PERIODICO DI INFORMAZIONE E CULTURA …prolocotiggiano.it/documents/agosto08.pdfconcelebrata insieme...

12
PERIODICO DI INFORMAZIONE E CULTURA DELLA PRO LOCO - TIGGIANO Anno VIII, Numero 4 - Tiggiano, Agosto 2008 - Distribuzione Gratuita U no dei miei sogni ricorrenti, a parte quello di dover scalare una torre senza neanche uno spuntone di roccia per pog- giare le mani o i piedi, è quello di essere il relatore di un congresso con un pubblico esigente ed una tesi importante da esporre. Il luogo è una piazza, le teste tantissime, i fotografi assiepati sui due lati, alle mie spalle il maxischermo sul quale è scritto a caratteri cubitali il tema congressuale, sul podio la sottoscritta pronta ad esordire. Ma un imprevisto si frappone tra me ed il pubblico: non ho gli occhiali. Le parole ap- puntate sulla scaletta si confondono, sento i battiti del cuore accelerare all’inverosimile, non ho il coraggio di alzare lo sguardo sul pubblico ma dal vociare mi rendo conto che è pronto a lanciare improperi. Non faccio in tempo a realizzare ciò che di lì a poco può succedere che l’evento riprende il suo corso normale: i caratteri si ricompongono e dalle mie labbra fluiscono parole dettate, a loro volta, dalla conoscenza dell’argo- mento. Ora so di avere il pubblico dalla mia parte perché, dopo aver alzato lo sguardo, mi accorgo del rimando positivo che da esso mi proviene. La tesi, brillantemente esposta, fa scrosciare l’applauso… torno al posto dove ritrovo, accanto al cartellino re- cante il mio nome, gli occhiali mai tirati fuori dal fodero di similpelle nero. I relatori si congratulano ma uno, sicuramente il più esigente o il meglio informato, mi fa notare una gaffe: un condizionale usato al posto di un congiuntivo… e l’errore non è certo im- putabile agli occhiali dimenticati. Mi sve- Sogni che diventano realtà di Concettina Chiarello di Giancarlo Colella glio con un terribile senso di insoddisfa- zione e ripeto la solita frase: “Meno male che era solo un sogno”. I sogni, come ben sappiamo, esprimono le nostre paure, la- sciano intravedere i nostri desideri o prefi- gurano situazioni che, spesso, si avverano. A tutti è capitato il classico “déjà-vu” chissà che quella situazione non sia stata vissuta nel sogno, in modo così coinvolgente, da non riuscire a cogliere il confine tra la realtà e la dimensione onirica. Non è certamente questa la sede per disquisire sul sogno, Continua a pag. 2 Foto di A. Martella Visita del Papa a S.M. di Leuca A lla presenza dell’assessore provinciale Tonino Musio e del rappresentante della Sovrintentendenza Regionale dottor Giovanni Giangreco, è stata presentata al pubblico la guida turistica di Tiggiano, realizzata dalla Pro Loco su un progetto del Servizio Civile. Si tratta di un lavoro in policromia di fattura pregevole, realizzato con testi di Bianca Paris e corredato da immagini fotografiche di alta qualità. I testi, caso rarissimo, se non unico, sono tradotti in cinque lingue: spagnolo, fran- cese, tedesco, inglese e giapponese. Soddi- sfatto il presidente della Pro Loco Ippazio Martella, che ha ideato e voluto quest’opera, prima nel suo genere in questo piccolo co- mune del Sud Salento. Più che soddisfatti i destinatari della guida, che si sono trovati tra le mani un prodotto snello e di ottima fattura. La prima pagina utile della guida fotografa Tiggiano sia dal punto di vista della colloca- zione geografica che dal punto di vista della evoluzione demografica, riportando i dati dei censimenti, a partire dal 1861 (662 abitanti) fino al 2001 (2871 abitanti). Seguono le illu- strazioni dei monumenti presenti sul territo- rio, dalla Torre Nasparo, ben visibile dalla litoranea, al palazzo baronale con l’aranceto ed il bosco retrostante, fino alla Masseria delle Matine. Ben rappresentate, sia nel testo che nelle immagini, anche le chiese del paese, dalla Cappella della Madonna Assunta alla Cappella di San Michele Arcangelo, fino alla Chiesa di Sant’Ippazio, con i rispettivi cor- redi iconografici. Ma la guida non trascura le testimonianze ipogee di frantoi fruibili e non. Ampio spazio viene assegnato ai frutti della terra prodotti da un popolo storicamente la- borioso, dai frutti tradizionali come i fichi, le giuggiole (sciscele), i corbezzoli (armeculi), ai rinomati ortaggi come peperoni, pomodori, cocomeri e patate. In bella vista anche i pro- dotti della gastronomia locale, dalla pasta fatta fresca (“ricchie e minchiareddhi”) al pane fatto in casa, alle “pucce”, le “pittule”, i pampasciuni”, i fritti di Natale (“purced- dhuzzi”) e tutte le goloserie della cucina tipica di Tiggiano. Uno degli aspetti maggiormente caratterizzanti questo piccolo centro è la pro- duzione artigiana, specie quella antica, tradi- zionale, che qui ancora sopravvive, come la produzione dei cesti di canna, la tessitura, i mosaici, la ceramica decorata, il ricamo e l’uncinetto, ma anche la costruzione di mu- retti a secco o di volte a stella, la lavorazione artigianale in muratura, fino agli abiti da sposa. Insomma da questa pregevole guida ne esce fuori l’immagine di un piccolo centro che racchiude in sè tutti i pregi dei centri sa- lentini, sia quelli architettonici legati alla sto- ria, sia quelli produttivi, legati all’ambiente ed alla creatività di una piccola comunità. Una comunità che ha saputo conservare le di- verse sfaccettature della sua storia in una di- mensione a misura d’uomo, anche nei rapporti con “il forestiero”, con il turista, che qui può respirare l’aria del senso della ospi- talità, frutto dell’influenza storica della cul- tura dell’antica Grecia. Tiggiano: una pregevole guida turistica della Pro Loco alla scoperta di un “piccolo mondo antico” I l 13 luglio scorso le Suore Voca- zioniste, presenti nella nostra comu- nità con la Scuola dell’Infanzia Pari- taria, hanno cele- brato il Cinquantesimo an- niversario dell’in- gresso in Congregazione di Suor Nunziatina Di Luca. Salernitana di origine ma tig- gianese di ado- zione, data la sua pluridecennale presenza nella nostra Tiggiano, ha educato e visto cre- scere negli anni generazioni di tiggianesi. In verità, il motivo per festeggiare era duplice per la nostra comunità: tra le nove consorelle che hanno celebrato il cinquantesimo anche una tiggianese, Suor Immacolata Martella. La solenne funzione, molto partecipata, è stata concelebrata insieme ai Padri vocazionisti dal parroco di Tiggiano Don Lucio Ciardo presso la Casa Madre della Congregazione a Pianura di Napoli, alla presenza della Madre Generale Suor Antonietta Colafemmina e del sindaco di Tiggiano Donato Martella. A Sr. Nunziatina e Sr. Immacolata la Reda- zione di 39° Parallelo esprime le più vive fe- licitazioni per il ragguardevole traguardo. VIVE FELICITAZIONI

Transcript of PERIODICO DI INFORMAZIONE E CULTURA …prolocotiggiano.it/documents/agosto08.pdfconcelebrata insieme...

PERIODICO DI INFORMAZIONE E CULTURA DELLA PRO LOCO - TIGGIANO Anno VIII, Numero 4 - Tiggiano, Agosto 2008 - Distribuzione Gratuita

Uno dei miei sogni ricorrenti, a partequello di dover scalare una torre senza

neanche uno spuntone di roccia per pog-giare le mani o i piedi, è quello di essere ilrelatore di un congresso con un pubblicoesigente ed una tesi importante da esporre.Il luogo è una piazza, le teste tantissime, ifotografi assiepati sui due lati, alle miespalle il maxischermo sul quale è scritto acaratteri cubitali il tema congressuale, sulpodio la sottoscritta pronta ad esordire.Ma un imprevisto si frappone tra me ed ilpubblico: non ho gli occhiali. Le parole ap-puntate sulla scaletta si confondono, sento ibattiti del cuore accelerare all’inverosimile,non ho il coraggio di alzare lo sguardo sulpubblico ma dal vociare mi rendo conto cheè pronto a lanciare improperi. Non faccioin tempo a realizzare ciò che di lì a pocopuò succedere che l’evento riprende il suocorso normale: i caratteri si ricompongonoe dalle mie labbra fluiscono parole dettate,a loro volta, dalla conoscenza dell’argo-mento. Ora so di avere il pubblico dalla miaparte perché, dopo aver alzato lo sguardo,mi accorgo del rimando positivo che daesso mi proviene. La tesi, brillantementeesposta, fa scrosciare l’applauso… torno alposto dove ritrovo, accanto al cartellino re-cante il mio nome, gli occhiali mai tiratifuori dal fodero di similpelle nero. I relatorisi congratulano ma uno, sicuramente il piùesigente o il meglio informato, mi fa notareuna gaffe: un condizionale usato al posto diun congiuntivo… e l’errore non è certo im-putabile agli occhiali dimenticati. Mi sve-

Sogni che diventano realtàdi Concettina Chiarello

di Giancarlo Colella

glio con un terribile senso di insoddisfa-zione e ripeto la solita frase: “Meno maleche era solo un sogno”. I sogni, come bensappiamo, esprimono le nostre paure, la-sciano intravedere i nostri desideri o prefi-gurano situazioni che, spesso, si avverano.A tutti è capitato il classico “déjà-vu” chissàche quella situazione non sia stata vissutanel sogno, in modo così coinvolgente, danon riuscire a cogliere il confine tra la realtàe la dimensione onirica. Non è certamentequesta la sede per disquisire sul sogno,

Continua a pag. 2

Foto di A. Martella

Visita del Papa a S.M. di Leuca

Alla presenza dell’assessore provincialeTonino Musio e del rappresentante della

Sovrintentendenza Regionale dottor GiovanniGiangreco, è stata presentata al pubblico laguida turistica di Tiggiano, realizzata dallaPro Loco su un progetto del Servizio Civile.Si tratta di un lavoro in policromia di fatturapregevole, realizzato con testi di Bianca Parise corredato da immagini fotografiche di altaqualità. I testi, caso rarissimo, se non unico,sono tradotti in cinque lingue: spagnolo, fran-cese, tedesco, inglese e giapponese. Soddi-sfatto il presidente della Pro Loco IppazioMartella, che ha ideato e voluto quest’opera,prima nel suo genere in questo piccolo co-mune del Sud Salento. Più che soddisfatti idestinatari della guida, che si sono trovati trale mani un prodotto snello e di ottima fattura.La prima pagina utile della guida fotografaTiggiano sia dal punto di vista della colloca-zione geografica che dal punto di vista dellaevoluzione demografica, riportando i dati deicensimenti, a partire dal 1861 (662 abitanti)fino al 2001 (2871 abitanti). Seguono le illu-strazioni dei monumenti presenti sul territo-rio, dalla Torre Nasparo, ben visibile dallalitoranea, al palazzo baronale con l’arancetoed il bosco retrostante, fino alla Masseriadelle Matine. Ben rappresentate, sia nel testoche nelle immagini, anche le chiese del paese,dalla Cappella della Madonna Assunta allaCappella di San Michele Arcangelo, fino allaChiesa di Sant’Ippazio, con i rispettivi cor-redi iconografici. Ma la guida non trascura le

testimonianze ipogee di frantoi fruibili e non.Ampio spazio viene assegnato ai frutti dellaterra prodotti da un popolo storicamente la-borioso, dai frutti tradizionali come i fichi, legiuggiole (sciscele), i corbezzoli (armeculi),ai rinomati ortaggi come peperoni, pomodori,cocomeri e patate. In bella vista anche i pro-dotti della gastronomia locale, dalla pastafatta fresca (“ricchie e minchiareddhi”) alpane fatto in casa, alle “pucce”, le “pittule”, i“pampasciuni”, i fritti di Natale (“purced-dhuzzi”) e tutte le goloserie della cucina tipicadi Tiggiano. Uno degli aspetti maggiormentecaratterizzanti questo piccolo centro è la pro-duzione artigiana, specie quella antica, tradi-zionale, che qui ancora sopravvive, come laproduzione dei cesti di canna, la tessitura, imosaici, la ceramica decorata, il ricamo el’uncinetto, ma anche la costruzione di mu-retti a secco o di volte a stella, la lavorazioneartigianale in muratura, fino agli abiti dasposa. Insomma da questa pregevole guida neesce fuori l’immagine di un piccolo centroche racchiude in sè tutti i pregi dei centri sa-lentini, sia quelli architettonici legati alla sto-ria, sia quelli produttivi, legati all’ambienteed alla creatività di una piccola comunità.Una comunità che ha saputo conservare le di-verse sfaccettature della sua storia in una di-mensione a misura d’uomo, anche neirapporti con “il forestiero”, con il turista, chequi può respirare l’aria del senso della ospi-talità, frutto dell’influenza storica della cul-tura dell’antica Grecia.

Tiggiano: una pregevole guida turistica della Pro Locoalla scoperta di un “piccolo mondo antico”

Il 13 luglio scorsole Suore Voca-

zioniste, presentinella nostra comu-nità con la Scuoladell’Infanzia Pari-taria, hanno cele-brato ilCinquantesimo an-niversario dell’in-gresso inCongregazione diSuor Nunziatina DiLuca. Salernitanadi origine ma tig-gianese di ado-zione, data la sua pluridecennale presenzanella nostra Tiggiano, ha educato e visto cre-scere negli anni generazioni di tiggianesi. Inverità, il motivo per festeggiare era dupliceper la nostra comunità: tra le nove consorelleche hanno celebrato il cinquantesimo ancheuna tiggianese, Suor Immacolata Martella. Lasolenne funzione, molto partecipata, è stata

concelebrata insieme ai Padri vocazionisti dalparroco di Tiggiano Don Lucio Ciardo pressola Casa Madre della Congregazione a Pianuradi Napoli, alla presenza della Madre GeneraleSuor Antonietta Colafemmina e del sindacodi Tiggiano Donato Martella. A Sr. Nunziatina e Sr. Immacolata la Reda-zione di 39° Parallelo esprime le più vive fe-licitazioni per il ragguardevole traguardo.

VIVE FELICITAZIONI

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 2

anche perché la tematica è talmente densadi implicazioni psicologiche che la scri-vente non avrebbe le competenze necessarieper darne una lettura esaustiva. Il pream-bolo è servito per parlare di un’esperienzavissuta da tutto il Salento, e dalla sotto-scritta in prima persona, il 14 giugno u. s.in occasione della Visita Pastorale del PapaBenedetto XVI a Leuca alla Basilica diSanta Maria de Finibus Terrae. Tutti, seb-bene in modo indiretto, abbiamo seguito ipreparativi a più livelli per far si chel’evento straordinario avesse il debito ri-lievo a motivo della sua rilevanza storica edin considerazione del fatto che da secoli ilsuccessore di Pietro non varcava la sogliadel Santuario Mariano posto sul puntoestremo della Puglia. Anch’io come salen-tina e credente mi sono preparata a viverela visita del Papa in modo “significativo”.Ho seguito le tappe della Peregrinatio Ma-riae, organizzata dalla Diocesi di UgentoSanta Maria di Leuca, lasciandomi coinvol-gere dalla preghiera itinerante e dalle atmo-sfere irreali tipiche della nostra terra. Ilprofumo delle frasche d’ulivo ammucchiatenei campi ed arse a tarda sera, quello dellamentastra e del timo calpestati sul cigliodelle strade di campagna, il cielo incredi-bilmente stellato nella sera o velato appenada una leggera foschia, l’icona della Verginecol bambino portata in spalle, anche Lei incammino, la fila composta e inneggiantealla Madre del Redentore. Tutto esprimevaquella sublimità che si può cogliere mag-giormente nel sogno. La fase dei prelimi-nari si è conclusa con una esperienzaaltrettanto singolare: la seduta straordinariadel Consiglio Pastorale Diocesano nel corsodella quale il vescovo, Sua EccellenzaMons. Vito De Grisantis, ha reso pubblica laprogrammazione liturgica in vista delgrande giorno. Quando ho sentito il mionome inserito nella lista di coloro cheavrebbero atteso a degli incarichi speciali…ho creduto di sognare. Mi si chiedeva diproclamare la seconda lettura nella solenneCelebrazione Eucaristica presieduta dalPapa. Cercando di capire se ero desta, o so-gnavo, stavo per pronunciare la frase biblicadi Mosè: “Signore io non so parlare…manda chi vuoi mandare” (Esodo 4, 10 –13). Poi con umiltà, pur consapevole dei

miei limiti, ho risposto alla chiamata. Di ri-torno a casa ho comunicato la notizia aimiei familiari, agli amici, ai conoscenti, almio parroco che, di fronte alle mie esita-zioni ha avuto parole di incoraggiamento edi fiducia. Nei giorni precedenti l’evento homolto riflettuto sui contenuti della Lettera

Apostolica ai Colossesi (San Paolo 3,12 –17) e mi sono soffermata sul versetto 12 cheinvita i credenti in Cristo a “rivestirsi di sen-timenti di misericordia, umiltà, mansuetu-dine e pazienza”. Mi sono detta che solo chiha il cuore misero nel senso evangelico(Miser cor) può accogliere l’aiuto di Dio,chi invece si inorgoglisce lo rifiuta. E così,confidando nella protezione divina, mi sonopredisposta a vivere la fase conclusiva delsogno che stava per diventare realtà. La seraprecedente la mattinata del 14 giugno le vi-cende familiari non sembravano favorire lamia assenza da casa per tutta la giornatasuccessiva, ma poi l’intervento divino haspianato la strada e favorito la mia partenzal’indomani. Mi sono messa in cammino,come Mosè; solo “col bastone del pelle-grino e con un frustolo di pane” (Don To-nino). Leuca era bellissima al primo sole delmattino. L’icona della Vergine troneggiavasul palco, ancora in allestimento, il vociaresi faceva sentire, la piazza accoglieva i pel-legrini, i preparativi fervevano ed io rile-vavo il “déjà-vu”. Non sentivo ancora itonfi del cuore, li avrei sentiti molto tempodopo, mi facevo forte dell’esortazione Pao-lina “Rivestitevi di sentimenti di misericor-dia… e la pace di Cristo regni nei vostricuori”. Ero in pace con me stessa e con ilmondo intero e dentro di me ripetevo che sefosse, per caso intervenuto un evento acci-dentale io sarei morta per una buona causa:quella del Vangelo… Finalmente la Papa-mobile imbocca il varco nel porticato sottoil faro, sfila lungo il corridoio, è a due passida me, incrocio lo sguardo del Papa e ri-mango colpita dalle sue fattezze: sembranoquelle di un bambino. Ma c’è qualcosa inpiù: una sorta di luce promana dal suo viso,le vesti candide, la canizie, la pelle chiaris-sima, tutta la Sua persona si inserisce per-fettamente nel biancore del luogo (Leukòs)dove i sassi, il basolato, le pareti, le terrazzee la sabbia sono bianchi come il nomevuole. Inizia la Celebrazione… ecco che ar-riva il turno dei lettori. Percorriamo il tra-gitto indicato dai cerimonieri e siamo alnostro posto: l’ambone, da dove verrà pro-clamata la Parola. Tocca a me. Mi accingoa portare a termine la missione affidatami.Do’ uno sguardo fugace alla piazza ed, ora,sento i tonfi del cuore. Mi rivesto di queisentimenti di cui sopra e proclamo convoce, spero, altisonante la Parola di Dio.Realizzo che non ho inforcato gli occhiali etemo che il sogno ricorrente stia per pren-dere corpo. Tutto procede bene fino alla finequando una “É” di troppo interviene, maormai è andata. A conclusione dell’espe-rienza, e non certo per giustificare il lapsus,penso che esso sia intervenuto per metterein evidenza la limitatezza dell’uomo dinanzialla perfezione di Dio. A distanza di più diun mese posso affermare di aver vissutoun’esperienza indimenticabile, anzi, irripe-tibile: potrò raccontare una pagina di storiasingolare. Sono grata a tutti per il sostegnoe per le attestazioni di stima, spero di nonaver deluso le attese di nessuno soprattuttoquelle di Dio. Il sogno è diventato realtà.

Per compiere grandi passi non dobbiamosolo agire, ma anche sognare, non solo pia-nificare, ma anche credere. (AnatoleFrance).Far crescere le Pro Loco nel Salento, per ilSalento. E’ questa la missione che il nuovoComitato UNPLI si è dato: lanciare le ProLoco verso nuovi traguardi e con esse farprogredire il nostro territorio. Perché le ProLoco sono espressione del territorio! Deisuoi valori, delle sue tipicità, delle sue bel-lezze materiali ed immateriali. Solo Asso-ciazioni ramificate e dalle variegate funzionicome le Pro Loco possono, attraverso letante iniziative, far toccare, assaporare,ascoltare, odorare, osservare e, soprattutto,far comprendere il territorio.E’ questo l’impegno fortemente riaffermatodal Presidente Adelmo Carlà all’assemblea“allargata” degli organi sociali dell’UNPLILecce - svoltasi nel Palazzo Marchesale diMatino lo scorso 4 luglio - che ha visto lapresenza dei delegati delle Pro Loco del Sa-lento e di autorità politiche ed artistiche,espressione del territorio.Il nuovo Comitato Provinciale nasce all’in-segna dell’innovazione, ha detto il Presi-dente, proteso verso un duplice obiettivo: ilrafforzamento dei servizi resi alle Pro Locoassociate ed un maggiore impegno a fare “si-stema” per sfruttare al meglio le potenzialitàofferte dalla loro capillare presenza sul ter-ritorio che può favorire una crescita rapidaed omogenea dell’intera comunità salentina,in un ottica di promozione reciproca. In definitiva, il Comitato Provinciale intendeperseguire un’azione coordinata sull’interoterritorio provinciale al fine di promuovereun modello di sviluppo che:valorizzi l’identità e le tipicità di ogni area;tuteli l’ambientale e favorisca una crescitaeconomica armoniosa;ricerchi e preservi la qualità dei prodotti edei servizi offerti;promuova la cooperazione e la sinergia trale varie realtà interessate.Gli straordinari riconoscimenti che il Sa-lento sta avendo, sia in termini di popolarità

che di presenze, sono dovuti anche all’operameritoria delle Pro Loco, le quali, operandoin perfetta sintonia con le autorità politiche,con l’APT e le associazioni di categoria,svolgono un’importante funzione di acco-glienza nei confronti dei turisti e rendono laloro permanenza lieta e appassionante. L’importanza di tale opera è stata sottoli-neata dal Sindaco di Matino, dott. GiorgioAntonio Primiceri, e dal Sen. RosarioGiorgio Costa, che ha voluto esprimere ilproprio apprezzamento attraverso la sua per-sonale partecipazione all’assemblea. Mentrecon la Sen. Maria Rosaria Manieri, dasempre vicina al nostro movimento, si ègiunti a siglare un importante protocollod’intesa UNPLI-Provincia di Lecce. Inoltre, la presenza del cantautore FrancoSimone, salentino di Acquarica del Capo, hareso l’incontro particolarmente toccante, conil suo intervento e la lettura di una sua com-posizione, sintetizzando egregiamente la na-tura generosa e solidale del popolo salentino,dimostrando che la sua sensibilità artistica èsostenuta da una forte sensibilità interiore. Anche per questo, le Pro Loco hanno volutoriconoscergli il titolo di Portavoce in Italiae all’estero della creatività salentina. Il cantautore Franco Simone sin dagli Anni‘70 è autore di conosciutissime hit delleclassifiche non solo italiane, come “Tu… ecosì sia“, “Fiume grande“, “Tentazione“,“Respiro“, ecc. Per la sensibilità e la sua fierezza nell’affer-mare in ogni circostanza l’orgoglio di esseresalentino è stato scelto per promuovere e va-lorizzare il patrimonio e la cultura della no-stra terra in Europa e nel mondo.Ambasciatore dei tanti che lasciando uffici,imprese e fabbriche dove lavorano, scuoledove insegnano, si dedicano a fare qualcosaper il loro Paese e per i loro figli, e impe-gnandosi nel volontariato vivono esperienzestraordinarie di solidarietà.

Marco PiccinnoConsigliere Provinciale UNPLI

LE PRO LOCO DEL SALENTO VERSO NUOVI TRAGUARDI

Continua dalla primaSOGNI CHE DIVENTANO REALTÀ

Da sx Ippazio Martella - presidente della Pro Loco Tiggiano, Franco Simone - cantautore e am-basciatore delle Pro Loco del Salento, Adelmo Carlà - presidente provinciale Pro Loco UNPLI .

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 3

Nei piccoli centri non ancora, ma in cittàle strade sembrano il palcoscenico di tuttele ossessioni. Un viavai compulsivo digente che guarda senza vedere, sfiorasenza avvertire, ode senza ascoltare; unafolla di robot che si è venduta l’anima e incambio ha comperato camionate di frettaper guadagnare tempo e denaro a chescopo? Ma è chiaro: produrre sempre piùcose e acquistare sempre più cose.Si arriva a fine giornata, sfiniti, attorniatida mille aggeggi, ma senza l’energia dipensare alle inutilità.E il fatto muove il riso. Perché per vivereuna vita umana nulla è più essenziale diciò che sembra inutile.Il sogno il volo lo stacco dall’asfissia deidoveri e delle urgenze quotidiane sono in-dispensabili quanto il pane. Poi un bel giorno la Pro Loco di Suranobandisce un concorso di poesia. Ed è unapioggia di versi che arrivano da ogni dovee da autori d’ogni età.E tutte le analisi sociologiche come quelladi cui sopra vanno a farsi benedire.Ma quali robot? Qui l’anima non se l’èvenduta nessuno. Palpita in molti. Palpita di sicuro nei due-cento e passa fra adulti giovani ragazzibambini che hanno partecipato a questoconcorso.Ora chiariamo: qui il discorso, voluta-mente, non tocca il livello artisticoespresso dai singoli concorrenti, che pureè stato apprezzabile.Qui si parla della contraddizione di unasocietà che, innamorata pazza dei benimateriali, si mette a cercare altrove benievanescenti che evidentemente le sono ne-cessari quanto i primi. Contraddizione feconda! Ma dov’è que-st’altrove? È nell’Arte; oppure, più mode-

stamente, è nei suoi paraggi. Vale a dire nell’alone, nella penombradove vanno a rifugiarsi tutte le nostre pul-sioni bastonate dalla asprezza del vivere.Sogni progetti speranze ricordi illusionilacrime e sorrisi alla fine il loro pratoverde lo trovano. E lo utilizzano per pro-durre come sanno e come possono Arte oqualcosa che le somigli. L’Arte accoglie tutti, produttori e ammira-tori. A ciascuno mette le ali. Sarannoquelle possenti del genio o quelle fragilis-sime del passerotto un po’ azzoppato,poco importa.Quel che conta è la tensione l’ebbrezza delvolo; è il fascino della fugace libertà dailacci della concretezza.A Surano, la sera del 5 luglio, il piccoloanfiteatro delle opere parrocchiali questomomento di magia l’ha vissuto.Organizzata in modo eccellente dal presi-dente della Pro Loco, prof. Salvatore Ga-lati, e dalla prof. Pina Petrarca, la 7a

edizione del concorso di poesia “Un mo-mento di….verso” è stata seguita con sen-sibilità e partecipazione da un foltopubblico.La musica del maestro Antonio Papa haesaltato l’emozione dei vincitori e la reci-tazione dei loro versi affidata ad una finedicitrice.La presenza di una Signora Maestra, edu-catrice di generazioni di suranesi, ha do-nato alla serata il tocco nobile del valoredella memoria.Per concludere – anche in rappresentanzadi tutti i partecipanti al concorso – pubbli-chiamo “Elegia per il Sud” di Carmen deMola, 1° premio nella categoria adulti.

Si riporta la poesia vincitrice del concorso 2008.

Elegia per il SudRaccontami del Sud, ora che si fa diafano

anche il passo della luna e lungo i sentieri respiranoal ritmo perduto delle avene - ultime lucciole.

Sillaba un’antica litania la chiesa del Rosario e sul campanile e s’accampavocio fitto di fazzoletti rossi che impallidisce

all’urlo sguaiato dei briganti dalle valli.Ma domani, svanito il sogno, non ci saranno.

visi di creta assiepati ad aspettar giornata nella piazza né dignità di brache da tener su con le funi

per l’angoscia di ore arrugginite a raddrizzare come chiodi dentro i muri.Ho smarrito anch’io la fede nel miracolo dell’acqua

che si commuta in vino, prima che il gallo cantie la brina mattutina svapori in un amen fra i fiori.

Mi scivola addosso la solitudine spessa dei lentischie non so più aspettare il silenzio della notte

che precede l’osanna delle donne e l’epifania del soleche lento incede sui vigneti.

E’ già vicina la bocca oscena del gigante e sputa violenzae case buttate sulla costa come semi di melone.

Ma se spalanco le braccia a questo vento – che sa di timoe scompiglia i calendari – m’arrocco in una notte

selvaggia d’oleastro. Domani – col sole – garrisca pure volgare,l’affaccio di un lenzuolo al balcone ad ostentare la verginità perduta

dell’alba sgualcita della sposa.Resterò ancora qui, aggrappata al sogno dell’olivo

perché la mia terra mi ha legato cuore e polsicon antichi incantamenti di stille d’olioa galleggiare avemaria nei piatti fondi.

Ride una vecchia fattucchiera soddisfatta del suo rito.E io non ho più piedi né ali per andare.

Carmen De Mola Polignano a Mare (BA)

Un concorso di poesiadi Bianca Paris

Anche quest’anno, com’è ormai consuetudine, la ScuolaPrimaria di Tiggiano ha vissuto, il 26 giugno 2008, un mo-mento denso di significato educativo e formativo: la conse-gna della borsa di studio “A.Tortella” agli alunni delle classiquinte che si sono distinti sul piano dell’impegno nello stu-dio e del comportamento. Alla presenza dei genitori, con-vocati per la consegna del documento di valutazione, dellaDirigente scolastica, dei docenti e degli alunni di tutte leclassi si è proceduto alla cerimonia di premiazione, anzi disocializzazione del premio. È proprio questo, infatti, il taglioche la famiglia Tortella vuole dare alla cerimonia di conse-gna della borsa di studio: quello di una festa nella quale laComunità tutta è invitata. É la Comunità scolastica e Civile,infatti, che è chiamata a gioire, in primissima istanza per la sensibilità della famigliaParis-Tortella, quindi per la presenza di alunni “capaci e meritevoli”. Per chiarezza ecompletezza di informazione va sottolineato che, come ogni anno, il compito della Com-missione, è oltremodo delicato e difficile nell’individuazione dei beneficiari, in consi-derazione del fatto che molti alunni sarebbero meritevoli del riconoscimento. Il dato èsignificativo e fa onore alla Comunità di Tiggiano e a quella Scolastica nella quale ope-rano docenti che si distinguono sul piano professionale ed umano educando, appunto,alunni diligenti e sensibili ai valori ai quali la “Borsa di studio Tortella si ispira”. In sin-tonia con quanto previsto dallo Statuto i due alunni che, quest’anno, ne hanno beneficiatosono stati Emanuele Martella (V Sez. A) e Giulia Antonazzo (V Sez.B). Per loro si puòaffermare, senza paura di smentite, che la bontà della maestra continua nel loro impegnoe nel loro sforzo continuo di migliorarsi, fino a diventare “esempi” per i propri coetanei,nell’immediato e nel futuro. Proprio questo aspetto ha sottolineato la prof.ssa BiancaParis nel corso della cerimonia “il conferimento della borsa di studio ha un doppio si-gnificato: premia l’impegno degli alunni e, al contempo, li indica agli occhi degli altricome possibili modelli da imitare. Tutti possono aspirare al premio se al primo postocollocano lo studio costante di tutte le discipline del curricolo, il rispetto delle regolecondivise e l’amore per gli altri”. Degna di nota è stata la consegna di un attestato di me-rito agli alunni qui di seguito riportati: Giada Potenza, Giulia Lazzari, Michela Musarò,Alessandra Negro, Cinzia De Francesco, Silvia Cagnazzo e Silvia Alessio. Singolare lamotivazione: “perchè nel corso dei cinque anni di scuola primaria, hanno mantenuto lavalutazione “ottimo” in tutte le discipline”. Entrambi gli eventi sono stati sottolineati edocumentati in modo che vadano ad arricchire l’archivio storico della scuola Primariadi Tiggiano che si onora del nome della compianta maestra Antonia Tortella.

BORSA DI STUDIO “ A. TORTELLA” 2008La bontà della maestra continua… nell’impegno degli alunni

Sindaco e Assessore alla cultura del Comune di Surano, giuria e staff organizzativo dell’evento,la bellissima e bravissima presentatrice Monia Palmieri.

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 4

In questi primi mesi d’enunciazioni folli eleggi ad personam del “nuovo” governoBerlusconi la stampa, la politica, l’opposi-zione si sono spesso soffermate su fatti ri-guardanti l’operato del premier senza maitentare di occuparsi a fondo di quanto av-viene nel Paese. Continuare la politica del-l’antiberlusconismo, criticando il Cavalieredi fare soltanto i propri interessi, significaproseguire nell’inutile azione che ha con-dannato e condanna il centrosinistra all’op-posizione.

Il Paese è stanco di sentire il coro snervantedel centrosinistra gridare al rischio dittaturae va quasi convincendosi che, se dopo duegoverni di centrosinistra l’Onorevole Berlu-sconi è ancora in sella, questo rischio ditta-tura sia soltanto l’alibi politico-elettorale diuna classe dirigente che non ha ancora ca-pito di appartenere alla storia. Oggi il Paeseha bisogno di una seria opposizione nei fatti,un’opposizione che non si inchina a Berlu-sconi cercando dialogo, bensì lo combattecon le armi della politica e non con le soliteparole che lasciano il tempo che trovano.Questa situazione paradossalmente non faaltro che giovare alla destra e al governo incarica, che con l’uso attento e mirato delleparole e dell’informazione vende soluzionisalvifiche per il popolo italiano in attesa delmessia. Tra queste soluzioni quella vendutameglio, anche grazie alle congiunture inter-nazionali e alla crisi economica incline allarecessione, si chiama nucleare. Gli italianivivono ormai da anni nelle ristrettezze e conil passare dei mesi la situazione peggiorasenza lasciare speranze di risoluzioni abreve termine. In questo quadro comples-sivo i sostenitori del nucleare trovano ampiconsensi nella popolazione disorientata e so-prattutto disinformata. Il miglior alleato delnucleare oggi in Italia non sono Berlusconi,Scajola, Fini, piuttosto si chiama unica-mente disinformazione.La disinformazione sullo stato attuale del-l’energia a livello mondiale porta la gente aconvincimenti immediati, semplici e facili,dettati soprattutto dalle esigenze e dalleemergenze del quotidiano. La popolazionevive questa necessità istintivamente, nella

triste scelta del meno peggio, ma la politica,la cultura, la classe intellettuale, la stampanon possono e non devono cadere nella trap-pola della quotidianità.Occorre pertanto informare e se ciò non èfatto dalle grandi testate nazionali, attrattedagli scandali e dai pettegolezzi, bisognafarlo con convinzione partendo dalle pic-cole. Informare sull’inutilità e sui rischi delnucleare significa fornire alla popolazionesu vasta scala dati e rapporti scientifici utilia valutare liberamente e coscientemente laquestione nucleare.Il pianeta è giunto alla fine di quella chescienziati di tutto il mondo hanno definito“era del petrolio”. L’oro nero ha superato ilpicco storico e l’estrazione sarà sempre piùdifficile e insostenibile sul piano econo-mico, tanto che gli studi più ottimisti fannooscillare la banda del tracollo tra il 2025 e il2030. Studi più realistici rivelano invece chela disponibilità di petrolio non supererà il2020. L’Agenzia Internazionale per l’Ener-gia non fa altro che lanciare allarmi giustifi-cati anche dall’aumento dei costi deiderivati del petrolio e di tutto ciò che ruotaintorno a esso, dalla produzione di energiaelettrica, ai carburanti per il trasporto, per fi-nire con le grandi industrie per la produ-zione e la distribuzione di generi alimentari. Di fronte a tale crisi l’Onorevole ClaudioScajola, neo ministro per lo sviluppo eco-nomico, non fa altro che gridare al vento chesul nucleare non si torna indietro e che oc-corre andare avanti perché il Paese ha biso-gno di energia. A queste affermazioni inpochi hanno dato il giusto credito, prefe-rendo rincorrere le berlusconate giornaliere,ma nei piani del governo il nucleare non èper niente una berlusconata, c’è e si lavoraper accelerarne i tempi.Perché parlare ancora di nucleare? Questodovrebbe essere l’argomento ai primi postinell’agenda politica di un’opposizionedegna di essere chiamata tale, invece ci siperde nei mille rivoli del solito e nefasto an-tiberlusconismo.Il protocollo di Kyoto, noto trattato inter-nazionale in materia ambientale riguardanteil riscaldamento globale, obbliga gli oltre160 paesi partecipanti alla ConferenzaCOP3 della Convenzione quadro delle Na-zioni Unite sui cambiamenti climatici a ri-durre in maniera consistente l’emissione diinquinanti. La maggior parte di questi in-quinanti deriva dalla combustione per laproduzione di energia elettrica e alla pre-senza in alcuni stati di industrie pesanti ob-solete e illegali sotto tutti i punti di vista. Traquesti 160 paesi vi è anche l’Italia che daCerano (Brindisi) all’ILVA (Taranto) rag-giunge il primato europeo di area più inqui-nata. Cerano produce il 10,6% del totale dienergia prodotta in Italia, mentre la stessaregione Puglia ne consuma appena il 5%sullo stesso totale nazionale pari a 360.000GWh (Gigawattora). Negli ultimi anni lanostra regione ha visto un forte incremento

nella produzione di energia da fonti rinno-vabili, ciò nonostante la centrale di Ceranonon ha ridotto la propria produzione né tan-tomeno ridotto le emissioni di sostanze tos-siche e nocive, 15,8 milioni di tonnellate diCO2 nell’aria ogni anno. Nel frattempo siregistra nel silenzio dei mass media un ele-vato incremento di neoplasie e altre malattielegate direttamente alle impurità presentinell’aria che respiriamo. In Puglia si pro-duce energia e si brucia carbone senza li-miti, in contrasto anche con le direttiveeuropee e italiane, senza ridurre la produ-zione in proporzione all’aumento di quellada rinnovabili. Tutto questo grazie ad unprovvedimento governativo approvato nel1992 da un governo di “centro-sinistra” aguida Giuliano Amato, per l’esattezza dalComitato interministeriale prezzi numero 6(Cip6) con il quale si stabilisce che unaquota delle bollette degli italiani (tra l’8 e il10 per cento) venga impiegata per sostenereimpianti che usano il sole, il vento, l’acqua,attraverso tariffe maggiorate. Purtroppo unamodifica allarga questa opportunità anche afonti definite furbescamente “assimilate”,tra le quali gas, residui della raffinazione delpetrolio, rifiuti. Dal 1992 l’80% dei soldiche gli italiani hanno pagato pensando di fi-nanziare le rinnovabili è finito in realtà a im-pianti come questi, arricchendo societàpetrolifere e relativi petrolieri per oltre 3 mi-liardi di euro l’anno, una vera truffa ai dannidei cittadini e dello sviluppo sostenibile.A fronte di tutto questo negli ultimi mesinell’agenda politica italiana è ricomparso ilnome di Nardò tra i siti per la realizzazionedi una delle cinque centrali nucleari a cui ilgoverno Berlusconi vorrebbe dare il via.Purtroppo la volontà del governo Berlusconitrova riscontro nel piano di attuazione per ilnucleare che prevede centrali di energia elet-trica fornite di reattori francesi EPR (Energy

Pressurized-Water Reactor) che diversiscienziati, tra cui il nostro Nobel Carlo Rub-bia, hanno definito superati e controprodu-centi.La inutilità del nucleare viene fuori anchedall’ultimo G8, quello tenutosi in Giappone,dove l’unico leader che ha riproposto il nu-cleare (1000 centrali in tutto il mondo) èstato il Cavaliere Berlusconi.Studi seri e internazionali al G8 nipponicohanno ribadito che solo il 5% dell’energiaelettrica prodotta nel mondo è prodotto dallecentrali nucleari e che per rispettare il Pro-tocollo di Kyoto bisognerebbe almeno arri-vare al 20% per rimpiazzare quelle ademissione di CO2.Il noto economista statunitense Jeremy Rif-kin da anni sostiene con dati alla mano che

quella del nucleare è una scelta di retro-guardia. Lo stesso racchiude in cinque puntila criticità nel perseguire questa strada sba-gliata: 1) Per raggiungere quota 20% dal nu-cleare occorrerebbe passare dalle attuali 439centrali nucleari presenti oggi nel mondo adun minimo di 2000, ossia bisognerebbe co-struire 3 centrali ogni 30 giorni per i pros-simi 60 anni; 2) Non si sa ancora cometrasportare e stoccare le scorie. Gli StatiUniti hanno straordinari scienziati e hannoinvestito 8 miliardi di dollari in 18 anni perstoccare i residui all’interno delle montagne

Yucca dove avrebbero dovuto restare al si-curo per quasi 10 mila anni, ma che di fattohanno già cominciato a contaminare l’areanonostante i calcoli, i fondi e i super-inge-gneri; 3)Secondo gli studi dell’Agenzia In-ternazionale per l’Energia Atomica l’uraniocomincerà a scarseggiare dal 2025 in poi.Come per il petrolio i costi economici sali-ranno; 4) L’unica alternativa all’uranio sichiama plutonio, altamente radioattivo e fa-cile da manipolare per la costruzione di or-digni nucleari; 5)Non c’è abbastanza acquanel mondo per gestire impianti nucleari,circa il 40% dell’acqua potabile franceseserve a raffreddare i reattori. L’estate di cin-que anni fa, quando molti anziani morironoper il caldo, uno dei danni collaterali chepassarono sotto silenzio fu che scarseggiòl’acqua per raffreddare gli impianti. Comeconseguenza fu ridotta l’erogazione di ener-gia elettrica.Fatte queste considerazioni bisogna conti-nuare a ribadire che il nucleare in Italia èuna follia. Pensate che il centrodestra pu-gliese critica stupidamente e ferocemente ilPresidente Vendola sulle direttive date perconvertire le coltivazioni di tabacco in col-tivazioni di girasoli, piante utili per l’energiada biomasse. L’accusa del centrodestra sibasa sulla considerazione che in Pugliamanca l’acqua per le piantagioni, peccatoche lo stesso centrodestra questa benedettaacqua la trovi per la possibile centrale nu-cleare da installare a Nardò. La soluzione alla crisi energetica la cono-sciamo tutti, occorre cominciare a costruireabitazioni che abbiano al loro interno le tec-nologie per produrre energie rinnovabili,come il fotovoltaico. Non è un’opzione, maun obbligo comunitario quello di arrivare al20%. La Germania, guidata dalla conserva-trice Angela Merkel, presente al G8, ha ri-badito il suo indirizzo a smobilitare neiprossimi anni il nucleare sostituendolo conle rinnovabili. La Germania, non a chiac-chiere come in Italia, ha approvato unalegge che obbliga l’installazione del foto-voltaico sulle abitazioni private e pubbliche.La strada è segnata, non facciamo lo stessoerrore di Cerano che ha portato solo morte edistruzione per l’economia agricola brindi-sina e anche più.Spingiamo i Comuni a partire da Tricase ainvestire per il fotovoltaico sulle strutturepubbliche, sulle scuole, sugli impianti spor-tivi, sul nuovo tribunale. Noi non siamo riu-sciti a farlo in precedenza ma ciò non può enon deve essere un alibi per l’attuale ammi-nistrazione comunale di centrodestra.

Nucleare, NO grazie!di Giovanni Carità

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 5

Sp@zio ai lettori

Informiamo i nostri lettori che il gior-

nale offre uno spazio dedicato a “li-

beri pensieri”.

Gli indirizzi a cui far pervenire sug-

gerimenti, proposte, contributi e

quant’altro sono:

• Pro Loco - Piazza Roma, n° 1 73030 Tiggiano (Le)

• e-m@il: [email protected]

• Tel. 0833.531651Fax. 0833.531651

• Per il sostegno del periodico:c/c n. 37428828 intestato aPro Loco Tiggiano, p.zza Roma

sito della Pro Loco Tiggiano:www.prolocotiggiano.it

Nel tempo l’associazione Pro Loco, con cuicollaboro solo da qualche anno, è cresciutain termini di attività e iniziative, numero disoci e simpatizzanti, momenti di aggrega-zione e culturali. E non c’è dubbio che siacosì. Eppure succede che a volte il ruolo diassociazioni come quella di cui parliamonon sia per niente considerato sul territorioo addirittura denigrato. In parte questo èdovuto al modo di percepire la realtà in-torno a noi. Spesso, infatti, c’è una grande differenzatra la realtà così com’è e quella percepita.In genere, la realtà che ci circonda la per-cepiamo così perché filtrata e spesso co-struita dai nostri sensi di percezione e dallanostra mente. E quando diciamo “mente”dobbiamo includere anche il bagaglio cul-turale, il grado di senso critico e pregiudi-zio, la capacità di apertura nei confronti difatti e situazioni ad essa inevitabilmenteconnessi. A questo tipo di valutazioni natu-ralmente non sfugge la Pro Loco che a Tig-giano, checché se ne dica, è una presenzaattiva. Per comprendere dove intendo an-dare a parare è meglio partire da lontano.L’espressione latina Pro Loco letteralmentesignifica ‘per il luogo’, cioè ‘a favore del

luogo’, in particolare di quel luogo limitatoall’area territoriale in cui si trova e chespesso coincide con il territorio comunale.L’invenzione delle Pro Loco, in effetti, ri-sale ad epoca romana, quando le stazioni disosta create lungo le strade principali del-l’impero avevano lo scopo di rendere menofaticoso il viaggio di quanti, chi per una ne-cessità, chi per un’altra, si trovavano a per-correre quelle strade, trovando così unposto per rifocillarsi. Nella seconda metàdell’Ottocento in piccoli paesi del Trentinoa vocazione turistica, ma privi di qualsiasiforma di accoglienza, nascono le prime as-sociazioni Pro Loco sotto il nome di ‘co-mitati di cura’, che in sostanza si‘prendevano cura’ dei visitatori in terminidi accoglienza e assistenza o semplice-mente fungevano da punti di informazione.Questi comitati, antesignani delle attualiAssociazioni Pro Loco che ormai si tro-vano su tutto il territorio nazionale anchenei paesi più piccoli e sperduti, erano co-stituiti, come queste ultime, da volontariche avevano a cuore la promozione del pro-prio paese sentendo un forte senso di iden-tità e di appartenenza ad esso,indipendentemente dalle loro idee politiche

o di fede. E arriviamo al sodo della questione: la po-litica. Nelle Pro Loco non ci deve, o me-glio, non ci dovrebbe entrare. Mai. Perchéquel ‘Loco’ di cui parlavo prima è il luogonella sua totalità, e comprende la gente checi vive e lo ha reso tale, anch’essa nella suageneralità. E se la politica entra nelle ProLoco non è mai nella totalità e generalità,ma solo nella parzialità di questa o quellacorrente, di questo o quel colore. Se ciòsuccede, e a volte succede, quindi, è in con-traddizione con lo spirito originario che hafatto muovere e progredire queste associa-zioni a scopo turistico. In sostanza, la col-laborazione con le Associazioni Pro Locoo il farne parte non devono essere motivatidalle idee politiche dei soci o dei collabo-ratori, quanto piuttosto dalla voglia di ag-gregazione, di stare insieme, di valorizzarequello che abbiamo fin qui prodotto in ter-mini di civiltà, di fare in modo di tutelare ilpatrimonio storico e culturale che abbiamoereditato dai nostri predecessori, anche acosto di essere additati come testimoni sco-modi. Ed è bene dire le cose come stanno, conchiarezza e assoluta tranquillità: non è il

caso di Tiggiano, con la cui AssociazionePro Loco, come già detto, collaboro daqualche anno, non di certo attratta dalleidee politiche di quanti ne fanno parte. Eppure, c’è chi a tutti i costi la considera intermini politici. Più che come luogo di ag-gregazione sociale e opportunità di promo-zione di quanto l’intero paese può offrire inambito turistico, da alcuni è vista come uncovo di chissà quale razza di criminali po-litici, anche se per i medesimi “alcuni”resta pur sempre un luogo sicuro di “par-cheggio” per i propri figli! Piuttosto diffusaè anche la tendenza ad identificare l’Asso-ciazione con la Piazza, in cui è ubicata lasede, che soprattutto la sera diventa ritrovodi giovani e giovanissimi, cosicché il covodi criminali automaticamente nell’immagi-nario diventa luogo poco raccomandabile.Da qui, a renderlo luogo ideale per il di-sturbo della quiete pubblica, il passo èbreve! Ma perché si è giunti a questo? Po-trebbe diventare l’argomento di un’altrastoria da raccontare, con protagonisti e per-sonaggi, e responsabilità facilmente indivi-duabili anche se si preferisce non vedere enon sentire, storia che, per questo, merite-rebbe una trattazione a parte.

QUANDO E’ NECESSARIO PUNTUALIZZARE...

Scene di vita quotidiana che rievocano ilpassato contadino, la fatica e la semplicitàdi un tempo, rivivono attraverso le tradi-zioni e gli antichi mestieri. E’ anchel’amore per la natura che permette di ri-scoprire il gusto di antichi sapori e tutto ciòche il Salento offre.Partiamo dalla nostra cucina: è densa di

tradizione, umile, povera ma molto nu-triente. Dalla campagna pugliese, una ric-chezza di sapori e di tradizioni di una terrapianeggiante e circondata dal mare.Il pomodoro, povero di zuccheri e grassi,ricco di betacarotene, licopene è diventatoormai l’ortaggio principe della cucina sa-lentina.La Salsa di Pomodoro o “Conserva” comeusano chiamarla i salentini è certamente trai prodotti tradizionali della Regione, quelloeconomicamente più importante; nellamaggior parte delle famiglie permane an-cora la tradizione di acquistare i pomodoridal contadino per fare in casa la provvista

della salsa. Per i pugliesi, la parola salsaindica esclusivamente il passato di pomo-doro e la predilezione degli stessi per que-sto prodotto.Per la preparazione casalinga della salsa siusano tre diversi procedimenti: un primometodo, tradizionale sistema senza con-servanti, coloranti prevede la pulitura dei“pedicini”, rottura dei pomodori per elimi-nare i semi, cottura degli stessi e spremi-tura per ottenere la polpa ed eliminare lebucce. Quindi imbottigliamento dellapolpa e sterilizzazione delle bottiglie a ba-gnomaria in una grossa pentola per almeno15 minuti, avendo l’accortezza di inserirenel pentolone alcuni stracci puliti sul fondoed intorno alle bottiglie per evitare che simuovano e si rompano e avvenga“un’esplosione nucleare”!Esiste poi la procedura chiamata “salsa allamanta” che si differenzia dal primo me-todo perché la passata di pomodoro giàprecedentemente bollita, viene rimessa nelpentolone e cucinata a fiamma lenta. Iltempo di cottura varia a seconda dellaquantità d’acqua presente nella passata.Una volta terminata la cottura la passataviene imbottigliata e sistemata nella“manta” (coperta calda).Un terzo metodo prevede un procedimentodel tutto simile al primo, con la differenzache alla polpa ottenuta viene aggiunto,prima di imbottigliarla, acido salicilico.

La lavorazione si effettua generalmente incampagna o sotto porticati adiacenti le abi-tazioni mentre la conservazione avviene inlocali più freschi come cantine, sottoscalae magazzini. Non bisogna quindi sottova-lutare il lavoro, la fatica, le notti insonniaffinché tutto vada per il meglio. Non perniente si utilizza la metafora della formicache lavora l’estate per rifornirsi di quelleriserve che userà poi nei mesi freddi.Qual è il motivo, nel terzo millennio, chespinge gli abitanti del posto a cimentarsi inquesta antica usanza? Di sicuro non la con-venienza economica, trattandosi di un pro-

Espressione di saggezza contadinadi M. Cristina Russo

di Maria Antonietta Martella

dotto a basso costo! Bensì la genuinità, labontà e la soddisfazione che si prova dalmomento della semina e trova la sua apo-teosi nel piatto di “pasta asciutta” in tavola.Ecco quali sono dunque i motivi che spin-gono tanta gente a fare ciò. Emozioni esensazioni che l’attuale consumismo nonpuò darci.

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 6

La morte di Chiarina Caloro, avvenuta il 9marzo u.s. mi ha indotto a riproporre un “qua-dretto” assai caro alla intera comunità tiggia-nese: Violetta e Chiarina! Due donne legateda un vincolo straordinario di amicizia e di af-fetto.Pomeriggio di marzo! Piove; e anche il cuoresi copre di triste nostalgia.Immerso nella pioggia di questo cielo nuvo-loso, c’è un riverbero di luce fioca che, insi-stente, mi dilata il cuore.E’ il ricordo di te, Chiarina. Odo riecheggiareil rintocco lento e mesto della campana: è lavoce della Madonna che ti accompagna neltuo ultimo viaggio terreno prendendoti permano. Ti conduce in cielo dove ti aspetta ziaVioletta.Chiarina e Violetta, due ricordi inscindibiliche riportano alla memoria due vite distintema capaci di fondersi per farsi l’una sostegnodell’altra.Violetta e Chiarina, due donne e due madridue amiche e sorelle tenute insieme dall’af-fetto e dalla medesima capacità di diffonderegioia.E vi rivedo quali due rondini librate nell’aria.

Due candide chiome adornate di gialle calen-dre. Due campane festanti a riempire l’aria diletizia. Due ceri che bruciano di devozione.Due mani laboriose callose e forti, mani sem-pre pronte a stringersi per aiutare gli altri.Questa sensibilità vi ha accomunate. Per que-sta sensibilità i tiggianesi vi ricorderanno alungo.

Antonio Riva

Il giorno 9 giugno 2008 ci ha lasciato Vin-cenzo De Francesco, per tutti Nzinu delleAcli, perché della Sezione era stato a lungopresidente. La sua scomparsa ha commossotutti nel profondo, perché Nzino personifi-cava il tocco lirico della vita. Per l’anagrafeaveva 80 anni; per tutto il resto era l’eternoadolescente incantato dal lato giocoso poe-tico sognante della esistenza. I ragazzi ne av-vertivano il fascino tipico di chi, a dispettodi rughe e calvizie, mantiene la freschezzadello spirito, parla volentieri con tutti; a tuttisorride e …. compone poesie. Bravissimonella rima baciata, dedicava versi a tutti. Etutti gli volevano bene. La comunità ha per-duto un personaggio fuori dall’ordinario, unodei rari esseri che – anche ai più scettici –fanno apparire probabile, quasi certa nell’al-dilà, un’esistenza di gran lunga migliore di

questa terrena: semplice serena sorridente,fresca come un fiore di campo nella brina delmattino. Arrivederci, caro Nzino, e grazie perla gioia di vivere che hai diffuso tra noi.

Bianca Paris

Violetta e Chiarinain ricordo di due donne tiggianesi

La scomparsa di un vecchio-fanciulloIl 20 giugno 2008 si è svolta la manife-stazione di chiusura della stagione spor-tiva 2007/2008. Alla festa, insieme aiDirigenti, hanno partecipato tutti i ra-gazzi iscritti alla scuola calcio con i ge-nitori, parenti, amici. Sono passati cinque anni da quando laPolisportiva ha deciso di aprire per laprima volta le porte del “Comunale” diTiggiano a tutti i ragazzi dai 5 ai 12 anni.In questi anni di lavoro, oltre ad aver par-tecipato ai rispettivi campionati federalicon le tre categorie: primi calci, pulcinied esordienti, la nostra scuola ha semprecercato di raggiungere quegli obiettiviche coincidono con quanto riportato dalla“carta dei diritti” dei ragazzi, dove a tutti(i bambini e le bambine) sono assicuratiil: diritto di divertirsi e giocare, diritto difare sport, diritto di avere i giusti tempidi riposo, diritto di beneficiare di un am-biente sano, diritto di praticare sport inassoluta sicurezza a salvaguardia dellapropria salute, diritto di essere circondatoe preparato da personale qualificato, di-ritto di seguire allenamenti adeguati aigiusti ritmi, diritto di partecipare a com-petizioni adeguate alle varie età, se-guendo allenamenti che corrispondano agiusti ritmi d’apprendimento, diritto dimisurarsi con giovani che abbiano lestesse probabilità di successo, diritto dinon essere un campione.Inoltre, in tutti questi anni la scuola hasempre cercato:di insegnare ai ragazzi che è soprattuttoscuola di vita, dove il gioco, il diverti-mento, gli allenamenti si fondono nel ri-spetto delle altre attività (studio,catechismo, musica, ecc.); di educare ilragazzo all’autodisciplina e ad avere ri-spetto di sé e degli altri mediante l’ade-sione ai campionati di categoria, la cuipartecipazione diventa occasione d’in-contro, di confronto, di dialogo, di ami-cizia fra ragazzi della stessa età.Di inserire i bambini nel mondo del cal-cio, cercando di trasmettere loro i prin-

cipi sani dello sport più famoso delmondo.Di favorire, infine, la vita associata e disuscitare vivo interesse per il calcio; perquesto motivo, sin dal primo anno di at-tività, si è dato vita al progetto denomi-nato “Non solo calcio”.In questo progetto, in cui nell’arco diquesti cinque anni si sono svolte attivitàcome:concorso di disegno; giornata allo Stadiodi “Via del Mare” per assistere ad un in-contro di calcio dell’ U.S. Lecce; giornataal mare con i bambini e le loro famiglie;teatro; torneo dei 4 rioni; torneo di Pa-squa, si è voluto coinvolgere, accanto airagazzi, anche genitori, parenti ed amici.Riuscire a raggiungere questi obiettivinon è certamente facile, ma è importan-tissimo tentare, se vogliamo far nascerenei ragazzi di oggi, e quindi nei giovanidi domani, il germe che permetterà lorodi inserirsi nelle Associazioni Sportive,Culturali e quant’altro, dando il propriocontributo alla vita del paese.

Come tecnico della scuola calcio, vo-glio ringraziare a nome del Presidentedella Polisportiva “Nuova Virtus Tig-giano” Franco De Francesco, del vice-Presidente Donato Martella e dell’interoConsiglio Direttivo, l’AmministrazioneComunale per averci dato la possibilitàdi usufruire del campo sportivo; ringra-zio, inoltre, il Presidente dell’Associa-zione “Murgi Sport” per la fattivacollaborazione con la Nuova Virtus ed in-fine, anche a nome di tutti i ragazzini, ilDirigente Scolastico ed il Consigliod’Istituto del “Comprensivo” di Tiggianoche ci danno ogni anno la possibilità diutilizzare la palestra scolastica durante ilperiodo invernale, senza la quale i picco-lini non potrebbero svolgere le lezionicon regolarità.Arrivederci al 22 settembre con l’iniziodella nuova stagione sportiva 2008-2009!

SCUOLA CALCIO 2007/2008di Rocco Morciano

Scuola calcio 2007/2008 Categoria Esordienti

E così il Castello - la casa prestigiosa del Co-mune di Tiggiano - è diventato più ricco piùfunzionale e più bello.Un lavoro magnifico di ristrutturazione nelpieno rispetto dello stile architettonico ha ri-dato vita a locali trascurati nel tempo. Ana-grafe, sala conferenze, biblioteca, sala lettura,sala museo, rimessi a nuovo, possono ora ac-cogliere gli utenti in modo agevole. Ridotti idisagi dell’accesso, la vita burocratica neesce semplificata.Un grazie sentito all’Amministrazione che,Sindaco Donato Martella in testa, ha ricevutoi rappresentanti delle Istituzioni Regionali eProvinciali per l’inaugurazione del 7 giugno

2008. Recentemente la sala conferenze haospitato, presenti il Sindaco e l’Assessore allacultura, il Prof. Rocco Margiotta che ha pre-sentato la sua ultima (per ora) fatica letteraria“Aloisio, uomo del Sud Salento”. Più che diun romanzo si tratta di un racconto lungo, aprofilo storico-letterario, innestato sulla tra-gedia del secondo conflitto. L’interesse dellavoro viene dal fatto che il protagonista, nonmeglio identificato, è un nostro compaesano;ma prima ancora viene dall’ambientazione diuna stagione che, a distanza di tanti decennicontinua a proiettare l’ansia di quell’incubosui problemi socio-economico, politici dioggi. B. P.

Il Castello-Municipio si è arricchito di nuovi locali

Vincenzo De Francesco con la moglie Anna

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 7

Compie 31 anni il 4 agosto la legge n°17(1977) che ha introdotto nella scuola

un nuovo sistema di valutazione. Unalegge, all’epoca, contestata per le tante no-vità introdotte ma rivoluzionaria perché haavuto il merito di sganciare la valutazionedegli alunni dall’idea di “misurazione delprofitto scolastico”. Passare dal voto,espresso secondo una scala che va da 0 a10, al giudizio globale non fu cosa semplicein quanto l’operazione presupponeva (epresuppone) l’osservazione costante e pun-tuale dell’alunno all’inizio, in itinere e aconclusione di un determinato processo diapprendimento. Ciò che emerge è senzadubbio la dinamicità dell’atto valutativoche non può esaurirsi nella traduzione delvoto in parole ma che, invece, trova fonda-mento nei cambiamenti prodotti nel-l’alunno da un determinato percorsodidattico. La valutazione scolastica impe-gna il gruppo docente più di ogni altraazione condivisa: non si tratta, infatti, di in-dividuare e mettere in atto procedure didat-tiche quanto piuttosto di fare in modo che lestesse producano, nei soggetti delle educa-zione - formazione, apprendimenti duraturie significativi. La valutazione è un attocomplesso che interpella la coscienza pro-

fessionale dei docenti: essa non vieneespressa in modo casuale o arbitrario.Siamo d’accordo sul fatto che la stessa non

VALUTAZIONE SCOLASTICA: PROBLEMA APERTOdi Concettina Chiarello

sia esente da una certa “soggettività” checioè sia legata, in minima parte, alla perce-zione che il gruppo docente ha del-l’alunno… ma da qui ad inventare storielegate alla simpatia/antipatia personale vi èun abisso. Siamo d’accordo sul fatto che“alcune eccezioni” confermino la regola eche nella storia della scuola italiana si sonoregistrati, purtroppo, episodi di scarsa se-rietà professionale che hanno provocatodanni irreversibili nei soggetti in forma-zione. Siamo tutti concordi nell’affermareche la fine di ogni anno scolastico inducaansia negli alunni, nelle loro famiglie e neidocenti… ma non per questo possiamo pen-sare di svilire la valutazione, svuotandoladi significato educativo, solo per acconten-tare la famiglia che può, anche, aver ela-borato un’idea diversa del figlio. Sarebbemolto bello se, a conclusione del secondoquadrimestre, o degli esami di licenza o diStato fossero in numero maggiore le valu-tazioni da “ottimo” o i “cento” rispetto aivalori intermedi, ma ciò non è possibile inconsiderazione di una serie di motivi. Ilprimo è legato al fatto che gli individuisono diversi e rispondono in modo diversi-ficato agli stimoli esterni e, di conseguenza,a quelli educativi e formativi, il secondo èrappresentato dalle variabili che entrano ingioco in determinate situazioni di appren-dimento non tutte e non sempre prevedibili,il terzo è poi legato ad elementi come l’im-pegno, la costanza, la sistematicità nellostudio e la tensione, da parte dell’alunno, amigliorarsi continuamente. Come si puòben notare la valutazione scolastica è unprocesso non semplicisticamente linearema circolare e complesso, quasi sicura-mente, però, tale aspetto sfugge ai non “ad-detti ai lavori”. Spesso proprio a motivo divalutazioni che non soddisfano pienamente,

le famiglie diventano antagoniste dellascuola vanificando ciò che, con fatica, essaha cercato di costruire nel corso di un de-terminato periodo scolastico breve o lungoche sia stato. Chi opera nella scuola nonpuò non constatare alcuni malumori o toc-care con mano le insoddisfazioni di chiavrebbe desiderato una valutazione diversada quella espressa dal gruppo docente.Quando si tratta di malumori o di sani e le-gittimi confronti con le famiglie il problemanon si pone, esso si evidenzia con tutta lasua carica distruttiva quando vengono ad-dirittura impugnati i verbali e le proved’esame nella convinzione, o presunzione,che la commissione esaminatrice abbia pec-cato di eccessiva soggettività. L’accerta-mento, è vero, rientra nei diritti dellostudente e della sua famiglia, ma moltospesso lo stesso si ritorce come un boome-rang proprio contro di essa. Non sono rari icasi in cui i genitori devono battere in riti-rata con grave caduta di tono nei confrontidel figlio, del gruppo docente e della so-cietà. Che dire poi dei commenti fatti adalta voce, ed in presenza dei “soggetti”della valutazione, tesi ad offendere i docentimettendo in dubbio la professionalità finoa banalizzarne i comportamenti? Entrambisono esempi, ma non gli unici, dei danniche la famiglia può operare autorizzandonel figlio l’elaborazione dell’idea secondola quale la scuola, e con essa i docenti, nonabbiano più quella valenza educativa e for-mativa di un tempo. E così si va avanti con-tribuendo, nel piccolo, alla destrutturazionedi quei valori che da più parti tutti invo-chiamo. Conversando e riflettendo sull’an-noso problema della valutazione scolasticacon chi alla scuola ha dato impulso e vigoreci siamo trovate d’accordo sul fatto che “lasana emulazione al positivo” sia un ideale

regolativo: tutti dobbiamo tendere all’ot-timo, l’aspirazione della famiglia ad avere ilmeglio per i propri figli è legittima. Altret-tanto legittimo è, però, rifuggire dal com-pito della delega, divenuta normaconsolidata: la famiglia, il cui ruolo educa-tivo è prioritario, non può delegare le altreistituzioni, salvo poi a sfoderare gli artiglidi fronte ai risultati scolastici dei figli chenon collimano con l’idea, o ideale, che diessi aveva costruito. Sarebbe, pertanto, au-spicabile che i genitori, prima di esprimerepareri sulla valutazione, riflettessero sullaserietà con la quale il figlio ha affrontato eportato a termine l’impegno scolastico,sulle scuse addotte per assentarsi dallascuola ad ogni piè sospinto, sulla costanzacon la quale ha studiato tutte le disciplinedel curricolo, sul comportamento che hamesso in atto nei confronti dei docenti, deicompagni, del Capo di Istituto, della sup-pellettile scolastica, dell’ambiente, dellecose proprie ed altrui. Sono questi i temi dadibattere negli incontri scuola–famiglia che,spesso, vengono disattesi o vissuti frettolo-samente… Tanto poi una volta ritornati acasa dimentichiamo i suggerimenti ricevuti,ma siamo pronti ad esprimere riserve o apuntare il dito contro chi nella scuola operaanche a costo di sacrificare la propria fami-glia.

Il 27 giugno la sala convegni “L’Orolo-gio” di Corsano ha ospitato una manife-

stazione che si farà ricordare a lungo perl’abbondanza di tutto: interventi, musichecanti cori recite filmati, entusiasmo di pub-blico, rinfresco e... caldo tropicale. Una serata che con certezza rimarrà persempre nel cuore della festeggiata, PinaNuccio, che lascia la scuola dopo avervi,alla lettera, vissuto e convissuto comealunna insegnante e dirigente.Sono ben poche le tipologie di lavoro che,al pari della scuola, possono esibire la pre-rogativa: di entrare nel vissuto esistenzialedel lavoratore e rimanervi intrecciato persempre.La ragione, ovvia, è nel fatto che la mate-ria con cui l’educatore deve misurarsi nonè roba inerte, ma è una delle cose più vivee delicate che esistano al mondo: la for-mazione al meglio di una persona in cre-scita, partendo dalle sue potenzialità native(genetiche ed ambientali).Dici persona e hai detto tutta la difficoltàma anche il fascino sottile di questo lavoro

che, dopo averti stregato l’anima, nel-l’anima ti resta a vita.E ci riesce anche nel caso non raro discarsa propensione iniziale; perché la ten-sione cresce in corso d’opera. Facile allora immaginare quale esito possalasciare in chi, come Pina Nuccio, in quellavoro invece ha creduto fin da ragazzina evi ha spremuto tutte le sue energie. La-crime e sangue è il caso di dire, da molti-plicare per dieci cento mille nel passaggiodalla docenza alla dirigenza per la diffi-coltà, irta come un istrice, di dover quoti-dianamente mediare fra i vari protagonistidel processo educativo: alunni, famiglie,insegnanti, collaboratori, ed anche interlo-cutori esterni.

Roba da “far tremare le vene ai polsi”.Scrivo e penso ovviamente alla festa-sa-luto che gli Istituti di Corsano AlessanoTiggiano, presenti i Sindaci dei rispettiviComuni, hanno voluto offrire a Pina Nuc-cio.Ma, prepotente in questo pensiero, si insi-nua il ricordo di una scena che mi fu de-scritta quando ero appena adolescente.Siamo in un grande istituto scolastico cit-tadino. I bambini, finalmente in liberauscita, sono appena volati via fra gridi digioia nel sole di giugno.Nel corridoio appena ammutolito si affac-cia una maestra supplente. E’ giovane, ed ègià vedova con quattro bambini. Ha frettadi tornare a casa, ma qualcosa la blocca; le

è parso di sentire un pianto sommesso nel-l’aula. Entra e sorprende la collega più an-ziana in lacrime che si aggira fra i banchivuoti. Da domani come farò, chiede, senzai miei alunni senza i miei bambini? Comefarò con l’unico figlio lontano e il maritoche le parole le fa cadere con il conta-gocce?Ed io, risponde la giovane, come farò senon avrò un nuovo incarico?Tu in qualche modo te la caverai. Ma è da-vanti a me che si apre il vuoto. Questo perme non è solo l’ultimo giorno di scuola, èl’ultimo giorno di vita. E le due tristezze siabbracciarono confondendo le lacrime.Perché ho voluto riportare questo episo-dio? Per offrire la testimonianza, non pro-prio indiretta, di come la chiusura di unciclo di lavoro possa suscitare effetti diffe-renti.Il pensionamento resta comunque un’espe-rienza complessa, di grande risonanzaemotiva. E’ uno spartiacque tra un prima eun dopo. E nel dopo la persona non è più lastessa di prima. Più ricca più povera? Di-pende da cento fattori. Il fatto certo è che ècambiata lei ed è cambiato il suo orizzonte.A questa svolta sono stati dedicati studi apalate che però allo stringere, concordanosu un punto: qualità del pensionamento di-pende dalla qualità della forma psicofisicacon cui il lavoratore vi arriva.E quella di Pina Nuccio è fra la migliori.Auguri.

Festa per un pensionamento

Foto di Renato Capece

di Bianca Paris

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 8

TRADUZIONI E SERVIZIAL TURISMO

di Maria Antonietta Martella

Via. V. Veneto, 20 - TIGGIANO (Le)Tel. 0833.531311 - 340.9081777

Nell’estate del 1950una ragazza che stu-diava inglese all’Uni-versità Bocconi portònel nostro gruppo gio-vanile quel libro dainfarto, futuribile, daltitolo 1984. Era uscitoa Londra l’annoprima, ma propriol’anno successivo lo

pubblicò pure Mondadori. La ragazza erainorridita dalla catastrofica trama, così lontananel futuro da essere per noi imprevedibile, oalmeno classificabile solo come science fic-tion, chiamata poi fantascienza. Così potevaapparire perché erano gli anni dei romanzi diUrania, proiettati in una sconfinata fantasia,benché - forse involontariamente premonitori.Anni Senza Fine, I Giganti di Pietra, LeAploidi, citiamo pochi titoli a caso. Solo unaparte degli orrori di guerra ci era resa nota, ed’altra parte noi la guerra o in divisa o in abiticivili da ragazzi l’avevamo vissuta dolorosa-mente ma quasi in trasognata incoscienza. Inquesto anno la stampa è tornata a occuparsi di1984, del suo autore, Orwell, che all’anagrafeera Eric Blair, nato in India nel 1903, la cuivita febbrile e tormentata serpeggia negliscritti suoi e anche dei suoi ammiratori e de-trattori. Questi ultimi non finiranno mai dicondannar Orwell e 1984 in quanto il libro sa-rebbe il ritratto falso e bugiardo di qualche na-zione comunista. Ossia, un libro dipropaganda pagato da chissà chi. In realtà lostesso Orwell visse e morì da uomo di sinistranonostante le delusioni. Fu contro l’impero bri-tannico, come testimone dell’oppressione colo-niale fin dall’infanzia, e delle brutalità repressivein Birmania dove, disgustato si dimise dalla Poli-zia. Fu contro il nazionalismo di Franco e di con-

seguenza contro il nascente Asse Roma-Berlino,quando nel 1936 andò a combattere in Spagna efu ferito a Huesca alle corde vocali. Ma subitodopo fu contro l’intervento sovietico nella stessaguerra quando perpetrò massacri di socialisti eanarchici per creare la testa di ponte occidentaledello stalinismo. Fu operaio fra miserabili, gior-nalista ribelle al conformismo borghese dellaBBC dove lavorava: memorabile la sua paginasulla falsa allegria delle donne delle pulizie, alcanto di una canzone scema permanente nel pa-linsesto. Un sorvegliato speciale, mai però supinamente fi-locomunista e tanto meno filosovietico. È igno-bile e sorprendente la definizione di Orwell datada Italo Calvino: “infezione morale”! Roba dautile idiota.Se veramente Calvino la pensava così questo è ilpiù bell’esempio di quell’annichilimento intellet-tuale, esasperato fino al tradimento e all’ossequio,di cui nel romanzo è vittima il protagonista. Nellibro, è il risultato della tortura; negli utili idioti èil risultato della convenienza. Orwell non rispar-miò nessuno. Non dimentichiamo che già nel1945 (La Fattoria Degli Animali) aveva fatto can-tare agli animali sottomessi dalla lega fra uominie porci l’inno “Bestie d’Inghilterra”. 1984 quandofu scritto rappresentò un’iperbole, ma il terrori-smo culturale era alle porte. In piccolo, anche danoi. Nel discorso dell’Ascensione del 1927 Mus-solini disse: “Nessuno si illuda di pensare che ionon sappia quello che succede nel paese fino al-l’ultimo villaggio d’Italia… Ci daranno modo dicontrollare tutta la vita nazionale dai sei ai ses-sant’anni (i Balilla e gli Avanguardisti, n.d.r.).Tra dieci anni l’Italia sarà irriconoscibile a sestessa e agli stranieri perché noi l’avremo tra-sformata nel suo volto e soprattutto nella suaanima”. Certo, poi non accadde, per meritonostro, ma l’O. V. R. A. (Odo Vigilo ReprimoAttacco, dicevamo parodiando) ci fu. Arthur

Koestler aveva pubblicato nel 1940 a LondraBuio a Mezzogiorno dove il protagonista, excommissario del popolo è costretto a procla-mare l’infallibilità dello Stato attraverso unfiltro di prigionie, tradimenti, torture. In Italiasi dovette attendere il 1946 prima che lo pub-blicasse Mondadori: offendeva Hitler (cheaveva la Gestapo); e dopo offendeva Stalinche aveva la NKVD, ex CEKA, sicché anchedi Koestler furono dette peste e corna dall’In-tellighentia. Negli stati totalitari – vuol direOrwell ed è quasi un assioma – la legittimaconquista del consenso al governo degeneranella cattura, subdola o violenta, del pensierounico. Può essere l’ “ein volk, ein Reich, einFührer”, ma anche il “pensiero di Mao” grazieal quale un Cinese conquistò il record mon-diale di salto in alto (ipse dixit). Ma ci si puòarrivare anche con la connivenza degli incon-sapevoli sudditi. Nel primo atto del Rinoce-ronte di Ionesco (1957-58) un pachidermapasseggia in città e i clienti d’un caffè si chie-dono se sia africano o asiatico. II° atto, 1° qua-dro. In ufficio, una signora insinua che ilrinoceronte non esista. Di carriera ne entra uno(è suo marito) e la porta via. 2° Quadro. Il pro-tagonista (Berenger) va a trovare un amicomalato che sotto le coltri si trasforma in rino-ceronte. Ormai la città è piena di rinoceronti.III° Atto. Il protagonista, a letto, ascolta gliamici, tra i quali la sua ragazza, i quali, dopoaver esaltato la forza, la bellezza e l’intelli-genza dei rinoceronti, si trasformano in rino-ceronti. Berenger prende il fucile e al grido di“non mi arrendo!” esce a sparare. L’apologoera dedicato alla caduta della Romania, suapatria, sotto la cappa di piombo nazista. C’èquindi, nel regime totalitario, il rapporto po-tere-cittadino che è nel rapporto, tra incube esuccube, cioè la coppia criminale. 1984 èanche questo, ma nel caso del protagonista,

cui si lava il cervello sotto tortura, la larvaumana si riduce a macchina inerte. Iperbole?Forse, ma non falsità. Oggi non esiste solo ungrande fratello, ne esistono decine, grazie alnetwork che ci può pescare come pesciolini.Anni fa a Roma, un Procuratore Generale midisse nel suo ufficio: “usciamo a prendere uncaffè” e all’orecchio “qui è pieno di cimici”.Mitomane? No, poco tempo fa è realmente ac-caduto. Christopher Hitchens, anglo-ameri-cano, ex trotzkista, autore del libro La Vittoriadi Orwell (Londra 2002 – Milano 2008) pocotempo fa visitò la Corea del Nord. Il muro diBerlino (non quello palestinese-israeliano) eracaduto da un pezzo.Ma là il volto paterno-radioso del dittatoreKim Il Sung era ovunque, sulle facciate, incasa, sui baveri delle giacche, negli inni sco-lastici, nelle palestre creatrici di eroi nazionali.La guerra permanente, predicata di continuoverso un estero sconosciuto, i rituali 10 minuti

d’odio (meditazione sul nemico occidentale),la povertà abissale sistematicamente nascostae repressa, tutto ciò parlava ad alta voce diclima 1984. Lo ha scritto Hitchens, e si capi-sce il senso del titolo del suo libro: il profeta-pazzo, classificato tale dagli utili idioti,purtroppo ha vinto. E noi ne consigliamo lalettura.

Dopo 60 anni gli incubi di George Orwell in 1984 sono storia e verità

di Luigi Maria Guicciardi

E’ giunta anche lafine dell’estate e, sein questo lasso ditempo non avete ri-solto col bifidus ac-tiregularis, alloraavete seri problemidi metabolismocome me.Siamo alle solite,

direte voi, continua sulla stessa onda del-l’altra volta; che cosa avrà da dire sulleforme smaglianti? Il problema non sono leforme smaglianti, quanto le smagliature! Si,perché va bene seguire la dieta, ma, si devepensare anche alla tonicità dei muscoli. Siallarga la mente come uno zoom da otto me-gapixel e ci si vede già a Settembre, ai primirinforzi di tramontana che aiuteranno moltese non tutte, a scegliere la palestra da fre-quentare. Quella dove si deve sfoggiare una

mise ogni giorno nuova,facendo finta di alzarecinque chili di matto-nelle di ghisa e sforzan-dosi di farsi usciregocce di sudore dallafronte (da scena, per farcolpo sul “Braccio diFerro” di turno cimen-tandosi in un’Olivia unpo’ impacciata) o,quella dove un marineamericano chiama tutte“palla di lardo!” e vi costringe a fare 225flessioni con un braccio solo?Voi siete per la scuola di ballo latinoameri-cano? Si “acchiappa” di più? Non lo sa-pevo.Se poi di fare palestra non v’interessa, cisono sempre le creme miracolose contro le

famose su scritte, e, per chi avesse problemicon il tempo, ci sono quelle del tipo “Incollatutto” per le rughe di rottura… e che siamovasi cinesi? Ma non finisce mica qui! Hoscoperto che volendo essere proprio carine,ci hanno inventato lo shampoo per rimpol-pare i capelli che fa un baffo anche a Ro-

naldo e alla sua “Crescina”.Per consolarmi di tutte queste cose, non ba-stava la nutella, ci si è messo anche il po-stino, recapitandomi una lettera con dellapubblicità su un nuovo farmaco americano,che ha la proprietà di un pallone gastrico male dimensioni di capsule “naturalmente ve-getali”, che al contatto con i succhi gastriciti si gonfiano nello stomaco e ti riducono lemanigliette dell’amore…peccato però, chele foto delle donne che avevano provato ilfarmaco miracoloso, mi sembrano dei foto-montaggi fatti in casa e che la prova gratuitacon cui ti allettano a comprare non sia poitanto gratuita…così mi è sorta nel mio cer-vello da gallina spennacchiata una do-manda: “va bene che siamo tutti controllati,ma non possono avere riguardo almeno perla mia cartella clinica?” Auguro a tutte voi un bellissimo agosto disole e di spiaggia. Ci ritroveremo in autunnocol portamento da “vamps”!

CONSIGLI DI BELLEZZA (parte seconda)di Simona Biasco

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 9

Non so più come fare. Davvero. Davvero,davvero.C’è la Tiziana che va dallo psicanalista peruna specie di cosa del genere, mi ha anchedetto chi è e dove sta lo studio... ma quellaè tutta strana, la Tiziana, e poi ha i soldi eabita fuori città... io come faccio se qual-cuno mi vede? Penseranno che sono pazzae che mi imbottisco di tutte quelle schifezzechimiche...Eppure, davvero, non so più come fare... lasituazione con mia figlia peggiora di giornoin giorno. L’altra notte è tornata alle cinque.Sedici anni, e già torna all’alba... a diciottoche farà? E io intanto stavo lì, a rigirarminel letto col cuore che un altro po’ me losentivo battere sotto gli occhi, e lei tornatutta sorridente, rossa in faccia e col truccoche le colava dappertutto. Appena mi havisto si è fatta cupa, e quando le ho chiestodove era stata lei mi ha risposto “Fattimiei”. E io le ho detto di portarmi rispettoe lei ha iniziato a gridare, ha svegliato pureil padre e il fratello e si è andata a chiuderein camera sua. E poi si è svegliata a mez-zogiorno, ha pranzato senza guardare nes-suno in faccia, e quando è finita si è messaal computer a... com’è che si dice? Sì, in-somma, si è messa a prendere dai siti inter-net quella musica strana, tutta gridata eschitarrata e l’ha ascoltata fino alla sera... epoi di nuovo fuori fino alla notte. Poi cicredo io che i suoi voti a scuola calano, chele professoresse si lamentano che è tantobrava e intelligente ma fatica a seguire... Ecome fa a seguire, se la notte sta fuori e poi

si addormenta sui banchi? Sono certa cheha anche il fidanzato... e se penso a quelloche ci può fare, a quell’età con un fidan-zato, Dio solo sa l’ansia che mi sale.E comunque, fosse solo quello, il pro-blema... tanto lo so che si prende quellaroba lì.L’altro giorno ho parlato con l’Angela, lamadre di Gianni, ha detto che il figlio erastato alla stessa festa dov’era stata lei,quella dove si ballava, alla casa di campa-gna del dottor Magnelli... dice che quandoè tornato aveva gli occhi di fuori e non ri-conosceva dove stava, tanto che avevanopensato di portarlo al Pronto Soccorso. Eanche lei era tornata strana da quella festa,era tutta pallida e si è chiusa in bagno perore, tanto che ho pensato che stesse facendola fine della figlia del dottor Giacomazziche l’hanno portata via che era uno schele-tro e che vomitava tutto quello che man-

DRAMATIS PERSONAEdi Mariano Rizzo

giava. No, forse lei questo non lo fa, ognitanto mi metto alla porta quando si chiudein bagno ma il rumore non lo sento, anzi staproprio in silenzio... solo che se apre e mitrova lì davanti mi urla e dice che la spio.Ma io che ci posso fare? Che ci posso farese le voglio tanto bene? A volte mi chiedodove ho sbagliato con lei... ma perché il fra-tello, che ha solo un anno di meno, è cosìun bravo ragazzo, studioso, riservato, maiuna parola fuori posto? Sempre io li ho cre-sciuti... ho sempre cercato di tenerli al ri-paro dai pericoli, di scegliere il meglio perloro... ma con lei non ha funzionato. Anzi,dice che appena avrà diciotto anni se neandrà di casa... ma come, come può anchepensare una cosa del genere? E intanto ilpadre se ne frega, dice di avere pazienza...parla facile lui, che sta sempre fuori e que-sto non lo vive. E io invece sto qui a morire tutte le volte.Siamo alle solite, umpf.Quella mò sta lì a tenermi il muso, solo xkesono tornata tardi l’altra sera. Ma caspita,cos’è il fatto, non sn libera di andare dovemi pare adesso? No, no, il fatto è proprioun altro, è ke non sn libera di fare niente.Torno da qualsiasi parte, e lei subito a dire“Dov’è ke 6 stata?”. Ma saranno affaraccimiei? Una a 16 anni mica è una scema chese la fa con tutti, e meno male ke sn purevergine ancora. Ke colpa ne ho se mi piaceandare a ballare? E meno male ke propriolei qualke anno fa diceva “Fatele ora lecose, divertitevi mò ke potete, ke poi si cre-sce e non le potete fare +”. Ma se già mò lamia vita è uno skifo! Lei mi vede e mette suquel muso ke manco Maria De Filippi, miparla giusto quel tanto x dirmi le cose kesecondo lei devo fare, e amen. Poi basta kevado in bagno e me la trovo dietro la portake vede se vomito come quell’altra cretinadella Ines, lo dicevo ke sarebbe finita malese non mangiava.Ma ke si crede, ke sono tutte così le ragaz-zine? Ok, è vero, alla festa di Michael hopure provato l’erba, ma tanto lo stavano fa-cendo tutti, e poi sn stata pure male, colcuore ke mò mi usciva dalla bocca e gliokki ke mi lacrimavano, e tutti intorno kedicevano ke era figo, bellissimo, e io inveceke mi sono dovuta pure sedere xke stavomale. E intanto quelle altre smandrappate delleprofe le vanno a dire ke non studio, ke nonsto attenta... ma stiamo skerzando? Vorreivedere loro al posto mio, a sentire semprele stesse cose dette dalla loro voce da ci-vette castrate, e poi sempre sui quei libri kenon si capisce niente, manco fossero inarabo. E poi io ci sto male, ci sto male dav-vero xke studiare mi piace, ma non ci riescoa conciliare tutto.Ma lei mica le sa queste cose, lei pensa ketutto quello ke faccio sia cattivo, xverso eroba simile. Ma a me di quelle cose micame ne frega. Solo ke voglio vivere la mia

vita, la MIA vita, è troppo? E sì ke è troppo:quella ha fatto tutto lei, mi ha scelto il liceo,lo sport ke dovevo fare e tutto il resto, e mòbasta: gli amici me li scelgo io, e pure kecosa fare quando esco. Tanto a quell’altro scemo di papà nongliene frega un accidente, ke non ci sta maiin casa... e poi c’è sempre mio fratello, ilperfettino, il genio, l’amore della mamma.Crede ke non lo sappia ke preferisce lui?Ma vada a morire ammazzata.Tira aria di tempesta, in casa. Mia figlia la vedo pochissimo, sta semprein camera sua e quando ne esce ha l’aria dichi dorme troppo, o troppo poco, e mi ri-volge appena la parola, come se fossi unestraneo. Mia moglie, dal canto suo, è sem-pre silenziosa, ma si vede da un chilometroche è tesa come la corda di un violino. L’al-tro giorno mi ha pure fatto una scenata per-ché secondo lei non ci sono mai, e lei sideve caricare tutto sulle spalle. Povere care. Se solo si capissero, se stessee tra di loro.Mia figlia ha sedici anni, è normale cheabbia voglia di fare tutte quelle cose“pazze” della sua età.... sapesse cosa com-binavo io... l’importante è che non esageri,ma so che non lo farà: è una ragazza pienadi giudizio, so che non si metterà mai neiguai. Mai seriamente. Almeno spero. E’ ar-rabbiata, però, perché non si sente spalleg-giata da noi come vorrebbe... ma noi siamogenitori, e il nostro compito presto si esau-rirà.Mia moglie... beh, mia moglie è unamamma, ha dedicato la sua vita a curare inostri figli e ora che, come è giusto che sia,le devono sfuggire dalle mani, soffre e vor-rebbe avere ancora l’ultima parola. Miviene da sorridere, povera cara... purtropponon potrà essere più così. E così, giù contensione e crisi esistenziali, per capire dovesi è sbagliato, cosa si può rimediare... manon c’è niente da rimediare, è così che lecose vanno e che devono andare.Insomma, una vorrebbe il consenso pedis-sequo dell’altra, l’altra vorrebbe che il benedell’una coincidesse con ciò che lei pensasia meglio. Un eccesso d’amore da en-trambi i fronti: dicono la stessa cosa conlinguaggi diversi.È vero, io non ci sono mai in casa e forsemi perdo un po’ di queste vicende, ma an-ch’io amo tutti loro e cerco di fare i piùgrandi sacrifici perché possano crescerebene e in armonia... spero che questo pe-riodo passi presto, perché dovrà passareprima o poi, e loro torneranno ad essereamiche.Perché, se facciamo due conti, io ho una fa-miglia perfetta: mia figlia cresce bene,com’è giusto che sia, mia moglie è giusta-mente apprensiva e dedita. Mio figlio...beh, non ci dà nessun problema, è un ot-timo ragazzo.E io voglio a tutti loro un bene da morire.

Dramma in un quartiere borghese della cittàTRAGEDIA FAMILIARE: QUATTRO

MORTI IN ESPLOSIONELa fuga di gas provocata volontariamente

da un membro della famiglia.

Strage a Borgobello, nella zona sud dellacittà: l’appartamento all’ultimo piano di uncondominio è saltato in aria, coinvolgendonell’esplosione la famiglia che vi abitava.Padre, madre e i due figli di 15 e 16 annihanno perso la vita; la loro abitazione èstata completamente distrutta, e l’intero sta-bile ha riportato danni, alcuni dei qualimolto gravi. Nessun ferito tra gli altri con-domini.I primi rilievi effettuati dalla polizia, pron-tamente accorsa sul luogo dopo l’interventodei vigili del fuoco, escluderebbero la fata-lità: a causare la perdita di gas, segando lecondutture e saturando l’ambiente della cu-cina, sarebbe stato proprio il figlio minore.Nella sua stanza è stato ritrovato un bi-glietto recante la scritta “Sono stanco di es-sere, nell’ombra, chi voi volete che io sia”.Ulteriori indagini per confermare le dina-miche e l’effettività di questo biglietto sonoin corso.Sconcerto tra i parenti e i conoscenti dellevittime: “Non è possibile, si trattava di unabella famiglia, con i suoi crucci e le sue pro-blematiche, ma niente di irrisolvibile... e ilragazzo era molto intelligente, anche se ec-cessivamente riservato... niente lasciava in-tendere che dovessero morire così.”

PERIODICO DELLA PRO LOCO - TIGGIANO

Sede: Piazza Castello, 38 - 73030 Tiggiano (Le)

Reg. Tribunale di Lecce n. 775/2001 reg. stampa

Direttore editoriale:

Bianca Paris

Coordinatore redazionale:

Ippazio Martella

Redazione:

Pino Biasco, Carmelina Nuccio, Concettina Chiarello,

Maria Antonietta Martella, Stefano Marzo,

Daniele Varratta, Maria Cristina Russo,

Alba Palma, Emanuela Ciardo

Direttore responsabile:

Antonio Silvestri

Collaboratori:

Emanuele Martella, Giovanni Carità, Rocco Morciano,

Mariano Rizzo, Luigi Maria Guicciardi, Antonio Rizzo,

Giancarlo Colella, Enrico Ricchiuto, Francesco Aresti,

Carmen De Mola, Simona Biasco, Marco Piccinno

Foto Archivio Pro Loco (salvo diverse indicazioni)

La collaborazione sotto qualsiasi forma è gratuita

Gli articoli ricevuti e pubblicati possono non seguire

la linea editoriale del giornale

Per informazioni: tel. 0833.531651

Grafica e Stampa:

Imago Pubblicità Lucugnano 0833.784262

Chiuso in tipografia il 5 agosto 2008

Dipinto di Muccioli Camilla

Toma AntonioOrologeriaOreficeria

P.zza Don Tonino Bello, 28 Alessano (Le)

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 10

Anche quest’anno la Pro Loco Giovani ha realizzato i giochi rionali. Scaglionati in tregiornate (29 30 31 luglio); le prime due presso gli impianti sportivi di “Murgi Sport”, l’ul-tima in piazza Roma, nel piazzale retrostante la sede della Pro Loco. I giochi si sono svoltiin un clima eccellente di tensione sportiva. Durante le prime due giornate si sono svolti itornei, mentre l’ultima serata quella decisiva, ha visto scontrarsi i 4 rioni in vari giochi. Ildivertimento al di là della paura di perdere e della voglia di vincere, non è mancato. E questo è un bene perchè lo scopo principale dei giochi non è quello di emergere a tuttii costi. Quest’anno si è affermato il rione Terra Russa.E’ riuscito a prevalere sin dalle prime sfide. Grazie all’abilità dei concorrenti, all’aiuto eai consigli del responsabile Donato Martella. Per l’ottima riuscita dell’intera manifesta-zione la Pro Loco Giovani ringrazia il Presidente Ippazio Martella il direttivo i ragazzi delS. C. e Daniela Marra che ha intrattenuto il pubblico nella serata conclusiva. Un grazie sen-tito va anche all’arbitro Pasquale Licchetta che ha saputo dirigere tutti i giochi in manieraprofessionale. Per l’anno prossimo vorremmo riproporci e in maniera più avanzata. Perchè se lo scopo èdivertirsi coltivando lo spirito di squadra, riuscirci in modo sempre più qualificato può di-ventare titolo gratificante per tutti, partecipanti ed organizzatori.

Enrico Ricchiuto

IV EDIZIONE GIOCHI RIONALI

Il trionfo

RISULTATI

staffetta spugnosa - Terra Russa trova l’oggetto nella piscina - Terra Russa calcetto m. - Terra Janca calcetto f. - Terra Janca biliardino - Terra Janca pallavolo - Cimine canestro con i palloncini - Cimine trenino acquatico - Terra Russabocce - Ciminegincana - Terra Russalabirinto - Terra Jancacariola - Padulacorsa con i sacchi - Terra Russastaffetta m. - Terra Russastaffetta f. - Terra Jancamangia la mela - Ciminefuttime a nterra m. - Terra Russafuttime a nterra f. - Terra Jancafito e cerchione - Terra Janca, Ciminetiro alla fune m. - Terra Russatiro alla fune f. - Terra Russamangia l’anguria - Padulalancio dell’uovo - Cimine, Terra Janca

CLASSIFICA FINALE

PUNTI GARE VINTETERRA JANCA 208 8TERRA RUSSA 194 9CIMINE 184 6PADULA 172 2

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 11

Il 13 agosto avrà luogo l’edizione 2008della “Sagra delle 4 pignate”. Tiggianoinvita tutti gli appassionati a questo tipodi incontri capace come pochi altri di in-trecciare socievolezza, simpatia, gioia edegustazione.La cura posta nell’allestimento è di altolivello per la qualità delle pietanze (ma-teria prima, dosaggio degli ingredienti,fedeltà alle antiche collaudatissime ri-cette, igiene scrupolosa) per la disposi-zione degli stand, per la cortesia degliaddetti alla distribuzione e per le musi-

che che daranno al tutto il tocco incon-fondibile del folclore locale.La riuscita delle precedenti edizioni cifa sperare in una manifestazione mas-siccia che avvicini il progetto del cam-panile all’attuazione.In ogni caso sappiate che il banchettodella cucina nostrana salentina è apertoa tutti, con l’augurio che tutti si trovinoa proprio agio e si divertano... con gusto.

I. M.

Buon giorno, è qui la Pro Loco? “Sì, mi dica!” “Avrei bi-sogno, se è possibile, di brochure su Tiggiano e anche suipaesi vicini, se ne avete”. “Sì certo, abbiamo del materialeda darvi. Intanto le porgo il benvenuto con l’augurio di unfelice soggiorno a Tiggiano”. Questo colloquio risale alla metà di luglio. A quel primo in-

contro ne sono seguiti altri, la maggior partecasuali. Si è molto dialogato di clima, mare,qualità della vita, usi, costumi, abitudini, ter-ritorio, ambiente, risorse e opportunità. Tuttitemi importanti al fine di conoscere unanuova località. “E’ la prima volta che vengonel Salento e trovo tutto molto interessante,nella mia piccola cittadina del centro nord cisiamo, come si può dire, appiattiti su un mo-dello di civiltà che cancella le differenze. Quiinvece le caratteristiche le peculiarità riescoa percepirle. Certo, molte di queste libertà,non sono condivisibili perché a volte morti-ficano quella degli altri: come disseminarespazzatura nei posti che la natura ha resospontaneamente suggestivi; o non renderefruibile gli angoli di interesse turistico-cul-turale. Devo confessare che tra i paesi che hovisitato fino adora ritengo Tiggiano uno deipiù curati e accoglienti, ciò nonostante penso

possa migliorare”. Chissà quanto avrei voluto poter risponderle che qui l’edu-cazione civica è ad un livello discreto, ma troppe sono lecose che vanno in direzione diametralmente opposte, percitarne alcune: il pattume ovunque ci sia uno slargo, disse-sto viario, strutture e monumenti non visitabili, a quest’ul-timo appunto devo ammettere che anche a Tiggianoabbiamo bellezze che sottraiamo sia ai visitatori e anche airesidenti. Prima di partire Margherita è passata a salutare. Conser-verà, ha assicurato, un bellissimo ricordo delle persone co-nosciute e delle bellezze del territorio.Ci ha salutato con un arrivederci. Chissà.

Ippazio Martella

Chiuso per ferie? Macchè, chiuso e basta

Ingresso del giardino e del bosco comunale

Campo di calcetto “Città dei bambini”

Discarica a cielo apertoin via Madonnina

39° Parallelo • agosto 2008 pag. 12

RISTORANTEMarina Serra

tel. 0833.775080

Inquietudine dell’adolescenza da unlato; fulgore della Bellezza dall’altro.Assalto ad un cielo in fuga dalla terra.

Tra i due poli scintille di versi che sonovertigine e pianto. Versi che sono scin-tille di vita.

Non era la mia manoma volo di rondine

il fruscio che sfiorò i tuoi capellicome nuvole bionde

fluenti sul nudo seno.Rapito da tanto prodigio,

avrei voluto essere candido cignoper alzarmi in volo nel cielo

e volteggiarti d’intornosussurrandoti tenere nenie d’amorecon flebile voce d’ingenuo usignolo.

Ero solo brutto anatroccolonascosto nel buio del bosco

stordito da dolcissimo pianto.

Fauglia (PI) maggio 1945

Francesco Aresti

Il Volo e il Pianto

Protagoniste della storia

Maria Eva Duarte nacque a Los Tol-dos, Argentina, il 7 maggio 1919.Figlia illegittima di un piccolo pro-prietario terriero, nel 1926, alla mortedel padre, seguì la madre e i suoi quat-tro fratelli a Junin. A quindici anni lasciò la provincia e sistabilì nella vicina Buenos Aires as-sieme al famoso cantante di tangoAgustín Magaldi.Divenne attrice di radio e di cinema edebbe così modo di entrare in contattocon esponenti di spicco della élite po-litico-militare della capitale. Nel 1944 conobbe l’uomo che prestoavrebbe sposato, Juan DomingoPerón, un giovane ed ambizioso co-lonnello rientrato da poco in Argen-tina dopo una permanenza di due anniin Italia come osservatore militare delregime di Mussolini, già sottosegreta-rio alla Guerra poi Ministro del La-voro e dello Stato Sociale nella giuntamilitare del generale Farrel. Costrettoalle dimissioni dagli oppositori all’in-terno delle stesse forze armate, nel1945 Perón fu arrestato. Tuttavia, gra-zie soprattutto alle manifestazioni di

massa orga-nizzate dals i n d a c a t oCGT (Con-federazioneGenerale del Lavoro), ottenne la li-bertà e, con essa, la presidenza del-l’Argentina.In occasione delle manifestazioni dipiazza a sostegno di Peron, Evitasvolse un ruolo assai rilevante. Figliadel popolo, mobilitò masse di lavora-tori e di donne al seguito del marito.Ispirò in un certo senso anche la poli-tica sociale del “peronismo”, promuo-vendo la costruzione di scuole edospedali, raccogliendo fondi in favoredei meno abbienti ecc. Fu leader indi-scussa della componente femminiledel Partito Giustizialista.Nel 1951, in occasione del secondomandato presidenziale di Peron, tentòdi ottenere la vicepresidenza, ma fucostretta a desistere a causa delle pres-sioni esercitate dai militari.Morì nel luglio del 1952 per un maleincurabile.

A cura di Emanuele Martella

Magari ci fosse il tempo per fare questo e

quello e quell’altro ancora; leggere pe-

scando qua e là nelle novità che ti girano at-

torno o nel mare classico per una rilettura.

Macchè quel tempo non c’è. Al contrario

c’è il rischio che qualcosa di interessante ti

sfugga.

E allora, benvenuto al caso che ti mette in

mano un libricino snello (90 pagine) “Tec-

niche di comunicazione per acquisire infor-

mazioni” (ed. ALTHENA), che per la

verità, come titolo, non è il massimo degli

allettamenti. Per fortuna a garanzia di cosa

valida c’è la qualifica dell’autore, Marco

Piccinno, appartenente alla Guardia di Fi-

nanza con ventennale esperienza nella lotta

alla criminalità organizzata.

Comunque gli dai una sbirciatina stando in

piedi, poi due, poi ti cerchi un angolino

tranquillo perché la curiosità si è trasfor-

mata in interesse.

Perbacco, pensi: ecco qui una picconata

contro uno dei cento pregiudizi che ci im-

pastano il cervello. Per dire: uno legge la

cronaca nera, spesso nerissima, e la prima

cosa che gli viene in mente è il contrasto tra

il fiuto infallibile del detective illuminato

nel giallo romanzato che la soluzione sem-

bra averla in tasca, e la lentezza delle inda-

gini nella opacissima realtà.

Legge e perde la pazienza perché sotto sotto

siamo tutti rimasti dei primitivi, assetati

della vendetta immediata, del bisogno di ve-

dere il colpevole alla gogna. Nel profondo

siamo primitivi e anche bambini, pronti a

credere che quello che ci appare sia esatta-

mente la realtà. Quindi non tolleriamo ten-

tennamenti. Non ci sfiora l’ipotesi che

pause esitazioni possano essere la prova del

taglio scientifico, che si sta dando alle in-

dagini. Non lo pensiamo, ma il rigore è

d’obbligo. Perché la posta in gioco è altis-

sima: scovare la Verità.

Parola grossa la Verità. Grossa e dispettosa.

La vorremmo pronta chiara distinta, a con-

torni netti. E lei gioca a nascondino.

Sguscia di qua. Fa capolino di là. Sembra

inafferrabile.

Tuttavia l’abilità non è tutta sua. Nel gioco

delle parti entra la reticenza dei testimoni,

l’ambiguità delle loro descrizioni, che, si

badi, spesso non sono intenzionali (e sono

quindi più difficili da neutralizzare). E qui è

richiesta tutta l’abilità dell’investigatore. La

tecnica non basta. Quella è la base del me-

stiere. Ma risulta arma spuntata senza la co-

noscenza psicologica delle trappole del lin-

guaggio. Proprio così. Il linguaggio, quella

dote meravigliosa del genere umano, capace

di far toccare le vette della felicità o il gorgo

della disperazione, è strumento delicatis-

simo pronto ad andare in frantumi. Basta

una sfumatura nel tono della voce, un bat-

tito di ciglia, e il dialogo già prossimo al

bersaglio, torna in alto mare a navigare a

vista. E bisogna ricominciare. Tastando di

nuovo il terreno, mettendo all’opera perspi-

cacia sensibilità fiuto capacità di catturare

fiducia. Davvero non è cosa semplice.

L’autore ne è perfettamente consapevole.

Nella stesura di questo prontuario ha riser-

vato professionalità intelligenza e rispetto

per la persona. Per tutte le persone senza

preventive discriminazioni. La sua scrittura

è un mix di competenza, di fiuto, ma anche

di freschezza espositiva.

Cattura il lettore e lo fa riflettere sul retro-

scena della comunicazione, su quel filo mi-

sterioso teso tra l’attività neuronale e il

linguaggio.

Lavoro dunque pregevole per gli addetti.

Ma non solo per loro. Queste pagine qual-

cosa da dire ce l’hanno per tutti.

Perché il commercio umano è fatto di pa-

role e ancora parole dette scritte messag-

giate urlate per comunicare. O per fingere.

Un turbinio di suoni, teso ora a riempire il

vuoto, la mancanza di senso, ora a masche-

rare ciò che si vorrebbe dire e non si dice.

Una scommessa per capire se stessi e l’altro

da sé. Complimenti all’autore.

Uno studio di un operatore di giustiziadi Bianca Paris

EVA PERON