KT 2-1 Lnedì 6 Maggio 2013

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visto né sentito parlare di “Fight Club” basta dire – senza approfondire i conte- nuti di uno dei migliori film prodotti negli ultimi anni- che i vari combattimenti che venivano organizzati erano sì clandestini, ma non vi era nulla in palio, nessuna ri- compensa, nessun merito per una possibile lotta vinta. Nel Fight Club, potevi essere un Dio ma fuori, quando il sole tornava a splendere nella volta celeste, tornavi ad esse- re il solito impiegato sottopa- gato, magari un cameriere che serve ai tavoli o “schiavi dai colletti bianchi”. Perché combattevano? Per allentare la tensione accumulata du- rante la tediosa routine quoti- diana, per evadere da questa e, soprattutto, perché “Dopo la lotta ogni altra cosa nella vita si abbassava di volume. Potevi affron- tare tutto!”. Ma no, di certo non sono state queste le motivazioni che hanno spinto i ra- gazzi a riunirsi al ma- gazzino numero 10, non per questo che vo- levano lottare l'uno contro l'altro, ma per soldi, per i 40mila yen posti in palio e che sa- rebbero dovuti andare al vincitore. Sono state anche recitate le note regole dettate dalla pellicola ma, a parte queste, nulla poteva essere minimamente paragonato all'opera di Fincher. Nulla. Chi ha organizzato tutto questo e, soprattutto, perché? Uomini segnati tutti dal medesimo ta- tuaggio, un drago cinese che portava un sole dorato sopra il capo, uomini in vestiti scuri dai loschi affari, spacciatori, droga, alcool; questo ciò che si è visto e queste ultime cose sono state probabilmente l'unico interesse di chi ha organizzato il tutto. Ma non il brutto ancora deve arrivare, poiché vi è quasi la certezza di un omicidio e la triste morte di una donna, cau- sata da overdose. Sono stati visti due uomini salire su una macchina scura, una Nissan Mai più fight club SOMMARIO: Mai più Fight Club 1- Rave Party al Sol Levante 2 Oroscopo della Settimana 3 Un vivace fune- rale 4- 5 Spiriti e Riti nella Foresta Mori 5- 6 L’Irlanda in un bicchiere 6- 7 Borsa di Tokyo 7 Il Filo Invisibile 8- 9 Sudoku 9 Haiku della Settimana 10 Contatti Azien- dali 10 神奈川回 LUNEDÌ, 6 MAGGIO 2013 AN N O II, N U MERO I - ¥1 5 0 NOTIZIE DI RILIEVO: Cronaca Nera Cronaca Bianca Oroscopo Filosofie e Leg- gende Eventi e Spetta- colo Art. Specialistico Economia e Fi- nanza -Servizio di Emamnuel Dotrak- Tu non sei il tuo lavo- ro, non sei la quantità di soldi che hai in ban- ca, non sei la macchina che guidi, né il conte- nuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca ...” Se si volesse pensare al Fight Club, probabil- mente questa è una delle citazioni che sali- rebbero a galla nel ri- cordare il celeberrimo film di David Fincher, ispirato all'omonimo libro. Da giorni si sentiva in giro parlare di strani scontri, di ragazzi che si riunivano in luoghi bui e disabitati per po- ter combattere emulando, per l'appunto, il film sopra citato. 26 Aprile, è tardo pomerig- gio. Nei pressi dei fiume Tama, lì dove giacciono numerosi magazzini abban- donati, si sente della musica a volume alto invadere l'aria e si osserva una moltitudine di giovani riunirsi per poter- si esibire ed assistere all'e- vento. Nella mente si susse- guivano frasi di quel film, di quel libro, scene indelebili che potevano rendere alcuni dei partecipanti, degli osser- vatori, curiosi ed eccitati per le aspettative che si erano creati. Per chi non ha mai

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Prima edizione del secondo anno del giornale di Sakura no Unmei

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Page 1: KT 2-1 Lnedì 6 Maggio 2013

visto né sentito parlare di

“Fight Club” basta dire –

senza approfondire i conte-

nuti di uno dei migliori film

prodotti negli ultimi anni-

che i vari combattimenti che

venivano organizzati erano sì

clandestini, ma non vi era

nulla in palio, nessuna ri-

compensa, nessun merito per

una possibile lotta vinta. Nel

Fight Club, potevi essere un

Dio ma fuori, quando il sole

tornava a splendere nella

volta celeste, tornavi ad esse-

re il solito impiegato sottopa-

gato, magari un cameriere

che serve ai tavoli o “schiavi

dai colletti bianchi”. Perché

combattevano? Per allentare

la tensione accumulata du-

rante la tediosa routine quoti-

diana, per evadere da

questa e, soprattutto,

perché “Dopo la lotta

ogni altra cosa nella

vita si abbassava di

volume. Potevi affron-

tare tutto!”. Ma no, di

certo non sono state

queste le motivazioni

che hanno spinto i ra-

gazzi a riunirsi al ma-

gazzino numero 10,

non per questo che vo-

levano lottare l'uno

contro l'altro, ma per

soldi, per i 40mila yen

posti in palio e che sa-

rebbero dovuti andare

al vincitore. Sono state

anche recitate le note

regole dettate dalla

pellicola ma, a parte

queste, nulla poteva

essere minimamente

paragonato all'opera di Fincher.

Nulla.

Chi ha organizzato tutto questo

e, soprattutto, perché? Uomini

segnati tutti dal medesimo ta-

tuaggio, un drago cinese che

portava un sole dorato sopra il

capo, uomini in vestiti scuri dai

loschi affari, spacciatori, droga,

alcool; questo ciò che si è visto

e queste ultime cose sono state

probabilmente l'unico interesse

di chi ha organizzato il tutto.

Ma non il brutto ancora deve

arrivare, poiché vi è quasi la

certezza di un omicidio e la

triste morte di una donna, cau-

sata da overdose. Sono stati

visti due uomini salire su una

macchina scura, una Nissan

M a i p i ù f i g h t c l u b

S O M M A R I O :

Mai più Fight

Club

1-

Rave Party al

Sol Levante

2

Oroscopo della

Settimana

3

Un vivace fune-

rale

4-

5

Spiriti e Riti

nella Foresta

Mori

5-

6

L’Irlanda in un

bicchiere

6-

7

Borsa di Tokyo 7

Il Filo Invisibile 8-

9

Sudoku 9

Haiku della

Settimana

10

Contatti Azien-

dali

10

神奈川回™ L U N E D Ì , 6 M A G G I O 2 0 1 3

A N N O I I , N U M E R O I -

¥ 1 5 0

N O T I Z I E D I

R I L I E V O :

Cronaca Nera

Cronaca Bianca

Oroscopo

Filosofie e Leg-

gende

Eventi e Spetta-

colo

Art. Specialistico

Economia e Fi-

nanza

-Servizio di Emamnuel Dotrak-

Tu non sei il tuo lavo-

ro, non sei la quantità

di soldi che hai in ban-

ca, non sei la macchina

che guidi, né il conte-

nuto del tuo portafogli,

non sei i tuoi vestiti di

marca ...”

Se si volesse pensare al

Fight Club, probabil-

mente questa è una

delle citazioni che sali-

rebbero a galla nel ri-

cordare il celeberrimo

film di David Fincher,

ispirato all'omonimo

libro.

Da giorni si sentiva in

giro parlare di strani

scontri, di ragazzi che

si riunivano in luoghi

bui e disabitati per po-

ter combattere emulando,

per l'appunto, il film sopra

citato.

26 Aprile, è tardo pomerig-

gio. Nei pressi dei fiume

Tama, lì dove giacciono

numerosi magazzini abban-

donati, si sente della musica

a volume alto invadere l'aria

e si osserva una moltitudine

di giovani riunirsi per poter-

si esibire ed assistere all'e-

vento. Nella mente si susse-

guivano frasi di quel film, di

quel libro, scene indelebili

che potevano rendere alcuni

dei partecipanti, degli osser-

vatori, curiosi ed eccitati per

le aspettative che si erano

creati. Per chi non ha mai

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P A G I N A 2

神 奈 川 回 ™

cadavere di un politico sarà

trovato, questo si è sentito,

ma appena giungeranno noti-

zie certe allora saranno rese

sicuramente note. Sempre

grazie alla polizia, poi, si è

giunti all'ipotesi che gli orga-

nizzatori di queste lotte clan-

destine siano componenti

della Triade, la Mafia cinese

che da tempo si è radicata in

Giappone, contrastandosi

alla già fin troppo nota Ya-

kuza e, probabilmente da

questa, è stato riferito un

messaggio affinché venisse

pubblicato sul questa edizio-

ne del giornale, un messag-

gio cifrato di cui mittente e

destinatario sono tutt'ora sco-

nosciuti. Potrei scriverlo,

potrei rendere nota questa

semplice frase, basterebbe

battere ancora poche lettere

sulla mia macchina da scri-

vere e fare come mi è stato

detto. Tuttavia, non è mia

intenzione assecondare que-

ste pazzie, non è mia inten-

zione gettare legna su un

fuoco che divampa, alimen-

tandolo tanto da rischiare

l'incolumità di persone che

non hanno nulla da spartire

con le Mafie e i loro interes-

si, nessun altro deve fare la

fine della povera ragazza

morta in quella oscena e mal

riuscita copia del Fight club.

GT-R nera targata 横浜 77 -

77 カ, abbandonare veloce-

mente il luogo e si suppone

con un cadavere nascosto da

scaricare nello stesso fiume

Tama non distante da lì. Tutte

le informazioni possedute so-

no state date alla polizia che è

intervenuta nel bel mezzo del-

la lotta per fermare quella

pazzia in corsa, interrogare

tutti i partecipanti e i ragazzi

che son stati presi, e che subi-

to si è adoperata per la ricerca

del possibile cadavere dimo-

strandosi più che disponibile a

donarci informazioni preziose

non appena sarà al corrente di

qualcosa. Probabilmente il

Mai più Fight Club

festa erano presenti diverse

quantità di droghe ed alcolici di

forte gradazione, che avrebbero

potuto far sfociare la serata in

tragedia, se qualcuno avesse

esagerato. Ma è giusto ritenere

colpevoli di ciò i membri del

comitato studentesco? Per quan-

to possano essere preparati, non

rimangono comunque dei ragaz-

zi, alunni come gli altri? Certo,

magari avrebbero dovuto avvi-

sare delle autorità più compe-

tenti, ma magari non sapevano

che al festino vi sarebbero state

anche le suddette sostanze.

Quindi, ci si potrebbe chiedere:

ma gli adulti, gli insegnanti, il

rettore, i maggiori responsabili

dell'istituto, quanto hanno parte-

cipato nel tentare di risolvere la

situazione? Lo fanno mai? O

preferiscono stare tranquilli nei

loro bozzoli, scaricando tutte le

responsabilità sulle spalle dei

loro allievi che son membri del

comitato, o che comunque vor-

rebbero aiutare a risollevare

l'istituto al suo vecchio splen-

dore? Fatto sta che sembra

quasi impossibile che ciò acca-

da, attualmente. Grazie ai no-

minativi dati dallo stesso arti-

colo di gossip probabilmente

la polizia sta risalendo ai vari

“colpevoli” della serata, e

svolgendo le sue indagini sulla

provenienza di alcolici e stupe-

facenti utilizzati per il party

clandestino. Purtroppo le in-

formazioni a riguardo del caso

sono ancora riservate, quindi

non possiamo azzardare ad

aggiungere altro, se non che

attendiamo al più presto una

mossa dal nostro commissaria-

to e con essa possibili risultati,

assieme ad altre informazioni

da poter fornire ai nostri amati

lettori. I giovani sono il futuro,

è importante non dimenticarse-

ne e prendersi quindi cura del-

la loro sicurezza, istruzione e

disciplina.

-Servizio a cura della Red. C. Bianca.-

Si dice che quando si ha tutto, la

noia porti a cercare di spezzare la

monotonia nei modi più assurdi, e

che questo accada principalmente

tra i giovani, i quali, visti i tempi,

la tecnologia moderna e l'abitudi-

ne di avere spesso tutto a portata

di mano, cercando distrazioni dai

problemi tipici della loro età in

alcol e droghe, spesso abusandone

e finendo in un tunnel dal quale

non è affatto facile uscire. Ed ec-

co che l'istituto del Sol Levante,

nato come accademia militare e

famoso quindi per la sua discipli-

na, si è ritrovato coinvolto, come

molti dei lettori appassionati di

gossip già sapranno, in un recente

scandalo che ha causato non pochi

movimenti. C'è da dire che poteva

sicuramente finire peggio, consi-

derato che, stando a quanto testi-

monia l'articolo scandalistico del-

la oramai nota Gossip Scoop, alla

Rave Party al Sol Levante

“Nel Fight Club,

potevi essere un

Dio ma fuori,

quando il sole

tornava a

splendere nella

volta celeste,

tornavi ad essere

il solito impiegato

sottopagato.”

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P A G I N A 3 A N N O I I , N U M E R O I - ¥ 1 5 0

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P A G I N A 4

神 奈 川 回 ™

P A G I N A 4

Times. Si! Esatto miei cari lettori,

proprio io.

Tutto comincia con l'invito di parte-

cipazione al funerale di una vecchia

conoscente di famiglia. Al funerale

sono invitate pochissime persone, praticamente quei pochi (e si conta-

no sulle dita di una mano) che han

conosciuto la defunta signora. Ad

essi vengono offerti vitto e alloggio per una serata con l'intento di pren-

dere parte alla veglia funebre. La

casa non manca di camere per gli

ospiti, al punto che tutti riescono a

sistemarsi all'interno di una camera

singola. Il tempo passa in modo

però fuori dai canoni e del tutto

contro qualsiasi aspettativa. Le re-gole da rispettare sono poche e tra le

più importanti spicca di certo quella

di non salire nella misteriosa soffitta

della casa. Cari lettori, a questo punto devo fare ammenda per aver

peccato di curiosità, ma una cosa è

certa: non ero l'unico a non voler

restare all'oscuro dei segreti custodi-ti nella soffitta. Approfittando di un

buon momento ci intrufoliamo tutti

all'interno dell'antro oscuro, dentro

il quale è ovvio, sono stati svelati misteri che han dello stravagante.

Dovete saper che la proprietaria di

casa da giovane frequentava persone che, come lei, andavano matte per le

ricerche sui pirati e sui loro fanto-

matici tesori sepolti, al punto da

scoprire di un certo forziere custo-dito, indovinate un po' dove? Pro-

prio nei pressi della Yuigahama

Beach. Raggiungere il luogo indi-

cato per proseguire la ricerca non è di certo facile, così come è ovvio

che noi tutti e quattro i presenti tra

il presenziare ad una veglia e l'an-

dare alla ricerca di un tesoro pirata, abbiamo scelto la seconda opzione.

Elaborando gli indizi, risolvendo

rompicapi degni del miglior ro-

manzo piratesco o della più bella avventura del prode Indiana Jones,

si giunge a quello che pare essere

un ristorante della suddetta spiag-

gia. Ora dato che in ogni avventura che si rispetti, l'eroe di turno deve

per forza essere ostacolato da una

figura malvagia, l'antieroe di turno,

noi pure siamo incappati in quella che è una banda di manigoldi bella

e buona. La Banda Fratelli, scappa-

ti di recente di prigione, si sono –

per motivi a noi ignoti – messi sulle tracce del medesimo tesoro.

Al tentativo di intrufolarci nel

locale da loro presidiato (tra l'altro

nostra stessa meta, dato che le indicazioni in nostro possesso ci

han condotto proprio fin li) venia-

mo catturati ed interrogati dai bru-

ti, nella speranza di capire del per-ché ci trovassimo nei pressi di quel

locale. Inutile stare qui adesso a

prolungare di troppo la vicenda, vi

basti sapere che con uno strata-

gemma ben architettato riusciamo

a liberarci della spiacevole compa-

gnia e a perlustrare il locale dall'in-

terno, ed è proprio nella cantina dello stesso che si può vedere una

botola che conduce ad un passag-

gio sotterraneo. L'avventura è stata

davvero pericolosa, quel luogo sotterraneo - che si dirama per

chilometri nel sottosuolo tra caver-

ne e cunicoli – si è rivelato irto di

pericoli e trappole di ogni genere, noi tutti abbiamo rischiato di per-

dere la vita più di una volta nel

tentativo di proseguire, trovare un

tesoro (qualora ve ne fosse uno) e con la consapevolezza di essere

inseguiti di certo dalla famiglia di

lestofanti. Riusciamo a raggiunge-re una grandissima caverna sotter-

ranea, ricolma di acqua, un vero e

-Servizio a cura di Yoshi Okada-

Oggi giorno si tende a dividere la

vita comune di ogni cittadino divi-

dendola in due grandi rami: la vita

normale e la vita da Film.

Certo, pensare alle avventure fanta-

stiche, coinvolgenti ed emozionanti, quegli eventi che sconvolgono i ca-

noni della normalità e che ti spingo-

no verso un sentiero imprevisto, uno

stile di vita nuovo e per quanto poco questo possa durare non si può far

altro che rifiutarlo a priori, catalo-

gandolo nel ramo della vita da Film

– che tra l'altro molti di voi continue-ranno ancora anche dopo aver letto

questo articolo – vita che mai potreb-

be verificarsi no? Questo è quanto

pensano tutti, questo è quanto pensa-vano anche i protagonisti della nostra

storia. Persone comuni, gente di tutti

i giorni ma che si è presto accorta di

essere al centro di uno di questi rac-conti avventurosi. Qui le carte in

tavola cambiano, devono decidere se

vivere l'avventura o fermarsi, per-

ché... hei! Si parla anche di vivere o morire e questo di certo non è un

film. Non ci è concesso rivelare i

nomi di questi protagonisti, meno

che uno, il caro O.Y. Attraverso gli occhi e le esperienze di questo ragaz-

zo, laureato in lettere con altissimi

voti, aspirante scrittore e neo assunto

proprio qui, al rinomato Kanagawa

Un Vivace Funerale

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P A G I N A 5 A N N O I I , N U M E R O I - ¥ 1 5 0

In fine, cari lettori, vorremmo ricordarvi che il KT è ognuno di voi, e che la vostra

opinione conta! Se mai voleste fare comunicazioni alla redazione, o vorreste pubblica-

re qualche riga sul giornale, inviate una e-mail all'indirizzo [email protected] e noi

sorteggeremo una lettera a settimana per esporla in una rubrica speciale che creere-

mo apposta per voi!

V O X P O P V L I

ci fuori gioco una volta per tutte. Ovvia-

mente se sono qui a scrivere è ovvio che loro non sono riusciti nel loro intento. Pur-

troppo per fuggire, le misure adoperate

sono state fuori luogo per via del posto in

cui ci trovavamo e per la salvaguardia dell'esistenza del galeone stesso. Aprendo

un buco nella parete della grotta con della

dinamite, noi ed il galeone assieme, abbia-

mo preso il largo. La nostra corsa, o per meglio dire navigata, termina a poche cen-

tinaia di metri dalla spiaggia, verso la quale

siamo tornati a nuoto. Il galeone, non es-

sendo governabile si è sperduto al largo,

verso rotte a noi ignote. Chi sa, magari è tornato all'avventura come a suo tempo, io

almeno lo spero. Mentre la banda di crimi-

nali... beh certamente adesso saranno nuova-

mente dietro le sbarre, dato che sono rimasti – a seguito dell'esplosione – confinati nella

grotta, alla mercé delle forze dell'ordine. La

storia, per quanto stramba, termina qui.

Esempio lampante che avvolte la vita reale si mescola un poco con quella rappresentata

nei libri o nei film. Sta poi a noi viverla al

meglio e senza rimpianti.

proprio lago sepolto, al centro del quale

galleggiava maestoso un antico galeone pirata. La bandiera nera raffigurante il te-

schio parlava chiara e le condizioni della

nave in se erano assai messe male. Quel

galeone era li sotto in attesa di essere sco-perto da secoli, con a bordo ancora il suo

vecchio equipaggio, oramai cumulo d'ossa e

nulla più. Purtroppo a bordo del galeone non

si trova alcun tesoro, per tanto quella ricerca è stata un enorme buco nell'acqua, sia per

noi avventurieri che per la banda fratelli che

da li a poco ci raggiunse cercando di metter-

bero potuto percepire l'energia di quel-

la notte, che si spandeva per tutta la

foresta, in quella notte sicuramente

magica, tramutatasi poi in macabra.

Fatto sta che la sottoscritta non era

l'unica presente, ma solo più tardi ho

potuto constatare la presenza di altre

persone, per loro fortuna o sfortuna

coinvolte in quel che stava succedendo

nel bosco.

La prima persona che ho incontrato,

lungo il sentiero, era un giovane ragaz-

zo, ma è sparito poco dopo, richiamato

da qualcosa a me ignoto; invece io ho

proseguito, guidata da una scia di luc-

ciole, fino a trovarmi in una piccola

radura dove una bambina dai capelli

rosso fuoco e la pelle chiara come la

luna, mi attendeva. Era lei a canta-

re quella melodia, che proseguiva:

"Giochi con la strega, lei sarà con-

tenta, non tocchi l’angelo, tesoro,

le sue lacrime la strega non le può

sopportare; ti farà soffrire, ti farà a

pezzi e poi… ti farà sparire…".

Vedendomi mi sorrise e mi tese la

mano: voleva che la accompa-

gnassi, ma fino al momento del

mio arrivo sul posto non sapevo

dove. Quello che prima sembrava

un vicolo cieco, fece largo ad un

sentiero e la bambina, Alisea, mi

scortò, tenendomi per mano, fino

ad uno spazio più ampio, dove mi ripa-

rai con lei dietro un cespuglio. Insieme

a me, chi accompagnato ad una bambi-

na dalle fattezze molto simili a quella

che mi scortava, chi solo, c'erano altre 5

persone: tutte si erano trovate a transita-

re per la foresta e tutte erano rimaste

impigliate in questa rete magica, fatta di

richiami e di canzoni.

Davanti a noi, si stava svolgendo uno

spettacolo agghiacciante: sette figu-

re femminili di incredibile bellezza dan-

-Servizio a cura di Ookami Tsuya.-

Per i temerari che si sono avventurati

lungo i sentieri della foresta Mo-

ri, la notte del 30 aprile è stata

sicuramente fuori dall'ordinario.

Nonostante la pioggia battente, la

luna usciva a sprazzi da dietro le

nubi e illuminava il cammino di

quanti, magari per una gita o per

raggiungere il tempio Shintoista,

si sono trovati a passare per quei

luoghi.

Erano le ore 20, circa, e nella

foresta risuonava una strana can-

zoncina: "Danzan le streghe la

danza con i maghi, fanno i filtri

magici per spaventare i draghi.

Gira, gira il pentolone tira su il coper-

chio; fuoco, fuoco notte e dì, le streghe

fan così!". Non erano certo ripetitori

posizionati dietro i cespugli, per una

trovata pubblicitaria o per uno scherzo

di massa, magari di qualcuno che vole-

va solo divertirsi, a diffondere quelle

parole; era invece una voce di bambina,

accompagnata da piccole risa, che da

lontana si faceva sempre più consistente

e vicina mano a mano che si avanzava

sul sentiero. Anche i più scettici avreb-

Spiriti e Riti nella Foresta Mori

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神 奈 川 回 ™

P A G I N A 6

coltello rituale, con il probabile

intento di sacrificare la donna in

bianco. Molti dei presenti vole-

vano intervenire, ma tutti aveva-

no capito che, allontanarsi dalla

bambina che li accompagnava,

voleva dire finire preda di quelle

mani sbucanti dal terreno, desi-

derose di stringersi attorno a

qualcuno.

Solo un uomo, per primo, ebbe

il coraggio di lasciare il proprio

riparo e di distrarre le sette stre-

ghe, puntando due pistole verso

il cerchio di celebranti e facendo

guadagnare a tutti il tempo per

fare qualcosa.

E quando i numeri potevano

giocare a suo sfavore, ecco che,

a modo proprio, tutti cercarono

di aiutare il primo soccorritore e

la donna vestita di bianco.

Le bambine spiegarono, ai pro-

pri protetti, che è al loro presen-

za a fare in modo che nessuno di

noi comuni umani venisse notata

dalle streghe; che queste, in real-

tà, sono Lamie e succhiano il

sangue. Ci informano che quella

è la notte delle streghe e del

Popolo Fatato, ma che le prime

l'hanno rubata; aggiungono che,

quella notte, una volta l'anno

una vergine deve essere sacrifi-

cata per rinnovare il patto con il

demonio a cui le Lamie hanno

venduto l'anima.

La sete di sangue delle streghe

e l'intervento di estranei nel

loro rito le ha mandate su tutte

le furie, e queste si lanciarono

ad attaccare il giovane uomo

irrotto nel loro cerchio; fortuna-

tamente, con l'aiuto di tutti i

presenti, la donna in bianco

viene liberata e le Lamie rese

inoffensive, impedendo la con-

clusione del rito e spezzando di

fatto il patto che le legava al

loro signore.

Ad azione terminata, le bambi-

ne se ne sono andate come sono

arrivate: in un vortice di luccio-

le che svanisce nel buio della

foresta e della notte.

Bagnati e spaventati, i presenti

ritornano ognuno per la propria

strada; non so chi fossero i miei

compagni di sventura, ma li

ringrazio: è stata la dimostra-

zione che l'unione fa la forza,

soprattutto nelle situazioni più

disparate.

zavano scalze intorno ad un cal-

derone, ammantate in neri man-

telli; legata ad un palo, una donna

vestita di bianco piangeva, forse

rassegnata a morire, di lì a poco.

A studiare attentamente i fatti, a

mente lucida, è probabile ci tro-

vassimo davanti ad un rituale in

piena regola, dove si voleva sa-

crificare la vergine come capro

ad un'entità superiore, in cambio

di un favore. Ma lì, nella foresta,

sotto la pioggia battente, tutti

eravamo sconcertati da quel che

stava accadendo; non c'era molto

tempo per pensare, dato che, po-

co dopo l'arrivo di noi visitatori,

la terra sotto i nostri piedi ha

iniziato a tremare e ne sono usci-

te innumerevoli mani in avanzato

stato di putrefazione, ma ancora

capaci di afferrare qualcosa o

qualcuno. E quel qualcuno fu un

uomo, di cui non ho potuto vede-

re il viso, che a differenza degli

altri non era accompagnato da

nessuna bambina.

La situazione si stava facendo

piuttosto tesa, dato che una delle

sette figure in nero si era allonta-

nata dal gruppo per prendere un

Spiriti e Riti nella Foresta Mori

rinfrancare e "riscaldare" i pas-

seggeri. Preparò del caffè molto

forte, aggiunse zucchero e whi-

sky, completando con una guar-

nizione di panna. Quando i pas-

seggeri gli chiesero se si trattas-

se di caffè brasiliano, Mr. Sheri-

dan divertito rispose: «No, è

caffè irlandese!».

La bevanda fu semisconosciuto

fino a che, un giorno, un giorna-

lista del "San Francisco Chroni-

cle", atterrato a Shannon, scoprì

l'irish coffee e l'apprezzò molto,

arrivando a dedicargli un artico-

lo, sul quotidiano a grande tira-

tura di cui era corrispondente.

Fu così che i bar di San Fran-

cisco incominciarono a prepa-

rare l'Irish Coffee, e poi la

ricetta si diffuse in tutto il

mondo.

L'Irish coffee, oggi, è un caffè

molto lungo, corretto con una

buona base di whiskey e rico-

perto con un po' di panna mon-

tata. Un vero Irish coffee si

prepara in un grande bicchiere,

precedentemente riempito di

acqua calda per portarlo alla

giusta temperatura. Si assapora

lentamente e il segreto consiste

nel mischiare molto bene lo

zucchero. Si possono aggiun-

-Servizio a cura di Ookami Tsuya-

Il Brazen Head Irish Pub ed il suo

staff ci regalano un'altra serata

eccezionale, festeggiato, questa

volta è un'altra invenzione "made

in Ireland", l'Irish coffee: secondo

la tradizione, la bevanda nasce nel

1942 ad opera di Mr. Joe Sheri-

dan, capo dei barman nel bar

dell'aeroporto di Shannon, in Ir-

landa. Vedendo arrivare in piena

notte dei passeggeri stanchi e stiz-

ziti per la cancellazione del loro

volo dovuta al maltempo, Sheri-

dan pensò allora di servire loro

qualcosa di robusto che potesse

L’Irlanda in un Bicchiere

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Tokyo Shoken Torihikijo

(dati TST quadrimestrale pref. Kanagawa socio-economica—Chiusura I quadr.)

NOME PREZZO VAR %

Arikado corporation 6.355,00 -1,67%

IdolM@ster corporation 4.560,00 +2,00%

IronWork 6.430,00 +0,00%

Kanagawa Times 4.666,00 +2,02%

Katsuragi group 8.880,00 +3,00%

Lilya Editori 4.301,00 +0,30%

Shinto corporation 8.789,00 +0,00%

Yoshitaka-Cho 8.420,00 -0,40%

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all'Irlandese.

A fare da contorno alla serata, sebbene

avrebbero potuto essere la portata prin-

cipale, il gruppo irlandese dei "The

Script", che ha esaltato il pubblico. In

ogni caso è stata un appuntamento in

un certo senso familiare, nelle mura

scure e nell'ambiente festoso. Qualcu-

no si è anche cimentato in un gioco

nuovo, con carte e bicchieri di Irish

coffe; la serata si è conclusa in pieno

stile Brazen Head: tanta festa e molti

gomiti alzati, qualche carenza di equili-

brio e molti canti, sia seguendo la band,

sia per smaltire l'euforia. Tutti ad esalta-

re il re della serata: l'Irish coffee.

gere delle spezie, come la cannella, ma i

puristi lo preferiscono liscio.

Ed è stata la bevanda eccellente per

accompagnare la serata del 21 aprile,

piovosa ed umida: lo staff del Brazen

Head ha saputo preparare un ottimo

Irish coffee e dolci basati sulla ricetta

tradizionale ed accogliere i molti accor-

si con calore e una gentilezza declinata

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神 奈 川 回 ™

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trovavano si attaccavano e

non si staccavano più nean-

che per mangiare e così mori-

vano di fame; così gli dei

crearono l'atto sessuale che

consentiva di trovare un ap-

pagamento da questa unione.

Le analogie fra le culture oc-

cidentali e orientali sono

molteplici e la rappresenta-

zione dello Yin e Yang, come

raffigurazione di due anime

che vanno a completarsi for-

mando qualcosa di perfetto

ed equilibrato, ne è l'esempio

lampante.

Più romantica è invece la

leggenda cinese che narra del

giovane Wei e la ricerca del

suo amore volendosi rendere

artefice del suo destino, fi-

nendo quasi per uccidere la

giovane donna che si rivelò

essere la sua anima gemella.

Da questa leggenda nasce la

credenza popolare del filo

rosso del destino che ognuno

di noi porta legato al migno-

lo dal momento in cui na-

sciamo e ci condurrà -prima

o poi- dalla propria

anima gemella.

La saggezza degli

antichi è da ritener-

si rara e incredibil-

mente stupenda.

Vero è che una leg-

genda resta pur

sempre una leggen-

da, qualcosa a cui

non dover credere

alla lettera dando

tutto per assurdo,

ma ogni storia rac-

contata per genera-

zioni racchiude in

se molteplici signi-

ficati ed insegna-

menti che chi ascol-

ta dovrebbe cercare

di rendere propri.

È vero, forse non

tutti sono destinati,

in questa breve vita che ci è

concessa, di riuscire a trova-

re l'anima gemella o – ancor

più difficile – a riconoscerla

o a compiere le scelte esatte

che conducono a questa, ma

le coincidenze sono solo

figlie della mente umana che

si rifiuta di credere ad un

Destino che indica loro la

via da percorrere, che cerca

di condurre ogni uomo lun-

go la propria strada, la via

giusta per lui e lui solo.

La popolazione mondiale,

oggi giorno, conta circa 7

-Servizio di Emamnuel Dotrak-

Un lungo filo indistruttibile e

invisibile.

Un nastro scarlatto che si lega

stretto al mignolo di ognuno

di noi.

Non si può tagliare,

non si può sciogliere

e non si sa questo

dove conduce, lo si

può solo seguire,

ignari che sia lui a

condurci nella nostra

vita, a farci compiere

ogni passo per rag-

giungere una ed una

sola meta: l'altra sua

estremità.

Sin dall'antichità si è

sempre ritenuto che

per ogni anima ne

esistesse una sua par-

te affine, che la com-

pletasse e i più noti

filosofi dell'occidente

hanno creato opere

per capire e conosce-

re l'amore o, meglio

ancora, la ricerca e il

bisogno di questo.

Una delle storie più conosciu-

te è quella raccontata dal com-

mediografo Aristofane: si trat-

ta di un mito secondo il quale

gli uomini un tempo erano

tondi – la sfera era vista come

forma che rappresentasse la

perfezione-, sferici e doppi:

questi esseri si sentivano forti

e perfetti e peccarono di traco-

tanza; gli dei per punirli li ta-

gliarono a metà. Da allora

sentirono il bisogno di ritrova-

re l'altra metà e la cercavano

disperatamente. Quando la

Il Filo Invisibile

“Non si può

tagliare, non si

può sciogliere

le coincidenze

sono solo figlie

della mente

umana.”

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alcuno per chi crede nell'amore ma,

prima o poi, anche a questi, se riu-

sciranno a sfilarsi la maschera che

ricopre la loro espressione, se rie-

scono ad abbattere le mura che pro-

teggono il loro sofferente cuore,

sarà concesso trovare l'altra estre-

mità invisibile e scarlatta di quel

filo. E lì dove non ci sono colpi di

fulmini, lì dove il cammino sembra

difficile, deve comparire l'audacia,

quel pizzico di follia che spinge

l'uomo a fare quel passo in più che

cambia la sua vita, che lo fa ri-

schiare, quel passo in un baratro

oscuro che può sia finire per avvol-

gerti dalle tenebre o coglierti e cul-

larti con le sensazioni e le emozio-

ni che l'uomo è destinato a ricerca-

re e desiderare.

Non abbiate paura, non siate cinici,

non perdete speranze ma siate folli.

Folli per l'amore e quello che vi può

donare. Folli per sentire il vostro

cuore battere all'impazzata. Folli per

poter provare l'unico sentimento che

fa sentire veramente vivi.

“[...]La follia non sapeva che cosa

fare.. Si scusò per aver organizzato

un gioco così stupido! Implorò l'a-

more per ottenere il suo perdono e

commossa dagli esiti di quel danno

irreversibile arrivò al punto di pro-

mettergli che l'avrebbe assistito per

sempre...

L'amore, rincuorato, accettò la pro-

messa e quelle scuse così sincere..

Così, da allora, l'amore è cieco… e

la follia lo accompagna sempre.”

miliardi di persone che abitano que-

sto mondo, per un totale di 3 mila e

500 fili rossi che si annodano l'un

l'altro, che si aggrovigliano, che si

allungano e rimpiccioliscono solo

per dare l'occasione a due persone di

potersi incontrare.

C'è chi è fortunato, c'è chi riesce a

riconoscere il proprio amore da un

solo sguardo, con un solo colpo di

fulmine che lo folgora e rende tutto

più chiaro, tutto più perfetto; c'è chi

incontra subito l persona a lui affine

senza dover conoscere la sofferenza;

e c'è chi è guidato da una stella ca-

pricciosa, che si diverte a mettere

ostacoli lungo il cammino, si diverte

a far illudere, a spezzare i cuori e a

far credere che non c'è beneficio

Sudoku

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