste di informazioni riguar-danti il soggetto che ha presentato la di-chiarazione riservata.

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14. LA RISERVATEZZA VARIA A SECONDA CHE SI RICORRA ALLA REGOLARIZZAZIONE IN LUOGO DEL RIMPATRIO.Se il contribuente dovesse decidere di mantenere le somme all’estero optando quindi per la re-golarizzazione in luogo del rimpatrio gli intermediari dovranno procedere oltre che alla rileva-zione anche alla segnalazione nominativa prevista dalla normativa sul monitoraggio fiscale.Questo consentirà all’amministrazione finanziaria di verificare, a partire dal periodo di impo-sta successivo alla data di presentazione della dichiarazione di emersione, l’inserimento nelquadro RW dei beni mantenuti all’estero. Ai soggetti che effettuano le operazioni di rimpatrio(anche giuridico) è garantito il completo anonimato fiscale. Infatti, i dati relativi alle operazionidi emersione effettuate dal contribuente non solo non sono comunicati all’Amministrazione fi-nanziaria al momento dell’operazione, ma non sono forniti neppure successivamente in sede dieventuali accertamenti ai sensi dell’art. 32 DPR 600/73 o art. 51 DPR 633/72. La riservatezzadella dichiarazione comporta comunque che l’intermediario non debba fornire all’Amministra-zione Finanziaria alcun dato o informazione relativamente alla dichiarazione stessa ed al contosegretato su cui vengono immesse le attività rimpatriate. A differenza del rimpatrio quindi, nelcaso della regolarizzazione le attività mantenute all’estero dovranno essere dichiarate - così co-me previsto dal Dl 167/90 sul monitoraggio fiscale - nel quadro RW della dichiarazione dei red-diti. L’interessato, se vuole, può rinunciare al regime di riservatezza.

17. UN CITTADINO ITALIANO CANCELLATODALL’ANAGRAFE DELLA POPOLAZIONERESIDENTE, ISCRITTO ALL’AIRE EFISCALMENTE RESIDENTE ALL’ESTERO CONLIQUIDITÀ E PROPRIETÀ IMMOBILIARI SIAALL’ESTERO CHE IN ITALIA (E IN RELAZIONEA QUESTA COMPILA REGOLARMENTE ILMODELLO UNICO) DEVE RICORRERE ALLOSCUDO FISCALE?La normativa sullo Scudo prevede chepossono aderire allo Scudo ter le personefisiche e gli altri soggetti fiscalmenteresidenti in Italia nel periodo d’imposta dipresentazione della dichiarazione riservatache detengono alla data del 31.12.2008attività finanziarie e patrimoniali inviolazione degli obblighi tributari pertantolo status di non residente non consente diaderire a tale procedura.

15. SE SI È RICEVUTO UN ACCERTAMENTO SI PUÒ COMUNQUERICHIEDERE DI ADERIRE ALLO SCUDO FISCALE?No, nessuna copertura è prevista nei casi in cui, alla data dipresentazione della dichiarazione riservata, sia stata già avviataapposita attività di controllo nei confronti dei contribuenti interessati.

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18. È POSSIBILE “SCUDARE” LO STESSO CONTO CON DIVERSIINTERMEDIARI OVVERO SPEZZETTARE GLI IMPORTI DA SCUDAREVISTO CHE IL PATRIMONIO PRESENTA ATTIVI DIVERSI COMECONTANTI E TITOLI LIQUIDABILI MA ANCHE HEDGE FUND DIIMPOSSIBILE IMMEDIATA ESIGIBILITÀ?Il contribuente ha la massima libertà nell’effettuare più operazioni dirimpatrio/regolarizzazione presso qualsivoglia intermediario. Quindianche scudare il proprio patrimonio con diversi intermediari se neravvisa la convenienza o qualche utilità.

19. IL TERMINE DEL 15 DICEMBRE

È TASSATIVO?Il direttore dell’Agen-zia delle Entrate, At-tilio Befera, ha spe-cificato recentemen-te che importante èil momento del ver-samento. Tutti gli al-tri atti amministrati-vi necessari possonoessere compiuti an-che successivamen-te, in un ragionevo-le lasso di tempo.

20. E’ VERO CHE LA NORMATIVA SULLO SCUDOESONERA GLI INTERMEDIARI DALLESEGNALAZIONI ANTI-RICICLAGGIO?Sì, lo scudo fiscale esonera le banche dagli obblighi di segnalazione delle ope-razioni sospette previsti dalla normativa europea sull’anti riciclaggio. Ma l’Agen-zia delle entrate ha precisato nella circolare che l’obbligo di segnalazione con-tinua tuttavia a valere per tutti i casi di operazioni che riguardano reati diver-si da quelli sanabili, come i reati legati a mafia e terrorismo. Su questo puntosecondo alcuni esperti l’Italia comunque rischia di essere citata dalla Commis-sione europea davanti alla Corte di giustizia poiché la direttiva anti riciclaggionon ammette deroghe, neanche parziali, agli obblighi di segnalazione.

21. OPERATIVAMENTE COME SI ADERISCEALLA SANATORIA? OCCORRE COMPILARE UNADICHIARAZIONE RISERVATA? A CHI VAPRESENTATA?Coloro che intendono usufruire dello Scudo Fiscale devono presentare ad unintermediario finanziario una dichiarazione riservata nella quale sono indica-te la natura e l’ammontare delle attività oggetto di rimpatrio. Nella dichiara-zione riservata il cliente dovrà attestare che le attività da rimpatriare erano de-tenute fuori dal territorio dello Stato al 31 dicembre 2008. Con essa il contri-buente affida all’intermediario l’incarico di ricevere in deposito le attività pro-venienti dall’estero. Le operazioni di emersione possono essere effettuate an-che attraverso più intermediari mediante la presentazione di diverse dichiara-zioni riservate. Al contribuente verrà rilasciata una copia della dichiarazione,sottoscritta dall’intermediario, come prova dell’avvenuto pagamento dell’im-posta straordinaria ed unico documento idoneo ad invocare gli effetti del rim-patrio. Il modello di dichiarazione è online sul sito dell’Agenzia corredato daistruzioni e dettagli. Tempo disponibile per l’invio e il pagamento della pena-le del 5% è il 15 dicembre 2009. Tale dichiarazione è possibile presentarla (osarà presentata per conto del contribuente dalla struttura che cura eventual-mente la pratica) alle banche italiane, alle Poste italiane, agli agenti di cam-bio, alle società di gestione del risparmio, alle società di intermediazione mo-biliare, alle società fiduciarie, alle stabili organizzazioni in Italia di banche edi imprese di investimento non residenti.

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22. E’ VERO CHE DAL 1° GENNAIO 2011 ANCHE I FONDI NON ARMONIZZATIDIVENTERANNO ARMONIZZATI E DIVENTA QUINDI PIÙ FACILE “SCUDARLI”?Dipende tutto da dove sono istituiti i fondi. E’ vero che dal 1° gennaio 201 secondo l’art. 14 del decreto “salva-infrazioni” eil nuovo articolo 10-ter, i proventi dei fondi comuni non armonizzati istituiti nella Comunità e negli stati dello Spazio econo-mico europeo (See) che danno lo scambio d’informazioni saranno assoggettati, dal 1° gennaio 2010, allo stesso regime deifondi armonizzati: ritenuta del 12,5% all’atto della percezione, applicata a titolo d’acconto nei confronti degli esercenti im-prese commerciali (società di capitali, Snc, Sas ed enti commerciali) e d’imposta nei confronti degli altri soggetti (persone fi-siche non imprenditori, enti non commerciali e società semplici), compresi quelli esclusi (stato ed enti pubblici ed equipara-ti) ed esenti da imposta (alcuni tipi di cooperative mutualistiche). Ma evidentemente se tali fondi non armonizzati sono statiistituiti in paesi, ad esempio, caraibici…questa regola non potrà essere applicata.

23. IN QUALI CASI NON È CONVENIENTEADERIRE ALLO SCUDO PER ILCONTRIBUENTE?Sull’argomento le opinioni divergono e vista la delicatezza del te-ma non tutti vogliono parlarne. E’ facilmente immaginabile cheun contribuente intenzionato con la propria famiglia a trasferirsiall’estero in via permanente ci pensi se valga la pena pagare que-sta penale se ha già accumulato all’estero parte del tesoretto. E unamministratore che ha compiuto reati non coperti dallo scudo va-luti con attenzione i pro e contro nell’aderire pur se il pagamen-to della penale potrebbe essere inteso almeno “moralmente” co-me un tentativo di ravvedimento. Alcuni commercialisti sosten-gono comunque che ci possono essere dei casi in cui effettuare loscudo potrebbe ritorcersi contro. Come un amministratore di unasocietà che ha una causa civile in corso per determinarne la suaresponsabilità e corre il rischio di essere condannato a una pesan-te sanzione pecuniaria. Oppure in caso di causa di divorzio il rim-patrio potrebbe ritorcersi contro uno dei coniugi poiché si riapri-rebbe il contenzioso e il perimetro economico. E in caso di pro-cedimento penale non si esclude la ritorsione dello scudo controil contribuente. Riguardo le preoccupazioni che effettuare lo scu-do accresce le possibilità di futuri accertamenti le esperienze pas-sate (come la normativa di questa edizione) sembrano rassicura-re i contribuenti più scettici su questo aspetto.

24. E’ POSSIBILEAVVALERSI DELLO“SCUDO FISCALE” SOLOSU METÀ DELLAPOSIZIONE DETENUTAPER SANARE SOLO UNAPARTE?Teoricamente è certopossibile farlo ma èevidente che si lasciauna porta aperta incaso di eventualiaccertamenti futuri. Gliesperti consigliano achi vuole adottarequesta soluzione (chesconsigliano perché sirischia di compiere unclamoroso autogol incaso di eventualifuturi) di blindare almassimo la propriaposizione residua,tramite l’istitutuzionedi trust o fiduciarie. Emagari cambiandoanche banca diriferimento per nonlasciare troppe tracce.Insomma non sembramolto furbo sceglierequesto compromesso.

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Ci voleva forse loscudo fiscale 3.0 perfar conoscere a mol-ti risparmiatori italia-ni le virtù del priva-te insurance e delle

polizze in libera pre-stazione dei servizi. Lps,

come le chiamano gli addetti ai lavori. Nonstiamo parlando di polizze assicurative qualsiasi tanto cheè stato coniato il termine di private insurance (che ricordail private banking in versione assicurativa) per definire que-sto genere di soluzioni. Che incrociano protezioni assicu-rative e gestioni patrimoniali sofisticate, utilizzando i van-taggi fiscali e legali delle polizze vita (life insurance). Ov-viamente si tratta di una nicchia di prodotti esteri creati inLussemburgo, Irlanda e spesso domiciliati in Liechtenstein

che possono gestire fondi non armonizzati, fondi hedge(anche in side pocket ovvero congelati) o di private equi-ty, quote societarie e, a certe condizioni, opere d’arte, au-to d’epoca ed anche imbarcazioni. Col nome di private in-surance rientrano, infatti, tutte le soluzioni assicurative checonsentono dal punto di vista fiscale e legale di ottimizza-re i propri investimenti proteggendo al tempo stesso l’in-vestitore da rischi di varia natura. Un effetto di aperturadella cosiddetta Libera prestazione di servizi (Lps), dovein seguito a un accordo tra le autorità dei paesi europeiqualunque compagnia di assicurazione situata in uno

COME LE POLIZZE ASSI-CURATIVE POSSONO AIU-TARE A RIMPATRIARE I CA-PITALI ANCHE PIÙ DIFFICI-LI E I CASI PARTICOLARI.

SI FA“PRIVATE INSURANCE”

SCUDO

E IL

I PAESI DELLA LISTA BIANCA:QUI E’ CONSENTITA LA REGOLARIZZAZIONE

la regolarizzazione è possibileanche per le attività detenute neiPaesi extra Ue “qualora siarispettata la condizione che vi siaun effettivo scambio diinformazioni”. Nella circolaredefinitiva l’Agenzia fornisce unalista di 36 Paesi collaborativi per iquali vale il regime dellaregolarizzazione (ovvero lapossibilità di pagare la penale del5% pur mantenendo all’estero ildeposito titoli o gli assetprecedentemente non dichiarati).E in questa circolare non figuranoSvizzera, Montecarlo,Liechtenstein e San Marino. Ma viè da ricordare che comunque inquesti paesi questo apparentedivieto di poter mantenere lostatus quo (pur sanando leirregolarità precedentementecommesse) è comunquepossibile attraverso il rimpatriogiuridico (vedi a pagina 3) che

per i contribuenti si tradurrà inuna struttura più complessadell’operazione di sanatoria emaggiori costi (è necessario ilpassaggio di una fiduciariaitaliana che si intesti le quote, gliasset o i titoli). E vi è daaggiungere che il rimpatrio“giuridico” viene preferito daalcuni fiscalisti e investitori ancheper la maggiore riservatezza chedà al contribuente (vedi pagina 6)nei confrontidell’amministrazione finanziaria.Per i Paesi che non forniscono loscambio di informazioni vale,infatti, solo il regime delrimpatrio. Nella circolarel’Agenzia precisa tuttavia che ilrimpatrio si considera eseguitoanche nel caso in cuil’intermediario abilitato assumein custodia o gestione le attivitàfinanziarie detenute all’estero,anche senza procedere al

materiale trasferimento in Italia(il cosiddetto rimpatrio giuridico).Nel caso di attività patrimoniali, èconsentita un’ulteriore modalitàdi rimpatrio giuridico checonsiste nel conferimento delleattività a una società e nelconseguente rimpatrio dellequote azionarie. La lista bianca(white list) dei paesi per i quali èpossibile la regolarizzazionecomprende Australia, Austria,Belgio, Bulgaria, Canada, Cipro,Corea del Sud, Danimarca,Estonia, Finlandia, Francia,Germania, Giappone, Grecia,Irlanda, Islanda, Lettonia,Lituania, Lussemburgo, Malta,Messico, Norvegia, NuovaZelanda, Paesi Bassi, Polonia,Portogallo, Regno Unito,Repubblica Ceca, Romania,Slovacchia, Slovenia, Spagna,Stati Uniti, Svezia, Turchia eUngheria.

La sanatoria è consentita acondizione che le attività sianorimpatriate in Italia da Paesi extraUe, oppure regolarizzate orimpatriate perché in essere inPaesi dell’Unione europea ed inPaesi aderenti allo spazioeconomico europeo chegarantiscono un effettivoscambio di informazioni fiscali. Inlinea con gli indirizzi di Bruxelles,

Nella “white list”non c’e’ la Svizzera,

San Marino,Montecarlo e il

Liechtenstein. Ma fraregolarizzazione erimpatrio esisteanche una terza

possibilità.

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stato dell’Unione può comunicare alle auto-rità italiane la volontà di operare in libera pre-stazione nei confronti degli investitori nostrani.Nel recente passato questo tipo di polizze per-sonalizzate sono state soprattutto utilizzate dagliinvestitori più ricchi per soluzioni particolari. Co-me tutelare il patrimonio familiare (mobiliare, immo-biliare, aziendale) e gestire al meglio la successione. Op-pure per sottoscrivere tramite unit linked anche strumen-ti finanziari altrimenti inaccessibili al risparmiatore comu-ne come investimenti alternativi che possono spaziare da-gli hedge fund ai fondi di polizze assicurative caso morte,dai fondi immobiliari particolari ai fondi di private equitynon armonizzati.Merito evidente di alcuni vantaggi legali e fiscali. Questepolizze sono escluse dalla massa ereditaria, la prestazioneè esente da imposizioni di qualsiasi tipo riguardanti reddi-to e successione, l’assicurato gode dell’anonimato fiscale,la tassa sugli utili (il 12,5%) viene pagata al momento delriscatto. E si evita tramite queste polizze (se intestate a unafiduciaria) di dover compilare il quadro Rw. Dal punto di vista operativo una polizza vita unit linkedcon fondo interno, creata in Irlanda o Lussemburgo, per-mette quindi di creare un fondo interno dedicato a un so-lo assicurato che poi può scegliere il gestore ma anche co-sa metterci dentro, ovvero selezionare gli asset collegati alfondo interno. Con lo scudo fiscale questo tipo di polizze(che sono offerte da Broker assicurativi ma anche semprepiù da banche e private banker in Italia e all’estero) ritor-nano di grande attualità poiché possono essere utilizzatecome uno scudo ulteriore per rimpatriare i propri capitalie risolvere alcune problematiche. Come chi non vuole onon può disinvestire gli asset da rimpatriare perché maga-ri depositati in paesi extra Ue in cui non è possibile effet-tuare la regolarizzazione o investiti in strumenti poco liqui-di o difficilmente liquidabili. Per esempio quote di hedgefund congelate (“side pocket”). E non solo. Nelle polizzedi private insurance si possono inserire oltre ai titoli anchei patrimoni non finanziari come gli immobili, le quote so-cietarie, le opere d’arte, le auto e le imbarcazioni. Che pos-sono così essere “scudate” attraverso il cosiddetto rimpa-trio giuridico magari sottoscrivendo queste polizze trami-te una società fiduciaria per aumentare il grado di riserva-

tezza. Tramite il “rimpatrio giu-ridico” sarebbe teoricamen-te possibile tramite fiducia-ria “scudare” alcuni di que-sti asset (i beni oggetto dello scudo vengo-

no in questo modo intestati a un contraente diver-so dall’effettivo beneficiario) ma poi il con-

tribuente-beneficiario sarebbe ob-bligato a dichiarare i guadagni de-rivanti da strumenti non armoniz-zati (esempio hedge fund o titoli ingenere non armonizzati) nel mo-dello unico nel quadro RM. Una visibi-lità che non piace a molti esperti fiscali interpellati dallanostra redazione poiché in questo modo si vanifichereb-be buona parte della riservatezza offerta dallo scudo, of-frendo l’appiglio agli 007 dell’Erario per futuri eventualiaccertamenti su queste partecipazioni “strane”. Evitandoinoltre l’obbligo sul proprio modello Unico di dichiararee liquidare l’imposta sulle plusvalenze alla propria aliquo-ta contributiva (fino al 43%) ma pagando un più mite12,5% . Se il contratto viene effettivamente e pienamen-te trasferito dalla società fiduciaria ad un terzo, ed il fidu-ciante esercita l’opzione per l’applicazione dell’imposta so-stitutiva, è la fiduciaria che applica, infatti, tale imposta.Per questo motivo tali polizze vengono offerte spesso ab-binate a una gestione fiduciaria. Ovvero una società cheassume l’impegno di amministrare i beni per conto terzicome partecipazioni in società, strumenti del mercato, de-posito titoli. E che naturalmente si fa pagare un corrispet-tivo per questo servizio. Costi quindi che per tutte questesoluzioni particolari (dal private insurance alle fiduciarie)vanno valutati (come l’architettura proposta) attentamen-te (magari con l’ausilio di un consulente finanziario indi-pendente in grado anche di valutare differenti opzioni) perevitare di sparare…con un bazooka a un passero.

Per il private insurance lesoglie minime di patrimo-nio partono dai 100.000euro con un costo annuo(oltre a eventuali fee per la consu-lenza iniziale e strutturazione incaso di complessità particolari)che va dallo 0,5% all’1%annuo.

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QUI FARAD: IL PRIVATE INSURANCE COMESTRUMENTO PER SCUDARE ANCHE LE SITUAZIONIPIU’ COMPLESSE

“Quando il gioco si fa duro, i duri comincianoa giocare”: la famosa battuta di John Belushinel film “Animal house” ben si adatta con lanormativa dello Scudo Fiscale al lavoro svol-to da alcuni operatori del settore finanziarioin queste settimane. La cui missione “possi-bile” è quella di far rimpatriare o regolarizza-re attività difficilmente scudabili altrimenti perdiverse ragioni: asset di difficile liquidabilitàcome quote di fondi alternativi (hedge fund eprivate equity) non liquidabili immediatamen-te; partecipazioni societarie non quotate, car-tolarizzazioni, immobili; opere d’arte, autod’epoca; imbarcazioni. Tutti asset che vistoanche il breve periodo per aderire allo scudo(15 dicembre 2009) necessitano magari tem-pi ben più lunghi per l’eventuale smobilizzo.In questi casi una soluzione possibile per af-frontare simili problematiche è offerte dal co-siddetto private insurance (vedi box a pagina24), il mercato assicurativo dedicato alla clien-tela più facoltosa. Fra le società che vantano in Italia nel setto-re la maggiore esperienza vi è da annovera-re certamente FARAD International (www.fa-rad.lu), il primo broker assicurativo estero au-torizzato dall’ISVAP ad operare in Italia in li-bera prestazione di servizi. Un broker nato inLussemburgo e specializzato in questa nic-chia di mercato e che vanta nel proprio staffun nutrito gruppo di professionisti con unaconsolidata esperienza nel settore assicura-tivo e finanziario. Una società che è diventata nell’arco di que-sto decennio il broker di riferimento per nu-merose istituzioni finanziarie specializzate nelPrivate Banking, a cui offre soluzioni di Priva-te Insurance strutturate con le principali com-pagnie assicurative internazionali ed alla qua-le si è nel 2009 affiancato il servizio di Insti-tutional Wealth Advisory, offerto dalla Branchitaliana di FARAD Investment Advisor(www.fia.lu). Da questo originale osservatoriopuò essere interessante analizzare l’ultimoscudo fiscale con Massimo D’Onghia, Institu-tional Wealth Advisor di FARAD InvestmentAdvisor che, precedentemente a questo inca-rico, ha sviluppato la sua professionalità in re-altà nazionali e internazionali tra cui Paribas,Intesa-Sanpaolo e BlackRock.“La nostra società vanta numerosi rapporticon clientela istituzionale – spiega D’Onghia– E fra le nostre carte vincenti vi è anche il fat-

to che già nel 2001 con il primo scudo fisca-le avevamo dovuto affrontare diverse proble-matiche, dimostrando come il private insuran-ce potesse essere uno strumento adatto a ge-stire situazioni anche complesse. Che in que-sta edizione dello scudo si sono fatte ancorapiù evidenti”.Le ragioni? “I tempi stretti che rendono im-possibile certo smobilizzare alcuni asset maanche i patrimoni di molti investitori – aggiun-ge D’Onghia - che nel corso degli ultimi annihanno visto al classico mix azioni, obbligazio-ni e fondi aggiungersi prodotti finanziari sem-pre più sofisticati. Come prodotti strutturati,hedge fund… Strumenti la cui liquidabilità nonè immediata e che in taluni casi hanno vistoanche la sospensione o il congelamento (“si-de pocket”) dei riscatti. A queste considera-zioni va aggiunto che il cliente che si rivolgea noi, direttamente o indirettamente (per il tra-mite di banche o fiduciarie) cerca architettu-re più complesse aldilà del semplice rimpa-trio o della regolarizzazione. Per maggiore ri-servatezza, per questioni ereditarie oppure diottimizzazione fiscale. E la nostra strutturapuò costruire per ciascun cliente un vestitosu misura in base alle richieste del cliente, va-lutando le migliori soluzioni, effettuando di-versi confronti. Qualcosa di veramente ‘priva-te”. Qualcosa che non tutte le banche posso-no offrire soprattutto con questo tipo di ap-proccio”. La fase iniziale di ideazione di tali soluzioniparte da una fase di consulenza dove si valu-ta prima di tutto la convenienza o meno adutilizzare il veicolo assicurativo, magari in ot-tica scudo, e poi per individuare la compagniaassicurativa più adatta. Come step successi-vo si stabilisce anche chi sarà il gestore delfondo interno dedicato collegato alla polizzaunit linked e se si opta anche per la contra-enza tramite fiduciaria (come spiegato nelbox) per maggiore riservatezza fiscale, valu-tando anche quale struttura italiana selezio-nare. “Una netta distinzione dei ruoli (fra chidetiene gli asset e chi li gestisce), che va agaranzia del risparmiatore per evitare qual-siasi conflitto d’interesse. L’obiettivo è la se-gregazione degli asset, con un evidente mag-giore protezione per l’investitore. Una fase diassistenza e preparatoria assolutamente nonbanale. Vi è da condurre un’approfondita fa-se di studio in molti casi dal punto di vista le-

gale, fiscale, regolamentare, finanziario” spie-ga il manager di FARAD Investment Advisor.Ma come si struttura questo rapporto? “FA-RAD International riceve dal cliente – spiegaD’Onghia – un mandato di brokeraggio per in-dividuare la compagnia. E poi noi ci possia-mo occupare di tutto. Dalla scelta della ban-ca residente italiana (e sono numerose le ban-che nostre partner in Italia) dove depositaregli asset al supporto nella valutazione deglistrumenti che ha maggior senso che conflui-scano in un veicolo assicurativo. Dall’assisten-za nella stipulazione del contratto di polizzaal cambio di contraenza con la fiduciaria, nelcaso che i titoli siano depositati in una bancaestera e si scelga la strada del rimpatrio giu-ridico. Tramite fiduciaria e polizza assicurati-va. Che è una soluzione possibile ma non l’uni-ca. Dipende evidentemente dalle esigenzedell’investitore ma anche dagli asset da scu-dare che possono essere molto diversi: unhedge fund bloccato, una partecipazione nonquotata, una società immobiliare…”.Ma i limiti per l’accesso a simili strutture? Sirivolgono solo ai Paperoni? Insomma qual èil capitale su cui vale la pena strutturare simi-li soluzioni di ingegneria finanziaria e chi so-no i clienti tipo? “Sicuramente verso gli ‘highnet worth individual” (coloro che detengonopatrimoni da 500.000 euro in su) come ven-gono definiti fra gli addetti ai lavori”? “Certa-mente ci rivolgiamo a un tipo di clientela ‘pri-vate’ – risponde D’Onghia - Il servizio che for-niamo è particolarmente complesso: non ven-diamo certo soluzioni standard ma lavoriamosolo su misura del cliente. Si inizia a parlaredi private insurance per capitali minimi di1.000.000 euro. E l’elaborazione di un preven-tivo è complesso poiché dipende dalla strut-tura che si va a creare visto che può prevede-re diversi servizi e non si possono quindi de-finire criteri univoci. Ci possono essere i co-sti della fiduciaria, poi quelli della compagniaassicurativa che dipendono anche dagli assetsottostanti e dal patrimonio conferito. E poi cipossono essere i costi di gestione e adviso-ry annui a cui aggiungere i costi di negozia-zione, ai quali potrebbero sommarsi quelli ini-ziali di set up, ovvero di avviamento della pra-tica. Ma tutto dipende dalla relazione che sistabilisce col cliente e dal lavoro svolto comeè tipico nella consulenza e gestione veramen-te private”.

Per Massimo D’Onghia, Institutional Wealth Advisor diFARAD Investment Advisor, fra rimpatrio e regolarizzazione esiste una terza via. Adattaper chi vuole aderire allo scudo fiscale con asset difficili. E non solo.

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QUI IWBANK: UN’OFFERTA TUTTA PUNTATA SULLA SEMPLICITA’, SULLA GAMMA OFFERTA E SUL RAPPORTO QUALITA’/PREZZOAnche IwBank, una delle banche onlinepiù affermate e complete come offerta inItalia, propone agli investitori lapossibilità di aderire allo scudo fiscaleavvalendosi della propria struttura. Ivantaggi sono evidentemente quelli dioffrire i servizi di una banca senzaconfronti in termini di offerta di prodottie strumenti finanziari (fondi, etf, azioniestere, obbligazioni anche Otc) con unodei pricing possibili più interessanti perla gamma offerta su moltissimi mercati.Un’offerta quasi imbattibile che attraesempre più quegli investitori cheoperano in maniera autonoma o sifanno assistere per la consulenzafinanziaria da professionisti indipendentiche suggeriscono prodotti e strumentifinanziari da acquistare o vendere,suggerendo diversificazione delportafoglio e timing dei movimenti conun approccio flessibile. Il lavoro svoltoda consulenti finanziari indipendenticome Roberta Rossi (vedi intervista apagina 12) di MoneyExpert.it e da altriprofessionisti del settore (sempre piùnumerosi) che collaborano con questastruttura o altre, sempre indipendenti. Lapossibilità di avvalersi di una banca conuna piattaforma competitiva comeIwbank (ma meritano una citazione perpar condicio anche quelle di BancaSella/Patrimoni, Fineco, Webank) comerapporto qualità/prezzo deve esserequindi attentamente considerata da uninvestitore che vuole rimpatriare assetnon particolarmente complessi comecash, titoli azionari, fondi armonizzati oobbligazioni. Il vantaggio è quello dipotersi muovere su un ampio spettro distrumenti finanziari (oltre 3000obbligazioni, oltre 3000 fondid’investimento oltre alla maggior partedelle borse mondiali) a condizioninettamente competitive. E con tempi di

esecuzione immediati. Un rapportoqualità/prezzo che paradossalmentenon si ritrova in moltissime struttureseppure blasonate di private bankingdove per esperienza di molti investitori(condivise con i nostri analisti eoperatori) i costi sono nettamente piùalti (anche 10 volte superiori), la gammadi titoli offerta nettamente inferiore(molto spesso risparmiatori clienti dinote strutture di private banking cidicono che “quei titoli non sononegoziabili” o “non c’è book” quandoinvece è assolutamente falso), con ilsolito tentativo furbetto di piazzare lapropria mercanzia come nuoveemissioni, prodotti strutturati, prodottidella casa…Nel caso di IwBank l’offerta riservata aiclienti che sono interessati ad avvalersidello Scudo Fiscale (i nostri clientiabbonati possono rivolgersi a unriferimento specifico che potrà fornireeventuale assistenza) si rivolge quindisoprattutto a investitori fai-da-te oinvestitori assistiti (da studi diconsulenza indipendenti), espletandocome banca a fianco del cliente tutte leprocedure necessarie per effettuare lasanatoria. Il cliente che si rivolge quindia strutture come IwBank e simili ha già leidee chiare in testa, vuole effettuare loscudo, non richiede un’assistenza o unaconsulenza particolari e vuolesoprattutto effettuare il rimpatrio deipropri asset. Il conto aperto in Italia deve avere lastessa denominazione di quello nellabanca estera e quindi se era cointestatoresterà tale anche in Italia. Al clienteviene aperto un nuovo conto “scudato”dove fare arrivare tutte le attivitàfinanziarie dall’estero. In questo caso ilcliente potrà mantenere una operativitàseparata rispetto ai rapporti già in

essere. Unica particolarità: sul conto“scudato” (ed esclusivamente su quello,naturalmente) IwBank non consentirà dioperare a leva nè su derivati e nonpotranno emessi strumenti dipagamento (assegni, bancomat, carte dicredito). Riguardo il trasferimento deititoli vi è da osservare chenell’esperienza molti clienti procedonoall’estero alla vendita dei titoliaccreditando poi in Italia solo laliquidità. Questo anche perché iltrasferimento dei titoli comporta tempipiù lunghi (1/2 mesi) del semplicebonifico e perché la banca straniera puòrichiedere per ciascun titolo un costo peril servizio (in Svizzera questo costo siaggira sui 100 franchi svizzeri per titoloma può essere forfetizzato per dossiertitoli molto diversificati). Maevidentemente occorre fare un calcolo diconvenienza e dei tempi (vista lascadenza ravvicinata) per valutare cosaè più opportuno fare per ciascuninvestitore, tenendo conto del depositotitoli in essere e delle commissioniapplicate. Che all’estero sonomediamente il doppio di quelle italianee si aggirano intorno allo 0,7% senzamassimi commissionali per operazione. Dal punto di vista operativo pereffettuare lo scudo il passo piùimportante è quello della compilazionedel “modulo di dichiarazione riservatadelle attività emerse” che dà l’avvio poialla trasmissione alla banca estera diuna copia per il trasferimento dei titoli odei contanti detenuti. Il passo successivoè il pagamento della sanzione del 5%che va tassativamente effettuato entro il15 dicembre 2009. Nessun costoaggiuntivo viene richiesto da parte diIwBank per l’assistenza alle operazionisvolte principalmente in ogni caso dallaclientela.

Avvertenza: non esiste alcun rapporto commerciale o economico (commissioni, provvigioni, consulenze, pubblicità o qualsiasi ricavo di qualsiasi tipo) con alcuna dellesocietà esterne citate in questo speciale. E anche per essere coerenti con lo spirito di indipendenza e assenza di conflitto di interessi che dovrebbe essere alla base dichi svolge la libera consulenza nessuno dei nostri siti ospita pubblicità di contenuto finanziario. E per questo motivo ci sentiamo liberi di parlare (e sparlare...) di chi vo-gliamo in base ai servizi forniti e al rapporto qualità/prezzo nell’unico interesse dei nostri abbonati.

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miatori che vogliono sapernedi più. E abbiamo affrontatol’argomento con un taglio edi-toriale operativo e divulgativo.E non politico. Hanno ragioneprobabilmente coloro che di-cono che il governo avrebbepotuto richiedere un pedag-gio maggiore e magari offriremeno garanzie (o magari fareun doppio listino) ma anchecoloro che si piegano alle ra-gioni del “far cassa” e riten-gono che questi soldi fannomolto più comodo in Italia cheall’estero. E’ vero che il prez-zo richiesto per condonare i

capitali all’estero è molto piùbasso (quasi 10 volte meno) diquello richiesto da altri Paesi(Usa, Gran Bretagna, Francia)ma è anche vero che il “mo-dello italiano” (basse aliquote,alte garanzie) è quello che hadimostrato di portare i mag-giori incassi. Ben superiori aquei Paesi che avevano utiliz-zato nel mondo per simili ope-razioni aliquote molte più al-te. E se c’è un Paese che habisogno disperato di quattrini(“pochi, maledetti e subito” co-me si dice) questo è l’Italia co-me dimostrano i dati sull’inde-bitamento pubblico in costan-te ascesa nella catena dell’Eve-rest mondiale della categoria.Ma fortunatamente a salvarcic’è la ricchezza privata pro-ca-pite degli italiani. All’8° postonel mondo. “Il rimpatrio dei ca-pitali - ammette il ministro del-le finanze, Giulio Tremonti -certamente è una extrema ra-tio. Siamo un Paese strano, unpaese dove nel meridione lebanche non ci sono ma ci so-no 21 banche italiane a Luga-no”. E’ nata così l’idea di offri-re un vademecum (aperto nonsolo agli abbonati aI nostri ser-vizi ma a tutti per far conosce-re anche il nostro approccio)sullo Scudo Fiscale.Per spiegare come funzionaquesto scudo e quali sono levalutazioni e gli scenari chedeve esaminare un contri-buente interessato a questasanatoria. Con suggerimentiche in taluni casi possono es-sere anche utili per chi non èinteressato al provvedimentoma è solo un investitore. Che

vuole capire cosa deve guar-dare in una gestione (in Italiacome all’estero) patrimoniale.Perché se c’è una cosa impor-tante che occorre valutare nonè solo se far rientrare questisoldi dall’estero e mettersi aposto con il Fisco italiano. Maanche come investire bene irisparmi riportati ufficialmen-te in Italia per non cadere dal-la padella alla brace. In inve-stimenti magari che da ora inpoi faranno ricchi i banchierio gestori italiani (o private ban-ker come amano farsi pompo-samente chiamare molto spes-so solo per far scena) invecedi quelli svizzeri o monegaschi.Come dicono sempre più inmolti l’occasione di aderire al-lo scudo può essere quella nonsolo di riappropriarsi finalmen-te di un denaro altrimenti inu-tilizzabile ma anche di fare unvero check up della propria ric-chezza finanziaria. I capitalirimpatriati potranno essere uti-lizzabili per investimenti e spe-se in Italia e all’estero: com-prare casa per se stessi o peri propri figli, avviare nuove at-tività imprenditoriali, acquista-re beni di consumo durevoli,destinarne una quota all’inve-stimento in strumenti finanzia-ri più trasparenti con profili dirischio definiti con maggiorechiarezza. “Ritorno alla sem-plicità”, anche nella finanza, èla parola d’ordine che dovreb-be essere scaturita dalle lezio-ni impartite dalla dura crisi deimercati degli ultimi 2 anni. Pro-dotti finanziari semplici, facil-mente liquidabili, comprensi-bili come azioni, obbligazioni

e poi fondi o Etf per operarenei mercati esteri. Ma con unapproccio non “stupido” (pur-troppo lo standard invece inquesto settore se si guarda al-l’andamento di categoria del90% di fondi e gestioni) comedi quelli che tengono sempreil pedale premuto sull’accele-ratore al massimo anche se sistanno andando a schiantare.Meglio adattarsi ai mercatipiuttosto che avere la presun-zione di pensare che i merca-ti si adattino ai nostri investi-menti. Questa è la filosofia cheabbiamo sempre applicato (econ notevole successo cometestimoniano i risultati realiz-zati dai nostri portafogli) nelnostro operare e consigliare iclienti abbonati. Chi ha messo da parte un ca-pitale ha oggi incredibili op-portunità sui mercati. Ancheoperando dall’Italia. Sia chevoglia ottenere un rendimen-to in grado di battere l’infla-zione senza correre troppi ri-schi, sia che voglia accollarsipiù rischi con un approcciomoderatamente aggressivo.Valutare questo scenario conun consulente e esperto indi-pendente (totalmente fuori dalsistema bancario e quindi sen-za conflitto di interessi) al pro-prio fianco per capire cosa glipuò offrire può essere un’ideada prendere in considerazio-ne (anche se non edita o col-labora col nostro team , natu-ralmente)... Buon Rimpatrio!

Salvatore [email protected]

P.S. L’ultimo numero di MoneyReport.it che è dedicato alle energie rinnovabili e alla fine del petrolio sta avendo un riscontro notevole vi-sto anche il tema affrontato (che non è certo l’unico). E’ proprio di questi giorni la notizia che il pluri-miliardario George Soros abbia de-ciso di investire un miliardo di dollari nelle energie pulite . Fare bene il mestiere di consulenti significa non scrivere e analizzare ma primadi tutto dare segnali operativi utili e tempestivi (come facciamo da molti anni con BorsaExpert.it e MoneyExpert.it) per battere il mercato.Ma quando scriviamo dei report e analizziamo degli argomenti o delle idee di investimento ci piace farlo con passione e il giusto appro-fondimento. Esaminando le cose da più punti di vista, senza preconcetti. Ma senza nascondere le nostre opinioni. Come abbiamo cerca-to di fare anche in questo speciale dedicato allo Scudo Fiscale. E speriamo di esserci riusciti.

L’eDITORIaLe

> segue da pag. 1

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L’allegato Rientro Capitali di questo numero diMoneyReport è un supplemento a Borsa Expert,periodico registrato al Tribunale di Milano, numero 652del 23 novembre 2001. Iscritto al R.O.C. n. 13382 DIRETTORE RESPONSABILE: Salvatore GazianoDIRETTORE EDITORIALE: Roberta RossiAUTORI: Francesco Pilotti, Mara Dussont, Gregory Mattatia, Gianfranco Sajeva, Vincent Gallo.PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE:Cristina ViganòCONSULENZA TECNICA ED EDITORIALE:Alessandro SeccianiEDITORE: Borsa Expert srl con sedi in Piazza Vetra, 21 - 20123 Milano e Via Matteotti, 21 - 19032 LericiTel. 800.03.15.88 - fax 02 700562002 e-mail: [email protected]

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Finito di scrivere il 19 ottobre 2009

RIeNTROCaPITaLILO SCUDO FISCALE SOTTO LA LENTE3

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