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IL CALITRANO ANNO XXIV - NUMERO 25 (nuova serie) GENNAIO-APRILE 2004 VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936 IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze ISSN 1720-5638

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IL CALITRANOANNO XXIV - NUMERO 25 (nuova serie) GENNAIO-APRILE 2004

VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936

IL CALITRANOperiodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni

Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze

ISSN 1720-5638

IL CALITRANOANNO XXIV - N. 25 n.s.

Periodico quadrimestraledi ambiente - dialetto - storia e tradizioni

dell’Associazione Culturale “Caletra”

Fondato nel 1981

Sito Internet: www.ilcalitrano.itE-mail: [email protected]

DirettoreRaffaella Salvante

Direttore ResponsabileA. Raffaele Salvante

SegreteriaMartina Salvante

Direzione, Redazione, Amministrazione50142 Firenze - Via A. Canova, 78

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Chiuso in stampa il 15 marzo 2004

IN COPERTINA:Calitri settembre 2001, la frantumazione del granoturcocon un’antica macchina a mano e la pulizia dei tozzolipresso l’abitazione dei coniugi Lucia e Vittorio Cirminiello;da sinistra: Giovanni Leone (pista pista), Francesca Gal-gano (paona) e Vittorio Cirminiello (vaccar’).

INQUESTO NUMERO

Un nuovo libro di fotodi Raffaele Salvante 3

Dalla Romaniadi Il Cronista 4

Don Siro ci ha lasciatodi Il Cronista 4

Il nuovo parrocodi Il Cronista 5

Antiche sonorità calitranedi Prof. Pietro Cerreta 6

I registri parrocchiali antichidella chiesa di San Caniodi Dott. Emilio Ricciardi 9

La chiesa di Santa Mariadelle Grazie in Oliveto Citradi Damiano Pipino 14

DIALETTO E CULTURA

POPOLARE 17

ERBE DI CASA NOSTRA 18

LA NOSTRA BIBLIOTECA 19

VITA CALITRANA 20

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21

MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22

REQUIESCANT IN PACE 23

RICORDA

CHE LA TUA

OFFERTA

È DECISIVA

PER LA

PUBBLICAZIONE

DI QUESTO

GIORNALE

Insegnaci, Signore,a non amare noi stessi,a non amare soltantoquelli che amiamo già.Insegnaci a pensare agli altri,ad amare in primo luogoquelli che nessuno ama.Signore, donaci di soffriredella sofferenza degli altri.Concedi la grazia di capireche ad ogni istante,mentre noi viviamo

una vita felice e beata,milioni di uomini e donnemuoiono di famesenza aver meritato di morir difame,muoiono di freddosenza aver meritato di morir difreddo.Signore, abbi pietàdi tutti i poveri del mondo.

Raul Follereau

PERLA SANTA PASQUA

AUGURI

N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004 IL CALITRANO

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L’introduzione che abbiamo fattootto anni fa al primo volume di

fotografie è valida per questo secon-do volume che è in pratica il prose-guimento di un lavoro che abbiamocominciato con tanta riservatezza, di-remmo quasi con discrezione, macon l’andar del tempo ci è scoppiatofra le mani per la quantità, la bellezzae la freschezza delle numerosissimefoto di cui siamo venuti in possessoper il lavoro del nostro giornale“Il Calitrano” che ha ormai ben ven-tiquattro anni di vitasenza mai che un Ente,una Istituzione, unaBanca, il Comune stes-so abbiano dato un so-stegno finanziario de-cente.

Dobbiamo perciò di-re “grazie” di cuore aicittadini, ai compaesani– sparsi per ogni dovenel mondo – che in que-sti anni, con lodevoleresponsabilità, hannodato il proprio contribu-to finanziario perchèquesta iniziativa potes-se proseguire.

Cosa vuol dire tuttoquesto? Secondo noivuol dire che quando lagente vede che ci sonopersone volenterose chesi mettono al serviziodella comunità civile– non per tornacontopersonale – per portareavanti un discorso avantaggio della stessaComunità non ti famancare il proprio so-stegno, i propri consi-

gli, l’aiuto necessario a continuare,sebbene con fatica, il lavoro intra-preso.

Possiamo andare orgogliosi diquanto fatto finora, anche se si puòsempre fare di meglio, e di esserestati fedeli a quanto dicevamo nelprimo numero, di voler essere “ungiornale quale palestra aperta a tut-ti, strumento per il corretto confrontodi idee, di fecondo dialogo, di di-scussione in un rapporto paritario,democratico e reciprocamente stimo-

lante, capace di assolvere anche aduna funzione di ricerca e di informa-zione, sicuri che solo in questo modopossiamo rendere un servizio utilealla comunità calitrana” e per nondeludere le aspettative di tantissimagente abbiamo pensato di raccoglierein un secondo volume le belle fotoche siamo andati pubblicando in que-sti ultimi anni, per offrire a tutti lapossibilità di custodire, ammirare, ri-guardare una storia fotografica di an-ni che si svolge attraverso il tempo

fecondo della nostragioventù per arrivare aigiorni nostri, con quellastruggente nostalgiapropria della vita.

Pensiamo di fare co-sa gradita a tutti, e peroffrire ad ogni famigliala possibilità di acqui-stare il libro abbiamopensato ad un prezzominimo per recuperarealmeno le spese di pub-blicazione.

Il volume sarà dispo-nibile a partire dal pros-simo mese di maggio,avrà le stesse caratteri-stiche di “Calitri, imma-gini sul filo della memo-ria”, 1996, f.to 21 x 29,7,pagg. 400 ca. Prezzo dicopertina € 35,00 + spe-se di spedizione. Per or-dinazioni: Edizioni Po-listampa, Via S. Maria,27/r, 50125 Firenze -Tel. 055 2337702 - Fax055 229430 - e-mail:[email protected]

Raffaele Salvante

UN’ALTRA INIZIATIVA EDITORIALE

UN NUOVO LIBRO DI FOTO

Edizioni Polistampa

C A L I T R ISecondo itinerario della memoria

a cura diA. RAFFAELE SALVANTE

IL CALITRANO N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004

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L a nostra concittadina suor Maria Mi-chela Martiniello delle Suore di Gesù

Redentore, dopo circa 30 anni di vita re-ligiosa, dopo aver insegnato per oltre 10anni, aver svolto apostolato in diverseparrocchie, dopo 7 anni di missione inColumbia, dal 1992 gli è stata affidatala missione in Romania, trovandosi cata-pultata in un nuovo mondo di sofferenza,povertà, mancanza di mezzi, miseria, ca-se come tuguri, senza acqua, senza ser-vizi sanitari, con istituti per bambini incondizioni veramente orribili.

Insieme a suor Elenita Stimamigliohanno creato un punto di appoggio framille privazioni, con pochissimi mezzilavorando con le numerose famiglie po-vere della città e dei paesi vicini – in unasocietà che non ha mai conosciuto la vita

religiosa – è stato veramente difficile in-staurare un rapporto di collaborazione inun ambiente quasi ostile, ma la forza del-la carità ha avuto il sospravvento e co-minciando dai bambini abbandonati han-no allargato il loro campo di assistenza, ai più poveri, agli alcolizzati, ai disoccu-pati, alle giovani prostitute ecc.

“La messe è grande e gli operai sonopochi” non solo pochi ma anche senzamezzi, senza aiuti in un Paese che ha bi-sogno di tutto, anche di braccia per lavo-rare come ha fatto tempo fa un gruppo diex alpini di Brescia che si è recato sulposto per dare una mano nei lavori.

Il progetto di queste suore coraggioseè di poter costruire UNA CASA DI AC-COGLIENZA per poter ospitare tanta po-vera gente e poter impiantare scuole, or-

fanotrofi, soccorsi sanitari e tutto l’occor-rente per aiutare i nostri simili sofferenti, ele ADOZIONI A DISTANZA.

Quindi non ci resta che lanciare unappello A TUTTI I CALITRANI sparsinel mondo, ai paesani di Calitri, all’As-sociazione Romana dei Calitrani, all’As-sociazione Lavoratori Emigrati Calitraniin Svizzera, all’Associazione Calitraniin Germania, all’Associazione Calitraniin Venezuela.

Ad ogni vostra riunione perchénon fare una raccolta di fondi da in-viare in Romania per aiutare chi stapeggio di noi, con la garanzia di unaconcittadina che è suor Michela?

Indirizzo: Suor Michela Martiniel-lo Bl Republicii 43 C 5 - 601129 ONE-STI (Bacau) - ROMANIA.

DALLA ROMANIAUn grido di dolore e di aiuto

Don Siro Colombo, nato a Bernate sulTicino (MI) il 24.01.1953, sacerdote

dell’Arcidiocesi di Milano ci è stato do-nato dalla sorella Chiesa Ambrosiana esiamo veramente grati al Signore delgrande dono che ci ha fatto. Abilitato dalcarattere e dalla grazia del sacramentodell’Ordine è stato in mezzo a noi testi-mone della misericordia divina, special-mente in questi tempi in cui si avverte ilclima pesante del secolarismo e del con-sumismo che appiattisce il senso cristia-no nelle coscienze di molti fedeli.

È stato nominato parroco della chiesadi San Canio il 05.09.1999 ed ha svolto

un’opera educativa paziente e decisa, cheè risultata veramente eloquente, capacedi parlare alla mente e al cuore di tutti especialmente di quanti frequentano pocola chiesa; ci ha fatto sentire tutti impe-gnati a favorire una maggiore concordia,a eliminare forme inutili e dannose diautolesionismo, a vincere l’indifferenzadiffusa e la facile chiusura provinciali-stica; ci ha fatto capire la straordinariaricchezza della liturgia, intessuta diascolto della parola, di meditazione, dipreghiera e di azione.

Purtroppo impedito per motivi di sa-lute il 5 giugno 2003 ha lasciato l’incari-co e dopo appena sei mesi è decedutonell’ospedale di Magenta il 23.12.2003.Le sue parole ci invitano ancora a farememoria del passato, a vivere con pas-sione il presente, ad aprirci con fiducia alfuturo, anche se è impossibile misurarel’evento di grazia che nel corso della suapresenza a Calitri, ha toccato le coscien-ze. Il suo impegno, con i suoi sforzi ge-nerosi e le immancabili fragilità, è, or-mai, davanti allo sguardo e alla bontàmisericordiosa di Dio e alla preghiera disuffragio di tutti i fedeli noi affidiamo lasua vita risorta.

Il Cronista

DON SIROCI HA LASCIATO

I Colleghi, gli amici,

i paesani tutti,

unitamente alla Redazione

del giornale porgono,

gli auguri più sinceri

e sentiti, al signor

VINCENZOMARGOTTA

direttore dell’Agenzia in

Calitri del San Paolo-Banco

Di Napoli,

che è stato collocato

in quiescenza ai primi

di gennaio, per il lavoro

svolto con serietà,

competenza, discrezione e

grande rispetto per tutti.

Alla nuova direttriceAnna, Filomena, Gina

Grosso l’augurio di

un ottimo lavoro.

Don Maurizio Palmieri fu Giovanni edi Maria Gramaglia, nato ad Aversa

(CE) il 23.07.1970, ultimo di cinque fi-gli, ha studiato presso il seminario diAversa e presso il Pontificio seminariomaggiore di Posillipo. Si è specializza-to in sacra liturgia. Canonico della cat-tedrale di Aversa e cerimoniere, ha pre-stato servizio presso l’Ufficio liturgicodella Diocesi di Aversa. È stato viceparroco della Parrocchia San Marco diGiuliano di Napoli.

Domenica 1 febbraio 2004, alle ore11,30, la comunità di Calitri ha accoltocon gioia nella Chiesa Madre di SanCanio vescovo e martire il nuovo Par-roco don Maurizio Palmieri, accompa-gnato dall’Arcivescovo di “Sant’Ange-lo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisac-cia”, Padre Salvatore Nunnari.

Prima della solenne concelebrazio-ne eucaristica il seminarista GiuseppeCestone ha letto la bolla di nomina, da-tata 01 gennaio 2004, alla presenza delsindaco prof. Vito Marchitto e la Giun-ta, del maresciallo della locale Stazionedei Carabinieri signor Enzo Soricelli,del Consigliere Provinciale AssessoreDr. Giuseppe Di Milia, della Madredella sorella e del cognato di don Mau-rizio, delle nipoti, degli amici dellaDiocesi di Aversa (CE), dei laici impe-gnati dell’Azione Cattolica, dell’Arci-confraternita Immacolata Concezionedi Calitri e di tutto il popolo di Dioconvenuto.

Dopo a nome della comunità par-rocchiale il prof. Erberto Di Carlo hasalutato don Maurizio per la nominaconferitagli, per la sensibilità e le dotidi zelante sacerdote, liturgista, dimo-strate in questi mesi di permanenza aCalitri. Ha poi ringraziato pubblica-mente l’Arcivescovo-Vescovo di AversaS.E. Mario Milano e P. Salvatore Nun-nari per averci donato don Maurizio.Durante l’omelia l’Arcivescovo ha evi-denziato la figura del Sacerdote-Parro-co, secondo le disposizioni canonichedel diritto, legate alle Letture del giornodel profeta Geremia e di San Paolo sul-la carità, quale uomo di Dio testimonedel Vangelo, al servizio della Chiesa lo-cale. I canti sono stati animati dal coroparrocchiale diretto dal maestro Peppi-no Codella.

Prima della benedizione don Mau-rizio ha ringraziato in modo particolare

L’Arcivescovo Nunnari per la fiduciariposta, la Civica amministrazione, leforze dell’ordine, le Associazioni lai-cali e tutte le persone presenti. Un pen-siero particolare l’ha rivolto agli am-malati, agli anziani che ha conosciutonei cinque mesi di permanenza in pae-se alle persone bisognose del confortoreligioso. Alla fine l’Arcivescovo hachiamato sull’altare a firmare il verba-le del possesso canonico il Sindaco,l’Assessore Provinciale, il Priore del-l’Arciconfraternita Immacolata Conce-zione, il Preside dell’Azione Cattoli-ca, la Superiora delle suore di GesùRedentore e don Maurizio. Alla seraalle 18,30, nella cripta della chiesa diSan Canio, il parroco festeggiato ha ta-gliato e distribuito una torta gigante atutti i convenuti; un ricco buffet eraaperto a tutta la Comunità di Calitriche ha voluto così festtegiare donMaurizio il nuovo parroco missionarioin Alta Irpinia.

Siamo sicuri che don Maurizio sa-prà essere “il servo di Cristo, per esse-re, a partire da lui, per lui e con lui,servo degli uomini” è l’augurio fraternoche gli facciamo.

Il Cronista

N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004 IL CALITRANO

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IL NUOVO PARROCO

Calitri 13 dicembre 2003, nella cappella di Santa Lucia, don Maurizio Palmieri ha benedetto,durante la S. Messa, i 25 anni di matrimonio di Alfonsina Di Domenico e Giuseppe Codella, aiquali vanno gli auguri della Redazione.

LAUREA

Giovanni Di Napoli,nato a Galatina

il 02.07.1981 da Antonio e daTeresa Caputo,

si è brillanremente laureatoin ingegneria Informatica

presso l’Università degli Studidi Bologna,

il 22 gennaio 2004,discutendo la tesi

“Progetto di servizimiddleware basati

su messaggi”,relatore il chia.mo prof.

Antonio Corradi.Gli auguri più sentiti dellaRedazione vanno al padreAntonio, nostro carissimo

amico d’infanzia, alla madreTeresa e al neo Ingegnere gli

auguri più sinceri di ogni beneper la sua carriera.

Un amico d’infanzia, Tonino Zabattadi Flaminio, che ora abita e insegna a

Como, questa estate mi ha regalato dueCompact Disk (CD) con musiche reli-giose e brani di banda, da lui registraticirca trent’anni fa a Calitri. Tonino è sta-to sempre appassionato di musica, ricor-do che da piccolo imparò a suonare lafisarmonica da zio Salvatore Nicolais,l’organista dell’Arciconfraternita del-l’Immacolata Concezione. Ricordo pureche io, nello stesso periodo, stupidamen-te, non volli fare altrettanto e che dopome ne sono sempre rammaricato. Cometutti noi, suoi coetanei, egli si è appas-sionato alle melodie musicali seguendola banda nelle feste patronali o sostando,in piazza, ai piedi dell’«intavolato», cioèdel palco dalla cupola sferica, illuminatoda mille luci, sul quale si esibivano leorchestre e i cantanti di musica lirica.Crescendo, la passione gli ha insegnato ilvalore di quella musica e gli ha suggeritodi conservarne la memoria su nastri ma-gnetici. Oggi queste registrazioni sonostate trasferite su CD e non credo di esa-gerare nel definirle «beni culturali», co-me i quadri, le statue e le altre opereumane ispirate al mistero di Dio.

Trent’anni fa, andare in giro con ilmagnetofono per registrare le marce ban-distiche durante le processioni dei santipoteva apparire un po’ snob, come stranopoteva sembrare spostarsi di qua e di là,in chiesa, per captare la mistura di vocimaschili e femminili nei canti religiosi.Tuttavia, se nessuno l’avesse fatto, ogginon possederemmo la memoria acusticadi quei momenti. Forse avremmo dellefotografie, ma ci mancherebbero le so-norità che danno un colore speciale airicordi del passato. I due CD, infatti,contengono il condensato delle tradizionireligiose che si erano stratificate nellastoria popolare di Calitri fino a quel mo-mento. Elementi culturali che, misuran-dosi con il potere televisivo, già alloradominante, ne avevano superato il con-trasto. Quell’atmosfera ormai non c’èpiù. Le processioni si ripetono più o me-no con la stessa prassi, ma il loro senso

non è più lo stesso: poche le voci d’im-petrazione e di sfogo canoro. Come nellaprocessione del Venerdì Santo dove soloi Confratelli cantano, mentre i fedeli cheintonano i canti della Passione sono or-mai un numero esiguo. La gente, ora, re-sta per lo più passiva, quasi muta o di-stratta, al seguito del catafalco con il Cri-sto morto. Non era così nel 1975.

Nelle registrazioni di Tonino si per-cepisce un ambiente umano calitrano an-cora ignaro delle complessità moderne.Di esso sono segno le voci dei passanti oi suoni inattesi che si sovrappongono ca-sualmente alle musiche stesse. È interes-sante riviverne almeno l’eco.

Il primo CD, intitolato da Tonino«Coro della Congrega», è una compila-tion di canti e di musiche registrate - nel-la chiesa dell’Immacolata Concezione odurante le processioni dei suoi Confra-telli - a Natale, nella Settimana Santa enell’Ottavo di Pasqua e, infine, nella Ce-lebrazione di un Ufficio del 1976.

I protagonisti riconoscibili nel docu-mento elettronico sono Don VincenzoCubelli, deceduto nel 1999, che Toninoindica come «voce», Salvatore Nicolais«organo e voce», anche lui defunto, nel1988, e Giuseppe Caputo «violino». Giu-seppe Caputo ha sostituito zio Salvatorenel ruolo di Organista della Congrega.

Il brano iniziale è un brano dellaMessa Cantata della notte di Natale, il«Santo». È intonato da Don Vincenzosull’altare a cui risponde zio Salvatoredall’alto dell’organo. Per chi non lo ri-cordasse, prima del terremoto dell’80,all’ingresso della Chiesa dell’Immaco-lata c’era un soppalco, forse di legno, sulquale era collocato l’organo e si riunivail coro [nella ricostruzione della Chiesa èstata realizzata una struttura simile main cemento]. Alla voce dell’organista, siaggiungono quelle dei Confratelli. Lafrase musicale si ripete sempre identica,mentre mutano le parole liturgiche. Sonoinconfondibili i timbri vocali di don Vin-cenzo e di zio Salvatore, il quale modulasulla tastiera dell’organo le estensionivocali più intense. Riascoltandole ades-

so, mi ritornano in mente le note di unaltro Nicolais, Don Raffaele, che era or-ganista della Chiesa Madre di San Canioe celebrava la Messa nella Chiesa del-l’Annunziata. A lui rimontano le mie pri-me percezioni musicali, quando da bam-bino andavo ad azionare le leve del man-tice dell’organo della Chiesa Madre. Lapotenza e gravità di quella liturgia musi-cale rendeva più austeri i funerali e, inparticolare, la benedizione del feretro.

Subito dopo c’è l’Omelia di DonVincenzo. Com’era sua abitudine, egliesordisce comunicando l’orario delleMesse di Natale, quelle della mattinasuccessiva: «La seconda messa alle otto,la terza alle dieci, alle tre e mezza il Ro-sario ecc.». La vera e propria predica diNatale segue subito dopo, con le parole«…Il profeta Isaia vedeva lunghe file diprigionieri che soffrivano le miserie del-l’esilio, …un bambino nascerà, questobambino salverà il mondo, o fratelli…edecco spuntare sulla grotta di Betlemmeuna grande luce, Gesù Cristo che vienedefinito il sole del mondo…».

Poi un terzo brano, quello della can-zone «Nella gelida capanna», uno deiclassici del repertorio natalizio dellaCongrega: «…fa la nanna o piccolino, fala nanna o bel bambino…».

Al quarto posto della compilationtroviamo: «Vi adoro ogni momento». Levoci sono prevalentemente maschili, in-fatti è il coro dei Confratelli che circondal’organista a dominare su quelle del po-polo: «…Gesù cuor di Maria, ti prego divenir nell’anima mia…».

Completa la parte natalizia il famosocanto «Tu scendi dalle stelle». Questodocumento musicale potrebbe sembrareovvio, data la festività, ma non lo è. Laversione proposta dall’organista è, infat-ti, quella che si riallaccia alla tradizionepiù antica del canto, derivante a parermio dalle sue origini popolari e diretta-mente da Sant’Alfonso Maria dei Liguo-ri, la cui missione a Calitri nel 1747coincide temporalmente con le originidel culto mariano nel nostro paese. Losi desume dall’«allegro» tipicamente na-

IL CALITRANO N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004

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PIETRO CERRETA

ANTICHE SONORITÀCALITRANE:

canti religiosi e musiche bandistiche

poletano che zio Salvatore inserisce siaall’inizio della melodia, sia tra una strofae l’altra, e che non c’è nelle versioni piùdiffuse, quelle discografiche per inten-derci.

Il sesto brano riguarda la processionedel Venerdì Santo e registra le voci delledonne che al seguito dei Confratelli dellaCongrega cantano «Sono stato io l’in-grato». Ma poiché il registratore è fisso ela gente gli passa davanti, nel documentogiungono anche voci di passanti e infineanche quelle del canto «Passione del Si-gnore», eseguitoda un altro gruppodi donne, che stasopraggiungendo.

Il settimo bra-no riporta le strofedi una stazionedella Via Crucis:«Arca di Dio».Don Vincenzo at-tacca con la suavoce piatta e i fra-telli rispondono al-l’unisono con untono intenso.

Grande impor-tanza ha il docu-mento contenutonell’ottavo brano,perché ci fornisce idiciotto minuti fi-nali della predicaal Calvario di DonVincenzo. Bisognasapere che quelladi Tonino è una ri-presa furtiva, poi-ché il predicatorenon voleva chefosse registrata. Laragione è che, pro-nunciandola di slancio, temeva di la-sciarsi prendere dalla foga oratoria. Ildocumento comincia così: «Nel Pretoriointrecciarono una corona di giunchi ma-rini con le punte aguzze e lunghe e glielaconficcarono in testa…Noi vediamo, ofratelli, dalla storia… che i regni, gli im-peri, le repubbliche sono mutate, sonotramontate, invece il regno di Cristo uni-versale c’è e sarà fino alla fine dei seco-li…» La predica del Venerdì è legata aquella di poche ore prima, della sera delGiovedì Santo, di cui egli continua men-talmente il tema («Dicevamo ieri se-ra…») e ha come obiettivo quello di farriflettere i fedeli sull’incontro tra la Ver-gine Addolorata e Gesù ormai in croce,indicando le due statue portate in pro-cessione dai Confratelli: il Cristo morto ela Madonna. Ed è alla Madonna che ilpredicatore rivolge l’invocazione finale:

« Madre Addolorata, nostra madre, inquesta mattina di primavera sul monteCalvario sul piazzale, questa gioventù diCalitri, questo che è il fiore della so-cietà… benedici questa gioventù che stasu questo monte, tutti gli uomini di Cali-tri, tutte le donne, tutti quelli che stannofuori, benedici le autorità, benedici i re-ligiosi, tutti quanti, benedici la nostraCongrega che promuove ogni anno que-sta bella funzione…». Don Vincenzo sisente mediatore tra il Cielo e la comunitàcalitrana. Naturalmente, secondo lui, l’i-

dentità di questa comunità è da trovarsinel legame con la Congrega. E non sisbagliava perché oggi chi vuole sentirsiparte del popolo calitrano accorre allefunzioni religiose, non a quelle politicheo sociali che, col passar del tempo, si di-radano e infiacchiscono. Non era così nel1975.

Scesa dal Calvario, la processionetorna indietro e trova a riceverla, con leporte aperte, la Chiesa dell’Immacolataed il Sepolcro. Lì viene eseguito il nonocanto, «Tomba», quello dell’ultima sta-zione della Via Crucis. Con un filo sotti-lissimo di voce, un po’ stonato e ormaistanco, Don Vincenzo intona: « Tombache chiudi in seno…» e i Confratelli e ledonne che li sono appresso continuano«…il tuo figliuol già morto, finché non èrisolto non partirò da te». Non è appena

finita la frase iniziale del canto, che unavoce squillante di donna sopravviene«…O Maria perdon, pietà». Ma subitozittisce. Evidentemente la donna, che stagiungendo sulla porta della chiesa, sirende conto che all’interno si sta giàsvolgendo l’ultima tappa del mistero del-la Passione e smette il canto che avevacominciato lungo la via Concezione.

Al decimo posto della compilationtroviamo «Nella Valle». È un bellissimobrano ricco di sfumature vocali tra le qua-li emerge quella molto bella e femminile,

prossima al mi-crofono di Tonino,che fa da contro-canto:« Bella ma-dre t’amiamo, t’a-miamo, quest’èl’inno che parte dalcuor…». Nellastessa pista è pre-sente anche un’ap-pendice di Messacantata. Dalle indi-cazioni di Tonino,suppongo che siaparte della celebra-zione delle solenniQuarant’ore.

Subito appres-so, l’undicesimobrano. Si tratta diun classico dellatradizione religiosacalitrana: «Sia lo-dato». Esso comin-cia: «Sia lodatoogni momento…Gesù mio nel sa-cramento…» e fini-sce con «…Sia lo-dato Gesù e Mariae tutti i santi in

compagnia». Oltre all’organo, qui è moltoevidente l’accompagnamento del violinodi Giuseppe Caputo. Il dodicesimo branoè «T’adoriam ostia divina» che segna ilmomento della comunione.

Al tredicesimo posto troviamo «Giàsi rinserra», un altro canto che deve es-sere molto antico se affiora nei miei ri-cordi di bambino cantato in dialetto:«Gia-ssi-rrin-serra l’amatu mij… lu spo-su mij…l’amatu be’» [l’amato mio, losposo mio l’amato ben].

Al quattordicesimo posto figura «LaVergine degli Angeli» di Verdi, cantatadal Coro della Congrega. Tonino lo indi-ca come parte dell’Ufficio insieme a«Mira il tuo Popolo», che è l’ultimo can-to del primo CD.

Il secondo CD è intitolato «San Vito1975/76. Bande: Squinzano - Caposele-Lazio».

N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004 IL CALITRANO

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Calitri, 17-05-2002. Canonica San Canio, visita pastorale dell’Arcivescovo Padre Salvatore Nun-nari, da sinistra: Don Siro Colombo parroco di Calitri, L’Arcivescovo P. Salvatore Nunnari, ilcardinale Silvano Piovanelli Arcivescovo emerito di Firenze, il professor Vito Alfredo CerretaPriore dell’Arciconfraternita, Michele Giammatteo presidente dell’Azione Cattolica, Canio DiCairano, Padre Eladius Minde della Tanzania; prima fila: Maria Gervasi,Vincenzo Cubelli primoassistente dell’Arciconfraternita, Peppino Zabatta fu Vincenzo. (Foto Vito Galgano)

Si tratta, quindi, di musiche eseguiteda varie bande il 7 settembre, nelle festi-vità di San Vito, di due anni successivi.

Questo documento contiene innanzi-tutto dieci marce, che accompagnano ledue processioni [il Mosé (che è in genereprescelta per salutare l’uscita della statuadalla chiesa), Linda, Cuore Abruzzese ealtre sette, di cui una sinfonica; di queste,pur essendo molto note all’orecchio, To-nino non fornisce il titolo, né io sono ingrado di individuarlo] poi la Gazza La-dra di Rossini che, per l’assenza di ru-mori locali, certamente è stata eseguitasul palco, nello spettacolo serale; quattrobrani etichettati come «Varie» e un Can-zoniere, cioè un insieme di canzoni, qua-si tutte napoletane, eseguite dopo le ope-re liriche a fine festa.

Con il termine «Varie» Tonino con-nota una varietà di suoni ambientali o diriti orali che sono incorporati tra le regi-strazioni della musica bandistica, ma nonsi riducono ad essa. Il primo di questibrani è quello che coglie in primo pianoil suono della campanella della chiesadell’Immacolata, all’inizio della proces-sione, mentre la banda festosa si avvicinaal microfono. Il secondo documenta lavoce del Parroco, l’Arciprete Don Raf-faele Gentile (defunto nel 1996), che ele-va un’orazione al santo in un momento

di sosta: «Prega per noi San Vito Marti-re» e tutti i presenti (compreso Don Vin-cenzo) rispondono: « affinché siamo fat-ti degni delle promesse di Cristo». PoiDon Raffaele riprende da solo: «Pre-ghiamo, o Dio onnipotente e misericor-dioso, che hai dato a San Vito un’invittacostanza tra i tormenti del martirio, ren-dici sereni nelle prove della vita e salva-ci dalle insidie del Maligno, per Cristonostro Signooore» e tutti: «Ameeen».Immediatamente, dopo queste parole, laregistrazione offre un piccolo pezzo delcanto delle donne che fa: «E sette son lestelle e San Vito s’incrona, si mise la cro-na e in ciel se ne andò, in ciel se ne an-dava con tanta armonia evviva San Vito echi lo creò». Il terzo brano, dopo averpresentato il suono dei campanelli dellaprocessione [che è il richiamo con cui ibambini del corteo annunciano il suo so-praggiungere] e qualche voce spuria, ri-porta una breve marcia. Ad essa si ag-giunge, inoltre, una prima versione del«Cuore Abruzzese», la melodia bandi-stica più amata dai Calitrani. L’intendi-tore può benissimo fare il confronto traquesta esecuzione e quella che ascolteràin seguito, se vuole valutare la bravuradelle due bande.

Il quarto di questi brani contiene, dinuovo, il suono della campana dell’Im-

macolata, si tratta quindi dei suoni am-bientali dell’uscita della processione del1976, con l’orazione di Don Raffaele eil rumore del tavolo che viene sottrattoalla statua, non appena i portatori la sol-levano per cominciare a «procedere».La banda esegue un brano del repertorioreligioso.

Se avessi voluto descrivere solo iparticolari del contenuto di questi dueCD, senza propormi altro, avrei già fi-nito.

Ma sento di dover aggiungere un’e-sortazione. I due CD sono preziosi, masarebbe molto bello poter disporre diun altro CD più completo. Potrebbe in-caricarsene il Preside Vito Alfredo Cer-reta, Priore della Congrega, e i suoimolti collaboratori ed amici che, comeTonino, hanno prestato attenzione aquesti aspetti della cultura calitrana. Mirivolgo al Priore con fiducia, perché soche egli si fa carico di non interrompe-re le tradizioni, ma di legarle al presen-te e al nuovo che ci aspetta, con conti-nuità.

Intanto informo i lettori che ilmio indirizzo di posta elettronica è[email protected] e che, autorizzatodall’amico Tonino Zabatta, sono benlieto di poter inviare loro [per quanto èpossibile] copia dei due CD.

IL CALITRANO N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004

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Napoli 20.10.1930, i novelli sposi Fortunata Di Donato (03.07.1909† 26.10.2003) nata ad Oliveto Citra da Donato e da Maria GraziaCaputo e Donato Di Napoli (16.03.1906 † 05.03.1998) nato daGiuseppe e da Vincenza Margotta, durante il loro viaggio di nozze.

Novara 14.09.1986, i coniugi Mariantonia Maffucci (23.05.1903† 18.02.1980) nata da Gaetano e da Lucia Della Badia e Pasquale,Gerardo Cioffari (trentaruy/22.08.1902 † 07.09.1990) nato da Mi-chele e da Maria Michela Fiordellisi.

N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004 IL CALITRANO

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L’archivio parrocchiale di Calitri, con-servato nella chiesa di San Canio, è

giunto fino ai nostri giorni quasi intatto;i registri iniziano dall’anno 1555, quin-di prima che i decreti emanati dal Con-cilio di Trento obbligassero i sacerdotiad annotare i battesimi, i matrimoni e idefunti della loro parrocchia. Numerosistudiosi, primo tra tutti Vito Acocella,l’hanno utilizzato, poiché si tratta di unadelle fonti più importanti per la storiadel nostro paese1.

All’inizio degli anni ’90 Teresa DiMaio studiò alcuni libri parrocchiali seie settecenteschi, illustrandone il conte-nuto e il valore come fonte storica indue dattiloscritti inediti che si conser-vano nella biblioteca comunale di Cali-tri; il lavoro della studiosa, nonostantequalche errore di trascrizione, dovutoalla grafia non sempre comprensibiledei sacerdoti che compilarono i registri,è di grande interesse e costituisce unalettura gradevolissima2.

Quando Teresa Di Maio scrisse ilsuo lavoro non poté consultare i due li-bri più antichi dell’archivio che, scom-parsi dopo il terremoto del 23 novembre1980, si ritenevano perduti; ma alcunianni fa i due volumi sono stati ritrovatinel campanile della chiesa madre e sonoritornati al loro posto. Il presente arti-colo si propone di esaminare i due regi-stri ritrovati, completando il lavoro in-trapreso più di dieci anni fa dalla pro-fessoressa Di Maio.

I due volumi, uno in quarto e l’altroin ottavo, sono rilegati in pergamena.Il primo registro è mutilo e contiene so-lo i battezzati e i confermati (cresimati)negli anni tra il 1555 e il 1588, quandoera arciprete don Dionisio Zampaglio-ne; un’annotazione sull’ultima paginadice che il volume fu “ligato nuova-mente perché tutto scompaginato daMastro Pasquale Troisi di Gifoni libraro- à di 23 8bre 1769” e che “vi mancanoanni 24 dal 1589 sino a tutto l’anno1612”. Il secondo registro, compilatodal parroco don Rodolfo de Aloisi, vadal 1612 al 1648, è completo e contiene

gli elenchi dei battezzati, dei matrimoni,dei confermati e dei defunti; anche que-sto volume fu restaurato nel XVIII se-colo. Le annotazioni dei parroci per-mettono di chiarire molti aspetti dellavita calitrana tra il XVI e il XVII seco-lo, un periodo storico sul quale le infor-mazioni in nostro possesso sono ancorascarse.

I registri dei battezzati

Nei libri dei battezzati la prima cosache colpisce sono i nomi antichi, e inparticolare quelli del Cinquecento, mol-

to diversi dagli attuali. Alcuni risentonodell’eredità classica del Rinascimento,come Pompeo, Lucrezia, Martia, Ca-milla, Venetia, Ottavio, Ausonia, Bea-trice, Olimpia, Aurelia, Troiano, Asca-nio, Clementia, Justiniana, Aquilina, Ju-lia, Diana; altri nomi, allora comuni,oggi sono quasi del tutto scomparsi, co-me Drusiana, Letitia, Perna, Carmosi-na, Mausiana, Sollenna, Ricciarda, Sve-va, Todesca. Tuttavia in maggior partecompaiono nomi simili a quelli di oggi,che i parroci trascrissero così come era-no abituati a pronunciarli, cercando avolte di italianizzare il dialetto calitra-no; così si possono leggere tra gli altriCol’Antonio, ColaDonato, Frangisco,Catherina, Giulio, Bernardino, Margari-ta, Joseppo, Faustina, Giovanne, Linar-do, Jacobo, Cola, Rosa, Horatio, Dona-to, Honofria, Dominico Joseppo, Mari-no, Loisi, Jo(vanne) Batt(ist)a, Lucio,Vito Joseppo, Angelella, Lorenzo, Sal-vatore, Jannuzzo, Pietro, Laura, AndreaCola, Bartolomeo Geronimo, Minico

Maffeo, Alfonso, Foleppa, Matalena,Stefano, Rocco, Sebastiano, Blasi, Ago-stina, Meneca, Petrozza, Tomasi, Gu-glielmo3. Il nome Canio compare per laprima volta nel registro dei battezzatinel 15724, il che fa pensare, come giàaveva osservato Gerardo Cioffari, cheil patronato di San Canio in Calitri siapiù recente di quanto una volta si pen-sasse5.

Il nome più curioso si legge nel re-gistro dei battezzati alla data 27 feb-braio 1633, quando Leonardo Balascioe sua moglie Virginia impongono al fi-glio appena nato il nome di “GiovanniFrancesco Gaspar Baldassar Mel-chior”, in forza di chissà quale partico-lare devozione verso i Re Magi. Nel1616 il parroco annota il battesimo diTedesca Antonia Borrillo (Berrilli), fi-glia di Leonardo, ed è la prima voltache questo cognome compare nei regi-stri parrocchiali; pochi anni dopo, nel1619, Fabrizio Borrillo fa battezzare lafiglia Flavia.

A volte, per identificare le persone, iparroci ne riportano i soprannomi, ed ècurioso notare che alcuni sono simili aquelli odierni, come “de Bellino” (checompare nel 1621), “Pauletto” (nel1633), “Capoianco” (registrato nell’an-no 1646) e “Zocastro” (nell’anno 1651).

In una pagina bianca del registro piùantico un’annotazione postuma riportale fedi di nascita di due illustri calitrani,il principe di Venosa Fabrizio Gesualdo,nato il 30 ottobre 1538, e suo fratelloAlfonso, nato il 20 ottobre 1540, “chefu cardinale in tempo di Pio IV nel anno15616”. È possibile che il parroco Zam-paglione avesse annotato la notizia sulproprio libro dei battezzati essendo an-dato distrutto, o non essendo mai esi-stito, il registro degli anni precedenti.

I registri dei defunti

Don Rodolfo de Aloisi, parroco diCalitri dal 1612 al 1648, era originariodi Teora; suo fratello era Matteo de

EMILIO RICCIARDI

I REGISTRI PARROCCHIALIANTICHI DELLA CHIESA

DI SAN CANIO

Abbiamo contemplato,o Dio, le meraviglie

del tuo amore.(Salmo 117)

IL CALITRANO N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004

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Aloisi, un giurista che, come ricorda laCronista Conzana, aveva sposato in Ca-litri “una signora di casa Cioglia7”. Ol-tre a reggere la parrocchia per un co-spicuo numero di anni, don Rodolfoaveva la vocazione del cronista e neisuoi registri annotò tutti gli avvenimen-ti che in quegli anni colpirono la suaattenzione.

Il registro più ricco di informazioniè quello dei morti, anche perché i par-roci, per poter stabilire se il defuntoaveva ricevuto i sacramenti ed era mor-to nella grazia di Dio, erano soliti de-scrivere le circostanze della morte edella sepoltura. Molti, soprattutto seviandanti o forestieri, usavano portarecon sé la “cartella”, un certificato che,in caso di morte, serviva a informare ilsacerdote che il defunto aveva assoltoalla prescrizione di comunicarsi almenouna volta all’anno, a Pasqua.

Erano infatti molti coloro che mori-vano per incidenti o disgrazie. Una del-le cause più frequenti di morte era ilfiume Ofanto, molto difficile da gua-dare, soprattutto in inverno; così nel1614 era annegato il giovane Donato diFerrante di Muro, “al quale non si l’èdata l’ecclesiastica sepultura per nonessersi ritrovato poi che morì dentro unpilastro de un ponte vecchio vicino ilmolino di Carbonara”, e pochi mesidopo un ignoto cittadino di Nusco ave-va subito la stessa sorte per aver tentatodi sfidare la piena del fiume8.

Si poteva morire durante il lavoronei campi, come capitò ad Angelo Lu-crezia “morto di morte violenta nel farela levata alla principal corte (…) peresserlo cascato certo terreno sopra”; oper pura fatalità, come Donato Greco“morto di morte casuale de scoppettanel bosco de Castiglione”. Nel 1643Domenico della Valva “essendo statomorsicato da una lupa arrabbiata dopogiorni quaranta in circa (…) sì morìnella chiesa di Santo Vito in Carbona-ra”, mentre nell’aprile del 1646 Fran-cesco Cirminiello era morto “mangiatoda cani vicino Castiglione9”. Anche levie del paese potevano nascondere insi-die, soprattutto in prossimità della Ripae della Posterla, dove non di rado qual-cuno, per la cattiva condizione dellestrade, cadeva e precipitava nel vuoto,come capitò a “Rosa Capossele, mogliedi Giuseppe Capossele alias Maccaro-ne, morta per esser dirupata nelli ca-salini avanti la sua casa alla Poster-la10” oppure a Salvatore de Nicola,“morto dirupato nella potea di scarperimpetto alla Chiesa madre11”.

Cadde nel vuoto anche un uomo cheaveva cercato di evadere dal castello,

nel quale era incarcerato, “et essendocascato vicino il ponte de basso perhaver voluto fugire è morto nel giorno9 di detto mese” di maggio 164012.

Numerosi gli omicidi, per liti o pervendette. Nell’aprile del 1613 ScipioneZampaglione “fu ammazzato nella piaz-za di Calitri”, e Virginia Albanesi“morse ammazzata alla fiumara”; nel-l’estate del 1619 i fratelli Fabrizio eGiuseppe Tartaglia furono uccisi nellaterra di San Fele e uguale sorte era toc-cata pochi anni prima a tre fratelli ori-ginari di Auletta, uccisi nella loro terradi origine: “Altobello dell’Auletta condui fratelli uno nomine Geronimo etl’altro Fabritio furno ammazzati nelladetta terra de l’Auletta et anco un suocugino si fe l’ufficio di detto clero il dì28 di 9mbre detto13”.

Uno degli avvenimenti più cruentiavvenne il 28 giugno 1640 e si conclusecon due omicidi; protagonista dell’ac-caduto fu la famiglia Margotta. Nel cor-

so di una lite avvenuta “nel seggio diCaletri”, cioè nel luogo in cui si discu-tevano le questioni dell’amministrazio-ne cittadina, un religioso, il chiericoSalvatore Tartaglia, uccise il dottor Gia-cinto Margotta, con il quale in prece-denza aveva avuto un diverbio; lo stessogiorno il padre e il cognato della vittimaandarono in cerca dell’assassino e, tro-vatolo, lo uccisero. Il parroco, nel de-scrivere l’accaduto, non nasconde la suaantipatia per i Margotta, ai quale attri-buisce la responsabilità della lite: “Ildottor Jacinto Margotta morto ammaz-zato per il clerico Salvatore Tartagliaper ferita datali nel seggio di Caletri etad esso non s’è dati sepultura per es-sersi trovato pubblicamente scomunica-to per haver percosso il medesimo cle-rico Salvatore benché per ordine dellaSede Apostolica fu assoluto il corpo etsi li diede sepultura in S. Sebastiano.Eodem die il sopradetto clerico Salva-tore Tartaglia morto ammazzato per ilDon Gioseppe Vitamore cognato et No-tar Pompilio Margotta padre del dettoDon Jacinto et altri et il medesimo gior-no il detto è posto in sepoltura nellamaggior chiesa de Santo Canio confes-sato e communicato in tempore14”.

La famiglia Margotta fu coinvoltaaltre volte in liti finite tragicamente; il4 ottobre 1678 “Lonardo Antonio Mar-

gotta fu ucciso in piazza ad hore 18 peressere scommunicato fu strascinato, esepellito dentro un casalino vicino laGabella, l’uccisori furono GiuseppeZavatta e don Sebastiano Giliberti suocognato per causa che detto LonardoAntonio andava cercando uccidere det-to don Sebastiano15”.

I Margotta tra il XVI e il XVIII se-colo furono ai vertici della gerarchiaeconomica e sociale del paese; tra lorovi furono sindaci, notai, parroci e ricchi“massari” ed è ragionevole pensareche, per la loro posizione, si trovasserospesso immischiati in questioni di inte-ressi che poi degeneravano in liti e ve-nivano risolte con la violenza, secondol’uso del tempo.

E un altro indice della ferocia deitempi è il gran numero di religiosi im-plicati in omicidi e vendette; nel luglio1652 il chierico Giovanni Cicoira muo-re “per una archibugiata tiratoli di not-te in una ristuccia dove meteva” e po-chi giorni dopo il parroco registra lamorte di “Giovan Battista Tornillo,morto per esserli stata tagliata la te-sta nella campagna”, precisando che,nonostante si fosse confessato e comu-nicato durante l’ultima Pasqua, “non èsepolto in chiesa per esser stato scom-municato per haver ammazzato il so-pra detto chierico Giovanni Cicoira16”.

Personaggi celebri

Quando si tratta di annotare la mor-te di personaggi illustri o ritenuti tali, iparroci sottolineavano l’avvenimentocon qualche riga in più sul registro.

Nell’estate del 1613 muoiono a po-chi giorni di distanza Carlo Gesualdo,feudatario di Calitri, e il suo primoge-nito Emanuele; benché nessuno dei duesia morto a Calitri, l’arciprete de Aloisiriporta la notizia con la dovuta eviden-za: “A dì 20 de Augusto detto passò amiglior vita lo Signor Don EmanueleGesualdo eccellentissimo nella Città diVenosa. Il suo corpo si lasciò nel GesùNuovo di Napoli, et loco depositi alconvento dei cappuccini di Venosa. (…)A dì 8 di 7mbre 1613 passò a megliorvita la buon anima del Signor PrincipeEccellentissimo Don Carlo Gesualdonella Terra di Gesualdo havendo la-sciato il suo corpo nel convento deCappuccini di detta terra edificato dadetto Signor Eccellentissimo che sia ingloria et si lasciò in detto convento inloco de deposito et che si havesse aportare al Gesù Nuovo di Napoli17”.

Uguale spazio il sacerdote dedicaalle vicende dei suoi familiari; ecco il

Beato chi ponela speranza nel Signore

(Salmo 1)

necrologio dedicato al fratello Matteo:“Il dottor Giovan Mattheo de Aloisiunico et caro fratello di me don Ridolfode Aloisi arciprete de Calitro essendospirato il p.° de Gennaro 1621 ad hore24 il dì sequente 2 del detto mese fusepelito in Santo Sebastiano. Li sacra-menti li furono ministrati da don FlorioMaffuccio. Io sto pregando il Signore loreceva nella sua santa gloria18”.

Il parroco utilizza parole più o me-no simili in occasione della morte dellasorella, del suo “affezionato nipote”Giovanni Cioglia, morto nel 1622, e didue piccoli pronipoti, tutti sepolti nellachiesa di San Sebastiano, dove proba-bilmente la famiglia aveva una cappellagentilizia; e allo stesso modo, con do-vizia di particolari, celebra le nascitedei cinque pronipoti, figli del nipoteLudovico de Aloisi, nati tra il 1617 e il1640: “Giuseppe Giovan Mattheo figliodel dottor Lodovico de Aloisi et signoraGiovanna Pisana moglie l’ha battezza-to in casa l’arciprete di Aloisi essendonato alli 9 di marzo detto anno [1623]ad hore 12 di notte et l’have esorcizatodon Florio Maffucci et l’ha tenuto al-l’esorcismi Bonifacio Petrone de Solo-fra. Iddio lo faccia vivere in sua grazia(…) 6 settembre 1640 Antonio AlfonsoGiovan Mattheo figlio del quondamdottor Ludovico de Aloisi, et GiovannaPisana per divina clementia nato po-sthumo del detto l’have esorcizato donGiovanni Antonio Bianco havendolobattezzato in casa Camilla Gala il 2 didetto mese che nacque il tutto sia in lo-de della Divina Maestà”19.

Altri personaggi importanti di Cali-tri non ricevono lo stesso spazio nei re-gistri parrocchiali; quando muore Ce-sare Frucci, un ricco notaio che era sta-to anche sindaco di Calitri, don Ro-dolfo non spreca molte parole sul de-funto, limitandosi ad annotare che era“morto nella campagna di morte subi-tanea20”.

Avvenimenti importanti

Come si è detto, alcuni sacerdotiavevano innata la vocazione del croni-sta, e le loro annotazioni sui libri par-rocchiali ci offrono notizie inedite esquarci di vita dell’epoca; don Rinal-do de Aloisi approfittò di una paginabianca del suo registro per lasciare me-moria ai posteri di alcuni fatti accadutidurante il suo ministero. Il primo diquesti avvenimenti capitò pochi annidopo il suo insediamento: “A dì primodi febraro 1614 si trovò scassata la sa-cristia di Santo Canio di Calitro donde

furono levate un’ingenziero, uno brac-cio dove si mostrava la reliquia di San-to Canio et uno calice grande et le so-pradette cose erano d’argento ascen-devano alla somma di 150 docati incirca. Et ancora furno levati dui cam-misi et uno avant’altari di velluto etuna cotta. Et per grazia d’Iddio, et permiracolo del glorioso Santo Canio lesopradette robbe si ritrovarono nellaCittà di Venosa a dì 3 di febraro 1614ad hora sette di notte per diligenza usa-ta dal dottor Giovanni Sala et de più ilmalfattore incappò prigione nella Cittàdi Minervino per altri suoi sceleraggininell’ottava di Santo Canio 161421”.

Il brano riportato è di particolareimportanza poiché attesta che nel 1614la reliquia di San Canio era conservatain un braccio d’argento simile a quelliche in Età moderna si osservavano in

tante città del Regno; questo reliquiarioantico esiste tuttora, ed è conservatopresso la Curia di Sant’Angelo deiLombardi22.

Nello stesso anno, il 19 settembre,giorno della festa di san Gennaro, qual-cuno avvelenò il vino usato per la mes-sa. Anche in questo caso don Rinaldoregistrò l’avvenimento, che avrebbe po-tuto avere conseguenze molto gravi,poiché un ignaro sacerdote stava per di-stribuire il vino ai fedeli, ma “miraco-losamente et per gratia de Iddio, et dedetto glorioso Santo [Gennaro] nonl’offerì23”.

Il terzo avvenimento ricordato dalparroco de Aloisi è di ben maggior im-portanza: “A dì 16 di Xmbre 1631 - Indetto giorno alle 19 hora in circa ripe-tutamente si vidde oscurare l’aria dimodo che pareva esser più oscuro dellanotte, et incominciò prima a pioverecenere, et dopo come arena di mare siche atterrito il popolo processional-mente si conferì nella maggior chiesadi S. Canio dove s’espose il SS.mo Sa-

cramento nella Cappella del SS.mo Ro-sario, et recitato il rosario se cantornoli sette salmi a litania avanti detto SS.Sacramento con generale esclamatio-ne acciò si fosse restituita la preziosis-sima luce del sole et supervenuta lanotte molte persone devote perseveror-no nell’orazione et processione (…) lamatina seguente 17 di detto mese pergrazia de Dio si vidde chiarire l’albacon la solita luce del sole et chiarezzadel giorno et così perseverò quantun-que per li giorni doppo si vide pioverecenere et il tutto si causò che nel so-pradetto giorno 16 de Xmbre ut supradalla montagna de Somma s’aperornofiamme de focho per il che furono rui-nate molte terre, et casali nelle faldede detta montagna con causare (…)terramoti nella città de Napoli che stàvicino ad essa montagna24”. Mentrel’eruzione del Vesuvio del 1631 è rie-vocata con dovizia di particolari, il re-gistro non cita la rivolta di Masaniello,che iniziò nel 1647 e durò per quasi unanno e mezzo, interessando numeroseterre del Regno; e nel registro successi-vo non si fa alcuna menzione della pe-ste del 1656, che causò in Napoli più di250.000 morti, ma che evidentementenon raggiunse Calitri.

I parroci di ogni epoca annotaronoinvece grandinate, carestie, epidemie eterremoti, avvenimenti che avevano unpeso ben maggiore delle rivolte o delleeruzioni sulla vita della piccola comu-nità calitrana. Toccò a don Giuseppe deSimone, arciprete dal 1692 al 1702, re-digere il triste elenco dei 311 calitranideceduti a causa del terremoto del 1694,per il quale fu necessario aggiungere al-cune pagine al libro parrocchiale25.

Nel 1707 don Antonio Borrillo, ret-tore pro tempore della parrocchia, regi-stra l’avvento del nuovo governo au-striaco, che mette fine a due secoli diviceregno spagnolo, e l’ingresso in Na-poli del nuovo imperatore Carlo VI ac-compagnato dal conte Daun, comandan-te dell’esercito, e dal viceré Martinitz,avvenuto il 29 luglio “con applauso uni-versale senza spararsi un tricchitrac-co26”, cioè in modo del tutto pacifico.

Nello stesso anno si trova la primaattestazione dell’esistenza di una sta-tua di San Canio, esposta alle preghieredei fedeli in occasione di una nuovaeruzione del Vesuvio, avvenuta il primoagosto, quando “nevicò cenere di modoche di mezogiorno s’oscurò il sole” eper tranquillizzare i calitrani atterriti ilparroco ordinò di “esponere la statuadella Beatissima Vergine del Rosario,dove si cantorno litanie, Salve Regina,e Rosario (…) la statua del glorioso

N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004 IL CALITRANO

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Da oggi Internet ha i coloridella nostra terra

i volti dei nostri nonniparole familiari

www.calitritradizioni.it

Da oggiUn mondo antico

rivive nel Web!

nostro protettore S. Canio, et la reli-quia di S. Biasi anco protettore, den-tro il braccio d’argento, avanti le qualisi dissero le litanie dei santi, e doppos’andò avanti l’altare del Santissimo acantare li salmi penitenziali, e con que-sti atti di penitenza si schiarì l’aria27”.

Il giorno successivo, nell’ora piùcalda del pomeriggio, si abbatté su Ca-litri “una temibilissima acqua con toni-tri, e lampi”, facendo accorrere dacca-po i fedeli che, terrorizzati, obbligaronoil sacerdote a celebrare, davanti allaporta della chiesa, una funzione “contranubes malas, et tempestatem”. L’aria,racconta il parroco con felice vena nar-rativa, era oscura al punto che “li lampimi servivano di torce per leggere il ri-tuale28”, ma anche in questo caso, dopole preghiere, la tempesta ebbe fine e icalitrani ritrovarono la serenità.

* * *

Nel corso del XVIII secolo si affer-merà l’uso di redigere gli atti parrocchialiin latino, ma all’occasione i parroci conti-nueranno a scrivere in italiano per anno-tare e commentare gli avvenimenti piùimportanti per la comunità, consapevolidella necessità di lasciare, di alcuni fatti,

una testimonianza che fosse comprensibi-le al maggior numero di persone.

E proprio i commenti dei parroci, cherivelano le loro simpatie, le loro debolez-ze e le loro idiosincrasie, rendono i regi-stri antichi della parrocchia di San Caniouna piacevole lettura, che ci avvicina ainostri concittadini dei secoli passati.

NOTE

1 Di recente è stato compilato, a cura di chi scri-ve, un indice dei registri parrocchiali, escludendodalla consultazione quelli degli ultimi settanta anni.Ringrazio tutti i volontari della parrocchia di SanCanio, che in un momento difficile per loro, a causadella malattia di don Siro Colombo, mi hanno offer-to la massima collaborazione, e dedico questo la-voro alla memoria di don Siro.

2 Cfr. T. DI MAIO, La vita calitrana attraverso iregistri degli atti di battesimo e di morte dal 1648 al1707, s.d. [ma 1991]; EAD., Male mortuus qui malevivens. Fatti di vita calitrana attraverso i registriparrocchiali dei battezzati, confermati, matrimonie morti dal 1707 al 1764, 1992, dattiloscritti con-servati presso la biblioteca comunale di Calitri.

3 Calitri, Archivio della parrocchia di San Canio(d’ora in poi APSCC), Registri antichi, I, Battezzati,ff. 25-40, [1556-1588].

4 Ivi, f. 57 [1572].5 Cfr. G. CIOFFARI, Calitri. Uomini e terre nel

Cinquecento, Bari 1996, p. 27.6 APSCC, Registri antichi, I, Battezzati, f. 200.7 Curia arcivescovile di S. Angelo dei Lom-

bardi, ms. del 1691, D.A. CASTELLANO, Cronista

Conzana, discorso primo, capo secondo, ff. 43 ss..Un breve profilo di Matteo de Aloisi è in V. ACO-CELLA, Storia di Calitri, r.a., Calitri 1984, p. 248-249. Alcuni documenti sei e settecenteschi lo ri-cordano come proprietario di una grossa vignapresso il convento di San Sebastiano; cfr. E. RIC-CIARDI, I luoghi di Calitri, in “Il Calitrano”, n.s., 15(2000), pp. 12-14.

8 APSCC, Registri antichi, II, Defunti, ff. 101 e104 [1614].

9 Ivi, ff. 103, 122 e 125 [1614-1646].10 Ivi, III, Defunti, f. 45 [1654].11 Ivi, IV, Defunti, f. [1686]12 Ivi, II, f. 120 [1640].13 Ivi, f. 102 [1614].14 Ivi, II, Defunti, f. 120 [1640].15 Ivi, IV, Defunti [1678].16 Ivi, III, Defunti [1652].17 Ivi, II, Defunti, ff. 91 e 94 [1613].18 Ivi, f. 103 [1621]19 Ivi, II, Battezzati, ff. 50 [1623] e 117 [1640].20 Ivi, II, Defunti, f. 97 [1615]. Cfr. anche E.

RICCIARDI, I sindaci di Calitri, in “Il Calitrano”, n.s.,17 (2001), pp. 11-13.

21 APSCC, II, Defunti, f. 91v [1614].22 Cfr. C. ZARRILLI, in Musei diocesani della

Campania. Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombar-di - Conza - Nusco - Bisaccia, a cura di U. DOVERE,Napoli 2002, p. 18.

23 APSCC, II, Defunti, f. 91v [1614].24 Ivi, f. 91v [1631].25 APSCC, Nota dei morti per causa del terre-

moto sortito ad otto 7mbre 1694 ad hore 18, in Re-gistri antichi, IV, Defunti [dopo il 1694].

26 APSCC, Registri antichi, IV, Defunti, f. 8[1707].

27 Ivi, f. 8 [1707].28 Ivi, f. 8 [1707].

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Buenos Aires 27.09.1998, Elisabetta Lungaro (stell’) e Antonio Gallucci (ard’casazz’) lontani dalpaese natio da oltre 50 anni, ritratti durante i festeggiamenti per il 50° anniversario di ma-trimonio.

Buenos Aires 2003, Angela Lucrezia (pa-sckalin’) e Francesco Gallucci (ard’casazz’)argentini di seconda generazione. Nati inItalia, sono emigrati in Argentina in teneraetà insieme ai genitori agli inizi degli anni50. Quest’anno, per la prima volta insieme,hanno trascorso un mese a Calitri, risco-prendo, con entusiasmo, il paese d’origine etestimoniando a tutti i familiari l’affetto col-tivato nei loro confronti.

DALL’ARGENTINA

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Galatone 01.07.1961, in occasione del battesimo del piccolo Enzo Gaballo,da sinistra:Maria Angela Camisa coniugata con Salvatore Ramundo,Gio-vanna, Maria, Giuseppa Trofa (27.06.1898 + 16.11.1975) nata da Gaetano e da Maria Michela Papa, coniugata con Gerardo Del Buono il20.11.1920, Salvatore Ramundo nato a Galatone da Giovanni e da Maria Concetta Del Buono, Maria Concetta Del Buono nata da Gerardo e daGiovanna, Maria, Giuseppa Trofa, coniugata con Giovanni Ramundo il 28.10.1943,Angela Rosa Panelli nata da Giulio e da Maria Di Napoli, coniugatacon Mario Gaballo l’01.05.1954, con in braccio il figlio battezzando Enzo Gaballo, Giulio Panelli (Cairano 27.07.1895 + Calitri 16.11.1972) nato daNicola Luigi e da Angelarosa Di Mattia, coniugato con Maria Di Napoli il 07.08.1919,Alfredo Del Buono (14.08.1928 + Como 23.11.1998) nato daGerardo e da Giovanna,Maria,Giuseppa Trofa, coniugato con Lucia Di Muro il 06.12.1951, Lucia Di Muro nata da Giuseppe e da Mariangela Di Gu-glielmo, madrina del piccolo Enzo,Virginio Gaballo nato a Galatone, coniugato con Cesira Mone, Cesira Mone nata a Galatone e deceduta in Bel-gio, i piccoli sono Giulio Gaballo nato a Galatone e la sorella Anna Lucia Gaballo nata ad Alten in Svizzera da Mario e da Angela Rosa Panelli.

Maria Angela Camisa (Copertino Galatone)27.10.1879 † 26.02.1974 Pur essendo trascor-si 30 anni dalla tua scomparsa, ti ricordiamocon tanto amore come sempre. Il figlio Anto-nio, le nuore Maria e Maria Concetta, i suoi25 nipoti e i parenti tutti alla cara nonna Nina.

Napoli giugno 1941, da sinistra: FrancescoLampariello (24.10.1926 † 28.05.2001) natoda Michele e da Gaetana Capossela, EsterBorea nata da Pietro e da Mariantonia DiMaio e il marito Orazio Lampariello(12.01.1922 † 10.04.1996) che partiva mili-tare per la Russia.

Roma 28 dicembre 2003, Teresa Staltari eVincenzo Metallo festeggiano il 45° anniver-sario di matrimonio.Auguri dai figli M.Anto-nietta, Gaetano, dal nipotino Francesco, daiparenti e amici tutti e dalla Redazione.

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L a chiesa consacrata al culto di Santa Ma-ria delle Grazie in Oliveto Citra (SA)

sorge nel rione Chiaio, lato sud-est dellaperiferia del vecchio centro abitato, all’ini-zio della stradetta acciottolata detta “Spal-lata”, che porta nel sottostante vallone del-la Puceglia. Dalla scritta incisa sulla lastradi pietra soprastante la porta d’ingresso sievince che nell’anno 1497 la chiesettapreesistente, rusticamente elaborata, venivaricostruita in forma più elegante.

Detta chiesetta, come testimoniano unacolonna in pietra sormontata dalla croceinnalzata nel piazzale antistante, simbolodella Vergine addolorata presso la Crocesul Calvario1, e la fiduciosa devozione allaMadonna delle Grazie, potrebbe essere sta-ta eretta ad opera dei Frati Francescani chesi diffusero nel salernitano nella primametà del XIV secolo: si trova, infatti, cheEboli nel 1334 è la prima sede francescanacostituente la Custodia del Principato, checomprendeva i conventi di Treggiano, Po-tenza, Auletta, Muro Lucano, GrumentoNova, Marsicovetere, Marsico Nuovo eAgropoli2.

Sembra, inoltre, che il primo nucleodei conventi di Montella, Mirabella Eclanoed Ariano Irpino fosse stato fondato da S.Francesco durante il ritorno dall’Egitto(1222), dove si era portato nel 1219 perraggiungere “i saraceni e gli altri infedeli”(Reg. c. XII), convertendo perfino il Sulta-no senza subire il bramato martirio, giac-chè gli era stato riservato un altro menoglorioso: quello della crocifissione impres-sa nel suo corpo con le cinque piaghe san-guinanti3.

Il fenomeno o movimento francesca-no fu un fatto nuovo per la società dell’altoMedioevo, stabilizzata nelle sue istituzionicivili ed ecclesiastiche, nelle quali si mani-festavano esigenze di spiritualità pauperi-stico-evangelica, nonchè il bisogno di for-me diverse di esperienza religiosa. L’idealeevangelico trasmesso da S. Francesco aisuoi figli si tradusse in una multiforme te-stimonianza di pietà e d’apostolato. Da quil’impegmo apostolico e civico profuso daiFrati francescani nella realtà urbana, di cuidivennero un elemento fondamentale. Si

vuole che la primitiva chiesetta dovesse es-sere di un’architettura molto misera, mafunzionale ad una società di contadini edartigiani che viveva coralmente la sua vita,scandita dai ritmi delle stagioni e dai rin-tocchi delle campane dalla nascita allamorte; che nelle piazze, nei vicoli, nellastruttura compatta delle case addossate leune alle altre trovavano i suoi centri d’ag-gregazione sociale e di solidarietà umana.

Quei vicoli stretti, quelle case piccole ebasse, quelle piazzette anguste circoscritteintorno ad una fontana, sono altrettanti do-cumenti di pietra che costituiscono la testi-monianza di una civiltà, di una cultura, diuna mentalità e di un costume. In quel-l’ambiente economico-sociale e religiosoqueste chiese, di solito, non nascevano dal-la borsa dei ricchi, ma nascevano dal con-corso di tutto il popolo che si ritrovava nel-le pietre della chiesa, cementate dalla fede,dall’amore e dalla speranza. Al tempo incui la chiesetta venne edificata la stradettaacciottolata doveva essere l’unica per laquale la gente giornalmente si recava neicampi e, passando la mattina, si segnava

con un segno di Croce raccomandandosialla Madonna, mentre al ritorno la sera,sebbene fosse stanca e affannosa, traendoun sospiro esprimeva magari con una solaparola il proprio ringraziamento.

Da qui la particolare devozione dei cit-tadini di Oliveto Citra per Santa Maria del-le Grazie, tramandata da generazione ingenerazione e attestata dalle migliaia di fir-me apposte sulle pareti interne della chiesaed anche sulla colonna in pietra sormonta-ta dalla Croce, ove sono incise le letterepuntate C.O., sicuramente le iniziali delnome e cognome della persona che le inci-se, e sotto le cifre dell’anno corrente 1896.In seguito alla menzionata ricostruzione,la chiesa venne in gran parte affrescata in-ternamente si che la decorazione pittoricaesaltasse l’estrema semplicità delle formearchitettoniche e, allo stesso tempo, obbe-disse ancora una volta all’antico precetto,che già di Gregorio Magno nel VI secolo,nei confronti di quella che era chiamata la“Bibbia pauperum” (la pittura s’impieganelle chiese affinchè coloro che non sannoleggere leggano almeno sulle pareti veden-do le stesse cose che non saprebbero leg-gere sui libri)4.

Nella chiesa ancora oggi si conservanouna statua lignea di scuola napoletana raf-figurante la Madonna del Latte, il cui cultofu incrementato mediante corsi di predica-zione penitenziale a seguito della eruzionedel Vesuvio avvenuta nel 16315. Un croci-fisso pure ligneo da ricondurre sicuramen-te ad una occorsata bottega di scultura ispi-rata a devozione del Seicento d’ambito na-poletano6. Una antica pala d’altare in le-gno sulla quale è effigiata a tempera la Ma-donna delle Grazie stante col Bambinopoggiato sull’avambraccio destro, mentrecon la mano sinistra accenna a mostrareed offrire i suoi due seni scoperti; due An-geli in volo nell’atto di porgerle sulla testauna corona turrita, in basso quattro Puttiangelici e nella sommità cuspidale é raffi-gurata la Crocifissione.

I particolari di quest’opera pittorica chesaltano subito agli occhi sono: la coronaturrita che fa venire alla mente l’anatolicadea Cibele, venerata in Frigia, ed i seni sco-

DAMIANO PIPINO

LA CHIESA DISANTA MARIA DELLE GRAZIE

IN OLIVETO CITRA

Antica chiesa consacrata al culto di SantaMaria delle Grazie in Oliveto Citra (SA).

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perti che ricordano la gran Madre “dea deiserpenti” dei Cretesi7. Il suo insieme lasciaipotizzare che l’autore fosse stato un artistadi notevole livello, formatosi alla scuola ar-tistica napoletana, per avere realizzato que-st’opera d’inestimabile valore. Per la mor-bidezza dell’incarnato e la fisionomia, laforma delle labbra, gli occhi e le regolariarcate sopraccigliari l’accomunano sor-prendentemente alle opere di Giovanni Lu-ce de Magistro da Eboli, quali la Madonnadelle Grazie, inserita nel polittico che siconserva nel convento di S. Francesco diPietrapertosa (Pz) e nell’opera del“Cristo in maestà” e le “Storie diSanta Caterina d’Alessandria” di-pinte nell’abside della chiesa di S.Antonio a Cancellara (Pz).

Giovanni Luce de Magistro daEboli fu pittore al servizio del ducad’Atri Andrea Matteo d’Acquavi-va, che aveva sposato la contessa diCaserta, Caterina della Ratta, ve-dova di Cesare d’Aragona, figlionaturale di Ferdinando I d’Arago-na. Morta Caterina nel 1511, An-drea Matteo ereditò tutti i suoi benie lo troviamo signore di Eboli, ilquale, con atto rogato a Napoli il20 dicembre 1511, donò a Giovan-ni Luce un terreno in località Im-prosta, e con quello del 1520 donòal medesimo altri trenta tomoli nel-la stessa località a confine col ter-reno donato in precedenza8.

La Soprindentenza per i Beni Ambien-tali Architettonici Artistici e Storici diSA/AV con note n. 7215 e n. 16466, ri-spettivamente del 22 febbraio 2002 e 16maggio 2003, autorizzava il restauro siadella pala che del Crocifisso; i lavori veni-vano eseguiti a regola d’arte dalla ditta Ka-ris di Buonabitacolo (Sa). Il “Vangelo dellapovertà” venne ben presto recepito ancheda queste parti già prima del 3 ottobre1226, giorno della morte di S. Francesco.

Non mancò che qualcuno imitasse Ber-nardo da Quintavalle, ricco commerciante, ePietro Cattani, illustre giureconsulto, primicompagni del Santo, che per seguirlo ven-dettero i loro beni9. Si trova, infatti, che taleBartolomeo figlio del fu Giovanni Braucoresidente a Campagna, nel maggio 1226,rinunciò ai beni in favore della sorella Ma-ria per indossare il saio francescano10. Sitrova, inoltre, che Padre Angelo da OlivetoCitra, religioso della francescana Osservan-za, eloquente nel predicare, inviato da PapaNicolò V nel 1447 nelle regioni dell’Alba-nia e della Dalmazia, con l’incarico di Nun-zio Apostolico e, nonostante la sua apparte-nenza all’Ordine dei Minori, gli fu concessodi battezzare nella fede cristiana tutti coloroche lo volessero e di assolvere quelli checonfessassero i loro peccati11.

Intorno all’anno 1500, quando l’abitatod’Oliveto Citra giunse a lambire la chiesafrancescana di Santa Maria delle Grazie, iFrati avvertirono la necessità di asseconda-re i desideri del Poverello d’Assisi, il qualecercava sempre luoghi nascosti ove potessecongiungersi col suo Dio non solo con lospirito, ma anche con tutte le membra. Eglivoleva che i conventi dei suoi Frati fosserofuori del paese, isolati dall’abitato per assi-curare la solitudine necessaria allo spiritodi raccoglimento e d’assorbimento diDio12. Per questi motivi il Vicario Provin-

ciale Osservante di Terra di Lavoro P. Da-miano da Gioi Cilento ottenne il Breve difondazione dal Papa Alessandro VI il 27settembre 1500 e, accompagnato dall’Ar-cidiacono e dai Frati, dalle Autorità e dalpopolo si recò alla località “Grotte”, nellaparte alta verso la Civita, dove sorgeva unapiccola edicola dedicata a San Macario, vieresse una Croce e diede inizio ai lavori difondazione, con la posa della prima pie-tra, del convento dei Frati Osservanti edannessa chiesa intitolata a Santa Maria delParadiso.

I lavori proseguirono sotto la direzionedel P. Angelo Sirifilla da Oliveto Citra, gra-zie alle offerte dei fedeli, del feudatario edella Regina Giovanna d’Aragona, dellaquale detto P. Angelo era il confessore13.P. Bernardino Maurello nel 1517 ottenneda Papa Leone X il Breve col quale lo au-torizzava a trasferire il corpo di S. Macariodalla chiesetta diruta di San Pietro de’Ve-natore alla chiesa di Santa Maria del Para-diso14. Il convento, passato ai Frati Rifor-mati nel 1582, fu sede di chiericato dal1638 al 1838, ove si avvicendarono corsi diFilosofia e Teologia. Numeroasi sono statii Frati francescani d’Oliveto Citra (27 Fra-ti Sacerdoti, 13 Laici, 11 Terziari), la cuiserie fu coronata dalla figura umile e sera-

fica del Servo di Dio Fra Giovanni, vissutoin pieno XVIII secolo e morto in concettodi santità nel convento di Santa Maria d’A-vigliano di Campagna il 27 luglio 178015.

Durante l’occupazione francese il con-vento fu soppresso il 17 settembre 1811 e,grazie al vivo interessamento delle auto-rità civili ed ecclesiastiche, fu ripristinato il17 aprile 1818. Andò definitivamente per-duto il 7 luglio 1866 in virtù della leggeeversiva che si rifece alle cosiddette “LeggiSiccardiane”16. In forza di questa legge tut-te le comunità religiose (Ordini, Corpora-

zioni, Congregazioni, regolari e se-colari, Conservatori e Ritiri), furo-no private di personalità giuridica ene furono confiscati i beni. Il con-vento fu devoluto al regio demanioed il Comune ne entrò in possessolo stesso anno17. In seguito fu adi-bito ad ospedale civile su iniziativadel Dottor Michele Clemente delluogo.

NOTE

1 Mons. Don Pasquale DI FRONZO,L’Arte Sacra in Alta Irpinia, volume undi-cesimo, ed. Grappone, Mercogliano (Av),2003, p.107.

2 Antonio CESTARO, Atti del conve-gno sul VII centenario della fondazione del-la chiesa di S. Francesco ad Eboli (1286-1986), ed. Tipolito, Montecorvino Rovella,1987, p. 38.

3 P. Stefano Maria MANELLI, SanFrancesco d’Assisi – vita e insegnamenti, ed. CasaMariana, Frigento (Av), 1970, pp. 74/77.

4 Antonio CESTARO, op. citata, p. 53.5 Mons. Don Pasquale DI FRONZO, op. cit.

p. 68.6 Cfr. nota n. 16466, datata 16 maggio 2003, del-

la Soprintendenza per i Beni Ambientali ArchitettoniciArtistici e Storici di Salerno e Avellino.

7 Louis GODART, l’Isola Millenaria, in Archeo-logia Viva, ed. Giunti, Firenze, 1993, n. 42, p. 13.

8 Antonio CESTARO, op. cit., pp. 68/69.9 P. Stefano Maria MANELLI, op. cit., pp 53/54.10 Antonio CESTARO, op. cit., p.113; C.CAR-

LONE-F.Mottola, I regesti delle pergamene dell’ab-bazia di S. Maria Nova di Calle (1098-1513), Salerno,1981, p. 107.

11 P. Teofilo M. GIORDANO, I francescani nellastoria d’Oliveto Citra - Fatti e vicende dell’anticoconvento di S.Maria del Paradiso, ed. Cecon, Mari-gliano (Av), 1990, p.83/84.

12 P. Stefano Maria MANELLI, op. cit., p.136.13 P. Teofilo M. GIORDANO, op. cit., pp. 17/18.14 Ibidem, p. 87.15 Ibidem, p. 101.16 N. d. a. Le Leggi Siccardiane, prendono nome

dall’Onorevole Giuseppe Siccardi che le presentò alParlamento, sancirono il carattere laico e liberale del-lo Stato. Tali disposizioni abolivano il foro e le im-munità ecclesiastiche, vietavano l’acquisizione daparte di manomorte laicali ed acclesiastici di benistabili per donazione non approvate dal Re e, infine,sopprimevano le penalità relative all’osservanza dialcune feste. Cfr. Grande Enciclopedia Vallardi, vol.XIV, p. 555.

17 P. Teofilo M. GIORDANO, op. cit., pp. 49,56 e 65.

Calitri 15 dicembre 2002, nella chiesa parrocchiale di S. Canioi coniugi Benedettina Di Cecca (nghian’) nata da Canio e daVincenza Coviello e Vincenzo Galgano (r’ secchia) nato daMichele e da Rosaria Cestone, festeggiano con i figli i loro 54anni di matrimonio,da sinistra: la figlia Maria Rosaria, il figlioMichele – i festeggiati – e la figlia Concetta. Auguri vivissimidalla Redazione.

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Calitri 2 giugno 2003, saggio di ballo Associazione Coccorito Club,da sinistra:Antonella Cestone nata da Giovanni e da Maria Galgano,Irma Galgano nata da Vincenzo e da Giuseppina Armiento, EmmaDel Cogliano nata da Enzo e da Amalia Di Mito, Francesca Di Maionata da Pasquale e da Lucia Pasqualicchio, Benedetta Di Milia natada Giuseppe e da Concetta Galgano e Simona Iannella nata daRodolfo e da Michelina Russo.

Paestum 9 giugno 1963, alcuni alunni del II° Liceo Scientifico di Calitri,da sinistra: Berardino Codella, Michele Pignone, Enzo Toglia, Giuseppe,Angelo, Maria Nicolais,Vincenzo Zampaglione e Pietro Cerreta.

Calitri settembre 1996 in contrada Strettole, dietro il Casino di Cioglia,i figli di Canio Cestone (curat’licchj’), da sinistra:Assunta nata da Canioe da Antonia Di Cairano, Maria, Anna, Giacinta (18.07.1926 † USA12.07.2002), Bartolomeo (20.12.1937 + 25.11.2000) e Giuseppe.

Calitri 1956, un gruppo di amici, da sinistra in piedi: Canio Caputo(scicch’/mast’ V’cienz’), Giovanni Sperduto (C’ccard’), Luigi Iannolillo(figlio a Rinz’ Rinz’), Carlo Di Napoli (paparul’); davanti: Donato Gal-gano (marmista) e Giuseppe Zarrilli (v’ton’).

Settembre 1950, da sinistra in fondo: Nicola Savanella,Vincenzo Ni-colais, Alfonso Acocella, Agnese/americana, Colomba Metallo, Vin-cenzina Acocella, ?, ?; seconda fila:Vittorio Cubelli seduto con cami-cia bianca, Angela/americana, Raffaele Marra, Michelina Savanella, ?;prima fila: Nicola e Vito Acocella, Rocco Metallo e Concetta Girardi.

Roma 1950 anno Santo, da sinistra: Raffaele Marra, Costantino Frucci,Annina Nannariello e Sigismondo Marra.

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PROVERBI

Maccarun’ e sp’salizzij call’ call’ = maccheroni e matrimoni vanno fatti all’istanteHann’ fatt’ carna r’ puorch’ = hanno fatto il porco comodo loroU’ can’ mozz’ca u’ strazzat’ = il cane morde a chi è già in male orneseU’ figl’ mup’ u’ capisc’ a’ mamma = il figlio muto lo capisce la madreTaglià i pann’ nguogghj’ = tagliare i panni addossoNa vota m’ facist’ fessa! = una volta mi ingannasti! Ma non dueUocchj’ chin’ e man’ vacand’ = chi si deve contentare soltanto di guardareChi ten’ sand’ vaj mparavis’ = chi ha dei santi protettori va in ParadisoA’ l’omm’n’ pacc’ rall’ m’gliera = a uomo pazzo dagli una moglieQuann’ s’ mangia, s’ cuntratta cu la mort’ = quando si mangia si combatte contro la morte

MODI DI DIRE

Che a casta ng’eia l’accurc’? = che ti controllano?Cerca r’app’rà si eia alluè = cerca di appurare se è veroChe siam’ r’ pressa! = che andiamo di corsa!Che t’ passa ndo r’ tofar’? = che ti passa nel cervello?L’hann’ rat’ cutton’ ra f’là! = gli hanno dato una bella gatta da pelare!M’haj fatt’ perd’ u’ fil’ = mi hai fatto perdere il filo del discorsoOsc’ vaj tutt’ a l’ammersa = oggi va tutto al contrarioRrobba r’ vrusch’! = roba da poco!Hav’ p’gliat’ n’atu picc’ = ha preso un’ altra scusaM’hav’ luat’ la saluta = mi ha tolto la salute

N.B. Nel numero 23 in questa stessa Rubrica abbiamo riportato una caratteristica poesia senza sapere che l’autore dellastessa era l’ingegnere Emilio Cicoira al quale chiediamo scusa della nostra ignoranza.

DIALETTO E CULTURA POPOLARE

A CURA DI RAFFAELE SALVANTE

“Lu ngarz’”, ovvero l’incorsatoio, era il particolare arnese a mano del fale-gname, simile ad un pialletto. Era provvisto di lama a profilo speciale, usato pereseguire scalanature e modanature varie, con guida regolabile laterale perdeterminare le distanze. Il tagliente dell’incorsatoio variava in larghezza; lo siusava più largo per le scalanature dei grandi mobili e per quelle delle porte, perincastrarvi pannelli molto spessi; il tagliente stretto era per le piccole scalana-ture.Anticamente veniva molto usato dal mastro d’ascia per la costruzione di“casce, casciun’ e granier’”, perchè permetteva di eseguire tutti gli incastri trale tavole e tra esse e i montanti con i quali formavano le quattro pareti, il fon-do, gli scomparti ed il coperchio del manufatto.Casse, cassoni e granai erano indispensabili per il deposito e la conservazionedi grano, granone, avena, orzo, farro, farine per uso umano e farine miste peruso zootecnico. L’incorsatoio che usava il vecchio falegname serviva per pre-parare i riquadri del mobilio, dei portoncini, delle porte e delle portelle dellacasa; per incastrare i fondi del mobilio e dei tiretti, per montare pannelli di di-mensioni varie e per far scorrere nelle scalanature i vetri delle finestre, dei bal-coni e delle porte a vetro.Nell’incorsatoio, oltre al ferro per le scalanature, si poteva anche montare ilferro ad U per rifinire le parti sporgenti da incastrare dei pannelli e dei fondi.In maniera quasi analoga all’incorsatoio veniva usato “lu carratur’” cioè il ca-prugginatoio dai bottai. Il vecchio caprigginatoio era una sponderola, nellaquale portava infisso il ferro tagliente con dispositivo variabile in larghezza perdeterminare la distanza dall’estremità delle doghe alla capruggine.Quest’ultima era l’incavo circolare praticato sulle doghe delle botti per poterviincastrare i due fondi. I caprugginatoi meno vecchi erano delle sponderole conil piano di taglio converso e con ferro tagliente infisso da un lato, dall’altro la-to era fornito di un rilievo che serviva come distanziatore della capruggine dal-l’estremità delle doghe.Nella bottega del bottaio, del barilaio erano numerosi e diversi i caprugginatoi,perchè di dimensioni varie erano le capruggini da scavare per potervi inca-strare fondi i cui spessori dipendevano dalla grandezza e dalla capacità dellebotti, dei tini e dei barili. (Preside Michele Cerreta)

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CICORIALa Cicoria (cichorium intybus) appartie-

ne alla famiglia delle composite, preferiscecampi e terreni erbosi ma si trova anche sulciglio delle strade. Dal ceppo originario sonoderivate l’indivia belga, la scarola e la cicoriariccia, è un notevole vegetale di sapore ama-ro, dotato di foglie allungate, i fiori sono dicolore azzurro ed hanno la particolarità diaprirsi molto presto al mattino e di chiudersiverso sera.

Non è una pianta appariscente, ma i donida lei nascosti, sotto il suo aspetto sempliceed umile, sono grandi. È facile trovarla ed ètalmente alla portata di tutti che, ogni gita in

campagna può trasformarsi in un’occasioneper fare provvista di questa tenera insalata.Originaria del bacino mediterraneo, gli stu-diosi antichi sottolineavano ed apprezzava-no le sue virtù terapeutiche. Galeno la consi-derava amica del fegato e la citava nei casi incui lo stomaco ed il processo digestivo, inquanto tonica e depurativa, richiedevano diessere stimolati e tonificati.

Ogni sua parte è benefica e salutare, èamica della pelle; un decotto di fiori è utile sututte le piccole pustole e foruncoli che rovi-nano la pelle, la sua radice è un rimedio con-tro la stanchezza, torrefatta e macinata forni-sce una bevanda benefica per lo stomaco, de-pura il fegato e la milza, stimola la secrezionebiliare. La cicoria è il simbolo della tempe-

ranza, disponibile da tempo immemorabile,ha la capacità di riequilibrare le funzioni or-ganiche ed armonizzare le energie dei variorgani del corpo umano.

Pur essendo una pianta umile e notatacon difficoltà, c’è un momento in cui l’uomoè obbligato ad osservarla cioè all’alba, quan-do i suoi fiori si aprono ed i loro splendentipetali azzurri sono di un celeste brillante elimpido, come il cielo di certe albe estive,nell’istante in cui la luna cede il posto al sole,formando un arcobaleno di circa 15 minuti inquanto la luna piena si trova di fronte al solee ne riflette tutta la luce.

Alba Algeri(da Retorbido)

Erbe di Casa Nostra����������������������� ����������������������

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DAL VENEZUELA

Caracas, Michele Di Carlo nato da Vincenzoe da Lucietta Nannariello ha conseguito nel1991 la laurea in ingegneria industriale pres-so la Universidad Josè Maria Vargas di Cara-cas, nel 1992 ha studiato lingua inglese pres-so la Concordia University in Canada e nel2000 ha frequentato un Master of BusinessAdministration all’Università di Miami negliUSA, dove ha conseguito la condecorazioneal merito di onore per essere stato il primodel corso.

Calitri 08.09.2002,“quigghj’ r’ li scalun’” in piedi da sinistra:Canio Lelio Toglia (u’ vurp’) e la con-sorte Emilia Consoli;seduti:Antonietta Di Maio (palusc’),Rosa Fastiggi (canchion’),Donatina Mar-gotta (camp’sandara), Filomena Cestone (m’calon’), Rosa Fierravanti (halecchia),Antonietta Catan-della (a’ faianes’), con occhiali; seconda fila:Giuseppina Margotta (spaccapret’),Vincenza Maffucci(spaccac’pogghj’),Antonietta Abate con occhiali,Vincenzo Capossela (u’ livornes’),Maria AntoniettaGalgano (mariasaluta);prima fila:Aldo Pannisco, Luigi Lampariello (mascieppa), Pasquale Zazza-rino (u’ v’l’nus’) con in braccio la piccola Roberta, Luisa Cestone, Mario Ciccullo (a’ pastora), Sal-vatore Stanco (r’ss’liegghj’); sedute per terra:Chiara Zazzarino e Francesca Lampariello.

VORTICE

Cadendo nel vuotoe nel vortice del silenzioso passaresentirsi nulla,morire pian piano dentro.

(10 novembre 2002)Giuseppe Cestone

La nostra vitaun mondo d’inquietudiniun mare di abitudiniintrisi di speranza.Baciami sull’usciodove, in silenzio,dorme l’Angelo.

Vincenzo D’Alessio(da Solofra)

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AA.VV. Angelo Maria Maffucci medico e scienziato, a cura diFulvio Sellitto, Elio Sellino Editore, 2003 [Atti del Convegnotenuto a Calitri il 22 novembre 2003 nel 1° centenario dellaMorte di Angelo Maria Maffucci]

Il 22 novembre 2003, nel 1° centenario della morte, si è svolto aCalitri un Convegno sulla figura di Angelo Maria Maffucci (Ca-

litri, 17-10-1845; Pisa, 24-11-1903). L’avvenimento ha avuto luo-go nell’Auditorium dell’Istituto che porta il suo nome e ha visto lapartecipazione di una nutrita schiera di illustri medici, scienziati,docenti ed operatori sanitari di Calitri e di varie città italiane oltreche dei rappresentati della Regione Campania, della Provincia diAvellino e del Comune di Calitri.

Il libro è la raccolta degli interventi di carattere scientifico estorico presentati a questo Convegno dalle personalità anzidette.Essi si riferiscono naturalmente alla Tubercolosi, che fu al centrodell’attività di ricerca del Maffucci e dei suoi rapporti con Koch, ealla famosa Sindrome del Maffucci ( Maffucci’s Syndromes), unarara affezione da lui scoperta. Delineano, altresì, il quadro dellapolitica sanitaria dello Stato Italiano a fine ottocento e mettono afuoco la necessità dei Sanatori per gli ammalati di Tubercolosi, dicui il Maffucci fu propugnatore. Ci riferiscono, inoltre, dell’ope-ra pionieristica da lui svolta nel campo dell’Anatomia Patologicapresso l’Università di Pisa, della sua elezione a Socio dell’Acca-demia dei Lincei e di altri prestigiosi riconoscimenti nazionali einternazionali.

L’elenco delle quarantatré pubblicazioni, con cui si chiude ilvolume, ci dà l’esatta dimensione del suo ingegno. Ma l’uomonon è solo in ciò che scrive o produce. E’ anche nei gesti della vi-ta quotidiana, nei rapporti con i suoi simili. E su questo aspetto illibro è ricco di annotazioni. Dagli scritti dei contemporanei e deidiscepoli, apprendiamo che il Maffucci era un uomo schietto,generoso e buono, qualità che prima ci era dato solo intuire dairacconti echeggiati in famiglia. Ciò che non sapevamo - e che ilConvegno ha invece chiarito - è che fosse un vero Maestro, cioèuno scienziato con la passione della didattica. A Pisa, infatti, isti-tuì non solo il corso teorico di Anatomia Patologica ma anche unlaboratorio di anatomia pratica, per gli esami istologici e le auto-psie. L’attaccamento dei giovani studenti alla sua figura la dicelunga sul valore della sua pedagogia, valore ancora oggi ricono-sciuto, come si legge nel contributo del Prof. Generoso Bevilac-qua, attuale dirigente dell’Istituto fondato dal Maffucci. Lo stessoRe Umberto I fu coinvolto nel programma di ricerca dello scien-ziato calitrano. Per i suoi esperimenti, infatti, volle regalargli ca-valli e vitelli delle tenute reali di San Rossore, che si trovavano adue passi da Pisa.

Sulla copertina del libro, l’editore ha voluto mettere una stri-scia chiara, su cui un occhio attento distingue dei disegni: gli ac-querelli del Maffucci. A quel tempo, le tecniche fotografiche di-sponibili non erano idonee a documentare le ricerche al micro-scopio e lo scienziato, per registrare ciò che vi scopriva, usava lapittura. Purtroppo le minuscole dimensioni di questa striscia nonlasciano penetrare a fondo il dato scientifico visto dall’Autoredegli acquerelli, né meglio lo consentono le riproduzioni in bian-co e nero, un po’ più grandi, riportate all’interno del libro. Le dia-positive degli acquerelli proiettate dal Prof. Bevilacqua durante il

Convegno, invece, sono state di eccezionale chiarezza. Mi per-metto di invitarlo a mandarne una copia a Calitri, più precisa-mente all’Istituto intitolato al Maffucci, affinché si possano col-locare accanto alla sua fotografia, quella «col cappello» per in-tenderci, che è diventata ormai l’icona dell’Istituto stesso. Del no-stro famoso concittadino potremmo conservare, così, un docu-mento scientifico di immediata fruizione.

Non so se il libro può essere richiesto direttamente al Comu-ne. Ad ogni modo, ecco l’indirizzo dell’Editore Sellino: via Pilo-ni, 1; 83030 Pratola Serra (Av). Tel 0825 607164; 335 6250800

Prof. Pietro Cerreta

TRE CONGREGHE AVELLANE DEL XVIII SECOLO DiPasquale Colucci – Estratto da “Klanion/Clanius Anno VIIn. 1-2 gennaio-dicembre 2000- Editrice l’Arca – Avella 2003

In maniera come al solito seria e documentata, l’autore che nonha bisogno di presentazione, pubblica gli statuti di tre congreghe

laicali maschili operanti ad Avella alla metà del 700: quella diS. Giovanni Battista e dell’Immacolata Concezione, collegata al-la chiesa di San Giovanni Battista, quella di S. Maria delle Graziecollegata alla chiesa della Madonna “delle case nuove” e quelladel Santissimo Rosario collegata alla chiesa di S. Pietro Apostolo.

Con la dotta e scrupolosa competenza che gli è propria, il Co-lucci ci introduce nel fenomeno confraternale nel Mezzogiornosotto Bernardo Tanucci che fu ministro di Carlo di Borbone e poidel figlio di questi Ferdinando IV. La politica del Tanucci di in-dirizzo regalista ed anticurialista ottenne un primo concreto ri-sultato con il concordato del 2 giugno 1741 tra Carlo di Borbonee la S. Sede, dando vita a tutta una specifica legislazione che, ol-tre a regolare le competenze dei vescovi, ebbe tra l’altro riflessianche sull’esteso e variegato mondo delle confraternite,il cuiscopo principale era naturalmente di carattere religioso-culturale,ma si inseriva attivamente in un circuito produttivo e di scambi,ed aveva capacità di sostituirsi allo Stato nell’esercizio di fun-zioni sociali.

Le confraternite furono messe sotto il controllo dello Stato, chedoveva conferire ad esse la personalità giuridica per mezzo di un“assenso regio” sia per la fondazione che per l’adozione dello sta-tuto. Di tali congreghe il presente saggio analizza in particolare lesingole strutture direttive, nonchè i diritti e i doveri dei confratelli,con l’elenco completo dei confratelli, mettendo in risalto non sol-tanto il ruolo religioso ma anche economico e sociale che tali as-sociazioni svolgevano nella realtà avellana del XVIII secolo.

Un’altra pietra miliare di storia locale salvata dalla polvere de-gli archivi.

SBIRCIANDO IN SACRESTIA Capitolo e clero a Novolitra il XVI e il XX secolo di Oronzo Mazzotta – BibliothecaMinima – Novoli (Le) 2003.

Un bellissimo libro dove si trovano magistralmente uniti “laseria ricerca d’archivio, l’arguzia e il disincanto nel tratteg-

giare pregi e difetti dei preti di una volta, la penetrazione psico-logica dei vari personaggi che emergono dai ridotti della memoriastorica, e la visione organica di oltre quattro secoli di vicende lie-te e tristi”.

Una massa di preti diversi per cultura, educazione, classe so-ciale, disseminata nell’arco di quattro secoli non la si può rac-cogliere sotto un comune denominatore di qualunque segno,ma l’autore con l’esperienza, l’acume ed una magistrale capacitàdi rovistare negli archivi ha saputo ridisegnare la storia della

LALA NOSTRANOSTRABIBLIOTECABIBLIOTECA

IL CALITRANO N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004

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chiesa “ricettizia” di Novoli, parlandoci della stragrande quantitàdi preti mestieranti, delle visite pastorali che anche dopo il Con-cilio di Trento pochissimo si interessavano della preparazioneculturale dei preti che è cominciata a cambiare soltanto verso lafine del 700 con l’istituzione dei primi seminari, la misoginia dialcuni vescovi sempre pronti a scomunicare, in particolare ledonne.

Chiunque, fornito di opportuno “attestato” poteva accedereagli ordini e far parte di tutti i benefici economici, la magia e lesuperstizioni, che pure imperavano, scompaiono dalle visite pa-storali perchè i vescovi avevano occhi soltanto per i luoghi diculto e i beni delle chiese; che poi l’arciprete di Melissano, cometanti altri, nel 1564, fosse un analfabeta che firmava i registri colsegno di croce è un altro fatto che a quei tempi non scandalizzava.

Per capire che razza di preti riempivano le sacrestie di allora,l’autore ci consiglia di leggere il verbale della visita pastoraledel vescovo di Nardò Cesare Bovio alla collegiata di Copertino; sitrova anche un censimento dei non pochi sacerdoti che non ave-vano mai aperto un libro! Con la legge del 15 agosto 1867 i Sa-voia cancellarono dall’anagrafe ecclesiastica le ricettizie dell’exregno di Napoli, incamerando i loro beni mobili ed immobili;ma a Novoli la ricettizia continuò a vivere ancora per un secolo.

Un libro interessante che rappresenta un’altra tappa avanzatadella storia ecclesiastica della Puglia.

I CAVALIERI TEMPLARI – PAGANI Nuceria Paganorumcittà templare di Maurizio Santi con stralci di ricerche a cu-ra di Francesco Russo – Edizioni Nord-Sud Pagani (Sa)2003.

Ibianchi cavalieri dalla vermiglia croce, avevano come motto“Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da glo-

riam”tratto dal primo capoverso del Salmo 115. La storia deiTemplari è una storia affascinante e negli ultimi tempi tetra per levarie accuse di eresie e lucubre per le numerosi morti violenti.Baldovino II, re di Gerusalemme, nel 1118 ospita “i poveri cava-lieri di Cristo” di Ugo di Payns nell’antica moschea di al-Aqsa or-mai secolarizzata e divenuta residenza reale. Nell’autunno del

1127 Ugo di Payns con 5 compagni si reca a Roma per otteneredal papa Onorio II il riconoscimento che avviene nel ConcilioProvinciale di Troyes (13 gennaio 1129) nella Champagne, sottola guida del legato papale, il cardinale cluniacense Matteo d’Al-bano e dove, su esplicito invito, arriva S. Bernardo che intervienea Favore del riconoscimento dei Templari e influisce sulla regaladei Pauperes Milites Christi Templique Salomonis.

L’Ordine Templare – le cui virtù sono la fuga dall’ozio, l’ob-bedienza, la modestia, la prudenza nel combattimento, la conti-nenza, la rinunzia al lusso anche nelle vesti è scandito in una va-rietà di strati: i milites, i cappellani e i preti, gli armigeri, i famuli,i turcopoli, i cavalieri e tutti portano la barba lunga come segno divita penitenziale. Il 29 marzo 1139 il papa Innocenzo II acco-gliendo le richieste di Roberto di Craon, successore di Ugo diPayns nella carica di Magister dei Templari, con la bolla “ Omnedatum optimum” decreta una serie di benefici e privilegi a favoredei templari, in pratica è la “magna charta” dell’Ordine. Nel 1147il papa Eugenio III concede il diritto di portare in permanenza sulmantello la ben nota croce rossa ad otto punte.

L’8 agosto 1196 Celestino III nella bolla “Iustis petentium de-sideriis” conferma l’esenzione totale da ogni giurisdizione epi-scopale; l’autorità suprema dell’Ordine è “il capitolo” che eleggeil maestro, il siniscalco, il maresciallo e il tesoriere. I Templari fu-rono dei veri finanzieri precursori delle società italiane che si sa-rebbero moltiplicate a partire dal XIV secolo; per quasi due secoloebbero fra le mani la maggior parte dei capitali dell’Europa eper la fiducia che ispiravano furono i tesorieri della Chiesa, deiprincipi, dei re e dei privati. Ma proprio questa loro potenza fu lacausa principale della loro rovina: infatti all’alba del venerdì 13ottobre 1307, con un piano studiato nei minimi particolari perso-nalmente dal re di Francia Filippo il Bello, vengono arrestati tut-ti i templari, compreso il gran maestro Giacomo di Molay che do-po numerose umiliazioni, processi farsa, carcerazione dura vienebruciato vivo, con i suoi compagni il 19 marzo 1314, mettendo laparola fine al glorioso ordine dei Templari.

La novità assoluta di questo bel libro sta nella ricerca docu-mentata che riconosce in Ugo de Payns un cittadino della città diPagani che oggi con la Commenda Templare vuol far rivivere evenerare il fondatore del glorioso Ordine.

Con nota del 10.02.2004 Prot. N. 1025 l’Ufficio scolasti-co regionale della Campania ha soppresso la Direzione Didat-tica e la Scuola Media “Del Re” nel comune di Calitri ed haistituito dall’anno scolastico 2004/05 l’Istituto Comprensivo(materna, elementare e media) nel comune di Calitri, ad essosono annesse le scuole funzionanti del comune di Cairano(AV).

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Su progetto delle proff.sse Lina Romano ed Angela DeMarco della Scuola Media “A. Del Re” di Calitri è stato realiz-zato, insieme ai Consigli di Classe della 1°- 2°A e 1°B, un CD-Rom dal titolo, mon amour – Guida turistica tra arte, storia, tra-dizione e ambiente, con il finanziamente del Comune di Calitri.

Le Cresime si terranno a Calitri il 22 maggio 2004, sabato,alle ore 18,00 nella Chiesa madre di San Canio.

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Il nuovo Consiglio direttivo dell’Arciconfraternita Im-macolata Concezione di Calitri (AV) per il triennio 2004/2006risulta così composto: Priore-moderatore Vito Alfredo Cer-reta; 1° Assistente Vincenzo Cubelli, 2° Assistente GiovanniCerreta.

Padre spirituale il parroco sac. Maurizio Palmieri. Consi-glieri: Giuseppe Cubelli, Giuseppe Di Maio, Gerardo Nigro eVincenzo Zabattta.

Cassiere Angelo Margotta; Segretario Vito Cerreta, Mae-stro dei Novizi Pasquale Calà e Sergio Fasulo, Revisori deiConti Raffaele Cestone, Enzo Lettieri e Pasquale Cestone.

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Da circa tre mesi è stata deliberata l’apertura di un centro“dialisi” a Calitri, i lavori vanno un po’ per le lunghe, ma ècomunque una buona notizia per tutti coloro che ne hanno bi-sogno.

Vita Calitrana

N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004 IL CALITRANO

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SSOOLLIIDDAARRIIEETTÀÀ CCOOLL GGIIOORRNNAALLEE

DA CALITRI

Euro 5: Gautieri Donato – Cialeo Canio Vincenzo – Covino Teresa – Ni-coletta Angelo – Siconolfi AnnaEuro 8: Cialeo FrancescoEuro 10: Vallario Lorenzo – Germano Michelantonio – Cesta Maria Ire-ne – Fasulo Sergio – Lopriore Antonio – Maffucci Maria Concetta –Creddo Emilio – Del Moro Vincenzo – Cerreta Mariannina – Codella Giu-seppe contrada Difesette – Del Cogliano Luciano – Di Cecca M. Concet-ta – Della Badia Maria Antonietta – Del Cogliano Antonia – Dragone Raf-faele - Stingone Antonio - N.N. bollettino versato il 26.1.04 ma senza no-me – Cestone Raffaele – Savanella Concettina – Maffucci Michele – Ce-stone Celestina –Di Roma Giuseppe – D’Alò Antonio – Dragone MariaConcetta – Nocera Gabrio, Lucio, Vincenzo – Maffucci Canio via F. Te-desco 163 – Gautieri PasqualeEuro 15: Cioffari Lucia – Acocella Antonietta – Lettieri Angelomaria –Cerreta Michele – Scolamiero Maria – Di Carlo Carmine – Maffucci Mi-chele Contrada Pescole – Cianci Mario Angelo – Pasqualicchio MariannaAntoniettaEuro 20: Di Cairano Mario Angelo – Acocella Attilio – Paolantonio Fran-cesco – Nannariello MigliorinaEuro 25: Scoca Canio - Sansone LorenzinaEuro 26: Nicolais SalvatoreEuro 50: Di Napoli Giulio

DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE

Euro 5: Nicolais Mariantonia (Succivo) – Colucci Pasquale (Sirignano) –Briuolo Luigi (Alessandria) – D’Angola Gaetano (S.Andrea di Conza) –D’Onofrio Giuseppe (Castellammare di Stabia)Euro 6: Cerreta Giuseppe (Cambiano)Euro 7: Cecere Marco (Firenze) – Romano Sabato (Bellizzi)Euro 7,50: Maffucci Canio (Napoli)Euro 8: Cicoira Lidia (Napoli) – Cerreta Michele (Carrara) – Cerreta Ro-sa Maria (Nova M.se) – Gautieri Canio (Mariano C.se) – Cella Giusep-pina (Figino Serenza)Euro 10: Di Fronzo don Pasquale (Mirabella Eclano) – Corcione Achille(Caserta) – Zabatta Maria Teresa (Colle Val d’Elsa) – Margotta Angelo (Col-lemarino) – Santeusanio Giuseppe (Livorno) – Cignarella Rosario (S. An-drea di Conza) – Pignata Rosa (Contursi Terme) – Alfieri Liliana ved. Fruc-ci (Napoli) – Panella Mario (Nova Milanese) – Battaglia Domenico (Firen-ze) – Cerreta Del Re Rosa (Avellino) – Mollica Antonio (Novara) – CianciBernardino (Pagani) – Rizzi Savina (Napoli) – Scoca Donato (Anzio) – Gal-gano Giannino (Livorno) – Di Carlo Maria (Cambiano) – Stanco Angela(Lentate S.S.) – Tuozzolo Giovanni (Pesaro) – D’Auria Canio (Taranto) – DiNapoli Vincenzo (Bologna) – Margotta Franchino (Olgiate Comasco) –Malanca Canio (Lentate S.S.) –Vallario Lorenzo (Milano) – Rubino Mi-chele (Comeana) – Scoca Antonio (Camnago) – Scoca Vincenzo (Perti-cato) – De Felice Michele (Avellino) – Zabatta Salvatore (Milano) – Di Na-poli Giuseppe (Brescia) – Rabasca Canio (Nova M.se) – Cappiello Ge-rardo (Reggio Emilia) – Maffucci Antonio (Lentate S.S.) – Margotta Canio(Meda) – Metallo Alessandro (Caronno Pertusella) – Cerreta Luigi (Bari) -Araneo Vincenza (Mariano C.se) – Santoli Donato (Mariano C.se) – Di Co-smo Michele (Poggibonsi) – Leone Giovanni (Milano) – Zabatta Antonio(Nova M.se) – Marra Sigismondo (Milano) – De Vito Remigio (Atripalda)Euro 12: Mazziotti Francesca (Roma) – Zabatta Francesco G.Euro 15: Zarrilli Vito (Roma) – Gallucci Donato (Ancona) – Frasca Rosetta(Roma) – Maffucci Antonio (Roma) – Paoletta Erminio (Portici) – CerretaMario (Avellino) – Fastiggi Michele (Salerno) – Senerchia Vincenzo (Ca-

salgrande) – Di Carlo Attilio (Cordenons) – Cicoira Luigi (Padova) – Do-natiello Giovanni (Usmate Velate) – De Matteo Di Maio Ersilia (Roma) –Cestone Giovanni (Pinerolo) – Cerreta Margherita (Milano) – Di NapoliAngelomaria (Porto Torres) – Armiento Giuseppina (Castellabate) – ScocaFrancesca (Lavena Ponte Tresa) – Rubino Canio (Briosco) – Parola Antonio(Brescia) – Maffucci Giovanna (Settimo M.se) – Luviso Vito (Giussano) –Maffucci Marianna (Barbaiana) – Di Napoli Mario (Bollate) – ArmientoMichelina (Alessandria) – Cianci Annamaria (Napoli) – Pastore Umberto(Verona)Euro 16: Buldo Cesare Giovanni (Varese)Euro 20: De Luca Antonio (Rapone) – Del Cogliano Antonio (Salerno) –Fatone Giuseppe (Roma) – De Vito Antonietta (Roma) – Di Milia Vincenzo(Pescara) – Cubelli Lorenzo (Bergamo) – Cubelli Padre Francesco (Pi-stoia) – Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi) – Delli Carri Franco (Pioltello) –Cubelli Tonino (Bologna) – Galgano Giuseppe (Ancona) – Abate Miche-le (Roma) – Abate Giuseppe Nicola (Avellino) – Scoca Antonio (Trento) –Sagliocco Francesco (Nichelino) – Fenu Luigi (Uta) – Lampariello Concet-ta (Vernazza) – Cestone Giuseppe (Poggibonsi) – Scoca Michele (Ma-riano C.se) – Cioffari Drago Anna (Genova) – Cubelli Lucia (Bologna) –Cianci Michele (Mariano C.se) – Pasqualicchio Luigi (Figino Serenza) – DiNapoli Vincenzo (Bollate) – Gautieri Vito (Moncalieri) – Ordine CavalieriTemplari (Pagani) – Galgano Vincenzo (Melfi) – Figurelli Canio (LentateS.S.) – Nicolais Maria (Latina) – Di Napoli Fortunato (Garbagnate M.se) –Leone Antonietta (Carugo) – Bonetti Cubelli Anna (Bologna) –Zarrilli/Fa-stiggi (Bollate) – Maria Filomena Gallucci (Acqui Terme) – Gautieri Vito(Acqui Terme) – Buldo Antonia (Varallo Pombia) – Bozza Michele (Ra-venna) – Del Vecchio Modesto (Torrecuso)Euro 21: De Nicola Vincenzo (Pavia)Euro 25: Mons. Di Milia Michele (Senerchia) – Galgano Antonio (No-vara) – Galgano Vincenzo (Brindisi) – Chirico Angela ed Ettore (Teora) –Stifano Giuseppe (Pellare) – Giuliano Angela (Casalgrande) – BozzaMichele (Roma) – Ruggiero Giulia (Napoli) – Lampariello Franchino (Gar-bagnate M.se) – Basile Antonietta (Sarzana) – Gautieri Antonietta (Reanadi Udine) – Metallo Teresina (Roma) – Pannella Luigi (Novate M.se) – Gal-lucci/Lampariello (Garbagnate M.se) – Leone Michele (Scandiano) –Del Cogliano Concettina (Leccio) – Rella Giovanna (Pescopagano) – DiCarlo Alfredo (Avellino)Euro 26: Frasca Vincenzo (Roma) – Codella Gerardo (Brescia)Euro 28: Di Cairano Giuseppe (Milano)Euro 30: Sena don Lorenzo (Fabriano) – Lorenzo Maria (Poggibonsi) –Di Maio Gaetano (Trento) – Fierro Nicola (Salerno) – Messina Giuseppe(Roma) – Caputo Canio (Carosino) – Norelli Francesco (Roma) – ZarrilliLeonardo (Termoli) – Vultaggio Claudia (Napoli) – Ricciardi Mario Canio(Grottaferrata)Euro 35: Santeusanio Giovanni (Napoli)Euro 50: Frucci Giovanni (Pisa) - Tozzoli Elisa (Napoli) – Nicolais Roccoe Angela (Roma) – Di Cosmo Michelino (Oliveto Citra) – Cerreta Luigi (Luc-ca) – Zabatta Michele (S. Giorgio a Cremano) – Maffucci Antonio (Poggioa Caiano) – Di Cairano Vincenzo (Francavilla al Mare) – Nappi Gaetana(Bergamasco) – Galgano Anna (Milano) – Tuozzolo Donato (Roma) – DiNapoli Antonio (Galatina) – Di Milia Antonietta (Milano)Euro 60: Cerreta Canio (Firenze)

DALL’ESTERO

BELGIO: Euro 20 Mignone AntonioSVIZZERA: Euro 20 Cestone GiuseppeU.S.A.: $ 50 Beardell Jane – $ 40 Maria Josephine Gere - $ 20 Sper-duto AntonioURUGUAY: Euro 20 Lampariello Vito

IL CALITRANO N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004

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MOVIMENTO DEMOGRAFICORubrica a cura di Anna Rosania

I dati, relativi al periodo dal 8 ottobre 2003 al 26 febbraio 2004,sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.

NATI

Lucrezia Alessia di Michele e di Acocella Rosa 20.11.2003

Di Cecca Raffaele di Mario e di Maffucci Silvia 20.11.2003

Iannece Dalila di Donato Gerardo e di De Lorenzo Giovanna 24.11.2003

Acocella Davide di Giovanni e di Frasca Maria Immacolata 27.11.2003

Di Salvo Rosa di Agostino Antonio e Dragone Angela 19.12.2003

Bozza Giorgia di Vincenzo e di Cesta Marisa 22.12.2003

Di Milia Davide di Michele e di Cianci Giovanna 22.12.2003

Maffucci Luigi e Alessio (gemelli)

di Mario Rosario e di Marrese Carmen 31.12.2003

Cianci Tiziano di Vito Massimo e di Giarla Sonia 05.01.2004

De Rosa Michaela di Canio e di Petruzziello Maurizia 26.01.2004

Nappo Crstian di Domenico e di Fierravanti Angela 01.02.2004

Codella Giulia di Francesco e Fierravanti Elisa 22.02.2004

MORTI

Bozza Giovanni 15.01.1935 - † 08.10.2003

Maffucci Maria 20.01.1924 - † 07.11.2003

Lantella Giovanni 02.10.1948 - † 10.11.2003

Di Carlo Concetta 16.08.1919 - † 19.11.2003

Zabatta Canio 02.05.1924 - † 24.11.2003

Girardi Maddalena 15.03.1912 - † 27.11.2003

Iannella Angelo Maria 01.01.1916 - † 28.11.2003

Codella Francesca 18.05.1917 - † 04.12.2003

Di Carlo Antonio Mario 18.12.1912 - † 05.12.2003

Fastiggi M. Giuseppa 02.01.1910 - † 19.12.2003

Di Muro Giuseppe 11.02.19909 - † 21.12.2003

Don Siro Colombo 24.01.1953 - † 24.12.2003

Cestone Rosa 30.08.1926 - † 02.01.2004

Scoca Angela 25.09.1913 - † 03.01.2004

Di Guglielmo Giuseppe 29.01.1922 - † 04.01.2004

Codella Maria 10.01.1921 - † 06.01.2004

Bozza Potito 04.10.1919 - † 08.01.2004

Zarrilli Antonio 27.11.1914 - † 12.01.2004

Di Milia Michele 31.08.1918 - † 18.01.2004

Polestra Vincenzo 07.11.1925 - † 26.01.2004

Savanella Angela 27.10.1925 - † 08.02.2004

Pitea Francesca 16.02.1923 - † 08.02.2004

Di Cecca Giovanni 24.06.1930 - † 16.02.2004

Fierravanti Donato 22.06.1956 - † 26.02.2004

PER TE, MAMMAVorrei che la dipartita di mia

madre da questo mondo, segnasseil trionfo della fede cristiana, diuna fede semplice, ma vera; iltrionfo di una vita vissuta all’inse-gna della sofferenza e della fedeltà.

“Vergine Immacolata, non so-no degna, ma prendimi con te!”queste parole che hanno accompa-gnata la mia mamma in questi ulti-mi giorni di sofferenza e di dolore.

Mamma, serena sei vissuta, se-rena sei ritornata al Padre celeste:Fino all’ultimo momento sei statapremurosa e preoccupata di tutti edi tutto. Per tutti hai avuto una pa-rola, un incoraggiamento, e, per-chè no, una battuta spiritosa. Gra-zie, mamma, per la sofferenza ac-cettata, perchè mandata dal Signo-re “cum’ vol’ Ddij” solevi dire.Sofferenza vissuta nel silenzio,senza lamenti, fino all’ultimo mo-mento della tua vita terrena.

Grazie, mamma, per la tua fe-deltà matrimoniale, 57 anni, testi-monianza che doni al mondo d’og-gi. Fedeltà vissuta superando edaccettando povertà, difficoltà, in-comprensioni, che non sono statepoche. Grazie, mamma, perchè haicondiviso con me la vocazione re-ligiosa che il Signore mi ha donatofin dalla mia giovinezza. Non haimai ostacolato le mie scelte ed an-che se hai desiderato di avermi vi-cina, hai sofferto in silenzio, haipregato per me, per la mia missio-ne ed hai aspettao il giorno in cuihai potuto godere della mia pre-senza (il Signore telo ha concessoanche nei tuoi ultimi giorni!). Il Si-gnore ti ricompenserà o, sono si-cura, ti ha già ricompensata.MAMMA, ADDIO! Sì arrivederciin Dio! Prega il Signore perchèprepari anche per noi un posto epossiamo ritrovarci un giorno tuttiinsieme nella Patria beata, per nonsepararci mai più. Mamma, da las-sù guida il nostro papà e noi, tuoifigli, col tuo sorriso materno.MAMMA, RIPOSA IN PACE!

La tua figlia Suor Michela (Michelina)

N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004 IL CALITRANO

R E Q U I E S C A N T I N P A C E

Lucia Immerso13.12.1923 † 17.03.2003

Per la tua vita umile, per latua dignistosa povertà, per

la tua fede semplice, mavera, per la tua premura

per tutti,per la tuasofferenza silenziosa.

GRAZIE!Da tuo marito Salvatore,dai tuoi figli, dal genero,dalla nuora e dai nipoti.

Rosetta Di Milia05.01.1933 † 03.04.2003

Angelo Maffucci(mangecca)

16.10.1932 † 23.03.2003

Siete usciti dalla vitasilenziosamente,

profondamente amati invita, profondamente

rimpianti nella morte.Con tenerezza infinita vi

ricordano i figli Canio,Giuseppe e i parenti tutti.

Rocco Zabatta27.04.1913 14.05.2000

Mostra ai tuoi servisereno il tuo voltoe facci salvi per la tuapietà. I parenti.(Salmo 31)

Antonietta Zarrilli09.10.1916 † 04.02.1997

Il tuo amore ciaccompagna,dona a lei, o Signore,la pace eterna.

Giuseppe Di Maio05.04.1912 † 23.02.1995

Il suo ricordo di uomosemplice ed onestorimanga sempre vivo nelrimpianto dellasua famiglia e di quantilo conobbero el’amarono sinceramente.

Leonardo Galgano07.07.1904 † 01.04.1977

Il Signore lo accolga nelsuo regno.

La famiglia a quanti loconobbero

e lo amarono.

Maria Francesca Di Lisi28.08.1931 † 28.12.2002

Gerardo Sacino10.11.1932 † 31.01.1996

I figli,le nuore e i nipoti

li ricordanocon affetto.

Giuseppe Toglia(curcigghj’)02.09.1932 † 27.03.1964

Il tuo ricordo è semprevivo nel nostro cuore,nella nostra coscienza.

Sisina Salvante 01.08.1933 † 15.04.1997

La sorella Franceschina, ifratelliRaffaele e Fernando, e iparenti tutti, nel settimoanniversario dellascomparsa la ricordanocon l’amore e l’affetto disempre.

Angela Di Cecca30.03.1905 † 01.05.1980

Michelantonio Codella18.07.1901 † 25.12.1979

La famigliae i nipoti tutti

li ricordanocon l’affetto amoroso

di sempre

Maria Antonietta Toglia03.01.1895 † 20.03.1983

Il tuo gentile ricordo diinsegnanteresta vivo nel rimpianto dimoltissimi/ealunni/e che ti conobbero eti amarono.

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