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Paolo Giannitrapani 1 Kant? Una calamità Sir Arthur William Bertrand Russell Il titolo è un’espressione di Russell, esattamente dice: «Subito dopo [che Hume ebbe sottoposto a critica l’induzione] Kant inondò il mondo filosofico di confusione e di mistero, donde solo adesso comincia ad emergere. Kant ha la reputazione di essere il più grande filosofo moderno, ma a mio giudizio egli fu una semplice calamità». 2 Esamineremo il punto di vista che Bertrand Russell espresse in merito a Immanuel Kant, il noto filosofo settecentesco tedesco, il quale tuttora occupa una parte centrale nell’educazione impartita al giorno d’oggi a livello liceale, nel sistema scolastico italiano. Si può senz’altro affermare che il trascendentalismo kantiano (da “trascendente” letteralmente “oltrepassante”), ipotesi per cui secondo Kant si assume che il modo di conoscere la realtà da parte dell’uomo dipenda da forme mentali standard, è tuttora un valido punto di 1Collaboratore Centro Insubrico “Carlo Cattaneo e Giulio Preti” (direttore Fabio Minazzi), Università degli Studi dell’Insubria, Varese. 2Bertrand Russell, An Outline of Philosophy , 1927, ed. it. Sintesi filosofica, traduzione italiana di Aldo Visalberghi e Annke Visser’t Hooft Musacchio, presentazione di Mario Dal Pra Firenze, la Nuova Italia Editrice, 1966. 1

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Paolo Giannitrapani1

Kant? Una calamità

Sir Arthur William Bertrand Russell

Il titolo è un’espressione di Russell, esattamente dice:

«Subito dopo [che Hume ebbe sottoposto a critica l’induzione] Kant inondò il mondo filosofico di

confusione e di mistero, donde solo adesso comincia ad emergere. Kant ha la reputazione di essere il più

grande filosofo moderno, ma a mio giudizio egli fu una semplice calamità».2

Esamineremo il punto di vista che Bertrand Russell espresse in merito a ImmanuelKant, il noto filosofo settecentesco tedesco, il quale tuttora occupa una parte centralenell’educazione impartita al giorno d’oggi a livello liceale, nel sistema scolastico italiano. Sipuò senz’altro affermare che il trascendentalismo kantiano (da “trascendente” letteralmente“oltrepassante”), ipotesi per cui secondo Kant si assume che il modo di conoscere la realtàda parte dell’uomo dipenda da forme mentali standard, è tuttora un valido punto di

1Collaboratore Centro Insubrico “Carlo Cattaneo e Giulio Preti” (direttore Fabio Minazzi), Università degli Studi

dell’Insubria, Varese.

2Bertrand Russell, An Outline of Philosophy, 1927, ed. it. Sintesi filosofica, traduzione italiana di Aldo Visalberghi eAnnke Visser’t Hooft Musacchio, presentazione di Mario Dal Pra Firenze, la Nuova Italia Editrice, 1966.

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riferimento nell’epistemologia moderna, (si pensi alla recente interpretazione del“trascendentalismo storico-oggettivo”). Russell non ritiene valida la filosofia di Kant manon per questo non ne apprezza un indiscutibile merito quello di aver riflettuto sul problemadella conoscenza. Partendo dalla trattazione divulgativa dei manuali scolastici osserveremo(n. 1) che quella riservata alla filosofia di Russell è ancor oggi sorprendentementeincompleta (ignorare la scuola da cui tutti proveniamo e cui ci riferiamo, tenuto anche contodei legami tra scuola e accademia, data anche la natura di questi appunti, è impossibile).Quale sia stato il destino di Russell in genere in ambiente italiano dove ha a lungo dominatouna cultura “grondante di idealismo” (come è stato detto) è lo scopo del n. 2. Entriamo nelmerito della discussione esaminando dapprima in che consiste la filosofia di Russell (n.3),poi come Russell sia stato in gioventù kantiano per poi abbandonare il trascendentalismo(n.4). Il n. 5 è dedicato alla critica espressa da Russell alla sintesi a priori kantiana (secondocui esiste una conoscenze dei fatti anteriore ai fatti).

1. Russell nell’istruzione media

Abbiamo accennato alla filosofia di Kant (almeno per la teoria della conoscenza),quanto comunemente si sa su Kant, a livello medio, è ormai canonico è ampiamentedivulgato, meno forse è la filosofia di Kant come viene vista oggi dalle moderne scienzecognitive che si preoccupano della domanda: “Oggi la gnoseologia di Kant ha valore?Possiamo oggi spiegare il funzionamento della mente umana con la Critica della ragion

pura- la famosa opera di Kant, del 1781 - aperta sul tavolo? Proprio il punto di vista diRussell su Kant è anche un’indicazione per la risposta a quest’ultima domanda. È bendifficile riassumere cosa abbia rappresentato Russell in logica e in filosofia. A differenza cheper Kant rimandare ad un buon manuale scolastico liceale (pensiamo all’ottimapresentazione diKant che troviamo in Mario dal Pra, Sommario di storia della filosofia, vol.II, La Nuova Italia, Firenze I ed. 1963) si rivelerebbe una mossa sbagliata. Il destino licealedi Russell è sicuramente sfortunato: ignorato dal celebre manuale di Eustachio PaoloLamanna (Nuovo Sommario del 1961), che ha portato all’odio per la filosofia generazioni distudenti, non ha avuto sorte migliore nelle pagine di pur buoni o addirittura blasonatimanuali liceali come quello stesso di Dal Pra, Armando Plebe (1966), Ludovico Geymonat(1977), Giovanni Reale e Dario Antiseri (1983), Nicola Abbagnano e Giovani Fornero(2006), che – è vero – riprendono tematiche russelliane come i limiti dell’empirismo, ladescrizione logica del mondo, id est l’atomismo logico (espressione usata da Russell stessoper definire la sua filosofia) e financo la teoria che Russell dedicò al significato denominatateoria delle descrizioni, ma che hanno tutti in comune l’ignorare una sintesi sulla valenzadei Principia Mathematica con cui Russell (e il suo coautore Alfred Whitehead) presentavaal mondo la logica moderna, il suo simbolismo, fondava la matematica su basi logiciste, eindicava le possibili strade di una filosofia analitica logico-scientifica, ormai imprescindibile

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per articolare qualsivoglia argomento. Detti manuali ignorano del tutto il problema di unadiscussione degli assiomi che sono a fondamento dei Principia, men che mai vengonoelencati e spiegati laddove si riportano nei manuali gli schemi del sillogismo aristotelicodella cui utilità nell’arco dei secoli non si è vista ombra.

2. Russell nella cultura Italiana: un atroce peccato

Pur alla lontana l’evoluzione scolastica riflette certa fortuna di Russell in Italia a livelloaccademico o di pubblico colto, vale a dire un sostanziale respingimento, sicuramente congli anni corretto ma che resiste a livello liceale. Lo spiega Antonio Banfi nel 1945 cheosservava presentando il volume di Whitehead Science and the Modern World (1926)3 da luistesso tradotto, che l’opera era pressoché sconosciuta nel panorama culturale italiano comelo erano pensatori come G. E. Moore e lo stesso Russell. Le ragioni addotte, a quell’epoca,da Banfi per spiegare la freddezza di accoglienza verso Whitehead e Russell sono valideancor oggi, per certi aspetti. Banfi parla dunque di

«cecità volontaria che la filosofia italiana ha avuto negli ultimi decenni per riguardo alle correnti non

idealistiche, dato che il Whitehead con G. E. Moore, B. Russell, S. Alexander suol esser classificato tra i

rappresentanti inglesi del realismo critico. Il realismo, affermano i nostri idealisti, è un indirizzo superato,

un residuo di una mentalità invecchiata che si può di massima eliminare senza darsi la pena di conoscere e

discutere nei particolari. E il naturalismo che lo accompagna, proseguono i nostri spiritualisti, figli

illegittimi dell’idealismo, o anime belle di professione, è dottrina ‘formaliter perversa’. Così tutte le ragioni

son buone per elevare fitte siepi intorno alla riserva di caccia speculativa».

Nuove filosofie si stagliano all’orizzonte, osserva Banfi, dalla fenomenologia al nuovopositivismo, si profila una nuovo umanesimo, critico, pronto a discutere i propri postulatiiniziali, ma gli idealisti e gli spiritualisti non intendono rinunciare ai loro, ritenendo chemetterli in discussione sia «un atroce peccato».

3. Russell: una filosofia analitica, empirica, realista

Veniamo alla filosofia di Russell. Per poi considerare la sua critica a Kant. L’evoluzionedella filosofia di Russell (con riferimento alla sola teoria della conoscenza, vale a direignorando il Russell pedagogista, moralista, popolare o altre tematiche diverse) copre unarco di tempo che va da The Problems of Philosophy (1912) e An Outline of Philosophy

(1927) a Human Knowledge: Its Scope and Limits (1948) per citare i testi più filosofici.

3 A. N. Whithead, La scienza e il mondo moderno, con una introduzione di Antonio Banfi, Valentino Bompiani, Milano

1945, p. 237.

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La riflessione di Russell, dopo la grande stagione logica dei Principia Mathematica

(1901-13) e la costruzione di quella logica con cui è possibile descrivere qualsivoglia realtào ragionamento, si sviluppa intorno a due grandi interrogativi: (a) il simbolismo logicoformale (ad es. dico p · q, che si legge “p e q”, con p, q = proposizioni qualsiasi) si riferisceoggettivamente a entità reali esterne dotate di una qualche esistenza o sono segniconvenzionali, governati da regole, ma che nulla dicono? (b) come giustificare la naturadella conoscenza umana? Essa deriva dalla sensibilità, d’accordo, ma come superare ladifficoltà per cui ammettere che tutto deriva dall’esperienza non deriva dall’esperienza?

La filosofia della conoscenza di Russell si avvale dei risultati della scienza e nonrinnega il buon senso, ha una triplice caratteristica di essere analitica, empirica e realista.Dopo Russell chiunque voglia articolare un ragionamento di qualsiasi natura su qualsiasiargomento non può più ignorare che i saperi vanno logicamente giustificati, fissandopremesse o postulati e asserzioni da dimostrare. In filosofia significa introdurre il metodologico-analitico: giustificare un certo corpo di conoscenze significa individuare le premesselogiche, a presunte entità sostituire costruzioni logiche, col risultato di scoprire che «ogniproblema filosofico [ … ] non è affatto filosofico o è logico»4, l’analisi consiste nell’estrarredalla realtà dei fatti e dei concetti la corretta forma logica. La teoria del significato ne è un‘applicazione: i segni denotano o significano ma vengono considerati simboli incompleti,descrivo la x che denota con il precisare i predicati, solo l’osservazione stabilirà la correttainterpretazione della x e la trasformazione della funzione proposizionale in proposizione v/f.Un sistema ingegnoso per parlare logicamente anche senza sapere il denotatum.

L’analisi logica, l’avanzamento dei saperi, della scienza, pongono il filosofo e rivedere erefutare le classiche e tradizionali distinzioni della storia del pensiero: tutte le filosofietradizionali vanno scartate, con il minor rispetto possibile per i sistemi del passato, diceRussell (An Outline of Philosophy, 1927). Materia è sostituita da emanazioni da un centrodescritte da astrazioni matematiche ma non si sa cos’è questo centro; il mondo fisico onatura è discontinuo e spiegato dalla teoria atomica e della relatività; gli eventi fisici nellapercezione sono spiegati in virtù di leggi causali; la vecchia coppia causa/effetto è sostituitada leggi di tendenza; materiale/spirituale o mentale/fisico non ha più ragion d’essere, ilmentale diventa sempre più materiale il fisico sempre più astratto; si postula un monismodove a seconda delle interpretazioni o punti prospettici prevale il fisico o lo spirituale.Questa visione dell’universo filosofico russelliano va tenuta presente dato che è all’internodi essa che va colta la critica alla filosofia di Kant; Russell si misura con il Kant teoricodella conoscenza, riservandogli un capitolo, come vedremo, della sua History of Western

Philosophy (1945) ma sempre tenendolo presente in tutto l’arco della sua meditazione.

4 Bertrand Russell, Our Knowledge of the External World as a Field for Scientific Method in Philosophy, 1914, ed. it., La conoscenza del mondo esterno, traduzione di Maurizio Destro, introduzione di Bruno Widmar, Roma, Newton Compton, 1971.

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4. Kant e la geometria nel primo Russell

Eppure nella prima fase del suo pensiero Russell era stato kantiano ed hegeliano,soprattutto hegeliano, influssi successivamente rinnegati. Nel suo An Essay on the

Foundations of Geometry5 (del 1897 e, non proprio tempestivamente, tradotti in italiano nel1975) Russell, volendo occuparsi dei fondamenti della geometria, analisi che poi si sarebbeevoluta nella ricerca dei fondamenti della matematica con la conseguente nascita dellalogica necessaria per parlarne (esposta nei Principia Mathematica, 1910-13), attribuisce aKant il merito di aver per primo posto il problema dei fondamenti della geometria, con ilrinvenirne le basi nell’a priori umano dello spazio (soggettivo):

«Fu solo con Kant, il creatore della moderna epistemologia, che il problema geometrico ricevette una

forma moderna».

Russell in quest’opera giovanile traccia un’interessante storia della geometria dallegeometrie non-euclidee a Klein, evidenziando che la geometria proiettiva può assurgere alruolo di elemento fondante di tutte le discussioni sullo spazio. La geometria proiettiva infattitratta proprietà dello spazio comuni a tutti gli spazi e non discrimina tra geometrie euclideee geometrie non euclidee (la discriminazione è affidata alla misurazione). Russellabbandona la visione ortodossa kantiana sulla geometria e sposta il trascendentalismokantiano non su Euclide ma sugli assiomi della geometria proiettiva, da cui discende lospazio sia euclideo che non euclideo. Si vede che l’operazione di assumere gli assiomi dellageometria proiettiva è di ispirazione kantiana, trascendentalista, con l’a priori della formadell’esternalità che consiste nel considerare tutti gli spazi indipendentemente dall’esperienzadi ciascuno di essi. La relatività di Einstein avrebbe poi smentito i Foundations.

5. Il ruolo di Kant nella filosofia della conoscenzadi Russell

Russell parla diffusamente di Kant, oltre che nei già menzionati Foundations, nel cap.VIII, dal titolo “Come è possibile la conoscenza a priori?”, de The Problems of Philosophy

(1912)6, inoltre, abbozzando una storia delle massime concezioni del mondo in An Outline

of Philosophy (1927) in cui, dopo aver introdotto Cartesio, Spinoza, Leibniz, parla di Humee Kant; in altre opere ancora è assiduo il riferimento a Kant come ad es. in History of

5Russell, Bertrand, An Essay on the Foundations of Geometry, 1897, 1956, ed. it. Id., I Fondamenti della geometria,

traduzione di Aldo Bonfirraro, Newton Compton, Roma 1975.

6Russell, Bertrand, The Problems of Philosophy, 1912, ed. it. Id., I problemi della filosofia, traduzione di Elena SpagnolMilano, (Sonzogno 1922), Feltrinelli, (1959), 1970. [Con i seguenti saggi dal titolo: Apparenza e realtà, L’esistenza

della materia, La natura della materia, L’idealismo, Conoscenza per esperienza diretta e conoscenza per descrizione,

L’induzione, Come è possibile la conoscenza a priori, Il mondo degli universali, Ciò che sappiamo degli universali,

Vero e falso, Conoscenza, errore e opinione probabile, I limiti della conoscenza filosofica, Il valore della filosofia]

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Western Philosophy del 19457 e nell’ultimo testo filosofico, Human Knowledge8, del 1948.Si nota un costante riferimento quindi, al kantismo che scorre parallelo all’evoluzione stessadel pensiero di Russell, il filosofo inglese,fondamentalmente preoccupato di giustificare laconoscenza empirica. Una sintesi a priori è possibile introducendo postulati adeguatiintegratori dell’impossibile puro empirismo ma non nei termini di Kant. La filosofia di Kantpropende verso l’idealismo a scapito di una corretta interpretazione dei dati offerti dallarealtà la cui esistenza, come conferma la scienza e il buon senso, hanno validitàindipendente dalla percezione. Da considerare è che il pensiero di Russell subisce molteplicivariazioni pur sulla base immutata di essere, come detto, analitico, empirico, realista. Con lasvolta rappresentata dalla ritirata da Pitagora, la logica che inizialmente si poneva comel’elemento in grado di descrivere gli enti esterni, le relazioni, gli universali, gli attributi,diviene gradualmente un sistema analitico di segni. Traccia di questa evoluzione dalrealismo e platonismo verso l’analitico si trova nella critica a Kant espressa nei Problems

scritti due anni dopo l’immane sforzo dei Principia, Russell vede la giustificazione del PNC(principio di non contraddizione) nell’essere costitutivo delle cose e non solo del puropensiero come è invece per Kant le cui tavole che ordinano i fenomeni sono mentali, mentresuccessivamente, ad es, nella History il giudizio nei confronti del filosofo tedesco ha tonodiverso.

Eppure Kant ha avuto il merito, secondo Russell, di aver spostato l’attenzione sulproblema della conoscenza, di aver inoltre, conseguentemente, tentato per primo di fondareepistemologicamente la geometria, fatto di enorme valenza da Euclide in poi. Un altromerito che va riconosciuto a Kant è che di fronte all’irrigidirsi dello schieramento traconoscenza analitica e conoscenza empirica o “sintetica”, egli abbia introdotto laconoscenza sintetica a priori, vale a dire una conoscenza che garantisce di anticipare fatti dicui non abbiamo esperienza. Già fu merito di Hume l’aver considerato in modo nuovo che ilrapporto causa-effetto non è analitico o a priori ma che si tratta di una conoscenza che deveattendere l’esito dell’esperienza. Per incidens, Russell non chiarisce l’origine storica deltermine “sintetico” quando è applicato per denotare dati di fatto empirici, la storia dianalitico/sintetico ci porterebbe da Leibniz fino a Quine passando per la geometria sintetica,e Husserl, Wittgenstein etc.

Ma, per Russell, Kant ha ecceduto nel considerare che la conoscenza umana dipendesseda come è costituita la mente; quella che Kant stesso definiva una rivoluzione copernicana

con il conferire al soggetto umano rilievo nel campo della conoscenza in realtà era, secondouna di quelle espressioni tipicamente russelliane (ma il filosofo inglese si rivolge a tutti e

7Russell, Bertrand, History of Western Philosophy and its Connection with Political and Social Circumstances from the

Earliest Times to the present Day, 1945, ed. it., Id., Storia della filosofia occidentale e dei suoi rapporti con le vicende

politiche e sociali dall’antichità ad oggi, traduzione di Luca Pavolini, Longanesi, Milano 1948.

8Russell, Bertrand, Human Knowledge: Its Scope and Limits, 1948, ed. it. Id., La conoscenza umana. Le sue possibilità

e i suoi limiti, traduzione di Camillo Pellizzi, Longanesi, Milano 1963.

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non alla ristretta cerchia dei dotti e che sono tutt’altro che “giornalistiche” come inveceapparvero a Michele Federico Sciacca), una controriforma tolemaica che mette al centro dinuovo l’uomo spalancando le porte al successivo idealismo.

«Da Kant in poi, o forse sarebbe più giusto dire da Berkeley in poi, c’è stata, tra i filosofi, la tendenza,

che io considero errata, a consentire che la descrizione del mondo subisse in modo eccessivo l’influenza di

considerazioni derivate dalla natura della conoscenza umana [ ... ]. Nel descrivere il mondo la soggettività è

un vizio, Kant diceva di sé che aveva compiuto una rivoluzione copernicana, ma sarebbe più esatto se avesse

parlato di una ‘controriforma tolemaica’ poiché rimise l’uomo in quel centro dal quale Copernico l’aveva

detronizzato»9.

Conclude Russell: possiamo conoscere solo un infinitesimo dell’universo e dal punto divista cosmico la conoscenza umana è davvero irrilevante.

Nei Problems una decina di pagine sono dedicate alla sintesi a priori kantiana. Russellriassume la conoscenza nei termini kantiani, chiarendo che i due elementi che entrano ingioco nell’esperienza sono: a) l’oggetto fisico che produce i dati sensoriali, materia primadella sensazione e b) la nostra natura umana che sistema nello spazio e nel tempo e nellerelazioni formali a priori i dati di a).

«La soluzione proposta da Kant non mi sembra valida, ma è interessante; è però anche molto difficile, e

interpretata diversamente da filosofi diversi. Possiamo indicarla solo per sommi capi e molti seguaci del

sistema kantiano troveranno che anche questo semplice cenno è tale da fuorviare il lettore».10

Cosa ha di errato questo sistema della sintesi a priori delineato da Kant?

• Un limite è che quel che possiamo conoscere è il fenomeno cioè l’oggetto come civien dato dall’esperienza, ma nulla sappiamo dell’oggetto o cosa in sé. Russell ponequesta definizione: def. cosa in sé = oggetto fisico = causa delle sensazioni; distinguela classe delle proprietà di cosa in sé e di oggetto; nessuna categoria si applica allacosa in sé;

• la mente potrebbe cambiare; cosa garantisce che la nostra natura umana sarà costantecioè in grado di ordinare sempre i fenomeni? Se la nostra natura cambiasse 2+2potrebbe smettere di fare 4; «la nostra natura è un fatto come gli altri dell’esistenza»;

• l’ordinamento a priori vale anche quando noi non ci pensiamo? Ecco un limite dellaconoscenza a priori; le cose dovrebbero avere un certo ordine anche se non lepensiamo;

• le leggi del pensiero (si veda il principio di contraddizione) in realtà sono unaproprietà delle cose e non solo regole del pensiero (sono mentali per Kant);

• quanto espresso sopra nell’ultima frase vale per ogni altro giudizio a priori: lerelazioni sono sussistenti e non solo poste dalla mente; 2+2 fa 4 e così dicendo nonesprimiamo un giudizio sui nostri pensieri ma su tutte le coppie effettive o possibili enon perché la mente ci obbliga a crederci.

9Human Knowledge, op. cit,. Le citazioni che seguono sono tratte dalla medesima opera.

10Problems, op. cit.

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La sintesi a priori di Kant è mentale e non è che imponga il vero alle cose.

Nella sua History (vinse il premio Nobel nel 1950 per la letteratura cinque anni dopo lasua pubblicazione) troviamo il testo più esteso di Russell dedicato a Kant. In manieraefficace e sintetica Russell espone Kant, in due sezioni, nella prima Russell ne espone lafilosofia, nella seconda si occupa specialisticamente della teoria kantiana dello spazio e deltempo come viene affrontata dalla Critica della ragion pura, base della sintesi a priori.Senza dimenticare il trattato sulla Pace perpetua. Con Kant viene a maturazione unprocesso per cui «sottolineare il contrasto tra spirito e materia finisce col portareall’asserzione che esista solo lo spirito», processo innescato da Kant e che porteràall’idealismo ed a Hegel. Così è presentato Kant:

«Immanuel Kant (1724 – 1804) è considerato in genere il più grande dei filosofi moderni. Non possoessere d’accordo con questo apprezzamento, ma sarebbe stolto non riconoscere la sua grande importanza».

«Hume, con la sua critica del concetto di causalità, lo [Kant] risvegliò dal suo ‘dormiveglia dogmatico’(così almeno dice lui), ma questo risveglio fu solo temporaneo e presto Kant scoprì un sonnifero che glipermise di riaddormentarsi».

«L’Enciclopedia Britannica rileva che non essendosi mai sposato conservò le abitudini della suagioventù studiosa fino a tarda età. Mi chiedo se l’autore di questa “voce” sia uno scapolo ovvero un uomo

ammogliato»

Per Russell il problema di Kant è dimostrare che la nostra conoscenza per quanto nonpossa trascendere l’esperienza è nondimeno in parte a priori. Russell chiarifica le coppieusate da Kant: analitico/sintetico; enunciati a priori/enunciati empirici. Non sempre infatti sidistingue tra sintetico ed empirico o tra analitico ed a priori. Nell’asserto analitico (Kant siriferisce solo a quelli del tipo soggetto-predicato monadico) il predicato è parte del soggettoe si basa sul PNC. “Il triangolo equilatero è un triangolo”, “triangolo” è compreso nelconcetto di triangolo equilatero ma è impossibile che il triangolo equilatero sia e non sia untriangolo. L’asserto sintetico ci è noto per esperienza, sono sintetici tutti quelli non analitici.L’enunciato empirico deriva dalla percezione sensoria mentre l’enunciato a priori non hafondamento nell’esperienza. Come è possibile la sintesi a priori? Merito di Kant – sulleorme di Hume – è aver posto che è possibile una conoscenza sintetica a priori, Hume avevamesso in dubbio l’analiticità di certe conoscenze a priori come il rapporto causale da luiriportato nell’universo dell’esperienza empirica. La causa delle sensazioni è l’oggetto ed èdefinito cosa in sé. Forme spazio-temporali e dodici categorie intellettuali dispongono eordinano le sensazioni o fenomeni o apparenze. L’applicazione dello s/t e delle categorie acose non sperimentate genera quattro antinomie. Le tre prove classiche dell’esistenza di Diosono demolite (ontologica, cosmologica, teleologica).

Russell affronta un’analisi critica logica della concezione dello spazio e del temposostenuta da Kant e su cui si regge la sintesi a priori. L’argomento con cui Kant dimostrache lo spazio è forma pura a priori in realtà non è valido per Russell. L’argomento di Kant èdivisa da Russell in quattro tesi (metafisiche):

1. lo spazio non è un concetto ricavato da esperienze, ed è necessariopresupporlo,

2. non possiamo immaginare che non ci sia uno spazio mentre possiamoimmaginare che non ci sia nulla nello spazio,

3. bisogna presupporre “un solo” spazio,

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4. lo spazio è presentato come una infinita dimensione “data”.

Nella confutatio Russell osserva che:

1. Kant non garantisce né giustifica che le cose stiano in un certo modo nella realtà se sirimane all’interno delle pure forme che non si applicano agli oggetti ma ai fenomeni;

2. evocando l’immaginazione Kant non può pensare di produrre argomenti logici; 3. Kant nega – ammettendo uno spazio – la pluralità degli spazi; 4. non dimostra come sia possibile, come dice, lo spazio come «infinita dimensione

data», come si giustifica questo ‘darsi’ di un infinito?

Kant fa uso della geometria come anticipazione dell’esperienza. Si tratta dell’argomenton.5 (epistemologico o trascendentale). Ma la geometria, Kant questo non lo suppone,significa due cose: a) scienza logica deduttiva, non sintetica e analitica; b) scienza empiricama sintetica e non analitica come ramo della fisica, come ad es. è impiegata nelle teoriemoderne cosmologiche., in cui il criterio basilare è la misurazione più che la deduzionelogica.

Kant fornisce ampio rilievo allo spazio piuttosto che al tempo. Riguardo al tempo «gliargomenti sono essenzialmente gli stessi; l’aritmetica prende però il posto della geometria,con la premessa che il contare richiede del tempo». Il passaggio dalla geometriaall’aritmetica è fondamentale, il contare richiede tempo, non è uno spunto giornalistico, in2+5=7 non puoi trovare il 7 nella prima coppia ma devi sommarli prima l’uno poi l’altro, suquesta strada di una matematica sintetica e non analitica si getteranno le basi, in filosofiadella matematica, della corrente intuizionista che si rifà infatti ad Immanuel Kant.

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