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1 ISTITUTO TECNICO ECONOMICO Pascal di Romentino (NO) LINEE GUIDA PER IL CONSOLIDAMENTO DEL NUOVO ORDINAMENTO Primo biennio, secondo biennio e triennio (D.P.R. 88/2010, articolo 8, comma 3)

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ISTITUTO TECNICO ECONOMICO Pascal di Romentino (NO)

LINEE GUIDA PER IL CONSOLIDAMENTO DEL NUOVO ORDINAMENTO

Primo biennio, secondo biennio e triennio

(D.P.R. 88/2010, articolo 8, comma 3)

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Vieni a vedere dove nasce il futuro

La scuola può svolgere appieno il suo compito se si presenta come una comunità accogliente ed esperta, fondata su un patto educativo;

una comunità che aiuta i giovani all'esercizio della cittadinanza attiva e responsabile, all'esperienza del metodo democratico, al rispetto della legalità, al valore della gratuità e del dono nelle relazioni personali, all'importanza del bene comune.

Però questi riferimenti etici non diventano prassi coerente se nella scuola manca

un'anima, una comune ispirazione, una prospettiva, una passione che coinvolge allievi e docenti nel gusto della scoperta, della ricerca, nella costruzione del sapere,

nella soddisfazione di creare qualcosa di nuovo, di proprio, di distintivo; qualcosa che dia

significato alla propria storia, alle proprie scelte, ad un progetto di una società più giusta e solidale.

Se Martin Luther King disse "I have a dream" e non, invece, "Ho un piano quinquennale", evidentemente un motivo c'è: gli uomini hanno bisogno di condividere un sogno per dare

il meglio di se stessi, devono poter immaginare in modo discontinuo ciò che potrebbe realizzarsi.

Oggi, in un mondo sempre più complesso e in continua trasformazione,

l'immaginazione è il valore aggiunto per quanti vogliono creare qualcosa di nuovo sul piano economico, formativo, politico, religioso e culturale.

Per gli uomini e per le organizzazioni, il futuro appartiene a chi sa immaginarlo.

Alberto De Toni

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INDICE

Premessa

Azioni didattiche per il passaggio al nuovo ordinamento

Inserirsi in una prospettiva culturale e professionale di respiro europeo Il Quadro di riferimento dell’Unione europea L’identità degli istituti tecnici Il profilo educativo, culturale e professionale (PECUP)

Nell ’area di istruzione generale (integrazione tra cultura umanistica, scientifica e

tecnologica) Nell’area di indirizzo economico

Impostare un curricolo di istituto

nello sviluppo di una prospettiva verticale L’articolazione del primo biennio in continuità con il primo ciclo e nell’orientamento a

costruire i l proprio progetto di vita e di lavoro

L’articolazione del secondo biennio e del quinto anno per la promozione progressiva

delle competenze degli studenti L’orientamento alla scelta post-secondaria

nella attenzione agli assi disciplinari Il raccordo tra l’area di istruzione generale e l’area di indirizzo

La formazione tecnologica

Il laboratorio come metodologia di apprendimento

Introdurre metodologie didattiche innovative

Insegnare in una dimensione laboratoriale

Insegnare attraverso una didattica per competenze Progettare per competenze

Operare per progetti Valutare le competenze sviluppate

Azioni organizzative per il passaggio al nuovo ordinamento

Innovare l’organizzazione scolastica con l’utilizzo della quota dell’autonomia e della flessibilità con la gestione degli stage lavorativi estivi con l’istituzione dei dipartimenti con l’istituzione del comitato tecnico scientifico con l’istituzione dell’ufficio tecnico

Valorizzare gli aspetti trasversali Legalità, cittadinanza e Costituzione Il CLIL e la promozione del plurilinguismo L’integrazione delle scienze Formazione per la sicurezza

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PREMESSA Le linee guida definiscono il passaggio al nuovo ordinamento degli istituti tecnici a norma

dell’articolo 8, comma 3, del regolamento emanato con decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n.88, di seguito denominato “Regolamento”, con riferimento al documento “Persona, tecnologie e professionalità: gli istituti tecnici e gli istituti professionali come scuole dell’innovazione”1, predisposto dalla Commissione nazionale costituita il 14 dicembre 2007 dal Ministro della Pubblica istruzione pro tempore e confermata nell’attuale legislatura sino alla conclusione dei suoi lavori.

Le linee guida sono state redatte sulla base delle proposte del Gruppo tecnico nazionale operante presso il Dipartimento per l’Istruzione che, in continuità con il lavoro svolto dalla citata Commissione, ha raccolto riflessioni e indicazioni attraverso il dialogo con docenti e dirigenti scolastici di centinaia di istituti tecnici coinvolti in presenza e a distanza attraverso il sito dell’ANSAS “http://nuovitecnici.indire.it” e nel confronto con le associazioni professionali e disciplinari e le parti sociali.

In questo documento sono presentati riferimenti e orientamenti a sostegno dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, ai fini della definizione del piano dell’offerta formativa e dell’organizzazione del curricolo, ivi compresa, per il primo biennio, l’articolazione in competenze, abilità e conoscenze dei risultati di apprendimento di cui agli allegati B) e C) del Regolamento. Parte integrante del documento è anche un breve glossario per rendere il linguaggio utilizzato più comprensibile.

Nell’ulteriore fase che si aprirà dopo la pubblicazione delle linee guida, un programma di misure nazionali, finalizzate soprattutto all’aggiornamento dei docenti e dei dirigenti scolastici, ne accompagnerà l’attuazione.

1 1 I lavori is truttori della Commissione e il documento finale sono pubblicati sui numeri 115 -116/2006 e 120 - 121/2007 della

collana “Studi e Documenti degli Annali della Pubblica is truzione”, ed. Le Monnier .

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AZIONI DIDATTICHE PER IL PASSAGGIO AL NUOVO ORDINAMENTO

Inserirsi in una prospettiva culturale e professionale di respiro europeo

Il Quadro di riferimento dell’Unione europea Il Regolamento sul riordino degli isti tuti tecnici esplici ta il nesso tra l ’identi tà degli Is ti tuti tecnici e gli indirizzi dell ’UE

nel richiamare la Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio d’Europa 18 dicembre 2006 sulle “Competenze chiave per l ’apprendimento permanente ” e la Raccomandazione 23 aprile 2008 sulla costi tuzione del “Quadro europeo delle qualifiche

per l ’apprendimento permanente ” (EQF). Il rinnovamento degli is tituti tecnici va inquadrato, quindi , all’interno della cooperazione europea per la costi tuzione

di un sistema condiviso di istruzione e formazione tecnico -professionale (Vocational Education and Training - VET) e, più in generale, in coerenza con gli impegni assunti dal nostro Paese a seguito del Consiglio di Lisbona del 2000. Il Quadro europeo delle qualifiche per l ’apprendimento permanente (EQF) consente, in particolare, di mettere in relazione e posizionare, in una

s truttura a otto livelli, i diversi titoli (qualifiche, diplomi , certi ficazioni, ecc.) rilasciati nei Paesi membri . Il confronto si basa sui risul tati dell’apprendimento (learning outcomes) e risponde all ’esigenza di raggiungere diversi obiettivi , tra cui quello di favori re la mobilità e l ’apprendimento permanente attraverso la messa in trasparenza di ti toli di studio, qualifiche e competenze. La Raccomandazione sull’EQF indica , nel 2012, il termine per l ’adozione, da parte degli Stati membri , di sistemi nazionali per la comparazione dei ti toli e delle qualifiche. L’attenzione è rivol ta ai risul tati di apprendimento (outcome-based approach), piuttosto che alla durata degli s tudi (numero di anni), alle modalità o alle situazioni di apprendimento (formale, informale, non-formale) o alle modalità di insegnamento (input-based approach). Al centro è posta , quindi , la persona che apprende, indipendentemente dal tipo di percorso seguito per apprendere.

All’adozione del Quadro europeo sono seguite misure di supporto e l ’attivazione di s trumenti ul teriori per rendere più agevole il percorso verso gli scopi dell ’EQF, cui i nuovi ordinamenti degli is tituti tecnici si ri feriscono, quali:

- il “Quadro europeo di riferimento per l ’assicurazione della qualità dell ’IFP” ( The European Quality Assurance Reference framework for Vocational Education and Training –EQARF), che punta sulla condivisione di cri teri qualitativi , descri ttori e indicatori comuni per migliorare la qualità dei sis temi educativi d’istruzione e formazione e

costruire una comune cultura della valutazione e della quali tà ; - il “Sis tema Europeo per il Trasferimento dei Crediti per l'Is truzione e la Formazione Professionale” ( The European

Credit System for Vocational Education and Training – ECVET), che s tabilisce un sis tema di crediti che favorisca il reciproco riconoscimento degli apprendimenti tra i Paesi europei , s timoli la mobilità dei ci ttadini e lavoratori e promuova la flessibilità dei percorsi formativi al fine di conseguire una qualificazione professionale.

Si richiamano, infine, i seguenti documenti :

o la Conclusione del Consiglio del 12/5/2009 (2009/C 119/02) “Education and Training 2020” che offre un quadro

aggiornato delle strategie europee in materia di is truzione e formazione. Tale documento – ripreso per il nostro Paese da “Italia 2020” - indica l ’insieme delle competenze ‘s trategiche’ da promuovere che sono, in buona misura,

competenze di ci ttadinanza attiva , già proposte nella Raccomandazione UE del 18 dicembre 2006 (2006/962/CE); o la Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consigl io, al Comitato economico e sociale europeo e

al Comitato delle regioni “Competenze chiave per un mondo in trasformazione 25/11/2009”, che evidenzia il riflesso

avuto dalle politiche europee sulle ri forme dei programmi scolastici dei Paesi membri, con un giudizio positivo sulla diffusione di approcci interdisciplinari nell’insegnamento e sul maggiore peso assegnato nei nuovi programmi scolastici alle competenze trasversali, alla di ffusione delle TIC (Tecnologie dell ’informazione e della comunicazione), al raccordo più s tretto della scuola con il mondo del lavoro;

o la Comunicazione della Commissione UE (COM 2010/2020) “Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, adotta ta dal Consiglio europeo il 17 giugno 2010, che promuove la conoscenza e l'innovazione come motori dello sviluppo, soprattutto attraverso il miglioramento della qualità dell 'istruzione, il potenziamento della ricerca, l ’utilizzazione ottimale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, in

modo che le idee innovative si trasformino in nuovi prodotti e servizi tali da s timolare la cresci ta e favori re l ’occupazione .

Con ri ferimento agli indirizzi contenuti nei ci tati documenti , è necessario sviluppare, attraverso il contributo dell’is truzi one secondaria, il pensiero cri tico, le competenze per “imparare ad imparare” e le metodologie dell ’apprendimento attivo, aperto al rapporto con il mondo del lavoro, anche ai fini di favori re il rientro nei processi dell ’istruzione di giovani e adulti che ne sono s tati precocemente espulsi o non ne hanno affatto frui to. Questo impegno richiede che tutti gli isti tuti di is truzione seconda ria superiore e, in particolare, gli is ti tuti dell ’ordine tecnico e professionale, progettino e realizzino programmi di s tudio co n

modali tà di frequenza più flessibili e idonee a riconoscere anche i saperi e le competenze comunque già acquisiti dagli stude nti .

L’identità degli istituti tecnici Nel secondo ciclo, gli studenti sono tenuti ad assolvere al diritto-dovere all’istruzione e alla formazione sino al

conseguimento di un titolo di studio di durata quinquennale o almeno di una qualifica di durata triennale entro il

diciottesimo anno di età. Allo scopo di garantire il più possibile che “nessuno resti escluso” e che “ognuno venga

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valorizzato”, i l secondo ciclo è articolato nei percorsi dell’istruzione secondaria superiore (licei, istituti tecnici, istituti professionali) e nei percorsi del sis tema dell’istruzione e della formazione professionale di competenza

regionale, presidiati dai livelli essenziali delle prestazioni definiti a livello nazionale. In questo ambito gli studenti completano anche l’obbligo di istruzione di cui al regolamento emanato con Decreto del Ministro della Pubblica Istruzione 22 agosto 2007, n. 139 (Regolamento dell’obbligo di istruzione).

I percorsi del primo biennio dei tecnici, come quelli dei licei e dei professionali, sono definiti, quindi, in

osservanza a tale decreto, in modo da garantire uno “zoccolo comune”, caratterizzato da saperi e competenze riferiti soprattutto agli insegnamenti di lingua e letteratura italiana, lingua inglese, matematica, storia e scienze, che hanno già trovato un primo consolidamento degli aspetti comuni nelle indicazioni nazionali riguardanti l ’obbligo di istruzione.

L’identità degli istituti tecnici è descritta con precisione nell’Articolo 2 del DPR 88: 1. L’identità degli istituti tecnici si caratterizza per una solida base culturale di carattere scientifico e tecnologico in linea con le indicazioni dell’Unione europea, costruita attraverso lo studio, l’approfondimento e l’applicazione di linguaggi e metodologie di carattere generale e specifico ed è espressa da un limitato numero di ampi indirizzi,

correlati a settori fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo del Paese, con l’obiettivo di far acquisire agli studenti, in relazione all’esercizio di professioni tecniche, saperi e competenze necessari per un rapido inserimento nel mondo del lavoro e per l’accesso all’università e all’istruzione e formazione tecnica superiore.

Il riordino dell’istruzione tecnica si è misurato, tuttavia, con la frammentarietà che negli anni si è andata moltiplicando, in assenza di riforme organiche e ha ricondotto l’insieme delle proposte formative ad alcuni indirizzi fondamentali, in modo da favorire l’orientamento dei giovani e, nel contempo, garantire una

preparazione omogenea su tutto i l territorio nazionale. Nel successivo triennio sarà possibile articolare ulteriormente tali proposte in opzioni, anche per rispondere alle esigenze di una formazione mirata a specifiche richieste del tessuto produttivo locale.

I percorsi dei nuovi istituti tecnici danno, inoltre, ampio spazio alle metodologie finalizzate a sviluppare le competenze degli allievi attraverso la didattica di laboratorio e le esperienze in contesti applicativi, l’analisi e la soluzione di problemi ispirati a situazioni reali, il lavoro per progetti; prevedono, altresì, un collegamento organico con il mondo del lavoro e delle professioni, attraverso stage, tirocini, alternanza scuola -lavoro.

Il profilo educativo, culturale e professionale (PECUP) dei Tecnici

Sempre secondo l’art 2, co. 2 del DPR 88 il secondo ciclo di istruzione e formazione ha come riferimento

unitario il Profilo educativo, culturale e professionale (PECUP) definito dal decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, allegato A). Esso è finalizzato alla crescita educativa, culturale e professionale dei giovani, per trasformare la molteplicità dei saperi in un sapere unitario, dotato di senso, ricco di motivazioni; allo sviluppo dell’autonoma

capacità di giudizio; e all ’esercizio della responsabilità personale e sociale.

Il Profilo sottolinea, in continuità con il primo ciclo, la dimensione trasversale ai differenti percorsi di istruzione e di formazione frequentati dallo studente, evidenziando che le conoscenze disciplinari e interdisciplinari (il sapere) e le abilità operative apprese (il fare consapevole), nonché l’insieme delle azioni e delle

relazioni interpersonali intessute (l’agire) siano la condizione per maturare le competenze che arricchiscono la personalità dello studente e lo rendono autonomo costruttore di se stesso in tutti i campi della esperienza umana, sociale e professionale.

La formazione di cittadini attivi e responsabili nell’ambito tecnico e scientifico richiede, anzitutto, la

riflessione sul significato umano e sociale della scienza e della tecnica . Uno dei compiti principali della scuola, in

questo momento storico, consiste nell’educazione alla responsabilità nell’uso delle scoperte scientifiche e della

tecnologia, potenziando la consapevolezza della necessità di uno sviluppo equilibrato e sostenibil e, che garantisca

i “beni comuni” e sia a vantaggio di tutti gli abitanti di un pianeta sempre più interdipendente. È proprio tale

consapevolezza la base della “completezza” della formazione unitaria, mai abbastanza valorizzata nell’istruzione

tecnica e professionale.

L’evoluzione delle funzioni aziendali e dei processi produttivi nel Tecnico Economico AFM e RIM

Il settore economico comprende due ampi indirizzi, riferiti ad ambiti e processi essenziali per la

competitività del sistema economico e produttivo del Paese, come quelli amministrativi, finanziari, commerciali e del turismo. Per l’approfondimento di tecnologie e metodologie specifiche di indirizzo, sono previste alcune articolazioni nell’indirizzo “Amministrazione, finanza e marketing”.

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In tutti gli indirizzi e articolazioni, i risultati di apprendimento sono definiti a partire dalle funzioni aziendali e dai processi produttivi e tengono conto dell’evoluzione che caratterizza l’intero settore sia sul piano

delle metodologie di erogazione dei servizi sia sul piano delle tecnologie di gestione, che risultano sempre più trasversali alla diverse tipologie aziendali. Essi tengono conto, in particolare, di un significativo spostamento di attenzione che riguarda l’organizzazione e i l sistema informativo aziendale, la gestione delle relazioni interpersonali e degli aspetti comunicativi, i processi di internazionalizzazione.

I risultati di apprendimento rispecchiano questo cambiamento delle discipline economico -aziendali in senso sistemico e integrato e vanno letti nel loro insieme. Tale impostazione intende facilitare, inoltre, apprendimenti più efficaci e duraturi nel tempo, in quanto basati su un approccio che parte dall’osservazione del reale, essenziale per affrontare professionalmente le problema tiche delle discipline in una prospettiva dinamica.

Questo ambito di studi si caratterizza, in generale, per un'offerta formativa relativa ad un settore che ha come sfondo il mercato e affronta lo studio dei macrofenomeni economico-aziendali nazionali e internazionali, la normativa civilistica e fiscale, il sistema azienda nella sua complessità e nella sua struttura, con specifica

attenzione all'utilizzo delle tecnologie e forme di comunicazione più appropriate, anche in lingua straniera. Le discipline di indirizzo sono presenti nel percorso fin dal primo biennio, in funzione orientativa e

concorrono a far acquisire agli studenti i risultati di apprendimento dell’obbligo di istruzione; si sviluppano nel successivo triennio con gli approfondimenti specialistici che si propongono di sostenere gli studenti nelle loro

scelte professionali e di studio. Le competenze acquisite dagli studenti nell’intero corso di studi sono configurate a partir e dal quadro

unitario definito dagli assi culturali dell’obbligo di istruzione, che ne risulta progressivamente potenziato. In

particolare, l ’asse scientifico-tecnologico viene consolidato dagli apporti specialistici, finalizzati a far comprendere anche la continua evoluzione delle normative e degli standard tecnici, nazionali ed internazionali, operanti a livello settoriale.

Un altro aspetto di rilievo per i l settore economico è costituito dall’educazione all’imprenditorialità, in

linea con le indicazioni dell’Unione europea, in quanto le competenze imprenditoriali sono motore dell’innovazione, della competitività e della crescita. La loro acquisizione consente agli studenti di sviluppare una visione orientata al cambiamento, all’iniziativa, alla creatività , alla mobilità geografica e professionale, nonché all’assunzione di comportamenti socialmente responsabili , che li mettono in grado di organizzare il proprio futuro

professionale tenendo conto dei processi in atto.

Gli indirizzi del settore economico fanno riferimento a comparti in costante crescita sul piano occupazionale e interessati a forti innovazioni sul piano tecnologico ed organizzativo:

l ’indirizzo “Amministrazione, finanza e marketing” persegue lo sviluppo di competenze relative alla

gestione aziendale nel suo insieme e all’interpretazione dei risultati economici, con le specificità relative alle funzioni in cui si articola il sistema azienda (amministrazione, pianificazione, controllo, finanza, commerciale, sistema informativo, gestioni speciali).

Esso presenta due articolazioni specifiche di cui l ’Istituto attiva la prima :

- articolazione“Relazioni internazionali per il Marketing”, per approfondire gli aspetti relativi alla gestione delle relazioni commerciali internazionali riguardanti differenti realtà geo-politiche e settoriali e per assicurare le competenze nec essarie a livello culturale, l inguistico e tecnico.

Impostare un curricolo di istituto

nello sviluppo di una prospettiva verticale

L’articolazione del primo biennio all’insegna della continuità con il primo ciclo e dell’orientamento nel costruire il proprio progetto di vita e di lavoro

Il sistema educativo di istruzione e formazione presenta oggi due distinti modelli organizzativi, che, in relazione al primo e al secondo ciclo, vanno resi progressivamente coerenti, anche attraverso la valorizzazione delle buone pratiche. Si pone, quindi, il problema di garantire il diritto dello studente ad un percorso formativo organico e completo, che miri a promuovere uno sviluppo articolato e multidimensionale della sua persona. Una corretta azione educativa richiede un progetto formativo che accompagni lo studente con continuità nell’acquisizione graduale dei risultati di apprendimento attesi in termini di conoscenze, abilità e competenze. Essa si propone anche di prevenire le difficoltà e le situazioni di criticità riscontrate in modo particolare nei passaggi tra i diversi ordini di scuola, che

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sono di solito la causa principale di una diffusa dispersione scolastica soprattutto nel primo biennio della scuola secondaria superiore.

La continuità diviene, quindi, un obiettivo prioritario per educare lo studente a riorganizzare i saperi, le competenze e le esperienze acquisite. Continuità del processo educativo significa pertanto considerare il percorso formativo secondo una logica di sviluppo coerente, che da una parte valorizzi quello che lo studente sa e sa fare e, dall’altra, riconosca la specificità degli interventi e del profilo educativo culturale e professionale al termine di ogni ciclo scolastico.

A tal fine, gli insegnanti del secondo ciclo di istruzione dovrebbero essere messi in grado di conoscere i risultati di apprendimento che lo studente ha effettivamente conseguito prima del suo ingresso nel secondo ciclo anche allo scopo di attuare eventuali azioni di recupero. E’ opportuno pertanto che il passaggio dal primo al secondo ciclo sia accompagnato da specifiche azioni di orientamento informativo e formativo ispirate ai principi della continuità verticale e dell’integrazione tra i sistemi.

Il modello della rete territoriale tra scuole medie, scuole secondarie superiori, uffici scolastici provinciali, enti locali, associazioni e altri soggetti si è rivelato finora il più efficace per coinvolgere un’ampia fascia di destinatari, con interessi e aspettative diverse. Le reti hanno facilitato i contatti con le famiglie sia nella fase di informazione e sensibilizzazione precedente alle iscrizioni al secondo ciclo del sistema di istruzione e formazione, sia nelle successive attività a valenza orientativa o di ri-orientamento. Grazie alla loro capacità di “fare sistema”, infatti, le reti favoriscono l’inclusione, riducono gli insuccessi e le uscite precoci dai percorsi scolastici e formativi, facilitano eventuali passaggi tra i percorsi educativi, accrescono il numero dei diplomati e i livelli di istruzione tra gli adulti. La collaborazione tra le scuole e gli altri soggetti del territorio, a partire dal raccordo con le scuole del primo ciclo, è molto importante anche per realizzare iniziative e percorsi capaci di motivare gli studenti a costruire progressivamente il proprio progetto di vita e di lavoro.

I giovani oggi incontrano infatti maggiori difficoltà a disegnare il proprio futuro professionale e a definire le strategie per realizzarlo. Il mondo non solo è radicalmente mutato, ma continua a cambiare con una velocità sconosciuta alle generazioni che li hanno preceduti. Le scelte diventano più difficili e complesse: nulla può essere lasciato al caso e il percorso va costruito per tutta la durata della scuola secondaria superiore, cogliendo tutte le opportunità per vagliare con consapevolezza come valorizzare attitudini e talenti personali in un coerente progetto di vita e di lavoro.

Diventa essenziale pertanto sviluppare una cultura dell’orientamento che, privilegiando la dimensione formativa e operativa piuttosto che quella informativa, accolga gli studenti fin dal loro ingresso nella scuola secondaria e li accompagni lungo l’intero percorso di studi, motivandoli verso le professioni tecniche, con un’approfondita conoscenza del settore di riferimento e delle sue prospettive evolutive, affinché ogni giovane si senta protagonista del proprio processo di formazione e orgoglioso del contributo professionale che può dare allo sviluppo del Paese.

Soprattutto negli istituti tecnici, che offrono un’ampia possibilità, dopo il diploma, di intraprendere subito un percorso professionale, è auspicabile che gli studenti imparino il prima possibile ad elaborare le acquisizioni che la scuola propone loro attraverso lo studio delle discipline, arricchendole e integrandole con esperienze che li mettano in grado di confrontarsi con crescente autonomia con le richieste dal mondo del lavoro e delle professioni, per mettere in relazione questi dati con gli interessi e le aspirazioni personali.

Nel rispetto dell’autonomia organizzativa e didattica di ciascuna istituzione scolastica, è auspicabile infine che l’impegno della scuola si concentri prevalentemente su principi che sviluppino gli aspetti educativi più intimamente connessi con la dimensione della progettualità personale, in funzione di una facilitazione oggettiva delle scelte degli studenti. Si tratta di valorizzare le potenzialità di ciascun allievo, soddisfare le aspettative di crescita e di miglioramento, individuare percorsi rispondenti ai bisogni degli studenti. In altre parole, promuovere un orientamento che sostenga l’esplorazione delle possibilità di sviluppo personale e professionale, che valorizzi la dimensione orientativa delle discipline, che favorisca il collegamento e l’interazione della scuola con il territorio e il mondo produttivo, soprattutto attraverso gli stage e l’alternanza, che proponga agli studenti attività coinvolgenti,

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utilizzando diffusamente metodologie attive e contesti applicativi. Per svolgere questo delicato compito, gli istituti tecnici possono contare su alleanze consolidate, a livello locale, regionale e nazionale con le istituzioni e le associazioni professionali e imprenditoriali.

Le linee guida specifiche di ciascuna disciplina presenti nell’allegato per quanto riguarda il primo biennio assumono ampiamente quanto attualmente richiesto ai fini dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione nel Decreto Ministeriale 22 Agosto 2007 , n. 139, Regolamento recante norme in materia di adempimento dell'obbligo di istruzione. A tal proposito il Regolamento degli Istituti Tecnici ribadisce che il percorso quinquennale parte da:

“un primo biennio articolato, per ciascun anno, in 660 ore di attività e insegnamenti di istruzione generale e in 396 ore di attività e insegnamenti obbligatori di indirizzo, ai fini dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione di cui al regolamento adottato con Decreto del Ministro della pubblica istruzione 22 agosto 2007, n. 139 e dell’acquisizione dei saperi e delle competenze di indirizzo in funzione orientativa, anche per favorire la reversibilità delle scelte degli studenti”

I contenuti degli Assi culturali previsti dall’allegato al relativo Decreto ministeriale, infatti, rappresentano un opportuno tentativo di verticalizzazione del curriculum di studi (comprendendo peraltro anche “conoscenze e abilità” già da raggiungere al termine del primo ciclo di istruzione2 secondo le relative Indicazioni vigenti) finalizzato al raggiungimento di uno “zoccolo di saperi e competenze” comune ai percorsi liceali, tecnici e professionali e ai percorsi dell’istruzione e dell’istruzione e formazione professionale. Uno “zoccolo comune”, dunque, da integrare e declinare a seconda delle specificità dei percorsi. Fermo restando quanto definito dalla norma primaria in ordine all’elevamento dell’obbligo, sia pure nell’ambito del più ampio assolvimento del “diritto all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età”3, occorre sottolineare che si tratta di un provvedimento da aggiornare, nei suoi allegati, al termine della revisione degli ordinamenti scolastici4 e delle relative Indicazioni. E’ stato nel contempo compiuto un decisivo passo verso il superamento della tradizionale configurazione “a canne d’organo” del secondo ciclo dell’istruzione, attraverso un puntuale raccordo con le Linee guida dell’Istruzione tecnica e professionale, che ha portato all’individuazione di alcune discipline cardine (la lingua e letteratura italiana, la lingua e cultura straniera, la matematica, la storia, le scienze) e di alcuni nuclei comuni, relativi soprattutto, ma non solo, al primo biennio, che pur nella doverosa diversità di impostazione collegata allo “statuto” dei diversi percorsi, trovano punti di identità e contatto al fine di garantire il raggiungimento di alcune conoscenze e competenze comuni (anche al fine di fornire a tutti gli strumenti culturali utili a esercitare la propria cittadinanza, ad accedere all’istruzione superiore, a poter continuare ad apprendere lungo l’intero arco della propria vita) e di favorire l’eventuale riorientamento e passaggio da un percorso all’altro ai fini della lotta alla dispersione scolastica e del successo formativo. Passaggio che non è mai da considerarsi scontato nella positività dei suoi esiti e che sarebbe errato impostare su facili automatismi, destinati ad essere smentiti dalla realtà, ma che risulta effettivamente possibile attraverso l’individuazione di nuclei comuni di conoscenze e competenze da riutilizzare e arricchire nel nuovo percorso intrapreso.

L’articolazione del secondo biennio e del quinto anno per la promozione progressiva delle

competenze degli studenti

2 Solo per fare alcuni esempi relativi all’asse dei linguaggi: “Comprendere i punti principali di messaggi e annunci sempli ci e chiari su argomenti di interesse personale, quotidiano, sociale o professionale” – lingua straniera o l’uso dei dizionari o il “comprendere il messaggio contenuto in un testo orale” sono obiettivi che devono essere raggiunti già alla fine del primo ci clo di istruzione.

3 Legge 28 marzo 2003, n. 53, n. 53, articolo 2 comma c.

4 Così il parere espresso dal Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione nella sua adunanza del 26 giugno 2007 avente all’ordine del giorno “Parere sullo schema di regolamento concernente l’elevamento dell’obbligo di istruzione – articolo 1, comma 622, della legge n. 296/06” che cita “i chiarimenti addotti dal Vice Ministro on. Mariangela Bastico che, prima nell’audizione del 5 giugno u.s. e, successivamente, con una nota a sua firma, ha precisato che ‘il regolamento è adottato in via transitoria’ e che i percorsi di studio ‘non subiscono, in questa fase, alcun mutamento né negli ordinamenti, né nei curricoli’”.

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La gestione dell’alternanza, dei tirocini e dello stage Il nuovo ordinamento degli Istituti Tecnici, ed in particolare il curricolo del secondo biennio e dell’ultimo

anno, richiamano l’attenzione dei docenti e dei dirigenti scolastici sulle metodologie didattiche “attive” e sullo sviluppo di “organici collegamenti” con il mondo del lavoro e delle professioni, compresi il volontariato ed il privato

sociale. Queste indicazioni valorizzano sia le consolidate esperienze di raccordo tra scuola e mondo del lavoro ,

elemento caratterizzante dell’Istruzione Tecnica sin dalle sue origini, sia i progetti di alternanza scuola-lavoro

realizzati con le modalità introdotte negli ordinamenti della scuola secondaria superiore dalla legge n.53/2003 e dal successivo decreto legislativo n.77/2005. ed appena ripresi nel comma 33 della L. 107/15, in cui stabilisce una

durata complessiva di almeno 400 ore nel triennio a partire dalla terza classe del presente anno scolastico. Si tratta di metodologie didattiche basate su un progetto educativo a cui collaborano Sc uola, impresa ed

altri soggetti operanti sul territorio che hanno registrato un crescente interesse da parte delle istituzioni

scolastiche, come si evince dagli annuali rapporti di monitoraggio pubblicati dall’INDIRE (ANSAS).

Ognuno di questi strumenti formativi presenta caratteristiche proprie. In comune, le esperienze di stage, tirocinio e alternanza scuola-lavoro hanno la concezione del luogo di lavoro come luogo di apprendimento.

L’organizzazione/impresa/ente che ospita lo studente assume il ruolo di contesto di apprendimento

complementare a quello dell’aula e del laboratorio. Attraverso la partecipazione diretta al contesto operativo, quindi, si realizza quella socializzazione e permeabilità tra i diversi ambienti, nonché quello scambio reciproco

delle esperienze che concorre alla formazione della persona.

Stage e tirocini Stage e ti rocini , anche se spesso utilizzati come sinonimi, indicano in real tà due tipologie di esperienze attraverso le

quali gli studenti prendono contatto, prima della conclusione dell'esperienza scolastica , con il mondo del lavoro. Possono avere finalità diverse (es . orientative, formative ecc.), una durata variabile (dalla visita aziendale della durata di un giorno a s tage di

tre o quattro settimane), una diversa collocazione all’interno del percorso formativo annuale (all’avvio dell ’anno scolastico, durante lo svolgimento o al termine delle lezioni , nelle pause didattiche, ecc.), o pluriennale, con riferimento alla struttu ra del corso di s tudi (es. secondo biennio, quinto anno ecc.).

Lo stage, attivato preferibilmente sulla base di una convenzione tra is tituzione scolastica ed impresa, consiste nel

trascorrere un certo periodo di tempo all’interno di una real tà lavorativa allo scopo di verificare, integrare e rielaborare quanto

appreso in aula e/o laboratorio.

Il tirocinio - che secondo la legge is ti tutiva n. 196/1997 si distingue in tirocinio formativo e tirocinio di orientamento - è utilizzato generalmente come opportunità di inserimento temporaneo nel mondo del lavoro ed è finalizzato all’acquisizione

di nuove competenze e di una esperienza pratica che favoriscono la crescita professionale e personale del ti rocinante.

In ogni caso, la funzione principale degli stage e dei ti rocini, propria della filiera tecnica e professionale, è quella di

agevolare le scel te formative e professionali degli studenti attraverso un apprendimento fondato sull’esperienza, più o meno

prolungata, in ambienti di lavoro esterni alla scuola , che possono riferi rsi ad una plurali tà di contesti (imprese e s tudi professionali , enti pubblici , enti di ricerca, associazioni di volontariato ecc.), selezionate anche in relazione ai settori che

caratterizzano i vari indirizzi di s tudi .

Alternanza scuola-lavoro L’al ternanza scuola-lavoro, pur presentando alcune analogie con le esperienze di stage e ti rocinio, si differenzia da

queste per le caratteris tiche s trutturali e per la più stretta relazione personale dello s tudente con il contesto lavorativo.

Introdotta in Italia come una delle modalità di realizzazione dei percorsi di scuola secondaria di secondo grado (art. 4 legge delega n.53/03), l’al ternanza scuola-lavoro si configura quale metodologia didattica innovativa del sistema dell’is truzione che consente agli s tudenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età , di reali zzare i propri percorsi formativi alternando

periodi di s tudio “in aula” e forme di apprendimento in contesti lavorativi . Si tratta , dunque, di una possibilità attraverso la quale si attuano modalità di apprendimento flessibili e equivalenti sotto il profilo cul turale ed educativo. Con l ’alternanza

scuola -lavoro si riconosce, infatti , un valore formativo equivalente ai percorsi realizzati in azienda e a quelli curricolari svol ti nel contesto scolastico. Attraverso la metodologia dell ’alternanza, infatti , si permettono l’acquisizione, lo sviluppo e l’applicazione di competenze speci fiche previs te dai profili educativi cul turali e professionali dei diversi corsi di s tudio che la scuola h a

adottato nel Piano dell ’Offerta Formativa.

Attraverso l’al ternanza scuola-lavoro si concretizza il concetto di pluralità e complementarietà dei diversi approcci

nell ’apprendimento. Il mondo della Scuola e quello dell’azienda/impresa non sono più considerati come realtà separate bensì integrate tra loro, consapevoli che, per uno sviluppo coerente e pieno della persona, è importante ampliare e diversificare i luoghi , le modalità ed i tempi dell ’apprendimento. “Pensare” e “fare” come processi complementari , integrabili e non

alternativi . Il modello dell ’alternanza scuola-lavoro, inoltre, intende non solo superare l'idea di disgiunzione tra momento

formativo ed applicativo, ma si pone l ’obiettivo più incisivo di accrescere la motivazione allo s tudio e di guidare i giovani nella scoperta delle vocazioni personali, degli interessi e degli s tili di apprendimento individuali, arricchendo la formazione scolastica con l’acquisizione di competenze maturate “sul campo”. Condizione che offre quel vantaggio competitivo (rispetto a quanti

ci rcoscrivono la propria formazione al solo contesto teorico) che costi tuisce, esso s tesso, s timolo all’apprendimento e valore

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aggiunto alla formazione della persona. L’al ternanza scuola-lavoro, perciò, non costituisce un percorso “di recupero”, ma al contrario si qualifica come

strumento per rendere più flessibili i percorsi di is truzione, nella cornice del lifelong learning. I nuovi modelli organizzativi proposti dal riordino degli Isti tuti Tecnici, quali i Dipartimenti e il Comitato Tecnico Scientifico, possono svolgere un ruolo

importante sia per facili tare l ’inserimento dei giovani in quei contesti operativi disponibili ad ospitare gli s tudenti, sia per

attivare efficacemente le procedure di alternanza, più complesse di quelle previs te per gli stage e i ti rocini. In questo specifico

contesto educativo, assume particolare rilevanza la funzione tutoriale, preordinata alla promozione delle competenze degli

s tudenti e al raccordo tra l’is ti tuzione scolastica , il mondo del lavoro e il terri torio.

Nell’al ternanza la figura del tutor supporta e favorisce i processi di apprendimento dello s tudente. Il tutor si connota come “facilitatore dell’apprendimento”; accoglie e sostiene lo s tudente nella costruzione delle proprie conoscenze; lo affianca

nelle situazioni reali e lo aiuta a ri-leggere l ’insieme delle esperienze per poterle comprendere nella loro naturale complessi tà. Lo aiuta, dunque, a ri -visitare il suo sapere e ad avere chiara valutazione delle tappe del proprio processo di apprendimento.

Sotto il profilo organizzativo, l ’alternanza condivide la maggior parte degli adempimenti previs ti per la piani ficazione degl i stage e dei ti rocini. È evidente l ’impegno richiesto ai Di rigenti Scolastici per la s tipula di accordi , che possono coinvolgere anche reti di scuole, con i diversi soggetti del mondo del lavoro operanti nel terri torio. Accordi a valenza pluriennale,

ovviamente, garantiscono alla collaborazione maggiore stabili tà e organici tà.

A partire dal presente anno scolastico in adempimento alla L.107 (art.1 co.33ss) si continuerà con la

classe III AFM il percorso settimanale di alternanza per la durata di una intera giornata (6 ore) per almeno 20 settimane e con le classi III RIM si avvierà un percorso di alternanza scuola lavoro di per la durata di due settimane a gennaio e del restante periodo a giugno (130 ore ca. complessive all’anno).

L’articolazione del triennio

Il passaggio degli studenti dal primo al secondo biennio richiede un attento accompagnamento alla scelta

dell’indirizzo. La scelta dell’Istituto Tecnico al quale ci si è iscritti all’inizio del secondo ciclo di istruzione comporta già una preferenza abbastanza chiara. Tuttavia, nel corso del primo biennio, tale orientamento va consolidato e,

se necessario, rimesso in discussione. L’Istituto Pascal in questa prospettiva, utilizzando la quota dell’autonomia dal presente anno scolastico

ha ritenuto di caratterizzare il primo biennio comune con l’implementazione del le discipline di indirizzo (economia aziendale in particolare) del propedeutico AFM e con l’implementazione delle lingue straniere (in particolare la

seconda lingua comunitaria) del propedeutico RIM. L’intento è quello di facilitare lo studente e la sua famiglia a testare le proprie potenzialità nel primo biennio.

Nel secondo biennio, gli aspetti economico-giuridici e tecnologici sviluppati dalle discipline d’indirizzo assumono le connotazioni specifiche relative al settore di riferimento. Le discipline, nell’interazione tra le loro

peculiarità, promuovono l’acquisizione progressiva delle abilità e competenze professio nali. L’adozione di metodologie condivise, l ’evidenziazione del comune metodo scientifico di riferimento, l ’attenzione ai modelli e ai

linguaggi specifici, il ricorso al ‘laboratorio’ come luogo elettivo per condurre esperienze di individuazione e risoluzione di problemi, contribuiscono a far cogliere la concreta interdipendenza tra scienza, tecnologia e tecniche operative in un quadro unitario della conoscenza. (Cfr. Regolamento art. 5, comma 2, lettera e).

Il quinto anno si caratterizza per essere il segmento del percorso formativo in cui si compie l'affinamento della preparazione culturale, tecnica e professionale che fornisce allo studente gli strumenti idonei ad affrontare le scelte per i l proprio futuro di studio o di lavoro. In questo senso, lo sviluppo delle competenze si realizza

attraverso un collegamento forte con la realtà produttiva del territorio, locale, nazionale o internazionale. In una prospettiva curricolare che vede il secondo biennio e il quinto anno come un percorso unitario di costruzio ne e consolidamento delle competenze di profilo, è possibile anticipare al secondo biennio alcuni risultati di

apprendimento di fi liera solitamente riferiti alle quinte classi. Ciò permette di non sovraccaricare questo anno durante il quale sarà possibile, invece, approfondire, anche mediante attività di alternanza scuola –lavoro, tirocini, stage, nuclei tematici funzionali all’orientamento alle professioni o alla prosecuzione degli studi preparando, al tempo stesso, adeguatamente gli studenti al superamento dell’esame di Stato.

La verifica personale circa l’orientamento alla scelta successiva al conseguimento del diploma, verso l’Istruzione Tecnica Superiore, l ’Università o il mondo del lavoro, deve essere continuamente sollecitata e

sostenuta. È un cammino che dovrebbe concludersi al termine del secondo biennio, anche per favorire una

fruizione più consapevole e sistematica di quanto durante il quinto anno può aiutare a rendere efficace la scelta

successiva al diploma. Per quanto riguarda i risultati di apprendimento, i l secondo biennio poggia su quanto acquisito durante il

primo biennio. Conseguito l’obbligo di istruzione, focalizza la sua attenzione sullo sviluppo delle conoscenze e

delle abilità che costituiscono il cuore della professionalità, favorendo una loro acquisizione significativa, stabile e fruibile nell’affrontare situazioni e problemi, sia disciplinari, sia più direttamente connessi con l’ambito tecnico e

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professionale. In questo, l ’apporto degli insegnamenti che il Regolamento include “nell’area di istruzione generale

“deve raccordarsi validamente ed efficacemente con l’apporto degli altri insegnamenti, al fine di promuovere il profilo di un tecnico culturalmente e professionalmente altamente preparato.

Per alcuni indirizzi e articolazioni, infi ne, i risultati di apprendimento assumono a riferimento le certificazioni europee e internazionali in modo da facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni.

La pratica delle certificazioni professionali è, infatti, collegata alla crescente necessità di qualificare il lavoro e renderlo sempre più un fattore competitivo. Essa si ricollega ai principi definiti dall’Unione Europea per favorire la

mobilità lavorativa e la promozione della formazione lungo tutto l 'arco della vita. L'obiettivo della mobilità dei lavoratori tra i paesi europei implica l'esistenza di parametri comuni, affinché il riconoscimento dei titoli, la

valutazione dell 'esperienza lavorativa avvengano secondo standard condivisi, comunemente accettati dalle comunità professionali di paesi dalle tradizioni normative e culturali anche profondamente diverse.

L’orientamento alla scelta post-secondaria Il riordino degli Istituti Tecnici vuole corrispondere alla necessità non solo di modernizzare l’impianto

curricolare, ma anche di rafforzare la capacità degli studenti di scegliere consapevolmente, dopo il diploma, il

proprio percorso. In base al Regolamento degli Istituti Tecnici “il secondo biennio ed il quinto anno costituiscono

un percorso unitario per accompagnare lo studente nella costruzione progressiva di un progetto di vita , di studio e

di lavoro”. I risultati di apprendimento relativi al Profilo educativo, culturale e professionale dello studente

comprendono, infatti, una molteplicità di competenze personali e professionali per l’inserimento nel mondo del

lavoro e per l’accesso all’Università o all’Istruzione Tecnica Superiore.

Orientare gli studenti che desiderano proseguire la propria formazione è allora un’esigenza che

investe sia la Scuola, sia il sistema post-secondario. Essa può essere affrontata in modo efficace solamente attraverso il coinvolgimento sinergico di entrambi i fronti. Per questo l’art. 2 del decreto legislativo 14 gennaio

2008, n. 21 prevede espressamente che gli Istituti d’Istruzione Secondaria, nell’ambito della propria autonomia, assicurino il raccordo con le Università, anche consorziate tra loro, realizzando appositi percorsi di orientamento e di autovalutazione delle competenze. Le Università, dal canto loro, individuano nei loro Regolamenti specifiche

iniziative attraverso piani pluriennali di intervento. Lo stesso decreto, all’articolo 3, prevede anche forme di collaborazione con gli Istituti Tecnici Superiori (I.T.S.). In questo quadro si rende necessario organizzare attività

formative idonee alla preparazione iniziale di studenti che intendono accedere all’alta formazione e di coordinare attività di orientamento volte a migliorare ed accrescere gli aspetti di comprensione verbale, di applicazione della

logica e alcuni strumenti matematici, al fine di rendere più agevole ed efficiente il percorso formativo nel primo anno di formazione post-secondaria .

L’Istituto Pascal a questo proposito ha identificato nel presente anno due docenti referenti per l’Orientamento verso il mondo del lavoro e verso l’Università: a cura degli stessi verranno proposte alle classi

quarte e quinte iniziative di informazione e formazione presso eventi nella città di Novara (alla locale università Avogadro presso le facoltà di Diritto ed Economia, al job orienta organizzato dalle associazioni produttive del

territorio con l’Ente locale) al fine di assistere il singolo studente nel delineare un progetto formativo e di vita significativo e fondato.

Un’area di intervento che merita una speciale attenzione, stante lo stretto collegamento tra Istituti Tecnici e Istituti Tecnici Superiori, riguarda il rafforzamento delle competenze di informatica e di lingua inglese

degli studenti delle quinte classi con particolare riguardo alla conoscenza dell’inglese tecnico di indirizzo.

L’eventuale conseguimento di specifiche certificazioni facilita l’accesso agli ITS appartenenti all’area tecnologi ca coerente con l’indirizzo di istruzione tecnica.

Anche le azioni di orientamento finalizzate alle professioni e al lavoro , considerate dal decreto

legislativo 14 gennaio 2008, n. 22, diventano attività istituzionali per tutti gli istituti di istruzione s econdaria

superiore, statali e paritari, che si inseriscono strutturalmente nel piano dell’offerta formativa del secondo biennio e del quinto anno, per essere modulate allo scopo di assecondare gli interessi degli studenti.

Per sostenere l’azione di orientamento, i Dipartimenti, i Comitati Tecnici Scientifici, i docenti, i consigli di

classe dell’Istituto Pascal , con l’apporto delle figure strumentali, organizza no attività che mettano in grado lo studente, a conclusione del percorso quinquennale, di:

- utilizzare strumenti per la ricerca attiva del lavoro e delle opportunità formative (redazione e diffusione del CV, autovalutazione e verifica delle proprie conoscenze, ecc.)

- valutare le proprie capacità, i propri interessi e le proprie aspirazioni (bilancio delle competenze) anche nei confronti del lavoro e di un ruolo professionale specifico;

- riconoscere i cambiamenti intervenuti nel sistema della formazione e del mercato del lavoro;

- sviluppare competenze metodologiche finalizzate ad assumere decisioni.

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E perseguono l ’integrazione tra i diversi interventi orientativi e la circolarità delle informazioni tra il soggetto che deve prendere decisioni ed i differenti enti ed istituzioni che hanno specifici compiti di

comunicazione e sostegno.

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Impostare un curricolo di istituto

Insegnare in una dimensione inclusiva

L’Istituto Pascal fa propria la prospettiva didattica inclusiva che, “equa e responsabile, fa capo a tutti i docenti e non soltanto agli insegnanti di sostegno, ed è rivolta a tutti gli alunni non soltanto agli allievi diversamente abili. Tutta l’équipe insegnante deve essere in grado di programmare e declinare la propria disciplina in modo inclusivo, adottando una didattica creativa, adattiva, flessibile e il più possibile vicina alla realtà. Questo comporta il superamento di ogni rigidità metodologica e l’apertura a una relazione dialogica/affettiva, che garantisca la comprensione del bisogno e l’attuazione di risposte funzionali. Da un documento elaborato dalla European Agency for Development in Special Needs Education “Profilo dei docenti inclusivi”, del 2012, vengono delineati quattro valori di riferimento che delineano il profilo del docente inclusivo: Valutare positivamente la diversità degli alunni: la differenza tra gli alunni è una risorsa e una ricchezza;

- Maturare opinioni personali valorizzanti l’integrazione scolastica e l ’inclusione; - Maturare opinioni personali implicanti la differenza di apprendimento

Sostenere gli alunni : i docenti devono coltivare aspettative alte sul successo scolastico degli studenti; - Promuovere l ’apprendimento accademico, pratico, sociale ed emotivo di tutti gli alunni ; - Utili zzare approcci didattici efficaci in classi eterogenee.

Lavorare con gli altri: la collaborazione e i l lavoro di gruppo sono approcci essenziali per tutti i docenti; - Lavorare con i genitori e le famiglie; - Lavorare con altri professionis ti.

Garantire l'aggiornamento professionale continuo : l ’insegnamento è una attività di apprendimento e i

docenti hanno la responsabilità del proprio apprendimento permanente per tutto l’arco della vita. - Considerarsi come praticanti ri flessivi ; - Ritenere che la formazione iniziale è la base del successivo aggiornamento e sviluppo professionale.

Nel passato il bisogno educativo è stato troppo spesso medicalizzato e relegato esclusivamente alle figure specializzate, così anche la didattica, resa speciale, diveniva un assemblaggio di strategie educative indirizzate al caso specifico. La didattica inclusiva invece è la didattica di tutti, che si declina alla personalizzazione e

all’individualizzazione attraverso metodologie attive, partecipative, costruttive e affettive. La qualità della didattica inclusiva è determinata dalla riflessività e dall’intenzionalità educativa , dalla ricerca delle motivazioni e delle ipotesi alternative, dalla capacità di cambiare le prospettive di significato e di produrre apprendimento trasformativo.”(dalla rivista Insegnareonline, Didattica inclusiva vs didattica speciale del

27/02/2014)

Indicazioni per insegnare in una dimensione inclusiva Gli insegnanti si trovano oggi di fronte a una realtà complessa, che pone loro una duplice sfida: da un lato operare nella eterogeneità dei propri contesti-classe, e dall’altro ― anche sulla base delle diverse indicazioni ministeriali ― rispondere adeguatamente a tutte le difficoltà degli alunni e, dove possibile, prevenirle per dare vita a una

scuola davvero inclusiva per tutti. L’Istituto Pascal a partire dal presente anno scolastico prenderà spunto da 7 punti chiave elaborato, partendo da un'esperienza trentennale in questo campo, dal centro studi Erickson di Trento (cfr. BES a scuola, Erikson 2015),

che aiuteranno gli insegnanti in particolare del primo biennio a impostare il proprio lavoro in modo da favorire la partecipazione attiva di ogni alunno e il suo successo formativo:

11.. UUTTIILLIIZZZZAANNDDOO II CCOOMMPPAAGGNNII DDII CCLLAASSSSEE CCOOMMEE RRIISSOORRSSAA Attraverso l 'apprendimento cooperativo ciascun componente del gruppo, con le sue caratteris tiche peculiari e speciali, può contribuire all'apprendimento di tutti e può diventare risorsa (e strumento compensativo) per gli altri .

22.. AADDAATTTTAANNDDOO CCOOMMUUNNIICCAAZZIIOONNII,, SSTTRRAATTEEGGIIEE,, MMAATTEERRIIAALLII EE LLIIBBRRII DDII TTEESSTTOO Partendo dai materiali pensati per la classe, è possibile adattare e semplificare i libri di tes to, le schede per le eserci tazioni, le

schede di aiuto disciplinare, i percorsi laboratoriali, ecc., adeguandoli alle abilità e alle esigenze di ciascuno s tudente.

33.. UUTTIILLIIZZZZAANNDDOO EE FFAACCEENNDDOO UUTTIILLIIZZZZAARREE SSTTRRAATTEEGGIIEE LLOOGGIICCOO--VVIISSIIVVEE FFAACCIILLIITTAANNTTII Questi strumenti aiutano a fare collegamenti logici , a ricavare parole -chiave e concetti fondamentali, a ordinare la presentazione degli argomenti . Non sono necessariamente legati a un intervento di recupero o sostegno, e per questo motivo

ben si prestano a una didattica ri vol ta all'intera classe.

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che aiuteranno gli insegnanti a favorire negli studenti:

44.. PPRROOCCEESSSSII CCOOGGNNIITTIIVVII AAUUTTEENNTTIICCII Per facilitare gli apprendimenti , favorendo al contempo il lavoro di tutti all’interno del gruppo classe, è fondamentale anche potenziare e consolidare i processi cognitivi : memoria, attenzione, concentrazione, relazioni visuo-spaziali-temporali, logica e

processi cognitivo-motivazionali.

55.. PPRROOCCEESSSSII MMEETTAA--CCOOGGNNIITTIIVVII DDII GGEESSTTIIOONNEE DDEELLLLOO SSTTUUDDIIOO La didattica metacognitiva sviluppa nell 'alunno la consapevolezza di quello che s ta facendo, del perché lo fa , di quando è opportuno farlo e in quali condizioni, rendendolo gestore di retto dei propri processi cognitivi . Rappresenta le basi di un

metodo di s tudio efficace per ogni alunno.

66.. PPRROOCCEESSSSII MMEETTAA CCOOGGNNIITTIIVVII DDII CCOONNSSAAPPEEVVOOLLEEZZZZAA DDEEGGLLII AASSPPEETTTTII EEMMOOTTIIVVOO--RREELLAAZZIIOONNAALLII Realizzare una scuola inclusiva significa anche rivolgere particolare attenzione agli aspetti emotivo -relazionali, aiutando tutti gli alunni a imparare a vivere bene con se stessi e con gli al tri , migliorando la propria autostima, il proprio benessere emotivo e le proprie capaci tà relazionali.

che aiuteranno gli insegnanti a migliorare la valutazione:

77.. VVAARRIIAANNDDOO EE PPEERRSSOONNAALLIIZZZZAANNDDOO SSTTRRAATTEEGGIIEE DDII VVEERRIIFFIICCAA EE DDII FFEEEEDDBBAACCKK Il feedback sui risul tati è uno strumento di eccezionale importanza non solo ai fini dell'apprendimento, ma anche e soprattutto

per lo sviluppo di una buona immagine di sé e della motivazione necessaria per raggiungere il successo scolastico. Riveste un ruolo primario nella didattica curricolare, s trategico in quella speciale.

Insegnare per sviluppare competenze

L’impianto del sistema dei Tecnici è diretto alla promozione di un insieme di competenze descritte nel

profilo educativo, culturale e professionale sia generale, sia relativo ai singole tipologie, partendo dall’impianto europeo relativo alle competenze chiave da sviluppare lungo tutto l’arco della vita (Raccomandazione al Parlamento europeo del 2007), definite come “la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o

personale”, con la precisazione che esse “sono descritte in termine di responsabilità e autonomia ” e devono essere collegate alle risorse interne (conoscenze, abilità, altre qualità personali) che ne sono a fondamento. Di conseguenza anche la loro valutazione i mplica, secondo un’efficace formula, “accertare non ciò che lo studente sa,

ma ciò che sa fare consapevolmente con ciò che sa ”.

Per quanto riguarda il biennio iniziale, i curricula disciplinari dell’Istituto Pascal assumono come riferimento nell’impostare l’attività formativa le competenze disciplinari relative ai quattro assi culturali incluse nell’impianto normativo riferibile all’obbligo di istruzione(DM 137 del 2009), qui di seguito brevemente richiamati:

Gli obiettivi delle discipline dell’Area generale

L’identità degli istituti tecnici, così come esplicitato nel Regolamento, è connotata, in l inea con le

indicazioni dell’Unione Europea, da una solida base culturale a carattere scientifico e tecnologico, acquisita attraverso saperi e competenze sia dell’area di istruzione generale sia dell’area di indirizzo.

L’area di istruzione generale comune a tutti i percorsi ha l’obiettivo di fornire ai giovani - a partire dal

rafforzamento degli assi culturali che caratterizzano l’obbligo d’istruzione - una preparazione adeguata su cui innestare conoscenze teoriche e applicative nonché abilità cognitive proprie dell’area di indirizzo. Per comprendere il rapporto fra area di istruzione generale e area di indirizzo occorre aver presente, anzitutto, che tali aree non sono nettamente separabili , pur avendo una loro specificità, per le seguenti motivazioni:

- la cultura generale, necessaria alla formazione delle persone e dei cittadini, include una forte attenzione ai temi del lavoro e delle tecnologie;

- una moderna concezione della professionalità richiede, oltre al possesso delle competenze tecniche,

competenze comunicative e relazionali e di saper collegare la cultura tecnica alle altre culture, saper riflettere sulla natura del proprio lavoro, saper valutare il valore e le conseguenze dell’uso delle tecnologie nella società.

Il peso dell’area di istruzione generale è maggiore nel primo biennio ove, in raccordo con l’area di indirizzo,

esplica una funzione orientativa in vista delle scelte future, mentre decresce nel secondo biennio e nel quinto anno, dove svolge una funzione formativa, più legata a contesti specialistici, per consentire, nell’ultimo anno una scelta responsabile per l’inserimento nel mondo del lavoro o il prosieguo degli studi.

Nel primo biennio, i risultati di apprendimento dell’area di istruzione generale sono in linea di continuità

con gli assi culturali (dei linguaggi, matematico, scientifico -tecnologico e storico-sociale) dell’obbligo di

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istruzione e si caratterizzano per il collegamento con le discipline di indirizzo. La presenza di saperi scientifici e tecnologici, tra loro interagenti, permette, infatti, un più solido rapporto, nel metodo e nei contenuti, tra scienza,

tecnologia e cultura umanistica. Le competenze linguistico-comunicative [Lingua e letteratura italiana, Lingua inglese], comuni a tutti gli indirizzi ,

consentono allo studente di utilizzare il patrimonio lessicale ed espressivo della lingua italiana ed i linguaggi settoriali delle

lingue straniere secondo le varie esigenze comunicative e favoriscono la comprensione critica della dimensione teorico-culturale delle principali tematiche di tipo scientifico, tecnologico ed economico. Tali competenze sono s trumenti indispensabili per interagire nei contesti di vi ta e professionali, per concertare, per negoziare, per acquisire capacità di lavorare in gruppo e in contesti operativi diversi, per risolvere problemi , per proporre soluzioni , per sviluppare capaci tà di rettive e di coordiname nto e per valutare le implicazioni dei flussi informativi rispetto all ’efficacia dei processi economici e produttivi . Esse costi tui scono, inol tre, un utile raccordo con le competenze generali comuni a tutti i percorsi ITS e facili tano l ’orientamento degli s tuden ti nelle loro scelte future.

Le competenze storico-sociali [Storia] contribuiscono alla comprensione cri tica della dimensione teorico-culturale dei saperi e delle conoscenze proprie della scienza e della tecnologia attraverso lo sviluppo e l ’approfondiment o del rapporto fra le discipline delle Aree di indirizzo e la Storia e consentono allo s tudente, tra l ’al tro, di collocare le scoperte scienti fiche e le

innovazioni tecnologiche in una dimensione etica e s torico-culturale; di riconoscere l’interdipendenza tra fenomeni economici, sociali, is tituzionali, cul turali e la loro dimensione locale/globale; di essere consapevole del valore sociale della propria attivi tà, partecipando attivamente alla vi ta civile e cul turale .

Organici raccordi tra le discipline delle Aree di indirizzo e la Storia possono essere sviluppati , inol tre, attraverso le attivi tà e gli insegnamenti relativi a “Cittadinanza e Costituzione” che consentono di superare la separatezza disciplinare con la

valorizzazione ed il potenziamento della dimensione civico-sociale delle discipline s tesse. Rispetto al primo biennio, l ’insegnamento della Storia tende ad ampliare e rafforzare l ’acquisizione delle competenze chiave di ci ttadinanza, con una particolare attenzione al dialogo interculturale e allo sviluppo di una responsabilità individuale e sociale. E questo è

sicuramente possibile attraverso lo s tudio della Carta costituzionale del nostro Paese. Nell’ul timo anno, il profilo educativo dello s tudente deve essere completato con il potenziamento di saperi, competenze, comportamenti relativi alla sensibilità

ambientale, allo sviluppo sostenibile, alla sicurezza nelle sue varie accezioni, al risparmio energetico, alla tutela e al ri spetto del patrimonio artistico e culturale.

Le competenze matematico-scientifiche [Matematica] contribuiscono alla comprensione cri tica della dimensione

teorico-culturale dei saperi e delle conoscenze proprie del pensiero matematico e scienti fico. Lo studio della Matematica permette di utilizzare linguaggi speci fici per la rappresentazione e soluzione di problemi scienti fici, economici e tecnologici e s timola gli s tudenti a individuare le interconnessioni tra i saperi in quanto permette di riconoscere i momenti significativi nella

s toria del pensiero matematico. Il possesso degli strumenti matematici, s tatistici e del calcolo delle probabilità consente una piena comprensione delle discipline scienti fiche e l ’operativi tà nel campo delle scienze applicate. Sembra opportuno a questo riguardo sottolineare che la rilevazione più recente dell’INVALSI (2010-2011) sulle competenze matematiche vede gli s tudenti degli Is ti tuti Tecnici collocati allo s tesso livello degli studenti dei Licei scientifici .

E’ essenziale che la programmazione delle attivi tà didattiche di “Matematica” risul ti pienamente integrata con le discipline di indirizzo, in modo che gli studenti possano disporre di un continuo ed efficace ri ferimento teorico durante le varie applicazioni professionali.

Gli obiettivi dell’Area di indirizzo economico-giuridica (AFM)

L’Area economico giuridica dell’Indirizzo AFM è caratterizzata dalle discipline di Diritto, Economia

Aziendale ed Economia politica i cui traguardi di competenza vengono così descritti dalle Indicazioni nazionali:

- la disciplina di “Economia aziendale” concorre a far conseguire allo s tudente, al termine del percorso quinquennale, i seguenti risultati di apprendimento relativi al profilo educativo, cul turale e professionale: analizzare la realtà e i fatti concreti della vita quotidiana ed elaborare generalizzazioni che aiutino a spiegare i comportamenti individuali e collettivi in chiave economica; riconoscere la varietà e lo sviluppo storico delle forme economiche, sociali e istituzionali attraverso le categorie di sintesi fornite dall’economia e dal diritto; riconoscere l’interdipendenza tra

fenomeni economici, sociali, istituzionali, culturali e la loro dimensione locale/globale; intervenire nei sistemi aziendali con riferimento a previsione, organizzazione, conduzione e controllo di gestione; utilizzare gli strumenti di marketing in differenti casi e contesti; distinguere e valutare i prodotti e i servizi aziendali, effettuando calcoli di convenienza per

individuare soluzioni ottimali; intervenire nei sistemi aziendali con riferimento a previsione, organizzazione, conduzione e controllo di gestione; agire nel sistema informativo dell’azienda e contribuire sia alla sua innovazione sia al suo adeguamento organizzativo e tecnologico.

- la disciplina di “Diritto” concorre a far conseguire allo studente, al te rmine del percorso quinquennale, i seguenti

risul tati di apprendimento relativi al profilo educativo, culturale e professionale: agire in base ad un sistema di valori coerenti con i principi della Costituzione, a partire dai quali saper valutare fatti e is pirare i propri comportamenti

personali e sociali; riconoscere la varietà e lo sviluppo storico delle forme economiche, sociali e istituzionali attraverso

le categorie di sintesi fornite dall’economia e dal diritto; riconoscere l’interdipendenza tra fenomeni economici, sociali, istituzionali, culturali e la loro dimensione locale/globale; orientarsi nella normativa pubblicistica, civilistica e

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fiscale; analizzare i problemi scientifici, etici, giuridici e sociali connessi agli strumenti culturali acquisiti; utilizzare le reti e gli strumenti informatici nelle attività di studio, ricerca e approfondimento disciplinare.

- La disciplina di “Economia politica” concorre a far conseguire allo studente, al termine del percorso quinquennale, i seguenti risultati di apprendimento relativi al profilo educativo, cul turale e professionale: analizzare la realtà e i fatti

concreti della vita quotidiana ed elaborare generalizzazioni che aiutino a spiegare i comportamenti individuali e collettivi in chiave economica; riconoscere la varietà e lo sviluppo storico delle forme economiche, sociali e istituzionali attraverso le categorie di sintesi fornite dall’economia e dal diritto; riconoscere l’interdipendenza tra

fenomeni economici, sociali, istituzionali, culturali e la loro dimensione locale/globale; analizzare, con l’ausilio di strumenti matematici e informatici, i fenomeni economici e sociali; analizzare i problemi scientifici, etici, giuridici e sociali connessi agli strumenti culturali acquisiti; utilizzare le reti e gli strumenti informatici nelle attività di studio, ricerca e approfondimento disciplinare.

Gli obiettivi dell’Area di indirizzo economico-giuridica internazionale (RIM)

L’Area economico-giuridica di curvatura internazionale dell’Indirizzo RIM è caratterizzata dallo studio di

una terza lingua straniera e dall’ottica geo-politica con cui viene trattata l’economia aziendale, e i cui traguardi di competenza vengono così descritti dalle Indicazioni nazionali:

La disciplina di “Economia aziendale e geo-politica” concorre a far conseguire allo s tudente, al termine del percorso

quinquennale, i seguenti risul tati di apprendimento relativi al profilo educativo, cul turale e professionale: analizzare la realtà e i fatti concreti della vita quotidiana ed elaborare generalizzazioni che aiutino a spiegare i comportamenti

individuali e collettivi in chiave economica; riconoscere la varietà e lo sviluppo storico delle forme economiche, sociali e istituzionali attraverso le categorie di sintesi fornite dall’economia e dal diritto; riconoscere l’interdipendenza tra fenomeni economici, sociali, istituzionali, culturali e la loro dimensione locale/globale; orientarsi nella normativa pubblicistica, civilistica e fiscale ; intervenire nei sistemi aziendali con riferimento a previsione, organizzazione, conduzione e controllo di gestione; utilizzare gli strumenti di marketing in differenti casi e contesti; distinguere e valutare i prodotti e i servizi aziendali, effettuando calcoli di convenienza per individuare soluzioni ottimali; analizzare i problemi scientifici, etici, giuridici e sociali connessi agli strumenti cultura li acquisiti; agire nel sistema informativo dell’azienda e contribuire sia alla sua innovazione sia al suo adeguamento organizzativo e tecnologico.

la disciplina di “Diritto” concorre a far conseguire allo s tudente, al termine del percorso quinquennale, i seguenti risul tati di apprendimento relativi al profilo educativo, culturale e professionale: agire in base ad un sistema di valori coerenti con i principi della Costituzione, a partire dai quali saper valutare fatti e ispirare i propri comportamenti personali e sociali; riconoscere la varietà e lo sviluppo storico delle forme economiche, sociali e istituzionali attraverso le categorie di sintesi fornite dall’economia e dal diritto; riconoscere l’interdipendenza tra fenomeni economici, sociali, istituzionali, culturali e la loro dimensione locale/globale; orientarsi nella normativa pubblicistica, civilistica e fiscale ;

analizzare i problemi scientifici, etici, giuridici e sociali connessi agli strumenti culturali acquisiti; utilizzare le reti e gli strumenti informatici nelle attività di studio, ricerca e approfondimento disciplinare.

- La disciplina “Relazioni internazionali” concorre a far conseguire allo s tudente al termine del percorso quinquennale i seguenti risultati di apprendimento relativi al profilo educativo, cul turale e professionale: analizzare la realtà e i fatti concreti della vita quotidiana ed elaborare generalizzazioni che aiutino a spiegare i comportamenti individuali e

collettivi in chiave economica; riconoscere la varietà e lo sviluppo storico delle forme economiche, sociali e istituzionali attraverso le categorie di sintesi fornite dall’economia e dal diri tto; riconoscere l’interdipendenza tra fenomeni economici, sociali, istituzionali, culturali e la loro dimensione locale/globale; individuare e analizzare le

problematiche del processo di internazionalizzazione delle imprese; analizzare, con l’ausilio di s trumenti matematici e informatici, i fenomeni economici e sociali; analizzare i problemi scientifici, etici, giuridici e sociali connessi agli

strumenti culturali acquisiti.

La prospettiva didattica

Indicazioni per progettare per competenze

Tale quadro di riferimento sollecita la progettazione e l’attuazione progressiva di una coerente pratica didattica delineata secondo le seguenti indicazioni proposte nelle Linee guida per i nuovi ordinamenti della commissione De Toni .

- la progettazione di un’attività formativa diretta allo sviluppo di competenze dunque non può non tener conto della necessità che le conoscenze fondamentali da questa implicate siano acquisite in maniera significativa, cioè comprese e padroneggiate in modo adeguato, che le abilità richieste siano disponibili a un livello confacente di correttezza e di consapevolezza di quando e come utilizzarle, che si sostenga il desiderio di acquisire conoscenze e sviluppare abilità nell’a ffrontare compiti e attivi tà che ne esigono l ’attivazione e l ’integrazione.

Per questo è necessario l’individuazione chiara delle conoscenze e abili tà fondamentali che le varie competenze implicano e

del livello di profondità e padronanza da raggiungere e, dall’al tra , l ’effettuazione di un bilancio delle conoscenze, delle abilità

già acquisite ed evidenziate da parte dello s tudente (o, eventualmente, delle competenze da lui già raggiunte). Dal confronto tra questi due riferimenti è possibile elaborare un progetto formativo coerente. Ciò è abbastanza evidente nel caso delle competenze ri feribili allo scrivere, al leggere e alla matematica, competenze che condizionano non poco lo sviluppo di qualsi asi

al tra competenza;

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- la consapevolezza, che tutti gli insegnanti dovrebbero raggiungere circa il ruolo degli apporti delle loro discipline allo sviluppo delle competenze intese, favorisce la presenza di un ambiente educativo nel quale studenti e docenti collaborano in tale direzione.

Si tratta di promuovere una pratica formativa segnata dall ’esigenza di favori re un’acquisizione di conoscenze e abilità del cui valore, ai fini dello sviluppo personale, cul turale e professionale indicate nelle competenze finali da raggiungere, siano

consapevoli sia i docenti , sia gli s tudenti . Ciò implica l’uso di metodi che coinvolgono l ’attivi tà degli s tudenti nell’a ffrontare questioni e problemi di natura applicativa (alla propria vi ta , alle al tre discipline, alla vi ta sociale e lavorativa) sia nell ’introdurre

i nuclei fondamentali delle conoscenze e abili tà, sia nel progressivo padroneggiarli. Un ambiente di lavoro nel quale si realizzano individualmente o collettivamente prodotti che richiedono un utilizzo intelligente di quanto s tudiato o solleci tan o un suo approfondimento è la chiave di vol ta metodologica .

Naturalmente nei primi due anni si tratta di prodotti non particolarmente impegnativi come sintesi scri tte di tes ti s tudiati , alle quali si possono accostare riflessioni personali, esempi di applicazioni pratiche, argomentazioni cri tiche o risultati di discussioni

di gruppo(eventualmente in lingua straniera); ricerca di applicazioni di concetti e principi matematici e/o scienti fici a cas i di vita quotidiana e/o tecnici ; individuazione di fondamenti concettuali che fanno da supporto a procedure e tecniche presentate nelle attivi tà di indirizzo; l ’impostazione e la realizzazione di piccoli progetti che implichino l ’applicazione di quanto s tudiato;

progettazione di protocolli di laboratorio o di semplici ricerche sperimen tali ;

- una competenza sia generale, sia di studio, sia di lavoro si sviluppa in un contesto nel quale lo s tudente è coinvolto, personalmente o collettivamente, nell’a ffrontare si tuazioni, nel portare a termine compiti , nel realizzare prodotti , nel risolvere problemi , che implicano l ’attivazione e il coordinamento operativo di quanto sa , sa fare, sa essere o sa collaborare con gli al tri .

Ciò vale sia nel caso delle competenze legate allo sviluppo della padronanza della lingua italiana, della lingua s traniera , della matematica e delle scienze, sia per quanto riguarda quelle che, nel documento sull’obbligo di is truzione, sono chiamate

competenze di ci ttadinanza. Un ruolo centrale, come risul ta dalla stessa definizione europea di competenza, è svolto dalla qualità della conoscenze e delle abilità sviluppate nei vari ambiti di s tudio. Esse infatti devono essere non solo acquisite a un buon livello di comprensione e di s tabilità ma devono anche rimanere aperte a una loro mobilizzazione e valorizzazione nel contesto di ogni attivi tà di s tudio, di lavoro o di una vi ta sociale

­ una competenza sia generale, sia di studio, sia di lavoro si sviluppa meglio ancora se il contesto è costituito da un progetto, cioè una pratica educativa che coinvolge gli s tudenti nel lavorare intorno a un compito condiviso che abbia una sua rilevanza, non solo all ’interno dell’attivi tà scolastica , bens ì anche fuori di essa .

Ad esempio, si può proporre agli s tudenti di impegnarsi nella produzione di uno spettacolo, nella pubblicazione di un gio rnale, nel preparare un viaggio o un’escursione, scrivere una novella, redigere una guida turis tica che descriva un luogo o un ogget to

d’arte, preparare una esposizione, gi rare un film o un video, progettare e realizzare un sito informatico, partecipare a un’azione umanitaria ecc. E’ nel contesto di tali attivi tà che essi saranno stimolati a mettere in moto, ad acquisire signi ficativamente, a coordinare efficacemente conoscenze e abili tà , ad arricchire e i rrobusti re le loro disposizioni interne

s tabili (valori ,atteggiamenti , interessi, ecc.). Il grande vantaggio di questo approccio sta nel favori re l ’interiorizzazione del senso di quello che si apprende, cioè del fatto che conoscenze e abili tà fatte proprie o ancora da ancora acquisire hanno un ruolo e un significato, possono servi re per raggiungere uno scopo più vasto.

Lavorare per progetti induce la conoscenza di una metodologia di lavoro di grande rilievo sul piano dell’agi re, la sensibilità verso di essa e la capaci tà di utilizzarla in vari contesti . Il progetto,infatti, è un fattore di motivazione, in quanto ciò che viene

imparato in questo contesto prende immediatamente, agli occhi degli s tudenti , la figura di s trumenti per comprendere la real tà e agire su di essa . Per questa ragione, la pedagogia del progetto è utile all’acquisizione di competenze complesse, perché dà agli allievi l ’abitudine di vedere i procedimenti appresi a scuola come strumenti per raggiungere degli scopi che possono

percepire e che s tanno loro a cuore, anche nella vi ta extrascolastica . Sul piano operativo, si parte sempre da un momento di natura progettuale. Si tratta di tutto il lavoro che precede l ’ azione concreta , ma che ne fornisce i fondamenti e i ri ferimenti generali e particolari . E’ il momento ideativo. Esso comporta l'elaborazione del progetto sia nel suo risul tato finale o prodotto, sia nel modo di raggiungerlo o processo di produzione. In esso vengono anche esplicitati tempi , luoghi , persone, risorse implicate nella sua realizzazione. Spesso assume un ruolo importante la capacità di interpretare le linee e le indicazioni progettuali per adattarle alle specifiche circostanze che giorno per giorno si evidenziano. In questa fase entrano in gioco complesse competenze di gestione delle relazioni interpersonali e isti tuzionali .

- l’ambiente nel quale si svolgono i percorsi dovrebbe assumere sempre più le caratteristiche di un laboratorio nel quale si opera individualmente o in gruppo al fine di acquisi re e controllare la quali tà delle conoscenze a e abilità progressivamente affrontate, mentre se ne veri fica la spendibili tà nell’affrontare esercizi e problemi sempre più impegnativi sotto la guida dei docenti.

Si tratta di promuovere una metodologia di insegnamento e apprendimento di tipo laboratoriale, alla quale si potrà accosta re

con ancor maggior profi tto l ’utilizzo delle previs te attivi tà da svolgere nei laboratori . Ad esempio, si può immaginare un laboratorio di scri ttura in i taliano, sostenuto dall ’uso personale e/o collettivo di tecnologie digi tali, nel quale si possano anche

redigere relazioni su quanto esplorato nelle scienze o nelle tecnologie, ol tre che commenti alle proprie letture; un laborato rio

di introduzione e di applicazione dei concetti e dei procedimenti matematici , mediante la soluzione di problemi anche ispirati allo s tudio parallelo delle scienze o delle tecnologie; eserci tazioni nella lingua s traniera , valorizzando, se ci sono, quanti ne

manifestano una maggiore padronanza o mediante la lettura e/o ascolto collettivo di tes ti tecnici in inglese;e. infine, oc corre

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ribadire che nella promozione delle varie competenze previste, anche a livello di biennio iniziale, va curata con particolare attenzione l ’integrazione tra quanto sviluppato nell’area generale, comune a tutti gli indirizzi, e quanto oggetto di insegnamento nell’area specifica di ciascun indirizzo. In particolare nel promuovere le competenze proprie del liceo scientifico occorre evidenziare i collegamenti esistenti con le conoscenze e le abilità introdotte negli assi matematico e scientifico -tecnologi co e, viceversa, facili tare l’applicazione dei concetti , principi e procedimenti degli assi matematico e tecnologico alla costruzione delle competenze scientifiche. Questa impostazione implica una particolare cura nella progettazione didattica dei vari ins egnamenti e nella loro realizzazione,

cercando in primo luogo una sistematica collaborazione tra i docenti delle varie discipline coinvolte e, in secondo luogo, favorendo una costante veri fica della capaci tà di collegamento da parte degli studenti tra quan to appreso nell ’area comune e quanto affrontato nell’area di indirizzo e viceversa. In sede di progettazione collegiale, è molto opportuno indicare anche come ciascuna disciplina intende concorrere al raggiungimento dei risul tati di apprendimento comuni a tutti i percorsi , declinandoli in termini di abilità misurabili .

Con riferimento alle indicazioni di natura metodologica sopra esposte, l ’Isti tuto Pascal opererà in particolare nel presente anno per il primo biennio, in modo che i dipartimenti delle discipline di base collaborino

in ordine alla progettazione e realizzazione di percorsi formativi multidisciplinari anche selezionando e/o producendo materiali a supporto delle didattica

in ordine alla progettazione e realizzazione di un corpus di esperienze laboratoriali irrinunciabile annuale da parte delle discipline di indirizzo e una bozza di esperienze laboratoriali annuali anche da parte delle discipline di base

in ordine alla valutazione degli stessi percorsi formativi e/o delle esperienze laboratoriali predisponendo opportuni strumenti di valutazione (prove esperte) dei progressi dei singoli studenti almeno alla fine dei periodi dell’anno scolastico

(cfr. Capitolo sulla valutazione)

in ordine alla realizzazione di un progetto di istituto in rete con i comprensivi del territorio sulla divulgazione scientifi ca

in ordine al consolidamento delle competenze di padronanza della lingua italiana, della matematica, della lingua straniera, e dell’area di indirizzo.

Valutare il processo insegnamento – apprendimento In base alla Circolare ministeriale n. 89 – 2012 sulla Valutazione periodica degli apprendimenti nelle classi degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, l’Istituto Pascal ha colto l’indicazione, nella prospettiva dello sviluppo dei nuovi assetti ordinamentali, di deliberare che negli scrutini intermedi delle classi di nuovo ordinamento la valutazione dei risultati raggiunti in ciascuna disciplina sia formulata mediante un voto unico, come nello scrutinio finale. Tale circolare aggiungeva inoltre che

“Resta comunque inteso, come principio ineludibile, che il voto deve essere espressione di sintesi valutativa e

pertanto deve fondarsi su una plurali tà di prove di veri fica riconducibili a diverse tipologie, coerenti con le s trategie metodologico-didattiche adottate dai docenti . Sarà cura quindi del collegio dei docenti e dei dipartimenti fissare preventivamente le tipologie di veri fica nel rispetto dei principi defini ti dai decreti isti tutivi dei nuovi ordinamenti . Le

isti tuzioni scolastiche, pertanto, adotteranno modalità e forme di veri fica adeguate e funzionali all’accertamento degli obiettivi e dei risultati di apprendimento, declinati in competenze, conoscenze e abili tà, come previs to dalle Indicazioni nazionali per i percorsi liceali e dal D.M. n. 139 del 22 agosto 2007 relativo all ’obbligo d’istruzione. La

stretta connessione esis tente tra i risul tati di apprendimento e le forme di verifica e di valutazione è del res to già sottolineata dall’art. 1, comma 4, del ci tato D.P.R. n. 122 del 22 giugno 2009: “Le veri fiche intermedie e le valutazioni periodiche e finali sul rendimento scolastico devono essere coerenti con gli obiettivi di apprendimento previs ti dal piano dell’offerta formativa , defini to dalle isti tuzioni scolastiche ai sensi degli articoli 3 e 8 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275.” A sua volta il piano dell’offerta formativa “è coerente con gli obiettivi

generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di s tudi determinati a livello nazionale *…+” (art. 3, comma 2, D.P.R. 275/2009). La valutazione, periodica e finale, costi tuisce una delle principali responsabili tà delle scuole, anche con riguardo all ’efficacia della comunicazione e del dialogo educativo con gli allievi e le loro famiglie, e deve pertanto rispondere a cri teri di coerenza, motivazione, trasparenza e documentabilità rispetto a tutti gli elementi di giudizio che, acquisiti attraverso il maggior numero possibile di ve ri fiche, hanno condotto alla sua formulazione. Si richiama a questo proposi to il di ri tto di ciascun alunno ad una valutazione trasparente e tempestiva , principio basilare richiamato dall’art. 1 del più vol te ci tato regolamento sulla valutazione. Nei Piani dell’offerta formativa delle isti tuzioni scolastiche dovranno di conseguenza essere esplici tate, preventivamente, le tipologie e le forme di verifica utilizzate in itinere, le modalità e i criteri di valutazione adottati al termine di ogni periodo valutati vo. Ciò al fine di rendere l ’intero processo di valutazione trasparente e coerente con gli specifici obiettivi di apprendimento e

con i risul tati di apprendimento. Quest’esigenza è tanto più forte in caso di scel ta, per lo scrutinio intermedio, della modali tà di valutazione attraverso un voto unico che esprimerà necessariamente la sintesi di di fferenti tipologie di

prove, adottate in corrispondenza di diverse attivi tà didattiche di aula , di laboratorio e sul campo.”

Di conseguenza il Collegio Docenti di settembre 2014 in via sperimentale e i l Collegio Docenti di settembre 2015 in via definitiva deliberano le seguenti tipologie e forme di verifica in itinere:

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1. delle conoscenze apprese che, per poter essere valorizzate nello sviluppo di una competenza, devono manifestare le caratteristiche di significatività, st abilità e fruibilità. Occorre che gli elementi conoscitivi

siano effettivamente compresi a un adeguato livello di profondità, tenut o conto dell’età e del percorso formativo seguito. Forme d’acquisizione solamente ripetitive, non sufficientemente dominate, rimangono rigide e non facilmente collegabili a situazioni diverse da quelle nelle quali sono state acquisite. La costituzione di una base conoscitiva stabile e ben organizzata, che permetta un facile

accesso ai concetti e ai quadri concettuali richiesti, deve fornire principi organizzatori adeguati. Un concetto, o un quadro concettuale, deve infine poter essere util izzato per interpr etare situazioni e compiti diversi da quelli nei quali esso è stato costruito.

2. della abilità sviluppate, che dovrebbero presentare analoghe caratteristiche ed essere utilizzate in

maniera fluida e corretta, sapendo collegarle a quelle che sono denominate conoscenze condizionali; cioè di fronte a una questione o un compito lo studente dovrà essere in grado di attivare quelle abilità che sono richieste e farlo in maniera adeguata e consapevole. Tra le abilità rivestono particolare

importanza quelle collegate con la capacità di controllare e gestire in proprio un processo di apprendimento.

3. delle competenze che si manifestano quando uno studente è in grado di affrontare un compito o realizzare un prodotto a lui assegnato, mettendo in gioco le sue risorse personali e quelle, se

disponibili ,esterne utili o necessarie. Naturalmente la natura del compito o del prodotto caratterizza la tipologia e i l livello di competenza che si intende rilevare. Questo può essere più direttamente collegato con uno o più insegnamenti, oppure riferirsi più direttamente a un’attività professionale. Comunque, tale

compito o prodotto deve poter sollecitare la valorizzazione delle conoscenze , delle abilità apprese e delle altre caratteristiche personali in maniera non ripetitiva e banale. Il livello di complessità e di novità del compito proposto rispetto alla pratica già consolidata determina poi la qualità e il livello della competenza posseduta.

Occorre anche aggiungere che non è possibil e decidere se uno studente possieda o meno una competenza sulla base di una sola prestazione. Per poterne cogliere la presenza, non solo genericamente, bensì anche specificatamente e qualitativamente, si deve poter disporre di una famiglia o insieme di sue manifestazioni o prestazioni particolari. Queste assumono il ruolo di base informativa e documentaria

utile a ipotizzarne l’esistenza e i l livello raggiunto. Infatti, secondo molti studiosi, una competenza effettivamente posseduta non è direttamente rilevabile, bensì è solo inferibile a partire dalle sue manifestazioni. Di qui l ’importanza di costruire un repertorio di strumenti e metodologie di valutazione

(rubriche), che tengano conto di una pluralità di fonti informative e di strumenti rilevativi.

Più in dettaglio si raccomanda anche a livello quantitativo un numero minimo di prove di verifica per disciplina, rispondenti alla definizione normativa di “congruità”, anche in considerazione di recenti sentenze amministrative:

1. delle conoscenze possedute: per tutte le classi almeno 2 nel trimestre e 3 nel pentamestre

2. delle abilità apprese: per tutte le classi almeno 2 nel trimestre e 3 nel pentamestre 3. delle competenze acquisite: in via sperimentale per i l primo biennio almeno 1 nel trimestre e 1 nel

pentamestre

Per quanto riguarda le modalità e i criteri di valutazione adottati al termine di ogni periodo valutativo, si ricorda

a livello generale che “in un processo valutativo un conto è la raccolta di elementi informativi, di dati, relativi alle manifestazioni di competenza, un altro conto è la loro lettura e interpretazione al fine di elaborare un giudizio comprensivo. Ambedue gli aspetti del processo valutativo esigono particolare attenzione:

quanto alla raccolta di informazioni , occorre che queste siano pertinenti (cioè si riferiscano

effettivamente a ciò che si deve valutare) e affidabili (cioè degne di fiducia, in quanto non distorte o mal raccolte). Ma la loro lettura, interpretazione e valutazione, esigono che preventivamente siano stati definiti i criteri in base ai quali ciò viene fatto, deve cioè essere indicato a che cosa si presta attenzione e si attribuisce valore e seguire effettivamente e validamente in tale apprezzamento i criteri determinati.

l ’elaborazione di un giudizio che tenga conto dell’insieme delle manifestazioni di competenza, anche da

un punto di vista evolutivo, non può basarsi su calcoli di tipo statistico, alla ricerca di medie: assume invece il carattere di un accertamento di presenza e di livello, che deve essere sostenuto da elementi di prova (le informazioni raccolte) e da consenso (da parte di altri). Si tratta, infatti, di un giudizio che risulti il più possibile degno di fiducia, sia per la metodologia valutativa adottata, sia per le qualità personali e

professionali dei valutatori.

Occorre anche aggiungere che intrinseci al processo stesso della valutazione sono i seguenti fattori:

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la promozione di un'adeguata capacità di autovalutazione da parte degli studenti del livello raggiunto;

per varie ragioni: in primo luogo,perché occorre sollecitare e sostenere lo sviluppo di competenze auto regolative del proprio apprendimento; in secondo luogo, perché la constatazione dei progressi ottenuti è

una delle maggiori forze motivanti all 'apprendimento. le componenti critiche di natura affettiva e motivazionale; purtroppo spesso dimensioni trascurate, ma

basta osservare uno studente per cogliere come all’origine di scarsi risultati in termini di apprendimento siano presenti disposizioni interiori negative sul piano affettivo, motivazional e e volitivo. Un atteggiamento negativo verso un insegnamento o un insegnante, la fragilità della capacità di

concentrazione, l’incapacità o debolezza nel superare le frustrazioni di fronte alle difficoltà o agli insuccessi, la scarsa tenuta e perseveranza nello svolgere un compito un po’ impegnativo, pregiudicano sia l’acquisizione, sia la manifestazione di competenze.

A l ivello più specifico i criteri di valutazione adottati al termine di ogni periodo valutativo apparterranno ai

seguenti ambiti:

1. per quanto riguarda le conoscenze le fonti informative sulla base delle quali esprimere un giudizio di valutazione, possono essere classificate secondo i seguenti ambiti specifici :

a. quello relativo alla pertinenza ai settori o aspetti fondamentali della disciplina come indicati dalle schede del curriculo di disciplina annualizzato dal Dipartimento

b. quello relativo alla quantità di conoscenze, almeno pari al 70% di quante trattate nel periodo 2. per quanto riguarda le abilità le fonti informative sulla base delle quali esprimere un giudizio di

valutazione, possono essere classificate secondo i seguenti ambiti specifici : a. quello relativo alla padronanza delle operazioni fondamentali da compiere per ottenere la

performance richiesta come indicati dalle schede del curriculo di disciplina annualizzato dal Dipartimento e nelle rubriche di valutazione

b. quello relativo alla abilità di presentazione della performance o in modalità orale o scritta o pratica o multimediale

3. per quanto riguarda le competenze, in generale, le fonti informative sulla base delle quali esprimere un

giudizio di valutazione, possono essere classificate secondo tre grandi ambiti specifici : a. quello relativo ai risultati ottenuti nello svolgimento di un compito o nella realizzazione del

prodotto. Essi devono esigere la messa in moto non solo delle conoscenze e delle abilità possedute, ma

anche una loro valorizzazione in contesti e ambiti di ri ferimento moderatamente diversi da quelli ormai già resi famigliari dalla pratica didattica . Occorre che lo s tudente evidenzi la capaci tà di sapersi muovere in

maniera sufficientemente agevole e valida al di fuori dei confini della ripetizione e della familiari tà, individuando in primo luogo proprio le esigenze di adattamento e di flessibilità che la si tuazione proposta implica una previa definizione esplicita di cri teri di quali tà favorisce la valutazione dei risultati ottenuti dai

singoli s tudenti.

b. quello relativo a come lo studente è giunto a conseguire tali risultati che implica una osservazione sistematica del comportamento dello studente mentre svolge il compito; ciò comporta una previa definizione delle categorie osservative , cioè di quegli aspetti speci fici che caratterizzano una prestazione e sui quali concentrare l 'attenzione per poter decidere se una certa

competenza sia stata raggiunta o meno. Anche in questo caso non è possibile risali re dall'osservazione di un'unica prestazione alla constatazione di un'acquisizione effettiva di una competenza sufficientemente

complessa.

c. quello relativo alla percezione che lo studente ha del suo lavoro che evoca una qualche forma di narrazione di sé da parte dello studente, sia come descrizione del come e perché ha svolto il compito assegnato in quella maniera, sia come valutazione del risultato ottenuto. Ciò coinvolge una capaci tà di raccontare, giusti ficandole, le scel te operative fatte; di

descrivere la successione delle operazioni compiute per portare a termine il compito assegnato, evidenziando, eventualmente, gli errori più frequenti e i possibili miglioramenti ;di indi care la quali tà non

solo del prodotto, risul tato del suo intervento, ma anche del processo produttivo adottato.

La raccolta sistematica delle informazioni e la loro lettura e interpretazione permette di inferire se lo studente abbia raggiunto un certo livello di competenza in un ambito di attività specifico. In questo modo, i docenti

possono disporre di evidenze utili ai fini della valutazione finale da effettuare secondo quanto previsto dalla normativa vigente, ivi compresa quella relativa alla certificazione delle competenze per l’adempimento dell’obbligo di istruzione, i l cui modello è stato adottato con il Decreto Ministeriale n. 9 del 27 gennaio 2010.

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AZIONI ORGANIZZATIVE PER IL PASSAGGIO AL NUOVO ORDINAMENTO

Innovare l’organizzazione scolastica Lo sviluppo di una solida base culturale su cui innestare le competenze tecnico-professionali, proprie dei

diversi indirizzi, costituisce una priorità dei nuovi percorsi degli Istituti Tecnici. Per corrispondere alle dinamiche evolutive degli assetti economici e produttivi e contribuire ad anticiparne i relativi sviluppi e fabbisogni è infatti

sempre più richiesta una preparazione globale caratterizzata da una dinamica integrazione tra competenze culturali generali e competenze tecnico professionali specifiche. A tal fine, i risultati di apprendimento relativi al

profilo educativo, culturale e professionale dello studente prevedono una sempre più stretta integrazione culturale tra la dimensione umanistica delle competenze e quella scientifico-tecnologica tipica delle vocazioni

dell’Istruzione Tecnica. La gestione delle quote di autonomia e flessibilità I percorsi formativi degli Istituti Tecnici nel secondo biennio e quinto anno assumono connotazioni

specifiche in relazione alle filiere produttive di riferimento, per consentire agli studenti di raggiungere, a conclusione del percorso quinquennale, competenze culturali e tecnico-professionali adeguate per un immediato

inserimento nel mondo del lavoro e per la prosecuzione degli studi a livello di istruzione e formazione superiore,

con particolare riferimento all’esercizio delle professioni tecniche, nonché in ambito universitario. A questo fine i percorsi degli Istituti Tecnici sono caratterizzati da spazi crescenti di progettazione

didattica che, dal primo biennio al quinto anno, fanno riferimento alle quote di autonomia e di flessibilità, che

presentano caratteristiche molto diverse e distinte possibilità di intervento da parte delle istituzioni scolastiche.

Tali spazi possono trovare ulteriore articolazione nel le opzioni previste dall’art. 8, comma 2, lett. d) del Regolamento, la cui declinazione esula dalle presenti Linee Guida.

Nell’esercizio della propria autonomia didattica le istituzioni scolastiche possono corrispondere alle

vocazioni del territorio e alle esigenze poste dall’innovazione tecnologica e dai fabbisogni espressi dal mondo del lavoro e delle professioni prevedendo livelli di approfondimento diverso per le conoscenze e le abilità indicate

nelle schede disciplinari dei vari indirizzi, in relazione alle specifiche competenze richieste.

La quota di autonomia Per corrispondere alle vocazioni del terri torio e alle esigenze poste dall ’innovazione tecnologica e dai fabbisogni

espressi dal mondo del lavoro e delle professioni , gli Is tituti Tecnici possono utilizzare, come noto, la quota di autonomia del

20% dei curricoli – disponibile dal primo al quinto anno - per progettare, nell ’ambito della loro autonomia didattica ,

organizzativa e di ricerca e sviluppo, speci fiche attivi tà formative in costante raccordo con i sistemi produttivi del terri t orio.

Ciò senza modificare il profilo dell’indirizzo e allo scopo di rispondere in modo mirato alle esigenze che caratterizzano il

contesto di riferimento. L’utilizzo della quota di autonomia è s trumento organizzativo e didattico del quale le scuole possono

servi rsi per valorizzare il patrimonio delle esperienze acquisite all’interno delle innovazioni introdotte dai nuovi ordinamenti .

Tenuto conto delle richieste degli s tudenti e delle famiglie, l ’autonomia consente di modificare i curricoli entro il limite del

20% del monte ore delle lezioni per rafforzare alcuni insegnamenti obbligatori oppure per introdurre nuovi insegnamenti che

concorrono a realizzare gli obiettivi educativi individuati nel piano dell’offerta formativa della scuola .

Vale richiamare che la quota di autonomia è determinata nei limiti del contingente di organico annualmente

assegnato alle isti tuzioni scolastiche in base all’orario complessivo delle lezioni del secondo biennio e del quinto anno, se nza

determinare esuberi di personale.

L’Is ti tuto tecnico Pascal ai sensi del DPR 275/99 sull ’autonomia della scuola (cfr art. 4 sulla autonomia didattica e la

flessibilità oraria) ha proposta con successo alle famiglie un biennio propedeutico al triennio Amministrazione Finanza e

Marketing (AFM) con l’implementazione dell’inse gnamento di Economia Aziendale e Diri tto ed economia e un biennio

propedeutico al triennio Relazioni internazionali per il Marketing (RIM) con l ’implementazione già al biennio degli

insegnamenti di Lingua inglese e Seconda lingua comunitaria .

La quota di flessibilità Gli spazi di flessibilità sono riservati esclusivamente per articolare in opzioni le Aree di indirizzo, al fine di

corrispondere a specifiche esigenze del territorio e ai fabbisogni formativi espressi da una particolare filiera produttiva. La quota di flessibilità è disponibile a parti re dal terzo anno dei percorsi formativi , nella misura del 30% nel secondo biennio e del

35% nel quinto anno, e fa ri ferimento unicamente al monte ore delle attivi tà e degli insegnamenti obbligatori che

caratterizzano l ’Area di indirizzo. Per ora l ’Isti tuto Pascal non ha usufrui to di tale opportunità non avendo individuato situazioni locali particolari che

richiedessero tale intervento.

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La gestione dei nuovi organismi gestionali I dipartimenti La progettazione formativa delle istituzioni scolastiche è lo strumento per rispondere alle esigenze degli

studenti, del contesto socio-culturale e ai fabbisogni del territorio e del mondo del lavoro e delle professioni; essa valorizza la funzione dei docenti che programmano le proprie attività sulla base degli obiettivi indicati nel piano dell’offerta formativa di ciascun istituto. L’impianto dei nuovi ordinamenti degli istituti tecnici richiede che la progettazione formativa sia sostenuta da forme organizzative che pongano, al centro delle strategie didattiche

collegiali, il laboratorio e la didattica laboratoriale, la costruzione dei percorsi di insegnamento/ apprendimento in contesti reali, quali l ’alternanza scuola -lavoro, il raccordo con le altre istituzi oni scolastiche (reti) e con gli enti locali (convenzioni), anche per realizzare progetti condivisi.

A questo fine, come già avviene in molti casi, è utile che gli istituti tecnici si dotino, nella loro autonomia, di dipartimenti quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti, di supporto alla didattica e alla progettazione (art. 5, comma 3, punto c) del Regolamento). Essi possono costituire un efficace modello organizzativo per favorire un maggior raccordo tra i vari ambiti disciplinari e per realizzare interventi sistematici in relazione alla

didattica per competenze, all’orientamento e alla valutazione degli apprendimenti. L’istituzione dei dipartimenti assume, pertanto, valenza strategica per valorizzare la dimensione collegiale e co-operativa dei docenti, strumento prioritario per innalzare la qualità del processo di insegnamento/apprendimento.

I dipartimenti, quale possibile articolazione interna del collegio dei docenti, possono presidiare la

continuità verticale e la coerenza interna del curricolo, vigilare sui processi di apprendimento per lo sviluppo dei saperi e delle competenze previste nei profili dei vari indirizzi, la cui attuazione è facilitata da una progettualità condivisa e un’articolazione flessibile.

Le tipologie di attività che i dipartimenti possono svolgere sono strettamente correlate alle esperienze realizzate dalla scuola e agli obiettivi di sviluppo e di miglioramento che si intendono perseguire. In particolare, nel primo biennio, i dipartimenti possono svolgere una funzione strategica per il consolidamento, con il concorso di tutte le discipline, delle competenze di base per la lingua italiana, la lingua straniera e la matematica, per il

raccordo tra i saperi disciplinari e gli assi culturali previsti dall’obbligo di istruzione e tra l’area di istruzione generale e le aree di indirizzo. In generale, i dipartimenti possono individuare i bisogni formativi e definire i piani di aggiornamento del personale, promuovere e sostenere la condivisione degli obiettivi educativi e la diff usione

delle metodologie più efficaci per migliorare i risultati di apprendimento degli studenti.

Il comitato tecnico scientifico Gli istituti tecnici, in base all’art. 5, comma 3 punto d) del Regolamento, possono dotarsi di un comitato

tecnico scientifico (CTS) composto da docenti e da esperti del mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca scientifica e tecnologica.

Il CTS costituisce un elemento che può favorire l’innovazione dell’organizzazione degli istituti tecnici; è un organismo con funzioni consultive e propositive per l’organizzazione delle aree di indirizzo e l’utilizzazione degli spazi di autonomia e flessibilità; è lo strumento per consolidare i rapporti della scuola con il mondo del lavoro e delle professioni e sviluppare le alleanze formative di cui al par. 4.

Pur non essendovi una specifica regolamentazione in materia, la costituzione di tale CS è stata già formalizzata con apposite delibere degli organi collegiali della scuola nel rispetto dei ruoli istituzionali di ciascun organo; e proprio con l’inserimento dell’obbligatorietà dei percorsi di alternanza scuola-lavoro attraverso la legge 107 tale organismo diventa ancora più importante. Per esigenze di trasparenza e correttezza istituzionale,

costituiscono parti integranti di tali delibere l’atto costitutivo e i l regolamento di funzionamento che ne definiscono la composizione anche in ordine alle competenze dei propri membri (coerenti con le caratteristiche dell’istituto e le finalità del CTS), le funzioni, le modalità organizzative e forme di comunicazione e di cooperazione

con gli organi collegiali dell’istituto, nel rispetto delle loro specifiche competenze. Al fine di garantire un efficace funzionamento del CTS, è opportuno prevedere un congruo numero di

riunioni annuali, con cadenza almeno trimestrale. Per assicurare continuità alle azioni programmate dalle istituzioni scolastiche nella loro autonomia, anche ai fini del monitoraggio, della valutazione dei risultati e del

controllo di qualità dei processi attivati, è opportuno, altresì, che il CTS duri in carica almeno per un triennio.

L’ufficio tecnico Gli istituti tecnici per gli indirizzi del settore tecnologico sono dotati di un ufficio tecnico con il compito di

“sostenere la migliore organizzazione e funzionalità dei laboratori a fini didattici e il loro adeguamento in relazione alle esigenze poste dall’innovazione tecnologica, nonché per la sicurezza delle persone e dell’ambiente”.

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L’ufficio tecnico riprende e potenzia il tradizionale compito di collaborazi one con la direzione dell’istituto, di raccordo con gli insegnanti impegnati nello svolgimento delle esercitazioni pratiche e con il personale A.T.A.,

per l’individuazione, lo sviluppo e il funzionamento ottimale delle attrezzature tecnologiche e delle str umentazioni necessarie a supporto della didattica; assume un ruolo rilevante in una scuola che considera la didattica di laboratorio come una delle sue caratteristiche distintive ai fini dell’acquisizione delle competenze da parte degli studenti.

L’ufficio tecnico può estendere il suo campo d’azione a tutte le aree disciplinari attraverso la predisposizione di un piano di attività per l’uso programmato degli spazi e delle attrezzature, la ricerca delle soluzioni logistiche e organizzative più funzionali alla didattica ed anche per la condivisione in rete delle risorse umane, professionali e tecnologiche disponibili .

Sulla base delle autonome scelte organizzative dei singoli istituti, l ’ufficio tecnico può divenire una risorsa per lo sviluppo qualitativo dell e competenze organizzative della scuola, soprattutto raccordandosi con tutte le strutture (per esempio, i dipartimenti) previste per la gestione e la realizzazione di progetti didattici condivisi.

Anche per questo, è importante che i responsabili dell’ufficio tecnico provvedano ad assicurare una adeguata gestione dell’archiviazione e della documentazione ai fini della piena fruibilità delle conoscenze esistenti e di quelle accumulate nel tempo. Per soddisfare le esigenze di manutenzione e adeguamento continuo delle risorse tecniche necessarie all’attività didattica e al funzionamento generale dell’istituto, è utile che l’ufficio tecnico

sviluppi una progettazione che parta dalla rilevazione delle necessità evidenziate dai responsabili dei dipartimenti e dei laboratori e dall’individuazione di categorie di beni o di servizi da approvvigionare; interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria da mettere in atto; possibili integrazioni di risorse disponibili sul territorio

anche in rete con altri istituti. Il funzionamento e la gestione dell’ufficio tecnico è descritto nel regolamento di istituto, che indica, con trasparenza, le procedure e le modalità operative adottate per rispondere agli obiettivi che l’istituzione scolastica si è data per innalzare la qualità delle attività didattiche.

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Valorizzare gli aspetti trasversali

Legalità, cittadinanza e Costituzione

La Decisione n. 1904/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 ha is tituito il programma "Europa per i ci ttadini" mirante a promuovere la ci ttadinanza europea attiva e a sviluppare l ’appartenenza ad una società fondata sui principi di libertà , democrazia e rispetto dei di ri tti dell’uomo, diversità cul turale, tolleranza e solidarietà , in

conformità della Carta dei di ri tti fondamentali dell’Unione europea, proclamata il 7 dicembre 2007. Educare alla legalità significa elaborare e di ffondere un'autentica cul tura dei valori civili, cul tura che intende il di ri tto

come espressione del patto sociale, indispensabile per costruire relazioni consapevoli tra i ci ttadini e tra questi ul timi e le isti tuzioni. Consente, cioè, l'acquisizione di una nozione più profonda ed estesa dei di ri tti di ci ttadinanza, a parti re dall a reciproci tà fra soggetti dotati della s tessa dignità ; aiuta a comprendere come l 'organizzazione della vi ta personale e sociale si fondi su un sistema di relazioni giuridiche; sviluppa la consapevolezza che condizioni quali dignità , libertà , solidarietà, sicurezza, non possano considerarsi come acquisite per sempre, ma vanno perseguite, volute e, una volta conquis tate,

protette. I risultati di apprendimento comuni a tutti i percorsi dell’is truzione tecnica contribuiscono a fornire agli studenti un

sistema di valori coerenti con i principi della Costi tuzione. Le attivi tà e gli insegnamenti relativi a “Ci ttadinanza e costi tuzione”

coinvolgono pertanto tutti gli ambiti disciplinari dell ’istruzione tecnica e si sviluppano, in particolare, in quelli di inte resse s torico-sociale e giuridico- economico; interessano, però, anche le esperienze di vi ta e, nel triennio, le attivi tà di alternanza scuola -lavoro, con la conseguente valorizzazione dell’etica del lavoro.

In questa prospettiva , il bagaglio cul turale dei giovani è frutto della interazione tra apprendimenti formali e non formali; la cultura della ci ttadinanza e della legalità è il risul tato dell’esperienze e delle conoscenze acquisite anche fuori della

scuola , e, contemporaneamente, evidenzia come l ’educazione alla democrazia ed alla legalità trova nel protagonismo degli s tudenti e delle studentesse un ambito privilegiato; i di ri tti-doveri di ci ttadinanza si esplicano nel rispetto delle regole e nella partecipazione di tutti i ci ttadini alla vi ta civile, sociale, poli tica ed economica. È un orientamento tendenzialmente finalizzato a

prevenire il diffuso malessere dei giovani nella scuola e nella società , che si esprime in molteplici forme e dimensioni come l ’abbandono precoce, lo scarso rendimento scolastico, le difficol tà di apprendimento, la fuga dalle regole del vivere civ ile e

sociale. A riguardo, particolare importanza riveste la dimensione dell’accoglienza quale strumento con il quale la scuola,

nell ’accogliere, conosce e valorizza tutti gli apporti dei singoli alunni, anche quelli di diversa cul tura ed abili tà , e cura - nella

propria autonomia - la comunicazione, dando adeguato spazio ad attivi tà in cui ciascuno possa esprimersi liberamente utilizzando le competenze informali e non formali possedute, molto spesso non adeguatamente valorizzate, per assumere compiti e funzioni utili per la collettivi tà scolastica .

Già nel primo biennio dei percorsi di istruzione tecnica, il superamento dei tradizionali programmi di Educazione civica avviene, quindi , sulla base di una concreta prospettiva di lavoro che incardina Ci ttadinanza e Costi tuzione nel curricolo, perché è concepita non come discorso aperto a tutte le prospettive, ma come un orizzonte di senso trasversale e come un organico impianto cul turale di retto a conferi re particolare rilievo al concetto di “ci ttadinanza attiva”; esso diviene, come tale, elemento catalizzatore della valenza educativa di tutte le discipline. Il richiamo alla “ci ttadinanza attiva” è basato sugli orientamenti europei in materia di apprendimento permanente, recepiti nella Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18/12/2006, relativa , appunto, alle competenze chiave per l ’apprendimento permanente (2006/962/CE), assunte come ri ferimento a livello nazionale, dal Decreto 22/8/2007 (Regolamento recante norme in materia di adempimento dell ’obbligo di istruzione).

Nell’insegnamento di “Ci ttadinanza e Costituzione” è molto importante focalizzare lo s tudio sulla Costi tuzione i taliana, a parti re dall’Assemblea Costi tuente, e fare in modo che diventi , attraverso l ’impegno dei docenti , parte fonda nte delle coscienze e dei comportamenti dei giovani in rapporto a di ritti e doveri costi tuzionalmente sanciti .

Anche il tema dell’educazione finanziaria e del relativo grado di “alfabetizzazione” dei ci ttadini ( financial literacy) è di grande rilevanza all ’interno della prospettiva qui considerata, poiché le scel te finanziarie hanno conseguenze determinanti sulla qualità e sullo s tile di vi ta dei cittadini e sulla legalità della collettivi tà . Per questo è necessario dotare gli stu denti di

s trumenti utili a comprendere benefici e rischi collegati ad un corretto utilizzo di beni e servizi finanziari quale utile contributo per la ci ttadinanza consapevole.

La stessa prospettiva curricolare in cui si colloca “Ci ttadinanza e Costi tuzione” favorisce il coinvolgimento e valorizza

infine la progettazione collegiale e l ’attivi tà laboratoriale di tutti i docenti che, proprio in rapporto alla specifici tà cu l turale dell ’istruzione tecnica , sono chiamati ad affrontare, con gli s tudenti, aspetti e problemi di ri levante importanza come la

sicurezza, l ’igiene e la salubri tà dei luoghi di produzione e le sul lavoro, anche nel corso di stage e percorsi di al ternanza scuola/ lavoro.

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Il CLIL e la promozione del plurilinguismo

Come già accennato in precedenza, l ’insegnamento nel quinto anno degli Istituti Tecnici di una disciplina non linguistica (DNL) in lingua inglese, o CLIL – Content and Language Integrated Learning -, previsto dall’art. 8, c.2

lett. b) del D.P.R. 15-3-2010 n. 88, è una significativa innovazione curricolare introdotta dal riordino in atto. L’innovazione in parola raccoglie le spinte di un’intensa fase di sperimentazione nelle scuole, sviluppatasi

nell’ambito dell’autonomia didattica, anche in attuazione di intese, accordi, progetti europei, tesi a privilegiare l ’apprendimento attraverso le lingue e un approccio multilingue, in coerenza con i principi alla base delle

competenze chiave per l’apprendimento permanente. Le modalità attuative dell’insegnamento in lingua inglese saranno definite da un appos ito decreto

interministeriale. Il Regolamento dell’Istruzione Tecnica già stabilisce che l’insegnamento può essere attivato sulla

base delle risorse di organico disponibili nella scuola “a legislazione vigente”. Il Collegio dei docenti, nella sua

autonomia , sceglierà, pertanto, la disciplina dell’area d’indirizzo del quinto anno in base ai criteri definiti e alle

risorse disponibili . Con la nota DGPER 10872 del 9 dicembre 2010 è stato avviato il processo di formazione dei

docenti, con percorsi formativi che consentiranno loro di sviluppare le competenze richieste, sia l inguistico –

comunicative, fino al livello C1 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue (QCER )5, sia metodologico.

L’insegnamento in lingua inglese contribuisce dunque allo sviluppo e al potenziamento delle conoscenze

e abilità delle discipline dell’area genera le, in particolare linguistico-comunicative, e dell’area d’indirizzo, con una

reciproca valorizzazione.

Non si tratta, semplicemente, dell’insegnamento di una disciplina ‘in inglese’ o di una varietà della

glottodidattica che utilizza materiale linguistico settoriale. Il CLIL si concretizza in un “laboratorio cognitivo” di

saperi e procedure che appartengono ai due ambiti disciplinari e si sviluppa in un percorso contestualizzato all’indirizzo di studio per integrare le diverse parti del curricolo, migliorare la motivazione e attivare competenze

progettuali, collaborative e cooperative e proiettarlo verso una dimensione professionale.

Le esperienze CLIL realizzate in Italia e negli altri paesi europei hanno mostrato che l’acquisizione progressiva dei contenuti disciplinari e dei linguaggi a loro propri si realizza meglio con metodologie attive,

coinvolgendo gli studenti in attività comunicative riferite a contesti professionali reali e inducendo riflessioni sulla

costruzione del discorso della specifica disciplina nelle lingue veicolari, sulle strategie per veicolare da una lingua

all’altra i contenuti appresi. Per i docenti e per la Scuola, il CLIL costituisce, quindi, un’occasione per riflettere sulla programmazione,

la didattica, la valutazione per focalizzare le specificità del quinto a nno allo scopo di assicurare l’effettiva

complementarietà con le materie curriculari. Le modalità di svolgimento dell’insegnamento CLIL sono a ttualmente affidate all’autonomia delle scuole

che potranno, sulla base delle risorse disponibili , attivare percorsi anche di tipo modulare o progettuale, sull’intero monte ore annuale o su parte di esso, o prevedere la presenza di insegnanti madrelingua d ella DNL a supporto dell’attività didattica

6. Il ruolo attivo del Dirigente scolastico, in questo senso, è fondamentale anche per

favorire la costituzione di appositi dipartimenti o team misti di insegnanti, valutare la possibilità di avvicinare al CLIL classi dei bienni precedenti o di coinvolgere lingue diverse dall’inglese, ove presenti, per favorire un approccio plurilingue.

La presenza nel curricolo di un insegnamento in lingua veicolare rimanda ad un processo di verifica delle conoscenze, abilità e competenze acquisite, sia in relazione agli strumenti, anche innovativi, che le istituzioni

scolastiche, nella loro autonomia, potranno predisporre per la valutazione in itinere, sia per certificare, dove possibile, le competenze linguistiche, incrementando la motivazione all’apprendimento. Richiede, quindi,

flessibilità e collaborazione, in particolare tra i docenti della DNL e di l ingua inglese, per proporre percorsi di apprendimento diversificati, equilibrati e coordinati attraverso attività di co-progettazione e co-valutazione. Ciò

appare ancora più necessario nella fase transitoria in cui avverrà la formazione dei docenti disciplinari, ma resterà comunque determinante per progettare, monitorare e valutare i percorsi, affinché siano effettivamente condivisi

e integrati, in coerenza con l’approccio metodologico proposto.

5 1 Il livello C1 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, pubblicato nel 2001 dal Consiglio d’Europa, è previsto dall’art. 14

D.M. 10-9-2010 n. 249, Regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti . 6 Si veda, ad esempio, il progetto di cooperazione internazionale “HIghlights for High Schools” per il miglioramento delle competenze

scientifiche nell'istruzione secondaria di II grado, promosso dal MIUR - Direzione Generale per gli Affari Internazionali, in collaborazione il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge (USA) e sotto gli auspici del Consolato Generale d’Italia a Boston (USA).

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L’integrazione delle scienze nel biennio

Le scienze integrate non vanno intese come una nuova disciplina, nella quale si fondono discipline

diverse, ma come l’ambito di sviluppo e di applicazione di una comune metodologia di insegnamento delle scienze. Essenziale al riguardo è la ricerca e l’adozione di un linguaggio scientifico omogeneo , di modelli comparabili , nonché di temi e concetti che abbiano una valenza unificante. Integrare non s ignifica affidarsi ad

accostamenti improvvisati, quanto piuttosto impegnarsi in un’operazione di alto profilo culturale, che richiede consapevolezza, apertura mentale e grande padronanza del sapere scientifico, non disgiunto dalla volontà e dalla propensione al lavoro di équipe. Le scienze integrate (scienza della terra e biologia, chimica, fisica) e le scienze applicate (tecnologie informatiche, tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica), così come presentate nei

nuovi quadri orari degli istituti tecnici, richiedono espressamente un cambiamento del metodo di approccio nella progettazione e programmazione didattica e curriculare.

Le composizioni e le articolazioni degli argomenti di queste discipline, richiedono infatti nuove forme di comunicazione e di cooperazione fra i docenti: essi sono chiamati a valutare, nell’esercizio delle proprie funzioni e

nel rispetto della libertà di insegnamento, la possibilità di congiungere, integrare e armonizzare, in termine di risorse, le informazioni offerte agli s tudenti dai diversi punti di vista.

Sul piano curriculare, l ’insegnamento delle scienze integrate intende ricondurre il processo

dell’apprendimento verso lo studio della complessità del mondo naturale, ricomponendo e tematizzando i saperi che solo per facilità di studio, quando necessario, possono essere affrontati separatamente. Le scienze della terra, la fisica, la chimica e la biologia fanno parte degli strumenti che la cultura ha sviluppato per conoscere, comprendere, speculare e utilizzare. L’osservazi one dei fenomeni, la proposta di ipotesi e la verifica sperimentale

della loro attendibilità, permettono agli studenti di valutare la propria creatività, di apprezzare le proprie capacità operative e di sentire più vicini i temi proposti.

Nel primo biennio, l ’integrazione delle scienze, pur non disperdendo la specificità degli apporti

disciplinari, mira a potenziare e sviluppare l’intima connessione del sapere scientifico di base, a partire da quanto acquisito nella scuola secondaria di primo grado e in vis ta di orientare progressivamente gli studenti alla scelta degli studi successivi a livello post-secondario. L’integrazione non è tuttavia affidata all’unicità dell 'insegnante; gli insegnanti possono essere diversi per le diverse discipline. Essa si realizza nell’attività di progetto che muove

dall’individuazione di elementi comuni che uniformano prospettive, visioni e metodi. Esige un lavoro in team dei docenti di tutto i l consiglio di classe nella programmazione dell’attività didattica: nella progettazione , nella previsione dei momenti di confronto tra i docenti interessati su metodi e contenuti, nella preparazione di prove di verifica dell’apprendimento e nella valutazione dei risultati. Potrà essere utile costituire nella singola istituzione

scolastica un dipartimento specifico e ricorrere anche ad altre forme di aggregazione territoriale, ad esempio per i laboratori e per le attività di rilevazione, di supporto e di controllo.

L’impegno del singolo docente è necessario ma non basta; in molti casi finirebbe per prevalere negli

insegnanti la tendenza a rifugiarsi nella propria disciplina, nell’illusione che gli alunni acquisiscano da soli la capacità di operare corretti collegamenti e approfondimenti interdisciplinari. Neppure si può pensare che l ’integrazione disciplinare si realizzi senza una necessaria gradualità, né tantomeno senza una progressiva preparazione dei docenti e senza la predisposizione di interventi istituzionali che rendano attuabile questa

modalità di apprendimento degli allievi. Per questo è indispensabile prevedere una fase sperimentale che guidi e curi a livello territoriale la messa in atto di percorsi didattici da testare, verificandone e comparandone i risultati. Tale impegno riguarda anche l’editoria scolastica, oltre che la creatività di quanti si occupano della produzione di

materiali per l’insegnamento scientifico. L’insegnamento delle scienze integrate, se correttamente interpretato e realizzato, potrà così essere una

grande occasione per avvicinare le nuove generazioni alla scienza, per sviluppare la cultura scientifica, per far avanzare nel nostro Paese la capacità di misurarsi con le grandi questioni dello sviluppo economico e

dell’integrazione fra le culture e i popoli. Indicazioni metodologiche Le is ti tuzioni scolastiche e gli organi collegiali, avranno cura di privilegiare la didattica laboratoriale ri tenuta

maggiormente in grado sia di raccordare le discipline tradizionali con le nuove discipline previs te dal Regolamento (scienze integrate e scienze applicate), sia di fa vori re un atteggiamento mentale adeguato con cui affrontare si tuazioni problematiche. La più importante prova della validità dell’approccio laboratoriale è il relativo controllo che gli allievi hanno sui vari as petti

dell ’esperienza di apprendimento: qualcosa di esterno, il fenomeno, e qualcosa di interno a ognuno di essi, cioè il pensiero cri tico e la riflessione metacognitiva su quanto pensato, si fondono fino a portare ad un apprendimento significativo. Quindi

una ri flessione sulla scienza, sulle sue conquiste e sui suoi limiti, sulla sua evoluzione s torica , sulla sua s trategia di ricerca, sulle ricadute sociali delle sue acquisizioni .

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La formazione per la sicurezza

Il riordino degli istituti tecnici, nel riconfigurare gli indirizzi e ridisegnare il profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, pone particolare attenzione al corredo culturale ed etico legato alla sicurezza in tutte le sue accezioni e all’effettivo collegamento tra scuola e mondo del lavoro, ove tale tematica, insieme con la salvaguardia

dell’ambiente, emerge con particolare criticità. Lo studio della sicurezza, svolto in continuità e coerenza con le competenze chiave di cittadinanza, promuove, inoltre, comportamenti generali adeguati e stili di vita sani e sicuri. In relazione all’assolvimento dell’obbligo di istruzione, gli argomenti che riguardano la sicurezza trovano corrispondenza nei saperi e nelle competenze riguardanti gli assi scientific o-tecnologico e storico-sociale; gli

strumenti per affinarne lo studio si possono acquisire anche attraverso i saperi e le competenze relativi all’asse dei linguaggi e all’asse matematico.

Gli approfondimenti disciplinari sulla sicurezza assumono un carattere specifico negli istituti tecnici,

essendo riferiti alla loro identità, esplicitata dai risultati di apprendimento delle aree di istruzione generale e di indirizzo, come si evince dal Regolamento (d.P.R. 15 marzo 2010, allegato A, punto 2.1): “gli studenti – attraverso lo studio, le esperienze operative di laboratorio e in contesti reali, la disponibilità al confronto e al lavoro cooperativo, valorizzando la loro creatività ed autonomia – sono in grado di: padroneggiare l’uso di strumenti

tecnologici, con particolare attenzione alla sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro, alla tutela della persona, dell’ambiente e del territorio”.

Questo implica che, in tutti i percorsi dell’istruzione tecnica, la sicurezza è un valore da perseguire

attivamente, attraverso le attività di progettazione, produzione, costruzione, gestione e organizzazione, svolte nel rispetto di criteri, regole e leggi dello Stato, secondo il principio che la sicurezza è un valore intrinseco e non complementare o addizionale alle attività. Il riferimento a tale principio può avere effetti di grande efficacia, specialmente se viene introdotto fin dalla fase dell’obbligo di istruzione, che si compie nel primo biennio, nel

quale gli apprendimenti tecnici vengono fondati e sviluppati insieme con la dimensione etica del comportamento; particolare valore formativo assume, inoltre, la contestualizzazione delle esperienze dello studente attraverso il rapporto col territorio, l ’analisi e l’interpretazione di casi, dati e testimonianze, per riconoscere e riconoscersi nel sistema di regole a tutela della Persona, della collettività e dell’ambiente, fondate sulla Costituzione.

Sul piano organizzativo della didattica, le tematiche della sicurezza sono multidisciplinari e coinvolgono tutti i docenti, negli aspetti generali e nella specificità culturale dell’istruzione tecnica. Diventano fondamentali ed ineludibili con l’introduzione nella L. 107 del 2015 dell’obbligatorietà dei percorsi di alternanza scuola lavoro,

per cui dal presente anno verranno formati tutti gli studenti delle classi terze che parteciperanno nel corso dell’anno a stage equiparati ai lavoratori. È quindi opportuno che tutti concorrano in maniera cooperativa alla progettazione e realizzazione degli esiti di apprendimento convenuti, con attività laboratoriali, e prioritariamente attraverso la concreta applicazione dei principi della sicurezza nei contesti specifici ambientali e di apprendimento

(T.U. 81/2008). Per l’approfondimento delle tematiche nei contesti esterni alla scuola, possono essere proficuamente realizzati stage e percorsi di alternanza scuola/lavoro.

Nel prosieguo del percorso, le competenze specifiche indicate nei risultati di apprendimento si caratterizzeranno per una maggiore complessità e per una correlazione più specifica agli aspetti peculiari di ogni

settore, relativi sia all’operatività (strumenti, sostanze, procedure e dispositivi) che alle interazioni con l’ambiente e al relativo impatto. Tutte le discipline concorrono, quindi, a sviluppare e a potenziare le competenze degli studenti in fatto di sicurezza, per arricchirne i profili con i riferimenti culturali ed etici indispensabili perché essi

divengano lavoratori capaci di assumere comportamenti professionalmente responsabili . I concetti di sicurezza e di benessere nella società contemporanea assumono una crescente rilevanza sul

piano culturale e organizzativo. La cultura della sicurezza, vista come esigenza di rispetto delle persone e delle cose, salvaguardia della natura, determinazione di un ambiente di vita il più possibile esente da rischi, ha trovato

adeguata attenzione nelle Linee Guida dell’Istruzione Tecnica. A questi temi si è dato particolare risalto nella formulazione dei risultati di apprendimento. Ogni indirizzo,

ogni disciplina, ogni attività contiene, infatti, specifiche indicazioni a tutela della salute e della sicurezza sui luoghi

di lavoro. Affinché le competenze sulla sicurezza vengano “metabolizzate”, è necessario orientare lo studente a

considerare come, alla base della funzionalità di apparati, impianti e processi, siano poste anche le leggi vigenti in materia di sicurezza personale e ambientale. In quest’ottica, tutte le normative sulla sicurezza sono associate agli

apprendimenti tecnici e costituiscono con essi un fertile terreno d’incontro fra le discipline scientifico-tecnologiche e storico-sociali. Negli ambiti di integrazione così individuati è opportuno svolgere approfondimenti disciplinari specialistici, molto interessanti ai fini della contestualizzazione delle attività pratiche, dell’inn ovazione tecnologica o delle filiere produttive presenti nel territorio.