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 Kant Nasce a Königsberg, nel 1724, da una famiglia seguace del pietismo. Studia e insegna a Königsberg, dove muore nel 1804. Il suo personaggio incarna lo stereotipo dello scienziato tutto dedito allo studio, di rigore e puntualità senza eguali (si dice che i suoi concittadini regolassero il loro orologio quando Kant usciva per la sua passeggiata). Per lui il tema politico non è centrale, ma è mol to sensibile ag li eventi ed è in contat to ep istolare con i ma gg iori int ellettuali eur ope i. Sc riv e due sag gi brevissimi, ma fondament ali per lo svilup po del dibattito politico: "Risposta alla domanda: che cos'è l'illuminismo?"" e "Per la pace perpetua" (non la pace dei defunti, ma quella universale). La sua vita si divide in due periodi: prima affronta temi di carattere scientifico, scrive e pubblica infatti di matematica, di fisica e di scienze, studi sui venti, sui vulcani e sui terremoti ( PERIODO PRECRITICO). A pa rtire dal 1770 si dedicherà quasi esclusivamente alla filosofia ( PERIODO CRITICO). Tra le principali opere del periodo critico segnaliamo: "Critica della ragion pura" 1781; "I pr ol egomeni ad og ni fu tura metafi sica che si vo gl ia pr esentare come scienza" 1783 (u na ve rsione a sc op o didattico e divu lgativo dell'o pera precedente); "Risposta alla domanda: che cos'è l'illuminismo?" 1784; "Fondazione della metafisica dei costumi" 1785 ; "Critica alla ragion pratica" 1788; "Critica del Giudizio" 1790 (risponde alla domanda: che cos'è il bello?); "La religioni nei limiti della semplice ragione" 1792 (in seguito a quest'opera riceve l’ingiunzione a non trattare di religione); "Per la pace perpetua” 1795. CRITICISMO La filosofia Kantiana è detta criticismo. Il termine critica deriva da "crisis" che in greco antico significa confine, limite. N.B. Si usa il termine “critico” in questo modo nel linguaggio scientifico (temperatura critica: quella che segna il passaggio da uno stato all'altro della materia. Nello stesso modo, conformemente all’etimologia greca, si definisce l'adolescenza come un periodo cri tic o in quant o segna il passaggi o all 'et à adulta oppure si parla di cri si della fisi ca newtoniana a proposito del passaggio dalla fisica classica alla fisica moderna. La filosofia kantiana si definisce così perché definisce i limiti e le possibilità della ragi one, ov ve ro il limi te en tr o il qu ale la ragi one si mostra come strumento universalmente valido e assolutamente efficace. Kant vuole trovare

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Kant

Nasce a Königsberg, nel 1724, da una famiglia seguace del pietismo. Studiae insegna a Königsberg, dove muore nel 1804. Il suo personaggio incarna lostereotipo dello scienziato tutto dedito allo studio, di rigore e puntualità senzaeguali (si dice che i suoi concittadini regolassero il loro orologio quando Kantusciva per la sua passeggiata). Per lui il tema politico non è centrale, ma èmolto sensibile agli eventi ed è in contatto epistolare con i maggioriintellettuali europei. Scrive due saggi brevissimi, ma fondamentali per losviluppo del dibattito politico: "Risposta alla domanda: che cos'èl'illuminismo?"" e "Per la pace perpetua" (non la pace dei defunti, ma quellauniversale).

La sua vita si divide in due periodi: prima affronta temi di carattere scientifico,

scrive e pubblica infatti di matematica, di fisica e di scienze, studi sui venti,sui vulcani e sui terremoti (PERIODO PRECRITICO). A partire dal 1770 sidedicherà quasi esclusivamente alla filosofia (PERIODO CRITICO).

Tra le principali opere del periodo critico segnaliamo:"Critica della ragion pura" 1781;"I prolegomeni ad ogni futura metafisica che si voglia presentare comescienza" 1783 (una versione a scopo didattico e divulgativo dell'operaprecedente);

"Risposta alla domanda: che cos'è l'illuminismo?" 1784;"Fondazione della metafisica dei costumi" 1785;"Critica alla ragion pratica" 1788;"Critica del Giudizio" 1790 (risponde alla domanda: che cos'è il bello?);"La religioni nei limiti della semplice ragione" 1792 (in seguito a quest'operariceve l’ingiunzione a non trattare di religione);"Per la pace perpetua” 1795.

CRITICISMO

La filosofia Kantiana è detta criticismo. Il termine critica deriva da "crisis" chein greco antico significa confine, limite.

N.B. Si usa il termine “critico” in questo modo nel linguaggio scientifico (temperaturacritica: quella che segna il passaggio da uno stato all'altro della materia. Nello stessomodo, conformemente all’etimologia greca, si definisce l'adolescenza come un periodocritico in quanto segna il passaggio all'età adulta oppure si parla di crisi della fisicanewtoniana a proposito del passaggio dalla fisica classica alla fisica moderna.

La filosofia kantiana si definisce così perché definisce i limiti e le possibilitàdella ragione, ovvero il limite entro il quale la ragione si mostra comestrumento universalmente valido e assolutamente efficace. Kant vuole trovare

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i fondamenti della verità scientifica, che all'epoca erano fragili. A partire dalmedioevo fino a Kant una delle questioni principali della filosofia verteva sullateologia o sulla metafisica, ma proprio nel momento in cui la ragione sispingeva a cercare di applicarsi a ciò che c’è di più essenziale, la ragione sidimostrava inefficace, produceva incongruenze e contraddizioni e, dunque, la

ragione si squalificava dimostrandosi poco efficace e, in ultima analisi, fragile.

Kant cerca i limiti entro i quali si collocano le possibilità della ragione per garantirne la validità, per innalzarla a strumento pienamente efficace, seapplicato all’interno dell’ambito che gli è proprio.Il criticismo è la ragione che giudica se stessa individuando i propri limiti per circoscrivere l'abito di validità della ragione stessa.

Questo limite è dato dalla sensibilità: l’ambito in cui la ragione si dimostra

assolutamente efficace e in grado di produrre una conoscenza oggettiva euniversale, l'elemento su cui si fonda la verità scientifica, è l'ambito delFENOMENICO da separare dall'ambito del NOUMENICO. Per FENOMENOsi intende la realtà così come appare, come la percepiamo con i sensi. IlNOUMENO è la realtà in sè, è l’ambito in cui dove la ragione si rivela comestrumento inappropriato. Kant elabora la metafora della colomba per spiegaretutto ciò: la colomba, volando, percepisce la resistenza dell'aria. Elladesidererebbe che l'aria non ci fosse per volare più liberamente. In realtà èproprio la resistenza dell’aria che le permette di volare. La ragione è come lacolomba, desidera andare oltre la realtà sensibile per conoscere il noumeno,ma quando questo avviene, come la colomba senza la resistenza dell’ariacadrebbe nel vuoto, la ragione cade in errore. La ragione si può applicareefficacemente solo alla realtà sensibile. Nella “Critica della ragion pura” Kant si i confronta con i precedenti tentativi ditrovare i fondamenti dell’universalità scientifica. Le due principali correnti cheall’epoca si confrontavano all’interno del dibattito sulla validità dellaconoscenza scientifica erano il RAZIONALISMO (il razionalista si avvaledell'esperienza, ma ritiene che, in ultima analisi, a decidere se una

proposizione sia vera o falsa debba essere la ragione) e l'EMPIRISMO(all’opposto del razionalista, l’empirista apprezza la ragione e si affida allalogica, ma ritiene che, in ultima analisi, una proposizione debba essereritenuta vera o falsa in base al dato empirico).Kant però osserva che entrambi falliscono il loro scopo.

RAZIONALISMO: si basa su giudizi analitici a priori (dall'esperienza). Essiequivalgono a delle tautologie, quindi sono certi e universali, ma infecondi(non aggiungono elementi di conoscenza), perchè si limitano ad esplicitare

qualcosa di già implicito nel concetto. Il sistema logico può essere coerentema non vero. Si fondano sulla deduzione.

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EMPIRISMO: Si basta su giudizi sintetici a posteriori (dell'esperienza)

ono: f econdi, ma soggettivi e non certi, perché si fondano sull'induzione.L'obbiettivo di Kant è fondare una conoscenza che sia contempotaneamenteuniversale e feconda.La scienza dovrà fondarsi su GIUDIZI SINTETICI A PRIORI.

Sono: f econdi, ma soggettivi e non certi, perché si fondano sull'induzione.L'obbiettivo di Kant è fondare una conoscenza che sia contempotaneamenteuniversale e feconda.La scienza dovrà quindi fondarsi su GIUDIZI SINTETICI A PRIORI.

I GIUDIZI SINTETICI A PRIORI E LE FORME TRASCENDENTALI

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 A garantire APRIORITÀ ai giudizi sintetici, sono le forme puretrascendentali, che valgono sia per l’ESTETICA che per l’ANALITICA.L'aggettivo trascendentale si riferisce a cioò che appartieneuniversalmente al soggetto conoscente. Il noumeno, ovvero a realtà in sè,è inconoscibile: ciò che l’uomo definisce come realtà è solo una sorta di

interfaccia tra la realtà e il soggetto conoscente.In particolare, gli uomini collocano i fenomeni sensibili nel tempo e nellospazio. Cosa siano o come siano spazio e tempo agli occhi di qualche altroessere, o di Dio, noi non possiamo saperlo, ma gli uomini universalmentepercepiscono dati sensibili e li collocano nello spazio e nel tempo.

Spazio e tempo non sono contenitori reali dei fenomeni, non appartengonoalla realtà in sè, ma all'uomo e determinano il suo modo di conoscere.Nicola Abbagnano ha costruito una metafora per spiegare il significato del

termine trascendentale: lo spazio e il tempo sono come lenti azzurre che tuttigli uomini indossano e non possono togliersi. Se così fosse, noi non ptremmoche vedere il mondo azzurro, ma questo non significherebbe che il mondo siaeffettivamente azzurro. Analogamente, non è detto che spazio e il tempoesistano, ma gli uomini universalmente percepiscono i dati sensibilicollocandoli nello spazio e nel tempo allo stesso modo e sono proprio leforme universali (forme trascendentali) della percezione che garantisonol’universalità della conoscenza scientifica. Le forme trascendentali dell’ESTETICA (sensibilità, percezione) sonoquindi spazio (senso esterno) e tempo (senso interno). Essi da soli fondanola matematica e la fisica. Il tempo è una forma più ampia dello spazio: tutti ifenomeni che si collocano nello spazio si collocano anche nel tempo, ma nonviceversa: alcuni fenomeni, come i sentimenti, non si collocano nello spazio,ma solo nel tempo

Le forme trascendentali dell’ANALITICA (cioè dell’intelletto),  sono lecategorie. La percezione sensibile, da sola, non fornisce una vera e propriaconoscenza (la centralina non collega tra loro i dati che capta, non li elabora).

Per questo serve l'intelletto il quale opera una sintesi dei dati dell’esperienza,cioè collega tra loro ed elabora i dati sensibili forniti dalla percezione. Anchel’intelletto opera attraverso forme pure trascendentali, universali: lecategorie. Le categorie  sono 12, Kant riprende e sistematizza quelle di

 Aristotele (che erano però solo 8 o 10) e le divide in 4 gruppi (vedi libropag.433).

Perchè si produca scienza, cioè conoscenza certa e universale, è necessarioconiugare le forme trascendentali, che sono a priori (deduzioni), con i dati

sensibili (induzione): "L'intuizione sensibile senza concetti ( le categorie) ècieca (non comprende, è come se non vedesse nulla), i concetti senzaintuizioni sensibili (dati empirici) sono vuoti."

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LA RIVOLUZIONE COPERNICANA KANTIANA.

Con questa perifrasi ci si rifersisce al completo rovesciamento di unaprospettiva:

- per Aristotele le categorie valevano sia in ambito gnoseologico, che inambito ontologico, sia per la ragione, sia per la sensibilità: il pensiero procedeutilizzando il concetto di causa, ma anche la realtà procede per cause. Ilpensiero, pertanto, rispecchia la realtà e produce proposizioni vere nelmomento in cui rispecchia la realtà come essa effettivamente è;

- per Kant la realtà in sé, il noumeno, è inconoscibile e le categorie hannoesclusivamente valore gnoseologico.

Per riprendere la metafora, fino a Kant al centro del sistema c’era l’oggettodel conoscere, il pensiero “ruotava” intorno alla cosa da conoscere, finchénon arrivava a cogliere perfettamente la realtà. Kant, invece, al centro delsistema pone il soggetto: a garantire la verità di una proposizione non è lacapacità di descrivere l'oggetto in sé, che è inconoscibile, ma sono le formetrascendentali che appartengono universalmente al soggetto che conosce.

DEDUZIONE TRASCENDENTALE

Nel lessico della logica la deduzione è un procedimento che va dal generaleal particolare. In questo caso, invece, il termine deduzione è attinto dallessico giuridico e si riferisce a quel procedimento tramite il quale io possoaffermare la legittimità di qualcosa, posso affermare qualcosa in termini didiritto, non solo e indipendentemente dalle questioni di fatto [cfr. distinzionetra possesso e proprietà: io posso essere in possesso di qualcosa (dato difatto) anche se non ne ho la proprietà (diritto)].Il problema della deduzione trascendentale è se tutte le categorie sianoapplicabili a tutti i fenomeni e, viceversa, se tutti i fenomeni rientrino nellecategorie non solo di fatto, ma anche di diritto. La risposta di Kant è

affermativa e la chiave della sua argomentazione è data dagli schemitrascendentali.Egli osserva che tutte le categorie sono traducibili in termini di collocazionetemporale dei fenomeni. Dato che tutti i fenomeni rientrano nel tempo, tutte lecategorie si applicano a tutti fenomeni e viceversa (pag.433,435,436).

DIALETTICA TRASCENDENTALE

 Affinché ci sia conoscenza, l'intelletto deve intervenire per operare una sintesi

dei dati sensibili. Questa operazione è indispensabile perché si formi unqualsiasi tipo di conoscenza. Il problema si pone in quanto la ragione aspira

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ad una sintesi ulteriore, assoluta, e si spinge oltre i limiti della sensibilità, acercare di conoscere il noumeno.In questo tentativo la ragione produce tre idee:

- l’idea di ANIMA: si produce nel tentativo di comprendere la totalità

esperienziale ed emotiva. Risponde al desiderio di concepirecontemporaneamente e unitariamente, tutte le esperienze interiori delsoggetto.

Noi viviamo contemporaneamente un’esperienza, dalla nascita ci sentiamo sempre glistessi, ma è impossibile tenere presente tutte le nostre esperienze. Nonostante i ricordi,mentre noi cambiamo modifichiamo anche i ricordi, la memoria non è un qualcosa dipassivo, ma è attiva, via via i nostri ricordi si modificano non solo perché alcune parti siperdono ma addirittura modifichiamo certi ricordi e addirittura, inventiamo nuovi particolari.

- l’idea di MONDO: si produce nell’aspirazione alla conoscenza del mondonella sua totalità spazio-temporale, ovvero nell’aspirazione ad unificare tutti ifenomeni temporalmente e spazialmente. - l’idea di DIO: si produce nell’aspirazione alla sintesi di mondo e anima,ovvero come sintesi suprema.

Noi non abbiamo accesso a nessuna delle tre idee. La ragione aspira aquesta conoscenza, ma all’idea di anima, di mondo e di Dio non corrisponde

alcuna realtà sensibile, quindi la ragione, come la colomba che desideravolare nel vuoto, cade inevitabilmente in incongruenze e in contraddizioni.L'uomo vorrebbe conoscere queste tre idee, ma non gli è possibile. Kant,nella sua critica alle idee della ragione dimostra come non sia possibilerealizzare questo desiderio. In particolare, circa la pretesa di fare affermazionisulla totalità spazio-temporale dei fenomeni (idea di mondo) la ragione sitrova intrappolata in 4 antinomie (pag.441-442), mentre per quanto riguarda iltentativo di dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio critica alla provaontologica.

CRITICA DELLA RAGION PRATICA

La critica della ragion pratica si apre con la frase: "Il cielo stellato sopra dime, la legge morale dentro di me" (questa citazione è incisa sulla tomba diKant). Il cielo stellato è utilizzato come metafora di qualcosa di invariabile,eterno e uguale per tutti gli uomini (trascendentale). A fondamento di tutta lariflessione Kantiana c'è la ricerca di leggi trascendentali, che siano valideuniversalmente e questo vale anche per quanto riguarda la legge morale.

Lui procede sulla base dell'analisi dell'esperienza umana e osserva che leregole che gli uomini si danno sono di tre tipi:

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•MASSIME: sono puramente soggettive, cioè NON NECESSARIE e NONUNIVERSALI, quindi NON HANNO CARATTERE MORALE. Esempio: fareginnastica tutte le mattine, scelta soggettiva e non universalmente vincolante,quindi priva di carattere morale.

•IMPERATIVI IPOTETICI:  (in forma ipotetica: se..., allora....) sonoNECESSARI, MA NON UNIVERSALI, in quanto condizionati dalla volontàindividuale, quindi NON HANNO CARATTERE MORALE. Esempio: per prendere la patente devi necessariamente, fare l’esame, ma l’obbligo non èuniversale, vale solo per chi vuole la patente, Si tratta di obblighi che siinstaurano solo in conseguenza ad una scelta individuale e libera.

•IMPERATIVO CATEGORICO: è NECESSARIO e UNIVERSALE, ed è

l’unico che ha carattere morale,Esso è:- INCONDIZIONATO (vale in tutte le condizioni)

- FORMALE (ha a che vedere con la forma dell’azione, con il modo in cuiè compiuta e non con il suo contenuto, riguarda non l’azione in sé, ma ilfine con cui è compiuta l’azione, guarda, cioè, all’INTENZIONE;

- PRESUPPONE la LIBERTÀ (senza libertà non c’è moralità e non àpossibile alcun giudizio morale);

-  AUTONOMO (ha In se se stesso il proprio fine): se io compio un’azionemorale per un fine diverso da quallo di compiere un’azione morale (adesempio per conseguire un beneficio o evitare una punizione), noncompio un’azione morale. La morale kantiana riguarda l'INTENZIONEcon cui è compiuta l’azione, il DOVERE si deve compiere PER ILDOVERE.

Il problema è quale sia questo obbligo.

Ci sono infatti principi che valgono per tutti nella maggior parte dei casi come "siisincero" o "non rubare" o “non uccidere”, ma un soldato catturato non è obbligato a direla verità, non sarebbe immorale se non la dicesse. Anche "non rubare" ha una valenzaquasi universale, ma in alcune occasioni potrebbe essere discutibile, come nel caso incui, se fossi solo e avessi davanti a me un uomo che sta morendo di fame, non avessiniente e nessuno mi potesse aiutare e di fianco a me ci fosse un frutteto, allora potreiconsiderare giusto rubare quei frutti per salvare la vita di un uomo (n.b. anche nellalegge italiana non sarebbe reato, perché l’azione è compiuta per cause di forzamaggiore). Anche il dovere di non uccidere è stato messo in discussione: per principio

tutte le vite sono sacre, ma molti pensano che sia lecito e giusto sacrificare la vita di unsingolo per salvate la vita di tanti. Se io ritenessi giusto aiutare un uomo, ancherubando, ma non lo facessi, il mio comportamento sarebbe immorale: è dal noncompiere un’azione che si ritenga giusta che nasce l'immoralità.

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L'mperativo categorico non può riguardare dunque il contenuto, ma solo ilmodo in cui è compiuta un azione, perchéa) nessuna azione specifica potrebbe essere imposta in qualunque

situazione;

 b) se imponesse una specifica azione, senza lasciare una fondamentalelibertà di scelta, verrebbe meno il presupposto stesso della moralità.

Kant osserva che il leone che fa strage della gazzella non può essere biasimato perchénon potrebbe fare altrimenti; allo stesso modo l'agnello non è oggetto di lode perché nonpuò fare altrimenti. L'imperativo non può porre un obbligo specifico, altrimenti l’individuonon potrebbe essere soggetto al giudizio morale.

Vedi le 3 formulazioni dell’imperativo categorico (pag.446)

Le prime due formulazioni sono state talvolta accostate al principio evangelico "Non fareagli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”. Questa interpretazione è discutibile perché pone ildovere in termini di astensione dall’azione, mentre l’imperativo kantiano ci obbliga adagire. Lo stesso principio evangelico, declinato in termini di obbligo all’azione (fai agli altriciò che vuoi sia fatto a te), si risulterebbe ancora più problematico. La questione centrale èche il principio evangelico pone il singolo a criterio dell’azione, mentre l’imperativokantiano, pur con i suoi limiti, rimanda a un criterio universalistico.

N.B. Distinzione tra MORALITÀ e LEGALITÀ. Se pago le tasse in quanto è mio dovere, micolloco non solo nell’ambito della legalità, ma anche nell’ambito della moralità; se pago letasse solo perché ho paura di un eventuale controllo compio un’azione legale, ma nonmorale. E, viceversa, un’azione MORALE può essere ILLEGALE, se agisco in vista di unprincipio morale più elevato. (cfr. obiezione di coscienza ai tempi della leva obbligatoria:rifiutare il swervizio militare era un’infrazione alla legge, quindi una forma di illegalità, maalcuni, soprattutto i Testimoni di Geova, si rifiutavano di usare le armi e, al posto di fare 18mesi di leva, si sottoponevano a 2 anni di carcere militare).

I POSTULATI DELLA RAGION PRATICA:LIBERTÀ, ESISTENZA DI DIO E IMMORTALITÀ DELL'ANIMA

Libertà: non può essere dimostrata

cfr. idea di mondo, terza antinomia,ma deve essere postulata (postulato = verità indimostrabile) cfr. imperativocategorico).

Esistenza di Dio e immortalità dell’anima: l'uomo tende a realizzare sestesso coniugando felicità e virtù, ma questo scopo non è raggiungibile nellavita terrena, quindi dobbiamo postulare che virtù e felicità si coniughino nellavita ultraterrena.VIRTÙ+FELICITÀ = Sommo bene = DioPer dare senso alla nostra aspirazione al coniugare virtù e felicità, dobbiamo

postulare sia l’esistenza del sommo bene, cioè di Dio, che la possibilità diraggiungerlo in una vita ultraterrena immortalità dell'anima (pag 449).

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La religione nei limiti della sola ragione

Chiesa visibile: tutto ciò che è un supporto concreto alla vita religiosa (chiese,

immagini, liturgia, preghiere).La chiesa invisibile è la fede, un sentimento interiore e quindi non visibile.Kant critica l'esistenza dei dogmi, i riti e la liturgia che caratterizza tutte lereligioni.Per Kant ha valore solo chiesa invisibile, cioè la fede, ma solo pochi uominiriescono a vivere questo sentimento interiore senza supporti concreti cheaiutano ed alimentino la loro fede. Solo coloro che riescono a vivere la fede inDio senza affidarsi ai dogmi, alla chiesa visibile, sono dei credenti veri evivono la religione come sentimento profondo. Tuttavia accetta la chiesa

visibile perché la maggior parte degli uomini ne ha bisogno per coltivare lafede. Un’altra posizione, che Kant viene invitato a ritrattare, riguarda il suomodo di concepire il male. L’uomo ha la possibilità di fare il male ed è proprioquesto che permette il suo essere morale, perché solo in quanto può fare ilmale è un essere morale che può fare il bene. A questo proposito Kant usa iltermine MALE RADICALE ( secondo Kant questo concetto nella religionecristiana è descritto, al fine di renderlo comprensibile a tutti, tramite l’episodiobiblico del peccato originale: nel Paradiso Terrestre gli uomini non hanno laconoscenza del male e quindi non possono compierlo, ma in questo non si

distinguono dagli altri animali che popolano l’Eden e agiscononecessariamente secondo la loro natura, da cui sono determinati, senzaquindi essere oggetto di giudizio morale. Allo stesso modo non possonoessere oggetto di giudizio morale neanche gli angeli perché la loro natura ènecessariamente buona. Così Adamo ed Eva vivono nel Paradiso Terrestresenza essere oggetto di giudizio morale, sono esseri immortali, non soggettial Giudizio Universale. Solo quando Adamo ed Eva mangeranno il fruttodell’albero della conoscenza del bene e del male essi saranno cacciatidall’Eden e diventeranno soggetti a giudizio morale. La libertà di scelta trabene e male, quindi la possibilità di fare il male è ciò che rende l’uomo unessere morale: il male deve essere intrinseco nell'uomo che, altrimenti,sarebbe come un angelo o come un animale.

SAGGI DI TEMA POLITICO

• "Per la pace perpetua" (non la pace dei defunti, ma quella universale).

Kant consiglia tre principi che tutti gli stati dovrebbero adottare per realizzare

la pace nel mondo:

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- una costituzione repubblicana, perché le guerre che si compiono fra glistati vanno solo a vantaggio di chi governa. Ma in una guerra tutti ipopoli hanno solo da perdere, sia gli sconfitti, sia i vittoriosi, perché è ilpopolo che sacrifica la propria vita, che fornisce il corpo e il sangue per la guerra. Se tutti gli stati si dotassero di una costituzione repubblicana,

cioè se fossero i popoli a decidere se dichiarare una guerra, le guerresarebbero molto più rare;

- la rinuncia a una parte della sovranità nazionale a favore di unorganismo sovranazionale (federazione di stati) creato per dirimere iconflitti internazionali (quello che poi sarà la Società delle Nazioni, oggiONU, i cui fondatori faranno riferimento a Kant. (cfr. art. 11,Costituzione);

- un dovere di ospitalità universale che rappresenta la ricaduta pratica diun principio cosmopolita, principio che caratterizza l'Illuminismo, manasce della civiltà greca, più precisamente in epoca ellenistica, per essere poi sostanzialmente abbandonato fino, appunto, all'Illuminismo.(cfr. anche giusnaturalismo, diritti naturali).

• ”Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?"

L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che l'uomo deveimputare a se stesso. Non dovuto ad una debolezza intelletuale, ma a pigriziamentale. Lo stato di minorità è la condizione di chi è minorenne, quindi deveobbedire ad un'autorità superiore. Kant auspica quindi l’abbandono di unaconcezione paternalistica dello stato (tipico della monarchia, ma non solo), incui si presume che solo lo stato possa stabilire cosa è bene e cosa è male,mentre i popoli, come i bambini, non sono in grado di decidere.Secondo Kant, questa concezione non è solo imposta dall'esterno, maspesso accettata per pigrizia mentale (lasciamo che altri decidano per noi).Kant chiede all'umanità di diventare maggiorenne e decidere per sé.In proposito Kant si chiede: "Siamo oggi in un’epoca illuminata o in un’epoca

d’illuminismo?"Kant pensa di vivere in un’epoca di illuminismo, in cui l'uomo tenta di usare laragione e uscire dalla sua condizione di minorità, ma non è ancora un’epocailluminata, perchè non tutti gli uomini agiscono secondo ragione.