IT La Gazzetta aprile 2013

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04/2013 IT LaGazzetta ∙∙∙ 1 www.itaca.coopsoc.it N°04/2013 IL NOSTRO CAPITALE SONO LE PERSONE L’editoriale del presidente ITACA IN ASSEMBLEA Fiera di Pordenone, 8 maggio 2013 ore 16 AVVIATA LA VILLAGE ACADEMY #2 FAB annuncia i 6 progetti selezionati www.itaca.coopsoc.it MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA COOPERATIVA SOCIALE ITACA ONLUS LA GAZZETTA CAMBIA ARRIVA LA NEWSLETTER

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Mensile di informazione sociale della Cooperativa Itaca

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04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 1

www.itaca.coopsoc.it

N°04/2013

IL NOSTRO CAPITALE SONO LE PERSONEL’editoriale del presidente

ITACA IN ASSEMBLEAFiera di Pordenone, 8 maggio 2013 ore 16

AVVIATA LA VILLAGE ACADEMY #2FAB annuncia i 6 progetti selezionati

www.itaca.coopsoc.it

MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA COOPERATIVA SOCIALE ITACA ONLUS

LA GAZZETTA CAMBIA ARRIVA LA NEWSLETTER

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CONVOCAZIONE ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI

MERCOLEDì 08 MAGGIO 2013 ALLE ORE 16.00

presso la sala CoNgressi ‘g. ZuliaNi’ dellaFiera di pordeNoNe - V.le TreViso 1, pordeNoNe

rinnovo Consiglio di amministrazioneapprovazione bilancio d’esercizio al 31.12.12

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IL NOSTRO CAPITALE SONO LE PERSONEPordenone

Sono passati quasi dodici anni da quando, in Casa del Popolo a Torre di Pordenone, in una nevosa giornata di dicembre, veni-vo proposto come presidente di Itaca da Gigi Bettoli ed eletto dall’Assemblea dei soci. Ricordo ancora il grande abbraccio di in-coraggiamento che Gigi mi diede in quella occasione e le belle e semplici parole che spese nei confronti miei e della nuova presi-denza che si andava ad insediare. Fu un passaggio di testimone non semplice: Gigi è stato un gran-de presidente ed ha avuto il grande merito, fra le altre cose, di riu-scire a far crescere intorno a sé un gruppo di persone, che io amo definire un collettivo, che nell’innamorarsi della cooperazione ci si è spesa con passione e professionalità, ed ha fatto dei primi anni di vita di Itaca un’esperienza entusiasmante e, credo, irripetibile. Gigi ha lasciato un grande segno all’interno della nostra organiz-zazione e non è stato facile per me prenderne il posto.Così è stato comunque, e sono stati anni belli ed entusiasman-ti, sempre, anche quando abbiamo vissuto momenti di difficoltà. Itaca si è sempre distinta per la grande compattezza dimostrata sia nel bene che nel male. Un episodio per tutti è quello del primo bilancio che portavo in approvazione da presidente. Era il bilan-cio del 2002, approvato nel 2003. Presentava dei dati non buoni. L’avvio di svariati servizi a gestione propria ed i costi per il relativo start-up, aveva messo in sofferenza l’intero bilancio della Coope-rativa e bisognava votare in assemblea una manovra straordinaria con cui i soci, autotassandosi, contribuivano alla copertura della perdita. Non fu facile portare una proposta del genere, ma si do-veva. Già nelle assemblee di zona i soci compresero la delicatezza della questione e le ragioni che la avevano causata. Nonostante il giusto disappunto da parte di molti, non vi fu colpevolizzazione da parte di nessuno al punto che, successivamente, in assemblea generale, votammo all’unanimità di tassarci per 100 euro a testa per coprire la perdita. Alcuni anni dopo li restituimmo, a onor del vero, ma all’epoca non ci sentimmo di ventilare una promessa in tal senso, non eravamo in grado di garantirne l’onorabilità.

Sono stati anni di forte e continua crescita ed evoluzione. Ho già detto più volte e lo ripeto oggi, che il mio compito di rappresen-tanza è sempre stato facilitato dalla gente di Itaca, dai soci che fanno gli operatori e che fanno la differenza nella qualità dei ser-vizi che eroghiamo, ai coordinatori che si spendono in acrobazie organizzative e gestionali olimpiche, a tutti gli uffici di staff che garantiscono il funzionamento aziendale ma anche mutualistico della nostra impresa, alla rinnovata e ringiovanita direzione della Cooperativa, frutto di una riorganizzazione portata a termine frut-tuosamente appena tre anni fa.Il rinnovamento in un’organizzazione è il segreto della sua longe-vità. Nelle cooperative è fra i principi fondanti. Si chiama inter-generazionalità. Significa costruire insieme agli altri per gli altri. Costruiamo bene una cosa insieme, consolidiamola, trasferiamo il nostro sapere a quelli che arrivano dopo di noi. Mettiamoli al corrente del progetto, condividiamolo ed infine, quando saranno pronti, consegniamoglielo insieme alle chiavi di casa e aiutiamoli a fare in modo che il progetto si elevi, al punto che quelli che verranno dopo ancora si dimentichino di noi ed abbiano in mente solo il futuro. Il nostro capitale sono le persone, il loro pensiero, la loro passione e professionalità. La loro onestà.Ecco l’onestà è un valore che negli ultimi anni è stato molto mal-trattato. Alcune volte screditato a favore della furbizia dell’otte-nere le cose a qualsiasi costo. È un valore che invece in Itaca è sempre stato alla base di ogni pensiero e di ogni azione. È il pri-mo valore aggiunto che mi sentirei di rilevare se dovessi stilare un elenco di positivi elementi che caratterizzano Itaca. Ce ne sono molti altri ovviamente, ma il cardine da cui discendono è questo. La mutualità, la democrazia, l’attenzione alle persone ed ai loro bisogni, all’ambiente, la tensione ai diritti di cittadinanza. Sono tutti valori solidi e ben chiari alla “Gente di Itaca”. Ed è a questa bella gente che passo le chiavi di casa, sapendo che il governo della stessa non potrà essere che migliore. Perché così deve essere.Ringrazio tutti per avermi fatto sentire sempre orgoglioso ed ono-rato di rappresentare Itaca in tutti questi anni.Ci vediamo in assemblea.

EDITORIALEdi Leo Tomarchio PresidenTe

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SOMMARIO

e2025∙“DIECI EMOZIONI"Provare a discorrere intorno ad una mostra di fotografia

27∙DALLE SERRE ALL’ORTO SINERGICOIn Carnia piante e verdure stimolano il lavoro di rete e di comunità

28∙COOPERARE O COMPETERE? INSIEME È MEGLIOEducazione cooperativa come metodo di apprendimento creativo e ludico

RICERCA E SVILUPPO30∙LE PAROLE DEL SOCIALE: ASCOLTO

INsicurezza32∙COME E’ ANDATA LA SICUREZZA SUL LAVORO IN COOPERATIVA NEL 2012?

INpersonale33∙È PARTITO IL PROGETTO “ITACA, UN’ISOLA DI CONCILIAZIONE”Baby Parking, il Supporto scolastico teenagers e il Baby-sitter on call

IN COPERTINA Immagine di Fabio Della Pietra

PRIMO PIANO05∙LA GAZZETTA CAMBIA ARRIVA LA NEWSLETTER

L’INTERVISTA DEL MESE07∙STIMOLAZIONE MUSICALE CERTIFICATABase comune l’integrazione e l’apertura nel “prendersi cura” di se stessi e degli altri

ITACA IN ASSEMBLEA10∙FIERA DI PORDENONE8 MAGGIO 2013 ORE 16

SPECIALE FAB!11∙AVVIATA LA VILLAGE ACADEMY #2FAB annuncia i 6 progetti selezionati

ATTUALITà13∙NUCLEO GIALLO “TARGATO” GENTLECAREÈ il primo servizio in Friuli Venezia Giulia ad ottenere la certificazione

15∙CASA RICCHIERI FA RIMA CON SPAGNANuovo arrivo per il Servizio di Volontariato Europeo

16∙CIPART PER PALAZZO CONTEMPORANEODal 12-4 al 12-5 la collettiva artistica a Udine

18∙LA CARTA DEI VALORI E DEI COMPORTAMENTIL’area Anziani residenziale sigla un patto tra Itaca, operatori e comunità

20∙“GRIGIO BRILLANTE”Un tempo e uno spazio per l’incontro e la socializzazione della terza età

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Pordenone

A seguito dell’attivazione della procedura di consegna delle buste paga in formato digitale, che con il mese di maggio 2013 (ovvero con la paga di aprile) diverrà definitiva a fronte del successo della fase sperimentale, si è resa op-portuna anche una riflessione inerente non solo la distribuzione ma prima di tutto l’impostazio-ne e realizzazione di IT Gazzetta, il mensile di informazione della Cooperativa Itaca.Nelle scorse settimane, il Consiglio di ammini-strazione ha affrontato la questione e ha deciso l’attivazione di una Newsletter in forma digi-tale con cadenza mensile che sarà inviata via email a tutti i soci e le socie, come già avviene con la busta paga. La Newsletter sostituirà a tutti gli effetti il mensile cartaceo. L’edizione cartacea della Gazzetta rimarrà con 4 usci-te all’anno, in forma trimestrale, il cui primo numero (in uscita verosimilmente tra luglio ed

A PARTIRE DA MAGGIO L’EDIZIONE CARTACEA DIVENTA TRIMESTRALEOGNI MESE UNA NEWSLETTER DIGITALE PER INFORMARE I SOCI

agosto) sarà dedicato al bilancio 2012.La riflessione sul futuro del nostro mensile non poteva essere disgiunta dalla nuova forma di distribuzione delle buste paga. Tenuto conto dell’attivazione delle paghe in formato digitale, e in un’ottica (che pur va considerata) di raziona-lizzazione delle risorse, il Cda ha deliberato che La Gazzetta mensile seguisse la stessa sorte, passando definitivamente al digitale. Formato che – in versione pdf -, come certamente tutti saprete, è già disponibile da anni nel sito di Ita-ca ed è già utilizzato da alcuni soci (Issuu.com).La decisione si inserisce in un ragionamento più ampio inerente l’informazione e la comu-nicazione sociale di Itaca, ovvero quello di un piano integrato basato sull’uso coordinato dei mezzi cartacei e dei nuovi mezzi della rete (in particolare i social media e Facebook). Negli ultimi anni si sta assistendo ad una trasforma-zione radicale nella comunicazione, tuttora in corso con un’accelerazione progressiva. Sono

cambiati i mezzi di diffusione (dal cartaceo al digitale), le modalità di lettura (la comunica-zione è in movimento, ricerca della notizia), il pubblico stesso è mutato con la conseguente formazione di nuove aggregazioni, facilitate dai nuovi (social) media.

La comunicazione si è evoluta e la rivoluzione digitale si è completamente affermata. In qual-siasi punto del processo di formazione della notizia, il digitale (la rete, la posta, il computer, i cellulari di ultima generazione) è presente. Questo ha portato ad un cambiamento non solo nella modalità di lettura, ma anche nei tempi di fruizione della stessa. Si è passati dalla lettura del giornale cartaceo alla consultazione in rete delle notizie/informazioni, con conse-guente cambiamento dei tempi di fruizione: la stessa notizia può/deve essere letta in abstract in 3 minuti, in approfondimento in 20’, sui social media in pochi secondi.

LA GAZZETTA CAMBIAPRIMO PIANO

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PRIMO PIANO

E’ cambiato anche il pubblico, la facilità di for-mazione di comunità di interesse, aggregate per parametri diversissimi e tra di loro spesso intersecati, ha portato ad un fenomeno com-pletamente nuovo: le comunità, prima formate intorno a ‘testate’ di opinione, i classici giorna-li, si sono frammentate e conseguentemente espanse in miriadi di gruppi che in comune hanno, ad esempio, età, hobby, appartenenza ad un’associazione di categoria, interessi… Ag-gregazioni al cui interno funziona il sistema del passaparola e del peer to peer, che rende più attendibile ogni informazione trattata (al di là della validità intrinseca di questa).Un dato sostanzialmente nuovo si è così af-fermato: il lettore è non solo destinatario, ma diffusore a sua volta della notizia avvalorandola con la sua ‘faccia’: la facilità della condivisione (Facebook), della pubblicazione su altre bache-che (mailing-list, blog), del passa parola (Twit-ter) rendono estremamente interessante que-sta nuova modalità di comunicazione, basata sul fare community.Ciò detto, è evidente che un mezzo di comuni-cazione non elimina definitivamente l’altro, ma si affianca agli esistenti, e i media, integrandosi e sviluppando ognuno le proprie caratteristi-che, diventano un unico insieme informativo in cui l’utente può effettuare le proprie scelte. Lo abbiamo visto e sperimentato anche noi di Itaca, soprattutto con FAB: l’integrazione degli strumenti crea eco e ridondanza, così da offri-re il dialogo, la discussione e la partecipazione su Facebook; l’articolo di approfondimento, più ampio, proposto sul sito; le news in 140 caratteri (come in Twitter); il video collegato su Youtube. E ciascuno di questi ‘canali’ offre la possibilità di passare ad uno degli altri formati.Ciò presuppone che la medesima notizia venga ‘trattata’ in modi diversi, rispettando i limiti e le caratteristiche del mezzo cui è affidata. La professionalità richiesta cambia, sviluppando nuove capacità e competenze, non ultima, e fondamentale, la tempestività dell’informazio-ne: vi sono ‘luoghi’ dell’informazione in cui una risposta o un commento vanno dati in un tem-po massimo di 24 ore, pena l’obsolescenza del messaggio (Facebook) e l’abbandono da parte del lettore.Il redattore/giornalista diventa così un vero e proprio comunicatore, la figura che – oltre a rac-cogliere e preparare la notizia - raccoglie anche i commenti, risponde, crea e sviluppa dibattito, di-ventando così anche animatore della community.La linea sulla quale si è mossa e si muove Itaca è quella della comunicazione integrata, che si avvale degli strumenti tradizionali (comunicati stampa, IT La Gazzetta, sito web, conferenze

stampa, grandi eventi) integrando quelli nuovi (Facebook in primis).Un discorso a parte lo merita proprio Facebook, che al momento è il social network più popola-to con il suo miliardo di utenti in tutto il mon-do. In Friuli Venezia Giulia gli utenti sono più di 500.000, con un trend di crescita superiore alla media nazionale. Facebook pubblica e con-divide in maniera semplicissima notizie, foto, dibattiti, appuntamenti e video. E’ strumento di discussione e pubblicizzazione di iniziative importantissimo e strategico, lo abbiamo già testato con FAB, come accennavo sopra: come strumento principale per la costruzione di com-

munity va seguito quotidianamente, alimentan-do discussioni e news.Su Facebook oggi Itaca dispone di 3 pagine uf-ficiali nonché di 1 profilo: Cooperativa Sociale Itaca, pagina istituzionale con 697 “Mi piace” tutti spontanei; FAB, pagina ufficiale di Faber Academy Box con 691 “Mi piace”; ITACA OGNI GIORNO DIRETTA AI DIRITTI pagina con 504 “Mi piace”; Itaca Cooperativa profilo con 1461 amici.

Fabio Della Pietra

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STIMOLAZIONE MUSICALE CERTIFICATAESPRESSIVITà, CREATIVITà E TECNICA MUSICALE SONO DECISIVE. MA BASE COMUNE DEVONO ESSERE L’INTEGRAZIONE E L’APERTURA NEL “PRENDERSI CURA” DI SE STESSI E DEGLI ALTRI.

Pordenone

Una formazione lunga 650 ore, soprattutto pra-tiche, per inserire il metodo della Stimolazione Musicale nell’ambito sociale quotidiano della Cooperativa Itaca. Un lavoro intenso e impe-gnativo che si è concluso con la consegna - da parte del maestro Alberto Chicayban alla sua assistente Rachele Glorioso - di un certificato di formazione, un riconoscimento alla valenza ed efficacia del metodo MusicStim ed alla lun-gimiranza della Cooperativa friulana. Quello che segue è il resoconto di una lunga chiacchierata con Rachele.

rachele, come è entrata la musica nella tua vita?Credo di essere nata con una passione innata per la musica. Per occuparsi di me, mia madre ha scelto di lasciare il lavoro da impiegata e io ho ricordi di giornate trascorse ad ascoltarla cantare mentre era occupata nelle faccende di casa. Per accompagnarla pigiavo a caso i tasti di una piccolissima tastiera giocattolo. Era il mio passatempo preferito fino a quando, all’età di 5 anni, ho utilizzato tutti i mezzi possibili per una bambina di quella età (pianti e urla com-presi) per ottenere dai miei genitori che mi fa-cessero studiare pianoforte. E così è iniziata la

mia formazione, e con il trascorrere degli anni la musica è diventata inscindibile dalla mia vita, fino al conseguimento del Diploma di Conser-vatorio. Nella mia famiglia non c’erano musici-sti, se non dei parenti lontani, ma il desiderio di far musica per me è stato sempre molto natu-rale, come imparare a leggere e a scrivere.

Quando e come hai pensato di met-tere insieme la tua formazione mu-sicale e il lavoro nel sociale?Quando ho conseguito il Diploma di Maturità classica stavo studiando per conseguire anche il Diploma di Conservatorio, allora ho dovu-

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L'INTERVISTA DEL MESE

to compiere una scelta importante per il mio futuro. Desideravo molto continuare gli studi universitari per diventare medico, ma erano in-conciliabili con lo studio del pianoforte che era diventato intenso e molto impegnativo. Non vo-levo però abbandonare l’idea di intraprendere gli studi universitari, così tra i vari depliant, mi sono soffermata sul corso di laurea in “Scienze dell’Educazione” e ho avuto come “un’illumina-zione”: avrei utilizzato la musica non per diven-tare semplicemente una concertista, ma l’avrei “amalgamata” agli studi psicologici, pedagogi-ci, filosofici che tale corso di laurea mi offriva anche se, a quel tempo, non avevo ancora idea di come ciò sarebbe stato possibile.

sei stata la prima persona della Cooperativa itaca a portare a buon fine il processo formativo interno per lavorare con la stimolazione Musicale.Lavoravo da poco per Itaca nel settore mino-ri, quando sono stata invitata ad effettuare un colloquio con il maestro Alberto Chicayban per ricoprire il ruolo di assistente e aiuto regista del progetto Ritmicizia. Da lì è iniziata la mia formazione ufficiale in Stimolazione Musicale (MusicStim), Musicstim è una disciplina che ri-chiede non solo l'utilizzo di risorse strumentali, ma anche l'uso della voce e del corpo del musi-cista. Dovevo darmi da fare per imparare cose nuove, ma era quello che volevo.Come condizioni di partenza nella formazione, mi sono state richieste la conoscenza profes-sionale del linguaggio musicale e la capacità d’esecuzione tecnica del mio strumento. Do-vevo anche fare piccoli arrangiamenti musica-li, comporre, dirigere e imparare a stendere progetti nell’ambito tecnico musicale. Un altro aspetto importante su cui ho dovuto inizialmen-te lavorare è stato il raggiungimento di assenze di blocchi corporei o difficoltà espressive, e in ciò gli studi di Alexander Lowen sono stati fon-damentali.

Ci racconti come si è sviluppato il tuo percorso formativo?La formazione si è basata sull’attivazione di laboratori pratici all’interno dei progetti di Sti-molazione Musicale in atto, grazie ai quali ho potuto ottenere la dimestichezza con la tec-nica. Mi sono impegnata in diversi laboratori, dal progetto Ritmicizia, per ragazzi in situazio-ne di disagio, poi anche nei Laboratori in Case di riposo e Centri diurni per anziani fragili. Ho avuto altre esperienze nei Centri diurni per l’handicap e all'interno dei Dipartimenti di sa-

lute mentale. Tra le materie affrontate c’erano l’improvvisazione musicale, l'utilizzo del corpo durante il lavoro di Stimolazione Musicale e processi di valutazione, ad esempio. Poi è sta-to necessario studiare la fisarmonica perché lo strumento è molto versatile, inoltre posso suonarlo mentre utilizzo il corpo secondo i pro-tocolli della Stimolazione Musicale. C'è stata una parte teorica con Filosofia della Musica e anche altre discipline come Pedagogie della Musica e Audiodinamica.Sono state alla fine 650 ore complessive, 182 ore di tirocinio e molta supervisione. È stato un lavoro intenso e impegnativo che si è con-cluso con la consegna del Certificato di Forma-zione all’Assemblea dei soci di Itaca tenutasi a Palmanova l'anno scorso. Sono stata onorata e ringrazio la Cooperativa Itaca e il maestro Al-berto Chicayban per il supporto datomi e per avermi concesso questa opportunità, che per me non è certo la fine di un lavoro, anzi, la considero l’inizio di ulteriori approfondimenti nel campo.

prima di arrivare in itaca avevi cer-cato altrove una formazione simile?Il desiderio di utilizzare la musica nel sociale mi aveva portata a cercare diversi corsi di forma-zione in musicoterapia e prima di Itaca avevo effettuato un colloquio presso una scuola di musicoterapia a Udine. Ero stata accettata per l’anno di formazione in corso, ma in realtà ho di fatto desistito dall’iscrivermi. A distanza di tempo e di studi, posso affermare di esserne contenta, non solo per l’onerosità di quel corso di formazione, il cui colloquio più che essere teso alla verifica delle effettive caratteristiche del candidato era concentrato all’esplicitazione di tutti i costi delle lezioni e dei vari seminari, ma anche perché non avrei probabilmente avu-to la possibilità di lavorare direttamente e inten-samente sul campo e con la costante, attenta e diretta presenza del mio supervisore. Credo, inoltre, che il lavoro dello Stimolatore Musicale sia molto differente da quello del Musicotera-peuta. Ed è più vicino all’utilizzo che io auspico per il mio lavoro.

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L'INTERVISTA DEL MESE

secondo qualcuno, l'utilizzo del-la musica in area assistenziale spesso non ha a che fare con il lavoro tecnico musicale o con la mentalità del musicista profes-sionista. sei d’accordo?In effetti, sovente sento dire che non bisogna essere musicista per utilizzare la musica in am-bito assistenziale. Credo che dipenda dall’uti-lizzo che se ne vuol fare, della musica. Certo, non serve essere musicista per poter animare una festa con canti e cd musicali, ma se le fi-nalità che si desidera perseguire sono volte a portare dei cambiamenti nelle aree interessate il discorso cambia. È allora che subentra, a mio avviso, lo stimolatore musicale - noi lo chiamia-mo musicstimmer - che deve prendere in con-siderazione l’attenzione alla cultura musicale del gruppo seguito, del loro territorio d’origine. Così si riesce veramente a coinvolgerlo in un dialogo musicale che deve dare spazio anche alla bellezza per arrivare a quel sognato “canale

di comunicazione non verbale” tra tutti gli attori coinvolti nel processo: gli operatori dell’équipe, i familiari e anche le persone care al soggetto trattato. La porta dei Laboratori rimane aperta a tutti quelli che vogliono partecipare al processo, non ci sono segreti o aspetti da nascondere per motivi di privacy o altro.

Ci esponi alcuni dei progetti di stimolazione Musicale in cui sei coinvolta?Nel 2006–2007 ho avuto la possibilità di par-tecipare a Ritmicizia, vincitore tra l’altro di un concorso di idee indetto dall'Ambito socio-assistenziale del Comune di Udine, in qualità di assistente e aiuto regista di Alberto, auto-re del progetto e esperto della disciplina Mu-sicstim. Ritmicizia ha avuto la durata di circa un anno e ha coinvolto un gruppo eterogeneo di ragazzi disadattati e segnalati come a rischio dall'Ambito socio-assistenziale. I partecipanti, ritenuti violenti, irruenti o emarginati, avevano

basso rendimento scolastico motivato da defi-cit d'attenzione. Ma hanno realizzato una sorta di spettacolo musicale che abbinava alle prove una serie di pratiche di gruppo per aumentare il loro grado d'integrazione, la concentrazione ed il controllo emotivo. Infatti è stata un'esperien-za pratica di strumento preventivo in situazioni di disagio giovanile.Più recentemente, invece, ho effettuato un per-corso di Stimolazione Musicale con un ragazzo affetto da sindrome di down, con obiettivi arti-colati suddivisi in tre aree per migliorare nell’a-rea emotiva lo sviluppo dell’autostima, la ridu-zione di ansie, paure e tensioni. Poi ho cercato di lavorare sulle abilità relazionali e rinforzare le funzionalità corporee con l'utilizzo di percorsi musicali per ottenere un miglioramento dell'at-tenzione e della concentrazione. Attualmente sto studiando la possibilità di costruire percorsi interdisciplinari con la Stimolazione Musicale nel campo rieducativo e, nello specifico, asso-ciarla alla creazione di dipinti con la tecnica del Mandala.

a chi, come te, cerca di mettere in-sieme musica e lavoro nel sociale, quale consiglio daresti?A tutti coloro che hanno la mia stessa passione non posso che consigliare di ricercare il percor-so che sentono più vicino alle loro inclinazioni, di non smettere mai di studiare, approfondire e migliorarsi e allo stesso tempo essere atten-ti osservatori dell’ambiente che ci circonda, e non cessare mai di lavorare in rete. Nell’ambito sociale, ogni persona, qualsiasi ruolo ricopra, è importante per la riuscita di ogni intervento. Una buona base teorica è sicuramente l’incipit, ma l’espressività, la creatività, la tecnica musi-cale sono decisive così come l’integrazione e l’apertura, per me fondamentali, nel “prendersi cura” di se stessi e degli altri.Un autore a me caro, Antoine de Saint Exupery, ne Il Piccolo Principe scrive: “Gli uomini colti-vano 5000 rose nello stesso giardino… e non trovano quello che cercano… e tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua. Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore!”. E’ un augu-rio che esprimo a tutti.

Fabio Della Pietra

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alle socie ed ai soci della cooperativaai componenti il Collegio sindacale

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCIla s. V. è invitata

all’Assemblea Generale ordinaria dei soci della Cooperativa ITACA società cooperativa sociale Onlus in prima convocazione per il giorno 30 aprile 2013 alle ore 8.00 c/o la sede legale di Vicolo Selvatico n.16 a Pordenone ed in seconda convocazione per

MERCOLEDì 08 MAGGIO 2013 ALLE ORE 16.00

presso la sala Congressi ‘g. Zuliani’ della

Fiera di pordeNoNe - V.le Treviso 1, pordenoneLa seduta verterà sul seguente Ordine del Giorno:

approvazione bilancio d’esercizio al 31.12.12, della relazione sulla gestione (comprensiva del Bilancio sociale) e della relazione del Collegio sindacale – delibere conseguenti;approvazione regolamento elettorale;rinnovo Consiglio di amministrazione;Varie ed eventuali.

La validità della seduta e la conseguente possibilità di deliberare sugli argomenti previsti, è subordinata al raggiungimento del quorum previsto dall’art. 21 dello Statuto. Qualora non potesse intervenire personalmente, potrà farsi rappresentare da un’altra socia (o socio) con delega scritta.Confidando nella Sua partecipazione, La saluto cordialmente.

il PresidenteRosario Tomarchio

al presideNTe dell’assemblea dei soci della Cooperativa iTaCa del 08.05.13Egregio Presidente, non potendo intervenire personalmente all’Assemblea Ordinaria dei soci del 08.05.2013 pres-so il Centro Congressi della Fiera di Pordenone, Le comunico che ho delegato a rappresentarmi il Socio sig. ____________________________________________________ (SCRIVERE IN STAMPATELLO) affidandogli i più ampi poteri ed appro-vando fin d’ora il Suo operato.

Distinti saluti. Nome e Cognome ________________________________________________ Firma __________________________________________

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Pordenone

“Dopo una lunga e faticosa giornata, abbiamo concluso la selezione delle idee: FAB annuncia con piacere che sono 6 i progetti che entreran-no a far parte della seconda Village Academy! Grazie agli amici di Cooperativa sociale Itaca e Dof Consulting. Nei prossimi giorni vi dare-mo maggiori informazioni”. Con queste parole lo scorso 15 marzo, dalla pagina Facebook uf-ficiale di FAB (www.facebook.com/FaberAca-demyBox), Christian Gretter, coordinatore del progetto, annunciava i primi particolari sulla conclusione della fase di valutazione e selezio-ne che avrebbe portato all’identificazione della nuova ondata di “fabers” e all’ingresso dei 6 progetti nella seconda Village Academy partita l’8 aprile nella sede dell’incubatore di Itaca, in via San Francesco 1/C a Pordenone.

AVVIATA L’8 APRILE A PORDENONE LA VILLAGE ACADEMY #2

“Valutazione, empowerment, competenze co-municative, sviluppo tecnologico e imprendi-toriale, ma anche creatività e valenza sociale del progetto, social & business plan. Sono sta-te queste le parole chiave – aveva proseguito Gretter - sulle quali ci siamo concentrati questa mattina in vista della selezione delle idee che entreranno nella prossima Academy. In attesa di incontrare gli aspiranti fabers, nella Direzione strategica allargata di questa mattina, Itaca e Dof si sono confrontati sulle strategie e gli stru-menti per ottimizzare il funzionamento e l'effi-cacia della 2^ edizione della Village Academy, 100 giorni di formazione plenaria e peer to peer per trasformare le idee selezionate in progetti d'impresa”.Ma quali sono le 6 idee progettuali entrate in Academy, chi sono i progettisti e da dove arriva-no? Vediamolo insieme.

Si chiama "Fondaco", è stato presentato da Alessandro Vit e Luca Gabrielli, entrambi di Trieste, ed è un laboratorio artistico che fa del riuso e del riutilizzo i suoi punti di forza. Questo è il progetto #1 ad entrare nella 2^ Academy di FAB (una precisazione, l'ordine in cui annuncia-mo i progetti è semplicemente casuale e non ha alcuna altra valenza).Alessandro Zorzetto guida il gruppo di quattro componenti proveniente da Sacile che ha pre-sentato "Rural Box", il progetto #2. La proposta è quella di una architettura low cost a risparmio energetico."Tratto sociale" è il nome del progetto #3, è stato presentato da Debora Macoratti e Jgor Brigada di Codroipo e si occupa di ristorazione e inserimento lavorativo.Arrivano da San Vito al Tagliamento, sono Leti-sia Barbuio e Sarah Zuccarello e il loro è il pro-

FAB ANNUNCIA I 6 PROGETTI DELLA SECONDA ONDATA

Speciale FAB!

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Speciale FAB!

getto #4. Tutto al femminile, si chiama "Green Bin - La spesa alla spina". Parole chiave educa-zione alimentare e agriturismo.Il progetto #5 si chiama "The Vibes" ed è stato presentato da Marco Carillo, che arriva da Por-denone. Il focus è quello dell'impresa culturale."La casa di Bart" di Marzia Basei, che viene da Dandolo di Maniago, è il progetto #6. L'idea è quella di un canile integrato con il territorio. Questo è il sesto ed ultimo progetto ad entra-re nella seconda Village Academy. A Marzia - e a tutti gli altri faber - un caloroso benvenuto in FAB da parte di Cooperativa sociale Itaca e di Dof Consulting!

Successivamente, Christian Gretter e Manolo Battistutta si sono ritrovati per pianificare i 100 giorni di Academy: coworking, mentoring e 28 giornate formative tra comunicazione, sviluppo delle competenze sociali, progettazione, bud-get, diritto del lavoro, modelli di business e sto-ria dell'economia sociale.“Richiamandomi al custode del fuoco – ha pro-seguito Christian Gretter -, sottolineo che FAB offre la possibilità di concretizzare progetti d'in-novazione sociale: “definiamo innovazioni so-ciali le nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che soddisfano dei bisogni sociali (in modo più efficace delle alternative esistenti) e che allo stesso tempo creano nuove relazioni e nuove collaborazioni. In altre parole, innovazioni che

sono buone per la società e che accrescono le possibilità di azione per la società stessa” (Libro Bianco sull’innovazione sociale – Geoff Mulgan, Robin Murray e Julie Caulier Grice).Il lavoro di FAB nelle scorse settimane non si è limitato a questo. Lo scorso 21 marzo, infat-ti, nella sede di vicolo Selvatico 16 della Coo-perativa sociale Itaca a Pordenone, si è svolta una importante giornata formativa con Tama-mi Komatsu. Project Consultant presso Spin-ner Fellow e Miex Team Unibo Marketing and Communication Assistant presso University of Bologna. Komatsu vanta tra le precedenti esperienze quelle di Volunteer presso Libera Associazioni, Nomi, e Numeri contro le mafie, Staff Member presso European Summer Scho-ol on Social Economy e Facility Monitor/Office Assistant presso International House at the University of California. Ripensiamo i business model? Questo è stato l'oggetto dello speciale

incontro rivolto alla Direzione strategica di FAB e allo staff di Itaca.Infine, grazie al Forum del Terzo settore Mar-che, Acli e tanti altri, FAB si è presentato a Fano il 12 aprile in una giornata completamente de-dicata.

Fabio Della Pietra

Tamami Komatsu

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Sacile

Il “Nucleo giallo” della residenza protetta per an-ziani di Sacile è il primo servizio in Friuli Venezia Giulia ad ottenere la certificazione in riferimento alla norma Gentlecare. Nel corso dell’audit, svol-to da Francesca Vassallo dell’ente di certificazio-ne Bureau Veritas, sono state verificate tutte le voci della checklist di applicazione delle Linee guida Gentlecare, nonché gli elementi previsti dalla norma rispetto al servizio, in particolare della normativa strutturale e di quella normativa sanitaria.La visita, tenutasi il 20 marzo a Sacile, è stata un’occasione di verifica ma anche di crescita grazie alle modalità costruttive e collaborative dell’ente certificatore. La Residenza di Sacile e la Cooperativa sociale Itaca hanno così dimo-strato la capacità, la competenza, la tenacia e la passione con cui gestiscono il servizio.

I responsabili del servizio, il direttore Rossano Maset e l’assistente sociale Paola Peruzzetto, dipendenti del Comune di Sacile, e i responsabili di Itaca tra cui la coordinatrice Marta Bressaglia, la referente infermieristica Katia Crema, la Refe-rente del Nucleo giallo Mara Demurtas e tutti i professionisti della residenza si sono impegnati nell’applicazione del metodo Gentlecare.La direzione della Casa per anziani aveva da tempo ravvisato il problema della gestione de-gli ospiti affetti da demenza e deambulanti, che spesso tentavano la fuga, ad esempio, percor-rendo i corridoi del sotterraneo o vagando nei reparti. Si tratta di anziani con esigenze partico-lari connesse alla patologia dementigena di cui soffrono: avevano bisogno di muoversi libera-mente, di toccare tutti gli oggetti che capitavano loro a tiro, di andare negli armadi a rovistare. I loro bisogni mal si coniugavano con le necessi-tà degli altri ospiti, ricoverati per problematiche

NUCLEO GIALLO “TARGATO” GENTLECAREÈ IL PRIMO SERVIZIO IN FRIULI VENEZIA GIULIA AD OTTENERE LA CERTIFICAZIONE

ATTUALITà

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ATTUALITà

fisiche, che poco sopportavano la convivenza dando origine a tensioni e lamentele. Già nel 2001, quando erano stati avviati i lavori di ristrut-turazione della Casa, era prevista la realizzazione di un nucleo dedicato alle persone con queste problematiche.

Il Nucleo giallo accoglie oggi ospiti affetti da patologie dementigene nella fase dei disturbi comportamentali e deambulanti senza l’utilizzo di ausili. Quando le persone perdono tali carat-teristiche, in seguito solitamente ad un aggrava-mento delle condizioni di salute, ad esempio per un attacco ischemico, possono essere spostati negli altri nuclei.In seguito al termine dei lavori di ristrutturazione, il Nucleo è stato aperto il 21 dicembre del 2009. Dopo una prima fase di inserimento graduale, il reparto ha raggiunto la copertura della massima capacità ricettiva di 19 ospiti a giugno 2011.La direzione della struttura ha così valutato che, pur disponendo di un totale di 22 posti, la pre-senza di un numero così elevato avrebbe com-promesso la qualità del servizio, e ha preferito at-tenersi ad una capienza massima di 19 posti letti.Gli obiettivi previsti dal servizio sono articolati: rallentare il progressivo deterioramento delle capacità funzionali, cognitive, motorie; garantire interventi sanitari, assistenziali, sociali specifici in modo tempestivo e integrato; controllare e contenere i disturbi comportamentali riducendo l'utilizzo dei mezzi di contenzione fisica e farma-cologica; monitorare l’evoluzione delle capacità funzionali, cognitive, motorie residue del malato e la frequenza dei disturbi del comportamento eventualmente presenti; razionalizzare il tratta-mento farmacologico.

La residenza, inoltre, in collaborazione con la Co-operativa sociale Itaca, ha scelto il metodo Gen-tlecare come linea guida operativa nella gestio-ne del servizio. Gentlecare, ideato e promosso dalla terapista canadese Moyra Jones, è un si-stema di cura protesico che si sviluppa a partire dalla comprensione profonda della malattia e del tipo di disabilità che provoca, per poi cogliere e valorizzare le capacità residue del malato, la sua storia e i suoi desideri, nell’intento di persegui-re il suo benessere con un sistema in grado di sostenerlo.“Spazio, Persone, Programmi” sono i tre ele-menti fondamentali della protesi di cura che viene progettata, dall’équipe multiprofessionale che applica Gentlecare, per ogni persona affetta da demenze.Il metodo sottende anche agli aspetti organizza-tivi del servizio. Il personale, ad esempio, che rappresenta il principale agente terapeutico,

va selezionato con modalità che permettano di valutare la presenza di caratteristiche Gentleca-re come la flessibilità, il senso dell’umorismo, la capacità di osservare, l’uso di un linguaggio chiaro e obiettivo, esperienze positive di vita con gli anziani, la capacità di risoluzione creativa di problemi.Il percorso di accoglimento nel servizio della persona con demenza deve prevedere alcuni elementi fondamentali per la conoscenza: un primo colloquio informativo, con un familiare o una figura di riferimento, presso la sede del ser-vizio; la visita domiciliare; la visita pre-ingresso, la compilazione di una scheda biografica; l’inse-rimento graduale.Cruciale è l’alleanza terapeutica tra famiglia e operatori, che si rende concreta nel coinvolgi-mento dei familiari nell’elaborazione del proget-to individualizzato, in una costante informazione, nella programmazione di incontri informativi, nella possibilità di sollievo nella cura. Infine la progettazione e la configurazione degli spazi, l’arredo, la luce e i colori sono un elemento tan-to importante - quanto sottovalutato - nella cura della persona.

Per la formazione e la consulenza all’applicazio-ne del modello, la Residenza di Sacile si è avval-sa della collaborazione con il team del Gruppo Ottima Senior, società costituita dalla referente italiana per il modello Gentlecare, Elena Bortolo-miol, da Laura Lionetti della Cooperativa sociale Itaca e dal Laboratorio di Architettura di Enzo An-giolini. Ottima Senior si occupa di progettazione e organizzazione di servizi per anziani, con speci-fica competenza nell’area della demenza, in una prospettiva d’insieme.Dopo anni di collaborazione con Moyra Jones, dal 2011 il gruppo è referente - per la società Moyra Jones Resources Ltd - della diffusione

e verifica del metodo per l’Italia e l’Europa. Nel corso del 2011 si è inoltre instaurata la collabora-zione tra il Gruppo Ottima Senior e Bureau Veri-tas Italia, organismo di certificazione riconosciu-to a livello internazionale.

Nel corso del tempo, l’applicazione di Gentlecare nei diversi contesti, quali residenze per anziani e nuclei specializzati, centri diurni e assistenza do-miciliare, ha permesso di trasformare una filoso-fia in un metodo di intervento, oggettivabile se-condo specifici indicatori e dotato di “linee guida di applicazione”, realizzabile nei diversi contesti e con modalità diversificate a secondo delle risor-se, certificabile secondo le norme Uni Iso.I risultati riscontrati nei servizi in cui il modello viene applicato, evidenziano nelle persone con demenza il mantenimento più a lungo delle abi-lità, la gestione dei disturbi del comportamento in una logica di prevenzione attraverso la defi-nizione e controllo dei fattori scatenanti, il recu-pero e mantenimento delle abilità sociali; per i familiari e il personale, la riduzione dello stress e l’aumento della percezione di poter influire sui risultati.

Laura Lionetti

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Pordenone

Il mio nome è Juan Pedro Barbadillo, ho 27 anni, vengo da Ferrol, una piccola città vicino a La Coruña, in Galizia, nella Spagna nordocci-dentale, e mi sono laureato come bibliotecario e archivistica presso l'Università di La Coruña in Spagna. Tra poco avrò anche la laurea magi-strale in scienze della documentazione presso la stessa università. Per quanto riguarda il Servizio di Volontariato Europeo, se dovessi dire che il progetto al quale partecipo a Casa Ricchieri fosse stato tra le mie priorità o che il mio sogno era quello di lavorare in Italia direi una bugia. Non sapevo neanche che esistesse il Friuli fino quando il mio tutor, Walter Mattiussi, mi ha scritto per informarmi che ero stato accettato per il progetto gestito da Itaca, cominciando a scoprire un po' la città di Pordenone.Il mio lavoro in questo progetto è quello di col-laborare con gli operatori all'interno di una co-munità psichiatrica. Forse, qualcuno potrebbe spaventarsi o addirittura sentire un rifiuto. Sono sempre stato educato ad essere di larghe ve-dute e ad imparare da ogni situazione; inizial-mente ho avuto paura perché pensavo a cosa avrebbe potuto fare un bibliotecario per questo progetto, ma dalla prima comunicazione con il mio tutor ho subito avuto molto chiaro il mio compito.Disposto a conoscere posti nuovi, imparare una lingua e vedere quello che avrei potuto dare di me stesso alla comunità, ho accettato senza nemmeno parlare con le persone a me vicine, è stata una di quelle decisioni prese al momento.Prima di partire, ho deciso che volevo solo conoscere qualche informazione di base sulla città e i suoi servizi, nessuna immagine o foto-grafia. Tale è la quantità di immagini che abbia-mo di città come Venezia, Londra, Parigi, New York che, quando arrivi, non sei sorpreso come dovresti. Su Pordenone sapevo appena che era una città con degli affreschi, che aveva circa 50,000 abitanti e che aveva... una biblioteca!L'arrivo in città non avrebbe potuto essere più impattante, il campanile in centro si alzava ma-estoso sopra le case del centro storico e mi ha provocato un "déjà vu" per la sua similitudine

NUOVO ARRIVO PER IL SERVIZIO DI VOLONTARIATO EUROPEO

CASA RICCHIERI FA RIMA CON SPAGNA

con la Rúa do Vilar, a Santiago de Compostela, testimone muta di molte feste, uscite e ottime compagnie. Come non immaginare i suoi molti segreti nascosti in queste arcate, vicoli intricati, e portici. Ancora oggi, dopo quasi un mese dal mio arrivo, il corso Vittorio Emanuele II mi sor-prende con i suoi disegni sulle travi, affreschi all'interno delle librerie o lo splendido affresco sul Giudizio di Paride.Lasciando da parte il turismo e la splendida cit-tà in cui abiterò per i prossimi sette mesi, c'è il progetto di volontariato europeo. Gli operatori di Casa Ricchieri mi hanno ricevuto in un ottimo modo, il volontariato procede benissimo ac-compagnando gli ospiti della comunità in pas-seggiate, aiutando nei lavori domestici, ecc. Sto scoprendo un magnifico posto con una cultura meravigliosa (e cibo migliore ancora), al tempo stesso cerco di portare avanti il mio progetto come volontario nel miglior modo possibile.

Juan Pedro Barbadillo

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Udine Udine Prova a Immaginarsi Migliore. Diceva-mo, Palazzo Contemporaneo. Abbiamo colto le considerevoli opportunità che questo progetto poteva offrirci, abbiamo contattato gli organiz-zatori e ci siamo presentati. Così, come siamo. Voi ci conoscete già. In queste ultime edizioni di IT La Gazzetta ci siamo abbondantemente presentati.Palazzo Contemporaneo, Udine. Una situazio-ne ardita, ambiziosa, straordinaria. Un luogo in cui gli artisti della regione, i cittadini e i turisti possono riunirsi per una visione condivisa e partecipata degli spazi comuni, sperimentando nuovi linguaggi. L'iniziativa nasce dal basso e ha carattere culturale, artistico, ricreativo e so-ciale, nell’intenzione di valorizzare il territorio e

DAL 12-4 AL 12-5 LA PIù GRANDE AZIONE ARTISTICA COLLETTIVA MAI ORGANIZZATA A UDINE

le risorse umane in esso presenti promuoven-do occasioni di partecipazione, sviluppo, aggre-gazione, coesione sociale e di solidarietà.Per questo il progetto “Palazzo U.P.I.M. con-TEMPORANEO" vuole dare spazio alle realtà che si stanno distinguendo per creatività e in-traprendenza e che allo stesso tempo coltivano una progettualità concreta all’interno della real-tà economica locale, cercando di trasformare le intuizioni in solide fondamenta per costruire il futuro delle nostre comunità.”CipArt si è presentata con l'opera "Fermità mentale". Il solito gioco di parole, direte voi e noi rispondiamo che sì è il solito gioco di parole con sorpresa pasquale: la metafora, l'allegoria.Ricostruiamo i passaggi di CipArt: il senso dello stare assieme, la costanza, la regola, il rispetto, attraverso la partecipazione incessante ai labo-ratori. Poi i ritratti, la conoscenza, l'osservazio-ne, il gioco. Il gioco "Ti ritraggo non ritrarti" in piazza Matteotti a Udine per la festa di Natale con gli studenti, con i passanti, tra di noi. Per guardarci da vicino, osservarci nelle nostre sin-golarità, senza quasi parlare, ma con la volontà di aprirsi attraverso un disegno di "come ti vedo io e come mi vedi tu". E divertendosi di fronte ai risultati buffi che sicuramente Picasso avrebbe trovato stupendamente belli.Dopodiché si continua a lavorare; centinaia di disegni, veloci, senza tempo a disposizione. Ancora volti, figure umane. Copiati, inventati, abbozzati, stilizzati. Senza accorgercene abbia-mo ridisegnato il mondo umano e le sue poten-zialità costruttive o distruttive. Gli esseri umani che determinano la creatività nella massima accezione del termine. Gli esseri umani che de-cidono l'annientamento nella massima accezio-ne del termine. Gli esseri umani che possono fare delle scelte.Bene, dopo questo bel quadretto che vorrebbe invitare tutti a un pensiero di scelta individuale nella collettività (boccata d'aria), vi sottoponia-mo alla descrizione della struttura fisica della nostra opera e al suo significato. Vorremmo avvertire tutti i deboli di cuore, gli stufi, gli anno-iati, gli psicopatici, i pessimisti, che non ci darà niente da ridere e che ognuno, dopo aver letto o visionato l'opera, dovrà rimanere nella propria attuale condizione o prepararsi ad un conside-revole peggioramento. Pronti?

CIPART PER PALAZZO CONTEMPORANEO

l'operaL'opera prevede l'assemblaggio di un cospicuo numero di disegni in bianco/nero realizzati su fogli A4 e successivamente fotocopiati. Sarà una sorta di continuum rispetto ai lavori già uti-lizzati per "Ritratto d'io" - manifestazione annua-le che si tiene a Milano in occasione della gior-nata mondiale della salute mentale - e "Ti ritrag-go non ritrarti". I disegni prevedono soprattutto la riproduzione di volti e figure di persona/e rea-lizzati possibilmente guardando il/i soggetto/i e non il foglio di carta dove lo si sta riproducen-do. L'esercitazione a questo modo di disegnare permette lo sviluppo dell'osservazione essen-do motivo di forte concentrazione nel guardare il modello da raffigurare. Successivamente i disegni verranno fotoco-piati per dar maggior omogeneità di colore al momento dell'assemblaggio dell'opera. Ver-ranno appesi solo dal lato superiore in modo da dare l'impressione di ariosità e leggerezza fino alla copertura delle intere pareti. All'interno della stanza dedicata verrà installato un siste-ma audio- attraverso delle cuffie acustiche- che prevede l'emissione di un continuo rumore di fondo che dia la sensazione di forte vento. Nel complesso la suggestione uditiva sarà quella di sentire il rumore vorticoso del vento mentre quella visiva dell'immobilità dei fogli pur appesi in forma non definitiva.  Siete tutti invitati! Accorrete felici, non restere-te delusi! CipArt vi aspetta!

Info e contatti: www.facebook.com/cipartgroup

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ATTUALITà

Azzano Decimo

Lo scorso 20 e 21 marzo si sono conclusi i percorsi formativi rivolti alle assistenti familiari nell’Ambito distrettuale Sud 6.3 di Azzano Deci-mo. Con questo progetto si è voluto perseguire l’obiettivo di offrire alle assistenti familiari, ma anche a chi si occupa di assistenza ad anziani a vario titolo, di percorsi formativi all’interno dei quali potersi confrontare e acquisire conoscen-ze tecniche appropriate al lavoro di cura nel contesto domiciliare. Un ruolo questo che deve prevedere, per la persona che lo ricopre, la ca-pacità di leggere i bisogni del nucleo familiare e le competenze per dare risposte inerenti sia all’organizzazione della casa, sia in modo sem-pre più rilevante alla sfera assistenziale.La Cooperativa Itaca, portatrice di un bagaglio culturale in materia di assistenza e da sempre sensibile a questi temi, anche questa volta ha dimostrato di saper cogliere il bisogno espres-so dal territorio creando un progetto mirato a soddisfare quanto rilevato dalle assistenti so-ciali dell’Ambito distrettuale Sud 6.3 assegnan-do all’area Anziani territoriale la realizzazione del progetto. Le iscritte sono state in totale 48, 18 provenienti dal Comune di Pasiano di Porde-none e 30 dal Comune di Zoppola. La frequen-za fissa ha registrato una media pari a circa 13 corsiste a Pasiano e 23 circa a Zoppola. Da se-gnalare la partecipazione anche maschile con la presenza di 3 uomini, 2 a Zoppola e 1 a Pasiano Entrambi i gruppi si sono dimostrati subito aperti e sensibili ai temi trattati, collaborando attivamente alle lezioni ed ai lavori di gruppo proposti dai docenti, tanto da richiedere più ore a disposizione per poter assimilare meglio i contenuti trattati, magari con un po’ più di pra-tica rispetto alla mobilizzazione, il primo soccor-so ed i laboratori di gruppo.Gli argomenti trattati sono stati la rete dei ser-vizi domiciliari ed introduzione alla famiglia friu-lana, la relazione e la comunicazione, la famiglia friulana - antropologia cultura e tradizione culi-naria, igiene delle persone, mobilità e traspor-to, la relazione con utenti affetti da demenza, sicurezza in casa, elementi di primo soccorso, relazione tra badanti e familiari - come gestire i piccoli conflitti, laboratorio di gruppo in rete per evitare l’isolamento.

ASSISTENTI FAMILIARI A SCUOLA DI “CURE A DOMICILIO”

PORTATRICI SANE DI RISORSE

L’ultima lezione centrata sul lavoro di rete ha previsto la presenza in aula di due docenti a di-mostrazione di come ognuno di noi sia portato-re di una grande risorsa umana e di esperienza personale che, se messa in rete, può diventare una risorsa inesauribile a cui, specialmente chi opera nella professione di aiuto, si può attinge-re per migliorare la vita di chi si affida alle nostre cure ed anche di se stessi, diminuendo i rischi di demotivazione.Tra le novità del corso il fatto che l’impegno di Coop Itaca nei confronti dei corsisti non ter-minerà con il corso stesso. Itaca, infatti, con-tinuerà a fornire una supervisione anche nelle settimane successive per un totale di quattro incontri, sempre avvalendosi del supporto di professionisti del settore.Sembra doveroso segnalare l’evoluzione del lavoro d’assistenza nel territorio: i partecipanti infatti erano gran parte disoccupati o occupati per poche ore nell’arco della giornata. Le clas-siche” badanti”, come solitamente vengono in-tese, sono sempre in numero minore rispetto agli anni precedenti. Le prestazioni richieste, infatti, limitate a poche ore, riguardano preva-lentemente l’igiene della casa o interventi di assistenza con operazioni specifiche, come l’al-zata, la messa a letto o igiene personale.

A conclusione dei corsi è seguito un breve sa-luto da parte delle autorità comunali, che con la loro presenza hanno voluto dimostrare di esse-re vicino ai corsisti, consapevoli dell’importanza del ruolo che ricoprono nel territorio. E seguita la consegna degli attestati di partecipazione. Non è mancato un breve momento conviviale organizzato dai corsisti stessi, con dolci tipici dei Paesi di provenienza a confermare l’integra-zione tra le varie culture, anche attraverso l’arte culinaria.L’idea di ritrovarci insieme mettendo “in rete” anche i cibi caratteristici per abbattere le bar-riere è nata spontaneamente, i gruppi hanno dimostrato una grande maturità e di saper guardare oltre le apparenze accogliendo posi-tivamente l’invito rivolto.La stanza era carica di profumi bevande e so-prattutto di calore umano che ha portato tutti a condividere un grande abbraccio collettivo, con una vena di tristezza per la fine di un percor-so che ha permesso di sviluppare anche delle amicizie. Consapevoli che la fine del corso non segna la fine della crescita professionale, e che questa tappa va considerata come un punto di partenza verso altri traguardi.

Rosa Paglia

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Pordenone

Nel mese di novembre 2012, un gruppo di ope-ratori dell’area Anziani residenziale si è ritrovato per condividere ed individuare assieme quella che diventerà la “Carta dei Valori e dei Compor-tamenti” dei servizi residenziali per anziani in cui opera la Cooperativa Itaca. Quando ci siamo interrogati sul perché fare una Carta dei Valori abbiamo pensato che fosse il momento, il mo-mento di mettere nero su bianco i termini di un patto tra la nostra Cooperativa, gli operatori im-pegnati nel lavoro di cura nei servizi per anziani e tutta la comunità.La carta è un contratto trasparente con gli uten-ti, con le loro famiglie, con i colleghi di lavoro e con tutte quelle realtà pubbliche e private con cui quotidianamente lavoriamo. La carta deve costituire punto di riferimento dei valori sui qua-

L’AREA ANZIANI RESIDENZIALE SIGLA UN PATTO TRA ITACA, OPERATORI E COMUNITà

li si fondano le nostre scelte, lo stile del nostro lavoro, le prassi nei nostri servizi e i nostri im-pegni verso la comunità.Il primo passo per la costruzione di questo do-cumento è stata la costituzione tra giugno e settembre 2012 del gruppo di lavoro, che si è costituito a partire da un invito che l’area resi-denziale ha rivolto a tutti i servizi gestiti nell’an-no 2012, attraverso una lettera dedicata ad ogni singolo nucleo e letta durante le diverse equipe mensili dei servizi.Ringrazio il gruppo di operatori che con atten-zione e responsabilità hanno partecipato, ar-rivando a Pordenone da tutte le province del Friuli Venezia Giulia e dal Veneto: Snezhana Belkokjeska per la Residenza ad utenza diversi-ficata “De Gressi” di Fogliano; Claudio Ardessi ed Elena Viola per la Casa di riposo di Muggia; Annalisa Boz per la Casa albergo per anziani di

LA CARTA DEI VALORI E DEI COMPORTAMENTI

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Cimolais; Maria Castrovinci e Anna Gallo per la Casa di riposo “V. Sarcinelli” di Cervignano; Fabiola Dalla Cia, Mirela Ramona Florea per la Asp “Solidarietà -Monsignore Cadore” di Azza-no Decimo; Carla Mazzucco per la Casa allog-gio per anziani di Andreis; Georgina Rosario e Giuseppina Landi per la Casa di riposo di Saci-le; Kseniia Semenchenko e Elvis Filippin per il Centro servizi socio assistenziali di Puos d’Alpa-go; Anna Maria Zocchi per la Casa di riposo “L. Scrosoppi” di Tolmezzo; Rosita Faoro e Angeli-na Reato per la Casa di riposo “Casa Charitas” di Lamon.Nel corso del primo incontro del 6 novembre 2012 abbiamo, innanzitutto, condiviso quale finalità avrà la Carta dei valori e dei comporta-menti, ossia fornire una cornice di valori cui si deve fare ricorso in ogni momento lavorativo e che deve rappresentare il punto di riferimento per la gestione e la condotta dell’importante ruolo di cura che le nostre figure svolgono all’in-terno dei servizi per anziani.

Il gruppo si è poi confrontato sui valori che ognuno riteneva importanti quali guide per le proprie azioni personali e collettive. Nel corso del pomeriggio, abbiamo dato forma e sostan-za ad un elenco di valori per noi presenti nei servizi per anziani gestiti dalla Cooperativa e facilmente riconoscibili quali ispiratori del no-stro operare. I valori di cui il gruppo si è fatto portavoce e che ha riconosciuto come fonda-mentali, nel lavoro quotidiano, sono: rispetto, professionalità, comunicazione, affidabilità, umiltà, trasparenza.Ci siamo lasciati con un compito: divulgare il più possibile nei servizi quanto si era detto e raccogliere tutti i pensieri, opinioni, dubbi e sol-lecitazioni provenienti dagli stessi.Nel secondo incontro del 22 novembre 2012 tutti gli operatori sono arrivati con un “tesoro” personale, costituito da quaderni, fogli a qua-dretti, post-it pieni di pensieri dei colleghi dei servizi, che evidenziavano quanto bisogno e voglia ci sia di parlare di etica e senso di lavoro!

Le giornate sono trascorse con leggerezza e piacere pur consapevoli dell’importanza della costruzione di un documento che costituisce il riferimento per tutti gli operatori che, lavorando in servizi per anziani, incidono in modo impor-tante nel dare una vita dignitosa e rispettosa a queste persone.Ci siamo lasciati con la consapevolezza dell’im-portanza del lavoro che svolgiamo e con la vo-glia rinnovata di continuare ad interrogarsi sulle questioni morali ed etiche che spesso dimenti-chiamo, perché troppo stretti nella quotidiani-tà, ma che restano fondamentali per ritrovare il senso del lavoro che svolgiamo ogni giorno.

Anna La Diegaresponsabile dell’area residenziale anziani

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“GRIGIO BRILLANTE”UN TEMPO E UNO SPAZIO PER L’INCONTRO E LA SOCIALIZZAZIONE DELLA TERZA ETà

Alpago

Le parole “grigio brillante” spiegano la vita vissuta: grigio come il colore del tempo che passa, brillante come una sfumatura di luce che ravviva tutti i colori. Il progetto è nato su iniziativa della Comunità Montana che nel 2005 ha aderito alla proposta della Regione Veneto di presentare un programma di attività mirate a migliorare la qualità della vita delle persone anziane del territorio. Partito nel 2007 con tre centri di aggregazione nei comuni di Tambre, Chies d’Alpago e Pieve D’Alpago, è stato deno-minato “Grigio Brillante”. L’esperienza aveva ca-rattere sperimentale offrendo l’opportunità nel futuro di ampliare agli altri Comuni del territorio le attività organizzate. Obiettivo quello di offrire agli anziani un tempo e uno spazio dove potersi ritrovare e socializzare.Nel 2008 il progetto parte di nuovo e viene finanziato metà dalla Regione e metà dai Co-muni, nel 2009 viene ampliato anche a Puos e Farra d’ Alpago. In totale ai centri sono presenti 80 persone (un maschio soltanto), l’età media è di 80-90 anni (un centenario). E dal 2010 la gestione viene affidata alla Cooperativa Itaca che opera attraverso una figura qualificata per dodici ore settimanali su tutti i centri.Attualmente il progetto è finanziato dai cinque Comuni dell’Alpago e prevede l’ apertura una volta alla settimana dalle 14 alle 17. Al centro gli anziani arrivano in parte autonomamente e in parte con il pulmino navetta, guidato dai volon-tari Anae associazione Ceno Barattin.Le attività sono finalizzate a favorire il benes-sere psicofisico delle persone anziane, creare momenti di socializzazione grazie al coinvolgi-mento degli anziani nelle varie attività (gioco

della tombola, carte, lavori manuali, lettura, incontri a tema, ginnastica con il fisioterapista messo a disposizione dalla Cooperativa Itaca, uscite pomeridiane e gite). Tra i progetti realiz-zati sono stati particolarmente graditi “Manua-lità” (sono stati realizzati 200 porta bavagli per la Casa di riposo di Puos d’Alpago), “Bambole Pagote” (bambole di lana, la denominazione “pagote” deriva dalla zona in cui esse vengono costruite, “Alpago”. Gli abitanti della zona ven-gono definiti “alpagoti” nel dialetto locale “pa-goti”. Da qui la definizione con la quale è stato attribuito il nome delle bambole. Il manufatto è interamente lavorato a mano e viene usata la lana proveniente dagli allevamenti della pe-cora Alpagota). Ancora il progetto “Ginnastica dolce” con il fisioterapista Jacques Omokoko Djamba.La Comunità montana dell’Alpago e la Coope-rativa Itaca di comune accordo hanno deciso di effettuare la somministrazione del questionario di soddisfazione utenti, al fine di monitorare e migliorare la qualità del servizio offerto. Sono rientrati 67 questionari, dall’analisi emerge che alle attività partecipano quasi esclusivamente donne (si conta la presenza di 1 solo uomo). Il grado di soddisfazione medio degli utenti ha dei valori attribuiti in media superiore al 9, mi-gliora rispetto al 2011 la soddisfazione attribuita alle attività proposte rispondenti alle proprie aspettative, il grado di soddisfazione del servi-zio trasporti come anche l’incidenza positiva del progetto sulla propria qualità di vita.Dalle singole osservazioni raccolte ci sono molte dichiarazioni di desiderio che il servizio continui anche in futuro. Apprezzata l’attività di ginnastica e l’intervento del fisioterapista con la proposta di ripetere queste attività con più frequenza.

Rosa Facchin

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Amaro

Promuovere, costruire e divulgare nelle co-munità regionali, nella società civile una cul-tura diversa ed alternativa a quella che pre-vede un uso giustificato della contenzione. Questo l’obiettivo lo scorso 25 gennaio del convegno “Anziani, comunità, animazione nelle aree montane”, tenutosi nella sala Age-mont di Amaro, e organizzato da Azienda per i servizi sanitari n.3 Alto Friuli – Servizio so-ciale dei Comuni della Carnia 3.2, Area Welfa-re Ass5 Bassa Friulana, Regione Friuli Venezia Giulia Azienda per i servizi sanitari n.5 Bassa Friulana. L’evento è stato voluto e organizzato dalle segreterie dei tre sindacati Cgil, Cisl e Uil i cui rappresentanti regionali hanno aperto il lavoro seminariale dichiarando l’intenzione di voler sensibilizzare sul tema non solo il mondo politico, ma anche indurre a una più profonda riflessione gli addetti ai lavori.Dopo aver sottolineato quanto lavoro è stato fatto nella nostra regione nella salute menta-

le in seguito alla rivoluzione basagliana, il fo-cus si è decisamente spostato in ambito ge-riatrico. I relatori che sono intervenuti, ognu-no con le proprie competenze professionali, hanno apportato un contributo interessante, ma soprattutto utile a delineare i confini, non solo teorici, di definizione giuridica, medica, psicologica, ma anche più attinenti ai dati concreti che sono emersi dalle ricerche e dal-le registrazioni osservative nelle singole real-tà, ospedali e residenze per anziani.In prevalenza sono emersi tre orientamenti: mai più contenzione, qualche volta non se ne può fare a meno, è bene distinguere tra au-silio e contenzione. Il primo è stato quello af-fermato da gran parte dei relatori, soprattutto dalla dirigente infermieristica Livia Bicego, che ha efficacemente esposto i danni arreca-ti alla persona contenuta, che posso portare perfino alla morte. In realtà, come evidenzia-to nel suo intervento dallo psicologo Franco Perazza, danni della contenzione si riscontra-no spesso anche nelle persone che la prati-

DISABILITà IGNORATA, COME SE FOSSE NASCOSTA IN UN PUNTO D’OMBRA DELLA NOSTRA COSCIENZA

QUALE DIGNITà PER LA CONTENZIONE?

cano, ossia negli operatori. Essa, quindi, è una pratica disumanizzante, sia per la vittima che per il “carnefice”: il primo perché diventa oggetto da gestire, il secondo perché da figu-ra d’aiuto si trasforma, suo malgrado, in un “secondino-torturatore”. Infatti l’operatore, se sul piano della razionalità può giustificare a se stesso la messa in atto di tale pratica, sia con il dover adempiere a una prescrizione medi-ca, sia con il dover rispondere alle necessità organizzative, sul piano emotivo non può es-serci motivazione che tenga. Per l’operatore, quello che si può verificare è una forte identi-ficazione con la vittima, e un ribasso progres-sivo della propria autostima, associata a un occulto quanto deteriorante senso di colpa.Il secondo orientamento, espresso dalla ge-riatra Fulvia Loik, non ha convinto i presenti, pur proponendosi come soluzione di media-zione tra l’uso della contenzione e l’abolizio-ne di essa; anzi ha confermato quanto detto da altri relatori, ossia che non si può far pas-sare l’idea che esista una contenzione buona e una cattiva.Stando al terzo orientamento, sostenuto dal-la fisioterapista Sonia Martinotta e dalla psi-cologa Federica Vignaga, bisogna fare un di-stinguo tra gli ausili e i mezzi di contenzione, i primi infatti sono strumenti di supporto atti ad aiutare la persona a tenere una postura che le permetta lo scambio con gli altri, o di poter godere di un bel panorama, insomma uno strumento che consenta alla persona di essere presente nel mondo; gli altri, invece, sono bandine, lacci e fasce, ecc., ossia, osta-coli alienanti. Questi vengono usati con la fi-nalità di bloccare, di impedire il movimento e, quindi, gli spostamenti nell’ambiente in cui vive, come ad esempio accedere al giardino. A tal proposito, molti relatori hanno segna-lato un elemento ricorrente nelle Rsa: le ca-mere e gli altri ambienti utilizzabili dagli ospiti sono ai piani superiori, mentre gli uffici e gli spazi utilizzati in genere dal personale sono al piano terra. Questo è un chiaro esempio di contenzione ambientale.Le due ultime relatrici hanno, inoltre, esposto i dati empirici a cui ha condotto il progetto

Disegno di Ugo Guarino

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ATTUALITà

di abolizione graduale della contenzione nella realtà lavorativa in cui operano da circa nove anni (Centro servizi assistenziali S. Antonio, Vicenza). Hanno dato testimonianza che, se il principio guida è la centralità della perso-na, si possono mettere in atto delle soluzioni per permettere agli anziani di avere una vita soddisfacente, orientata al benessere, e non all’evitamento e alla conseguente deprivazio-ne sensoriale ed esperienziale in genere. Bi-sogna considerare che le naturali conseguen-ze della deprivazione e dell’isolamento sono depressione e/o comportamenti aggressivi etero e/o autorivolti.Molto illuminante è stata la cornice giuridica data dal magistrato F. Antoni che, richiaman-do gli articoli 13 e 32 della Costituzione, ha messo in evidenza come non siano necessa-rie nuove leggi sulla contenzione in quanto essa è già anti costituzionale. Antoni ha inol-tre ricordato che nessun intervento terapeu-tico può essere eseguito senza l’esplicito consenso del destinatario, sia pur dichiarata-mente finalizzato al “bene” del soggetto. Gli unici casi in cui per legge sono, giuridicamen-te e deontologicamente, consentiti interventi diagnostici o terapeutici senza il consenso dell’interessato, riguardano il trattamento sanitario obbligatorio e lo stato di necessità (art. 54, comma 1, Codice penale).Quindi, in caso la persona non sia nella con-dizione di fornire il proprio assenso, l’unico soggetto che può autorizzare una pratica di contenzione è l’autorità giudiziaria, per cui ogni iniziativa medica, infermieristica o di chiunque altro, è un atto arbitrario e non ri-spettoso della nostra Costituzione. Certo, la realtà dei fatti é ben lontana (se-condo i dati riportati dai relatori riguardanti la nostra regione) dal rispettare i principi guida donatici dalle nostre/i madri e padri costi-tuenti. Infatti, i suddetti dati segnalano una correlazione diretta tra un alto indice di uso delle pratiche di contenzione nelle strutture residenziali per anziani (di media il 68,7%) e il tasso di danni verificatisi a scapito degli anziani che ospitano; tra quelli più comuni: traumi meccanici (strangolamento, asfissia da compressione della gabbia toracica, le-sione dei tessuti molli superficiali); malattie funzionali ed organiche (incontinenza, lesioni da decubito, infezioni); sindromi della sfera psicosociale (stress, umiliazione, depressio-ne e paura).Nel tentativo di arginare questa diffusa quan-to sconfortante situazione, in molte realtà con utenza geriatrica sono stati sottoscritti dei protocolli per un uso “umano”, “rispetto-

so” e “controllato” della contenzione. Certo, bisognerebbe chiedere alla persona che subi-sce tale pratica quanto possa sentirsi umaniz-zata e rispettata nella propria dignità. “Di cosa si parla quando parliamo di con-tenzione” (Peppe Dell’Acqua, Forum Salute Mentale, maggio 2012). In letteratura ci sono diverse formulazioni della definizione di con-tenzione, che in linea di massima sono rias-sumibili come: ogni mezzo di costrizione fisi-ca della libertà di movimento della persona o del normale accesso al proprio corpo e/o all’ambiente circostante. In particolare, la contenzione meccanica utilizza strumenti o dispositivi applicati al corpo, o a parti di esso, atti a limitare la libertà dei movimenti volon-tari dell’intero corpo o di un suo segmento.Bisogna tener presente che un anziano, spe-cialmente se deteriorato, non ha più le for-ze, le energie e il fiato per dire “no”, per dire “basta”, per difendere e preservare l’inviola-bile spazio della soggettività, ossia lo spazio d’esistenza dell’individuo. È in questo luogo che l’essere umano può incontrare se stes-so, riconoscersi, individuarsi e differenziarsi dall’altro; in questo luogo, l’altro non può e non deve entrare se non per offrire ausilio, conforto e sostegno. Queste sono le uniche violazioni che un essere umano può tollerare. Se questa pratica è ancora così diffusa è perché la si considera, in alcuni casi anche ingenuamente, uno strumento per prevenire cadute ed infortuni in genere. In alcuni proto-colli viene addirittura spacciata per trattamen-to terapeutico.A tal proposito Peppe dell’Acqua scrive: “La contenzione non può essere considerata un atto medico, vale a dire che non ha funzioni terapeutiche e dunque non può essere giusti-ficata come conseguenza della malattia della persona. La contenzione, infatti, rende im-possibile, limita e ostacola qualsivoglia atto terapeutico, di assistenza o di cura. Rende impossibile qualsiasi percorso di consapevo-lezza da parte di chi la subisce. Tutte le ricer-che e le osservazioni che si possono consul-tare, arrivano a queste conclusioni. Ed è per questo che non può essere considerata atto sanitario e dunque non ha senso che sia pre-scritta da un medico né attuata da un infer-miere, non può essere protocollata né essere oggetto di linee guida”.A mio avviso, in questo seminario è mancato il tempo per un osservazione un po’ più at-tenta ed obiettiva riguardante l’uso residuo, a volte occulto o mascherato, di pratiche con-tenitive in Psichiatria, anche nella nostra re-gione. Per quanto virtuosa sia e per quanto si

possa considerarla un faro per le altre regioni, non tutti gli Sopdc (Servizio ospedaliero psi-chiatrico diagnosi e cura). funzionano come quello mitico di Trieste. Ho l’impressione che a volte si dia troppo per scontato il mante-nimento e la capitalizzazione dei risultati ot-tenuti. Spesso, trincerandosi dietro vecchie glorie di battaglie fatte da altri, si trascura che la ricerca del rispetto dell’umanità, il ricono-scimento della dignità e l’inviolabilità della persona dell’altro, sia esso un “matto”, un “handicappato”, “un anziano”…, sia una sfida personale e collettiva sempre aperta. Come ogni conquista di civiltà dell’umanità, essa richiede osservatori vigili, per intercettare le forme nuove che questa pratica può assume-re, e costanti revisioni.Ma ancora di più mi inquieta il fatto che, come in altre occasioni, anche in questa la disabilità è stata letteralmente ignorata, come se fos-se stata nascosta in un punto d’ombra della nostra coscienza, come se fosse un ambito dove certe cose non possono avvenire. Inve-ce, è proprio qui che la logica punitiva e della sottrazione impera, sostenuta e legittimata da una psicologia comportamentista del pre-mio e della punizione, dove la progettualità a lungo termine si limita ad aumentare i com-portamenti accettabili, graditi (agli operatori, ovviamente), o diminuire quelli sgradevoli e/o aggressivi.Ovviamente questa non vuole essere una critica generalizzata, ma un invito sincero, che rivolgo prima a me stessa, a riflettere su quanto di contenzione c’è e sopravvive nelle scelte che operiamo per i nostri utenti; quan-te volte per esasperazione, per inesperienza, o semplicemente perché non si è riusciti a trovare soluzioni più creative, alternative, senza perfida intenzionalità, abbiamo creato una condizione di isolamento o di segregazio-ne nelle nostre comunità?A questo punto ritorno a leggere gli articoli sopracitati della nostra Costituzione.

Ada Simona Del Coco

04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 23

ATTUALITà

Ravascletto

Prosegue la pubblicazione dei racconti a cura di Gigi Fasolino e Sara Burba, operatori di Itaca, che hanno creato nove racconti legati al percor-so nel bosco, già strutturato su nove postazioni con le statue lignee di altrettanti personaggi mi-tici, come richiesto dal Comune di Ravascletto.

L'OMENùT DA PLOjA

C'era infine un ultimo e piccolo-sfortunato per-sonaggio, almeno era quello che pareva osser-vare quando si  aveva la fortuna di incontrarlo, ad arricchire i boschi di Monai. L'abbiamo già in-contrato, qualche racconto fa, e suppongo che tutti voi ve l'eravate immaginato così: l'Omenùt da Ploja. Il naso ad imitarne il corpo, con quella gobba accentuata ad annunciar fortune.Sapete come andarono le cose al povero Ome-nùt: il tranello romantico nel quale l'Agana lo fece cadere, ancora se lo ricorda.Quando il forte tonfo dell'Orco bussò agli inferi, risuonando tra le valli, l'Omenùt girava afflitto dal suo destino: lo scroscio d'acqua piovana che gli cadeva perpetuo sull'ombrello, non l'a-veva mai abbandonato, fin da quando ricordas-se d'esistere. Era la sua sfortuna e la fortuna del verde di quella terra. E dei suoi uomini, che grazie all'acqua, potevano permettersi la so-pravvivenza e non solo.Si diresse verso il rumore profondo che aveva sentito. Un'enorme voragine e poi quel bagliore accecante e bellissimo. Quando si accorse che di fronte aveva l'Agana in tutta la sua bruttezza, le palpitazione del suo cuore passò dall'amore improvviso, al terrore più spasmodico. Ascoltò tremando la maledizione che quel perfido esse-re aveva lanciato sulle acque del laghetto, quel lago che proprio lui, inconsapevole, aveva crea-to. Una volta terminato il suo discorso, l'Agana si dissolse tra le tenebre, mentre l'Omenùt si calmò, smise di tremare e si rese conto che quella maledizione non era poi così crudele, anzi. “I bambini ne saranno felici” penso tra sé e sé. Rimirò quella conca d'acqua limpida e ne fu orgoglioso.

UN FANCIULLO TRA ORCHI, AGANE, LUPI E VOLPI

PERCORSO LUDICO DEGLI SBILF DI MONAI

Le risate felici che ancora oggi sente provenire dal parco giochi che gli uomini in seguito co-struirono, lo riempie di gioia, riportandolo a quel giorno: il giorno in cui l'Omenùt da Ploja s'inna-morò, per sempre.

Sara Burba e Gigi Fasolino

Disegno di Giovanni Di Qual

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L’ECONOMIA DEL PIACEREISTRUZIONI PER VIVERE MEGLIO RISPARMIANDOPordenone

Saper spendere i soldi in maniera efficace non è sempre facile. Ogni famiglia ha un proprio budget con cui fare i conti, capire come farlo fruttare al meglio, pianificando le spese e inse-rendosi in una rete sociale solidale, è però una capacità che può essere appresa ed è alla por-tata di tutti. In questo filone si inserisce “Dove finiscono tutti i soldi? Consigli per una buona gestione del bilancio familiare”, titolo di un mini ciclo di tre incontri pubblici rivolti alla comunità locale, partito nel quartiere di Villanova a Porde-none lo scorso 21 marzo alle 20.30 nella sede del Centro sociale Glorialanza.L’iniziativa nasce da una convenzione stipula-ta tra il Comune di Pordenone e l’associazione Nuovi Vicini onlus, che si occupa di interventi sociali e prevenzione all’indebitamento. La crisi economica può essere affrontata anche speri-mentando metodi innovativi rispetto alle misure sociali standard. In questo quadro, che com-prende diverse azioni di intervento di riassetto

economico, si è voluta focalizzare l’attenzione sull’approccio educativo. E il Comune di Porde-none sta operando per sostenere e promuovere tale consapevolezza verso forme alternative ed efficaci di gestione del proprio budget familiare.Da qualche anno a questa parte, anche nel Por-denonese si stanno moltiplicando forme crea-tive di solidarietà e valorizzazione del territorio. Si pensi, ad esempio, ai Gruppi di Acquisto So-lidale (Gas), ai Pedibus, alla Banca del Tempo e via dicendo. La moltiplicazione delle relazioni, la costruzione di reti sociali forti e coese permet-te di trovare soluzioni collettive a problematiche sempre più diffuse.Il ciclo di incontri si inserisce in un’iniziativa di più ampio respiro, nata nell’ambito del progetto Genius Loci in collaborazione con Coop Consu-matori Nordest, la scuola, la parrocchia e l’as-sociazionismo locale del quartiere di Villanova. L’Economia del Piacere, questo il nome della rassegna, ha come filo conduttore il consumo consapevole, parte dal presupposto che una maggior conoscenza di ciò che si acquista, si

mangia, permette di prendersi cura della salute ottimizzando anche le spese.Tre gli incontri previsti: oltre a quello del 21 marzo e del 4 aprile “Leggere il gusto. Come orientarsi nella comprensione delle etichette alimentari”, il terzo ed ultimo incontro è previ-sto il 18 aprile con un focus su “Mangio bene e spendo poco. Come conciliare un’alimenta-zione sana con un’attenzione al portafoglio”. Ad ogni incontro seguiranno salutari assaggi, l’in-gresso è gratuito.La rassegna è organizzata da Comune di Por-denone, Provincia di Pordenone, Ass6 Friuli Oc-cidentale, Cooperative sociali Acli, Fai e Itaca, Nuovi vicini onlus, Coop Consumatori Nordest, e vede la collaborazione di scuola Rosmini, parrocchia Cristo Re, associazioni e gruppi del quartiere di Villanova.

Info: Ivana Foresto (Genius Loci) [email protected] - 3358757206.

Ivana Foresto

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Portogruaro

Circa 50 foto in una stanza cinque metri per otto. La sensazione di essere circondati dalla bellezza e dall'intelligenza. Le foto sono di for-mato standard, dieci per quindici cm. Il lavoro che hanno richiesto è di alcuni mesi. Anzi, di alcuni anni, se si pensa che eravamo partiti dal marcare il territorio intorno alla “Casa del Muti-lato” immortalando “I Mulini” e zone limitrofe al Municipio di Portogruaro, per arrivare a fo-tografare i nodi storici cruciali dell'intera città. Dunque spostamenti nello spazio, nell'intento di aprire l'obiettivo su di una realtà molto este-sa, estesa quanto lo erano i nostri cuori.Poi la svolta: non più larghi spazi, ma lavoro sull'individuo, sull'individualità. Ne è uscita que-sta mostra, che si è tenuta tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo 2013 al Porto dei Benandanti, associazione che trova ospitalità appunto pres-so la Casa del Mutilato. Lavoro sull'individuo, oltremodo lavoro sull'individuo, dato che le foto sono tutte di primi piani di quattro persone che interpretano dieci emozioni (colpevole, allegro, dubbioso, esaltato, inquieto e così via).

“DIECI EMOZIONI”

Per ogni emozione ciascuno dei quattro pro-tagonisti ha sviluppato una piccolissima ri-flessione che è stata esposta. Così il prof. Filiberto Battistin (dagli appunti per la pre-sentazione della mostra):Signori, questa è un'esposizione pericolosa!Il mio consiglio è: tenetevi a distanza! Man-tenete un atteggiamento freddo e distacca-to: un atteggiamento critico. Non guardatela con il cuore: potrebbe scatenare in voi po-tenti emozioni: potrebbe scardinare l'equili-brio della vostra anima.Almeno, questo è quello che è accaduto a me.Dunque distanza, avanzare cautamente con gli strumenti che l'intelligenza ci mette a disposizione, ma senza farci coinvolgere. “Non guardatela col cuore”: quel cuore che il gruppo di fotografi ha così tremendamente messo a nudo.Ma ora lasciamo andare il ragionamento di Filiberto: Questa è un'esposizione dell'anima, delle anime di Adriano, Renzo, Riccardo, Antonio, e bisogna essere dei signori, dei signori mol-

to coraggiosi per esporre le proprie anime.Una CANAGLIA mai mostra la sua anima...L'anima: e allora mi è venuta alla mente un’espressione di uno dei grandi “geni del cuore” dei nostri tempi, Pier Paolo Pasolini: “Il cuore è il luogo dove trova ospitalità l'ani-ma, la povera visitatrice che nessuno cono-sce” (“L'articolo delle lucciole”).L'anima: ma non è meglio liberarsi dell'ani-ma? Perché mi costringete a guardare la mia anima? Perché mi volete provocare dolore e sofferenza? Non voglio conoscere la mia anima.Sì, se noi gettiamo uno sguardo sincero sul-la nostra anima, spesso scopriamo quante cose brutte si trovano dentro di noi: colpe-vole!Ma che cosa accadrebbe se tentassimo di sovrapporre le foto di ciascuno degli artisti? Dalle dieci emozioni sovrapposte, che cosa nascerebbe?L'unità nella molteplicità: il diventare uno dai molti che siamo? Oppure è una pretesa da moralisti?Il “grande moralista”: ha una sua grandezza ma non finisce per venire a noia a se stessa e agli altri?L'anima è la sorpresa, l'ignoto ciò che sfug-ge ad ogni calcolo: non esiste l'algoritmo dell'anima: “All'improvviso senza nessun preavviso, compare lei…”; “Una cosa che mi meraviglia è l'allegria”.La grande tradizione dei “moralisti” sostie-ne che ciascuno di noi si merita il volto che ha, che la nostra storia morale è inscritta nella forma, nelle pieghe, del nostro volto, come se ognuno di noi esibisse una metafo-ra della sua realtà morale alla maniera di una firma. E' proprio così?Un grande filosofo del Novecento ha soste-nuto che essere un uomo significa essere uno spirito incarnato: pertanto se conside-riamo noi stessi come delle anime o degli spiriti incarnati, l'immagine del corpo non è altro che l'immagine dell'anima.Del resto, Aristotele era solito dire che “l'a-nima è la forma del corpo”; del corpo, per-ché un volto separato dal corpo non è più un volto.

A cura di Renzo Cevro-Vukovic

PROVARE A DISCORRERE INTORNO AD UNA MOSTRA DI FOTOGRAFIA

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“DIECI EMOZIONI”

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sereNoQuando che serenità le cose vanno bene così proseguono le giornate e così va beneAdriano Nadalin 3.12.12

Sereno? É possibile? Ades-so non mi viene in mente nessuna occasione in cui ero veramente sereno, forse non voglio ricordare, mi pia-ce pensarmi “maledetto”, in realtà...Renzo Cevro-Vukovic3.12.12

Condizione invidiabile: biso-gna essere in pace con la coscienzaAntonio Martin3.12.12

Io mi sento sereno solo nelle piccole cose...macché!!!Riccardo Dorigo3.12.12

spaVeNTaToUna cosa orribile che può esse-re un urlo e può compromette-re una forma di malattia. Qual-cosa del genereAdriano Nadalin26.11.12

Gli spaventi più forti li ho vis-suti vedendo alcune volte i miei figli in pericoloRenzo Cevro-Vukovic26.11.12

Sono molto spaventato per come sarà il mio tra breve futuroRiccardo Dorigo26.11.12

Il male spaventa, io ho un po' di male, quindi sono spaven-tatoAntonio Martin26.11.12

MeraVigliaToC'è poco da essere meravi-gliato, ci sono troppe brutte coseRiccardo Dorigo19.11.12

Raramente (mai) mi capita. Solo Cristo potrebbe...Antonio Martin19.11.12

Una cosa meravigliosa che succede quando va tutto bene e diventa tutta splen-dente come cominciare la giornataAdriano Nadalin19.11.12

All'improvviso, senza nessun preavviso, compare lei....Renzo Cevro-Vukovic19.11.12

iNQuieToIo penso dentro di me di sen-tirmi inquieto, e come una magia che mi hanno trasfor-mato la voglia di combattere, se no si fa una diagnosi di cura e altre cose ecc...Adriano Nadalin13.11.12

Ho spesso l'impressione di essere avvolto dall'inquietu-dine, dall'impossibilità di tro-vare pace e riposoRenzo Cevro-Vukovic13.11.12

...mi capita molto spessoAntonio Martin13.11.12

Io sono sempre inquieto da alcuni anni.Riccardo Dorigo13.11.12

allegroQuando avevo 18 anni ero sempre allegro in qualsiasi cosa. Ora però...Riccardo Dorigo22.10.12

Quando con gli altri s'accen-de l'empatia reciproca si pre-senta l'allegria.Ahimè succede poche volte.Renzo Cevro-Vukovic22.10.12

Quando mi trovavo in mezzo a una festa di scuola un gior-no mi sentivo una persona di-versa da quando sono salito in sella da casaAdriano Nadalin22.10.12

Una cosa che mi meraviglia è l'allegriaAntonio Martin17.12.12

ColpeVoleLa colpa per me è come se avessi commesso una cosa che non dovevo commettere che dentro di me mi fa sen-tire maleAdriano Nadalin8.10.12

Ho fatto soffrire delle perso-ne, delle donne per persegui-re i miei impulsi narcisistici. Il rimorso non mi sembra suffi-ciente per espiare una colpa.Renzo Cevro-Vukovic8.10.12

Io sono colpevole...e ho sen-si di colpaIo sono colpevole... e non ho sensi di colpaMa sono colpevole e lo sentoAntonio Martin8.10.12

Mi sento colpevole per aver fatto ammalare mia nonna, e la mia colonna portante di tutto e di tutti, cioè Mio Papà. Fin da bambino ero molto le-gato per non dire gemelli.Riccardo Dorigo28.1.13

esalTaToAl termine di alcune gare di corsa particolarmente lunghe, raggiunta la sicurezza di es-sere riuscito nell'”impresa”, mi sono esaltato, la mente è stata inondata dalla gioia, dall'orgoglio di aver compiuto qualcosa di importante.Renzo Cevro-Vukovic1.10.12

...più forzato che esaltato...no...veramente esaltatoAntonio Martin1.10.12

Io non mi ricordo di essere stato mai esaltato di recente,in passato forse un po' ma i motivi non li ricordo.Vorrei in futuro essere esalta-to, anche per una cosa picco-la... ma!!!Riccardo Dorigo1.10.12

Un esempio di andare a ve-dere una partita di calcio nel bel mezzo di molti tifosi.Adriano Nadalin28.1.13

aNgosCiaToPosso dire di non averlo mai provato?E' una mancanza della mia memoria?Una vera e propria fortuna?Una insensibilità di base?Renzo Cevro-Vukovic25.6.12

Sono angosciato perché nel passato e nel presente sono successe 300 cose che mi riguardano.Riccardo Dorigo15.10.12

Certi momenti d'Estate, in genere dalle 17 alle 20, mi prende un malessere psico-fisico che va addirittura ol-tre l'angoscia, una specie di morte.Antonio Martin15.10.12

Nel periodo d'Estate quando fa molto caldo le mie giornate le passo bene, ma dei giorni angosciato come quando si pensa, e non sempre suc-cede in me stesso dentro di me, si trasforma il timore di diventare angosciato.Adriano Nadalin25.6.12

duBBiosoSe mi fermo a pensare ai per-corsi che ho intrapreso, mi as-salgono molteplici dubbi: ma ho scelto la strada giusta?Renzo Cevro-Vukovic5.11.12

Dubito... ergo sumMartin Antonio5.11.12

Una cosa che non si capisce qualcosa, qualunque sinto-mo che non si sa. Si pensa si taceAdriano Nadalin5.11.12

Sono molto dubbioso per quanto riguarda il mio futuro su qualsiasi situazioneRiccardo Dorigo5.11.12

CoNTeNToUna corsa in giostra... poi non l'ho sposata, non so neanche

chi fosse. Mi dispiace... ma quelli sono stati veramente dieci bei minuti.Antonio Martin25.6.12

Io sono stato contento dal 1997 al 2001.Poi sono cambiate molte cose dopo il 2002.Tuttora che siamo nel 2012 vado avanti per forza d'iner-zia, forse non potrò più stare meglio come allora.Secondo me più avanti che andrò andrà molto peggio al tentativo di autoeliminarmi.Riccardo Dorigo25.6.12

Io quando mi sento contento sono felice, quando mi sento disordinato con la testa mi sento stanco e distrutto per il modo di dire e di eseguire cose anche se sono semplici.Adriano Nadalin25.6.12

Molte volte mi sono trovato solo a correre in mezzo a un bosco con un piccolo corso d'acqua che scorreva accan-to a me, in quei momenti una contentezza panica m'affer-ravaRenzo Cevro-Vukovic25.6.12

EMOZIONIHo provato, in questo mo-mento della mia vita, a deci-dere di costruire un po' alla volta con lo studio e corsi di studio, magari mi piacereb-be sognare di entrare den-tro una casa discografica e lavorare con il mio personal computer, fare delle canzo-ni mixate almeno, d'accor-do con la società editrice autori, incidere cassette, dischi in vinile, ma adesso è tutto cambiato ci sono i cd, fotografare e poi riela-borarle con una applicazio-ne, un formato per capire come fare le foto digitali dal computer e la stampante a colori, queste sono le mie emozioni, ciao.

Adriano

04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 27

“DIECI EMOZIONI”

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Cercivento

Il progetto “Orto sinergico” nasce nel 2012 da una precedente esperienza attuata nell’an-no 2011 con alcuni utenti dei servizi educativi territoriali in collaborazione con la Cooperativa sociale Hattiva di Udine. In quella circostanza, quattro ragazzi compresi tra i 16 e i 20 anni hanno avuto la possibilità di mettere in pratica le proprie abilità nelle serre presenti sul terri-torio di Cercivento. Parallelamente a questo, ai ragazzi sono state proposte attività ludiche e ricreative finalizzate alla creazione e all’amal-gama di un gruppo affiatato che, in futuro, po-tesse garantire una base solida su cui fondare lavori di gruppo successivi.Ed eccoci all’attività del progetto Orto sinergico 2012. Proprio da quanto sperimentato nell’an-no precedente, il gruppetto di ragazzi (meno uno che è entrato in comunità Piergiorgio) ha avuto la possibilità di organizzare e attuare un orto con l’ausilio di alcuni educatori della Coo-perativa sociale Itaca Questa attività colturale ha avuto come base d’appoggio il Csre e la Co-munità alloggio Esemon. A loro volta gli utenti e gli operatori avevano già intrapreso un percor-so di formazione presso la Piergiorgio, relativo

DALLE SERRE ALL’ORTO SINERGICO

alle tecniche per la coltivazione delle piante da orto.Nel mese di maggio 2012, i lavori hanno avuto il via ufficiale con una giornata dedicata alla pota-tura delle piante da frutto presenti all’interno del perimetro della struttura. L’evento ha coinvolto diverse figure volontarie che hanno portato la propria esperienza e disponibilità. La Comunità alloggio in questa circostanza si è aperta a tali figure e, a conclusione dei lavori, ha avuto luo-go un graditissimo momento conviviale che ha piacevolmente coinvolto anche tutti gli ospiti ed operatori della struttura.La nascita dell’orto ha però dovuto attendere ancora qualche settimana viste alcune dovero-se riflessioni sullo spazio ideale da individuare nel perimetro della struttura e, così, solo alla fine del mese di maggio è stato possibile ve-dere i primi risultati. Ulteriori figure volontarie hanno cortesemente portato il loro contributo: chi arando la zona individuata, chi trasportando terra, chi fornendo un utilissimo e preziosissi-mo supporto morale e logistico.Finalmente verso la fine del mese di giugno, i tre protagonisti di questa insolita avventura, hanno potuto piantare le diverse colture scelte con dovizia assieme agli ospiti e agli operatori

della struttura. In poco tempo dal cumulo infor-me di terra da cui si era partiti, ci si è trovati di fronte un rigoglioso orto ricco di bellissime ver-dure, protagoniste di numerosi pranzi e cene nel servizio.Grande la soddisfazione di tutte le persone che nel tempo hanno portato il proprio contributo. Non bisogna dimenticare che un ruolo fonda-mentale del progetto l’hanno avuto sia gli utenti sia gli operatori della Comunità.Come in tutti i progetti sperimentali il percorso si è dimostrato non privo di ostacoli e critici-tà. Infatti, questo tipo di esperienza prevede l’amalgama di figure, di modi di lavorare e ca-ratteristiche di servizi diversi tra loro. Uno degli obiettivi era proprio l’orientamento ad un’at-tività di rete e di comunità, l’apertura di spazi dedicati a persone diversamente abili, anche a volontari, e a persone disposte a conoscere un mondo diverso da quello per loro abituale.L’auspicio è che il lavoro profuso in questi mesi possa fungere da modello e da esempio per altri progetti simili, in un’ottica di lavoro di rete tra servizi.

Matteo Palla e Thomas Cimenti

IN CARNIA PIANTE E VERDURE STIMOLANO IL LAVORO DI RETE E DI COMUNITà

28 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

COOPERARE O COMPETERE? INSIEME È MEGLIO

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Udine

Sappiamo bene che il lavoro di gruppo si fonda sulla cooperazione, ma qual è il significato di "cooperare"? Letteralmente, significa lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni: ogni individuo cerca di perseguire dei risultati che vadano non soltanto a suo vantaggio ma, so-prattutto, a beneficio di tutti gli altri membri del gruppo.Il progetto formativo di Legacoop Fvg ha visto la partecipazione di 200 studenti delle classi terze dei quattro Istituti superiori coinvolti (Itgs S. Pertini di Pordenone, Isis Brignoli Einaudi Marconi di Staranzano, Iti A. Volta di Trieste e Isis J. Linussio di Tolmezzo). I ragazzi hanno lavorato sul concetto di cooperazione con di-scussioni, lavori di gruppo, si sono confrontati in giochi cooperativi, ragionando sugli ingre-

dienti tipici del gruppo: ascoltare, conoscersi, saper incoraggiare, fornire sostegno, chiarire, illustrare, osservare i comportamenti, ma an-che "criticare", sintetizzare e motivare; soltanto così sarà possibile sviluppare relazioni basate sull'accettazione dell'altro, sul sostegno e la fi-ducia reciproca, e una modalità di comunicazio-ne chiara e precisa che riesca a definire modelli costruttivi di interazione per la risoluzione dei conflitti.Il lavoro di gruppo inizia nel gruppo stesso ed è equilibrio tra la pianificazione e l'attuazione dell'obiettivo e la gestione delle relazioni che in esso scaturiscono: i rapporti di fiducia e di so-lidarietà diventano fondamentali nella gestione del lavoro, perché un gruppo sia in grado di far emergere le differenze e divergenze al suo in-terno e di arricchirsi attraverso di esse, facendo leva sui talenti di ognuno, in modo da creare,

EDUCAZIONE COOPERATIVA COME METODO DI APPRENDIMENTO CREATIVO E LUDICO

a partire dalle relazioni tra i soggetti membri, punti di forza fondamentali nel superamento di eventuali ostacoli.Gli studenti si sono calati nei panni di atten-ti osservatori delle dinamiche che lo stare in gruppo genera, facendo emergere e riflettendo su quanto le emozioni influenzino e determi-nino l'operatività del gruppo, confrontandosi, lasciando emergere i conflitti e incoraggiando al superamento degli stessi, capendo come il coraggio possa portare ad una maggiore fiducia in se stessi e alla capacità di affrontare situa-zioni impreviste, come spesso un gruppo deve affrontare.Le attività di gruppo hanno stimolato la volontà di superare i conflitti individuali, per poter condi-videre le caratteristiche positive e le potenzialità che ogni individuo possiede e può mettere al servizio dell'intero gruppo.Il primo anno il percorso formativo vuol favori-re l’instaurarsi di un rapporto di collaborazione stabile tra il mondo della cooperazione e quello della scuola. In questo modo, promuovendo i

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e20

valori cooperativi, la cooperazione promuove il suo futuro; nel contempo, mette a disposizione della scuola un metodo di lavoro alternativo.Educazione cooperativa come metodo di ap-prendimento creativo e ludico, come stimolo a mettersi in gioco e a conoscere, e liberare, potenzialità e idee. Come scommessa su nuovi modi di essere imprenditori, come fornire co-noscenze e strumenti che permettano di ope-rare e crescere all’interno di un gruppo, inteso e sentito come luogo partecipato e condiviso in valori e finalità, che si nutre costantemen-te dell’apporto fondamentale dell’originalità e dell’unicità di ogni individuo.Lo scopo dell'educazione cooperativa nelle scuole deve essere quello di preparare le nuo-ve generazioni a vivere e a lavorare insieme; questo strumento infatti sviluppa fra i giovani la solidarietà, educa alla partecipazione demo-cratica e alla condivisione, all'assunzione di re-sponsabilità personali, alla ideazione, realizza-zione, gestione e al controllo dei vari progetti.Ma anche presentare agli studenti il modello

imprenditoriale cooperativo, nel suo assieme di valori e opportunità (un modo di fare impresa poco noto ai giovani), smontando stereotipi e promuovendo così una nuova generazione di “coop-imprenditori”. Le esperienze svolte dimo-strano come l'educazione cooperativa possa essere un validissimo strumento di interdisci-plinarietà, un mezzo per valorizzare le diverse capacità degli studenti, un luogo di educazione alla partecipazione.Le attività cooperative, per la loro connotazio-ne fortemente legata alla realtà, spingono gli allievi ad integrare conoscenze e capacità di na-tura diversa per produrre soluzioni ai problemi affrontati. Integrare le conoscenze ed utilizzar-le, le consolida e le rinforza. I principi dai quali scaturisce l’azione di educazione cooperativa sono gli stessi sui quali si fondano le coopera-tive degli adulti. Per questo motivi, nell'ultimo incontro, i ragazzi hanno avuto la possibilità di confrontarsi con chi in cooperativa ci lavora, ponendo domande e ascoltando l'esperienza del lavoro in squadra,

insieme hanno esplorato il tema delle com-petenze utilizzando la metafora del villaggio e lo strumento delle carte del gioco sociale The Village, coinvolgente progetto che permette di approcciare la tematica delle competenze so-ciali in modo serio e divertente, frutto di anni di lavoro sul campo con i gruppi, che ha visto per la sua realizzazione il lavoro congiunto di Dof Consulting e della Cooperativa sociale Itaca.Il progetto di Legacoop Fvg riprenderà nel pros-simo anno scolastico per sviluppare, sempre at-traverso laboratori esperienziali, le conoscenze che permetteranno ai ragazzi delle classi quarte di simulare la costituzione di una cooperativa.Si ringraziano gli Istituti che hanno aderito al progetto, i ragazzi che hanno partecipato e le Cooperative Camst, Cam 85, Cooperativa so-ciale Itaca e Clu Franco Basaglia per la collabo-razione e la disponibilità dimostrata.

Federica Visentin e Manuela Daniel

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RICERCA E SVILUPPO

LE PAROLE DEL SOCIALE: “ASCOLTO”ExCURSUS TRA FORME E CONTENUTI, SIGNIFICANTI E SIGNIFICATI

Pordenone

Secondo alcuni autori, l’ascolto è lo strumen-to “terapeutico” per eccellenza. L’esperienza dell’ascolto genera nelle persone uno spes-sore in termini di consapevolezza ed efficacia, oltre a rappresentare un importante momento di riconoscimento della dimensione dell’altro. L’ascolto è alla base dell’instaurarsi di buone relazioni. L’atto di ascoltare è il processo che ci consente di decodificare, di interpretare i bisogni dell'altro, la traduzione dei discorsi e degli atti. Il semplice ascolto, o ascolto passi-vo, è uno strumento che invita l’altro ad espor-re il suo problema e lo incoraggia al colloquio. Questo, possiamo dire, è il primo passo per una comunicazione riuscita. Sembra quasi ba-nale dire di saper ascoltare: pur essendo una competenza che nessuno mai ci insegna, ri-mane la capacità più richiesta nei vari contesti di vita, professionali e non.Ciò che distingue il semplice ascolto da un efficace ascolto attivo è la capacità di com-prensione verso l’altro. Imparare ad ascoltare è il primo passo per una efficace comunicazio-ne ed è un’abilità che non si apprende senza applicazione e metodo. Spesso, si crede che ascoltare equivalga a restare in silenzio, al contrario l’ascolto è un processo attivo di ri-sposta, di interazione e verifica su quello che abbiamo ascoltato.L’essenziale in tale modello è il fatto che il rice-vente rimandi un feedback all’interlocutore: un messaggio verbale o non verbale che confer-ma che il ricevente ha compreso il messaggio emerso dalla fonte di comunicazione.

L’ascolto attivo si basa sulle coordinate dell’empatia e dell’accettazione, si fonda sul-la creazione di un rapporto positivo, caratte-rizzato da un clima in cui una persona possa sentirsi compresa e, comunque, non giudica-ta. Quando si pratica l’ascolto attivo, invece di porsi con atteggiamenti che tradizionalmente vengono considerati da “buon osservatore”, ossia, come persone impassibili, “neutrali”, si-cure di sé, incuranti delle proprie emozioni e tese a nascondere e ignorare le proprie reazio-ni a quanto si ascolta, è più opportuno render-si disponibili anche a comprendere realmente ciò che l’altro sta dicendo, mettendo anche in luce possibili difficoltà di comprensione. In questo modo è possibile stabilire rapporti di riconoscimento, rispetto e apprendimento re-ciproco.Per diventare “attivo”, l’ascolto deve essere aperto e disponibile non solo verso l’altro e quello che dice, ma anche verso se stessi, per ascoltare le proprie reazioni, per essere con-sapevoli dei limiti del proprio punto di vista e per accettare il non sapere e la difficoltà di non capire. L’ascolto attivo è il modo più sicuro per essere certi che l’impressione che abbiamo avuto equivalga all’espressione del concetto da parte dell’interlocutore.L’ascolto attivo è particolarmente importante soprattutto perché il linguaggio è estrema-mente ambiguo e non sempre vi è una cor-rispondenza tra il significato e la parola. Il riconoscimento dell’altro è l’atto che sta alla base della relazione di aiuto: l’ascolto attivo è sicuramente lo strumento primario per creare questo presupposto.

L’8 marzo è nato Elia, figlio di Sara e Marco entrambi soci di Itaca, la mamma è impegnata nei Gruppi appartamento di Pordenone e il papà a Casa Ricchieri). Benvenuto Elia!

Celeste la bimba di Michela (Casa Ricchieri) e Paolo è arrivata il 18 marzo. Benvenuta Celeste!

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SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

Pordenone

È stato siglato e pubblicato in Gazzetta Ufficia-le il decreto relativo ai criteri di qualificazione della figura del formatore per la salute e sicu-rezza sul lavoro, che entrerà in vigore tra 12 mesi (18-03-2014). Tali requisiti minimi “non sono vincolanti in riferimento ai corsi di forma-zione già formalmente e documentalmente approvati e calendarizzati alla data di pubblica-zione dell'avviso”.Vengono quindi identificati i criteri articolati in requisiti minimi per garantire nel docente/formatore la contemporanea presenza dei tre elementi fondamentali quali conoscenza, esperienza e capacità didattica, elementi che prevedono la combinazione di aspetti teorici e pratici, di requisiti di studio e di esperienza.I criteri “si applicano a tutti i soggetti forma-tori in materia di salute e sicurezza sul lavoro dei corsi di cui agli articoli 34 e 37 del d.lgs. n. 81/2008 quali regolati dagli accordi del 21 dicembre 2011”. Il prerequisito (diploma di scuola secondaria di secondo grado) e i criteri previsti dal documento non riguardano le atti-vità di addestramento, inoltre il requisito non è richiesto per datori di lavoro che effettuano formazione ai propri lavoratori.Si considera qualificato il formatore-docente che possa dimostrare di possedere il prere-quisito ed uno dei predetti criteri. La qualifica-zione è acquisita in modo permanente (fermo restando l’aggiornamento triennale di almeno 24 ore complessive nell’area tematica di com-petenza) con riferimento alla/e area/e tema-tica/che per la/e quale/i il formatore-docente abbia maturato il corrispondente requisito di conoscenza/esperienza.I formatori che non siano in possesso del pre-requisito “possono svolgere l'attività di forma-tore qualora, alla data di pubblicazione dell'av-viso, siano in grado di dimostrare di possedere almeno uno dei criteri” elencati.Per un periodo di ventiquattro mesi dall'en-trata in vigore del decreto “i datori di lavoro possono svolgere attività formativa per i propri lavoratori se in possesso dei requisiti di svol-gimento diretto dei compiti del servizio di pre-venzione e protezione”.Tra i vari criteri citati nel documento: laurea

NUOVI CRITERI DI qUALIFICAZIONE PER LA FIGURA DEL FORMATORE

INformazione

coerente con materie oggetto della docenza o corsi post laurea nel campo della sicurezza sul lavoro unitamente ad almeno una specifica (vedi decreto); attestato di frequenza, con ve-rifica dell’apprendimento a corso/i di formazio-ne della durata di almeno 64 ore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e relative specifi-che (vedi decreto); attestato di frequenza, con verifica dell’apprendimento, a corso/i di forma-zione della durata di almeno 40 ore in mate-ria di salute e sicurezza sul lavoro; percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore (ad esempio, corso formazione-formatori), o abilitazione all’inse-gnamento, o conseguimento (presso Univer-sità od organismi accreditati) di un diploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione; esperienza la-vorativa o professionale almeno triennale nel campo della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, coerente con l’area tematica oggetto della docenza; esperienza di almeno sei mesi nel ruolo di Rspp o di almeno dodici mesi nel ruolo di Aspp (tali figure possono effettuare docenze solo nell’ambito del macro-settore Ateco di riferimento), unitamente a una delle specifiche declinate nel decreto. Per approfondimenti si rimanda al Decreto Interministeriale del 06 marzo 2013 “criteri di qualificazione della figura del formatore per la salute e sicurezza sul lavoro”. I lavoratori che ritengano di possedere i requi-siti richiesti e siano interessati ad eventuali collaborazioni come docenti, sono invitati a segnalare la propria disponibilità all’ufficio for-mazione.

Chiara Pizzato

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INsicurezza

COME È ANDATA LA SICUREZZA SUL LAVORO IN COOPERATIVA NEL 2012?PRIMA PARTE

Pordenone

La Cooperativa considera la promozione della cultura della sicurezza e la tutela della salute nei luoghi di lavoro come impegno fondamentale, sia verso il proprio personale sia verso l’utenza che accede e usufruisce dei servizi e delle strut-ture di Itaca. L’approccio prevenzionistico viene così considerato quale elemento primario di ogni decisione e azione, attraverso la definizio-ne di una adeguata organizzazione del servizio di prevenzione e protezione e definizione delle responsabilità, la predisposizione di regolamen-ti e di procedure aziendali e il trasferimento del-le informazioni al personale attraverso la valuta-zione della corretta comunicazione e interventi periodici di informazione e formazione.Anche quest’anno è stata fatta l’analisi del si-stema della sicurezza della Cooperativa e quin-di l’analisi degli infortuni del 2012.Quest’anno si nota che il numero degli infortu-ni è sceso rispetto agli ultimi due anni e sono diminuite anche le ore di assenza, sono invece aumentati i giorni di assenza.

 tipologia dato 2010 2011 2012

numero medio lavoratrici/ori 1.253 1.336 1.406

numero totale lavoratrici/ori inf. 84 97 76

% incidenza su numero medio lav 6,7 7,3 5,4

numero ore lavorate 1.5.71.311 1.628.615 1.772.510

numero ore infortunio 9.435* 12.325* 8.965,49*

% incidenza su ore lavorate 0,6 0,76 0,52

numero giorni infortunio 2.657* 2.533* 2.620*

* Sono considerati tutti i giorni di assenza per infortunio dell'anno 2012, compresi quelli degliinfortuni accaduti con altro DL, quelli delle riaperture di infortuni e i giorni di assenza del 2012 degli infortuni a cavallo con il 2011

L’incidenza del numero degli infortuni sul nu-mero medio dei lavoratori diminuisce di quasi 2 punti percentuali, si osserva nel triennio un andamento altalenante. L’incidenza delle ore di infortunio sulle ore la-vorate diminuisce di oltre 2 punti percentuali, invece i giorni di infortunio aumentano, si sono quindi infortunati più lavoratori in part-time.Si segnala che nel conteggio dei 76 infortuni ci sono:• 8 infortuni avvenuti nel 2011 che sono pro-

seguiti nel 2012;• 3 infortuni avvenuti nel 2011 che sono stati

riaperti nel 2012;• 2 lavoratori che hanno subito 2 diversi in-

fortuni ciascuno nel 2012;In base a questa analisi gli eventi infortunistici verificatesi nel 2012 sono 65.Inoltre si segnala che quest’anno l’Inail non ha riconosciuto 3 infortuni.

iNForTuNi per Tipologia e giorNi di asseNZa

La tipologia di infortunio è stata individuata me-diante la definizione del rischio che l’ha causato, rispecchiando in tal modo l’analisi dei rischi che

viene effettuata nei piani di sicurezza dei servizi. Se facciamo il confronto percentuale tra tipolo-gie di infortuni e giorni di assenza, notiamo che gli infortuni da incidente stradale totalizzano la più alta percentuale per numerosità e per gior-ni di assenza, sono seguiti dagli infortuni per sforzo.

Patrizia Comunello

rischio/pericolo n. inf. % inf gg assenza* % assenza*aggressione 15 20 375 15caduta 3 4 97 4incidente stradale 17 23 649 26meccanico urto 4 5 19 1scivolamento 8 11 273 11sforzo 16 20 624 25biologico 3 4 3 0schiacciamento 6 8 46 2ustione 1 1 17 1inciampamento 2 3 51 2altro 1 1 365 14totale 76 100 2.519 100

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INpersonale

È PARTITO IL PROGETTO “ITACA, UN’ISOLA DI CONCILIAZIONE”

Pordenone

Il progetto “Itaca, un’isola di conciliazione” è finalmente partito. Frutto del lavoro di diversi soggetti della Cooperativa Itaca, che hanno messo assieme le loro idee, ha l’obiettivo di creare dei servizi a gestione Itaca come il Baby Parking, il Supporto scolastico teena-gers e il Baby-sitter on call, dei quali possono fruire gratuitamente tutti i soci/lavoratori di Itaca che hanno figli.L’ottica territoriale con la quale sono stati pro-gettati gli interventi deriva dalla convinzione che non sia sufficiente, per una realtà come la nostra diffusa su ben tre regioni, realizzare singoli servizi a sé stanti, ma sia importante costruire una rete che possa essere funziona-le all’intero sistema Itaca, a vantaggio di tutti i soci ed i lavoratori.Durante le vacanze pasquali sono stati attivati i primi Baby Parking a Fiumicello, Latisana, Udine e Tolmezzo, per i bambini dai 3 agli 11 anni. Ciò ha permesso ai nostri soci/lavora-tori di recarsi al lavoro mentre i loro figli tra-scorrevano qualche ora con i nostri educatori dell’area Minori, che hanno organizzato per loro attività, uscite al parco e giochi vari per trascorrere in modo giocoso la giornata.

BABY PARkING, IL SUPPORTO SCOLASTICO TEENAGERS E IL BABY-SITTER ON CALL

In questi giorni, inoltre, è stata stilata la gra-duatoria per il Baby sitter on call, è stato as-segnato un pacchetto di ore ai soci che han-no fatto richiesta del servizio che permette di avere un educatore a disposizione a domicilio in caso di malattia del bambino. I coordinatori delle varie aree provvederanno a comunicare le graduatorie in questi giorni.Partiranno ad aprile anche i servizi inerenti la terza azione del progetto, il Supporto scola-stico ai teen-agers, laddove sia stato raggiun-to il numero minimo di iscritti. Siete invitati tutti a fare domanda per il Baby parking e il Supporto scolastico ai teen-agers, servizi per i quali non abbiamo ancora avuto una grande affluenza.In caso desideriate ottenere ulteriori informa-zioni o chiarimenti in merito all’iniziativa, scri-vete a [email protected] oppure rivolgetevi direttamente alla sede della coo-perativa di Pordenone (vicolo Selvatico 16, tel 0434 366064, fax 0434-253266).

Elena Marcuzzi

Patrizia Comunello

DA MAGGIO BUSTE PAGA DIGITALI

Si ricorda che dal mese prossimo la busta paga sarà disponibile esclusivamente nel formato on line e verrà spedita direttamente all’indirizzo di posta elettronica attivato per ciascun socio/dipendente

EROGAZIONE DELLA 2 ̂TRANCHE DEL CCNL

Con il 1° aprile, e quindi già nella busta paga corrente, scatta l’erogazione della seconda tranche dell’aumento contrattuale previsto

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CULTURE

INVIACI LA TUA RECENSIONEDal 2001 hai visto un solo film ma ti ha fatto venire la pelle d’oca dall’emozione? Ti sforzi ma non riesci proprio a ricordare la data del concerto-evento di Bobby Solo al quale hai partecipato con tanto trasporto?Il tuo ultimo libro letto per intero giace da anni sotto una consistente coltre di polvere tanto da non distinguerne più i contorni?Non importa. Non fartene un problema. Se nei prossimi mesi ti capiterà di leggere un libro, assistere ad un concerto, vedere un film, una rappresentazione teatrale o una mostra, ascoltare un disco … bene! Raccontacelo! Inviaci una recensione e potrai trovarla pubblicata in Gazzetta! Perché non è mai troppo tardi [email protected]

BIFFY CLYRO - OPPOSITESLa band scozzese ha lavorato per tre anni alla realizzazione del sesto album "Opposites" che è in realtà composto da due cd: "The Land the End of Our Toes" e "The Sand at the Core of Our Bones" (presenti nel testo di "Sound Like Ballo-ons"). Venti brani prodotti sempre da Garth Richardson (che aveva già prodotto i precedenti due progetti) registrati a Los Angeles e composti durante il lungo tour mondiale.

Appena pubblicato ha raggiunto già da subito il primo posto nella classifica del Regno Unito e in quella di altri Paesi europei, oltre che ottime critiche. In Italia restano completamente sconosciuti, senza molte sorprese a riguardo. Un otti-mo successo che giustifica tutte le grandi impressioni raccolte in questi anni e premia la maturità raggiunta del Trio di Simon Neil e dei gemelli Johnston.

Il Rock del Biffy Clyro sembra capace di coniugare le influenze d'oltreoceano a quelle britanniche con equilibrio e gusto. L'elettronica ora è più presente rispetto al passato e senza abbandonare alcuni arrangiamenti che vedono la presenza dell'orchestra. Le atmosfere dell'album sono eterogenee e non scontate, sempre in movimento ed in evoluzione come un prisma che riflette la luce scomponendola in molti colori e direzioni. Si tratta di un ascolto facile, semplice e accattivante fin da subito, ma che ha bisogno di un’ulteriore atten-zione riguardo ai testi e degli arrangiamenti per poter esser apprezzato fino in fondo. Forse quello che mi colpisce di più è proprio il potenziale complessivo espresso nell'album, che spazia dal pop al rock, e la misteriosa efficacia del loro trio nelle sue espressioni dal vivo. Le tracce estratte come singoli sono "Black Chandelier", "Biblical". Vi consiglio di ascoltarlo in macchina o in viag-gio, avrete una colonna sonora di 80 minuti che alternerà momenti energia ad altri più rilassanti e riflessivi. Fatemi sapere che ne pensate.

Paolo Frigo

FULL METAL JACKETRecentemente mi è capitato di vedere in Tv un film datato ma, purtroppo, molto attuale. Si tratta di “Full Metal Jacket” di Stanley Kubrik. La pellicola risale al 1987 ed è stata trasmessa più e più volte, ma non ero mai riuscita a vederla completamente dall’inizio alla fine, e così ne ho approfittato.Siamo negli anni ’70, periodo in cui imperversa la guerra in Vietnam e gli Stati Uniti sono una tra le più grandi potenze del mondo. Pertanto il film, che si sviluppa in due parti distinte, si colloca in questo preciso momento storico e ne coglie le peculiarità politiche tipiche del periodo.La prima parte si svolge in un campo di addestramento per marines del South Carolina: il sergente Hartman impartisce un addestramento severissimo e rigoroso per preparare i giovani soldati alla guerra, e per trasformarli così in guerrieri pronti ad uccidere. Tratta le reclute come esseri privi di personalità, appellandoli con nomignoli spesso dispregiativi e punendoli con assurda seve-rità per ogni minimo sbaglio commesso o dimenticanza.Non tutti ce la fanno, c’è chi ‘scoppia’ ancora prima di partire per il fronte, non riesce a reggere la durezza e la ferocia delle esercitazioni, pagandone con l’instabilità mentale e, poi, con un omicidio (quello del sergente)-suicidio.Chi riesce a superare l’addestramento parte per il Vietnam e si scontra con la dura realtà della guerra. I soldati che già combattono sono provati nel corpo e nello spirito, sono assuefatti alla guerra e alla morte, combattono il nemico con odio feroce e molti di loro sono stati ‘risucchiati’ dal vortice pericoloso dell’assurda mentalità inculcata dall’ambiente militare.Il film mette in scena la cruda realtà della guerra: la negazione della persona-lità umana, il disprezzo, la disumanità e la violenza gratuita, la sincera amicizia che può nascere tra i soldati di fronte alla morte, il sarcasmo davanti ai corpi massacrati dei propri compagni (impressionanti le frasi pronunciate da uno dei soldati: “meglio a lui che a me” e “i morti sanno solo una cosa: che è meglio essere vivi”) e, ancora, la pietà verso il nemico agonizzante che sta morendo.Nonostante la crudeltà di alcune immagini e la tensione che accompagna lo spettatore lungo tutto il film, è impossibile non rimanere affascinati dall’artico-lazione dei dialoghi e dalla musica -bellissima e tipicamente anni ‘70 - associa-ta ad alcune scene del film, in particolare quando i ragazzi vengono accompa-gnati al fronte. Lo spettatore ha la sensazione di partecipare all’agonia e alla rabbia dei soldati, pare quasi di essere direttamente coinvolti nello ‘spettacolo’ della battaglia e nell’orrore della morte.A mio avviso, il film lancia anche un messaggio di speranza nella persona del soldato ‘Joker’, giornalista militare impegnato nel fronte - e, prima ancora, recluta addestrata nel campo militare del South Carolina -, che riesce a man-tenere lucidità e freddezza e a reagire all’assurdità della guerra. Emblematici, infatti, sono i simboli che indossa: un elmetto con su scritto ‘born to kill’ (nato per uccidere) e una spilla, applicata alla divisa, che rappresenta il simbolo della pace.

Anna Bagnarol

MUSICA

CINEMA

04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 35

AREA DISABILITàComunità per Disabili San Canzian d’Isonzo (GO)INFERMIERE/ISI RIChIEDE: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

AREA SALUTE MENTALEComunità per la salute mentale Auronzo di Cadore (BL)EDUCATRICE/ORESI RIChIEDE: Laurea Scienze dell’Educazione o Educatore Professionale; esperienza minima nei servizi educativi alla salute mentale; paten-te B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

LE DOMANDE VANNO INVIATE A UNO DEI SEGUENTI RECAPITI:Cooperativa Itaca • Ufficio risorse Umane Vicolo Selvatico 16 • 33170 Pordenone e-mail: [email protected]. 0434-366064 • Fax 0434-253266

AREA MINORIServizi Educativi Territoriali PordenoneEDUCATRICI/ORISI RIChIEDE: Laurea Scienze dell’Educazione, Educatore Professionale, Psicologia; espe-rienza minima nei servizi educativi alla con la disabilità; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

RICERCHIAMO PER

REDAzIONE Fabio Della PietraCaterina BoriaSimone CiprianRenato EspositoLaura LionettiEnrichetta Zamò

ImPAgINAzIONE La Collina - Società Cooperativa Sociale Onlus - Trieste

STAmPA hand Consorzio di comunicazione sociale - Udine

Numero chiuso il 5 aprile alle ore 14.00 e stampato in 950 copie

La Gazzetta Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La Piazzetta - n°8 - Agosto 2010

Giornata dei talenti - 9 ottobre BarcisAperte le iscrizioni a Dire, dare, fare … capacità in gioco

Varato il “progetto donna”

“Terra”. La nave giunge in portoLa navigazione del nido d’infanzia di Cervignano

Centri estivi invasi da 1600 bambini

Festa per il 4° compleanno di Casa CarliManiago 27 agosto ore 18

La GazzettaMensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°10 - Ottobre 2011

Formazione delle badanti a domicilio

grazie alle Coop sociali

Come a casa solo a casa

L’area Territoriale Anziani punta su persone,

famiglie e territorio

SSA e SET Distretto Nord

Itaca confermata fi no al 2016

Orchestrazione n. 19: L’Attesa

Portogruaro 15-22 ottobre

Area Territoriale Anziani

La centralità e il valore delle persone, delle famiglie e del territorio

Torna il Camp estivo all’ex Fiera

La Gazzetta Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La Piazzetta - n°5 - Maggio 2011

“Villa Sartorio” protagonista nell’inclusione

L’Assemblea dei soci approva il bilancio 2010

Premio a Itaca che valorizza le donne

“Sistema Itaca” in crescitaIl fatturato segna 31,4 milioni di euroRicavi +12%Occupazione +3%

La GazzettaMensile d’ informazione sociale del la Cooperativa Itaca - n°3 - Marzo 2012

Suono e oltre suono

Musica al confine tra Arte e Salute

Il nuovo CCNL non convinceIl rientro dalla maternità in ItacaSuono e oltre suono

Musica al confine tra Arte e Salute

Panchina - “L’oggi in vista del domani”

La GazzettaMensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°1 - Gennaio 2012

COMUNITÀ, DIRITTI E DIVERSITÀ

La Catena della cittadinanza

CCNL COOP SOCIALISiglato il rinnovo del Contratto

ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA

Convenzione Itaca-Cesare PozzoAdesioni entro il 29 febbraio 2012

THE VILLAGEFormazione dal 27 gennaio a PordenoneIl Villaggio alla Sarcinelli di Cervignano

Comunità, Diritti e Diversità a UdineAccoglienza e inclusione sociale

La GazzettaMensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°5 - Maggio 2012

Sistema Itaca con il segno ‘più’Occupazione e fatturato in crescita

A Ottima Senior esclusiva marchio Gentlecare in Europa

THE VILLAGE vince il Premio Città impresa 2012notturni di_versi per Sara Orlando23 giugno - 2 agosto 2012, Portogruaro

Gentlecare A Ottima Senior l’esclusiva del marchio per l’Europa

Foto di Moria De Zen