Isis 2017

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IL MONDO ISLAMICO Isis Storia, risorse e sviluppo (Relatore: Dottor Davide Spada Pianezzola) Isis: un'organizzazione dai molti nomi JTJ, Tanzim, Isis, IS, Daesh, ISIL... dalla sua data di nascita (1999) fino ad oggi l'organizzazione terrorista ha cambiato più volte nome. Il fatto che essa venga denominata in modo diverso da vari giornali e telegiornali può portare ad una certa confusione. L'organizzazione è in realtà sempre la stessa, e la differenza nel nome indica esclusivamente un diverso momento della sua evoluzione. L'Isis è un'organizzazione estremista formata nella stragrande maggioranza da musulmani sunniti siriani e iracheni. Attualmente l'Isis controlla un grande territorio situato fra il Nord dell'Irak e il Sud della Siria. All'interno di questa regione vive una popolazione di circa 3,5 milioni di persone. La cifra esatta è sconosciuta e le stime delle varie fonti in materia divergono notevolmente: secondo alcuni il territorio controllato dall'Isis è abitato da 2,8 milioni di persone, secondo altri la cifra supera i 5 milioni di individui. Oltre a Irak e Siria, l'Isis ha ottenuto negli ultimi anni il controllo di alcune piccole regioni della Libia, della Nigeria (tramite gli alleati di Boko Haram) e dell'Afghanistan. Breve storia dell'Isis e delle sue denominazioni JTJ: L'organizzazione oggi conosciuta come Isis nasce in Giordania nel 1999 con il nome di JTJ Jamāʻat al-Tawḥīd wa-al-Jihād (لجهادحيد واعة التوجما ), Organizzazione del Monoteismo e della Jihad. Il suo fondatore, Abu Musab al-Zarqawi, era un terrorista giordano che fondò il JTJ quando aveva solo 33 anni. Nato nel 1966, il giovane al-Zarqawi si era recato in Afghanistan alla fine degli anni '80 con l'obiettivo di lottare contro l'esercito dell'Unione Sovietica che aveva invaso l'Afghanistan nel 1980. Zarqawi arrivò però troppo tardi (nel 1988 le truppe sovietiche, esauste dopo aver sopportato anni di durissima guerriglia, avevano iniziato a ritirarsi dal paese). Al-Zarqawi ne approfittò per avviare un suo campo nelle vicinanze della città di Herat, nel Sud Ovest del paese (per inciso, Herat è l'area in cui opera oggi l'esercito italiano). Dopo alcuni mesi il terrorista giordano ritornò al suo paese d'origine, dove organizzò un gruppo terrorista minore (il Jund al Sham, “soldati dello Sham”, cioè della Siria). Arrestato nel 1992 per possesso di armi ed esplosivi, al-Zarqawi fu liberato in seguito ad un'amnistia generale . Dopo aver tentato di organizzare un attentato per il capodanno del millennio, al-Zarqawi fu costretto a fuggire in Afghanistan, dove avrebbe incontrato Osama Bin Laden ed ottenuto da quest'ultimo la cifra di 200.000 $ per organizzare un nuovo campo di addestramento sempre nella zona di Herat. L'ideologia di al-Zarqawi era però talmente estrema che secondo alcune fonti persino Osama Bin Laden se ne sarebbe distanziato. Il terrorista giordano infatti non odiava soltanto gli occidentali, americani ed israeliani in primis: per al-Zarqawi tutti i musulmani sciiti erano takfir (apostati) e per

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IL MONDO ISLAMICO

IsisStoria, risorse e sviluppo

(Relatore: Dottor Davide Spada Pianezzola)

Isis: un'organizzazione dai molti nomi

JTJ, Tanzim, Isis, IS, Daesh, ISIL... dalla sua data di nascita (1999) fino ad oggi l'organizzazioneterrorista ha cambiato più volte nome. Il fatto che essa venga denominata in modo diverso da varigiornali e telegiornali può portare ad una certa confusione. L'organizzazione è in realtà sempre lastessa, e la differenza nel nome indica esclusivamente un diverso momento della sua evoluzione.

L'Isis è un'organizzazione estremista formata nella stragrande maggioranza da musulmani sunnitisiriani e iracheni. Attualmente l'Isis controlla un grande territorio situato fra il Nord dell'Irak e ilSud della Siria. All'interno di questa regione vive una popolazione di circa 3,5 milioni di persone.La cifra esatta è sconosciuta e le stime delle varie fonti in materia divergono notevolmente: secondoalcuni il territorio controllato dall'Isis è abitato da 2,8 milioni di persone, secondo altri la cifrasupera i 5 milioni di individui. Oltre a Irak e Siria, l'Isis ha ottenuto negli ultimi anni il controllo di alcune piccole regioni dellaLibia, della Nigeria (tramite gli alleati di Boko Haram) e dell'Afghanistan.

Breve storia dell'Isis e delle sue denominazioni

JTJ: L'organizzazione oggi conosciuta come Isis nasce in Giordania nel 1999 con il nome di JTJJamāʻat al-Tawḥīd wa-al-Jihād (جماعة التوحيد والجهاد‎ ), Organizzazione del Monoteismo e della Jihad. Il suo fondatore, Abu Musab al-Zarqawi, era un terrorista giordano che fondò il JTJ quando avevasolo 33 anni. Nato nel 1966, il giovane al-Zarqawi si era recato in Afghanistan alla fine degli anni '80 conl'obiettivo di lottare contro l'esercito dell'Unione Sovietica che aveva invaso l'Afghanistan nel 1980.Zarqawi arrivò però troppo tardi (nel 1988 le truppe sovietiche, esauste dopo aver sopportato anni didurissima guerriglia, avevano iniziato a ritirarsi dal paese). Al-Zarqawi ne approfittò per avviare unsuo campo nelle vicinanze della città di Herat, nel Sud Ovest del paese (per inciso, Herat è l'area incui opera oggi l'esercito italiano). Dopo alcuni mesi il terrorista giordano ritornò al suo paese d'origine, dove organizzò un gruppoterrorista minore (il Jund al Sham, “soldati dello Sham”, cioè della Siria). Arrestato nel 1992 perpossesso di armi ed esplosivi, al-Zarqawi fu liberato in seguito ad un'amnistia generale . Dopo avertentato di organizzare un attentato per il capodanno del millennio, al-Zarqawi fu costretto a fuggirein Afghanistan, dove avrebbe incontrato Osama Bin Laden ed ottenuto da quest'ultimo la cifra di200.000 $ per organizzare un nuovo campo di addestramento sempre nella zona di Herat. L'ideologia di al-Zarqawi era però talmente estrema che secondo alcune fonti persino Osama BinLaden se ne sarebbe distanziato. Il terrorista giordano infatti non odiava soltanto gli occidentali,americani ed israeliani in primis: per al-Zarqawi tutti i musulmani sciiti erano takfir (apostati) e per

tale ragione avrebbero dovuto essere uccisi.Ottobre 2001: l'esercito americano invade l'Afghanistan. al-Zarqawi, ferito durante un combattimento, lascia il paese e viene curato prima in Iran esuccessivamente in Irak.

Marzo 2003: l'esercito americano invade l'Irak. Al-Zarqawi organizza una fitta serie di attacchi terroristici.

Ottobre 2004: Trasformazione del JTJ in Tanẓīm.Nonostante le differenze di vedute fra al-Zarqawi e Osama Bin Laden, il miliardario saudita iniziaa guardare con interesse il giovane giordano quando questi rapisce e decapita l'ostaggio americanoNick Berg (Maggio 2006). Per quale ragione Bin Laden passò da un atteggiamento di scetticismo verso il terrorista giordano aduna così entusiasta accoglienza? Un plausibile motivo potrebbe essere stato la necessità, per alQaeda, di sfruttare la complessa rete creata da al-Zarqawi col fine di insediarsi efficacemente inIrak, un territorio che Bin Laden non conosceva approfonditamente.

Giugno del 2006: al-Zarqawi viene ucciso dall'aviazione americana nelle vicinanze di Baghdad,

Pochi mesi dopo la morte il suo gruppo (Al Qaida in Irak) si fonde con altri gruppi insurrezionali,creando l'organizzazione nota comeISI (Islamic State of Iraq, دولة العراق السإلماية‎ Dawlat al-ʿIrāq al-ʾIslāmiyyah),i cui capi erano Abu Abdullah al-Rashid al-Baghdadi, detto anche Abu Omar al-Baghdadi (iraqeno,esistono pochissime notizie sul suo conto, si presume fosse un ex ufficiale nell'esercito di SaddamHussein) e Abu Ayyub al-Masri (egiziano, ex aiutante di al-Zarqawi).L'ISI ereditò la forza militare del gruppo di al-Zarqawi, formata da circa 2.000 combattenti.I due capi dell'ISI furono uccisi nel 2010 in un operazione congiunta dell'esercito americano eirakeno nella città di Tikrit, 140 km. a nord est di Baghdad. Tikrit era la città di origine di Saddam,il cui nome completo era infatti Saddam Hussein'Abd al-Magid al-Tikriti.Il nuovo capo dell'organizzazione divenne Abu Bakr al-Baghdadi.Nato nel 1971 in Iraq, Abu Bakr al-Baghdadi è il fondatore e l'attuale leader dell'Isis.

Aprile 2013: l'ISI espande le proprie operazioni in Siria e cambia il proprio nome in Isis(Islamic State of Iraq and al-Sham, detto anche Isil: Stato Islamico dell'Irak e del Levante, ad-Dawlah al-Islāmiyah fī 'l-ʿIrāq wa-sh- Shām, الدولةالسإلمايةفيالعراقوالشام ) o Islamic State of Iraq and Syria ( Stato Islamico dell'Irak e della Siria). Gli acronimi in inglese Isise Isil rappresenterebbero quindi la medesima organizzazione.L'Isis è conosciuto anche con un altro termine: Daesh, la cui etimologia è decisamente piùinteressante. Daesh è l'acronimo di al-Dawlah al-Islamīyah fī al-ʻIrāq wa-al-Shām. (all'incirca“Stato islamico dell'Irak e del Levante”). Tuttavia la parola “Daesh” assomiglia molto ad un altraparola araba: Dahis (che indicherebbe la persona che porta discordia). Consci di questa pericolosaassonanza, i membri dell'Isis pare vietino l'uso del termine “Daesh” nei territori da loro controllati,pena la fustigazione o il taglio della lingua.

Quando annunciò la nascita dell'Isis, al-Baghdadi affermò che l'organizzazione jihadista siriana notacome Jabhat al-Nusra (detta anche Al-Nusra Front) era stata un'estensione dell'ISI in Siria edentrava ora ufficialmente nell'Isis. Il leader di Jabhat al-Nusra (Abu Mohammed al-Julani) si opposea questa decisione ed ottenne l'appoggio di Ayman al-Zawahiri, leader di al Qaeda dopo la morte diBin Laden. Al-Zawahiri rispose con durezza ed affermò che l'Isis doveva essere disciolta e alBaghdadi avrebbe dovuto limitare le sue attività all'Irak. Ma quest'ultimo rifiutò l'ultimatum,assorbendo nell'Isis circa l'80% delle forze di Jabhat al-Nusra. Questo atto portò ad una rottura fra al Qaeda e l'Isis: nel Febbraio del 2014 al Qaeda affermò

ufficialmente di non avere più alcun rapporto con l'Isis.

Giugno 2014: lSIS si rinomina IS (Islamic State) ( ‎ ad-dawlah al-islāmiyah) eالدولة السإلمايةdichiara di essere un califfato mondiale. Tale dichiarazione provoca le forti proteste dinumerosissimi leader musulmani del mondo intero.Per dare maggior peso alla propria dichiarazione, nell'estate del 2014 l'Isis aumenta notevolmente lasua azione militare.

Sempre nel Giugno del 2014 un gruppo estremista delle Filippine fa circolare un video in cuidichiara il proprio sostegno all'Isis.In Agosto l'Isis conquista alcune città nel Nord dell'Irak, costringendo alla fuga migliaia di Yazidi,una minoranza religiosa disprezzata dagli integralisti, che dichiarano di volere eliminare fisicamentequesti “takfir”.Gli Yazidi, rifugiatisi sulla cima di una montagna, esausti, privi di acqua e di cibo, furono salvati inextremis dall'intervento dell'esercito americano e dei rappresentanti di alcune ONG.

In seguito a questo evento ed al pericoloso avanzare dell'Isis nel Nord dell'Irak nell'Agosto del 2014 gli Stati Uniti iniziano una campagna di bombardamenti aerei contro le basidel gruppo estremista.

Autunno 2014: gli Stati Uniti organizzano tre conferenze finalizzare a creare una coalizione diStati contro l'Isis. Gli Stati militarmente più importanti presenti a tutti e tre gli incontri sono gliStati Uniti, il Regno Unito, la Francia, la Germania, la Turchia. La terza conferenza (organizzata aDicembre) crea un'alleanza di ben 59 nazioni, finalizzata a combattere l'Isis non solo militarmentema soprattutto finanziariamente.

L'intervento militare guidato dagli Stati Uniti riesce a controbattere l'espansione dell'Isis: nel giro dipochi mesi i bombardamenti dell'alleanza contro l'Isis e l'azione sul terreno dell'esercito irakeno edei combattenti curdi riduce del 30% il territorio controllato dall'organizzazione estremista. Lamaggioranza dei bombardamenti (più di 200) è stata effettuata dall'esercito americano, ma hapartecipato anche l'aviazione militare della Francia, dell'Olanda, del Regno Unito e del Belgio. Ad essi sono seguiti Dicembre gli interventi di Australia, Danimarca, Canada e Marocco.

Espansione dell'Isis nel 2015

Nel Febbraio del 2015 l'Isis ha aumentato massivamente la sua presenza in Libia. I contrattacchidell'esercito regolare non sono riusciti a fermare l'avanzata del movimento, che si è espanso anchenell'area della Sirte, nel sud del paese, oltre a prendere il controllo dell'area intorno alla città diBengazi e della zona ad Est della capitale libica, Tripoli.Nel Marzo del 2015 l'Isis si è espansa ulteriormente nel continente africano tramite l'uso di“proxies” (emissari), ossia di un'altra organizzazione già presente in loco e tristemente famosa perla sua attività violenza: Boko Haram.Il gruppo fondamentalista Boko Haram (il cui nome significa pressappoco “l'educazione occidentaleè peccato” ha dichiarato nel Marzo 2015 di aver stipulato un'alleanza con l'Isis. In questo modol'Isis ha potuto controllare (anche se indirettamente) dei territori all'interno della Nigeria, del Niger,del Ciad e del Camerun. Nello stesso mese il gruppo integralista chiamato Movimento Islamico dell'Uzbekistan ha formatoun'alleanza con l'Isis, fornendo all'organizzazione un nuovo fronte su cui sviluppare la propriafutura eventuale espansione.

A fine Marzo 2015 un alto comandante dell'organizzazione estremista Anshar al-Sharia in Libia haabbandonato il suo gruppo per unirsi all'Isis.

Risulta evidente come il 2015 sia stato l'anno di massima espansione dell'organizzazione, che èriuscita, grazie all' aumento di prestigio nel mondo fondamentalista, a formare alleanze con iprincipali gruppi estremisti dell'area africana e con almeno un gruppo estremista della regionecaucasica.

All'aumento dell'influenza dell'Isis nella regione corrisponde un aumento degli attacchi dell'esercitoirakeno ed americano contro l'organizzazione, di cui si è finalmente compresa tutta la pericolosità.La risposta indiretta dell'Isis a questa dichiarazione è stata una serie di attacchi terroristici in varipaesi. Si presume che alcuni (o forse tutti) questi attacchi siano stati eseguiti tramite “proxies”,emissari non necessariamente legati direttamente all'Isis, ma sicuramente ideologicamente viciniall'organizzazione. Novembre 2015: in seguito ad un aumento degli attacchi dell'esercito francese nei territoricontrollati dall'organizzazione, l'Isis ha rivendicato una serie di attacchi terroristici avvenuti nellacittà di Parigi. Anche qui è importante sottolineare che gli assalitori non erano cittadinimediorientali, pare fossero invece cittadini belgi e francesi, provenienti dalla città di Bruxelles.

Chi è Abu Bakr al-Baghdadi, l'attuale capo dell'Isis

È innanzitutto necessario comprendere che nelle organizzazioni terroristiche di grandi dimensionil'ideologia conta molto più della figura che guida l'organizzazione stessa. Con l'eccezione di OsamaBin Laden, un capo particolarmente carismatico, la maggior parte dei leader terroristi sono figureintercambiabili e la loro eliminazione non porta necessariamente alla scomparsadell'organizzazione: nella maggior parte dei casi la loro dipartita provoca solo una crisi (nel sensoetimologico del termine) all'interno del gruppo terroristico. “Crisi” significa infatti “cambiamento”non necessariamente in senso negativo. La morte del terrorista giordano al-Zarqawi non distrusse lasua organizzazione, tutt'altro: ne provocò un cambiamento ed un aumento di dimensioni edobiettivi. L'eliminazione di Abu Omar al-Baghdadi non mise in grave difficoltà l'Isi, che nel giro dipochi mesi si trovò un nuovo leader, ancora più ambizioso del precedente, e si evolse in nuovogruppo: l'Isis.

Bisogna ribadire questo concetto: nonostante sia utile conoscere approfonditamente la storia, ilcarattere ed il pensiero dei dirigenti delle organizzazioni terroristiche, dobbiamo capire che idirigenti non sono l'organizzazione, bensì sono espressione dell'organizzazione: così come sonostati scelti possono essere deposti, e se perdono la vita vengono rapidamente sostituiti da altri capi,di solito ancora più radicali dei precedenti.

Abu Bakr al-Baghdadi è il “nome de guerre” (nome di battaglia) di un uomo irakeno, il cui veronome sarebbe Ibrahim Awwad Ibrahim Ali-al-Badri al-Samarra i. Al-Baghdadi sarebbe nato in Irak nel 1973 ed avrebbe studiato diritto, per poi specializzarsi in studiislamici con un dottorato di ricerca nell'Università di Scienze Islamiche di Baghdad.Secondo alcune fonti al-Baghdadi sarebbe stato addirittura un Imam ed avrebbe ricoperto questoruolo all'inizio degli anni 2.000, durante l'invasione americana dell'Irak. Sarebbe stata propriol'invasione statunitense a spingere l'imam nelle braccia di al-Zarqawi, all'epoca leader di al-Qaida inIrak. Particolare interessante, al-Baghdadi sarebbe stato arrestato nel 2004 e detenuto per alcunimesi nel carcere militare irakeno di Camp Bucca, gestito dall'esercito americano. Ritenuto dalleautorità irakene un individuo non pericoloso, venne rilasciato nel Dicembre del 2004 (suscitandonotevoli perplessità in alcuni militari americani che gestivano il campo). Al momento non esistono

informazioni sulle attività di al-Baghdadi dal 2005 al 2010, ma si presume che si sia fatto largoall'interno della dirigenza di ciò che sarebbe diventata l'Isis e nel 2010, alla morte del vecchio leader(Abu Omar al-Baghdadi) il giovane Abu Bakr è divenuto il nuovo capo dell'organizzazione. Gli Stati Uniti d'America hanno posto sul terrorista una taglia di ben 10 milioni di dollari, inferioresolo a quella di 25 milioni di dollari destinata alla cattura di Ayman al-Zawahiri (leader di Al Qaedadopo la morte di Bin Laden) .

Il 29 Giugno 2014 al-Baghdadi viene proclamato dai suoi uomini Califfo dello Stato islamicodell'Irak e del Levante. È importante sottolineare come la proclamazione del Califfato islamico (e di al-Baghdadi comeCaliffo) sia stata dichiarata nulla dai principali dotti (ulema) del mondo islamico, fra cui l'ulemadella moschea e università di al-Azhar al Cairo, quella di Qarawyyin di Fez (Marocco) e lamoschea di Zaytuna di Tunisi. Anche il mufti egiziano al-Qaradawi ha dichiarato nulla laproclamazione di al-Baghdadi, oltre a considerarla pericolosa per la comunità musulmana sciita.

Principi ed escatologia dell'Isis

L'Isis basa la sua strategia politico-militare sulla figura storica del “califfato islamico”, in realtà maiesistito nei tempi e nei modi descritti dall'organizzazione. Nell'idea dell'Isis il califfato sarebbe retto da un comandante che è al tempo stesso leader militare,politico e soprattutto religioso. Nella pluricentenaria storia dell'Islam tale “figura unica” è esistitaper non più di 30 anni su 1.400. Solo Maometto e i suoi primi 4 successori ebbero infatticontemporaneamente il potere politico e quello religioso. Successivamente allo scisma fra sunniti esciiti la comunità islamica si divise anche per quanto concerneva la figura del massimo leader, chediventò un politico “puro”, spesso affiancato da una figura religiosa. Si trattava, e si tratta tuttora, di due figure ben distinte. Un altro “mito” propagandato dall'Isis è la restaurazione del califfato alla sua presunta “masimaestensione”, ossia nell'enorme territorio che va dalla Persia alla Spagna. Storicamente non è maicomparso un califfato che abbia posseduto contemporaneamente tali territori: il califfato omayyadeche si stabilì in Spagna (con capitale Cordoba) nell'VIII secolo era infatti in lotta aperta colcaliffato abbaside presente in Irak (con capitale Baghdad)L'Isis si rifà quindi a un “califfato perfetto” immaginario, che nella realtà non è mai esistito.La stessa figura del Califfo come khalifat rasul Allah, successore del profeta di Allah, non è previstanel Corano né compare negli hadith (i detti) di Maometto.Al tempo stesso l'Isis sembra ignorare che il vero sviluppo dell'Islam non è stato verso Occidente,verso la “Cristianità”, bensì verso Oriente: in questo momento la maggioranza dei musulmani delmondo (il 62% di essi) non vive nei paesi mediorientali ma in Asia (oltre 1 miliardo di fedelimusulmani) . Lo Stato musulmano più popolato al mondo è l'Indonesia (200 milioni di cittadinimusulmani), il secondo è il Pakistan (178 milioni di cittadini musulmani), il terzo è il Bangladesh(145 milioni di musulmani). L'India, Stato di religione induista, ha una “minoranza” musulmana diben 177 milioni di persone.In nessuna mappa del Califfato islamico sono presenti questi quattro stati, i cui abitanti sommatiinsieme ammontano a circa 700 milioni di abitanti, quasi la metà dei musulmani del mondo (chesono un miliardo e 600 milioni1). Che senso avrebbe un Califfato islamico mondiale che non vuole includere ben 700 milioni dimusulmani?Risulta evidente che le pretese territoriali dell'Isis non hanno quindi una base religiosa quanto

1 Tutti i dati sulla popolazione musulmana nel mondo risalgono al 2010 e provengono dal sito del Pew Research Center: http://www.pewforum.org/2011/01/27/table-muslim-population-by-country/

piuttosto storica. L'Isis afferma di pensare in termini universali ma in realtà ragiona in mediocritermini regionali: non riesce ad andare al di là del Golfo Persico e del Mediterraneo.

Escatologia dell'IsisIl termine “escatologia” significa “discorso sulle cose ultime del mondo”. Tutta la retorica dell'Isis èincentrata proprio sull'escatologia e sull'apocalittica (la parola apocalisse significa “rivelazione”).Probabilmente consapevole di non possedere la forza militare e politica per riunire il mondomusulmano sotto di sé, l'Isis ricorre appunto ad un'apocalisse, una rivelazione: l'arrivo del Madhi 2

sarebbe vicino e insieme ad esso il trionfo dell'Islam sull'armata di “Roma” (ossia delcristianesimo). È interessante notare che nemmeno Bin Laden aveva mai usato in modo così intenso l'escatologiadel Mahdi, limitandosi a criticare la corruzione dei regimi mediorientali ed il loro asservimento allepotenze occidentali, in primis agli Stati Uniti.Va inoltre sottolineato come nessun autorevole religioso islamico del mondo intero abbia maiconfermato la dichiarazione dell'Isis riguardo un prossimo arrivo del Mahdi. È evidente come tale dichiarazione sia funzionale a minimizzare eventuali sconfitte sul camposubite dall'organizzazione e a tenerne serrati i ranghi anche nei momenti di maggior difficoltà.

Il potere dell'Isis: armi, terrorismo, sostegno popolare, denaro

Per quale ragione l'Isis è diventato il gruppo estremista più potente del mondo? Come ha potutoun' organizzazione inizialmente priva di grandi mezzi e di un vero esercito crescere indisturbata finoa riuscire ad occupare parte dell'Irak e della Siria? Ed infine: per quale motivo l'Isis è così difficile da sconfiggere?

Il potere dell'organizzazione si basa su quattro fattori:

1) Forza militare: l'Isis vanta un esercito di migliaia di individui pronti a tutto,equipaggiato con un armamento moderno ed efficiente.2) Terrorismo: grazie ad azioni dirette, all'uso di proxies e ad un vero e propriofranchising del terrore, l'Isis può colpire obiettivi civili e militari sia in Medio Oriente sia inEuropa, sia negli Stati Uniti (anche se fin'ora c'è stato un solo evento violento in Usa chepuò essere collegato a questa organizzazione estremista3)3) Sostegno popolare: l'Isis è riuscito a creare nei territori controllati un embrione diapparato statale che comprende (sebbene rudimentali) ospedali, scuole, polizia, tribunali,distribuzione di cibo e medicinali ai poveri. Piuttosto che vivere nel caos della guerra civile,molti irakeni e siriani hanno preferito (almeno all'inizio) condurre le loro esistenze in unterritorio che assicurava sicurezza e pace.Insieme al sostegno popolare l'Isis ha conquistato il cuore degli estremisti di tutto il mondo:la sua retorica anti americana, il suo appellarsi (a parole) ai principi dell'Islam, la sua aureadi invincibilità hanno affascinato e ispirato migliaia di persone in tutti i continenti.4) Denaro: grazie al possesso di numerosi pozzi di petrolio in Irak e alla capacità divendere la produzione al mercato nero internazionale, l'Isis è diventato il più ricco gruppoestremista del mondo. Agli introiti del petrolio si aggiungono quelli ottenuti con i sequestri

2 Il Mahdi (“il guidato”) è una figura che dovrebbe regnare sull'Islam per alcuni anni prima del giorno del giudizio finale. Non esistono referenze al Mahdi nel Corano ma se ne parla in alcuni hadith di Maometto. Particolare interessante: insieme al Mahdi dovrebbe comparire anche Gesù (Isa ibn Maryam), che assisterà il Mahdi nella lotta contro il falso Messia: Masih ad-Dajjal (noto come “Anticristo” nella religione cristiana).

3 L'attacco di San Bernardino, California, nel Dicembre 2015 (14 persone uccise da una coppia di origine pakistana)

di denaro nelle banche irakene del territorio conquistato e tramite l'estorsione el'imposizione di tasse, che vengono raccolte da incaricati dell'Isis nella regione.Un'altra fonte di reddito è data dal traffico di droga (soprattutto eroina) e da presuntedonazioni in denaro ricevute dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dal Kuwait.

Questi quattro fattori devono essere analizzati in profondità per capire i punti di forzadell'organizzazione ed il modo in cui questi punti di forza possono essere indeboliti ed infinecancellati.

Forza militare:Un grande errore compiuto dagli Stati Uniti al momento di ritirare le proprie truppe dall'Irak fu dichiedere al governo irakeno il licenziamento di tutte le truppe dell'esercito di Saddam Hussein. Nonavendo alcuna fiducia in questi soldati, gli americani preferirono liquidarli professionalmente senzafornire loro nemmeno una pensione. Gli ex soldati, che prima dell'invasione americana dell'Irakavevano nascosto armi e munizioni in varie aree del paese, costituirono la spina dorsale del futuroesercito dell'Isis. Non avendo più né un lavoro né una pensione né alcuna prospettiva lavorativa (chiavrebbe mai assunto gli ex soldati dell'odiato Saddam?) questi militari entrarono a migliaia nellefila dell'organizzazione estremista. Oltre a donare (o forse vendere?) armi e munizioni, apportaronola loro esperienza come combattenti e soprattutto come addestratori per volontari ricchi dientusiasmo ma poveri di conoscenze belliche.

Attualmente risulta impossibile conoscere il numero esatto dei combattenti dell'Isis, Le stimedivergono moltissimo: si va dalle 200.000 unità (conteggio fornito dai combattenti kurdi, forsevolutamente esagerato per ottenere maggiori aiuti dalle potenza occidentali), passando per le100.000 unità dichiarate dall'Isis stesso, e terminando con i 20.000–30.000 combattenti ipotizzatidalla CIA nel Settembre 20144. Alcune centinaia di essi avrebbero origine europea o americana.Migliaia di combattenti potrebbero provenire dagli Stati del Maghreb, del Medio Oriente e daalcune repubbliche ex sovietiche (soprattutto di religione islamica).

Armamenti leggeri:l'Isis sarebbe in possesso di circa 30.000 fucili d'assalto russi Ak-47 (e delle successive versioni),appartenenti all'armamento di Saddam. Possiederebbe anche alcune centinaia di M16 americani,rubati o presi con la forza all'esercito irakeno attuale, generosamente armato dagli Stati Uniti.I combattenti avrebbero anche centinaia di fucili da cecchino, vari lancia granate ed un numeroimprecisato di IED (Improvised Explosive Devices: Ordigni esplosivi improvvisati). Questi ultimisono particolarmente pericolosi perché possono essere assemblati praticamente con qualsiasimateriale (bombole del gas, chiodi, fertilizzante...), sono economici e causano decine, se noncentinaia, di vittime sia tra i militari che fra i civili. È un fatto noto che l'esercito americano temepiù le IED che gli attacchi convenzionali portati dai miliziani dell'Isis: un attacco convenzionalepuò essere intercettato e bloccato con l'uso di una forza militare preponderante, ma nulla puòfermare una bomba nascosta sul lato di una strada od in un vicolo di Baghdad.

Armamenti pesanti:sebbene fin'ora non sia stato riscontrato un uso davvero efficace di questi strumenti da partedell'Isis, il gruppo possiederebbe numerosi cannoni antiaerei, alcuni di produzione americana(catturati alle truppe irakene) altri di produzione russa (anch'essi eredità dell'esercito di Saddam).

Veicoli militari:

4 Dichiarazione di Ryan Trapani, portavoce della C.I.A. http://www.bbc.com/news/world-middle-east-29169914

si calcola che centinaia, se non migliaia, di jeep e furgonette civili sono state convertite in veicoli dacombattimento improvvisati. È sufficiente installare sul retro del furgone una mitragliatriceantiaerea per ottenere un arma estremamente efficace in battaglia. Rapidi, economici, letali, se beneutilizzati questi furgoni possono fare la differenza quando i miliziani attaccano un villaggio od unfortino isolato.L'Isis possederebbe anche dei moderni Humvee americani: delle jeep militari blindateparticolarmente efficaci sul terreno desertico irakeno.

Infine, particolare inquietante per gli esperti militari, gli estremisti potrebbero detenere nel loroarsenale anche dei mezzi militari pesanti e dei carri armati.Come è riuscita l'Isis a procurarsi questi mezzi? Si tratta di oggetti che non possono esserefacilmente rubati, né è possibile attaccare una base militare che li possiede, in quanto essa sarebbecapace di usarli per difendersi efficacemente.

Pare che questi mezzi siano stati ottenuti senza eccessiva difficoltà quando l'Isis effettuò un attaccomassivo nell'Irak centrale. I soldati irakeni che si ritiravano avrebbero dovuto portare con sé i propricarri e, nel caso non fosse stato possibile spostarli, avrebbero dovuto distruggerli. Probabilmente ciònon è sempre avvenuto: i soldati in rotta si sono forse ritirati lasciando i loro mezzi inesplosi,oppure (altro particolare inquietante) li avrebbero venduti all'Isis in cambio di denaro e dellasalvezza della vita. Il gruppo estremista non sarebbe nuovo a questo tipo di “spesa in grande stile”: in passato avrebbeacquistato una trentina di Tank russi T55 da dei gruppi armati siriani, che a loro volta avrebberosottratto i mezzi all'esercito regolare della Siria.

Mezzi aerei: l'Isis potrebbe essere in possesso di uno o più MiG-21 sovietici (uno degli aerei più prodotti almondo), anch'essi appartenuti all'esercito irakeno. Si tratta di mezzi non moderni e appare difficileche esistano dei piloti dell'Isis così bene addestrati da utilizzare efficacemente in battaglia questimezzi. Servirebbero inoltre delle basi aeree da cui fare partire i velivoli, basi che però potrebberoessere facilmente individuate e distrutte dall'aviazione irakena o americana.Al momento quindi l'Isis non possiede una forza aerea degna di questo nome, motivo per cui nonpotrebbe vincere nessun confronto militare di grande entità. Nelle guerre attuali la copertura aerea èindispensabile per vincere gli scontri sul terreno; l'esercito che possiede la forza aerea superiore èquasi sempre l'esercito che vince i conflitti.

Missili: l'Isis potrebbe essere in possesso di uno o più missili Scud (un missile tattico balistico, ossia dicorto raggio), ma non esistono prove sicure.

Armi chimiche:l'esercito siriano del Presidente Assad sarebbe in possesso di armi chimiche e si presume che l'Isispotrebbe essere riuscito ad ottenerne alcune. Secondo alcune fonti l'Isis avrebbe addiritturasaccheggiato un deposito militare ad Al-Muthanna, in Irak, che avrebbe contenuto circa 2.500missili con testata chimica facenti parte dell'arsenale dell'esercito di Saddam Hussein. (Saddamaveva usato tali armi contro i kurdi negli anni '80, vedasi il massacro di Halabja nel 1988: oltre5.000 morti uccisi con gas Sarin, Tabun e gas mostarda). I miliziani kurdi hanno dichiarato chedurante l'assedio della città di Kobane sono stati attaccati dall'Isis con il “chlorine gas” (un'armachimica usata per la prima volta durante la prima guerra mondiale, che distrugge gli organirespiratori e provoca la morte per asfissia). Fortunatamente le armi chimiche sono molto delicate esi deteriorano facilmente, perciò l'Isis potrebbe non essere più in grado di utilizzare in battaglia irazzi ottenuti nel deposito di Al-Muthanna. Inoltre tali armi erano probabilmente già state reseinoffensive per evitare che cadessero nelle mani degli eserciti che invasero l'Irak nel 1992.

TerrorismoL'attività terroristica dell'Isis si è sviluppata principalmente su 4 regioni: Medio Oriente, Africa,Europa e Nord America. Sono tuttavia avvenuti degli attacchi riconducibili (direttamente oindirettamente) all'Isis anche in Australia e ad inizio Gennaio 2016), in Indonesia.

Quando si parla di terrorismo è necessario effettuare una netta distinzione fra le azioni organizzate edirette dall'Isis e quegli attacchi terroristici che dall'Isis sono soltanto ispirati, ma non diretti. Da questo punto di vista, l'Isis è un franchising del terrorismo, esattamente come lo è stata inpassato Al Qaeda, l'organizzazione di Osama Bin Laden. Per franchising si intende il mutuo accordofra due parti, in cui l'organizzatore dell'attacco terroristico compie tale azione senza aver bisogno nédel sostegno organizzativo ed economico dell'Isis né della sua approvazione preventiva.Il vantaggio è reciproco: l'attentatore ottiene maggiore rilevanza mediatica su tv e stampa se la suaazione possiede il “marchio” dell'Isis; al tempo stesso l'Isis guadagna dalle azioni terroristiche unaenorme pubblicità a costo zero. Ma non solo: se gli attentati vengono effettuati da individuicompletamente svincolati dall'Isis, le forze antiterroristiche non possono in alcun modo intercettarei terroristi né fermare gli ordini provenienti dalla “casa madre”, per il semplice fatto che non esistealcun legame fra la “casa madre” in Siria e il terrorista che opera a Parigi.

In alcuni casi, come quello dell'attacco terroristico a Berlino nel Dicembre 2016, il responsabile siera probabilmente radicalizzato in una prigione italiana la sua dichiarazione di affiliazione all'Isis èstata resa nota solo dopo l'effettiva esecuzione dell'attentato. Ciò potrebbe far presumere che illegame con fra l'attentatore e l'organizzazione terrorista mediorientale sia blando, quasi a livello difranchising. Ciò che invece risulta evidente è il legame “tecnico” fra le modalità dell'attentato di Berlino e quelledell'attacco di Cannes del 14 Luglio 2016. E' molto probabile che Anis Amri, il presunto attentatorein Germania, si sia ispirato all'azione di Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, tunisino naturalizzatofrancese, che pare si fosse radicalizzato pochi giorni prima dell'esecuzione del sanguinoso attentato.

In entrambi i casi risulta evidente come gli attentatori non siano dei miliziani dell'Isis inviati dalMedio Oriente all'Europa con lo scopo di organizzare degli attentati precisi, quanto piuttosto delle“anime perdute”: persone con una vita sociale e lavorativa compromessa, spesso inframezzata daazioni criminali di piccola entità (furti, violenze private). Persone quindi senza uno scopo di vitachiaro (nel caso dell'attentatore di Nizza si potrebbe ipotizzare anche la presenza di disturbimentali) e per questa ragione facilmente sensibili al messaggio escatologico dell'Isis. E' unacaratteristica precipua di molte organizzazioni terroristiche quella di cooptare persone ai marginidella società, facilmente influenzabili e disposte a riscattare un'esistenza fallimentare con unattentato quasi sicuramente con esiti suicidi.

Al di là del cosiddetto franchising (ossia degli attentati compiuti da singoli individui indipendentidall'Isis ma disposti ad appoggiarlo nelle loro dichiarazioni) il gruppo siriano vanta delle vere eproprie alleanze con molti gruppi terroristici mediorientali, africani ed asiatici. In alcuni casi questigruppi possono agire come “proxies” (emissari) dell'Isis, ossia possono ricevere dall'Isisaddestramento e mezzi (armi ed esplosivi, informazioni, logistica); molto più spesso però si tratta digruppi terroritici autonomi, con degli obiettivi locali separati da quelli dell'organizzazione siriana.Ciò che unisce questi gruppi così differenti per lingua, cultura e zone operative sono alcunecaratteristiche precise: l'estremismo (ossia la volontà di raggiungere i propri obiettivi con azioniviolente e brutali anche verso la popolazione civile), il massimalismo (l'assenza di qualsiasiprudenza nel raggiungimento dei loro scopi, la volontà di ottenere “tutto e subito”, senza unastrategia di lungo periodo), il fondamentalismo (il rifarsi a precetti religiosi incontestabili eirrinunciabili, anche se in realtà quasi sempre estranei alla religione islamica).

Le organizzazioni terroristiche che hanno formato un'alleanza con l'Isis sono numerose: il TRAC(Terrorism Research and Analysis Consortium) ne conta ben 60, distribuite in 30 Stati. Si trattanella stragrande maggioranza di organizzazioni che si autodefiniscono di ispirazione islamica, mava sempre sottolineato come tale “ispirazione” sia in realtà corrotta, in quanto nessun Ulema enessun esperto di diritto islamico ha mai appoggiato queste organizzazioni né mai ha consideratovalide le loro motivazioni pseudoreligioseLe più importanti fra queste organizzazioni sono:

Boko Haram: organizzazione estremista con base in Nigeria, tristemente nota per gli attacchi aicivili e per i rapimenti, soprattutto di ragazze adolescenti costrette con la forza a sposare i lororapitori.Ansar al-Sharia: organizzazione estremista tunisina

Islamic Movement of Uzbekistan: movimento estremista con base in Asia, nella repubblica uzbeka

Jundallah: movimento estremista pakistano

Emirati del Caucaso: insieme di gruppi estremisti che operano nell'area della Cecenia

Ansar Khalifah Philippines: movimento estremista che opera nello Stato delle Filippine (un paese amaggioranza cristiana cattolica)

Oltre a queste organizzazioni estremiste, alcuni analisti ipotizzano che l'Isis potrebbe essere statoassistito finanziariamente da alcune “monarchie del petrolio” arabe, quali l'Arabia Saudita e ilQatar; al momento però non esisterebbero delle prove certe del coinvolgimento di questi Stati.L'ex vicepresidente americano Joe Biden ha invece accusato un altro Stato, la Turchia, di manteneredei rapporti di collaborazione con l'Isis, con lo scopo di combattere un comune nemico: i Kurdi, unpopolo che ha una forte presenza in Turchia ed in Siria e che da secoli lotta per creare un proprioStato indipendente nella regione. Tale accusa è sostenuta anche da numerosi siriani Kurdi e daalcuni esperti di politica internazionale. Anche in questo caso però mancherebbero delle prove certe.La Russia ha a sua volta accusato la Turchia di comprare il petrolio dell'Isis, contribuendo così adarricchire l'organizzazione terroristica. Il Presidente russo Putin ha dichiarato di possedere chiareprove di tale contrabbando, ma le autorità turche hanno sempre negato ogni addebito. Al di là dellepresunte complicità del governo turco, è cosa quasi certa che contrabbandieri operanti nell'area delSud Est della Turchia acquistino petrolio dell'Isis in cambio di forti somme di denaro, contribuendoad irrobustire le già ricche finanze dell'organizzazione.

Nonostante l'Isis vanti numerose alleanze con organizzazioni estremiste in vari continenti, appareevidente come tali dichiarazioni di alleanza siano quasi sempre strumentali: i legami fra gliestremisti filippini e quelli siriani sono flebili e l'unica cosa che li unisce è il profondo odio siaverso l'Occidente sia verso qualsiasi interpretazione dell'Islam diversa dalla propria. Anche nelle sueprospettive più rosee l'Isis non ha mai immaginato di estendere il suo dominio territoriale fino alleisole delle Filippine o al Caucaso, perciò questa dichiarazione di alleanza va interpretata comepuramente simbolica. Ciò però non esclude che elementi dell'Isis possano collaborare con milizianidi altri gruppi per realizzare dei singoli attentati terroristici in varie parti del mondo. Tali attentatinon sarebbero però finalizzati a delle conquiste territoriali, bensì semplicemente a terrorizzare gliabitanti di quegli Stati ed a mettere in crisi i loro governi.

Sostegno popolare

Come già affermato in precedenza, l'Isis godrebbe di un certo sostegno popolare nelle zonecontrollate. Sebbene il livello e la genuinità di questo sostegno non possa certo essere certificata néquantificata con esattezza, risulta abbastanza certo che parte della popolazione irakena e soprattuttosiriana appoggi la presenza dell'Isis in quanto portatrice di “ordine” e “legge” in una regionedevastata non solo dalla guerra civile ma anche dalla presenza di una criminalità incontrollata. Nellezone amministrate dall'Isis non esistono rapinatori o ladri, perché i terroristi fungono anche da forzadi polizia: arrestano, giudicano sommariamente e puniscono violentemente tutti coloro che turbano“l'ordine precostituito”, ossia il cosiddetto “Stato islamico”.Grazie ai proventi del petrolio e di una tassazione rudimentale ma efficace, l'Isis può offrire deiservizi di base in campo medico e sociale (ad esempio costruendo delle mense per i poveri), serviziche sono invece quasi assenti nelle zone non controllate dall'organizzazione. Una situazione simile ègià stata osservata in altre regioni in passato, ad esempio nell'Afghanistan governato dai talebani.L'altra faccia della medaglia dello “Stato dell'Isis” è ovviamente la quasi totale assenza di diritti perle donne (all'incirca come nell'Afghanistan dei Talebani), l'applicazione di leggi sommarie eviolentissime, la chiusura verso qualsiasi tipo di educazione di stampo occidentale e verso i massmedia americani od europei, le stragi e la riduzione in schiavitù di minoranze etnico-religiose, qualicristiani, yazidi, musulmani sciiti. Inoltre qualsiasi tipo di protesta viene rapidamente stroncata conviolenza inaudita. Nei territori controllati dall'Isis non è possibile ribellarsi: i gruppi che osanoprovarci (come la tribu di Abu Nimr nella provincia irakena di Anbar) vengono puniti duramente:nel 2014 l'Isis uccise oltre 150 esponenti della tribù di Abu Nimr che avevano osato protestarecontro il suo governo dittatoriale.

DenaroLe informazioni più recenti ed accurate sulle finanze dell'Isis sono state elaborate nel 2015 da unostudio della Financial Action Task Force5, un'organizzazione intergovernativa del G7 che combatteil riciclaggio di denaro. Attualmente l'Isis si sosterrebbe economicamente tramite queste risorse(inserite in ordine di grandezza):

1) Risorse ricavate dai territori conquistati (in ordine di importanza: petrolio, banche,tasse, estorsioni)2) Rapimenti per ottenere un riscatto in denaro3) Donazioni da paesi dell'area mediorientale 4) Materiali e mezzi donati da combattenti stranieri5) Denaro ricevuto tramite azioni di “fundraising” (raccolte di fondi), soprattutto viainternet.6) (non presente nella lista del Financial Action Task Force) vendita di repertiarcheologici

Di tutte le risorse dell'Isis la più conosciuta è sicuramente quella petrolifera.Secondo il Dipartimento del Tesoro americano l'Isis avrebbe guadagnato fino al 2015 circa 1milione di dollari al giorno dall'esportazione del petrolio. Secondo altri analisti questa cifrapotrebbe addirittura raggiungere i 3 milioni di dollari al giorno. A mano a mano che l'Isis haespanso il su territorio, ha aumentato esponenzialmente le sue risorse in quanto molte delle areeirakene e siriane conquistate nel 2014 e 2015 sono particolarmente ricche di greggio. Si presumeche l''organizzazione abbia posseduto circa 300 pozzi di petrolio, per una produzione di circa 50-60.000 barili al giorno. La situazione attuale è quasi sicuramente meno rosea per l'organizzazione,ma è molto probabile che il capitale accumulato non sia stato disperso e venga utilizzato ancora

5 Lo studio è disponibile nel sito dell'organizzazione: http://www.fatf-gafi.org/media/fatf/documents/reports/Financing-of-the-terrorist-organisation-ISIL.pdf

oggi per acquistare armi e munizioni. Nei tempi migliori l'Isis riusciva comunque ad amministrareun introito mensile di circa 30 milioni di dollari, ma in che modo poteva essere speso per perseguirei propri scopi?

Quante armi si possono comprare con 30 milioni di dollari?Al di là del valore del denaro in se stesso, la sua massima importanza in una guerra civile è laconvertibilità in armamenti. Sebbene l'Isis utilizzi i petroldollari per molti scopi diversi, la spesaprincipe dell'organizzazione è sicuramente l'acquisto di materiale bellico.Per capire quante armi si possono comprare con 30 milioni di dollari, dobbiamo innanzituttoconoscere il costo delle armi in Medio Oriente.Per quanto riguarda il costo dei fucili d'assalto, l'arma in assoluto più utilizzata dai combattentidell'Isis, il costo indicativo può essere ricavato da uno studio del 2007 di Philip Killicoat, espertodel Dipartimento di Economia dell'Università di Oxford.Nella sua agile opera (“Weaponomics: The global market for assault rifles”6) Kilicoat haquantificato il costo del fucile d'assalto più diffuso al mondo: il Kalashnikov.Si tratta ovviamente di prezzi indicativi, e riguardanti diversi modelli di Kalashnikov (ne esistonoalmeno un paio di dozzine differenti), tuttavia è un dato interessante, soprattutto se comparato aiprezzi del fucile in altre regioni del mondo.

Costo medio di un fucile d'assalto Kalashnikov (AK-47, AK-74, AK-101 e successivi modelli)(i prezzi sono in dollari americani, prezzi del 2007)

Europa Occidentale: 990 USD Asia: 631 USDEuropa Orientale e Stati ex Sovietici: 574 USDAmeriche: 442 USDAfrica e Medio Oriente: 267 USD

Balza subito all'occhio come il costo di quest'arma sia particolarmente basso in due delle aree piùconflittuali del mondo: l'Africa ed il Medio Oriente. L'analisi di Kilicoat dimostra inoltre comeall'interno di una stessa regione il costo del fucile d'assalto sia più basso negli Stati dilaniati da unaguerra civile (che vengono letteralmente inondati di armi a basso costo).Altri analisi parlano di un prezzo superiore, intorno ai 600 USD.

Per quanto riguarda il costo delle munizioni, si stima che un proiettile di tale arma (probabilmentedi diametro 7,62 mm) costi circa 30 centesimi di dollaro.

Possiamo quindi concludere che con 30 milioni di dollari (entrata media dell'Isis per la sola venditadel petrolio) è possibile acquistare circa 60-70.000 kalashnikov, con 300 colpi ciascuno.

Risulta evidente che gli introiti dell'organizzazione permettano un acquisto teorico di tutte le armileggere necessarie per le sue milizie.

Per quanto concerne gli armamenti pesanti, il costo di acquisto di un carro armato americano M1Abrams è di circa 4,3 milioni di dollari. Si tratta del prezzo di acquisto di un mezzo nuovo da partedell'esercito statunitense. Anche ipotizzando un prezzo in eccesso sul mercato nero pari al triplo delprezzo normale, il carro armato costerebbe circa 12 milioni di dollari. Tali mezzi potrebbero essere

6 Disponibile nel sito della Banca Mondiale: http://www-wds.worldbank.org/external/default/WDSContentServer/WDSP/IB/2007/04/13/000016406_20070413145045/Rendered/PDF/wps4202.pdf

stati acquistati dall'Isis corrompendo ufficiali dell'esercito irakeno in ritirata. I mezzi sarebbero statiufficialmente “persi in battaglia”, ma in realtà potrebbero essere stati venduti illegalmente all'Isisper la cifra indicata.Considerando di nuovo un introito medio di 30 milioni di dollari al mese, l'Isis potrebbe acquistareogni mese circa 2 mezzi, per un totale di oltre 20 carri armati l'anno.

Ovviamente un carro armato così moderno necessita di un equipaggio addestrato, capace disfruttarne al meglio le sue capacità. Ma non solo, per ottenere il massimo risultato bellico i carriarmati devono essere utilizzati in gruppo e coordinati da un ufficiale esperto.Risulta alquanto improbabile che i miliziani dell'Isis possano utilizzare efficacemente i carriSherman contro delle truppe americane sul terreno, ma considerato che in questo momento nonesistono truppe americane di terra schierate in Irak, l'organizzazione potrebbe utilizzare uno o duetank come efficace copertura per le truppe a terra durante la conquista di città e villaggi.

La difficoltà maggiore per l'Isis non consta quindi nell'ottenere il denaro necessario per comprarearmamenti efficaci bensì nell'ottenere gli armamenti stessi: non è difficile acquistare al mercato neroqualche centinaia di Kalashnikov, cosa più difficile è ottenerne qualche migliaio con le relativemunizioni. Carri armati e mezzi blindati sono ancora più difficili da comprare a causa delle loroenormi dimensioni: tali mezzi non possono certo essere smontati e nascosti su auto o camion mavanno spostati tutti interi; è quasi impossibile superare un controllo frontaliero o all'interno dellaSiria e dell'Irak. Si può quindi ritenere che l'Isis presti maggiore cura a mantenere i propri carri e ipropri blindati che i fucili d'assalto e le truppe: fucili e truppe possono rapidamente essere sostituiti,carri e blindati no.

Le forze in campo

In Irak

Esercito irakenola più poderosa forza militare attualmente presente in Irak è ovviamente l'esercito irakeno, forte dicirca 800.000 uomini e oltre 2 milioni di riservisti,armato con equipaggiamento (carri blindati, carri armati, aerei) del valore di circa 25 miliardi didollari americani, ovviamente forniti dagli Stati Uniti.

Per quale ragione un esercito così poderoso non è ancora riuscito a vincere il più debole e menoequipaggiato esercito irregolare dell'Isis?

Secondo alcuni analisti il problema fondamentale è la mediocrità degli alti gradi dell'esercito el'enorme corruzione: in un intervista un colonnello irakeno ha affermato: "la corruzione è ovunque".Il New York Times ha riportato che molte delle armi fornite nel 2015 all'esercito irakeno dagli StatoUniti sono finite nel lucroso mercato nero e sono infine arrivati nelle mani dei miliziani dell'Isis. Unaltro grande problema è l'infiltrazione dell'esercito da parte di soldati legati all'Isis, la cui presenzaha vanificato molte operazioni "segrete" contro l'organizzazione estremista. Esiste inoltre un problema dato da una sorta di "solidarietà fra irakeni": molti miliziani dell'Isis sonoinfatti della stessa nazionalità dei soldati irakeni. E' ipotizzabile che molti soldati soffrano all'idea diessere addestrati da ufficiali americani per combattere i propri "fratelli" irakeni.

Compagnie della paceIl nome non deve trarre in inganno: si tratta del nuovo nome delle violente milizie guidate dal leadersciita Muktada Al Sadr, il cui vecchio nome era “Armata del Mahdi”. Avrebbero dalle 10.000 alle40.000 unità ed agiscono soprattutto nel Sud dell'Irak, in funzione anti Isis.

Organizzazione BadrAltra organizzazione sciita che opera nel Sud dell'Irak. Anch'essa sarebbe formata da un numerovariabile dalle 10.000 alle 40.000 unità, pare ben equipaggiate.

IsisNon è chiaro quanti miliziani dell'Isis siano presenti in Irak e quanti in Siria. Bisogna ricordare chele truppe dell'Isis possono comunque spostarsi liberamente da uno Stato all'altro a seconda delbisogno, privilegio questo condiviso forse solo con le truppe Kurde.Si presume che in Irak siano presenti almeno 10.000 uomini armati dell'Isis, ma il numero potrebbeverosimilmente raggiungere anche il doppio nei momento di crisi

In Siria

Dalla parte del Presidente Bashar al-Assad

Forze armate sirianefedeli al Presidente Assad, sono la forza preponderante nel paese.Si tratta di oltre 300.000 soldati, con un buon equipaggiamento e una discreta preparazione militare.Ovviamente queste truppe non attaccano mai direttamente l'Isis, in quanto l'Isis stesso preferiscerivolgere le sue armi contro gli stessi nemici del governo siriano:i ribelli "laici" ed i miliziani kurdi. Molte fonti sostengono che in seguito ai combattimenti ed amolte defezioni le forze attuali di Assad ammontino a circa 150.000 unità.

Forza di Difesa NazionaleOltre alle forze armate regolari, il governo di Assad sarebbe difeso da una milizia chiamata Forza diDifesa Nazionale, costituita da ben 100.000 uomini, stipendiati ed armati dal governo stesso.Essendo una milizia irregolare, la Forza di Difesa Nazionale ha una capacità di azione molto piùampia e variegata rispetto a quella dell'esercito siriano.Questa milizia pare avere "mano libera" nei territori controllati e potrebbe incrementare i suoiintroiti grazie al mercato nero e alle estorsioni.Particolare interessante: si tratterebbe di una milizia "laica" che attrae molti cristiani, drusi e alawiti

ShabihaÈ una forza non ufficiale, formata soprattutto da milizie appartenenti alla minoranza alawita, lastessa di al-Assad. Viene utilizzata dal governo soprattutto per reprimere le proteste popolari neiquartieri antigovernativi.La milizia era stata creata negli anni '80 proprio per stroncare sul nascere qualsiasi rivolta,soprattutto nei momenti di crisi.

Milizie cristiane

Sono formate soprattutto dalle minoranze assire, siriache ed armene, che appoggiano Assad non perla stima che hanno per la sua persona bensì perchè, come cristiani, temono una repressione da partedei rivoltosi musulmani. Il governo di al-Assad è infatti fortemente secolare, laico, anche perché lastessa religione degli Assad, l'alawismo, è considerato come eretico dai musulmani sunniti piùoltranzisti.

HezbollahSi tratta di una potente milizia islamica sciita nata e sviluppata in Libano, appoggiata negli anni siadalla Siria sia dall'Iran.. L'Unione Europea e gli Stati Uniti inseriscono Hezbollah fra leorganizzazioni terroristiche per i numerosi attentati dinamitardi organizzati da quel movimento siain Libano sia in altri paesi del Medio Oriente.Non esistono cifre ufficiali dell'entità delle truppe di Hezbollah in Siria; potrebbe trattarsi di alcunemigliaia di individui armati. Un numero comunque insufficiente per rappresentare un fattoreimportante nello sviluppo del conflitto.

IranIl governo iraniano ha sempre negato la presenza di sue truppe da combattimento in Siria, ammetteperò di aver fornito consiglieri militari ad Assad. Allo stesso tempo l'Iran ha fornito supportofinanziario, tecnico e militare alle truppe governative siriane.L'Iran è il più potente alleato della Siria nella regione. Anche senza schierare le proprie truppe inSiria, il regime iraniano può influenzare indirettamente le politiche di Arabia Saudita, Turchia epersino degli Stati Uniti. I negoziatori iraniani sanno muoversi con abilità nello scacchieremediorientale perciò sono fin'ora riusciti a trarre il massimo vantaggio dalla crisi siriana (adesempio aver ottenuto un accordo internazionale sulle proprie centrali atomiche).Nel 2014, il Ministro delle Finanze siriano ha dichiarato che il suo paese ha ricevuto più di 15miliardi di dollari da parte dell'Iran.

Russiaè l'alleato più potente in assoluto del Presidente al-Assad. La sua presenza nel Consiglio diSicurezza dell'Onu e il suo diritto di veto è servito a bloccare qualsiasi risoluzione dell'Onu contro ilregime di al-Assad. La Russia teme che la caduta di Assad potrebbe portare al potere in Siria ungoverno filoamericano. Al tempo stesso la Russia potrebbe avere un interesse sincero nel fermaregli attacchi dell'Isis, visto che Mosca ha già esperienze di rivolte violente guidate da gruppiintegralisti musulmani (vedasi il conflitto in Cecenia).Va tuttavia sottolineato che da quando è intervenuta attivamente nel conflitto, la Russia pare averebombardato quasi sempre le forze musulmane moderate anti Assad e non avere mai bombardatoefficacemente le truppe dell'Isis. Dal canto suo l'Isis evita quasi sempre di attaccare le truppe delPresidente Assad, preferendo rivolgere le sue forze contro le meno organizzate e meno forti miliziemusulmane moderate.

Contro il Presidente Bashar al-Assad

Opposizione sirianaè formata da numerosi gruppi, pare finanziati dall'Arabia Saudita con circa 700 milioni di dollaril'anno. Ne fanno parte gruppi molto diversi fra loro: laici, musulmani moderati e gruppi estremisticome il Fronte al-Nusra (affiliato ad al-Qaeda).

Coalizione Nazionale Siriana.Formata da vari gruppi moderati uniti contro Assad, ha fra i suoi membri i rappresentanti di varigruppi religiosi e partiti (anche con esponenti femminili). Il suo obiettivo è di allontanare dal poteral-Assad e creare una autentica democrazia. Il suo esercito è l'Armata libera siriana.

Armata libera sirianaÈ stata formata nel 2011 da un gruppo di ufficiali dell'esercito siriano fuoriusciti dall'esercito stesso.Il numero di combattenti non è chiaro, si stima intorno alle 20.000 unità. Secondo alcuni analisiti(fra cui l'esperto inglese Robert Fisk) la maggioranza di questi combattenti avrebbe in realtà lasciatol'Armata libera siriana per unirsi ad altri gruppi anti Assad, fra cui le milizie kurde.

Consiglio Nazionale SirianoFormato anch'esso nel 2011, è un'organizzazione politica legata all'Armata libera siriana.

Fronte IslamicoAuspica di essere riconosciuto dal Consiglio Nazionale Siriano come sua legittima forza armata.Formato da circa 40.000 combattenti, sarebbe finanziato dall'Arabia Saudita.

Fazioni SalafisteSi tratta di gruppi estremisti di orientamento ultrareligioso, Il loro numero oscilla fra le 5.000 e le15.000 unità.

Fronte Al-NusraGruppo legato ad al-Qaeda, responsabile di oltre 50 azioni di terrorismo suicida, soprattutto nellezone controllate da al-Assad. Gli Usa lo considerano un'organizzazione terrorista a tutti gli effetti.

Kurdi Siriani I Kurdi rappresentano il 10% circa della popolazione siriana. Sono divisi in due gruppi:il Comitato Nazionale per il Cambiamento Democratico (NCC) e un gruppo di fuoi usciti le Unitàdi protezione del popolo (PYD). Il loro numero esatto è ignoto, probabilmente alcune decine dimigliaia di combattenti.

IsisQuesto gruppo, di cui abbiamo ampliamente parlato, avrebbe circa 7-10.000 combattenti in Siria,molti dei quali di nazionalità non siriana.Il governo siriano di Assad non avrebbe combattuto attivamente l'Isis fino al Giugno del 2014,preferendo concentrare i suoi sforzi contro le forze moderate antigovernative. Lo stesso Isispreferisce combattere le forze moderate anziché attaccare l'esercito governativo.

Coalizione OccidentaleFormata da Stati Uniti, Australia, Bahrein, Canada, Francia, Guiordania, Arabia Saudita, EmiratiArabi, Regno Unito. Conduce soprattutto missioni di bombardamento contro l'Isis, anche se laTurchia è stata accusata di bombardare le forze Kurde antigovernative.

La percezione dell'Isis da parte delle forze in campo

Per comprendere esattamente le modalità di azione dell'Isis ed il suo potere effettivo sulla regionesiro-irakena bisogna conoscere non solo il territorio geografico in cui essa opera, ma anche ilterritorio diplomatico-strategico.Come è percepita l'Isis dalle forze in campo? Usa, Russia, Turchia, Arabia Saudita, Iran... cosapensano dell'Isis e come credono sia meglio affrontarla? Ma soprattutto: queste forze vogliono davvero che l'Isis venga sconfitta?

Analizzeremo i punti di vista di ognuno di questi Stati in una rapida panoramica geostrategica.Ovviamente le motivazioni che guidano le politiche americane, russe e degli altri Stati in camposono molto più complesse e possono mutare radicamente nel corso del tempo.

Tuttavia nel 2015 le posizioni erano all'incirca le seguenti:

Stati Uniti: decisamente contrari alla presenza dell'Isis nella regione irakena. L'Isis è composto in gran parte dauomini dell'esercito di Saddam: si tratta di decine di migliaia di individui profondamente antiamericani, impossibili da controllare in alcun modo. Imperativo massimo per gli Usa in Irak è dipacificare il paese ed utilizzarlo come contraltare alla crescente potenza Iraniana. Un Irak in guerrao diviso non conviene agli Usa.Per quanto concerne la Siria, gli Usa sono stati accusati di aver in passato armato o assistito l'Isis infunzione anti-Assad. Sebbene non esistano al momento prove a riguardo, l'ipotesi non è del tuttoassurda in quanto esisterebbe un precedente storico: l'appoggio dato ai Talebani afghani durante laloro lotta contro l'invasore sovietico negli anni '80. In quegli anni gli Usa donarono ai Talebanidozzine di missili antiaerei Stinger per sostenerli nei loro combattimenti contro la poderosa ArmataRossa. Negli anni 2.000 quelle stesse armi furono usate dai Talebani contro l'esercito americano.

Russia: se a parole la Russia ha dichiarato la sua opposizione all'Isis, la maggioranza dei suoibombardamenti in Siria non ha colpito le zone occupate dall'Isis stessa bensì quelle conquistatedalle altre forze che combattono contro il Presidente siriano Assad. Appare evidente come la Russianon abbia un interesse diretto nel combattere l'Isis in Siria, per il semplice fatto che il gruppoterrorista preferisce attaccare le forze anti-Assad (più deboli) anziché Assad stesso (più fortemilitarmente e sostenuto ora dall'esercito russo). Inoltre la Russia ha tutto l'interesse affinché l'Isis rimanga il “problema numero uno” in Siria:perché la presenza nel Paese del gruppo terrorista mette in secondo piano la figura di Assad e il suoallontanamento dalla regione. Siccome Assad rappresenta al momento il “problema numero due”,finché l'Isis combatterà in Siria, Assad potrà sempre presentarsi come un nemico dell'Isis e quindiun alleato (anche se indiretto) dell'Occidente.

Arabia Saudita:il gigante economico e religioso della regione (controlla i luoghi sacri di La Mecca e Medina) èstato da molti indicato come un alleato nascosto dell'Isis. In effetti l'Arabia Saudita potrebbeguadagnare molto da una continuata instabilità nell'area siriano-irakena: più sono instabili i paesisituati ai suoi confini più l'Arabia Saudita viene percepita dagli americani come uno Stato stabile eamico, l'unico Stato stabile della regione e quindi l'unico a cui fornire aiuti militari e diplomatici.L'Arabia Saudita teme che il suo legame di favore con gli Usa possa essere messo in crisi dallapresenza di nuovi partner appetibili per gli americani, quali una Siria ed un Irak pacificati edemocratici.Al tempo spesso però l'Arabia Saudita teme l'Isis: sebbene la corrente dell'Islam Saudita sia quellaWahabita, ossia praticamente identica alla propria, l'Isis critica il regime dei Saud non tanto dalpunto di vista religioso ma politico L'alleanza Saudita con gli Stati Uniti d'America è vista comequalcosa di vergognoso, da interrompere il prima possibile.Esiste poi una motivazione di immagine: come affermato da Toby Matthiesen, ricercatoreall'Università di Cambridge: “E' difficile non pensare a Medina e alla Mecca come il più grandepremio per i militanti islamici”. Se l'Isis riuscisse a conquistare i luoghi sacri della Mecca e Medina,probabilmente la sua fama potrebbe aumentare esponenzialmente. Per queste ragioni è ipotizzabile che l'Arabia Saudita abbia forse in passato sostenutoeconomicamente l'Isis (e che alcuni ricchi finanziatori privati sauditi continuino a farlo), mal'organizzazione è adesso così incontrollabile che i Saud stessi preferirebbero cancellarla oquantomeno indebolirla.

Siria (governo di Bashar al-Assad): paradossalmente l'Isis è in questo momento il miglior alleato indiretto del presidente-dittatore

siriano Bashar a-Assad. Quando nel 2011 scoppiò una rivolta popolare contro Assad, molti analistipensarono che il giovane e non designato presidente (non avrebbe dovuto governare il paese, ma lamorte del fratello maggiore lo costrinse a prendere questo ruolo alla morte del padre) sarebbe statorapidamente deposto come era accaduto in quegli anni al presidente tunisino Ben Ali e a quellolibico Gheddafi. Fortunatamente per Assad, l'espansione dell'Isis in Siria gli ha permesso dipresentarsi al mondo come un pilastro della lotta contro il terrorismo e contro l'estremismoislamico. Finché l'Isis sarà presente in forze in Siria e Irak, nessuno Stato (nemmeno gli Usa)cercherà seriamente di deporre il presidente siriano. In questo momento storico una Siria senzaAssad potrebbe essere addirittura peggiore che una Siria con Assad. Inoltre, come abbiamo visto,l'Isis evita in tutti i modi di provocare il potente “coinquilino siriano”, focalizzando i suoi attacchicontro gli altri ribelli anziché contro l'esercito regolare. In questo modo ottiene due vantaggi:

1) Elimina un po' alla volta tutti gli altri gruppi che concorrono per il potere in unafutura Siria senza Assad.2) Evita di essere colpita con forza dai bombardamenti dell'esercito russo (la Russia èda sempre un'alleata degli Assad e da qualche mese ha iniziato a bombardare i ribelliantigovernativi)

Turchia:la sua posizione nei confronti dell'Isis è ambivalente. La Turchia è uno degli Stati più laici dellaregione mediorientale e la visione estremista dell'Islam dell'Isis è criticata dalla stragrandemaggioranza della popolazione turca e dei suoi governanti. Tuttavia l'Isis ha il “pregio” dicombattere contro i guerriglieri kurdi, gli stessi che sognano di creare uno grande stato kurdo postofra la Siria, l'Irak e la Turchia. Se i kurdi turchi, siriani e irakeni riuscissero a vincere con le proprieforze l'Isis, potrebbero chiedere in cambio il riconoscimento di una zona di influenza in questi treStati e, in un futuro non troppo remoto, addirittura una forte autonomia, ultimo passo prima delladichiarazione di un vero e proprio Stato. La Turchia non vuole rischiare che parte del suo territoriofaccia la fine del Kurdistan irakeno: diventi cioè una regione autonoma kurda che si governa da solae che gode dei ricchi proventi del petrolio. Al tempo spesso però il presidente turco Erdogan comprende bene come il suo Paese sia, agli occhidell'Isis, uno Stato da combattere a causa dei suoi rapporti con gli Stati Uniti d'America; e sa beneche dopo l'Arabia Saudita il prossimo bersaglio dell'Isis potrebbe essere proprio la Turchia.

Iran:l'Iran è una potenza regionale in forte crescita: l'accordo appena ottenuto sul nucleare ha liberato ilpaese da pesanti sanzioni e la capitale Teheran è oggi piena di industriali europei ed americanidesiderosi di entrare in affari. L'Iran ha inoltre una forte influenza nel Sud dell'Irak, un'area abitatain prevalenza da musulmani sciiti.Sicuramente gli ayatollah iraniani detestano l'Isis, in quanto l'Isis stessa detesta loro e dichiara tutti imusulmani sciiti “takfir” (apostati). Nella visione apocalittica dell'Isis, in questo mondo non c'èspazio per i musulmani sciiti, che devono essere tutti convertiti al Sunnismo o uccisi. L'Iran avrebbe quindi sia l'interesse sia la forza militare per appoggiare i fratelli sciiti irakeni delSud in un'avanzata contro l'Isis nel centro-settentrionale dell'Irak (la zona in cui l'organizzazioneestremista è più forte), tuttavia non lo farà, per due motivazioni fondamentali:

1) Motivazione politica (esterna): Forte opposizione da parte degli Stati Uniti edell'Arabia Saudita (i due principali avversari dell'Iran), che non auspicano assolutamenteche l'Iran guadagni terreno all'interno del territorio irakeno.2) Motivazione strategica (interna): l'Iran ha tutto l'interesse affinché il problemadell'Isis rimanga nelle mani di Stati Uniti e Irak, paesi avversari di Teheran. Un Irak debolefa comodo all'Iran, così come fa comodo che i pozzi irakeni non possano essere utilizzati e

che il petrolio dell'Isis sia (almeno ufficialmente) al di fuori del mercato del greggiointernazionale.

Se l'Iran non si è impegnato contro l'Isis in Irak, si è però impegnato indirettamente in Siria,sostenendo il regime di Bashar al-Assad tramite l'invio di consiglieri militari. La Siria è infatti unparnter strategico importante per l'Iran e non va dimenticato che al-Assad è un Alawita, quindi unmusulmano sciita (lo l'Islam sciita è la religione ufficiale dell'Iran).

Perchè l'Isis non può vincere:

Ragioni militari: Nella più generosa delle ipotesi, l'esercito irregolare dell'Isis arriverebbe a 200.000 unità, un quartoquindi dell'esercito irakeno (che, con i riservisti, potrebbe arrivare addirittura a 2.800.000 unità). Per quanto le forze armate irakene non abbiano fin'ora attaccato con forza l'Isis, nel casoquest'ultimo si avvicinasse troppo alla capitale l'esercito potrebbe reagire con vigore. Se poi anchele milizie sciite del Sud dell'Irak iniziassero una manovra militare “a tenaglia”, l'azione congiuntadell'esercito irakeno, delle milizie sciite e della copertura aerea americana sarebbero sufficienti aridurre ai minimi termini la presenza dell'Isis in Irak.

Ragioni religioso-moraliTutti i più importanti giureconsulti islamici del mondo intero, tutti Capi di Stato del Medio Oriente,la Lega Araba... tutti costoro hanno condannato senza appello l'azione dell'Isis. La dichiarazione di fondazione del Califfato è stata smentita da tutti gli esperti di Sharia, la leggeislamica. L'Isis è privo di autentico appoggio nelle comunità musulmane del mondo.Se, per ipotesi l'Isis avesse 2 milioni di sostenitori nel mondo (una stima decisamente per eccesso),avrebbe contro 1 miliardo e 498 milioni di musulmani, che non approvano i mezzi e i finidell'organizzazione, le violenze sui civili, la schiavitù, le uccisioni di persone inermi, le torture.

Ragioni geopoliticheA parte alcune monarchie del Golfo, tutti gli altri Stati del mondo sono decisamente contrari all'Isis,sia per ragioni etiche sia (soprattutto) perché l'azione dell'Isis va contro i loro interessi.L'organizzazione non è stata fino ad oggi eliminata non per ragioni militari ma per motivi politico-tattici: le potenze mondiali non sono d'accordo soprattutto sulla situazione “dopo Isis” e “dopoAssad”. Quando Stati Uniti, Russia, Turchia, Iran ed Arabia Saudita troveranno una bozza d'accordosul futuro equilibrio nella regione, l'Isis verrà demolita un pezzo alla volta, probabilmente conattacchi di media intensità ma continui, volti a “togliere il terreno da sotto i piedi”all'organizzazione, fino a spingerla all'angolo nella città di Raqqa. Un successivo assedio della cittàpotrebbe mettere definitivamente fine al potere dell'Isis nella regione.

Il tempo necessario per questo processo si potrebbe stimare intorno ai 5 – 6 anni, dopodiché l'Isispotrebbe essere completamente sconfitta.

Va tuttavia considerato che i miliziani dell'Isis potrebbero evitare uno scontro diretto (per lorosvantaggioso), preferendo andare “undercover”, ovvero tagliando le barbe e indossando abiti civiliper allontanarsi incolumi dalle zone di combattimento.

Piccola bibliografia

Sull'Islam e il mondo mediorientale

Il Corano,traduzione di Alessandro Bausani, varie edizioni(Alessandro Bausani è considerato il massimo arabista italiano di sempre.La sua traduzione del Corano è particolarmente apprezzata)

La Sura di MariaYahya PallaviciniBrescia, Morcelliana, 2014

I Francescani e la crociataA. Cacciotti e M. Melli (a cura di),Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 2014

Basta! Musulmani contro l'estremismo islamicoAutori variMilano, Mondadori, 2007

Cento miti sul Medio OrienteFred HallidayEinaudi, 2005

Sulla crisi mediorientale

Isis. Lo stato del terrore. Chi sono e cosa vogliono le milizie islamiche che minacciano il mondoNapoleoni LorettaMilano, Feltrinelli, 2014

Guerra all'IsisGiannulli Aldo

Milano, Ponte alle Grazie, 2016

Isis, Il marketing dell'apocalisseBallardini BrunoMilano, Baldini & Castoldi, 2015

Siti internet

ISW: Institute for the study of warwww.understandingwar.org

Chatham housewww.chathamhouse.org

International Institute for Strategic Studieswww.iiss.org

Global terrorism databasehttps://www.start.umd.edu/gtd/

Global Terrorism Indexhttp://economicsandpeace.org/wp-content/uploads/2015/11/Global-Terrorism-Index-2015.pdf

Articoli su internet

(Sull'avanzata vittoriosa delle armate islamiche nel VII secolo, epoca deicaliffi ben guidati)https://askanislamicist.wordpress.com/2014/07/14/why-was-the-islamic-expansion-successful/

(sul trattamento dei prigionieri come previsto nel Corano)http://www.journal.forces.gc.ca/vo8/no1/bertosa-eng.asp

(sul traffico d'armi in Francia e su come i terroristi riescano ad ottenerlefacilmente)http://www.francetvinfo.fr/faits-divers/affaire/merah/larsenal-de-merah-leve-un-coin-du-voile-sur-le-trafic-darmes-en-france_76857.html