Itinerario Alessano, Macurano, Tiggiano, Specchia (1)

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Associazione Archès

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  • VIAGGIO IN LEUCADIA (SECONDO ITINERARIO, SABATO 29 MARZO 2014)

    MONTESARDO (ALESSANO) Linsediamento fortificato - sconosciuto alle fonti antiche - era ubicato nellarea occupata dal moderno centro di Montesardo, ad una quota media di 186 metri s.l.m. Dallaltura si domina un vasto settore di territorio che spazia dalla serra di Vaste a nord-est, al mar Adriatico ad oriente fino al promontorio iapigio a sud, sede di un vivace porto e di un santuario emporico. Il toponimo Montesardo deriva da mons arduus, ossia monte aspro, ripido, da cui in et bizantina (e non in et greco messapica come molti storici affermano) si sarebbe diffuso il toponimo greco tracheion oros. Dellinsediamento dellet del Ferro sono state rinvenute numerose evidenze archeologiche, che constano per lo pi di materiale ceramico ritrovato in superficie. La fase arcaica scarsamente documentata, mentre ben attestata let ellenistica, ossia il periodo di maggior sviluppo dellabitato datato tra la fine del IV e il III sec. a.C. A questa fase da riferire la realizzazione della cinta muraria in blocchi squadrati di grandi dimensioni, di cui si conservano scarsi resti al di sotto delle mura settentrionali del cinquecentesco Castello Romasi. Le mura avevano (tesi basata solo su ipotesi interpretative ricavate dallanalisi delle fotografie aeree) una lunghezza di circa 3 km e cingevano un insediamento al cui interno si alternavano zone abitate e aree destinate allagricoltura e al pascolo (come attestato ad esempio a Vaste e a Vereto). Il tratto di mura conservato, orientato NO-SE, si sviluppa per una lunghezza massima di 10 metri, per unaltezza di 1,60 metri, ed realizzato con blocchi di calcarenite locale messi in opera a secco. I blocchi poggiano direttamente sul banco di roccia affiorante e, laddove esso non segue un andamento orizzontale, stato creato un piano regolare con laggiunta di blocchi di dimensioni minori. Ad una distanza di 10 metri, in direzione est, visibile un altro filare realizzato con blocchi che presentano le stesse caratteristiche; poco oltre, al di sotto di uno dei bastioni del castello, si conservano due filari di dimensioni minori, realizzati con blocchi tagliati e riutilizzati nella fondazione del bastione. Sulla base dellanalisi delle fotografie aeree e dei pochi dati archeologici a disposizione stata ipotizzata la lunghezza complessiva del tracciato murario, che potrebbe aggirarsi intorno ai 3600 metri. Un importante rinvenimento - risalente al 1953 - relativo ad una tomba ricavata nel banco di roccia, che aveva le pareti interne decorate con una fascia composta da una lista nera tra due rosse. Al suo interno era conservata gran parte degli oggetti di corredo, costituito da vasi in stile di Gnathia, a figure rosse e a vernice nera, oltre che da alcuni manufatti in bronzo. Questa sepoltura stata rinvenuta ad Alessano, a sud-ovest dellattuale centro abitato e circa ad un km a nord dellantico insediamento di Montesardo, a cui probabilmente si riferisce. Per quanto concerne larticolazione interna della citt antica, la sola documentazione esistente riferibile a strutture dabitato in blocchi squadrati, di fase classica ed ellenistica (VIII secolo a.C.), oggetto di indagine della Soprintendenza Archeologica negli anni Novanta.

  • Bibliografia: Salento. Architetture antiche e siti archeologici, a cura di A. PRANZO, Lecce 2008, p. 207. Antica Messapia. Popoli e luoghi del Salento meridionale nel I millennio a.C., a cura dellAssociazione Archs, Modugno 2010.

    MACURANO Insediamento rupestre di Macurano In localit Macurano insiste un antico villaggio rupestre, ubicato lungo la direttrice viaria che collega Alessano alla Marina di Novaglie. Si tratta di un luogo simbolo della cultura dell'olio, per la presenza di due frantoi ancora utilizzati: trappeto Sauli e trappeto Santa Lucia. Le prime fasi del villaggio rupestre risalgono intorno allanno Mille. Qui una comunit era dedita all'agricoltura, attivit garantita dalla fertilit della terra, ricca di acque di scolo provenienti dalla collina che venivano raccolte in cisterne tramite un sistema di canalizzazioni, in parte ancora conservato. L'area dellinsediamento venne sfruttata anche nel XVI secolo, epoca alla quale si fa risalire il complesso masserizio, denominato Macurano, consistente nella Masseria Santa Lucia e nella cappella di Santo Stefano. La struttura dominata dal nucleo originario, ovvero dalla torre cinquecentesca coronata da beccatelli a sostegno del parapetto aggettante del terrazzo sommitale e da caditoie in corrispondenza delle finestre e delle porte di accesso. Gli altri ambienti furono aggiunti successivamente e, gi alla fine del XVII secolo, la masseria consisteva nella struttura oggi visibile. I documenti di archivio non aiutano a ricostruire la storia pi antica di questo casale, in quanto le prime fonti risalgono al 1571, ossia unannotazione di Mons. Giangiacomo Galletto vescovo di Leuca e di Alessano nel Libro dei conti relativo agli anni 1565-1572: A d 9 Aprile 1571 vaca larcipretura di Macurano nel vocabolo Sancti Stifani et Sancte Lucie per la morte di don Colilla Romano. La documentazione a disposizione attesta che dopo il 1571 non ci furono pi parroci a Macurano e che da quellanno inizi labbandono del Casale. Altri atti notarili della seconda met del XVII secolo permettono di ricostruire solo delle compravendite dellarea in oggetto, che tuttavia non appare pi interessata da processi di urbanizzazione. Larea del villaggio conserva ancora tracce vive del suo glorioso passato: carraie, trappeti ipogei, grotticelle ricavate nel costone di roccia calcarea, tombe individuabili un po ovunque nella zona dellinsediamento. Il villaggio pu essere suddiviso in due zone. Una prima, pi settentrionale, comprende numerose grotte scavate lungo un costone di roccia semicircolare. La seconda si conserva parzialmente a causa dellapertura di un ampio fronte di cava che ne ha intaccata loriginale morfologia, sul cui pianoro soprastante sono state erette la masseria seicentesca e la cappella di Santo Stefano. Il primo gruppo di grotte (zona nord) si caratterizza per la presenza sia di piccole cavit scavate nella roccia - adibite originalmente a dormitori e per ricoveri di animali o attrezzi agricoli - sia di ambienti pi grandi, tra cui uno in particolare che ha avuto nel corso del tempo diverse destinazioni, tra cui quella di trappeto come si evince dalle grosse macine e i fori sul soffitto. Lambiente si articola in pi vani di piccole dimensioni, alcuni dei quali utilizzati come deposito di derrate, come quello che si apre sul fondo della grotta. Sulle pareti si notano

  • numerosissime croci graffite latine, greche e una monogrammatica e alcune incisioni pi moderne. Il secondo gruppo di grotte si individua nella parte meridionale dellinsediamento, interessata ora da un vasto fronte di cava, dove erano presenti altre piccole grotte e un grande ambiente utilizzato come trappeto fino a tempi recenti, che si apre nella falesia rocciosa parallela alla ferrovia. Numerose tombe (pertinenti un cimitero medievale) si rinvengono in tutta larea dellinsediamento, in particolare in un fondo caratterizzato dalla presenza di un antico asse stradale scavato interamente nella roccia, orientato in direzione est ovest. Bibliografia: FONSECA C.D. ET ALII, Gli insediamenti rupestri del Basso Salento, Galatina 1979, pp. 49-51. Chiesa di Santa Barbara

    In una stradina di campagna che collega Montesardo a San Dana sorge un antica chiesa dedicata a Santa Barbara. Nessuno ostacolo, nessuna recinzione protegge la chiesa. A dir il vero non sembrerebbe neppure una chiesa, se non fosse per un cartello turistico informativo il quale menziona nome e periodo di costruzione: XIII secolo. Varcando il portone in legno ormai consunto dal tempo si ha accesso ad un piccolo ambiente di una cinquantina di metri quadri su cui possibile notare gli impietosi segni del tempo. Quella che probabilmente doveva essere larcata dellabside chiusa da un muro di mattoni tufacei, coprendo in parte uno degli affreschi meglio conservati di tutta la chiesetta. Altri affreschi, molto pi consumati e sbiaditi dallumidit, sono presenti sulle pareti laterali. Gli stili pittorici ricordano in parte quelli bizantini anche se non si escludono tracce pittoriche ancora pi antiche. Lintera produzione pittorica potrebbe essere stata realizzata in un periodo compreso tra il 1300 ed il 1400. Nello specifico, il programma pittorico della chiesa distinguibile in tre differenti fasi: la prima (datata agli inizi del 300) quella del ciclo pittorico presente sulla parete settentrionale, dove si riconoscono figure di santi, una Vergine e un Cristo che, probabilmente, completava una Desis con un ormai perduto San Giovanni Battista. La seconda fase decorativa (met 300) quella che si conserva nellintradosso dellabside (parete est), dove rappresentata una santa (Barbara?) con in mano una croce dargento. Ad una terza fase pittorica (seconda met 400) appartiene la decorazione della parete meridionale, dove riconoscibile (con qualche difficolt) una Santa Barbara accostato ad un San Bernardino da Siena, Al rosone sulla facciata frontale toccata la stessa sorte dellarco absidale, quasi parzialmente murato da mattoni in tufo. Lo stile architettonico quello angioino, anche se non si ritrovano stemmi o altri caratteri determinanti per definirne correttamente lappartenenza. Sulla parete di sinistra si apre un piccola porticina che da su un cortile, un tempo condiviso con il monastero femminile delle clarisse o delle benedettine di cui oggi rimangono solo pochi ruderi. Lintero complesso, abbandonato molto presumibilmente gi dal 1590, anno in cui il tempio venne escluso dalle visite pastorali del vescovo Ercole Lamia nel borgo alessanese.

  • La cappella fu frequentata dai fedeli fino a divenire propriet privata nel XVIII secolo, momento dal quale venne adibita ad usi agricoli. Scelta che probabilmente ne ha peggiorato le sorti dato lo stato di totale abbandono in cui vige attualmente. Bibliografia: ORTESE S., Un caso di patrimonio latente: la chiesetta di Santa Barbara a Montesardo e le sue pitture murali, Kronos, 11, pp. 67-77.

    Sitografia: www.salogentis.it

    TIGGIANO Cenni storici. Le prime notizie certe su Tiggiano si attestano al 1270. Varie sono le ipotesi maturate circa la sua nascita. C chi farebbe derivare il nome del piccolo centro dal centurione romano Tegius o Tibius, o chi dal latino tegula (capanna). Il centro nasce e si sviluppa in et angioina per lo spostamento di uomini dalle alture vicine nelle localit Specchialline e Marigliano, feudi disabitati di cui rimangono rispettivamente alcuni ambienti rupestri con tombe scavate nel banco roccioso e una torre quattrocentesca cinta da alte mura. Passato da feudatario in feudatario il piccolo feudo sorge a 128 metri s.l.m. in una depressione e si sviluppa ai piedi della serra che degrada verso il mare con il promontorio del Calino. Anomalo lo sviluppo del centro storico distinto in tre zone: la Padula, piazza Castello, e Santa Caterina. Il castello Il castello, oggi palazzo baronale, venne edificato dai Serafini Sauli quando nel 1626 acquistarono il feudo dai Principi Gallone, si affaccia su quella che anticamente si chiamava piazza San Teodoro per via della chiesa ivi presente a lui dedicata e demolita nel 1953 e che si ergeva sopraelevata al centro della piazza. Il complesso seicentesco del palazzo comunemente chiamato casteddhu si sviluppa attorno al torrione cinquecentesco dalla cui sommit si gode di una vista completa di tutto il versante adriatico del capo di Leuca. Interessanti sono: la sala di rappresentanza decorata da stucchi settecenteschi e da due ovali affrescati recanti scene della Gerusalemme Liberata del Tasso, il blocco centrale fortificato con la cappellina dedicata a San Michele Arcangelo il condottiero dei Cieli; il campanile militare e le insegne della famiglia, la sala dellordine di Malta; il loggione monumentale; il mignano. I giardini del castello In asse con il portale centrale si sviluppano i viali del giardino e della relativa lecceta divisa in 4 grandi quarti. Nel giardino esteso per oltre 3 ettari nella sua complessit vi anche una torre colombaia diruta a seguito del nubifragio del settembre 1999. La chiesa di SantIppazio La chiesa pi importante quella dedicata a SantIppazio Vescovo e Martire ed stata eretta nella nuova fabbrica nel 1588. Tiggiano lunica comunit a venerare questo santo in tutta lEuropa occidentale ed a lui collegata anche la coltivazione della pestanaca de Santu Pati denominata carota giallo viola di Tiggiano la cui radice etimologica nella simbologia cristiana della fede: pistis in greco. Per queste ragioni Tiggiano pu essere considerato il paradigma della cultura greco-bizantina nel Salento.

  • La torre Nasparo La torre ha una base tronco-conica ed alta 11 m dal cordolo. Costruita nel 1565 per la sua strategica posizione comunica con Torre Palane a Nord e con Torre Specchia Grande a Sud. La torre quella collocata pi in alto tra tutte le torri costiere salentine.

    SPECCHIA Cenni storici La posizione di predominio su di una collina, in un territorio piatto, e la lontananza dal mare (al riparo dalle scorrerie saracene) determinarono una crescita esponenziale della popolazione nel Medioevo. Le notizie certe riguardanti l'insediamento abitativo di Specchia risalgono al periodo normanno e all'inizio dell'et feudale. Come tutti i paesi del Salento stato possedimento feudale di numerose famiglie, dagli Orsini Del Balzo ai Ligorio, fino al 2 agosto 1806, data di eversione della feudalit.

    Architetture religiose Chiesa della Presentazione della Beata Vergine Maria L'impianto originario della chiesa madre, dedicata alla Presentazione della Beata Vergine Maria, risale al XV secolo. L'attuale pianta a croce latina il risultato di una serie di rimaneggiamenti e ampliamenti intercorsi tra Seicento e Novecento. In principio l'edificio era costituito da un'unica navata, con orientamento N-S, corrispondente all'attuale transetto. Nel 1605 venne realizzata l'abside in blocchi di pietra leccese finemente intagliati, nonch l'altare dell'Annunziata, anch'esso in pietra leccese, in stile barocco. Nel Settecento furono rifatte la navata centrale e la facciata. Il campanile fu edificato nel 1945 in sostituzione dell'antica torre campanaria del 1568 demolita perch pericolante. La facciata si presenta con un elegante portale sormontato dall'effige di San Nicola, protettore del paese. Ai lati, le due nicchie ospitano le statue degli apostoli Pietro e Paolo. Chiesa e Convento dei Francescani Neri Risale ai primi decenni del Cinquecento; nel 1531 si svolse nel convento il Capitolo dei Francescani Neri, come riportato in una iscrizione.La chiesa presenta delle rifiniture gotiche con tracce antiche di un arco a sesto acuto sulla porta della facciata. L'interno a navata unica. Nel 1532 venne edificata la cappella dedicata a Santa Caterina d'Alessandria, addossata al lato destro della facciata principale. La cappella interamente affrescata con scene della vita di Santa Caterina e del suo martirio e con le raffigurazioni dei Santi Medici e del martirio di Sant'Agata. Dal coro si accede a una cripta sotterranea di origine bizantina sorretta da 36 colonnine. Dopo la soppressione degli ordini religiosi, il convento sub numerose trasformazioni e fu adibito nel 1885 ad educandato femminile dalle Figlie della Carit e nel 1945 trasformato in orfanotrofio. Fu definitivamente chiuso nel 1980. Chiesa dell'Assunta Costruzione seicentesca situata nei pressi dell'antica Porta del Foggiaro o Porta Lecce. All'edificio posto in posizione elevata rispetto al piano stradale, si accede con un sistema di rampe simmetriche ma non allineate al fronte della chiesa. La facciata scandita da un sistema di nicchie e da aperture ed coronata da trabeazione e timpano di gusto barocco. L'interno ad aula unica con transetto privo di braccio destro. Chiesa di San Nicola di Mira Risale probabilmente all'XI secolo e costituisce, insieme alla vicina chiesa di Sant'Eufemia, una delle testimonianze medievali del territorio. La struttura costituita da un'unica navata con abside; probabilmente, l'abside originaria fu sostituita con

  • l'attuale, molto pi grande. Sei pilastroni disegnano la struttura portante e scandiscono lo spazio interno in due parti; sul prospetto principale un elegante rosone incorniciato da un frontone triangolare. La chiesa stata oggetto di un recente restauro che ha permesso di recuperare un semifresco della Madonna in trono col Bambino, di scuola cinquecentesca, collocato in una delle quattro nicchie presenti. Nelle altre tre nicchie sono state invece realizzate icone di stile bizantino. Chiesa e convento dei Domenicani Risale alla fine del XVII secolo come informano lapidi ed iscrizioni presenti. La facciata, sobria e lineare, anticipa la suddivisione in tre navate dell'interno. Sul portone dell'ingresso principale vi un'iscrizione che riporta la data 1701, ai lati due lapidi hanno la data del 1727. Chiesa della Madonna del Passo. Scoperta nel XVI secolo, fu trasformata in chiesa alla fine del Cinquecento. Di forma quadrangolare, ospita due altari laterali e un altare centrale sormontato da un baldacchino delimitato da colonne. L'altare centrale, di stile tardo rinascimentale, impreziosito da un dipinto della Madonna col Bambino. Le pareti dell'ipogeo presentano tracce di antichi affreschi.

    Architetture civili Palazzo Balsamo Fu costruito nel XVI secolo e diviso successivamente nelle propriet di PaneseCarbone. Le varie sistemazioni risalgono al 1720. Palazzo Teotini una costruzione di fine Cinquecento con rifacimenti tardo ottocenteschi. Palazzo Ripa risalente al XVII secolo fu costruito a ridosso di una delle antiche Porte della Citt (Porta Leuca). Nel 1900 i proprietari del Palazzo hanno disposto la costruzione del portico acquistando lo spazio necessario dal Comune, il quale ha permesso il lascito demaniale riservando ad uso pubblico il loggiato sottostante che divenuto un abitudinario luogo di ritrovo. Nel 1959, il palazzo fu venduto dagli eredi Ripa al dr. Antonio Longo, attuale proprietario. Palazzo Orlandi-Pisanelli sorge a ridosso della Chiesa della Madonna Assunta e risale alla fine del XVII inizi del XVIII secolo. Palazzo Orlandi-Pedone risale al XVIII secolo e fu costruito dalla famiglia Orlandi. Chiesa di SantEufemia e relativa necropoli

    La chiesa di SantEufemia (fine IX X secolo) si trova nellomonima localit (comune di Specchia), nelle vicinanze di un insediamento di et romana e medievale denominato Grassano. Ricordata per la prima volta in un documento di Federico II del 1219, la chiesa presenta una pianta longitudinale (15,30 X 8,55 metri) e unabside di tipo poligonale esternamente e semicircolare internamente, di chiara derivazione altomedievale, rivolta ad oriente, ossia il punto in cui sorge il sole (simbolo della divinit cristiana) nel giorno in cui si celebrava la festa della santa alla quale la chiesa dedicata. Ledificio stato costruito riutilizzando grandi conci e colonne in pietra leccese provenienti dallattiguo casale di Grassano. La facciata - a doppio spiovente - orientata ad ovest. Lingresso costituito da un portale sormontato da un arco a tutto sesto, sopra il quale vi una grande bifora, divisa da una colonna con capitello tronco piramidale ornato da una croce templare inserita in un cerchio. Linterno suddiviso in tre navate, delimitate da colonne monolitiche che sorreggono archi a tutto sesto. Le campate si presentano irregolari, sia in relazione allasse della chiesa, sia nella distanza tra le colonne, che hanno diverse circonferenze. Il fondo ornato da unabside a

  • catino, dove stato collocato (a seguito degli ultimi restauri) un sobrio altare di pietra leccese, costituito da una colonna e da una lastra tombale proveniente dallo scavo del cimitero adiacente. La cappella fu visitata da Monsignor De Rossi in occasione della Santa Visita del 1711, nella cui relazione scrisse: [] vi sono tre altari: uno dedicato a S. Eufemia dipinta sulla tela, un altro con limmagine della stessa S. Eufemia dipinta sulla parete ed il terzo dedicato alla Madonna. In questa chiesa c un grande concorso di popolo nella prima domenica di luglio. La chiesa ha una campanella con la casa per loblato ed un piccolo giardino. Serve in questa chiesa il devoto sacerdote Don Giovanni Ciardo []. Cosimo De Giorgi visit la chiesa nel 1884, constando che della struttura originaria restano pochi archi sostenuti da colonne e un frammento dellabside. Un saggio di scavo, effettuato nellarea di fronte alla facciata e sul fianco meridionale della costruzione, ha restituito un piccolo cimitero, con fosse scavate nella terra ed altre delimitate da pietre poste di taglio. Si tratta di sepolture anche multiple datate - grazie al rinvenimento di oggetti in ferro e bronzo - al primo terzo del XIV secolo, da riferire ad una fase di vita molto tarda del casale di Grassano, di cui la chiesa faceva parte1.

    Bibliografia: CAVALERA M., Medianum. Ricerche archeologiche nei comuni di Miggiano, Montesano Salentino e Specchia, Tricase 2009. PAGLIARA C., Note di epigrafia latina IV, in Studi dAntichit, 2, Galatina (Le) 1980, pp. 205-235.

    1 http://www.associazionearches.it/la-chiesa-di-santeufemia-a-specchia