Io Come Autore

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autore www.iocome.it 16 12 6 Copertina di Christopher Veggetti pag. pag. pag. 08 numero Thriller a puntate Lettere da Maranello Figli dello stesso cielo Anno 1 N. 08 / giugno 2011 - Periodico settimanale - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.

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Rivista dedicata agli autori

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Thriller a puntate

Lettere da Maranello

Figli dello stesso cielo

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“galleria milano”di Christopher Veggetti.ArtistA ContemporAneo.

luigi Christopher Veggetti Kanku nasce a Kinshasa (repubblica democratica del Congo) nel 1978.

si avvicina all’arte giovanissimo e da autodidatta. Vincitore nel 2008 della Vii edizione del Premio GhigginiArte giovani espone alla ghiggini 1822 di Varese nel novembre dello stesso anno le proprie opere con una personale dal titolo Mi presento: LCVK. in occasione dell’uscita del volume 30 TELE dedicato alla sua attività tiene sempre alla ghiggini una personale nel 2010.

ghiggini 1822Via albuzzi, 17 | [email protected] www.ghiggini.it

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Luigi Christopher Veggetti Kanku, ‘Galleria Milano’, 2011, olio e acrilico su tela, 100x120 cm

in copertina Galleria Milano

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iorubricheBook to movie | 8L’adattamento

Spin-Off | 16Vite da difendere

appuntamenti | 24Mostra personale di Niccolò PizzornoAh-Um Poster Art Contest 2011: Kind Of Blue

Fadi nasr | 6Figli dello stesso cielo

enrico solmi | 12Lettere da Maranello

Francesca panzacchi | 20Melting pot tra arte, fotografia e parole

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editoriale

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Spesso non ci si fa caso, perché si è immersi. Spesso non ci si rende conto che i luoghi in cui si tessono le trame delle nostre vite hanno un ruolo fondamentale; perché alcuni fatti avvengono lì e in quell’istante preciso, solo perché esattamente in quel momento e in quel luogo ci sono le condizioni favorevoli. Le nostre storie, non sembrano essere altro che fili di collane in cui le perle sono gli incontri che ci cambiano la vita.

Non è solo la semplice filosofia alla Sliding Doors; no. Mi piacerebbe che aveste uno spunto più ampio, condividendo una consapevolezza raggiunta da poco ovvero che anche l’aria e lo spirito del luogo in cui viviamo ci trasformano, facendo di noi ciò che siamo.

Forse è questa l’unità del concetto di viaggio (fisico o spirituale) che ci cambia dentro. Fadi nasr, viene dal Libano e questo è uno dei connotati che lo rende una voce unica; così come solo enrico solmi avrebbe potuto scrivere Lettere di Corsa. I luoghi fisici in cui viviamo, diventano anche luoghi della nostra mente? è importante sapere esattamente dove siamo?Io vivo qui, adesso dentro quest’emozione, voi?

Buona Lettura.marika Barbanti

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Autori

Figli dello stesso cieloIo sono la poesia di emozioni che non passano

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G razie perché mi volete conosce-re. Sono nato il 12 Febbraio 1980 in un piccolo appartamento a Si-

done nel sud del Libano.Sotto la polvere nera di una guerra ma-iuscola che mi ha tolto via molto e dato la parola.Il mio primo approccio con la scrittu-ra e anche la pittura è nato grazie a un conflitto di religioni che s’estese fino alle porte della mia scuola e all’im-provviso le voci bianche del giorno precedente furono bandiere scisse in diversi colori per molti anni. “Papà, quale bandiera è la nostra e chi è il nostro Dio?”, chiesi a un padre che di mestiere soccorreva l’intera città noncurante dei suoi profeti divini. “Siamo tutti figli dello stesso cielo fi-gliolo e arriverà il giorno in cui la terra riuscirà ad affratellarsi di nuovo”. Parole sante quanto insufficienti e con la copia e incolla nel cortile scolastico, finii tra gli artigli d’ignoranza e sempre più graffiato e solo. strinsi la mano d’una matita altruista e incominciò a disegnare l’amico che non c’è. Così, al tramonto dell’ultimo giorno di scuola io marciai via con diversi premi di scrittura e pittura insieme ai miei ri-cordi e sogni.

Fadi Nasr si presenta al pubblico con un lavoro denso ed emozionante, complesso e studiato fino al più piccolo particolare, capace di sposare perfettamente poesia e immagine, contenuto e forma.

La sua ampia silloge raggiunge anche la parte più nascosta dell’anima, va nel fondo più nascosto dei sentimenti e dei desideri dell’essere umano, forte del suo percorso emotivo e della sua esperienza, riesce a “cogliere le infinite sfumature della vita”.

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Pagine 178 • € 11,50

Perché sono un uomo

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ad ascoltare te mai dato dorsoe l’ho imparato a sorso a sorsoio l’ho imparato senza docentima so contare solo fino a venti

isole ho squadernato nel tuo visooltre le bussole dell’uomo narciso

ed oltre le viole che regala la gentee so appena pedalare senza patente

io, l’esistenza nella tua presenzadelineato e laureato la credenza

io, l’increato ho sigillato in preghieraed agnostico prima mi cullavo la

sera

ad ascoltare me domani ci sarai?con quanto amore lo imparerai?

sai, io l’ho imparato senza docentim’insegni tu a contare più di venti?

Pavia, fino a venti5 aprile 2011scrivo per il

silenzio perché non ha voce...

Fadi NasrCi siete ancora? allora vi ringrazio nuovamente e vado avanti. Perché scrivo? Perché amo i ricordi e perché nel mio album di ieri sono po-che le foto scattate e tante le giornate scordate. Perché la poesia? perché la rima è una corona che regna per sempre, inalterabile attraverso il tem-po come piacerebbe a me monumenta-re tutte le storie che valgono, almeno per me. scrivo per il silenzio perché non ha voce, per la solitudine atroce, per il tempo che squassa e per ogni emozione che non mi passa... io scrivo per tutto.In fondo, come si fa a essere un mie-titore di albe e di tramonti e pensare che la rima è una bella coincidenza e basta... mai! Per me è fondamentale che sia la poe-sia a far rima e non il contrario. Mi chiamo “Fadi Nasr” e io scrivo per-ché il cuore è un dono e nel mio caso, la poesia è il suo trono.

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L’adaTTaMenToDicevamo di come uno scrittore mica

può immaginare che l’opera che sta scrivendo diventerà un film,

quindi l’opera di adattamento di un te-sto rischia di scontrarsi con ovvi proble-mi oggettivi, oltre che a una questione di stile pura e semplice.

Il che dà luogo ad almeno un paio di mo-dalità con cui si può affrontare l’adatta-mento.

Il caso più grossolano al quale si può andare incontro è però quello di un’opera scritta che nel tempo viene bistrattata più e più volte dai signori della celluloide. Senza che lo scrit-tore iniziale ne abbia minimamente colpa, povero lui.

Poniamo il caso che negli anni ’40 uno scrittore americano abbia scritto un raccontino interessante come idea generale; un po’ debole sul pia-no stilistico, perché l’autore in que-stione non ha poi una grande scuola alle spalle, e il racconto del resto vie-ne pubblicato su una rivista pulp di quegli anni (l’aggettivo pulp si riferi-sce alla carta su cui erano stampate le riviste, ma a volte poteva essere ri-ferito anche all’insieme dei testi che venivano pubblicati. ndr).Vai a vedere, e questa ipotesi è in ef-fetti divenuto realtà. Titolo del rac-conto: Farewell to the Master. Au-tore: Harry Bates. Non un racconto eccezionale, certamente, ma con

continuo del numero precedente

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di Giorgio Ginelli

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un’idea molto forte che praticamente solo sul finale, e per finale intendo l’ul-timo paragrafo, salta fuori e che dà an-che un senso al titolo del racconto (il quale assume in Italia perfino una cor-retta traduzione, essendo pubblicato come Addio al padrone: già questo un evento. ndr).

in due parole: una navetta aliena com-pare sulla Terra, i terrestri uccidono l’occupante biologico, il gigantesco au-toma dopo un certo periodo di immo-bilità trova il modo di farlo risorgere e se ne vanno minacciando di terresti di distruzione se continuano di questo passo.

Non succede che nel 1951 alla 20th Century Fox a qualcuno viene l’idea di farci un film? titolo: The Day the Earth Stood Still. Che non c’entra un tubo con l’originale e come titolo non è nemme-no un granché; perfino nella traduzione italiana sono stati forse più bravi. Sto parlando infatti del film che da noi è ar-rivato come Ultimatum alla Terra. E di quello il film tratta, mettendo l’accento su uno dei temi del racconto.

Non certo sull’addio al padrone. Anzi, stravolgendo proprio gli equilibri che il racconto aveva fra i protagonisti.Non paghi di ciò, nel XXI secolo, sem-pre alla alla 20th Century Fox (sob!), ri-spolverano il film (e perciò il racconto di Bates) mettendo in scena un’ordalia ecologista che vede l’umanità schiera-ta sempre contro gli alieni che vogliono farci pagare il nostro style life. Magari hanno anche ragione: nell’universo ci sono così pochi pianeti (in termini per-centuali) in grado di ospitare la vita, che veramente ci stiamo dimostran-

do una razza di coglioni senza spe-ranza. E questo è un fatto, ma ancora una volta poco o in parte ha a che fare con il racconto. Che vi invito a cercare ed andare a leg-gere; lo trovate in le grandi storie della fantascienza vol.2, ed. Bombiani (in vendita qui: http://www.lafeltrinelli.it/products/9788845260223/Le_gran-di_storie_della_fantascienza_Vol_2/Isa-ac_Asimov.html).

se invece siete impazienti andate avanti a leggere.

La vera differenza nel racconto di Bates non è legata alle situazioni o alla dina-mica dell’azione, in quanto si tratta di un racconto scritto e pubblicato ancor prima che gli americani avessero pro-blemi a Pearl Harbor. Se ci faccio un film, cerco di renderlo comunque origi-nale e ci metto cose che so per certo es-sere di sicura presa sul pubblico, dato che sto entrando in piena Guerra Fred-da. Le differenze ci stanno e sono anche

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book to movie Giorgio Ginelli

lecite. No, la vera e straziante differen-za sta nel fatto che il racconto finisce ponendo l’accento sul fatto che il reale esponente di questa razza aliena che viene sulla Terra a fare da censore, non è il tizio che viene sparato appena mette il piede sul suolo terrestre, ma bensì il gigantesco automa che rimane congelato e immobile agli occhi di tutti, finché non trova il modo di far “resusci-tare” il fido attendente. E poi se ne va dicendo a tutti noi che no, così non va mica bene.

Insomma, come se noi andassimo su Vega, ci uccidessero il cagnolino e noi finché non troviamo il modo di farlo ri-vivere stiamo lì buoni buoni e poi ce ne andiamo dando solo una lavata di capo ai vegani. l’alienità sta proprio in questo; l’essere superiori è proprio prendersi cura delle “razze minori”.

Mi sembra di ricordare che qualche mese fa sia morto un tassista per le ran-dellate a seguito di un caso simile; ma di sicuro, povero sventurato, non aveva investito il cane di un alieno.

Fine

L’alienità; l’essere superiori è prendersi cura delle “razze minori”.

giorgio ginelli

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Giorgio Ginelli

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Autori

lettere da Maranello

Due generazioni di passione rosso fuoco

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Sono nato a Modena nel 1964 da una famiglia maranellese di umi-li origini. Mio nonno paterno era

un calzolaio, un ciabattino come si dice dalle mie parti. era stato in guerra sul Carso e tenendomi sulle ginoc-chia, mi raccontava sempre del-le sue esperienze. Mio padre ha ini-ziato a lavorare alla Ferrari nel 1943 a 16 anni, quando l’officina si trasferì a Maranello con il nome di Auto Avio Costruzioni. Dopo aver rischiato la de-portazione, scappò sui monti unendosi alle formazioni partigiane. nel dopo-guerra tornò alla Ferrari e iniziò una lunga carriera come meccanico da corsa. La mia infanzia è stata ca-ratterizzata dalle sue lunghe assenze, di cui mi restano come testimonianza numerose lettere, dovute alle trasferte sportive. Mia madre, invece, ha fatto parte della schiera di ragazze che an-davano in Lombardia e in Piemonte a fare le mondine. Un lavoro durissimo che però sfamava tutta la famiglia. Dai racconti dei miei genitori, ora entram-bi scomparsi, usciva sempre la ricerca del sostentamento, la fame incomben-te. Anche del periodo come mondina mi restano parecchie lettere. entrambi amavano scrivere, una passione che è passata a me. Abitavamo in collina, in una piccola frazione di Maranello, San Venanzio.

Lettere di corsa

Per vent’anni mio padre ha seguito le corse della Ferrari, sia in formula uno che nelle altre categorie. Era nella pri-ma squadra corse come cambista.

Poverissimo ma assetato di sapere, era riuscito a frequentare la quinta elemen-tare, che per quegli anni, date le sue umili origini, era già tanto. Assunto da ragazzino durante la guerra da Ferrari nel 1943 (aveva 16 anni) quando la allo-ra Auto Avio Costruzioni si trasferì a Ma-ranello. Frequentò una scuola professio-nale, embrione dell’Istituto Ferrari, e si specializzò. Nel 1944, fuggito da un ra-strellamento, si rifugiò sui monti unendo-si alle brigate partigiane, per poi tornare a lavorare con Ferrari nel dopoguerra e iniziare la sua carriera di meccanico da corsa. In questo libro sono raccolte tutte

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Pagine 151 • € 12,50

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Enrico Solmi... poverissimo ma assetato di sapere...

Mio padre possedeva una Vespa color argento, poi sostituita da una cinque-cento bianca. la strada per il paese era di ghiaia e durante i rigidi inver-ni, impraticabile. Spesso si rimaneva bloccati e si andava in paese a piedi. Non c’era riscaldamento e si usavano stufe e scaldini. Giunto all’età scolasti-ca ci siamo trasferiti in paese e le cose sono un po’ migliorate. Sono sempre stato il classico esempio del ragazzino studioso e un po’ solitario. Leggevo tan-tissimo e guardavo tanti film. Ho letto tutti i classici della letteratura fantasti-ca, Verne, Salgari, Stevenson, Wells, e fantasticavo di mondi e avventure im-possibili. Ricordo il mio stupore per il fatto che i miei compagni odiassero leg-gere e questo mi isolava un po’. Verso i

14 anni ho iniziato a suonare la chitarra e questo mi ha portato a uscire dal guscio. Dopo qualche esperienza di gruppo, ho iniziato a suonare nelle balere, soprattutto du-rante il periodo universitario.

Era un lavoro che non amavo molto, ma ben pagato. Successi-vamente ho raccolto queste mie esperienze in alcuni racconti. Ho

le lettere che lui scriveva dalle città in cui si svolgevano le gare. In queste lettere si mescolano gli avvenimenti sportivi con i sentimenti familiari, la nostalgia di casa con la grande passione per le corse, in una sorta di grande affresco che descrive molto bene la vita di questi uomini umili, certo non globalizzati come adesso. La lettera era l’unico mezzo di contatto che mio padre aveva. Confrontare l’ansia e l’aspettativa dell’arrivo della lettera, che certo veloce non era, con i mezzi di comunicazione di adesso, fa un po’ tene-rezza. Ma ci da anche la dimensione, de-cisamente più eroica e romantica, di que-sti uomini e di questa professione, dura, oscura e non sempre prodiga di soddisfa-zioni, che mio padre amava tantissi-mo, che hanno fatto grande la Fer-rari e la Formula Uno.

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Autori

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Enrico Solmi

... esprimere idee nasce dalla mia timidezza...

enrico Solmi

enrico solmi

frequentato l’università a Modena e mi sono laureato in Chimica. Il periodo universitario è stato spensierato e go-liardico e lì ho conosciuto anche il primo amore importante. è stato un periodo di grande crescita culturale ed emozionale.Ma è stato anche un periodo triste per la morte di mio padre, appena andato in pensione dopo 40 anni di Ferrari. Dopo il periodo delle balere ho iniziato a suo-nare in gruppi rock blues con maggio-ri soddisfazioni. Inoltre, lavoravo in un circolo nell’organizzazione di concerti. Finita l’università ho iniziato a insegna-re ma dopo pochi anni ho abbandona-to per lavorare come chimico analista in un laboratorio, dove sono impiegato tuttora. La scrittura l’ho scoperta più avanti, frequentando qualche corso e entrando in circoli culturali. insieme al piacere di scrivere ho iniziato an-che a recitare, cosa che faccio anche adesso e a cantare in un coro gospel. Ho scritto e rappresentato anche di-versi testi teatrali. C’è sempre stata in me questa dualità scientifico artistica, questa mia ricerca personale espres-siva. Probabilmente questa mia neces-sità di esprimere idee nasce dalla mia

timidezza, dal mio essere stato un bambino solitario: la scrittura diventa il mezzo per dire ciò che a voce è difficile da manifestare.nel 2000 mi sono sposato e ho rallentato le mie attività. dopo 5 anni mia moglie mi ha lascia-to, esattamente un mese dopo la morte di mia madre, dopo un anno di lenta e dolorosa malat-tia. il periodo successivo è sta-to, come si può ben comprende-re, molto difficile e ho ripreso a scrivere, anche se sotto forma di diario, riuscendo a canalizzare in questo il mio malessere interno. adesso ho trovato una stabilità con la mia attuale compagna.da un paio di anni ho ripreso a scrivere seriamente, chiuden-do diversi progetti in sospeso da troppo tempo.

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Vite da difendere

Una nuovaindagineperElisa Canessa

Patrizia era raggomitolata in un ango-lo della stanza. Non riusciva a dormire. Aveva steso alcune coperte per terra e stringeva fra le braccia il maglione di Anen. La casa abbandonata era fredda e le sembrava che il pavimento di legno dovesse cedere da un momento all’al-tro.Anen aveva bloccato con una corda la finestra rotta, sentiva il freddo penetra-re dalle fessure del telaio. Si alzò, le gi-rava la testa. Raggiunse barcollando la finestra e usò il maglione per bloccare gli spiragli nel legno marcio, poi ritor-nò nel suo angolo.Aveva paura, ma sapeva che la paura sarebbe passata quando Anen l’avrebbe raggiunta. Solo che lui non era ancora arrivato e la paura era aumentata. Era-no passate più di due ore. Non poteva

spin-off

1° Capitolo

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Cristina Origone

Quanti poliziotti!Isabella guardava muoversi freneti-camente gli agenti. Con una coperta avvolse le spalle della sorellina sedu-ta accanto a lei sul divano. La bimba bionda sbadigliò, appoggiò la testa sulle sue gambe e borbottò: – Ho son-no, Isabella, quando se ne vanno?Lei non rispose e represse un sorri-so. La casa era tornata a vivere, come quando organizzava le feste sua ma-dre. Si guardò la mano devastata dall’artrite. Mosse le dita, immaginan-do di suonare il pianoforte. Il dolore acuto le ricordò che non avrebbe mai più suonato e ripensò all’ultima volta che le mani avevano accarezzato la ta-stiera.Osservò la donna dagli occhi verdi li-tigare con un carabiniere e lisciò i ca-pelli di Sara nello stesso modo in cui avrebbe accarezzato i tasti del piano-forte. La festa, questa volta, ruotava attorno a un cadavere disteso per ter-ra nella camera di sua sorella Patrizia, e non certo intorno a lei e alla sua mu-sica.

2° Capitolo

nemmeno chiamarlo per colpa di suo padre: aveva scagliato il cellulare per terra ed era andato in frantumi. Iniziò a muovere le dita della mano destra, come se suonasse il pianoforte. Era un vizio che l’accompagnava quando la paura irrompeva nei suoi pensieri.Eccomi qui, ragazza. Sono venuta per tormentarti.Quando sentiva questa voce, mental-mente suonava il pianoforte per cal-marsi e le dita della mano incomin-ciavano a muoversi senza che lei se ne accorgesse. Le era successo anche quando aveva conosciuto Anen. Sentì un rumore e fu assalita dal panico.Stai attenta, ragazza. La paura stasera la metteva in guar-dia, come una vecchia amica. Cercò il viso di Anen nell’oscurità e percepì la sua presenza. Smise mentalmen-te di suonare e allungò le braccia per accoglierlo. – Finalmente sei arrivato, Anen. Ho avuto paura. Quando il viso del ragazzo fu abbastanza vicino alla sua faccia, Patrizia si rese conto che non era quello di Anen. Scappa, ragazza!

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Vite da difendere

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La festa, questa volta, ruotava attorno a un

cadavere disteso per terra...

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spin-off

Il commissario Bellosguardo Yasmani parcheggiò accanto a una volante dei carabinieri e scese dalla macchina. Si guardò intorno, nonostante il buio. Nel-la cornice di monti e colline che cir-condava Genova l’unica zona a salvarsi dall’abbandono dei rifiuti era quella del Righi. Sotto il Forte Sperone, da dove si dominava tutta la città, i boschi erano puliti, ed era un bel posto per i bambi-ni: potevano giocare in serenità.La casa era disposta su tre piani com-pletamente immersa nel verde, non vide altre abitazioni vicino, e il grande giardino che circondava la casa era illu-minato, come le finestre del piano terra e del primo piano: si vedevano chiara-mente le sagome delle persone muover-si in modo frettoloso.Vide da lontano Elisa Canessa uscire infuriata dalla grande casa. Indossava un cappello di lana bianco che spiccava nel buio e aveva l’aspetto di una perso-na che era andata a letto vestita.L’inverno a Genova proseguiva rigido e piovoso. Dopo la violenta mareggiata di capodanno, che aveva devastato le ri-viere, la neve dei giorni successivi era gelata e si era depositata sulle strade. E Genova era una città che si paraliz-zava solo per poca pioggia, non osava

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Cristina Origone

– Io sono calma, Bellosguardo. – Come sempre, direi. Intanto spiega-mi cos’è tutto questo casino. Prima di entrare in casa, Bellosguardo sen-tì chiaramente dei frammenti di vetro sgretolarsi sotto le scarpe. – La figlia più grande, Isabella, ha chiamato la polizia quando ha sentito un trambusto nella camera della so-rella Patrizia, e il padre ha chiamato i carabinieri – rispose Elisa, appog-giando una mano sul suo braccio ed esercitando una lieve pressione per fermarlo. – I vetri li ho calpestati anch’io quan-do sono arrivata. Il padre delle ragaz-ze dice che il ladro è entrato da questa finestra. Bellosguardo guardò il vetro frantumato della finestra accanto al portoncino di entrata: rosso, come le sfumature degli occhi infuriati di Eli-sa.– E i carabinieri dicono che non c’è nulla da indagare, capisci perché mi sono incazzata? – continuò lei, condu-cendolo dentro la casa. De Rosa aggiunse alle loro spalle: – Il padre dice che ha spazzato i vetri dal pavimento da dentro la casa: aveva paura che la figlia più piccola si potes-se fare male...

pensare al casino che c’era stato per le strade in quei giorni. Bellosguardo cacciò le mani in tasca e invidiò il cap-pello di Elisa: gli stavano gelando le orecchie. Sorpassò alcuni agenti, che lo salutarono sorpresi, e si avvicinò a lei che nel frattempo si era infilata una sigaretta in bocca, senza accenderla.– Ehi, chi ti ha avvisato, Bellosguardo? – Ciao Canessa, pensavi di seguire un’indagine senza di me? – Devi rien-trare fra due giorni, che ci fai a Geno-va? – Mi mancavi tu – rispose ironico. Elisa lo ignorò. – Se ti può consolare, i carabinieri dicono che c’è poco da in-dagare. – Si voltò e indicò una finestra del piano superiore. – Il proprietario ha sorpreso un ladro rubare nella ca-mera di una delle figlie e l’ha ucciso. Stop. Fine della storia. L’agente Vincenzo De Rosa, che segui-va Elisa in tutte le sue indagini, uscì dalla casa e aggiunse: – E l’ispettore Canessa sta litigando per un cadave-re. Ce truamme a balla’... e ballamme. Bentornato, commissa’. Lei lo fulminò con lo sguardo. – è un ragazzo, De Rosa, avrà sì e no diciotto anni. – Si infilò la sigaretta in tasca e si ri-volse a Bellosguardo: – Vieni con me. – Non ne ho voglia di litigare, Canessa. Sono le quattro del mattino, cerchia-mo di stare calmi.

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Melting pot tra arte, FotograFia e paroleIl privilegio di scrivere storie

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Sono una scrittrice, lo sono da sem-pre. Anche prima di pubblicare il primissimo racconto, prima di

qualunque riconoscimento ricevuto e prima dei tanti traguardi raggiunti e spesso inaspettati.Il modo in cui le storie prendono forma nella mia mente, la loro forza quando chiedono prepotentemente di esser messe su carta, questo è ciò che fa di me una scrittrice.

Filtro le emozioni che vivo nella vita reale attraverso la scrittura, catturo modi di sentire e stati d’animo, li riela-boro e poi li traduco in parole.Mi sono diplomata al Liceo Linguistico studiando Inglese, Francese e Spagno-lo perché volevo viaggiare molto e non mettere mai radici. E così è stato, alme-no per un po’.

Mi sono laureata in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Bologna con una tesi su Goffman e ho lavorato come giornalista per Trendy –allegato mensile del Resto del Carlino– per il magazine di letteratura e d’arte Liberaeva e per Milano Nera, ma anche come fotografa per il magazine SNAP Bologna captu-ring life and entertainment.

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Autori

Sveva si ritrova suo malgrado rinchiusa nella sua stessa casa per mano di un uomo che viene da un passato lontano e che solo dopo qualche tempo riesce a riconoscere.

Tra loro si crea un legame ambivalente e pericoloso che nel finale si traduce in un’inversione di ruolo tra i due protagonisti.Giallo/noir a sfondo psicologico la cui peculiarità risiede in un’attenta introspezione dei personaggi che emerge soprattutto dai dialoghi.

La casa di svevaIs

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Pagine 94 • € 8,50

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ho sempre amato le contaminazioni fra arte, fotografia e scrittura, pur restando quest’ultima la mia uni-ca vera vocazione.

Sono sempre stata un’avida lettrice, fin da adolescente. Il mio percorso è stato forse insolito, perché ho iniziato a scrivere abbastan-za tardi ma ho pub-blicato quasi subi-to a un livello che fino a poco tempo fa avrei definito insperato.

Mi sono costruita il mio curriculum letterario un po’ alla volta, un premio dopo l’altro, in modo da poter avere

maggiori proba-bilità di essere letta dagli editori a cui sottopenevo le mie opere. La prima bella sod-disfazione è stata vincere il concorso Delitto in Libreria, edizione 2008. E nel 2008 ho pubblicato an-che il racconto Adesso mi chiama all’interno Italians – una giornata nel mondo, un eBook a cura di Beppe Severgni-ni, edito da Rizzoli.

Nel 2009 i miei Racconti Brevi sono stati letti su Ra-dio Emilia Romagna, all’in-

terno della Rubrica Racconti d’autore

...le storie prendono forma nella mia mente, la loro forza quando chiedono prepotentemente di esser messe su carta...

Francesca Panzacchi

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Autori

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a cura di Claudio Bacilieri. Sempre nel 2009 mi sono classificata seconda al prestigioso Concorso Internazionale Piccole Storie d’aria indetto da Cultura-globale, ottenendo anche la menzione d’onore come miglior racconto in versi.Finalista in numerosi concorsi let-terari, ho pubblicato poesie e racconti in varie antologie.

Il 19 Maggio 2010 la mia poesia I tuoi occhi giurano amore è stata letta su Ra-dio1, all’interno del programma L’uomo della notte condotto da Maurizio Co-stanzo.Nel 2010 ho avuto l’onore di far parte della giuria durante la seconda edizio-ne del concorso letterario nazionale La Biblioteca d’Oro. Un’altra svolta importante è stata la pubblicazione di due audiolibri di fiabe intitolati Fiabe Stregate e Storie di Maghi, Fantasmi e Taglialegna per Treebook Audioeditore, rispettivamen-te nel 2010 e nel 2011.

La vera svolta è arrivata però con CIES-SE Edizioni, con cui nel 2010 ho pubbli-cato La casa di Sveva, un giallo-noir a sfondo psicologico che mi sta regalando grandi soddisfazioni e nel 2011 Il Nor-manno, romanzo rosa storico, seguito poco dopo dalla silloge poetica Sospiri.

Mi piace spaziare da un genere all’al-tro, pur prediligendo il noir, amo molto scrivere fiabe e poesie, ma anche rac-conti horror e fantasy.Insomma, sono una che vive scriven-do storie, considerandolo senza al-cun dubbio un grande privilegio.

Francesca Panzacchi

...sono una che vive scrivendo storie, considerandolo senza alcun dubbio un grande privilegio.

Francesca panzacchi

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Il 2 luglio alle ore 18,00 si terrà, pres-so l’Atelier Sarah Gismondi, la mostra personale di Niccolò Pizzorno.Ciò che caratterizza l’artista è un os-simoro. Una fermezza cinetica, un mo-vimento saldo alla tela che non rispar-mia nessun soggetto. La discrasia tra cinesi e fotografia si ritrova anche nei ritratti, quelli veri e quelli di fantasia Nessun dettaglio è casuale nelle opere di Pizzorno.

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Mostra personale di Niccolò Pizzorno

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per informazioniAtelier Sarah Gismondi - Via San Vincen-zo, 26/1A Genova.2 luglio, ore 18,00Mail: [email protected] Blog: www.chinaccia.splinder.com

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In mostra 40 opere realizzate pensan-do a Miles Davis. Artisti celebri ed emergenti, grafici, illustratori e foto-grafi si sono messi all’opera per ricor-dare una delle figure emblematiche della cultura musicale del Novecento. Il tutto nel grande e accogliente Spa-zio Concept in cui, dall’aperitivo a not-te fonda, sarà attivo il bar sonorizzato. Il clima musicale sarà appositamente creato da noti DJ nell’attesa dello spe-ciale evento live previsto per la serata.

THE THRUST propone una miscela di composizioni originali e qualche cele-bre brano anni ‘60/’70 di autori come Miles Davis, Herbie Hancock e Fred-die Hubbard. Una musica che parte dal jazz e si arricchisce di sonorità funk, soul, bossanova, hip-hop e jungle.

AH-UM POSTER ART CONTEST 2011: KIND OF BLUE

per informazioniSpazio Concept - Via Forcella, 7Milan, Italy - sabato 25 giugno · 19.30 - 22.30http://www.spazioconcept.org/http:/www.ahumjazzfestival.com/[email protected]

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