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Informazioni generali:

DURATA DEL VIAGGIO: 17 – 18 giorni.

PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Tutto l’anno, da maggio a ottobre per Abruzzo e Isole

Pontine.

COME ARRIVARE: In auto. Roma dista da Milano 575km (6 ore), mentre da

Napoli dista 225km (2 ore e mezza).

FUSO ORARIO: ///

DOCUMENTI NECESSARI: Carta d’Identità.

PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana.

RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Nessuno.

MONETA: EURO.

TASSO DI CAMBIO: ///

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Descrizione del viaggio:

1° - 2° - 3° - 4° - 5° - 6° - 7° giorno: ROMA - CITTA’ DEL VATICANO

Roma. La città eterna. Quattro lettere che identificano una delle metropoli che più hanno influito su tutta la storia dell’umanità, capitale

indiscussa dell’Impero che nell’antichità più di ogni altro ha dominato, plasmato, diffuso arti, tecnologia e cultura in tutto il mondo

occidentale. Centro di riferimento del mondo cristiano prima e cattolico poi ininterrottamente da più di 2000 anni a questa parte, luogo di

residenza del vicario di Cristo in terra, di un’infinità di capolavori pittorici e scultorei che tutto il resto del pianeta le invidia, epicentro della

rinascita artistica tardo medievale e capitale dell’Italia unita ormai dal 1871 Roma è una sorta di macchina del tempo in cui l’umanità

scorre, ancora oggi, tra vestigia straordinarie del passato e muove verso il futuro sempre con un posto da pilota sulla locomotiva della storia.

L’incredibile fascino che emana si percepisce ad ogni angolo: qui trasuda la storia, trame politiche intrigate e misteriose perse nella notte

dei tempi, sinfonie artistiche apprezzabili in pressoché ogni anfratto e tutto avviene nell’apparente indifferenza di fronte a cotanta beltà da

parte dei cittadini romani, ormai quasi assuefatti a vivere in una realtà che invece è incredibile eccezione nel panorama mondiale. Non a

caso infatti stiamo parlando di una delle città più visitate (a ragione) del globo, sempre piena di orde di turisti curiosi, credenti in

pellegrinaggio, uomini d’affari in cerca di chiudere gli ultimi contratti o rappresentanti di istituzioni internazionali intenti a stipulare accordi

su cui poi si plasmerà il mondo futuro. Come non bastasse tutto questo Roma è anche un luogo incredibilmente romantico con viste entrate

nella memoria collettiva per essere state più volte immortalate in una profusione di film e una delle culle della tradizione gastronomica

italiana. Il fiero attaccamento alle tradizioni dei suoi abitanti, spesso caciaroni e di un’ospitalità e simpatia unici funge infine da ciliegina

sulla torta a questo luogo così magico e unico che è la capitale italiana.

Poche viste romane sono tanto strabilianti quanto quelle che si godono da Piazza Venezia volgendo lo sguardo verso meridione: la

maestosa Via dei Fori Imperiali a sinistra instaura un cono visivo che spazia tra i Fori Romano e di Traiano per concludersi con la

fuga nella mole del Colosseo, al centro si erge fiero e maestoso il Vittoriano, mentre sulla destra si intravvedono il Campidoglio con i

suoi tesori in una commistione di storia antica, rinascimentale e moderna che non hanno forse eguali al mondo fornendovi una visione

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che difficilmente cadrà nell’oblio della vostra mente. Piazza Venezia è anche il cuore geografico e stradale della capitale italiana e in

sé si caratterizza per l’omonimo Palazzo del 1455, la più antica tra le fastose architetture rinascimentali che impreziosiscono Roma,

che balzò agli onori della cronaca mondiale specialmente nel periodo fascista essendo stato luogo prediletto di riunione del Gran

Consiglio Fascista oltre che sede del famoso balcone da cui il Duce amava tenere i suoi più focosi discorsi. Oggi Palazzo Venezia

viene visitato soprattutto nella sua sezione della cappella palatina, nota ai più come Basilica di San Marco, una chiesa pesantemente

restaurata nel ‘400 dall’interno barocco e ricco di mosaici. Sempre per quanto concerne l’ambito religioso, ma posta un isolato a

ovest lungo Corso Vittorio Emanuele II, merita poi la deviazione la cinquecentesca chiesa del Gesù, principale sede dei Gesuiti a

Roma, voluta espressamente per volere del fondatore dell’ordine: Ignazio di Loyola. L’interno è una vera esplosione di marmi, bronzi,

dorature e affreschi (magnifico quello della volta conosciuto come Trionfo del Nome di Gesù), oltre a essere luogo di tumulazione

delle spoglie del santo. Uscendo dalla chiesa vi suggeriamo di districarvi tra le tortuose vie del rione Sant’Angelo fino alle sponde del

Tevere per godere delle viste del primo complesso archeologico antico romano: i resti del Teatro di Marcello, costruito sotto l’egida

di Giulio Cesare nel 12 a.C.

Lo storico e rinascimentale Palazzo Venezia, che all’epoca fascista divenne uno dei centri principali del potere del regime, quindi lo

straordinario affresco murale del Trionfo del Nome di Gesù dipinto sulla volta della Chiesa del Gesù, sede dei Gesuiti a Roma.

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Da qui nel volgere di poche centinaia di metri verso nord si raggiunge l’estrema propaggine di Piazza Venezia che lambisce la base

dello storico colle del Campidoglio, acropoli e centro religioso e politico dominante della Roma imperiale. Mediante una

monumentale e scenografica scalinata si accede alla sopraelevata Piazza del Campidoglio, un vero gioiello architettonico ideato da

Michelangelo nel rinascimento che si compone di una geometrica pavimentazione su cui svetta la copia della famosa Statua Equestre

di Marco Aurelio contornata da una serie di sontuosi palazzi, mentre da una sezione adiacente alla piazza michelangiolesca si aprono

poi meravigliose viste panoramiche dall’alto su tutto il complesso dei Fori Imperiali fino al Colosseo.

Le monumentali scalinate che salgono verso Santa Maria in Aracoeli a sinistra e alla Piazza del Campidoglio sulla destra, quindi un

dettaglio della stessa piazza disegnata da Michelangelo con pavimentazione geometrica e ampie viste sul centro di Roma.

Tra i palazzi principali che caratterizzano la Piazza del Campidoglio vi sono il Palazzo Sanatorio, moderna sede del comune di Roma,

ma soprattutto il Palazzo dei Conservatori del 1563 che ospita oggi (unitamente ad altre strutture limitrofe) gli straordinari Musei

Capitolini. Al loro interno si ricordano ambienti di pregevolissima fattura come l’Appartamento dei Conservatori con gruppi scultorei

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del Bernini, la Sala degli Orazi e dei Curiazi e la celeberrima Lupa Capitolina, scultura bronzea risalente ben al V secolo a.C. e

simbolo della città. Altra sezione dei musei di indubbio interesse è la Pinacoteca Capitolina che annovera opere di Tiziano (Battesimo

di Gesù) e altri maestri italiani classici, oltre a una serie di lavori di importanti autori stranieri come Van Dyck, Rubens, Velazquez e

una collezione di porcellane di Sassonia e di Capodimonte davvero raffinatissime. Nella porzione museale di Palazzo Nuovo

immancabile è poi la Statua bronzea originale Equestre di Marco Aurelio , unitamente a diversi reperti d’eccezione di arte antica

romana e greca (Galata Morente, Amore e Psiche, Satiro in Riposo). Da non perdere sul Campidoglio è infine l’ingresso alla chiesa

di Santa Maria in Aracoeli, consacrata dai francescani nel 1291 di cui si conserva la semplice facciata principale. La scalinata

monumentale di accesso principale è invece trecentesca e opera di Cola di Rienzo, mentre negli interni spicca un ricco soffitto

intagliato del 1575 che fa da palcoscenico a un ambiente stranamente raccolto e introspettivo in cui si scorgono opere minori di

Donatello e del Pinturicchio.

Due delle principali icone di Roma custodite presso i Musei Capitolini: la statua bronzea della Lupa Capitolina e la Statua Equestre

originale di Marco Aurelio, quindi gli elaborati interni della chiesa di Santa Maria in Aracoeli.

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A conclusione della movimentata mattinata riportatevi quindi al centro di Piazza Venezia e da qui accedete al monumentale Vittoriano

(in onore del re Vittorio Emanuele II) che con la sua mole candida dovuta alla sua composizione in marmo botticino domina

incontrastato la scena di questa porzione della capitale italiana caratterizzandosi per le quattro enorme quadrighe bronzee collocate

sulla sua sommità. Ultimato nel 1911 divenne il luogo di giacenza dell’altare della Patria nel 1925 dove riposa per l’eternità il Milite

Ignoto italiano, ossia un soldato caduto nella prima guerra mondiale di ignota identità a glorificare e ricordare chiunque sia morto in

nome della patria italiana nella storia. Il sito è perennemente sorvegliato da militari e vista la sacralità del luogo vi rammentiamo di

adottare un comportamento consono e sempre rispettoso.

Se la mattinata si impernia su ciò che ha reso celebre Roma dal rinascimento in poi il pomeriggio è totalmente appannaggio dei più

importanti e straordinari resti del mondo intero inerente il periodo della dominazione romana sul mondo antico. Via dei Fori

Imperiali è il principale asse viario della zona, aperta negli anni ’30 a unire le pendici del Campidoglio al Colosseo e separa

nettamente i Fori Romani a ovest da quelli Imperiali a est. Il primo tratto di questa strada spostandosi verso il Colosseo è attorniata

dai Fori Imperiali, ossia quelle vaste piazze monumentali circondate da edifici pubblici e racchiudenti al centro un tempio o una

basilica voluti dai vari imperatori di Roma succedutesi sul trono che volevano lasciare un ricordo indelebile del loro passaggio in

terra. Il più antico tra questi è il Foro di Cesare, l’unico sul lato destro di Via dei Fori Imperiali, consacrato nel 46 a.C. e dissepolto

per un quarto della sua estensione dopo il suo rinvenimento nel 1932. Fu qui che venne ritrovata la famosa statua bronzea di Cesare

oggi custodita ai Musei Capitolini. Posto dirimpetto al precedente, dall’altra parte della strada, si colloca invece il Foro di Augusto

consacrato nel 2 a.C. che ricorda nell’impianto quello di Cesare ma che oggi appare inconfondibile per l’aggiunta quattrocentesca

della possente Casa dei Cavalieri di Rodi che domina l’area archeologica. Giusto a nord del Foro di Augusto si apre poi il più vasto

dei fori imperiali: il Foro di Traiano caratterizzato dalla magnifica Colonna Traiana in cui sono state scolpite scene che ricordano le

vittorie dell’imperatore sui Daci. La colonna è alta 40m ma è risalibile con una scala a chiocciola fino alla sommità su cui torneggia

una statua di San Pietro qui posta a sostruzione di quella dell’imperatore nel 1587. Grandiose sono le viste complessive sull’area dei

fori e sugli adiacenti Mercati di Traiano che appaiono appoggiati alle pendici del colle del Quirinale.

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Una vista in primo piano del Vittoriano, imponente monumento in marmo che custodisce l’Altare della Patria italiano, quindi una

vista complessiva dell’area del Foro Traiano con la Colonna Traiana in primo piano che si apre verso il Vittoriano.

Dirigendosi circa a metà di Via dei Fori Imperiali si ha quindi la possibilità di accedere alla più vasta, grandiosa e importante tra le

aree archeologiche di Roma: quella del Foro Romano che si estende sul colle Palatino. Qui è tutta una processione di basiliche,

domus, archi, templi, palazzi classici e fu proprio qui che iniziò a plasmarsi nell’antichità la fortuna e la grandezza di Roma. Il Foro

Romano si estende dove in passato vie era una valle paludosa occupata da una vetusta necropoli che fu bonificata e prosciugata in

antichità grazie alla costruzione della Cloaca Massima che lo collegò al vicino Foro Boario. In breve dal VII secolo a.C. il Foro

Romano divenne il centro commerciale, giuridico, politico e religioso di Roma e raggiunse il suo culmine di grandezza sotto l’egida di

Giulio Cesare e di Augusto. Devastato dai barbari prima e da una serie di terremoti poi cadde in profonda rovina nel medioevo

quando venne saccheggiato come cava di materiali da costruzione e anche come luogo di pascolo per il bestiame prima di iniziare ad

essere salvaguardato in seguito ai primi scavi archeologici che interessarono l’area a partire dall’800. Il percorso classico di visita vi

poertà subito ad ammirare tra gli altri i resti della Curia, parzialmente ricostruita, del 283 d.C. che fu luogo di riunione del Senato

romano e che appare come doveva essere ai tempi di Diocleziano. Davanti alla curia protetta da una moderna tettoia vi è invece una

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lastra quadrata in marmo nero che la leggenda voglia essere stata la Tomba di Romolo, fondatore della città di Roma, e nei cui pressi

è stata rinvenuta l’iscrizione in latino più antica mai ritrovata. Molto ben conservato è poi l’Arco di Settimio Severo che commemora

le campagne militari vittoriose dell’imperatore e data 203 d.C., così come il Tempio di Saturno di cui restano il podio e otto colonne

ioniche con soprastante trabeazione. Proseguendo lungo l’itinerario di visita percorrendo l’antica Via Sacra si raggiunge quindi la

Piazza del Foro sul cui lato occidentale trovano ubicazione la Basilica Giulia, mirabilmente conservata nel suo impianto originale di

pavimentazione e il Tempio dei Castori (Castore e Polluce) del 484 a.C. Al limitare meridionale della Piazza del Foro si scorge invece

quello che fu l’antico Tempio di Vesta di Roma dove trovava riparo il fuoco sacro intitolato alla divinità. Altrettanto importanti sono

poi il gruppo di resti incuneati tra il Foro Romano e Via dei Fori Imperiali che constano di monumenti come il Tempio di Antonino

Pio e Faustina del II secolo d.C. e la Basilica di Massenzio, uno dei monumenti più pregevoli della Roma antica. Iniziata da

Massenzio nel 308 d.C. fu completata dal suo successore Costantino che sovvenzionò la realizzazione della mirabile facciata

aggettante sulla Via Sacra.

Una vista d’insieme della vastissima ed eccezionale area archeologica del Foro Romano, antico cuore della Roma imperiale, quindi

un dettaglio sul ricostruito palazzo della Curia dove era solito riunirsi il senato romano.

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Da qui passando sotto l’Arco di Tito collocato nel punto più alto raggiungibile attraverso la Via Sacra si accede poi alla sezione

eretta proprio sul colle Palatino che fu location dei primi insediamenti umani nell’area nell’età del Ferro e luogo che la tradizione

volle che fu posto in cui sorse la casa di Romolo nel 754 a.C. (dove poi si eresse il Tempio di Cibele). Gli imperatori romani erano

molto legati a questo luogo quasi sacro tanto che vi costruirono, a partire da Augusto, gli eccezionali Palazzi Imperiali di cui

rimangono però solo resti e scavi visto che andarono irrimediabilmente persi nel medioevo. Le aree più interessanti sono la Casa di

Livia, moglie di Augusto che conserva affreschi dell’epoca, la Casa di Augusto poi conglobata nel Palazzo dei Flavi che era la

costruzione di rappresentanza degli imperatori e la Domus Augustana (e la sua espansione Severiana) che era il vero e proprio

alloggio privato dell’imperatore. La costruzione era talmente grande da estendersi dal Palatino fino a lambire il sottostante Circo

Massimo e si disponeva su tre livelli distinti. E’ innegabile che la visita a questi eccezionali complessi archeologici per gli intenditori

necessiterebbe di alcune giornate solo ad essa dedicate ma per i più passeggiare per qualche ora tra questi resti è già di per sé

sufficiente per rimanere esterrefatti e mirabiliti dalla più reale dimostrazione oggigiorno tangibile di quella che fu la potenza della

Roma antica. L’uscita dall’area del Foro Romano vi porterà quindi in Via di San Gregorio (l’antica Via Triumphalis) chiaramente

identificabile per i resti dell’Acquedotto Neroniano, diramazione dell’Acquedotto Claudio che dovevano rifornire d’acqua l’immensa

Domus Aurea voluta da Nerone. Nulla è però paragonabile alla vista che da qui inizia a stagliarsi chiara e definita dell’Anfiteatro

Flavio, noto ai più come Colosseo, anticipato solo dal meravigliosamente conservato Arco di Costantino del 315 d.C. ornato da

statue, fregi e medaglioni risalenti alle epoche dei suoi più illustri predecessori.

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Alcuni degli affreschi incredibilmente scampati al logorio del tempo che si sono conservati presso la Casa di Livia, sezione del

Palazzo Imperiale ubicato sul Colle Palatino, quindi una vista dalla Domus Augustana che fu residenza privata degli imperatori

romani e l’elaborato Arco di Costantino che sorge giusto a fianco al Colosseo.

Il Colosseo, probabilmente il più conosciuto monumento umano mai costruito al mondo, è forse il simbolo principale di Roma anche

se la sua funzione in antichità era molto meno elevata: era infatti il teatro dei giochi pubblici e degli spettacoli di lotte tra belve e

gladiatori. Inaugurato da Tito nell’80 d.C. con una serie di giochi che la tradizione volle durarono ben 100 giorni, era un tempo

completo di tre ordini di arcate riquadrate da semicolonnine in cui si aprivano spazi adornati di statue. La sua grandezza era

straordinaria per l’epoca: alto quasi 50m poteva contenere fino a 50.000 persone ed era dotato di strabilianti passaggi segreti e

cunicoli sotterranei da cui uscivano i combattenti o elaborate scenografie. Purtroppo terremoti e depredazioni ne hanno minato la

forma primigenia ma ciò che rimane è altrettanto grandioso e percorrere gli spalti in cui si assiepavano migliaia di romani in festa,

rimirare il podio da cui gli imperatori assistevano ai giochi e pensare che qui si scrissero pagine indelebili della storia romana fa

davvero riflettere e rimanere senza fiato. Adiacenti al Colosseo nel suo lato settentrionale si trovano infine gli sparuti resti della

Domus Aurea voluta da Nerone nel 64 d.C. come segno di risorgimento dal violento incendio che flagellò la città all’epoca, oggi

parzialmente sormontati dai resti delle Terme di Traiano. Qualora foste sufficientemente determinati e aveste ancora tempo a

disposizione una puntata alla vicina chiesa di Santa Clemente sarebbe davvero consigliabile , non foss’altro che per mirare lo

splendido mosaico absidale il Trionfo della Croce o la Cappella di Santa Caterina completamente ornati da affreschi quattrocenteschi

di Masolino da Panicale. Sarà infine sentimento comune lasciarvi sopraffare, a sera, dalla stanchezza per tante meraviglie visitate e,

dopo una lauta cena rigeneratrice in una delle numerose ristorazioni romane, lasciarsi andare a un sonno rigenerante magari

immaginando una vostra ipotetica vita all’epoca della Roma imperiale.

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Esterno ed interno dell’Anfiteatro Flavio, o Colosseo, con ogni probabilità l’architettura più famosa e facilmente identificabile di tutta

Roma e sicuramente uno tra i tesori archeologici più importanti del mondo antico.

Dopo la giornata precedente passata ad ammirare gli antichi fasti della Roma imperiale la seconda giornata nella capitale italiana va

alla scoperta delle meraviglie che nasconde il centro storico vero e proprio di Roma che trova scenografico ingresso in Piazza

Venezia dalla quale si stacca la maestosa Via del Corso che taglia in due il cuore capitolino spingendosi fino a Piazza del Popolo a

nord. Oggi quest’arteria stradale è divenuta uno dei tempi dello struscio e della moda romani, presa regolarmente d’assalto dai

giovani (specie nel weekend) ma è anche il punto di riferimento principale per girovagare nell’area. Primo monumento degno di nota

percorrendo Via del Corso è il Palazzo Doria Pamphilj, uno dei più imponenti tra quelli che aggettano sulla strada fatto costruire

dalla stessa famiglia che ancora oggi lo abita e adorno di una bella facciata settecentesca opera di Gabriele Valvassori e un signorile

cortile d’onore. Per gli amanti dell’arte antica il palazzo ospita anche una tra le gallerie private più rinomate di Roma con opere di

Velazquez (Ritratto di Innocenzo X), Caravaggio (Riposo durante la fuga in Egitto) e Raffaello custodite in sfarzose e elaborate sale

interne. Insinuandosi per pochi isolati a est di Via del Corso si perviene quindi nella piazzetta laterale, incredibilmente minuta, che

ospita uno dei simboli romani per eccellenza: la Fontana di Trevi. Immortalata in scene cinematografiche entrate nella storia del

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cinema e nell’immaginario collettivo questa fontana è una felice fusione di elementi architettonici e scultorei settecenteschi frammisti

a piscine, di incredibile fotogenicità, in cui si dice che gettare una monetina sedendosi sui parapetti girati di spalle alla composizione

sia un gesto portafortuna e beneaugurante.

L’incredibile sfarzo che caratterizza gli interni della Galleria Doria Pamphilj, ospitata nell’omonimo palazzo che affaccia su Via del

Corso, quindi una delle icone di Roma: la meravigliosa Fontana di Trevi.

Ripresisi dallo stupore suscitato da tanta armonia artistica dirigetevi quindi verso Piazza Colonna, il principale slargo di Via del

Corso oggi sede della presidenza del consiglio dei ministri italiani (Palazzo Chigi) e caratterizzata dalla Colonna di Marco Aurelio

alta 30m con fregi disposti ad avvolgere il monolite che commemorano le vittorie dell’imperatore romano contro i Quadi, i Sarnati e i

Marcomanni avvenute tra il 180 e il 193 d.C. Siamo qui tra i luoghi del potere politico italiano come si evince pacificamente

spostandosi nell’adiacente piazza di Montecitorio il cui palazzo del Bernini ospita oggi la Camera dei Deputati italiana (peraltro

visitabile durante le sedute politiche pubbliche). Sempre in mattinata, districandosi tra le tortuose viuzze di questa parte del centro

storico di Roma che appaiono come una continua profusione di ristorantini e caffè invitanti, non dimenticate di entrare nel trittico di

chiese più famose del nucleo rinascimentale romano: Sant’Ignazio, con i suoi affreschi della volta dalle incredibili fughe prospettiche,

Santa Maria sopra Minerva, di gotiche e sobrie forme esternamente che ospita la famosa Statua del Cristo Risorto di Michelangelo e

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il Pantheon. Vale davvero la pena di indugiare più tempo del previsto nella visita di quest’ultimo monumento voluto da Marco

Vespasiano Agrippa nel 27 a.C., poi completamente riedificato sotto Adriano nel II secolo d.C. e divenuto dal 608 d.C. chiesa

consacrata cattolica. Anticipato da un pronao di 16 colonne corinzie che ne sostengono il frontone triangolare ha nel suo interno un

luogo davvero mistico, illuminato dall’”occhio”, una fessura orbicolare di 9m nel soffitto che fa filtrare la luce dall’esterno e che

inonda di chiarore le sette cappelle alternate ad edicole site al suo interno, dove trovano riposo eterno alcuni tra i sovrani italiani più

amati: Vittorio Emanuele II, Umberto I e la Regina Margherita.

Gli straordinari affreschi dalle note e ricercate fughe prospettiche della volta di Sant’Ignazio e due immagini del Pantheon romano:

dall’esterno dominante l’antistante piazzetta e il classico fascio di luce che penetra dal suo “occhio” della volta.

Verso l’ora di pranzo dirigetevi rapidamente a sud raccordandovi al trafficato e insolitamente ampio Corso Vittorio Emanuele II

aperto nel 1883 sacrificando vaste porzioni di antico tessuto urbano medievale del centro storico di Roma per assecondare le nuove

esigenze dettate dai mezzi di trasporto moderni. Una volta qui giunti oltrepassatelo all’altezza della chiesa di Sant’Andrea della Valle

(facilmente identificabile per l’imperiosa cupola, la seconda più alta di Roma dopo quella di San Pietro) per raggiungere il Campo

de’Fiori , lo storico mercato romano per eccellenza che si tiene in questa centralissima piazza ormai da secoli e che è un’occasione

imperdibile per fermarvi ad assaporare qualcosa di gustoso e a buon mercato durante la vostra giornata di visita. Questa zona del

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centro è anche quella più densa di locali notturni, enoteche e cocktail bar e su cui si impernia la vita notturna capitolina del centro di

Roma, prendetela a riferimento se pernottate nelle vicinanze.

Dopo il lauto pranzo dirigetevi quindi alla volta del Tevere avendo cura di non perdere nel percorso la vista della meravigliosa

facciata del Palazzo Farnese (storica dimora dell’omonima aristocratica famiglia romana, oggi sede dell’ambasciata francese)

impreziosita da un cornicione decorato a gigli attribuito a Michelangelo. Qui il ritmo della giornata diviene giocoforza più

compassato e riflessivo e la pedonale Via Giulia aperta per volere papale su progetto del Bramante nel ‘500 non farà che acuire il

vostro senso di pace interiore (bello da visitare se ne avrete il tempo è l’Oratorio del Gonfalone, con notevoli affresca ture

manieristiche). Una volta raggiunto il languido corso del Tevere non vi resterà che attraversarlo e portarvi presso il palazzo della

Farnesina, uno dei capolavori architettonici del rinascimento romano che ospita anche un notevole museo d’arte un piccolo ma

prezioso museo incentrato su produzioni di Raffaello (Galatea, Loggia di Psiche).

Lo storico mercato di Campo de’Fiori caratterizza ancora oggi questa centralissima piazza di Roma avvolta in un’atmosfera quasi da

borgata, quindi il raffinato Palazzo Farnese e l’interno della grandiosa Loggia di Psiche di Raffaello dentro la Farnesina.

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A sera infine convergete nuovamente verso il nucleo rinascimentale del centro di Roma per godere di una delle visioni più

immancabili di ogni permanenza romana: la vista di Piazza Navona. Eretta sopra i resti del sottostante stadio di Domiziano questo

capolavoro barocco è da sempre luogo di svago e ritrovo per i cittadini romani e per la moltitudine di turisti che qui giungono per

rimanere incantati di fronte ai meravigliosi palazzi e chiese che vi si affacciano e alle tre grandi fontane che la contraddistinguono al

centro. Le più celebre tra queste, la Fontana dei Quattro Fiumi (1651), è opera del Bernini e vi si riconoscono una scogliera che

sorregge un obelisco dei tempi di Domiziano con personificazioni dei grandi fiumi della Terra: Nilo, Gange, Danubio e Rio de la

Plata. Piazza Navona probabilmente raggiunge il suo apice in termini di bellezza di notte quando tutto è sapientemente illuminato da

luci artificiali e diventa uno dei luoghi magici in cui perdersi nella dolce vita romana. Per completezza di trattazione (ma sarà molto

arduo che avrete il tempo materiale di potervici entrare) giusto a est della piazza trovano ubicazione Palazzo Madama, sede del

Senato italiano, e due chiese minori che però presentano fastosi interni: Sant’Agostino con lavori di Raffaello e del Caravaggio e San

Luigi dei Francesi che annovera altri tre capolavori sempre del Caravaggio.

Una vista complessiva sull’incantata Piazza Navona, storico luogo di ritrovo dei romani e un dettaglio sulla sua Fontana dei Quattro

Fiumi, capolavoro seicentesco del Bernini.

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Con la terza giornata romana si va alla scoperta dei tesori della parte settentrionale del centro storico della capitale, iniziando a

muovere i propri passi da Piazza del Popolo, splendidamente risistemata nell’800 con due emicicli adorni di statue e fontane e che si

caratterizza per le due chiese gemelle poste a delimitare il trivio di vie che si allungano imperiose verso il centro di Roma (via di

Ripetta, Via del Corso e Via del Babuino). Collocata al centro geometrico della piazza svetta poi l’Obelisco Flaminio risalente al

1200 a.C. e posto qui su volere di Sisto V nel 1589. Tra i monumenti di maggior pregio della piazza si annoverano la Porta del

Popolo, storica entrata trionfale in Roma da nord attraverso le mura aureliane e la chiesa di Santa Maria del Popolo (dal fatto che fu

la gente comune a sovvenzionarne la prima costruzione nell’XI secolo). Gli interni sono davvero interessanti e tra varie opere d’arte

svettano i monumenti ai cardinali Ascanio Sforza e Girolamo Basso del Bramante, il soffitto meravigliosamente dipinto dal

Pinturicchio, la Cappella Chigi disegnata da Raffaello e la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro, due dei

capolavori più celebri del Caravaggio.

Le chiese gemelle che identificano Piazza del Popolo e da cui si diramano le tre principali vie che tagliano da nord a sud il centro

storico di Roma, quindi un dettaglio della favolosa Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo dipinta da Caravaggio con e la

Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro.

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Vi suggeriamo terminato il tour della piazza di imboccare quindi Via di Ripetta e el Tevere per adocchiare velocemente i resti del

Mausoleo di Augusto, rinvenuto nel 1936 che fu luogo di sepoltura del più insigne tra i Cesari e la limitrofa Ara Pacis, voluta dallo

stesso Augusto nel 9 a.C. per celebrare la pace stipulata dopo le vittoriose campagne romane in Spagna e in Gallia.

Da qui riportandovi verso Via del Corso e proseguendo in Via dei Condotti vi immergerete nell’area commerciale più esclusiva di

tutta Roma dove boutique costosissime dei maggiori stilisti mondiali fanno a gara per accaparrarsi gli sguardi ora stupiti ora

sgomenti dei passanti. Anche se non siete fan dello shopping compulsivo è davvero interessante passare da una sartoria all’altra

cercando di cogliere le ultime tendenze della moda e, parimenti, rimanere sbigottiti di fronte a chi, potendoselo permettere, spende

fortune tra queste rivendite lussuose. Immancabilmente finirete per passare più tempo del preventivabile in zona ma al termine di Via

dei Condotti sarete letteralmente rapiti nello sguardo dalla magnifica veduta di Piazza di Spagna, forse il salotto barocco più

straordinario di tutta Roma, caratterizzata dalla Fontana della Barcaccia che il Bernini ideò nel 1629 e dalla universalmente nota

Scalinata della Trinità dei Monti settecentesca che permette di raggiungere l’ingresso dell’omonima cinquecentesca chiesa posta al

limitare del Pincio e che in primavera diventa una autentica profusione di coloratissime azalee in fiore immortalate in milioni di

fotografie. Piazza di Spagna è oggi il tempio di antiquari, bar e negozi di fotografia e, costi permettendo, è uno splendido posto in cui

concedersi una rigenerante sosta (per l’animo e per le gambe).

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L’Ara Pacis augustea ricca di bassorilievi, che risale ormai a più di duemila anni fa e una romantica visuale su Piazza di Spagna , la

Fontana della Barcaccia e la Scalinata e la chiesa di Trinità dei Monti piacevolmente sgombre di folla alle primi luci dell’alba.

Risalita la Scalinata della Trinità dei Monti continuate poi la vostra camminata nel cuore di Roma portandovi dapprima in Via

Vittorio Veneto, sede di alcuni tra i più lussuosi hotel della capitale, ed infine approcciatevi mediante la Porta Pinciana ai vastissimi

giardini di Villa Borghese. Il principale parco cittadino della città è una splendida area verde ideale per pic-nic spensierati, ritrovare

un contatto con la natura e per curiosare tra angoli inconsueti ornati da busti e monumenti sparsi per i suoi camminamenti. Vi è

inoltre la possibilità di noleggiare biciclette o risciò per muoversi più rapidamente e in piena autonomia nel parco. Disseminati tra i

frondosi viali di Villa Borghese si collocano poi due importantissimi musei capitolini che non faticheranno a intrattenervi per tutto il

pomeriggio. Primo in ordine di approccio dalla Porta Pinciana è la Galleria e Museo Borghese che accoglie solo una porzione della

sconfinata collezione privata che fu di Camillo Borghese (diversi dipinti furono donati alla Francia e sono oggi uno dei nuclei

espositivi del Louvre). Tra i lavori più conosciuti che qui potrete ammirare ci sono sculture del Canova (Paolina Bonaparte-Venere

Vincitrice), Apollo e Dafne del Bernini, le pitture Ragazzo con Canestro di Frutta e Madonna dei Palafrenieri del Caravaggio, oltre a

composizioni di Raffaello (Deposizione di Cristo), del Correggio (Danae), di Tiziano (Amor sacro e Amor profano) e di Antonello da

Messina (Ritratto d’Uomo).

Alcuni degli eterei paesaggi naturali che si aprono tra i giardini di Villa Borghese e quindi tre delle principali opere della Galleria

Museo Borghese: la Paolina Bonaparte del Canova, Apollo e Dafne del Bernini e il Ragazzo con Canestro di Frutta del Caravaggio.

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L’altro grande museo di Villa Borghese è quindi il Museo Etrusco di Villa Giulia , ospitato in un cinquecentesco palazzo che il Vasari

e Ammannati disegnarono per Giulio III e che appare essere il più quotato al mondo in tema di conservazione di arte etrusca. Qui si

tutelano infatti alcuni tra i maggiori reperti rinvenuti in tutta l’Italia centrale e meridionale del periodo pre romano come l’Herakles

in lotta con Apollo per la cerva Cerinte rinvenuto a Veio, il Sarcofago degli Sposi dissotterrato a Cerveteri e le Lamine dorate alla

Dea Umi con incise scritture in etrusco e punico che spesso sorprendono il visitatore medio impreparato a pensare che anche

popolazioni così antiche fossero in grado di produrre tali mirabili manufatti. Tutto quello che avanzerete di tempo nella giornata vi

suggeriamo di investirlo per rilassarvi tra le frondose vie di Villa Borghese, avendo però cura di non perdere una delle viste più

romantiche di Roma che si gode dalla terrazza del Pincio, sezione del parco posta giusta sopra Piazza del Popolo che dopo le

risistemazioni ottocentesche sfodera panorami memorabili (specie al tramonto) sulla capitale. Da qui è infine facile e veloce rientrare

in centro città per godervi un’altra festosa serata romana.

Il famosissimo Sarcofago degli Sposi, uno dei capolavori d’arte etrusca conservati al Museo di Villa Giulia, quindi una toccante vista

su Piazza del Popolo e il centro di Roma dalla terrazza del Pincio.

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La quarta giornata di permanenza romana muove attorno ai siti di interesse raggruppati nel settore orientale del centro storico della

capitale che trova il suo principale punto di riferimento nella stazione ferroviaria di Termini, importante snodo anche delle linee

metropolitane. Vi suggeriamo di iniziare la vostra giornata dalla Piazza del Quirinale che occupa la sommità dell’omonimo colle

adornata dalla monumentale fontana di Montecavallo con repliche romane del gruppo ellenico dei Dioscuri e da un obelisco

proveniente dal Mausoleo di Augusto. Dallo spiazzo si aprono belle viste sul centro di Roma e qui si affacciano il palazzo sede della

Corte Costituzionale italiana e l’omonimo Palazzo del Quirinale, oggi sede del Presidente della Repubblica ma che dalla sua

costruzione cinquecentesca sempre è stato luogo di ritrovo di potenti e dei papi che lo usarono come residenza estiva. Gli interni sono

solo saltuariamente visitabili (in genere la domenica) ma racchiudono scorci interessanti come lo Scalone d’Onore e la Cappella

Paolina. Da qui dirigetevi rapidamente presso Piazza Barberini, uno slargo nel fitto tessuto urbano romano riqualificato ampiamente

nel 1642 per volere di Urbano VIII che commissionò al Bernini la realizzazione della mirabile Fontana del Tritone e il completamento

dell’adiacente Palazzo Barberini. Bernini vi ideò la loggia vetrata e la scala a pozzo quadrato che risale alla Galleria Nazionale

d’Arte Antica, uno dei musei più insigni di Roma che custodisce diverse opere pittoriche di grande rilievo. Vi trovano collocazione

infatti lavori di Pietro da Cortona (Trionfo della Divina Porvvidenza), Filippo Lippi, del Perugino, di Raffaello (La Fornarina), di

Tintoretto, Tiziano e Caravaggio (Giuditta e Oloferne), imperdibili per i cultori della pittura rinascimentale. In tarda mattinata, a

visita completata, cominciate quindi a dirigervi verso la stazione Termini e nel tragitto non mancate di entrare nella chiesa di Santa

Maria della Vittoria, famosa per gli sfarzosi interni barocchi che culminano nel gruppo marmoreo di Santa Teresa trafitta dall’Amore

di Dio, altra realizzazione del Bernini.

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Una vista d’insieme della Piazza del Quirinale con il palazzo sede della presidenza della repubblica italiana sullo sfondo, quindi la

bellissima Fontana del Tritone del Bernini in Piazza Barberini illuminata a sera e il celebre dipinto Giuditta e Oloferne del

Caravaggio, uno dei capolavori della Galleria Nazionale d’Arte Antica.

Continuando la camminata per un centinaio di metri verso sud di perviene quindi alla vasta Piazza dei Cinquecento terminata nel

1950 come scenografico completamento della possente Stazione Termini costruita a partire dal 1937 in piena epoca fascista e di cui

rimangono i lineamenti pomposi e quasi neoclassici. Le vere gemme della piazza si raggruppano però al suo bordo settentrionale dove

troverete le Terme di Diocleziano che furono fondate nel 298 d.C. dall’imperatore romano e che da allora non sono mai state

abbandonate. Dapprima convertite a chiesa oggi sono sede dell’interessante Museo Nazionale Romano che annovera importantissimi

reperti archeologici antichi come le sculture del Discobolo Lancellotti, del Discobolo di Castel Porziano e dell’Apollo del Tevere o i

notevolissimi mosaici e dipinti risalenti all’impero romano come quelli recuperati dalla Villa Ad Gallinas Albas nel 1863° dalla Villa

Farnesina. Sempre facente parte del complesso delle Terme di Diocleziano in antichità ma sapientemente riadattata da Michelangelo

ad un uso religioso è anche la chiesa di Santa Maria degli Angeli che custodisce oggi una serie di Pale d’altare qui portate da San

Pietro, che ne decorano magnificamente le pareti.

Tutta l’area che si estende a sud-ovest della stazione Termini è ricca poi di diverse chiese paleocristiane che vantano fondazioni

antichissime (sebbene siano state assai modificate negli anni) e sono una caratteristica intrinseca del colle Esquilino, che qui trova

ubicazione. Una delle cinque basiliche patriarcali di Roma, Santa Maria Maggiore fu consacrata già nel 431 d.C. all’indomani del

Concilio di Efeso e conserva un interno molto simile alle linee originarie con mosaici del V secolo d.C. ancora apprezzabili oggi

frammisti a lavori più recenti come il grande mosaico absidale di Jacopo Torriti del 1295 e pitture riconducibili a Cimabue o Giotto.

Giusto pochi isolati dopo si incontra poi Santa Prassede, altro sito religioso di antica fondazione (489 d.C.) che ospita eccezionali

testimonianze dell’arte bizantina a Roma grazie ai suoi mosaici che ornano specialmente la Cappella di San Zenone. Tra le svariate

architetture religiose della zona non dovrebbe mai mancare una visita anche a San Pietro in Vincoli (del V secolo d.C.)

indissolubilmente legata alla figura di Michelangelo che iniziò il mausoleo di papa Giulio II (rimasto incompiuto) e del quale qui si

conserva il meraviglioso Mosé scolpito nel 1515.

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Alcuni dei grandiosi mosaici antichi che decorano le basiliche paleocristiane dell’area dell’Esquilino: in prima battuta il mosaico

absidale di Santa Maria Maggiore, quindi un dettaglio della Cappella di San Zenone in Santa Prassede. In ultimo un dettaglio del

Mosé michelangiolesco che troneggia in San Pietro in Vincoli.

A conclusione della giornata vi proponiamo poi di fare una deviazione verso un gruppo di tre monumenti di spicco di Roma fieramente

legati al tracciato dell’antica Via Nomentana che abbandona la città volgendo verso l’Appennino. Il primo tra questi ha un valore

storico e simbolico per Roma e l’Italia tutta: si tratta della celebre Porta Pia, luogo in cui i Savoia fecero la famigerata breccia nelle

Mura Aureliane il 20 settembre 1870 sancendo l’entrata in Roma dell’esercito sabaudo e il completamento dell’unità d’Italia. Molto

più verso la periferia cittadina sorgono infine in simbiosi la chiesa di Sant’Agnese Fuori le Mura, gioiello bizantino ricco di marmi e

iscrizioni provenienti dalle vicine catacombe e di favolosi mosaici come quello su sfondo dorato di Sant’Agnese tra i due Papi, e il

Mausoleo di Santa Costanza eretto nel IV secolo d.C. per le figlie dell’imperatore Costantino a sua volta ornato da strabilianti

mosaici di tale periodo rimasti pressoché intatti sino ai giorni nostri.

Dopo tanta arte religiosa e pittorica che caratterizza questa sezione del centro storico romano sentirete infine l’esigenza quasi

improrogabile di svago e ricreazione. Se siete amanti del calcio e avrete l’occasione di far coincidere la vostra permanenza con la

stagione calcistica italiana un modo interessante di entrare in contatto con la realtà romana più profonda è quello di andare ad

assistere a un match di una delle due squadre capitoline che da sempre si contendono i favori del pubblico romano: la Lazio e la

Roma. Nell’eventualità ci fosse poi in programma il derby tra queste due compagini fate di tutto per accaparrarvi qualche biglietto

per assistere all’evento, sia per la bontà del gioco espresso dalle squadre che soprattutto per respirare il clima goliardico, di sfottò e

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attaccamento ai colori che scaturisce in tale occasione. Teatro del contendere è lo Stadio Olimpico posto in defilata posizione al

limitare nord di Roma, nella zona del Foro Italico voluto da Mussolini nel 1928 come polo sportivo romano e che trova nello Stadio

dei Marmi la sua costruzione più caratteristica.

L’interno straordinariamente mosaicato e bizantino di Sant’Agnese Fuori le Mura, un riadattamento per moderne nozze degli interni

dello storico Mausoleo di Santa Costanza e un gremito Stadio Olimpico in occasione del derby calcistico tra Lazio e Roma.

La Città del Vaticano, cuore del potere e della fede cattolica nel mondo, è il più piccolo stato sovrano al mondo (il suo territorio si

estende appena su 0,44 kmq) ma è altresì uno dei luoghi più famosi e splendenti di tutta Roma. Istituito formalmente con i Patti

Lateranensi del 1929 lo stato comprende logicamente Piazza San Pietro, l’omonima chiesa, i giardini vaticani, gli annessi grandiosi

musei e ben 28 siti e chiese sparse per Roma che godono dell’extraterritorialità rispetto allo stato italiano. La Città del Vaticano è uno

stato vero e proprio con le proprie leggi, esercito (le famose Guardie Svizzere che dal 1506 sono responsabili della sicurezza del

Papa), testate giornalistiche, emittenti radio televisive e banche capaci di influenzare fortemente non solo la realtà romana ma anche

tutta quella italiana. Non si può che iniziare la giornata di visita che da Piazza San Pietro, una gemma incastonata in un quadruplice

colonnato disegnato dal Bernini nel ‘600 disposto a doppio emiciclo e adorno di 140 magnifiche statue che funge da scenografico

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accesso alla Basilica di San Pietro. L’incredibile simmetria della composizione della piazza è pienamente apprezzabile da due pietre

circolari poste tra l’Obelisco Vaticano (portato a Roma da Alessandria d’Egitto da Caligola) e le fontane poste ad esso lateralmente.

Tutta la scena è però indubbiamente rubata dall’incredibile Basilica di San Pietro, cuore del mondo cattolico e più vasta chiesa del

mondo. Si tratta di una ricostruzione della primigenia basilica voluta da Costantino nel 320 d.C. e venne costruita tra ‘400 e ‘500

principalmente prendendo spunto dai disegni di Michelangelo che modificò le impostazioni proposte dal Bramante, Raffaello e

Antonio da Sangallo. La facciata è preceduta da una scalinata atre ripiani con ai lati statue ottocentesche di San Paolo e San Pietro e

si caratterizza per una serie di statue che incorniciano la Loggia delle Benedizioni, balcone da cui viene reso noto al mondo ogni

nuovo pontefice e da cui il Papa dona ai fedeli la benedizione Urbi et Orbi ogni Pasqua e Natale.

Il doppio emiciclo di colonne che contraddistingue la monumentale Piazza San Pietro, pregevolissima opera architettonica del

Bernini, quindi la facciata della Basilica di San Pietro struggentemente illuminata da calde luci artificiali.

L’interno della chiesa è mastodontico e di fortissimo impatto: nella navata centrale si trovano segnate le varie lunghezze delle

principali chiese della cristianità sparse per il mondo oltre al punto in cui si inginocchiò Carlo Magno per essere incoronato dal Papa

nell’800 d.C. , mentre le navate laterali sono impreziosite da cappelle pregevolissime come quella che accoglie la giovanile Pietà di

Michelangelo e quella che permette di raccogliersi in preghiera dinnanzi alla tomba dell’amato Papa Giovanni Paolo II.

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Assolutamente imperdibile è il fastoso Baldacchino creato dal Bernini nel 1633 in bronzo (preso dal Pantheon) che campeggia sopra

l’altare maggiore e sotto la luminosa Cupola, mentre l’abside accoglie un altro capolavoro del Bernini: la Cattedra di San Pietro.

Vagare per gli immensi spazi della chiesa è davvero un’esperienza straordinaria, così come soffermarsi su una serie di opere minori

sparse per le navate o nel museo del tesoro di San Pietro. Altrettanto imperdibili sono le visite alle Sacre Grotte Vaticane accessibili

sotto la navata centrale che accolgono le tumulazioni di un nutrito numero di papi (bellissimo il monumento funebre di Bonifacio VIII

opera di Arnolfo di Cambio), la visita alla Tomba di San Pietro (i cui resti sono stati identificati con certezza solo nel ‘900) e la salita

alla Cupola della basilica che permette di passare sulla passerella interna della stessa posta sopra l’altare maggiore (acustica

straordinaria) ed infine di risalire fino al culmine della costruzione da cui si godono memorabili viste panoramiche su tutta Roma.

La famosissima Pietà di Michelangelo che campeggia in una delle cappelle laterali di San Pietro, quindi il fastoso baldacchino

bronzeo del Bernini che si innalza sopra l’altare maggiore ed infine una vista complessiva della Basilica di San Pietro con la sua

inconfondibile cupola michelangiolesca.

Per visitare la sola piazza, la basilica e gli annessi calcolate di impiegare tranquillamente tutta la mattinata, per vostra fortuna tutto il

quartiere raccolto attorno alle mura vaticane è un susseguirsi ininterrotto di trattorie, fast food e chioschi in cui trovare qualcosa con

cui rifocillarvi. Per il pomeriggio invece ponetevi come unico obiettivo quello di visitare gli immensi ed eccezionali adiacenti Musei

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Vaticani, un enorme spazio espositivo raccolto dentro a un vasto numero di palazzi vaticani disposti entro le mura della città stato.

Dall’ingresso verrete convogliati subito verso la Pinacoteca Vaticana , fondata da Pio VI, che vanta capolavori quali il Polittico

Stefaneschi di Giotto, lavori di Pietro Lorenzetti, Simone Martini, del Beato Angelico, del Perugino, leonardeschi, di Tizano, del

Caravaggio (Trasporizione) e una collezione di arazzi cinquecenteschi di straordinaria fattura di Pieter Van der Aelst. Si passa quindi

al Museo Gregoriano Profano che raggruppa diversi reperti greci e romani rinvenuti per lo più negli scavi effettuati presso la Città

del Vaticano (ma comprendente anche frammenti del Partenone di Atene e dell’Acropoli ateniese) e da qui si accede ai lunghissimi

corridoi della parte centrale dei Musei Vaticani. Spiccano in queste sezioni il Museo Pio-Clementino con opere d’arte classica di

elevatissimo valore (Apoxymenos, Apollo del Belvedere, il gruppo scultoreo del Laocoonte, Vergine di Cnido), la Galleria delle Carte

Geografiche eseguite da Antonio Danti nel ‘500, la Galleria dei Candelabri che riunisce altri arazzi di Van der Aelst,oltre a raccolte

museali minori di arte egizia ed etrusca. Terminata la peregrinazione tra queste raccolte museali si converge poi verso il cuore dei

Musei Vaticani che hanno inizio con le Stanze di Raffaello dipinte per volere di Papa Giulio II dal maestro italiano nel ‘500.

Straordinarie sono la Stanza di Eliodoro con affreschi come quello di Leone Magno che ferma l’invasione di Attila, la Messa di

Bolsena, la Cacciata di Eliodoro o la Liberazione di San Pietro e la Stanza della Segnatura che comprendere i celebri dipinti Disputa

del Sacramento, Scuola di Atene e il Parnaso. Camminare per queste sale e per le altre che passerete lungo l’itinerario di visita è

forse il modo migliore per comprendere la potenza, la ricchezza e l’influenza che il papato ha avuto su tutto il mondo occidentale nella

storia, oltre a farvi avere l’impressione di stare passeggiando in un vero e proprio libro d’arte tridimensionale fatto realtà.

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Il gruppo scultoreo del Laocoonte, uno dei simboli dell’arte classica custoditi nei Musei Vaticani e due scorci delle Stanze di

Raffaello: la Stanza di Eliodoro e la Stanza della Segnatura, autentici capolavori affrescati senza tempo.

Nulla però potrà mai prepararvi alla chicca finale dei Musei Vaticani, un’opera tanto mirabile che è nota a tutti e in tutto il mondo e

che dalla sua creazione è sinonimo dell’arte vaticana stessa: la Cappella Sistina. Voluta nel ‘400 da Papa Sisto IV come cappella

privata è il luogo in cui ciclicamente si riunisce il conclave dei cardinali cattolici per eleggere il nuovo Vicario di Cristo in terra (chi

non conosce le sue inconfondibili fumate bianche o nere?) ma è soprattutto un inno alla pittura e all’arte, un’esaltante esperienza

visiva in cui vi parrà di essere quasi sopraffatti dall’eleganza delle forme disegnate e dal croma delle pareti che vi rimarranno

impressi di certo nella memoria. Diversi artisti hanno contribuito alla decorazione della Cappella Sistina ma nessuno più di

Michelangelo seppe monopolizzare le pareti della cappella: qui si trovano disposti su 800m2 affreschi che il maestro compose tra il

1508 e il 1512 con un inaudita commistione di elementi architettonici e pittorici mai visti prima al mondo. Storie della Genesi che

ornano il soffitto, episodi del Vecchio Testamento, pitture di ignudi, tutto però sembra svanire nei confronti del capolavoro

michelangiolesco per eccellenza: il Giudizio Universale (1536-1541) che il pittore compose sulla parete terminale della cappella e che

da secoli lascia sbigottiti tutti i visitatori.

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L’impressionante interno completamente affrescato della Cappella Sistina, uno dei cuori pulsanti del Vaticano, resa eterna dalle

straordinarie opere pittoriche del Michelangelo; su tutte le Storie della Genesi sul soffitto e l’affresco murale del Giudizio Universale.

Immancabilmente finirete per trascorrere molto più tempo di quanto preventivavate tra le sale dei Musei Vaticani e vi troverete ad

uscirne solo quasi a sera. Se tuttavia doveste avanzarvi del tempo e vi foste organizzati per tempo un’ultima visita (solo previa

prenotazione) dei magnifici Giardini Vaticani impostati all’italiana sarà una possibilità da non lasciarvi sfuggire per raggiungere

luoghi ai più preclusi durante i normali itinerari di visita, come l’ingresso all’Aula delle Udienze Pontificie.

Per concludere la giornata dedicata alla Città del Vaticano dirigetevi (ora in territorio italiano) verso il Tevere percorrendo la

scenografica Via della Conciliazione, aperta agli inizi del ‘900 sacrificando una vasta sezione dei borghi rinascimentali e medievali

che caratterizzavano l’area prospiciente Piazza San Pietro. Discussa nella sua realizzazione oggi l’ampia via è una sorta di entrata

trionfale al Vaticano da un lato e a Castel Sant’Angelo al limitare opposto. Castel Sant’Angelo nacque come mausoleo per volere

dell’imperatore Adriano nel 123 d.C. ma ben presto fu reimpostato a forte militare, più volte adoperato dai papi nei momenti storici di

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massimo pericolo per il Vaticano e deve il suo nome alla leggenda secondo cui papa Gregorio Magno vi vide apparire un angelo che

rinfoderava una spada e annunciava la fine della pestilenza a Roma. Oggi accoglie il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo

interessante sia per le collezioni di ceramiche, armi antiche, dipinti e arredamenti che per gli ambienti in cui si sviluppa. Notevoli

sono le Rampe Elicoidale e Diametrale, oltre alle Sale di Clemente VII e VIII , l’appartamento di Paolo III, uno dei capolavori del

manierismo romano, la Sala Paolina e le sue terrazze da cui si godono alcune delle più straordinarie viste di Roma. Altrettanto

struggenti sono infine le viste, specie notturne, che si godono dal Ponte Sant’Angelo (voluto da Adriano nel 136 d.C. e riadattato dal

Bernini nel 1668 con dieci splendide statue di angeli) che si diramano dall’adiacente Castello fin giù per Via della Conciliazione fino

a incrociare la vista con la facciata imperiosa della Basilica di San Pietro. Non vi resterà che rimanere qualche minuto in

contemplazione di tanta meraviglia prima di concedervi una rilassante cena e serata tra i locali e le taverne di Roma.

La sagoma di Castel Sant’Angelo si staglia tra le sculture di cherubini che caratterizzano lo scenografico Ponte Sant’Angelo, quindi

una delle viste più romantiche di Roma: San Pietro illuminata da calde luci che si specchia nelle acque del Tevere.

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La sesta giornata nella città eterna si snoda tra l’estrema porzione meridionale della città antica compresa entro le mura e il popolare

e vibrante quartiere di Trastevere, con annessa la collina del Gianicolo. Iniziate la vostra giornata dalla visita alla Cattedrale di

Roma (ebbene sì, non è San Pietro!): ossia la basilica di San Giovanni in Laterano. Costruita per volere dell’imperatore Costantino

tra il 313 e il 318 d.C. è stata più volte modificata nel corso del tempo, come si evince dalla facciata settecentesca adorna di 15 statue

di Alessandro Galilei ed è ancora oggi la sede ufficiale degli uffici del Vescovo di Roma e fino al 1377 sede papale. Vi si accede

attraverso una porta con battenti bronzei provenienti dalla Curia Romana o durante il Giubileo dalla Porta Santa e gli enormi interni

a cinque navate sono dominati da un soffitto ligneo cinquecentesco. L’altare maggiore incorpora quello che si vuole essere stato

l’altare papale su cui officiarono le loro funzioni i primi papi, mentre un tabernacolo trecentesco offre riparo alle reliquie delle teste

di San Paolo e San Pietro. A far da contorno a tutto questo si stagliano un abside impreziosito da preziosi mosaici antichi, frammenti

di affreschi di Giotto e un chiostro a colonnine binate di straordinaria armonia decorato di sontuosi mosaici.

Facciata e fastosi interni della cattedrale di Roma: la chiesa di San Giovanni in Laterano voluta nel IV secolo d.C. dall’imperatore

Costantino.

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Terminata la visita a San Giovanni in Laterano dirigetevi rapidamente oltre l’asperità della collina del Celio (interessanti sono la

mosaicata chiesa di Santa Maria Domnica e di Santo Stefano Rotondo a pianta circolare) fino al Piazzale Numa Pompilio , posto in

tattica posizione rispetto ai principali siti storici adiacenti. Il sito archeologico dominante dell’area sono indubbiamente le Terme di

Caracalla, uno dei complessi termali più mastodontici di tutto l’antico impero romano (poteva ospitare fino a 8000 persone alla volta)

che entrò in funzione nel 217 d.C. e rimase operativo fino al VI secolo d.C. Vi si riconoscono tutti gli ambienti tipici delle terme

romane classiche (frigidarium, calidarium, tepidarium, palestre e anche biblioteche). Ideali per una passeggiata all’aria aperta e con

scorci tra i più interessanti delle mura romane i parchi di San Saba a sud delle Terme di Caracalla nelle belle giornate sono davvero

un idillio per gli occhi e la mente. La Porta Latina, la Porta di San Sebastiano e la Porta Ardeatina, al limitare meridionale dei

parchi, sono davvero il modo miglior per comprendere la possanza delle antiche Mura Aureliane, volute dall’imperatore omonimo nel

271-275 d.C. per difendere la capitale dell’impero dalle incursioni barbariche. Alte sei metri e dotate di torri di guardia ogni 100m

furono più volte rinforzate in passato soprattutto in seguito al sacco del 1527 ma l’aspetto attuale non si discosta troppo dalla realtà

antica.

Le enormi Terme di Caracalla volute nel 217 d.C. dall’omonimo imperatore viste dall’alto e uno scenografico tratto delle Mura

Aureliane di Roma con interposta la Porta di San Sebastiano.

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Location ideale per un pic-nic all’aria aperta immersi nel cuore archeologico di Roma il Circo Massimo è oggi una spianata erbosa

quasi insignificante che si anima per festeggiamenti di massa o grandi concerti romani, ma la sua storia è davvero grandiosa. Aperto

nell’avvallamento tra il Palatino e l’Aventino da Tarquinio Prisco fu in passato l’arena delle corse più importante di Roma, con una

capienza stimata di ben 300.000 persone e rimase in uso fino al 549 d.C., ossia pressoché fino alla fine dei giorni della Roma

imperiale. Le viste sui resti del Palatino sono davvero encomiabili. Incamminandosi verso le sponde del vicino Tevere si giunge quindi

a Piazza della Bocca della Verità, moderno slargo urbano che sorge laddove in antichità sorsero i primi insediamenti urbani di Roma.

In età classica qui si teneva il mercato di bestiame presso il Foro Boario e oggi sono ancora molteplici le vestigia antiche come il

Tempio della Fortuna Virile, il Tempio di Vesta, l’Arco di Giano e l’ingresso alla Cloaca Massima, canale di scolo aperto ai primordi

romani per prosciugare la zona. Sicuramente nel piazzale però il monumento principale è la cosiddetta Bocca della Verità, chiusino

della cloaca adornata a mascherone che si dice potesse mordere staccandola la mano dei bugiardi. Questa icona romana si trova

portico della locale chiesa di Santa Maria in Cosmedin. Dal piazzale si raggiunge con breve passeggiata quindi la pittoresca Isola

Tiberina, autentico baluardo al centro del greto del Tevere, da sempre comodo punto di attraversamento privilegiato del fiume, come

si evince dal Ponte Fabricio del 62 a.C. che si attraversa per raggiungerla. Probabilmente si deve proprio alla sua strategica presenza

il fatto che in questo punto venne fondata Roma nel 753 a.C. e ancora oggi l’isolotto, spesso libero dalle folle dei visitatori è un luogo

che invita a indugiare sullo scorrere placido e solenne del Tevere.

Il Tempio di Vesta funge da monumento catalizzatore del piazzale della Bocca della Verità (di seguito), che la tradizione vuole stacchi

la mano dei bugiardi che osano mentirle e quindi una vista aerea dell’Isola Tiberina che spezza in due il corso del Tevere.

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Sulla sponda opposta del fiume si dirama quindi il vitale quartiere di Trastevere, corroborato da un’autentica atmosfera romanesca

che si può respirare appieno nel noto mercatino delle pulci di Porta Portese o tra la profusione di ristorantini e bar che occupano le

viuzze pedonali he fanno a gara a contendersi i numerosissimi giovani del luogo e i curiosi che gironzolano per questo baluardo della

romanità (la zona più autentica in questo senso è sicuramente quella che si colloca tra San Pietro in Montorio e Viale Trastevere). Tra

i monumenti più insigni di Trastevere si annoverano tre chiese: Santa Cecilia in Trastevere, con un ciborio duecentesco di Arnolfo di

Cambio, un grande abside mosaicato e l’invidiabile Giudizio Universale di Pietro Cavallini, San Pietro in Montorio che presenta nel

suo chiostro il celebre Tempietto del Bramante del ‘500 con 16 colonne in granito nel luogo in cui la tradizione vuole sia stato

crocifisso San Pietro e Santa Maria in Trastevere. Quest’ultima chiesa ampiamente rimaneggiata nel XII secolo troneggia nella

piazzetta principale del quartiere e si caratterizza per splendidi mosaici inerenti le Storie della Vergine di Pietro Cavallini, del 1291.

Un particolare del Giudizio Universale di Pietro Cavallini presso Santa Cecilia in Trastevere, quindi il Tempietto del Bramante nel

chiostro di San Pietro in Montorio e una suggestiva vista serale sulla piazzetta di Santa Maria di Trastevere, cuore del quartiere.

Tutta l’area adiacente è un continuo susseguirsi di locali e ristorazioni in cui assaporare alcune delle specialità laziali più succulente:

crespelle, mozzarelle in carrozza, frascarelli, pasta e ceci, bucatini all’amatriciana, gnocchi alla romana, penne all’arrabbiata,

spaghetti alla carbonara o alla puttanesca, tielle, capitone marinato, abbacchio al forno, involtini alla romana, saltimbocca alla

romana, carciofi, castagnole, frittelle o zuppa inglese. Il nostro consiglio è di concedervi uno spensierato aperitivo in zona ma prima

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di cena percorrere la romantica e panoramicissima Passeggiata di Gianicolo, realizzata nell’800 seguendo le mura antiche volute da

Urbano VIII che dalla Fontana dell’Acqua Paola raggiunge il belvedere principale dell’altura, laddove trova collocazione una statua

equestre in onore a Giuseppe Garibaldi. Le viste onnicomprensive che si aprono su Roma sono davvero grandiose e diventano speciali

all’imbrunire quando la città appare prima permeata da una calda luce rossastra che illumina tutte le meraviglie della città eterna e

quindi nel volgere di pochi minuti la stessa pare accendersi come d’incanto di una galassia di fioche e candide luci artificiali. Come

facilmente pronosticabile indugerete a lungo in loco tra tenere effusioni e scatti memorabili prima di convergere a Trastevere a sera

per lanciarsi in una svagata e sfrenata nottata. Se sarete così fortunati da visitare la città in luglio l’annuale Festa de’Noantri che si

tiene nel quartiere è un’occasione imperdibile per far baldoria, bere e danzare per le vie romane.

Tra le vie pedonali di Trastevere dove è tutto un susseguirsi di tavolini all’aperto e luoghi di ritrovo, quindi le grandiose viste che si

ammirano dal belvedere del Gianicolo sulla capitale italiana.

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L’ultima giornata di visita a Roma trova invece il suo settore di interesse nei siti più accattivanti collocati verso l’estrema periferia

meridionale della capitale. Vi suggeriamo di iniziare la vostra giornata dal particolare quartiere dell’EUR realizzato per

l’Esposizione Universale che doveva tenervisi nel 1942 ma che a causa della seconda guerra mondiale non vide mai la sua

realizzazione. La particolare disposizione viaria scientemente disegnata a tavolino dagli architetti dell’epoca è una rarità nel

panorama romano e ben si percepisce il tipico stile pomposo e neoclassico fascista, specialmente nel monumento più noto della zona:

il Palazzo della Civiltà e del Lavoro, un’ordinata composizione di 216 archi disposte a quadrangolo. Il sito più interessante dell’EUR

è però indubbiamente il Museo della Civiltà Romana che si compone di una serie di incredibili calchi e plastici che ripercorrono la

gloriosa storia della Roma imperiale antica, compreso uno splendido plastico di come la città doveva apparire ai tempi di Costantino.

Il Palazzo della Civiltà e del Lavoro, simbolo del quartiere eretto in epoca fascista dell’EUR, quindi uno degli splendidi plastici della

Roma antica custoditi presso il Museo della Civiltà Romana, sito nel medesimo quartiere.

In tarda mattinata dirigetevi quindi verso il centro di Roma seguendo la Via Ostiense e lungo il tragitto fermatevi presso la vasta

basilica di San Paolo Fuori le Mura (la seconda per dimensioni a Roma dopo San Pietro) che sorse in antichità nel luogo in cui

Costantino fu tumulato e venne consacrata già nel 324 d.C. Purtroppo quella che è visibile oggi è la ricostruzione completa

dell’antico complesso religioso andato completamente distrutto nel 1823 in seguito a un rovinoso incendio. La si contraddistingue

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facilmente per la torre campanaria dalle inusuali forme, detta “il faro”, mentre gli enormi interni sono un tripudio di marmi e opere

ottocentesche. Tra le poche testimonianze antiche spicca un ciborio di Arnolfo di Cambio del 1285 e il ristrutturato chiostro ad

arcatelle su colonnine binate ricco di intarsi e mosaici. Per pranzo vi suggeriamo di proseguire lungo la Via Ostiense sino ad arrivare

alla fotogenica Porta di San Paolo dall’aspetto turrito e simile a quella di un castello (fu l’antica Porta Ostiensis) e alla sua

dirimpettaia Piramide di Caio Cestio, di inconfondibile fattura eretta in soli 330 giorni nel I secolo a.C. In realtà non vi consigliamo

di giungere in queste zone verso mezzogiorno solo per i monumenti ma soprattutto perche da qui a ovest e fino alle sponde del Tevere

si dipana il quartiere del Testaccio, squisitamente romanesco per atmosfera e popolazione che trova nel Nuovo Mercato del quartiere

un luogo ideale per entrare in contatto con la vera realtà locale e trovare qualche prelibatezza a basso costo per sanare i morsi della

fame.

La Basilica di San Paolo Fuori le Mura: sia l’imponente esterno che lo sfarzoso interno non tradiscono il fatto che sia la seconda

chiesa di Roma in ordine di grandezza, quindi la Porta di San Paolo con la vicina Piramide di Caio Cestio nei pressi del popolare

quartiere del Testaccio.

Nel pomeriggio invece ritornare al di fuori delle mura di Roma verso sud fino a portarsi nella sezione più ricca di testimonianze

storiche della Via Appia Antica, la “regina delle vie” dell’antichità, aperta nel 312 a.C., che collegava Roma a Brindisi e fungeva da

collegamento principale con l’Oriente. Caduta in disuso nel medioevo e recuperata nel ‘900 oggi è una suggestiva strada composta da

lastroni consunti dal tempo e dal passaggio di antiche bighe e carri a trazione animale. I primi luoghi di interesse lungo la Via Appia

sono di carattere religioso paleocristiano e si compongono della basilica di San Sebastiano, sorta nel IV secolo d.C. laddove ebbero

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sepoltura gli apostoli Pietro e Paolo con annesse catacombe pesantemente devastate poiché unico cimitero cristiano antico sempre

rimasto accessibile, e dalle straordinarie Catacombe di San Callisto. Scoperte nel 1849 furono luogo di sepoltura dei primi seguaci

del cristianesimo nel II secolo d.C. e dei papi nel secolo successivo (almeno 7 pontefici giacciono qui) e oltre all’aspetto integro e ai

bei mosaici ancora presenti sono soprattutto un luogo di riflessione che ci fa ripensare a come dovesse essere difficile per i primi

credenti cristiani perpetrare la loro religione, sempre in clandestinità, fino all’editto di Costantino del 313 d.C. Nei suoi cunicoli

lunghi circa 20km trovano riposo eterno i resti di ben 500.000 persone. Passeggiando un poco verso meridione lungo la Via Appia si

scorge poi la possente Tomba di Cecilia Metella, moglie di Crasso, del 50 a.C. L’aspetto simile a un castello si deve all’aggiunta

medievale di merlature ma il corpo cilindrico del complesso è originale. Sempre nelle vicinanze, ma inerente a una storia molto più

recente, è infine il complesso delle Fosse Ardeatine, una cava della zona che divenne tristemente nota per l’eccidio di 335 civili da

parte dei nazisti avvenuto il 24 marzo 1944 in seguito a un attentato commesso nei confronti delle guarnigioni tedesche che

spadroneggiavano in città all’epoca. Il sito delle barbare uccisioni, il piccolo museo annesso e soprattutto il cimitero ai caduti sono

davvero un luogo toccante e una ferita ancora aperta non solo nella memoria romana ma in tutta quella dell’Italia e del mondo di

fronte all’impietosità nazista del ‘900. In serata volgete quindi di nuovo in centro città per godervi una nuova vibrante nottata nella

capitale.

Uno scenografico tratto della Via Appia Antica, all’estremità meridionale della metropoli romana, quindi l’interno buio e misterioso

delle Catacombe di San Callisto e l’ingresso al sito dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

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8° giorno: OSTIA, CERVETERI

Come primo approccio alla regione Lazio che ospita la splendida capitale italiana vi proponiamo un’escursione giornaliera che vi porterà a

visitare i due siti archeologici più importanti al di fuori di Roma della regione: gli scavi di Ostia Antica e di Cerveteri. Ostia Antica sorge ad

appena 25km da Roma verso la foce del Tevere (45 minuti dal centro della capitale) e per grandiosità dei resti e completezza degli stessi

appare come una piccola Pompei in miniatura. Fondata nel IV secolo a.C. Ostia divenne in breve uno dei principali porti commerciali

dell’impero romano contando su una popolazione di circa 50.000 unità. Il crollo del potere di Roma per mano dei barbari, le loro frequenti

razzie e un susseguirsi di violente epidemie di malaria causano il progressivo spopolamento e abbandono del sito a partire dal IX secolo d.C.

e nel corso dei secoli successivi tutta l’area venne più volte depredata prima come cava di materiali edilizi preziosi e poi man mano sepolta

dai sedimenti trasportati dal Tevere. Nonostante tutto questo Ostia Antica è ancora una pregevolissima gemma, a cui si accede mediante il

tracciato dell’antica Via Ostiense che in antichità era il percorso più frequentato per andare da Roma al suo porto. Primo monumento che si

scorge è però l’unico non inerente all’età classica, si tratta infatti del quattrocentesco Castello di Giulio II, turrito e a pianta triangolare.

Proseguendo sulla Via Ostiense si supera la storica Porta Romana e si accede all’area archeologica vera e propria dove si scorgono

immediatamente i resti delle Terme volute da Adriano e adorne di frammenti di bei mosaici e sul suo retro la Caserma dei Vigiles, del

medesimo periodo. Continuando lungo il Decumano Massimo incrocerete quindi i sontuosi e molto ricostruiti resti del Teatro antico voluto

da Agrippa nel I secolo a.C. e dalle cui gradinate (4000 posti nel complesso) si godono bellissimi scorci panoramici su tutta Ostia Antica.

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Passeggiando sull’antico Decumano Massimo di Ostia Antica, principale arteria stradale della città, e una delle grandiose viste che si

aprono dalle gradinate del Teatro antico dello stesso sito archeologico.

Sul retro il cosiddetto Piazzale delle Corporazioni ben conservato fu il luogo in cui gli spettatori in passato si intrattenevano tra una

rappresentazione e l’altra. Poco oltre si entra nel centralissimo Foro così come appariva in epoca adrianea: lo contornano il Terme del

Foro, il Tempio di Roma e Augusto, la Basilica Giudiziaria e il Tempio Rotondo, creando una visione d’insieme davvero accattivante. Il

Decumano Massimo si biforca quindi oltre il Foro nella Via della Foce e nel suo tratto che volge verso Porta Marina, quest’ultimo

impreziosito dall’Insula delle Muse, una delle più fastose case di età imperiale con notevoli affreschi, con particolari sistemazioni

urbanistiche in cui otto abitazioni ruotavano attorno a un unico spazio verde comune. Appena fuori Porta Marina infine merita la vostra

attenzione la Sinagoga antica, il più antico luogo di culto ebraico in occidente, datato I secolo d.C. Vista la vastità dell’area archeologica

programmate di spendere almeno tutta la mattina per una visita, quantunque veloce, del sito di Ostia Antica. La vicina espansione moderna

di Ostia è invece un luogo perfetto in cui trovare qualche ristorazione in cui rifocillarvi.

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Un esempio dei meravigliosi pavimenti mosaicati del Piazzale delle Corporazioni di Ostia Antica e l’interno affrescato di uno degli ambienti

dell’Insula delle Muse, la più bella tra le antiche domus ostiensi.

Nel primo pomeriggio muovendo la vostra autovettura guidate quindi verso la non lontana Cerveteri (45km, 40 minuti), una modesta

cittadina laziale posta tra campi coltivati a ulivo, vite e carciofi che possiede però nella sua Necropoli di Banditaccia quello che

probabilmente è il più pregevole sito di sepoltura unito a resti urbani al mondo per quanto concerne il popolo etrusco. Fondata nel IX secolo

a.C. con il nome di Kysry (Caere in latino) Cerveteri fu uno dei membri più insigni della confederazione etrusca tra il VII e il V secolo a.C. e

uno dei maggiori centri commerciali di tutto il Mediterraneo. Purtroppo per lei però l’esplosione dell’astro romano era ormai

irrimediabilmente in atto e nel 358 a.C. Cerveteri cadde sotto il controllo capitolino e da lì in poi diminuì molto la sua importanza. La

Necropoli della Banditaccia, vera e propria città dei morti etrusca, vanta tumulazioni risalenti fino all’VIII secolo a.C. di diversa natura

architettonica, spaziando a complessi a pozzetto, a fossa, a dado o a tumulo disposte per lo più lungo la Via Sepolcrale. Particolarmente

suggestiva è la Tomba dei Rilievi decorata con stucchi policromi rappresentanti oggetti di uso quotidiano. La Via Sepolcrale poco oltre si

suddivide disegnando la Via delle Serpi, la Via della Cornice e la Via dei Monti Ceriti , tutte adorne di tumulazioni ravvicinate tra loro,

principalmente della forma a dado lungo Via dei Monti Ceriti. All’estremità settentrionale del complesso archeologico svettano per

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grandezza i Tumuli del Colonnello e Mengarelli (quest’ultima stereotipo della composizione classica delle tumulazioni etrusche), mentre

appena oltre l’area scavata principale si trovano lo splendido Tumulo degli Scudi e delle Sedie con una tomba decorata troni, letti funebri e

scudi scolpiti sulle pareti e la Tomba Moretti, l’unica con colonne scavate nel vestibolo che fa da accesso all’area di tumulazione. Conclusa

la passeggiata esplorativa tra queste opere d’arte antica la logica conclusione della vostra giornata sarà la vista al limitrofo Museo

Nazionale Cerite che ben vi esplicherà la storia della locale città etrusca e vi mostrerà i principali reperti rinvenuti in loco durante gli scavi.

Anche in questo caso contate di investire tutto il pomeriggio per una visita almeno appropriata in quei di Cerveteri e quindi solo a sera di

fare rientro a Roma per un’ultima serata capitolina (55km, 50 minuti).

Una vista sui tumuli che compongono la Necropoli della Banditaccia, presso Cerveteri, quindi l’interno splendidamente colorato della Tomba

dei Rilievi e l’elaborato interni del Tumulo degli Scudi e delle Sedie.

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9° giorno: TIVOLI

Splendida realtà della campagna romana Tivoli sorprende i turisti meno avvezzi ai centri secondari dall’alto di un spalto dei monti Tiburtini

attorniano da un’ansa del fiume Aniene incanalata in un piccolo canyon nel quale fluiscono numerose e copiose cascatelle dagli aspetti assai

romantici. La bellezza di Tivoli non passò inosservata già in epoca romana tanto che personaggi illustri dell’antichità come Sallustio,

Catullo, Orazio e Mecenate erano soliti frequentatori del luogo, che visse peraltro una seconda età aurea in epoca rinascimentale quando vi

si eressero splendide ville patrizie con fantasiosi giardini. In mattinata abbandonate rapidamente la metropoli romana per dirigervi a Villa

Adriana (30km, 40 minuti), la più grande e fastosa delle ville imperiali dell’area fatta costruire nell’arco di vent’anni dall’imperatore

Adriano in stile tardo ellenistico sui terreni di proprietà della moglie Sabina con diverse porzioni del complesso che ricordano celebri angoli

di palazzi del mondo antico che Adriano ebbe la fortuna di visitare durante le sue peregrinazioni. Nonostante sia stato dimenticato e

depredato per quasi mille anni (fu riscoperto nel 1450) il sito è tuttora una delle testimonianze più vivide del mondo romano del Lazio.

Dall’ingresso ci si trova immediatamente nel Pecile, un quadriportico rettangolare che ebbe la funzione di ginnasio circondante un giardino

con una grande vasca al centro. Dirigendosi verso sud si incontrano quindi le Piccole Terme, dedicate alle donne, e le Grandi Terme,

appannaggio degli uomini e ornate con finissimi stucchi nella volta a crociera. Oltre questi resti si entra quindi nella valletta artificiale nota

come Canopo in virtù del tentativo di ricreare in miniatura la cittadina omonima egizia che in passato era collegata ad Alessandria d’Egitto

da un noto canale navigabile e si distingueva per un Tempio di Serapide qui riproposto in tono minore. Ritornando verso il cuore del

complesso di Villa Adriana si attraversa quindi il Ninfeo, zona ricca di vasche, peristili e pavimenti marmorei policromi che conducono al

vero e proprio Palazzo Imperiale. Questa era la dimora invernale abituale dell’imperatore e si allarga su 50.000m2 ed era già dotata di un

sofisticato sistema di riscaldamento risalente a 2000 anni fa. La parte più meridionale della casa è la cosiddetta Piazza d’Oro così

soprannonimanta per la quantità e qualità di reperti antichi qui rinvenuti, mentre i resti più scenografici si articolano attorno al Cortile delle

Biblioteche che prende il nome dai due palazzi adibiti a tale funzione che custodivano l’uno testi greci, l’altro testi romani. Sul lato

occidentale del cortile si notano poi le strutture del Teatro Marittimo ubicato su un’isoletta al centro di una piscina artificiale, a cui si accede

attraverso la spettacolare Sala dei Filosofi, con sette nicchie ricavate nell’abside che in antichità ospitavano le sculture commemorative di

sette grandi pensatori greci. Nella porzione settentrionale di Villa Adriana infine notevoli sono i panorami che si possono ammirare dalla

Terrazza di Tempe e i resti parzialmente interrati del Teatro Greco.

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Due particolari degli spettacolari resti antichi di Villa Adriana: la sezione terminale del Canopo e gli interni del Teatro Marittimo.

Calcolate di impiegare quasi tutta la mattinata girovagando tra questo gioiello architettonico antico e solo verso l’ora di pranzo riuscirete a

raggiungere il centro storico di Tivoli (10km, 15 minuti) che vi accoglierà con la vista della massiccia fortezza di Rocca Pia eretta nel 1461

per volere di Pio II. Tivoli città è una piacevole realtà provinciale in cui passeggiare tra vie storiche che appaiono comprese tra le due

gemme indiscusse della località: la Villa d’Este e Villa Gregoriana. Villa d’Este risale al ‘500 e deriva da un riadattamento di un antico

monastero benedettino a cui vennero aggiunti per volere del Cardinal Ippolito d’Este i meravigliosi giardini che digradano a terrazze

simmetriche ricche di vegetazione e animati da fontane e giochi d’acqua. Si dice che addirittura il Bernini abbia disegnato alcune di queste

fontane monumentali e girovagare per questi spazi verdi mirabilmente progettati e mantenuti è indubbiamente un’esperienza che vi

trasmetterà pace interiore e sinergia con la natura, spesse emozioni che spinsero in passato pittori e compositori come Franz Liszt a

scriverne e cantarne le lodi. La Villa Gregoriana si colloca invece al limitare orientale del centro di Tivoli proprio laddove l’Aniene forma un

complesso di cascate alte 160m che si inabissano nella gola che cinge a nord la città. Il primo spettacolare approccio che vi consigliamo di

avere con questi giardini è il belvedere della Grande Cascata, un salto d’acqua creato da un doppio cunicolo artificiale aperto nel 1835.

Girovagando in questi giardini avrete modo di incappare in grotte minori, belvedere altrettanto scenografici e in vestigia antiche come i resti

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del Tempio di Vesta del II secolo a.C. posto sul ciglio roccioso che domina la valle dell’Aniene. Delle 18 colonne corinzie originali se ne

conservano ben 10, mentre nei pressi più sparuti sono i resti del Tempio di Tiburno, dedicato al fondatore di Tivoli. Per vostra fortuna i

giardini delle ville sono aperti sin quasi al tramonto e pertanto la giornata potrà scorrere con piacevoli ritmi lenti senza avere l’ansia di non

completare le visite proposte. Per la nottata vi consigliamo poi di trovare una location e di fermarvi in città.

Uno scorcio panoramico dei raffinatissimi giardini adorni di zampillanti fontane ed eterei specchi d’acqua di Villa d’Este, quindi un dettaglio

delle monumentali scalinate e fontane di Villa Gregoriana ed infine i resti parzialmente ricostruiti dell’antichissimo Tempio di Vesta.

10° giorno: PALESTRINA, COLLI ALBANI

Famosa già in tempi antichi come sede di un rispettabile oracolo che professava le sue profezie dal maestoso Tempio della Fortuna

Primigenia Palestrina (25km, 35km da Tivoli) ha saputo mantenere inalterata quell’atmosfera aristocratica e solenne che la contraddistinse

in passato e oggi il suo minuto centro storico con diverse gradevoli addizioni medievali rappresenta una delle sorprese più gradite al turista

che si aggira per la provincia laziale. Piazza Regina Margherita, odierno centro dell’abitato, sorge laddove in passato vi era il foro romano e

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si caratterizza per il Duomo e per un vasto e monumentale edificio civile antico in cui spiccano la Sala Absidata che fu l’aula dell’oracolo ai

tempi romani e sede originale del mosaico inerente l’inondazione del Nilo e l’Antro delle Sorti, grotta naturale in cui un tempo trovenggiava

un mosaico pavimentale a tema marino di cui restano alcuni frammenti. Risalendo i camminamenti del centro storico di Palestrina si

converge quindi su Piazza della Cortina, un’apertura urbana che vi permetterà di entrare sia nell’antico Tempio della Fortuna Primigenia

del I secolo a.C. disposto a terrazze (degli Emicicli, dei Fornici e della Cortina) lungo i versanti della collina su cui sorge Palestrina che al

rinascimentale Palazzo Barberini (del 1640) oggi sede del Museo Archeologico Prenestino. Questo museo custodisce i principali reperti

rinvenuti nei siti storici cittadini tra cui risaltano specchi bronzei e accessori per la toeletta antichi e soprattutto il Mosaico sull’Inondazione

del Nilo dell’80 a.C. qua trasposto dalla Sala Absidata.

Una vista sul centro storico di Palestrina in cui sono ben visibili i resti del Tempio della Fortuna Primigenia e il Palazzo Barberini che

sorveglia l’antico sito religioso, quindi il famoso Mosaico dell’Inondazione del Nilo custodito nel Museo Archeologico Prenestino.

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In tarda mattinata riprendete quindi l’auto e dirigetevi presso le verdeggianti colline punteggiate di specchi d’acqua di origine vulcanica dei

Colli Albani, un gruppo di rilievi ubicati proprio a meridione di Roma. Queste asperità dall’aspetto non severo e ricche delle tipiche ginestre

oltre che numerosi appezzamenti coltivati a vite sono un rifugio classico per una gita fuoriporta da parte degli abitanti della capitale e le 13

borgate qui presenti sono note ai più col termine cumulativo di Castelli Romani. Come prima meta del vostro breve tour nell’area dirigetevi a

Frascati (20km, 30 minuti), un paese noto sia per le sue bellezze architettoniche che per le favolose ristorazioni e cantine presenti.

Monumento locale principale è Villa Aldobrandini, antica villa seicentesca con imperioso ingresso che fu più volte rimaneggiata e

revisionata nel corso della storia fino alle ultime modifiche apportate da Massimiliano Fuksas di recente. Di particolare impatto visivo sono i

giardini con fontane, giochi d’acqua, grotte e panoramiche terrazze. Tra le pietanze tipiche dei Colli Albani e da non mancare vi è su tutti la

porchetta di Ariccia e le numerose etichette di vino come i Colli Albani, i Castelli Romani, i Colli Lanuvini, il Cesanese, il Cori o il

Montecompatri.

Terminato un lauto pranzo e ripresisi dal naturale appesantimento portatevi con guida rilassata fino a Grottaferrata (5km, 10 minuti), borgo

immerso tra filari di vitigni che deve il suo nome a due camere sepolcrali romane dalle finestre ferrate riconvertite a cappella in epoca

medievale. Oggi tale sito religioso fa parte dell’Abbazia di Grottaferrata del 1004, uno dei rari esempi di abbazia greco-bizantina del sud

Italia, oggi circondato da una serie di mura difensive aggiunte nel ‘400. Gli interni sono mirabili e carichi d’atmosfera e il complesso, ancora

abitato da monaci basiliani di rito greco, è un luogo perfetto per chiudersi in preghiera e profonde riflessioni interiori. Nel tardo pomeriggio

fate infine rotta verso Castel Gandolfo (5km, 10 minuti) una delle borgate più scenografiche tra i Castelli Romani giusto sull’orlo del vasto

lago vulcanico d’Albano. Il paese trova il suo motivo di notorietà per il Palazzo Pontificio che i Papi utilizzano come ritiro di villeggiatura

estivo nei pressi della capitale. Il complesso data 1624 ma non è visitabile, mentre percorribili sono invece i camminamenti dei suoi giardini

prendendo parte a un tour guidato di 90 minuti. La piccola Piazza della Libertà di Castel Gandolfo, giusto antistante l’ingresso al Palazzo

Pontificio vanta poi una fontana attribuibile al Bernini e appare un luogo incantevole dove gustarsi un gelato o qualche snack rimirando le

splendide viste che si aprono sul Lago d’Albano. Siate rilassati e contemplativi i Colli Albani impongono un ritmo lento e di essere gustati

con calma. Per la cena potrete anche opzionare di fermarvi in loco ma per la nottata consigliamo di fare rientro a Tivoli (45km, 45 minuti).

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Una panoramica vista sull’Abbazia di Grottaferrata, gli splendidi giardini papali del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo e la scenografica

collocazione dello stesso paese sul ciglio del lago vulcanico d’Albano.

11° giorno: SUBIACO, L’AQUILA

L’undicesima giornata di viaggio vi porterà dalla regione del Lazio a quella dell’Abruzzo spostando la vostra base da Tivoli al capoluogo

abruzzese dell’Aquila. La mattinata della tappa è però incentrata sulla borgata rurale di Subiaco (40km, 45 minuti da Tivoli) un notissimo

centro religioso che deve le sue fortune a San Benedetto che la elesse a luogo in cui fondare il suo primo monastero. L’abitato di Subiaco in

sé è abbastanza anonimo e appare dominato dal profilo turrito della Rocca Abbaziale, un castello medievale che offrì rifugio a numerosi papi

in passato e che oggi è un centro di studi per i benedettini. I veri tesori di Subiaco si collocano invece alla periferia orientale del paese e

consistono nei Monastri della Santa Scolastica e di San Benedetto. Il Monastero della Santa Scolastica è l’unico dei 13 monasteri originali

fondati sul territorio da San Benedetto in persona e godette di grande splendore tra l’XI e il XIII secolo oltre ad essere il rpimo luogo in cui

venne fondata una tipografia in Italia, nel 1464. Dall’ingresso si accede a due chiostri, il secondo dei quali di forme gotiche con un pozzo

centrale e colonne recuperate dalla limitrofa villa di Nerone che permette di contemplare il campanile del 1052 della chiesa della Santa

Scolastica. La chiesa al suo interno è stata pesantemente rivista in chiave neoclassica e più interessante appare la biblioteca abbaziale ricca

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di codici miniati medievali e che custodisce il primo libro mai stampato in Italia, del 1465. Il Monastero di San Benedetto invece sorge poco

sopra il Sacro Speco, ossia la grotta dove San Benedetto trascorse i suoi primi anni di vita monastica. Fieramente aggrappato alla roccia il

monastero è il più venerato tra quelli dell’ordine benedettino e si compone della chiesa superiore parzialmente scavata nella roccia adorna

di affreschi di maestri umbri e senesi del ‘300 e della chiesa inferiore formata da cappelle a più livelli ricavate dalla nuda roccia anch’esse

impreziosite da affreschi medievali. Dalla chiesa inferiore si accede peraltro al Sacro Speco vero e proprio in cui si innalza una statua del

Santo opera dello scultore seicentesco Antonio Raggi. Le visite ai complessi religiosi di Subiaco sono toccanti anche per chi non possiede una

ferrea fede cristiana, non foss’altro che per comprendere meglio questi ordini religiosi che tanto influenzarono stile di vita e pensiero del

medioevo occidentale e tranquillamente vi occuperanno tutta la mattinata.

Una vista sui Monasteri della Santa Scolastica e di San Benedetto che caratterizzano la religiosa borgata di Subiaco, quindi un dettaglio

degli interni affrescati della chiesa inferiore di San Benedetto nei pressi del Sacro Speco.

Verso l’ora di pranzo vi suggeriamo di riprendere l’auto e colmare la distanza che separa Subiaco da L’Aquila (80km, 70 minuti), capoluogo

e principale città d’arte abruzzese ubicata sotto la possente catena montuosa del Gran Sasso che purtroppo subì ingentissimi danni in seguito

al tragico terremoto del 6 aprile 2009. Sebbene ancora oggi vaste porzioni del centro storico aquilano siano o interdette o in fase non

avanzata di ricostruzione vale comunque ampiamente la pena scegliere la città come base per esplorazione dell’entroterra abruzzese, sia per

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la felice posizione sia per il fatto che offre le possibilità di divertimento più vibranti della zona grazie alla nutrita comunità studentesca

universitaria presente. Non in ultimo passeggiare tra le vestigia rimanenti della città e vedere il carattere fiero e la voglia di ripartire e

ricostruire della popolazione in seguito alle sciagure recenti è sempre un’esperienza formativa e apprezzabile. Asse viario principale

dell’Aquila è Corso Vittorio Emanuele (percorribile solo in determinati tratti) che taglia da nord a sud il centro storico e trova in Piazza

Duomo lo slargo principale e antico epicentro del nucleo storico. All’estremità nord-orientale del quartiere centrale sorgono due dei

monumenti più importanti dell’Aquila: la Chiesa di San Bernardino e il Castello (o Forte Spagnolo, quest’ultimo circondato da un ampio

parco da cui si godono belle viste sul Gran Sasso con possente fossato e robusti bastioni angolari cinquecenteschi che perfettamente

riuscivano a reggere l’urto delle prime armi da fuoco. Purtroppo altrettanta resilienza l’edificio non seppe dimostrare nel 2009 tanto che

rimase uno dei più colpiti dal sisma e attualmente i lavori di consolidamento appaiono lunghi e senza una data di possibile termine

preventivata. Prima della catastrofe naturale che colpì l’Abruzzo nel 2009 il Castello ospitava anche la vasta collezione del Museo Nazionale

d’Abruzzo oggi ospitata nel moderno Polo Museale cittadino. La chiesa di San Bernardino invece divenne uno dei simboli del terremoto con

la sua facciata più volte colpita da rovinosi crolli e danneggiamenti. Sarà forse proprio per quest’immagine simbolica che assunse ma i

lavori di ripristino del sito religioso sono proceduti spediti e dal 2015 è tornata a risplendere come un tempo. Fondata nel ‘400 e già

ricostruita dopo un altro evento sismico che colpì L’Aquila nel 1703, possiede ancora l’ingresso come l’originale che le fornì Cola

d’Amatrice nel 1540, un soffitto nell’interno barocco intagliato e dorato e diverse cappelle votive ricche d’opere d’arte. Per completare la

visita all’Aquila bisogna quindi spostarsi al limitare meridionale della città vecchia dove sorgono la Fontana delle 99 Cannelle del 1272

(solo lievemente colpita dal sisma) che si caratterizza per i 99 ugelli che sputano acqua da altrettanti mascheroni a memoria dei 99 castelli

fondatori della città e la chiesa di Santa Maria Collemaggio ( i lavori di recupero dovrebbero terminare a fine 2017) iniziata nel 1287 dal

futuro Papa Celestino V, passato alla storia per il suo “gran rifiuto”. La facciata presenta tre portoni e tre rosoni ed è adorna di decorazioni

murarie bianche e rosa disposte a motivi geometrici mentre l’interno suddiviso in tre navate è vasto e con pavimentazioni che riprendono i

motivi decorativi della facciata e impreziosito di antichi affreschi antichi riportati alla luce da lavori di ripristino artistico effettuati negli

anni ’70. L’Aquila come suddetto possiede poi anche una vibrante vita notturna per gli standard abruzzesi e un numero notevole di taverne

in cui assaporare alcuni piatti tipici della tradizione culinaria locale. Vi consigliamo di non perdere l’occasione di provare le varie zuppe (di

brodo di salsicce, di fagioli con cotenne o tagliolini, o di lenticchie), le fregnacce, le tacconelle, i maccheroni alla chitarra, le pappardelle al

sugo, i timballi, le preparazioni a base di carne d’agnello, le lumache in umido, la lepre alla teramana, le torte rustiche di carciofi, gli

arrosticini, il parrozzo, il pan d’Atri o i tarallucci alla chietina. Altrettanto gustoso è il vino regionale per eccellenza: il Montepulciano

d’Abruzzo.

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Il Castello (o Forte Spagnolo) dell’Aquila così come appariva prima del tragico terremoto del 2009, quindi la monumentale Fontana delle 99

Cannelle e la chiesa di Santa Maria Collemaggio che sarà terminata di ricostruire a fine 2017.

12° giorno: PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO

Situato giusto a nord dell’Aquila il massiccio del Gran Sasso svetta incontrastato nel paesaggio dell’entroterra abruzzese componendosi di

picchi rocciosi imponenti che culminano nel Corno Grande (2912m), la vetta più elevata di tutta la catena appenninica. Questa sezione

montuosa assume caratteristiche quasi alpine con vaste lande coperte di prati d’alta quota, ciò che rimane del ghiacciaio più meridionale

d’Italia (il Calderone), vie di arrampicata sportive, rifugi e una florida vita selvaggia naturale con esemplari di lupi, aquile reali e centinaia

di camosci liberi di vagare per le vallate. Tutta la zona è tutelata da uno dei più grandi parchi nazionali italiani: il Parco Nazionale del Gran

Sasso e dei Monti della Laga (istituito nel 1991) ma curiosamente proprio in questo palcoscenico naturale d’eccezione trovano collocazione

anche un osservatorio astronomico rinomato e uno dei centri di ricerca sulle particelle fisiche (interrato) tra i più noti al mondo.

Per la giornata vi suggeriamo di portarvi rapidamente dall’Aquila fino a Campo Imperatore (45km, 1 ora su strada, o inframmezzando il

percorso prendendo la funivia che lo raggiunge da Fonte Cerreto). Campo base per le principali escursioni nell’area Campo imperatore è

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una lunghissima e amplissima vallata di 27x7km dove la natura regna incontrastata e in inverno gli accumuli nevosi raggiungono quasi

sempre spessori di diversi metri. Se non siete avvezzi ai trekking vagare per queste lande alla ricerca di qualche animale selvatico o

concedervi una giornata di relax sbocconcellando qualcosa all’aria aperta sarà sicuramente un toccasana per la vostra mente e il vostro

corpo. Qualora invece foste interessati a un’esperienza più sportiva da Campo Imperatore partono due tracciati che nel volgere di due ore /

due ore e mezza raggiungono la cima del Corno Grande colmando un dislivello di circa 800m. Si possono seguire o la via normale delle

creste adatta a quasi tutti gli escursionisti o la più avvincente direttissima che con semplici passaggi su roccia tra camini da risalire e brevi

arrampicate vi condurrà velocemente in vetta, da cui si aprono viste immense sulle terre abruzzesi e nelle giornate più terse si può persino

scorgere il Mar Adriatico. La via di discesa segue i tracciati di salita. Per la sera rientrare quindi a L’Aquila e dopo tante fatiche avrete

modo di rifocillarvi con altre squisitezze locali.

Una spettacolare vista in chiave autunnale del Corno Grande, la più alta montagna del Gran Sasso e della catena appenninica dalle lande

percorse da cavalli presso Campo Imperatore, quindi mandrie al pascolo tra distese erbose e prati del parco nazionale del Gran Sasso.

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13° giorno: PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO

Stabilita la tutela dell’area per regio decreto già nel lontano 1923 il Parco Nazionale d’Abruzzo (poi ampliandosi rinominato anche di Lazio

e Molise) è il secondo parco nazionale italiano per anzianità di istituzione e sicuramente il primo per quanto concerne la biodiversità della

catena appenninica. Qui infatti vivono alcuni esemplari di animali altrove completamente estinti (diversi sono stati reintrodotti con successo)

come il camoscio abruzzese, il lupo appenninico, la lince, aquile reali, falchi, cervi e il raro e bellissimo orso bruno marsicano. Centro

dominante del parco è il borgo montano di Pescasseroli (110km, 90 minuti da L’Aquila), composto da tipiche abitazioni dai tetti rossi e dove

si trova un bel Centro Visite dotato di una piccola sezione museale per spiegarvi meglio i tesori del parco e un centro di recupero per animali

selvatici malati o infortunati che qui possono trovare le cure necessarie prima di essere reintrodotti nel loro habitat naturale. Per i visitatori

è un’occasione sicura di vedere esemplari selvatici senza faticare. Poco oltre il paesino di Opi (5km, 10 minuti) è un altro borgo pittoresco

con un Centro Visite dedicato ai camosci e allo studio della loro specie. Anche qui sarà agevole scorgere esemplari vagabondare nelle aree

recintate, per la gioia specialmente dei bambini. Cuore del parco è però il Museo del Lupo Appenninico sito presso Civitella Alfedena (15km,

20 minuti) dove diverse sale vi erudiranno sulla figura del lupo nel mito e nell’immaginario collettivo riabilitandolo agli occhi dei più che

credono che questo animale sia solo uno spietato predatore pronto a tutto pur di accaparrarsi una preda. Ovviamente l’esperienza più

elettrizzante in loco è quella di passeggiare nelle limitrofe Aree Faunistiche del Lupo e della Lince nella speranza di intravvedere nel loro

habitat questi elusivi e maestosi animali. Se poi la fortuna dovesse particolarmente arridervi la vista di un imponente, sebbene quasi sempre

innocuo, orso marsicano sarà una delle visioni che più vi rimarranno impresse di tutto il vostro viaggio (gli avvistamenti in genere

avvengono all’imbrunire). Luogo ideale per un po’ di refrigerio e per un pic-nic spensierato in zona è infine il Lago di Barrea che si estende

giusto a est di Civitella Alfedana. Indugiate quanto più vorrete nel parco nazionale d’Abruzzo ma per la nottata vi suggeriamo di spostarvi

già fino a Fiuggi (105km, 2 ore), località termale perfetta per la successiva esplorazione della Ciociaria.

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Alcuni esemplari della straordinaria fauna che popola il Parco Nazionale d’Abruzzo, nell’ordine: camosci abruzzesi, lince, lupo appenninico

e una famiglia di orsi bruni marsicani.

14° giorno: CIOCIARIA

Il termine Ciociaria che deriva da una particolare calzatura in cui la suola e legata al piede e al polpaccio da strisce di cuoio avvolte in

pezze di tela, identifica quella porzione di territorio del frusinate collocata per lo più tra Frosinone, Roma, i Colli Albani e i Monti Simbruini

ed Ernici. Qui tra vari colli si arroccano antichi borghi dall’aspetto petroso, talvolta circoscritti da mura anche preromane e ricchi di

testimonianze medievali. La traccia di visita proposta tocca quattro delle principali realtà ciociare e trova il suo avvio in Anagni (20km, 20

minuti da Fiuggi) una località che domina la Valle del Sacco dall’alto e che è stata a lungo nella storia legata alla storia pontificia. Il centro

storico si articola nei dintorni della Strada Vittorio Emanuele che risale dalla periferia fino a Piazza Innocenzo III tra botteghe artigiane e

caffè dall’atmosfera retrò ed è un luogo perfetto per gironzolare curiosamente e senza meta. Vanto principale di Anagni è la Cattedrale, perla

dello stile romanico laziale, eretta tra il 1072 e il 1104 e poi contaminata da influenze gotiche che possiede una bella statua di Papa

Bonifacio VIII in una loggia laterale. L’interno si compone singolarmente di un’alternanza di colonne cilindriche e quadrate e si

contraddistingue sia per la Cappella Caetani dove riposano i famigliari di Bonifacio VIII sia per la cripta splendidamente adorna di affreschi

duecenteschi eseguiti da pittori benedettini.

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In tarda mattinata spostatevi quindi a Ferentino (15km, 20 minuti) altra borgata in posizione dominante sulla Valle del Sacco che possiede

una cinta muraria abbastanza completa composta da possenti blocchi rocciosi poligonali costruita dagli Ernici prima e dai Romani poi a

difesa dell’Acropoli antica. L’ingresso più scenografico nel centro storico di Ferentino si ha dalla laterale Porta Sanguinaria attraverso la

quale si perviene rapidamente agli sparuti resti del Teatro Romano antico e alla gotica-cistercense chiesa di Santa Maria Maggiore. Da qui

tra vicoli e scalinate si raggiunge in breve il sito dell’Acropoli antica ancora sorvegliata da poderose mura preromane che Silla si prese poi

premura di rifare in parte sotto il suo dominio. Ferentino è il classico borgo da esplorare senza meta ma una menzione a parte merita il

Duomo di aspetto romanico del XII secolo con semplice facciata e bei pavimenti cosmateschi nel presbiterio.

Una vista in fish-eye della straordinaria cripta affrescata della Cattedrale di Anagni, quindi la sezione delle possenti mura dell’Acropoli di

Alatri in cui si scorge la Porta Maggiore, principale ingresso alla fortezza antica.

Nel primo pomeriggio altra meta da non mancare in terra ciociara è la cittadina di Alatri (10km, 15 minuti) aggrappata a una rupe calcarea

tra coltivazioni di ulivi. Anche qui il cuore dell’abitato è l’antica Acropoli , contornata da perfette mura romane del II secolo a.C. e per secoli

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luogo di rifugio per gli autoctoni in caso di incursioni nell’area di eserciti stranieri. Il Duomo e il Vescovado sono i principali monumenti

dell’Acropoli ma l’area è di per sé interessante e vi permetterà di cogliere quell’aspetto da cittadella fortificata in cui si poteva trovare

riparo di fronte alle avversità in epoca medievale. Tipico di Alatri è poi il quartiere medievale popolare delle Piagge, aggrappato ai bordi

meridionali della collina rispetto all’Acropoli e percorso da viuzze tortuose e scalinate in cui i meno abbienti cercavo rifugio nelle immediate

vicinanze della fortezza. La parte più moderna di Alatri è invece sita a nord dell’Acropoli e ruota intorno alla piazzetta con monumentale

fontana ottocentesca che attornia la chiesa di Santa Maria Maggiore con facciata romanico-gotica e ampio rosone centrale.

Quando infine a metà pomeriggio sentirete la necessità di staccare la spina da queste visite a carattere culturale e bramerete un po’ di relax

la zona termale della cittadina di Fiuggi (20km, 25 minuti) apparirà ai vostri occhi come un dono sceso dal cielo. Nota già in tempi

rinascimentali (Bonifacio VIII era solito curare i suoi calcoli con queste acque e anche Michelangelo si sa ne facesse uso) per le sue spiccate

proprietà curative l’acqua oligominerale di Fiuggi che sgorga nel quartiere Fiume è perfetta sia per cure termali che per concedersi qualche

ora di refrigerio e relax nelle sue piscine. Fiuggi stessa, essendo una celebre località turistica, offre poi diverse sistemazioni per la notte e

diversi raffinati ristoranti in cui rifocillarsi.

Una romantica vista serale della chiesa di Santa Maria Maggiore nella piazza principale dell’Alatri moderna, quindi uno scorcio delle

fantastiche piscine e spa che caratterizzano i complessi termali di Fiuggi.

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15° giorno: CASSINO, GAETA, ABBAZIA FOSSANOVA

La quindicesima giornata di viaggio è l’ultima che si svolge sulla terraferma laziale prima di farvi dirigere, a sera, nell’arcipelago Pontino.

Vi suggeriamo di partire di buon mattino da Fiuggi per svolgere in tranquillità le tappe di questa giornata che muove le mosse dalla visita

alla famosissima Abbazia di Montecassino (100km, 70 minuti da Fiuggi). Fondata da San Benedetto in persona nel 529 d.C. (e luogo in cui

spirò il santo nel 547 d.C.) l’abbazia fu centro di cultura e religioso di predominante importanza nell’alto medioevo a cui si deve peraltro il

salvataggio di una vasta porzione di filosofia e letteratura dell’età classica. Rasa al suolo una prima volta da un violento terremoto nel 1349

fu riedificata in tutto il suo splendore ma in seguito a un violentissimo bombardamento alleato durante la seconda guerra mondiale, il 15

febbraio 1944, fu completamente demolita. Montecassino pagò con un duro prezzo il fatto di trovarsi proprio sulla linea dei combattimenti al

termine del conflitto bellico ma fu nuovamente ricostruita nell’immediato dopoguerra e oggi troneggia nuovamente sulla piana sottostante

dall’alto dei suoi 516m. L’interno è stato riedificato sulla base dei disegni settecenteschi di Cosimo Fanzago con stucchi, marmi policromi e

affreschi ma solo la cripta vanta alcune sezioni originali risparmiate dalle bombe. Toccante è invece il Cimitero Militare Polacco poche

centinaia di metri più a nord dell’abbazia che commemora le vittime degli scontri armati che qua infuriarono per sei mesi tra il 1943 e il

1944.

I complessi abbaziali di Montecassino, uno dei centri più nobili della cristianità e della cultura medievale, e l’Abbazia cistercense di

Fossanova che fu uno dei primi esempi di importazione del gotico in Italia.

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Per un pomeriggio e un pranzo su canoni più rilassanti vi suggeriamo quindi di dirigervi a Gaeta (50km, 70 minuti) , cittadina storica

annidata su un promontorio roccioso che si protende fiero nelle acque del Mar Tirreno. I vicoli, i colori, gli odori, i balconcini in ferro del

minuto e pittoresco centro storico rimandano a tempi andati in cui la borgata era dimora di pescatori e contadini tradizionali. Oltre che al

girovagare tra queste viuzze Gaeta offre alcuni scorci interessanti come il duecentesco Castello, il Duomo dal campanile arabeggiante e la

rinascimentale Grotta d’Oro ricoperta da 19 tavole della chiesetta della Santissima Annunziata. Nell’addizione moderna di Gaeta poi

irresistibile appare la vasta landa sabbiosa della Spiaggia del Serapo ideale per qualche ora dedicata ai giochi da spiaggia o a rinfrescanti

bagni.

Nel tardo pomeriggio portatevi infine presso la solitaria Abbazia di Fossanova (55km, 50 minuti) capolavoro cistercense attraverso cui i

monaci francesi portarono in Italia le linee gotiche nel ‘200. Consacrata nel 1208 ha una facciata con decorazioni cosmatesche e una grande

rosa, mentre gli interni a tre navate rispecchiano i canoni del gotico primitivo. Degno di nota è anche il Chiostro a colonnine binate

all’intorno del quale si sviluppano i vari ambienti abbaziali. Il sito è spesso poco frequentato e adattissimo a raccoglimenti in preghiera e a

riflessioni sugli ordini monastici medievali. Da qui infine convogliate rapidamente presso il porto di Terracina (20km, 20 minuti) laddove

salpano regolarmente traghetti (ultima partenza in genere ore 20) che nel giro di due ore e mezza di porteranno fino a Ponza, isola

principale dell’arcipelago pontino e ultima vostra location per il viaggio in terra laziale.

Una vista panoramica dell’arroccato centro storico di Gaeta e uno scorcio della bellissima e sabbiosa Spiaggia urbana del Serapo.

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16° - 17° giorno: ISOLA PONZA, ISOLA PALMAROLA

Adagiate in un mare dai riflessi turchesi, lapislazzulo e cobalto ad alcune decine di chilometri dalla costa laziale le vulcaniche isole pontine

sono un arcipelago spesso dimenticato ma in realtà offrono alcuni degli scorci marini più sublimi del Tirreno con grotte smeraldine,

scogliere scoscese e baie eteree che si alternano a paesini in cui abbondano ristoranti con ampie terrazze in cui gustare eccezionali portate di

freschissimo pesce appena pescato. Unico neo di queste isole sono i costi delle sistemazioni, spesso esosi, e il congestionamento che ogni

anno le affligge in altissima stagione, ma se eviterete luglio e soprattutto agosto non subirete nessun attacco di claustrofobia.

Ponza, principale approdo e isola tra le pontine, è parecchio esclusiva oltre a essere la maggiore dell’arcipelago. La costa orientale è

dominata dall’abitato principale nella sua porzione centrale, dal suo porticciolo sempre pieno di panfili e natanti e dai numerosi

locali affacciati sul lungomare. Allungandosi verso nord la costa orientale si apre però su alcune splendide spiagge, spesso annidate

tra il mare cristallino e imponenti scogliere calcaree di un bianco candido molto intenso. E’ il caso ad esempio della meravigliosa

Spiaggia del Frontone o di Cala del Core, raggiungibili principalmente via mare. Un modo ideale per scoprire con la dovuta calma le

meraviglie marine di Ponza è quello di affittare una barca in porto e compiere il periplo dell’isola, spingendosi anche sulla

frastagliata, rocciosa e trasparente costa occidentale che affascina per i suoi scenari primigeni e spesso inviolati. Anche qui alcune

spiagge vi lasceranno letteralmente esterrefatti come quella di Lucia Rosa o di Chiaia di Luna. Se non avete dimestichezza con le

imbarcazioni molti operatori organizzano tour giornalieri che compiono il medesimo tragitto. Per la nottata infine convergete verso

Ponza paese, cuore delle attività ricreative dell’arcipelago pontino.

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Una panoramica sul porticciolo e le abitazioni dipinte a tinte vivaci di Ponza paese, quindi la severa e grandiosa spiaggia di Chiaia di

Luna incastonata tra il mare e rupi rocciose.

L’ultima giornata di viaggio può essere infine dedicata a una gita giornaliera da Ponza alla vicina isola di Palmarola, sita alcuni

chilometri a ovest della sorella maggiore e velocemente raggiungibile via mare. Qui non vi sono insediamenti umani abitati

stabilmente e la costa appare irta, selvaggia e remota specialmente nella sua porzione orientale e settentrionale. Cala Tramontana a

nord infatti appare come una sorta di cattedrale rocciosa con pinnacoli esagonali di chiara genesi vulcanica che si innalzano ad

anfiteatro dalle profondità marine su per centinaia di metri verso il cielo. Per gli amanti delle spiagge meno battute e spettacolari

Cala del Porto e la Baia dei Francesi incorniciate da pinnacoli rocciosi e poste a perfetto semicerchio su un mare eccezionale sono

davvero dei luoghi quasi ultraterreni dove passare qualche svagata ora e scattare fotografie memorabili. In serata infine fate ancora

che rientrare a Ponza e spendetevi un’ultima serata di vacanza, prima di fare rientro l’indomani via traghetto a Terracina e da qui a

casa vostra via terra.

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Una panoramica sulla costa occidentale dell’isola Palmarola con visibili le splendide Cala del Porto e la Baia dei Francesi, quindi

uno scorcio delle cattedrali rocciose che emergono dal mare in verticale nei pressi di Cala Tramontana.