Intervista Nicola Dettori

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–----------------------------------------------------------------- ------------------------------ Cari amici, questo che vi sto presentando è Nicola. Questo mio amico, è stato intervistato dal Dottor Mura Francesco di DELITTI & MISTERI, il suddetto giornale è infatti estremamente interessante per chi si vuole conoscere più a fondo le storie che si celano dietro le mura dei carceri, e oltretutto ad un prezzo irrisorio, lo si può trovare nelle edicole oppure nelle librerie Feltrinelli, oppure è possibile abbonarsi tramite internet sul loro sito web. Quello che si dice di Nicola in questo articolo è tutto vero, studia dalla mattina alla sera, infatti secondo me è mezzo rincoglionito... vede solo arte dappertutto, è un fanatico delle opere del Ghirlandaio e di Filarete, ma stravede per qualsiasi artista Rinascimentale. Non mi parla di altro, se non di Arte ed io lo ascolto pur non capendoci molto. Marieddu Trudu Delitti & Misteri IL CASO LO STRAORDINARIO PERCORSO DI UN RECLUSO Da pastore a dottore, la storia di Nicola Dettori Il detenuto sardo, che si è sempre chiamato fuori da ogni responsabilità, è entrato in carcere semianalfabeta ma ora è diventato un esperto dell'arte. Sono le 9,25 quando un operatore carcerario si avvicina e con modi gentili m'invita ad entrare. «Siamo in anticipo - spiega - ma il detenuto dovrebbe essere già pronto che attende››. Il detenuto in attesa di incontrarmi è Nicola Dettori, 52 anni, detenuto <<speciale>>. In tutti i sensi. Quando entro nella biblioteca, Nicola è già lì, che divora come sempre i libri d'arte. E la seconda volta che lo incontro. La prima è stata alla Stazione Termini quando, in permesso, attendeva il treno per rientrare a 1

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Cari amici, questo che vi sto presentando è Nicola. Questo mio amico, è stato intervistato dal Dottor Mura Francesco di DELITTI & MISTERI, il suddetto giornale è infatti estremamente interessante per chi si vuole conoscere più a fondo le storie che si celano dietro le mura dei carceri, e oltretutto ad un prezzo irrisorio, lo si può trovare nelle edicole oppure nelle librerie Feltrinelli, oppure è possibile abbonarsi tramite internet sul loro sito web.Quello che si dice di Nicola in questo articolo è tutto vero, studia dalla mattina alla sera, infatti secondo me è mezzo rincoglionito... vede solo arte dappertutto, è un fanatico delle opere del Ghirlandaio e di Filarete, ma stravede per qualsiasi artista Rinascimentale. Non mi parla di altro, se non di Arte ed io lo ascolto pur non capendoci molto.

Marieddu Trudu

Delitti & Misteri

IL CASOLO STRAORDINARIO PERCORSO DI UN RECLUSO

Da pastore a dottore, la storia di Nicola Dettori

Il detenuto sardo, che si è sempre chiamato fuori da ogniresponsabilità, è entrato in carcere semianalfabeta ma ora è

diventato un esperto dell'arte.

Sono le 9,25 quando un operatore carcerario si avvicina e con modi gentili m'invita ad entrare. «Siamo in anticipo - spiega - ma il detenuto dovrebbe essere già pronto che attende››. Il detenuto in attesa di incontrarmi è Nicola Dettori, 52 anni, detenuto <<speciale>>. In tutti i sensi. Quando entro nella biblioteca, Nicola è già lì, che divora come sempre i libri d'arte. E la seconda volta che lo incontro. La prima è stata alla Stazione Termini quando, in permesso, attendeva il treno per rientrare a casa per gravi motivi familiari. La moglie, infatti, è affetta da una grave malattia e il giudice di sorveglianza del tribunale di Spoleto, Grazia Manganaro, con grande senso di civiltà e grande umanità, ha sfidato la sorte e concesso la sua fiducia. Nicola, infatti, è forse l'unico detenuto che si reca in permesso in assoluta libertà e senza scorta.

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Lui non scapperebbe mai, non tradirebbe mai la fiducia che il magistrato ha riposto in lui. È un uomo vero, un uomo che ha una parola e un onore da difendere. Non tradirebbe mai la sua benefattrice perché sa che con lui ha sfidato non solo se stessa ma tutto un sistema e merita rispetto. Oggi Nicola è un altro uomo. Molto provato, ci mancherebbe, tanti anni di carcere proverebbero anche una roccia. Ma da quel pomeriggio di metà ottobre 1995, quando gli agenti si sono presentati per arrestarlo, Nicola ha raggiunto una maturità interiore e culturale straordinaria, che ora lo aiuta a vedere il mondo in maniera diversa. Quando ci troviamo di fronte l'abbraccio è inevitabile. Forse, dalla visita fatta qualche mese fa all'ergastolano ostativo Mario Trudu. è la seconda vota che sento un groppo alla gola prima di iniziare un'intervista. Ma la serenità di Nicola è di quelle coinvolgenti ma tutto passa quando ci sediamo davanti a un tavolo. Sono io a chiedergli se posso sedermi accanto. Averlo di fronte e troppo formale, non voglio che sia un normale colloquio di lavoro né una banale intervista, ma un incontro di crescita reciproca. Senza ipocrisia. Uno scambio di idee con una persona speciale. Apre il thermos che ha con sé e versa due caffè che riscuotono subito i miei complimenti. Nicola è sorridente, scalpita dalla voglia di raccontarsi così come lo muoio dalla voglia di ascoltare il suo racconto.

IL RAPPORTO CON LA GIUSTIZIA

Il suo racconto parte dalle sue prime vicissitudini giudiziarie che l'hanno colpito ma dalle quali è uscito sempre pulito. Dopo un primo arresto nel 1985 per favoreggiamento in tentato sequestro di persona, durato il breve spazio di 20 giorni prima di venire scagionato, e un secondo nel 1991, sempre per un sequestro, che gli costerà 14 mesi a regime duro in 41 bis di carcere nel lager di San Sebastiano a Sassari, tristemente noto per le terribili vicende giudiziarie che hanno poi coinvolto agenti e direttore, prima di essere nuovamente scagionato con formula piena e per il quale ottiene un risarcimento danni per ingiusta detenzione di 50 milioni di lire. Ma per lui non c'è mai vita facile, le forze dell'ordine lo pressano in continuazione e diventa ben presto un buon coperchio per tutte le pentole e solo la casualità lo salva dal carcere ingiustamente. Come quando, dopo essere stato segnalato in una località balneare, si salva solo perché si trova all'estero in viaggio di nozze. «Quel viaggio a Bali - racconta - è stata la mia fortuna perché ha fatto cadere l'accusa di altri due sequestri››. Ma la sua fortuna dura poco, il suo arresto è solo rinviato e il suo destino già scritto negli uffici dell'antisequestri. <<Nell'ottobre del 1995 un amico mi chiese di fare da emissario per la liberazione del sequestro Vinci. Lui era sotto il controllo degli inquirenti, aveva trovato una microspia nell'auto e non poteva concludere il suo lavoro perché non riusciva a consegnare i soldi ai rapitori senza correre il rischio di vedersi sequestrare il denaro. Ero spaventato e confuso ma lui, per rassicurarmi che non avrei rischiato alcunché mi propose di incontrare direttamente i Vinci e sentire dalla loro voce che mi avrebbero protetto e garantito da qualsiasi responsabilità penale›>. Nicola incontra i Vinci, con loro si sente in debito di riconoscenza per via di un prestito fatto alla sua famiglia per l'acquisto di un Tabacchino a Nuoro e, rassicurato anche dal fatto che gli stessi non avrebbero mai permesso

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ripercussioni penali, accetta l'incarico. «Avrei dovuto portare quei soldi da un locale a un altro, circa trecento metri di strada e poi tutto sarebbe finito>›. Poche centinaia di metri che, per Nicola, si rivelano fatali. Il giorno dopo il rilascio dell'ostaggio, infatti, viene arrestato con l'accusa di concorso in sequestro di persona. «Mi hanno condannato con una legge che fino al 1997 non era da condannare perché come emissario ho violato l'articolo 1 ma non il 630. Di fatto mi hanno assolto dal sequestro di persona ma mi hanno condannato per concorso morale in quanto avrei favorito i sequestratori>›. Le motivazioni della Corte d'Appello, alle pagine 325-326, che parlano dei vari passaggi dei soldi, confermano le sue parole. Scrivono, infatti, i giudici di secondo grado: «Sicuramente il Dettori aveva appreso dal Succu, cui risultava profondamente legato, (vedi int. 9-10, 11-10, 14-10), non avendo egli rapporti diretti con i sequestratori›› e non conoscendoli, circostanza come giustamente osservata dal Tribunale di Oristano. Né ovviamente può stupire che vi siano vari concorrenti, che non solo hanno informazioni differenti, ma soprattutto legami più o meno intensi con gli organizzatori del reato. Pertanto, anche se il Dettori avesse effettivamente palesato, nel corso dell'intercettazione del 09/10/95, di non sapere quali persone fossero coinvolte nel sequestro, il tutto è irrilevante per la configurazione del concorso in sequestro di persona del Dettori». Insomma, se non è zuppa è pan bagnato e quindi Dettori va condannato. Per cosa, non si sa! Anzi si sa: per un sequestro che non ha fatto, del quale non conosce gli organizzatori, non conosce chi ha preso i denari e non ha preso un solo centesimo. Perché, lo dicono i giudici, non era uno della banda.

IL CARCEREDopo l'arresto per Nicola inizia il lungo calvario nelle carceri italiane. Da Buoncammino a Nuoro poi nuovamente a Buoncammino, fino all'improvviso trasferimento "in continente". «Siamo arrivati, ci troviamo a Spoleto. La città è incantevole, l'aria salubre, ottima cucina e per i prossimi quindici anni sarà la tua nuova casa››, gli disse uno strafottente capo scorta al suo arrivo nel carcere umbro. In quel momento, Nicola, sente il mondo crollargli addosso. Pensa alla famiglia, alla moglie, al figlio Antonello che allora aveva appena sei anni e al fatto che potrà incontrarli solo raramente. Ma l'istinto di sopravvivenza è forte e l'ambiente che trova nel carcere lo aiuta subito a superare la sua crisi. «Prima che arrivassi a Spoleto mi sentivo un uomo finito - sussurra con la voce pacata ma timida - non sapevo come passare le giornate, mi sentivo una larva che passava le giornate a giocare a carte e contare i minuti, le ore... i giorni che trascorrevano sempre più lenti››. Quel carcere dal quale sarebbe voluto scappare via per poter tornare nella sua Isola, nella sua Sardegna, quel carcere che doveva allontanarlo dalla famiglia e distruggerlo moralmente, è stato invece la sua salvezza.

GLI STUDI E LA LAUREAIl carcere di Maiano di Spoleto diventa il punto di partenza per la lenta trasformazione della sua pesante condanna in un trampolino per la sua rinascita, per una nuova vita che lo porterò a diventare un detenuto modello. <<Un detenuto esemplare, una brava persona», dice soddisfatto e quasi commosso il direttore del carcere Ernesto Padovani, decano del carcere come

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strumento di rieducazione reale, durante il nostro colloquio di saluto. Prima inizia a lavorare e poi inizia a dedicare il suo tempo allo studio, alla personale crescita culturale. «Quando sono arrivato al carcere di Spoleto - assicura Nicola - riuscivo a stento a scrivere poche righe a mia moglie, avevo la licenza elementare perché non ho mai voluto studiare avendo preferito la campagna alla scuola ma qui è successo quello che non avrei mai immaginato». Decide di frequentare la scuola, in pochi mesi riesce a prendere la licenza media, poi il diploma e infine l'iscrizione all'Università. «Sapevo che iscrivendomi all'Università sarebbero sorti dei grandi problemi soprattutto per "la mia parlata sarda" - sorride - ma la mia testardaggine ha contribuito in modo notevole per ottenere quanto mi ero prefisso ovvero a laurearmi. Solo adesso mi rendo conto quanto è stata lunga la strada per raggiungere il primo obiettivo che è stata la triennale e che i 27 esami dati all'interno del penitenziario non sono stati una cosa semplice>>. Divora libri su libri, la biblioteca diventa la sua nuova cella, e s'innamora dei suoi artisti preferiti. «Mi sono innamorato di due artisti semi sconosciuti, Ghirlandaio e Filarete››. Sono proprio Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio, e Antonio di Pietro Averlino, o Averulino, detto il Filarete, a stupire con la loro grazia, Nicola, a destare quell'amore e quella passione per l'arte che probabilmente dormiva in un angolo del suo cervello in attesa del risveglio. Lo spinge a stare sui libri, a studiare senza sosta. «Il primo esame, di storia medievale, ho preso 27. Oggi posso dire che non ci credevo nemmeno io, mi sembrava di sognare. Io, semianalfabeta, che prendevo 27 in un esame universitario». Esame dopo esame Nicola lascia tutti a bocca aperta e il 9 luglio del 2012, dopo 27 esami, arriva anche la laurea. Con una tesi che ha lasciato tutti a bocca aperta e con la quale ha voluto, ancora una volta, rendere omaggio al suo paese d'origine: "Il cristianesimo ad Orgosolo dalle origini fino al secolo XX". Una festa nella festa, un inno a una vita che rinasce suonato alla presenza della famiglia e dei suoi tutor scolastici. Che Nicola, da buon sardo. non smette di ringraziare. La sua è riconoscenza pura. «Devo dire grazie alla professoressa Lidia Antonini, che ha insistito affinché m'inscrivessi a Beni Culturali ma con lei c'è anche l'ex magistrato del Tar Rita Cerioni, che fa volontariato nel nostro carcere e con la quale sto preparando l'esame di specializzazione sul Diritto dei Beni Culturali, e infine la professoressa Lucia Mazzucato. Sono loro tre le mie guide, quelle alle quali devo tutto e colgo questa nuova occasione per ringraziarle perché mi sento debitore nei loro confronti››. IL FUTUROTra un paio d'anni avrà scontato la sua pena e dovrò seriamente pensare al suo futuro fuori dal carcere. sicuramente tornerà nel suo paese, quello dove è cresciuto e ha lasciato i suoi ricordi più belli. <<L'amo perché su nei monti respiro un'aria di mistica atmosfera che mi percorre tutto il corpo - sussurra - sento una vibrazione che sa di sacralità. Lassù soffia un'aria magica, che infonde energia, mistero e spiritualità. Tutto è armonico e crea una dimensione ideale e metafisica, sembra che non esista tempo, né spazio e intorno a me niente lascia il posto a sentimenti di odio o di morte. L'immensità è profonda più degli abissi marini e più alta dell'infinito del cielo, quella della mia anima e del mio cuore, vedo riflettersi gli occhi di chi sa perdonare e di chi ha perdonato, di chi soffre e di chi sa cogliere ed accettare la mano aperta di un amico». Un salto indietro nel passato ma con uno spirito tutto nuova. «Questo è il paese che ho conosciuto e ho lasciato tanti anni fa e spero tanto di ritrovarlo

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così il giorno che finirò di scontare l'ingiusta pena, con le persone che vengono a salutarmi e toccarmi la mano augurandomi su bene torrau, il bentornato››. Poi il nuovo lavoro, magari un impegno nella riscoperta e valorizzazione dell'arte in Sardegna. Un nuovo obiettivo da raggiungere e un nuovo sogno da realizzare. In bocca al lupo dottor Nicola Dettori.

«Devo la laurea a mia moglie e a mio figlio››

C'è una persona su tutte, anzi due persone che hanno dato a Nicola Dettori la forza di resistere, iniziare e concludere un percorso di grande importanza come lo studio e la laurea: la moglie Pasqualina e il figlio Antonello. Sono loro due la sua fonte di vita, lo ripete sempre, quando parla e quando scrive. «Sul tavolino ho il mio PC, la foto di Pasqualina e di Antonello che occupano quasi tutta la parete. Sono loro che mi fanno compagnia durante le giornate e soprattutto durante le lunghe notti››. Un affetto molto forte per una moglie che quando è stato arrestato aveva appena sposato e per quell'unico figlio nato dopo che si trovava già rinchiuso in carcere da sei mesi. La nostalgia e la voglia di stare con loro è tanto. <<Aspetto il sabato, il giorno della telefonata, per sentire almeno la loro voce. E la sola voce che mi dà una carica impressionante, mi aiuta ad andare avanti e a continuare il conto alla rovescia che mi separa dall'incontro che ci ricongiungerà quando, finalmente, avrò finito di scontare la mia ingiusta pena».

«Non solo studio in carcere, ma anche attività pratica»

Alla normale attività lavorativa all'interno del carcere, Nicola Dettori, nel 2007, ha abbinato anche quella artistica nella Bohème di Puccini realizzandone gli abiti di scena. Un'esperienza unica che ha lasciato dentro un segno importante. <<Ho cucito i vestiti di Musetta, di Marcello e di Rodolfo ma devo essere sincero - racconta con un sorriso - non sapevo nemmeno coso fosse la Bohème. Anzi, a dirla tutto, non sapevo nemmeno cosa fosse uno spettacolo teatrale visto che non ne avevo mai visto uno. Però posso dire che è stata un'esperienza unica, che allora mi fece provare sensazioni uniche e ora rallegra e arricchisce i miei ricordi».

Spoleto 20 ottobre 2013

FRANCESCO MURA

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