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IL CALITRANO ANNO XXXII - NUMERO 50 (nuova serie) MAGGIO-AGOSTO 2012 CENTRO STUDI CALITRANI Via Pietro Nenni, 1 - 83045 Calitri (AV) www.ilcalitrano.it IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1 ISSN 1720-5638

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IL CALITRANOANNO XXXII - NUMERO 50 (nuova serie) MAGGIO-AGOSTO 2012

CENTRO STUDI CALITRANIVia Pietro Nenni, 1 - 83045 Calitri (AV)

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ISSN 1720-5638

IL CALITRANOANNO XXXII - N. 50 n.s.

Periodico quadrimestraledi ambiente - dialetto - storia e tradizioni

dell’Associazione Culturale “Caletra”

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Chiuso in stampa il 10 luglio 2012

IN COPERTINA:

Calitri, fine anni ’70 in contrada Gghisc’ch’. Fi-lomena Martiniello (pescè / 25.08.1907† 29.11.1992) intenta a Str’zz’lià, ossia stac-care le pannocchie dalla canna, mentre la si-gnora Lucia Zarrilli (v’ton’ / 01.11.1926† 16.05.1996) strappa r’ m’nnagl’ dalla spiga.

(Foto Gerardo Melaccio)

IN QUESTO NUMERO

I diritti di cittadinanzadi A. Raffaele Salvante 3

La figuradell’On. Salvatore Scocadi Roberto Innocenti Torelli

e Claudio Mazzoccoli 4

Michele Cerreta, ingegnereDa “La Nazione” 6

PersonaggiMichele Arcangelo Di Maiodel prof. Pietro Cerreta 7

Ricordare per chi non sadel prof. Gerardo Melaccio 9

Il riferimento anomalodel dott. Marco Bozza 10

Medicina Ayurvedicadel dott. Noris A. Cucciniello 11

Caro amico ti scrivodel dott. Raffaele Marra 17

Io sono AchilleLycia Santos Do Castilla 18

DIALETTO E CULTURA POPOLARE 19

LA NOSTRA BIBLIOTECA 19

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21

MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22

REQUIESCANT IN PACE 23

RICORDA CHELA TUA OFFERTAÈ DECISIVA PER

LA PUBBLICAZIONEDI QUESTOGIORNALE

LA XXXI FIERAINTERREGIONALE DI CALITRI

si svolgeràdal 28 agosto al 2 settembre 2012Per ulteriori informazioni rivolgersi a:

Indirizzo: Centro Fieristico - S.S. 399 - 83045 Calitri(Av)

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N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 IL CALITRANO

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Non abbiamo alcuna presunzionedi “insegnare” agli altri come de-

ve girare il mondo, né siamo preven-tivamente schierati da alcuna partepolitica, ma sono molti gli interroga-tivi che vengono rivolti alle istituzio-ni locali nel momento storico presen-te, che vede una enorme frattura fraresponsabili della cosa pubblica e lacittadinanza, emarginata e ghettizza-ta, come inutile zavorra.Le complessità del nuovo quadro so-cio-culturale e le sue trasformazioniquantitative e qualitative, che conimpressionanti accelerazioni investo-no il mondo, sollevano inquietantiproblemi e severe domande, che cilasciano quanto meno perplessi quan-do volgiamo lo sguardo, ad oltre unanno dalle elezioni comunali, perconstatare le realizzazioni effettuate:a noi pare di vedere un arido de-serto.Solo in un campo, poco invidiabiled’altronde, non temiamo concorren-ze, e cioè nella insostenibile trafiladi reciproche asprezze, con inutili einqualificabili ripicche, gelosie o du-rezze: conclusione, ognuno delle dueparti (maggioranza e minoranza) èrimasta ossessionata dai suoi crucci,e non considera possibile nessuncambiamento, nessuna rinunzia, nes-suna seria trattativa, a discapito del-l’intera popolazione.È assolutamente negativo impanta-narsi negli inutili odi e nelle contesesenza fine mentre il paese va allo sfa-scio, costringendo i cittadini a viverein una squallida mediocrità, avulsi erefrattari ad ogni tipo di “fraternità”in chiave civile; perché possiamo co-struire case, strade, quartieri, ma nonil “paese” se una parte dei cittadinivengono esclusi e sono costretti a vi-vere gli uni accanto agli altri, allinea-

ti, accontentandosi, senza accorger-sene, di non urtarsi reciprocamente.Proviamo almeno ad usare le parolea tempo e a luogo; fermiamo questaorrida frenesia di parole; impariamoad amare questo nostro paese, a co-noscerlo, a cercarne l’anima nasco-sta, perché coesione, amicizia, acco-glienza siano finalmente il nostro se-gno distintivo.Si nota una estrema confusione nel-lo stabilire le priorità del Paese, equesto porta con se l’opacità degliobiettivi da perseguire e il conse-guente operare che deve essere fi-nalizzato per il loro ottenimento. Seil Paese deve scegliere di essere unameta turistica, bisogna darsi da fare,accorciarsi le maniche ed operare af-finché questo sia reso possibile, nonpossiamo drogarci di parole, ma civogliono dei progetti che necessa-riamente avranno la loro attuazionenel corso degli anni, ma intanto, bi-sogna approntarli; ad esempio per-ché non pensare a buttare le basi perla costruzione – nel Corso ingom-bro di ruderi pericolanti – di unapasseggiata turistica che vada dallapiazza fino al bar Tiffany con unameravigliosa panoramica che domi-na l’intera vallata dell’Ofanto? Po-chi Paesi nei nostri dintorni hannola fortuna di avere un panorama cosìinvidiabile.Questa amministrazione ha un inca-ricato che si interessi “sul serio” delritorno a Calitri dei reperti archeolo-gici trafugati, dall’Orto della Corte,con i loro preziosi corredi? Si diceche risalgono al nono secolo a.C.quindi all’epoca della fondazione diRoma. Se così fosse non può sfuggi-re a nessuno l’enorme valore di unsimile rinvenimento: perché, dopoanni, nessuno se ne interessa?

Come è possibile che l’edificio difronte alla ex casa dell’ECA è vuotoda circa un anno? È vero che la ASLviene trasferita all’Ospedale di Bi-saccia e il Difensore civico a S. An-gelo dei Lombardi? È vero che ci so-no dei cittadini che vorrebbero co-struire delle tombe nel cimitero, eche si vuole impiantare sul terrenocivico delle pale eoliche?Il popolo ha il diritto di essere infor-mato dalle autorità competenti e nondal chiacchiericcio di bottega.C’è una mancanza di incisività nelrilancio economico: c’è forse qual-cuno dell’Amministrazione comuna-le che sta progettando un piano perattirare Aziende sul nostro territorio?non ci sembra, mentre la disoccupa-zione sta strozzando interi nuclei fa-miliari.Per i giovani e la dissacrante disoc-cupazione abbiamo sentito soltantoparole vuote, senza fatti concreti.Non è legittimabile alcun atteggia-mento di rassegnazione, di disimpe-gno o di chiusura egoistica ma occor-re operare con urgenza e responsabi-lità dentro un contesto preciso di re-lazioni umane, che si esprimono con-cretamente tra le persone interessate.Certo non sono problematiche di po-co conto e diversi sono i servizi e di-verse le competenze, ma la responsa-bilità è unica e lo stile proprio delservizio è “il dialogo”; il nostro la-voro, l’amore e gli affetti che dannocalore e senso alla vita, i moltepliciimpegni che riempiono l’esistenzaquotidiana possono essere trasforma-ti e assumere in significato nuovo peruna crescita matura e per una comu-nità adulta, capace di essere sempreattenta alle esigenze particolari diciascuno.

Raffaele Salvante

OCCORRE FARE CRESCERE LA CULTURA DELLA CORRESPONSABILITÀ

I DOVERI DI CITTADINANZAQuando si parla di persone, e perciò di cittadini, ci si riferisce sia alla irriducibile identità e interioritàche costituiscono il singolo individuo, sia al rapporto fondamentale con gli altri che è alla base

della comunità umana (Commissione teologica internazionale, 2005).

La figura dell’On. Salvatore Scoca, an-che se ancora non ben conosciuta dallaopinione pubblica, dovrebbe invece, anostro modo di vedere, meritare una im-portanza superiore. Non certo per smi-niuire il valore di altri Costrituenti, maperché grazie al suo impegno ed alla suatenacia, durante i Lavori della seduta del23 Maggio 1947, Presidente l’On. Terra-cini, venne approvato l’Articolo 53, chela Costituzione pone a base del SistemaTributario della RepubblicaL’innegabile merito dell’On. SalvatoreScoca, navigato ed esperto personaggiopolitico (all’epoca aveva 53 anni ed erareduce dalla esperienza di Sottosegretarioalle Finanze del Governo De Gasperi dal17 Luglio 1946 al 18 Ottobre 19461), èquello di aver collaborato in modo decisoa delineare nel modo più ampio, attraver-so le relazioni condotte in Assemblea Costituente, come interpretare i bisognidella Nazione, traguardando gli anni avenire. Seguendo uno dei passi della Seduta della Assemblea Costituente del23/05/1947, leggiamo (On. Scoca. Ass.Costituente, 23/05/1947) “…Non è que-sto il momento più opportuno per at-tuarla, ma credo necessario che si inse-risca nella nostra Costituzione, in luogodel principio enunciato dall’articolo 25del vecchio Statuto, un principio infor-mato a un criterio più democratico, piùaderente alla coscienza della solidarietàsociale e più conforme alla evoluzionedelle legislazioni più progredite…”.L’Italia, in quel 1947 era quella che usciva,da appena due anni, dal dramma della se-conda guerra mondiale. Dovunque si vol-tasse lo sguardo si vedevano macerie. Mi-seria, fame. analfabetismo determinavanourgenze che i Costituenti ben comprende-vano. Quello che i Padri Costituenti de-scrivevano era il sogno che i posteri avreb-bero dovuto realizzare attraverso la pas-sione, l’impegno, la laboriosità, l’onestà.Ben conoscevano i nostri Padri Costuen-ti i principi di Equità, Solidarietà e Pro-gressività. I primi due elementi emergo-no come caratterizzanti l’intero disegnocostituzionale, mentre il terzo è stato po-sto a suggello del cuore economico del

paese (il Sistema Tributario), in modo daassicurare allo Stato i mezzi per fare fron-te agli impegni economici derivanti daglialtri articoli, che ne delineano la strutturaed i suoi doveri al servizio della Persona.In questa architrave che vede la Personaal centro e lo Stato al Servizio di questa(e non il contrario come accade purtroppooggi…) si inquadrano i principi informa-tivi della tassazione. Essi, pertanto, co-stituiscono i cardini del nostro SistemaCostituzionale, una conquista fondamen-tale recepita dall’Articolo 53 della nostraCarta, laddove si afferma che “Tutti sonotenuti a concorrere alle spese pubblichein ragione della loro capacità contribu-tiva. Il sistema tributario è informato acriteri di progressività”.Tale impostazione, ci piace ricordarlo,andava a mutare profondamente, nellasostanza, il sistema messo in atto dalloStatuto Albertino la cui attuazione avevadato vita ad un’evidente sperequazionein favore della “tassazione indiretta checolpiva in misura insostenibile le classipiù povere…”.Salvatore Scoca, come relatore per gliarticoli aggiuntivi in ambito tributario,rispondendo alle obiezioni dei colleghi

della “Commissione de Settantacinque”,quella che aveva il compito di redigereeffettivamente la Carta Costituzionale,delinea i due fondamentali elementi chedovranno poi entrare a fare parte del -l’enunciato finale dell’Articolo 532.

1. La Capacità Contributiva Effettivacome base della imposizione

2. La Progressività come base del cal-colo delle imposte

La prima caratteristica è la CapacitàContributiva Effettiva.Per il primo punto, ecco come si esprimeil relatore (On. Scoca. Ass. Costituente,23/05/1947) “…Non si può negare che ilcittadino, prima di essere chiamato acorrispondere una quota parte della suaricchezza allo Stato, per la soddisfazionedei bisogni pubblici, deve soddisfare i bi-sogni elementari di vita suoi propri e dicoloro ai quali, per obbligo morale e giu-ridico, deve provvedere”. Riteniamo chequesta definizione, ad oggi non rispettatadall’attuale sistema tributario, rappresentiun elemento fondamentale per uno stato ilcui compito primario è lo Sviluppo dellapersone. Dal principio della necessitàdella deduzione nell’effettivo importodelle spese necessarie alla vita ed al so-stegno della Persona e delle persone co-munque a suo carico, posto a base delladeterminazione della Capacità Contribu-tiva Effettiva, vengono poi derivati daScoca due importanti obblighi per il legi-slatore, anche questi, evidentemente, di-sattesi dal sistema tributario attuale.Il primo: “Da ciò discende la necessitàdella esclusione dei redditi minimi dallaimposizione; minimi che lo Stato ha in-teresse a tenere sufficientemente eleva-ti, per consentire il miglioramento dellecondizioni di vita delle classi meno ab-bienti, che contribuisce al migliora-mento morale e fisico delle stesse ed indefinitiva anche all’aumento della lorocapacità produttiva”.Il secondo: “Da ciò discende pure chedebbono essere tenuti in opportuna con -siderazione i carichi di famiglia del con-tribuente”.

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La figura dell’On. Salvatore Scocaattraverso la lettura degli attidella Assemblea Costituente

di Roberto Innocenti Torelli e Claudio Mazzoccoli

La conclusione è poi molto importan-te: “Sono, questi, aspetti caratteristicidi quella capacità contributiva, che laformulazione concordata dell’articoloaggiuntivo pone a base della imposi-zione…”.

La seconda caratteristica è la Progres-sività.(On. Scoca. Ass. Costituente, 23/05/1947)“… se poi consideriamo che più dei tri-buti diretti rendono i tributi indiretti equesti attuano una progressione a rove-scio, in quanto, essendo stabiliti preva-lentemente sui consumi, gravano mag-giormente sulle classi meno abbienti, sivede come in effetti la distribuzione delcarico tributario avvenga non già insenso progressivo e neppure proporzio-nale, ma in senso regressivo. Il che co-stituisce una grave ingiustizia sociale,che va eliminata, con una meditata eseria riforma tributaria.”È francamente difficile non vedere, inqueste parole, la realtà dell’Italia dei no-stri giorni, che necessita finalmente delrinnovamento del “patto fiscale”, che av-venga stavolta effettivamente nel segnodella Costituzione, a differenza di quantoaccadde nel 1973, quando un altro pattocondusse al sistema attuale. Fondamenta-le è dunque riscoprire il senso di demo-crazia, di solidarietà e di equità che ven-gono ripetuti a più riprese negli atti dellaCostituente, ma che risuonano nel verba-le del 23/05/1947 come i veri principiche devono ispirare il Sistema Tributa-rio. Indubbio è che il disegno della Co-stituzione Italiana richiedeva siffatte ca-ratteristiche al suo cuore economico. Larelazione di Scoca prosegue con altre im-portantissime considerazioni puntual-mente espresse: (On. Scoca. Ass. Costi-tuente, 23/05/1947) “La regola della pro-gressività deve essere effettivamente ope-rante; e perciò nella primitiva formula-zione dell’articolo aggiuntivo da me pro-posto avevo detto che il concorso di tuttialle spese pubbliche deve avvenire inmodo che l’onere tributario complessivogravante su ciascuno risulti informatoal criterio della progressività. Ciò signi-fica che la progressione applicata ai tri-buti sul reddito globale o sul patrimo-nio dev’esser tale da correggere le ini-quità derivanti dagli altri tributi, ed inparticolare da quelli sui consumi.”Quello che oggi preoccupa ancor più èvedere che, anziché progredire, lo statodella nazione è andato regredendo. Percapire la gravità della situazione, è suffi-ciente confrontare la realtà di oggi, incui lo Stato Sociale e principi come laSolidarietà vengono messi in discussionedai profeti del liberismo più sfrenato, con

quanto nel settembre del 1900 Giolittiaffermò “…il paese, dice l’On. Sonnino,è ammalato politicamente e moralmen-te, ed è vero; ma la causa più grave ditale malattia è il fatto che le classi diri-genti spesero enormi somme a beneficioproprio quasi esclusivo e vi fecero fron-te con imposte, il peso delle quali cadein gran parte sulle classi più povere;noi abbiamo un gran numero di impo-ste sulla miseria: il sale, il lotto, la tassasul grano, sul petrolio, il dazio sul con-sumo, ecc. … NON NE ABBIAMOUNA SOLA che colpisca esclusivamen-te la ricchezza vera; perfino le tasse su-gli affari e le tasse giudiziarie sono pro-gressive a rovescio; quando nel 1893,per stringenti necessità finanziarie, iodovetti chiedere alle classi più riccheun lieve sacrificio, sorse da una partedelle medesime una ribellione assai piùefficace contro il governo che quella deipoveri contadini siciliani, e l’On. Son-nino, andato al governo dopo di me, dovette provvedere alle finanze RIAL-ZANDO ancora il prezzo del sale e ildazio sui cereali. Io deploro quanti altrimai la lotta di classe; ma, siamo giusti:chi l’ha iniziata?”

APPENDICI1. Presentazione della AssociazioneLa Associazione ARTICOLO 53 nascealcuni anni fa come iniziativa libera espontanea di personaggi della Società Ci-vile che hanno deciso di dedicare il loroimpegno a sostegno della battaglia perun FISCO EQUO, SOLIDALE e CO-STITUZIONALE. Non ha pertanto al-cun carattere politico e non riceve alcunfinanziamento o sovvenzione.Il nostro impegno parte dallo Studio del-la Costituzione. dalla Analisi dei verbalidella Assemblea Costituente e dalla veri-fica puntuale della mancata attuazionedel dettato Costituzionale in tutte le for-me nel quale il Sistema Tributario è statogestito dalla classe politica a partire dal1973 in poi.Il tavolo di studio, frutto della fattiva col-laborazione degli aderenti, ha condotto adocumenti, alcuni dei quali in fase dipubblicazione su questo nuovo sito, hacondotto a Libri (FISCO: La Costituzio-ne Tradita, del 2008), a Collaborazionicon altri autori per contributi a Libri, adiscussioni con le Forze Politiche e, ulti-mo in ordine di tempo, ma non certo attoconclusivo, il Convegno FISCO, EVA-SIONE FISCALE e DEBITO PUBBLI-CO: Torniamo alla Costituzione, tenuto-si a Firenze il 26 Febbraio 2011 e cheha visto riuniti i membri della nostra As-sociazione e della Associazione ARDep

(Associazione per la Riduzione del De-bito Pubblico).L’impegno precipuo della Associazione èquello di Difendere la Costituzione at-traverso la sua Attuazione. Se infatti ilDettato Costituzionale non viene attuato,come oggi accade per tanti articoli, restaSEME SENZA FRUTTO. Una nazioneche si sviluppa senza seguire la propriacostituzione, finisce per trovarsi nella si-tuazione di trovarsi regolata da una “co-stituzione materiale” che diverge in tuttoo in parte da quella Naturale del 1947,promulgata il 1° gennaio 1948.Produrre la fine della vera ed unica Co-stituzione Italiana, quella del 1948 (pursenza un atto formale, ma per continuosvuotamento ed allontanamento) è laoperazione in cui sembra impegnata lagran parte della classe politica del no-stro paese da decenni.La opinione pubblica, distolta dalle ansielegate alla vita di ogni giorno e dai casiche i media propongono, non riesce an-cora a distinguere la deriva anticostitu-zionale in corso, né percepisce il perico-lo che incombe sullo stato sociale e sugliequilibri che mantengono unito, solidalee… “Italiano” il nostro paese.La Costituzione della Repubblica Italia-na, fondamentale per il mantenimento elo sviluppo della Unità nazionale ha, sindalla sua promulgazione, il cuore eco-nomico nell’Articolo 53.Rarissimo caso, se non unico al mondo,la Costituzione Italiana, ha dato indica-zioni precise su come costruire il Siste-ma Tributario. Non solo… Nel 1971 unalegge Delega, la 825/71 chiarì, ad operastavolta del Legislatore (composto perbuona parte da Padri Costituenti…), ilmodo in cui costruire un SISTEMA TRI-BUTARIO NEL SOLCO DEL DETTA-TO COSTITUZIONALE.Nel 1973, anziché far seguire i soli de-creti attuativi della legge delega 825/71,fu varata la legge 600/73, alla base delfallimentare Sistema Tributario attuale…Dunque, nel 1973, avvenne qualcosa chepossiamo oggi politicamente definire unTRADIMENTO DELLA COSTITU-ZIONE.Nel 2012, a 64 anni dalla promulgazionedella Carta Costituzionale, purtroppo sia-mo costretti a denunziare che l’Articolo53 non è ancora attuato. Con esso, tuttigli articoli che si ispirano allo sviluppodell’individuo, alla formazione, alle fa-miglie, alla maternità, alla tutela dei di-ritti da parte dello Stato, sono messi inpericolo.Serve un’opera capillare di INFORMA-ZIONE prima e di FORMAZIONE poi.E questo è l’impegno a cui ci sentiamochiamati.

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2. Dati StoriciConclusioniConfidiamo che questo excursus del -l’opera dell’On. Salvatore Scoca, perquanto limitato alla sua partecipazione al-la Assemblea Costituente, serva a rendereomaggio ad una figura certamente signifi-cativa per il nostro paese e di stimolo perquanti, come noi di Articolo 53, si battonoquotidianamente affiché il disegno costi-tuzionale venga attuato concretamente nelnostro Paese. È evidente infatti che, a piùdi sessanta anni dalla sua promulgazione,la Costituzione è ben lungi dall’essere sta-ta attuata. Ne abbiamo purtroppo costan-temente conferma.Firenze, 29 Maggio 2012

Roberto Innocenti TorelliResponsabile

Associazione Articolo 53Salvatore Scoca - Meuccio Ruini

Ing. Claudio MazzoccoliMembro della

Associazione Articolo 53Salvatore Scoca - Meuccio Ruini

Associazione ARTICOLO 53Il Presidente Roberto Innocenti Torelli

http://sites.google.com/site/[email protected]

NOTE1 Si veda nella Appendice: Dati Storici la Figura 1.2 Si veda nella Appendice: Dati Storici la Figura 2.

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LAUREAIl 18 aprile 2012 presso la SecondaUniversità di Napoli Facoltà di

medicina e chirurgia - Polo didatticoASL Avellino Grottaminarda, si èfelicemente laureata la signorina

Enza METALLO

discutendo col chiar.mo professoreCamillo Vittozzi la tesi “Disprassiacongenita: aspetti neurobiologici

ed emozionali”.La Redazione è vicina alla felicità deigenitori Franca e Giovanni, dell’amatasorella Rosa, e dei parenti tutti, ed

augura alla novella dott.ssa ogni beneper il suo futuro professionale.

Ci piace segnalarvi questo giovane ingegnere dott. Michele Cerreta, figlio del nostro concittadino Luigi (benfigliuol’) residenti a Lucca, ripor-tando quanto scriveva “LA NAZIONE” di Lucca del gennaio 2012. Vi invitiamo inoltre a consultare il sito www.pizero.net

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M ichele Arcangelo Di Maio, nacque aCalitri nel 1931 da Benedetto e da

Rosa Cerreta e, come molti altri ragazzi,trascorse parte dell’adolescenza nel suopaese, prima di andar fuori per continua-re gli studi. Dopo aver conseguito il Di-ploma di Geometra a Salerno, si iscrisseall’Istituto Superiore di Educazione Fisi-ca della Farnesina di Roma, appena ri-nato dopo il Fascismo. Tornò, quindi, aCalitri come docente di questa materia eprestò servizio presso la Scuola Media el’Istituto Tecnico Commerciale.Conobbe allora Marisa Franco, originariadi Bovino, giunta nell’Istituto TecnicoCommerciale in qualità d’insegnanted’Inglese e con lei si fidanzò. Una can-zone in voga a quel tempo era Love inPortofino. Insieme poi decisero di trasfe-rirsi a Napoli e di sposarsi nel 1961.A Napoli, Michele ebbe la cattedra pressol’Istituto “Galiani”, che si trova in pros-simità di Piazza Carlo III. Contempora-neamente si inserì come istruttore e pre-paratore atletico nell’ampio circuito napo-letano delle attività sportive, collaborandocon l’Associazione Italiana di Cultura eSport.I suoi legami con la famiglia e con l’interacomunità di origine, però, si mantennerosempre fortissimi. Tornava frequente-mente a Calitri, dove trascorreva qualchegiorno con immenso piacere. Nell’andiri-vieni in mezzo alla gente durante le festepatronali, cioè nel tradizionale andare sue giù tra le bancarelle o appresso alla pro-cessione di San Canio e dell’Immacolata,era difficile fare due passi conlui. Si fermava ad ogni pièsospinto, ora con uno ora conun altro. A volte solo per unrapido saluto, ma più spesso perfarsi raccontare anche le novità.Rientrava a casa sempre a nottefonda, dopo aver partecipato ainfinite chiacchiere con gliamici ritrovati e ai tanti succes-sivi allegri capannelli formatiintorno alla sua figura aitante, alsuo inconfondibile modo digesticolare e alla sua schiettarisata.E i calitrani ricambiavano i sentimenti d’affetto per lui.Quando è giunta la notizia dellasua morte, avvenuta il 12 di -cembre del 2011, qui a Calitri

c’è stato un sincero dispiacere. Nono-stante la recente malattia, Michele erastato visto in macchina poco tempo primae nulla lasciava immaginare che la suavita fosse ridotta al lumicino.Tempo addietro, quando egli già nonstava più bene, io e lui ci siamo fermati alBelvedere del Corso, poco distanti dalgrigio torrione emerso dai ruderi del ter-remoto dell’80. Spaziavamo lo sguardonella valle dell’Ofanto e ammiravamo levarie gradazioni di verde davanti a noi e,

in alto, il cielo azzurro e terso. Di fronte,sui monti dell’Appennino, i nostri occhi sifermavano progressivamente sulla grandecupola rotonda dell’Osservatorio Astro-nomico di Castelgrande, poi su Pescopa-gano e infine su Sant’Andrea di Conza.Intanto il sole cominciava a nascondersidietro le tre gobbe di Gagliano mettendoin scena a poco a poco, alla nostra destra,il rosso bellissimo del tramonto. È statoallora che Michele sorridendo mi ha dettoall’improvviso: « È questo che mi man-cherà, quando morrò».Ricordo sempre questa frase ogni voltache vado a fargli visita al cimitero. E nonmi pare vero che ora stia lì, dopo averlovisto all’opera nelle attività più impen-sate: riparare la sua scoppiettante campa-gnola, caricare la sua barca a vela per por-tarla a Campomarino, usare i colori a tem-pera per esprimere la sua vena artistica,andare a caccia con Diva, il suo canefedele, uscire dall’acqua del Lago diMonticchio dopo essersi immerso con ungesto da esperto nuotatore.Michele era davvero una persona spe-ciale. Non lo dico perché era mio cugino,ma per tutto ciò che sapeva fare e chealtri non osavano neppure pensare. E perla simpatia che era capace di catturaredalla gente. Con lui, anche i più timidi sisentivano invogliati a parlare, qualunquefosse il pretesto occasionale da cui potevainiziare la conversazione.Per queste ragioni, e non solo per la suadedizione allo sport, i suoi amici lo chia-mavano «il Campione». In un certo senso

lo era davvero e, comunque,egli era stato a stretto contattocon dei veri campioni. Comestudente della Farnesina avevaanche fatto parte dello staff tec-nico delle Olimpiadi Invernalidi Cortina d’Ampezzo nel1956, cioè del gruppo di gio-vani atleti incaricati di curare latenuta delle piste sulle qualiavvenivano le gare di sci. ACortina trascorreva il tempolibero con Lino Lacedelli, unodei conquistatori del K2, edaltri atleti conosciuti sui campida sci. Durante la sfilata olim-pica inaugurale fece parte dellasquadra dei portabandiere e, trale sue mansioni, ebbe anchequella di accompagnare le per-

PERSONAGGIIl campione calitrano

Olimpiadi Invernali di Cortina, 1956. Michele Di Maio e Lino Lace-delli, uno dei conquistatori del K2.

Olimpiadi Invernali di Cortina, 1956. Mi-chele Di Maio con Sophia Loren.

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sonalità e i giornalisti accreditati allamanifestazione. Nel suo album ho tro-vato molte foto di quell’evento, tra cuiuna in cui è ritratto con una giovanis-sima Sophia Loren.Michele tornò a Calitri da Cortina por-tando con sé un paio di sci. Noialtri bam-bini, che non li avevamo mai visti,seguimmo con curiosità festosa le sueevoluzioni sulla neve, che quell’anno fuabbondante.Poi vennero le Olimpiadi del 1960. Gliorganizzatori scelsero la via Appia comepercorso lungo il quale la fiaccola olim-pica, accesa in Grecia e portata per marea Siracusa, doveva salire verso nord pergiungere a Roma. Il tracciato di questaantica arteria romana, come si sa, passaper Pescopagano e Sant’Andrea diConza. In qualità di allenatore deglialunni che partecipavano alle gare pro-vinciali di atletica, Michele fuchiamato a far parte dellacommissione che selezionòdue tedofori di Calitri: EttoreCicoria e Peppino Galgano.Come geometra, Michele pro-gettò alcune abitazioni. Traqueste è da ricordare propriola sua casa di campagna, aGagliano. Essa, immersa neicampi, è circondata da unvigneto e da alberi da frutta,nonché da numerosi alveari.Al suo interno contiene inol-tre un laboratorio per la pro-duzione di miele, che insiemeallo sport è stata la sua grandepassione. Ma più che di casadi campagna andrebbe beneil termine di magione, dalmo mento che questa costru-zione fu da lui progettata per-ché fosse ospitale, con un belporticato, una grande veranda

e tutti i comfort moderni. Questo edifi-cio fu realizzato con i risparmi dell’in-tera famiglia, a poco a poco, a comin-ciare dagli anni settanta. A farla sorgeree a completarla è stato il suo carissimoamico Michele Del Re, un artigianopoliedrico che definire semplicementemuratore è troppo riduttivo e che invecebisognerebbe considerare un «tesorovivente» per tutto il pregio che sa con-ferire alle cose che fa.Nelle ampie stanze di questa residenza,dunque, egli aveva il piacere di ricevere isuoi amici, con la complice collabora-zione delle sorelle Maria e Teresa, lequali non si sottraevano alla fatica di pre-parare per essi lauti pranzi. Spesso gliinvitati erano i membri dell’Associa-zioneAmici dell’Irpinia che venivano daNapoli o anche da più lontano. E a volte,per evitar loro la fatica di guidare per chi-lometri fino a Calitri, Michele noleggiavaaddirittura un autobus che li accompa-gnasse da lui. Alla fine della giornata tra-scorsa nell’aria pura di Gagliano e primadi tornare a casa essi ricevevano in regaloi frutti degli alberi di quei campi, nonchébarattoli del suo miele.Tuttavia, egli, nonostante i suoi mul-tiformi interessi, non perse mai di vistal’educazione dei figli.Ho diversi debiti di riconoscenza neiriguardi di Michele. Ne vorrei citare solodue. Il primo è che fin da tenera età hoimparato da lui a guardare fuori dal pic-colo nido di casa mia, trasportato in giroper il paese sulla canna della sua bici-cletta, poi lungo le strade dei paesi vicinisul sedile posteriore della sua vespa e,infine, all’interno della sua seicentonuova fiammante. E da grande, quando

mi trasferii a Napoli per studiare al -l’Università, fu proprio lui ad offrirmile occasioni più propizie per allargare lemie limitate conoscenze.Il secondo è per l’incoraggiamento dalui ricevuto ogni volta che ho intrapresoun lavoro impegnativo. Michele mi spro-nava ad andare sempre avanti, anchequando non sapeva bene di che naturafosse lo scoglio che dovevo superare. Inparticolare, devo a lui il sostegno moralee materiale nella costruzione dei primiexhibit scientifici interattivi per la mani-festazione napoletana «Futuro Remoto»e per tutto ciò che concerne le iniziativedi divulgazione scientifica che successi-

vamente ho proposto qui aCalitri.Michele ha avuto anche i suoidifetti, come d’altra parte tuttinoi. Ma certamente non gli sipuò imputare quello dell’in-differenza verso coloro cheattraversavano vicende deli-cate. Per queste persone si èsempre adoperato, moltodiscretamente, affinché tro-vassero la strada giusta, sug-gerendo a loro concrete op -portunità di soluzione dei pro-blemi. Egli si fidava dellamassima che gli aveva inse-gnato sua madre: «Il Signorechiude una porta e ne apreun’altra». Frase che esprimeil fondamentale atto di spe-ranza che ha accompagnatol’intera sua vita.

Pietro Cerreta

Olimpiadi di Roma, 1960. Passaggio della fiaccola olimpica perSant’Andrea di Conza. Michele Di Maio con il tedoforo Ettore Ci-coria e con Alfonso Acocella.

Roma, Michele Di Maio e Marisa Franco,durante una gita scolastica.

Calitri, Michele Di Maio e Marisa Franco,con alcuni professori dell’Istituto TecnicoCommerciale e della Scuola Media. Alle lo-ro spalle l’edificio scolastico recentementedemolito.

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Fanciulli che crescono con occhi profondi,Di nulla sanno, crescono e muoionoE tutti gli uomini vanno per la loro strada.

Dolci frutti che nascono dagli acerbiE cadono già di notte come uccellini morti,Giacciono pochi giorni e marciscono.

Tutto ciò, e questi giochi, a noi che giovano?A noi che pure siamo adulti ed eternamentesoli,Che vagando non cerchiamo mai una meta?

Che gioia, di queste cose averne viste tante?E tuttavia, dice molto che dice «Sera»,Una parola da cui scorre profondità e tristezza

Come greve miele dagli incavati favi.

«Ballata della vita esteriore»(di Hugo Von Hafmannsthal)

Messe da parte le ultime, isolate testi-monianze che ancora sopravvivono

alle sofferenze della vecchiaia, a Calitri èscomparso pure il vasto mondo degli arti-giani. Insieme a quello dei contadini, pocopiù di mezzo secolo fa, esso rappresenta-va il secondi pilastro dell’attività econo-mica e produttiva della popolazione.La parte antica delle case, quella che inanni non lontani riecheggiava di voci e dirumori dentro le botteghe di artigiani in-tenti al lavoro dalla mattina alla sera dopoche l’abituale gruppo di amici aveva con-sumato il caffè al solito bar e soddisfatto ibisogni del corpo nel “Pascone” che lam-biva la periferia del centro abitativo, oggiè ridotta a un camminare monotono e oc-casionale per stradine e vicoli avvolti dalsilenzio di una realtà diventata da moltianni testimonianza muta di un’epocascomparsa per sempre. Allora non c’eraangolo del caseggiato che al passante nonoffriva la presenza di una bottega spalan-cata, magari poco spaziosa perché adatta-ta ad una funzione di emergenza, con den-tro il “Mastro” al lavoro insieme a qual-che discepolo-apprendista. Ricordare oggicom’era Calitri ieri, quando il popolo checi viveva era quasi un affresco di famiglienumerose con una storia insignificantefatta di vite semplici, spesso umili e diffi-cili, tormentate da stenti e confortate dasperanze ed attese, significa raccontare lastoria di vite vissute nella maniera più co-mune e naturale.

Più di mezzo secolo fa il nostro Paese sipresentava sotto un aspetto diverso daquello odierno. Gli abitanti erano tanti e lerisorse per vivere piuttosto ristrette. Sicoltivava la terra in ogni maniera, con lebraccia e con gli animali; si seminava e siaspettava il raccolto. Si allevavano ani-mali domestici e animali da fatica; galline,conigli e tacchini; pecore, capre, buoi emaiali per la famiglia. Bastava percorrerele campagne e frequentare le strade chetagliavano l’abitato per averne le proveconcrete. Nel periodo adatto i campi era-no popolati di contadini al lavoro che ral-legravano lo spirito coi canti completandole colorature naturali. Il centro abitativo ele stradine periferiche riecheggiavano dirumori che animavano le botteghe degliartigiani intenti al compimento del pro-prio dovere. Ce n’erano di tutti i tipi e diogni condizione: anziani e giovani, spo-sati con moglie e figli, scapoli di una cer-ta età per scelta personale. L’estrazionesociale era più o meno la stessa per lamaggior parte di essi: figli di artigiani checontinuavano il mestiere paterno; “Ma-stri” fatti da poco o per scelta propria oper decisione presa in famiglia.Appena trovata la strada, i giovani che siavviavano al mondo del lavoro artigiana-le, venivano affidati al maestro che davamaggiore affidamento e già il giorno dopocominciavano a prendere dimestichezzacon la bottega e con l’attrezzatura. Rice-vevano un po’ alla volta i primi rudimentidi formazione. Imparavano a familiariz-zare con gli attrezzi più semplici primadi prendere contatto con quelli più com-plicati. Imparavano a distinguere la mate-ria prima. Osservavano e ascoltavano conattenzione i suggerimenti del maestro cheera competente, intransigente e di pocheparole. I segreti del mestiere più che esse-re svelati con l’insegnamento, spesso bi-sognava scoprirli con prontezza di riflessi,comprenderli e rubarli furtivamente conl’intelligenza.Nella bottega c’era sempre da fare qualco-sa, anche quando tardavano le ordinazioniprivate. Nella circostanza il “Mastro” con-cedeva ampia facoltà di suoi apprendisti diattendere alla realizzazione di lavoretti inproprio. Le circostanze per imparare infretta non mancavano e i ragazzi che ave-vano voglia di farlo potevano sfruttarel’occasione specialmente se avevano lafortuna di venire affidati ad una guida dimente elastica, di discreto livello di cono-

scenze scolastiche e di stima per i suoi al-lievi. Quasi tutti i maestri di bottega nontrascuravano l’informazione, la lettura delgiornale e l’occasione di innalzare la lorocoscienza civile, sociale e politica. Sape-vano essere pratici e teorici al tempo stes-so. Sapevano badare a sé stessi e amavanodiscutere dei problemi che li toccavano davicino. Sapevano fare i padri di famiglia esapevano svolgere con coscienza il lororuolo di cittadini consapevoli e responsa-bili. Magari avendo poca scuola, ma puretanta esperienza vissuta e praticata.Per gli apprendisti il tempo per imparare ilmestiere e mettersi in proprio era piuttostolungo. Le ragioni c’erano ed erano tante.La scarsezza delle risorse economiche infamiglia rendeva difficile mettere su unpiccolo laboratorio e adeguatamente at-trezzato; il tempo per farsi un nome com-portava esperienza e lungaggini; conqui-stare la fiducia della clientela esigenza econtesa dalla concorrenza; la mancanza dicapitale per l’approvvigionamento dellamateria prima; le difficoltà di eseguire econsegnare ordinazioni a credito ai clientiche si trovavano in difficoltà economiche.Di solito l’età di che veniva destinato al-l’apprendistato di un mestiere coincidevapiù o meno con quella della conclusionedella frequenza della Scuola Elementare.In casi eccezionali, con il conseguimentodella Licenza Media o di Avviamento Pro-fessionale. In realtà, più che la scuola, leprospettive per il futuro dei figli delle fa-miglie calitrane di allora erano pochissimee quasi obbligate: l’attività agricola, quellaartigianale e quella dell’operaio: unicisbocchi facilmente reperibili e la possibi-lità immediata di dare una mano ai genito-ri in difficoltà per mandare avanti la casa.In quegli anni il lavoro era alla base di tut-to, ma poterlo svolgere in proprio senzadover rinunciare alla libertà e all’autono-mia di sé stessi, era, a dir poco, un privile-gio. Importava l’utile che si ricavava, macontava molto di più il rispetto e la stima,la possibilità di percorrere la propria stradacon la mente e con le forze personali.Tra le molteplici categorie artigianali cor-revano sentimenti contrapposti: amicizia,rispetto e solidarietà da una parte; gelosia,invidia e discredito dall’altra. Natural-mente l’effetto di tale atteggiamento si ri-percuoteva sul comportamento delle per-sone che ricorrevano al loro lavoro.Una delle abitudini che praticava buonaparte degli artigiani calitrani era quella di

RICORDARE PER CHI NON SA- PARTE Xdi Gerardo Melaccio

svolgere delle attività collaterali. Quelladella coltivazione di un pezzo di terra ere-ditato che veniva adibito a seminativo, avigneto, a uliveto, a orto e a frutteto, aseconda del sito e della contrada del terri-torio costituiva quasi un luogo comuneper molti di loro. Sicché, nei periodi sta-gionali si improvvisavano agricoltori, vi-gnaioli, ortolani e ortofrutticoltori. So-spendevano per quanto era necessario gliimpegni del mestiere e sbrigavano i lavo-ri campestri facendosi aiutare anche daidiscepoli. Per costoro era una vera festa,non tanto perché sospendevano gli impe-gni interni, quanto perché potevano stareall’aperto, erano meno controllati e pote-vano gustare l’ottima cucina della padro-na. Peccato che tali occasioni capitavanopochissime volte all’anno!A parte questi rari casi di vero gradimento,la quotidianità delle botteghe dove si la-vorava scorreva senza novità e con estre-

ma regolarità. Salvo i casi di qualchesconcezza e di qualche intemperanza dicomportamento, di insofferenza o di ma-lumore, tutto rientrava nella norma. E lanorma consisteva nel ritagliare e cucirepezzi di stoffa, informare tomaie di ca-pretto e di vitello, suolare un plantare;spingere avanti e indietro in ferro da stiroarroventato e fumante; piallare tavole eincastonare traversini di legno stagiona-to; stagnare una caldaia; manipolare l’ar-gilla; impastare sabbia e cemento; sovrap-porre e appiccicare mattoni; squadrare emettere a piombo pietre per murature; fer-rare asini e muli svolgendo il proprio me-stiere con orgoglio e dignità, competenzae attaccamento. Si badava alle novità deigusti e della tecnologia cercando di soddi-sfare l’esigenza dei clienti. Non ci si ri-sparmiava pur di guadagnarsi l’apprezza-mento professionale. Si cercava di mi-gliorare il frutto del lavoro sotto il profilo

qualitativo prima ancora che sotto quelloeconomico. Si teneva molto alla decenzadel tenore di vita di ciascuno e di tutti.Educati alla pratica dell’onestà, gli arti-giani di Calitri si tenevano lontani dallaspregiudicatezza del profitto e dall’avi-dità, dal parassitismo che viveva di im-brogli e di falsificazioni.Le botteghe dei barbieri in particolare, deisarti, calzolai e falegnami erano luoghimolto frequentati dove si tenevano accesediscussioni di notizie, di opinioni e di fat-ti di cronaca. Quando il tempo lo permet-teva, diventavano luoghi di ritrovo dovecircolavano notizie fresche fresche sui fat-ti che accadevano in paese; sedi di incon-tro-scontro tra opinionisti e chiacchieronidi mestiere; tra allegroni e fanfaroni, per-sone serie e persone ingenue e bonaccio-ne. Si trattava di un modo di essere pae-sano che dura ancora e che si va arric-chendo e trasformando sempre di più.

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L’ultimo decennio della nostra storia,non solo politica ma anche culturale,

ha subito un abbassamento di spessore intermini di punti di riferimento a cui guar-dare con costanza e ammirazione.Lo sviluppo dell’apparire forzato; del vo-lo senz’ali; del respiro senza polmoni; deltrucco amplificato dall’immagine; dellacapacità di essere tutti santi senza mai es-sersi confessati, ci ha condotti ciecamentein un cono d’ombra.Siamo stati tutti bravi a mettere nel cas-setto l’idea dell’uomo savio, preparato,intelligente, lungimirante per rispolverarela strada a condottieri senza briglie, chehanno avuto la persuasione di spacciarsiper grandi combattenti.La tv spazzatura ci ha regalato ministri,sottosegretari, funzionari di partito, con-siglieri regionali, il tutto sotto la sapienteregia di semplici venditori di tappeti a cuiabbiamo regalato spazi istituzionali chemai dovevano essere concessi, visto ildanno di credibilità ancora vivo sotto gliocchi di tutti. È come se la società avessesmesso di pensare; avesse parcheggiato ilproprio pensiero sotto la suola delle scar-pe, ponendosi come spettatrice passiva diuno spettacolo a cui tutti avrebbero volutopartecipare nonostante lati opachi ed eti-camente impuri.Mentre questo film è andato in onda peranni interi, oltreconfine regnava stupore esbigottimento sulla narcotizzazione degliitaliani, genuflessi ad omuncoli senza ri-tegno, senza la giusta maturità meritocra-

tica e tecnica per guidare le sorti di unpaese.Se guardiamo in casa nostra, nella nostrapiccola comunità calitrana, l’oasi del mitoeterno vive con disinvoltura, dando al mi-to stesso un’importanza che non meritain quanto nella maggior parte dei casi an-drebbe bistrattato.Da cantanti famosi a politici vecchi e pro-statici, quando qualcuno di questi sogget-ti cavalca il suolo domestico è come sefosse in odore di santità. Si affollano sale,si ascoltano canzoni, s’imbastiscono ap-puntamenti folcloristici ove l’attrazionediventa il personaggio che si ammira intutte le sue forme senza un perché, senzaun vero e proprio motivo.Se a qualcuno chiedi perché quel cantantepiace o cosa impersoni di straordinarioquel politico, gli occhi dell’intervistatoiniziano a ruotare nel vuoto, in cerca diuna risposta che eviti l’assenza di suonivocali, ma dopo un po’ ti senti dire: per-ché è di Calitri, oppure, ha fatto tanto perle nostre zone, senza sapere decifrare, intermini concreti, il tanto.Se nel piccolo, il bagliore dell’effimeroscalda i cuori, a livello nazionale, l’italia-no medio ha spinto così forte la correntedel futile che oggi si trova a dover fare unimpegnativo mea culpa, a fronte di uncommissariamento totale della società, icui effetti negativi sembrano inarrestabili.La crisi economica, la disoccupazione,l’assenza di merito, la difficoltà di sapereconvivere nel rispetto delle regole, sono

tutti casi legati a congiunture internazio-nali, o all’incapacità dei falsi miti di pro-gresso che abbiamo osannato?Il vero problema sta nella complicità del-la società italiana alla determinazione diquesto appiattimento. La grande Italia deigrandi italiani che con la loro brillantezzaintellettuale e materiale ancora oggi cipermettono di essere ricordati nel mon-do, ha ceduto il posto a manutengoli diborgata, che senza né arte e né parte sisono azzerati in un sistema marcio, tantoda generare, elettoralmente parlando,profonda venerazione per la comicità.Diventa quindi difficile capire come cam-biare rotta, ammesso che si voglia cam-biare. Passare dal complesso al semplice,dall’opaco alla trasparenza, dall’omunco-lo all’uomo vero, significa proiettare men-talmente una rivoluzione copernicana chedurerà negli anni e a cui credono in pochi.Una famosa canzone recitava: “finché labarca va, lasciala andare”. Non dimenti-chiamo però cosa succede ai navigantiquando la nave su cui bivaccano la si af-fidi nelle mani di un comandante alticciopreso da lussuria momentanea: il ballo fi-nisce, si spengono le luci e i giubbotti disalvataggio non bastano.Se quindi la società italiana continuerà adispirarsi a profeti di sventura, si troverà inuna posizione in cui riportare la nave inasse non vi riuscirà più nessuno.

Marco Bozzahttp://marcobozza.blogspot.com/

IL RIFERIMENTO ANOMALOdi Marco Bozza

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Parlando di medicina ayurvedica non si puònon parlare della Withamnia Somnifera o

Ashwaganda, pianta delle Solanacee di cui si uti-lizza la radice. I suoi principali principi attivi so-no dei lattoni steroidei come i withanolidi e lawithaferina e alcaloidi come la withasomnina e lawithanina, ecc. Alle ben conosciute proprietà an-siolitiche, si associano potenti effetti antistress enootropi con accrescimento della memoria: viene,infatti, utilizzata dalla medicina ayurvedica comeagente che promuove l’apprendimento e il recu-pero della memoria in caso di demenza senilemoderata ma non in quella grave.Azione immuno-modulante: i glicosidi withano-lidi IX e X hanno azione immuno-stimolamnte edeterminano aumento della cellularità a livellodel midollo osseo e la withaferina produce im-munosoppressione come è stato testato nelle in-fiammazioni da carragenina nei ratti. I withanoli-di riducono il livello delle proteine della fase acu-ta e in tal senso sembra che mimano l’effetto de-gli antinfiammatori glicocorticoidi ( efficaci comesappiamo nel modulare la sintesi delle proteineinteressate nell’infiammazione a differenza deiFANS che non hanno effetto sulle proteine).Quindi la W.S. è adattogena e immunomodulante.Ha inoltre interessanti azioni anticonvulsivantiin particolare nei bambini. Fatta questa premessasi potrebbe ipotizzare un ruolo dei principi attividella W.S. nello stabilizzare i livelli di ossido ni-trico (NO) a livello centrale e periferico. L’ossidonitrico è un gas della durata di sei secondi conproprietà vaso dilatanti, importanti azioni anti-pertrofiche al livello del miocardio, antiprolifera-tive, antiaggreganti e miorilassanti oltre alle bennote azioni pro infiammatorie come è stato am-piamente documentato dagli studi della dottores-sa Bucci dell’Istituto di Farmacologia Clinicadell’Università “Federico II” di Napoli proprio ininfiammazioni indotte dalla carragenina in ratti.L’NO in eccesso indurrebbe, invece, aumento del-la tossicità del glutammato sui recettori NDMA alivello centrale e questo spiegherebbe l’utilitàdella withaferina nella profilassi delle convulsio-ni febbrili del bambino. Inoltre, l’NO è neuro-trasmettitore importante per alcuni processi diapprendimento ed è comprovato che verrebbeprodotto dai macrofagi nelle risposte infiamma-torie in risposte a stimoli specifici a partire daNOsintetasi inducibili andando poi a legare il FeEME degli enzimi bersaglio. Ciò significa sulpiano micromolecolare che l’NO in eccesso po-trebbe interferire con alcune funzioni vitali dellecellule a sede mitocondriale. Di qui l’importanzadi mantenere in equilibrio i suoi livelli iuxtacel-lulare.Abbiamo due enzimi a livello endoteliale e sonole NOsintetasi Gi (non sensibile alla tossina della

pertosse) e Gs (sensibile alla tossina della pertos-se) e questo potrebbe far pensare che il vaccinoacellulare antipertosse potrebbe a lungo andareessere responsabile delle sempre più frequentiipertensioni nei giovani. Infatti, il S.I. è in equili-brio dinamico secondo la teoria del NETWORKidiotipico di Yern e anticorpi bloccanti l’NOsin-tetasi si potrebbero produrre in risposta al vaccinoinducendo la sintesi d i caveolina1 e di sfingoli-sina1 inibendo la NOsintetasi endoteliale propriocome fa la tossina della pertosse in vivo. La di-sfunzione endoteriale inoltre, riduce la biodispo-nibilità di NO con conseguente aumento dellespecie reattive dell’ossigeno (anione superossido,perossinitrito, ecc.) e dello stress ossidativo.Il perossinitrito (ONOO) è responsabile di nu-merosi effetti dannosi a livello cardiovascolarefra cui la liperossidazione, la apoptosi dei mioci-ti e l’inattivazione di enzimi necessari alla fun-zione contrattile. Un ottimo rimedio per l’iper-tensione giovanile potrebbe essere l’iperico, pian-ta nota come pianta di giugno o scaccia diavoli oerba di San Giovanni, nota per le proprietà anti-depressive per il suo contenuto in ipericina cheinibirebbe le monoaminossodasi con relativo au-mento dei neurotrasmettitori a livello centrale.L’iperico è noto come induttore enzimatico delcitocromo P450 che è uno dei tre sistemi enzi-matici dipendenti dalla fosfolipasi A2 con la cil-cossogenasi e la lipossigenasi.Noto è anche il ruolo delle fosfolipasi A2 nel-l’angiogenesi tumorale oltre che in alcune ma-lattie infiammatorie croniche e nell’asma. La fo-sfolipasi A2 porterebbe alla sintesi tra l’altro diossido nitrico. È ipotizzabile pertanto, che la sin-tesi di derivati dell’acido arachidonico a partiredal citocromo P450 come il 19-20 idrossi acidoarachidonico libererebbe dei mediatori chimiciintracellulari fino alla disinibizione delle NO-sintetasi da parte del sistema caveolina1- stin-golisina1.Quindi, un’aumentata biodisponibilità di argininaprecursore dell’ossido nitrico associata a ipericopotrebbe avere un’efficacia terapeutica nell’iper-tensioni giovanili e nel controllo delle crisi iper-tensive in menopausa dove viene meno l’effettoprotettivo degli estrogeni.Naturalmente è da ricordare che l’induzione delcitocromo P450 inficerebbe la terapia con far-maci anti-ipertensivi visto che ne aumenterebbe ilmetabolismo e infatti sappiamo che la biodispo-nibilità orale di taluni farmaci anti-ipertensiviviene meno proprio poter l’azione del CYTP450a livello gastrointestinale; ciò giustificherebbel’inefficacia di taluni farmaci nel controllo delleipertensioni in terapia di lunga data. C’è da ag-giungere anche, che gli americani classificano inPOOR Metabolizers ed Estensive Metabolizers i

pazienti con diversa compliance dei farmaci perl’esistenza di diverse isoforme enzimatiche delCYT P450 geneticamente indotte.Ritornando poi alle fosfolipasi A2 sappiamo chepotenti inibitori sono l’actinomicina D, il defla-zacort (Deflan nome commerciale) e il DHEA equesto potrebbe suggerire nuove strategie tera-peutiche soprattutto nel microcitoma polmona-re. Questo vale anche nell’infiammazioni legatealle protesi d’anca, dove la fosfolipasi A2 giocaun ruolo diretto nell’insorgenza dei disturbi diattecchimento della stessa protesi. Il Deflan as-sociato alla propoli EVSP può essere un ottimorimedio.La propoli EVSP è un prodotto a base di propoli,astragalus membranacaeus e uncaria. L’astragalusè noto per le sue proprietà antinfiammatorie inquanto è un ehnancer diretto del ‘IL2 che è unacitochina che stimola le cellule T-Helper1 depu-tate alle reazioni cellulo-mediate contro antigeniesterni. Questo è stato dimostrato dalla medicinaayurvedica in una “long-term immonorestorativetherapy nell’AIDS”.Astragalus, curcuma longa e Withamnia Som-nifera sono state ampiamente testate nella sin-drome da immuno-deficienza acquisita; in parti-colare la curcuma oltre ad aumentare i livelli diIL2 induce la sintesi di IL10 che ha azione sta-bilizzante i livelli di NO e attività anti-interfero-nica testimoniata dal fatto che il gene de IL10è similare a quello del virus di Epstein-BarBCRF1 che servirebbe al virus per penetrare lemembrane cellulari.La curcuma sarebbe quindi utile nella Leaky Gut-syndrome, cioè la sindrome da alterata porositàintestinale legata proprio a un eccesso di interfe-rone GAMMA e che è alla base dei problemi diintolleranze alimentari e di malattie allergiche.Inoltre, l’associazione iperico che è un ottimoanti retro virale e queste erbe della medicinaayurvedica potrebbe aprire nuovi spiragli nellalotta all’AIDS e forse anche nel trattamento di al-cune leucemie legate al ‘HTLV I° di supportoovviamente ai chemioterapici tradizionali. Lostesso vale anche per alcuni tumori come il car-cinoma del colon e quello della mammella. Ciò èstato ampiamente dimostrato da studi recenti pub-blicati sull’ European Journal of Cancer di mag-gio effettuati da un team di ricercatori guidatodalla dottoressa Adriana Albini; l’iperforina prin-cipio attivo contenuto nell’iperico combatte laneovascolarizzazione tumorale. Come la curcu-mina contenuta nella curcuma longa blocchereb-be delle proteine transattivanti note come NFKBinterruttori principali dei circuiti di infiammazio-ne e angiogenesi infiammatoria.

Dott. Noris Antonio Cucciniello

LE NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA

Medicina ayurvedica e… non solo

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Ventesimo anno di fondazionedell’Associazione Romana dei calitrani

Calitri, sabato 9 giugno 2012 presso ilocali della ex casa dell’ECA si è

svolta, nella solita appassionata cornicela celebrazione del 20° anniversario difondazione dell’Associazione Romanadei Calitrani, sotto la sempre accorta edattenta regia del presidente dott. Anto-nio Cicoira.Dopo i rituali e consueti saluti si è pro-ceduto alla consegna di una pergamenaalla donna e all’uomo più anziani di Ca-litri, è seguita una breve e sostanziosarelazione sulla terza età tenuta dalladott.ssa Olga Cucciniello; i ragazzi dellascuola media hanno intrattenuto gliastanti con alcune scene di vita calitranarecitate in dialetto.La manifestazione si è conclusa con unaserata danzante, con declamazioni di ver-si, brani ed aneddoti sempre in dialetto.Rinfresco ed ospitalità offerti dall’Asso-ciazione. Due alunni con l’insegnante Enza Pagliarulo mentre recitano un brano in dialetto.

L’Istituto Comprensivo Statale di Calitri nella giornata del 24 maggio 2012, con gli scolari della1a e della 2a classe della Scuola Primaria e della Scuola dell’Infanzia, ha organizzato nei propri locali unamagnifica, grande festa “Un tuffo nel passato” che ha visto una straordinaria partecipazione di popolo,entusiasta per l’eccellente rappresentazione teatrale dialettale “All’America non si va” a cura dei bam-bini della classe 2a primaria, preparata da un’ottima equipe di volenterose insegnanti, unitamente al pre-side Granese. È seguita una classica “quadriglia” a cura dei bambini dell’ultimo anno dell’Infanzia accom-pagnati da musicisti e cantori locali, e si è conclusa con un ricco e variegato itinerario gastronomico.

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Calitri, 22.01.2012. Nozze d’oro di Rosa Zarrilli (sciampagniegghij) e VitoRusso (bella scrima). Prima fila da sinistra in piedi: Elena La Penna lanuora, il festeggiato, Angelo Russo il figlio, la festeggiata, Vito Russo nipo-te, Angela Gautieri la nuora, Pietro Russo il figlio. Seduti da sinistra: Ro-berta Russo nipote, Enzo Russo nipote, Marirosa Russo nipote e CatiaRusso altra nipote. Auguri da tutti i parenti, amici e dalla Redazione.

Calitri, 25.12.2011. La piccola Ginevra Capossela festeggia il suo primoNatale con i nonni Michele Capossela e Rosa Scoca.

Gilly (Belgio), 25.02.2012. 60° Anniversario di matrimonio di Teresa Senerchia (m’l’mar’) e DonatoRubino (lu ccianà). Qui con tutta la famiglia: figli Vincenzo e Michele, le nuore, i nipoti e i pronipoti.Auguri dalla Redazione e da tutti i parenti.

Bergamo 03/02/2012. Nozze d’oro di Lorenzo Cubelli ed Angela Matarazzo con i figliVincenzo eFabio ed i nipoti Davide, Andrea e Lorenzo. Auguri dalla Redazione.

Castel San Pietro Terme (BO), 04.02.2012.69°Compleanno di Raffaele Di Milia (cuzzett’)con il figlio Antonio (26.02.1975 residente adImola), e il piccolo Raffaele Di Milia (nato adImola il 06.01.2011), la figlia Angela (31.07.1982residente a Castel San Pietro Terme) e il pic-colo Gabriele Forgione (nato a Bologna il24.11.2011), manca l’altro figlio Giovanni resi-dente a Boston USA. Auguri dalla Redazione.

Fiuggi, ottobre 2011. Concorso Nazionale perBande. Michele Acocella (r’ mecca), il 30.03.2012compie 65 anni. Auguri dalla moglie, dai figli,dal genero, dai nipoti e dalla Redazione.

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Amalfi (SA), 25.04.2012. Una gita tra amici. Dasinistra in fondo: Canio Codella e PasqualeMargotta. Avanti da sinistra: Valeria Capossela,Chiara Rainone col marito Salvatore Caruso, Da-nilo Caputo e Antonio Maffucci.

Tre dei quattro fratelli Paolantonio emigratinegli USA, da sinistra: Angelo (19.09.1882 -† NY settembre 1963), Canio Vincenzo(01.04.1887 - † NY luglio 1967) e Nicola(12.11.1890 - † NY 08.01.1959). Nella fotomanca Francesco (18.06.1879).

Calitri, 27.05.2011. Festa del Milan Club Calitri in occasione dello scudetto. In piedi prima fila da sinistra: FabrizioLampariello, Antonello Rabasca, Remo Scoca, Canio Toglia, Giuseppe Toglia, Pietro Zarrilli (pr’fssor’), Roberto Salvante, An-gelo Maffucci, Giovanni Buldo (bù bù); Antonio Di Luzio. Accovacciati da sinistra: Angelo Galgano tifoso del Napoli(brattiell’), Demetrio Nicolais, Giuseppe Cicoira (mastron’), Vito Nicolais (mò mor’), Francesco Codella (bedin’), Angelo Mar-gotta (f ’lec’) e Emilio Creddo (milio). Seduti da sinistra in prima fila: Canio Scoca (piscia p’r’tiegghij), Vincenzo Cubelli(cuviell’), Giovanni Cerreta (ricca recca), dietro Pasquale Lucrezia (borbon’), e infine Raffaele Tuozzolo (tozzolin’).

Poggibonsi (SI), 13.06.2010. Battesimo della piccola Greta Gelli;da sinistra: Teresa Leone, Naomi Gautieri, Mirco Gautieri, la festeg -giata Greta Gelli, Antonio Leone, Angela Zarrilli.

Torino, 31.08.1974. Matrimonio di Salvatore Lantella (salva salva / 22.01.1952)e Elena Barillà. Da sinistra: Giovanni Lantella (02.10.1948 - † 10.11.2003)fratello dello sposo, Rosa Di Guglielmo (carm’niell’) madre dello sposo, glisposi, e il padre dello sposo Vito Lantella (salva salva).

Marcinelle (Belgio) 22.08.2011, 60°Anniversario di matrimonio di Giuseppina Mignone (piatt’ piatt’) e VincenzoCatano (can’sin’), da sinistra: Antonio Catano, nipote,dott. prof. Antonio Catano, figlio, Anna Segeri, nuora,Massimo Catano, nipote si vede appena – i festeggiati – la piccola Nina Cormans, pronipote, Stefania Ciar-diello, nipote, Raffaele Catano (can’sin’), Giacinta Tuozzolo (patessa), Filomena Catano figlia dei festeggiati, dott.J. Marie Jacquelin, genero, dietro : la piccola Penelope Cormans in braccio al padre Akel Cormans, nipote.

Quaglietta (AV), 26.05.2012. Matrimonio di RosaPerna e Lorenzo Russo (cascina) nella ChiesaSanta Maria del Carmine. Auguri dalla Redazione.

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Calitri, 02.06.2012 Matrimonio di Angela Togliae Antonio Fonso. Auguri dalla Redazione.

Calitri, 19.05.2012. Matrimonio di Chiara Rainone e Salvatore Caruso. Da sinistra: i testimoni Lu-ca Russo, Lucia Rainone – gli sposi – Michele Di Carlo e Nicola Acocella. Auguri dalla Redazione.

Calitri, 16.06.2012. Matrimonio di Angela Lo-priore e Gennaro Leo di Corato (BA). Auguridalla Redazione.

Calitri, aprile 1953. Matrimonio di Maria An-tonia Giuliano (14.01.1929) e Armando DeNicola (21.08.1928 - † 23.10.2010).

Il piccolo Manuel Del Cogliano nato il16.03.2012 da Angela Landolfi e Antonio Marco.

Caserta, 07.09.2011. Matrimonio di AngelaLandolfi e A. Marco Del Cogliano. Auguri dallaRedazione.

Salerno, 03.06.2011. Matrimonio di Nilde DelCogliano e Alessandro Lamberti. Auguri dallaRedazione.

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Calitri, 04.05.2012. presso la Scola Media di Ca-litri si è tenuta l’elezione del baby sindaco con lavittoria di Benedetto Cestone. Il giovane “primocittadino” ha proposto di organizzare una rac-colta fondi da destinare a bambini che vivono incondizioni svantaggiate. Auguriamo un buon eproficuo lavoro!

“IRPINIA LASER” di Briuolo Giovanni. È un’azienda giovane che si sta affermando nella produzionediretta di cartucce rigenerate per stampanti laser e ink jet.

Mariano C.se, 15.06.2012. Donato Maffucci det-to “genio” nel giorno del suo 13°compleanno. Auguri.

Calitri Scalo, 04.03.2012. Michele Acocella (r’mecca) durante la manifestazione per il ripristino del-la linea ferroviaria Avellino-Rocchetta.

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appena stampato

C aro amico ti scrivo, così iniziava unacanzone di Lucio Dalla. Come lui al

suo, io a te, caro amico, scrivo qualcosa.Diversamente da lui che metteva al cor-rente, io scrivo per ricordarti di me, es-sendoti allontanato. La vita è così. A vol-te allontana.Sono il luogo, il paese dove sei nato. Tiscrivo per farti sapere che la tua partenzami afflisse e lasciò un ’amaro che sentoancora.Ricordo quando scolaro correvi verso lapiazza, con il vestito che qualcuno ti ave-va cucito con stoffe di altri vestiti, perchéle condizioni della famiglia non permet-tevano altro. E quando lì, nello spaziodov’era la fontana, tutti belli allineati, ilsabato svolgevate i saggi ginnici previstiper quelli della tua classe.Ricordo la gioia di vedervi vigorosi. Visentivo promessa, seme di una leggenda.Ho conservato per voi queste immagini,ed oggi ve le rendo perché ricordo chenessuno ve le ha fissate in una foto. E seritratti in posa circolano di allora sonosolo di capi e funzionari, di qualcuno chechiamavate “superiore”.L’amaro che sento della tua partenza èquella della mia terra lasciata senza cor-se, e risa. Lo so che nessuno di chi è an-dato, m’ha davvero rifiutato, ma lo stes-so mi sento come derelitto.Voglio ricordarti come sono fatto. Unarotabile veloce mi attraversa, da cima afondovalle, dove scorre l’Ofanto. Il fiu-me ti fu caro da bambino, da quando

scendesti con la tua famiglia ad abitarealla stazione. Qui ci sono ancora binari,caselli, ponti e ferrovia, ma tutto è fer-mo, chiuso. Le porte e le finestre sonomurate, e tutto da tempo è smesso e indisuso. Del resto anche in paese le stradesono più vuote. E non ci sono più bam-bini che correvano e giocavano, comefacevate voi, a rincorrersi, a nascondersi,a tana oppure a s’tt’mana.Di quando stavi alla stazione ricordo ilfischio del treno, che tu e i tuoi amici,chiamavate mostro nero. Quel fischiolo ricordo, t’era così intimo e caro, tan-to che lo imitavi ritornando di corsa dalpaese allo scalo. Ricordo pure di allorache quando qui nevicava ti facevi glisci con delle pale per spalare la neve.Le fissavi ai piedi e, per la discesa delFicocchia, imitavi sciatori famosi di cuiavevi sentito soltanto parlare. Ricordo,di allora, il macchinista, qualche volta,farti salire sulla locomotiva mentre ma-novrava per portarla sul binario morto.E tu, col volto brillante come il sole,gioivi come solo gioisce un dio. Poi ungiorno quello stesso treno ti portò via.Per sempre, però, non lo posso pensaree non lo voglio dire. Così io resto qui,ancora ad aspettarti. Non io soltanto.Forse non sai che da quando andasti iltempo perfino s’è rattristato. E non ne-vica più come nevicava allora. Ma qual-cuno di qui si è accorto che il nostroumore è cambiato, e per favorirti il ri-torno, la strada, che tu sapevi sterrata e

pietrosa, l’ha asfaltata, e in tanti puntiallargata.I paesaggi sono rimasti indenni, anchese qualche trasformazione è avvenuta.Nonostante questo, nonostante il tempo ei terremoti, che mi hanno a loro modoscrollato, mi riconosceresti in ogni luo-go, e quasi in ogni casa.A Salita ospedale è vietato l’accesso perpericolo crolli, così dice un cartellone.Al di là di Vico Castello l’accesso è vie-tato per un cantiere aperto (la Soprinten-denza sta riportando alla luce le strutturepiù antiche dell’abitato). In Corso Mat-teotti, cadute le case, c’è uno spiazzo coni loro resti. C’è anche una torre di unmuro di cinta, che tu non sai. Per com-pensare le perdite, mi hanno allungatoun po’ da una parte, un altro poco dal-l’altra. Ma più verso il piano, nella dire-zione che porta a Bisaccia.Sono il tuo paese in cima a una collina,sopra la sua valle. Se non ci hai fatto ca-so, sono come il grafico un poco dellavita. Con picchi di successo e crisi. Ioso che quando stavi a valle, la tua vitaera gioia, amori di collina.Caro amico, non so dove ti trovi, se inun basso delle cose o ospite di loro inqualche bel palazzo. Ma vorrei che den-tro tu abbia ancora lo spirito aperto, cheè in questo paesaggio, e il fresco, come èancora l’aria, qui sempre ogni mattina.

Dott. Raffaele MarraCaserta

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CARO AMICO TI SCRIVO

Come volano le rondinellesei volato nel cielo infinito,sei per tutti il ricordo più bello,sei accanto al Signor della Vita.

Questa partenza così anticipatatutta la gente è rimasta scioccata,ma tu non sarai dimenticatoper la cultura che ci hai regalato.

Per gli italiani tu eri il sole,eri l’artista di grande valore,la tua poesia piena di melodiaportava nei cuori tanta armonia.

La tua fede era così profondanei confronti del Padrone del Mondo.

Tu amavi Dio con generoso cuoredando ai poveri l’aiuto e l’amore

Davi a tutti tanta felicitàche mai nessuno scordare potrà.La tua musica è la cosa più bellaper la pace e l’amore sulla terra.

L’immortale donna è giovane e strana,lei ti porta nel cielo infinito,per la mano ti porta lontano,ti accompagna dal Signor della Vita.

Pietro Lattarulo da Bisaccia(detto il Lupo Poeta)

Per ricordare Lucio Dalla

Antonio Leone11.06.1940 - † 09.06.2011

“Ci sono giorni pieni di vento,ci sono giorni pieni di rabbia, ci sono giorni pieni di lacrime,e poi ci sono giorni pieni di amoreche ti danno il coraggio di andare avanti per tutti gli altri giorni”.

La famiglia ringrazia di cuore tutticoloro che le sono stati vicino.

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Nella scrittura di V. Rossi siamo abituati avedere descritte e vissute la natura, la vita,

l’Amore; ma soprattutto la poesia che in ognu-na di queste cose è la componente più impor-tante. Tutto nella natura appare a Rossi caricodi significati espressivi come fonte di emo-zione, ma contemporaneamente anche comestimolo di significati intellettuali; e queste ri-flessioni ricollegano ad eventi che in qualchemodo possono vedersi fuori dal “tempo” edalle consuetudini. Ho appena finito di leg-gere il suo ultimo lavoro: « Io sono Achille: Viracconto la mia storia.»Achille non è altro che un gatto che dopo illatte materno e l’abbandono della madre spa-lanca gli occhi su un mondo ostile che appa-rentemente non lo vuole, e lui, con una sortadi disperazione, parte alla conquista della vita.In questo pellegrinaggio trova poche carezze,la fame, la solitudine e la fatica di vivere. For-tunosamente poi viene portato dal “Filosofopoeta” e finalmente trova la sicurezza di un ri-fugio e ciò che serve per vivere… Al momen-to, crede quasi di essere approdato in paradiso,ma poi si accorge che questo non basta; peressere felice ha bisogno dell’amore e di unamico e istintivamente si accorge che deveconquistarseli.Dopo una serie di peripezie, riesce a farsi no-tare e a farsi accettare come compagno diviaggio nelle lunghe passeggiate con il “Poetafilosofo” fino ad arrivare all’amicizia che con-ta, al dialogo. In Achille l’amicizia e l’amorenascono quasi come un miracolo. VincenzoRossi li ha dati ad Achille umanizzandolo; ri-mane quasi fulminato da una luce calda edimprovvisa svelandogli sensazioni sconosciu-te che aprono la magica chiave attraverso laquale si dischiudono i valori dell’anima. Cre-do quindi che l’apparente semplicità di questoscritto, venga da profonde meditazioni del suouniverso interiore, depositarie di un’antica uni-tarietà di fede, come trovo ci sia quel flusso dicomunicazione essenziale, di fronte all’imma-nenza delle universali sofferenze.Una scrittura poetica che trasmette immaginiche hanno, in un certo qual modo, l’indica-zione per quel “cammino” evolutivo che ogniessere umano dovrebbe compiere, avvalendo-si di volta in volta, di una creatività semprenuova, suggestiva, affascinante. Trovo in que-sto scritto che l’idea per diventare visione ne-cessiti di grande e approfondita riflessione, percomprendere nella sua interezza il significatonascosto, è necessario che il lettore non si fer-

mi alle apparenze… Un racconto quindi che èsemplice del testo, troveremo un richiamo si-lenzioso, una sorta di ultrasuono che solo laparte più nascosta di noi può sentire… Un rac-conto quindi che è semplice e complesso, co-me complessa è la vita; credo che il viaggio diAchille dentro la favola nasconda la grandeverità delle “Valigie di cartone”. L’abbandono,il viaggio per terre lontane e sconosciute, la fa-tica di farsi accettare, le nostalgie, il bisognod’affetto, la fatica di vivere… Il racconto cheprima era favola, diventa metafora… Discorsoquesto di Vincenzo Rossi dove la tecnica scrit-toria, in un certo senso, gareggi con la pittura,in quanto legata alle leggi di energia spiritualeche opera come mezzo di rivelazione, poichéle immagini che vivono nella realtà del suoanimo immaginifico hanno la forza di divenirequasi reali nello scritto. Si ha così la netta im-pressione che Vincenzo Rossi, guardando lanatura, possa sempre vedere o ritrovare il lam-po del lume primordiale; nella descrizionepoetica può dare colore all’aria, come in que-sto scritto ha saputo dare umanità ad Achille.Il racconto si snoda tra la linea sottile che pas-sa nella realtà, nel sogno e nelle intermittenzedella memoria, scendendo con precisione este-tica un tempo fuori dal tempo, in un narratoche passa attraverso la morbidezza delle tramenarrative arriva alla profondità dei contenuti.Una storia scandita da un largo respiro com-positivo, che dà spazio all’attualità della vita,fatta di pieni illusori e vuoti reali: il nitoreincisivo dello stile ce ne offre un’immaginelucida, ma anche melanconica per la solitudi-

ne dell’uomo, che si ha anche in mezzo allafolla…Una scrittura che ha pause e ritmo, entro ilquale si inserisce e ci viene incontro il mae-stoso silenzio della natura.Nei suoi testi di scrittura ho rilevato spessoun’energia primaria, legata ai significati e airitmi poetici che ne rilevano la più intima es-senza…Così troviamo che il discorso con Achille siamplia sino a toccare “luci ed ombre” dell’es-sere umano.Un Vincenzo Rossi quindi, in cui un po’ par-la il poeta, in po’ il filosofo, che alla fine siuniscono, dove il pensiero umano non ha piùpotere di andare oltre quelle quattro doman-de che non consumano lui, ma l’umanità in-tera…Il suo pensiero è come fiamma che brucia nel-l’energia primordiale, piena di misteriosi per-corsi del sapere, per cercare di squarciare ilvelo di quella perduta dimensione del Divi-no, quando l’uomo era ancora angelo, dovesolo era possibile sapere…Quattro domande:1. Quando è nato, quando finirà e che senso

ha l’ Eterno?2. Dove comincia e dove finisce l’infinito?3. Che cos’è la vita?4. Che cos’è la morte?

Quattro domande: ermetiche, chiuse, impe-netrabili, dove “l’ignoto” lascia il discorsoaperto, stimolante, ma senza soluzione…Nell’anima del tempo…

IO SONO ACHILLE:VI RACCONTO LA MIA STORIA

di Lycia Santos Do Castilla

Calitri, 2001/2002. Quattro generazioni della famiglia Nigro (br’handiegghij). Da sinistra: Michele, il fi-glio Giovanni, il nipote Michele e il pronipote Errico.

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DIALETTO E CULTURA POPOLARE

Cum Dij r’hav’ cumb’nat’tutt’ li zuopp’ ndà la strada.Mast’ Orazij lu sciangat’, eCija r’ Nunfrij staj a lu lat’,u’ T’niegghj facc’ frond’, ela V’lata n’ poch’ cchiù ammond’;mò eja arr’vata C’cchina r’ Ndruglia cu la maglieriae M’cel’ cu la salumeria.

Rospa Ciomba n’dà la strada già era nata,Rella lu barbier s’hav’ mbarat’ nu bell’ m’stier’,Cu dduj sold’ r’ sap’nett’ n’ nzapona sei o sett’;N’g’lina r’ P’l’c’nella ric’: Ij sacc’ fa pur’ la tarantella.Cija r’ Gg’n’ros’ staj nguitata ca lu Sciarp’ s’èia n’zrat’;la figlia r’ lu Carc’rier’ fusc’ cum’ n’all’vrier’.

Nazzaren’ e la m’glier’ tutt’ e dduj r’ na manera,Licch’ Licch’ staj a la banca, eMangiaterra a la coperativa.Salva Salva a la Direttric’ mò n’ n’hav’n’ cchiù che dic’.Zi R’min’ch’ lu Sahr’stan’ pur a l’atu lat’ s’ n’ vol’ scasà.R’sponn’ Mariuccia r’ la Bar’nessa:Ng’ sò pur’ ij miezz’ a li fessa.

Vincenzo Buldo(muss’ r’ checcia)

P.S. Si capisce benissimo il significato scherzoso di questacomposizione dei primi anni ’50, che veniva recitata neglisposalizi e che non vuole portare offesa ad alcuna persona.

PARTICOLARI MODI DI DIRE CALITRANI

A cura di Giovanni Sicuranza

Li zuopp’ ndà la strada

Noris Antonio Cucciniello: Non è maitardi, Commedia teatrale in quattro atti– Grafica elettronica srl, Napoli 2012

Antonio Marco Del Cogliano e Irma Lo-redana Galgano hanno dato vita nell’otto-bre del 2010 all’Agenzia Letteraria Pene-lope, estensione della Libreria ITACA,che si occupa di servizi editoriali qualiscouting letterario, valutazione di opere,editing, correzione di bozze, impagina-zione e grafica di copertina, stampa li-bri, traduzioni, scrittura e correzione tesidi laurea, ufficio stampa e promozione.L’Agenzia si avvale saltuariamente di col-laboratori esterni anche se la vera animadel progetto sono i fondatori, fermamenteconvinti nei valori della cultura e del -l’istruzione e fortemente intenzionati aportare avanti i loro progetti. Oggi pre-sentano la commedia d’esordio del me-dico-scrittore calitrano Noris AntonioCucciniello NON È MAI TARDI, con

prefazione di Irma Loredana Galgano. Unviaggio nel tempo che vi porterà sul finiredegli anni sessanta e settanta, quando alladurezza delle condizioni economiche sicontrappone il desiderio di rivalsa del pro-tagonista, fermamente intenzionato a rea-lizzare il sogno dei suoi genitori: vivereun futuro dignitosamente migliore. Il temadell’emigrazione viene affrontato conamara consapevolezza ma tanta ilarità,scaturita dall’abilità dell’autore di giocarecon le parole e con il loro significato, dal-l’aiuto dell’impiego del dialetto napole-tano e dalla bravura nel ricreare scene eambienti familiari. Il testo è in venditapresso la Libreria Itaca di Calitri e on line.L’Agenzia Letteraria Penelope si trova aCalitri, presso la Libreria Itaca, in ViaCampo Sportivo 50. Per informazioni, èpossibile visitare il sito www.penelopescrittura.it, inviare una mail agli [email protected] o [email protected], infine chiamare inumeri telefonici 0827 1885108 o 3661015267.

AA.VV., E una nuova luce si accese.Raccolta di ricordi, immagini e fotografiedei primi professori e dei primi alunni

del Liceo Scientifico di Calitri, a cura diPietro Cerreta, Quaderni de “Il Cali-trano”, Vol. 4, Edizioni Polistampa Fi-renze, 2012

L’apertura del Liceo Scientifico di Calitriavvenne in un giorno della metà di ottobredel 1961, quale di preciso però non è noto.Si sa poco o nulla anche dei fatti che laprecedettero, eccetto che in essa ebbe unruolo importante l’On. Salvatore Scoca.Mancano inoltre i documenti relativi alleprime attività didattiche che vi si tennero.A cinquan t’anni da quegli avvenimenticredo che sarebbe auspicabile una loro ri-costruzione storica. L’impresa, purtroppo,non appare facile.Ho pensato perciò di raccogliere almenole testimonianze dei primi professori edei primi alunni della nuova Scuola.L’ho fatto innanzitutto per individuare lepersone le quali sognarono un futuro mi-gliore per i ragazzi della nostra terra eper rivolgere a loro un grato ricordo.Non sono stati pochi, infatti, gli studentiche, usciti da quei banchi, sono diventatimatematici, fisici, chimici, ingegneri,medici, ecc. e si sono poi realmente fattistrada in Italia e nel mondo.

LA NOSTRALA NOSTRABIBLIOTECABIBLIOTECA

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L’iniziativa di questa rac-colta è mia personale, manon è arbitraria. Ero tra iprimi diciassette alunni e misento erede del patrimoniooriginario di quella novità.Costanza Convenevole, lapreside a cui venne affidatoil compito di far da levatriceal nostro Liceo Scientifico,paragonò la nascita dellaScuola a una nuova luceche si accese in Calitri. Perme e per molti altri l’imma-gine riassume perfettamenteciò che accadde.Questo non è un libro distoria, poiché sono pochi idocumenti che mi è statopossibile consultare, ma diricordi, di esperienze vis-sute, di notizie, di fotogra-fie e di emozioni, i cui au-tori sono maturi ed affer-mati professionisti. Sullosfondo delle vicende da lo-ro descritte il lettore puòcogliere anche i vivaciaspetti del mondo calitranodi quel tempo e i fermentidella sua evoluzione.Con l’aiuto di altri avreicertamente realizzato un la-voro migliore. Sono tutta-via convinto di aver messoinsieme un quadro che, purnella varietà dei punti di vi-sta, offre ai lettori informa-zioni coerenti. Accontentia-moci per il momento di questo risultatoprovvisorio, in attesa di averne uno defini-tivo quando, spero nel futuro, potranno fi-nalmente essere svolte adeguate ricerchestoriche.

Pietro Cerreta ([email protected])

Emilio Ricciardi: Conza. Storia arte fe-de, Grafiche & Stampa Pannisco, Cali-tri 2010

Negli ultimi anni la Pro-Loco “Compsa” siè fatta promotrice di numerose iniziativevolte a valorizzare il patrimonio culturaledell’Irpinia, intensificando gli studi suConza antica e sulle sue testimonianze distoria, di arte e di fede. All’opera deglistudiosi si è affiancata quella dei giovanivolontari del servizio civile, i quali, nel-l’ambito di alcuni progetti mirati alla sal-vaguardia del patrimonio storico-artistico,tra il 2007 e il 2009 hanno portato a termi-ne il censimento delle epigrafi ritrovatenel territorio conzano.Tutte le epigrafi (presenti e scomparse)

di cui si avesse notizia sono state riportatein un volume curato dalla stessa Pro-Lo-co, fornendo agli studiosi un potente stru-mento di lavoro ma soprattutto offrendoalla comunità un dono di inestimabile va-lore, in grado di rafforzare negli abitanti ilsenso di appartenenza a una terra che havisto minacciata la sua identità prima dal-le distruzioni causate dal sisma del 1980,poi dallo spopolamento dei paesi e da unamalintesa esigenza di “modernizzazione”che spesso ha generato – nel nome del re-cupero dei beni culturali – iniziative lega-te più al consumo che alla salvaguardia diquei beni.Il volume, pubblicato nel trentennale delterremoto che nel 1980 rase al suolo Con-za, è arricchito dalla prefazione di RuggeroMartines e da sei saggi che costituisconoaltrettante chiavi di lettura della città irpinae della sua lunga storia. Nel primo di essiPaolo Galli, un geologo in forza alla Prote-zione Civile Nazionale, ripercorre la storiadella città attraverso i sismi che l’hannocolpita negli ultimi dieci secoli, a partiredal terremoto che nel 989 d.C. pose per

sempre fine alla grandezzadi Compsa.Nel secondo studio LuigiLariccia, rileggendo le epi-grafi più significative, mol-te delle quali ancora inedite,ricostruisce diversi aspettidella vita quotidiana dellacittà antica e introduce de-gnamente l’ampio e circo-stanziato lavoro di AngeloColantuono, che raccon-ta cinque secoli di storiaconzana nel contesto della“Longo bar dia del sud” eanalizza l’eredità che i Lon-gobardi hanno lasciato nellalingua e nel paesaggio del-l’Irpinia.Nel quarto dei saggi pro-posti si è cercato di deli-neare l’immagine anticadella città mettendo a con-fronto le fonti scritte e letestimonianze iconografi-che di età moderna, men-tre Concetta Zarrilli ha stu-diato le sculture conservatenella cattedrale. Il suo sag-gio è ricco di importantiprecisazioni; in particolarel’ipotesi di ricostruzionedel monumento funebredi Luigi Gesualdo risultamolto convincente.Infine alla lunga esperienzadi Gerardo Cioffari è stataaffidata la biografia di VitoAcocella, autore di nume-

rose opere sulla storia di Conza. Cioffariillustra i momenti salienti della vita e del-la lunga storia professionale dello storicocalitrano e mette in evidenza il rigore me-todologico che pervade le sue opere, conle quali gli studiosi di storia locale sonotuttora obbligati a confrontarsi.Ma il cuore del libro è la raccolta di epi-grafi, risultato degli sforzi e della passionedi un gruppo di ragazzi fortemente moti-vati, coordinati dal presidente della Pro-Loco Clemente Farese. La ricaduta dell’i-niziativa è stata immediata, poiché il lavo-ro è stato ripreso e citato in uno studiouscito pochi mesi fa (A. BUONOPANE, Iterepigraphicum compsanum, in “Rendicon-ti della Pontificia Accademia Romana diArcheologia” LXXXIII, 2011-2012, pp.313-338), confermando una volta di piùla necessità di porre alla base di ogni ini-ziativa di valorizzazione di un territorio lostudio delle testimonianze antiche, unicostrumento che possa garantire la correttacomprensione delle sue peculiarità artisti-che, architettoniche e culturali.

Dott. Emilio Ricciardi

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SSOOLLIIDDAARRIIEETTÀÀ CCOOLL GGIIOORRNNAALLEE

DA CALITRI

Euro 5: Vallario VincenzoEuro 10: Margotta Giuseppina ved. Gervasi, Di Muro Claudio,Zabatta Maria Rosa, Di Cairano Michele, Leone Luigi, Di MiliaMichele, Maffucci Michele, Gervasi Canio Mario, Zarrilli Luigia,Rabasca Antonio, Maffucci Vincenzo, Polidori Panelli Rosa, DiCecca Vito, Cestone GiuseppeEuro 15: Luongo Donata vedova Di Luzio, Di Cecca Maria,Cianci Gaetano, Strollo Salvatore e Luongo Santina, Del Coglia-no Antonia, Di Luzio Antonietta e Metallo Antonio, Di CeccaAngeloEuro 20: Roselli Francesco, Marzullo Giuseppe, Cerreta Vin-cenzo e Scoca Teresa, Cerreta Maretta, Di Mattia Giuseppe e Fa-tone Francesca, Nigro Antonietta, Di Napoli Patrizia, CialeoFrancesco, Metallo Canio e Di Milia Rosa, Caruso Semira, Codella Francesco, Codella Teresa, Scoca Vito, Roina Carmine, Vigorito Antonio, Codella Giuseppe, Zabatta Pietro e CappielloAngela, Panniello Giovanni, Metallo Giovanni, Acocella AttilioEuro 25: Miranda Pasquale AntonioEuro 30: Cartolibreria Itaca, Basile Francesco Vincenzo, Sava-nella Concettina

DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE

Euro 10: Libreria già Nardecchia (Roma), De Felice Michele(Avellino), Di Tolve Rosa (Vallata), Galgano Maria Rosaria (Mu-gnano del Cardinale), Metallo Vincenzo (San Giovanni Valdarno),Gautieri Vito (Bollate), Senerchia Mario (Vicchio di Mugello), Ti-relli Margherita (Salerno), Cecere Marco (Firenze), Briuolo Lui-gi (Alessandria), Cerreta Rosa Maria (Nova Milanese), GalganoFranco (Oleggio), Cianci Michelina (Torino), Fastiggi Vittorio(Mariano C.se), Di Cairano Antonio (Guidonia), MastronicolaVittorio (Frosinone), Iannolillo Salvatore eGautieri Angela (Riccione), Maffucci Gae-tana (Casale Monferrato), Di Napoli Do-menico (Lentate S.S.)Euro 15: Zarrilli Vito (Roma), Scoca Rosa(Mariano C.se), Lattarulo Pietro (Bisac-cia), Santeusania Giuseppe (Livorno), DiCecca Roberto (Milano), Tornatore Pa-squale (Lavello), Senerchia Vincenzo (Ca-salgrande), Scoca Francesca (Lavena PonteTresa), Acocella Ada (Castelfranci), FatoneGiuseppe (Roma), Margotta Giuseppina(Mariano C.se)Euro 20: Zarrilli Maria (Cormano), Co-della Berardino (Roma), Galgano Luciana(Roma), Rubino Canio Salvatore (Brio-sco), D’Amelio Grazia (Gallicano nel L.),Scoca Michele (Mariano C.se), GautieriPasquale (Bollate), Bartllà Elena e LantellaSalvatore (Torino), Chiodi De AscentiisDoriana (Roseto degli Abruzzi), Anna Gal-gano (Milano), Germano Pasquale (Brio-sco), Cupidi Rossi Rosetta (Canino), ScocaPasquale (Lavena Ponte Tresa), Scoca Mau-ro (Arese), Lantella Salvatore (Torino),

Manzoli Flavia e Ascanio (Genova), Maffucci Michele (Cassi-no),Russo Adolfo (Modena), Margotta Mario (San Donato M.se),Rabasca Corcione Barbara (Caserta), Di Maio Anna (Querce-grossa)Euro 25: Di Napoli Vincenzo (Bollate), Della Badia Angelo (Na-poli), Di Cecca Michele (Paola), Rossi Vincenzo (Cerro al Vol-turno), Di Milia Mario (Busto A.), Cerreta Canio (Firenze), Val-lario Giuseppe Nicola (S. Miniato Basso), Armiento Giuseppina(Castellabate), Frasca Rosetta (Roma), Di Maio Anna (Querce-grossa)Euro 30: Lo Sasso Rocco (Avellino), Nappi Gaetana (Berga-masco), Lo Buono Maria Rosaria (Rimini), Di Muro G. Antonio eMarina (Milano), Cestone Canio (Roma), Acocella Nicola (Ro-ma), Forgione Angiolina (Roma), Cianci Mario (Napoli), Di Cec-ca Vincenzo (Mariano C.se), Bazzani Paolo (Barberino Val d’Elsa)Euro 35: Di Cairano Giuseppe (Milano), Di Maio Giovanna(Roma)Euro 40: Tozzoli Maria (Napoli), Puccio Francesco e FrucciMaria (Lido di Ostia)Euro 50: Tozzoli Giovanni Paolo (Roma), Tuozzolo Giovannino(Roma), Messina Giuseppe (Roma), Tuozzolo Donato (Roma),De Nicola Stefania (Minturno), Messina Giuseppe (Roma), Maf-fucci Antonio (Poggio a Caiano), Polestra Vincenzo (Bolzano),Fierravanti Lucia (Olgiate Conasco), Donato Maffucci (MarianoC.se), Zarrilli Rosetta (Lavena Ponte Tresa)Euro 60: Agriturismo Valle Ofanto (Rapone)

DALL’ESTERO

BELGIO: euro 10 Rinaldi Vincenzo; euro 20 Catano VincenzoGERMANIA: euro 20 Zarrilli Canio, Klaus e Giuseppina Ko-schmiederSVIZZERA: euro 50 Scoca Luigi; euro 30 Acocella Filippo,Scoca Lucrezia Angela; euro 20 De Nicola Gerardo Giacomo

CRESIMA - Calitri, 06 maggio 2012, il giorno della cresima della signorina MartinaCarlucci; da sinistra la festeggiata, la madre Maria Martiniello, la nonna Rosina Caruso e labisnonna Giuseppina Caruso. Ben quattro generazioni.

IL CALITRANO N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012

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MOVIMENTO DEMOGRAFICORubrica a cura di Anna Rosania

I dati, relativi al periodo dal 21 febbraio 2011 al 18 giugno 2012sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.

NATI

Acocella Joseph di Michele e di Quaglietta Rosa 05.12.2011Saluzzi Francesca di Danilo e Melaccio Teodora 12.02.2012Del Cogliano Manuel di A.Marco e Landolfi Angela 16.03.2012Di Milia Cristian di Michele e Cianci Giovanna 28.03.2012Mannetti Grazia Elisabetta di Francesco e Cappiello Rosa 02.04.2012Fiordellisi Domiziana di Giuseppe e Di Maio Marialba 03.04.2012Tornillo Martina di Vincenzo e Laurano Antonella 17.04.2012Iannece Carmine di Antonio e Maffucci Enza 18.04.2012Di Terlizzi Mattia di Marco e Fastiggi Mariangela 24.04.2012Pasqualicchio Davide di Giovanni e Vertudez Jacquelyn 27.04.2012Greco Sofia di Giuseppe e Fastiggi Antonella 28.04.2012Fiordellisi Arianna di Vito e Di Maio Rosalba 18.05.2012Cerreta Andrea di Alfonso e Lomuscio Giulia 21.05.2012Pezzella Chiara Concetta Pia di Antonio e Di Maio Giuseppina 22.05.2012Diasparra Gianluigi di Vincenzo e Chis Stela Mariana 24.05.2012

MATRIMONI

Ferrari Marco e Scarlatella Dora 08.10.2011Francesco Salvatore e Di Milia Maria Lucia 24.03.2012Imperio Fabrizio e Cestone Rosa 23.04.2012Cerreta Michele e Di Maio Maria Carolina 30.04.2012Ruggiero Vittorio e Basile Bianca 12.05.2012Mauro Alessandro e Di Giuseppe Maria Pia 17.05.2012Caruso Salvatore e Rainone Chiara 19.05.2012Tavarone Angelo e Galgano Rita 19.05.2012Russo Lorenzo e Perna Rosa 26.05.2012Fonso Antonio e Toglia Angela 02.06.2012Leo Gennaro e Lopriore Angela 16.06.2012

MORTI

Codella Francesca 17.09.1923 - † 22.02.2012Borea Mario 14.10.1929 - † 26.02.2012Di Napoli Antonia 03.10.1924 - † 28.02.2012Zarrilli Maria 22.07.1928 - † 01.03.2012Cestone Maria Agnese 07.01.1928 - † 05.03.2012Di Milia Angela 17.02.1926 - † 08.03.2012Russo Attilio Vincenzo 23.11.1926 - † 09.03.2012Russo Maria Rosa Assunta 14.08.1918 - † 24.03.2012Di Guglielmo Carmine 25.08.1950 - † 28.03.2012Tornillo Taormina 09.09.1921 - † 29.03.2012Cantarella Maria Antonia 04.04.1914 - † 29.03.2012Tartaglia Canio 25.05.1925 - † 20.04.2012Rubino Angelomaria 04.08.1928 - † 21.04.2012Di Maio Assunta 02.06.1931 - † 30.04.2012Zarrilli Rosa 11.03.1930 - † 04.05.2012Acocella Maria Rosa 13.10.1928 - † 26.05.2012Natale Mattia Antonietta (Suor Pia) 07.03.1926 - † 03.06.2012

Ci scusiamo per qualsiasi eventuale errore.

Michele Borea01.01.1929 - † 28.01.2012

Grazie papà per quello che sei stato.Il tuo presente è stato una lezione di vita .

Hai investito il tuo tempo in maniera esemplare,senza mai stancarti di dare amore e disponibilità.

Le tue mani… grandi hanno toccatoil dolore di tanta gente.

La tua forza, il tuo sapere ascoltare e la tua semplicità, hanno dato coraggio a quanti ne

avevano bisogno.Queste cose, per noi, sarà difficile dimenticare.

Ma soprattutto sarà difficile dimenticareil tuo grande cuore.

Oggi, il vuoto e il silenzio regnanointorno alle tue cose.

Abbiamo voluto conservare intatto quel tuo piccolomondo campestre che in tanti hanno conosciuto.

E sarà lì, in quel silenzio penetrante che testimoniala tua mancanza, che ti cercheremo.

Noi ti cercheremo con forza per sentire ancora viva la tua presenza.

Sarai sempre con noi.

I figli Marianna e Vincenzo così lo ricordano

Antonio Del Cogliano10.11.1915 - † 10.02.2012Manca al corpo la tua stretta,

di braccia antiche e labbra silenti.Vero qual primo raggio sul far dell’aurora,l’anima invoca te ancora al suo fianco.

Pura rugiada nell’arcobaleno,è buia e fredda la vitasenza i tuoi occhi.

Tornare a cercarti, tenerti le mani,giacere sul tuo cuore grande,non voler né saper rassegnarsi

a che tu più non sia.Vegliaci, parlaci, lasciati sognare,

amico leale…se il buio prevale, ora e sempre,non lesinarci carezze, da Lassù…

I tuoi cari

Vincenzo Cirminiello10.02.1926 † 03.02.2012

Il Signore conoscela via dei giusti,

mentre la via degli empiandrà in rovina.

(Salmo I-6)

Vito Di Leo Angela Rosa Russo07.04.1919 - † 28.01.2012 02.09.1923 - † 03.11.1999

Buoni, onesti ed operosi,amati e stimati da tutti,

lasciano sulla terrale tracce luminose

delle loro elette virtù.

N. 50 n.s. – Maggio-Agosto 2012 IL CALITRANO

R E Q U I E S C A N T I N P A C E

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Concetta Rabasca22.10.1916 - † 08.12.2011

Dedicò la sua vitaal lavoro e alla famiglia.Raccolse stima e affettoda coloro che ebberomodo di apprezzarnel’onestà e la grandebontà di cuore.

Ester Boreain Lampariello15.12.1917 - † 06.12.2011

Io, o Signore,nella tua grandemisericordia,posso entrare nellatua casa.

(Salmo V 8)

Vincenzo Quaranta21.08.1916 - † 25.12.2011

La Parola del Signoreè pura:rimane in eterno.

(Salmo 19-10)

Angela Senerchia01.11.1936 - † 15.05.2006

La grazia della donnarallegra il marito,il suo senno gli rimpolpale ossa.

(Siracide 26-13)

Concetta Scilimpaglia19.01.1944 - † Avellino 28.02.2011

La sua vita è stata arida e crudele,ha vissuto nel dolore e nella sofferenza,il suo mondo è stato una sedia a rotelle.Sperando che questa sua dipartitaabbia nell’aldilà una risoluzionepiù consona ad un essere umano.

Il fratello

Beniamino Nicolais25.10.1923 - † 12.01.1997

Caro papà,tra le vecchie foto di famigliane abbiamo trovato una che ti ritrae mentretra i tuoi pini tanto amati affettuosamentesorridi a scorazzanti nipotini con la tua immancabilecravatta rossa svolazzante sul petto.Il cuore si gonfia di tristezzae lo sguardo tremola di pianto.

Michele Cianci14.04.1925† Firenze 24.03.2012

Lo ricordanola moglie Gigliola,i figli Massimo e Carla,i nipoti, il fratello Mario,la sorella Luisae quanti lo conobberoe lo stimaronoa Firenze e a Calitri.

Daniela Pagni in AristicoSiena13.11.1947 - † 12.04.2012

Io ti conoscevoper sentito dire,ma ora i miei occhi tihanno visto.Perciò mi ricredoe mi pento.

(Giobbe 42-5)

Gerardo GiacomoDe Nicola25.07.1936 - † 25.02.2012

L’onestà fu il suo ideale,il lavoro la sua vita,la famiglia il suo affetto.A tutti coloro che loconobberoe lo amarono perchérimanga vivoil suo ricordo.

Angela Rauseo19.03.1925 - † 19.07.2011

Resterai semprenel cuore di quanti

ti vollero bene.

Vitalina Di Milia31.07.1961 - † 18.08.2011

Conserviamo, con amore,il ricordo

della tua persona sempregentile, cortese

affabile. Il Signore tiricompenserà.Ci mancherai.

Michele Nigro12.05.1927 - † 22.10.2007

È andato in cielo araggiungere quelli

che lo amarono e adattendere quelli

che ha amato

Mariantonia Rubino Francesco Della Valva01.02.1920 - † 29.04.2008 19.02.1916 - † 10.11.2005

In noi è viva la speranzache non ci avete abbandonati,

e che dal cielo continuate a starci vicino.Ne serbiamo gelosamente

la memoria.

In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMPper la restituzione al mittente previo pagamento resi

Calitri, anno

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