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Da Soave a Cologna Venetapercorso - XXVII

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Comitato Internazionale per i l ripristinodell ’It inerarium di Marin Sanuto - odv

Foro Boario, 37038 - SOAVE - Verona - I tal iawww.it inerarium.info - i t inerariumsanuto@gmail .com

Presentazione

Marin Sanuto, il più preciso e incorruttibile cronista dei fatti accaduti nel territorio della Repubblica veneta nel corso della sua vita (1466 -1536), in Itinerario per la terraferma veneta nel 1483 descrive il territorio Veneto da Bergamo a Labin in Croazia, da Belluno a Ferrara Con questo che è diventato progetto dal 22.01.2020 quando il disegno di legge 432 proposto dal presidente Ciambetti è stato approvato dal Consiglio della Regione del Veneto, cerchiamo di trasformare quel favoloso percorso che attualmente si snoda su tre Stati, in un itinerario turistico culturale riconosciuto dalla Comunità Europea.Per poterlo presentare all’European Institute of Cultural Routes, Ente preposto al riconoscimento, abbiamo bisogno della adesione formale di almeno 100 Comuni.Il territorio, minuziosamente descritto dal Sanuto 450 anni fa, è lo stesso che noi oggi calpestiamo coperto dalla coltre stesa dal tempo, per riscoprirlo basta alzarla e questo è ciò che ci proponiamo di fare con l’aiuto di una innovativa cartografia redatta all’inizio del XIX secolo e con i più recenti strumenti tecnologici. L’ologramma di Marin Sanuto accompagnerà il viandante in un viaggio straordinario nella storia per fargli conoscere i nostri tesori, la nostra ospitalità, i nostri prodotti e, virtualmente, ciò che lui ha visto e descritto.L’European Institute chiede anche la realizzazione di una serie di “percorsi tipo” nei termini previsti dal progetto Itinerarium, per il 2020 proponiamo alle Amministrazioni locali di aiutarci a realizzarli. I percorsi, organizzati dalla nostra Associazione, saranno inaugurati con una manifestazione, il gruppo di partecipanti sarà guidato da una decina di cavalieri in abiti medievali e potrà assaggiare le squisite pietanze preparate dal nostro “cogo” Gianico Viero secondo quando stabilito dall’unico ricettario veneto del XV secolo.È sempre gradita la collaborazione delle Associazioni locali.I percorsi saranno messi on line e saranno forieri di pacchetti turistici.

L’Itinerium tracciato su Atlantino di Anonimo del 1510 circa.

Conselve

Coedizione con

Arquà Petrarca

EsteCinto Euganeo

Cazzano di Tramigna

Carceri

MonseliceMolvenaMegliadino San Fidenzio

MasiLusiana

Ospedaletto Euganeo

Montagnana

Saletto

S.ta Margheritad’Adige

Pianezze

Valeggio sul Mincio

San Bonifacio

VeronellaVeronaSoaveSan Martino Buon Albergo

Marostica

Comuni aderenti al progetto

Castelbaldo Castelnuovodel Garda

Cologna Veneta

Koper Lonigo Lozzo Atestino

Montecchia di Crosara

Monteforte d’Alpone

Pernumia

Sona

Quero

Bussolengo

OppeanoPoveglianoVeronese

Villafranca di Verona

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In vita Marin Sanuto nulla ha pubblicato di quanto aveva scritto, tanto meno l’Itinerarium che è stata la sua prima opera. Di questa a noi è arrivato un libercolo manoscritto pronto per essere dato alle stampe che, perso alla sua morte nel 1536, è ritrovato casualmente dal bibliotecario della biblioteca Universitaria di Padova Tommaso Gar nel 1847 e subito trascritto e pubblicato dallo studioso scozzese Rawdon Brown. Poi, nel 1881, in biblioteca Nazionale Marciana, si sono ritrovati dei fogli sparsi con gli appunti redatti dal Sanuto, forse durante il viaggio con la penna d’oca al lume di una candela, trascritti e pubblicati in Archivio Veneto da Rinaldo Fulin che però, essendo incompleti, ci accompagnano solo sino a Lonato, poco meno del primo terzo dell’intero percorso.

Da Soave a Cologna Veneta percorso - XXVII

Il tracciato del percorso degli Auditori da Legnago a Peschiera, numero XIV, su Atlantino del 1510.

1. Bagnolo2. Baldaria3. Caldiero4. Ca’ Nuova5. Cazzano di Tramigna6. Cologna Veneta7. Colognola ai Colli8. Illasi9. Lavagno10. Lonigo11. Mantova

Località descritte o nominate dal Sanuto nella presente pubblicazione

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Con il patrocinio di

In collaborazione con

12. Marostica13. Monselice14. Montorio15. San Bonifacio16. San Gregorio di Veronella17. San Martino Buon Albergo18. San Vittore19. Soave20. Villabella21. Zevio22. Zimella

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Curiosità

Catastrofi. Nelle note a piè di pagina della presente pubblicazione si trova spesso “terremoto del 1117”, l’epicentro del quale è stato localizzato nella zona di Isola della Scala ed è passato alla storia come “terremoto di Verona”, è la causa, ad esempio, del crollo dell’ala esterna dell’Arena. Si riporta il testo dell’articolo dell’INGV Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia.

Novecento anni fa, nel 1117, si è verificato il più forte terremoto dell’area padana di cui si abbia notizia. Nonostante siano trascorsi ben nove secoli e il terremoto si sia verificato in un’area caratterizzata all’epoca da sporadici nuclei abitati situati tra zone paludose e foreste, disponiamo di un gran numero di informazioni su questo evento. Grazie anche alla fitta rete di monasteri benedettini presenti nel XII secolo, esiste infatti un’ampia tipologia di fonti coeve, quali annali monastici, documenti di varia tipologia ed epigrafi, che ci forniscono differenziate e puntuali informazioni su questo terremoto. Il terremoto ebbe una grande fama in tutta l’Europa medievale ed è ricordato in quasi tutti gli annali monastici europei del tempo anche perché molto probabilmente si è trattato di un evento multiplo. L’ampia e accurata ricerca cronachistica e archivistica svolta ha solo parzialmente fatto luce sulla grande complessità di questo evento; da alcuni ricercatori sono state individuate tre diverse scosse: la prima avvenuta nella notte tra il 2 e il 3 gennaio, la seconda, la più forte, avvenuta nel primo pomeriggio (alle ore 15:15 GMT) del 3 gennaio in concomitanza con una terza scossa di minore entità. La prima scossa si sarebbe verificata nella Germania meridionale causando danneggiamenti in particolare nell’area di Augusta e Costanza. La seconda scossa ha duramente colpito la Pianura Padana, ed è stata caratterizzata da un’area di danneggiamento molto ampia, comprendente il Veneto, la Lombardia e l’Emilia. Il terzo evento avrebbe interessato l’Alta Toscana, causando il crollo di torri, edifici e campanili nel territorio di Pisa e Lucca (Guidoboni et al., 2005; Rovida et al., 2016).

Il tempo. Per intraprendere un viaggio di 1500 miglia con una tabella cronologica ferrea come potevano sapere l’ora gli Auditori?Nel medioevo il tempo era scandito dalle ore canoniche derivanti dal momento nel quale si recitavano le preghiere cristiane: mattutina – prima dell’alba; lodi – all’alba; ora prima – alle 6,00; ora terza – alle 9,00; ora sesta – alle 12,00; ora nona alle 15,00; i vespri – al tramonto o mezzanotte e compieta – l’ultima preghiera prima di coricarsi. Evidentemente tale scansione non è fissa poiché ogni giorno il movimento della Terra sposta il momento dell’alba e del tramonto.Dal XIV secolo è in uso “l’ora italiana comune o ora solare” che divide il giorno in 24 ore e le 24 coincidono con il tramonto. Con questa scansione si iniziano a costruire gli orologi astronomici, il più antico in Italia è in Piazza dei Signori a Padova costruito da Jacopo Dondi nel 1344. Il giorno era diviso in 24 ore che iniziavano al tramonto del sole. Poiché, come detto, il sole non tramonta mai alla stessa ora, l’orologio era composto di quattro dischi concentrici di cui quello

Il Medioevo

Convenzionalmente la storia che segue la preistoria, è divisa in quattro epoche o evi: antico, dall’invenzione della scrittura - 3500 a.C. Alla caduta dell’Impero romano d’occidente – 476 d.C.; medio, dal 476 d.C. alla scoperta dell’America – 1492; moderno dal 1492 alla rivoluzione francese 1789; e contemporaneo dal 1789 ai giorni nostri.Il Medio evo è diviso in alto dal 476 all’anno 1000 e basso dall’anno 1000 al 1492.Posta come buona questa periodizzazione, in realtà vi sono molte diverse datazioni, Marin Sanuto vive tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 nel periodo artistico culturale chiamato rinascimento, un’epoca di grandi sconvolgimenti economici, politici, religiosi e sociali.

Contestualizzazione

Nasce e muore a Venezia città a capo di una entità socio politica, la Repubblica veneta, che inizia la sua evoluzione nel VII secolo e la termina nel XVII, totalmente difforme dal contesto politico mondiale retto da re o imperatori che si succedono per dinastia o per prese di potere cruente e dove l’amministrazione della giustizia fa meritare alla Repubblica l’appellativo di Serenissima.

Il motivo del viaggio

Dal 1410 cioè da quando la Repubblica annette la Terraferma veneta, attualmente ad Ovest la Lombardia sino a Bergamo ed il fiume Serio, a Sud il Po, ad Est l’Istria e a Nord Belluno e parte del trentino, mentre è doge Michele Steno, sono istituiti gli Auditori nuovi alle sentenze, una Corte d’appello itinerante che ogni due anni si reca in tutte le sedi podestarili per giudicare gli eventuali appelli della popolazione alle sentenze emesse dai pretori. Nel 1483 i giudici sono: Marco Sanuto, Giorgio Pisani e Pietro Vitturi.Marin Sanuto, allora diciassettenne, è aggregato alla Corte non avendo alcun incarico con la sola voglia di vedere e descrivere ciò che aveva visto e lo fa scrivendo un diario intitolato Itinerario per la terraferma veneta.

Venezia, veduta fantastica, XV secolo.

Medaglia commemorativa del viaggio degli Auditori, coniata nel 2014 dal Gruppo filatelico e numismatico di Montagnana.

Il terremoto nella concezione religiosa era rappresentato nel sesto sigillo dell’Apocalisse di Giovanni.

L’orologio di Jacopo Dondi in Piazza dei Signori a Padova.Costruito nel 1344 è stato restaurato nel 1436 dopo un incendio.

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Notizie della Repubblica di Venezia

Questi brani sono tratti dal De origine situ et magistratibus urbis Venetae un libercolo con il quale Marin Sanuto descrive sommariamente una storia di Venezia

e minuziosamente l’apparato burocratico che reggeva la Serenissima.

Rialto

Rialto sembra un orto, vengono portate erbe da luoghi vicini, tanti e vari frutti ed a buon mercato, è una cosa straordinaria; ma voglio ricordare un detto che ho inteso da un tale: “dove c’è consumo lì c’è roba”.

A Rialto i prezzi di alcune merci sono limitati affinché chi compra non sia ingannato. La carne di manzo che si vende in macelleria non si può vendere a più di due soldi la libbra ( corrisponde a 453,6 grammi) e se il peso fosse scarso, vi sono due ufficiali con l’incarico di pesare la carne dopo che è stata comprata, i macellai sarebbero condannati dai magistrati a ciò deputati. La carne di agnello soldi … , di vitello soldi … e di capretto soldi ..; così l’olio non può costare più di 4 soldi la libbra, le candele di sego (grasso animale, l’unico modo per illuminare) quattro soldi la libbra, il barbiere, per il taglio normale, quattro soldi, un carro di legna non può superare in ogni tempo 28 soldi e sono a controllare degli stimatori del comune affinché tutto sia fatto correttamente e ciascuno abbia il dovuto; e vale sempre il detto: pesa giusto e vendi caro. Altre prelibatezze si vendono a qualsiasi prezzo tuttavia la Giustizia Vecchia – magistrati a ciò deputati – ha il potere di mettere a qualsiasi merce il giusto prezzo.Questa Città è ordinata benissimo quanto nessuna altra al mondo, per qualsiasi cosa vi è una regola e ciò si mantiene e anzi si aumenta.Qui a Rialto, il luogo più frequentato della Città, in alcune osterie, ci sono le meretrici, non solo qui poiché sono anche in vari altri luoghi: San Marco, San Luca e San Cassiano in zona Carampane e comunque

più esterno, fisso, delle ore con il XXIV posto a destra del quadrante e tre mobili: il primo all’interno è il disco del sole che porta in circonferenza la sequenza dei giorni lunari da 1 a 30 e dalla quale diparte la lancetta recante il sole che indica le ore e il segno zodiacale; il secondo, il maggiore dei mobili, è diviso dai segni zodiacali e dai mesi, ogni segno inizia al decimo giorno del mese; infine il disco lunare che compie un giro ogni 29,5 giorni ed indica il moto del satellite, è diviso in due parti, luna calante e luna crescente, all’interno una ulteriore suddivisione in aspetti: sestile cioè di 60° dal sole, quadratura a 90° (primo ed ultimo quarto) e trigono a 120°; la luna è nera il primo giorno poi bianca al plenilunio.

Le ore 11 del 15 aprile 1483, quando gli Auditori partono da piazza San Marco, corrispondono alle ore 6,00 circa.

Ma come fa Sanuto a sapere che sono partiti alle ore 11 visto che l’orologio astronomico sulla torre sarà inaugurato il I febbraio 1499?

Probabilmente possedeva un orologio portatile dittico (due tavolette di legno) nel quale lo gnomone o stilo (ciò che indicava l’ora) era un filo di lino, in uso già dalla prima metà del XV secolo che consente di

sapere l’ora solare. Chi non possedeva il dittico si avvaleva delle meridiane.Questa tipologia è tutt’ora usata dai corpi speciali dell’esercito.

Le misure. Le unità di misura nella Repubblica veneta possono variare da podestaria a podestaria, per questo la pietra delle misure era posta in luogo visibile laddove si svolgeva mercato, quelle di Venezia e che, probabilmente, usava il Sanuto sono:

un braccio da lana = 68,33cm; un braccio da seta = 63,87cm; un piede da fabbrica e da terra = 34,77cm; sottomultipli di un piede da fabbrica e da terra: 12 once per un piede, 12 linee per un’oncia; multipli: 5 piedi (34,77 cm x 5) = 1 passo (173,85 cm); 4 ,5 piedi (34,77 cm x 4,5) = 1 pertica piccola (156,465 cm); 6 piedi (34,77 cm x 6) = una pertica grande (208,62 cm); 1.000 passi sono un miglio veneto = 1.738,5 metri.

Il regno d’Italia adotta il sistema metrico decimale nel 1861, nel 1877 sono pubblicate le tavole di comparazione con le precedenti misure in uso in tutte la parti del Regno.

Un esempio di orologio dittico, nell’incavo era allocata una bussola per metterelo in linea con l’asse terrestre.

La pietra delle misure della podestaria di Cologna Veneta del 1470.Pertica grande, pertica piccola e sottomultipli

Apollonio Domenichini, Il ponte di Rialto dal fondago dei tedeschi, 1770.

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anche in altri luoghi pubblici e in altre contrade ma non essendo in tale numero come qui a Rialto – non vale la pena di scriverne, et cetera.In questa isola di Rialto, presso al chiesa di san Giovanni Evangelista1 – dov’è il legno della santissima croce di Cristo – vi è un campanile che non scandisce le ore con il dondolio delle campane ma due uomini meccanici, con il martello in mano, ora uno ora l’altro, percuotono una campana con dei contrappesi: è bello da vedere. Qui al mattino si insegna filosofia e teologia ma chi volesse può andare anche il pomeriggio, [ed è una scuola pubblica] pagata dalla Signoria. In questo tempo fa lezione il nostro eccellentissimo filosofo, nonché patrizio, Antonio Correr celebrato per la grande fama in diverse università, il quale, ogni giorno, con grandissimo impegno, insegna logica, filosofia e teologia, unde per questo è onorato dal Senato con molte magistrature ed incarichi. Questo grande istituto è stato voluto dai veneziani nella propria Città affinché chi volesse imparare la virtù e farsi dottissimo senza andare a Padova, dov’è l’eccellente università frequentata da studenti di tutte le parti del mondo e ben finanziato dalla nostra

Signoria, lo potesse fare anche qui a Venezia. Volendo diventare dottori vi è un collegio di medici che dà lezioni a san Luca ed ha l’autorità di laureare in medicina. Ancora a San Marco, nei pressi del campanile, vi sono due, dottissimi in umanità, pagati da San Marco, che insegnano pubblicamente a chi volesse imparare senza dover nulla pagare e sono uomini di grande fama. Attualmente uno è Giorgio Valla2 piacentino ottimo grammatico e perfetto conoscitore del greco che ha tradotto ed anche composto diverse opere, l’altro è Marco Antonio Sabellico3 uomo letteratissimo che ha scritto le Deche de Venetiani, opera grande, degna e copiosa, inoltre insegna. Oltre a questi c’è un altro stipendiato dai nostri [dalla repubblica] che insegna ai notai di cancelleria, affinché divengano dotti, si chiama Benedetto Brognolo4 da Legnago dottissimo e esperto della materia.Anche in molte contrade ci sono precettori, senza contare quelli che vanno nelle case, che insegnano virtù e grammatica ai giovani patrizi ed agli altri.

Savij sora le Pompe delle Donne

I Savi per la legge sulle Pompe delle Donne sono tre ut supra [come sopra], si eleggono per scrutinio in Consiglio dei Pregàdi , restano in carica due anni, hanno sede, alla mattina, a Rialto sopra l'ufficio della Giustizia Nuova, non hanno salario né alcun utile vanno in Pregàdi ma non votano. A questi è concessa la grande autorità di far rispettare la legge che provvede sulle pompe delle donne (Sta per pomposità, lusso, ostentazione di ricchezza quindi buon costume) sui fasti, gli ornamenti delle camere ed altre cose, fanno, volendo, inquisizione e trovando essere non rispettato il dettame della legge quelli o quelle condannano senza alcun Consiglio, ma benché questo ufficio ci sia, non si esegue e si non obbedisce a questa legge come si dovrebbe, et cetera.

1 La chiesa fu fatta costruire dalla famiglia Badoer nel 970. Nel XIII secolo Marco Badoer fece costruire l’attiguo ospedale ponendovi un priore la cui elezione fosse in perpetuo giuspatronato della famiglia. La reliquia della croce fu donata da Filippo Masserio Commissario di Cipro che l’aveva avuta dal patriarca di Costantinopoli nel 1369. Nel 1759, su progetto di Bernardino Maccaruzzi, è ristrutturata. Il fatto che il Sanuto annoti le figure che battono le ore nella chiesa di San Giovanni e non descriva la torre dell’orologio in piazza San Marco che è stata inaugurata nel 1497 conferma che il testo è del 1494-5. Notizie storiche della chiese e dei monasteri di Venezia e di Torcello, Flamino Corner, Il seminario, Padova, 1758. 2 Giorgio Valla, 1447 Piacenza – 1500 Venezia, umanista, traduttori di testi latini e greci, la sua opera maggiore è De expetendis et fugiendis rebus (le cose da perseguire e quelle da evitare).3 Ibidem, vedi nota 42 capitolo primo.4 Benedetto Brognolo, nn Legnago – 1502 Venezia, dottissimo in greco e latino, insegna quarant’anni a Venezia, è sepolto ai Frari. Da Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti, Roma, 1828.

Gianico, fiol de Batista de Molvena,el cogo

Ma prima che il “cogo” diventasse “chef” cosa e come di mangiava? La risposta a questa domanda me e l’ha data libro per cuoco un ricettario del XIV secolo scritto da un “cogo” del quale non si conosce il nome che cucinava con il fuoco della legna, che non aveva il frigorifero o l’abbattitore ma era veneziano e, nel 1300 a Rialto, erano disponibili tutti i prodotti del vecchio mondo.Nel medioevo a Venezia l’arte di abbinare sapori e profumi dei cibi migliori, di imbandire la tavola a favorire il gusto conviviale era alla stregua dell’arte della pittura o della scultura.Spero di riuscire a far rivivere quelle antiche emozioni.

L’agricultore Sandro Zancanella presenta il proprio pane “cappello del prete”

Pane di grano tenero Canova di Piave, macinato a pietra lasciando il germe e il cruschello, 20 ore con il prorpio lievito madre rinnovato da novant’anni, cotto in forno a legna con piano di cottura in chianche. La mia fattoria annualmente risemina il proprio seme, come in uso prima delle ditte sementiere. La coltivazione segue i dettami dell’agricoltura omeodinamica dove ci si mette da parte della pianta perche’ possa crescere nel miglior modo e possa dare un frutto adatto a nutrire il corpo, non solo a riempirlo o alimentarlo.

monselice pd - [email protected] cell. 368 29 10 94

La Pignara, un frantoio del XV secolo.

Il cibo nel medioevo

Il monascritto del XIV secolo.

Precettori davanti alla loggetta del campanile, da La piazzetta e i librai di Luca Carlevarijs, 1690 circa.

Precettori davanti alla loggetta del campanile, da Piazza San Marco con i commedianti di Luca Carlevarijs, 1690 circa.

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A cinque miglia c’è San Martino2 e dopo altre cinque Caldiero dove c’è la casa di Daniele Banda: ho poi visto Lavagno, Illasi e Colognola, quindi la Villa di San Vittore3 su di un colle.

Da Caldiero, sopra nominato, a Soave ci sono cinque miglia. Sopra una piccola altura si erge la chiesa di San Giacomo Apostolo dove giace il suo corpo; questa chiesa non è ancora completata, tra l’altro nel 1479 sono già stato poco lontano da qui. Ben al di là dell’Adige c’è la Villa di Zevio molto nota per la coltivazione delle verze.

Siamo entrati in Soave da Porta Veronese, lì era capitano Bernardo Malipiero.

2 Oggi è il Comune di San Martino Buon Albergo. Si riporta il percorso descritto dal Sanuto, grosso modo l’antica via Postumia, nella Carta dei Frari detta dell’Almagià. Roberto Almagià, 1884 – 1962, è storico della geografia e della cartografia. La Carta è nota dal 1923, l’autore è anonimo, ha la prerogativa di essere estremamente particolareggiata ed è stata studiata, nel tempo, da valenti studiosi come Fausto Stefanini e Ezio Filip-pi oltre che dall’Almagià stesso ed è unanime la datazione attorno alla metà del XV secolo. Comparandola con le descrizioni che fa il Sanuto del territorio ed altre Carte coeve si rilevano alcune discrepanze ad esempio: l’immissione del torrente Alpone nel torrente Tramigna è descritta a nord dell’abbazia di Villabella di San Bonifacio, è disegnato il ponte sul Guà Frassine a Cologna Veneta su Porta piazza sotto la torre Civica, ebbene, ambedue queste opere sono state eseguite nella seconda metà del XVI secolo. Potrebbero essere piccoli errori, ma sono futuribili e ciò potrebbe indurre a spostare la data di esecuzione di 150 anni. In affetti anche le modalità di grafia della Carta non sono consuete alla metà del XV secolo.3 San Vittore è oggi frazione del Comune di Colognola ai Colli.

Itinerarium.

Alla metà di luglio del 1483 la Corte parte da Verona per arrivare a Soave.

... da qui a Soave ci sono quindici miglia; si esce da Porta Vescovo e, da lontano, si vede Montorio1,

Montorio

sopra un piccolo colle. Sembra ed è un bellissimo castello, giocondo e con possenti mura ma, a causa dei patti tra Verona e Venezia, ora è sguarnito. La Villa è molto bella e con molti poderi e fonti; il castello ben proporzionato ha quattro torri ed una più grande; [per arrivare] si deve attraversare il fiume Fibbio.

1 Montorio è una frazione del Comune di Verona all’inizio della Valle dello Squaranto, torrente della Lessinia, il castello di cui scrive il Sanuto, ancora in buone stato risale almeno al X secolo.

Il tracciato del percorso degli Auditori su Atlantino del 1510. L’antica mappa ci dimostra che le vie veloci erano sulle rive die fiumi.

Montorio, il castello, XVI secolo.

Il percorso da Verona a Soave, da Carta dei Frari, territorio veronese e mantovano, detta dell’Almagià, XV secolo.

Illasi, il castello, Beni Inculti, 1687.

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In questa terra amenissima esisteva una soavissima Villa e i signori tiranni Della Scala13 che a quel tempo governavano Verona, conquistati dalla bellezza del luogo, fecero costruire il castello e lo chiamarono Soave. Nello stesso periodo fecero costruire anche il castello di Marostica, come vedremo più avanti. Attorno a queste alte mura corre un fiume chiamato Tramigna14, che nasce a tre miglia da qui da una ricca fonte chiamata Cazzano. Mantova dista da Soave venti miglia15 [sic] ed a dodici miglia c’è Cologna; a un miglio Villabella 16quindi due a San Bonifacio

San Bonifacio

1454 con la pace di Lodi.13 Il castello di Soave risale quasi certamente al X secolo periodo nel quale erano frequenti le incursioni degli Ungari, si può immaginare il castello fosse stato il rifugio di chi abitava nelle capanne attorno alla chiesa della Bassanella ed attorno alla chiesa di San Giorgio; nel 1164 Federico Barbarossa ha concesso l’autorità dei diritti pubblici sulla “Villa et castro Soavi” al conte di San Bonifacio, dal 1270 Soave passa sotto il domin-io degli scaligeri che, essendo zona di confine, decidono di fortificarla. Attorno al 1370, da Cansignorio della Scala oltre le mura, sono costruiti il palazzo di giustizia, quello del capitano e la pieve, in pratica la struttura cittadina che oggi vediamo.14 Il torrente Tramigna nasce a Cazzano da una risorgiva carsica propria del territorio delle prealpi lessiniche. Secondo Angelo Pasa, 1911 – 1966, valente geologo e paleontologo del Museo civico di storia naturale di Verona, probabilmente l’acqua sgorga, dopo un percorso sotterraneo di molte decine di anni, dal gruppo del Baldo.15 Non si comprende perché Sanuto parli di Mantova.16 Villanova, frazione del Comune di San Bonifacio, dov’è l’antichissima abbazia di San Pietro fatta edificare dai monaci benedettini tra il VI e il VII secolo. Si vuole ricordare l’importanza storica delle strutture dell’Ordine di San Benedetto da Norcia il cui motto era ora et labora. In tutta Europa oltre che essere importanti centri culturali e conservare e trascrivere innumerevoli testi antichi, avevano anche la funzione di vere e proprie “scuole professionali”.

Soave

Soave è un Castello posto alla sommità di un piccolo colle, dal quale partono due ali di mura che scendono al piano e racchiudono la Terra; è simile a Monselice; la cinta4 è lunga un miglio5 ed ha ventiquattro torresini con la torre del castello. Ci sono due6 Porte: Porta Veronese, quella di sotto; Porta Aquila, quella di sopra; conta circa

trecento fuochi7. La chiesa Cattedrale è [intitolata a] San Lorenzo8; il palazzo dove abita il capitano, fatto costruire dai Della Scala, è vicino alla Porta di sopra9; al primo piano vi sono ventiquattro camere; al piano terra, il porticato è a volto; ha buone stalle. Il capitano percepisce 11 ducati al mese; non ha altre incombenze se non quella di riscuotere le tasse spettanti alla Signoria; il vicario è veronese ed è giudice in civile per cause inferiori a 10 lire, in questo momento è Giacomo Maffei. Vicino al castello, ancora sul colle, c’è la chiesa di Santa Maria10. Reggeva il capitaniato la famiglia Cavalli, cittadini di Verona e gentiluomini veneziani, ma per ragioni da signori, che a noi non sono state dette, fu mandato [dal Senato Veneto] il capitano veneziano Fantino Bon figlio di

Felice, che già era stato capitano qui a Soave11: ma procediamo ad altro. Il castello che, come ho detto, si trova alla sommità del colle, ha tre cerchia di mura [poste in ascesa una sull’altra], cosicché si va di fortezza in fortezza ; vi sono porte di soccorso appropriate; la torre principale è tutt’oggi bucata per un colpo di bombarda sparato quando fu conquistata12.

4 Ricordiamo che le mura di cinta delle città medievali erano tutte intonacate e parzialmente affrescate.5 Le unità di misura nella Repubblica veneta possono variare da podestaria a podestaria, quelle di Venezia e che, probabilmente, usava il Sanuto sono: un braccio da lana = 68,33cm; da seta = 63,87cm; un piede da fabbrica e da terra = 34,77cm; sottomultipli di un piede da fabbrica e da terra: 12 once per un piede, 12 linee per un’oncia; multipli: 5 piedi = 1 passo; 4 ,5 piedi = 1 pertica piccola; 6 piedi = una pertica grande; 1.000 passi sono un miglio veneto = 1.738,5 metri. Il regno d’Italia adotta il sistema metrico decimale nel 1861, nel 1877 sono pubblicate le tavole di comparazione con le precedenti misure in uso in tutte la parti del Regno.6 Le Porte del muro di cinta di una città medievale sono, in caso di attacco, i punti deboli per cui erano nel minor numero possibile. A Soave la terza Porta, Vicenza, è successiva, costruita dopo la guerra contro la lega di Cambrai.7 Con “fuoco” si intende il nucleo familiare formato mediamente di 4-6 persone.8 La chiesa di San Lorenzo è costruita nel XIV secolo, quelle che oggi vediamo è la riedificazione del 1758 e ingrandita nel 1884.9 Si noti l’abbassamento della strada di circa due metri fatto alla fine del XIX secolo.10 La chiesa di Santa Maria dei Domenicani è stata costruita nel XV secolo, attualmente è sconsacrata.11 Sembra che le relazioni tra la famiglia Cavalli e la Signoria non siano molto buone.12 Il danno è ancora visibile. La guerra di cui parla Sanuto è quella di Lombardia tra Milano e Venezia e i rispettivi alleati, tra il 1438 e il 1441 il veronese è stato campo di battaglia, il ciclo delle guerre si conclude nel

Soave, da Anonimo, XV secolo.

Soave, Marin Sanuto, 1483..

Il territorio di San Bonifacio, Anonimo, XV secolo.

La polla det Tramigna a Cazzano, Almagià, XV secolo.

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Cologna

Cologna è un Castello molto piccolo, chiuso da una cinta di mura antiche e vecchie25 con due Porte: la Veronese e l’altra, chiamata Cremonese26. È [stata] zona di confine con uomini pieni di ardimento27. Già in altri tempi chiese alla Signoria la grazia che le fosse mandato un pretore [veneziano] per non essere soggetta né a Verona né a Vicenza e ci può stare [la richiesta fu accettata]28. La sua giurisdizione comprende strisce di terra e luoghi [paludosi] come Venezia. Vi abitano trecento fuochi29; ha due borghi e sedici grosse Ville, per quanto mi è stato detto, sono sottoposte quattordicimila anime.Il Fiume Nuovo, già nominato, lambisce le mura30.

25 La famiglia dei conti Maltraversi è fondata da Gherardo nel 1059, un ramo della famiglia ha giurisdizione nel padovano (Cerro, Calaone, Lozzo, Castelnuovo), un ramo sul vicentino (Sant’Orso, Schio, Meda e Co-logna); il ramo vicentino dal 1115 si dice Malacappella. Questa famiglia costruisce la prima cinta muraria di Cologna, nel 1194 la città è attaccata dalla famiglia dei da Carrara. Nel 1278 Alberto della Scala fa ricostruire la cinta muraria e la rocca che diventa zona di confine quando gli scaligeri diventano signori di Verona e i Carraresi di Padova. Questa è quanto vede e descrive Marin Sanuto nel 1483 ed è la ricostruzione in 3D che si propone. Nel 1513, durante la guerra della Repubblica veneta contro la lega di Cambrai, Cologna è assediata e sia la cinta muraria sia la rocca subiscono gravi danni. Nel XVI secolo non è più area di confine per cui Venezia non investe risorse per la sua ricostruzione che nel tempo va lentamente in deteriorandosi. Nel 1792 inizia la costruzione del nuovo duomo sulle fondamenta di parte della rocca ed è in sostanza ciò che oggi noi vediamo.26 Porta Veronese è ancora esistente sul lato Ovest a ridosso della rocca; Porta Cremonese era posta all’altro capo della cinta in direzione di Montagnana. Giulio Cardo, autore della Storia di Cologna Veneta e del suo mandamento nel 1898, afferma che un inventario del 1472 sono tre le Porte. Si ritiene che la descrizione del Sanuto sia veritiera, nel Medioevo gli ingressi alla città sono nel minor numero possibile poiché, in caso di attacco, sono un punto debole, anche la cinta muraria di Soave nasce con due Porte, la terza Porta Vicenza è aperta dopo la guerra di Cambrai. A Cologna il lato a Sud è difeso da un largo fossato il lato Nord dall’alveo del Guà Frassine, la Porta nella torre civica o Porta di piazza, è aperta dopo il 1528.27 Il colognese è stato per molti secoli luogo di confine e quindi sempre disputato prima tra il vescovo di Vicenza e quello di Verona, poi tra scaligeri e carraresi, ancora oggi è in provincia di Verona ma sotto la diocesi di Vicenza.28 All’annessione a Venezia i colognesi chiesero ed ottennero dal senato veneto, parte MCCCCVI, die XXIX. Julii in Collegio. Lib. III, di non essere sotto la giurisdizione né di Verona né di Vicenza, Cologna diviene parte del dogato aggregata a Cannaregio, ciò significa essere “porto franco” con le facilitazioni commerciali che ne conseguono.29 Vedi nota 7.30 Il fiume Nuovo ha diviso il centro di Cologna sino al 1904 quando, dopo l’ennesima esondazione, sono finiti i lavori di deviazione dell’alveo.

da dove proviene il conte Giulio e la famiglia è detta conti di San Bonifacio17. Vi sono trecento fuochi ed è una bellissima Villa. Vi è un ponte sul Tramigna18 protetto da una bastia19 fatta costruire in tempo di guerra per difesa; discendendo il corso del fiume vi sono altre due bastie20.

A quattro miglia da Cologna c’è la Villa di San Gregorio21, dove si trova la casa del conte Gregorio Lavagnolo, cittadino di Verona, che ha un bellissimo pergolato all’ingresso. Dopo Ca’ Nuova22 troviamo il Fiume Nuovo23, molto largo, che nasce nel vicentino e va al Frassine [prosegue per Montagnana], sarebbe navigabile se non ci fossero troppi mulini che impazzano. Quindi Baldaria24 e i borghi di Cologna nella quale si entra da Porta Veronese.Qui era pretore Nicolò Copo figlio di Giacomo, un uomo veramente dabbene. Per la nostra venuta fece venire come ho visto quando arrivai, un gruppo di bambini con lance in mano [che sventolavano bandiere] gridando Marco in onore della Sublime Signoria nostra e dimostrando grandi lodi per il loro giusto pretore.

17 Famiglia di origine franca, il capostipite è considerato Milone, morto dopo il 955. Il castello, del quale restano pochi simulacri, fu fatto demolire dagli scaligeri, contemporaneamente a quello di Arcole, per utilizzare i materiali nella costruzione delle mura di Soave.18 Attualmente il ponte è sul torrente Alpone anche se l’alveo è del Tramigna. I due torrenti sono stati fatti confluire a Villanova alla fine del XVI secolo per contrastare le frequenti inondazioni. San Bonifacio è posto al limite settentrionale della valle Zerpana che nel medioevo era completamente allagata, tant’è che Sanuto scrive di strisce di terra e palude come Venezia, i lavori di bonifica sono iniziati dalla Repubblica veneta e terminati a metà del XIX secolo.19 Le bastie sono ripari ed incastellature di legno. La guerra è quella della Lombardia nota 9.20 Una bastia era probabilmente ad Arcole, e l’altra nei pressi di Albaredo dove il Tramigna confluisce nell’Adige.21 San Gregorio, frazione del Comune di Veronella, feudo dei conti Lavagnoli di origine sassone, la casa con il pergolato detta dal Sanuto non esiste più, l’attuale villa è della seconda metà del XVIII secolo. Il Comune è detto Veronella solo dal 1902, anticamente era noto con il nome di Cucca (Veronella è il toponimo del “castrum leonis” un terrapieno posto in un’ansa del paleoalveo dell’Adige, forse un antico castelliero). Da ricordare è la “rotta della Cucca” avvenuta nel 589 e ricordata da Paolo Diacono, 720 – 799, storico e scrittore longobardo; in quell’anno una disastrosa alluvione, dovuta a piogge incessanti ed anomale, sconvolse il sistema idrografico di tutto il basso Veneto. A Veronella vi è il castello dei conti Serego risalente forse al IX secolo, nel 1532 ha ospitato l’imperatore Carlo V d’Asburgo, 1500 – 1558, in viaggio per incontrare il Papa, le barchesse sono opera del Palladio; vi è anche un tezzon: azienda agricola protetta dalla Repubblica veneta, che pascolava 200 pecore per la produzione del salnitro, componente della polvere da sparo.22 Località del Comune di Veronella oggi detta Canova.23 Il torrente Agno-Guà-Frassine nasce dal gruppo del Carega nelle prealpi vicentine ed andava ad impaludarsi nel lago di Vighizzolo d’Este. Tra il 1557 e il 1572 la Repubblica veneta fa scavare il canale Gorzone che prende le acque del Fratta che si impaludava presso Castelbaldo, e poi del Santa Caterina, ultimo tratto dell’Agno, per arrivare in Adriatico, bonificando così bonificata tutta la bassa padovana e prosciugato il lago di Vighizzolo d’Este. Il torrente, nei secoli, è esondato innumerevoli volte (l’ultima nel 2010) nonostante gli alti argini, il suo alveo è stato rettificato in più tratti. 24 Frazione del Comune di Cologna Veneta dov’è l’antichissima pieve di Santa Giustina che ha le sue origini nel IV-V secolo. Ciò che oggi vediamo è frutto di innumerevoli interventi.

La valle Zerpana, da Anonimo, XV secolo.

La fortezza scaligera di Cologna, ricostruzione in 3D.

Cologna, da Almagià, XV secolo.

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Lonigo è lontano da qui cinque miglia, andando sempre sulla riva del Fiume Nuovo; ad un miglio è la Villa di Baldaria dove c’è un ponte; poi Zimella dov’è un altro ponte; dopo un ulteriore miglio c’è Bagnolo34 dov’è la casa di Leonardo Nogarola35, cittadino di Verona, quindi due miglia a Lonigo che voglio ora descrivere.

34 Bagnolo è frazione del Comune di Lonigo, 35 Leonardo Nogarola, protonatario apostolico attivo a Verona e Vicenza nella seconda metà del XV secolo, la famiglia è originaria delle Francia, si sposta in Italia nel X secolo, feudatari degli estensi, fanno costruire il castello di Nogarole Rocca dal quale prendono il nome. La proprietà di Bagnolo è venduta alla famiglia Pisani che nel 1542 incarica il Palladio della sua ricostruzione, ed è ciò che oggi vediamo.

Un ponte di legno dà accesso alla contrada, detta Cremonese31, dove è la casa, molto bella per quel luogo, di

Pietro Paolo Zennaro. I patroni del Castello di Cologna sono San Fortunato e San Felice, dov’è [ai quali è dedicata] la chiesa Cattedrale32. A Cologna ci sono delle donne tanto belle come io non ho mai visto, quindi le ammiro. Vennero con

noi, accompagnandoci nel cammino, il dottor Silvestro Rambaldo e l’ottimo dottor causidico [difensore civico] Bernardino Grasso, uomini veramente istruiti ed amici di tutti, massimamente Grasso, le lodi del quale, o Lettore, devo tacere per non aver spazio per descriverle, né sarebbero mai sufficienti.

Il castello [rocca] di Cologna è di pianta quadra, ha otto torri ben proporzionate ed è ben dimensionato. All’interno non vi sono case e nel sotterraneo, con i soffitti a volto, vi sono le stalle per i cavalli33; è posto su un’acqua stagnante vicino a Porta Veronese. L’abitazione del castellano è vicino alla Porta, al tempo era Alberto Gradenigo figlio di Tommaso, già da fanciullo malridotto dalla sua convalescenza [malattia]; la sua paga è di 10 ducati al mese con tre uomini a disposizione: il luogo, a causa dell’acqua stagnante, è molto malsano.

31 Lo storico colognese Antonio Calafà, Cologna 1776 – 1852, scrive una Storia di Cologna, mai pubblicata, nella quale è riportato lo schizzo del ponte dei Mulini o di san Bartolomeo, in prossimità all’omonima chiesa ad Est della cinta muraria, il Cafalà ipotizza la costruzione del ponte in pietra nel 1485, il Sanuto lo vede di legno due anni prima, ciò conferma che Porta Cremonese è ad Est, la Porta della torre Civica, sempre secondo Calafà è aperta nel 1528. 32 La chiesa cattedrale che vede il Sanuto sorge in data imprecisata forse nel XII secolo ed è ristrutturata nel 1507, nel 1513 è teatro di una carneficina di uomini, donne e bambini da parte di soldati tedeschi durante la guerra di Cambrai, nei primi anni è dedicata ai santi Fortunato e Felice; nel 1792 si ottiene il permesso di costruire l’attuale duomo sulle fondamenta di parte della rocca scaligera dedicato a Maria nascente. Forse una delle tante improvvide decisioni prese dalle comunità locali ed ecclesiastiche del tempo.33 Della rocca rimangono i resti delle tre torri a Sud, la torre detta Mainarda è torre campanaria e i sotterranei perché per il duomo si sono utilizzate le fondamenta della rocca. Sono a volto, come scrive il Sanuto, e sono visitabili.

La cattedrale di Cologna, dal manoscritto della Storia di Cologna di Antonio Calafà, XIX secolo.

Ponte dei mulini, dal manoscritto della Storia di Cologna di Antonio Calafà, XIX secolo.

Il fiume Nuovo da Lonigo a Cologna Veneta, 1558.

Lonigo, da Almagià, XV secolo.

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Modalità di utilizzo dei percorsi

I percorsi sono tracciati in GPS sulle mappe antiche dalle quali filtra il tridimensionale di tutto ciò che è funzionale: dai monumenti alle locande, dalle libreria ai produttori agricoli.Tutto on line e trasferibile su smatphone.Chi percorrerà l’Itinerarium avrà a disposizione tutto ciò che gli serve.

Chiunque dopo aver preso visione ed, eventualmente essere incuriosito del sistema e, per questo, decida di voler fare un percorso deve, per prima cosa, munirsi della Card.

La Card è reperibile via internet o presso i tour operator aderenti.

Con il numero di codice della Card è possibile visionare e scaricare qualsiasi percorso in linea e l’applicazione con la quale poter utilizzare i dati con tutti i sistemi di telefonia mobile.La Card che ha la funzione di monitorare il viaggio per poter riconoscere la viandante il diritto ad un fine settimana gratuito in un località a scelta, con 500 chilometri sui percorsi dell’Itinerarium, .Per questo conviene esibire la card a tutte le strutture aderenti.Inoltre, essendo il nostro un “sistema” aperto e operando in un’area non solo vasta ma anche ricca di testimonianze del passato o di bellezze naturali, chiunque può proporre uno o più percorsi che sono poi valutati dalle commissioni scientifica e tecnica e, verificatane la corresponsione al progetto. potrà far parte del sistema. In questo caso, ai proponenti sarà riconosciuta la lunghezza del percorso come effettivamente effettuato.

Ciò che si vede nel Web. Esempio a Soave.

La Card

Applicazione per smatphone.Tracciato di prova su percorsi XXVII - Soave - Cologna Veneta e XXVII Cologna Veneta - Lonigo.

Dimostrazione applicazioneper smartphone

I tracciati di color nero - Itinerarium, blu - cavallo, rosso - bici, giallo - piedi, verde - senza ostacoli

Ogni percorso ha evidanziati:traccia in GPS, località, monumenti, toponomastica antica,

nome dei corsi d’acqua, operatori economici, info.

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Il Libro per cuoco di Anonimo veneziano del XIV secolo

è uno dei più antichi ricettari attualmente conosciuti al mondo e, come tutti testi antichi, anche questo ha la sua storia da raccontare.Il XIX è il secolo nel quale la rapida evoluzione industriale ed economica ridefinisce l’intero sistema sociale e quindi anche politico. In questo periodo molti studiosi riscoprono e studiano antichi manoscritti rimasti per secoli sconosciuti in polverosi scaffali aiutati, molto spesso, da solerti e competenti bibliotecari.La storia di questo manoscritto ricomincia nel 1863 quando il letterato Francesco Zambrini che si dedica allo studio e divulgazione di testi volgari, pubblica nella rivista da

lui fondata Scelta di curiosità letterarie inedite o rare la trascrizione di un codice conservato in biblioteca Universitaria a Bologna con il titolo Libro della cucina del XIV secolo, il manoscritto è poi ripreso nel 1887 da Olindo Guerrini, poeta, che pubblica Frammento di un libro di cucina del XIV secolo edito nel dì delle nozze Corducci – Gnaccarini. Nel frattempo è ritrovato un altro codice, molto simile al bolognese, in biblioteca Riccardiana a Firenze da Salomone Morpurgo dov’era bibliotecario che, nel 1980, ne pubblica la trascrizione con il titolo Ricette di un libro per cucina del buon secolo della lingua.Arriviamo a Ludovico Frati (1855 – 1941), conservatore dei manoscritti antichi in biblioteca Universitaria a Bologna, che affascinato da questo codice inizia una laboriosa ricerca che lo porta in biblioteca Casatanense a Roma dove è conservato un piccolo volumetto membranaceo di carte 51, di mm 123x82 che nel margine superiore della prima carta ha annotato 1741, Libro per cuoco: nel 1899 lo trascrive e lo pubblica con il titolo Libro di cucina del secolo XIV. La tesi da lui proposta ed attualmente accettata come veritiera è che questo sia “l’originale” e gli altri due codici ne siano dei brani scritti successivamente. A dimostrazione adduce il fatto che le ricette sono praticamente identiche e il casatenense le contiene tutte. Afferma inoltre che la scrittura potrebbe essere riconducibile al XV secolo ma la composizione è certamente del XIV secolo.Verifica inoltre che, mentre nel codice bolognese la forma è prossima alla lingua fiorentina e in quello della Riccardiana sono presenti idiomi senesi, in questo testo le frequenti forme dialettali che s’incontrano ci rivelano se non un autore, almeno uno trascrittore certamente veneziano (ad esempio intrego e intriego per intero; naranza pe arancia; raisella per radicetta; strucar pe spremere; brugnolo per prugnola; anese per anice; mazenar per macinare; insembre per insieme; suto per asciutto, manestrar per minestrare; datalo per dattero ecc.).

Uno degli aspetti caratterizzanti del progetto

è la proposta di far gustare al viandante pietanze della cucina medievale della Repubblica veneta.

Gianico Viero, fiol de Batista, cogo de Molvena da anni interpreta le pietanze descritte

in uno dei più antichi ricettari esistenti al mondo: Libro per cuoco

di Anonimo veneziano del XIV secolo.

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