Koinè - il giornale dei Licei (october)

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ottobre 2013 Docente referente: prof. Giuseppe Bruno

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YEAR: FOURMONTH: OCTOBERLANGUAGE: ITALIAN.This is the CEI (Centro Educativo Ignaziano) High School's newspaper, inside we can find everything from videogames to legends, from music to sports and events, all made by teenagers for teenagers (and some teacher).Enjoy!Graphic and Editing: Federica BalistreriCover: Oscar Lo Piccolo

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ottobre 2013Docente referente: prof. Giuseppe Bruno

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Venerdì 4 ottobre, alle 11, tutti i col-legi della Rete Ignaziana in Italia e in Albania si sono ritrovati insie-

me per augurarsi un buon inizio dell’anno scolastico. Gli alunni si sono collegati tra-mite hangout da 7 scuole diverse (Istituto Sociale di Torino, Leone XIII di Milano, Istituto Massimo di Roma, Istituto Pon-tano di Napoli, Collegio Sant’Ignazio di Messina, Centro Educativo Ignaziano di Palermo, Liceo Meshkalla di Scutari).Si è iniziato guardando tutti insieme il vi-deo preparato dall’Istituto Sociale sull’in-contro del 7 giugno in Aula Paolo VI, dove 9 mila studenti furono ricevuti da Papa Francesco; è stato molto bello vedere le impressioni che esprimevano gli alunni prima e dopo l’incontro, la speranza e la felicità di partecipare e di aver partecipato a questo evento memorabile. Vedere tutta quella folla è stato incredibile, io perso-nalmente non avevo visto tutta questa gen-te quando eravamo lì, ma vedendo quel video ho capito veramente che c’era tan-tissima gente, e tutta quella gente l’aveva

portata Papa Francesco, con la sua simpa-tia, con la sua semplicità, con il suo modo di mostrarsi, così come lui è, mettendosi al nostro livello, non innalzandosi.In seguito tutte le scuole hanno prepara-to un augurio di inizio anno; L’Istituto Sociale ha preparato l’Alleluja, il liceo Meshkalla ha portato un canto, l’Istituto Massimo una filastrocca, il CEI è stato rappresentato da Mirko Lo Coco che ha cantato “Buongiorno a te” di Luciano Pa-varotti, conosciuta come la canzone della pubblicità della Nutella, l’Istituto Leone XIII ha portato un discorso.Dopo ciò, tutti gli alunni della nostra scuo-la si sono riuniti nel campo di basket del-le elementari per una preghiera finale per un buon augurio di inizio anno; Rinaldo Clementi ha recitato il “Cantico delle cre-ature”. Infine sono state aperte delle gab-bie dentro le quali c’erano delle colombe bianche, come segno di pace visto che la guerra in Siria è stata annullata.Questa giornata è stata molto bella perché ci ha riunito tutti.

RAIMONDA CATALIOTTI RUISI

Festival della legalità

a Villa Filippina

Giorno 30 settembre ci siamo recati, tutto il II Classico A insieme alla prof.ssa Angela Caruso, a Villa Fi-

lippina per partecipare al primo incontro del Festival della legalità. Il Festival durerà sei giorni per mettere in evidenza e riprendere anche le opere di Padre Pino Puglisi.Rappresentanti di questo Festi-val sono: Giu-seppe Caruso, Di Matteo (sindaco di Monreale) ed altri per parlare sui beni confi-scati alla mafia, chiedendosi: è giusto venderli?Di Matteo sostie-ne che i beni non devono essere distrutti, ed anche se la crisi di questo momento rallenta le operazioni necessarie, bisogna muoversi.Lo stesso ha confermato il rappresentante della banca Unicredit, ritenendo che tutto ciò deve diventare produttivo.Giuseppe Caruso, che fa parte dell’Agen-zia dei beni confiscati, vuole realizzare un’idea di Pio La Torre, cioè riassegnare i beni ai propri territori.

Hanno raccontato per esempio che un giorno, facendo un sopralluogo nelle zone di Corleone, nessun trattore era presen-te nelle campagne, quindi incontrando i vari sindaci dei vari paesi hanno pensato di fare un consorzio tra i comuni di San Cipirrello, San Giuseppe Jato, Corleone... Nacque così l’Agenzia dei beni confisca-

ti e riuscirono a consegnare i beni alle comunità che ancora oggi se ne occupano, e quindi i terreni oggi sono fertili e utili.Molti lamentava-no i tempi che in-tercorrono fra il sequestro del bene e l’affidamento di quest’ultimo alle

comunità; Caruso ha risposto che purtrop-po contro la Legge non possono fare nulla, ma tanto hanno fatto e sperano di fare an-cora di più.Personalmente il mio pensiero riguardo al problema della mafia è cambiato: pensavo che si diceva tanto, ma non si faceva quasi niente, o almeno poca gente era disposta, adesso invece ho capito che davvero si vuole cambiare.

RAIMONDA CATALIOTTI RUISI

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poi trattato i temi del prendersi cura, del-la riconciliazione e della possessione, fino ad arrivare alla concezione dell’amore nel mondo della Cina tradizionale.Abbiamo quindi esplorato l’amore, ma non solo! L’atmosfera filosofica si respi-rava ovunque, infatti abbiamo visitato una mostra su John Lennon ed una sulle figu-rine, e indovinate cosa c’era per cena: il

menu filosofico, composto da tutte le pre-libatezze tipiche del posto. In conclusione, l’esperienza è stata assolu-tamente interessante e positiva, e la consi-glierei a tutti gli alunni dei prossimi anni che hanno voglia di scoprire ed immerger-si in un’atmosfera diversa da quella quo-tidiana.

Disegno di Tatiana Fauci.

Inviaci anche tu i tuoi disegni!

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L’Amore al centro.

Amare: è questo il tema sul quale quest’anno vari professori e fi-losofi hanno spaziato e discusso,

durante il Festival di Filosofia tenutosi il 13-14-15 Settembre tra le città di Mode-na, Carpi e Sassuolo. L’amore in tutte le sue forme, quelle fisiche, quelle spiritua-li, l’amore come illusione, come empatia, come cura per l’altro. Le conferenze che si sono tenute non hanno analizzato soltan-to l’amore nell’attualità, ma hanno ripre-so anche l’amore presso gli antichi greci: ad esempio Giovanni Reale, esaminando il Simposio di Platone, descrive l’amore (eros), come un demone mediatore, una forza che tenta di unire la metà mancante per creare l’unità. Questa forza che avvici-na le persone tra di loro viene interpretata da Laura Boella con l’empatia, ossia la ca-

pacità di comprendere e vivere a fondo le emozioni degli altri. Un’empatia che per Elena Pulcini si manifesta nella cura ver-so l’altro, nell’attenzione per le persone. E questa cura non si limita al singolo, ma si estende alla comunità, dove purtroppo spesso le persone pensano ai propri inte-ressi, interessi che Sossio Giametta, ri-prendendo le tesi di Schopenhauer, iden-tifica in un egoismo dettato dalla natura della specie. Una visione realista, dove lo stesso amore viene interpretato come illu-sione e vaneggiamento, che celano il vero scopo della specie: l’amore sessuale. L’a-more dunque non ha più una valenza spiri-tuale, ma è piuttosto una maschera che na-sconde il fine amoroso, il più importante perché assicura la continuità della specie.

Oggi menù filosofico

Alessia Vezzi

Elena Catalano

Amare è stato il tema del festival di filosofia, tenuto a Modena, al qua-le ho partecipato con i compagni

di quinto e quarto anno. La filosofia non è una delle materie più popolari tra i banchi di scuola, di contro l’amore è uno degli argomenti più discus-si tra i giovani, ne sentiamo parlare nel-le canzoni, nei libri, nelle riviste, nei so-cial network e in televisione... Ma l’idea dell’amore che questi mezzi di comunica-

zione ci trasmettono è uno stereotipo, una visione commercializzata di un sentimen-to molto più ampio, che presenta altre mil-le sfaccettature.Al festival ci è stato possibile ascoltare le-zioni che in minima parte hanno ribadito concetti che conoscevamo, ma che nella maggior parte dei casi ci hanno fatto ri-flettere su nuove questioni.Partendo da lezioni su grandi filosofi come Platone e Schopenhauer, abbiamo

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Il 17/10/2013 il II Classico A (ovvero la mia classe) si è recato presso la comunità per tossicodipendenti di Sant’Onofrio, chiamata Opera Don Calabria, dal nome del fondatore Don Calabria nato a Ve-rona. L’Opera Don Calabria è in tutto il mondo, ma solo a Sant’Onofrio si occupa di tossicodipendenti, negli altri centri si occupa principalmente di minori. Come vi aspettereste un centro per tossi-codipendenti? Penso che tutti si aspette-rebbero una piccola struttura tutta bianca, come un ospedale, con dentro delle per-sone depresse e molto nervose; sincera-mente anche io lo pensavo, ma appena siamo arrivati mi sono ricreduta: il centro era in mezzo alla natura, era bello grande, molto colorato, tutto fatto da loro, perché è così che li fanno distrarre, li impegnano nella cura del posto in cui loro dovran-no stare per due anni o più, anche per scontare pene che dovrebbero scontare in carcere.Alcune presentazioni e infine ci hanno di-viso in gruppi da 4-5: un gruppo sarebbe andato a cucinare il pranzo e la merenda, un altro gruppo sarebbe andato a pascola-re le pecore, un altro ancora sarebbe an-dato nella serra, l’ultimo sarebbe andato a curare i cavalli e gli asini.Io sono capitata nel gruppo della cucina; abbiamo tagliato il formaggio, pelato le patate e sistemato le salsicce. Il secondo gruppo è andato a pascolare le pecore nelle colline lì vicino, il terzo gruppo ha levato le erbacce, mosso il terreno, rac-

colto peperoncini, l’ultimo gruppo ha fatto mangiare i cavalli e gli ha pulito il pelo. L’impressione che mi hanno dato questi ragazzi è stata molto positiva, era gente molto forte e molto allegra, spe-ranzosa, positiva, grata per questa oppor-tunità di ricominciare; tengono molto a quel posto, molti vanno a trovare la loro famiglia ogni settimana, altri studiano per prendere ancora la licenza media, altri ancora, grazie al direttore, scontano la pena là invece che carcere. Vedere i loro sorrisi, sentirli parlare di cosa vorrebbero fare nel futuro, è stato bellissimo, non ti immagineresti mai che queste persone siano in questa maniera, così solari, mol-to spesso più di noi, che gioiscano per qualcosa di piccolo, per poter rivedere i loro figli, per la loro libertà. Sono persone che ne hanno passate veramente tantissi-me, ma nonostante tutto si sono riprese, sono fortissime, con una forza di volontà di ricominciare, di dimenticare il passato e non fare più gli stessi errori mai vista. Non diresti mai che hanno passato tutto questo, che hanno toccato il fondo, che alcuni di loro hanno venduto la loro casa per la droga un tempo, ma adesso sono l’opposto. Ringrazio Davide Dell’Oro ed Emio Cinardo per averci accompagnato in questa splendida esperienza, ringrazio tutti quelli che ci hanno permesso di in-contrare queste splendide persone, perché da un loro piccolo sorriso nasce tanta felicità.

Incontro con la comunità per tossicodipendenti di Sant’Onofrio

RAIMONDA CATALIOTTI RUISI

Mercoledì 9 ottobre, noi aderen-ti al progetto “Dopo scuola al Centro Astalli”, ci siamo recati

insieme al professore Davide Dell’Oro sj e a suor Grazia Cioffi alla biblioteca di Casa Professa per assistere ad una mo-stra, chiamata “Corpi migranti”. Il nome di questa mostra ha subito destato la mia attenzione e curiosità, specie in seguito ai terribili avvenimenti nel Mediterraneo delle scorse settimane. La migrazione era infatti il tema centrale dell’intera mostra, raccontata in un modo diverso e molto ef-ficace. Consisteva infatti in un percorso che riuscisse a catturare tutti i nostri sen-si. Durante la prima parte abbiamo infatti guardato un filmato che attraverso fortis-sime immagini ha colpito i cuori di tutti mostrando le terribili condizioni in cui versa un paese dell’Africa, dove i bambini

soffrono ancora per la fame, le malattie e la guerra. Nella seconda parte, all’interno di un tunnel al buio hanno cercato di farci vivere, per quanto possibile, l’esperienza della traversata attraverso l’ascolto di al-cuni audio, facendoci sentire canti africa-ni, urla di donne, tonfi in acqua di corpi... Usciti dal tunnel siamo stati travolti da intensi profumi, provenienti da prodotti tipici africani come arachidi, semi di lino, paprika ecc. e al termine abbiamo visio-nato un filmato creato da ragazzi di “se-conda generazione”, ossia ragazzi figli di immigrati, ma nati e cresciuti in Italia, che rivendicano gli stessi nostri diritti. Al termine di questa mostra, carica di signi-ficato, siamo andati al Centro Astalli per stabilire le equipe, un po’ tristi per le forti immagini viste ma di certo più motivati di prima!

Federica Palazzolo

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“Io sono un peccatore… che è guardato dal

Signore”

Ho letto quasi d’un fiato l’intervi-sta di padre Spadaro S.J. al nostro papa Francesco: d’un fiato non solo

perché ben fatta e ottimamente presentata, ma anche perché non finirei mai di senti-re e leggere le parole del Pontefice. Dice le cose più ovvie, normali, ma in modo tale da fartele sentire straordinarie e, so-prattutto, nuove, come se le sentissi per la prima volta. Pensavo che fosse per il tono della voce, così dolce e persuasivo; sem-bra quasi sussurrare, a volte, con un ritmo così lento e pausato che ti dà la possibilità di assaporare, gustare lentamente le paro-le che dice. L’effetto è lo stesso quando si leggono le sue paro-le: sarà che hai an-cora nell’orecchio il tono della voce, sarà la semplicità, sarà al-tro, ma l’effetto è lo stesso. I 19 capitoletti nei quali il direttore della Civiltà Cattolica ha suddiviso il testo sono le parti di un’im-magine che si conferma essere subito, sen-za veli, quella di un uomo, un vero uomo, che si presenta come un peccatore. Alla domanda “Chi è Jorge Mario Bergoglio?”, il Papa risponde: “Io sono un peccatore… Sì… sono un peccatore al quale il Signore

ha guardato… io sono uno che è guardato dal Signore”. Si resta colpiti, spiazzati. Si comincia così? Senza pudore, dicendo a tutto il mondo parole che si pronunciano solo in confessione? Sì, questo è lo stile di papa Francesco che precisa e ribadisce: “E non è un modo di dire, un genere lette-rario. Sono un peccatore”. Eppure, questa autopresentazione non mi provoca fastidio o rifiuto, ma mi spinge ad abbracciare su-

bito, idealmente, que-sto uomo che bacia ed abbraccia di cuore tutti, e non per forma. Si sarebbe potuta chiudere qui l’intervista di pa-dre Spadaro, che al-tro ancora? C’è tutto l’uomo in questa af-fermazione, l’uomo con la sua imperfe-zione, la sua debo-lezza di creatura che riconosce gli sbagli commessi contro Dio e contro i fratelli e si riconosce peccatore.

L’uomo che si sforza di amare il suo Si-gnore, di servire il prossimo, ma che cade spesso, per poi ricominciare e poi cadere, e così sempre, aiutato dallo sguardo di chi lo ama, lo sceglie e gli dice: “Seguimi”, come fece Gesù con il pubblicano Matteo, colui che esercitava il mestiere più igno-minioso per un ebreo. Il motto del Papa è,

pertanto, “Miserando atque eligendo”, che rende in latino lo sguardo con sentimento di amore e la scelta operata da Gesù pro-prio su Matteo. Conclude, poi, facendoci assaporare il gusto del gerundio miseran-do, dicendo che è “intraducibile sia in ita-liano sia in spagnolo”, ma che a lui piace tradurre con un gerundio inesistente: “mi-sericordiando”! Ci sembra di capire que-sto neologismo di papa Francesco che ri-chiama il valore della “misericordia”, del “cuore rivolto agli infelici, ai poveri” di cui spesso parla e che ci invita a possedere e ad usare. All’amore di Cristo, al suo sguar-

do, noi, ed ora sappiamo anche il Pontefi-ce, spesso ci opponiamo, lo respingiamo e, come Matteo nel quadro di Caravaggio, “arraffiamo” i nostri beni, per proteggerli da Gesù e rifiutiamo la sua chiamata. Sì, siamo peccatori, anche noi, come papa Bergoglio, è una certezza che accettiamo, la sentiamo più vera, ma in-sieme all’altra, quella di essere guardati e amati da Lui. E allora: Nulla ti turbi, nulla ti spaventi / A chi è vicino a Dio non man-ca nulla, / solo Dio basta. (Santa Teresa d’Avila).

MULTILINGUISMO: OPPORTUNITA’ O MINACCIA PER LA LINGUA ITALIANA?

LETTERA APERTA AGLI STUDENTI DEL CEI

Angela Caruso (Prof.)

Cari ragazzi e ragazze,venerdì 10 maggio presso l’Ac-cademia dei Lincei, il prof. Tullio

De Mauro ha tenuto una conferenza sul-lo stato della lingua italiana, dal quale è emerso che sempre più la nostra lingua è straniera in Patria.E questo per due ragioni: la prima è che esiste – secondo i dati dell’Istat – ancora una sacca di analfabetismo in Italia; la se-conda è che la grande presenza di stranie-

ri, anche extraeuropei, che vive in Italia porta a sentir parlare molto spesso una lingua diversa dalla nostra. Roma, la città da cui vi scrivo, ne è un esempio chiaro.Il multilinguismo in Italia non è una re-altà nuova. Pensate che solo in Sicilia, ancora oggi, vi sono comunità come Pia-na degli Albanesi e San Fratello dove si parla, oltre l’italiano, una lingua diversa.Molte parole, sia italiane che del dialet-to siciliano, provengono da altre lingue, testimonianza di una presenza di altri popoli. Possiamo affermare che la nostra lingua è frutto di contaminazioni lingui-stiche del passato. Situazione che oggi sembra riproporsi.Personalmente penso che la presenza di nuove lingue sia occasione di confronto e di crescita; ma il confronto costruttivo richiede una conoscenza approfondita della propria lingua madre e della propria

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cultura.Allora, a voi, giovani studenti e futuri cittadini di un Italia multilingue, il com-pito di essere custodi della lingua italiana aperti al dialogo culturale ed umano.Xiexie (che in cinese significa: grazie!)

Francesco Ferrara (ex alunno)

Pechino:

Il viaggio si

avviCINAÈ arriva-

to an-che per

noi il momen-to di parteci-

pare al tanto atteso viaggio d’istruzione a Pechino. La scuola ci dà la possibilità di visitare una città, di entrare in contatto con una cultura, un paese, che abbiamo sem-pre conosciuto attraverso i libri di storia. La particolarità di questo viaggio non è soltanto la destinazione, ma i nostri com-pagni di viaggio… infatti partiremo con i ragazzi delle altre scuole dei Gesuiti in

Italia (Messina, Napoli, Roma, Milano e Torino). Il 30 ottobre si avvicina, sappiamo quali saranno i luoghi che andremo a visitare, ma ancora non immaginiamo quali saranno le emozioni che ci susciteranno. Tra le tappe turistiche non potevano mancare la visita alla Città Proibita, al Tempio del cielo, al palazzo d’Estate e alla Grande Muraglia; ma si aggiungerà la visita all’ambascia-ta italiana e alla tomba di Matteo Ricci. Quest’ultima visita sarà molto importante per noi studenti ignaziani: infatti tutti co-nosciamo la grandezza di questo Gesuita

che ha creato un ponte tra l’Occidente e la Cina, la caratteristica che lo ha contrad-distinto è stato il suo essere cinese con i Cinesi; vinse la diffidenza e la paura dei Cinesi nei confronti degli stranieri attra-verso il suo sapere. Mai era accaduto che uno straniero fosse accolto in Cina come Matteo Ricci.

Ai momenti di visite culturali se ne alter-neranno altri di svago: lo shopping e le se-rate in discoteca. Mancano pochi giorni, noi siamo pron-ti per partire, il viaggio sarà lungo, ma la “compagnia” ci aiuterà ad affrontare tutto con allegria!

Martina Raia

Ognuno sta solo sul cuor della terratrafitto da un raggio di sole:ed è subito sera.(Salvatore Quasimodo)

Quasimodo fa notare come l’uomo sia solo nel mondo: egli non riesce a comu-nicare con nessuno, nonostante si creda al centro della terra. L’uomo trafitto da un raggio di sole, trafitto dalla vita con la consapevolezza che finirà subito

con la morte (la sera).

Ma è vero ciò che sosteneva Quasimodo? Siamo davvero soli? Epicuro diceva “Né la ricchezza più grande, né l’ammirazione delle folle, né altra cosa che dipenda da cau-se indefinite sono in grado di sciogliere il turbamento dell’animo e di procurare vera gioia.”

Cos’è la vera gioia? E’ stare con gli amici e la famiglia, crearsene una in futuro, op-pure la popolarità e il successo? O la vera gioia è il mistero del futuro stesso?

Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri

sogni.(Lady Roosevelt.)

Lucrezia Angela Bronzino

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Hurling

Eccomi qua! A grande richiesta ripar-te, insieme al giornalino, la rubrica degli sport più strani e sconosciuti

che esistano. Non saranno molto probabil-mente mai discipline olimpiche, ma sono comunque “sport” che hanno il loro segui-to di praticanti e tifosi. Se siete a corto d’i-dee, perché non prendere in considerazio-ne una di queste attività sportive? Oggi vi presento uno sport di cui, forse, non avete mai sentito parlare!L’Hurling è uno sport di squadra all’aperto di ori-gine celtica, con-siderato da alcu-ni il più antico in Europa, il quale viene praticato in Irlanda, dove è molto popolare. Ogni squadra è composta da 15 giocatori.La mazza, chiamata hurley o camán, è co-struita tradizionalmente con la radice di un frassino e misura 64-97 cm (25-38 pollici) di lunghezza con una faccia piatta opposta al manico chiamata bas. La palla, chiamata sliotar, è fatta di cuoio ed ha un diametro di 65 millimetri (2.55 pollici). Il portiere gioca con una mazza che ha un manico di dimensione doppia rispetto agli altri gio-catori. Un buon colpo può raggiungere la velocità di 150 Km/h (93 mph) ed una di-stanza di 80 metri (262 piedi).Durante una partita i giocatori attaccano la porta avversaria e difendono la propria.

Quando la palla è in campo, può essere giocata colpendola o sollevandola, usando la mazza, in aria, dove può essere colpi-ta al volo o raccolta in mano per non più di 4 secondi o 4 passi. Se la palla viene raccolta, il giocatore non la può lanciare o trasportare per più di 4 passi o 4 secondi; può invece colpirla con la mazza, con la mano o calciandola. Il bas può essere usa-

to per trasportare la palla.Contatti casua-li tra i difensori possono accade-re, per questo si utilizza un casco protettivo di pla-stica comprensivo di maschera. L’u-so del casco, solo raccomandato per

i maggiorenni, è obbligatorio per gli under 18. Si gioca su un campo lungo 137 m e largo 82 m, con due porte che sono una via di mezzo tra i pali del rugby e una porta da calcio. Si segna mandando la pallina nella parte alta o bassa della porta. Assistere ad una partita di Hurling risulta, a detta di molte persone, molto emozio-nante e avvincente. I campionati più im-portanti si svolgono in Irlanda e Scozia (dove si chiama shinty), e sono per ora le uniche due squadre nazionali a livello in-ternazionale.

Eleonora Bottino

La baronessa di CariniCirca quattro secoli fa una delle più appassionanti e tragiche storie d’amore ebbe luogo nell’ im-ponente e misterioso palazzo La Grua a Carini.

Due figure si distinguevano appena alla fioca luce delle candele. Sedute abbracciate su un grande sofà cremisi guardavano oltre il grande balcone del castello le luminose stelle che si distingueva-no chiaramente nel cielo blu cobalto tipico di una notte di primavera. Erano intente a scambiarsi promesse di eterno amore. Improvvisamente un sordo rumore le destò dai loro pensieri. Una porta sbatté. In un attimo due ombre apparvero dal corridoio e, con occhi pieni di odio, puntarono i fucili verso gli amanti…

UNA VENTINA DI ANNI PRIMA

In quegli anni Laura Lanza, di famiglia no-bile, ancora una ragazzina ingenua e igna-ra, trascorreva le sue spensierate giornate in compagnia dei suoi inseparabili amici Ludovico Vernagallo e Vincenzo La Grua. Erano affiatati e complici, nonostante la nota rivalità tra la famiglia La Grua e quel-la Vernagallo. Tutto cambiò però quando,

all’età di diciotto anni, Laura venne pro-messa in sposa al giovane Vincenzo, di fa-miglia nobile e molto ricca. Solo in quel frangente Ludovico si rese conto del pro-fondo sentimento che da sempre nutriva verso la ragazza, ma, comprendendo che il suo amore non si sarebbe mai potuto coronare, decise di partire nella speran-za di poter dimenticare la passione che lo legava a Laura. Il matrimonio si celebrò

con grande sfarzo nel palazzo Butera della famiglia del-la sposa, a Trabia. I festeggiamenti, tra danze e canti, dura-rono diversi giorni. L’unione però non fu baciata dalla for-tuna, poiché Laura, dopo qualche anno, scoprì di ricambia-re il sentimento di Ludovico, nel frat-tempo tornato dal suo viaggio. I due divennero amanti.

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Per ben 10 anni, fra inganni e incontri se-greti, il palazzo di Carini fu testimone del-lo sfortunato amore. Il profumo delle pomelie si spandeva nell’aria fresca della sera. I giovani come di consueto si erano dati appuntamento nel palazzo… Due figure si distinguevano ap-pena alla fioca luce delle candele. Sedu-te abbracciate su un grande sofà cremisi guardavano oltre il grande balcone del ca-stello le luminose stelle che si distingueva-no chiaramente nel cielo blu cobalto tipico di una notte di primavera. Erano intente a scambiarsi promesse di eterno amore. Im-provvisamente un sordo rumore le destò dai loro pensieri. Una porta sbatté. In un

attimo due ombre apparvero dal corridoio e, con occhi pieni di odio, puntarono i fucili verso gli amanti. Laura riconobbe subito il marito e il padre. Prese per mano l’amato e si avventurò in una disperata e vana fuga per i familiari corridoi del palazzo. Presto furono raggiunti. Laura cercò di accele-rare verso un passaggio segreto attraverso la parete. Uno sparo rimbombò per tutta la stanza. La baronessa si accasciò a terra morente e nel tentativo ormai inutile di aprire il passaggio lasciò un’impronta del-la sua mano. Questo segno, impresso col suo sangue, restò famoso per secoli.

Vita Augusta

Disegno di Tatiana Fauci.

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E sì! Mi dovrete sopportare anche con questa rubrica! :DA parte gli scherzi… Vi svelerò al-

cuni dei miei segreti culinari e tanto per cominciare vi propongo un buon piatto di pasta. Se avete curiosità di vedere altre ri-cette visitate il blog quattromanieunacuci-na.blogspot.it, in cui troverete tante sfizio-sità fatte da me e da mia sorella. Ma ora cominciamo!

Penne del pastore:Ingredienti (per 4 persone):- 250 gr. di penne- 150 gr. di formaggio caprino morbido- 200 gr. di pomodori - 12 olive nere snocciolate- 1 cucchiaio di capperi sotto sale sciac-quati - Qualche foglia di basilico

- Sale e pepe

Preparazione:- In una padella, saltate con un filo d’olio i pomodori precedentemente tagliati a pez-zi, le olive e i capperi. Salate e fate cuoce-re per qualche minuto.- Portate a bollore una pentola con l’acqua, e fate cuocere il tempo necessario la pasta.- Scolatela a fine cottura, ma rimettetela nella pentola, e versate dentro il condi-mento della padella.- Aggiungete il formaggio, già tagliato a pezzetti, e date una mescolata veloce, per evitare che il formaggio si sciolga troppo e si attacchi alla pentola.- Mettete nei piatti e servite calda.Buon appetito!! :P

A cura di Eleonora Bottino

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1. Love me again – John Newman2. Burn – Ellie Goulding3. Wrecking ball – Miley Cyrus4. Dance the pain away – Benny Benassi & John Legend5. Till i die – Chris Brown ft. Wiz Khalifa & Big Sean6. No sleep – Wiz Khalifa7. True love – P!nk8. Sbatti – Il Pagante9. Let her go – Passenger10. Work bitch – Britney Spears

CHART

1

2

a cura di Tatiana Fauci ed Isabella Leto

Il rock non muore mai! Fino a quando

ci saranno perso-ne che lo portano nelle vene, il rock vivrà per sempre. Il rock instaura un rapporto di simbiosi, sopravvive grazie alle persone che lo amano e al tempo stesso le tiene in vita. Salve miei cari lettori... lo Spirito del rock è tornato. Dopo una bellissima estate riapro la mia rubrica sulle leggende del rock. Si dice che il buon giorno si vede dal mattino, quindi iniziamo quest’anno con un gruppo molto famoso! A cosa pensate se dico: Jorge, John, Paul

e Ringo. A quelli ai quali questi nomi non hanno detto nulla dico... girate pagina, quest’articolo non fa per voi. A quelli che hanno capito di cosa sto parlando...avete la mia stima. Quelli che ho scritto sono i nomi di quattro ragazzi di Liver-pool. Esatto... parlo dei Beatles!! Il gruppo nasce a Liverpool nel 1960 e, dopo un breve periodo ad Amburgo, cominciano ad esibirsi nel Cavernago Club, anche se a quei tempi il batterista non era an-cora Ringo Starr, ma Pete Best. L’ingresso di Ringo

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avviene per la registrazione del primo album, “Please Please Me”. Da quel momento è iniziata una scalata al successo che li ha portati a compiere tournée in tutta Europa e negli Stati Uniti, a vendere più di un miliardo tra dischi ed audio-cassette e ad essere definiti dalla rivista Rolling Stones come i più grandi artisti di sempre. La band si scioglie nel 1970, poco dopo l’u-scita del loro ulti-mo album Abbey Road, a causa di tensioni interne dovute anche alla presenza ingom-brante di Yoko Ono. Avrei voluto scrivere tutta la

storia del gruppo ma sareb-be servito l’intero giornalino. Come di consuetu-dine allego la mia personale playlist dei brani dei Beatles che a mio parere non si può non conoscere e non amare. Come sempre, per chi volesse con-tattarmi per commentare l’articolo o per fare richieste per quelli futu-ri, la mia mail è [email protected] prossimo numero, lo Spirito del rock.

All you need is loveHey JudeLet it be Yesterday

Twist and shoutHelp

Obladi-obladàSgt. Pepper’s lonely hearts club

bandRevolution

Drive my carHard day’s nightHello goodbye

With a Little help from my friendsI’ve just seen a face

Strawberry fields forever

Durante questi primi mesi di scuola, come molti sapranno, è “scoppia-to” il fenomeno GTA V.

Fidanzati strappati alle proprie ragazze, figli sottratti ai genitori, libri di scuola a prendere polvere (anche se questo, in re-altà, non dispiace a nessuno), a causa di GTA V. Infatti il giocatore viene catapul-tato nella realtà di Los Santos, città bella quanto corrotta e immensamente grande, città nella quale puoi liberamente sfrec-ciare per le strade, scegliere che macchina usare… o rubare, fare una scampagnata in quad o in moto, fare una bella nuotata, giocare a tennis, golf, o anche partecipare a qualche gara con moto, macchine o sco-oter d’acqua… tutte rigorosamente clan-destine. Quindi, si possono svolgere molte attività se non è di gradimento il comple-tare le missioni.Un altro aspetto importante di questo gio-co sono, appunto, le missioni, nelle quali si riscontra una discreta libertà d’azione. Le missioni principali sono molto origina-li e divertenti e il cuore pulsante di esse sono i “colpi”, in cui si possono scegliere vari metodi per portare a termine l’obbiet-tivo, come ad esempio, una rapina in ban-ca. Infatti si ha la possibilità di scegliere i membri che prenderanno parte all’ azione, ad esempio si avrà la possibilità di sceglie-re tra diversi hacker o cecchini, da selezio-

nare in base alle diverse statistiche. Inoltre è anche possibile scegliere che tattica usa-re per irrompere: per intenderci, se entrare con i fucili spianati o irrompere silenzio-samente dal retro dell’edificio. Una lode si deve anche al comparto grafico che rende il plot della storia ancor più coinvolgente ed emozionante.Altra parte fondamentale del gioco è la modalità online. Quest’ultima, uscita solo il primo ottobre, ha riscosso un notevole successo, anche per l’ impegno degli svi-luppatori, che, grazie a questa nuova mo-dalità, offrono al giocatore la possibilità di creare un personaggio ed immergersi an-cor di più in una Los Santos piena di gare, deathmatch, colpi e quant’altro, il tutto con la possibilità di giocare con (o con-tro) vari amici e persone da tutto il mondo. Unica pecca del gioco, ma del tutto trascu-rabile, è il tempo di caricamento di alcune schermate, come quella iniziale o di cam-bio modalità.In conclusione, GTA V è uno dei migliori giochi per ora in circolazione, ha riscon-trato punteggi e voti altissimi da recensio-ni di tutto il mondo, ed il punteggio della redazione di Koinè è 98/100.Fateci sapere che altri giochi vorreste re-censiti e cercheremo di soddisfarvi. Al prossimo mese!!

Riccardo Ragno

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Non essendoci mai stata una rubrica della moda nel giornalino Koiné, ho colto l’oc-casione per crearne una proprio in questo periodo che credo sia per tutte le ragazze il più complicato, in modo da seguirvi durante il corso dell’anno scolastico! Inizio

dicendo che io sono una ragazza attenta in questo campo e amante della moda; adoro vestire in modo elegante e raffinato, ma allo stesso tempo comodo. Questo spiega il

titolo della rubrica che vuol dire appunto dolcezza, per far riferimento alla moda fran-cese che insieme a quella italiana è la più apprezzata. Ognuna di noi ha un proprio stile, ed è proprio quello che aiuta a sentirsi a proprio agio dovunque si vada. Il tuo

abbigliamento rispecchia la tua personalità, quindi a mio parere è una delle cose che, anche se considerata diversamente da ciascuno di noi, ci aiuta e ci serve ogni giorno. Concentrerò la rubrica sia sul vestiario femminile che su quello maschile. Spero che

gli abbinamenti che ho scelto siano di vostro gradimento, qui ve ne propongo qualcu-no che mi sembra adatto a questo periodo “intermedio”...

Se non ci fosse

una qualche compensa-zione nell’al-dilà, allora questo mon-do sarebbe davvero una beffa crude-le.»Così scrive Arthur Co-nan Doyle

ne Il taccuino di Sherlock Holmes. E voi, cosa ne pensate? Esiste il destino? L’uomo ha cercato di darsi una rispo-sta per lungo tempo; le origini di questo concetto affondano nel mito e nell’eso-terismo, ma esso non va, ai giorni nostri, confuso con il termine: “fato”. Il fato, nella Grecia antica, era infatti inteso e personificato come un dio o una dea, per la precisione dalle tre Moire (Parche per i Romani). Il fato era invincibile e persino gli dei vi dovevano sottostare, indicava il sottomettersi a una volontà divina supe-riore indipendente dai desideri degli uo-mini, casuale e non modificabile. Nella letteratura e nel teatro questo sog-getto è stato spesso protagonista di opere nelle quali il personaggio principale cer-cava invano di sfuggire al proprio fato, che finiva sempre e inesorabilmente per realizzarsi.Nel linguaggio moderno il fato è stato rimpiazzato dal “destino”. Del destino non abbiamo una definizione o concezio-ne unica, ma vi sono bensì diverse inter-pretazioni e correnti di pensiero.

In alcuni casi esso è visto come qualcosa che può essere cambiato poiché inerente alle caratteristiche umane, cioè l’uomo «faber est suae quisque fortunae» (è ar-tefice della propria sorte). Per quanto riguarda l’uomo, secondo filosofie più recenti, l’idea di destino sembra corri-spondere maggiormente al nostro modo d’essere; un destino quindi determinato dalle scelte che facciamo. Altri, invece, sostengono che esso sia un’inevitabile concatenazione prestabilita di eventi. Il destino può essere visto come una sorta di potere o agente universale che determi-na il futuro sia del cosmo sia di ogni indi-viduo, un ordine naturale prefissato...

Allora, ci credete? Se sì, cos’è davvero?

[Non credo nel destino] «Perché non mi piace l’idea di non poter gestire la mia vita.»― Matrix

«Non lo so se abbiamo ognuno il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro per caso come da una brezza, ma io credo... può darsi le due cose,

«Le vie del destino sono davvero difficili a comprendersi.

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forse le due cose capitano nello stesso momento.» ― Forrest Gump

«Il destino spesso lo s’in-

contra proprio sulla strada pre-

sa per evitar-lo.» ― Il mio nome è Nessuno

N.B.: Quest’ar-ticolo è ispirato dall’attività che stiamo svolgendo al meg. Penni Bru-

ce

Ciò che un uomo può inventare, un altro può scoprire.

Sir. Arthur Conan Doyle

Lo sapevi che Sir Arthur Conan Doyle è stato il creatore del De-tective più famoso del mondo?

Ovviamente si parla di...Sherlock Holmes!

Scopri le soluzioni degli indovinelli nella pa-gina successiva ed inviaci la tua risposta!

la mail è sempre la stessa: [email protected]

(Rubrica a cura di Michele Saitta)

1)Tanti anni fa, un re emanò una legge che avrebbe avuto effetto immediato su tutti i suoi sudditi. Secondo le nuove disposizioni ogni persona si sarebbe dovuta presentare presso il re e avrebbe dovuto enunciare una frase. Se la frase fosse stata falsa le guardie del re l’avrebbero fucilata. Qualora la frase fosse stata vera, invece, le guardie avreb-bero impiccato la persona in questione. Per salvarsi, dunque, bisognava enunciare una frase con queste due caratteristiche: - non poteva essere vera - non poteva essere falsa. Secondo la leggenda solo una persona si salvò e, a suo avviso, solamente una poteva essere la frase da enunciare. Quale?

Indovinello numero uno:

2)Un giorno, il Prof. di Filosofia entra in classe e propone un enigma ai propri alunni minacciandoli di non ammetterli agli esami se la risposta che danno è errata. L’enig-ma è: “In due parole, convincetemi che la sedia sulla quale io sono seduto non esi-ste”.

Indovinello numero due:

3)Ci sono tre fratelli.A volte sono brutti, mentre altre volte sono belli.Il primo non c’è perché sta uscendo, il secondo non c’è perché sta venendo, c’è solo il terzo che è il più piccolo dei tre, ma quando manca lui nessuno degli altri due c’è.Chi sono?

Indovinello numero tre:

4)Perché un uomo che vive a Milano non può essere seppellito a Roma?

Indovinello numero quattro:

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