bologna San Petronio il restauro vale un tesoro · del portale centrale. ... Federico ii che vi fu...

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La grande basilica sta per ritrovare la facciata, recuperata nell’ambito del progetto FelsinaeThesaurus. Fino a gennaio si potrà salire sui ponteggi per ammirare i capolavori che la decorano TESTI Carlo Migliavacca ì FOTOGRAFIE Paolo Righi/Meridiana Immagini IL RESTAURO VALE UN TESORO BOLOGNA San Petronio Il maestoso interno gotico di San Petronio visto dal ponteggio per il restauro della facciata, in corrispondenza del portale centrale.

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La grande basilica sta per ritrovare la facciata, recuperata nell’ambito del progetto Felsinae Thesaurus. Fino a gennaio si potrà salire sui ponteggi per ammirare i capolavori che la decorano TesTi Carlo Migliavacca ì FoTograFie Paolo Righi/Meridiana Immagini

il restauro vale un tesoro

bologna San Petronio

Il maestoso interno gotico di San Petronio visto dal ponteggio per il restauro della facciata, in corrispondenza del portale centrale.

Sopra: la facciata di San Petronio, ancora in parte coperta dai ponteggi del cantiere di restauro che saranno smontati a partire dal prossimo gennaio. a destra: tre momenti del recupero del portale di sinistra (foto in alto e in basso) e di quello centrale.

di cotto sta il tesoro di Felsina, ed è dal loro certosino recupero che è partito nel 2010 il progetto di restauro elaborato dalla Fabbriceria di San Petronio in collaborazione con le Soprintendenze bolognesi per i Beni Architettonici e Ar-tistici. Le indagini preliminari, lo studio dell’intervento e la sua realizzazione so-no stati affidati agli esperti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

il Portale che Piaceva a michelangelo Il programma è ambizioso, pianificato in fasi successive, e porterà al recupero di tutta la basilica. «Oggi, a 350 anni dal completamento dell’edificio, raggiun-giamo il nostro primo obiettivo», dice l’architetto Roberto Terra, direttore dei lavori, «ripristinati i mattoni del settore superiore della facciata, si stanno ulti-mando i ritocchi ai marmi di quello inferiore e delle tre porte monumentali, ormai ripuliti dallo sporco che si è depo-sitato nei quarant’anni trascorsi dall’ul-timo intervento». Qualche rifinitura al laser, poi su tutto sarà stesa una sostanza protettiva e il prospetto sarà pronto per la grande festa di chiusura dei lavori in programma per il 20 marzo 2014. Intanto, il 21 dicembre, la strenna nata-lizia per la città sarà lo svelamento del portale centrale, capolavoro del se-

Tra i mattoni di San Petronio, Bologna custodisce il suo te-soro: «Felsinae Thesaurus» (Felsina, la città etrusca) recita l’iscrizione lungo il fianco su

via dell’Archiginnasio, all’esterno della cappella che ospita le reliquie del santo patrono, vescovo nel V secolo. E Felsinae Thesaurus è il titolo scelto per il progetto di restauro della basilica bolognese: tempio civico, non cattedrale – nei pressi, l’ele-gante duomo di San Pietro accetta con rassegnazione l’ingombrante presenza di una delle più grandi chiese mai erette –, voluto dal senato cittadino alla fine del XIV secolo per esaltare la figura di Petronio e il prestigio di una città croce-via tra il nord e il sud della cristianità. Fino ai primi giorni del prossimo genna-io, il ponteggio sulla facciata nasconde-rà il “non finito” del prospetto su piazza Maggiore, le cui armoniose specchiatu-re marmoree si esaltano nel contrasto con le rudi immorsature dei mattoni. Per secoli, l’incompiutezza della fac-ciata è stata un problema (l’ultimo pro-getto di completamento data agli anni 30 del Novecento), ma agli occhi con-temporanei il rapporto così netto tra le due materie non è privo di un’originale estetica, con la sapiente messa in opera dei mattoni a vista capace di dare grazia alla muratura. Anche in quei blocchetti

Sopra: particolare del soldato dormiente realizzato da alfonso lombardi (1526 circa), una delle figure della Resurrezione nella lunetta del portale di sinistra. Sotto: le statue nella lunetta del portale centrale, scolpite da Jacopo della Quercia a partire dal 1425. Da sinistra: Sant’Ambrogio, Madonna col Bambino e San Petronio. il restauro ha evidenziato tracce di dorature nelle fasce decorative dipinte.

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❹ San Petronio la basilica eretta dal 1390 per volontà del comune non rispetta il tradizionale orientamento che vuole l’abside a est. la facciata si rivolge a nord, verso le sedi dell’autorità civile.

❶ Palazzo del Podestà È sorto alla fine del ’400 sulle strutture del palatium vetus, la duecentesca sede del governo comunale. la torre campanaria dell’arengo (1259) svetta sul sottostante voltone del Podestà.

❷ Palazzo Re Enzo costruito nel 1244, il palatium novum doveva ampliare gli spazi della sede comunale. Deve il nome al figlio dell’imperatore Federico ii che vi fu recluso dal 1249 fino alla morte (1272).

❸ Palazzo Comunale noto anche come palazzo d’accursio, ha preso origine dal palazzo della Biada sorto a fine ’200 sulle case del giurista accursio. Dal 1336 fu sede degli anziani, massima magistratura comunale.

un santo al centro del potere comunalenata nel medioevo, piazza maggiore era il luogo in cui l’identità cittadina si riconosceva nelle magistrature civili e nella basilica del patronoillustrazione di loreno Confortini

La platea communis, oggi piazza Maggiore, prese forma a partire dall’inizio del ’200, in un periodo di espansione del tessuto urbano, per rispondere all’esigenza di nuovi spazi per il governo cittadino. in principio si definì il lato settentrionale, con il palazzo del Comune (oggi del Podestà) e il suo ampliamento, l’attuale palazzo re enzo; in seguito, dalla fine del secolo, sul fronte ovest sorse il palazzo della Biada (oggi Comunale o d’accursio). sullo scorcio del ’300, sul lato meridionale ebbe inizio la costruzione di san Petronio, mentre il portico dei Banchi sorse dal primo ’400 lungo quello orientale.

❺ Piazza del nettunoFu aperta nel 1564, abbattendo un antico isolato, nell’ambito del rinnovamento urbano promosso dal governo pontificio. la statua del Nettuno che sovrasta la fontana è opera del giambologna (1563-66).

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nese Jacopo della Quercia che nelle Storie bibliche dei pilastri, nei Profeti della strom-batura, nelle Storie del Nuovo Testamento dell’architrave e nelle statue in lunetta, la Madonna col Bambino tra San Petronio e Sant’Ambrogio, ha dato un’interpretazit-ne “muscolare” del nuovo linguaggio rinascimentale. Uno stile capace di in-fluire sull’arte di Michelangelo, passato a Bologna in gioventù, quando lasciò tre opere nella basilica di San Domenico, e chiamato in seguito a realizzare la gran-de, perduta statua bronzea di papa Giulio II, per qualche anno (1508-11) esposta proprio sulla facciata di San Petronio.

creatività nella ricerca Dei FinanziamentiLe impalcature verranno smontate a gennaio, dopo le festività, e rimontate lungo i prospetti laterali che saranno interessati dal prossimo lotto di lavori. Intanto, fino all’Epifania, resterà agibile la scala che consente ai visitatori la salita alla terrazza panoramica montata sul ponteggio, con magnifica vista sui tetti della città, e, quando il lavoro dei restau-ratori lo consente, l’incontro ravvicinato con le sculture: le potenti figure di Ja-copo della Quercia – gli originali nella lunetta e i calchi delle formelle di pilastri e architrave disposti lungo le passerelle – e quelle dei portali laterali cinquecente-

schi. Sono, queste ultime, opere di gran-de eloquenza realizzate da un gruppo di artisti da cui emergono Amico Aspertini, autore del Cristo deposto nella lunetta del portale di destra, e Alfonso Lombardi, cui si devono le statue che compongono la Resurrezione nella lunetta del porta-le di sinistra. Tra gli altri protagonisti, Niccolò Tribolo, Ercole Seccadenari, ma anche la prima scultrice di qualche noto-rietà nell’orizzonte dell’arte europea, la bolognese Properzia de’ Rossi.La salita sul ponteggio, organizzata e gestita dall’associazione Amici di San Petronio, ha coinvolto migliaia di visita-tori che pagando il biglietto d’ingresso hanno contribuito al finanziamento del restauro. Il progetto nel complesso prevede una spesa di oltre sette mi-lioni di euro; fino ad ora ne sono stati reperiti due e mezzo, impiegati per il re-cupero della facciata e di due cappelle. Di questi, la metà è stata messa a disposi-zione da alcuni generosi finanziatori (in particolare fondazioni bancarie), l’altra metà è stata reperita attraverso l’autofi-nanziamento promosso con intelligen-za e molta voglia di fare dagli Amici di San Petronio attraverso iniziative come “Adotta un mattone”, “Adotta una for-mella”, “Adotta una cappella”, la promo-zione di donazioni, della devoluzione del 5x1000 dell’Irpef e molto altro.

Sopra: il baldacchino progettato dal vignola (1548) e le navate visti dall’imponente coro intarsiato quattrocentesco. a sinistra e a destra i due antichi organi della basilica, del Xv e Xvi secolo. a destra: tre passaggi del recupero delle parti dipinte nella lunetta del portale centrale.

Sopra: alcuni dei rilievi raffiguranti i Profeti nell’arco della lunetta del portale centrale, di antonio minello e antonio da ostiglia. Sono stati realizzati quando, tra il 1510 e il 1511, il portale di Jacopo della Quercia ha subito uno spostamento in avanti a opera di arduino degli arriguzzi. Sotto: il Mosè al centro dell’arco, scolpito nella stessa circostanza da amico aspertini.

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Visto da vicino, dai ponteggi, il risultato di questi tre anni di lavoro è notevole. Seguendo gli attuali criteri di restauro, i marmi sono puliti ma non tirati a luci-do. «Abbiamo proceduto con passaggi di pulitura successivi e graduali», afferma l’architetto Terra, «per garantire la pre-servazione delle patine naturali. Le co-loriture ocra del Candoglia delle statue, ad esempio, sono dovute alla presenza di ossalati, protettivi naturali che non dovevano in alcun modo essere tolti».

uno SguarDo al Futuro: il Polittico virtualeLa grande apertura gotica dell’interno è un’imponente piazza coperta che esi-bisce interventi decorativi di notevole valore. Su tutti, gli affreschi del primo Quattrocento di Giovanni da Modena nella quarta cappella di sinistra, detta “dei Magi”, con una delle più celebri raffigurazioni del Paradiso e dell’Infer-no della storia dell’arte. Due campate più avanti, la cappella di San Vincen-zo Ferrer è stata oggetto del recupero più recente nell’ambito del program-ma Felsinae Thesaurus. In questo caso, al restauro degli elementi architettonici e decorativi interni ed esterni si è af-fiancato un progetto molto particolare. La cappella custodiva in origine una delle opere più alte del Rinascimento, il Polittico Griffoni dipinto tra il 1471 e il 1472 da Francesco del Cossa e Ercole de’ Roberti per la famiglia Griffoni, patro-na del luogo. Rimosso e smembrato nel Settecento, il polittico è stato venduto a pezzi e i sedici pannelli superstiti so-no conservati in nove diversi musei in Italia e all’estero. La sfida consiste ora nella realizzazione di una sofisticata ri-produzione digitale materica dell’opera da esporre nella cappella, per far ritro-vare a Felsina, almeno virtualmente, un altro dei suoi tesori.

Sopra: la formella con la Strage degli innocenti, uno dei cinque episodi del nuovo testamento scolpiti da Jacopo della Quercia sull’architrave del portale centrale. Sotto: la basilica vista dalla torre degli asinelli prima degli interventi di restauro.

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La basilica emerge sul profilo della città con il suo potente slancio verso il cielo———————