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Sabato 9 gennaio 2016 – Anno 8 – n° 8 e 1,50 – Arretrati: e 3,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 y(7HC0D7*KSTKKQ( +.!z!#!"!} Arrivano finalmente i metal detector all’ingresso dell’Assemblea siciliana: rivolta e panico fra i consiglieri di ogni colore. Qualcosa da dichiarare ? Rolex & regali: il Papa li dà in beneficenza, Renzi se li tiene PAURA Mar Rosso e Germania Raid al resort in Egitto: “Avevano bandiera Isis” q GRAMAGLIA A PAG. 10 PAROLE E FATTI Chi sfila per le coppie “tradizionali” non fa mai nulla per sostenerle Family Day? Siamo al 22° posto in Europa per aiuti alle famiglie p Asili pubblici solo per il 12% dei bambini. Appena 8,5 bebè ogni mille abitanti. Il 22,3% delle donne incinte perde il lavoro. E le adozio- ni internazionali si sono di- mezzate negli ultimi 10 anni q MARRA, DELLA SALA E D’ESPOSITO A PAG. 6 - 7 La cattiveria L’Istat: chi vive con il nonno è meno povero. Chi vive con il nipote no WWW.FORUM.SPINOZA.IT L’AFFARE ACCOGLIENZA Milano, i rifugiati diventano un business q BAGNOLI E BARBACETTO A PAG. 8 - 9 MISSION IMPOSSIBLE Via Crucis per portarlo via È morto il gatto, Roma in tilt » STEFANO DISEGNI I gatti romani hanno antiche tradizioni. Dormi- re sui ruderi è la più remota ma meno glo- riosa, roba per i turisti o per i fotografi da cartoline. Al- tra tradizione etnica del gatto capoccione, questa la definizione scientifica del felino capitolino, è essere farcito di croccantini fino al rutto con e- splosione dalle gat- tare, donne nate vecchie (mai vista u- na gattara sotto i ses- santacinque) che si pre- sentano coi bustoni colmi e la ciotola dell’acqua all’ap- puntamento nutrizionale con la torma miagolante e sovrappeso. SEGUE A PAGINA 19 MATTEO D’ARABIA Imbarazzi e conferme a Palazzo sull’inchiesta del “Fatto” CARE LESBICHE, CARI GAY: DAVVERO VI ACCONTENTATE DI COSÌ POCO? LORENZA CARLASSARE Perché No al referendum “Mo b i l i t i a m o la gente in difesa della Carta, non contro il premier” q TRUZZI A PAG. 17 p Alla vigilia dell’incon- tro dei comitati contro la riforma Boschi la profes- soressa avverte: “Stiamo andando verso il premie- rato che voleva B.” q DANIELA RANIERI A PAG. 13 Lilliput, Italia » MARCO TRAVAGLIO S fogli le cronache dall’e- stero e scopri che tutto è grande, nel bene e nel male: una misura da giganti, in- versamente proporzionale ai nanetti e alle miseriucole del nostro cortiletto domestico. Un milione e passa di profughi (per metà siriani) accolti in po- chi mesi dalla Germania con problemi epocali di accoglien- za e sostenibilità, come dimo- stra la folle notte di Capodanno dei mille immigrati nella piaz- za centrale di Colonia, e la Merkel che si gioca tutto con questo azzardo grandioso e terribile che potrebbe costarle la sconfitta alle Amministrati- ve di primavera e alle Politiche de ll ’anno prossimo dopo 10 anni di regno incontrastato. Le polizie e i servizi segreti di Francia, Belgio e Germania che si interrogano sulle forme mi- gliori di collaborazione contro il nuovo nemico, invisibile e i- nafferrabile, che approfitta delle regole-base della nostra civiltà per colpirci senza pietà (esempio: se un libico o un si- riano in fuga dall’Isis, dunque rifugiato già riconosciuto o ri- chiedente asilo, dunque resi- dente in uno dei nostri paesi con pieno diritto, minaccia la sicurezza nazionale ed euro- pea perché vicino all’estremi- smo islamista, dove lo espellia- mo, non potendolo rispedire nelle fauci del Califfo?). L’Eu- ropa del Nord che si chiude in se stessa, attanagliata da paure tutt’altro che ingiustificate e ridiscute la regola numero 1 della convivenza continentale: la libera circolazione delle per- sone statuita a Schengen. L’Isis che dilaga dalla Libia al Medio Oriente proprio men- tre la sua avanzata pareva ar- restarsi sotto i bombardamenti della Coalizione dei 22. Il ter- rorismo islamico che paralizza interi continenti e solleva in- terrogativi che nessuna perso- na sensata può liquidare con ri- sposte facili e ricette prêt-à-porter. La guerra sem- pre meno fredda fra Arabia Saudita sunnita e Iran sciita, entrambi teoricamente nemici del Califfato. I crolli delle Bor- se per la frenata della Cina. E Obama che piange in tv annun- ciando una legge contro l’Ame- rica a mano armata e ammet- tendo il suo fallimento. Tutti passaggi che odorano di Storia: i nostri nipoti li studieranno a scuola fra vent’anni. Poi volgi lo sguardo all’Italia e scopri che la nostra diploma- zia e la Presidenza del Consi- glio litigano sui Rolex d’oro dell’ultima gita premio a Ryad. O ti imbatti nella foto di Matteo Salvini, aspirante premier del centrodestra, travestito da re magio. O nel suo tweet che at- tribuisce i fatti di Colonia ai ve- ri “mali dell’Europa”, cioè “la Merkel e il suo servetto Ren- zi”. SEGUE A PAGINA 24 QUENTIN TARANTINO L’intervista “I neri sono al sicuro solo con i bianchi disarmati” BLITZ DELLA GDF Crac Etruria, perquisizioni in 14 società q VECCHI A PAG. 4 Risparmiatori truffati Ansa Colonia, abusi di Capodanno: cacciato il capo della Polizia q ZUNINI A PAG. 14 q COLLIN A PAG. 20 - 21 p Un decreto di Prodi vie- ta ai membri del governo di tenere omaggi di valore superiore ai 300 euro. Ma il premier conserva tutto, anche la bici donatagli dai giapponesi. Francesco, in- vece, regala ai poveri oro- logi di lusso e automobili q SOFFICI E TECCE A PAG. 2 - 3

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Sabato 9 gennaio 2 01 6 – Anno 8 – n° 8 e 1,50 – Arretrati: e 3 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

y(7HC0D7*KSTKKQ( +.!z!#!"!}Arrivano finalmente i metal detector all’ingresso dell’Assemblea siciliana:rivolta e panico fra i consiglieri di ogni colore. Qualcosa da d ich i a ra re ?

Rolex & regali:il Papa li dàin beneficenza,Renzi se li tiene

PA U R A Mar Rosso e Germania

Raid al resort in Egitto:“Avevano bandiera Isis”

q GRAMAGLIA A PAG. 10

PAROLE E FATTI Chi sfila per le coppie “t ra d i z i o n a l i ” non fa mai nulla per sostenerle

Family Day? Siamo al 22° postoin Europa per aiuti alle famigliepAsili pubblici solo per il12% dei bambini. Appena8,5 bebè ogni mille abitanti.Il 22,3% delle donne incinteperde il lavoro. E le adozio-ni internazionali si sono di-mezzate negli ultimi 10 anni

q MARRA, DELLA SALAE D’ESPOSITO A PAG. 6 - 7

La cattiveriaL’Istat: chi vive con il nonno è meno povero.Chi vive con il nipote no

WWW.FORUM.SPINOZA.IT

L’AFFARE ACCOGLIENZA

Milano, i rifugiatidiventano un business

q BAGNOLI E BARBACETTO A PAG. 8 - 9

MISSION IMPOSSIBLE Via Crucis per portarlo via

È morto il gatto, Roma in tilt» STEFANO DISEGNI

I g a t t i r o m a n ihanno antiche

tradizioni. Dormi-re sui ruderi è la piùremota ma meno glo-riosa, roba per i turisti o peri fotografi da cartoline. Al-tra tradizione etnica delgatto capoccione, questa ladefinizione scientifica delfelino capitolino, è essere

farcito di croccantinifino al rutto con e-splosione dalle gat-t a r e , d o n n e n a t evecchie (mai vista u-

na gattara sotto i ses-santacinque) che si pre-

sentano coi bustoni colmi ela ciotola dell’acqua all’a p-puntamento nutrizionalecon la torma miagolante esovrappeso.

SEGUE A PAGINA 19

MATTEO D’ARABIA Imbarazzi e conferme a Palazzo sull’inchiesta del “Fatto”

CARE LESBICHE,CARI GAY: DAVVEROVI ACCONTENTATEDI COSÌ POCO?

LORENZA CARLASSARE Perché No al referendum

“Mo b i l i t i a m ola gente in difesadella Carta, noncontro il premier”

q TRUZZI A PAG. 17

p Alla vigilia dell’incon -tro dei comitati contro lariforma Boschi la profes-soressa avverte: “Stiamoandando verso il premie-rato che voleva B.”

q DANIELA RANIERI A PAG. 13

Lilliput, Italia

» MARCO TRAVAGLIO

S fogli le cronache dall’e-stero e scopri che tutto ègrande, nel bene e nel

male: una misura da giganti, in-versamente proporzionale ainanetti e alle miseriucole delnostro cortiletto domestico.Un milione e passa di profughi(per metà siriani) accolti in po-chi mesi dalla Germania conproblemi epocali di accoglien-za e sostenibilità, come dimo-stra la folle notte di Capodannodei mille immigrati nella piaz-za centrale di Colonia, e laMerkel che si gioca tutto conquesto azzardo grandioso eterribile che potrebbe costarlela sconfitta alle Amministrati-ve di primavera e alle Politichede ll ’anno prossimo dopo 10anni di regno incontrastato. Lepolizie e i servizi segreti diFrancia, Belgio e Germania chesi interrogano sulle forme mi-gliori di collaborazione controil nuovo nemico, invisibile e i-nafferrabile, che approfittadelle regole-base della nostraciviltà per colpirci senza pietà(esempio: se un libico o un si-riano in fuga dall’Isis, dunquerifugiato già riconosciuto o ri-chiedente asilo, dunque resi-dente in uno dei nostri paesicon pieno diritto, minaccia lasicurezza nazionale ed euro-pea perché vicino all’e s t r e m i-smo islamista, dove lo espellia-mo, non potendolo rispedirenelle fauci del Califfo?). L’E u-ropa del Nord che si chiude inse stessa, attanagliata da pauretu tt ’altro che ingiustificate eridiscute la regola numero 1della convivenza continentale:la libera circolazione delle per-sone statuita a Schengen.

L’Isis che dilaga dalla Libiaal Medio Oriente proprio men-tre la sua avanzata pareva ar-restarsi sotto i bombardamentidella Coalizione dei 22. Il ter-rorismo islamico che paralizzainteri continenti e solleva in-terrogativi che nessuna perso-na sensata può liquidare con ri-s p o s t e f a c i l i e r i c e t t epr êt-à -po rte r. La guerra sem-pre meno fredda fra ArabiaSaudita sunnita e Iran sciita,entrambi teoricamente nemicidel Califfato. I crolli delle Bor-se per la frenata della Cina. EObama che piange in tv annun-ciando una legge contro l’A m e-rica a mano armata e ammet-tendo il suo fallimento. Tuttipassaggi che odorano di Storia:i nostri nipoti li studieranno ascuola fra vent’anni.

Poi volgi lo sguardo all’Italiae scopri che la nostra diploma-zia e la Presidenza del Consi-glio litigano sui Rolex d’orodell’ultima gita premio a Ryad.O ti imbatti nella foto di MatteoSalvini, aspirante premier delcentrodestra, travestito da remagio. O nel suo tweet che at-tribuisce i fatti di Colonia ai ve-ri “mali dell’Europa”, cioè “laMerkel e il suo servetto Ren-zi”.

SEGUE A PAGINA 24

QUENTIN TARANTINO L’inter vista

“I neri sono al sicuro solocon i bianchi disarmati”

BLITZ DELLA GDF

Crac Etruria,perqui sizioniin 14 società

q VECCHI A PAG. 4 Risparmiatori truffati Ansa

Colonia, abusi di Capodanno:cacciato il capo della Polizia

q ZUNINI A PAG. 14

q COLLIN A PAG. 20 - 21

p Un decreto di Prodi vie-ta ai membri del governodi tenere omaggi di valoresuperiore ai 300 euro. Mail premier conserva tutto,anche la bici donatagli daigiapponesi. Francesco, in-vece, regala ai poveri oro-logi di lusso e automobili

q SOFFICI E TECCE A PAG. 2 - 3

Page 2: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

2 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

Il giornalista deve rispettare,coltivare e difendere il dirit-

to all’informazione di tutti icittadini; per questo ricerca ediffonde ogni notizia o infor-mazione che ritenga di pub-blico interesse, nel rispettodella verità e con la maggioreaccuratezza possibile”. È que-sto l’articolo 1 della Carta deidoveri dell’Ordine dei Gior-nalisti. Eppure il nostro Mar-co Lillo proprio per aver pub-blicato le intercettazionidell’indagine “Breakfast” del -la Procura di Reggio Calabria(che svelavano tra l’altro lemanovre in favore di Impregi-lo per ottenere il pagamentodelle penali del Ponte o l’ap -poggio della Lega alla nominadel Prefetto Tronca) è finitoindagato con l’accusa di con-corso in rivelazione di segretidi ufficio. Per questo, ieri mat-tina, dieci uomini della Dia so-no arrivati a Roma con un or-

dine di esibizione. I funziona-ri hanno fermato Lillo davanticasa e lo avrebbero perquisitose non avesse consegnato i do-cumenti. Vista la situazione edessendo le carte arrivate in re-dazione in forma anonima, haconsegnato il materiale. I fun-zionari – con correttezza ecortesia –dopo avere ottenutoquanto richiesto dai pm e al-cune ore di verbalizzazione,anche del personale di segre-

teria, hanno lasciato la reda-zione. L’inchiesta nei con-fronti di Lillo si basa su un’in -terpretazione restrittiva deldiritto di cronaca. È indagatoperché avrebbe pubblicato gliarticoli “al fine di procurare asé o ad altri un indebito profit-to patrimoniale (consistito nelfine di incrementare le vendi-te con la pubblicazione in for-ma esclusiva e programmati-camente reiterata riguardan-

te esponenti della politica edelle istituzioni)”. In altre pa-role, Lillo non avrebbe pubbli-cato le conversazioni per ‘do -vere di cronaca’ma solo per farvendere più copie al Fatto.

I DOCUMENTI consegnati iericontenevano le trascrizionidelle intercettazioni della Dian e l l’ambito dell’inchiesta deipm Giuseppe Lombardo e delprocuratore Federico CafieroDe Raho, che va avanti dal2012. Nelle carte non c’era gos-sip ma i retroscena dell’accor -do Lega-Pdl con le minacce diBerlusconi a Maroni di usare laclava mediatica contro la Legao anche le chiamate di Malagòche chiedeva a Maroni il votodi un leghista per l’elezione alConi. Vicende di pubblico in-teresse svelate per rispettareproprio l’articolo 1 della Cartadei doveri dei giornalisti.

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Francesco regala il RolexMatteo si tiene la bici di Abe

STILI DIVERSI Il Papa offre in beneficenza l’orologio ricevuto. Il premiersi tiene la due ruote avuta dal Giappone. E gli altri omaggi presi in giro?

» CARLO TECCE

Coincidenze. A Palaz-zo Chigi è caccia aiRolex. Quelli che l’A-rabia Saudita ha do-

nato agli italiani in visita uf-ficiale con Matteo Renzi a no-vembre, distribuiti fra rissenotturne. Rolex scomparsi,riemersi, magari ritrovati,forse spariti. Chissà. In Vati-cano è il momento di riciclarei regali. Quelli che papa Fran-cesco ha ricevuto in questi ul-timi mesi di pontificato: i piùpregiati, una Lancia Ypsilon eproprio un Rolex. Jorge Ma-rio Bergoglio li ha messi in pa-lio per una lotteria che finan-zia attività per senzatetto e ri-fugiati. A volte, le coinciden-ze sono beffarde. Ma il peg-gio, o il diavolo, è nei dettagli.Qualcuno a Palazzo Chigi hainfranto le regole. E Renzi?

ALLORA TORNIAMO a Ryad,tra la sera di domenica 8 no-vembre e l’alba di lunedì 9, neicorridoi del palazzo di re Sal-man. Il premier Renzi è inviaggio con i collaboratori piùstretti: portavoce, fotografo,assistente, videooperatore, consi-gliere economi-co e diplomatico.E poi c’è la diri-gente Ilva Sapo-ra, capo del ceri-moniale. Consu-mata la cena pernulla frugale, of-ferta dagli amicisovrani che in-grassano le a-ziende italianecon tanti appalti,la comitiva daRoma deve sbrigare la praticaorologi. In teoria, non dovreb-be. Perché codici etici e varienorme impediscono ai dipen-denti pubblici di accettarepresenti di valore superiore ai150 euro. Le più recenti: diret-tive emanate da Mario Monti(febbraio 2012) e leggi ideatedal ministro Patroni Griffi(marzo 2013). Ma tant’è. Ge-nerosi con gli occidentali epur sempre attenti al denaro, isauditi hanno previsto due ti-pologie di scatolette che cor-rispondono a due tipologie dicronografi: massicci Rolex daalmeno 20.000 euro e simpa-tici (aggettivo di circostanza)orologi fabbricati a Dubai, cheil mercato arabo valuta tra3.000 e 4.000 euro. Il solitogenio, un funzionario di pa-lazzo Chigi, tenta di sostituirela sua patacca di Dubai con ilfamoso congegno svizzero escatena il putiferio. I diploma-

tici capitanati da ArmandoVarricchio, l’uomo che sus-surra al fiorentino Matteo suifatti del mondo, condannanola scenata. (Ma il futuro am-basciatore di Roma negli StatiUniti non ha svelato il destinodel suo Rolex, Fatto Quotidia-nodi ieri). Il gruppo che scortaRenzi, guidato da un colon-nello, interviene per sedare ildiverbio e sequestra una por-

zione del botti-no. Che poi va di-sperso. Nessuncomma di nes-sun articolo pre-vede una proce-dura simile. Persalvare se stessae l’ufficio di ap-partenenza, il 10novembre, la Sa-pora firma unacircolare e ricor-da ai colleghi lalegge: è vietatoaccettare regali

sopra i 150 euro. Che strano,perché all’improvviso una le-zione collettiva? Non fa rife-rimento ai Rolex, ma prova aridurre le dimensioni del mi-sfatto di Ryad, a lasciare undocumento protocollato in e-redità. Il personale di PalazzoChigi riporta gli orologi. Cosìgiurano. E la squadra di Ren-zi? E il fiorentino medesimo?

PALAZZO CHIGI ha già preci-sato che i doni “sono nella di-sponibilità della Presidenzadel Consiglio”. Ma c’è un do-no, non di certo impegnativocome un Rolex, che resta nelladisponibilità di Renzi. È unabicicletta Shimano, che il pre-mier giapponese Shinzo Abegli ha recapitato a domicilionel giugno 2014. Il fiorentinol’ha testata su strada durantele vacanze in Versilia. E poi aTokyo, l’estate scorsa, ha rin-graziato l’alleato: “Con la tua

bici, caro primo ministro, hogià perso due chili”. Niente pi-gnoleria. Ma un po’ di memo-ria.

C’È UN DECRETO di RomanoProdi, approvato il 20 dicem-bre 2007, che fissa a 300 euroil limite dei “regali di cortesia”ai componenti del governo e aiconiugi. Il bottino va in bene-ficenza. Senza deroghe. Ilprovvedimento fu ispirato daTommaso Padoa-Schioppa.

Il ministro considerava in-decente il fucile ricoperto d’o-ro e di diamanti consegnato

dagli Emirati Arabi al profes-sor Prodi. Così per quel Nata-le, il governo fu sommerso dailibri di Paolo Ferrero (I m m i-grazione. Fa più rumore l’a l-bero che cade che la foresta checresce) e dai caricabatteria a e-nergia solare di Alfonso Peco-raro Scanio. Forse la biciclettadi Abe sfora i 300 euro. Maquanti “regali di cortesia”Renzi e il governo non hannolasciato a Palazzo Chigi? Nonsolo quelli dei sauditi, anche idoni dei russi pare siano mol-to cari.

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In sellaRenzi sullabic icle t t aricevuta daShinzo Abea Fortedei MarmiAnsa

La regolaEra il febbraio2012 quandoMario Montilanciòl’Austerity perministri edipendenti diPalazzo Chigi:il codice eticoe s te n d evaquello cheTo m m a s oPa d o a -Schioppaaveva creatonel 2007( gove r n oProdi). ConMonti c’era ildivieto aidipendenti dia cce t t a reregali di valoreoltre 150 euro.Con Prodi illimite era di300 euro peril governo, difatto così ès ce s o.

La leggeProdi nel 2007vietò i benisopra i 300 euro.Monti nel 2012allargò la plateaai dipendenti

P e rq u i s i z i o n i Gli atti sono stati acquisiti dalla Dia

Marco Lillo indagato a Reggio Calabria:ha svelato sul Fatto “i segreti del potere”

ROM A

C ap idi StatoJorge MarioBergoglio of-fre in benefi-cenza i doniricevuti dalledelegazioni, ilpremier Ren-zi (sopra conil giapponeseShinzo Abe)i nve celi conservaA n s a / La Pre ss e

s d fs d fs d f h n fg h fg

SI MUOVE LA CORTE DEI CONTI?

Cronografi di lusso,la rissa a Ryadnella delegazione

q”RENZI D’ARABIA e la rissa dei Rolex d’o ros co m p a rs i ”. Con questo titolo ieri il Fatto

Quotidiano apriva la sua prima pagina. Durante lamissione, in buona parte commerciale, del gover-no italiano a Ryad, l’8 e il 9 novembre del 2015, latruppa di ospiti italiani si era distinta al momento incui gli Arabi avevano deciso di regalare cronografida 3/4 mila euro e Rolex d’oro da diverse migliaia dieuro come gesto di cortesia. “I sovrani sauditi -

scrive Carlo Tecce - preparano per gli italiani deipacchetti con orologi preziosi: avveniristici crono-grafi prodotti a Dubai e Rolex robusti”. Il cerimo-niale sta per conferire i regali quando nasce unadisputa su chi debba ricevere i doni più preziosi. Larissa viene sedata dalla scorta di Renzi che seque-stra gli orologi e li custodisce fino al ritorno a Roma.La figuraccia internazionale è servita. E potrebbeinteressare la Corte dei Conti.

L’i nch ie st aIn otto punta-te, Il Fatto hapubblicato levicende inedi-te dell’inchie -sta “B re a k fa st ”di ReggioC a l a br i a

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO PIANO » 3

COSÌ NON FAN TUTTI Le regole all’estero

Cameron e gli altri:quei “no, grazie”tra quadri e tappetiInghilterra, Francia, Usa, Germania: negli altri Paesisi restituisce praticamente tutto. E chi sgarra paga

» CATERINA SOFFICI

Non tutto il mondo è paese.In Gran Bretagna i politicipossono accettare regalisolo se il loro valore è in-

feriore all’1 per cento del propriostipendio. In sostanza, quindi, solo

apprezzamenti di tipo sim-bolico. Quando il regalo ec-cede la quota, va dichiaratoe consegnato. Il premierDavid Cameron negli ulti-mi sei mesi ha ricevuto di

tutto: un tappeto an-tico dal primo mini-stro pachistano, unpiatto da portata incristal lo da Mi-chelle Obama, uno r o l o g i o d a l l acancelliera Mer-kel, una statuetta

di porcellana dalpresidente dell’Indone -sia, un dipinto a olio dalprimo ministro mongo-lo e addirittura degli o-rologi da parte di dittecome Swatch e Flik Flak.Tutto registrato, tuttotrasparente. Essendo re-gali che eccedono il valo-re, vengono presi in con-segna dall’ufficio di pro-tocollo e conservati. Nonsi sa bene dove, forse insoffitta o in cantina, ma dicerto non li ha portati a ca-sa Cameron.

LA LISTA COMPLETA dei do-ni è consultabile da ognicontribuente sul sito del go-

verno, che viene aggiornatoregolarmente (ultimo aggior-

namento il 17 dicembre 2015).Lì si trovano non solo i regali,

ma anche le spese di viaggio e dirappresentanza del primo ministroe degli altri membri del governo.Dove è andato, con chi, per qualescopo, con che mezzo di trasporto,quanto è costato al contribuente. Siscopre per esempio che il viaggio aMilano del 17 giugno per visitarel’Expo e incontrare Renzi è avvenu-to con aereo militare (il Royal Squa-dron) ed è costato 1.135 sterline (cir-ca 1.500 euro). In nome della tra-sparenza sul sito sono registrati an-che gli incontri ufficiali e degli ospi-ti, sia a Downing Street (la residen-za ufficiale del primo ministro in-glese a Londra), che a Chequers (laresidenza di campagna del PrimoMinistro), che a Chevening (la re-sidenza del ministro degli Esteri).

Se il primo ministro fosse inte-ressato a tenersi un regalo partico-lare, non deve fare altro che versarenelle casse dell’erario il prezzo cor-rispondente. A Cameron è successoqualche tempo fa, quando ha volutoriscattare un dono che gli deve es-sere molto piaciuto, cioè la bottigliadi whisky invecchiato regalata daFrancis Rossi, frontman degli Sta-tus Quo.

TUTTO CIÒ è abbastanza normale inGran Bretagna, dove in base al Free-dom of Information Act chiunquene faccia richiesta può entrare inpossesso di documenti pubblici.

Così sul sito del governo si trovanoanche i meeting del Primo Ministroe dei suoi collaboratori. Anche i par-lamentari devono rendere pubblicii loro interessi e gli eventuali con-flitti, perché la regola etica è che sigoverna per il bene pubblico e nonper quello privato. Quindi azioni,possedimenti, compravendite e o-gni movimento di denaro, donazio-ne eccetera è comunicato e pubbli-cato. Il sito è più farraginoso, a We-stminster sonomeno solerti che aDowning Street,ma la regola è lastessa.

GLI INGLESI no nsono gli unici vir-t u o s i . P e r f a r equalche esempio,negli Stati Unitinon solo i parlamentari eletti, maanche i candidati, devono dichiara-re i regali di valore superiore ai 250dollari. E non solo per se stessi, maanche per il coniuge e i figli (vi ri-cordate il Rolex del figlio dell’ex mi-nistro Lupi?). In Germania si devedichiarare il regalo se supera i 5milaeuro mentre in Francia i parlamen-tari devono dichiarare tutto, ovveroda chi si è ricevuto e qualunque siail valore del regalo.

In linea di massima, secondol’Ocse, l’Italia è uno dei paesi piùcorrotti perché non esistono normeche regolino il conflitto di interessee non sono stabiliti limiti e divietisui regali per i parlamentari. Ci a-veva provato il povero Mario Mon-ti, in nome dell’austerità e sull’ondadegli scandali, mettendo un limite a

150 euro per i dipendenti pubblici.Ma la norma non è mai stata rispet-tata, come ben si è visto.

Anche all’estero le norme vengo-no violate. Ma, di solito, chi sgarrapaga. L’ex governatore della Virgi -nia Robert Mc Donnell è statocondannato nel 2014 per alcuni “re -galini”poco chiari da parte di un bu-sinessman che ha poi ricevuto trat-tamenti di favore. Mc Donnell è fi-nito sotto processo insieme alla mo-

glie Maureen per a-ver accettato ille-galmente vacanzedi lusso, regali divario genere, pas-saggi in aereo pri-vato e prestiti perun valore totale dialmeno 165 miladollari. Uno scan-dalo senza prece-

denti, almeno in Virginia, Stato do-ve mai un governatore era statocondannato e che poteva vantare unprimato di politica etica e pulita.

Ma anche in Germaniaè succes-so qualcosa di simile. Anche l’expresidente Christian Wulff finìnel tritacarne per colpa di alcuni“regalini”. La Procura di Hannovernel 2012 gli aveva contestato l’uso diun cellulare aziendale messo a di-sposizione da un amico manager,un upgrade dubbio si un volo Luf-thansa, alcune vacanze pagate e unprestito agevolato per comprare lacasa. Lui si dichiarò ovviamente in-nocente, ma fece l’unica cosa pos-sibile in un paese civile: si dimise.Ed è finito nell’oblio, insieme ai suoipiccoli privilegi.

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Il cadeaudegli emiriNel 2009,Rom a noProdi misea l l’asta i regaliricevuti. Il ri-cavato in be-ne ficenza Ansa

Se vuoi, sganciaIl premier ingleseha voluto tenersiun pregiato whisky:ha dovuto riscattarlo

DEMOCRATICI Senza macchia

Anche il codice etico del Pdmette al bando i doni per gli eletti

qÈ ABBASTANZA comune, nellepubbliche amministrazioni, so-

prattutto al livello governativo, che mini-stri e dirigenti ricevano ingenti doni per lefeste. Era anche abbastanza comune, inepoche passate, che le istituzioni stessespendessero centinaia di migliaia di euroin “spese di rappresentanza” che poi fi-nivano per fare la felicità di amici e clienti.Così nel 2007 con Padoa-Schioppa al mi-nistero dell’Economia, e successivamente - nel 2012 - MarioMonti ne aveva allargato la platea all’intera macchina, politica eamministrativa, del governo.Ma non è solo Palazzo Chigi ad aver scritto circolari per evitareche ministri e dipendenti ricevano regali di troppo pregio. Anchenel codice etico del Partito Democratico, di cui l’inquilino di Pa-lazzo Chigi è tuttora segretario, compare una norma che ha ilmedesimo indirizzo. “Ciascun dirigente, ogni componente di go-verno a tutti i livelli, le elette e gli eletti nelle liste del PartitoD e m o c ra t i co”, è infatti scritto all’articolo 3 (“ Re s p o n s a b i l i t àpersonale e autonomia della politica”), comma 2, lettera “e”, siimpegnano a “rifiutare regali o altra utilità, che non siano d’uso odi cortesia, da parte di persone o soggetti con cui si sia in re-lazione a causa della funzione istituzionale o di partito svolta”. Avoler essere pedanti è anche più stringente della norma Monti.Se infatti l’ex premier permetteva di ricevere regali che avesseroun valore minore di 150 euro, quella del Pd rifiuta qualsiasi regalo“che non sia d’uso o di cortesia”. Almeno sulla carta.

DAL 9 AL 13 GENNAIO

Debora Serracchianiparte per Teheran:“Visita istituzionale”

qLA MISSIONE servirà a “gettare lebasi per nuove collaborazioni con gli

interlocutori governativi ed economico-fi-nanziari dell’Iran per essere pronti, nono-stante l’attuale situazione dello scacchieremediorientale, allorché le misure restrittiveverranno definitivamente cancellate”. De-bora Serracchiani, dunque, parte per Tehe-ran: guiderà une delegazione del Friuli Ve-

nezia Giulia, Regione della quale è gover-natrice, dal 9 al 13 gennaio. La visita si svol-gerà nell’ambito dei 4 memorandum d’in-tesa tra l’Italia e l’Iran sottoscritti a novem-bre per incrementare gli scambi commer-ciali. “Vogliamo che anche il made in Friuli -ha affermato la vicesegretario del Partitodemocratico - corrisponda all'esigenza diriportare in qualche anno gli scambi com-

merciali tra il nostro Paese e l’Iran a livelli2011, prima che l'inasprimento delle san-zioni contro Teheran causasse un crollo da 7miliardi euro”. Ad accompagnare Serrac-chiani ci saranno il presidenti di Unionca-mere Friuli, Camera di commercio di Trie-ste, Finest, Friuli Innovazione e Polo tecno-logico di Pordenone, oltre al rettore dell'U-niversità di Trieste.

Page 3: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

2 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

Il giornalista deve rispettare,coltivare e difendere il dirit-

to all’informazione di tutti icittadini; per questo ricerca ediffonde ogni notizia o infor-mazione che ritenga di pub-blico interesse, nel rispettodella verità e con la maggioreaccuratezza possibile”. È que-sto l’articolo 1 della Carta deidoveri dell’Ordine dei Gior-nalisti. Eppure il nostro Mar-co Lillo proprio per aver pub-blicato le intercettazionidell’indagine “Breakfast” del -la Procura di Reggio Calabria(che svelavano tra l’altro lemanovre in favore di Impregi-lo per ottenere il pagamentodelle penali del Ponte o l’ap -poggio della Lega alla nominadel Prefetto Tronca) è finitoindagato con l’accusa di con-corso in rivelazione di segretidi ufficio. Per questo, ieri mat-tina, dieci uomini della Dia so-no arrivati a Roma con un or-

dine di esibizione. I funziona-ri hanno fermato Lillo davanticasa e lo avrebbero perquisitose non avesse consegnato i do-cumenti. Vista la situazione edessendo le carte arrivate in re-dazione in forma anonima, haconsegnato il materiale. I fun-zionari – con correttezza ecortesia –dopo avere ottenutoquanto richiesto dai pm e al-cune ore di verbalizzazione,anche del personale di segre-

teria, hanno lasciato la reda-zione. L’inchiesta nei con-fronti di Lillo si basa su un’in -terpretazione restrittiva deldiritto di cronaca. È indagatoperché avrebbe pubblicato gliarticoli “al fine di procurare asé o ad altri un indebito profit-to patrimoniale (consistito nelfine di incrementare le vendi-te con la pubblicazione in for-ma esclusiva e programmati-camente reiterata riguardan-

te esponenti della politica edelle istituzioni)”. In altre pa-role, Lillo non avrebbe pubbli-cato le conversazioni per ‘do -vere di cronaca’ma solo per farvendere più copie al Fatto.

I DOCUMENTI consegnati iericontenevano le trascrizionidelle intercettazioni della Dian e l l’ambito dell’inchiesta deipm Giuseppe Lombardo e delprocuratore Federico CafieroDe Raho, che va avanti dal2012. Nelle carte non c’era gos-sip ma i retroscena dell’accor -do Lega-Pdl con le minacce diBerlusconi a Maroni di usare laclava mediatica contro la Legao anche le chiamate di Malagòche chiedeva a Maroni il votodi un leghista per l’elezione alConi. Vicende di pubblico in-teresse svelate per rispettareproprio l’articolo 1 della Cartadei doveri dei giornalisti.

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Francesco regala il RolexMatteo si tiene la bici di Abe

STILI DIVERSI Il Papa offre in beneficenza l’orologio ricevuto. Il premiersi tiene la due ruote avuta dal Giappone. E gli altri omaggi presi in giro?

» CARLO TECCE

Coincidenze. A Palaz-zo Chigi è caccia aiRolex. Quelli che l’A-rabia Saudita ha do-

nato agli italiani in visita uf-ficiale con Matteo Renzi a no-vembre, distribuiti fra rissenotturne. Rolex scomparsi,riemersi, magari ritrovati,forse spariti. Chissà. In Vati-cano è il momento di riciclarei regali. Quelli che papa Fran-cesco ha ricevuto in questi ul-timi mesi di pontificato: i piùpregiati, una Lancia Ypsilon eproprio un Rolex. Jorge Ma-rio Bergoglio li ha messi in pa-lio per una lotteria che finan-zia attività per senzatetto e ri-fugiati. A volte, le coinciden-ze sono beffarde. Ma il peg-gio, o il diavolo, è nei dettagli.Qualcuno a Palazzo Chigi hainfranto le regole. E Renzi?

ALLORA TORNIAMO a Ryad,tra la sera di domenica 8 no-vembre e l’alba di lunedì 9, neicorridoi del palazzo di re Sal-man. Il premier Renzi è inviaggio con i collaboratori piùstretti: portavoce, fotografo,assistente, videooperatore, consi-gliere economi-co e diplomatico.E poi c’è la diri-gente Ilva Sapo-ra, capo del ceri-moniale. Consu-mata la cena pernulla frugale, of-ferta dagli amicisovrani che in-grassano le a-ziende italianecon tanti appalti,la comitiva daRoma deve sbrigare la praticaorologi. In teoria, non dovreb-be. Perché codici etici e varienorme impediscono ai dipen-denti pubblici di accettarepresenti di valore superiore ai150 euro. Le più recenti: diret-tive emanate da Mario Monti(febbraio 2012) e leggi ideatedal ministro Patroni Griffi(marzo 2013). Ma tant’è. Ge-nerosi con gli occidentali epur sempre attenti al denaro, isauditi hanno previsto due ti-pologie di scatolette che cor-rispondono a due tipologie dicronografi: massicci Rolex daalmeno 20.000 euro e simpa-tici (aggettivo di circostanza)orologi fabbricati a Dubai, cheil mercato arabo valuta tra3.000 e 4.000 euro. Il solitogenio, un funzionario di pa-lazzo Chigi, tenta di sostituirela sua patacca di Dubai con ilfamoso congegno svizzero escatena il putiferio. I diploma-

tici capitanati da ArmandoVarricchio, l’uomo che sus-surra al fiorentino Matteo suifatti del mondo, condannanola scenata. (Ma il futuro am-basciatore di Roma negli StatiUniti non ha svelato il destinodel suo Rolex, Fatto Quotidia-nodi ieri). Il gruppo che scortaRenzi, guidato da un colon-nello, interviene per sedare ildiverbio e sequestra una por-

zione del botti-no. Che poi va di-sperso. Nessuncomma di nes-sun articolo pre-vede una proce-dura simile. Persalvare se stessae l’ufficio di ap-partenenza, il 10novembre, la Sa-pora firma unacircolare e ricor-da ai colleghi lalegge: è vietatoaccettare regali

sopra i 150 euro. Che strano,perché all’improvviso una le-zione collettiva? Non fa rife-rimento ai Rolex, ma prova aridurre le dimensioni del mi-sfatto di Ryad, a lasciare undocumento protocollato in e-redità. Il personale di PalazzoChigi riporta gli orologi. Cosìgiurano. E la squadra di Ren-zi? E il fiorentino medesimo?

PALAZZO CHIGI ha già preci-sato che i doni “sono nella di-sponibilità della Presidenzadel Consiglio”. Ma c’è un do-no, non di certo impegnativocome un Rolex, che resta nelladisponibilità di Renzi. È unabicicletta Shimano, che il pre-mier giapponese Shinzo Abegli ha recapitato a domicilionel giugno 2014. Il fiorentinol’ha testata su strada durantele vacanze in Versilia. E poi aTokyo, l’estate scorsa, ha rin-graziato l’alleato: “Con la tua

bici, caro primo ministro, hogià perso due chili”. Niente pi-gnoleria. Ma un po’ di memo-ria.

C’È UN DECRETO di RomanoProdi, approvato il 20 dicem-bre 2007, che fissa a 300 euroil limite dei “regali di cortesia”ai componenti del governo e aiconiugi. Il bottino va in bene-ficenza. Senza deroghe. Ilprovvedimento fu ispirato daTommaso Padoa-Schioppa.

Il ministro considerava in-decente il fucile ricoperto d’o-ro e di diamanti consegnato

dagli Emirati Arabi al profes-sor Prodi. Così per quel Nata-le, il governo fu sommerso dailibri di Paolo Ferrero (I m m i-grazione. Fa più rumore l’a l-bero che cade che la foresta checresce) e dai caricabatteria a e-nergia solare di Alfonso Peco-raro Scanio. Forse la biciclettadi Abe sfora i 300 euro. Maquanti “regali di cortesia”Renzi e il governo non hannolasciato a Palazzo Chigi? Nonsolo quelli dei sauditi, anche idoni dei russi pare siano mol-to cari.

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In sellaRenzi sullabic icle t t aricevuta daShinzo Abea Fortedei MarmiAnsa

La regolaEra il febbraio2012 quandoMario Montilanciòl’Austerity perministri edipendenti diPalazzo Chigi:il codice eticoe s te n d evaquello cheTo m m a s oPa d o a -Schioppaaveva creatonel 2007( gove r n oProdi). ConMonti c’era ildivieto aidipendenti dia cce t t a reregali di valoreoltre 150 euro.Con Prodi illimite era di300 euro peril governo, difatto così ès ce s o.

La leggeProdi nel 2007vietò i benisopra i 300 euro.Monti nel 2012allargò la plateaai dipendenti

P e rq u i s i z i o n i Gli atti sono stati acquisiti dalla Dia

Marco Lillo indagato a Reggio Calabria:ha svelato sul Fatto “i segreti del potere”

ROM A

C ap idi StatoJorge MarioBergoglio of-fre in benefi-cenza i doniricevuti dalledelegazioni, ilpremier Ren-zi (sopra conil giapponeseShinzo Abe)i nve celi conservaA n s a / La Pre ss e

s d fs d fs d f h n fg h fg

SI MUOVE LA CORTE DEI CONTI?

Cronografi di lusso,la rissa a Ryadnella delegazione

q”RENZI D’ARABIA e la rissa dei Rolex d’o ros co m p a rs i ”. Con questo titolo ieri il Fatto

Quotidiano apriva la sua prima pagina. Durante lamissione, in buona parte commerciale, del gover-no italiano a Ryad, l’8 e il 9 novembre del 2015, latruppa di ospiti italiani si era distinta al momento incui gli Arabi avevano deciso di regalare cronografida 3/4 mila euro e Rolex d’oro da diverse migliaia dieuro come gesto di cortesia. “I sovrani sauditi -

scrive Carlo Tecce - preparano per gli italiani deipacchetti con orologi preziosi: avveniristici crono-grafi prodotti a Dubai e Rolex robusti”. Il cerimo-niale sta per conferire i regali quando nasce unadisputa su chi debba ricevere i doni più preziosi. Larissa viene sedata dalla scorta di Renzi che seque-stra gli orologi e li custodisce fino al ritorno a Roma.La figuraccia internazionale è servita. E potrebbeinteressare la Corte dei Conti.

L’i nch ie st aIn otto punta-te, Il Fatto hapubblicato levicende inedi-te dell’inchie -sta “B re a k fa st ”di ReggioC a l a br i a

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO PIANO » 3

COSÌ NON FAN TUTTI Le regole all’estero

Cameron e gli altri:quei “no, grazie”tra quadri e tappetiInghilterra, Francia, Usa, Germania: negli altri Paesisi restituisce praticamente tutto. E chi sgarra paga

» CATERINA SOFFICI

Non tutto il mondo è paese.In Gran Bretagna i politicipossono accettare regalisolo se il loro valore è in-

feriore all’1 per cento del propriostipendio. In sostanza, quindi, solo

apprezzamenti di tipo sim-bolico. Quando il regalo ec-cede la quota, va dichiaratoe consegnato. Il premierDavid Cameron negli ulti-mi sei mesi ha ricevuto di

tutto: un tappeto an-tico dal primo mini-stro pachistano, unpiatto da portata incristal lo da Mi-chelle Obama, uno r o l o g i o d a l l acancelliera Mer-kel, una statuetta

di porcellana dalpresidente dell’Indone -sia, un dipinto a olio dalprimo ministro mongo-lo e addirittura degli o-rologi da parte di dittecome Swatch e Flik Flak.Tutto registrato, tuttotrasparente. Essendo re-gali che eccedono il valo-re, vengono presi in con-segna dall’ufficio di pro-tocollo e conservati. Nonsi sa bene dove, forse insoffitta o in cantina, ma dicerto non li ha portati a ca-sa Cameron.

LA LISTA COMPLETA dei do-ni è consultabile da ognicontribuente sul sito del go-

verno, che viene aggiornatoregolarmente (ultimo aggior-

namento il 17 dicembre 2015).Lì si trovano non solo i regali,

ma anche le spese di viaggio e dirappresentanza del primo ministroe degli altri membri del governo.Dove è andato, con chi, per qualescopo, con che mezzo di trasporto,quanto è costato al contribuente. Siscopre per esempio che il viaggio aMilano del 17 giugno per visitarel’Expo e incontrare Renzi è avvenu-to con aereo militare (il Royal Squa-dron) ed è costato 1.135 sterline (cir-ca 1.500 euro). In nome della tra-sparenza sul sito sono registrati an-che gli incontri ufficiali e degli ospi-ti, sia a Downing Street (la residen-za ufficiale del primo ministro in-glese a Londra), che a Chequers (laresidenza di campagna del PrimoMinistro), che a Chevening (la re-sidenza del ministro degli Esteri).

Se il primo ministro fosse inte-ressato a tenersi un regalo partico-lare, non deve fare altro che versarenelle casse dell’erario il prezzo cor-rispondente. A Cameron è successoqualche tempo fa, quando ha volutoriscattare un dono che gli deve es-sere molto piaciuto, cioè la bottigliadi whisky invecchiato regalata daFrancis Rossi, frontman degli Sta-tus Quo.

TUTTO CIÒ è abbastanza normale inGran Bretagna, dove in base al Free-dom of Information Act chiunquene faccia richiesta può entrare inpossesso di documenti pubblici.

Così sul sito del governo si trovanoanche i meeting del Primo Ministroe dei suoi collaboratori. Anche i par-lamentari devono rendere pubblicii loro interessi e gli eventuali con-flitti, perché la regola etica è che sigoverna per il bene pubblico e nonper quello privato. Quindi azioni,possedimenti, compravendite e o-gni movimento di denaro, donazio-ne eccetera è comunicato e pubbli-cato. Il sito è più farraginoso, a We-stminster sonomeno solerti che aDowning Street,ma la regola è lastessa.

GLI INGLESI no nsono gli unici vir-t u o s i . P e r f a r equalche esempio,negli Stati Unitinon solo i parlamentari eletti, maanche i candidati, devono dichiara-re i regali di valore superiore ai 250dollari. E non solo per se stessi, maanche per il coniuge e i figli (vi ri-cordate il Rolex del figlio dell’ex mi-nistro Lupi?). In Germania si devedichiarare il regalo se supera i 5milaeuro mentre in Francia i parlamen-tari devono dichiarare tutto, ovveroda chi si è ricevuto e qualunque siail valore del regalo.

In linea di massima, secondol’Ocse, l’Italia è uno dei paesi piùcorrotti perché non esistono normeche regolino il conflitto di interessee non sono stabiliti limiti e divietisui regali per i parlamentari. Ci a-veva provato il povero Mario Mon-ti, in nome dell’austerità e sull’ondadegli scandali, mettendo un limite a

150 euro per i dipendenti pubblici.Ma la norma non è mai stata rispet-tata, come ben si è visto.

Anche all’estero le norme vengo-no violate. Ma, di solito, chi sgarrapaga. L’ex governatore della Virgi -nia Robert Mc Donnell è statocondannato nel 2014 per alcuni “re -galini”poco chiari da parte di un bu-sinessman che ha poi ricevuto trat-tamenti di favore. Mc Donnell è fi-nito sotto processo insieme alla mo-

glie Maureen per a-ver accettato ille-galmente vacanzedi lusso, regali divario genere, pas-saggi in aereo pri-vato e prestiti perun valore totale dialmeno 165 miladollari. Uno scan-dalo senza prece-

denti, almeno in Virginia, Stato do-ve mai un governatore era statocondannato e che poteva vantare unprimato di politica etica e pulita.

Ma anche in Germaniaè succes-so qualcosa di simile. Anche l’expresidente Christian Wulff finìnel tritacarne per colpa di alcuni“regalini”. La Procura di Hannovernel 2012 gli aveva contestato l’uso diun cellulare aziendale messo a di-sposizione da un amico manager,un upgrade dubbio si un volo Luf-thansa, alcune vacanze pagate e unprestito agevolato per comprare lacasa. Lui si dichiarò ovviamente in-nocente, ma fece l’unica cosa pos-sibile in un paese civile: si dimise.Ed è finito nell’oblio, insieme ai suoipiccoli privilegi.

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Il cadeaudegli emiriNel 2009,Rom a noProdi misea l l’asta i regaliricevuti. Il ri-cavato in be-ne ficenza Ansa

Se vuoi, sganciaIl premier ingleseha voluto tenersiun pregiato whisky:ha dovuto riscattarlo

DEMOCRATICI Senza macchia

Anche il codice etico del Pdmette al bando i doni per gli eletti

qÈ ABBASTANZA comune, nellepubbliche amministrazioni, so-

prattutto al livello governativo, che mini-stri e dirigenti ricevano ingenti doni per lefeste. Era anche abbastanza comune, inepoche passate, che le istituzioni stessespendessero centinaia di migliaia di euroin “spese di rappresentanza” che poi fi-nivano per fare la felicità di amici e clienti.Così nel 2007 con Padoa-Schioppa al mi-nistero dell’Economia, e successivamente - nel 2012 - MarioMonti ne aveva allargato la platea all’intera macchina, politica eamministrativa, del governo.Ma non è solo Palazzo Chigi ad aver scritto circolari per evitareche ministri e dipendenti ricevano regali di troppo pregio. Anchenel codice etico del Partito Democratico, di cui l’inquilino di Pa-lazzo Chigi è tuttora segretario, compare una norma che ha ilmedesimo indirizzo. “Ciascun dirigente, ogni componente di go-verno a tutti i livelli, le elette e gli eletti nelle liste del PartitoD e m o c ra t i co”, è infatti scritto all’articolo 3 (“ Re s p o n s a b i l i t àpersonale e autonomia della politica”), comma 2, lettera “e”, siimpegnano a “rifiutare regali o altra utilità, che non siano d’uso odi cortesia, da parte di persone o soggetti con cui si sia in re-lazione a causa della funzione istituzionale o di partito svolta”. Avoler essere pedanti è anche più stringente della norma Monti.Se infatti l’ex premier permetteva di ricevere regali che avesseroun valore minore di 150 euro, quella del Pd rifiuta qualsiasi regalo“che non sia d’uso o di cortesia”. Almeno sulla carta.

DAL 9 AL 13 GENNAIO

Debora Serracchianiparte per Teheran:“Visita istituzionale”

qLA MISSIONE servirà a “gettare lebasi per nuove collaborazioni con gli

interlocutori governativi ed economico-fi-nanziari dell’Iran per essere pronti, nono-stante l’attuale situazione dello scacchieremediorientale, allorché le misure restrittiveverranno definitivamente cancellate”. De-bora Serracchiani, dunque, parte per Tehe-ran: guiderà une delegazione del Friuli Ve-

nezia Giulia, Regione della quale è gover-natrice, dal 9 al 13 gennaio. La visita si svol-gerà nell’ambito dei 4 memorandum d’in-tesa tra l’Italia e l’Iran sottoscritti a novem-bre per incrementare gli scambi commer-ciali. “Vogliamo che anche il made in Friuli -ha affermato la vicesegretario del Partitodemocratico - corrisponda all'esigenza diriportare in qualche anno gli scambi com-

merciali tra il nostro Paese e l’Iran a livelli2011, prima che l'inasprimento delle san-zioni contro Teheran causasse un crollo da 7miliardi euro”. Ad accompagnare Serrac-chiani ci saranno il presidenti di Unionca-mere Friuli, Camera di commercio di Trie-ste, Finest, Friuli Innovazione e Polo tecno-logico di Pordenone, oltre al rettore dell'U-niversità di Trieste.

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4 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

Lo sberleffo

PADOAN FESTEGGIALA DEFLAZIONE» FQ

, AUMENTANO i redditi scende ladisoccupazione: le riforme struttu-

rali funzionano. Italia usa bene la #flessibil -tà” (sic), twittava ieri il ministro dell’Econo -mia Pier Carlo Padoan. Refusi a parte, cos’hascatenato tanto giubilo? Il rapporto Istat Reddito e ri-sparmio delle famiglie e profitti delle società nel terzotrimestre, dove si legge: “Il potere d’acquisto delle fa-miglie è aumentato dell’1,4% sul trimestre preceden-

te e dell’1,3% sul terzo trimestre 2014. Nei pri-mi tre trimestri 2015, rispetto allo stesso pe-riodo del 2014 è cresciuto dello 0,9%”.A cosa si deve il miracolo? Il ministro non lospiega, ma è presto detto: da una lieve cre-

scita del reddito lordo e dalla deflazione, cioè dall’in -flazione a zero. Meglio di niente si dirà, ma forse ilministro dovrebbe leggere meglio i report Istat. Inquello di ieri, infatti, si segnala che gli investimenti

delle aziende al 18,8% (erano oltre il 22 nel 2011),-0,3 sul trimestre precedente e -0,2 sul 2014.La propensione al risparmio delle famiglie, poi, è cre-sciuta dello 0,9 rispetto al secondo trimestre: “Lacrescita del reddito disponibile è stata più sostenutadi quella dei consumi (1,3% rispetto a 0,4%)”. Gliitaliani hanno speso meno della metà di quel redditoin più. Un guaio per Padoan e Renzi, che puntano tut-to sui consumi per centrare le stime di crescita.

» DAVIDE VECCHI

inviato ad Arezzo

La sede centrale diBanca Etruria e quel-la di 14 società sparsetra Milano e Pescara,

ieri sono state perquisite da-gli uomini del Nucleo tribu-tario della Guardia di Finan-za su richiesta del procura-tore capo di Arezzo, RobertoRossi, titolare dei fascicolirelativi alla popolare com-missariata nel febbraio 2015e di cui consigliere di ammi-nistrazione prima e vicepre-sidente poi era Pier Luigi Bo-schi, padre del ministro perle Riforme del governo gui-dato da Matteo Renzi.

LE PERQUISIZIONI rientranonegli accertamenti relativi ai185 milioni di euro che l'isti-tuto di credito ha elargito co-me finanziamenti a societàriconducibili a 18 tra ammi-nistratori e sindaci della ban-ca e finiti poi tra i crediti de-teriorati o inesigibili, comericostruito dagli ispettori diBankitalia nella relazioneconclusa nel febbraio 2015,contribuendo così alla vora-gine in bilancio da 3 miliardidi euro che ha affossato E-truria. Prestiti, finanzia-menti, leasing e fidi mai re-stituiti.

Le società interessate dal-le perquisizioni di ieri sonoriconducibili in particolareall'ex presidente e all'ex con-sigliere, Lorenzo Rosi e Lu-ciano Nataloni, già indagatidallo scorso dicembre per o-messa comunicazione delconflitto di interessi. Gli ac-

certamenti si inserisconoproprio in questo filone d'in-dagine e nulla hanno a chevedere con una ipoteticabancarotta, come invece ieririportato da alcuni organi distampa, ipotesi decisamentenegata da fonti investigati-ve.

La Procura di Arezzo, in-fatti, smentisce che stia an-che solo ipotizzando l'aper-tura di un nuovo fascicoloper bancarotta fraudolenta:è decisamente prematuro –spiegano gli inquirenti – taleeventualità si potrà valutaresolo dopo aver ricevuto le ri-sultanze definitive dell'ispe-zione di Banca d'Italia che haportato al commissariamen-to dell'istituto e le relativesanzioni ai vecchi vertici tracui Boschi. Non solo. Fontiqualificate di Palazzo Koch

confermano che tale docu-mentazione sarà depositatapresso la cancelleria del Tri-bunale di Arezzo non primadi inizio febbraio.

Inoltre, per ipotizzare ilreato di bancarotta fraudo-lenta, manca la decisione delcollegio del tribunale sull'e-ventuale stato d'insolvenzadella banca. La relazione delcommissario liquidatoreGiuseppe Santoni è stata de-positata il 28 dicembre scor-so e da allora sono scattati i

45 giorni entro i quali il col-legio deve riunirsi per veri-ficarne i contenuti e decre-tare o meno lo stato di insol-venza dell'Etruria. Nel casoin cui venisse ravvisato allo-ra il collegio – solo allora –trasmetterà gli atti al procu-ratore capo che valuterà glieventuali profili di reati, tracui appunto la bancarotta.

DALLA PROCURA di Arezzo,infine, insistono nel sottoli-neare che tra le 14 societàperquisite che hanno ricevu-to credito poi deterioratodalla banca non figurano a-ziende direttamente colle-gate né a Pier Luigi Boschi néai genitori del premier, Mat-teo Renzi, notizia – anchequesta – “totalmente infon-data”e diffusa ieri dal sito delCorriere della Sera.

Nello specifico, la Guardiadi Finanza ieri ha acquisitodocumentazione presso gliuffici della Castelnovese (dicui si occupa l’inchiesta nellapagina accanto), di CaspriniHolding, Praha Invest, Gia-nosa Srl, Immofin, Cd Hol-ding, Cdg Srl, Etruria Srl, E-truria investimenti, TDgroup, Naos Srl, Città San-t'Angelo Sviluppo, Città San-t'Angelo outlet e Casprinigruppo industriale. Mentrenella sede della banca, in viaCalamandrei ad Arezzo, gliuomini delle Fiamme Giallehanno sequestrato i verbalidei consigli di amministra-zione per verificare la rego-larità delle sedute nelle qualifurono decisi gli affidamentialle 14 società.

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In piazza Una protesta dei risparmiatori davanti banca Etruria La Pre ss e

Pessimi affariI soldi prestati sonodiventati creditiinesigibili, allargandoil buco di bilancio

“Quelle sofferenze valevano il doppio”» ROBERTO ROTUNNO

È tempo di prudenza. Ora lenuove banche sono co-

strette ad andarci caute con lepromesse ai risparmiatori“sc i pp at i ” dal decreto del 22novembre, i quali vanno tran-quillizzati, sì, ma non illusi.Nessuna significativa apertu-ra, dunque, verso le propostemesse ieri sul piatto da L e t i-zia Giorgianni, presidentedell’associazione “Vittime delsal vaba nche”, durante l’i n-contro a Roma con la consi-gliera indipendente delle goodbank Maria Pierdicchi e gliamministratori delegati diPop Etruria e CariChieti, duedei quattro istituti salvati.

Nessun rimborso anticipa-to in favore dei circa 700 ob-bligazionisti di Etruria mag-giormente esposti dopo l’a z-

zeramento delle “s u b o r d i n a-te”, come qualche giorno fa a-veva lasciato intendere il pre-sidente delle nuove bancheRoberto Nicastro, e nessunarassicurazione su risorse ul-teriori rispetto al Fondo di so-lidarietà da 100 milioni varatodal governo (copre il 30% del-le perdite dei piccoli rispar-miatori). In sostanza, nulla difatto. Per vedere i soldi, biso-gnerà aspettare l’esito degliarbitrati che saranno supervi-sionati dal capo dell’A n t i c o r-ruzione Raffaele Cantone.

PER “LE VITTIME” del decreto,però, per finanziare i ristori cisarebbero diverse possibilità.

A partire dalle eventuali plu-svalenze da realizzare attra-verso la vendita delle cosid-dette “sofferenze”, cioè i cre-diti difficilmente esigibili, del-le vecchie banche. La bad bankcreata dal decreto, infatti, lemetterà a bilancio al 17,6%: unvalore basso che causerà unaplusvalenza al momento dellavendita. Quei soldi, dicono i ri-sparmiatori, dovrebbero esse-re usati per i risarcimenti.

Le sofferenze, infatti, nei bi-lanci delle quattro banche era-no valutate al 40% circa. Nonsolo: a febbraio scorso - rac-conta l’Adusbef, citando LaStampa-“un Fondo di investi-mento inglese, Anacap, pro-

pose di acquistare tutte le sof-ferenze di Banca Etruria, circa2 miliardi di euro, a un prezzotra il 28 ed il 32% del valore no-minale, con la disponibilità aentrare nel capitale e la parte-cipazione a un successivo au-mento. Il valore minimo datoda Anacap era quindi nel feb-braio scorso di 560 milioni dieuro, un prezzo svilito dallevalutazioni di Bankitalia”.

POI CI SAREBBERO i proventidalla cessione delle nuovebanche, che avverrà a prima-vera inoltrata: anche in quelcaso, sostengono le “vi t t im edel salvabanche”, si potrebbe-ro usare le eventuali plusva-

lenze. Infine ci sono i creditid’imposta, generati propriodalla svalutazione delle soffe-renze: “Si tratterebbe - spiega-no - di risorse che non vanno ainfluire sulle casse pubbliche equindi non costituiscono aiutidi Stati, vietati dall’Ue”.

I vertici dei nuovi istituti,però, pur garantendo un’am -pia disponibilità a confrontar-si, hanno ribadito che saràcompito del governo trovareuna soluzione. Pier Carlo Pa-doan, parlando al Tg5, non haperò fornito particolari sulleintenzioni del governo: “Si stagià lavorando a pieno ritmoper definire gli aspetti tecnicidelle misure per risarcire chi èstato ingannato”. Il ministrodell’Economia ha poi ribadito,come fa assai spesso, che “il si-stema bancario è solido”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Adusbef: “Un fondo inglese voleva pagarle il 32% (Bankitaliale valuta 17)”. I risparmiatori: “Risarciteci con le plusvalenze”

At tor noal tavolo

Le “vittime dels a lva- b a nche”hanno incon-trato i vertici

dei nuovi isti-tuti. A lato, il

presidente Ro-berto Nicastro

A n s a / La Pre ss e

Aveva truffato circa 300 clienti, facen-dosi affidare almeno 50 milioni di eu-

ro complessivi con promesse di ampi e ra-pidi guadagni. Ma una volta ricevuti i fon-di non un euro veniva restituito. Quel te-soretto sparito è transitato su un unicoconto corrente custodito presso la filialeromana di Banca popolare dell’Etruria edel Lazio. La truffa è stata possibile anchegrazie alla totale carenza di controlli an-ti-riciclaggio attuati all’interno dell’i s t i-tuto di credito.

La vicenda risale agli anni compresi trail 2009 e il 2012 ed è emersa solo dopo ilsuicidio di Giovanni Paganini Marana,54enne broker della sim Aditors, ribat-tezzato “il re dello scudo fiscale” perchéattraverso la sua società e-ra impegnato anche adaiutare amici e conoscentia riportare denaro dall’e-stero in Italia grazie alloscudo fiscale.

I magistrati della Pro-cura di Roma, per com-prendere i motivi del ge-sto, scoprirono che la fi-nanziaria aveva un bucoda 120 milioni di euro e,soprattutto, individuarono la truffa per-petuata anche ai danni di personaggi notitra cui, secondo quanto ricostruito dagliinquirenti, Matteo Marzotto, Renato Ze-ro e gli eredi del generale Cadorna. Il soloGiulio Grazioli, della famiglia che ha af-fittato la casa romana a Silvio Berlusconi,ha investito 24 milioni. L’inchiesta si èchiusa nel settembre 2014 e adesso il pro-curatore capo di Arezzo, Roberto Rossi,potrebbe acquisirne gli atti. In particolarel’informativa realizzata dal nucleo spe-ciale di polizia valutaria della Guardia diFinanza, guidato dal generale GiuseppeBottillo, nella quale viene certificata la ca-renza di controlli anti-riciclaggio da partedi Banca Etruria sul conto del “re delloscudo fiscale”.

[email protected]© RIPRODUZIONE RISERVATA

R. Zero Ansa

Truffa da 50 milioniGdf: niente controllicontro il riciclaggioLe irregolarità dell’istituto aretinorilevate dalle indagini della Finanzasul “mago dello scudo fiscale”

Finanziamenti facili agli amicidi Etruria: perquisite 14 società185 milioni di euro dati ad aziende riconducibili ad amministratori e sindaci della banca

I numeri

3 ,6m i l i a rd i ,il costodell’o p e ra z i o n edi salvataggiodi BancaM a rc h e ,Po p E t r u r i a ,CariChieti eCariFe. Tuttoa carico dels i s te m abancario (madetassato econ laga ra n z i adella Cdp)

130mila, gliazionisti e glio b b l i ga z i o n i s t iche hannoperso tutto

2 ,6miliardi, irisparmiandati infumo dopo ild e c re to“s a l va -banche” del22 novembres co rs o

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO PIANO » 5

Papà Renzi e Rosi: la coopdegli affari nel mirino dei pm

» GAIA SCACCIAVILLANI

La Castelnuovese è la so-cietà più importantecoinvolta nelle perquisi-zioni di ieri della Procura

di Arezzo. La cooperativa ‘rossa’,aderente alla Legacoop, è stataguidata per quasi vent'anni, no-nostante le sue origini democri-stiane, da Lorenzo Rosi: dal1995 fino al luglio 2014. Nel con-tempo Rosi, ora indagato per iprestiti in conflitto di interesse,scalava la Banca Popolare dell’E-truria e del Lazio: consigliere dal2008, vicepresidente dal 2013prima di lasciare il posto a papàPier Luigi Boschi per diventarepresidente di Bpel nel 2014.

PROPRIO PER CHIARIRE i rappor-ti tra la coop e l'istituto, incluso ilconflitto d'interesse non dichia-rato, il procuratore capo Rossi hadisposto la perquisizione. La Ca-stelnuovese parte dalla costru-zione della Casa del Popolo di Ca-stelnuovo dei Sabbioni e dalle a-bitazioni popolari di Arezzo perpoi scolorire il suo rosso, come ilpartito. Oggi si occupa di rifiuti,grandi opere e costruisce tanticentri commerciali e outlet, apartire da quelli progettati in Val-dichiana in una fase precedenteper arrivare a Reggello. Mentre ilThe Mall, ideato con il finanzia-tore di Matteo Renzi, (e già sociodel padre Tiziano) Andrea Bac-ci; la socia di Tiziano Renzi, I-laria Niccolai e i Mo ret ti- Le-boledi Arezzo, con la consulenzadel padre del premier è solo l'ul-timo dei business di Rosi.

A fine 2014 la cooperativa con-tava partecipazioni in più di 40imprese. “L’aver consolidato ne-gli anni il nostro patrimonio ci hapermesso di finanziare, insiemeal sistema bancario, molti inter-venti immobiliari nel settorecommerciale e residenziale”, silegge nella relazione che accom-

pagna l'ultimo bilancio che per ilfuturo auspica il consolidamentodei rapporti con Prada, UnicoopFirenze e Gucci. Ma anche degli“interventi pubblici nel campodelle infrastrutture”. Al momen-to, però, “uno degli asset più im-portanti” è il settore ambientaleche ha assunto negli anni rilevan-ti “dimensioni, giro d'affari e va-lore strategico”.

Merito della partecipazione in

Sei Toscana, il nuovo gestore delservizio integrato dei rifiuti urba-ni nelle provincie dell'Ato Tosca-na Sud (Arezzo, Grosseto e Siena)che ha chiuso il 2014 con 1,8 mi-lioni di utili, ma anche 83,5 milio-ni di debiti 18,3 dei quali verso ilsistema bancario. Del resto il2014 è stato il primo anno dellaconcessione ventennale da circa160 milioni l'anno vinta dal con-sorzio che nel frattempo ha con-corso anche per l'affidamento delcentro (Firenze, Prato e Pistoia) edella costa (Livorno, Lucca, Mas-sa Carrara e Pisa) della Toscana.Oltre che socio con l'11 per centocirca delle quote, Castelnuoveseè in partita anche come partnertecnico di Sei. Un ruolo chiave, inquest'area di attività, è giocato daEros Organni, amministratore

delegato di Sei, un “tecnico deiservizi pubblici locali”, come loha definito il sindaco di SienaBruno Valentini. Dimentican-done forse le passate vesti di par-tner dello Studio di commercia-listi di Luciano Nataloni, l'exconsigliere di Banca Etruria fini-to anche lui nel mirino della pro-cura di Arezzo per “omessa co-municazione di conflitto d’inte -ressi”, con cui Organni ha condi-viso una lunga lista di attività im-prenditoriali. Non secondarianeppure la figurad e l v i c e p r e s i-dente di Sei, il se-nese F ab r i z i oVigni: da parla-mentare, tra il1994 e il 2006, èstato membrodella Commis-sione ambientedella Camera e hapartecipato alla Commissioned'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.L'ex consigliere provinciale e co-munale di Siena, dal 2009 è anchepresidente di un importante so-cio di Sei, Sienambiente, il gesto-re del piano provinciale dei rifiutifondato alla fine degli anni 80 da-gli enti locali e da Mps, di cui Rosiè stato consigliere dal 1997 fino al2002.

QUELLO CHE SALTA di più agli oc-chi nell'affare dei rifiuti sono gliincroci tra la Coop rossa e la Ban-ca Etruria, entrambe in passatopresiedute da Rosi. La Banca in-fatti partecipa in Società ToscanaAmbiente, di cui Rosi è stato pre-sidente dal 2008 all'11 aprile 2013,che a sua volta è socia di Sei. Nonsolo. La Sta, che è anche l'anello di

congiunzione tra la Castelnuove-se e Sei, a fine 2014 aveva quasi 15milioni di debiti con le banche.Parte dei quali riconducibili allelinee di credito fino a 10 milioniconcesse da Mps e dalla stessaBanca Etruria. Tra i creditori nonbancari, invece, spicca Uch, sociodi controllo di Sta a sua volta con-trollato dalla Castelnuovese e dalsuo partner (sempre aderente al-la Legacoop) Unieco e, tra il 2008e il 2013, presieduto ancora unavolta da Rosi. Il prestito a fine

2014 ammonta-va a 5,33 milioni.Sullo sfondo c'èsempre il vec-chio businessd e g l i o u t l e t .Quello dell'av-ventura dellaCittà Sant'An-gelo Outlet Vil-lage iniziata nel

2007 con l'avvio della costruzio-ne di un “parco commerciale”nelpescarese il cui completamento èatteso nel 2020. E i cui conti sten-tano a decollare: solo il 2014 era inrosso per 6 milioni. A sostenere lasocietà di cui Rosi è stato consi-gliere fino al 2014, ha contribuitoun pool di banche tra cui Mps el'Etruria con un finanziamentoda 80 milioni da restituire a rate.Peccato che la società, stando albilancio 2014, abbia versato solola prima e da dicembre 2012 a giu-gno 2015 ha saltato tutti i paga-menti. Intanto per tenere in piedila società i soci Castelnuovese eUnieco hanno messo complessi-vamente 7,72 milioni tra rinuncea crediti e impegni a ricapitaliz-zare. Generosità d'altri tempi.

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Il punto di contattoLa Castelnuovesesi occupa di outlet,il settore in cui è attivoanche il padre del premier

AREZZO Tutti gli intrecci dell’ex presidente di PopEtruria

Bu s i ne ss m a n Tiziano Renzi e l’ex presidente di Etruria, Lorenzo Rosi Ansa

Il Risiko societarioGli interessi delmanager nel settoredei rifiuti, tra i socianche la popolare

Papà Renzi

n NEI GUAITiziano Renziè indagato aGenova per ilcrac della ChilPost, lasocietà didistribuzionee marketingfallita nel2013, tre annidopo lave n d i t a .L’ipotesi direato perRenzi senior èb a n c a ro t t af ra u d o l e n t aper alcunip a ss a g g isospetti dira m id’azienda“sani” allaEventi Sei,societàintestata allamoglie LauraBovoli, persoli 3.000euro. Il pm perdue volte hac h i e s tol’a rc h i v i a z i o n e ,respinta dalgip

BATOSTA PER GLI AZIONISTI

Ferrari, primi giornichoc: -6% dal debuttoTonfo di Fca ed Exor

qCHI A FINE DICEMBRE aveva mille a-zioni di Fiat Chrysler, per un valore di

12.920 euro ne ha persi virtualmente 1.500. Auna settimana dall’approdo di Ferrari in PiazzaAffari - alla presenza di Matteo Renzi - si è con-cluso lo scorporo di Maranello dalla capogrup-po con l’assegnazione ai soci Fca di un titolo delCavallino ogni dieci Fiat. Ecco il bilancio, ine-vitabilmente influenzato dal tonfo delle Borse:

il titolo della Rossa ieri ha chiuso a 40,5 euro(-6,05%), in calo del 6% rispetto ai 43 euro deldebutto, -9,4 dal picco del 6 gennaio (44,6 eu-ro). A New York in 5 giorni ha ceduto il 6,5%. Nefanno le spese i piccoli azionisti Fiat. Al 30 di-cembre i titoli del gruppo guidato da Mar-chionne valevano 12,92 euro. Chi ne aveva1.000, ne ha ricevuti, con la scissione, anche100 di Ferrari più un centesimo per ogni azione

Fiat. Queste ieri hanno ceduto il 3,98%, a 7,36euro (-14% in 5 ), per cui il risparmiatore se neritrova in tasca 7.360. A cui va aggiunto il valoredelle 100 azioni Ferrari: 4.050 euro. La sommafa 11.410 euro. Risultato: la perdita virtuale è dicirca 1.500 euro. Per Marchionne (azionista diFerari ed Fca) è di 21,7 milioni. Ieri Exor ha persoil 3,33% (-14,4%. La capitalizzazione di Fca èora di 9,8 miliardi, contro i 16,6 di fine 2015.

Page 5: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

4 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

Lo sberleffo

PADOAN FESTEGGIALA DEFLAZIONE» FQ

, AUMENTANO i redditi scende ladisoccupazione: le riforme struttu-

rali funzionano. Italia usa bene la #flessibil -tà” (sic), twittava ieri il ministro dell’Econo -mia Pier Carlo Padoan. Refusi a parte, cos’hascatenato tanto giubilo? Il rapporto Istat Reddito e ri-sparmio delle famiglie e profitti delle società nel terzotrimestre, dove si legge: “Il potere d’acquisto delle fa-miglie è aumentato dell’1,4% sul trimestre preceden-

te e dell’1,3% sul terzo trimestre 2014. Nei pri-mi tre trimestri 2015, rispetto allo stesso pe-riodo del 2014 è cresciuto dello 0,9%”.A cosa si deve il miracolo? Il ministro non lospiega, ma è presto detto: da una lieve cre-

scita del reddito lordo e dalla deflazione, cioè dall’in -flazione a zero. Meglio di niente si dirà, ma forse ilministro dovrebbe leggere meglio i report Istat. Inquello di ieri, infatti, si segnala che gli investimenti

delle aziende al 18,8% (erano oltre il 22 nel 2011),-0,3 sul trimestre precedente e -0,2 sul 2014.La propensione al risparmio delle famiglie, poi, è cre-sciuta dello 0,9 rispetto al secondo trimestre: “Lacrescita del reddito disponibile è stata più sostenutadi quella dei consumi (1,3% rispetto a 0,4%)”. Gliitaliani hanno speso meno della metà di quel redditoin più. Un guaio per Padoan e Renzi, che puntano tut-to sui consumi per centrare le stime di crescita.

» DAVIDE VECCHI

inviato ad Arezzo

La sede centrale diBanca Etruria e quel-la di 14 società sparsetra Milano e Pescara,

ieri sono state perquisite da-gli uomini del Nucleo tribu-tario della Guardia di Finan-za su richiesta del procura-tore capo di Arezzo, RobertoRossi, titolare dei fascicolirelativi alla popolare com-missariata nel febbraio 2015e di cui consigliere di ammi-nistrazione prima e vicepre-sidente poi era Pier Luigi Bo-schi, padre del ministro perle Riforme del governo gui-dato da Matteo Renzi.

LE PERQUISIZIONI rientranonegli accertamenti relativi ai185 milioni di euro che l'isti-tuto di credito ha elargito co-me finanziamenti a societàriconducibili a 18 tra ammi-nistratori e sindaci della ban-ca e finiti poi tra i crediti de-teriorati o inesigibili, comericostruito dagli ispettori diBankitalia nella relazioneconclusa nel febbraio 2015,contribuendo così alla vora-gine in bilancio da 3 miliardidi euro che ha affossato E-truria. Prestiti, finanzia-menti, leasing e fidi mai re-stituiti.

Le società interessate dal-le perquisizioni di ieri sonoriconducibili in particolareall'ex presidente e all'ex con-sigliere, Lorenzo Rosi e Lu-ciano Nataloni, già indagatidallo scorso dicembre per o-messa comunicazione delconflitto di interessi. Gli ac-

certamenti si inserisconoproprio in questo filone d'in-dagine e nulla hanno a chevedere con una ipoteticabancarotta, come invece ieririportato da alcuni organi distampa, ipotesi decisamentenegata da fonti investigati-ve.

La Procura di Arezzo, in-fatti, smentisce che stia an-che solo ipotizzando l'aper-tura di un nuovo fascicoloper bancarotta fraudolenta:è decisamente prematuro –spiegano gli inquirenti – taleeventualità si potrà valutaresolo dopo aver ricevuto le ri-sultanze definitive dell'ispe-zione di Banca d'Italia che haportato al commissariamen-to dell'istituto e le relativesanzioni ai vecchi vertici tracui Boschi. Non solo. Fontiqualificate di Palazzo Koch

confermano che tale docu-mentazione sarà depositatapresso la cancelleria del Tri-bunale di Arezzo non primadi inizio febbraio.

Inoltre, per ipotizzare ilreato di bancarotta fraudo-lenta, manca la decisione delcollegio del tribunale sull'e-ventuale stato d'insolvenzadella banca. La relazione delcommissario liquidatoreGiuseppe Santoni è stata de-positata il 28 dicembre scor-so e da allora sono scattati i

45 giorni entro i quali il col-legio deve riunirsi per veri-ficarne i contenuti e decre-tare o meno lo stato di insol-venza dell'Etruria. Nel casoin cui venisse ravvisato allo-ra il collegio – solo allora –trasmetterà gli atti al procu-ratore capo che valuterà glieventuali profili di reati, tracui appunto la bancarotta.

DALLA PROCURA di Arezzo,infine, insistono nel sottoli-neare che tra le 14 societàperquisite che hanno ricevu-to credito poi deterioratodalla banca non figurano a-ziende direttamente colle-gate né a Pier Luigi Boschi néai genitori del premier, Mat-teo Renzi, notizia – anchequesta – “totalmente infon-data”e diffusa ieri dal sito delCorriere della Sera.

Nello specifico, la Guardiadi Finanza ieri ha acquisitodocumentazione presso gliuffici della Castelnovese (dicui si occupa l’inchiesta nellapagina accanto), di CaspriniHolding, Praha Invest, Gia-nosa Srl, Immofin, Cd Hol-ding, Cdg Srl, Etruria Srl, E-truria investimenti, TDgroup, Naos Srl, Città San-t'Angelo Sviluppo, Città San-t'Angelo outlet e Casprinigruppo industriale. Mentrenella sede della banca, in viaCalamandrei ad Arezzo, gliuomini delle Fiamme Giallehanno sequestrato i verbalidei consigli di amministra-zione per verificare la rego-larità delle sedute nelle qualifurono decisi gli affidamentialle 14 società.

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In piazza Una protesta dei risparmiatori davanti banca Etruria La Pre ss e

Pessimi affariI soldi prestati sonodiventati creditiinesigibili, allargandoil buco di bilancio

“Quelle sofferenze valevano il doppio”» ROBERTO ROTUNNO

È tempo di prudenza. Ora lenuove banche sono co-

strette ad andarci caute con lepromesse ai risparmiatori“sc i pp at i ” dal decreto del 22novembre, i quali vanno tran-quillizzati, sì, ma non illusi.Nessuna significativa apertu-ra, dunque, verso le propostemesse ieri sul piatto da L e t i-zia Giorgianni, presidentedell’associazione “Vittime delsal vaba nche”, durante l’i n-contro a Roma con la consi-gliera indipendente delle goodbank Maria Pierdicchi e gliamministratori delegati diPop Etruria e CariChieti, duedei quattro istituti salvati.

Nessun rimborso anticipa-to in favore dei circa 700 ob-bligazionisti di Etruria mag-giormente esposti dopo l’a z-

zeramento delle “s u b o r d i n a-te”, come qualche giorno fa a-veva lasciato intendere il pre-sidente delle nuove bancheRoberto Nicastro, e nessunarassicurazione su risorse ul-teriori rispetto al Fondo di so-lidarietà da 100 milioni varatodal governo (copre il 30% del-le perdite dei piccoli rispar-miatori). In sostanza, nulla difatto. Per vedere i soldi, biso-gnerà aspettare l’esito degliarbitrati che saranno supervi-sionati dal capo dell’A n t i c o r-ruzione Raffaele Cantone.

PER “LE VITTIME” del decreto,però, per finanziare i ristori cisarebbero diverse possibilità.

A partire dalle eventuali plu-svalenze da realizzare attra-verso la vendita delle cosid-dette “sofferenze”, cioè i cre-diti difficilmente esigibili, del-le vecchie banche. La bad bankcreata dal decreto, infatti, lemetterà a bilancio al 17,6%: unvalore basso che causerà unaplusvalenza al momento dellavendita. Quei soldi, dicono i ri-sparmiatori, dovrebbero esse-re usati per i risarcimenti.

Le sofferenze, infatti, nei bi-lanci delle quattro banche era-no valutate al 40% circa. Nonsolo: a febbraio scorso - rac-conta l’Adusbef, citando LaStampa-“un Fondo di investi-mento inglese, Anacap, pro-

pose di acquistare tutte le sof-ferenze di Banca Etruria, circa2 miliardi di euro, a un prezzotra il 28 ed il 32% del valore no-minale, con la disponibilità aentrare nel capitale e la parte-cipazione a un successivo au-mento. Il valore minimo datoda Anacap era quindi nel feb-braio scorso di 560 milioni dieuro, un prezzo svilito dallevalutazioni di Bankitalia”.

POI CI SAREBBERO i proventidalla cessione delle nuovebanche, che avverrà a prima-vera inoltrata: anche in quelcaso, sostengono le “vi t t im edel salvabanche”, si potrebbe-ro usare le eventuali plusva-

lenze. Infine ci sono i creditid’imposta, generati propriodalla svalutazione delle soffe-renze: “Si tratterebbe - spiega-no - di risorse che non vanno ainfluire sulle casse pubbliche equindi non costituiscono aiutidi Stati, vietati dall’Ue”.

I vertici dei nuovi istituti,però, pur garantendo un’am -pia disponibilità a confrontar-si, hanno ribadito che saràcompito del governo trovareuna soluzione. Pier Carlo Pa-doan, parlando al Tg5, non haperò fornito particolari sulleintenzioni del governo: “Si stagià lavorando a pieno ritmoper definire gli aspetti tecnicidelle misure per risarcire chi èstato ingannato”. Il ministrodell’Economia ha poi ribadito,come fa assai spesso, che “il si-stema bancario è solido”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Adusbef: “Un fondo inglese voleva pagarle il 32% (Bankitaliale valuta 17)”. I risparmiatori: “Risarciteci con le plusvalenze”

At tor noal tavolo

Le “vittime dels a lva- b a nche”hanno incon-trato i vertici

dei nuovi isti-tuti. A lato, il

presidente Ro-berto Nicastro

A n s a / La Pre ss e

Aveva truffato circa 300 clienti, facen-dosi affidare almeno 50 milioni di eu-

ro complessivi con promesse di ampi e ra-pidi guadagni. Ma una volta ricevuti i fon-di non un euro veniva restituito. Quel te-soretto sparito è transitato su un unicoconto corrente custodito presso la filialeromana di Banca popolare dell’Etruria edel Lazio. La truffa è stata possibile anchegrazie alla totale carenza di controlli an-ti-riciclaggio attuati all’interno dell’i s t i-tuto di credito.

La vicenda risale agli anni compresi trail 2009 e il 2012 ed è emersa solo dopo ilsuicidio di Giovanni Paganini Marana,54enne broker della sim Aditors, ribat-tezzato “il re dello scudo fiscale” perchéattraverso la sua società e-ra impegnato anche adaiutare amici e conoscentia riportare denaro dall’e-stero in Italia grazie alloscudo fiscale.

I magistrati della Pro-cura di Roma, per com-prendere i motivi del ge-sto, scoprirono che la fi-nanziaria aveva un bucoda 120 milioni di euro e,soprattutto, individuarono la truffa per-petuata anche ai danni di personaggi notitra cui, secondo quanto ricostruito dagliinquirenti, Matteo Marzotto, Renato Ze-ro e gli eredi del generale Cadorna. Il soloGiulio Grazioli, della famiglia che ha af-fittato la casa romana a Silvio Berlusconi,ha investito 24 milioni. L’inchiesta si èchiusa nel settembre 2014 e adesso il pro-curatore capo di Arezzo, Roberto Rossi,potrebbe acquisirne gli atti. In particolarel’informativa realizzata dal nucleo spe-ciale di polizia valutaria della Guardia diFinanza, guidato dal generale GiuseppeBottillo, nella quale viene certificata la ca-renza di controlli anti-riciclaggio da partedi Banca Etruria sul conto del “re delloscudo fiscale”.

[email protected]© RIPRODUZIONE RISERVATA

R. Zero Ansa

Truffa da 50 milioniGdf: niente controllicontro il riciclaggioLe irregolarità dell’istituto aretinorilevate dalle indagini della Finanzasul “mago dello scudo fiscale”

Finanziamenti facili agli amicidi Etruria: perquisite 14 società185 milioni di euro dati ad aziende riconducibili ad amministratori e sindaci della banca

I numeri

3 ,6m i l i a rd i ,il costodell’o p e ra z i o n edi salvataggiodi BancaM a rc h e ,Po p E t r u r i a ,CariChieti eCariFe. Tuttoa carico dels i s te m abancario (madetassato econ laga ra n z i adella Cdp)

130mila, gliazionisti e glio b b l i ga z i o n i s t iche hannoperso tutto

2 ,6miliardi, irisparmiandati infumo dopo ild e c re to“s a l va -banche” del22 novembres co rs o

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO PIANO » 5

Papà Renzi e Rosi: la coopdegli affari nel mirino dei pm

» GAIA SCACCIAVILLANI

La Castelnuovese è la so-cietà più importantecoinvolta nelle perquisi-zioni di ieri della Procura

di Arezzo. La cooperativa ‘rossa’,aderente alla Legacoop, è stataguidata per quasi vent'anni, no-nostante le sue origini democri-stiane, da Lorenzo Rosi: dal1995 fino al luglio 2014. Nel con-tempo Rosi, ora indagato per iprestiti in conflitto di interesse,scalava la Banca Popolare dell’E-truria e del Lazio: consigliere dal2008, vicepresidente dal 2013prima di lasciare il posto a papàPier Luigi Boschi per diventarepresidente di Bpel nel 2014.

PROPRIO PER CHIARIRE i rappor-ti tra la coop e l'istituto, incluso ilconflitto d'interesse non dichia-rato, il procuratore capo Rossi hadisposto la perquisizione. La Ca-stelnuovese parte dalla costru-zione della Casa del Popolo di Ca-stelnuovo dei Sabbioni e dalle a-bitazioni popolari di Arezzo perpoi scolorire il suo rosso, come ilpartito. Oggi si occupa di rifiuti,grandi opere e costruisce tanticentri commerciali e outlet, apartire da quelli progettati in Val-dichiana in una fase precedenteper arrivare a Reggello. Mentre ilThe Mall, ideato con il finanzia-tore di Matteo Renzi, (e già sociodel padre Tiziano) Andrea Bac-ci; la socia di Tiziano Renzi, I-laria Niccolai e i Mo ret ti- Le-boledi Arezzo, con la consulenzadel padre del premier è solo l'ul-timo dei business di Rosi.

A fine 2014 la cooperativa con-tava partecipazioni in più di 40imprese. “L’aver consolidato ne-gli anni il nostro patrimonio ci hapermesso di finanziare, insiemeal sistema bancario, molti inter-venti immobiliari nel settorecommerciale e residenziale”, silegge nella relazione che accom-

pagna l'ultimo bilancio che per ilfuturo auspica il consolidamentodei rapporti con Prada, UnicoopFirenze e Gucci. Ma anche degli“interventi pubblici nel campodelle infrastrutture”. Al momen-to, però, “uno degli asset più im-portanti” è il settore ambientaleche ha assunto negli anni rilevan-ti “dimensioni, giro d'affari e va-lore strategico”.

Merito della partecipazione in

Sei Toscana, il nuovo gestore delservizio integrato dei rifiuti urba-ni nelle provincie dell'Ato Tosca-na Sud (Arezzo, Grosseto e Siena)che ha chiuso il 2014 con 1,8 mi-lioni di utili, ma anche 83,5 milio-ni di debiti 18,3 dei quali verso ilsistema bancario. Del resto il2014 è stato il primo anno dellaconcessione ventennale da circa160 milioni l'anno vinta dal con-sorzio che nel frattempo ha con-corso anche per l'affidamento delcentro (Firenze, Prato e Pistoia) edella costa (Livorno, Lucca, Mas-sa Carrara e Pisa) della Toscana.Oltre che socio con l'11 per centocirca delle quote, Castelnuoveseè in partita anche come partnertecnico di Sei. Un ruolo chiave, inquest'area di attività, è giocato daEros Organni, amministratore

delegato di Sei, un “tecnico deiservizi pubblici locali”, come loha definito il sindaco di SienaBruno Valentini. Dimentican-done forse le passate vesti di par-tner dello Studio di commercia-listi di Luciano Nataloni, l'exconsigliere di Banca Etruria fini-to anche lui nel mirino della pro-cura di Arezzo per “omessa co-municazione di conflitto d’inte -ressi”, con cui Organni ha condi-viso una lunga lista di attività im-prenditoriali. Non secondarianeppure la figurad e l v i c e p r e s i-dente di Sei, il se-nese F ab r i z i oVigni: da parla-mentare, tra il1994 e il 2006, èstato membrodella Commis-sione ambientedella Camera e hapartecipato alla Commissioned'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.L'ex consigliere provinciale e co-munale di Siena, dal 2009 è anchepresidente di un importante so-cio di Sei, Sienambiente, il gesto-re del piano provinciale dei rifiutifondato alla fine degli anni 80 da-gli enti locali e da Mps, di cui Rosiè stato consigliere dal 1997 fino al2002.

QUELLO CHE SALTA di più agli oc-chi nell'affare dei rifiuti sono gliincroci tra la Coop rossa e la Ban-ca Etruria, entrambe in passatopresiedute da Rosi. La Banca in-fatti partecipa in Società ToscanaAmbiente, di cui Rosi è stato pre-sidente dal 2008 all'11 aprile 2013,che a sua volta è socia di Sei. Nonsolo. La Sta, che è anche l'anello di

congiunzione tra la Castelnuove-se e Sei, a fine 2014 aveva quasi 15milioni di debiti con le banche.Parte dei quali riconducibili allelinee di credito fino a 10 milioniconcesse da Mps e dalla stessaBanca Etruria. Tra i creditori nonbancari, invece, spicca Uch, sociodi controllo di Sta a sua volta con-trollato dalla Castelnuovese e dalsuo partner (sempre aderente al-la Legacoop) Unieco e, tra il 2008e il 2013, presieduto ancora unavolta da Rosi. Il prestito a fine

2014 ammonta-va a 5,33 milioni.Sullo sfondo c'èsempre il vec-chio businessd e g l i o u t l e t .Quello dell'av-ventura dellaCittà Sant'An-gelo Outlet Vil-lage iniziata nel

2007 con l'avvio della costruzio-ne di un “parco commerciale”nelpescarese il cui completamento èatteso nel 2020. E i cui conti sten-tano a decollare: solo il 2014 era inrosso per 6 milioni. A sostenere lasocietà di cui Rosi è stato consi-gliere fino al 2014, ha contribuitoun pool di banche tra cui Mps el'Etruria con un finanziamentoda 80 milioni da restituire a rate.Peccato che la società, stando albilancio 2014, abbia versato solola prima e da dicembre 2012 a giu-gno 2015 ha saltato tutti i paga-menti. Intanto per tenere in piedila società i soci Castelnuovese eUnieco hanno messo complessi-vamente 7,72 milioni tra rinuncea crediti e impegni a ricapitaliz-zare. Generosità d'altri tempi.

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Il punto di contattoLa Castelnuovesesi occupa di outlet,il settore in cui è attivoanche il padre del premier

AREZZO Tutti gli intrecci dell’ex presidente di PopEtruria

Bu s i ne ss m a n Tiziano Renzi e l’ex presidente di Etruria, Lorenzo Rosi Ansa

Il Risiko societarioGli interessi delmanager nel settoredei rifiuti, tra i socianche la popolare

Papà Renzi

n NEI GUAITiziano Renziè indagato aGenova per ilcrac della ChilPost, lasocietà didistribuzionee marketingfallita nel2013, tre annidopo lave n d i t a .L’ipotesi direato perRenzi senior èb a n c a ro t t af ra u d o l e n t aper alcunip a ss a g g isospetti dira m id’azienda“sani” allaEventi Sei,societàintestata allamoglie LauraBovoli, persoli 3.000euro. Il pm perdue volte hac h i e s tol’a rc h i v i a z i o n e ,respinta dalgip

BATOSTA PER GLI AZIONISTI

Ferrari, primi giornichoc: -6% dal debuttoTonfo di Fca ed Exor

qCHI A FINE DICEMBRE aveva mille a-zioni di Fiat Chrysler, per un valore di

12.920 euro ne ha persi virtualmente 1.500. Auna settimana dall’approdo di Ferrari in PiazzaAffari - alla presenza di Matteo Renzi - si è con-cluso lo scorporo di Maranello dalla capogrup-po con l’assegnazione ai soci Fca di un titolo delCavallino ogni dieci Fiat. Ecco il bilancio, ine-vitabilmente influenzato dal tonfo delle Borse:

il titolo della Rossa ieri ha chiuso a 40,5 euro(-6,05%), in calo del 6% rispetto ai 43 euro deldebutto, -9,4 dal picco del 6 gennaio (44,6 eu-ro). A New York in 5 giorni ha ceduto il 6,5%. Nefanno le spese i piccoli azionisti Fiat. Al 30 di-cembre i titoli del gruppo guidato da Mar-chionne valevano 12,92 euro. Chi ne aveva1.000, ne ha ricevuti, con la scissione, anche100 di Ferrari più un centesimo per ogni azione

Fiat. Queste ieri hanno ceduto il 3,98%, a 7,36euro (-14% in 5 ), per cui il risparmiatore se neritrova in tasca 7.360. A cui va aggiunto il valoredelle 100 azioni Ferrari: 4.050 euro. La sommafa 11.410 euro. Risultato: la perdita virtuale è dicirca 1.500 euro. Per Marchionne (azionista diFerari ed Fca) è di 21,7 milioni. Ieri Exor ha persoil 3,33% (-14,4%. La capitalizzazione di Fca èora di 9,8 miliardi, contro i 16,6 di fine 2015.

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6 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

IN CODA Le statistiche smentiscono la propaganda DossierMa quale Family Day?Asili, bonus, congedi:la famiglia è di serie BL’Italia è tra i Paesi con la natalità più bassa d’E u ro p ae agli ultimissimi posti per investimenti in politiche sociali

» VIRGINIA DELLA SALA

All’orizzonte, l’ipote-si Family Day ricor-da all’Italia che è lapatria del Cattolice-

simo. Alfano arriva a minac-ciare il carcere per la mater-nità surrogata, il governo lot-ta per le unioni civili. Ma,nella nazione che per ben 52anni è stata guidata da catto-lici, ci si dimentica che per lepolitiche sociali familiari èuno dei paesi messi peggio inEuropa. E negli ultimi dueanni, quelli del governo Ren-zi, la situazione non è miglio-rata.

Pil: i nuclei familiaripesano pochissimoPartiamo dai numeri gene-rali, che più di tutti fornisco-no il quadro completo dellasituazione. La spesa pubbli-ca per la famiglia e le sue po-litiche è pari solo a 16,5 mi-liardi, che corrispondono adappena l’1 per cento del Pil. Idati sono dell’O ss e r va t o ri osull’imprenditoria femmini-le, presentato a novembre eci collocano al 22esimo po-

sto tra i paesi dell’Ue dove,invece, la media è dell’1,7 percento. Eurostat, nel 2012, i-dave l’1,4 per cento contro u-na media europea del 2,2 (ladifferenza è quasi la stessa)mentre durante il FamilyDay del 2007, eravamo all’1,1per cento di Pil contro la me-dia del 2,4 europeo.

Il sogno del dirittoal nido pubblicoNel 2012, ancora solo in cor-sa per la guida del Pd, Renziripeteva che bisognava “d a-re al 40 per cento dei bam-bini sotto i tre anni un postoin un asilo nido pubblico en-tro il 2018”. Proponeva diarrivare al 40 per cento dicopertura (il trattato di Li-sbona prevede sia il 33) pergli aventi diritto creando450 mila nuovi posti. Poi, il1° settembre 2014 aveva ad-dirittura promesso “Mi ll eAsili in mille giorni”. E inve-ce?

Invece, secondo l’in d ag i-ne 2015 di Cittadinanzattiva,meno del 12 per cento deibambini tra 0 e due anni u-sufruisce del servizio comu-nale (18 per cento secondo lestime del governo, ma su unafascia tra 0 e 6 anni), un bam-bino su cinque resta in listad’attesa e gli altri devono an-dare in un asilo privato.

Maternità, misureinsuffic ientiBen vengano il congedo pa-rentale a ore, l’e stensi onedel congedo facoltativo e ilbonus baby sitter. Però, perle donne tra 25 e 44 anni sen-za figli, il tasso di attività la-vorativa è pari all’82,1 percento mentre scende al 63per le donne della stessa etàcon figli. La differenza, rapi-do calcolo, è di oltre il 19 percento. L’ultima indaginecampionaria sulle nascitecondotta dall’Istat con l’I-sfol, mostra come il 22,3 percento delle neo-madri cherisultavano occupate in gra-vidanza, non lo sono più do-po il parto: il 18,4 per cento inpiù rispetto al 2005. Di que-ste, quasi una su quattro èstata licenziata mentre peruna su 5 si è concluso un con-tratto o una consulenza.

Paternit à:non bastaSe è vero che la legge di Sta-bilità dovrebbe raddoppiareil congedo obbligatorio (pa-gato cioè al 100 per cento)per i papà, che passerà da u-no a due giorni, secondo i da-ti Istat 2013 sono maschi sol-tanto il 12 per cento dei be-neficiari del congedo e, se-condo le prime stime, la si-tuazione è migliorata in per-centuali minime. “È ancoratroppo poco pagato”, dicevala sociologa Chiara Saracenoall’Espresso qualche mese fa.

FOCUS

Esempi oltreconfineASILI. La Germania, da due anni, garantisce unposto al nido per ogni nato, in Danimarca va alnido il 73% dei bambini, in Spagna, nel 2013, iltasso era del 39%

PAT E R N I T À . In Norvegia, il congedoobbligatorio dura 15 giorni; in Svezia sono 10;in Slovenia 90 - di cui 15 retribuiti al 100% -e 75 al 70%. In Spagna è di 13 giorni e inPolonia, dal 2012, di due settimaneM AT E R N I T À . In Spagna sono concesse 16settimane di maternità retribuite allelavoratrici che hanno accumulato negli

ultimi 7 anni un minimo di 180 giornilavorativi. Madri e padri possono richiedereun’ora al giorno di allattamento fino ai 9 mesiN ATA L I T À . La media europea è di dieci nuovinati ogni mille abitanti. E la Francia, ad esempio,assegna un bonus di oltre 900 euro almomento della nascita e 185 euro al mese per iprimi tre anni di vita

Il facoltativo, infatti, è retri-buito solo il 30 per cento emolti scelgono di non pren-derlo.

Incentivi bebè,ma non per tuttiLa legge di Stabilità 2016 haconfermato il bonus per inuovi nati: 80 euro mensili,che raddoppiano sotto i 7mila euro di reddito. Non èperò per tutti: spetta solo allefamiglie con Isee superioreai 25 mila euro. Una restri-zione che, come fanno nota-re gli esperti, lo rende unamisura contro la povertà enon per favorire la natalità.L’Italia, infatti, con 8,5 bam-bini ogni mille abitanti è infondo alla classifica della na-talità in Europa (dati Euro-stat).

Assegno troppof a m i l i a reNon si fanno più figli, peròl’assegno familiare restavantaggioso quasi solo perchi ne ha tanti. Per le coppiesenza figli, il reddito deve es-sere inferiore ai 24 mila euroa l l ’ a n n o e l ’ i m p o r t odel l’indennità non su-pera quasi mai 50 euroal mese. Ben più con-sistente per i nucleifamiliari con almeno4 figli. Peccato che,come scritto sopra,nessuno ne fa più, per-ché non c’è lavoro.

Diso ccupazione,nella lotta, perdiamo“Le politiche attive delmercato del lavoro nonsono sufficientementesviluppate per affrontarele carenze, anche a causadella frammentazione deiservizi per l’impiego. La spe-sa per le politiche del merca-to del lavoro è inferiore allamedia dell’Ue ed è destinatasolo in parte modesta all’as-sistenza nella ricerca del la-voro”: è solo parte di quantocontenuto nella Relazioneper paese della Commissio-ne Europea per il 2015. E se-condo l’Eurostat, l’Ital iaspende per i disoccupati laquota più bassa del Pil fra ipaesi dell’Ue: il 2,9 per centocontro una media del 5,6 percento.

Adozioni internazionali:gli enti fantasmaAllarme per l’utero in affitto.Eppure, se una coppia voles-se adottare, non troverebbeun governo devoto. Dopo ilcaso delle 31 adozioni delCongo bloccate per questio-ni burocratiche (Renzi ave-va twittato a maggio del 2014“Benvenuti #acasa. Ora conla riforma del Terzo Settoreancora più attenzione alle a-dozioni internazionali”), Ilsole 24 ore ha raccontato co-me la Cai, la Commissioneper le Adozioni Internazio-

nali, non si sia riunita per piùdi un anno. I componenti sisarebbero incontrati l’ul t i-ma volta a giugno del 2014.Inoltre, mancano dati uffi-ciali. Sarà perché le adozionisi sono dimezzate negli ulti-mi dieci anni e perchè, se-condo l’Aibi, AssociazioneAmici Dei Bambini, sono di-minuite del 15 per cento nelprimo trimestre del 2015,dopo il calo del 25 per centorispetto al 2013. Ovviamen-te, la riforma del Terzo Set-tore è arenata in Senato.

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Fatto a mano

INUMERI

16, 5Miliardi di euro, la spesapubblica per la famiglia in Italia.È l’1% del Pil. Siamo al 22esimoposto in Ue, dove la media èdell’1 ,7 %

12%I bambini tra 0 e 2 anni cheaccedono a un asilo nidopubblico. Renzi ha promesso diarrivare al 40% entro il 2018

2I giorni di congedo obbligatori(e retribuiti al 100%)per i papà italiani

8, 5Bambini ogni 1000 abitanti. Lestatistiche Eurostat collocanol’Italia in fondo alla classificadella natalità in Europa

“NON SOLO CORTEI”

Bagnasco e la Ceistudiano la strategiacontro il ddl Cirinnà

qI VESCOVI non mollano. La Cei nonnasconde la propria netta contrarietà

al ddl Cirinnà sulle unioni civili, che appro-derà in aula al Senato il 26 gennaio, ma nonnasconde nemmeno le sue perplessità neiconfronti del nuovo Family Day annunciatoper fine mese da associazioni e movimentiper la famiglia tradizionale. Si è parlato an-che di questo ieri nella riunione della presi-

denza Cei a Roma, presieduta dal cardinaleAngelo Bagnasco, in preparazione del Con-siglio episcopale permanente in calendariodal 25 al 27 gennaio. Per combattere la legge,il senso del ragionamento, non ci sono sologli “eventi di protesta”. La linea definitiva del-la Cei la darà proprio Bagnasco al prossimo“p a r l a m e n t i n o”dei vescovi, alla vigilia del di-battito in aula sulle unioni civili. Ma l’impo-

stazione pare chiara: la “stepchild adotion”èstata già dichiarata “inammissibile da donPaolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionaleCei per la pastorale della famiglia. E sull’Av -ve n i re di ieri è intervenuto il direttore del gior-nale dei vescovi, Marco Tarquinio: “La natu-rale pari dignità di ogni persona, eteroses-suale od omosessuale, non si può innatural-mente affermare sulla pelle dei bambini”.

Lo studio Istat-IsfolIl 22,3 per centodelle madri occupatein gravidanza nonlo è più dopo il parto

In piazza Un corteo per la famiglia “t rad i z ion a le” Ansa

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 7

SOLITI PROBLEMI Il premier ha chiesto ad alcuni parlamentari di trovare una mediazioneper ammorbidire la stepchild adoption. Il dibattito sui diritti è bloccato, identico a 10 anni fa

» WANDA MARRA

La stepchild adoption cisarà nel provvedimen-to sulle unioni civili?Sì, no, chissà, forse “ri -

stretta”. E il reato di immigra-zione clandestina verrà depe-nalizzato? Può essere di sì, maanche di no; per dirla con Pa-lazzo Chigi: “Ve diamo”. Sevoleva provare a iniziare il2016 con un’impronta “di si-nistra” o semplicemente conun passo verso il futuro, Mat-teo Renzi si è visto costretto aridimensionare le sue ambi-zioni. “Colpa”di Angelino Al-fano che si mette di traversosu tutta la linea, dei veti incro-ciati nel Pd (e non solo da par-te della minoranza, ma so-prattutto dei cattolici di mag-

gioranza) e della strategia deiCinque Stelle, che non si sco-prono e non rispondono conchiarezza alle offerte Dem.Fatto sta che sembra un dibat-tito del passato, con il Pd di-viso sui diritti, i cattolici chechiamano al Family Day e i“moderati” che fanno le bar-ricate contro i “clandestini”.Non esattamente un panora-ma nuovo e attraente.

P RO B L E M A numero uno, dun-que le unioni civili. La leggeapproda nell’Aula di PalazzoMadama il 26 gennaio, mal’accordo non si trova. Ierimattina c’è stata una riunionetra Renzi, la Boschi (nominataresponsabile della pratica) e icapigruppo di Camera e Sena-to, Ettore Rosato e Luigi Zan-da. Niente di fatto. Sulla step -child (che in una coppia per-mette al partner di adottare ilfiglio dell’altro) i 22 senatoricattolici (in larghissima parterenzianissimi) non si convin-cono. Dunque, la direzioneannunciata per il 18 gennaioslitta. E intanto, il premier hadato mandato di trovare unamediazione. Una specie di viadi mezzo tra questa e l’affidorafforzato (che non convinceNcd e dunque non è una so-luzione). Quelli che ci stannolavorando (da Micaela Cam-pana, responsabile welfaredel Pd a Fabrizia Giuliani, perla parte laica, dalla presidentedella Commissione Giustiziaa Walter Verini, per arrivareal cattolicissimo Alfredo Ba-zoli) la definiscono una speciedi “s te pc h il d ri s tr e tt a”, chedelimiti bene che cosa non sipuò fare (proibendo in manie-ra esplicita la possibilità di ri-

Ammuina Ncd Il gioco a incastro con il rimpasto di governo e la riforma Boschi

LA FINTA DEI POLTRONISTI ALFANIANIIL COMMENTO

» FABRIZIO D’E S P OS I TO

N ella grande e indegnaammuina della mag-gioranza renziana

sulle unioni civili c’è un solopunto fermo, un’unica certez-za che può assurgere a dogmapapale: qualsiasi cosa accadràda qui alla fine delle mese, mi-nistri, viceministri e sottose-gretari di Ncd, partitino semi-clandestino, resteranno im-bullonati alle loro poltrone.Altro che crisi di governo. Co-me va raccontando più di unsenatore di Ncd con un’imma-gine che è la più efficace di tut-te, tra l’invidia e il mal di pan-cia: “Ma davvero credete che,se la situazione precipitasse,Alfano e Lorenzin rinunce-ranno ai loro privilegi per labattaglia sui diritti civili?”.

Ed è per questo, che Alfano,con molta fuffa e pochissimasostanza, ha già lanciato l’i-dea di un referendum sulla fu-tura (?) legge Cirinnà. Quello

che conta è darebattaglia senzamettere in di-s c u s s i o n e l epoltrone. Cosache, peraltro,l ’ a l f a n i a n oFabrizio Cic-chitto, che si di-chiara laico in unpartito centrista eclericale, quasi un ossi-moro, continua a gridare tuttii giorni: “Sul divorzio la Dc mi-ca fece una crisi di governo”.Dimenticando, però, di ag-giungere che quella storia,culminata col referendum del1974, costò ad Amintore Fan-fani la sua fulgida parabolapolitica.

Piantato quindi l’unico pa-letto chiaro di questa dram-matica sceneggiata sulla pelledi tanti conviventi, etero e gay,il paradosso è che l’irriducibi-le furbizia degli alfaniani, ir-rilevanti elettoralmente nelPaese ma non in Parlamento,

dove sono nati da u-na scissione di

Forza Italia, staconducendo ilpremier in unp a n t a n o ,stretto tra lemediazioni in-

terne del Pd equelle con Ncd,

come già dimostrala controversa opzione

di lasciare libertà di coscienzasulla stepchild adoption.

Al solito, concretamente, ilproblema sono i numeri esiguial Senato, la vera croce del de-cisionismo anti-parlamenta-re di Renzi. Ed è qui che neicorridoi di Palazzo, lontanoda luci e taccuini, si sta intes-sendo una trattativa tra pre-mier e Ncd che incrocia duequestioni, oltre le unioni civili:il voto finale alle riforme isti-tuzionali e il fatidico rimpastoche dovrebbe tamponare lefaide tra notabili del partitinoalfaniano. L’ultima volta che

il ddl Boschi è passato a Palaz-zo Madama, a fare notizia, in-sieme alla minoranza dem,sono stati i dissensi interni diNcd. Stavolta il quadro si po-trebbe complicare ulterior-mente se intrecciato all’a m-muina sui diritti civili. Ma unricatto presuppone sempre unprezzo e in questo caso la pic-cola truppa centrista si sta at-trezzando per rinforzare lasquadra di governo con il rim-pasto.

Così per il terzo ministro re-clamato da Ncd, dopo le di-missioni di Maurizio Lupimesi fa, adesso avanza il nomedi Enrico Costa, attualmenteviceministro alla Giustizia.Costa potrebbe andare allaCoesione territoriale, mentreun po’ di sudisti alfaniani, inprimis il noto Antonio Gentile,dovrebbero riempire alcunecaselle tra sottogoverno e pre-sidenze di commissione. Pareperò che al posto di Costa, giàindicato da Alfano, il premier

desidererebbe una donna. Equi sono in due a contendersiun ministero: Federica Chia-varoli e Dorina Bianchi, en-trambe della nutrita enclavefilorenziana di Ncd. Il risulta-to di questo gioco a incastri de-terminerà il livello dei “nobi-li” mal di pancia alfaniani sulddl Cirinnà. Chi vincerà la lot-teria del rimpasto, si farà pas-sare addosso di tutto. Chi laperderà, al contrario, metteràa rischio la tenuta dei centristinella doppia partita di riformee unioni civili. Questo è lo sta-to dell’arte del grande caos diquesti giorni, ossia la fotogra-fia decisamente penosa diun’alleanza di governo inna-turale per un partito che an-cora si definisce di centrosini-stra, senza dimenticare l’a b-braccio mortale coi verdinia-ni. Su questo versante, Renzisi gioca molto nell’o pini onepubblica. Alfano no, al massi-mo perderà Schifani.

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correre all’utero in affitto, perdire). Ma in realtà, quale possaessere l’accrocco finale, non èchiaro per nessuno. Tra l’al -tro, annacquare troppo il testonella versione Cirinnà ri-schierebbe di creare problemidalla parte opposta, minoran-za dem e Giovani Turchi. Uf-ficialmente, il premier da lu-nedì investirà quattro perso-ne del compito di trovare laquadratura del cerchio: laFerranti e Verini alla Camerae al Senato due dem molto cat-tolici, Giorgio Tonini e Fran-cesco Russo.

A loro, oneri e onori: perchése alla fine non riuscissero agarantire i voti necessari su unpossibile emendamento, il se-gretario-premier andrebbediritto con il testo Cirinnà. Econ la libertà di coscienza, checi sarà comunque, ma che inquesto caso viene sbandierataper mettere le mani avanti, incaso di sgambetti a voto segre-to.

PER QUELche riguarda il reatodi immigrazione clandestina,il governo si prepara al dietro-front. Ieri era stato annuncia-to per il Consiglio dei ministridel 15 gennaio il decreto per ladepenalizzazione. Un prov-vedimento che, recependo leindicazioni della commissio-

ne Giustizia della Camera (e lerichieste del procuratore An-timafia, Franco Ruberti), conil placet del Guardasigilli An-drea Orlando, dovrebbe can-cellare il reato (per il quale èprevista una multa tra i 5 e i10mila euro), l’articolo 10bisdel testo unico sull’immigra -zione del 1998, la Turco-Na-politano, emendato dal decre-to sicurezza del 2009 del go-

verno Berlusconi. Resterebbel’espulsione. L’esecutivo haricevuto la delega dal Parla-mento (approvata con la legge67 del 2014) per l’abrogazionee il termine previsto di diciot-to mesi scade a metà gennaio.Tra l’altro, il reato di immigra-zione clandestina venne ripe-tutamente bocciato dall’U-nione europea, perché nonpunisce un comportamento,ma uno status, quello di clan-destino. Ma è stato ancora Al-fano a fare muro: “L’abroga -zione trasmetterebbe all’opi -nione pubblica un messaggionegativo per la percezione disicurezza in un momento par-ticolarissimo per l’Italia el’E u ro p a”, ha detto. Orlandoha incontrato Renzi, insisten-do per l’abrogazione. Ma a Pa-lazzo Chigi ormai sono partitele valutazioni, i distinguo. Chevengono fatti trapelare in ma-niera dubitativa: si deciderà inbase all’“ opportunità politi-ca ”. La questione per ora ècongelata e l’impressione èche sparirà rapidamentedall’agenda. Almeno a sentirei renzianissimi che si stannooccupando dell’a rgomen to:“Tecnicamente l’a bro gaz io-ne sarebbe giusta, ma è moltoimportante la percezione col-lettiva”.

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Gli ostacoliNcd fa le barricate,i cattolici dem non siconvincono e slittala direzione Pd

Unioni civili e migranti,l’Italia di Renzi non cambia

Fe r m i Renzi e Boschi. A destra, Cirinnà A n s a / La Pre ss e

I punti

1Un gruppo diparlamentari( D o n a te l l aFe r ra n t i ,Walter Verini,GiorgioTonini eFra n ce s coR u ss o)ce rc h e ra n n ouna variantedellas te p c h i l dadoption chevada bene aic a t to l i c i

2L’a b ro ga z i o n edel reato diclandestinitàc a n ce l l e re b b ele multe peri migrantiirregolari, mar i m a r re b b el’espulsione

Pratica congelataPalazzo Chigiprende tempo anchesull’abrogazione delreato di clandestinità

Lo sberleffo

SILVIO, RIMEMBRIANCORA INSTAGRAM» FQ

, CHE MALINCONIA, questi primigiorni del 2016 berlusconiano. Il

Milan perde, Forza Italia scompare, il vec-chio leader è sempre più intristito. Ci prova,Silvio, a rimanere al passo con i tempi. Maanche la sua versione 2.0 sembra piegata dalla no-stalgia di un passato irripetibile. Basta visitare il suoprofilo I n s ta g ra m , il popolare social network dove sicondividono i propri scatti fotografici. Le immagini

scelte tradiscono lo stato d’animo del vecchiocapo. Prendiamo quella pubblicata ieri: c’è unBerlusconi già abbondantemente stempiato,ma molto più giovane di oggi. Sguardo istrio-nico, sorriso rilassato. Con un microfono in

mano, attorno a una tavola con Umberto Smaila eJerry Calà. Ah, gli anni ruggenti, gli anni andati. Neigiorni precedenti, uno scatto poco convinto col so-lito Dudù e ancora tanti ricordi. C’è spazio per un at-

tacco al vecchio nemico, Giorgio Napolitano, defi-nito “traditore della patria”. Poi c’è spazio per l’ami-cizia, struggente, con Vladimir Putin: la foto d’annatacon loro due sorridenti, col colbacco di pelliccia;un’altra col piumino della Marina russa che gli regalòproprio Vladimir, da cui Silvio non si separava più.Qualche giorno prima, un’ennesima immagine d’ar-chivio con un Berlusconi dalla crine ancora folta,mentre legge Il Giornale. Il tempo è un barbaro.

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IN CODA Le statistiche smentiscono la propaganda DossierMa quale Family Day?Asili, bonus, congedi:la famiglia è di serie BL’Italia è tra i Paesi con la natalità più bassa d’E u ro p ae agli ultimissimi posti per investimenti in politiche sociali

» VIRGINIA DELLA SALA

All’orizzonte, l’ipote-si Family Day ricor-da all’Italia che è lapatria del Cattolice-

simo. Alfano arriva a minac-ciare il carcere per la mater-nità surrogata, il governo lot-ta per le unioni civili. Ma,nella nazione che per ben 52anni è stata guidata da catto-lici, ci si dimentica che per lepolitiche sociali familiari èuno dei paesi messi peggio inEuropa. E negli ultimi dueanni, quelli del governo Ren-zi, la situazione non è miglio-rata.

Pil: i nuclei familiaripesano pochissimoPartiamo dai numeri gene-rali, che più di tutti fornisco-no il quadro completo dellasituazione. La spesa pubbli-ca per la famiglia e le sue po-litiche è pari solo a 16,5 mi-liardi, che corrispondono adappena l’1 per cento del Pil. Idati sono dell’O ss e r va t o ri osull’imprenditoria femmini-le, presentato a novembre eci collocano al 22esimo po-

sto tra i paesi dell’Ue dove,invece, la media è dell’1,7 percento. Eurostat, nel 2012, i-dave l’1,4 per cento contro u-na media europea del 2,2 (ladifferenza è quasi la stessa)mentre durante il FamilyDay del 2007, eravamo all’1,1per cento di Pil contro la me-dia del 2,4 europeo.

Il sogno del dirittoal nido pubblicoNel 2012, ancora solo in cor-sa per la guida del Pd, Renziripeteva che bisognava “d a-re al 40 per cento dei bam-bini sotto i tre anni un postoin un asilo nido pubblico en-tro il 2018”. Proponeva diarrivare al 40 per cento dicopertura (il trattato di Li-sbona prevede sia il 33) pergli aventi diritto creando450 mila nuovi posti. Poi, il1° settembre 2014 aveva ad-dirittura promesso “Mi ll eAsili in mille giorni”. E inve-ce?

Invece, secondo l’in d ag i-ne 2015 di Cittadinanzattiva,meno del 12 per cento deibambini tra 0 e due anni u-sufruisce del servizio comu-nale (18 per cento secondo lestime del governo, ma su unafascia tra 0 e 6 anni), un bam-bino su cinque resta in listad’attesa e gli altri devono an-dare in un asilo privato.

Maternità, misureinsuffic ientiBen vengano il congedo pa-rentale a ore, l’e stensi onedel congedo facoltativo e ilbonus baby sitter. Però, perle donne tra 25 e 44 anni sen-za figli, il tasso di attività la-vorativa è pari all’82,1 percento mentre scende al 63per le donne della stessa etàcon figli. La differenza, rapi-do calcolo, è di oltre il 19 percento. L’ultima indaginecampionaria sulle nascitecondotta dall’Istat con l’I-sfol, mostra come il 22,3 percento delle neo-madri cherisultavano occupate in gra-vidanza, non lo sono più do-po il parto: il 18,4 per cento inpiù rispetto al 2005. Di que-ste, quasi una su quattro èstata licenziata mentre peruna su 5 si è concluso un con-tratto o una consulenza.

Paternit à:non bastaSe è vero che la legge di Sta-bilità dovrebbe raddoppiareil congedo obbligatorio (pa-gato cioè al 100 per cento)per i papà, che passerà da u-no a due giorni, secondo i da-ti Istat 2013 sono maschi sol-tanto il 12 per cento dei be-neficiari del congedo e, se-condo le prime stime, la si-tuazione è migliorata in per-centuali minime. “È ancoratroppo poco pagato”, dicevala sociologa Chiara Saracenoall’Espresso qualche mese fa.

FOCUS

Esempi oltreconfineASILI. La Germania, da due anni, garantisce unposto al nido per ogni nato, in Danimarca va alnido il 73% dei bambini, in Spagna, nel 2013, iltasso era del 39%

PAT E R N I T À . In Norvegia, il congedoobbligatorio dura 15 giorni; in Svezia sono 10;in Slovenia 90 - di cui 15 retribuiti al 100% -e 75 al 70%. In Spagna è di 13 giorni e inPolonia, dal 2012, di due settimaneM AT E R N I T À . In Spagna sono concesse 16settimane di maternità retribuite allelavoratrici che hanno accumulato negli

ultimi 7 anni un minimo di 180 giornilavorativi. Madri e padri possono richiedereun’ora al giorno di allattamento fino ai 9 mesiN ATA L I T À . La media europea è di dieci nuovinati ogni mille abitanti. E la Francia, ad esempio,assegna un bonus di oltre 900 euro almomento della nascita e 185 euro al mese per iprimi tre anni di vita

Il facoltativo, infatti, è retri-buito solo il 30 per cento emolti scelgono di non pren-derlo.

Incentivi bebè,ma non per tuttiLa legge di Stabilità 2016 haconfermato il bonus per inuovi nati: 80 euro mensili,che raddoppiano sotto i 7mila euro di reddito. Non èperò per tutti: spetta solo allefamiglie con Isee superioreai 25 mila euro. Una restri-zione che, come fanno nota-re gli esperti, lo rende unamisura contro la povertà enon per favorire la natalità.L’Italia, infatti, con 8,5 bam-bini ogni mille abitanti è infondo alla classifica della na-talità in Europa (dati Euro-stat).

Assegno troppof a m i l i a reNon si fanno più figli, peròl’assegno familiare restavantaggioso quasi solo perchi ne ha tanti. Per le coppiesenza figli, il reddito deve es-sere inferiore ai 24 mila euroa l l ’ a n n o e l ’ i m p o r t odel l’indennità non su-pera quasi mai 50 euroal mese. Ben più con-sistente per i nucleifamiliari con almeno4 figli. Peccato che,come scritto sopra,nessuno ne fa più, per-ché non c’è lavoro.

Diso ccupazione,nella lotta, perdiamo“Le politiche attive delmercato del lavoro nonsono sufficientementesviluppate per affrontarele carenze, anche a causadella frammentazione deiservizi per l’impiego. La spe-sa per le politiche del merca-to del lavoro è inferiore allamedia dell’Ue ed è destinatasolo in parte modesta all’as-sistenza nella ricerca del la-voro”: è solo parte di quantocontenuto nella Relazioneper paese della Commissio-ne Europea per il 2015. E se-condo l’Eurostat, l’Ital iaspende per i disoccupati laquota più bassa del Pil fra ipaesi dell’Ue: il 2,9 per centocontro una media del 5,6 percento.

Adozioni internazionali:gli enti fantasmaAllarme per l’utero in affitto.Eppure, se una coppia voles-se adottare, non troverebbeun governo devoto. Dopo ilcaso delle 31 adozioni delCongo bloccate per questio-ni burocratiche (Renzi ave-va twittato a maggio del 2014“Benvenuti #acasa. Ora conla riforma del Terzo Settoreancora più attenzione alle a-dozioni internazionali”), Ilsole 24 ore ha raccontato co-me la Cai, la Commissioneper le Adozioni Internazio-

nali, non si sia riunita per piùdi un anno. I componenti sisarebbero incontrati l’ul t i-ma volta a giugno del 2014.Inoltre, mancano dati uffi-ciali. Sarà perché le adozionisi sono dimezzate negli ulti-mi dieci anni e perchè, se-condo l’Aibi, AssociazioneAmici Dei Bambini, sono di-minuite del 15 per cento nelprimo trimestre del 2015,dopo il calo del 25 per centorispetto al 2013. Ovviamen-te, la riforma del Terzo Set-tore è arenata in Senato.

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Fatto a mano

INUMERI

16, 5Miliardi di euro, la spesapubblica per la famiglia in Italia.È l’1% del Pil. Siamo al 22esimoposto in Ue, dove la media èdell’1 ,7 %

12%I bambini tra 0 e 2 anni cheaccedono a un asilo nidopubblico. Renzi ha promesso diarrivare al 40% entro il 2018

2I giorni di congedo obbligatori(e retribuiti al 100%)per i papà italiani

8, 5Bambini ogni 1000 abitanti. Lestatistiche Eurostat collocanol’Italia in fondo alla classificadella natalità in Europa

“NON SOLO CORTEI”

Bagnasco e la Ceistudiano la strategiacontro il ddl Cirinnà

qI VESCOVI non mollano. La Cei nonnasconde la propria netta contrarietà

al ddl Cirinnà sulle unioni civili, che appro-derà in aula al Senato il 26 gennaio, ma nonnasconde nemmeno le sue perplessità neiconfronti del nuovo Family Day annunciatoper fine mese da associazioni e movimentiper la famiglia tradizionale. Si è parlato an-che di questo ieri nella riunione della presi-

denza Cei a Roma, presieduta dal cardinaleAngelo Bagnasco, in preparazione del Con-siglio episcopale permanente in calendariodal 25 al 27 gennaio. Per combattere la legge,il senso del ragionamento, non ci sono sologli “eventi di protesta”. La linea definitiva del-la Cei la darà proprio Bagnasco al prossimo“p a r l a m e n t i n o”dei vescovi, alla vigilia del di-battito in aula sulle unioni civili. Ma l’impo-

stazione pare chiara: la “stepchild adotion”èstata già dichiarata “inammissibile da donPaolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionaleCei per la pastorale della famiglia. E sull’Av -ve n i re di ieri è intervenuto il direttore del gior-nale dei vescovi, Marco Tarquinio: “La natu-rale pari dignità di ogni persona, eteroses-suale od omosessuale, non si può innatural-mente affermare sulla pelle dei bambini”.

Lo studio Istat-IsfolIl 22,3 per centodelle madri occupatein gravidanza nonlo è più dopo il parto

In piazza Un corteo per la famiglia “t rad i z ion a le” Ansa

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 7

SOLITI PROBLEMI Il premier ha chiesto ad alcuni parlamentari di trovare una mediazioneper ammorbidire la stepchild adoption. Il dibattito sui diritti è bloccato, identico a 10 anni fa

» WANDA MARRA

La stepchild adoption cisarà nel provvedimen-to sulle unioni civili?Sì, no, chissà, forse “ri -

stretta”. E il reato di immigra-zione clandestina verrà depe-nalizzato? Può essere di sì, maanche di no; per dirla con Pa-lazzo Chigi: “Ve diamo”. Sevoleva provare a iniziare il2016 con un’impronta “di si-nistra” o semplicemente conun passo verso il futuro, Mat-teo Renzi si è visto costretto aridimensionare le sue ambi-zioni. “Colpa”di Angelino Al-fano che si mette di traversosu tutta la linea, dei veti incro-ciati nel Pd (e non solo da par-te della minoranza, ma so-prattutto dei cattolici di mag-

gioranza) e della strategia deiCinque Stelle, che non si sco-prono e non rispondono conchiarezza alle offerte Dem.Fatto sta che sembra un dibat-tito del passato, con il Pd di-viso sui diritti, i cattolici chechiamano al Family Day e i“moderati” che fanno le bar-ricate contro i “clandestini”.Non esattamente un panora-ma nuovo e attraente.

P RO B L E M A numero uno, dun-que le unioni civili. La leggeapproda nell’Aula di PalazzoMadama il 26 gennaio, mal’accordo non si trova. Ierimattina c’è stata una riunionetra Renzi, la Boschi (nominataresponsabile della pratica) e icapigruppo di Camera e Sena-to, Ettore Rosato e Luigi Zan-da. Niente di fatto. Sulla step -child (che in una coppia per-mette al partner di adottare ilfiglio dell’altro) i 22 senatoricattolici (in larghissima parterenzianissimi) non si convin-cono. Dunque, la direzioneannunciata per il 18 gennaioslitta. E intanto, il premier hadato mandato di trovare unamediazione. Una specie di viadi mezzo tra questa e l’affidorafforzato (che non convinceNcd e dunque non è una so-luzione). Quelli che ci stannolavorando (da Micaela Cam-pana, responsabile welfaredel Pd a Fabrizia Giuliani, perla parte laica, dalla presidentedella Commissione Giustiziaa Walter Verini, per arrivareal cattolicissimo Alfredo Ba-zoli) la definiscono una speciedi “s te pc h il d ri s tr e tt a”, chedelimiti bene che cosa non sipuò fare (proibendo in manie-ra esplicita la possibilità di ri-

Ammuina Ncd Il gioco a incastro con il rimpasto di governo e la riforma Boschi

LA FINTA DEI POLTRONISTI ALFANIANIIL COMMENTO

» FABRIZIO D’E S P OS I TO

N ella grande e indegnaammuina della mag-gioranza renziana

sulle unioni civili c’è un solopunto fermo, un’unica certez-za che può assurgere a dogmapapale: qualsiasi cosa accadràda qui alla fine delle mese, mi-nistri, viceministri e sottose-gretari di Ncd, partitino semi-clandestino, resteranno im-bullonati alle loro poltrone.Altro che crisi di governo. Co-me va raccontando più di unsenatore di Ncd con un’imma-gine che è la più efficace di tut-te, tra l’invidia e il mal di pan-cia: “Ma davvero credete che,se la situazione precipitasse,Alfano e Lorenzin rinunce-ranno ai loro privilegi per labattaglia sui diritti civili?”.

Ed è per questo, che Alfano,con molta fuffa e pochissimasostanza, ha già lanciato l’i-dea di un referendum sulla fu-tura (?) legge Cirinnà. Quello

che conta è darebattaglia senzamettere in di-s c u s s i o n e l epoltrone. Cosache, peraltro,l ’ a l f a n i a n oFabrizio Cic-chitto, che si di-chiara laico in unpartito centrista eclericale, quasi un ossi-moro, continua a gridare tuttii giorni: “Sul divorzio la Dc mi-ca fece una crisi di governo”.Dimenticando, però, di ag-giungere che quella storia,culminata col referendum del1974, costò ad Amintore Fan-fani la sua fulgida parabolapolitica.

Piantato quindi l’unico pa-letto chiaro di questa dram-matica sceneggiata sulla pelledi tanti conviventi, etero e gay,il paradosso è che l’irriducibi-le furbizia degli alfaniani, ir-rilevanti elettoralmente nelPaese ma non in Parlamento,

dove sono nati da u-na scissione di

Forza Italia, staconducendo ilpremier in unp a n t a n o ,stretto tra lemediazioni in-

terne del Pd equelle con Ncd,

come già dimostrala controversa opzione

di lasciare libertà di coscienzasulla stepchild adoption.

Al solito, concretamente, ilproblema sono i numeri esiguial Senato, la vera croce del de-cisionismo anti-parlamenta-re di Renzi. Ed è qui che neicorridoi di Palazzo, lontanoda luci e taccuini, si sta intes-sendo una trattativa tra pre-mier e Ncd che incrocia duequestioni, oltre le unioni civili:il voto finale alle riforme isti-tuzionali e il fatidico rimpastoche dovrebbe tamponare lefaide tra notabili del partitinoalfaniano. L’ultima volta che

il ddl Boschi è passato a Palaz-zo Madama, a fare notizia, in-sieme alla minoranza dem,sono stati i dissensi interni diNcd. Stavolta il quadro si po-trebbe complicare ulterior-mente se intrecciato all’a m-muina sui diritti civili. Ma unricatto presuppone sempre unprezzo e in questo caso la pic-cola truppa centrista si sta at-trezzando per rinforzare lasquadra di governo con il rim-pasto.

Così per il terzo ministro re-clamato da Ncd, dopo le di-missioni di Maurizio Lupimesi fa, adesso avanza il nomedi Enrico Costa, attualmenteviceministro alla Giustizia.Costa potrebbe andare allaCoesione territoriale, mentreun po’ di sudisti alfaniani, inprimis il noto Antonio Gentile,dovrebbero riempire alcunecaselle tra sottogoverno e pre-sidenze di commissione. Pareperò che al posto di Costa, giàindicato da Alfano, il premier

desidererebbe una donna. Equi sono in due a contendersiun ministero: Federica Chia-varoli e Dorina Bianchi, en-trambe della nutrita enclavefilorenziana di Ncd. Il risulta-to di questo gioco a incastri de-terminerà il livello dei “nobi-li” mal di pancia alfaniani sulddl Cirinnà. Chi vincerà la lot-teria del rimpasto, si farà pas-sare addosso di tutto. Chi laperderà, al contrario, metteràa rischio la tenuta dei centristinella doppia partita di riformee unioni civili. Questo è lo sta-to dell’arte del grande caos diquesti giorni, ossia la fotogra-fia decisamente penosa diun’alleanza di governo inna-turale per un partito che an-cora si definisce di centrosini-stra, senza dimenticare l’a b-braccio mortale coi verdinia-ni. Su questo versante, Renzisi gioca molto nell’o pini onepubblica. Alfano no, al massi-mo perderà Schifani.

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correre all’utero in affitto, perdire). Ma in realtà, quale possaessere l’accrocco finale, non èchiaro per nessuno. Tra l’al -tro, annacquare troppo il testonella versione Cirinnà ri-schierebbe di creare problemidalla parte opposta, minoran-za dem e Giovani Turchi. Uf-ficialmente, il premier da lu-nedì investirà quattro perso-ne del compito di trovare laquadratura del cerchio: laFerranti e Verini alla Camerae al Senato due dem molto cat-tolici, Giorgio Tonini e Fran-cesco Russo.

A loro, oneri e onori: perchése alla fine non riuscissero agarantire i voti necessari su unpossibile emendamento, il se-gretario-premier andrebbediritto con il testo Cirinnà. Econ la libertà di coscienza, checi sarà comunque, ma che inquesto caso viene sbandierataper mettere le mani avanti, incaso di sgambetti a voto segre-to.

PER QUELche riguarda il reatodi immigrazione clandestina,il governo si prepara al dietro-front. Ieri era stato annuncia-to per il Consiglio dei ministridel 15 gennaio il decreto per ladepenalizzazione. Un prov-vedimento che, recependo leindicazioni della commissio-

ne Giustizia della Camera (e lerichieste del procuratore An-timafia, Franco Ruberti), conil placet del Guardasigilli An-drea Orlando, dovrebbe can-cellare il reato (per il quale èprevista una multa tra i 5 e i10mila euro), l’articolo 10bisdel testo unico sull’immigra -zione del 1998, la Turco-Na-politano, emendato dal decre-to sicurezza del 2009 del go-

verno Berlusconi. Resterebbel’espulsione. L’esecutivo haricevuto la delega dal Parla-mento (approvata con la legge67 del 2014) per l’abrogazionee il termine previsto di diciot-to mesi scade a metà gennaio.Tra l’altro, il reato di immigra-zione clandestina venne ripe-tutamente bocciato dall’U-nione europea, perché nonpunisce un comportamento,ma uno status, quello di clan-destino. Ma è stato ancora Al-fano a fare muro: “L’abroga -zione trasmetterebbe all’opi -nione pubblica un messaggionegativo per la percezione disicurezza in un momento par-ticolarissimo per l’Italia el’E u ro p a”, ha detto. Orlandoha incontrato Renzi, insisten-do per l’abrogazione. Ma a Pa-lazzo Chigi ormai sono partitele valutazioni, i distinguo. Chevengono fatti trapelare in ma-niera dubitativa: si deciderà inbase all’“ opportunità politi-ca ”. La questione per ora ècongelata e l’impressione èche sparirà rapidamentedall’agenda. Almeno a sentirei renzianissimi che si stannooccupando dell’a rgomen to:“Tecnicamente l’a bro gaz io-ne sarebbe giusta, ma è moltoimportante la percezione col-lettiva”.

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Gli ostacoliNcd fa le barricate,i cattolici dem non siconvincono e slittala direzione Pd

Unioni civili e migranti,l’Italia di Renzi non cambia

Fe r m i Renzi e Boschi. A destra, Cirinnà A n s a / La Pre ss e

I punti

1Un gruppo diparlamentari( D o n a te l l aFe r ra n t i ,Walter Verini,GiorgioTonini eFra n ce s coR u ss o)ce rc h e ra n n ouna variantedellas te p c h i l dadoption chevada bene aic a t to l i c i

2L’a b ro ga z i o n edel reato diclandestinitàc a n ce l l e re b b ele multe peri migrantiirregolari, mar i m a r re b b el’espulsione

Pratica congelataPalazzo Chigiprende tempo anchesull’abrogazione delreato di clandestinità

Lo sberleffo

SILVIO, RIMEMBRIANCORA INSTAGRAM» FQ

, CHE MALINCONIA, questi primigiorni del 2016 berlusconiano. Il

Milan perde, Forza Italia scompare, il vec-chio leader è sempre più intristito. Ci prova,Silvio, a rimanere al passo con i tempi. Maanche la sua versione 2.0 sembra piegata dalla no-stalgia di un passato irripetibile. Basta visitare il suoprofilo I n s ta g ra m , il popolare social network dove sicondividono i propri scatti fotografici. Le immagini

scelte tradiscono lo stato d’animo del vecchiocapo. Prendiamo quella pubblicata ieri: c’è unBerlusconi già abbondantemente stempiato,ma molto più giovane di oggi. Sguardo istrio-nico, sorriso rilassato. Con un microfono in

mano, attorno a una tavola con Umberto Smaila eJerry Calà. Ah, gli anni ruggenti, gli anni andati. Neigiorni precedenti, uno scatto poco convinto col so-lito Dudù e ancora tanti ricordi. C’è spazio per un at-

tacco al vecchio nemico, Giorgio Napolitano, defi-nito “traditore della patria”. Poi c’è spazio per l’ami-cizia, struggente, con Vladimir Putin: la foto d’annatacon loro due sorridenti, col colbacco di pelliccia;un’altra col piumino della Marina russa che gli regalòproprio Vladimir, da cui Silvio non si separava più.Qualche giorno prima, un’ennesima immagine d’ar-chivio con un Berlusconi dalla crine ancora folta,mentre legge Il Giornale. Il tempo è un barbaro.

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8 | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

Il Fatto SpecialeL’industria della bontàIl caso Milano: quantorendono i profughi

A» LORENZO BAGNOLIGIANNI BARBACETTO

ttacchi politici durissimi daMatteo Salvini e Giorgia Me-loni, per aver deciso di finan-ziare i privati che vogliano o-spitare i profughi a casa loro.Addirittura minacce di mor-te, per il progetto di realizza-re due moschee a Milano.Pierfrancesco Majorino, as-sessore all’Assistenza delComune (e candidato alleprimarie del centrosinistra)non si scompone. È stato unodei protagonisti dell’e me r-genza profughi a Milano: lastoria è quella dei disperatiche sono arrivati qui a mi-gliaia, sfuggendo alle guerreo alla fame dei loro Paesi d’o-rigine.

Il momento più dramma-tico è stato nell’agosto 2015,quando la Stazione Centraleera ogni giorno invasa da unafolla di persone, per lo più si-riane, che sbarcavano daitreni. Ma in due anni, dall’ot-tobre 2013 a oggi, Milano haofferto assistenza e ricoveroa 85 mila persone, di cui oltre17 mila donne e 16 mila bam-bini. In maggior parte siriani(62 per cento) ed eritrei (28per cento), ma anche prove-nienti dagli altri Paesi dell’A-frica e del Medioriente. Mol-ti arrivavano a Milano conl’intenzione di raggiungerela Svezia, la Germania, l’O-landa. Finita l’emergenza ecessato il clamore mediatico,sono tornati invisibili: ormaila rotta di fuga più frequen-tata è quella balcanica, macontinuano ad arrivare an-che a Milano – una decina algiorno – in attesa di ripartireper un Paese europeo più anord. Invisibili, adesso, al-meno fino alla prossima e-mergenza.

L’i nve n z i o nedei “transit anti”Attorno a loro, Milano ha co-struito un sistema d’ac co-glienza molto più struttura-to che nel resto d’Italia. Fat-to d’intervento pubblico e dicooperative private, di strut-ture per l’ospitalità e di per-sonale che lavora in questa“industria del bene” dove cisono molti volontari, ma do-ve girano anche molti soldi.Sono forse l’unica cosa chenon manca, in questa storiadove mancano, a volte, lapietà, la misura, il buonsen-so: non i soldi, centinaia dimilioni di euro stanziati dal-lo Stato. A Roma alcune coo-perative sociali sono finitedentro i faldoni giudiziari diMafia Capitale. E a Milano?Chi sono i protagonisti del“business dell’ac co gli en-za”? Come lavorano? Quantisoldi gestiscono?

Peppe Monetti, 42 anni, i-dee chiare e aria molto ca-sual, lavora per la Casa dellaCarità, fondata da don Virgi-nio Colmegna e ormai di-ventata a Milano un’i st it u-zione. Prova a spiegare lanon semplice geografiade ll’accoglienza, stretta travolontariato e burocrazia.Negli anni si è consolidatoun “Modello Milano”. È unsistema di accoglienza com-posto da tre percorsi paral-leli.

Da una parte, il percorso“ordinario” per chi viene dauna zona di guerra e chiedeasilo in Italia: se ne fa caricoil ministero dell’Interno e, inconcreto, le prefetture, at-traverso i centri del “Si s t e-ma di protezione per rifugia-ti e richiedenti asilo”, in siglaSprar. Un sistema che offreassistenza in attesa dellaconcessione dell’asilo e per isei mesi successivi all’acco-glimento della domanda. Intotale, un periodo che puòdurare anche un paio d’anni.Per ogni profugo, lo Statostanzia 35 euro al giorno, pervitto, alloggio, assistenza le-gale, psicologica, sanitaria eper pagare gli operatori so-ciali che lo aiutano. Nel 2012,i posti Sprar erano 8 mila.Nel 2015 sono diventati 21mila. Costo per lo Stato: 270milioni di euro.

A volte questo sistema, il

più garantito e controllato,collassa. E allora le prefettu-re aprono, in emergenza, unsecondo percorso: conven-zioni dirette con cooperati-ve e associazioni fuori dal si-stema Sprar. È successo, peresempio, ad agosto, quandoè arrivata in Italia l’o nd a t adei profughi siriani in fugadalla guerra nel loro Paese.

A Milano è stato poi “in-ventato” un terzo percorso,un ’accoglienza di rito am-brosiano. È un sistema per icosiddetti “tran sita nti”: so-no famiglie per lo più di si-riani o di eritrei che scappa-no dalla guerra e dal regimedel loro Paese e che non fan-no domanda d’asilo all’I ta-lia, ma passano di qui soloper arrivare nei Paesi delnord Europa, dove già risie-dono i loro parenti o amici.Sono persone ignorate dallestatistiche del ministerodell’Interno, ma in due anni,dall’ottobre 2013 a oggi, so-no state appunto 85 mila.Hanno trascorso in città unamedia di 4,7 giorni e poi sonoripartiti. Sono costati 11,2milioni di euro.

Quella gara impostad a l l’Anac di CantoneAnche questo percorso è fi-nanziato con fondi governa-tivi, con denaro che provie-ne soprattutto dall’U n i on eeuropea (il “Fondo asilo”).In questo caso a stringere u-na convenzione con la pre-fettura è il Comune di Mila-no, che a sua volta distribui-sce i profughi nelle diversestrutture disponibili. A Mi-lano si è dovuto trovare unposto per dormire a 1.300persone ogni notte. Per farfronte agli arrivi massiccidella scorsa estate, l’assesso-re Majorino non ha potutofare delle gare, ma si è rivoltoagli enti e alle associazioniche in città già si occupanodei senza fissa dimora, i“barboni” che non hanno untetto. A loro vengono dati u-na branda e un pasto, nientedi più, con una spesa per ilComune di 8 euro a personaper notte. Per i profughi, in-vece, la tariffa pagata dalloStato è ben più alta: 35 euroal giorno, appunto.

L’Autorità nazionale anti-corruzione (Anac) di Raffae-le Cantone nell’aprile 2015chiede al sindaco GiulianoPisapia chiarimenti sull’affi-damento degli appalti. Sonoirregolari, denunciano Mar-

co Cappato e i radicali mila-nesi. Majorino corre ai ripa-ri: viene avviata una gara re-golare per stabilire un nuovoelenco di enti e associazioniche si occupino dei “transi-tanti”. Il Comune, dei 35 eu-ro dati dal governo, ne pa-gherà 32 al giorno per ogni o-spite, quando saranno rico-verati in strutture fornitede ll ’ente o associazione, 27euro quando l’ospitalità av-viene in strutture cedute dalComune in comodato d’uso.

Se confrontate con questecifre, quelle delle nuove o-

spitalità in famiglie privatesu cui ora è scoppiata la po-lemica garantiscono un ri-sparmio, garantisce Majori-no: ogni r costerà solo 10,50euro al giorno. “L’accoglien-za in famiglia dei rifugiati,dunque, ci permetterà nonsolo di sperimentare formenuove e più efficaci di soli-darietà e inclusione sociale,ma anche di razionalizzarel’uso delle risorse statali de-stinate ai richiedenti asilo,con un risparmio addiritturadel 70 per cento sulla spesamedia per l’ospitalità”. Le 20persone (non di più) che sa-ranno accolte dalle “famigliesol idali ” per 6 mesi coste-ranno 42 mila euro, a frontedei 129 mila che sarebberopagati ai centri convenzio-nati.

Sono tanti o pochi, i 35 eu-

PIERFRANCESCO MAJORINOASSESSORE ALL’A SS I ST E N Z A

L’accoglienza in famiglia dei rifugiatici permetterà di sperimentare formenuove e più efficaci di solidarietàe inclusione sociale, ma anchedi risparmiare sui fondi statali peri richiedenti asilo: spenderemo 10,50euro a persona invece di 35 euro

Gli attacchi Salvini contro il Comune di Milano:finanzierà le famiglie che accolgono profughi. Sonosolo 20 posti e permetteranno un risparmio del 70%

Bu s i ne ssr i f ug i at i

Lap ole m icaIl Comune diMilano hadeciso dioffrire fino a400 euro almese allefamiglie cheo s p i te ra n n ochi ha dirittoad avere asilo(nell’a m b i todel sistemaSprar delm i n i s te rodell’I n te r n o) .C’è già unprecedente: aTrieste, sui n i z i a t i vadella Caritas,le istituzionilocalihannostudiato uns i s te m aanalogo, piùeconomico (eforse piùefficace) cheaffidare glistranieri alleco o p e ra t i ve .Anche in quelcaso, come aMilano, èprevisto unr i m b o rs ospese di 400euro afa m i g l i a

l85mila

I profughiaccoltiin due anni,dall’o t t o b re2013 a oggi,a Milano.Oltre 17 milaerano donne,16 milabambini.Siriani (62%),eritrei (28%).

l2 70I milionidi eurostanziatidallo Statopera c c o g l i e rei 21 milap ro f u g h iche hannochiesto asiloall’Italianel 2015.

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL FATTO SPECIALE » 9

Il Fatto Speciale

ro pagati alle associazioniconvenzionate? Se a ognipersona accolta offri un ser-vizio di buona qualità, con o-peratori professionali, me-dici, psicologi, avvocati, me-diatori culturali, per far qua-drare i conti dovrai ricorrerealle donazioni e al volonta-riato. Ma se non vai troppoper il sottile e ammassi i pro-fughi in stanzoni, offrendoun letto e un pasto e nientepiù, allora, nei momenti digrande afflusso, l’accoglien-za diventa un bel business.

C’è chi la fa anche su scalaindustriale. In Italia, alla pe-riferia di Milano, opera unamultinazionale francese,Gepsa (Gestion Etablisse-ments Penitenciers ServicesAuxiliares), legata alla GdfSuez, che in Francia gestiscealcune carceri e da noi gesti-sce l’ex Cie (il Centro di i-dentificazione ed espulsio-ne) di via Corelli, ora diven-tato un centro per i richie-denti asilo.

Anche alcuni privati, nelmomento di massima emer-genza, hanno provato a en-trare nell’affare: offrendostabili sfitti o capannoni perospitare i profughi. A paga-mento, naturalmente: comeha fatto il proprietario di unfabbricato commerciale di200 metri quadrati nell’hin-terland milanese che ha of-ferto i suoi spazi a un’orga-

nizzazione cattolica a 2.500euro al mese. Respinto, ma ciha provato.

Chi sono quelli che fannoaccoglienza a Milano? L’e-lenco è lungo: CooperativaFarsi Prossimo, FondazioneProgetto Arca, City Angels,Casa della Carità, Comunitàdi Sant’Egidio, FondazioneFratelli di San Francesco,Save the Children, Alberodella Vita, oltre alla Prote-zione civile comunale, la Po-lizia locale, l’Asl Milano, laSocietà Italiana Pediatri e ilGruppo volontari della Sta-zione Centrale.

I colossi laicie cattoliciL’organizzazione più nota èla Casa della Carità di donVirginio Colmegna. Questaperò resta per scelta fuoridal giro del business, limi-tandosi ad accogliere i piùbisognosi e i casi più difficili,come gli stranieri che hannobisogno di assistenza psi-chiatrica. Lo fa gratis, senzachiedere i fondi pubblici.

Le due organizzazionimaggiori d’accoglienza sonoinvece “Farsi Prossimo”, ilbraccio operativo della Cari-tas, e “Progetto Arca”. Catto-lica la prima, laica la secon-da. Arca è nata dall’impegnodi Alberto Sinigallia, che ini-ziò da ragazzo ad aiutareFratel Ettore, il frate che ac-

coglieva e dava un tetto e unpasto ai “barboni” di Milano.“Ma Arca è un’organizzazio -ne laica. Io, per dire, sono po’ebreo e un po’cattolico”, rac-conta Sinigallia, “ma è certoche per fare questa attivitàbisogna avere delle forti mo-tivazioni, non confessionali,ma morali e umane”. Quandonasce, nel 1994, Arca si occu-pa di recuperare i tossicodi-pendenti da eroina. Poi cre-sce fino a diventare un’orga -nizzazione con circa 200 di-pendenti stipendiati, 330 vo-lontari, 1 milione di pasti di-spensati, 300 mila posti lettoofferti e più di 45 mila perso-ne assistite nel 2015, con ungiro d’affari di oltre 10 milio-ni di euro. Di questi, 6 milionisono fondi pubblici e 4 milio-ni sono raccolti da donatori,con un’azione di fund raising(costo: il 18 per cento dei fon-di raccolti).

Arca è presente a Torino,Roma, Napoli e Catania, maa Milano ha il suo cuore. Quigestisce i l centro di viaMambretti, una ex scuola di4.200 metri quadrati e 250posti che le è stata assegnatadal Comune di Milano per20 anni; il centro di via Aldi-ni, 4.500 metri quadrati con300 posti per migranti; piùaltre realtà più piccole. Ha u-na sede di proprietà di 720metri quadri in via Artigia-nelli, dove ha la sua direzio-

ne e un piccolo centro di ac-coglienza per persone senzadimora e con problemi di di-pendenza, da gioco o dro-ghe. “Ora puntiamo moltosul progetto Housing First”,dice Sinigallia, “utilizzandouna cinquantina di monolo-cali o bilocali dell’Aler perstimolare le persone che aiu-tiamo a reinserirsi e a ripar-tire”.

L’altro grande fornitoredi posti d’accoglienza a Mi-

lano è la coo-p e r a t i v aFarsi Prossi-mo. In orbitaCaritas, hau n a c i n-quantina diposti per fa-miglie e don-n e s o l e i n

transito, un’ottantina di o-spiti (di cui 26 in apparta-mento) in convenzione conla prefettura e 284 nel pro-gramma Sprar. Da quandotutto è cominciato, il 18 otto-bre 2013, la cooperativa havisto passare 13.190 persone,di cui 3.400 minori. Il costo:268.650 euro. “A prescinde-re dalle età e dalle necessità,la convenzione prevedesempre la stessa cifra”, spie-ga la referente della coope-rativa, Annamaria Lodi: 24euro a persona, a cui dopo iprimi sette giorni di perma-nenza si aggiungono 2,5 eu-ro di pocket money: soldi daspendere per piccole spesepersonali. Ma per i minori,per esempio, l’accoglienza èpiù costosa. Impossibile pe-rò cambiare i tariffari.

Finita l’estate, la coopera-tiva ha aggiunto altri 50 postiofferti da oratori e parroc-chie di Milano, anche in ri-sposta alle raccomandazionidi papa Francesco che hachiesto alla Chiesa di acco-gliere i profughi. In questicasi, Farsi Prossimo gestiscel’accoglienza, insieme ai vo-lontari delle parrocchie. Ilsuo personale è composto danove impiegati con base aCasa Suraya, il fiore all’o c-chiello dell’accoglienza diCaritas. La casa, un istitutodelle suore della Riparazio-ne, è stata ristrutturata in

convenzione con il Comunedi Milano e inaugurata il 20giugno 2014: è stata chiama-ta Suraya come la bambinasiriana figlia di una profuga enata a Milano nel maggio2014. Prima, Farsi Prossimoaveva sede in una ex scuolain via Fratelli Zoja offertadal Comune in comodatod’uso. “Era uno spazio ina-datto”, racconta Lodi, “ave-vo paura che si infiltrassero itrafficanti di persone”. CasaSuraya è invece protetta daun cancello ed è costante-mente sorvegliata. I trafficiperò non si sono fermati: sisono spostati in Porta Vene-zia e in Stazione Centrale.

Le cooperative cacciateper Mafia CapitaleAltre organizzazioni attiven e ll ’accoglienza in conven-zione con il Comune di Mi-lano sono la FondazioneFratelli di San Francesco; laFondazione Shoah, legataalla comunità ebraica mila-nese, che gestisce 50 posti alBinario 21 della stazionecentrale; la Cooperativa LaStrada; l’Istituto don Gnoc-chi. Due cooperative, Inte-gra e Inopera, sono state e-scluse per “gravi inadem-p ie n ze ” e perché coinvoltenelle indagini su Mafia Capi-tale. Come la cooperativa LaCascina, vicina a Cl e moltoattiva a Roma. Questa hatentato di entrare anche aMilano, ma non ha finoravinto alcun bando per l’assi-stenza rifugiati. In compen-so, si è inserita alla grandenel settore della ristorazio-n e s c o l a s t i c a , i n p a e s idell’hinterland milanese co-me Cinisello Balsamo e Lo-cate Triulzi, fino a Melegna-no e a Varese.

Le polemiche politichesulle spese per i profughi so-no alimentate anche dall’a-ria elettorale. L’a ss es so reMajorino ribadisce che conl’accoglienza nelle famigliesi risparmieranno soldi pub-blici e ribatte: “La nostra, aldi là della becera retorica le-ghista, è buona amministra-zione della città e della cosapubblica”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Rito ambrosiano Nel settore è entrata la multinazionaleGepsa che in Francia gestisce carceri e qui un ex CieMa ci sono anche le cooperative (bianche) del mondo Caritas

Dopo Mafia CapitaleL’inchiesta della Procura di Roma partita a fine 2014 ha rivelatocome a Roma il sistema di accoglienza dei migranti, inparticolare dei richiedenti asilo, sia diventato un businesscolossale per le cooperative che incassano fondi dallo Statooffrendo servizi di scarsa qualità. E conseguendo così elevati

margini. “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Iltraffico di droga rende meno", diceva al telefono, intercettato,Salvatore Buzzi, l’uomo più potente del sistema coop, socio inaffari dell’ex terrorista nero Massimo Carminati. Siamo quindiandati a vedere cosa succede a Milano, dove il businessdell’assistenza ha preso forme diverse. E dove ora il Comune

sta provando l’esperimento di affidare i richiedenti asilodirettamente alle famiglie, con un piccolo rimborso spese(400 euro). Un’idea che ha subito suscitato le polemiche dellaLega Nord di Matteo Salvini che però, in questi mesi, ha anchedenunciato come l’afflusso di profughi si stesse dimostrandoun lucroso business per cooperative e associazioni.

l35 e u ro

La cifrastanziatadallo Statoal giorno,per persona,che vienedata alleassociazioniche sioccupano dia c c o g l i e rei profughi.

l10 mln

Giro d’affaridellaFondazioneArca, 200dipendenti,1 milione dipasti e 300mila postiletto offerti,45 milapersoneassistite.

I momentid i f f ic i l iL’e me rge n z aprof ug h iin StazioneC e nt ra ledi Milano agiugno 2015.Sotto, il pro-getto “Hu bM ig ra nt i”La Pre ss e

I nc u b os ca b b i aSei mesi fac’era anchela psicosiscabbia in cit-tà, la malattiaave vacont ag i atoalcuni dei mi-granti rifugiatinella stazionedi MilanoLa Pre ss e

Page 9: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

8 | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

Il Fatto SpecialeL’industria della bontàIl caso Milano: quantorendono i profughi

A» LORENZO BAGNOLIGIANNI BARBACETTO

ttacchi politici durissimi daMatteo Salvini e Giorgia Me-loni, per aver deciso di finan-ziare i privati che vogliano o-spitare i profughi a casa loro.Addirittura minacce di mor-te, per il progetto di realizza-re due moschee a Milano.Pierfrancesco Majorino, as-sessore all’Assistenza delComune (e candidato alleprimarie del centrosinistra)non si scompone. È stato unodei protagonisti dell’e me r-genza profughi a Milano: lastoria è quella dei disperatiche sono arrivati qui a mi-gliaia, sfuggendo alle guerreo alla fame dei loro Paesi d’o-rigine.

Il momento più dramma-tico è stato nell’agosto 2015,quando la Stazione Centraleera ogni giorno invasa da unafolla di persone, per lo più si-riane, che sbarcavano daitreni. Ma in due anni, dall’ot-tobre 2013 a oggi, Milano haofferto assistenza e ricoveroa 85 mila persone, di cui oltre17 mila donne e 16 mila bam-bini. In maggior parte siriani(62 per cento) ed eritrei (28per cento), ma anche prove-nienti dagli altri Paesi dell’A-frica e del Medioriente. Mol-ti arrivavano a Milano conl’intenzione di raggiungerela Svezia, la Germania, l’O-landa. Finita l’emergenza ecessato il clamore mediatico,sono tornati invisibili: ormaila rotta di fuga più frequen-tata è quella balcanica, macontinuano ad arrivare an-che a Milano – una decina algiorno – in attesa di ripartireper un Paese europeo più anord. Invisibili, adesso, al-meno fino alla prossima e-mergenza.

L’i nve n z i o nedei “transit anti”Attorno a loro, Milano ha co-struito un sistema d’ac co-glienza molto più struttura-to che nel resto d’Italia. Fat-to d’intervento pubblico e dicooperative private, di strut-ture per l’ospitalità e di per-sonale che lavora in questa“industria del bene” dove cisono molti volontari, ma do-ve girano anche molti soldi.Sono forse l’unica cosa chenon manca, in questa storiadove mancano, a volte, lapietà, la misura, il buonsen-so: non i soldi, centinaia dimilioni di euro stanziati dal-lo Stato. A Roma alcune coo-perative sociali sono finitedentro i faldoni giudiziari diMafia Capitale. E a Milano?Chi sono i protagonisti del“business dell’ac co gli en-za”? Come lavorano? Quantisoldi gestiscono?

Peppe Monetti, 42 anni, i-dee chiare e aria molto ca-sual, lavora per la Casa dellaCarità, fondata da don Virgi-nio Colmegna e ormai di-ventata a Milano un’i st it u-zione. Prova a spiegare lanon semplice geografiade ll’accoglienza, stretta travolontariato e burocrazia.Negli anni si è consolidatoun “Modello Milano”. È unsistema di accoglienza com-posto da tre percorsi paral-leli.

Da una parte, il percorso“ordinario” per chi viene dauna zona di guerra e chiedeasilo in Italia: se ne fa caricoil ministero dell’Interno e, inconcreto, le prefetture, at-traverso i centri del “Si s t e-ma di protezione per rifugia-ti e richiedenti asilo”, in siglaSprar. Un sistema che offreassistenza in attesa dellaconcessione dell’asilo e per isei mesi successivi all’acco-glimento della domanda. Intotale, un periodo che puòdurare anche un paio d’anni.Per ogni profugo, lo Statostanzia 35 euro al giorno, pervitto, alloggio, assistenza le-gale, psicologica, sanitaria eper pagare gli operatori so-ciali che lo aiutano. Nel 2012,i posti Sprar erano 8 mila.Nel 2015 sono diventati 21mila. Costo per lo Stato: 270milioni di euro.

A volte questo sistema, il

più garantito e controllato,collassa. E allora le prefettu-re aprono, in emergenza, unsecondo percorso: conven-zioni dirette con cooperati-ve e associazioni fuori dal si-stema Sprar. È successo, peresempio, ad agosto, quandoè arrivata in Italia l’o nd a t adei profughi siriani in fugadalla guerra nel loro Paese.

A Milano è stato poi “in-ventato” un terzo percorso,un ’accoglienza di rito am-brosiano. È un sistema per icosiddetti “tran sita nti”: so-no famiglie per lo più di si-riani o di eritrei che scappa-no dalla guerra e dal regimedel loro Paese e che non fan-no domanda d’asilo all’I ta-lia, ma passano di qui soloper arrivare nei Paesi delnord Europa, dove già risie-dono i loro parenti o amici.Sono persone ignorate dallestatistiche del ministerodell’Interno, ma in due anni,dall’ottobre 2013 a oggi, so-no state appunto 85 mila.Hanno trascorso in città unamedia di 4,7 giorni e poi sonoripartiti. Sono costati 11,2milioni di euro.

Quella gara impostad a l l’Anac di CantoneAnche questo percorso è fi-nanziato con fondi governa-tivi, con denaro che provie-ne soprattutto dall’U n i on eeuropea (il “Fondo asilo”).In questo caso a stringere u-na convenzione con la pre-fettura è il Comune di Mila-no, che a sua volta distribui-sce i profughi nelle diversestrutture disponibili. A Mi-lano si è dovuto trovare unposto per dormire a 1.300persone ogni notte. Per farfronte agli arrivi massiccidella scorsa estate, l’assesso-re Majorino non ha potutofare delle gare, ma si è rivoltoagli enti e alle associazioniche in città già si occupanodei senza fissa dimora, i“barboni” che non hanno untetto. A loro vengono dati u-na branda e un pasto, nientedi più, con una spesa per ilComune di 8 euro a personaper notte. Per i profughi, in-vece, la tariffa pagata dalloStato è ben più alta: 35 euroal giorno, appunto.

L’Autorità nazionale anti-corruzione (Anac) di Raffae-le Cantone nell’aprile 2015chiede al sindaco GiulianoPisapia chiarimenti sull’affi-damento degli appalti. Sonoirregolari, denunciano Mar-

co Cappato e i radicali mila-nesi. Majorino corre ai ripa-ri: viene avviata una gara re-golare per stabilire un nuovoelenco di enti e associazioniche si occupino dei “transi-tanti”. Il Comune, dei 35 eu-ro dati dal governo, ne pa-gherà 32 al giorno per ogni o-spite, quando saranno rico-verati in strutture fornitede ll ’ente o associazione, 27euro quando l’ospitalità av-viene in strutture cedute dalComune in comodato d’uso.

Se confrontate con questecifre, quelle delle nuove o-

spitalità in famiglie privatesu cui ora è scoppiata la po-lemica garantiscono un ri-sparmio, garantisce Majori-no: ogni r costerà solo 10,50euro al giorno. “L’accoglien-za in famiglia dei rifugiati,dunque, ci permetterà nonsolo di sperimentare formenuove e più efficaci di soli-darietà e inclusione sociale,ma anche di razionalizzarel’uso delle risorse statali de-stinate ai richiedenti asilo,con un risparmio addiritturadel 70 per cento sulla spesamedia per l’ospitalità”. Le 20persone (non di più) che sa-ranno accolte dalle “famigliesol idali ” per 6 mesi coste-ranno 42 mila euro, a frontedei 129 mila che sarebberopagati ai centri convenzio-nati.

Sono tanti o pochi, i 35 eu-

PIERFRANCESCO MAJORINOASSESSORE ALL’A SS I ST E N Z A

L’accoglienza in famiglia dei rifugiatici permetterà di sperimentare formenuove e più efficaci di solidarietàe inclusione sociale, ma anchedi risparmiare sui fondi statali peri richiedenti asilo: spenderemo 10,50euro a persona invece di 35 euro

Gli attacchi Salvini contro il Comune di Milano:finanzierà le famiglie che accolgono profughi. Sonosolo 20 posti e permetteranno un risparmio del 70%

Bu s i ne ssr i f ug i at i

Lap ole m icaIl Comune diMilano hadeciso dioffrire fino a400 euro almese allefamiglie cheo s p i te ra n n ochi ha dirittoad avere asilo(nell’a m b i todel sistemaSprar delm i n i s te rodell’I n te r n o) .C’è già unprecedente: aTrieste, sui n i z i a t i vadella Caritas,le istituzionilocalihannostudiato uns i s te m aanalogo, piùeconomico (eforse piùefficace) cheaffidare glistranieri alleco o p e ra t i ve .Anche in quelcaso, come aMilano, èprevisto unr i m b o rs ospese di 400euro afa m i g l i a

l85mila

I profughiaccoltiin due anni,dall’o t t o b re2013 a oggi,a Milano.Oltre 17 milaerano donne,16 milabambini.Siriani (62%),eritrei (28%).

l2 70I milionidi eurostanziatidallo Statopera c c o g l i e rei 21 milap ro f u g h iche hannochiesto asiloall’Italianel 2015.

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL FATTO SPECIALE » 9

Il Fatto Speciale

ro pagati alle associazioniconvenzionate? Se a ognipersona accolta offri un ser-vizio di buona qualità, con o-peratori professionali, me-dici, psicologi, avvocati, me-diatori culturali, per far qua-drare i conti dovrai ricorrerealle donazioni e al volonta-riato. Ma se non vai troppoper il sottile e ammassi i pro-fughi in stanzoni, offrendoun letto e un pasto e nientepiù, allora, nei momenti digrande afflusso, l’accoglien-za diventa un bel business.

C’è chi la fa anche su scalaindustriale. In Italia, alla pe-riferia di Milano, opera unamultinazionale francese,Gepsa (Gestion Etablisse-ments Penitenciers ServicesAuxiliares), legata alla GdfSuez, che in Francia gestiscealcune carceri e da noi gesti-sce l’ex Cie (il Centro di i-dentificazione ed espulsio-ne) di via Corelli, ora diven-tato un centro per i richie-denti asilo.

Anche alcuni privati, nelmomento di massima emer-genza, hanno provato a en-trare nell’affare: offrendostabili sfitti o capannoni perospitare i profughi. A paga-mento, naturalmente: comeha fatto il proprietario di unfabbricato commerciale di200 metri quadrati nell’hin-terland milanese che ha of-ferto i suoi spazi a un’orga-

nizzazione cattolica a 2.500euro al mese. Respinto, ma ciha provato.

Chi sono quelli che fannoaccoglienza a Milano? L’e-lenco è lungo: CooperativaFarsi Prossimo, FondazioneProgetto Arca, City Angels,Casa della Carità, Comunitàdi Sant’Egidio, FondazioneFratelli di San Francesco,Save the Children, Alberodella Vita, oltre alla Prote-zione civile comunale, la Po-lizia locale, l’Asl Milano, laSocietà Italiana Pediatri e ilGruppo volontari della Sta-zione Centrale.

I colossi laicie cattoliciL’organizzazione più nota èla Casa della Carità di donVirginio Colmegna. Questaperò resta per scelta fuoridal giro del business, limi-tandosi ad accogliere i piùbisognosi e i casi più difficili,come gli stranieri che hannobisogno di assistenza psi-chiatrica. Lo fa gratis, senzachiedere i fondi pubblici.

Le due organizzazionimaggiori d’accoglienza sonoinvece “Farsi Prossimo”, ilbraccio operativo della Cari-tas, e “Progetto Arca”. Catto-lica la prima, laica la secon-da. Arca è nata dall’impegnodi Alberto Sinigallia, che ini-ziò da ragazzo ad aiutareFratel Ettore, il frate che ac-

coglieva e dava un tetto e unpasto ai “barboni” di Milano.“Ma Arca è un’organizzazio -ne laica. Io, per dire, sono po’ebreo e un po’cattolico”, rac-conta Sinigallia, “ma è certoche per fare questa attivitàbisogna avere delle forti mo-tivazioni, non confessionali,ma morali e umane”. Quandonasce, nel 1994, Arca si occu-pa di recuperare i tossicodi-pendenti da eroina. Poi cre-sce fino a diventare un’orga -nizzazione con circa 200 di-pendenti stipendiati, 330 vo-lontari, 1 milione di pasti di-spensati, 300 mila posti lettoofferti e più di 45 mila perso-ne assistite nel 2015, con ungiro d’affari di oltre 10 milio-ni di euro. Di questi, 6 milionisono fondi pubblici e 4 milio-ni sono raccolti da donatori,con un’azione di fund raising(costo: il 18 per cento dei fon-di raccolti).

Arca è presente a Torino,Roma, Napoli e Catania, maa Milano ha il suo cuore. Quigestisce i l centro di viaMambretti, una ex scuola di4.200 metri quadrati e 250posti che le è stata assegnatadal Comune di Milano per20 anni; il centro di via Aldi-ni, 4.500 metri quadrati con300 posti per migranti; piùaltre realtà più piccole. Ha u-na sede di proprietà di 720metri quadri in via Artigia-nelli, dove ha la sua direzio-

ne e un piccolo centro di ac-coglienza per persone senzadimora e con problemi di di-pendenza, da gioco o dro-ghe. “Ora puntiamo moltosul progetto Housing First”,dice Sinigallia, “utilizzandouna cinquantina di monolo-cali o bilocali dell’Aler perstimolare le persone che aiu-tiamo a reinserirsi e a ripar-tire”.

L’altro grande fornitoredi posti d’accoglienza a Mi-

lano è la coo-p e r a t i v aFarsi Prossi-mo. In orbitaCaritas, hau n a c i n-quantina diposti per fa-miglie e don-n e s o l e i n

transito, un’ottantina di o-spiti (di cui 26 in apparta-mento) in convenzione conla prefettura e 284 nel pro-gramma Sprar. Da quandotutto è cominciato, il 18 otto-bre 2013, la cooperativa havisto passare 13.190 persone,di cui 3.400 minori. Il costo:268.650 euro. “A prescinde-re dalle età e dalle necessità,la convenzione prevedesempre la stessa cifra”, spie-ga la referente della coope-rativa, Annamaria Lodi: 24euro a persona, a cui dopo iprimi sette giorni di perma-nenza si aggiungono 2,5 eu-ro di pocket money: soldi daspendere per piccole spesepersonali. Ma per i minori,per esempio, l’accoglienza èpiù costosa. Impossibile pe-rò cambiare i tariffari.

Finita l’estate, la coopera-tiva ha aggiunto altri 50 postiofferti da oratori e parroc-chie di Milano, anche in ri-sposta alle raccomandazionidi papa Francesco che hachiesto alla Chiesa di acco-gliere i profughi. In questicasi, Farsi Prossimo gestiscel’accoglienza, insieme ai vo-lontari delle parrocchie. Ilsuo personale è composto danove impiegati con base aCasa Suraya, il fiore all’o c-chiello dell’accoglienza diCaritas. La casa, un istitutodelle suore della Riparazio-ne, è stata ristrutturata in

convenzione con il Comunedi Milano e inaugurata il 20giugno 2014: è stata chiama-ta Suraya come la bambinasiriana figlia di una profuga enata a Milano nel maggio2014. Prima, Farsi Prossimoaveva sede in una ex scuolain via Fratelli Zoja offertadal Comune in comodatod’uso. “Era uno spazio ina-datto”, racconta Lodi, “ave-vo paura che si infiltrassero itrafficanti di persone”. CasaSuraya è invece protetta daun cancello ed è costante-mente sorvegliata. I trafficiperò non si sono fermati: sisono spostati in Porta Vene-zia e in Stazione Centrale.

Le cooperative cacciateper Mafia CapitaleAltre organizzazioni attiven e ll ’accoglienza in conven-zione con il Comune di Mi-lano sono la FondazioneFratelli di San Francesco; laFondazione Shoah, legataalla comunità ebraica mila-nese, che gestisce 50 posti alBinario 21 della stazionecentrale; la Cooperativa LaStrada; l’Istituto don Gnoc-chi. Due cooperative, Inte-gra e Inopera, sono state e-scluse per “gravi inadem-p ie n ze ” e perché coinvoltenelle indagini su Mafia Capi-tale. Come la cooperativa LaCascina, vicina a Cl e moltoattiva a Roma. Questa hatentato di entrare anche aMilano, ma non ha finoravinto alcun bando per l’assi-stenza rifugiati. In compen-so, si è inserita alla grandenel settore della ristorazio-n e s c o l a s t i c a , i n p a e s idell’hinterland milanese co-me Cinisello Balsamo e Lo-cate Triulzi, fino a Melegna-no e a Varese.

Le polemiche politichesulle spese per i profughi so-no alimentate anche dall’a-ria elettorale. L’a ss es so reMajorino ribadisce che conl’accoglienza nelle famigliesi risparmieranno soldi pub-blici e ribatte: “La nostra, aldi là della becera retorica le-ghista, è buona amministra-zione della città e della cosapubblica”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Rito ambrosiano Nel settore è entrata la multinazionaleGepsa che in Francia gestisce carceri e qui un ex CieMa ci sono anche le cooperative (bianche) del mondo Caritas

Dopo Mafia CapitaleL’inchiesta della Procura di Roma partita a fine 2014 ha rivelatocome a Roma il sistema di accoglienza dei migranti, inparticolare dei richiedenti asilo, sia diventato un businesscolossale per le cooperative che incassano fondi dallo Statooffrendo servizi di scarsa qualità. E conseguendo così elevati

margini. “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Iltraffico di droga rende meno", diceva al telefono, intercettato,Salvatore Buzzi, l’uomo più potente del sistema coop, socio inaffari dell’ex terrorista nero Massimo Carminati. Siamo quindiandati a vedere cosa succede a Milano, dove il businessdell’assistenza ha preso forme diverse. E dove ora il Comune

sta provando l’esperimento di affidare i richiedenti asilodirettamente alle famiglie, con un piccolo rimborso spese(400 euro). Un’idea che ha subito suscitato le polemiche dellaLega Nord di Matteo Salvini che però, in questi mesi, ha anchedenunciato come l’afflusso di profughi si stesse dimostrandoun lucroso business per cooperative e associazioni.

l35 e u ro

La cifrastanziatadallo Statoal giorno,per persona,che vienedata alleassociazioniche sioccupano dia c c o g l i e rei profughi.

l10 mln

Giro d’affaridellaFondazioneArca, 200dipendenti,1 milione dipasti e 300mila postiletto offerti,45 milapersoneassistite.

I momentid i f f ic i l iL’e me rge n z aprof ug h iin StazioneC e nt ra ledi Milano agiugno 2015.Sotto, il pro-getto “Hu bM ig ra nt i”La Pre ss e

I nc u b os ca b b i aSei mesi fac’era anchela psicosiscabbia in cit-tà, la malattiaave vacont ag i atoalcuni dei mi-granti rifugiatinella stazionedi MilanoLa Pre ss e

Page 10: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

10 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

LIBIA DAESH RIVENDICA ATTACCO A ZLITANLo Stato Islamico rivendica l’attentato a Zlitan, cheha fatto 70 morti. Nel comunicato il gruppo “Prov i n -cia di Tripoli” si attribuisce l'uccisione di “circa 80”persone e il ferimento di altre 150 per mano di un at-tentatore suicida contro una base delle “forze degliapostati libici”. In Libia Daesh ha lanciato una offen-siva anche nella zona dei pozzi di petrolio di Sirte. Ilgoverno di unità non si è ancora insediato. Ansa

U SA SPARA AD AGENTE “IN NOME DELL’I S I S”“L'ho fatto per l’Isis”: sono le parole di Edward Archerche a Filadelfia ha sparato 13 colpi di pistola controun agente, Jessie Harnett, 33 anni, ferendolo grave-mente. La polizia parla di “possibile imboscata ter-ro r i s t i c a ”. L’uomo avrebbe detto di averlo fatto "innome dell’Islam" e di aver promesso lealtà allo Statoislamico. La pistola utilizzata è in dotazione alle forzedell’ordine ed è stata rubata nell’ottobre del 2013.

Mar Rosso di sanguel’Isis attacca un resort

EGITTO In tre si lanciano contro una struttura di Hurghada mavengono uccisi: “Gridavano Allah è grande”. Feriti tre europei

Il killer L’1 gennaio Nashat Melhem aveva aperto il fuoco dentro un pub: 3 morti e 7 feriti

Eliminato l’assassino senza una causache aveva seminato terrore a Tel Aviv

I SR A E L E

» VALERIO CATTANO

Lo hanno cercato per unasettimana intera ed alla fi-

ne lo hanno trovato.Quale sia stato il movente

di Nashat Melhem, 29 anni,arabo israeliano che l'1 gen-naio a Tel Aviv aveva aperto ilfuoco con un fucile Falconnel pub Hasimta- in quel mo-mento erano in corso festeg-giamenti per un compleanno- probabilmente non si sapràmai. Il ministro della Sicu-rezza interna, Ghilad Edan,ha comunque catalogato l'e-pisodio come “un atto di ter-rorismo”

Melhem è stato individua-to dallo Shin Bet, i servizi disicurezza nel villaggio nataledi Arara, 60 chilometri a norddi Tel Aviv, vicino ad una casa

abbandonata (e non una mo-schea come in un primo mo-mento si era appreso): secon-do notizie raccolte dall'Ansa,determinante è stato un canepoliziotto; quando si è avvi-cinato al suo nascondiglio,Melhem - ha riferito la poli-zia - si è innervosito e gli hasparato. Gli 007 a loro voltahanno ingaggiato una spara-toria alla fine della quale lohanno abbattuto.

Come nella migliore tradi-zione dei latitanti, il giovaneera tornato a casa per cercaree trovare protezione: alcunepersone gli hanno fornito as-sistenza, tanto che la poliziaha effettuato cinque arresti.

Di Melhem, dopo la sparato-ria firmata a Tel Aviv, si eradetto che era un disadattatopoco sano di mente; questaalmeno, la versione del padre(a sua volta arrestato), che a-veva lanciato un appello:

L’at t acconel pubdi Tel Avivnel giornodi Capodan-no fatto dall’a-rabo israelia-no Ansa

“Prendetelo prima possibile,è armato e può uccidere an-cora”. Tutto ha fatto il ricer-cato, tranne che comportarsida matto o sprovveduto; nonè un caso che per catturarlosono stati messi in campo

centinaia di poliziotti. Per e-sempio, dopo l'attacco al pubera fuggito con un taxi, gui-dato da un arabo israeliano;essendosi accorto che dentrola vettura era in funzione untelecamera, senza pensarcidue volte Melhem ha uccisol’autista portandolo su unaspiaggia isolata, poi ha di-strutto le immagini della te-lecamera.

INS OMMA , un assassinofreddo e capace che forse hacommesso il solo errore di ri-tenersi al sicuro tornando inun luogo sicuro, il suo villag-gio nel nord di Israele; lo ShinBet aveva il suo Dna ed ha

messo sotto osservazione iposti che potevano essereconsiderati dal latitante co-me basi dove trovare da dor-mire e mangiare, e magari u-sufruire di qualche vedettache lo avrebbe avvertito del-l'arrivo della polizia. Cattu-rarlo vivo, certamente, avreb-be dato la possibilità agli stes-si servizi si sicurezza di capireil movente della sparatoria alpub: così non è stato, ma I-sraele tira lo stesso un sospirodi sollievo. Il killer senza mo-vente non può più nuocere ele famiglie possono rimanda-re i bambini a scuola negli i-stituti del quartiere dove l'a-rabo israeliano ha seminato lamorte; anche se i motivi perstare con gli occhi aperti a TelAviv non mancano di certo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

» GIAMPIERO GRAMAGLIA

Attacco al turismo nelSinai: la strategia delterrore, condotta dagruppi che si richia-

mano al sedicente Stato isla-mico, colpisce in Egitto e Tu-nisia, un settore vitale dell’e-conomia dei due Paesi uscitiin modo diametralmente op-posto dalle Primavere arabe,uno avviato verso un’es p e-rienza democratica, l’alt rosotto una nuova satrapia.

L’episodio di ieri sera, aHurqada, una stazione bal-neare sul Mar Rosso moltofrequentata anche in questastagione, ha contorni ancorada definire e un bilancio, per ilmomento, indeterminato, mameno tragico di quanto s’erainizialmente temuto: tre turi-sti - due sarebbero austriaci euno svedese, ma le informa-zioni sono contraddittorie -sono rimasti feriti, quandodue o tre uomini hanno fattoirruzione all’Hotel Bella Vi-sta. Nessuno dei tre sarebbein pericolo di vita.

S ECO N D O la polizia, uno degliassalitori è stato ucciso e un al-tro è stato gravemente feritodalle forze dell’ordine, che a-vrebbero sostanzialmentesventato l’attacco. Gli assali-tori – riferisce Ahramonline -avevano armi da taglio e unapistola giocattolo: dotazioni i-nadeguate a un’azione terro-ristica. L’ucciso si chiamavaMohamed Hassan Mahfouz,aveva 21 anni e veniva da Giza,

vicino al Cairo. Le autorità e-giziane, infatti, ‘degradano’ afallita rapina l’attacco all’Ho -tel Bella Vista: lo afferma il mi-nistro del Turismo HishamZazou. Le forze di sicurezzahanno però chiuso l’a cc es soalla città, sebbene l'emergen-za appaia conclusa: gli assali-tori non sarebbero arrivati dalmare, ma dall’entroterra. For-tunatamente, nulla di compa-rabile a quanto avvenuto l’an -

no scorso a Tunisi, dove vi fu-rono anche vittime italiane, e aSousse, in Tunisia; oppure nelSinai, con l’aereo russo caricodi turisti fatto esplodere in vo-lo poco dopo il decollo daSharm el Sheik.

La Farnesina, in contattocon l’ambasciata d’Italia alCairo, sta cercando di verifi-care presenze e condizioni de-gli italiani a Hurqada e, in par-ticolare, nell’Hotel Bella Vi-sta, uno di quelli proposti daitour operator ai turisti che,nonostante la tensione nellaRegione, non rinunciano a u-na vacanza a basso costo sulMar Rosso. Oggettivamente,le cronache da quell’area nonsono tranquillizzanti: la re-pressione messa in atto dal re-gime del generale al-Sisi, che,

salito al potere dopo il rove-sciamento del presidente de-m o c r a t i c a m e n t e e l e t t oMohamed Morsi, ha messo albando la Fratellanza musul-mana, spinge alla lotta armatale frange più estremiste delmovimento islamista.

E PROPRIO IERIlo Stato islami-co aveva rivendicato l'attacco,giovedì, contro un autobuscon 48 turisti di nazionalità i-sraeliana a Giza, l’area dellepiramidi nei pressi del Cairo:“Eseguendo gli ordini del Ca-liffo, una squadra del Califfatoha compiuto un attacco con-tro un bus che trasportava de-gli ebrei a Haram. L'azione hacausato decine di morti e ferititra gli ebrei e le guardie del-l'albergo, e i nostri soldati so-

no riusciti a fuggire”, si leggein un comunicato. In realtà,secondo le autorità egizianel'attacco non ha fatto vittime.Il ministero dell'Interno egi-ziano attribuisce l’episodio adalcuni membri dei Fratellimusulmani. Dal gruppetto dicirca 20 persone sarebbe statolanciato un ordigno artigiana-le che avrebbe colpito l'auto-bus e la facciata di un albergo,causando solo danni materia-

li. Sempre ieri s’è saputo d’unordigno esploso a nord di el A-rish, sul tracciato del gasdottodel Sinai. Secondo il quotidia-no arabo al Masry al Youm, gliinquirenti ritengono che l'at-tentato sia opera del gruppojihadista dello Stato del Sinai,già noto come Ansar Beit alMaqdis, prima dell'affiliazio-ne allo Stato islamico.

L'attentato ha provocato unincendio e l’interruzione delleforniture. Che l’Egitto sia sot-to attacco da parte delle mili-zie jihadiste lo conferma an-che il rinnovarsi di rapimentidi egiziani in Libia, nelle areecontrollate dalle bande delCaliffo: ieri, 21 cittadini egi-ziani sarebbero stati seque-strati.

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S ottoat t accoÈ di giovedìl’a s s a ltoal Cairo . A de-stra una im-magine delBella Villa,preso d’assal-to ieri sera datre terroristiRe u te rs /A n s a

Gioco al ribassoIl ministro del TurismoHisham Zazou parladi tentata rapinaall’Hotel Bella Vista

Guerra apertaAl Sisi ha messoal bando la FratellanzaMusulmana e le frangeestremiste rispondono

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | ESTERI » 11

F R A NC I A Salah lascia mille traccema non lo prendono maiTrovato il covo di Bruxelles dove furono confezionate le cinture esplosive, lui resta latitante

Fine della latitanza Joaquin Guzman, il re dei narcos, potrebbe essere estradato in America

Adios El Chapo, la Marina lo riprendeM E S SICO

» ROBERTO ROTUNNO

El Chapo è tornato per laterza volta in carcere. Ar-

restato ieri prima dell’albaJoaquin Guzman, 58 anni, ilboss messicano del narco-traffico, leader del cartello diSinaloa, considerato il piùricco e potente del Mondo.

L’operazione, eseguita da-gli uomini della Marina altermine di una sparatorianella quale hanno perso la vi-ta cinque narcos ed è rimastoferito un militare, è avvenutaa Los Mochis, una cittadinache era proprio sotto l’e ge-monia della sua organizza-zione criminale. Ad annun-ciare la buona riuscita, attra-verso un tweet, è stato il pre-sidente del Messico Enrique

Peña Nieto: “Missione com-piuta, l’abbiamo preso”, hascritto, aggiungendo che sitratta di “un importante ri-sultato per lo stato di diritto”.La “carriera” del Chapo è fat-ta di continui arresti e conse-guenti fughe di prigione, nonsenza effetti speciali e scene

da film. Nella notte tra l’11 e il12 luglio è scappato, per la se-conda volta, dalla prigione dimassima sicurezza di Alti-plano, vicino Città del Mes-sico. Un’evasione rocambo-lesca: per portarla a termine,si è servito di un tunnel dellalunghezza di un chilometro

scavato sotto la sua cella.L’entità della pena che stascontando è di vent’anni, adaccusarlo sono anche gli StatiUniti d’America, i quali nehanno per questo chiesto l’e-stradizione.

LA COCAINA tar -gata Guzman,infatti, ha viag-giato anche al dilà dei conf inimessicani. Nel1993, è stato sco-perto a Tijuanaun sottopassag-gio di oltre 400metri che arrivadritto fino agliUsa ed è stato u-tilizzato appun-to per il traffico

di droga. Nello stesso anno, ElChapo ha subito il primo ar-resto, con l’accusa di omicidioe commercio di stupefacenti.La sua prima fuga, dal carceredi Guadalajara, non è statatroppo complicata: per por-tarla a termine, gli è bastato

corrompere gliagenti di custo-dia. Una volta li-bero, nel 2001, siè consumata l’a-scesa delle sueattività crimina-li, che lo hannoportato anche asorpassare in po-tenza le organiz-zazioni colom-biane.

Guzman ha ri-cevuto nel 2009

anche l’investitura di Forbesche lo ha segnalato come unodegli uomini più ricchi almondo, grazie al suo patrimo-nio da 1 miliardo di dollari.

Il secondo arresto è avve-nuto a febbraio del 2014, in unhotel sulla costa pacifica delMessico. Quindi, la nuovaspettacolare evasione, finoalla cattura avvenuta ieri.Non è un caso che a eseguirlasiano stati gli uomini dellaMarina, considerato l’u ni cocorpo davvero incorruttibiledel Paese centroamericano.Nonostante le precedenti se-gnalazioni della Dea statuni-tense, infatti, el Chapo erariuscito sempre a sottrarsi aitentativi di cattura da partedei militari messicani.

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Il fortinoIl boss era a LosMochis, nel suoterritorio: cinque“gor i l l a” h a n noperso la vitaper proteggerlo

Ne m icopu b bl icoEl Chapo nelpre ce de ntearresto e ilpresidente Pe-na Nieto Ansa

» LUANA DE MICCO

Pa r i g i

Le tracce lasciate dalterrorista più ricer-cato d’Europa porta-no in un apparta-

mento al terzo piano di unedificio della rue Henri Ber-gé di Schaerbeek, un comu-ne nel nord di Bruxelles. Équi che ha trovato rifugioSalah Abdeslam, l’unico delcommando terrorista cheha colpito a Parigi il 13 no-vembre, ad essere ancora infuga. Gli inquirenti belgi so-no sicuri che l’a p p a r t a m e n-to è servito anche come ate-lier di fabbricazione dellecinture esplosive che porta-vano i kamikaze quel gior-no.

Sono state ritrovate trecinture cucite a mano, delletracce di esplosivo TATP,come quello usata a Parigi, etutto il materiale per fabbri-care gli ordigni. Sul postosono state rilevate anche leimpronte digitali di Abde-

slam. Gli inquirenti ipotiz-zano che il terrorista in fugada Parigi si sia nascosto quiprima di sparire nel nulla.

La notte del 13, Abdeslamaveva lasciato la capitalenell’orrore del Bataclan abordo di un’auto con duecomplici. É stato visto l’u l-tima volta proprio a pochecentinaia di metri dalla rueBergé, nel primo pomerig-gio del 14. I nuovi elementiavvalorano anche l’i pot es i,formulata dopo gli attacchi,che Abdeslam potesse esse-

re l’artificiere del comman-do jihadista. Si sa che a ot-tobre aveva acquistato unadecina di detonatori perfuochi d’articifio da un ri-venditore di Saint-Ouenl’Aumône, nella regione pa-rigina. Forse è stato lui aconfenzionare le cinture aSchaerbeek e ad aggiungerei detonatori nella stanzad’albergo che aveva preno-tato a suo nome ad Alfortvil-le, nella periferia di Parigi.L’appartamento di Schaer-beek era stato invece affit-tato sotto falsa identità. Pro-babilmente da uno dei dieciuomini che sono detenutidalla polizia belga, tutti so-spettati di aver aiutato il ter-rorista nella sua fuga.

LE PERQUISIZIONI sono sta-te effettuate il 9 dicembrescorso, ma solo ieri la notiziaè filtrata su alcuni mediabelgi e le autorità hannoconfermato. Come Parigi,anche Bruxelles vive sotto laminaccia terroristica. Si te-me la data-anniversario del15 gennaio, ad un anno dallosmantellamento della cellu-la jihadista di Verviers che sipreparava a colpire dopol’attacco di Charlie Hebdo.“Ogni simbolo è un poten-ziale obiettivo dei terroristi– ha detto il procuratore fe-derale Frederic Van Leuw –Fa parte dell’analisi del ri-schio che facciamo quoti-dianamente, anche se nonbisogna prendere questadata come un giorno tabù”.Intanto a Parigi, sembra le-varsi il mistero sull’identità

dell’uomo che ha attaccatoun commissariato del 18moarrondissement proprionella data-anniversario del7 gennaio, un anno dopoCharlie. Si tratterebbe di uncittadino tunisino di nomeTarek Belkacem senza lega-mi con l’ambiente dell’islamradicale. Forse un “lupo so-litario”.

L’ATTENTATORE aveva ten-tato di entrare nel commis-sariato brandendo un gros-so coltello e gridando AllahAkhbar ed era è stato abbat-tuto poco dopo dai poliziot-ti. In un primo tempo le im-pronte digitali avevano por-tato a Ali Sallah, un senzatetto marocchino di 20 annifermato per furto 2013 nelsud della Francia. Ma moltidettagli non coincidevano.

In particolare perché ildocumento in cui l’uomoproclamava la sua adesioneal sedicente Stato islamico ela sua fiducia al califfoAl-Baghdadi era firmato“Tarek B.” Lo avrebbe rico-nosciuto una cugina dallaTunisia che ha contattato lapolizia francese. E paura c’èstata ieri anche a Liverpool,in Inghilterra, dove un uo-mo si è barricato al quintopiano di un edificio di 14 pia-ni, in Tithbarn Street, soste-nendo di portare una bombaadosso.

Il centro della città è statoisolato, l’edificio evacuato.L’uomo si è arreso dopo di-verse ore di trattative con gliagenti di polizia.

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A viso coperto Forze speciali della polizia belga e Abdeslam Salah A n s a / La Pre ss e

USA Al dibattito della Cnn un “faccia a faccia” fuori programma

La vedova di American Sniper bacchettaObama: “Sulle armi solo false speranze”

qIL MARITO era un soldato diprofessione, ormai conosciuto

dal pubblico per il film American Sni-per, nel quale Clint Eastwood raccontala vita di Chris Kyle, il cecchino dei NavySeal. Gli iracheni lo chiamarono il “dia-volo di Ramadi”, lui uscì vivo dalla guer-ra per poi essere ucciso nel 2013 da unex commilitone disturbato, in un poli-gono di tiro, negli Stati U-niti. La moglie di Kyle è en-trata nel dibattito sulle ar-mi e le leggi restrittive vo-lute da Obama, ma per cri-ticare la linea del presiden-te: “Voglio sperare di con-tinuare ad avere il diritto diproteggere me stessa” ha

detto Taya intervenuta al dibattito conObama, mandato in onda dalla Cnn.La signora Kyle ha rivendicato di fronteal presidente il diritto di possedere ar-mi. "I controlli - ha affermato - non ser-viranno a proteggerci”. Secondo la ve-dova Kyle, le misure proposte da Oba-ma non sono in grado di impedire lestragi di massa, perché “le persone che

decidono di uccidere in-frangono le leggi e nonhanno lo stesso codice dicondotta morale dei citta-dini onesti”. Insomma, haconcluso la donna, dinanzialle misure della CasaBianca “si prova un falsosenso di speranza”.

Taya Kyle con il pre-sidente Obama Re u te rs

Identità incertaIl “lupo solitario” uccisodai poliziotti a Parigiè un tunisino: loriconosce una cugina

UK FARAGE: “BERE BIRRA È UN DIRITTO””Farsi due pinte di birra a settimana è un dirittoper i cittadini della Gran Bretagna”: lo ha detto ieriNigel Farage, leader dell’Ukip, commentando lenuove misure del ministero della Salute che rive-dono al ribasso i limiti di consumo di alcol: il nuo-vo limite suggerito è pari a sette bicchieri di vinoalla settimana sia per gli uomini, sia per le donne,oppure una pinta a settimana. Ansa

U SA “M AT E ”, “BUD” E LE BANANEBill Clinton e Tony Blair avevano l’abitudine di darsidel “co m p a re ”secondo i rispettivi idiomi: budema -te ; quando l’ex premier britannico Blair e la moglieCherie aspettavano il quarto figlio, il presidenteClinton si offrì come baby sitter. Il ritratto emergedalla trascrizione di 500 pagine ottenute dai mediasulla base del Freedom of Information Act. Clintonrivelava anche l’ossessione per le banane. Ansa

Chi èSalahAbdeslam, ènato il 15s e t te m b re1989 ed è diorigine belga.Vi e n eco n s i d e ra tol’ottavo uomodelcommando diPa r i g i

Volti notiSalah e ilf ra te l l oIbrahim - unodei kamikazedi Parigi -erano statisegnalatia l l ' I n te r p o lprima del 13n ove m b re .Salah ilgiorno dopola strage hap a ss a toindenne unco n t ro l l odella poliziaf ra n ce s e

Page 11: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

10 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

LIBIA DAESH RIVENDICA ATTACCO A ZLITANLo Stato Islamico rivendica l’attentato a Zlitan, cheha fatto 70 morti. Nel comunicato il gruppo “Prov i n -cia di Tripoli” si attribuisce l'uccisione di “circa 80”persone e il ferimento di altre 150 per mano di un at-tentatore suicida contro una base delle “forze degliapostati libici”. In Libia Daesh ha lanciato una offen-siva anche nella zona dei pozzi di petrolio di Sirte. Ilgoverno di unità non si è ancora insediato. Ansa

U SA SPARA AD AGENTE “IN NOME DELL’I S I S”“L'ho fatto per l’Isis”: sono le parole di Edward Archerche a Filadelfia ha sparato 13 colpi di pistola controun agente, Jessie Harnett, 33 anni, ferendolo grave-mente. La polizia parla di “possibile imboscata ter-ro r i s t i c a ”. L’uomo avrebbe detto di averlo fatto "innome dell’Islam" e di aver promesso lealtà allo Statoislamico. La pistola utilizzata è in dotazione alle forzedell’ordine ed è stata rubata nell’ottobre del 2013.

Mar Rosso di sanguel’Isis attacca un resort

EGITTO In tre si lanciano contro una struttura di Hurghada mavengono uccisi: “Gridavano Allah è grande”. Feriti tre europei

Il killer L’1 gennaio Nashat Melhem aveva aperto il fuoco dentro un pub: 3 morti e 7 feriti

Eliminato l’assassino senza una causache aveva seminato terrore a Tel Aviv

I SR A E L E

» VALERIO CATTANO

Lo hanno cercato per unasettimana intera ed alla fi-

ne lo hanno trovato.Quale sia stato il movente

di Nashat Melhem, 29 anni,arabo israeliano che l'1 gen-naio a Tel Aviv aveva aperto ilfuoco con un fucile Falconnel pub Hasimta- in quel mo-mento erano in corso festeg-giamenti per un compleanno- probabilmente non si sapràmai. Il ministro della Sicu-rezza interna, Ghilad Edan,ha comunque catalogato l'e-pisodio come “un atto di ter-rorismo”

Melhem è stato individua-to dallo Shin Bet, i servizi disicurezza nel villaggio nataledi Arara, 60 chilometri a norddi Tel Aviv, vicino ad una casa

abbandonata (e non una mo-schea come in un primo mo-mento si era appreso): secon-do notizie raccolte dall'Ansa,determinante è stato un canepoliziotto; quando si è avvi-cinato al suo nascondiglio,Melhem - ha riferito la poli-zia - si è innervosito e gli hasparato. Gli 007 a loro voltahanno ingaggiato una spara-toria alla fine della quale lohanno abbattuto.

Come nella migliore tradi-zione dei latitanti, il giovaneera tornato a casa per cercaree trovare protezione: alcunepersone gli hanno fornito as-sistenza, tanto che la poliziaha effettuato cinque arresti.

Di Melhem, dopo la sparato-ria firmata a Tel Aviv, si eradetto che era un disadattatopoco sano di mente; questaalmeno, la versione del padre(a sua volta arrestato), che a-veva lanciato un appello:

L’at t acconel pubdi Tel Avivnel giornodi Capodan-no fatto dall’a-rabo israelia-no Ansa

“Prendetelo prima possibile,è armato e può uccidere an-cora”. Tutto ha fatto il ricer-cato, tranne che comportarsida matto o sprovveduto; nonè un caso che per catturarlosono stati messi in campo

centinaia di poliziotti. Per e-sempio, dopo l'attacco al pubera fuggito con un taxi, gui-dato da un arabo israeliano;essendosi accorto che dentrola vettura era in funzione untelecamera, senza pensarcidue volte Melhem ha uccisol’autista portandolo su unaspiaggia isolata, poi ha di-strutto le immagini della te-lecamera.

INS OMMA , un assassinofreddo e capace che forse hacommesso il solo errore di ri-tenersi al sicuro tornando inun luogo sicuro, il suo villag-gio nel nord di Israele; lo ShinBet aveva il suo Dna ed ha

messo sotto osservazione iposti che potevano essereconsiderati dal latitante co-me basi dove trovare da dor-mire e mangiare, e magari u-sufruire di qualche vedettache lo avrebbe avvertito del-l'arrivo della polizia. Cattu-rarlo vivo, certamente, avreb-be dato la possibilità agli stes-si servizi si sicurezza di capireil movente della sparatoria alpub: così non è stato, ma I-sraele tira lo stesso un sospirodi sollievo. Il killer senza mo-vente non può più nuocere ele famiglie possono rimanda-re i bambini a scuola negli i-stituti del quartiere dove l'a-rabo israeliano ha seminato lamorte; anche se i motivi perstare con gli occhi aperti a TelAviv non mancano di certo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

» GIAMPIERO GRAMAGLIA

Attacco al turismo nelSinai: la strategia delterrore, condotta dagruppi che si richia-

mano al sedicente Stato isla-mico, colpisce in Egitto e Tu-nisia, un settore vitale dell’e-conomia dei due Paesi uscitiin modo diametralmente op-posto dalle Primavere arabe,uno avviato verso un’es p e-rienza democratica, l’alt rosotto una nuova satrapia.

L’episodio di ieri sera, aHurqada, una stazione bal-neare sul Mar Rosso moltofrequentata anche in questastagione, ha contorni ancorada definire e un bilancio, per ilmomento, indeterminato, mameno tragico di quanto s’erainizialmente temuto: tre turi-sti - due sarebbero austriaci euno svedese, ma le informa-zioni sono contraddittorie -sono rimasti feriti, quandodue o tre uomini hanno fattoirruzione all’Hotel Bella Vi-sta. Nessuno dei tre sarebbein pericolo di vita.

S ECO N D O la polizia, uno degliassalitori è stato ucciso e un al-tro è stato gravemente feritodalle forze dell’ordine, che a-vrebbero sostanzialmentesventato l’attacco. Gli assali-tori – riferisce Ahramonline -avevano armi da taglio e unapistola giocattolo: dotazioni i-nadeguate a un’azione terro-ristica. L’ucciso si chiamavaMohamed Hassan Mahfouz,aveva 21 anni e veniva da Giza,

vicino al Cairo. Le autorità e-giziane, infatti, ‘degradano’ afallita rapina l’attacco all’Ho -tel Bella Vista: lo afferma il mi-nistro del Turismo HishamZazou. Le forze di sicurezzahanno però chiuso l’a cc es soalla città, sebbene l'emergen-za appaia conclusa: gli assali-tori non sarebbero arrivati dalmare, ma dall’entroterra. For-tunatamente, nulla di compa-rabile a quanto avvenuto l’an -

no scorso a Tunisi, dove vi fu-rono anche vittime italiane, e aSousse, in Tunisia; oppure nelSinai, con l’aereo russo caricodi turisti fatto esplodere in vo-lo poco dopo il decollo daSharm el Sheik.

La Farnesina, in contattocon l’ambasciata d’Italia alCairo, sta cercando di verifi-care presenze e condizioni de-gli italiani a Hurqada e, in par-ticolare, nell’Hotel Bella Vi-sta, uno di quelli proposti daitour operator ai turisti che,nonostante la tensione nellaRegione, non rinunciano a u-na vacanza a basso costo sulMar Rosso. Oggettivamente,le cronache da quell’area nonsono tranquillizzanti: la re-pressione messa in atto dal re-gime del generale al-Sisi, che,

salito al potere dopo il rove-sciamento del presidente de-m o c r a t i c a m e n t e e l e t t oMohamed Morsi, ha messo albando la Fratellanza musul-mana, spinge alla lotta armatale frange più estremiste delmovimento islamista.

E PROPRIO IERIlo Stato islami-co aveva rivendicato l'attacco,giovedì, contro un autobuscon 48 turisti di nazionalità i-sraeliana a Giza, l’area dellepiramidi nei pressi del Cairo:“Eseguendo gli ordini del Ca-liffo, una squadra del Califfatoha compiuto un attacco con-tro un bus che trasportava de-gli ebrei a Haram. L'azione hacausato decine di morti e ferititra gli ebrei e le guardie del-l'albergo, e i nostri soldati so-

no riusciti a fuggire”, si leggein un comunicato. In realtà,secondo le autorità egizianel'attacco non ha fatto vittime.Il ministero dell'Interno egi-ziano attribuisce l’episodio adalcuni membri dei Fratellimusulmani. Dal gruppetto dicirca 20 persone sarebbe statolanciato un ordigno artigiana-le che avrebbe colpito l'auto-bus e la facciata di un albergo,causando solo danni materia-

li. Sempre ieri s’è saputo d’unordigno esploso a nord di el A-rish, sul tracciato del gasdottodel Sinai. Secondo il quotidia-no arabo al Masry al Youm, gliinquirenti ritengono che l'at-tentato sia opera del gruppojihadista dello Stato del Sinai,già noto come Ansar Beit alMaqdis, prima dell'affiliazio-ne allo Stato islamico.

L'attentato ha provocato unincendio e l’interruzione delleforniture. Che l’Egitto sia sot-to attacco da parte delle mili-zie jihadiste lo conferma an-che il rinnovarsi di rapimentidi egiziani in Libia, nelle areecontrollate dalle bande delCaliffo: ieri, 21 cittadini egi-ziani sarebbero stati seque-strati.

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S ottoat t accoÈ di giovedìl’a s s a ltoal Cairo . A de-stra una im-magine delBella Villa,preso d’assal-to ieri sera datre terroristiRe u te rs /A n s a

Gioco al ribassoIl ministro del TurismoHisham Zazou parladi tentata rapinaall’Hotel Bella Vista

Guerra apertaAl Sisi ha messoal bando la FratellanzaMusulmana e le frangeestremiste rispondono

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | ESTERI » 11

F R A NC I A Salah lascia mille traccema non lo prendono maiTrovato il covo di Bruxelles dove furono confezionate le cinture esplosive, lui resta latitante

Fine della latitanza Joaquin Guzman, il re dei narcos, potrebbe essere estradato in America

Adios El Chapo, la Marina lo riprendeM E S SICO

» ROBERTO ROTUNNO

El Chapo è tornato per laterza volta in carcere. Ar-

restato ieri prima dell’albaJoaquin Guzman, 58 anni, ilboss messicano del narco-traffico, leader del cartello diSinaloa, considerato il piùricco e potente del Mondo.

L’operazione, eseguita da-gli uomini della Marina altermine di una sparatorianella quale hanno perso la vi-ta cinque narcos ed è rimastoferito un militare, è avvenutaa Los Mochis, una cittadinache era proprio sotto l’e ge-monia della sua organizza-zione criminale. Ad annun-ciare la buona riuscita, attra-verso un tweet, è stato il pre-sidente del Messico Enrique

Peña Nieto: “Missione com-piuta, l’abbiamo preso”, hascritto, aggiungendo che sitratta di “un importante ri-sultato per lo stato di diritto”.La “carriera” del Chapo è fat-ta di continui arresti e conse-guenti fughe di prigione, nonsenza effetti speciali e scene

da film. Nella notte tra l’11 e il12 luglio è scappato, per la se-conda volta, dalla prigione dimassima sicurezza di Alti-plano, vicino Città del Mes-sico. Un’evasione rocambo-lesca: per portarla a termine,si è servito di un tunnel dellalunghezza di un chilometro

scavato sotto la sua cella.L’entità della pena che stascontando è di vent’anni, adaccusarlo sono anche gli StatiUniti d’America, i quali nehanno per questo chiesto l’e-stradizione.

LA COCAINA tar -gata Guzman,infatti, ha viag-giato anche al dilà dei conf inimessicani. Nel1993, è stato sco-perto a Tijuanaun sottopassag-gio di oltre 400metri che arrivadritto fino agliUsa ed è stato u-tilizzato appun-to per il traffico

di droga. Nello stesso anno, ElChapo ha subito il primo ar-resto, con l’accusa di omicidioe commercio di stupefacenti.La sua prima fuga, dal carceredi Guadalajara, non è statatroppo complicata: per por-tarla a termine, gli è bastato

corrompere gliagenti di custo-dia. Una volta li-bero, nel 2001, siè consumata l’a-scesa delle sueattività crimina-li, che lo hannoportato anche asorpassare in po-tenza le organiz-zazioni colom-biane.

Guzman ha ri-cevuto nel 2009

anche l’investitura di Forbesche lo ha segnalato come unodegli uomini più ricchi almondo, grazie al suo patrimo-nio da 1 miliardo di dollari.

Il secondo arresto è avve-nuto a febbraio del 2014, in unhotel sulla costa pacifica delMessico. Quindi, la nuovaspettacolare evasione, finoalla cattura avvenuta ieri.Non è un caso che a eseguirlasiano stati gli uomini dellaMarina, considerato l’u ni cocorpo davvero incorruttibiledel Paese centroamericano.Nonostante le precedenti se-gnalazioni della Dea statuni-tense, infatti, el Chapo erariuscito sempre a sottrarsi aitentativi di cattura da partedei militari messicani.

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Il fortinoIl boss era a LosMochis, nel suoterritorio: cinque“gor i l l a” h a n noperso la vitaper proteggerlo

Ne m icopu b bl icoEl Chapo nelpre ce de ntearresto e ilpresidente Pe-na Nieto Ansa

» LUANA DE MICCO

Pa r i g i

Le tracce lasciate dalterrorista più ricer-cato d’Europa porta-no in un apparta-

mento al terzo piano di unedificio della rue Henri Ber-gé di Schaerbeek, un comu-ne nel nord di Bruxelles. Équi che ha trovato rifugioSalah Abdeslam, l’unico delcommando terrorista cheha colpito a Parigi il 13 no-vembre, ad essere ancora infuga. Gli inquirenti belgi so-no sicuri che l’a p p a r t a m e n-to è servito anche come ate-lier di fabbricazione dellecinture esplosive che porta-vano i kamikaze quel gior-no.

Sono state ritrovate trecinture cucite a mano, delletracce di esplosivo TATP,come quello usata a Parigi, etutto il materiale per fabbri-care gli ordigni. Sul postosono state rilevate anche leimpronte digitali di Abde-

slam. Gli inquirenti ipotiz-zano che il terrorista in fugada Parigi si sia nascosto quiprima di sparire nel nulla.

La notte del 13, Abdeslamaveva lasciato la capitalenell’orrore del Bataclan abordo di un’auto con duecomplici. É stato visto l’u l-tima volta proprio a pochecentinaia di metri dalla rueBergé, nel primo pomerig-gio del 14. I nuovi elementiavvalorano anche l’i pot es i,formulata dopo gli attacchi,che Abdeslam potesse esse-

re l’artificiere del comman-do jihadista. Si sa che a ot-tobre aveva acquistato unadecina di detonatori perfuochi d’articifio da un ri-venditore di Saint-Ouenl’Aumône, nella regione pa-rigina. Forse è stato lui aconfenzionare le cinture aSchaerbeek e ad aggiungerei detonatori nella stanzad’albergo che aveva preno-tato a suo nome ad Alfortvil-le, nella periferia di Parigi.L’appartamento di Schaer-beek era stato invece affit-tato sotto falsa identità. Pro-babilmente da uno dei dieciuomini che sono detenutidalla polizia belga, tutti so-spettati di aver aiutato il ter-rorista nella sua fuga.

LE PERQUISIZIONI sono sta-te effettuate il 9 dicembrescorso, ma solo ieri la notiziaè filtrata su alcuni mediabelgi e le autorità hannoconfermato. Come Parigi,anche Bruxelles vive sotto laminaccia terroristica. Si te-me la data-anniversario del15 gennaio, ad un anno dallosmantellamento della cellu-la jihadista di Verviers che sipreparava a colpire dopol’attacco di Charlie Hebdo.“Ogni simbolo è un poten-ziale obiettivo dei terroristi– ha detto il procuratore fe-derale Frederic Van Leuw –Fa parte dell’analisi del ri-schio che facciamo quoti-dianamente, anche se nonbisogna prendere questadata come un giorno tabù”.Intanto a Parigi, sembra le-varsi il mistero sull’identità

dell’uomo che ha attaccatoun commissariato del 18moarrondissement proprionella data-anniversario del7 gennaio, un anno dopoCharlie. Si tratterebbe di uncittadino tunisino di nomeTarek Belkacem senza lega-mi con l’ambiente dell’islamradicale. Forse un “lupo so-litario”.

L’ATTENTATORE aveva ten-tato di entrare nel commis-sariato brandendo un gros-so coltello e gridando AllahAkhbar ed era è stato abbat-tuto poco dopo dai poliziot-ti. In un primo tempo le im-pronte digitali avevano por-tato a Ali Sallah, un senzatetto marocchino di 20 annifermato per furto 2013 nelsud della Francia. Ma moltidettagli non coincidevano.

In particolare perché ildocumento in cui l’uomoproclamava la sua adesioneal sedicente Stato islamico ela sua fiducia al califfoAl-Baghdadi era firmato“Tarek B.” Lo avrebbe rico-nosciuto una cugina dallaTunisia che ha contattato lapolizia francese. E paura c’èstata ieri anche a Liverpool,in Inghilterra, dove un uo-mo si è barricato al quintopiano di un edificio di 14 pia-ni, in Tithbarn Street, soste-nendo di portare una bombaadosso.

Il centro della città è statoisolato, l’edificio evacuato.L’uomo si è arreso dopo di-verse ore di trattative con gliagenti di polizia.

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A viso coperto Forze speciali della polizia belga e Abdeslam Salah A n s a / La Pre ss e

USA Al dibattito della Cnn un “faccia a faccia” fuori programma

La vedova di American Sniper bacchettaObama: “Sulle armi solo false speranze”

qIL MARITO era un soldato diprofessione, ormai conosciuto

dal pubblico per il film American Sni-per, nel quale Clint Eastwood raccontala vita di Chris Kyle, il cecchino dei NavySeal. Gli iracheni lo chiamarono il “dia-volo di Ramadi”, lui uscì vivo dalla guer-ra per poi essere ucciso nel 2013 da unex commilitone disturbato, in un poli-gono di tiro, negli Stati U-niti. La moglie di Kyle è en-trata nel dibattito sulle ar-mi e le leggi restrittive vo-lute da Obama, ma per cri-ticare la linea del presiden-te: “Voglio sperare di con-tinuare ad avere il diritto diproteggere me stessa” ha

detto Taya intervenuta al dibattito conObama, mandato in onda dalla Cnn.La signora Kyle ha rivendicato di fronteal presidente il diritto di possedere ar-mi. "I controlli - ha affermato - non ser-viranno a proteggerci”. Secondo la ve-dova Kyle, le misure proposte da Oba-ma non sono in grado di impedire lestragi di massa, perché “le persone che

decidono di uccidere in-frangono le leggi e nonhanno lo stesso codice dicondotta morale dei citta-dini onesti”. Insomma, haconcluso la donna, dinanzialle misure della CasaBianca “si prova un falsosenso di speranza”.

Taya Kyle con il pre-sidente Obama Re u te rs

Identità incertaIl “lupo solitario” uccisodai poliziotti a Parigiè un tunisino: loriconosce una cugina

UK FARAGE: “BERE BIRRA È UN DIRITTO””Farsi due pinte di birra a settimana è un dirittoper i cittadini della Gran Bretagna”: lo ha detto ieriNigel Farage, leader dell’Ukip, commentando lenuove misure del ministero della Salute che rive-dono al ribasso i limiti di consumo di alcol: il nuo-vo limite suggerito è pari a sette bicchieri di vinoalla settimana sia per gli uomini, sia per le donne,oppure una pinta a settimana. Ansa

U SA “M AT E ”, “BUD” E LE BANANEBill Clinton e Tony Blair avevano l’abitudine di darsidel “co m p a re ”secondo i rispettivi idiomi: budema -te ; quando l’ex premier britannico Blair e la moglieCherie aspettavano il quarto figlio, il presidenteClinton si offrì come baby sitter. Il ritratto emergedalla trascrizione di 500 pagine ottenute dai mediasulla base del Freedom of Information Act. Clintonrivelava anche l’ossessione per le banane. Ansa

Chi èSalahAbdeslam, ènato il 15s e t te m b re1989 ed è diorigine belga.Vi e n eco n s i d e ra tol’ottavo uomodelcommando diPa r i g i

Volti notiSalah e ilf ra te l l oIbrahim - unodei kamikazedi Parigi -erano statisegnalatia l l ' I n te r p o lprima del 13n ove m b re .Salah ilgiorno dopola strage hap a ss a toindenne unco n t ro l l odella poliziaf ra n ce s e

Page 12: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

12 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016P randeGiazzaInviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano

00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected]

Chi è che non scapperebbedalle persecuzioni?A fare pena siamo più noi degli im-migrati. Una civiltà millenaria,quella europea, non riesce a farfronte al fenomeno degli scafisti.Al l’immigrato viene riservata lamassima disattenzione e un di-sprezzo per nulla sotterraneo. Livede nel Mediterraneo come esse-re ammassati su barconi e li scam-bia per animali. Più comodo cosìche affrontare seriamente il pro-blema. Alle spalle, queste personehanno la destabilizzazione del loropaesi, una destabilizzazione causa-ta dagli interessi occidentali. Lascoperta del petrolio è stata unadannazione per quegli strani paesiperché l’ingerenza occidentale,quella americana, nel secondo do-poguerra, e quella russa in contrap-posizione, divenne persino osses-siva. L’Occidente voleva comanda-re. Per contenere il fenomeno tri-bale (una pentola in continua ebol-lizione) gli occidentali, guidati da-gli americani, imposero dei dittato-ri. Le cose sfuggirono presto di ma-no, l’interesse occidentale si limi-tava allo sfruttamento dei pozzi pe-troliferi. L’opposizione del dittato-re di turno (vedi Saddam Hussein)veniva blandita, oppure abbattuta.Gli sconquassi creati da questo mo-do di procedere sono responsabilidelle lotte intestine nelle zone u-manamente trascurate, pratica-mente, e via via, in tutto il MedioOriente e e nei paesi tormentatidell’Africa, in Afghanistan, dove si-gnori della guerra fanno il bello e ilcattivo tempo facendosi beffe deipresidi occidentali. In situazionidel genere, con uccisioni giornalie-re, con massacri religiosi, con con-tinui cambiamenti di potere, consanzioni e quant’altro, chi non ten-terebbe di scappare?

DARIO LODI

Quando quasi tutti i bancarierano competenti e affidabiliC’erano una volta “buona fede ecorrett ezza”, un fondamento, ad-dirittura, per la buona pratica ban-caria. Quarant’anni fa, posso testi-moniarlo, la maggioranza dei fun-zionari (anche allora esistevanocarriere e assunzioni facili), eranomolto competenti e particolar-mente legati al buon nome dell’i s t i-tuto di cui si sentivano parte asso-luta. Persone affidabili, capaci dicalcolare a mente l’interesse sem-plice e quello composto, ispirava-no fiducia nei clienti e nei colleghinon solo a parole. L’involuz ionedel sistema bancario ha prodottosempre più dirigenti di carrieranelle vendite, trasformando l’ar te

della sana gestione del denaro al-trui in un mercato via via privo discrupoli. Questo accade tutt’o ra ,cari economisti che guardatedall’alto in basso “i poveracci” delpopolo, che non sono poveracci mapersone molto più per bene di chiogni giorno sorprende la loro fidu-cia, fino a rovinare le famiglie. Ed i“grandi” giornali, anziché contri-buire ad aumentare il solco giàtroppo profondo, tra pochi privile-giati e la massa dei cittadini che tirala carretta anche per loro, faccianodelle campagne di stampa perchésiano adottate misure legislativeche colpiscano con l’e sc l us i on edalla società civile i colpevoli ed imandanti, perché l’esser furbi edimbroglioni non è ancora tra i di-ritti sancito dalla nostra Costitu-zione.

GIAMPIERO BUCCIANTI

Grazie a Quarto anche il Pdsi è accorto del malaffareUn vero miracolo. Non a caso av-venuto al Nazareno. Proprio lì, dasempre ciechi e sordi di fronte aitanti inquisiti e ai condannati chefrequentano quei luoghi. Paraliz-zati o muti, al cospetto delle con-nivenze tra politica e malaffare(spesso a soggetti unificati), hannoall’improvviso trovato la vista e lavoce.Un prodigio, che ha fulminato il Pdsulla strada per Quarto, dove que-stioni torbide, ancorché tutte dachiarire, hanno offerto l’occasioneper dare immediato sfogo a ugole epupille arrugginite, rimaste fuoriuso per decenni. Quale migliore oc-casione per strepitare e accusareGrillo e i suoi seguaci, con critichescomposte e perfino imbarazzanti,considerando “da che pulpito pro-

vengono”? Ma oggi è tempo di gioi-re. Perché, dopo aver vissuto all’o-scuro di ogni porcata, praticata sot-to i loro occhi e alle loro spalle, emagari con la loro complicità (in-consapevole, ovvio, a causa di queiloro handicap), nel partito di - o,meglio, guidato da - Matteo Renzi,potranno finalmente guardare an-che e soprattutto in casa propria:piena di roba scaduta o avariata, frapoltrone sgangherate e lurida cartada pirati.

RODOLFO MAIDA

La mania per le rotatorienon tutte davvero necessarieScoperte dopo che erano già pre-senti in diversi paesi europei, le ro-tatorie sono divenute in Italia unavera e propria mania. Se in molticasi sono utili e necessarie per e-liminare incroci pericolosi o lun-

ghe attese ai semafori, in altri ap-paiono del tutto ingiustificate an-che per le opere talvolta masto-dontiche e costose che esse com-portano (sarebbe interessante co-noscere quanto è stato speso in talsenso negli ultimi anni, mentre bu-che e marciapiedi dissestati veni-vano lasciati com’erano), senzatrascurare il depauperamento ter-ritoriale che ne deriva. Non c’èborgo o paesino, anche in apertacampagna, che non ne abbia una,come se fosse umiliante esserneprivi. Si potrebbe pensare che ciòsia dovuto a quel meccanismo imi-tativo per cui, anche per motivi po-litici di carattere locale, si debba a-vere o fare quello che sembranovolere tutti, ma riflettendo se nepuò scorgere la radice nell’indoledi molti italiani per i quali è incon-cepibile fermarsi pazientementeai semafori o per dare la preceden-za agli incroci.

LORIS PARPINEL

DIRITTO DI REPLICA

In merito all’articolo “Le grandicentrali possono inquinare per unaltro anno” pubblicato il 7 gennaio,segnaliamo che le deroghe intro-dotte dal decreto “mille proroghe”sui limiti alle emissioni non riguar-dano gli impianti Enel poiché que-sti rispettano già i nuovi valori pre-visti dalla normativa europea sulleemissioni industriali (Ied - Indu-strial Emission Directive). Segna-liamo che il ministero dell’A m-biente ha già provveduto all’a g-giornamento delle AutorizzazioniIntegrate Ambientali presentateda Enel Produzione; per cui non ènecessario ricorrere all’al lu ng a-mento dei termini previsto dal de-creto mille proroghe per l’ese rci-zio degli impianti del Gruppo.

UFFICIO STAMPA ENEL

Lo sforamento prorogato, in realtà, èquello previsto dal Codice dell’A m b i e n te ,più stringente della direttiva europea.Quanto all’Aia aggiornata ce ne ralle-griamo. Ci limitiamo a riportare quantoscritto dall’ex procuratore capo di Civita-vecchia, e padre del diritto ambientale i-taliano, Gianfranco Amendola: nellagrande centrale a carbone Enel di Civita-vecchia “la verifica sul rispetto dei limitisi basa sui rilevamenti fatti solo dall’Enelstessa; gli organi di controllo pubblici (I-spra e Arpa) non hanno neppure lo stru-mento idoneo a campionare i fumi dellec i m i n i e re”. Va ricordato anche che - gra-zie a un decreto del 2014 - le Autorizza-zioni ambientali per le grandi industrie“possono prevedere valori limite di emis-sione anche più elevati e proporzionati ailivelli di produzione”.

MA. PA.

A DOMANDA RISPONDO FURIO COLOMBO

Su guerra e pace la nostra voceè quella di Gentiloni o di Pinotti?CARO FURIO COLOMBO, la strage appena compiuta inLibia sembra smentire tutte le invenzioni sulla imminenteformazione di un governo unitario. Non capisco il nostroministro degli Esteri: perché dare credibilità a persone in-capaci e a fatti che non sono accaduti e non possono ac-c a d e re?

LO R E N ZO

VORREI DIRE UNA PAROLAa favore di Gentiloni. Non hamai fatto parte della squadra che esorta all’azione mi-litare in Libia. Questo è stato ed è –curiosamente –com -pito esclusivo del ministro della Difesa Pinotti che vede losbocco di questo difficile momento storico in uno sbarcocome si deve in Libia, in apparente soccorso o su richiestadi qualcuno dei vari governi o, meglio, dopo avere messoin piedi un impossibile governo libico unito. A quantopare Pinotti è molto più sensibile di Gentiloni a una fortecorrente che crede nell’intervento armato, come se Iraq eAfghanistan non fossero mai accaduti (e ancora in cor-so). Quella corrente non viene dall’America di Obama, acui sono spesso attribuite incitazioni all’Italia a pren-dere le armi. Viene da una potente America di destra che,attraverso forum e istituzioni, si fa sentire e comunquegià comunica al mondo una nuova epoca di guerra at-traverso alcuni credibili candidati repubblicani, e per-sino Donald Trump. E viene da una destra mondiale che,dopo avere combattuto vittoriose battaglie contro il la-voro, impoverendo il mondo ma remunerando impor-tanti centri di raccolta della ricchezza, è impegnata acreare un mondo interventista identico al combatten-tismo islamico. In comune i due mondi di guerra con-trapposti hanno il calo drammatico del costo del petro-lio. Ma dispongono di una quantità di vite umane dasprecare e condividono la convinzione che non convienepiù distinguere le popolazioni dai combattenti. Il nemico

è il nemico e il lusso di esenzioni a favore dei civili (lafamosa frase “prima le donne e i bambini”adesso si leggeal rovescio: sono le prime vittime della guerra o della fu-ga) non è più consentito. Forse questa è la ragione per cuiGentiloni non vuol sentir parlare di missioni militari enon elenca mai le truppe e gli strumenti di guerra giàpredisposti. Ma qualcuno lo fa. E poiché non è bene chetrapelino discussioni o forse scontri nel governo, se neincarica il prof. Panebianco sul Corriere della Sera del 5gennaio elencando, per il ministro degli Esteri, “erroristrategici” che fanno apparire l’Italia “non all’altezzadella sfida”. Il più importante, ovviamente, è non averemilitarizzato la lotta al terrorismo. Qui Gentiloni ri-sponde bene perché fa notare il vuoto nel quale è desti-nata a cadere un’azione militare tradizionale, con navi ecannoni (laddove il nemico può cambiare continuamen-te il fronte, i mezzi, il tipo di attacco, contro una personasola o contro un Paese). E il percorso (se ci fosse) politicoe culturale, nel senso del chiarirsi le idee sul che fare ecome farlo, senza organizzare l’Italia in bande armatealla Salvini. Però l’impressione è che l’editorialista Pa-nebianco non parli in base a un suo ragionare solitario,ma tenendo conto di materiali e notizie di buona fonte. E,d’altra parte, come non notare che la signora Pinotti, mi-nistro della Difesa, in almeno sei diverse interviste, negliultimi mesi, aveva già preannunciato –e anche descritto– l’azione militare (in Libia, non in Siria, nel mare di Si-cilia, non nell’Egeo, con comando italiano, non da mem-bri di una “willing coalition”come in Iraq). La domandalegittima è: qual è la vera voce del governo, Pinotti o Gen-tiloni? Lo sapremo tra poco.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Valadier n° 42l e t te re @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

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cuoco13:30 Tg114:00 Linea Bianca Sestriere15:00 Sabato in16:15 SOAP Legàmi17:15 A sua immagine Giubileo17:45 Passaggio a Nord-Ovest18:45 L'Eredità20:00 Tg120:35 Affari tuoi21:30 Il dono23:40 Cose Nostre00:40 Tg1 NOTTE00:55 Cinematografo01:45 FILM Quando meno te lo

aspetti03:40 DA DA DA04:30 San Pietroburgo. Il Palaz-

zo Yusupov

10:15 TELEFILM Il nostro amicoCharly

11:00 Mezzogiorno In Famiglia13:00 Tg2 GIORNO13:25 Dribbling14:00 TELEFILM Last Cop15:40 TELEFILM Squadra Spe-

ciale Lipsia16:25 TELEFILM Squadra Spe-

ciale Stoccarda17:10 Sereno Variabile18:05 Signori del vino18:35 Player18:45 TELEFILM Squadra Spe-

ciale Cobra 1119:38 Con le migliori intenzioni20:30 Tg2 20.3021:05 TELEFILM Castle21:50 TELEFILM Blue Bloods22:40 Tg222:55 Sabato Sprint23:45 Tg2 Dossier

07:10 TELEFILM Zorro07:35 FILM Zanna Bianca: un

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na Bianca11:00 TGR BellItalia12:00 Tg312:25 TGR Il Settimanale14:20 Tg314:55 Tv Talk16:30 Player16:35 I dieci comandamenti Mi-

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un assassino18:55 Tg419:35 The Mentalist III21:30 Accerchiato23:25 I Bellissimi di R423:27 Action Jackson01:20 Tg4 Night News01:42 Ieri e Oggi in Tv Special03:15 Media Shopping03:32 Bello come un arcangelo

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La corrispondenza21:10 The Calling23:05 Firenze e gli Uffizi 3D00:45 Chiedimi se sono felice02:30 Mamma, ho riperso

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Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PIAZZA GRANDE » 13

NON ERA MEGLIOESSERE FROCI?

» DANIELA RANIERI

UN “NO” E UN “SÌ”PER UNA SOLA

B AT TAG L I A» PANCHO PARDI

Da anni, ormai, l’italia -no medio si sveglia, vaal bar, sfoglia il giorna-le, e al primo sorso dicaffè si accorge di non

stare facendo niente per le unionicivili. “Questa legge va fatta”, lobacchettava ieri sul Corriere il co-siddetto premier Renzi, che ag-giungeva: “Mi vergogno di un Pae-se senza una norma del genere”. Alche l’italiano, che non ricordava diessere in Parlamento, sente tuttoun singulto di coscienza civile e sischiera senza tema con l’ex rotta-matore.

LA QUESTIONEè annosa, e i passet-tini, come direbbe Maria Elena Bo-schi, sono pochi e gravosi, a confer-ma che si tratta di un grande passoper la civiltà, da conquistarsi unagoccia di sangue per volta. Del re-sto, in Europa, mica siamo i soli anon aver mai regolamentato le u-nioni diverse dal matrimonio. Connoi ci sono la progredita Albania, lalussuriosa Bulgaria, lalibertina Bielorussia, lalicenziosa Moldavia, lapeccaminosa Slovac-chia, la scostumata Po-lonia, la tentacolareRomania, la superlaicaCittà del Vaticano. Nonc’è fretta, insomma.

“Sulle unioni civiliho preso impegno conitaliani. #lavoltabuo-na”, ci aveva avvertito@ m a t t e o r e n z i n e lmarzo 2015, e poi il 2settembre: “La leggesulle unioni civili è unaquestione di civiltà.Andrà in Senato dopo lariforma della costitu-zione e prima del bilan-

cio”, verso le 15:30, quando Veneresarà allineata con Mercurio. Gli fe-ce eco Mari Boschi dal gay pride diPadova: “La #voltabuona ancheper le unioni civili!”. Il sottosegre-tario Scalfarotto cominciò unosciopero della fame, davanti al qua-le noi facemmo orecchi da mercan-te, forse credendo che il fatto chefosse al governo gli desse modo diincidere in qualche modo sullaquestione manlevandoci dal far-dello.

A saperlo prima, avremmosconsigliato a Renzi di allearsi conAlfano, amico del Vaticano e di Cl,e di dargli potere di veto su ogni leg-ge che non sia sul genere di quelleche era abituato a firmare quandofaceva il lubrificatore degli attrititra B. e la giustizia.

Ma per fortuna “il governo più disinistra degli ultimi 30 anni” (co -pyrightRenzi) appoggia il ddl della

senatrice Pd Monica Cirinnà, chead ottobre scorso ha illuminato lastrada: gli individui con cromoso-ma XX e XY possono unirsi e averequasi tutti gli stessi diritti dellecoppie sposate, il che non vuol direche sono uguali a quelle, dio nescampi; quelli che hanno le stessecoppie di cromosomi, cioè lesbi-che e gay, possono unirsi, ma, gra-zie a un emendamento del Pd, sichiameranno “formazioni socialispecifiche”, e se uno dei due ha unfiglio, non è necessario affidarlo al-la ruota degli esposti o a una fami-glia normale, ma l’altro partnerpuò, diciamo, adottarlo (è la step -child adoption, roba avveniristica,da Nord Europa). Vedi quanto po-co ci vuole a diventare un Paese ci-vile? Scalfarotto, in giulebbe, con-segnò a R epubblica una frase chenon sfigurerebbe tra quelle di Mar-tin Luther King: “L’unione civile

non è un matrimoniopiù basso, ma la stessacosa. Con un altro no-me per una questionedi Realpolitik”, e ripre-se a mangiare.

Tutto ok, allora? No,perché, passato Nata-le, si sono risvegliati gliscrupoli etici dei piùsensibili: Alfano mi-naccia una raccolta fir-me; Casini si premuradi tenere ben distinti u-nioni civili e matrimo-nio, anche per evitareche a cena due gay in-vece di dire “siamo ci-vilmente uniti” se ne e-scano con un imbaraz-zante “siamo sposati”;

la Cei, in allarme, si riunisce oggiperché il “tema è caldo”, mentre siprepara un nuovo scoppiettanteFamily Day; e c’è persino chi, comeL’Unità, chiede lumi a Rutelli, chenel 2005 sui Pacs diceva: “Basta ilcodice civile per risolvere i proble-mi delle coppie di fatto, non serveuna legge specifica”.

IERI, finalmente, Renzi e Boschihanno indetto un temibile “verti -ce” a Palazzo Chigi, per far “rien -t ra r e ” i 22 senatori cattolici chehanno minacciato di bocciare il ddlil 26 gennaio. Purtroppo “la solu-zione non è stata individuata”, ma(oscurantisti d’Italia, tremate) aZanda è stato affidato il mandato di“riscaldare i senatori”.

Insomma non era così facile: peruno strano meccanismo di disso-nanza cognitiva questa legge, chein un Paese civile sarebbe offensi-va, ci sembra il massimo del pro-gresso, tanto che alcune associa-zioni GLBQT si battono per essacome fosse una legge seria.

Perciò Alfano avverte: “Attenti,c’è rischio slavina”. In effetti, è unattimo che dal riconoscimento del-le unioni omosessuali si passi all’u-tero in affitto e da lì all’eugenetica ealla clonazione. Intende questo,Gasparri, quando dice: “Vogliamoevitare degenerazioni antropolo-giche”, come se lui fosse ancora intempo. Piuttosto, vorremmo fareun appello a tutti le lesbiche e i gayd’Italia: Signore, Signori, ma dav-vero vi accontentate di questa ro-ba? Davvero vi sembra onorevolefarvi regolare la vita, elomosinan-do briciole di diritti, da gente che vichiama “formazioni sociali speci-fiche”e“famiglie arcobaleno”? Manon era meglio essere froci?

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Se nel prossimo referen-dum d’autunno la ri-forma del Senato nonviene approvata vado ac as a ”. Così continua a

ripetere Renzi. Così la riformacostituzionale, che dovrebbeessere materia riservata al di-battito parlamentare, non solo èstata scritta, male, sotto dettatu-ra del governo ma diventa addi-rittura condizione obbligata perla sua sopravvivenza. Ma cos’hadi speciale questa cosiddetta ri-forma? Toglie al Senato l’attivitàlegislativa principale e la facoltàdi votare la fiducia al governo,entrambe riservate solo alla Ca-mera, e lo trasforma nell'Assem-blea delle Regioni e delle auto-nomie locali.

IN REALTÀ siamo di fronte a unariforma col trucco. Se si volevasuperare il bicameralismo la so-luzione più limpida era elimina-re del tutto il Senato. Quantoall’assemblea delle regioni il mo-dello già sperimentato con suc-cesso era quello tedesco, il Bun-desrat, dove sono rappresentati igoverni regionali. Invece è statoinventato un Senato ibrido, for-mato da 74 consiglieri regionali,eletti nei consigli regionali, 21sindaci eletti dai loro colleghi e 5nominati, per 7 anni, dal Presi-dente della Repubblica: un do-polavoro per una casta politicadi dubbia qualità. Non solo:u n’assemblea di scarsa legitti-

mità, perché non eletta dai cit-tadini, investita al tempo stessodi pochi e troppi poteri. Pochiperché il suo specifico terreno dicompetenza, la dimensione ter-

ritoriale, è sovrastato dal poteredella Camera di legiferare anchesu quello: il governo del territo-rio non spetta alle regioni ma algoverno centrale. Troppi per-ché questo Senato, sottratto allasovranità popolare, intervieneaddirittura sulle future riformecostituzionali. Se poi si volevadavvero ridurre i costi della po-

litica non si capisce perché difronte a un Senato ridotto a 100componenti la Camera sia statalasciata nella pienezza della suacomposizione originaria: 630

deputati. Ma allafine il confrontodelle cifre espri-me una sua seccaverità: il Senatoconta poco, la Ca-mera è tutto. Re-sta allora da ve-dere se la Camerasia fondata sul ri-spetto della rap-presentanza po-litica.

E qui c’è l’altrotrucco. Il modo di formazionedella Camera non sta in questariforma costituzionale, ancorada approvare, ma nella legge e-lettorale già approvata dal Par-lamento. Questa, detta Italicum,è perfino peggio del precedentePorcellum, già sanzionata dallaConsulta come parzialmente in-costituzionale. Due terzi circa

dei membri della Camera sononominati dalle segreterie deipartiti prima del voto; la piùgrossa delle minoranze ottiene340 seggi su 630 grazie al premiodi maggioranza. In nome dellagovernabilità la rappresentanzapolitica è gravemente distorta; lasovranità popolare è sottomessaal potere di un solo partito do-minato dal suo leader. O il pre-mierato assoluto o vado a casa:Renzi va preso in parola e l’Italiapuò benissimo fare a meno dilui.

MA È NECESSARIO non sottova-lutare che la lotta contro questodisegno antidemocratico è perforza di cose distinta in due azio-ni separate. Nell’autunno 2016 cisarà il referendum confermativosulla sola modifica del Senato echi non sarà d’accordo esprime-rà un NO. Ma solo nell’anno suc-cessivo potrà esserci il referen-dum abrogativo sull’Italicum echi non sarà d’accordo esprime-rà un SÌ. C’è una logica unitariada tener viva nell’opinione pub-blica: sia il Senato sia la Camerasono sottratti alla sovranità po-polare e questa viene sottomessaal premierato assoluto. Il Comi-tato per il NO nel referendum del2016 e il Comitato per il SÌ del2017 sostengono una battagliacivile e culturale unitaria a sal-vaguardia della sovranità popo-lare.

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FATTI CHIARI

Donato Ceglie,il Csm non aspettile indagini» PETER GOMEZ

C i sono spettacoli che faremmo fran-camente a meno di vedere. Uno diquesti è quello offerto dall’ex icona

dell’antimafia Donato Ceglie. I fatti sononoti. Ceglie è stato a lungo il procuratoreaggiunto di Santa Maria Ca-pua Vetere. Per anni ha in-dagato sulla Terra deiFuochi, ma le sue inchie-ste principali, dopo il cla-more iniziale, si sono ingran parte risolte concentinaia di prescrizioni eassoluzioni. Oggi Ceglie è sta-to messo sotto indagine dalla Procura diRoma per abuso di ufficio, violazione fi-scale, corruzione aggravata (reato già pre-scritto) e concorso esterno in associazio-ne camorristica. Per gli investigatori eraun magistrato colluso che, mentre tuona-va contro mafie e inquinatori dal palco diconvegni organizzati da Libera e Legam-biente, andava in segreto a braccetto con iprotagonisti del saccheggio ambientalecampano.

Per lui, come per ogni altro indagato,vale ovviamente la presunzione di noncolpevolezza. Essere garantisti non vuolperò dire spegnere il cervello. Per questo,senza entrare nel merito delle altre accu-se, riportiamo qui un brano di un rapportodei carabinieri, ora depositato agli atti,scoperto dal nostro valente collega NelloTrocchia. È il riassunto di un’intercetta-zione ambientale tra Ceglie e un suo cu-gino imprenditore che, se confermato,deve spingere il Consiglio superiore dellamagistratura a un intervento immediato.Oggi, non domani. Visto che Ceglie rico-pre ancora a Bari l’importante incarico disostituto procuratore generale della Re-pubblica.

È IL 12 GENNAIO dello scorso anno. L’exaggiunto di Santa Maria Capua Vetere è inauto con Giovanni Devito, suo cugino.L’uomo, scrivono i carabinieri, gli raccon-ta di essere in “rapporti con gli esponentidella criminalità organizzata locale (de-finiti “malandrini”) e di aver regalato alloro boss tre bottiglie, tra cui una di ChivasRegal. “Il magistrato”, secondo gli inve-stigatori replica “che in tal modo entram-bi, il cugino e il capo mafia si tengono ag-giornati”. De Vito a quel punto spiega diessersi “rivolto al capo mafia” per far “de -sistere un imprenditore che aveva comin-ciato a rompere i coglioni”. Un concorren-te che “intendeva partecipare a una gara diappalto per dei lavori che lui voleva com-pletare essendovi impegnato da 15 anni”.Il boss, aggiunge il cugino del magistrato,“aveva quindi minacciato il concorrenteche si era ritirato senza discussioni”. Ce-glie, per gli investigatori non si mostra nésorpreso, né “c ontraria to”. Ma replica“che così si è regolarizzata la questione”.

Non sta a noi giudicare se e quale reatoabbia commesso il sostituto pg durantequesto colloquio. Pare ovvio, come sotto-lineano i militari, che Ceglie in qualità dipubblico ufficiale avesse il dovere di spor-gere denuncia. Ma non è questo il punto.Questa è materia da tribunali. L’interro -gativo invece è che cosa faranno i suoi col-leghi. È inutile lamentarsi della politicaquasi sempre incapace di espellere chi ècoinvolto in situazioni poco chiare –comefacciamo sia noi che le toghe, che le as-sociazioni antimafia – se poi l’organo diautogoverno della magistratura non si di-mostra fulmineo in casi come questi. Ce-glie, prima ancora che si celebri un even-tuale processo, va messo da parte. Per ri-spetto dei cittadini e dei suoi tantissimicolleghi onesti. Chi entra nel Palazzo digiustizia di Bari e lo vede in servizio, oguarda il suo nome ancora sulla targhettadel suo ufficio, d’ora in poi rischia di pen-sare che gli altri magistrati ne accettano lapresenza perché in fondo sono come lui. Enon importa che non sia vero. Perché ildisastroso segnale è quello.

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DUE REFERENDUMCon uno si blocca il nuovoSenato nel 2016, con l’altrosi abroga l’Italicum nel 2017Riunione dei Comitatilunedì 11 alla Camera

Page 13: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

12 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016P randeGiazzaInviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano

00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected]

Chi è che non scapperebbedalle persecuzioni?A fare pena siamo più noi degli im-migrati. Una civiltà millenaria,quella europea, non riesce a farfronte al fenomeno degli scafisti.Al l’immigrato viene riservata lamassima disattenzione e un di-sprezzo per nulla sotterraneo. Livede nel Mediterraneo come esse-re ammassati su barconi e li scam-bia per animali. Più comodo cosìche affrontare seriamente il pro-blema. Alle spalle, queste personehanno la destabilizzazione del loropaesi, una destabilizzazione causa-ta dagli interessi occidentali. Lascoperta del petrolio è stata unadannazione per quegli strani paesiperché l’ingerenza occidentale,quella americana, nel secondo do-poguerra, e quella russa in contrap-posizione, divenne persino osses-siva. L’Occidente voleva comanda-re. Per contenere il fenomeno tri-bale (una pentola in continua ebol-lizione) gli occidentali, guidati da-gli americani, imposero dei dittato-ri. Le cose sfuggirono presto di ma-no, l’interesse occidentale si limi-tava allo sfruttamento dei pozzi pe-troliferi. L’opposizione del dittato-re di turno (vedi Saddam Hussein)veniva blandita, oppure abbattuta.Gli sconquassi creati da questo mo-do di procedere sono responsabilidelle lotte intestine nelle zone u-manamente trascurate, pratica-mente, e via via, in tutto il MedioOriente e e nei paesi tormentatidell’Africa, in Afghanistan, dove si-gnori della guerra fanno il bello e ilcattivo tempo facendosi beffe deipresidi occidentali. In situazionidel genere, con uccisioni giornalie-re, con massacri religiosi, con con-tinui cambiamenti di potere, consanzioni e quant’altro, chi non ten-terebbe di scappare?

DARIO LODI

Quando quasi tutti i bancarierano competenti e affidabiliC’erano una volta “buona fede ecorrett ezza”, un fondamento, ad-dirittura, per la buona pratica ban-caria. Quarant’anni fa, posso testi-moniarlo, la maggioranza dei fun-zionari (anche allora esistevanocarriere e assunzioni facili), eranomolto competenti e particolar-mente legati al buon nome dell’i s t i-tuto di cui si sentivano parte asso-luta. Persone affidabili, capaci dicalcolare a mente l’interesse sem-plice e quello composto, ispirava-no fiducia nei clienti e nei colleghinon solo a parole. L’involuz ionedel sistema bancario ha prodottosempre più dirigenti di carrieranelle vendite, trasformando l’ar te

della sana gestione del denaro al-trui in un mercato via via privo discrupoli. Questo accade tutt’o ra ,cari economisti che guardatedall’alto in basso “i poveracci” delpopolo, che non sono poveracci mapersone molto più per bene di chiogni giorno sorprende la loro fidu-cia, fino a rovinare le famiglie. Ed i“grandi” giornali, anziché contri-buire ad aumentare il solco giàtroppo profondo, tra pochi privile-giati e la massa dei cittadini che tirala carretta anche per loro, faccianodelle campagne di stampa perchésiano adottate misure legislativeche colpiscano con l’e sc l us i on edalla società civile i colpevoli ed imandanti, perché l’esser furbi edimbroglioni non è ancora tra i di-ritti sancito dalla nostra Costitu-zione.

GIAMPIERO BUCCIANTI

Grazie a Quarto anche il Pdsi è accorto del malaffareUn vero miracolo. Non a caso av-venuto al Nazareno. Proprio lì, dasempre ciechi e sordi di fronte aitanti inquisiti e ai condannati chefrequentano quei luoghi. Paraliz-zati o muti, al cospetto delle con-nivenze tra politica e malaffare(spesso a soggetti unificati), hannoall’improvviso trovato la vista e lavoce.Un prodigio, che ha fulminato il Pdsulla strada per Quarto, dove que-stioni torbide, ancorché tutte dachiarire, hanno offerto l’occasioneper dare immediato sfogo a ugole epupille arrugginite, rimaste fuoriuso per decenni. Quale migliore oc-casione per strepitare e accusareGrillo e i suoi seguaci, con critichescomposte e perfino imbarazzanti,considerando “da che pulpito pro-

vengono”? Ma oggi è tempo di gioi-re. Perché, dopo aver vissuto all’o-scuro di ogni porcata, praticata sot-to i loro occhi e alle loro spalle, emagari con la loro complicità (in-consapevole, ovvio, a causa di queiloro handicap), nel partito di - o,meglio, guidato da - Matteo Renzi,potranno finalmente guardare an-che e soprattutto in casa propria:piena di roba scaduta o avariata, frapoltrone sgangherate e lurida cartada pirati.

RODOLFO MAIDA

La mania per le rotatorienon tutte davvero necessarieScoperte dopo che erano già pre-senti in diversi paesi europei, le ro-tatorie sono divenute in Italia unavera e propria mania. Se in molticasi sono utili e necessarie per e-liminare incroci pericolosi o lun-

ghe attese ai semafori, in altri ap-paiono del tutto ingiustificate an-che per le opere talvolta masto-dontiche e costose che esse com-portano (sarebbe interessante co-noscere quanto è stato speso in talsenso negli ultimi anni, mentre bu-che e marciapiedi dissestati veni-vano lasciati com’erano), senzatrascurare il depauperamento ter-ritoriale che ne deriva. Non c’èborgo o paesino, anche in apertacampagna, che non ne abbia una,come se fosse umiliante esserneprivi. Si potrebbe pensare che ciòsia dovuto a quel meccanismo imi-tativo per cui, anche per motivi po-litici di carattere locale, si debba a-vere o fare quello che sembranovolere tutti, ma riflettendo se nepuò scorgere la radice nell’indoledi molti italiani per i quali è incon-cepibile fermarsi pazientementeai semafori o per dare la preceden-za agli incroci.

LORIS PARPINEL

DIRITTO DI REPLICA

In merito all’articolo “Le grandicentrali possono inquinare per unaltro anno” pubblicato il 7 gennaio,segnaliamo che le deroghe intro-dotte dal decreto “mille proroghe”sui limiti alle emissioni non riguar-dano gli impianti Enel poiché que-sti rispettano già i nuovi valori pre-visti dalla normativa europea sulleemissioni industriali (Ied - Indu-strial Emission Directive). Segna-liamo che il ministero dell’A m-biente ha già provveduto all’a g-giornamento delle AutorizzazioniIntegrate Ambientali presentateda Enel Produzione; per cui non ènecessario ricorrere all’al lu ng a-mento dei termini previsto dal de-creto mille proroghe per l’ese rci-zio degli impianti del Gruppo.

UFFICIO STAMPA ENEL

Lo sforamento prorogato, in realtà, èquello previsto dal Codice dell’A m b i e n te ,più stringente della direttiva europea.Quanto all’Aia aggiornata ce ne ralle-griamo. Ci limitiamo a riportare quantoscritto dall’ex procuratore capo di Civita-vecchia, e padre del diritto ambientale i-taliano, Gianfranco Amendola: nellagrande centrale a carbone Enel di Civita-vecchia “la verifica sul rispetto dei limitisi basa sui rilevamenti fatti solo dall’Enelstessa; gli organi di controllo pubblici (I-spra e Arpa) non hanno neppure lo stru-mento idoneo a campionare i fumi dellec i m i n i e re”. Va ricordato anche che - gra-zie a un decreto del 2014 - le Autorizza-zioni ambientali per le grandi industrie“possono prevedere valori limite di emis-sione anche più elevati e proporzionati ailivelli di produzione”.

MA. PA.

A DOMANDA RISPONDO FURIO COLOMBO

Su guerra e pace la nostra voceè quella di Gentiloni o di Pinotti?CARO FURIO COLOMBO, la strage appena compiuta inLibia sembra smentire tutte le invenzioni sulla imminenteformazione di un governo unitario. Non capisco il nostroministro degli Esteri: perché dare credibilità a persone in-capaci e a fatti che non sono accaduti e non possono ac-c a d e re?

LO R E N ZO

VORREI DIRE UNA PAROLAa favore di Gentiloni. Non hamai fatto parte della squadra che esorta all’azione mi-litare in Libia. Questo è stato ed è –curiosamente –com -pito esclusivo del ministro della Difesa Pinotti che vede losbocco di questo difficile momento storico in uno sbarcocome si deve in Libia, in apparente soccorso o su richiestadi qualcuno dei vari governi o, meglio, dopo avere messoin piedi un impossibile governo libico unito. A quantopare Pinotti è molto più sensibile di Gentiloni a una fortecorrente che crede nell’intervento armato, come se Iraq eAfghanistan non fossero mai accaduti (e ancora in cor-so). Quella corrente non viene dall’America di Obama, acui sono spesso attribuite incitazioni all’Italia a pren-dere le armi. Viene da una potente America di destra che,attraverso forum e istituzioni, si fa sentire e comunquegià comunica al mondo una nuova epoca di guerra at-traverso alcuni credibili candidati repubblicani, e per-sino Donald Trump. E viene da una destra mondiale che,dopo avere combattuto vittoriose battaglie contro il la-voro, impoverendo il mondo ma remunerando impor-tanti centri di raccolta della ricchezza, è impegnata acreare un mondo interventista identico al combatten-tismo islamico. In comune i due mondi di guerra con-trapposti hanno il calo drammatico del costo del petro-lio. Ma dispongono di una quantità di vite umane dasprecare e condividono la convinzione che non convienepiù distinguere le popolazioni dai combattenti. Il nemico

è il nemico e il lusso di esenzioni a favore dei civili (lafamosa frase “prima le donne e i bambini”adesso si leggeal rovescio: sono le prime vittime della guerra o della fu-ga) non è più consentito. Forse questa è la ragione per cuiGentiloni non vuol sentir parlare di missioni militari enon elenca mai le truppe e gli strumenti di guerra giàpredisposti. Ma qualcuno lo fa. E poiché non è bene chetrapelino discussioni o forse scontri nel governo, se neincarica il prof. Panebianco sul Corriere della Sera del 5gennaio elencando, per il ministro degli Esteri, “erroristrategici” che fanno apparire l’Italia “non all’altezzadella sfida”. Il più importante, ovviamente, è non averemilitarizzato la lotta al terrorismo. Qui Gentiloni ri-sponde bene perché fa notare il vuoto nel quale è desti-nata a cadere un’azione militare tradizionale, con navi ecannoni (laddove il nemico può cambiare continuamen-te il fronte, i mezzi, il tipo di attacco, contro una personasola o contro un Paese). E il percorso (se ci fosse) politicoe culturale, nel senso del chiarirsi le idee sul che fare ecome farlo, senza organizzare l’Italia in bande armatealla Salvini. Però l’impressione è che l’editorialista Pa-nebianco non parli in base a un suo ragionare solitario,ma tenendo conto di materiali e notizie di buona fonte. E,d’altra parte, come non notare che la signora Pinotti, mi-nistro della Difesa, in almeno sei diverse interviste, negliultimi mesi, aveva già preannunciato –e anche descritto– l’azione militare (in Libia, non in Siria, nel mare di Si-cilia, non nell’Egeo, con comando italiano, non da mem-bri di una “willing coalition”come in Iraq). La domandalegittima è: qual è la vera voce del governo, Pinotti o Gen-tiloni? Lo sapremo tra poco.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Valadier n° 42l e t te re @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

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zo Yusupov

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ciale Cobra 1119:38 Con le migliori intenzioni20:30 Tg2 20.3021:05 TELEFILM Castle21:50 TELEFILM Blue Bloods22:40 Tg222:55 Sabato Sprint23:45 Tg2 Dossier

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Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PIAZZA GRANDE » 13

NON ERA MEGLIOESSERE FROCI?

» DANIELA RANIERI

UN “NO” E UN “SÌ”PER UNA SOLA

B AT TAG L I A» PANCHO PARDI

Da anni, ormai, l’italia -no medio si sveglia, vaal bar, sfoglia il giorna-le, e al primo sorso dicaffè si accorge di non

stare facendo niente per le unionicivili. “Questa legge va fatta”, lobacchettava ieri sul Corriere il co-siddetto premier Renzi, che ag-giungeva: “Mi vergogno di un Pae-se senza una norma del genere”. Alche l’italiano, che non ricordava diessere in Parlamento, sente tuttoun singulto di coscienza civile e sischiera senza tema con l’ex rotta-matore.

LA QUESTIONEè annosa, e i passet-tini, come direbbe Maria Elena Bo-schi, sono pochi e gravosi, a confer-ma che si tratta di un grande passoper la civiltà, da conquistarsi unagoccia di sangue per volta. Del re-sto, in Europa, mica siamo i soli anon aver mai regolamentato le u-nioni diverse dal matrimonio. Connoi ci sono la progredita Albania, lalussuriosa Bulgaria, lalibertina Bielorussia, lalicenziosa Moldavia, lapeccaminosa Slovac-chia, la scostumata Po-lonia, la tentacolareRomania, la superlaicaCittà del Vaticano. Nonc’è fretta, insomma.

“Sulle unioni civiliho preso impegno conitaliani. #lavoltabuo-na”, ci aveva avvertito@ m a t t e o r e n z i n e lmarzo 2015, e poi il 2settembre: “La leggesulle unioni civili è unaquestione di civiltà.Andrà in Senato dopo lariforma della costitu-zione e prima del bilan-

cio”, verso le 15:30, quando Veneresarà allineata con Mercurio. Gli fe-ce eco Mari Boschi dal gay pride diPadova: “La #voltabuona ancheper le unioni civili!”. Il sottosegre-tario Scalfarotto cominciò unosciopero della fame, davanti al qua-le noi facemmo orecchi da mercan-te, forse credendo che il fatto chefosse al governo gli desse modo diincidere in qualche modo sullaquestione manlevandoci dal far-dello.

A saperlo prima, avremmosconsigliato a Renzi di allearsi conAlfano, amico del Vaticano e di Cl,e di dargli potere di veto su ogni leg-ge che non sia sul genere di quelleche era abituato a firmare quandofaceva il lubrificatore degli attrititra B. e la giustizia.

Ma per fortuna “il governo più disinistra degli ultimi 30 anni” (co -pyrightRenzi) appoggia il ddl della

senatrice Pd Monica Cirinnà, chead ottobre scorso ha illuminato lastrada: gli individui con cromoso-ma XX e XY possono unirsi e averequasi tutti gli stessi diritti dellecoppie sposate, il che non vuol direche sono uguali a quelle, dio nescampi; quelli che hanno le stessecoppie di cromosomi, cioè lesbi-che e gay, possono unirsi, ma, gra-zie a un emendamento del Pd, sichiameranno “formazioni socialispecifiche”, e se uno dei due ha unfiglio, non è necessario affidarlo al-la ruota degli esposti o a una fami-glia normale, ma l’altro partnerpuò, diciamo, adottarlo (è la step -child adoption, roba avveniristica,da Nord Europa). Vedi quanto po-co ci vuole a diventare un Paese ci-vile? Scalfarotto, in giulebbe, con-segnò a R epubblica una frase chenon sfigurerebbe tra quelle di Mar-tin Luther King: “L’unione civile

non è un matrimoniopiù basso, ma la stessacosa. Con un altro no-me per una questionedi Realpolitik”, e ripre-se a mangiare.

Tutto ok, allora? No,perché, passato Nata-le, si sono risvegliati gliscrupoli etici dei piùsensibili: Alfano mi-naccia una raccolta fir-me; Casini si premuradi tenere ben distinti u-nioni civili e matrimo-nio, anche per evitareche a cena due gay in-vece di dire “siamo ci-vilmente uniti” se ne e-scano con un imbaraz-zante “siamo sposati”;

la Cei, in allarme, si riunisce oggiperché il “tema è caldo”, mentre siprepara un nuovo scoppiettanteFamily Day; e c’è persino chi, comeL’Unità, chiede lumi a Rutelli, chenel 2005 sui Pacs diceva: “Basta ilcodice civile per risolvere i proble-mi delle coppie di fatto, non serveuna legge specifica”.

IERI, finalmente, Renzi e Boschihanno indetto un temibile “verti -ce” a Palazzo Chigi, per far “rien -t ra r e ” i 22 senatori cattolici chehanno minacciato di bocciare il ddlil 26 gennaio. Purtroppo “la solu-zione non è stata individuata”, ma(oscurantisti d’Italia, tremate) aZanda è stato affidato il mandato di“riscaldare i senatori”.

Insomma non era così facile: peruno strano meccanismo di disso-nanza cognitiva questa legge, chein un Paese civile sarebbe offensi-va, ci sembra il massimo del pro-gresso, tanto che alcune associa-zioni GLBQT si battono per essacome fosse una legge seria.

Perciò Alfano avverte: “Attenti,c’è rischio slavina”. In effetti, è unattimo che dal riconoscimento del-le unioni omosessuali si passi all’u-tero in affitto e da lì all’eugenetica ealla clonazione. Intende questo,Gasparri, quando dice: “Vogliamoevitare degenerazioni antropolo-giche”, come se lui fosse ancora intempo. Piuttosto, vorremmo fareun appello a tutti le lesbiche e i gayd’Italia: Signore, Signori, ma dav-vero vi accontentate di questa ro-ba? Davvero vi sembra onorevolefarvi regolare la vita, elomosinan-do briciole di diritti, da gente che vichiama “formazioni sociali speci-fiche”e“famiglie arcobaleno”? Manon era meglio essere froci?

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Se nel prossimo referen-dum d’autunno la ri-forma del Senato nonviene approvata vado ac as a ”. Così continua a

ripetere Renzi. Così la riformacostituzionale, che dovrebbeessere materia riservata al di-battito parlamentare, non solo èstata scritta, male, sotto dettatu-ra del governo ma diventa addi-rittura condizione obbligata perla sua sopravvivenza. Ma cos’hadi speciale questa cosiddetta ri-forma? Toglie al Senato l’attivitàlegislativa principale e la facoltàdi votare la fiducia al governo,entrambe riservate solo alla Ca-mera, e lo trasforma nell'Assem-blea delle Regioni e delle auto-nomie locali.

IN REALTÀ siamo di fronte a unariforma col trucco. Se si volevasuperare il bicameralismo la so-luzione più limpida era elimina-re del tutto il Senato. Quantoall’assemblea delle regioni il mo-dello già sperimentato con suc-cesso era quello tedesco, il Bun-desrat, dove sono rappresentati igoverni regionali. Invece è statoinventato un Senato ibrido, for-mato da 74 consiglieri regionali,eletti nei consigli regionali, 21sindaci eletti dai loro colleghi e 5nominati, per 7 anni, dal Presi-dente della Repubblica: un do-polavoro per una casta politicadi dubbia qualità. Non solo:u n’assemblea di scarsa legitti-

mità, perché non eletta dai cit-tadini, investita al tempo stessodi pochi e troppi poteri. Pochiperché il suo specifico terreno dicompetenza, la dimensione ter-

ritoriale, è sovrastato dal poteredella Camera di legiferare anchesu quello: il governo del territo-rio non spetta alle regioni ma algoverno centrale. Troppi per-ché questo Senato, sottratto allasovranità popolare, intervieneaddirittura sulle future riformecostituzionali. Se poi si volevadavvero ridurre i costi della po-

litica non si capisce perché difronte a un Senato ridotto a 100componenti la Camera sia statalasciata nella pienezza della suacomposizione originaria: 630

deputati. Ma allafine il confrontodelle cifre espri-me una sua seccaverità: il Senatoconta poco, la Ca-mera è tutto. Re-sta allora da ve-dere se la Camerasia fondata sul ri-spetto della rap-presentanza po-litica.

E qui c’è l’altrotrucco. Il modo di formazionedella Camera non sta in questariforma costituzionale, ancorada approvare, ma nella legge e-lettorale già approvata dal Par-lamento. Questa, detta Italicum,è perfino peggio del precedentePorcellum, già sanzionata dallaConsulta come parzialmente in-costituzionale. Due terzi circa

dei membri della Camera sononominati dalle segreterie deipartiti prima del voto; la piùgrossa delle minoranze ottiene340 seggi su 630 grazie al premiodi maggioranza. In nome dellagovernabilità la rappresentanzapolitica è gravemente distorta; lasovranità popolare è sottomessaal potere di un solo partito do-minato dal suo leader. O il pre-mierato assoluto o vado a casa:Renzi va preso in parola e l’Italiapuò benissimo fare a meno dilui.

MA È NECESSARIO non sottova-lutare che la lotta contro questodisegno antidemocratico è perforza di cose distinta in due azio-ni separate. Nell’autunno 2016 cisarà il referendum confermativosulla sola modifica del Senato echi non sarà d’accordo esprime-rà un NO. Ma solo nell’anno suc-cessivo potrà esserci il referen-dum abrogativo sull’Italicum echi non sarà d’accordo esprime-rà un SÌ. C’è una logica unitariada tener viva nell’opinione pub-blica: sia il Senato sia la Camerasono sottratti alla sovranità po-polare e questa viene sottomessaal premierato assoluto. Il Comi-tato per il NO nel referendum del2016 e il Comitato per il SÌ del2017 sostengono una battagliacivile e culturale unitaria a sal-vaguardia della sovranità popo-lare.

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FATTI CHIARI

Donato Ceglie,il Csm non aspettile indagini» PETER GOMEZ

C i sono spettacoli che faremmo fran-camente a meno di vedere. Uno diquesti è quello offerto dall’ex icona

dell’antimafia Donato Ceglie. I fatti sononoti. Ceglie è stato a lungo il procuratoreaggiunto di Santa Maria Ca-pua Vetere. Per anni ha in-dagato sulla Terra deiFuochi, ma le sue inchie-ste principali, dopo il cla-more iniziale, si sono ingran parte risolte concentinaia di prescrizioni eassoluzioni. Oggi Ceglie è sta-to messo sotto indagine dalla Procura diRoma per abuso di ufficio, violazione fi-scale, corruzione aggravata (reato già pre-scritto) e concorso esterno in associazio-ne camorristica. Per gli investigatori eraun magistrato colluso che, mentre tuona-va contro mafie e inquinatori dal palco diconvegni organizzati da Libera e Legam-biente, andava in segreto a braccetto con iprotagonisti del saccheggio ambientalecampano.

Per lui, come per ogni altro indagato,vale ovviamente la presunzione di noncolpevolezza. Essere garantisti non vuolperò dire spegnere il cervello. Per questo,senza entrare nel merito delle altre accu-se, riportiamo qui un brano di un rapportodei carabinieri, ora depositato agli atti,scoperto dal nostro valente collega NelloTrocchia. È il riassunto di un’intercetta-zione ambientale tra Ceglie e un suo cu-gino imprenditore che, se confermato,deve spingere il Consiglio superiore dellamagistratura a un intervento immediato.Oggi, non domani. Visto che Ceglie rico-pre ancora a Bari l’importante incarico disostituto procuratore generale della Re-pubblica.

È IL 12 GENNAIO dello scorso anno. L’exaggiunto di Santa Maria Capua Vetere è inauto con Giovanni Devito, suo cugino.L’uomo, scrivono i carabinieri, gli raccon-ta di essere in “rapporti con gli esponentidella criminalità organizzata locale (de-finiti “malandrini”) e di aver regalato alloro boss tre bottiglie, tra cui una di ChivasRegal. “Il magistrato”, secondo gli inve-stigatori replica “che in tal modo entram-bi, il cugino e il capo mafia si tengono ag-giornati”. De Vito a quel punto spiega diessersi “rivolto al capo mafia” per far “de -sistere un imprenditore che aveva comin-ciato a rompere i coglioni”. Un concorren-te che “intendeva partecipare a una gara diappalto per dei lavori che lui voleva com-pletare essendovi impegnato da 15 anni”.Il boss, aggiunge il cugino del magistrato,“aveva quindi minacciato il concorrenteche si era ritirato senza discussioni”. Ce-glie, per gli investigatori non si mostra nésorpreso, né “c ontraria to”. Ma replica“che così si è regolarizzata la questione”.

Non sta a noi giudicare se e quale reatoabbia commesso il sostituto pg durantequesto colloquio. Pare ovvio, come sotto-lineano i militari, che Ceglie in qualità dipubblico ufficiale avesse il dovere di spor-gere denuncia. Ma non è questo il punto.Questa è materia da tribunali. L’interro -gativo invece è che cosa faranno i suoi col-leghi. È inutile lamentarsi della politicaquasi sempre incapace di espellere chi ècoinvolto in situazioni poco chiare –comefacciamo sia noi che le toghe, che le as-sociazioni antimafia – se poi l’organo diautogoverno della magistratura non si di-mostra fulmineo in casi come questi. Ce-glie, prima ancora che si celebri un even-tuale processo, va messo da parte. Per ri-spetto dei cittadini e dei suoi tantissimicolleghi onesti. Chi entra nel Palazzo digiustizia di Bari e lo vede in servizio, oguarda il suo nome ancora sulla targhettadel suo ufficio, d’ora in poi rischia di pen-sare che gli altri magistrati ne accettano lapresenza perché in fondo sono come lui. Enon importa che non sia vero. Perché ildisastroso segnale è quello.

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DUE REFERENDUMCon uno si blocca il nuovoSenato nel 2016, con l’altrosi abroga l’Italicum nel 2017Riunione dei Comitatilunedì 11 alla Camera

Page 14: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | ESTERI » 14

» ROBERTA ZUNINI

Ne uj ah r (Anno nuo-vo), è il nome datodai vertici della po-lizia tedesca alla

squadra composta da 80 a-genti che dovrà indagare afondo ciò che è realmente ac-caduto a decine di donne diColonia, Amburgo, Dussel-dorf e Stoccarda durante lanotte di Capodanno. La spe-ranza è che questa denomi-nazione valga anche per leforze dell’ordine stesse. Ov-vero che venga inauguratoun “nuovo corso” affinché ipoliziotti siano in numerosufficiente e in grado di di-fendere le cittadine tedeschequando ci sono feste e ricor-renze che richiamano nellepiazze grandi folle. Intantosalta la prima testa: il mini-stro dell’Interno del Nordre-no-Westfalia, Ralf Jaeger, haconfermato ieri che il capodella polizia di Colonia develasciare il suo posto: andrà inpensione anticipata. Le de-nunce continuano ad au-mentare anche ad Amburgodove hanno raggiunto la cin-quantina.

CERTEZZE. Poca polizia, il ca-rattere sessista delle aggres-sioni realizzate soprattuttoda immigrati nelle città tede-sche, tra i quali profughi siria-ni che hanno strappato il per-messo di soggiorno davanti a-gli agenti, sono le tre certezzeemerse a una settimana di di-stanza dalla notte in cui ra-gazze e donne “hanno dovutoattraversare le forche caudi-ne formate da masse di uomi-ni pesantemente ubriachi”.

DINAMICA DELLE AGGRES-SIONI. Si tratta di una tecnicagià utilizzata in Egitto, a piaz-za Tahrir, durante le protestecontro l’allora presidenteMubarak, per stuprare le ma-nifestanti: gli assalitori si di-spongono in cerchio inizial-mente largo, in modo da nondestare sospetti, quindi,all’improvviso, si stringonoa l l’unisono attorno ai corpidelle vittime prescelte. Nelcaso tedesco questi uomini,molti poco più che adole-scenti, erano armati di coltel-li e petardi che sono stati in-filati nei vestiti delle donneprovocando ustioni e cicatri-ci.

DENUNCE E ARRESTI. La po-lizia tedesca ha identificato31 sospetti, tra i quali 18 pro-fughi. Due nordafricani ac-cusati di furto sono stati giàrilasciati; ci sono altri duegiovani accusati di molestiesessuali, ma le autorità nonhanno rilasciato informazio-ni. Nelle tasche di due giovaniimmigrati, sono stati trovatibiglietti scritti in arabo e te-

Accoglienza Il governatore: basta aiuti a potenziali terroristi senza via libera da FbiSTATI UNITI

» CARLO ANTONIO BISCOTTO

Irifugiati siriani che sonofuggiti dalla guerra, si sono

diretti per lo più verso la Tur-chia o alla volta dell’Eur opaseguendo la cosiddetta “rottaba lc an ica ”. Diverse migliaiadi siriani sono arrivati in NordAmerica e 2200 si sono siste-mati nel New Jersey. Da alcu-ne settimane sono al centrodel dibattito, delle polemichee sembrano essere diventatiun tema chiave della campa-gna elettorale in corso.

All’indomani degli attenta-ti del 13 novembre a Parigi, 31governatori hanno annuncia-to l’intenzione di non ospitarepiù rifugiati siriani nei lorostati e l’attentato di San Ber-nardino non ha fatto che ra-dicalizzare la loro presa di po-sizione. In questo quadro, ilgovernatore del New Jersey,Chris Christie, consideratoun candidato moderato allanomination repubblicana, si è

spinto oltre minacciando ditagliare ogni forma di aiuto edi assistenza sociale ai rifu-giati nel caso in cui l’FBI nonsia in grado di garantire chenon si tratta di potenziali ter-roristi. “Non mi fido di questogoverno e intendo garantire lasicurezza nello stato che am-ministro”, ha dichiarato.

La risposta delle associa-zioni umanitarie non si è fattaattendere: “Il governatore hareso più problematico il com-pito di accogliere questo per-

sone” ha detto il reverendoSeth Kaper-Dale della Chiesariformata di Highland Parkche si è messo alla testa di unaassociazione per l’a c c o g l i e n-za dei rifugiati, la Central NewJersey Interfaith Refugee Re-settlement Coalition.

“CO M E si può provare che ilmio vicino di casa non è un ter-rorista? Come si può evitare diessere al centro dell’attenzio -ne mediatica solo perché ungovernatore repubblicano hadeciso di strumentalizzare iltema dei rifugiati a fini eletto-rali?”.

Il New Jersey conta oltre160.000 musulmani su 9 mi-lioni di abitanti, secondo soloal Michigan. Mohamed Khai-rullah, sindaco di ProspectPark di origine siriana, si è det-to “costernato e disgustato”per le proposte del governato-re specialmente quando hadetto “che non si dovrebbepermettere nemmeno ad un

orfano di cinque anni di entra-re negli Stati Uniti”. E ha ag-giunto: “Per rastrellare il votodegli estremisti di destra fa diogni erba un fascio bollandotutti i siriani come terroristi”.

Shadi Martin,un rifugiato si-riano di 43 annigiunto negli Sta-ti Uniti nel 2013con la moglie edue figli, condi-vide la posizioned i M o h a m e dK h a i r u l l a h :“Quella del go-vernatore è unainiziativa com-pletamente sba-gliata. Capisco lapaura dopo i fattidi Parigi e San Bernardino, madecisioni del genere sono con-troproducenti. Noi siriani nul-la abbiamo a che vedere conl’Isis e dobbiamo spiegare agliamericani chi siamo veramen-te. È come rimettere tutto in

discussione: faccio un lavoroche amo, i miei figli vanno ascuola, hanno molti amici e so-no perfettamente integrati,ma dopo le parole del gover-natore che ne sarà di noi?”.“La

trafila burocrati-ca per essere ac-colti negli Stati U-niti è lunga e me-ticolosa – ricordail reverendo SethKaper-Dale – perdue anni ogni rifu-giato è sottopostoad una valutazio-ne dell’Fbi . Pro-prio per questoconsidero stru-mentali le affer-mazioni del go-vernatore Chri-

s ti e ”. E il sindaco MohamedKhairullah ha ricordato: “Mi -gliaia di siriani danno un con-tributo positivo alla vita delNew Jersey. Ci sono medici,insegnanti, agenti di polizia”.

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desco con frasi oscene neiconfronti delle “pre de”. Fi-nora sono state depositate 121denunce.

INSABBIAMENTO O SOTTO-VALUTAZIONE. Lo scandalo èscoppiato dopo tre giorni da-gli eventi. “Atmosfera vivace.Celebrazioni pacifiche”: conqueste parole, in un comuni-cato stampa, la polizia di Co-lonia ha descritto venerdì 1gennaio la notte di Capodan-no e la situazione in città. Ilcanale pubblico ZDF ne ha

dato notizia solo il martedì,scusandosi del ritardo nelfornire informazioni; unascelta che buona parte dell’o-pinione pubblica ritiene siadovuta, da parte della stampacome della polizia, al timoredi alimentare i movimenti xe-nofobi tedeschi che criticanola politica delle “porte aper-te” nei confronti dei profughidella Cancelliera Merkel espesso diffondono via inter-net notizie false di aggressio-ni compiute da immigrati.

PERCHÉ LA POLIZIA NON HAIMPEDITO GLI ATTACCHI. Al -cune ore prima della mezza-notte c’erano già state segna-lazioni di aggressioni. Gli a-genti avrebbero evacuatoparte della piazza, senza peròfermare gli autori rimastiquindi nei dintorni per poitornare in forze: più di un mi-gliaio nella sola piazza delDuomo di Colonia. Gli agentiprima hanno detto di averli

fronteggiati, per poi fare mar-cia indietro e spiegare che e-rano troppo pochi per riusci-re a bloccarli.

LE CONNESSIONI. Il ministrodella Giustizia, Heiko Maas,ha parlato di “un nuovo tipodi criminalità organizzata”: ilgruppo di uomini era tropponumeroso per essersi aggre-gato spontaneamente. Il mi-nistro dell'Interno regionaleRalf Jäger, ritiene inoltre chegli aggressori si siano orga-nizzati attraverso i social net-work.

LA POLITICA DELLE “PO RT EAPERTE AI PROFUGHI” VO -LUTA DALLA CANCELLIERA.Presto per dire se vi sarannoconseguenze per la Merkel.Le sue ipotesi di espellere co-loro che hanno ottenuto l’a-silo e togliere i sussidi ai mi-granti rifugiati in Germaniasono però il segnale della suaconsapevolezza che gli umo-ri del paese sono cambiati.Q ue st ’anno si voterà in cin-que lander tedeschi e se il suopartito, la Cdu perderà troppivoti, la leadership di frauMerkel potrebbe essere mes-sa in discussione dall’ala piùconservatrice del partito cri-stiano.

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L’aria è cambiataLa cancelliera Merkeldalle porte aperte allaminaccia di espulsioni:si vota in 5 Lander

Nud aalla metaUna protestanella piazzadi Coloniacontro le mo-lestie sessualie WolfgangAlbers Ansa

Siriani, i negri bianchi del New Jersey

Il “mo de rato” Chris Christie

Molestie: la polizia e il bucone l l’acqua (di Colonia)

GERMANIA Violenze di Capodanno, il ministro dell’Interno del Nordreno-Westfalia, Ralf Jaegerimpone le dimissioni a responsabile dell’ordine pubblico: identificate 31 persone fra cui 18 rifugiati

S LOVACC H I A FICO: BASTA CON I MIGRANTI“Prioritario è fermare l’afflusso dei migrantinell’Ue”. Il premier Fico ha ripetuto che la Slovac-chia non è più disposta ad accogliere i migrantineanche su base volontaria. “Né in base alle quo-te, né su base volontaria: non possiamo permet-tere che in Slovacchia entrino migliaia di migrantialla volta. Non è possibile integrarli e ciò si era di-mostrato in altri paesi dell’Ue”. La Pre ss e

GERMANIA IL LIBRO DI HITLER IN LIBRERIAPer la prima volta dopo la fine della Seconda guerramondiale, la nuova edizione del Mein Kampf è di-sponibile nelle librerie. Pubblicate nel 1925, le tesi diHitler scritte durante i 9 mesi di carcere per il fallitocolpo di Stato a Monaco, sono affiancate da 3700note critiche di storici che intendono “d i s t r u g ge r n eil mito”. Per 70 anni la Baviera, titolare dei dirittid’autore, ne aveva proibito la ripubblicazione.

P ropagandaChris Christiecorre con iRepubblicani, èaccusato di volerrastrellare i votidegli estremisti

Acce tt ole critichealla miap e rs o n ama ipoliziotti ele poliziotteche hannolavorato il31 dicembreal Duomonon lehannom e r i t a te

WO L FG A N GALBERS

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 15

» SILVIA D’ONGHIA

Al carabiniere RaffaeleD’Alessandro per moltimesi la stessa Arma tol-se la pistola. Una misura

stabilita dal suo comandante perevitare che l’uomo facesse “fes -serie”. D’Alessandro è uno deicinque militari indagati nell’in -chiesta bis della Procura di Romasulla morte di Stefano Cucchi. Ècolui che, nelle intercettazionidepositate , viene additatodall’ex moglie, Anna Carino, co-me quello che “si vantava” de lpestaggio ai danni del giovanearrestato la notte tra il 15 e il 16ottobre 2009. Ed è proprio dal fa-scicolo relativo all’inchiesta cheemergono nuovi particolari su dilui e sulla sua personalità.

A PARLARE davanti al sostitutoprocuratore Giovanni Musarò, il22 ottobre scorso, come personainformata sui fatti è il comandan-te della stazione dei carabinieridi San Martino al Cimino, nel Vi-terbese, stazione in cui D’Ales -sandro venne trasferito nel 2010(e dalla quale è andato via nel set-tembre 2014). La descrizione cheil maresciallo ne fa è quella di unuomo molto incline alle “urla”. Ilcarabiniere – racconta il suo su-periore –viveva con l’ancora mo-glie in un alloggio di servizio incaserma e spesso, nel periododella separazione, tra i due si sen-tivano volare parole grosse. Tan-to che il comandante lo avrebberipreso più volte, anche in occa-sione di alcune riunioni in ufficio,durante le quali “lui si infervora-va ed iniziava a urlare”. La signo-ra Carino, a detta del maresciallo,era molto preoccupata e andava aconfidarsi con alcuni colleghi delmarito temendo per la incolumi-tà propria e del suo stesso coniu-ge. Non solo, in alcune occasioni

l’uomo, in presenza di testimoni,avrebbe “trattato la moglie comeuna serva”: una volta durante unpranzo a casa loro, perché la don-na avrebbe “sbagliato l’o rd in econ cui dovevano essere servite

alcune pietanze”; un’altra voltaall’interno di un bar del paese,dove la donna era stata vista in-sieme con altre ragazze e sarebbestata “mo rt if ic at a” pu bb li ca-mente; e un’altra ancora quandolui, urlandole dalla strada di pre-parargli il borsone da calcio, a-vrebbe poi risposto così alle cri-tiche del suo comandante circa lamancanza di garbo: “Maresc ia’,tu nu si spusato... culle femmine civuole carota e bastone”.

Tutti questi episodi, uniti allapreoccupazione della donna, a-vevano spinto il superiore a par-

larne con il comandante dellacompagnia di Viterbo. “Volevo e-vitare cose che lo potessero dan-neggiare – racconta al pm Musa-rò – ma nel contempo volevo an-che scongiurare il rischio che fa-cesse qualche gesto inconsultocon l’arma”. L’esito di quel col-loquio fu che il militare finì perqualche giorno a fare lavoro d’uf -ficio, con la pistola ripostanell’armadietto. Fu lo stesso co-mandante ad assicurare alla si-gnora Carino che si sarebbe tro-vata una soluzione che salva-guardasse l’incolumità di tutti,

ma anche a suggerirle di non de-nunciare il marito, per non rovi-narlo.

NEI SUCCESSIVI sei o sette mesi,D’Alessandro ebbe alcuni pro-blemi di salute, ovviamente cer-tificati, che lo costrinsero a rima-nere in convalescenza. Così il su-periore si fece “consegnare defi-nitivamente la pistola”. I colloquicon il comandante di Viterbo –racconta sempre l’uomo al pm –furono in realtà più d’uno, poichéil carabiniere “dava in escande-scenze sempre più spesso”. Futrovata allora una soluzione“s odd is fac ent e” per tutti: il tra-sferimento. D’Alessandro fu spo-stato in Campania. Sempre a det-ta del maresciallo, in un’occasio -ne il militare oggi indagato gli a-vrebbe raccontato di essersi oc-cupato della vicenda di StefanoCucchi. Commentando un arti-colo di giornale che riportava glisviluppi della storia di un ragazzomorto in Emilia Romagna permano della polizia (probabil-mente Federico Aldrovandi),D’Alessandro “se non sbagliodisse: ‘Pure io sono stato coinvol-to in un caso simile, il caso Cuc-chi’”.

Il Fatto ha più volte provato acontattare il legale di D’Alessan -dro, Maria Lampitella, ma senzaesito. Silenzio che si aggiunge alsilenzio dell’Arma, che continuaa tacere su una vicenda ogni gior-no più imbarazzante.

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» DAVIDE MILOSA

Milano

Bruno Caccia fu ucciso il 26giugno 1983. Il capo della

Procura di Torino venne col-pito da due sicari poco dopo le23.30 sotto casa sua in viaSommacampagna. Portava ingiro il cane come ogni sera, l’u-nico momento della giornatanel quale non era seguito dallascorta. Gli si affiancò una Fiat128 verde. Il guidatore sparò eferì, il passeggero scese e die-de il colpo di grazia alla testa.Blitz rapido, osservato da trepersone: i coniugi Rossotto eLuca Fagol.

LE LORO testimonianze mise-ro assieme il volto del guida-tore che 32 anni dopo, sostienel’antimafia di Milano, coinci-de con quello del calabreseRocco Schirripa, legato al car-tello criminale del boss Mim-mo Belfiore condannatoall’ergastolo come mandantedell’omicidio Caccia. Il procu-ratore aggiunto Ilda Boccassi-

ni non ha dubbi. L’arresto vie-ne ordinato dal giudice il 22 di-cembre scorso. Osserva il pub-blico ministero Marcello Ta-tangelo nella sua richiesta diarresto: “La descrizione dellefattezze fisiche di colui che eraalla guida dell’auto risulta nonsolo compatibile con Schirri-pa, ma di più risulta straordi-nariamente somigliante”. In-somma, ragiona l’accusa, se leintercettazioni spiegano, la

presunta coincidenza foto-grafica chiude il cerchio.

Q UA LCOSA , però, non torna.Per la comparazione, la procu-ra utilizza una vecchissimaimmagine di Schirripa. Si trat-ta di una foto del 1973, dieci an-ni prima della morte di Cacciae dell’identikit. All’epoca ilpresunto killer è appena arri-vato a Torino dalla Calabria.Eppure, si legge nell’ordinan -

za d’arresto, la foto “è la più vi-cina tra quelle disponibilia ll ’epoca dell ’om i ci di o” .Nell’immagine Schirripa nonha la barba che sarà aggiuntadalla squadra Mobile di Tori-no per sottolineare “la fortes om i g li a nz a ”. In dieci anni,però, l’aspetto di una personasi modifica. Una cosa sembranon cambiare sul volto diSchirripa: la barba. Che non hanel 1973 e neanche nel 1981. A

dimostrarlo le foto del suo ma-trimonio. Foto che, però, gliinvestigatori acquisiranno so-lamente dopo il suo arresto.Sono immagini clamorose esoprattutto vicinissime all’o-micidio di Bruno Caccia. Qui ilpresunto killer del procurato-re di Torino, ritratto in un e-legante vestito scuro, mostraun’accentuata stempiatura suentrambi i lati. La stessa evi-denziata nelle immagini delsuo arresto. Insomma, osser-vandole, queste ultime istan-tanee sono ben lontane dalla“straordinaria somiglianza”descritta dalla procura di Mi-lano.

AGLI ATTI d el l’inchiesta c'èpoi un’altra comparazioneche però non è stata presa inconsiderazione dalla procura.Ed è quella fatta dal legale del-la famiglia Caccia tra l’identi -kit e l’immagine di DemetrioLatella, il malavitoso legato adAngelo Epaminonda, che dalgiugno scorso è iscritto nel re-gistro degli indagati per l’omi -

“Tolsi l’arma al carabiniereoggi indagato per Cucchi”Il suo ex comandante: “Temevo facesse fesserie”. È quello che secondo l’ex moglie “si vantava”

ROM A

L’omicidio Caccia e il mistero dell’identikitGli atti Una nuova foto del presunto killer del magistrato,scattata nell’81, mette in dubbio la comparazione dei pm

A confrontoDa sinistra: l’i-dentikit delkiller fatto nel1983. Di segui-to il presuntokiller RoccoSchirripa nel1973 e lo stes-so ritratto du-rante il matri-monio nel 1981

Nuove indagini Ilaria Cucchi, Anna Carino ex moglie del carabiniere Raffaele D’Alessandro e Stefano Cucchi Ansa

cidio del magistrato assieme aSaro Cattafi considerato vici-no a Cosa nostra. Anche inquesto caso l’immagine è del1981.

Le incongruenze sull’iden -tikit sono uno dei temi sui qua-li punta la difesa di Schirripa.L’altro riguarda invece “a-spetti tecnici”, legati, in parti-colare, alle modalità d’inter -cettazione utilizzate dagli in-vestigatori. Si tratta del Virus,un software che attivato a di-stanza trasforma gli smar-tphone in microspie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’inchiesta bisAl pm il sottufficiale haraccontato che il militare“maltrattava la consorte”e “dava in escandescenza”

La scheda

n L’A R R E STOE LA MORTES te fa n oCucchi, 31anni, fuarrestato daic a ra b i n i e r iper droga aRoma il 15ottobre 2009e morì seigiorni dopoall’ospedalePer tini

n P RO C E SS ODA RIFAREAnnullatacon rinvio lacondanna dialcuni medici,assolti in viadefinitiva unaltro medico,gli infermierie tre agentip e n i te n z i a r i .L’inchiestabis, chiestadalla famiglia,fa emergere ilpestaggionella casermadeic a ra b i n i e r i

PRIMO MAGGIO A MILANO

Corteo No ExpoNegata estradizionedegli anarchici greci

qFERMATI DUE MESI FA ad Atene sudisposizione dei magistrati milanesi

con l’accusa di aver fatto parte di quel "blocconero" che ha messo a ferro e fuoco Milano ilprimo maggio, giorno dell’i n a u g u ra z i o n edell’Expo, quattro anarchici greci da ieri sonotornati liberi. Ed anzi non verranno nemmenoconsegnati all’Italia, come hanno deciso i giu-dici della capitale greca che hanno bocciato la

richiesta di estradizione, revocando anche l’u-nica misura cautelare che era rimasta a lorocarico, l’obbligo di firma. Da Atene, in pratica, èarrivata una decisione che in molti a Palazzo diGiustizia di Milano hanno definito "senza pre-cedenti": è raro, infatti, che un Paese dell’Ueneghi l’estradizione di un arrestato verso unaltro paese europeo, una richiesta che vienefatta, tra l’altro, come è successo anche in que-

sto caso, sulla base del cosiddetto mandato diarresto europeo (Mae). Alla base dell’ordi -nanza dei giudici greci potrebbero esserci mo-tivazioni che riguardano problemi o errori nel-la traduzione del mandato di arresto europeo,ma anche il fatto che in Grecia non è previsto ilreato di devastazione e saccheggio (in Italiapunito con pene fino a 15 anni di carcere) o an-che ragioni relative alla fonti di prova.

Page 15: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | ESTERI » 14

» ROBERTA ZUNINI

Ne uj ah r (Anno nuo-vo), è il nome datodai vertici della po-lizia tedesca alla

squadra composta da 80 a-genti che dovrà indagare afondo ciò che è realmente ac-caduto a decine di donne diColonia, Amburgo, Dussel-dorf e Stoccarda durante lanotte di Capodanno. La spe-ranza è che questa denomi-nazione valga anche per leforze dell’ordine stesse. Ov-vero che venga inauguratoun “nuovo corso” affinché ipoliziotti siano in numerosufficiente e in grado di di-fendere le cittadine tedeschequando ci sono feste e ricor-renze che richiamano nellepiazze grandi folle. Intantosalta la prima testa: il mini-stro dell’Interno del Nordre-no-Westfalia, Ralf Jaeger, haconfermato ieri che il capodella polizia di Colonia develasciare il suo posto: andrà inpensione anticipata. Le de-nunce continuano ad au-mentare anche ad Amburgodove hanno raggiunto la cin-quantina.

CERTEZZE. Poca polizia, il ca-rattere sessista delle aggres-sioni realizzate soprattuttoda immigrati nelle città tede-sche, tra i quali profughi siria-ni che hanno strappato il per-messo di soggiorno davanti a-gli agenti, sono le tre certezzeemerse a una settimana di di-stanza dalla notte in cui ra-gazze e donne “hanno dovutoattraversare le forche caudi-ne formate da masse di uomi-ni pesantemente ubriachi”.

DINAMICA DELLE AGGRES-SIONI. Si tratta di una tecnicagià utilizzata in Egitto, a piaz-za Tahrir, durante le protestecontro l’allora presidenteMubarak, per stuprare le ma-nifestanti: gli assalitori si di-spongono in cerchio inizial-mente largo, in modo da nondestare sospetti, quindi,all’improvviso, si stringonoa l l’unisono attorno ai corpidelle vittime prescelte. Nelcaso tedesco questi uomini,molti poco più che adole-scenti, erano armati di coltel-li e petardi che sono stati in-filati nei vestiti delle donneprovocando ustioni e cicatri-ci.

DENUNCE E ARRESTI. La po-lizia tedesca ha identificato31 sospetti, tra i quali 18 pro-fughi. Due nordafricani ac-cusati di furto sono stati giàrilasciati; ci sono altri duegiovani accusati di molestiesessuali, ma le autorità nonhanno rilasciato informazio-ni. Nelle tasche di due giovaniimmigrati, sono stati trovatibiglietti scritti in arabo e te-

Accoglienza Il governatore: basta aiuti a potenziali terroristi senza via libera da FbiSTATI UNITI

» CARLO ANTONIO BISCOTTO

Irifugiati siriani che sonofuggiti dalla guerra, si sono

diretti per lo più verso la Tur-chia o alla volta dell’Eur opaseguendo la cosiddetta “rottaba lc an ica ”. Diverse migliaiadi siriani sono arrivati in NordAmerica e 2200 si sono siste-mati nel New Jersey. Da alcu-ne settimane sono al centrodel dibattito, delle polemichee sembrano essere diventatiun tema chiave della campa-gna elettorale in corso.

All’indomani degli attenta-ti del 13 novembre a Parigi, 31governatori hanno annuncia-to l’intenzione di non ospitarepiù rifugiati siriani nei lorostati e l’attentato di San Ber-nardino non ha fatto che ra-dicalizzare la loro presa di po-sizione. In questo quadro, ilgovernatore del New Jersey,Chris Christie, consideratoun candidato moderato allanomination repubblicana, si è

spinto oltre minacciando ditagliare ogni forma di aiuto edi assistenza sociale ai rifu-giati nel caso in cui l’FBI nonsia in grado di garantire chenon si tratta di potenziali ter-roristi. “Non mi fido di questogoverno e intendo garantire lasicurezza nello stato che am-ministro”, ha dichiarato.

La risposta delle associa-zioni umanitarie non si è fattaattendere: “Il governatore hareso più problematico il com-pito di accogliere questo per-

sone” ha detto il reverendoSeth Kaper-Dale della Chiesariformata di Highland Parkche si è messo alla testa di unaassociazione per l’a c c o g l i e n-za dei rifugiati, la Central NewJersey Interfaith Refugee Re-settlement Coalition.

“CO M E si può provare che ilmio vicino di casa non è un ter-rorista? Come si può evitare diessere al centro dell’attenzio -ne mediatica solo perché ungovernatore repubblicano hadeciso di strumentalizzare iltema dei rifugiati a fini eletto-rali?”.

Il New Jersey conta oltre160.000 musulmani su 9 mi-lioni di abitanti, secondo soloal Michigan. Mohamed Khai-rullah, sindaco di ProspectPark di origine siriana, si è det-to “costernato e disgustato”per le proposte del governato-re specialmente quando hadetto “che non si dovrebbepermettere nemmeno ad un

orfano di cinque anni di entra-re negli Stati Uniti”. E ha ag-giunto: “Per rastrellare il votodegli estremisti di destra fa diogni erba un fascio bollandotutti i siriani come terroristi”.

Shadi Martin,un rifugiato si-riano di 43 annigiunto negli Sta-ti Uniti nel 2013con la moglie edue figli, condi-vide la posizioned i M o h a m e dK h a i r u l l a h :“Quella del go-vernatore è unainiziativa com-pletamente sba-gliata. Capisco lapaura dopo i fattidi Parigi e San Bernardino, madecisioni del genere sono con-troproducenti. Noi siriani nul-la abbiamo a che vedere conl’Isis e dobbiamo spiegare agliamericani chi siamo veramen-te. È come rimettere tutto in

discussione: faccio un lavoroche amo, i miei figli vanno ascuola, hanno molti amici e so-no perfettamente integrati,ma dopo le parole del gover-natore che ne sarà di noi?”.“La

trafila burocrati-ca per essere ac-colti negli Stati U-niti è lunga e me-ticolosa – ricordail reverendo SethKaper-Dale – perdue anni ogni rifu-giato è sottopostoad una valutazio-ne dell’Fbi . Pro-prio per questoconsidero stru-mentali le affer-mazioni del go-vernatore Chri-

s ti e ”. E il sindaco MohamedKhairullah ha ricordato: “Mi -gliaia di siriani danno un con-tributo positivo alla vita delNew Jersey. Ci sono medici,insegnanti, agenti di polizia”.

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desco con frasi oscene neiconfronti delle “pre de”. Fi-nora sono state depositate 121denunce.

INSABBIAMENTO O SOTTO-VALUTAZIONE. Lo scandalo èscoppiato dopo tre giorni da-gli eventi. “Atmosfera vivace.Celebrazioni pacifiche”: conqueste parole, in un comuni-cato stampa, la polizia di Co-lonia ha descritto venerdì 1gennaio la notte di Capodan-no e la situazione in città. Ilcanale pubblico ZDF ne ha

dato notizia solo il martedì,scusandosi del ritardo nelfornire informazioni; unascelta che buona parte dell’o-pinione pubblica ritiene siadovuta, da parte della stampacome della polizia, al timoredi alimentare i movimenti xe-nofobi tedeschi che criticanola politica delle “porte aper-te” nei confronti dei profughidella Cancelliera Merkel espesso diffondono via inter-net notizie false di aggressio-ni compiute da immigrati.

PERCHÉ LA POLIZIA NON HAIMPEDITO GLI ATTACCHI. Al -cune ore prima della mezza-notte c’erano già state segna-lazioni di aggressioni. Gli a-genti avrebbero evacuatoparte della piazza, senza peròfermare gli autori rimastiquindi nei dintorni per poitornare in forze: più di un mi-gliaio nella sola piazza delDuomo di Colonia. Gli agentiprima hanno detto di averli

fronteggiati, per poi fare mar-cia indietro e spiegare che e-rano troppo pochi per riusci-re a bloccarli.

LE CONNESSIONI. Il ministrodella Giustizia, Heiko Maas,ha parlato di “un nuovo tipodi criminalità organizzata”: ilgruppo di uomini era tropponumeroso per essersi aggre-gato spontaneamente. Il mi-nistro dell'Interno regionaleRalf Jäger, ritiene inoltre chegli aggressori si siano orga-nizzati attraverso i social net-work.

LA POLITICA DELLE “PO RT EAPERTE AI PROFUGHI” VO -LUTA DALLA CANCELLIERA.Presto per dire se vi sarannoconseguenze per la Merkel.Le sue ipotesi di espellere co-loro che hanno ottenuto l’a-silo e togliere i sussidi ai mi-granti rifugiati in Germaniasono però il segnale della suaconsapevolezza che gli umo-ri del paese sono cambiati.Q ue st ’anno si voterà in cin-que lander tedeschi e se il suopartito, la Cdu perderà troppivoti, la leadership di frauMerkel potrebbe essere mes-sa in discussione dall’ala piùconservatrice del partito cri-stiano.

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L’aria è cambiataLa cancelliera Merkeldalle porte aperte allaminaccia di espulsioni:si vota in 5 Lander

Nud aalla metaUna protestanella piazzadi Coloniacontro le mo-lestie sessualie WolfgangAlbers Ansa

Siriani, i negri bianchi del New Jersey

Il “mo de rato” Chris Christie

Molestie: la polizia e il bucone l l’acqua (di Colonia)

GERMANIA Violenze di Capodanno, il ministro dell’Interno del Nordreno-Westfalia, Ralf Jaegerimpone le dimissioni a responsabile dell’ordine pubblico: identificate 31 persone fra cui 18 rifugiati

S LOVACC H I A FICO: BASTA CON I MIGRANTI“Prioritario è fermare l’afflusso dei migrantinell’Ue”. Il premier Fico ha ripetuto che la Slovac-chia non è più disposta ad accogliere i migrantineanche su base volontaria. “Né in base alle quo-te, né su base volontaria: non possiamo permet-tere che in Slovacchia entrino migliaia di migrantialla volta. Non è possibile integrarli e ciò si era di-mostrato in altri paesi dell’Ue”. La Pre ss e

GERMANIA IL LIBRO DI HITLER IN LIBRERIAPer la prima volta dopo la fine della Seconda guerramondiale, la nuova edizione del Mein Kampf è di-sponibile nelle librerie. Pubblicate nel 1925, le tesi diHitler scritte durante i 9 mesi di carcere per il fallitocolpo di Stato a Monaco, sono affiancate da 3700note critiche di storici che intendono “d i s t r u g ge r n eil mito”. Per 70 anni la Baviera, titolare dei dirittid’autore, ne aveva proibito la ripubblicazione.

P ropagandaChris Christiecorre con iRepubblicani, èaccusato di volerrastrellare i votidegli estremisti

Acce tt ole critichealla miap e rs o n ama ipoliziotti ele poliziotteche hannolavorato il31 dicembreal Duomonon lehannom e r i t a te

WO L FG A N GALBERS

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 15

» SILVIA D’ONGHIA

Al carabiniere RaffaeleD’Alessandro per moltimesi la stessa Arma tol-se la pistola. Una misura

stabilita dal suo comandante perevitare che l’uomo facesse “fes -serie”. D’Alessandro è uno deicinque militari indagati nell’in -chiesta bis della Procura di Romasulla morte di Stefano Cucchi. Ècolui che, nelle intercettazionidepositate , viene additatodall’ex moglie, Anna Carino, co-me quello che “si vantava” de lpestaggio ai danni del giovanearrestato la notte tra il 15 e il 16ottobre 2009. Ed è proprio dal fa-scicolo relativo all’inchiesta cheemergono nuovi particolari su dilui e sulla sua personalità.

A PARLARE davanti al sostitutoprocuratore Giovanni Musarò, il22 ottobre scorso, come personainformata sui fatti è il comandan-te della stazione dei carabinieridi San Martino al Cimino, nel Vi-terbese, stazione in cui D’Ales -sandro venne trasferito nel 2010(e dalla quale è andato via nel set-tembre 2014). La descrizione cheil maresciallo ne fa è quella di unuomo molto incline alle “urla”. Ilcarabiniere – racconta il suo su-periore –viveva con l’ancora mo-glie in un alloggio di servizio incaserma e spesso, nel periododella separazione, tra i due si sen-tivano volare parole grosse. Tan-to che il comandante lo avrebberipreso più volte, anche in occa-sione di alcune riunioni in ufficio,durante le quali “lui si infervora-va ed iniziava a urlare”. La signo-ra Carino, a detta del maresciallo,era molto preoccupata e andava aconfidarsi con alcuni colleghi delmarito temendo per la incolumi-tà propria e del suo stesso coniu-ge. Non solo, in alcune occasioni

l’uomo, in presenza di testimoni,avrebbe “trattato la moglie comeuna serva”: una volta durante unpranzo a casa loro, perché la don-na avrebbe “sbagliato l’o rd in econ cui dovevano essere servite

alcune pietanze”; un’altra voltaall’interno di un bar del paese,dove la donna era stata vista in-sieme con altre ragazze e sarebbestata “mo rt if ic at a” pu bb li ca-mente; e un’altra ancora quandolui, urlandole dalla strada di pre-parargli il borsone da calcio, a-vrebbe poi risposto così alle cri-tiche del suo comandante circa lamancanza di garbo: “Maresc ia’,tu nu si spusato... culle femmine civuole carota e bastone”.

Tutti questi episodi, uniti allapreoccupazione della donna, a-vevano spinto il superiore a par-

larne con il comandante dellacompagnia di Viterbo. “Volevo e-vitare cose che lo potessero dan-neggiare – racconta al pm Musa-rò – ma nel contempo volevo an-che scongiurare il rischio che fa-cesse qualche gesto inconsultocon l’arma”. L’esito di quel col-loquio fu che il militare finì perqualche giorno a fare lavoro d’uf -ficio, con la pistola ripostanell’armadietto. Fu lo stesso co-mandante ad assicurare alla si-gnora Carino che si sarebbe tro-vata una soluzione che salva-guardasse l’incolumità di tutti,

ma anche a suggerirle di non de-nunciare il marito, per non rovi-narlo.

NEI SUCCESSIVI sei o sette mesi,D’Alessandro ebbe alcuni pro-blemi di salute, ovviamente cer-tificati, che lo costrinsero a rima-nere in convalescenza. Così il su-periore si fece “consegnare defi-nitivamente la pistola”. I colloquicon il comandante di Viterbo –racconta sempre l’uomo al pm –furono in realtà più d’uno, poichéil carabiniere “dava in escande-scenze sempre più spesso”. Futrovata allora una soluzione“s odd is fac ent e” per tutti: il tra-sferimento. D’Alessandro fu spo-stato in Campania. Sempre a det-ta del maresciallo, in un’occasio -ne il militare oggi indagato gli a-vrebbe raccontato di essersi oc-cupato della vicenda di StefanoCucchi. Commentando un arti-colo di giornale che riportava glisviluppi della storia di un ragazzomorto in Emilia Romagna permano della polizia (probabil-mente Federico Aldrovandi),D’Alessandro “se non sbagliodisse: ‘Pure io sono stato coinvol-to in un caso simile, il caso Cuc-chi’”.

Il Fatto ha più volte provato acontattare il legale di D’Alessan -dro, Maria Lampitella, ma senzaesito. Silenzio che si aggiunge alsilenzio dell’Arma, che continuaa tacere su una vicenda ogni gior-no più imbarazzante.

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» DAVIDE MILOSA

Milano

Bruno Caccia fu ucciso il 26giugno 1983. Il capo della

Procura di Torino venne col-pito da due sicari poco dopo le23.30 sotto casa sua in viaSommacampagna. Portava ingiro il cane come ogni sera, l’u-nico momento della giornatanel quale non era seguito dallascorta. Gli si affiancò una Fiat128 verde. Il guidatore sparò eferì, il passeggero scese e die-de il colpo di grazia alla testa.Blitz rapido, osservato da trepersone: i coniugi Rossotto eLuca Fagol.

LE LORO testimonianze mise-ro assieme il volto del guida-tore che 32 anni dopo, sostienel’antimafia di Milano, coinci-de con quello del calabreseRocco Schirripa, legato al car-tello criminale del boss Mim-mo Belfiore condannatoall’ergastolo come mandantedell’omicidio Caccia. Il procu-ratore aggiunto Ilda Boccassi-

ni non ha dubbi. L’arresto vie-ne ordinato dal giudice il 22 di-cembre scorso. Osserva il pub-blico ministero Marcello Ta-tangelo nella sua richiesta diarresto: “La descrizione dellefattezze fisiche di colui che eraalla guida dell’auto risulta nonsolo compatibile con Schirri-pa, ma di più risulta straordi-nariamente somigliante”. In-somma, ragiona l’accusa, se leintercettazioni spiegano, la

presunta coincidenza foto-grafica chiude il cerchio.

Q UA LCOSA , però, non torna.Per la comparazione, la procu-ra utilizza una vecchissimaimmagine di Schirripa. Si trat-ta di una foto del 1973, dieci an-ni prima della morte di Cacciae dell’identikit. All’epoca ilpresunto killer è appena arri-vato a Torino dalla Calabria.Eppure, si legge nell’ordinan -

za d’arresto, la foto “è la più vi-cina tra quelle disponibilia ll ’epoca dell ’om i ci di o” .Nell’immagine Schirripa nonha la barba che sarà aggiuntadalla squadra Mobile di Tori-no per sottolineare “la fortes om i g li a nz a ”. In dieci anni,però, l’aspetto di una personasi modifica. Una cosa sembranon cambiare sul volto diSchirripa: la barba. Che non hanel 1973 e neanche nel 1981. A

dimostrarlo le foto del suo ma-trimonio. Foto che, però, gliinvestigatori acquisiranno so-lamente dopo il suo arresto.Sono immagini clamorose esoprattutto vicinissime all’o-micidio di Bruno Caccia. Qui ilpresunto killer del procurato-re di Torino, ritratto in un e-legante vestito scuro, mostraun’accentuata stempiatura suentrambi i lati. La stessa evi-denziata nelle immagini delsuo arresto. Insomma, osser-vandole, queste ultime istan-tanee sono ben lontane dalla“straordinaria somiglianza”descritta dalla procura di Mi-lano.

AGLI ATTI d el l’inchiesta c'èpoi un’altra comparazioneche però non è stata presa inconsiderazione dalla procura.Ed è quella fatta dal legale del-la famiglia Caccia tra l’identi -kit e l’immagine di DemetrioLatella, il malavitoso legato adAngelo Epaminonda, che dalgiugno scorso è iscritto nel re-gistro degli indagati per l’omi -

“Tolsi l’arma al carabiniereoggi indagato per Cucchi”Il suo ex comandante: “Temevo facesse fesserie”. È quello che secondo l’ex moglie “si vantava”

ROM A

L’omicidio Caccia e il mistero dell’identikitGli atti Una nuova foto del presunto killer del magistrato,scattata nell’81, mette in dubbio la comparazione dei pm

A confrontoDa sinistra: l’i-dentikit delkiller fatto nel1983. Di segui-to il presuntokiller RoccoSchirripa nel1973 e lo stes-so ritratto du-rante il matri-monio nel 1981

Nuove indagini Ilaria Cucchi, Anna Carino ex moglie del carabiniere Raffaele D’Alessandro e Stefano Cucchi Ansa

cidio del magistrato assieme aSaro Cattafi considerato vici-no a Cosa nostra. Anche inquesto caso l’immagine è del1981.

Le incongruenze sull’iden -tikit sono uno dei temi sui qua-li punta la difesa di Schirripa.L’altro riguarda invece “a-spetti tecnici”, legati, in parti-colare, alle modalità d’inter -cettazione utilizzate dagli in-vestigatori. Si tratta del Virus,un software che attivato a di-stanza trasforma gli smar-tphone in microspie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’inchiesta bisAl pm il sottufficiale haraccontato che il militare“maltrattava la consorte”e “dava in escandescenza”

La scheda

n L’A R R E STOE LA MORTES te fa n oCucchi, 31anni, fuarrestato daic a ra b i n i e r iper droga aRoma il 15ottobre 2009e morì seigiorni dopoall’ospedalePer tini

n P RO C E SS ODA RIFAREAnnullatacon rinvio lacondanna dialcuni medici,assolti in viadefinitiva unaltro medico,gli infermierie tre agentip e n i te n z i a r i .L’inchiestabis, chiestadalla famiglia,fa emergere ilpestaggionella casermadeic a ra b i n i e r i

PRIMO MAGGIO A MILANO

Corteo No ExpoNegata estradizionedegli anarchici greci

qFERMATI DUE MESI FA ad Atene sudisposizione dei magistrati milanesi

con l’accusa di aver fatto parte di quel "blocconero" che ha messo a ferro e fuoco Milano ilprimo maggio, giorno dell’i n a u g u ra z i o n edell’Expo, quattro anarchici greci da ieri sonotornati liberi. Ed anzi non verranno nemmenoconsegnati all’Italia, come hanno deciso i giu-dici della capitale greca che hanno bocciato la

richiesta di estradizione, revocando anche l’u-nica misura cautelare che era rimasta a lorocarico, l’obbligo di firma. Da Atene, in pratica, èarrivata una decisione che in molti a Palazzo diGiustizia di Milano hanno definito "senza pre-cedenti": è raro, infatti, che un Paese dell’Ueneghi l’estradizione di un arrestato verso unaltro paese europeo, una richiesta che vienefatta, tra l’altro, come è successo anche in que-

sto caso, sulla base del cosiddetto mandato diarresto europeo (Mae). Alla base dell’ordi -nanza dei giudici greci potrebbero esserci mo-tivazioni che riguardano problemi o errori nel-la traduzione del mandato di arresto europeo,ma anche il fatto che in Grecia non è previsto ilreato di devastazione e saccheggio (in Italiapunito con pene fino a 15 anni di carcere) o an-che ragioni relative alla fonti di prova.

Page 16: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

16 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

» VINCENZO IURILLO

Quarto (Napoli)

Grillini per un giorno,quelli del Pd. E vice-versa. A Quarto (Na-poli), il paese di Sot-

tosopra dove sono saltati tuttigli schemi. Coi dem che vesto-no i panni dei giustizialisti aurlare “sindaco dimettiti” e ipentastellati che scoprono ilgarantismo e giocano in dife-sa, ribadendo di essere “partelesa”. A Quarto, dove la primae finora unica giunta penta-stellata in Campania naviganella bufera di un’i n ch ie st adel pm antimafia Henry JohnWoodcock sull’ex consigliereM5s Giovanni De Robbio, in-dagato per voto di scambiocamorristico e per tentata e-storsione aggravata al sinda-co M5s Rosa Capuozzo.

DE ROBBIO è stato perquisitoil 23 dicembre, sul decreto c’èuna intercettazione imbaraz-zante che lo collegherebbe“de relato” agli appetiti delclan Polverino. I l f ig l iodell’imprenditore delle pom-pe funebri che organizzò il fu-nerale di Casamonica parladell’ex grillino come di un re-ferente di un patto elettorale:voti in cambio di favori sullepolitiche cimiteriali e sullostadio. Gli inquirenti hannosequestrato a De Robbio ilcomputer e il cellulare, ci a-vrebbero trovato la foto aereadelle presunte (e tutte da di-mostrare) irregolarità urba-nistiche dell’edificio della fa-miglia del sindaco, foto concui avrebbe provato a ricatta-re la Capuozzo, e hanno ac-quisito alcuni appunti dell’exconsigliere, dimessosi quat-tro giorni dopo: le persone e lefamiglie incontrate durante lacampagna elettorale, i votiche De Robbio ipotizzava diricevere da ogni nucleo. I suoiavvocati, Amerigo Russo eGiuseppe Caruso, hanno de-

IL CASO Pianti, urla e quasi rissaAssedio al sindaco 5StelleA Quarto tutto alla rovescia: il Pd grida “onestà ”, i grillini fanno togliere i cartelli

ciso di rinunciare al Riesamechiesto per ottenere il disse-questro, fissato l’11 gennaio.

GIORNATA TESISSIMA. LaCapuozzo scoppia in lacrimeper la tensione durante il con-siglio comunale convocatoper discutere della vicenda,ma ribadisce che non intendedimettersi mentre duecentodem e alcuni esponenti deiVerdi la assediano in piazza e

nel pubblico della seduta, adesporre cartelli e gridare slo-gan di stampo grillino: “D i-miss ioni”, “V ergogna”, “L’o-nestà tornerà di moda”. Car-telli rimossi e bagarre sedatada una gestione ‘polizi esca’dell’aula comandata con diffi-coltà dal presidente del con-siglio comunale, Lorenzo Pa-parone. Un agente porta viaun uomo. Marco Sarracino,dei Giovani democratici, e

Tommaso Ederoclite, porta-voce della segreteria napole-tana Pd, vengono invitati ad e-sibire i documenti. Il consi-gliere regionale verde Fran-cesco Borrelli: “Faccia prestola Prefettura a inviare la com-missione d’accesso, non ca-piamo perché tarda”. In piaz-za i deputati Pd Pina Picierno,Leonardo Impegno, AssuntaTartaglione e la senatrice demRosaria Capacchione dannopeso alla protesta. Picierno:“Grillo stesso ha ammesso cheil voto a Quarto è stato inqui-nato dalla camorra, dicendoperò che quei consensi nonsono stati determinanti”. Ca-pacchione: “I 900 voti di DeRobbio sono quasi il 10% delloro consenso, per molto me-no sono state sciolte altre am-

ministrazioni ”. Impegno: “IlM5s non ha anticorpi alle in-filtrazioni”. La Prefettura in-tanto commissaria l’a pp al toper le fognature a una dittache dopo aver vinto la gara erastata raggiunta da una inter-dittiva antimafia. La stessagiunta M5s il 22 dicembre neaveva sollecitato il commissa-riamento, in alternativa allarevoca dell’appalto.

IN AULA gli interventi sonoannichiliti da un tifo da stadiotra sostenitori pidini e grilliniche si rinfacciano le peggiorinefandezze. Un militantepentastellato ricorda il caso I-schia, il sindaco Pd arrestatoper le presunte tangenti di CplConcordia sulla metanizza-zione: “Noi De Robbio lo ab-biamo subito espulso, non cirisulta che loro abbiano fattoaltrettanto”. È il garantismo atarghe alterne. Il capogruppoM5s propone di far cassare ilpunto dell’odg che avrebbe a-perto il dibattito sulla ‘crisi’ incorso: “Non è il caso, dovrem-mo parlare di un’indagine incorso”. Appare un modo persilenziare la sindaca. L’opera -zione riesce, ma prima la Ca-puozzo interviene per po-chissimi minuti: “Dovremmocombattere tutti insieme lacamorra, si devono vergogna-re tutti i partiti e i politici chestanno strumentalizzandoquel che è accaduto, bisognafar fronte comune per vince-re”. E si lascia andare al pian-to. Domani pomeriggio, flashmob di sostegno dei CinqueStelle locali.

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Le infiltrazioniCommissariatol’appalto per le fognea un’azienda colpita dainterdittiva antimafia

In aula La protesta del Pd contro il sindaco Rosa Capuozzo Ansa

» LUCA DE CAROLIS

Aspettano il passo indietro.Anche se al sindaco non

l’hanno mai chiesto. Perchénon tutti concordano sull’ad -dio anticipato, ma soprattuttoperché sperano che Rosa Ca-puozzo capisca e decida da so-la, senza sollecitazioni ester-ne. Risparmiando ai vertici u-na scelta dolorosa, e tensioniinterne.

LA CERTEZZA è che dentro ilM5S lo pensano in tanti: per u-scire dalla bufera di Quartoservono le dimissioni del sin-daco a 5Stelle. Per poi magariripartire proprio con Capuoz-zo, ricandidata ma libera delpeso degli 890 voti dell’ex Gio-vanni De Robbio, indagato con

l’accusa di averla ricattata perfavorire un imprenditore le-gato alla camorra. È la linea digran parte del Direttorio, con-divisa da parlamentari di peso.Convinti che non si possa an-dare avanti, con un’in c h i es t ain pieno svolgimento e il pos-sibile, prossimo arrivo di nuo-ve carte giudiziarie, ad ali-mentare la pressione del Pd suCapuozzo e il Movimento.Senza dimenticare le difficoltàpolitiche: perché la giunta hagià perso per strada due asses-sori, e il Consiglio comunalepotrebbe diventare un ring.Ma non tutti accettano ancoral’idea. “Sarebbe una resa” o-biettano. Posizioni minorita-rie, e che non sono segno di di-visione, assicurano dal M5S.Però si discute, eccome. Ov-

viamente in collegamento conil capo politico GianrobertoCasaleggio. Incerto, sussurra-no, sulla rotta da prendere.Forse anche per la sorpresa.

Il M5S non si aspettava cheil caso deflagrasse così. Ma or-mai Quarto è una trincea asse-diata. Il Pd lo ricorda sin dallamattina con il presidio davantie dentro al Comune, e invo-cando per tutto il giorno le di-missioni di Capuozzo. Ripe-tendo in serie quella parola,camorra. Il M5S risponde conla contro-campagna #Boschi -dovesei?. “Maria Elena Boschiè scomparsa: in televisionenon la si vede più, nessuna in-tervista, ha smesso di twitta-re”punge il blog di Grillo. E ov-viamente il riferimento èall’inchiesta su Banca Etruria,

l’istituto di cui il padre del mi-nistro era vicepresidente. Cosìecco la pioggia di tweet controla Boschi. Con il Pd che accusa:“Grillo rilancia tweet con mes-saggi sessisti”. Uno su tutti,#BoschiDoveSei in tangenzialecon Pina (Picierno, eurodepu-tata campana). Il post che con-ta però arriva in serata. “Portechiuse alla mafia e al Pd,” re -cita il titolo. A corredo, una fo-

to della Capuozzo e il video delsuo intervento di ieri in Comu-ne. “Le mafie tentano sempredi salire sul carro del vincitore.Ma il M5S a Quarto ha sbattutoloro la porta con violenza, i votidelle mafie ci fanno schifo” ri -vendica il testo. Segue un elen-co di inquisiti dem, tra cui unex assessore e consigliere diQuarto, Marco Ferro. È una di-fesa del M5S e della Capuozzo.Ma un’indicazione di soste-gno futuro al sindaco non c’è.Perché la parola chiave rima-ne quella, dimissioni. “Potreb -bero volerci giorni” so stie neun parlamentare. A meno chequalcuno non alzi il telefono.Prendendo una decisione, co-me cominciano a chiedere di-versi parlamentari.

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L’inchiestaAll’indagato De Robbiosequestrata la listadi famiglie che losostenevano alle urne

IL COMMENTO

GRILLO, FALLADIMET TERE:HA TACIUTOSUL RICATTO» MARCO LILLO

T ante volte abbiamochiesto le dimissio-ni di politici indi-

fendibili, da Malinconicoa De Girolamo.O g g i , n e lsuo picco-lo, toccaal sinda-c o d iQ u a r t odel M5S

Rosa Ca-puozzo. Il sindaconon può restare al suo po-sto perché è stata vittimadi un ricatto da parte delconsigliere comunale e-letto nel M5S, GiovanniDe Robbio, e non lo ha rac-contato né ai magistratiquando l’hanno sentita laprima volta né ai cittadi-ni, fino a quando non sonouscite le carte dell’inchie-sta.

Il Movimento 5 Stelledovrebbe chiedere le suedimissioni immediate in-vece da giorni si baloccacon una posizione ambi-gua e infantile. Grillo hapubblicato 8 domande ealtrettante risposte asso-lutorie, video lacrimevolie appelli alla lotta controla camorra e contro il Pd.Come fosse una gara a chisporca l’altro partito in-vece che a tenere pulito ilproprio.

Però Grillo ha evitato ledomande vere: perché ilsindaco M5S non ha de-nunciato il ricatto del con-sigliere De Robbio sul pre-sunto abuso edilizio dellacasa del marito? Perchéquando quello pretende-va di influenzare le sue no-mine sventolandole sottoil naso le foto dall’altodell’immobile che smenti-vano il condono, lei non loha denunciato? Perchénon ha detto nulla ai cit-tadini quando De Robbiole chiedeva un lavoro per ilgeometra che conservavale foto del presunto abusoe poi per quello che ha fat-to il sopralluogo nella ca-sa? Perché ancora oggi ilsindaco si ostina a dire alpm e ai cittadini che nonha subito minacce e pres-sioni? La risposta è che ilsindaco si trova in una si-tuazione di potenziale ri-cattabilità. Al punto che,quando un cronista diFanpage.it le chiede “cosale disse dell’abuso De Rob-bio?” lei ha la faccia tostadi rispondere: “Era preoc-cupato... niente di parti-c o l ar e ”. Preoccupato?Niente di particolare? E ilricatto? E le foto? E le no-mine? A un sindaco così u-na volta Grillo avrebbedetto: ma Vaff...

I vertici Aspettano il passo indietro della Capuozzo: ma la richiesta ancora non c’è

Il M5S spera nell’addio (ma non lo chiede)IN STALLO

Lo sberleffo

CANTONE, PROPRIOUN TROTTOLINO» FQ

, CORRE OVUNQUE come Su-perman. Il presidente dell’A n t i-

corruzione Raffaele Cantone è così: in-stancabile, onnipresente, generoso.Ieri la stampa tutta informava che gli007 di Cantone sono al lavoro per fare luce sulcaso di Quarto, il Comune a guida grillina che oratraballa. “C’è stato un contatto tra l’Anac e laprefettura di Napoli sulla prosecuzione dell'ap-

palto per la gestione del servizio idri-co -fo g n a r i o” si è appreso. Insomma, do-vunque c’è una vicenda che raccoglie ti-toli, lì c’è l’Anac di Cantone, l’uomo a cuiMatteo Renzi farebbe fare il presidente

della Repubblica, l’allenatore della Nazionale, echissà cos’altro. Lui, serafico, non fa una piega. Eprepara nuovi eventi. Lunedì prossimo appariràassieme al ministro dell’Istruzione, Stefania

Giannini, presso l’istituto comprensivo PapaGiovanni - Raffaele Viviani a Caivano, in provin-cia di Napoli. Il comunicato ufficiale rende notoche “incontreranno una delegazione di alunni egenitori dell’Istituto Superiore Francesco Mo-rano, nella sede succursale che ospita la sezioneServizi per l’Enogastronomia e l’ospitalità alber-g h i e ra ”. È proprio il caso di dirlo: trottolino Can-to n e .

D e put ato Roberto Fico La Pre ss e

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 17

» GIANNI BARBACETTO

Poteva essere un bel match:lo scontro tra il candidato

“più di sinistra”delle primariemilanesi, Pierfrancesco Ma-jorino; e quello di Matteo Ren-zi e del “Partito della Nazio-ne”, Giuseppe Sala. Invece èstata una messa cantata, concinque persone schierate sulpalco e risposte ancor più ge-neriche delle domande. Gran-de ressa per entrare al cinemaAnteo, grande passione perassistere al confronto. Manessuna dialettica vera. Anzi,Majorino ha promesso: d’orain avanti “non mi sentiretemai più battibeccare con gli al-tri candidati alle primarie”.

Risultato: il “sinistro” M a-jorino ha legittimato l’“al i e-no” Sala. Ieri lo ha fatto entra-re a pieno titolo in una com-petizione da cui il manager diExpo dovrà uscire candidatosindaco per volontà del presi-dente-segretario del Pd e l’a s-

sessore all’assistenza dovràessere riconfermato per dareun tocco “sociale” a un candi-dato altrimenti pericolosa-mente sbilanciato a destra.Majorino offre a Sala la neces-saria copertura a sinistra, mo-strando quello che il commis-sario Expo va ripetendo: che idue sono “c om p le m en ta r i”.Sala il manager è pronto achiudere la “parentesi” P i s a-pia (sì, gli è scappato proprio“pa re nt es i”). Majorino hachiamato l ’applauso per

“Giuliano, il miglior sindaco i-taliano”, ma così l’ha imbalsa-mato e messo in soffitta. I duesembravano due alleati giàd’accordo per dividersi – s e-condo le regole del marketing–gli scaffali del supermercatodella politica cittadina: il ma-nager, con prodotti rassicu-ranti offerti da chi “preferiscefare che parlare”; l’assessore(che ha amministrato bene:vedi l’inchiesta a pagina 8), di-versificando con prodotti dal-la confezione rossa e una spol-veratina di “s oc ia le ” per ac-contentare i più a sinistra. Co-munque, applausi a scena a-perta per tutti. Solo una pic-cola contestazione a Sala, su-bito sedata da Majorino. Piùche domande, il sociologo Al-do Bonomi ha tentato predi-che alate. Gli altri due giorna-listi, più che quesiti puntuali acui non poter sfuggire, pone-vano grandi questioni gene-rali: le periferie, la cultura aMilano, l’ecologia in città, la

sicurezza, l’i m m i gr a z i o ne . . .A cui i due rispondevano di-cendo entrambi che volevanoil bene e rifiutavano il male.Differenze pressoché zero dicontenuti, variavano solo lesfumature. Unica eccezione,una domanda su Cl, a cui Salaha aperto dicendo che lui non“c ri min ali zz a” (?) nessuno eche “andate a vedere il ruolodi Cl in Expo” (che franca-mente non abbiamo capito).Mentre Majorino ha dettoche “Formigoni e i suoi amicinon li voglio vedere”.

Non posto il problema con-creto: per battere Sala alle pri-marie ci vuole un solo sfidan-te, non due (Majorino e Fran-cesca Balzani). Poi, per la se-rie “chi vorreste nella vostrasquadra come assessori”, Salaevoca Ferruccio de Bortoli al-la cultura, Majorino cita Fi-lippo Del Corno e AlessandraKustermann. Di fianco al pal-co, però, sulla destra, di asses-sori in cerca di un sindaco cen’era già un bel numero. Saràuna giunta affollata.

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» SILVIA TRUZZI

Lunedì sarà il battesimo:nel l’aula dei gruppiparlamentari della Ca-mera dei deputati si

terrà il primo incontro dei Co-mitati del No alla riforma Bo-schi: “Proveremo a sensibiliz-zare i cittadini”, spiega Loren-za Carlassare, uno dei relatoridell ’incontro. “Speravo – inun eccesso di ottimismo – checi fosse un ripensamento inParlamento su alcuni aspettidella riforma costituzionale.Ci preoccupiamo di chiedereil referendum in base all’ideache questa riforma venga ap-provata così com’è, con tutti idifetti che ha. Addirittura unamodifica che saggiamente laCamera aveva eliminato (l’at -tribuzione al Senato del pote-re di eleggere da solo due deicinque giudici costituzionaliche ora vengono eletti dal Par-lamento in seduta comune) èstata ripristinata dal Senato, eormai l’approvazione dellaCamera sembra sicura. Evi-dentemente non c’è spazio peruna riflessione critica. Non re-sta che mobilitare le personein vista del futuro referen-dum, che il presidente delConsiglio va annunziando co-me un’iniziativa sua: lui sotto -porrà la riforma al popolo per-ché la approvi; lui, in caso con-trario, si dimetterà. Si arriva alpunto di personalizzare per-sino il referendum costituzio-nale. Ma non è questo il sensodel referendum costituziona-le che non è previsto per ‘ac -clamare’, ma per opporsi a unariforma sgradita”.

L'equivoco non è nuovo: nel2001 votammo per confer-mare la riforma del Titolo Vdella Costituzione. Governodi centrosinistra.

Si vede che è un’idea del Pd!Ma è sbagliata. E non si trattadi una sfumatura. Il referen-dum serve a rafforzare la ri-gidità della Costituzione im-pedendo alla maggioranza dicambiarla da sola. O la rifor-ma è approvata da entrambele Camere con la maggioranzadei due terzi – vale a dire conil concorso delle minoranze –oppure la legge, pubblicataper conoscenza, è sottopostaa referendum qualora entrotre mesi “ne facciano doman-da un quinto dei membri di u-na Camera o 500 mila elettorio cinque Consigli regionali”.Se nessuno chiede il referen-dum, trascorsi i tre mesi la leg-ge costituzionale viene pro-mulgata, pubblicata ed entrain vigore; interessato a chie-dere il referendum dovrebbeessere chi è contrario ai con-

tenuti della riforma, per im-pedirne l’entrata in vigore.L’art. 138 non si presta a equi-voci. Il referendum quindi èuna possibilità, quando la ri-forma non ha coinvolto le mi-noranze, per consentire a chinon è d’accordo di provare afarla fallire; può essere anche

una minoranza esigua non es-sendo previsto un quorum dipartecipazione.

Che significato hanno le di-chiarazioni con cui il premierha legato il suo destino po-litico all'esito del referen-d u m?

Insisto: il referendum costi-

tuzionale non è uno strumen-to nelle mani del Presidentedel Consiglio a fini di presti-gio personale. In molti hannomesso in luce l’intenzione ditrasformare la consultazionein un plebiscito pro o controRenzi: ma qui è in ballo la sortedella Costituzione, non la sua.Invece, pensando che – 5 S t e l-le e Sinistra Italiana a parte –non troverà oppositori sul suocammino e il referendum saràun trionfo, intende servirseneper rafforzare il suo poterepersonale, da esercitare sen-za controlli e contrappesi,senza che nessuno lo contrad-dica.

Risponderete con un'infor-mazione basata sui conte-nuti della riforma: come pen-sate di farli passare? C’è ilprecedente del 2006 in cui icittadini bocciarono la rifor-ma Berlusconi: ma era Ber-lusconi, appunto.

Questo è il vero problema.Mentre nel 2006 il progetto dimodifica della forma di go-verno era chiara perché Ber-lusconi aveva parlato esplici-tamente di premierato, oraapparentemente la forma digoverno non viene modifica-ta; ma nella sostanza – grazieal combinato disposto di Ita-licum e riforma Boschi – l’e f-fetto è proprio quello di tra-sformare la forma di governo

e persino la forma di Stato, va-le a dire la democrazia costi-tuzionale.

Il leitmotiv è stato “a b o l i reil bicameralismo perfetto”.

Su questo erano d’a cc or dotutti. Bastava fare una riformacircoscritta, non c’era biso-gno di sfigurare la Costituzio-

ne. Fra l’altro, una delle ragio-ni della riforma del bicamera-lismo perfetto era la sempli-ficazione delle procedure:semplificazione che non c'èstata, semmai si è complicatoe confuso il procedimento le-gislativo. Per alcune leggi ilSenato interviene, per altre

no. Per alcune il Senato vota,ma poi la Camera con maggio-ranze diverse deve tornaresul testo del Senato. Tutto ir-razionale. Il vero dato è che lacomposizione del nuovo Se-nato –della quale abbiamo giàdetto molto nei mesi scorsi –lo rende agevolmente con-trollabile. Le riforme vannotutte nella stessa direzione:pensi alla Rai!

Cioè “chi vince piglia tut-t o”?

La legge elettorale che entrain vigore nel 2016 è una viatraversa per giungere di fattoal l’elezione diretta del pre-mier. Quando si arriva al bal-lottaggio (per il quale non c’èquorum, e dunque le due listepiù votate partecipano a pre-scindere dal seguito elettora-le che hanno avuto), l’e l e t t o-rato deve necessariamenteschierarsi a favore di uno deicontendenti e chi vince siprende tutto. È una formad’investitura popolare per chiguida il governo; un discorsonon nuovo che precede Renzidi molti anni: le elezioni comestrumento non tanto per eleg-gere il Parlamento, ma perscegliere e investire un gover-no e il suo Capo. E senza che auna simile trasformazione siaccompagnino i contrappesiindispensabili in una demo-crazia costituzionale.

Faccia a faccia Primo confronto tra gli sfidanti: ma sembrano già alleatiM I L A NO

Sfidanti: Sala e Maiorino La Pre ss e

L’INCONTRO DI LUNEDÌ

Tante adesioni,la riunione del Nocambia sala

qL’APPUNTAMENTO era sta-to fissato nella Sala della Re-

gina, forse la più prestigiosa di tuttoPalazzo Montecitorio. Ma le adesio-ni arrivate al Comitato, a tre giornidall’evento, sono già tantissime. Co-sì, per evitare di lasciar fuori qual-cuno, si è deciso di cambiare posto.L’iniziativa di lunedì si trasferisce

nella più capiente aula dei gruppiparlamentari (via di Campo Marzio78, per gli uomini giacca obbligato-ria). L’incontro è alle 15:30, propriomentre nella aula della Camera i de-putati saranno impegnati nel votosul ddl Boschi (dovrebbe essere ilpenultimo prima del via libera defi-nitivo). A spiegare le ragioni di chi

voterà No al referendum in pro-gramma a ottobre ci saranno Gae-tano Azzariti, Felice Besostri, Loren-za Carlassare, Gianni Ferrara, Stefa-no Rodotà, Massimo Villone e Gu-stavo Zagrebelsky. Coordineranno ilavori Alfiero Grandi e DomenicoGallo, introduce la discussione A-lessandro Pace.

L’I N T E RV I STA

“In gioco c’è la Costituzione,non il destino del premier”

Lorenza Carlassare La professoressa alla vigilia dell’i n c o n t rodei comitati contro il ddl Boschi: “Dobbiamo mobilitare i cittadini”

LE DIFFERENZECON IL 2006

B erlusconiparlò dip re m i e ra t o .Ora ina p p a re n zala formadi governonon vienemodificata;ma nellas os t a n zal’e ffettoè quello

Per la Carta Lorenza Carlassare, professore emerito a Padova Ansa

Majorino, sponda a sinistra per Mr Expo

Page 17: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

16 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

» VINCENZO IURILLO

Quarto (Napoli)

Grillini per un giorno,quelli del Pd. E vice-versa. A Quarto (Na-poli), il paese di Sot-

tosopra dove sono saltati tuttigli schemi. Coi dem che vesto-no i panni dei giustizialisti aurlare “sindaco dimettiti” e ipentastellati che scoprono ilgarantismo e giocano in dife-sa, ribadendo di essere “partelesa”. A Quarto, dove la primae finora unica giunta penta-stellata in Campania naviganella bufera di un’i n ch ie st adel pm antimafia Henry JohnWoodcock sull’ex consigliereM5s Giovanni De Robbio, in-dagato per voto di scambiocamorristico e per tentata e-storsione aggravata al sinda-co M5s Rosa Capuozzo.

DE ROBBIO è stato perquisitoil 23 dicembre, sul decreto c’èuna intercettazione imbaraz-zante che lo collegherebbe“de relato” agli appetiti delclan Polverino. I l f ig l iodell’imprenditore delle pom-pe funebri che organizzò il fu-nerale di Casamonica parladell’ex grillino come di un re-ferente di un patto elettorale:voti in cambio di favori sullepolitiche cimiteriali e sullostadio. Gli inquirenti hannosequestrato a De Robbio ilcomputer e il cellulare, ci a-vrebbero trovato la foto aereadelle presunte (e tutte da di-mostrare) irregolarità urba-nistiche dell’edificio della fa-miglia del sindaco, foto concui avrebbe provato a ricatta-re la Capuozzo, e hanno ac-quisito alcuni appunti dell’exconsigliere, dimessosi quat-tro giorni dopo: le persone e lefamiglie incontrate durante lacampagna elettorale, i votiche De Robbio ipotizzava diricevere da ogni nucleo. I suoiavvocati, Amerigo Russo eGiuseppe Caruso, hanno de-

IL CASO Pianti, urla e quasi rissaAssedio al sindaco 5StelleA Quarto tutto alla rovescia: il Pd grida “onestà ”, i grillini fanno togliere i cartelli

ciso di rinunciare al Riesamechiesto per ottenere il disse-questro, fissato l’11 gennaio.

GIORNATA TESISSIMA. LaCapuozzo scoppia in lacrimeper la tensione durante il con-siglio comunale convocatoper discutere della vicenda,ma ribadisce che non intendedimettersi mentre duecentodem e alcuni esponenti deiVerdi la assediano in piazza e

nel pubblico della seduta, adesporre cartelli e gridare slo-gan di stampo grillino: “D i-miss ioni”, “V ergogna”, “L’o-nestà tornerà di moda”. Car-telli rimossi e bagarre sedatada una gestione ‘polizi esca’dell’aula comandata con diffi-coltà dal presidente del con-siglio comunale, Lorenzo Pa-parone. Un agente porta viaun uomo. Marco Sarracino,dei Giovani democratici, e

Tommaso Ederoclite, porta-voce della segreteria napole-tana Pd, vengono invitati ad e-sibire i documenti. Il consi-gliere regionale verde Fran-cesco Borrelli: “Faccia prestola Prefettura a inviare la com-missione d’accesso, non ca-piamo perché tarda”. In piaz-za i deputati Pd Pina Picierno,Leonardo Impegno, AssuntaTartaglione e la senatrice demRosaria Capacchione dannopeso alla protesta. Picierno:“Grillo stesso ha ammesso cheil voto a Quarto è stato inqui-nato dalla camorra, dicendoperò che quei consensi nonsono stati determinanti”. Ca-pacchione: “I 900 voti di DeRobbio sono quasi il 10% delloro consenso, per molto me-no sono state sciolte altre am-

ministrazioni ”. Impegno: “IlM5s non ha anticorpi alle in-filtrazioni”. La Prefettura in-tanto commissaria l’a pp al toper le fognature a una dittache dopo aver vinto la gara erastata raggiunta da una inter-dittiva antimafia. La stessagiunta M5s il 22 dicembre neaveva sollecitato il commissa-riamento, in alternativa allarevoca dell’appalto.

IN AULA gli interventi sonoannichiliti da un tifo da stadiotra sostenitori pidini e grilliniche si rinfacciano le peggiorinefandezze. Un militantepentastellato ricorda il caso I-schia, il sindaco Pd arrestatoper le presunte tangenti di CplConcordia sulla metanizza-zione: “Noi De Robbio lo ab-biamo subito espulso, non cirisulta che loro abbiano fattoaltrettanto”. È il garantismo atarghe alterne. Il capogruppoM5s propone di far cassare ilpunto dell’odg che avrebbe a-perto il dibattito sulla ‘crisi’ incorso: “Non è il caso, dovrem-mo parlare di un’indagine incorso”. Appare un modo persilenziare la sindaca. L’opera -zione riesce, ma prima la Ca-puozzo interviene per po-chissimi minuti: “Dovremmocombattere tutti insieme lacamorra, si devono vergogna-re tutti i partiti e i politici chestanno strumentalizzandoquel che è accaduto, bisognafar fronte comune per vince-re”. E si lascia andare al pian-to. Domani pomeriggio, flashmob di sostegno dei CinqueStelle locali.

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Le infiltrazioniCommissariatol’appalto per le fognea un’azienda colpita dainterdittiva antimafia

In aula La protesta del Pd contro il sindaco Rosa Capuozzo Ansa

» LUCA DE CAROLIS

Aspettano il passo indietro.Anche se al sindaco non

l’hanno mai chiesto. Perchénon tutti concordano sull’ad -dio anticipato, ma soprattuttoperché sperano che Rosa Ca-puozzo capisca e decida da so-la, senza sollecitazioni ester-ne. Risparmiando ai vertici u-na scelta dolorosa, e tensioniinterne.

LA CERTEZZA è che dentro ilM5S lo pensano in tanti: per u-scire dalla bufera di Quartoservono le dimissioni del sin-daco a 5Stelle. Per poi magariripartire proprio con Capuoz-zo, ricandidata ma libera delpeso degli 890 voti dell’ex Gio-vanni De Robbio, indagato con

l’accusa di averla ricattata perfavorire un imprenditore le-gato alla camorra. È la linea digran parte del Direttorio, con-divisa da parlamentari di peso.Convinti che non si possa an-dare avanti, con un’in c h i es t ain pieno svolgimento e il pos-sibile, prossimo arrivo di nuo-ve carte giudiziarie, ad ali-mentare la pressione del Pd suCapuozzo e il Movimento.Senza dimenticare le difficoltàpolitiche: perché la giunta hagià perso per strada due asses-sori, e il Consiglio comunalepotrebbe diventare un ring.Ma non tutti accettano ancoral’idea. “Sarebbe una resa” o-biettano. Posizioni minorita-rie, e che non sono segno di di-visione, assicurano dal M5S.Però si discute, eccome. Ov-

viamente in collegamento conil capo politico GianrobertoCasaleggio. Incerto, sussurra-no, sulla rotta da prendere.Forse anche per la sorpresa.

Il M5S non si aspettava cheil caso deflagrasse così. Ma or-mai Quarto è una trincea asse-diata. Il Pd lo ricorda sin dallamattina con il presidio davantie dentro al Comune, e invo-cando per tutto il giorno le di-missioni di Capuozzo. Ripe-tendo in serie quella parola,camorra. Il M5S risponde conla contro-campagna #Boschi -dovesei?. “Maria Elena Boschiè scomparsa: in televisionenon la si vede più, nessuna in-tervista, ha smesso di twitta-re”punge il blog di Grillo. E ov-viamente il riferimento èall’inchiesta su Banca Etruria,

l’istituto di cui il padre del mi-nistro era vicepresidente. Cosìecco la pioggia di tweet controla Boschi. Con il Pd che accusa:“Grillo rilancia tweet con mes-saggi sessisti”. Uno su tutti,#BoschiDoveSei in tangenzialecon Pina (Picierno, eurodepu-tata campana). Il post che con-ta però arriva in serata. “Portechiuse alla mafia e al Pd,” re -cita il titolo. A corredo, una fo-

to della Capuozzo e il video delsuo intervento di ieri in Comu-ne. “Le mafie tentano sempredi salire sul carro del vincitore.Ma il M5S a Quarto ha sbattutoloro la porta con violenza, i votidelle mafie ci fanno schifo” ri -vendica il testo. Segue un elen-co di inquisiti dem, tra cui unex assessore e consigliere diQuarto, Marco Ferro. È una di-fesa del M5S e della Capuozzo.Ma un’indicazione di soste-gno futuro al sindaco non c’è.Perché la parola chiave rima-ne quella, dimissioni. “Potreb -bero volerci giorni” so stie neun parlamentare. A meno chequalcuno non alzi il telefono.Prendendo una decisione, co-me cominciano a chiedere di-versi parlamentari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’inchiestaAll’indagato De Robbiosequestrata la listadi famiglie che losostenevano alle urne

IL COMMENTO

GRILLO, FALLADIMET TERE:HA TACIUTOSUL RICATTO» MARCO LILLO

T ante volte abbiamochiesto le dimissio-ni di politici indi-

fendibili, da Malinconicoa De Girolamo.O g g i , n e lsuo picco-lo, toccaal sinda-c o d iQ u a r t odel M5S

Rosa Ca-puozzo. Il sindaconon può restare al suo po-sto perché è stata vittimadi un ricatto da parte delconsigliere comunale e-letto nel M5S, GiovanniDe Robbio, e non lo ha rac-contato né ai magistratiquando l’hanno sentita laprima volta né ai cittadi-ni, fino a quando non sonouscite le carte dell’inchie-sta.

Il Movimento 5 Stelledovrebbe chiedere le suedimissioni immediate in-vece da giorni si baloccacon una posizione ambi-gua e infantile. Grillo hapubblicato 8 domande ealtrettante risposte asso-lutorie, video lacrimevolie appelli alla lotta controla camorra e contro il Pd.Come fosse una gara a chisporca l’altro partito in-vece che a tenere pulito ilproprio.

Però Grillo ha evitato ledomande vere: perché ilsindaco M5S non ha de-nunciato il ricatto del con-sigliere De Robbio sul pre-sunto abuso edilizio dellacasa del marito? Perchéquando quello pretende-va di influenzare le sue no-mine sventolandole sottoil naso le foto dall’altodell’immobile che smenti-vano il condono, lei non loha denunciato? Perchénon ha detto nulla ai cit-tadini quando De Robbiole chiedeva un lavoro per ilgeometra che conservavale foto del presunto abusoe poi per quello che ha fat-to il sopralluogo nella ca-sa? Perché ancora oggi ilsindaco si ostina a dire alpm e ai cittadini che nonha subito minacce e pres-sioni? La risposta è che ilsindaco si trova in una si-tuazione di potenziale ri-cattabilità. Al punto che,quando un cronista diFanpage.it le chiede “cosale disse dell’abuso De Rob-bio?” lei ha la faccia tostadi rispondere: “Era preoc-cupato... niente di parti-c o l ar e ”. Preoccupato?Niente di particolare? E ilricatto? E le foto? E le no-mine? A un sindaco così u-na volta Grillo avrebbedetto: ma Vaff...

I vertici Aspettano il passo indietro della Capuozzo: ma la richiesta ancora non c’è

Il M5S spera nell’addio (ma non lo chiede)IN STALLO

Lo sberleffo

CANTONE, PROPRIOUN TROTTOLINO» FQ

, CORRE OVUNQUE come Su-perman. Il presidente dell’A n t i-

corruzione Raffaele Cantone è così: in-stancabile, onnipresente, generoso.Ieri la stampa tutta informava che gli007 di Cantone sono al lavoro per fare luce sulcaso di Quarto, il Comune a guida grillina che oratraballa. “C’è stato un contatto tra l’Anac e laprefettura di Napoli sulla prosecuzione dell'ap-

palto per la gestione del servizio idri-co -fo g n a r i o” si è appreso. Insomma, do-vunque c’è una vicenda che raccoglie ti-toli, lì c’è l’Anac di Cantone, l’uomo a cuiMatteo Renzi farebbe fare il presidente

della Repubblica, l’allenatore della Nazionale, echissà cos’altro. Lui, serafico, non fa una piega. Eprepara nuovi eventi. Lunedì prossimo appariràassieme al ministro dell’Istruzione, Stefania

Giannini, presso l’istituto comprensivo PapaGiovanni - Raffaele Viviani a Caivano, in provin-cia di Napoli. Il comunicato ufficiale rende notoche “incontreranno una delegazione di alunni egenitori dell’Istituto Superiore Francesco Mo-rano, nella sede succursale che ospita la sezioneServizi per l’Enogastronomia e l’ospitalità alber-g h i e ra ”. È proprio il caso di dirlo: trottolino Can-to n e .

D e put ato Roberto Fico La Pre ss e

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 17

» GIANNI BARBACETTO

Poteva essere un bel match:lo scontro tra il candidato

“più di sinistra”delle primariemilanesi, Pierfrancesco Ma-jorino; e quello di Matteo Ren-zi e del “Partito della Nazio-ne”, Giuseppe Sala. Invece èstata una messa cantata, concinque persone schierate sulpalco e risposte ancor più ge-neriche delle domande. Gran-de ressa per entrare al cinemaAnteo, grande passione perassistere al confronto. Manessuna dialettica vera. Anzi,Majorino ha promesso: d’orain avanti “non mi sentiretemai più battibeccare con gli al-tri candidati alle primarie”.

Risultato: il “sinistro” M a-jorino ha legittimato l’“al i e-no” Sala. Ieri lo ha fatto entra-re a pieno titolo in una com-petizione da cui il manager diExpo dovrà uscire candidatosindaco per volontà del presi-dente-segretario del Pd e l’a s-

sessore all’assistenza dovràessere riconfermato per dareun tocco “sociale” a un candi-dato altrimenti pericolosa-mente sbilanciato a destra.Majorino offre a Sala la neces-saria copertura a sinistra, mo-strando quello che il commis-sario Expo va ripetendo: che idue sono “c om p le m en ta r i”.Sala il manager è pronto achiudere la “parentesi” P i s a-pia (sì, gli è scappato proprio“pa re nt es i”). Majorino hachiamato l ’applauso per

“Giuliano, il miglior sindaco i-taliano”, ma così l’ha imbalsa-mato e messo in soffitta. I duesembravano due alleati giàd’accordo per dividersi – s e-condo le regole del marketing–gli scaffali del supermercatodella politica cittadina: il ma-nager, con prodotti rassicu-ranti offerti da chi “preferiscefare che parlare”; l’assessore(che ha amministrato bene:vedi l’inchiesta a pagina 8), di-versificando con prodotti dal-la confezione rossa e una spol-veratina di “s oc ia le ” per ac-contentare i più a sinistra. Co-munque, applausi a scena a-perta per tutti. Solo una pic-cola contestazione a Sala, su-bito sedata da Majorino. Piùche domande, il sociologo Al-do Bonomi ha tentato predi-che alate. Gli altri due giorna-listi, più che quesiti puntuali acui non poter sfuggire, pone-vano grandi questioni gene-rali: le periferie, la cultura aMilano, l’ecologia in città, la

sicurezza, l’i m m i gr a z i o ne . . .A cui i due rispondevano di-cendo entrambi che volevanoil bene e rifiutavano il male.Differenze pressoché zero dicontenuti, variavano solo lesfumature. Unica eccezione,una domanda su Cl, a cui Salaha aperto dicendo che lui non“c ri min ali zz a” (?) nessuno eche “andate a vedere il ruolodi Cl in Expo” (che franca-mente non abbiamo capito).Mentre Majorino ha dettoche “Formigoni e i suoi amicinon li voglio vedere”.

Non posto il problema con-creto: per battere Sala alle pri-marie ci vuole un solo sfidan-te, non due (Majorino e Fran-cesca Balzani). Poi, per la se-rie “chi vorreste nella vostrasquadra come assessori”, Salaevoca Ferruccio de Bortoli al-la cultura, Majorino cita Fi-lippo Del Corno e AlessandraKustermann. Di fianco al pal-co, però, sulla destra, di asses-sori in cerca di un sindaco cen’era già un bel numero. Saràuna giunta affollata.

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» SILVIA TRUZZI

Lunedì sarà il battesimo:nel l’aula dei gruppiparlamentari della Ca-mera dei deputati si

terrà il primo incontro dei Co-mitati del No alla riforma Bo-schi: “Proveremo a sensibiliz-zare i cittadini”, spiega Loren-za Carlassare, uno dei relatoridell ’incontro. “Speravo – inun eccesso di ottimismo – checi fosse un ripensamento inParlamento su alcuni aspettidella riforma costituzionale.Ci preoccupiamo di chiedereil referendum in base all’ideache questa riforma venga ap-provata così com’è, con tutti idifetti che ha. Addirittura unamodifica che saggiamente laCamera aveva eliminato (l’at -tribuzione al Senato del pote-re di eleggere da solo due deicinque giudici costituzionaliche ora vengono eletti dal Par-lamento in seduta comune) èstata ripristinata dal Senato, eormai l’approvazione dellaCamera sembra sicura. Evi-dentemente non c’è spazio peruna riflessione critica. Non re-sta che mobilitare le personein vista del futuro referen-dum, che il presidente delConsiglio va annunziando co-me un’iniziativa sua: lui sotto -porrà la riforma al popolo per-ché la approvi; lui, in caso con-trario, si dimetterà. Si arriva alpunto di personalizzare per-sino il referendum costituzio-nale. Ma non è questo il sensodel referendum costituziona-le che non è previsto per ‘ac -clamare’, ma per opporsi a unariforma sgradita”.

L'equivoco non è nuovo: nel2001 votammo per confer-mare la riforma del Titolo Vdella Costituzione. Governodi centrosinistra.

Si vede che è un’idea del Pd!Ma è sbagliata. E non si trattadi una sfumatura. Il referen-dum serve a rafforzare la ri-gidità della Costituzione im-pedendo alla maggioranza dicambiarla da sola. O la rifor-ma è approvata da entrambele Camere con la maggioranzadei due terzi – vale a dire conil concorso delle minoranze –oppure la legge, pubblicataper conoscenza, è sottopostaa referendum qualora entrotre mesi “ne facciano doman-da un quinto dei membri di u-na Camera o 500 mila elettorio cinque Consigli regionali”.Se nessuno chiede il referen-dum, trascorsi i tre mesi la leg-ge costituzionale viene pro-mulgata, pubblicata ed entrain vigore; interessato a chie-dere il referendum dovrebbeessere chi è contrario ai con-

tenuti della riforma, per im-pedirne l’entrata in vigore.L’art. 138 non si presta a equi-voci. Il referendum quindi èuna possibilità, quando la ri-forma non ha coinvolto le mi-noranze, per consentire a chinon è d’accordo di provare afarla fallire; può essere anche

una minoranza esigua non es-sendo previsto un quorum dipartecipazione.

Che significato hanno le di-chiarazioni con cui il premierha legato il suo destino po-litico all'esito del referen-d u m?

Insisto: il referendum costi-

tuzionale non è uno strumen-to nelle mani del Presidentedel Consiglio a fini di presti-gio personale. In molti hannomesso in luce l’intenzione ditrasformare la consultazionein un plebiscito pro o controRenzi: ma qui è in ballo la sortedella Costituzione, non la sua.Invece, pensando che – 5 S t e l-le e Sinistra Italiana a parte –non troverà oppositori sul suocammino e il referendum saràun trionfo, intende servirseneper rafforzare il suo poterepersonale, da esercitare sen-za controlli e contrappesi,senza che nessuno lo contrad-dica.

Risponderete con un'infor-mazione basata sui conte-nuti della riforma: come pen-sate di farli passare? C’è ilprecedente del 2006 in cui icittadini bocciarono la rifor-ma Berlusconi: ma era Ber-lusconi, appunto.

Questo è il vero problema.Mentre nel 2006 il progetto dimodifica della forma di go-verno era chiara perché Ber-lusconi aveva parlato esplici-tamente di premierato, oraapparentemente la forma digoverno non viene modifica-ta; ma nella sostanza – grazieal combinato disposto di Ita-licum e riforma Boschi – l’e f-fetto è proprio quello di tra-sformare la forma di governo

e persino la forma di Stato, va-le a dire la democrazia costi-tuzionale.

Il leitmotiv è stato “a b o l i reil bicameralismo perfetto”.

Su questo erano d’a cc or dotutti. Bastava fare una riformacircoscritta, non c’era biso-gno di sfigurare la Costituzio-

ne. Fra l’altro, una delle ragio-ni della riforma del bicamera-lismo perfetto era la sempli-ficazione delle procedure:semplificazione che non c'èstata, semmai si è complicatoe confuso il procedimento le-gislativo. Per alcune leggi ilSenato interviene, per altre

no. Per alcune il Senato vota,ma poi la Camera con maggio-ranze diverse deve tornaresul testo del Senato. Tutto ir-razionale. Il vero dato è che lacomposizione del nuovo Se-nato –della quale abbiamo giàdetto molto nei mesi scorsi –lo rende agevolmente con-trollabile. Le riforme vannotutte nella stessa direzione:pensi alla Rai!

Cioè “chi vince piglia tut-t o”?

La legge elettorale che entrain vigore nel 2016 è una viatraversa per giungere di fattoal l’elezione diretta del pre-mier. Quando si arriva al bal-lottaggio (per il quale non c’èquorum, e dunque le due listepiù votate partecipano a pre-scindere dal seguito elettora-le che hanno avuto), l’e l e t t o-rato deve necessariamenteschierarsi a favore di uno deicontendenti e chi vince siprende tutto. È una formad’investitura popolare per chiguida il governo; un discorsonon nuovo che precede Renzidi molti anni: le elezioni comestrumento non tanto per eleg-gere il Parlamento, ma perscegliere e investire un gover-no e il suo Capo. E senza che auna simile trasformazione siaccompagnino i contrappesiindispensabili in una demo-crazia costituzionale.

Faccia a faccia Primo confronto tra gli sfidanti: ma sembrano già alleatiM I L A NO

Sfidanti: Sala e Maiorino La Pre ss e

L’INCONTRO DI LUNEDÌ

Tante adesioni,la riunione del Nocambia sala

qL’APPUNTAMENTO era sta-to fissato nella Sala della Re-

gina, forse la più prestigiosa di tuttoPalazzo Montecitorio. Ma le adesio-ni arrivate al Comitato, a tre giornidall’evento, sono già tantissime. Co-sì, per evitare di lasciar fuori qual-cuno, si è deciso di cambiare posto.L’iniziativa di lunedì si trasferisce

nella più capiente aula dei gruppiparlamentari (via di Campo Marzio78, per gli uomini giacca obbligato-ria). L’incontro è alle 15:30, propriomentre nella aula della Camera i de-putati saranno impegnati nel votosul ddl Boschi (dovrebbe essere ilpenultimo prima del via libera defi-nitivo). A spiegare le ragioni di chi

voterà No al referendum in pro-gramma a ottobre ci saranno Gae-tano Azzariti, Felice Besostri, Loren-za Carlassare, Gianni Ferrara, Stefa-no Rodotà, Massimo Villone e Gu-stavo Zagrebelsky. Coordineranno ilavori Alfiero Grandi e DomenicoGallo, introduce la discussione A-lessandro Pace.

L’I N T E RV I STA

“In gioco c’è la Costituzione,non il destino del premier”

Lorenza Carlassare La professoressa alla vigilia dell’i n c o n t rodei comitati contro il ddl Boschi: “Dobbiamo mobilitare i cittadini”

LE DIFFERENZECON IL 2006

B erlusconiparlò dip re m i e ra t o .Ora ina p p a re n zala formadi governonon vienemodificata;ma nellas os t a n zal’e ffettoè quello

Per la Carta Lorenza Carlassare, professore emerito a Padova Ansa

Majorino, sponda a sinistra per Mr Expo

Page 18: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

18 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

» ENRICO FIERRO

U n sms. Poche parole dispera-te: “Caro Enrico, sono Ma-ria Grazia Cipriani, questa

mattina Luciano è morto, la stragesilenziosa di Stato va avanti ineso-rabilmente”.

Luciano Cipriani, avevamo rac-contato la sua storia il 31 dicembre,era un maresciallo dell’A e r o n a u t i-ca militare e aveva 47 anni. Nel suocurriculum diverse missioni all’e-stero, Kosovo, Afghanistan… Leguerre inutili, quelle che si combat-tono con bombe e proiettili all’u r a-nio impoverito. Luciano aveva re-spirato a pieni polmoni l’aria diquei luoghi e calpestato le terre av-velenate dalle nanoparticelle. Sen-za protezioni. Caschi, maschere,tute, guanti, tutto l’armamentarioche in quei teatri di battaglia usano

americani e inglesi, ma che i nostricomandi, alti e altissimi, ritengonoinutili orpelli. E quel veleno gli eraentrato in corpo, lentamente, ma inmodo inesorabile. Aveva attaccatoil suo fisico possente, lo aveva pie-gato alle sue ragioni, quelle di untumore che ha un nome terribile eimpronunciabile: glioblastomamultiforme di IV grado. Gli avevareso la vita impossibile. Chiuso inun letto in attesa della morte. La fi-ne del corpo come liberazione dallesofferenze. Luciano ha combattutoper un anno. Sballottato come unpacco postale da un ospedale all’a l-tro. Sempre le stesse diagnosi. Sen-za speranza. La sua famiglia non siè arresa. È andata in Germania, hasperimentato nuove cure, si è ag-grappata ai timidi passi dellascienza. Fratelli, un anziano padree sorelle. Da soli. Senza l’aiuto di

nessuno. Asl, ministeri, burocra-zie, non sono mai stati dallo loroparte.

Povero Luciano, vittima dell’i n-differenza. Di un Paese sempre u-guale a se stesso. L’Italia di Tripolibel suol d’a m o r e, l’Italietta di“spezzeremo le reni alla Grecia”…Eroi con la vita degli altri quando sitratta di sedersi al tavolo dei Gran-di per giocare alla guerra. Andiamonei Balcani… armatevi (male) epartite. E poi in Afghanistan, in I-raq, prossimamente in Siria e forsenell’inferno libico. A esportare de-mocrazia. Quante balle. Buone persoddisfare i pruriti guerreschi dellealte gerarchie militari e per ridicolefoto sui campi di battaglia di primiministri in mimetica da Rambo dipaese. Per il resto, missioni inutili:i Balcani sono un incubatore delterrorismo jihadista nel cuore

de ll’Europa, Afghanistan, Iraq eLibia ingovernabili. E i nostri mi-litari muoiono avvelenati dall’u r a-nio impoverito. 322 morti, prima diLuciano, 3 mila ammalati di tumo-re. Per tutti una lunga, estenuantebattaglia legale (10 anni la media diuna causa) per vedersi riconosciutidiritti elementari.

Muore Luciano, come tanti altrisuoi commilitoni. Nella colpevoledistrazione di un Paese che ama di-scettare sull’ultimo film del comicodel momento, sulle prodezze diquesto o quell’allenatore, sul pate-tico botox di un’attrice. Un’Italiaassuefatta e poco seria che non vuo-le saperne di pace e guerra. I mi-litari muoiono. È affar loro e delleloro famiglie. Figli, madri, sorellesaranno soli nella battaglia per ildiritto alla verità.

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MARCO ALVERÀ

L’ex delfino di Scaronilascia l’Eni: direttoregenerale di Snam

qPER UNA BREVE FASE , nel toto-nomine del 2014, era stato addirit-

tura in corsa per diventare l’a m m i n i s t ra -tore delegato dell’Eni. Marco Averà è gio-vane, 40 anni, ma è stato molto potente:nell’Eni di Scaroni aveva in mano il dossierpiù rilevante, quello dei rapporti con laRussia di Valdimir Putin e i contratti take orp ay (i costosi impegni sul gas). Oggi che

Scaroni è lontano dall’Eni e che il suo suc-cessore Claudio Descalzi ha fatto altrescelte strategiche (meno Russia e più A-frica, anche per consolidare il rapportocon gli Stati Uniti) per Alverà le prospet-tive di carriera si stavano azzerando. Equindi ha lasciato l’Eni per un posto chesembra una promozione ma che è ancheuna sconfitta di carriera: sarà direttore ge-

nerale di Snam, la società della rete delgas, controllata oggi dalla Cassa depositi eprestiti (e presieduta da Lorenzo Bini Sma-ghi). Alverà sarà il numero due dell’ammi-nistratore delegato Carlo Malacarne. ASnam Alverà potrà fare strada. Ma la strut-tura di potere costruita in Eni nei lunghi an-ni di Scaroni è ormai quasi del tutto sman-te l l a t a .

D i fe s a Addio al maresciallo Cipriani, vittima n° 323, reduce di Kosovo e Afghanistan

LUCIANO, L’URANIO E L’I N D I F F E R E NZ AIL COMMENTO

Metal detector e perquisizioni:Assemblea siciliana nel terroreControlli di sicurezza agli ingressi, i deputati insorgono: “È casa nostra”. E la spuntano

» GIUSEPPE LO BIANCO

Pa l e r m o

Suona per il passaggio diuna chiave, di un cellu-lare o di una pistola, equando squilla chi pas-

sa deve essere perquisito: an-che se si tratta di un deputatodel Parlamento più antico delmondo, quello siciliano. NelPalazzo dei Normanni di Pa-lermo è panico da metal de-tector, e dopo le proteste deideputati perquisiti all’ingres -so dagli agenti si è giunti a unasoluzione di compromesso,grazie anche all’in t er ve nt odel questore Guido Longo:per loro, così come per i de-putati nazionali, niente per-quisizione personale, riser-v a t a a i 2 5 0 d i p e n d e n t id e ll ’Assemblea, ma restal’obbligo del passaggio ai rag-gi X di borse e valigette.

DOPO L’E L E N CO pubb licatodai giornali dei 61 deputati e-vasori finiti nel mirino di Ri-scossione Sicilia, la nuova po-lemica investe le misure di si-curezza del palazzo, alle qualisono stati chiamati a sotto-porsi anche i deputati regio-nali dopo che il 26 novembrescorso il collegio dei questoridell’aula, sulla base di una no-ta della Prefettura, aveva im-posto i nuovi obblighi. Pernulla graditi ai deputati sici-liani che, come accadde nel2009, quando Fini impose allaCamera il prelievo delle im-pronte digitali per combatte-re i “pianisti” del voto taroc-cato, hanno protestato in aula,lamentando una lesione deipropri diritti e annunciando

(lo ha fatto l’onorevole TotoCordaro, centrista) di rivol-gersi a un legale: “Non credoche il prefetto per andare inPrefettura venga perquisito,così come il questore che deverecarsi in Questura”. Per il de-putato, insomma, è come an-dare a casa propria: “Non cre-do che io debba essere perqui-sito prima di entrare a casam ia ”. A smorzare i toni (e asmentire Cordaro) è stato ilpresidente dell’Ars Ardizzo-ne: “Sono stato sottoposto acontrollo anch’io – ha detto –e perfino il questore di Paler-mo. Parlare di delegittima-zione del Parlamento perchési è sottoposti ai controllia l l’ingresso dell’Ars, franca-mente mi sembra troppo”.

Il tema è delicato e anche sein passato gli uffici dell'As-semblea regionale hanno più

volte ricevuto la visita dellapolizia giudiziaria impegnatanelle indagini della Procura(l’ultima, quella sui fondi de-stinati ai gruppi parlamenta-ri) nel luglio 2003, l’alloraprocuratore di CaltanissettaMessineo fermò gli uominidella Dia che stavano andan-do a perquisire gli uffici del-l'Ars di Mirello Crisafulli, rag-giunto da un avviso di garan-zia per mafia per il suo collo-quio, ripreso dalle telecameredella Polizia, con il boss Raf-faele Bevilacqua: “Mi sono as-sunto questa responsabilità –disse Messineo – perché inquesto momento abbiamo bi-sogno di tranquillità, evitan-do gli scontri istituzionali”.

Ma all'Ars è capitato ancheche chi l’ha perquisita comeufficiale di polizia giudiziaria,sia poi rientrato come depu-

tato: “Mi ricordo quando en-trai qui per una perquisizione– disse nel 2001 il maresciallodei carabinieri Antonio Bor-zacchelli, neo eletto in una li-sta collegata a Totò Cuffaro –era il ‘93. Certo che ne è pas-sato di tempo”. Allora indaga-va sugli appalti del teatroMassimo, su delega del sosti-tuto procuratore LorenzoMatassa. Era andato a perqui-sire gli uffici dell’allora presi-dente dell’Assemblea, AngeloCapitummino.

A QUELL’EPOCA non c’erano imetal detector , neancheall’ingresso di Palazzo d’Or -leans, sede della Presidenzadella Regione: ma non sareb-bero serviti a rilevare alcunaanomalia nell'uscita, una

mattina del 1998, del presi-dente Giuseppe Drago (poisottosegretario agli Esteri ealla Difesa) che nella tasca in-terna della giacca nascondevauna mazzetta di decine di mi-lioni di vecchie lire dei fondiriservati. Ai giudici lo raccon-tò il contabile della RegioneSicilia, Giuseppe Giglielmini,e quell'inchiesta costò a Dra-go una condanna a tre anni etre mesi confermata nel 2009dalla Cassazione.

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Palazzo dei Normanni L’Assemblea regionale siciliana La Pre ss e

I fatti

1All’A ss e m b l e are g i o n a l esicilianamesso il metaldetector: sesuona ènecessaria lap e rq u i s i z i o n e

2Proteste deideputati: lap e rq u i s i z i o n eè statariservata aidipendenti

Corsi e ricorsiMessineo rinunciòa mandare la Dia,Borzacchelli ci entròin divisa e poi da eletto

Pa l e r m o

Il depistaggio sulla strage di via D’Amelio,come lo chiamò il procuratore di Caltanis-

setta Sergio Lari, per ora rimane senza col-pevoli. Il gip Alessandra Giunta, accogliendola richiesta dei pm, ha archiviato l’inchiestasui funzionari di polizia accusati di avere fat-to pressioni su tre collaboratori di giustizia,poi smentiti dal pentito Gaspare Spatuzza,inducendoli a costruire la falsa verità sulla fa-se esecutiva dell’attentato in cui furono uc-cisi il giudice Paolo Borsellino e i cinque uo-mini della sua scorta.

A SEI ANNI dall’iscrizione nel registro degliindagati escono di scena Mario Bo, VincenzoRicciardi e Salvatore La Bar-bera, gli investigatori delpool Falcone-Borsellino,guidato da Arnaldo La Bar-bera, che fecero le indaginisull’eccidio. La Procura ave-va contestato loro la calun-nia aggravata. A loro caricole dichiarazioni dei tre “fal -si” pentiti Vincenzo Scaran-tino, Francesco Andriotta eSalvatore Candura che, do-po ritrattazioni e smentite, raccontarono aipm di essere stati imbeccati dai tre funzionariche li avrebbero costretti a riferire una ver-sione totalmente falsa.

La falsa verità dei tre ex collaboratori digiustizia, ribaltata da Spatuzza, è costata l’er -gastolo a sette persone costrette per anni al 41bis e ora scarcerate in attesa del giudizio direvisione. È in corso il processo Borsellinoquater. Ma i ripensamenti, secondo il gip, nonbastano a incriminare i poliziotti. Le dichia-razioni non sarebbero spontanee perché ar-rivano solo dopo la collaborazione di Spatuz-za, sarebbero contraddittorie e prive di ri-scontri. I tre, inoltre, secondo il giudice, a-vrebbero un interesse ad addossare su altri laresponsabilità del depistaggio investigativo esarebbero personaggi “sfuggenti e ambigui”.L’archiviazione non esclude successive ria-perture delle indagini.

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B ors ellino Ansa

Strage Borsellino,il depistaggio restasenza colpevoliIl giudice di Palermo archivia l‘indaginesui tre poliziotti accusati di averimboccato il finto pentito Scarantino

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Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 19

» STEFANO DISEGNI

SEGUE DALLA PRIMA

Terza tradizione, la più re-cente, nata negli anni delboom che videro la moto-rizzazione del Paese, è

farsi ammazzare sotto le ruotedelle automobili qua e là per l’Ur -be. Il gatto sfranto fa parted el l’immaginario romano comele acqueforti di Pinelli, Totti e ilPonentino.

Quello che avevo sotto gli occhisul marciapiede dove era statopietosamente traslato dalla lineadi mezzeria, aveva decisamenterispettato la terza tradizione, l’oc -chio non propriamente vispo e lospessore a sogliola ne erano testi-monianza. L’Ente preposto a-vrebbe provveduto alla rimozio-ne della salma, io ho rivolto unpensiero devoto al giacente e sonoandato. L’indomani la sogliola pe-losa era ancora là. Il mio senso ci-vico mi ha imposto di fare qual-cosa, il tempo non era a favored el l ’irrigidito, né de li regazziniche non se sa mai ce giocano.

HO CHIAMATO l’Ama, l’a zi en damunicipalizzata che smaltisce irifiuti in cambio di ipotechesull’appartamento e mi sono mes-so in attesa. Un’attesa lunga. Malunga. “È sera, forse sono oltre l’o-rario di servizio” mi sono detto esono andato dalla polizia, magarisarebbero stati più autorevoli dime con la municipalizzata. Mi so-no scusato per la futilità della co-sa, ho spiegato che però non po-teva essere rimandata per alcuneincombenze biochimiche e ilpiantone al citofono mi ha infor-mato che non era di loro pertinen-za e che dovevo chiamare il 113.Ah, ecco, il 113. Ho eseguito, pic-cola attesa ed eccolo, un bel vocio-ne rassicurante con l’accento del-le mie parti, sicuramente il com-

paesano avrebbe compreso cono-scendolo il problema per espe-rienza come tutti noi eredi di Ce-sare, però mi ha detto che dovevochiamare l’Ama. Non ho replica-to, ho sperato che il gatto mutassein lenta souplesse e ho rimandatola chiamata all’indomani.

L’indomani l’Ama ha risposto!Però mi ha detto che dovevo chia-

mare la polizia locale, i vigili. Hobuttato un occhio al gatto che co-minciava a ricordare Terminatorquando si opera da solo e ho chia-mato la polizia locale che mi ha ri-sposto che dovevo chiamare l’A-ma. E va bene, non preoccuparti,amico bisognoso di esequie, ho ilnumero del Comune qui con me eho intenzione di usarlo. Sì, loro il

Comune avrebbe risolto il proble-ma, rimuovendo la cosa ora unpo’meno distinta che era stata ungatto. M’hanno risposto che do-vevo chiamare la Asl Roma B.

INTANTO la problematica avevariscosso altre attenzioni. Anche ilbarista, vista la creatura dai con-torni incerti sul marciapiede ave-va chiamato l’Ama, a lui avevanodetto che avrebbero veduto il dafarsi, ma ci voleva u-na persona di riferi-mento, uno insom-ma che piantonassela salma tipo MiliteIgnoto fino al loroarrivo. Il barista,munitosi di pazien-za l’ha fatto per unp o’, poi non essen-dosi visto nessuno,con una rude allu-sione ai suoi coglionise n’è tornato al bar.E il gatto era semprelà.

Ho chiamato la Asl Roma B cheperò mi ha spiegato che c’è statoun cambiamento e ora si devechiamare Roma C, gli ho chiesto ilnumero, mi hanno risposto chenon ce l’avevano e comunque nonerano tenuti a darmelo, se volevopotevo cercarlo su Internet; conun occhio a particolari interni delgatto che cominciavano a palesar-si ho pensato di impietosirli di-chiarandomi ottantenne e con lacateratta, poi in un impeto d’or -goglio l’ho cercato, ’sto numero e

ho chiamato Roma C che ha ascol-tato la problematica, ha realizzatoche ormai si era al terzo giorno, hadetto testualmente “chissà chepuzza” e mi ha informato che lorosono “u n’azienda ospedaliera” enon si occupano di queste emer-genze, chiami i vigili, loro forsepossono fare qualcosa. Col gattoche ormai era un film di Sam Rai-mi, i vigili mi hanno detto che a-vrebbero chiamato la struttura in-teressata, ma non potevano ga-rantire i tempi di intervento.

Mentre il felino assumeva un a-spetto indimenticabile, provavosia una desolata pietas per lui siaun numero che mi aveva datoquella di Roma C. Una segreteriami informava che il numero era i-nesistente. Ma ecco il colpo di cu-lo! Passa un camioncino dell’Ama,di quelli che spazzano le strade!

Lo placchiamo al vo-lo, spieghiamo la ne-cessità di degna se-poltura, gli chiedia-mo se può darglielalui, ma… “nun è de no-stra competenza, ioposso fa’ a segnalaz-zione, poi non lo so” evia a lustrare accura-tamente altrove. Ul-timo tentativo, colgatto ormai alla scis-sione molecolare: va-do all’attacco di Ro-m a C a p i t a l e ( d i

che?). Mentre spiego l’esigenza u-no mi corregge: “Signore, non Ri-mozione Gatti Morti, ma Recupe-ro Gatti Morti (sic!)”. Recupero? Eche li riciclate? È il colpo di grazia.Proprio i morti mi affiorano allelabbra pensando a quanto costatutta questa gente; rivolgo un ul-timo sguardo al fu gatto ormai si-mile alle Grandi Antille per esten-sione e distribuzione sul territo-rio e demordo. Mentre scrivo lui èancora là. È tutto vero.

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» ELISABETTA REGUITTI

Forse consideravano ar-te-tradizione popolare an-

che la loro abitudine di tim-brare il cartellino e, in orario dilavoro, sbrigare abituali, pic-cole mansioni quotidiane co-me andare a fare la spesa op-pure farsi una giocata nelle sa-le scommesse.

NON SARANNO gli ultimi madi certo sono i primi assentei-sti denunciati del 2016: novedipendenti statali del Museodelle arti e delle tradizioni po-polari di Roma, tra i 43 e i 65anni, sono accusati di allonta-narsi abitualmente dal postodi lavoro dopo aver fatto scor-rere il proprio badge oppurequello del collega amico ancorpiù ritardatario rispetto all’i-

nizio del turno lavorativo.L’indagine “scova assentei-

sta”, durata un anno, è stata de-nominata “Museum”: filmati,pedinamenti e controlli daparte dei carabinieri del nu-cleo operativo di Roma Eur

per scoprire come i dipendentipubblici impiegassero le lorogiornate lavorative in ben altrefaccende al posto di occuparsidi ciò per cui venivano paga-ti.

Per loro è scattata la misura

interdittiva cautelare della so-spensione dall’esercizio deipubblici uffici per la durata diun anno. Le ipotesi d’ac cusaspaziano dal falso materiale alfalso ideologico commesso dalpubblico ufficiale in atto pub-

blico, truffa ai danni dello Sta-to e false attestazioni e certi-ficazioni.

Un anno fa, più o meno nellostesso periodo, era stato arre-stato un altro impiegato diquello stesso museo che, ligioal dovere di custode, usavatimbrare il suo cartellino di la-voro all’inizio del turno salvoperò trascorrere l’orario di im-piego in un altro luogo dellacittà.

LE IMMAGINI diffuse dai cara-binieri mostrano quindi unacarrellata di persone – sia uo-mini che donne – che entranonella sede del museo, compio-no il loro dovere di passare il

tesserino e poi escono alla vol-ta di nuove destinazioni: dallasignora che raggiunge il mari-to nel negozio di frutta e ver-dura all’appassionato del gio-co che si reca nel suo abitualepunto scommesse. Sulla vi-cenda la nota della Fp Cgil diRoma e Lazio che promette lasospensione delle iscrizionidopo la verifica dell’eventualepresenza di tesserati alla siglasindacale secondo cui “i fatti e-mersi dalle indagini sono gravie gettano discredito su tutto illavoro pubblico”.

Dopo il caso di ottobre deidipendenti assenteisti del Co-mune di Sanremo, dove qual-cuno delegava perfino la figliaminorenne a timbrare il car-tellino, l’anno nuovo si aprecon i lavativi del museo.

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“C’è un gatto morto,chi lo porta via?”Panico nella Capitale

Come a Sanremo Sopra, il vigileligure che timbrava in mutande;a sinistra, l’impiegata romana nelnegozio di frutta del marito Ansa

In stradaUn camionci-no della muci-p a l i z z at aromana perl’a m bie nte(Ama) e gattiin Largo diTorre Argenti-na Ansa

Nove dipendenti filmati per mesi dai carabinieri: una lavorava nel negozio di frutta del marito

A Roma il museo degli assenteisti“Timbravano e andavano in giro”

L’I NC H I E STA

LA STORIA B u ro c ra z i a Scaricabarile e numeri telefonici inesistenti, dai vigilialla municipalizzata Ama, dalla polizia alla Asl: non bastano 3 giorni

IL PROCESSO A DE BENEDETTI

Il giudice su Olivetti:“L’amianto è undramma sociale”

qIL CASO DELL’AMIANTO alla Oli-vetti è “un dramma sociale” che per la

città di Ivrea (Torino) assume “c a ra t te r i s t i -che peculiari”, visto che la fabbrica volle es-sere “capace di tenere l’’u o m o’ al centro delproprio interesse”.Lo scrive il gup CeciliaMarino nella sentenza con cui lo scorso 5 ot-tobre ha prosciolto 11 delle persone coinvol-te nell’inchiesta. Il giudice aveva anche di-

sposto 17 rinvii a giudizio, fra cui Carlo eFranco De Benedetti. La giudice, nelle mo-tivazioni sul proscioglimento, definisce“magnifici” alcuni degli edifici industriali e-dificati nel dopoguerra. “Purtroppo - ag-giunge - tali edifici, coerentemente con laconvinzione dell’epoca che l’amianto fosse‘b u o n o’, furono costruiti inserendo tale ma-teriale nei muri e in altre parti, lasciando a

coloro che sarebbero venuti dopo a gestire ilGruppo una eredità pesantissima”. Quantoal merito della causa, che riguarda il decessodi 12 ex lavoratori e le malattie che ne hannocolpiti altri due, secondo giudice “si deve ri-tenere che” all’interno del gruppo Olivetti“l'ad fosse titolare esclusivo del settore dellasicurezza sul lavoro sulla base di una deleganon implicita, ma assolutamente esplicita”.

Le risposte“Nun è de nostracomp e te n z a”,“Chissàche puzza...”,“Resti sul postoin attesa”

Le forzein campoInutilechiamare lam u n i c i p a l i z-zata perl’a m b i e n te ,che a Roma sichiama Amae ha quasio t to m i l adipendentiche sioccupano dirifiuti ec i m i te r i .Eppure lì sivienedirottati se sicerca di farrimuovere lacarcassa diun gattoinvestito daun’a u to.Inutile anchechiamare lapolizia, i vigiliurbani, la Aslco m p e te n teper territorioe il centralinodi RomaCapitale (ilCo m u n e ) .R i s p o s tee s i l a ra n t i .Dopo tregiorni il gattoè ancora lì, lad e co m p o s i -zione avanza

Page 19: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

18 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

» ENRICO FIERRO

U n sms. Poche parole dispera-te: “Caro Enrico, sono Ma-ria Grazia Cipriani, questa

mattina Luciano è morto, la stragesilenziosa di Stato va avanti ineso-rabilmente”.

Luciano Cipriani, avevamo rac-contato la sua storia il 31 dicembre,era un maresciallo dell’A e r o n a u t i-ca militare e aveva 47 anni. Nel suocurriculum diverse missioni all’e-stero, Kosovo, Afghanistan… Leguerre inutili, quelle che si combat-tono con bombe e proiettili all’u r a-nio impoverito. Luciano aveva re-spirato a pieni polmoni l’aria diquei luoghi e calpestato le terre av-velenate dalle nanoparticelle. Sen-za protezioni. Caschi, maschere,tute, guanti, tutto l’armamentarioche in quei teatri di battaglia usano

americani e inglesi, ma che i nostricomandi, alti e altissimi, ritengonoinutili orpelli. E quel veleno gli eraentrato in corpo, lentamente, ma inmodo inesorabile. Aveva attaccatoil suo fisico possente, lo aveva pie-gato alle sue ragioni, quelle di untumore che ha un nome terribile eimpronunciabile: glioblastomamultiforme di IV grado. Gli avevareso la vita impossibile. Chiuso inun letto in attesa della morte. La fi-ne del corpo come liberazione dallesofferenze. Luciano ha combattutoper un anno. Sballottato come unpacco postale da un ospedale all’a l-tro. Sempre le stesse diagnosi. Sen-za speranza. La sua famiglia non siè arresa. È andata in Germania, hasperimentato nuove cure, si è ag-grappata ai timidi passi dellascienza. Fratelli, un anziano padree sorelle. Da soli. Senza l’aiuto di

nessuno. Asl, ministeri, burocra-zie, non sono mai stati dallo loroparte.

Povero Luciano, vittima dell’i n-differenza. Di un Paese sempre u-guale a se stesso. L’Italia di Tripolibel suol d’a m o r e, l’Italietta di“spezzeremo le reni alla Grecia”…Eroi con la vita degli altri quando sitratta di sedersi al tavolo dei Gran-di per giocare alla guerra. Andiamonei Balcani… armatevi (male) epartite. E poi in Afghanistan, in I-raq, prossimamente in Siria e forsenell’inferno libico. A esportare de-mocrazia. Quante balle. Buone persoddisfare i pruriti guerreschi dellealte gerarchie militari e per ridicolefoto sui campi di battaglia di primiministri in mimetica da Rambo dipaese. Per il resto, missioni inutili:i Balcani sono un incubatore delterrorismo jihadista nel cuore

de ll’Europa, Afghanistan, Iraq eLibia ingovernabili. E i nostri mi-litari muoiono avvelenati dall’u r a-nio impoverito. 322 morti, prima diLuciano, 3 mila ammalati di tumo-re. Per tutti una lunga, estenuantebattaglia legale (10 anni la media diuna causa) per vedersi riconosciutidiritti elementari.

Muore Luciano, come tanti altrisuoi commilitoni. Nella colpevoledistrazione di un Paese che ama di-scettare sull’ultimo film del comicodel momento, sulle prodezze diquesto o quell’allenatore, sul pate-tico botox di un’attrice. Un’Italiaassuefatta e poco seria che non vuo-le saperne di pace e guerra. I mi-litari muoiono. È affar loro e delleloro famiglie. Figli, madri, sorellesaranno soli nella battaglia per ildiritto alla verità.

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MARCO ALVERÀ

L’ex delfino di Scaronilascia l’Eni: direttoregenerale di Snam

qPER UNA BREVE FASE , nel toto-nomine del 2014, era stato addirit-

tura in corsa per diventare l’a m m i n i s t ra -tore delegato dell’Eni. Marco Averà è gio-vane, 40 anni, ma è stato molto potente:nell’Eni di Scaroni aveva in mano il dossierpiù rilevante, quello dei rapporti con laRussia di Valdimir Putin e i contratti take orp ay (i costosi impegni sul gas). Oggi che

Scaroni è lontano dall’Eni e che il suo suc-cessore Claudio Descalzi ha fatto altrescelte strategiche (meno Russia e più A-frica, anche per consolidare il rapportocon gli Stati Uniti) per Alverà le prospet-tive di carriera si stavano azzerando. Equindi ha lasciato l’Eni per un posto chesembra una promozione ma che è ancheuna sconfitta di carriera: sarà direttore ge-

nerale di Snam, la società della rete delgas, controllata oggi dalla Cassa depositi eprestiti (e presieduta da Lorenzo Bini Sma-ghi). Alverà sarà il numero due dell’ammi-nistratore delegato Carlo Malacarne. ASnam Alverà potrà fare strada. Ma la strut-tura di potere costruita in Eni nei lunghi an-ni di Scaroni è ormai quasi del tutto sman-te l l a t a .

D i fe s a Addio al maresciallo Cipriani, vittima n° 323, reduce di Kosovo e Afghanistan

LUCIANO, L’URANIO E L’I N D I F F E R E NZ AIL COMMENTO

Metal detector e perquisizioni:Assemblea siciliana nel terroreControlli di sicurezza agli ingressi, i deputati insorgono: “È casa nostra”. E la spuntano

» GIUSEPPE LO BIANCO

Pa l e r m o

Suona per il passaggio diuna chiave, di un cellu-lare o di una pistola, equando squilla chi pas-

sa deve essere perquisito: an-che se si tratta di un deputatodel Parlamento più antico delmondo, quello siciliano. NelPalazzo dei Normanni di Pa-lermo è panico da metal de-tector, e dopo le proteste deideputati perquisiti all’ingres -so dagli agenti si è giunti a unasoluzione di compromesso,grazie anche all’in t er ve nt odel questore Guido Longo:per loro, così come per i de-putati nazionali, niente per-quisizione personale, riser-v a t a a i 2 5 0 d i p e n d e n t id e ll ’Assemblea, ma restal’obbligo del passaggio ai rag-gi X di borse e valigette.

DOPO L’E L E N CO pubb licatodai giornali dei 61 deputati e-vasori finiti nel mirino di Ri-scossione Sicilia, la nuova po-lemica investe le misure di si-curezza del palazzo, alle qualisono stati chiamati a sotto-porsi anche i deputati regio-nali dopo che il 26 novembrescorso il collegio dei questoridell’aula, sulla base di una no-ta della Prefettura, aveva im-posto i nuovi obblighi. Pernulla graditi ai deputati sici-liani che, come accadde nel2009, quando Fini impose allaCamera il prelievo delle im-pronte digitali per combatte-re i “pianisti” del voto taroc-cato, hanno protestato in aula,lamentando una lesione deipropri diritti e annunciando

(lo ha fatto l’onorevole TotoCordaro, centrista) di rivol-gersi a un legale: “Non credoche il prefetto per andare inPrefettura venga perquisito,così come il questore che deverecarsi in Questura”. Per il de-putato, insomma, è come an-dare a casa propria: “Non cre-do che io debba essere perqui-sito prima di entrare a casam ia ”. A smorzare i toni (e asmentire Cordaro) è stato ilpresidente dell’Ars Ardizzo-ne: “Sono stato sottoposto acontrollo anch’io – ha detto –e perfino il questore di Paler-mo. Parlare di delegittima-zione del Parlamento perchési è sottoposti ai controllia l l’ingresso dell’Ars, franca-mente mi sembra troppo”.

Il tema è delicato e anche sein passato gli uffici dell'As-semblea regionale hanno più

volte ricevuto la visita dellapolizia giudiziaria impegnatanelle indagini della Procura(l’ultima, quella sui fondi de-stinati ai gruppi parlamenta-ri) nel luglio 2003, l’alloraprocuratore di CaltanissettaMessineo fermò gli uominidella Dia che stavano andan-do a perquisire gli uffici del-l'Ars di Mirello Crisafulli, rag-giunto da un avviso di garan-zia per mafia per il suo collo-quio, ripreso dalle telecameredella Polizia, con il boss Raf-faele Bevilacqua: “Mi sono as-sunto questa responsabilità –disse Messineo – perché inquesto momento abbiamo bi-sogno di tranquillità, evitan-do gli scontri istituzionali”.

Ma all'Ars è capitato ancheche chi l’ha perquisita comeufficiale di polizia giudiziaria,sia poi rientrato come depu-

tato: “Mi ricordo quando en-trai qui per una perquisizione– disse nel 2001 il maresciallodei carabinieri Antonio Bor-zacchelli, neo eletto in una li-sta collegata a Totò Cuffaro –era il ‘93. Certo che ne è pas-sato di tempo”. Allora indaga-va sugli appalti del teatroMassimo, su delega del sosti-tuto procuratore LorenzoMatassa. Era andato a perqui-sire gli uffici dell’allora presi-dente dell’Assemblea, AngeloCapitummino.

A QUELL’EPOCA non c’erano imetal detector , neancheall’ingresso di Palazzo d’Or -leans, sede della Presidenzadella Regione: ma non sareb-bero serviti a rilevare alcunaanomalia nell'uscita, una

mattina del 1998, del presi-dente Giuseppe Drago (poisottosegretario agli Esteri ealla Difesa) che nella tasca in-terna della giacca nascondevauna mazzetta di decine di mi-lioni di vecchie lire dei fondiriservati. Ai giudici lo raccon-tò il contabile della RegioneSicilia, Giuseppe Giglielmini,e quell'inchiesta costò a Dra-go una condanna a tre anni etre mesi confermata nel 2009dalla Cassazione.

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Palazzo dei Normanni L’Assemblea regionale siciliana La Pre ss e

I fatti

1All’A ss e m b l e are g i o n a l esicilianamesso il metaldetector: sesuona ènecessaria lap e rq u i s i z i o n e

2Proteste deideputati: lap e rq u i s i z i o n eè statariservata aidipendenti

Corsi e ricorsiMessineo rinunciòa mandare la Dia,Borzacchelli ci entròin divisa e poi da eletto

Pa l e r m o

Il depistaggio sulla strage di via D’Amelio,come lo chiamò il procuratore di Caltanis-

setta Sergio Lari, per ora rimane senza col-pevoli. Il gip Alessandra Giunta, accogliendola richiesta dei pm, ha archiviato l’inchiestasui funzionari di polizia accusati di avere fat-to pressioni su tre collaboratori di giustizia,poi smentiti dal pentito Gaspare Spatuzza,inducendoli a costruire la falsa verità sulla fa-se esecutiva dell’attentato in cui furono uc-cisi il giudice Paolo Borsellino e i cinque uo-mini della sua scorta.

A SEI ANNI dall’iscrizione nel registro degliindagati escono di scena Mario Bo, VincenzoRicciardi e Salvatore La Bar-bera, gli investigatori delpool Falcone-Borsellino,guidato da Arnaldo La Bar-bera, che fecero le indaginisull’eccidio. La Procura ave-va contestato loro la calun-nia aggravata. A loro caricole dichiarazioni dei tre “fal -si” pentiti Vincenzo Scaran-tino, Francesco Andriotta eSalvatore Candura che, do-po ritrattazioni e smentite, raccontarono aipm di essere stati imbeccati dai tre funzionariche li avrebbero costretti a riferire una ver-sione totalmente falsa.

La falsa verità dei tre ex collaboratori digiustizia, ribaltata da Spatuzza, è costata l’er -gastolo a sette persone costrette per anni al 41bis e ora scarcerate in attesa del giudizio direvisione. È in corso il processo Borsellinoquater. Ma i ripensamenti, secondo il gip, nonbastano a incriminare i poliziotti. Le dichia-razioni non sarebbero spontanee perché ar-rivano solo dopo la collaborazione di Spatuz-za, sarebbero contraddittorie e prive di ri-scontri. I tre, inoltre, secondo il giudice, a-vrebbero un interesse ad addossare su altri laresponsabilità del depistaggio investigativo esarebbero personaggi “sfuggenti e ambigui”.L’archiviazione non esclude successive ria-perture delle indagini.

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B ors ellino Ansa

Strage Borsellino,il depistaggio restasenza colpevoliIl giudice di Palermo archivia l‘indaginesui tre poliziotti accusati di averimboccato il finto pentito Scarantino

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Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 19

» STEFANO DISEGNI

SEGUE DALLA PRIMA

Terza tradizione, la più re-cente, nata negli anni delboom che videro la moto-rizzazione del Paese, è

farsi ammazzare sotto le ruotedelle automobili qua e là per l’Ur -be. Il gatto sfranto fa parted el l’immaginario romano comele acqueforti di Pinelli, Totti e ilPonentino.

Quello che avevo sotto gli occhisul marciapiede dove era statopietosamente traslato dalla lineadi mezzeria, aveva decisamenterispettato la terza tradizione, l’oc -chio non propriamente vispo e lospessore a sogliola ne erano testi-monianza. L’Ente preposto a-vrebbe provveduto alla rimozio-ne della salma, io ho rivolto unpensiero devoto al giacente e sonoandato. L’indomani la sogliola pe-losa era ancora là. Il mio senso ci-vico mi ha imposto di fare qual-cosa, il tempo non era a favored el l ’irrigidito, né de li regazziniche non se sa mai ce giocano.

HO CHIAMATO l’Ama, l’a zi en damunicipalizzata che smaltisce irifiuti in cambio di ipotechesull’appartamento e mi sono mes-so in attesa. Un’attesa lunga. Malunga. “È sera, forse sono oltre l’o-rario di servizio” mi sono detto esono andato dalla polizia, magarisarebbero stati più autorevoli dime con la municipalizzata. Mi so-no scusato per la futilità della co-sa, ho spiegato che però non po-teva essere rimandata per alcuneincombenze biochimiche e ilpiantone al citofono mi ha infor-mato che non era di loro pertinen-za e che dovevo chiamare il 113.Ah, ecco, il 113. Ho eseguito, pic-cola attesa ed eccolo, un bel vocio-ne rassicurante con l’accento del-le mie parti, sicuramente il com-

paesano avrebbe compreso cono-scendolo il problema per espe-rienza come tutti noi eredi di Ce-sare, però mi ha detto che dovevochiamare l’Ama. Non ho replica-to, ho sperato che il gatto mutassein lenta souplesse e ho rimandatola chiamata all’indomani.

L’indomani l’Ama ha risposto!Però mi ha detto che dovevo chia-

mare la polizia locale, i vigili. Hobuttato un occhio al gatto che co-minciava a ricordare Terminatorquando si opera da solo e ho chia-mato la polizia locale che mi ha ri-sposto che dovevo chiamare l’A-ma. E va bene, non preoccuparti,amico bisognoso di esequie, ho ilnumero del Comune qui con me eho intenzione di usarlo. Sì, loro il

Comune avrebbe risolto il proble-ma, rimuovendo la cosa ora unpo’meno distinta che era stata ungatto. M’hanno risposto che do-vevo chiamare la Asl Roma B.

INTANTO la problematica avevariscosso altre attenzioni. Anche ilbarista, vista la creatura dai con-torni incerti sul marciapiede ave-va chiamato l’Ama, a lui avevanodetto che avrebbero veduto il dafarsi, ma ci voleva u-na persona di riferi-mento, uno insom-ma che piantonassela salma tipo MiliteIgnoto fino al loroarrivo. Il barista,munitosi di pazien-za l’ha fatto per unp o’, poi non essen-dosi visto nessuno,con una rude allu-sione ai suoi coglionise n’è tornato al bar.E il gatto era semprelà.

Ho chiamato la Asl Roma B cheperò mi ha spiegato che c’è statoun cambiamento e ora si devechiamare Roma C, gli ho chiesto ilnumero, mi hanno risposto chenon ce l’avevano e comunque nonerano tenuti a darmelo, se volevopotevo cercarlo su Internet; conun occhio a particolari interni delgatto che cominciavano a palesar-si ho pensato di impietosirli di-chiarandomi ottantenne e con lacateratta, poi in un impeto d’or -goglio l’ho cercato, ’sto numero e

ho chiamato Roma C che ha ascol-tato la problematica, ha realizzatoche ormai si era al terzo giorno, hadetto testualmente “chissà chepuzza” e mi ha informato che lorosono “u n’azienda ospedaliera” enon si occupano di queste emer-genze, chiami i vigili, loro forsepossono fare qualcosa. Col gattoche ormai era un film di Sam Rai-mi, i vigili mi hanno detto che a-vrebbero chiamato la struttura in-teressata, ma non potevano ga-rantire i tempi di intervento.

Mentre il felino assumeva un a-spetto indimenticabile, provavosia una desolata pietas per lui siaun numero che mi aveva datoquella di Roma C. Una segreteriami informava che il numero era i-nesistente. Ma ecco il colpo di cu-lo! Passa un camioncino dell’Ama,di quelli che spazzano le strade!

Lo placchiamo al vo-lo, spieghiamo la ne-cessità di degna se-poltura, gli chiedia-mo se può darglielalui, ma… “nun è de no-stra competenza, ioposso fa’ a segnalaz-zione, poi non lo so” evia a lustrare accura-tamente altrove. Ul-timo tentativo, colgatto ormai alla scis-sione molecolare: va-do all’attacco di Ro-m a C a p i t a l e ( d i

che?). Mentre spiego l’esigenza u-no mi corregge: “Signore, non Ri-mozione Gatti Morti, ma Recupe-ro Gatti Morti (sic!)”. Recupero? Eche li riciclate? È il colpo di grazia.Proprio i morti mi affiorano allelabbra pensando a quanto costatutta questa gente; rivolgo un ul-timo sguardo al fu gatto ormai si-mile alle Grandi Antille per esten-sione e distribuzione sul territo-rio e demordo. Mentre scrivo lui èancora là. È tutto vero.

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» ELISABETTA REGUITTI

Forse consideravano ar-te-tradizione popolare an-

che la loro abitudine di tim-brare il cartellino e, in orario dilavoro, sbrigare abituali, pic-cole mansioni quotidiane co-me andare a fare la spesa op-pure farsi una giocata nelle sa-le scommesse.

NON SARANNO gli ultimi madi certo sono i primi assentei-sti denunciati del 2016: novedipendenti statali del Museodelle arti e delle tradizioni po-polari di Roma, tra i 43 e i 65anni, sono accusati di allonta-narsi abitualmente dal postodi lavoro dopo aver fatto scor-rere il proprio badge oppurequello del collega amico ancorpiù ritardatario rispetto all’i-

nizio del turno lavorativo.L’indagine “scova assentei-

sta”, durata un anno, è stata de-nominata “Museum”: filmati,pedinamenti e controlli daparte dei carabinieri del nu-cleo operativo di Roma Eur

per scoprire come i dipendentipubblici impiegassero le lorogiornate lavorative in ben altrefaccende al posto di occuparsidi ciò per cui venivano paga-ti.

Per loro è scattata la misura

interdittiva cautelare della so-spensione dall’esercizio deipubblici uffici per la durata diun anno. Le ipotesi d’ac cusaspaziano dal falso materiale alfalso ideologico commesso dalpubblico ufficiale in atto pub-

blico, truffa ai danni dello Sta-to e false attestazioni e certi-ficazioni.

Un anno fa, più o meno nellostesso periodo, era stato arre-stato un altro impiegato diquello stesso museo che, ligioal dovere di custode, usavatimbrare il suo cartellino di la-voro all’inizio del turno salvoperò trascorrere l’orario di im-piego in un altro luogo dellacittà.

LE IMMAGINI diffuse dai cara-binieri mostrano quindi unacarrellata di persone – sia uo-mini che donne – che entranonella sede del museo, compio-no il loro dovere di passare il

tesserino e poi escono alla vol-ta di nuove destinazioni: dallasignora che raggiunge il mari-to nel negozio di frutta e ver-dura all’appassionato del gio-co che si reca nel suo abitualepunto scommesse. Sulla vi-cenda la nota della Fp Cgil diRoma e Lazio che promette lasospensione delle iscrizionidopo la verifica dell’eventualepresenza di tesserati alla siglasindacale secondo cui “i fatti e-mersi dalle indagini sono gravie gettano discredito su tutto illavoro pubblico”.

Dopo il caso di ottobre deidipendenti assenteisti del Co-mune di Sanremo, dove qual-cuno delegava perfino la figliaminorenne a timbrare il car-tellino, l’anno nuovo si aprecon i lavativi del museo.

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“C’è un gatto morto,chi lo porta via?”Panico nella Capitale

Come a Sanremo Sopra, il vigileligure che timbrava in mutande;a sinistra, l’impiegata romana nelnegozio di frutta del marito Ansa

In stradaUn camionci-no della muci-p a l i z z at aromana perl’a m bie nte(Ama) e gattiin Largo diTorre Argenti-na Ansa

Nove dipendenti filmati per mesi dai carabinieri: una lavorava nel negozio di frutta del marito

A Roma il museo degli assenteisti“Timbravano e andavano in giro”

L’I NC H I E STA

LA STORIA B u ro c ra z i a Scaricabarile e numeri telefonici inesistenti, dai vigilialla municipalizzata Ama, dalla polizia alla Asl: non bastano 3 giorni

IL PROCESSO A DE BENEDETTI

Il giudice su Olivetti:“L’amianto è undramma sociale”

qIL CASO DELL’AMIANTO alla Oli-vetti è “un dramma sociale” che per la

città di Ivrea (Torino) assume “c a ra t te r i s t i -che peculiari”, visto che la fabbrica volle es-sere “capace di tenere l’’u o m o’ al centro delproprio interesse”.Lo scrive il gup CeciliaMarino nella sentenza con cui lo scorso 5 ot-tobre ha prosciolto 11 delle persone coinvol-te nell’inchiesta. Il giudice aveva anche di-

sposto 17 rinvii a giudizio, fra cui Carlo eFranco De Benedetti. La giudice, nelle mo-tivazioni sul proscioglimento, definisce“magnifici” alcuni degli edifici industriali e-dificati nel dopoguerra. “Purtroppo - ag-giunge - tali edifici, coerentemente con laconvinzione dell’epoca che l’amianto fosse‘b u o n o’, furono costruiti inserendo tale ma-teriale nei muri e in altre parti, lasciando a

coloro che sarebbero venuti dopo a gestire ilGruppo una eredità pesantissima”. Quantoal merito della causa, che riguarda il decessodi 12 ex lavoratori e le malattie che ne hannocolpiti altri due, secondo giudice “si deve ri-tenere che” all’interno del gruppo Olivetti“l'ad fosse titolare esclusivo del settore dellasicurezza sul lavoro sulla base di una deleganon implicita, ma assolutamente esplicita”.

Le risposte“Nun è de nostracomp e te n z a”,“Chissàche puzza...”,“Resti sul postoin attesa”

Le forzein campoInutilechiamare lam u n i c i p a l i z-zata perl’a m b i e n te ,che a Roma sichiama Amae ha quasio t to m i l adipendentiche sioccupano dirifiuti ec i m i te r i .Eppure lì sivienedirottati se sicerca di farrimuovere lacarcassa diun gattoinvestito daun’a u to.Inutile anchechiamare lapolizia, i vigiliurbani, la Aslco m p e te n teper territorioe il centralinodi RomaCapitale (ilCo m u n e ) .R i s p o s tee s i l a ra n t i .Dopo tregiorni il gattoè ancora lì, lad e co m p o s i -zione avanza

Page 20: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

20 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

Cultura | Spettacoli | Società | Sport

Secondo Te m p o

tman era un film ossessiona-to dal modo in cui funziona-va la macchina di governo alpari di Perché un assassino diPakula e di Tutti gli uominidel presidente.

I western, dice Tarantino,hanno uno status speciale:“Del decennio in cui furonogirati dicono sull’Amer icapiù di qualunque altro gene-

re, con l’eccezione dei filmambientati ai giorni nostri”.Per questo Tarantino ha vo-lutamente fatto in modo cheThe Hateful Eight rifletta letensioni razziali degli ultimitempi. Era deciso a dire la suasul crescente malessere con“i cacciatori di taglie che rap-presentano la legge” e il di-scorso sui “trabocchetti del-

la giustizia del West” fa tt odall’affabile boia interpreta-to da Tim Roth.

“MA MENTRE eravamo im-pegnati nelle riprese, a se-guito degli avvenimentidell’ultimo anno e mezzo, ilfilm è diventato più attuale diquanto avessimo pensato”,dice. “Non fosse altro che peri disordini seguiti all’assassi -nio del 18enne Michael Bro-wn a opera di un poliziottobianco a Ferguson, Missou-ri, nell’agosto del 2014”.

Carpenter. Per i nuovi fan diTarantino è una autenticaprova di resistenza nervosa,ma per i fedelissimi del ci-neasta è il nirvana.

Tanto per cominciare, du-ra quasi tre ore o, nella ver-sione Roadshow, 3 ore e setteminuti. E poi, come suggeri-sce il titolo, non c’è nessuno

per cui fare iltifo. Al contrario il film è unpasto completo di cattiveria,una gara a chi è la più mal-vagia tra le otto persone ri-maste intrappolate a causa diuna tempesta in un saloon inmontagna.

LA GUERRA di Secessione èfinita da appena un anno e gliotto ne offrono una visionecon connotazioni razziali enazionalisti. Uno degli otto,il maggiore Marquis Warren– interpretato da Samuel L.Jackson –ha combattuto perl’Unione e porta sempre consé nella tasca della giubba u-na lettera di Abramo Lin-coln, mentre altri due, lo sce-riffo della Carolina del Sudinterpretato da Walton Gog-gins e il generale interpreta-to da Bruce Dern, hannocombattuto per l’e se rc it oconfederato e non hanno an-cora digerito la sconfitta.

Le tensioni razziali nonsono una novità nel cinema onella vita di Tarantino. Il re-gista è cresciuto nella zona diSouth Bay a Los Angeles ne-gli Anni 60 e 70 e si è poi tra-sferito nel Tennessee con lamadre Connie quando avevatre anni e sua madre 20. Ar-rivarono all’indomani dei di-sordini di Watts del 1965, seigiorni di violenze e di bruta-lità dei poliziotti bianchicontro i dimostranti neri. Ilpadre di Quentin, studentedi Legge e aspirante attore,se ne era andato da casa pri-ma della nascita del futuroregista.

Tarantino descrive i we-stern della sua giovinezza –in mezzo alle migliaia di filmvisti da ragazzo e poi da di-pendente di un negozio dinoleggio di videocassette aManhattan Beach – c om e“c inic i” e “ama ri” e “a loromodo anti-americani”. So l-dato Blu e Piccolo grande uo-mo trasferivano nel West gliorrori della guerra del Viet-nam mentre I compari di Al-

Ma il fatto di cronaca chepiù lo ha colpito è stata lastrage di afroamericani nellachiesa di Charleston, Caro-lina del Sud. In quella circo-stanza persero la vita, men-tre erano raccolti in preghie-ra, tre uomini, cinque donnee il pastore, uccisi a colpid ’arma da fuoco da uno“stronzo suprematista di 21anni avvolto nella bandieradei ribelli”, quella degli Staticonfederati, commenta Ta-rantino.

Per la prima volta nella sua

carriera, Tarantino confessadi aver modificato una bat-tuta del copione. Il testo o-riginario sembrava averquasi anticipato la realtà. Labattuta si trovava alla fine delpistolotto dello sceriffo in-terpretato da Walton Gog-gins, che ora termina così:“Quando i negri hanno pau-ra, i bianchi sono al sicuro”.Epiù avanti nel film gli rispon-de il colonnello: “I neri sonoal sicuro solo quando i bian-chi sono disarmati”.

Nella prima versione, par-

I miei filmincitanoal l aviolenza? Igiapponesisonopeggio,ma la loroè la piùpacificadelle società

ACCUSE DII ST I G A Z I O N E

Nessunoa v rebb es co m m e s s ounce n te s i m osu unwe s te r ncon unnero comeprotago -nista

DJA N G OUNCHAINED

L’I N T E RV I STA QUENTIN TARANTINO “The Hateful Eightè diventato più attuale di quanto pensassi”

Negli Stati Uniti i nerisono al sicuro solose i bianchi sono disarmati

B iog ra f i aQUENTINTA R A N T I N ONato aK n oxv i l l e ,figlio di unmusicista eattore dioriginiitaliane (maico n o s c i u to) ,da giovane has t u d i a tore c i t a z i o n ep re ss ol’ “Ac to rs ’S h e l te r ” diBeverly Hills,ma i suoiinteressi sisono spostatisubito versola regia. Haraggiunto ilsuccesso giàcol suo filmd’esordio, “Leiene”, nel1991. Il suos e co n d olavoro daregista, “Pu l pfiction”, havinto l’Oscarper la migliors ce n e g g i a t u rae la Palmad’Oro aCannes.A n a l o gopremio a LosA n ge l e sanche per“D j a n goUnchained”

Il film

l T heHate fulE i g htQ u e nt i nTarant i n oAt tor ipr i nc ip a l i :Kurt Russell,Samuel L.Jacks on

L’ottavo film”The HatefulE ig ht ”è giàuscito negliUsa. In Italiaa r r ive ràa febbraioAnsaS

» ROBBIE COLLIN

iamo nel mese di dicembredel 2015, in una suite di unalbergo nel West End diLondra e la tensione nellastanza si taglia a fette con ilcoltello. Quentin Tarantinoè in città con un piccolo eser-cito di collaboratori dellaW e i n s t e i nCompany, lacasa cinematografica indi-pendente fondata da Bob eHarvey Weinstein, i fratelliche hanno seguito passopasso la carriera del 52ennecineasta fin dai giorni diffi-cili del film Le iene.

Tre collaboratori dellaWeinstein sono in attesa disapere come se la caverà conle nomination l’ultimo, sca-broso western di Tarantino,The Hateful Eight. Il film ri-ceve tre nomination: miglio-re attrice non protagonista(Jennifer Jason Leigh), mi-gliore colonna musicale ori-ginale (Ennio Morricone) emigliore sceneggiatura.T u tt ’intorno espressionisollevate e soddisfatte.

QUANDO, qualche minutodopo, incontro il regista in u-na suite in fondo al corridoio,lo trovo contento per comesono andate le cose. “Spera -vo che la mia sceneggiaturase la cavasse”, dice. E colgoun sorriso. In realtà le sce-neggiature di Tarantino“non se la cavano mai” .Troppo riduttivo: la cifra delsuo cinema e della sua per-sonalità fa pensare più ai tuo-ni, alle variazioni musicali oa un pugno nello stomaco.Sta seduto sul divano prote-so in avanti e le parole gli e-scono a scatti.

Spiega che The Hateful Ei-ght ha diviso i votanti deiGlobe Awards, la qual cosa ètutt’altro che sorprendente.Dopo Bastardi senza gloria eDjango Unchained, due filmrivelatisi tra i più popolari fi-no ad oggi, Tarantino è tor-nato con un’opera più amara,pessimista e crudamenterealista anche se di una bel-lezza conturbante (è stata gi-rata in Ultra Panavision 70,un formato estinto che con-sente riprese straordinarieche abbracciano tutto loschermo).

Il film è in debito con TheIceman Cometh di EugeneO’Neill e con il claustrofobi-co horror La cosa di John

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 21

che il cinema più violentodelle società industriali ne-gli ultimi 25 anni è quellogiapponese. A volte talmen-te violento da sembraregrottesco. Eppure, come sa-pete tutti, la società giappo-nese è la meno violenta ditutte”.

E non di meno il tema delrapporto tra violenza e cul-

tura continua a tenerebanco, specialmente se

si parla di cinema. Per-ché un lavoro teatra-le venga bollato co-me si fa con un film,bisogna arrivare aforme di violenzaestreme, da filmde ll’orrore. In unprimo tempo, Ta-rantino del suoultimo film vole-va fare un dram-ma teatrale. Sa-rebbe stato affa-scinante vederlosulla scena. Chis-sà se avrebbe sca-tenato le stessepolemiche. Haancora intenzio-

ne di adattare lasceneggiatura alteatro sempre che“dopo il tour promo-zionale il tema mi in-teressi quanto mi in-teressa ora”, chiari-sce.

DI FATTO il film èstato prima rappre-sentato a teatro epoi abbandonato.Ma il critico cinema-tografico Elvis Mit-chell lo convinse a te-nere un reading all’A-ce Hotel di Los Ange-les e in Quentin siriaccese l’en tusia-smo.

Una cosa è certa:sebbene en-

trambi sia-n o w e-stern, The

Hateful Ei-ght non è affatto il sequel diDjango Unchained. “Non ho

nulla, ma alla Pri-ma a New York iltappeto rosso erapresidiato dai soste-nitori di Tarantino.

Quando accenno al li-tigio a Channel 4 News ditre anni fa in occasione deltour promozionale di Djan -go Unchained e al suo alterco

con il presentatore KrishnaGuru-Murthy che aveva al-luso ci potesse essere un rap-porto tra la violenza nei suoifilm e quella della vita reale,Tarantino sbuffa seccato.

La sua posizione al riguar-do è precisa: “Mi rifiuto distare sulla difensiva. Rispon-do come rispondevo neglianni 90. Le mie opinioni nonsono cambiate”. Ma poi con-tinua: “Avrei potuto replica-re a Guru-Murthy con ottimiargomenti, ma ho preferitonon farlo. Avrei potuto dire

pera dei poliziotti non è unfenomeno nuovo”.

Se oggi questa realtà è sul-le prime pagine dei giornali,“dipende solo dal fatto chespesso ci sono le riprese fil-mate e la gente può vedere intelevisione quello che primaveniva solo raccontato espesso non creduto. Oggi

questi filmati hanno scossola coscienza del Paese e deimedia. Per qualche stranaragione, la televisione stasvolgendo lo stesso ruolo cheebbe durante la Guerra delVietnam”, dice Tarantino.

La partecipazione di Ta-rantino a quella manifesta-zione scatenò una furibondareazione da parte dei capi delsindacato degli agenti di po-lizia che minacciarono unadimostrazione di protestaalla Prima del film di Taran-tino. In realtà non è accaduto

C i ne m ae non soloQuentin Ta-rantino; a de-stra, in piazzacontro le vio-lenze della po-lizia. A lato,“Pulp Fiction”;a sinistra, “T heHateful Eight”Ansa

lando dei neri che aveva am-mazzato durante la Guerradi Secessione il personaggiodi Goggins concludeva:“Chiedete ai bianchi dellaCarolina del Sud se si sento-no al sicuro”. Tarantino hapreferito evitare il riferi-mento alla Carolina delSud.

CIÒ CHE HA FATTO seguitoal l’eccidio nella chiesa diCharleston ha sorpresoQuentin Tarantino. “All’im -provviso la gente ha comin-ciato a parlare della Confe-derazione come mai avevafatto prima”, dice. “Io hopensato che la bandiera degliStati confederati fosse la sva-stica degli americani. E ora,a ll ’improvviso, la gente neparlava e diceva che biso-gnava vietarla e impedireche fosse riprodotta dapper-tutto: sulle targhe, sulle taz-ze da caffè ecc. Non bastasse,si comincia a parlare di cosecome le statue di BedfordForrest (generale dell’eser -cito confederato e adepto delKu Klux Klan). Era ora”, ag-giunge.

Per Tarantino l’Am eri ca“non è mai stata così divisadalla Guerra di Secessione”.Lo scorso ottobre ha parte-cipato a una manifestazionecontro la brutalità della po-lizia a New York City e haparlato a braccio “ov via-mente onorando la memoriadelle vittime”. Ma ammetteche “i neri con cui parlo ti di-cono che l’assassinio di a-froamericani disarmati a o-

Capitani coraggiosi in tourUn programma su Rtl, un doppio live(dal 5 febbraio) e un tour in 10 città.Baglioni e Morandi ripartono dopole 12 serate sold out al Foro Italico

Platini, veleno su Blatter“Tutta colpa di Blatter – dichiaraPlatini, ritiratosi dalla corsaalla Fifa causa squalifica – vo l e v ala mia pelle ma è caduto come me”

Il Balletto di Mosca a RomaDue capolavori di Petipa, “La BellaAddormentata” e “Lo Schiaccianoci”,ancora oggi e domani in replicaal Teatro Olimpico di Roma

Attacchi razzialiDopo la strage della chiesadi Charleston ho capitoche la bandiera confederataè la nostra svastica

mai pensato di poter ripetereil successo di quel film (mez-zo miliardo di dollari di in-casso, nd r)”. E pensare cheprima di girarlo “ness unoscommetteva un centesimosu un western con un nerocome protagonista”.

QUALI SONO state le ragionidel successo? Tarantino hauna sua teoria e riguarda “l’i-dea che l’America è semprepronta a fare film sulle ver-gogne altrui, ma non altret-tanto pronta a girare film sul-le proprie vergogne”.

Fa l’esempio di due episo-di storici indicandoli come “ipeccati originali” dell’Ame -rica: la deportazione dei na-tivi americani agli inizi del1900 e il commercio deglischiavi. “Sono temi che il ci-nema americano, tolte po-chissime eccezioni, ha sem-pre strenuamente evitato”.

Tra le eccezioni Django e12 anni schiavo di Steve M-cQueen che ha vinto l’Oscarnel 2014. “Un premio stra-meritato e, a suo modo, rivo-luzionario”. Tarantino è delparere che quel film abbiacontribuito ad allentare unpo’ la tensione? Il cineasta fauna lunghissima pausa poirisponde: “Sì, allentato latensione. È un’e sp re s si on eche posso anche condivide-re. Era una foresta con ster-paglie altissime. Abbiamopreso il machete e abbiamocominciato a fare un po’ dipulizia”.

Aggiunge che in ogni caso“McQueen avrebbe fatto ilfilm anche se io non avessifatto il mio. Certo la storiafantastica che ho raccontatocon il mio film ha contribuitoa preparare il terreno e a sve-gliare il pubblico. Così quan-do nelle sale è arrivato il suostraordinario film storico, lagente era pronta a capirlo ead accoglierlo meglio diquanto avrebbero fatto senon li avessi preparati”.

Traduzionedi Carlo Antonio Biscotto

© The Daily Telegraph

Page 21: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

20 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

Cultura | Spettacoli | Società | Sport

Secondo Te m p o

tman era un film ossessiona-to dal modo in cui funziona-va la macchina di governo alpari di Perché un assassino diPakula e di Tutti gli uominidel presidente.

I western, dice Tarantino,hanno uno status speciale:“Del decennio in cui furonogirati dicono sull’Amer icapiù di qualunque altro gene-

re, con l’eccezione dei filmambientati ai giorni nostri”.Per questo Tarantino ha vo-lutamente fatto in modo cheThe Hateful Eight rifletta letensioni razziali degli ultimitempi. Era deciso a dire la suasul crescente malessere con“i cacciatori di taglie che rap-presentano la legge” e il di-scorso sui “trabocchetti del-

la giustizia del West” fa tt odall’affabile boia interpreta-to da Tim Roth.

“MA MENTRE eravamo im-pegnati nelle riprese, a se-guito degli avvenimentidell’ultimo anno e mezzo, ilfilm è diventato più attuale diquanto avessimo pensato”,dice. “Non fosse altro che peri disordini seguiti all’assassi -nio del 18enne Michael Bro-wn a opera di un poliziottobianco a Ferguson, Missou-ri, nell’agosto del 2014”.

Carpenter. Per i nuovi fan diTarantino è una autenticaprova di resistenza nervosa,ma per i fedelissimi del ci-neasta è il nirvana.

Tanto per cominciare, du-ra quasi tre ore o, nella ver-sione Roadshow, 3 ore e setteminuti. E poi, come suggeri-sce il titolo, non c’è nessuno

per cui fare iltifo. Al contrario il film è unpasto completo di cattiveria,una gara a chi è la più mal-vagia tra le otto persone ri-maste intrappolate a causa diuna tempesta in un saloon inmontagna.

LA GUERRA di Secessione èfinita da appena un anno e gliotto ne offrono una visionecon connotazioni razziali enazionalisti. Uno degli otto,il maggiore Marquis Warren– interpretato da Samuel L.Jackson –ha combattuto perl’Unione e porta sempre consé nella tasca della giubba u-na lettera di Abramo Lin-coln, mentre altri due, lo sce-riffo della Carolina del Sudinterpretato da Walton Gog-gins e il generale interpreta-to da Bruce Dern, hannocombattuto per l’e se rc it oconfederato e non hanno an-cora digerito la sconfitta.

Le tensioni razziali nonsono una novità nel cinema onella vita di Tarantino. Il re-gista è cresciuto nella zona diSouth Bay a Los Angeles ne-gli Anni 60 e 70 e si è poi tra-sferito nel Tennessee con lamadre Connie quando avevatre anni e sua madre 20. Ar-rivarono all’indomani dei di-sordini di Watts del 1965, seigiorni di violenze e di bruta-lità dei poliziotti bianchicontro i dimostranti neri. Ilpadre di Quentin, studentedi Legge e aspirante attore,se ne era andato da casa pri-ma della nascita del futuroregista.

Tarantino descrive i we-stern della sua giovinezza –in mezzo alle migliaia di filmvisti da ragazzo e poi da di-pendente di un negozio dinoleggio di videocassette aManhattan Beach – c om e“c inic i” e “ama ri” e “a loromodo anti-americani”. So l-dato Blu e Piccolo grande uo-mo trasferivano nel West gliorrori della guerra del Viet-nam mentre I compari di Al-

Ma il fatto di cronaca chepiù lo ha colpito è stata lastrage di afroamericani nellachiesa di Charleston, Caro-lina del Sud. In quella circo-stanza persero la vita, men-tre erano raccolti in preghie-ra, tre uomini, cinque donnee il pastore, uccisi a colpid ’arma da fuoco da uno“stronzo suprematista di 21anni avvolto nella bandieradei ribelli”, quella degli Staticonfederati, commenta Ta-rantino.

Per la prima volta nella sua

carriera, Tarantino confessadi aver modificato una bat-tuta del copione. Il testo o-riginario sembrava averquasi anticipato la realtà. Labattuta si trovava alla fine delpistolotto dello sceriffo in-terpretato da Walton Gog-gins, che ora termina così:“Quando i negri hanno pau-ra, i bianchi sono al sicuro”.Epiù avanti nel film gli rispon-de il colonnello: “I neri sonoal sicuro solo quando i bian-chi sono disarmati”.

Nella prima versione, par-

I miei filmincitanoal l aviolenza? Igiapponesisonopeggio,ma la loroè la piùpacificadelle società

ACCUSE DII ST I G A Z I O N E

Nessunoa v rebb es co m m e s s ounce n te s i m osu unwe s te r ncon unnero comeprotago -nista

DJA N G OUNCHAINED

L’I N T E RV I STA QUENTIN TARANTINO “The Hateful Eightè diventato più attuale di quanto pensassi”

Negli Stati Uniti i nerisono al sicuro solose i bianchi sono disarmati

B iog ra f i aQUENTINTA R A N T I N ONato aK n oxv i l l e ,figlio di unmusicista eattore dioriginiitaliane (maico n o s c i u to) ,da giovane has t u d i a tore c i t a z i o n ep re ss ol’ “Ac to rs ’S h e l te r ” diBeverly Hills,ma i suoiinteressi sisono spostatisubito versola regia. Haraggiunto ilsuccesso giàcol suo filmd’esordio, “Leiene”, nel1991. Il suos e co n d olavoro daregista, “Pu l pfiction”, havinto l’Oscarper la migliors ce n e g g i a t u rae la Palmad’Oro aCannes.A n a l o gopremio a LosA n ge l e sanche per“D j a n goUnchained”

Il film

l T heHate fulE i g htQ u e nt i nTarant i n oAt tor ipr i nc ip a l i :Kurt Russell,Samuel L.Jacks on

L’ottavo film”The HatefulE ig ht ”è giàuscito negliUsa. In Italiaa r r ive ràa febbraioAnsaS

» ROBBIE COLLIN

iamo nel mese di dicembredel 2015, in una suite di unalbergo nel West End diLondra e la tensione nellastanza si taglia a fette con ilcoltello. Quentin Tarantinoè in città con un piccolo eser-cito di collaboratori dellaW e i n s t e i nCompany, lacasa cinematografica indi-pendente fondata da Bob eHarvey Weinstein, i fratelliche hanno seguito passopasso la carriera del 52ennecineasta fin dai giorni diffi-cili del film Le iene.

Tre collaboratori dellaWeinstein sono in attesa disapere come se la caverà conle nomination l’ultimo, sca-broso western di Tarantino,The Hateful Eight. Il film ri-ceve tre nomination: miglio-re attrice non protagonista(Jennifer Jason Leigh), mi-gliore colonna musicale ori-ginale (Ennio Morricone) emigliore sceneggiatura.T u tt ’intorno espressionisollevate e soddisfatte.

QUANDO, qualche minutodopo, incontro il regista in u-na suite in fondo al corridoio,lo trovo contento per comesono andate le cose. “Spera -vo che la mia sceneggiaturase la cavasse”, dice. E colgoun sorriso. In realtà le sce-neggiature di Tarantino“non se la cavano mai” .Troppo riduttivo: la cifra delsuo cinema e della sua per-sonalità fa pensare più ai tuo-ni, alle variazioni musicali oa un pugno nello stomaco.Sta seduto sul divano prote-so in avanti e le parole gli e-scono a scatti.

Spiega che The Hateful Ei-ght ha diviso i votanti deiGlobe Awards, la qual cosa ètutt’altro che sorprendente.Dopo Bastardi senza gloria eDjango Unchained, due filmrivelatisi tra i più popolari fi-no ad oggi, Tarantino è tor-nato con un’opera più amara,pessimista e crudamenterealista anche se di una bel-lezza conturbante (è stata gi-rata in Ultra Panavision 70,un formato estinto che con-sente riprese straordinarieche abbracciano tutto loschermo).

Il film è in debito con TheIceman Cometh di EugeneO’Neill e con il claustrofobi-co horror La cosa di John

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 21

che il cinema più violentodelle società industriali ne-gli ultimi 25 anni è quellogiapponese. A volte talmen-te violento da sembraregrottesco. Eppure, come sa-pete tutti, la società giappo-nese è la meno violenta ditutte”.

E non di meno il tema delrapporto tra violenza e cul-

tura continua a tenerebanco, specialmente se

si parla di cinema. Per-ché un lavoro teatra-le venga bollato co-me si fa con un film,bisogna arrivare aforme di violenzaestreme, da filmde ll’orrore. In unprimo tempo, Ta-rantino del suoultimo film vole-va fare un dram-ma teatrale. Sa-rebbe stato affa-scinante vederlosulla scena. Chis-sà se avrebbe sca-tenato le stessepolemiche. Haancora intenzio-

ne di adattare lasceneggiatura alteatro sempre che“dopo il tour promo-zionale il tema mi in-teressi quanto mi in-teressa ora”, chiari-sce.

DI FATTO il film èstato prima rappre-sentato a teatro epoi abbandonato.Ma il critico cinema-tografico Elvis Mit-chell lo convinse a te-nere un reading all’A-ce Hotel di Los Ange-les e in Quentin siriaccese l’en tusia-smo.

Una cosa è certa:sebbene en-

trambi sia-n o w e-stern, The

Hateful Ei-ght non è affatto il sequel diDjango Unchained. “Non ho

nulla, ma alla Pri-ma a New York iltappeto rosso erapresidiato dai soste-nitori di Tarantino.

Quando accenno al li-tigio a Channel 4 News ditre anni fa in occasione deltour promozionale di Djan -go Unchained e al suo alterco

con il presentatore KrishnaGuru-Murthy che aveva al-luso ci potesse essere un rap-porto tra la violenza nei suoifilm e quella della vita reale,Tarantino sbuffa seccato.

La sua posizione al riguar-do è precisa: “Mi rifiuto distare sulla difensiva. Rispon-do come rispondevo neglianni 90. Le mie opinioni nonsono cambiate”. Ma poi con-tinua: “Avrei potuto replica-re a Guru-Murthy con ottimiargomenti, ma ho preferitonon farlo. Avrei potuto dire

pera dei poliziotti non è unfenomeno nuovo”.

Se oggi questa realtà è sul-le prime pagine dei giornali,“dipende solo dal fatto chespesso ci sono le riprese fil-mate e la gente può vedere intelevisione quello che primaveniva solo raccontato espesso non creduto. Oggi

questi filmati hanno scossola coscienza del Paese e deimedia. Per qualche stranaragione, la televisione stasvolgendo lo stesso ruolo cheebbe durante la Guerra delVietnam”, dice Tarantino.

La partecipazione di Ta-rantino a quella manifesta-zione scatenò una furibondareazione da parte dei capi delsindacato degli agenti di po-lizia che minacciarono unadimostrazione di protestaalla Prima del film di Taran-tino. In realtà non è accaduto

C i ne m ae non soloQuentin Ta-rantino; a de-stra, in piazzacontro le vio-lenze della po-lizia. A lato,“Pulp Fiction”;a sinistra, “T heHateful Eight”Ansa

lando dei neri che aveva am-mazzato durante la Guerradi Secessione il personaggiodi Goggins concludeva:“Chiedete ai bianchi dellaCarolina del Sud se si sento-no al sicuro”. Tarantino hapreferito evitare il riferi-mento alla Carolina delSud.

CIÒ CHE HA FATTO seguitoal l’eccidio nella chiesa diCharleston ha sorpresoQuentin Tarantino. “All’im -provviso la gente ha comin-ciato a parlare della Confe-derazione come mai avevafatto prima”, dice. “Io hopensato che la bandiera degliStati confederati fosse la sva-stica degli americani. E ora,a ll ’improvviso, la gente neparlava e diceva che biso-gnava vietarla e impedireche fosse riprodotta dapper-tutto: sulle targhe, sulle taz-ze da caffè ecc. Non bastasse,si comincia a parlare di cosecome le statue di BedfordForrest (generale dell’eser -cito confederato e adepto delKu Klux Klan). Era ora”, ag-giunge.

Per Tarantino l’Am eri ca“non è mai stata così divisadalla Guerra di Secessione”.Lo scorso ottobre ha parte-cipato a una manifestazionecontro la brutalità della po-lizia a New York City e haparlato a braccio “ov via-mente onorando la memoriadelle vittime”. Ma ammetteche “i neri con cui parlo ti di-cono che l’assassinio di a-froamericani disarmati a o-

Capitani coraggiosi in tourUn programma su Rtl, un doppio live(dal 5 febbraio) e un tour in 10 città.Baglioni e Morandi ripartono dopole 12 serate sold out al Foro Italico

Platini, veleno su Blatter“Tutta colpa di Blatter – dichiaraPlatini, ritiratosi dalla corsaalla Fifa causa squalifica – vo l e v ala mia pelle ma è caduto come me”

Il Balletto di Mosca a RomaDue capolavori di Petipa, “La BellaAddormentata” e “Lo Schiaccianoci”,ancora oggi e domani in replicaal Teatro Olimpico di Roma

Attacchi razzialiDopo la strage della chiesadi Charleston ho capitoche la bandiera confederataè la nostra svastica

mai pensato di poter ripetereil successo di quel film (mez-zo miliardo di dollari di in-casso, nd r)”. E pensare cheprima di girarlo “ness unoscommetteva un centesimosu un western con un nerocome protagonista”.

QUALI SONO state le ragionidel successo? Tarantino hauna sua teoria e riguarda “l’i-dea che l’America è semprepronta a fare film sulle ver-gogne altrui, ma non altret-tanto pronta a girare film sul-le proprie vergogne”.

Fa l’esempio di due episo-di storici indicandoli come “ipeccati originali” dell’Ame -rica: la deportazione dei na-tivi americani agli inizi del1900 e il commercio deglischiavi. “Sono temi che il ci-nema americano, tolte po-chissime eccezioni, ha sem-pre strenuamente evitato”.

Tra le eccezioni Django e12 anni schiavo di Steve M-cQueen che ha vinto l’Oscarnel 2014. “Un premio stra-meritato e, a suo modo, rivo-luzionario”. Tarantino è delparere che quel film abbiacontribuito ad allentare unpo’ la tensione? Il cineasta fauna lunghissima pausa poirisponde: “Sì, allentato latensione. È un’e sp re s si on eche posso anche condivide-re. Era una foresta con ster-paglie altissime. Abbiamopreso il machete e abbiamocominciato a fare un po’ dipulizia”.

Aggiunge che in ogni caso“McQueen avrebbe fatto ilfilm anche se io non avessifatto il mio. Certo la storiafantastica che ho raccontatocon il mio film ha contribuitoa preparare il terreno e a sve-gliare il pubblico. Così quan-do nelle sale è arrivato il suostraordinario film storico, lagente era pronta a capirlo ead accoglierlo meglio diquanto avrebbero fatto senon li avessi preparati”.

Traduzionedi Carlo Antonio Biscotto

© The Daily Telegraph

Page 22: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

22 » SECONDO TEMPO | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

» MICHELE BOVI

Il Festival di Sanremo ènato nel 1951. Dopo 66anni di canzoni obbli-gatoriamente orec-chiabili così come il

mercato e gli stessi seleziona-tori della kermesse esigono,pretendere di comporre unbrano caratterizzato da novi-tà melodiche o innovazioniarmoniche è una chimera. Difatto persino puntare all’ori-ginalità di un titolo appareun’impresa titanica.

PRENDIAMO ad esempio la li-sta appena resa nota dellecanzoni che ascolteremonell’edizione 2016. Sono mol-ti i titoli che possono annove-rare numerosi e apprezzabilitrascorsi. Il primato del pros-simo anno spetta alla canzonedi Rocco Hunt Wake Up. AllaSocietà italiana degli Autoried Editori con questo stessotitolo ne sono state depositatea oggi 943. Lo Svegliati anglo -sassone ha dato vita a diversisuccessi internazionali: il pri-mo è del 1969 per The Cham-bers Brothers, poi i greci A-p h ro d i te ’s Child (1970), RoyWood (1973), The Doors(1974), Paul Anka (1975), Ala-nis Morissette (1995), AliciaKeys (2003), fino al Wake Updel 2005 inciso dal gruppobelga Hooverphonic.

Sono 262 le canzoni depo-sitate con il titolo S em pl ic e-mente, lo stesso del brano pre-sentato da Morgan e Bluver-tigo. Le più blasonate sonoquelle di Franco Califano(1981), Andrea Bocelli (2004),Zero Assoluto (2007) e Chan-tal Prestigiacomo (2013).

A quota 122 precedenti Viada qui, la canzone presentatada Deborah Iurato e GiovanniCaccamo: tra le incisioni chehanno avuto buona diffusio-ne la più vecchia è di MirellaFelli (1985), seguono quelle diGiampaolo Bertuzzi (1992),Pinomarino (2001) e la Via daq ui importante successo del

» ELISABETTA AMBROSI

Addio alle guerre traex coniugi, portate a-vanti a colpi di avvo-

cati e sanguinosi rinfacci?Chissà se 2houses, un sito e u-na App appena sbarcate in I-talia, semplificherà davvero,come nelle intenzioni, la vitadelle famiglie separate, spe-cie con minori, aiutando ildialogo tra genitori e ridu-cendo il tasso di conflittuali-tà tra separandi, costretti –volenti o nolenti –a prenderedecisioni comuni sui proprifigli.

A portare nel nostro paesequesta app “a nt i- sc an na-me nt o” chiamata con ele-ganza “facilitatore di cogeni-torialità” è stato un padre to-rinese che ha messo in con-tatto il creatore Gill Ruidant(2houses.com è nato nel 2011in Belgio) con la fondatricedel portale per genitori sepa-rati Gengle.it Giuditta Pasot-

to al 2013) e 52.335 divorzi. Il76,2% delle separazioni e il65,4% dei divorzi hanno ri-guardato coppie con figli, mi-nori nel 52,8% dei casi. In nu-meri assoluti si tratta, com-plessivamente, di 119.973 fi-gli coinvolti nelle separazio-ni e 55.220 nei divorzi. In-somma la platea di interessa-ti non manca. Purché sianodotati di buona volontà, per-ché per usare un softwareche disinnesca il conflitto bi-sogna volere che lo scontroabbia fine. E purtroppo nontutti i genitori separati sonodisposti a mettere la parola fi-ne ai duelli all’insegna dell’o-dio.

Insomma, 2houses funzio -na bene per i cuori gentili egià ben disposti, ma con tuttaprobabilità non sarà una appa mettere fine alle liti in tri-bunale e alle guerre dei Ro-ses. Che sono ancora unasquallida realtà.

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quella Banca dati, dove si rac-colgono tutte le informazionisulla vita dei figli, dal numerodel dottore, alla taglia degli a-biti ai recapiti dei genitori de-gli amici. Ma non è tutto: lavoce Compiti consente disuddividere e avere sempres o t t’occhio gli incarichi diciascun membro della fami-glia (da quello scolastici aquelli domestici, come lavarei piatti), la voce Lista dellaspesa consente di creare online e condividere la lista del-le cose da comprare, dal ciboai materiali per la scuola. In-fine, 2houses offre un servi-zio di messaggistica che con-sente di ricevere notificheper restare informati sull’at -tività del proprio account.

CHI, E QUANTI, sono i desti-natari di questo galateo digi-tale per separati? È prestodetto. Secondo l’Istat, solonel 2014 ci sono state 89.303separazioni (più 0,5% rispet-

invitare l’altro genitore ad ef-fettuare un pagamento. Poic’è il Diario, il social networkdella famiglia, che serve acondividere ogni momentodella vita dei figli, dai collo-qui scolastici ai ricordi di unagiornata particolare e nelquale possono essere coin-volti anche altri membri del-la famiglia, tutori o mediato-ri. C’è quindi la sezione Al-bum fotografici – per archi-viare e condividere foto – e

to. “Lui ha ideato un sito e u-na App per la gestione e l’or-ganizzazione del ménagedelle famiglie separate e di-vorziate – racconta Giuditta– io avevo un portale per ge-nitori single: abbiamo subitocapito che si poteva lavorareinsieme”.

MA COME funziona questaapp capace di disinnescare leostilità ed evitare che i figlivengano usati come media-tori tra ex coniugi che non siparlano più? Anzitutto, c’è unCalendario interattivo percondividere gli impegni, checontiene anche un sistemaper la gestione del piano di af-fidamento. A seguire c’è lafondamentale voce Finanze,un sistema di gestione finan-ziaria che aiuta il rispetto de-gli accordi economici (è pos-sibile visualizzare le voci dispesa per categorie o per pe-riodi). È disponibile anche u-na (utilissima) opzione per

Una citazione? Una provo-cazione? Una sfida artisti-co-familiare al concetto stes-so del copyright che vietereb-be titoli uguali? Zucchero, ènoto, non ha concorrenti peraudacia nel riutilizzo di pas-saggi musicali: la stessa Blu fuoggetto di una causa per pla-gio, peraltro vinta da Zucche-ro.

Ma se Zucchero è un vete-rano va detto cheanche le NuoveProposte di Sa-n r e m o h a n n oproposto titolit u t t ’ a l t r o c h enuovi. Il più abu-sato è Am en diFrancesco Gab-bani: 383 prece-denti con esecu-tori illustri comeB o b M a r l e y(1964), JohnnyCash (1965), El-v i s P r e s l e y

(1968), Otis Redding (1968),Leonard Cohen (2012) e BonJovi (2013).

S e g u e D i m e n t i c a d iMahmood con 169 preceden-ti: i più recenti sono di PinoDaniele (2009) e Gianna Nan-nini (2011).

N . E. G . R. A . di Cecile godede ll ’originalità dei puntini:senza di quelli Ne gra conte -rebbe 85 precedenti; 38 i Cosare ste rà come il titolo dellacanzone di Irama, 21 gli Intro -versodi Chiara Dello Iacovo, 7i Rinascerai di Michael Leo-nardi.

Uno scandaloso copia-co-pia? Consoliamoci, l’an noprossimo sarà peggio.

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ta da Federico Zampaglioneper Patty Pravo Cieli immensi,oltre a ricordare un concettocelebrato da Mogol-Battisti,conta 13 precedenti ed è so-prattutto il titolo di una com-posizione molte volte rivisita-ta di Benedetto Marcello(1686-1739).

Otto precedenti per Di me edi te, il brano degli Zero As-soluto; quattro precedentiper Infinite voltedi Lorenzo Fra-g o l a ( I n f i n i t evolte lo cantò an-che Giorgia nel2005); tre prece-denti per Il dilu-vio universale diAnnalisa: l’ul ti-m o d i D a v i d eVan De Sfroos(1999), il primodi Gaetano Do-nizetti per la suaopera del 1830.

Rilievo a partemerita la canzone presentatada Irene Fornaciari: il titoloBlu ha 612 precedenti.

IL PIÙ VECCHIO è degli Strudel(1972); dopodiché tra le ese-cuzioni più note quelle di Ge-py & Gepy (1977), Sandro Gia-cobbe (1979), Tony Renis(1985), Mimmo Locasciulli(1989), Raf (1993), Gianni Mo-randi (1997), Paola e Chiara(2004), Neffa (2006), PaoloMeneguzzi (2013), Malika A-yane (2014). Alle quali va ag-giunta la Blu più famosa in as-soluto: quella composta, ese-guita e lanciata in tutto il mon-do (con diverse traduzioni)nel 1998 da Zucchero, papà diIrene.

2004 per i Delta V.Sono 69 i titoli identici a

quello della canzone che saràinterpretata da Dolcenera O-ra o mai più: il precedente cheha fatto storia nella musicapop è targato Mina, 1965. Maun Ora o mai più con esiti co-munque fruttuosi è stato inci-so da Le Orme nel 1975. L’ul -timo è di quest’anno, cantatoda Emma.

Segue Guardando il cielo diArisa con 33 precedenti, i piùfamosi di Caterina Valente(1959) e Peppino Di Capri(1961), entrambi cover delsuccesso tedesco Schau ichzum Himmelszelst tradottoappunto Guardando il cielo.

Il titolo della canzone scrit-

S essantaseie d i z ion iCarlo Conti,pre s entatorede l l’e d i z ione2016 del Festi-val di Sanre-mo, in pro-gramma dal 9al 13 febbraioAnsa

At t ivoin 119 Paesi59 mila gli u-tenti dichiara-ti da “2hous e s”

Natain BelgioIl “merca-to” nonmanca,solo nel2014 sono119.973 ifigli coin-volti in se-parazioni,5 5. 2 2 0in divorzi

FANTASIA Canzoni 2016, sempre le solite parole. Record per Rocco Hunt, il suo “Wake Up”(svegliati) registrato in Siae 943 volte. Segue “Blu” di Irene Fornaciari, 632 precedenti

Titoli a Sanremo,la strage impunitadel copyright

STASERA In onda alle 23:40

“Cose nostre” su Rai1,storie di cronistiche sfidano le mafie

qLA CRIMINALITÀ organizzata raccon-tata attraverso le storie personali dei gior-

nalisti coraggiosi che su di essa indagano. Saràquesta l’impostazione di Cose nostre, nuovo pro-gramma che andrà in onda da stasera alle 23:40su R a i U n o. Si parte con le vicende di Arnaldo Ca-pezzuto, cronista che realizza reportage in Cam-pania sulla Camorra per Il Fatto Quotidiano,La Ve-rità, Napolipiù ed Epolis Napoli. Il suo lavoro si èconcentrato in maniera particolare sul clan Giu-liano a Forcella, nel cuore della città partenopea,e sull’omicidio di Annalisa Durante, la 14enneche suo malgrado si trovò a seguito di un errore aessere la vittima collaterale della guerra di Na-poli. Una vicenda avvenuta il 27 marzo 2004.Proprio in quelle zone, Capezzuto ha testimonia-to l’ascesa al po-tere del boss chia-mato “ ’O Re”, ca-po che godeva diun ampio consen-so sociale poichénegli anni avevamesso su un veroe proprio statosociale parallelo a quello ufficiale.Le successive puntate saranno invece dedicatea Michele Albanese, giornalista calabrese delQuotidiano del Sud, Amalia De Simone, campa-na del co r r i e re . i t , il siciliano Pino Maniaci di Te -l e j a to e infine al calabro-emiliano dell’E s p re ss oGiovanni Tizian. Tutte con lo stesso canovaccio:partire dalle vite di questi cronisti, dalle loropuntuali inchieste, per descrivere dall’interno lemafie italiane. Il racconto di queste vicende per-sonali porterà anche alla luce la pericolosità checomporta svolgere questa professione sfidan-do sul campo la criminalità organizzata. Le mi-nacce, infatti, sono all’ordine del giorno. Dal2006 al 2014 le intimidazioni e gli episodi di vio-lenza subite dai giornalisti italiani sono state ol-tre 2 mila, numeri che, assieme ad altri fattori,pongono l’Italia al settantatreesimo postonell’ultima classifica di Reporter senza frontie-re sulla libertà di stampa.Ma come nasce quindi l’idea di un fo r m a t chemetta al centro queste storie? A spiegarlo è E-milia Brandi, autrice del programma con Gio-vanna Ciorciolini e Tommaso Franchini. “Abbia -mo pensato al programma – ha affermato – so -prattutto sul lavoro dei protagonisti, dopo averletto la relazione della commissione Antimafiadal titolo Mafia e informazione, nella quale so-no contenute le loro testimonianze. Sono storiedi persone che hanno scelto di continuare a fareil loro lavoro sul territorio, ognuno con il suo ca-ra t te re ”. Al via questa sera, dunque, con la pri-ma delle cinque puntate che meritano certa-mente di essere seguite, anche se trasmessenon certo nell’orario di punta.

C l a s s i f icheTerzo a quota 262“S emplicemente”( Morga n )Tra le NuoveProposte vince“A me n” (3 93)

FUNZIONERÀ? Calendari, finanze, scuole e hobby per separati o divorziati con figli da gestire in comune

2houses, un’app “antiscannamento” per exFA M IGL I E

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 23

Sono cieco, ma sovedere fannullonie appalti sospetti

A L FA B E TO FEDERICO BORGNA Il sindaco di Cuneo e le promessemantenute: “Ho una comunità di occhi a mia disposizione”

Pe rs on agg i

O» ANTONELLO CAPORALE

ra la piazza del Foro Boario èuno spettacolo, promessamant enuta”. I lettori delFatto hanno letto di Federi-co Borgna, sindaco di Cu-neo, il 2 novembre 2012. Eraprimo cittadino da pochimesi. Dal 2006 invece è cie-co. Fare il sindaco e non ve-dere. Fare un appalto e noncontrollare. Mi rispose: “Iosento la città sotto i miei pie-di, le pietre le accarezzo conle mani, ogni spigolo, anfrat-to, angolo della mia terra so-no dentro di me. Non c’ègiorno che passa senza checontrolli, non c’è carta chemi sfugga”.

Allora complimenti, pro-messa mantenuta.

Non solo la piazza, deve ve-d e r e a n c h e v i a C a v o u rcom’è stata rifatta bene. Pri-ma era uno stradone che in-colonnava auto, ora è unameravigliosa via pedonale.Bici, bambini. I palazzi chele fanno da cornice sono sta-ti ristrutturati.

Lei ha un bastone per com-p a g n o.

Un bastone e poi la gente. Lainterrogo: che te ne sembra?Mi faccio dire tutto, i detta-gli sono per me fondamen-tali. E mi dicono tutto, se nonsono io a chiedere mi ferma-no loro. E mi spiegano. La di-sabilità in politica è un toc-casana: devi dare il meglioma hai il meglio dai tuoi e-lettori.

In campagna elettorale glioppositori dicevano: macome fate a votare una per-sona con un handicap cosìgrave? Sarà eterodiretto.

Mi vedevano sempre con lecuffie e l’iPad e pensavanoche fossi come Ambra conBoncompagni. L’imbeccatadel regista mattatore allashowgirl ragazzina. In real-tà uso una comunissima appche trasforma in voce loscritto.

L’app non trasforma i nul-

B iog ra f i aF E D E R I COB O RG N ANato a Cuneonel 1973, èstato elettosindaco dellacittà nel 2012nelle file delce n t ro s i n i s t racon il 59,88%contro il40,11% dellosfidante dice n t ro d e s t raLuigi Garelli.L a u re a toin legge eco n s u l e n tef i n a n z i a r i o,è statop re s i d e n teregionale eco n s i g l i e rere g i o n a l edell’Unioneitalianaciechi eipovedenti ev i ce p re s i d e n tep rov i n c i a l ecuneese dellaFe d e ra z i o n edellaa ss o c i a z i o n inazionalidisabili

A mei n te re s s ail risultato:ogni ufficioha unobiettivo darag g i u nge ree un tempoperrag g i u nge r-lo

Ho ‘spie’fidate chei n te r p el l os e m p reVi vodi reportvisivie modellole immaginich ei m m aga z-zino

lafacenti in iperattivi. Se almunicipio si bivacca inveceche lavorare lei come se nea cco r ge?

Ho le spie, ah ah. Stia sicuroche ci sarà qualcuno che rac-conterà. Ma a me interessa ilrisultato: ogni ufficio ha unobiettivo da raggiungere eun tempo per raggiungerlo.Brindino e bevano quantovogliono, l’importante è cheil lavoro lo finiscano bene ein tempo.

È un deficit importante ils u o.

A dodici anni sono divenutoipovedente, nove anni fa

completamente cieco. I ri-cordi mi aiutano a stabilirelo sfondo, la politica agevolale relazioni. Sono divenutoun sindaco comunitario. Èuna comunità di occhi a miadisposizione: ciascuno vedee riferisce.

Ciascuno vede quel chevuol vedere.

Vero. Ma ho la possibilità difare la tara. E poi ho personefidate che interpello siste-maticamente. Vivo di reportvisivi, e modello le immaginiche immagazzino, le so-vrappongo al tatto. Sentocon il corpo, vedo con gli oc-

chi degli al-tri.

E s i i n-n a m o racon le pa-ro l e .

Da tre mesi con-vivo. Esperienzanuova e bellissima.

Nuova in che senso? Lei ha43 anni.

Nel senso che per la primavolta mi sono deciso allaconvivenza. Precedente-mente solo frequentazioni.Parecchie nel numero. Sonofortunato, non ho gli occhima riesco sempre a trovarequalcuna che mi veda.

Per non farsi mancare nullaha appena accettato l’inca -rico di presidente dellaProvincia. Disabile sì, mapoltronista pure.

La Provincia è un ente mutoe oramai sbriciolato dalla ri-forma. Non esiste ma esiste.Tento di gestire al meglio lepoche attività rimaste chesono però importanti. Ab-biamo 3500 chilometri distrade da mantenere in or-dine, e le scuole. Come sal’ingaggio del presidente èpari a zero: è un dopolavoromolto vicino al volontaria-to.

Chi vota?Devo decidermi. Non mipiace troppo il Pd, che inconsiglio comunale è all’op-posizione insieme a Forza I-talia, ma non noto alternati-ve.

Cuneo è più bella di quel chesi pensi.

Scherza? È una città di unabellezza indomita. È elegan-te restando popolare, cura laterra perché i suoi abitanti ela sua provincia destinanoall’agricoltura le braccia e lamente ma conserva un amo-re per la cultura che altrovenon c’è.

Abitanti?Cinquantaduemila.

La sua indennità di sinda-c o?

Tremilasettecento euro almese. Mi sembravano un po’troppi e dato che avevo chie-sto ai concittadini di strin-gere la cinghia mi sono datoun taglio anch’io di ottocen-to euro. Ma anche così vivobenissimo.

Le cravatte come le abbinaalle camicie?

Tento di farne a meno. Ma ilmio armadio è organizzatoin comparti che mi tolgonola preoccupazione. Se pren-do una giacca so che troveròquel maglione quella cami-cia e quella cravatta. Prendoin blocco e non sbaglio mai.

E l e ga n t i ss i m o.Non approfondirei troppo.

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STOR I E I TA L I A N E La figlia di un muratore salentino e il suo desiderio di raccontare le persone attraverso la fotografia

Federica e il suo zoom, la forzarivoluzionaria della gentilezza

» NANDO DALLA CHIESA

L a rete come le porte dei gabinetti dellescuole o delle università. Sfogatoio de-gli impulsi più tangheri, protetti

dal l’anonimato. Quante volte ce lo siamodetti? Immaginate ora di trovare un giornosu una di quelle porte una poesia, un pen-siero gentile. Sarebbe una rivoluzione. Ecco,“Nomadina” è una rivoluzionaria. Il suo nic-kname si infila delicatamente in rete perprendere parte a una discussione, capire l’in-terlocutore, e poi inviargli una foto che possafargli piacere. Che riguardi lui, o le personedi cui scrive con affetto. Ci vogliono mesi emesi perché dica di chiamarsi Federica, Fe-derica Vergaro. E solo dopo che ha mandatomolte foto, pescate con abilitàda investigatore negli archivipiù impensabili, negli anfrattidella storia, ti fa vedere la sua,giusto perché hai deciso discriverne. Una ragazza anco-r a p i ù g i o v a n e d e i s u o ivent’anni, il viso pulito e ami-chevole, ritratto del modo incui ha colloquiato a lungo conuna comunità moto più adultadi lei. “Sono di Ruffano, pro-vincia di Lecce, di un’umile fa-miglia del basso Salento. Pa-dre muratore e madre casalin-

ga, Francesco e Carolina. Mio padre rimasevedovo nel ’94 con tre figli adolescenti. Iosono nata dalla sua seconda moglie. Quandoebbi il coraggio di chiedergli perché si fosserisposato mi disse: ‘Avevo bisogno di una fi-gura femminile che mi aiutasse moralmentea crescere i tuoi fratelli. Poi incontrai tua ma-dre’. I miei fratelli mi hanno accettato fin dalmomento della mia nascita. Essendo la piùpiccola, ero e sono la più coccolata. Con miopadre non ci ho mai parlato molto, è sempre

stato un rapporto difficile. Citeniamo tutto dentro, il nostrolegame è fatto di sguardi e sor-risi silenziosi. Anche se a voltemi è capitato di vederlo pian-gere, lui ha sempre credutoche non me ne sia mai accorta.Ha tirato su quattro figli inmodo dignitoso. Mia madreinvece è una presenza impre-scindibile, sempre in appren-sione per me, è stato il suo mo-do di crescermi. Non mi ha fat-to mancare nulla, affrontandoduri sacrifici; e dicono i miei

fratelli che è stata capace di sostituire la loromamma. La cosa che più mi brucia è vederlamettersi sempre in secondo piano, preoccu-parsi per ogni minima cosa, anche ora che lasalute comincia a risentirne”.

C’È IN QUESTOinterno di famiglia non richie-sto un candore quasi alieno. Federica si è di-plomata in economia aziendale, ma le pia-ceva soprattutto la storia, come testimonia lasua straordinaria capacità di scovare le fotopiù adatte a contesti anche lontani e scono-sciuti. L’università, giurisprudenza, è soloun desiderio. “Faccio volontariato con ‘I co-lori del vento’, una onlus formata da alcunigenitori di bimbi e ragazzi disabili, a cui hoimparato a voler bene in modo silenzioso.Per loro scatto le foto in occasione di eventidi cui sono protagonisti, ad esempio campa-gne di sensibilizzazione per abbattere le bar-riere architettoniche”. La fotografia per co-municare con le persone. “È una parte irri-nunciabile di me. Sono sempre stata timida edi poche parole. Ho cominciato a dodici anni,per gioco, usando una fotocamera digitaleche col tempo, senza accorgermene, ho ini-

ziato a portare ovunque. Le mie foto raccon-tano gli sguardi delle persone, ciò che la genteha di più nascosto e puro dentro. Ricorda ilPiccolo principe? ‘Non si vede bene che colcuore. L’essenziale è invisibile agli occhi’.Belle le favole senza età, vero? Grazie alla fo-tografia ho superato pian piano la timidezzae imparato a rispettare la storia personale dichiunque mi capiti sotto obiettivo. Mi piacetirar fuori il meglio delle persone, incorag-giandole a dirmi quello che pensano. Mi pia-ce ascoltare le loro storie. Mi piacciono le sto-rie degli eroi della lotta alla mafia. Da quandole ho incontrate, avevo tredici anni, ho capitoche il mio compito era in qualche modo didare un contributo civico in questa lotta. Ilmio sogno? Prendermi cura degli altri, deiminori soprattutto. Lasciare un segno, far ca-pire che la felicità è anche fatta di piccole co-se, come la tenerezza di un bambino che in-dica la guancia in cerca di un bacino, o i sorrisidegli artisti stanchi ma soddisfatti dopo aversuonato due ore al freddo, e nemmeno peruna folla tanto numerosa. Raccontare mo-menti e pezzi di vita con i filmati e con le foto.Mi piacerebbe molto aprire un blog per farlo,con tante immagini associate a brevi dida-scalie”.

Che storie semplici e preziose si incontra-no in rete. La giovanissima figlia di un mu-ratore, le foto per dare affetto, la forza rivo-luzionaria della gentilezza.

La giovane fotografa,Federica Vergaro

P rimoc it t ad i noFe de r icoBorgna, sinda-co di Cuneodal 2012 Ansa

Page 23: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

22 » SECONDO TEMPO | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

» MICHELE BOVI

Il Festival di Sanremo ènato nel 1951. Dopo 66anni di canzoni obbli-gatoriamente orec-chiabili così come il

mercato e gli stessi seleziona-tori della kermesse esigono,pretendere di comporre unbrano caratterizzato da novi-tà melodiche o innovazioniarmoniche è una chimera. Difatto persino puntare all’ori-ginalità di un titolo appareun’impresa titanica.

PRENDIAMO ad esempio la li-sta appena resa nota dellecanzoni che ascolteremonell’edizione 2016. Sono mol-ti i titoli che possono annove-rare numerosi e apprezzabilitrascorsi. Il primato del pros-simo anno spetta alla canzonedi Rocco Hunt Wake Up. AllaSocietà italiana degli Autoried Editori con questo stessotitolo ne sono state depositatea oggi 943. Lo Svegliati anglo -sassone ha dato vita a diversisuccessi internazionali: il pri-mo è del 1969 per The Cham-bers Brothers, poi i greci A-p h ro d i te ’s Child (1970), RoyWood (1973), The Doors(1974), Paul Anka (1975), Ala-nis Morissette (1995), AliciaKeys (2003), fino al Wake Updel 2005 inciso dal gruppobelga Hooverphonic.

Sono 262 le canzoni depo-sitate con il titolo S em pl ic e-mente, lo stesso del brano pre-sentato da Morgan e Bluver-tigo. Le più blasonate sonoquelle di Franco Califano(1981), Andrea Bocelli (2004),Zero Assoluto (2007) e Chan-tal Prestigiacomo (2013).

A quota 122 precedenti Viada qui, la canzone presentatada Deborah Iurato e GiovanniCaccamo: tra le incisioni chehanno avuto buona diffusio-ne la più vecchia è di MirellaFelli (1985), seguono quelle diGiampaolo Bertuzzi (1992),Pinomarino (2001) e la Via daq ui importante successo del

» ELISABETTA AMBROSI

Addio alle guerre traex coniugi, portate a-vanti a colpi di avvo-

cati e sanguinosi rinfacci?Chissà se 2houses, un sito e u-na App appena sbarcate in I-talia, semplificherà davvero,come nelle intenzioni, la vitadelle famiglie separate, spe-cie con minori, aiutando ildialogo tra genitori e ridu-cendo il tasso di conflittuali-tà tra separandi, costretti –volenti o nolenti –a prenderedecisioni comuni sui proprifigli.

A portare nel nostro paesequesta app “a nt i- sc an na-me nt o” chiamata con ele-ganza “facilitatore di cogeni-torialità” è stato un padre to-rinese che ha messo in con-tatto il creatore Gill Ruidant(2houses.com è nato nel 2011in Belgio) con la fondatricedel portale per genitori sepa-rati Gengle.it Giuditta Pasot-

to al 2013) e 52.335 divorzi. Il76,2% delle separazioni e il65,4% dei divorzi hanno ri-guardato coppie con figli, mi-nori nel 52,8% dei casi. In nu-meri assoluti si tratta, com-plessivamente, di 119.973 fi-gli coinvolti nelle separazio-ni e 55.220 nei divorzi. In-somma la platea di interessa-ti non manca. Purché sianodotati di buona volontà, per-ché per usare un softwareche disinnesca il conflitto bi-sogna volere che lo scontroabbia fine. E purtroppo nontutti i genitori separati sonodisposti a mettere la parola fi-ne ai duelli all’insegna dell’o-dio.

Insomma, 2houses funzio -na bene per i cuori gentili egià ben disposti, ma con tuttaprobabilità non sarà una appa mettere fine alle liti in tri-bunale e alle guerre dei Ro-ses. Che sono ancora unasquallida realtà.

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quella Banca dati, dove si rac-colgono tutte le informazionisulla vita dei figli, dal numerodel dottore, alla taglia degli a-biti ai recapiti dei genitori de-gli amici. Ma non è tutto: lavoce Compiti consente disuddividere e avere sempres o t t’occhio gli incarichi diciascun membro della fami-glia (da quello scolastici aquelli domestici, come lavarei piatti), la voce Lista dellaspesa consente di creare online e condividere la lista del-le cose da comprare, dal ciboai materiali per la scuola. In-fine, 2houses offre un servi-zio di messaggistica che con-sente di ricevere notificheper restare informati sull’at -tività del proprio account.

CHI, E QUANTI, sono i desti-natari di questo galateo digi-tale per separati? È prestodetto. Secondo l’Istat, solonel 2014 ci sono state 89.303separazioni (più 0,5% rispet-

invitare l’altro genitore ad ef-fettuare un pagamento. Poic’è il Diario, il social networkdella famiglia, che serve acondividere ogni momentodella vita dei figli, dai collo-qui scolastici ai ricordi di unagiornata particolare e nelquale possono essere coin-volti anche altri membri del-la famiglia, tutori o mediato-ri. C’è quindi la sezione Al-bum fotografici – per archi-viare e condividere foto – e

to. “Lui ha ideato un sito e u-na App per la gestione e l’or-ganizzazione del ménagedelle famiglie separate e di-vorziate – racconta Giuditta– io avevo un portale per ge-nitori single: abbiamo subitocapito che si poteva lavorareinsieme”.

MA COME funziona questaapp capace di disinnescare leostilità ed evitare che i figlivengano usati come media-tori tra ex coniugi che non siparlano più? Anzitutto, c’è unCalendario interattivo percondividere gli impegni, checontiene anche un sistemaper la gestione del piano di af-fidamento. A seguire c’è lafondamentale voce Finanze,un sistema di gestione finan-ziaria che aiuta il rispetto de-gli accordi economici (è pos-sibile visualizzare le voci dispesa per categorie o per pe-riodi). È disponibile anche u-na (utilissima) opzione per

Una citazione? Una provo-cazione? Una sfida artisti-co-familiare al concetto stes-so del copyright che vietereb-be titoli uguali? Zucchero, ènoto, non ha concorrenti peraudacia nel riutilizzo di pas-saggi musicali: la stessa Blu fuoggetto di una causa per pla-gio, peraltro vinta da Zucche-ro.

Ma se Zucchero è un vete-rano va detto cheanche le NuoveProposte di Sa-n r e m o h a n n oproposto titolit u t t ’ a l t r o c h enuovi. Il più abu-sato è Am en diFrancesco Gab-bani: 383 prece-denti con esecu-tori illustri comeB o b M a r l e y(1964), JohnnyCash (1965), El-v i s P r e s l e y

(1968), Otis Redding (1968),Leonard Cohen (2012) e BonJovi (2013).

S e g u e D i m e n t i c a d iMahmood con 169 preceden-ti: i più recenti sono di PinoDaniele (2009) e Gianna Nan-nini (2011).

N . E. G . R. A . di Cecile godede ll ’originalità dei puntini:senza di quelli Ne gra conte -rebbe 85 precedenti; 38 i Cosare ste rà come il titolo dellacanzone di Irama, 21 gli Intro -versodi Chiara Dello Iacovo, 7i Rinascerai di Michael Leo-nardi.

Uno scandaloso copia-co-pia? Consoliamoci, l’an noprossimo sarà peggio.

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ta da Federico Zampaglioneper Patty Pravo Cieli immensi,oltre a ricordare un concettocelebrato da Mogol-Battisti,conta 13 precedenti ed è so-prattutto il titolo di una com-posizione molte volte rivisita-ta di Benedetto Marcello(1686-1739).

Otto precedenti per Di me edi te, il brano degli Zero As-soluto; quattro precedentiper Infinite voltedi Lorenzo Fra-g o l a ( I n f i n i t evolte lo cantò an-che Giorgia nel2005); tre prece-denti per Il dilu-vio universale diAnnalisa: l’ul ti-m o d i D a v i d eVan De Sfroos(1999), il primodi Gaetano Do-nizetti per la suaopera del 1830.

Rilievo a partemerita la canzone presentatada Irene Fornaciari: il titoloBlu ha 612 precedenti.

IL PIÙ VECCHIO è degli Strudel(1972); dopodiché tra le ese-cuzioni più note quelle di Ge-py & Gepy (1977), Sandro Gia-cobbe (1979), Tony Renis(1985), Mimmo Locasciulli(1989), Raf (1993), Gianni Mo-randi (1997), Paola e Chiara(2004), Neffa (2006), PaoloMeneguzzi (2013), Malika A-yane (2014). Alle quali va ag-giunta la Blu più famosa in as-soluto: quella composta, ese-guita e lanciata in tutto il mon-do (con diverse traduzioni)nel 1998 da Zucchero, papà diIrene.

2004 per i Delta V.Sono 69 i titoli identici a

quello della canzone che saràinterpretata da Dolcenera O-ra o mai più: il precedente cheha fatto storia nella musicapop è targato Mina, 1965. Maun Ora o mai più con esiti co-munque fruttuosi è stato inci-so da Le Orme nel 1975. L’ul -timo è di quest’anno, cantatoda Emma.

Segue Guardando il cielo diArisa con 33 precedenti, i piùfamosi di Caterina Valente(1959) e Peppino Di Capri(1961), entrambi cover delsuccesso tedesco Schau ichzum Himmelszelst tradottoappunto Guardando il cielo.

Il titolo della canzone scrit-

S essantaseie d i z ion iCarlo Conti,pre s entatorede l l’e d i z ione2016 del Festi-val di Sanre-mo, in pro-gramma dal 9al 13 febbraioAnsa

At t ivoin 119 Paesi59 mila gli u-tenti dichiara-ti da “2hous e s”

Natain BelgioIl “merca-to” nonmanca,solo nel2014 sono119.973 ifigli coin-volti in se-parazioni,5 5. 2 2 0in divorzi

FANTASIA Canzoni 2016, sempre le solite parole. Record per Rocco Hunt, il suo “Wake Up”(svegliati) registrato in Siae 943 volte. Segue “Blu” di Irene Fornaciari, 632 precedenti

Titoli a Sanremo,la strage impunitadel copyright

STASERA In onda alle 23:40

“Cose nostre” su Rai1,storie di cronistiche sfidano le mafie

qLA CRIMINALITÀ organizzata raccon-tata attraverso le storie personali dei gior-

nalisti coraggiosi che su di essa indagano. Saràquesta l’impostazione di Cose nostre, nuovo pro-gramma che andrà in onda da stasera alle 23:40su R a i U n o. Si parte con le vicende di Arnaldo Ca-pezzuto, cronista che realizza reportage in Cam-pania sulla Camorra per Il Fatto Quotidiano,La Ve-rità, Napolipiù ed Epolis Napoli. Il suo lavoro si èconcentrato in maniera particolare sul clan Giu-liano a Forcella, nel cuore della città partenopea,e sull’omicidio di Annalisa Durante, la 14enneche suo malgrado si trovò a seguito di un errore aessere la vittima collaterale della guerra di Na-poli. Una vicenda avvenuta il 27 marzo 2004.Proprio in quelle zone, Capezzuto ha testimonia-to l’ascesa al po-tere del boss chia-mato “ ’O Re”, ca-po che godeva diun ampio consen-so sociale poichénegli anni avevamesso su un veroe proprio statosociale parallelo a quello ufficiale.Le successive puntate saranno invece dedicatea Michele Albanese, giornalista calabrese delQuotidiano del Sud, Amalia De Simone, campa-na del co r r i e re . i t , il siciliano Pino Maniaci di Te -l e j a to e infine al calabro-emiliano dell’E s p re ss oGiovanni Tizian. Tutte con lo stesso canovaccio:partire dalle vite di questi cronisti, dalle loropuntuali inchieste, per descrivere dall’interno lemafie italiane. Il racconto di queste vicende per-sonali porterà anche alla luce la pericolosità checomporta svolgere questa professione sfidan-do sul campo la criminalità organizzata. Le mi-nacce, infatti, sono all’ordine del giorno. Dal2006 al 2014 le intimidazioni e gli episodi di vio-lenza subite dai giornalisti italiani sono state ol-tre 2 mila, numeri che, assieme ad altri fattori,pongono l’Italia al settantatreesimo postonell’ultima classifica di Reporter senza frontie-re sulla libertà di stampa.Ma come nasce quindi l’idea di un fo r m a t chemetta al centro queste storie? A spiegarlo è E-milia Brandi, autrice del programma con Gio-vanna Ciorciolini e Tommaso Franchini. “Abbia -mo pensato al programma – ha affermato – so -prattutto sul lavoro dei protagonisti, dopo averletto la relazione della commissione Antimafiadal titolo Mafia e informazione, nella quale so-no contenute le loro testimonianze. Sono storiedi persone che hanno scelto di continuare a fareil loro lavoro sul territorio, ognuno con il suo ca-ra t te re ”. Al via questa sera, dunque, con la pri-ma delle cinque puntate che meritano certa-mente di essere seguite, anche se trasmessenon certo nell’orario di punta.

C l a s s i f icheTerzo a quota 262“S emplicemente”( Morga n )Tra le NuoveProposte vince“A me n” (3 93)

FUNZIONERÀ? Calendari, finanze, scuole e hobby per separati o divorziati con figli da gestire in comune

2houses, un’app “antiscannamento” per exFA M IGL I E

Sabato 9 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | SECONDO TEMPO » 23

Sono cieco, ma sovedere fannullonie appalti sospetti

A L FA B E TO FEDERICO BORGNA Il sindaco di Cuneo e le promessemantenute: “Ho una comunità di occhi a mia disposizione”

Pe rs on agg i

O» ANTONELLO CAPORALE

ra la piazza del Foro Boario èuno spettacolo, promessamant enuta”. I lettori delFatto hanno letto di Federi-co Borgna, sindaco di Cu-neo, il 2 novembre 2012. Eraprimo cittadino da pochimesi. Dal 2006 invece è cie-co. Fare il sindaco e non ve-dere. Fare un appalto e noncontrollare. Mi rispose: “Iosento la città sotto i miei pie-di, le pietre le accarezzo conle mani, ogni spigolo, anfrat-to, angolo della mia terra so-no dentro di me. Non c’ègiorno che passa senza checontrolli, non c’è carta chemi sfugga”.

Allora complimenti, pro-messa mantenuta.

Non solo la piazza, deve ve-d e r e a n c h e v i a C a v o u rcom’è stata rifatta bene. Pri-ma era uno stradone che in-colonnava auto, ora è unameravigliosa via pedonale.Bici, bambini. I palazzi chele fanno da cornice sono sta-ti ristrutturati.

Lei ha un bastone per com-p a g n o.

Un bastone e poi la gente. Lainterrogo: che te ne sembra?Mi faccio dire tutto, i detta-gli sono per me fondamen-tali. E mi dicono tutto, se nonsono io a chiedere mi ferma-no loro. E mi spiegano. La di-sabilità in politica è un toc-casana: devi dare il meglioma hai il meglio dai tuoi e-lettori.

In campagna elettorale glioppositori dicevano: macome fate a votare una per-sona con un handicap cosìgrave? Sarà eterodiretto.

Mi vedevano sempre con lecuffie e l’iPad e pensavanoche fossi come Ambra conBoncompagni. L’imbeccatadel regista mattatore allashowgirl ragazzina. In real-tà uso una comunissima appche trasforma in voce loscritto.

L’app non trasforma i nul-

B iog ra f i aF E D E R I COB O RG N ANato a Cuneonel 1973, èstato elettosindaco dellacittà nel 2012nelle file delce n t ro s i n i s t racon il 59,88%contro il40,11% dellosfidante dice n t ro d e s t raLuigi Garelli.L a u re a toin legge eco n s u l e n tef i n a n z i a r i o,è statop re s i d e n teregionale eco n s i g l i e rere g i o n a l edell’Unioneitalianaciechi eipovedenti ev i ce p re s i d e n tep rov i n c i a l ecuneese dellaFe d e ra z i o n edellaa ss o c i a z i o n inazionalidisabili

A mei n te re s s ail risultato:ogni ufficioha unobiettivo darag g i u nge ree un tempoperrag g i u nge r-lo

Ho ‘spie’fidate chei n te r p el l os e m p reVi vodi reportvisivie modellole immaginich ei m m aga z-zino

lafacenti in iperattivi. Se almunicipio si bivacca inveceche lavorare lei come se nea cco r ge?

Ho le spie, ah ah. Stia sicuroche ci sarà qualcuno che rac-conterà. Ma a me interessa ilrisultato: ogni ufficio ha unobiettivo da raggiungere eun tempo per raggiungerlo.Brindino e bevano quantovogliono, l’importante è cheil lavoro lo finiscano bene ein tempo.

È un deficit importante ils u o.

A dodici anni sono divenutoipovedente, nove anni fa

completamente cieco. I ri-cordi mi aiutano a stabilirelo sfondo, la politica agevolale relazioni. Sono divenutoun sindaco comunitario. Èuna comunità di occhi a miadisposizione: ciascuno vedee riferisce.

Ciascuno vede quel chevuol vedere.

Vero. Ma ho la possibilità difare la tara. E poi ho personefidate che interpello siste-maticamente. Vivo di reportvisivi, e modello le immaginiche immagazzino, le so-vrappongo al tatto. Sentocon il corpo, vedo con gli oc-

chi degli al-tri.

E s i i n-n a m o racon le pa-ro l e .

Da tre mesi con-vivo. Esperienzanuova e bellissima.

Nuova in che senso? Lei ha43 anni.

Nel senso che per la primavolta mi sono deciso allaconvivenza. Precedente-mente solo frequentazioni.Parecchie nel numero. Sonofortunato, non ho gli occhima riesco sempre a trovarequalcuna che mi veda.

Per non farsi mancare nullaha appena accettato l’inca -rico di presidente dellaProvincia. Disabile sì, mapoltronista pure.

La Provincia è un ente mutoe oramai sbriciolato dalla ri-forma. Non esiste ma esiste.Tento di gestire al meglio lepoche attività rimaste chesono però importanti. Ab-biamo 3500 chilometri distrade da mantenere in or-dine, e le scuole. Come sal’ingaggio del presidente èpari a zero: è un dopolavoromolto vicino al volontaria-to.

Chi vota?Devo decidermi. Non mipiace troppo il Pd, che inconsiglio comunale è all’op-posizione insieme a Forza I-talia, ma non noto alternati-ve.

Cuneo è più bella di quel chesi pensi.

Scherza? È una città di unabellezza indomita. È elegan-te restando popolare, cura laterra perché i suoi abitanti ela sua provincia destinanoall’agricoltura le braccia e lamente ma conserva un amo-re per la cultura che altrovenon c’è.

Abitanti?Cinquantaduemila.

La sua indennità di sinda-c o?

Tremilasettecento euro almese. Mi sembravano un po’troppi e dato che avevo chie-sto ai concittadini di strin-gere la cinghia mi sono datoun taglio anch’io di ottocen-to euro. Ma anche così vivobenissimo.

Le cravatte come le abbinaalle camicie?

Tento di farne a meno. Ma ilmio armadio è organizzatoin comparti che mi tolgonola preoccupazione. Se pren-do una giacca so che troveròquel maglione quella cami-cia e quella cravatta. Prendoin blocco e non sbaglio mai.

E l e ga n t i ss i m o.Non approfondirei troppo.

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STOR I E I TA L I A N E La figlia di un muratore salentino e il suo desiderio di raccontare le persone attraverso la fotografia

Federica e il suo zoom, la forzarivoluzionaria della gentilezza

» NANDO DALLA CHIESA

L a rete come le porte dei gabinetti dellescuole o delle università. Sfogatoio de-gli impulsi più tangheri, protetti

dal l’anonimato. Quante volte ce lo siamodetti? Immaginate ora di trovare un giornosu una di quelle porte una poesia, un pen-siero gentile. Sarebbe una rivoluzione. Ecco,“Nomadina” è una rivoluzionaria. Il suo nic-kname si infila delicatamente in rete perprendere parte a una discussione, capire l’in-terlocutore, e poi inviargli una foto che possafargli piacere. Che riguardi lui, o le personedi cui scrive con affetto. Ci vogliono mesi emesi perché dica di chiamarsi Federica, Fe-derica Vergaro. E solo dopo che ha mandatomolte foto, pescate con abilitàda investigatore negli archivipiù impensabili, negli anfrattidella storia, ti fa vedere la sua,giusto perché hai deciso discriverne. Una ragazza anco-r a p i ù g i o v a n e d e i s u o ivent’anni, il viso pulito e ami-chevole, ritratto del modo incui ha colloquiato a lungo conuna comunità moto più adultadi lei. “Sono di Ruffano, pro-vincia di Lecce, di un’umile fa-miglia del basso Salento. Pa-dre muratore e madre casalin-

ga, Francesco e Carolina. Mio padre rimasevedovo nel ’94 con tre figli adolescenti. Iosono nata dalla sua seconda moglie. Quandoebbi il coraggio di chiedergli perché si fosserisposato mi disse: ‘Avevo bisogno di una fi-gura femminile che mi aiutasse moralmentea crescere i tuoi fratelli. Poi incontrai tua ma-dre’. I miei fratelli mi hanno accettato fin dalmomento della mia nascita. Essendo la piùpiccola, ero e sono la più coccolata. Con miopadre non ci ho mai parlato molto, è sempre

stato un rapporto difficile. Citeniamo tutto dentro, il nostrolegame è fatto di sguardi e sor-risi silenziosi. Anche se a voltemi è capitato di vederlo pian-gere, lui ha sempre credutoche non me ne sia mai accorta.Ha tirato su quattro figli inmodo dignitoso. Mia madreinvece è una presenza impre-scindibile, sempre in appren-sione per me, è stato il suo mo-do di crescermi. Non mi ha fat-to mancare nulla, affrontandoduri sacrifici; e dicono i miei

fratelli che è stata capace di sostituire la loromamma. La cosa che più mi brucia è vederlamettersi sempre in secondo piano, preoccu-parsi per ogni minima cosa, anche ora che lasalute comincia a risentirne”.

C’È IN QUESTOinterno di famiglia non richie-sto un candore quasi alieno. Federica si è di-plomata in economia aziendale, ma le pia-ceva soprattutto la storia, come testimonia lasua straordinaria capacità di scovare le fotopiù adatte a contesti anche lontani e scono-sciuti. L’università, giurisprudenza, è soloun desiderio. “Faccio volontariato con ‘I co-lori del vento’, una onlus formata da alcunigenitori di bimbi e ragazzi disabili, a cui hoimparato a voler bene in modo silenzioso.Per loro scatto le foto in occasione di eventidi cui sono protagonisti, ad esempio campa-gne di sensibilizzazione per abbattere le bar-riere architettoniche”. La fotografia per co-municare con le persone. “È una parte irri-nunciabile di me. Sono sempre stata timida edi poche parole. Ho cominciato a dodici anni,per gioco, usando una fotocamera digitaleche col tempo, senza accorgermene, ho ini-

ziato a portare ovunque. Le mie foto raccon-tano gli sguardi delle persone, ciò che la genteha di più nascosto e puro dentro. Ricorda ilPiccolo principe? ‘Non si vede bene che colcuore. L’essenziale è invisibile agli occhi’.Belle le favole senza età, vero? Grazie alla fo-tografia ho superato pian piano la timidezzae imparato a rispettare la storia personale dichiunque mi capiti sotto obiettivo. Mi piacetirar fuori il meglio delle persone, incorag-giandole a dirmi quello che pensano. Mi pia-ce ascoltare le loro storie. Mi piacciono le sto-rie degli eroi della lotta alla mafia. Da quandole ho incontrate, avevo tredici anni, ho capitoche il mio compito era in qualche modo didare un contributo civico in questa lotta. Ilmio sogno? Prendermi cura degli altri, deiminori soprattutto. Lasciare un segno, far ca-pire che la felicità è anche fatta di piccole co-se, come la tenerezza di un bambino che in-dica la guancia in cerca di un bacino, o i sorrisidegli artisti stanchi ma soddisfatti dopo aversuonato due ore al freddo, e nemmeno peruna folla tanto numerosa. Raccontare mo-menti e pezzi di vita con i filmati e con le foto.Mi piacerebbe molto aprire un blog per farlo,con tante immagini associate a brevi dida-scalie”.

Che storie semplici e preziose si incontra-no in rete. La giovanissima figlia di un mu-ratore, le foto per dare affetto, la forza rivo-luzionaria della gentilezza.

La giovane fotografa,Federica Vergaro

P rimoc it t ad i noFe de r icoBorgna, sinda-co di Cuneodal 2012 Ansa

Page 24: Internet Archive · 2016. 4. 4. · Sabato 9gennaio 2 01 6 .Anno 8 .n 8e1,50 .Arretrati: e3 ,0 0 Redazione: via Valadier n 42 .00193Roma .L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Spedizione

24 » ULTIMA PAGINA | IL FATTO QUOTIDIANO | Sabato 9 Gennaio 2016

Dalla Prima

» MARCO TRAVAGLIO

Nano Salvini, ma nano anchel’altro Matteo, che insegue

gli zerovirgola del Pil e del la-voro, insaccato nei bermuda daneve. E séguita ad annunciareun mirabolante “ruolo guida”dell’Italia in Libia senza speci-ficare cosa dovremmo guidare.Nani pure gli italoforzuti che,mentre milioni di elettori – piùdei siriani – emigrano, si baloc-cano sulla questione gigantescadi Brunetta capogruppo. E nanii 5Stelle, che non riescono apronunciare chiaramente laparola “dimissioni” per la sin-daca di Quarto (Napoli), chenon ha denunciato le intimida-zioni subìte da un consiglierecomunale agganciato dalla ca-morra e ha raccontato frottoleai pm. E così aiutano gli avver-sari a trasformare la pulce in e-lefante, lo scandaletto locale inun caso nazionale. Stiamo par-lando di un comune di 40 milaabitanti in una provincia doveha sempre comandato la ca-morra, abituata a saltare sulcarro del vincitore del momen-to portandogli voti per poi pre-sentargli il conto dopo. Un co-mune che ora, se la giunta nonse ne va con le sue gambe, vasciolto su due piedi per infiltra-zione mafiosa. I 5Stelle han su-bito espulso il consigliere in o-dor di camorra prim’ancorache fosse indagato, senza into-nare i soliti gargarismi sullapresunzione d’innocenza e i tregradi di giudizio tanto cari alladestra e al Pd; ma poi si sono in-torcinati in ridicoli distinguosull’indifendibile sindaca, tipoquelli sull’appassionante temase i voti inquinati siano stati o nodecisivi per eleggerla. E così loscandalo nano è diventato gi-gante, anche perché al Pd non èparso vero di dare lezioni di le-galità ai 5Stelle, dall’alto deisuoi 50 comuni sciolti per ma-fia, per giunta nel giorno dellacondanna di un suo ex assesso-re romano per Mafia Capitale,per soprammercato nella Cam-pania governata da un presi-dente appoggiato dai cosenti-niani, condannato per abuso eabusivo per legge. I giustiziali-sti pidini che invocano le dimis-sioni della sindaca non indaga-ta di Quarto sono gli stessi chedifendono quattro sottosegre-tari indagati (per loro si attendela Cassazione, o la prescrizio-ne) e si sono opposti con le un-ghie e coi denti allo scioglimen-to di Roma governata da Buzzi,Carminati e Spezzapollici. MaRoma era troppo grande: Quar-to invece è abbastanza piccolaper scatenare l’epica battaglia.

Il formato mignonè la nostraunità di misura. Infatti siamoancora qui a gingillarci sul rea-to di clandestinità perché Ncd– ultimo caso di nanotecnolo-gia applicata alla politica – nonvuol saperne di abolirlo. E, giàche c’è, invoca pure la galeraper l’utero in affitto (il cervelloin affitto invece è depenalizza-to). Ma, sia chiaro, niente leggesulle unioni civili: tutta Europace l’ha da decenni, la prima pro-posta in Parlamento è del 1988,seguita da altre 50, ma dopo de-cine di annunci preceduti dal“su bito” non è ancora il mo-mento: le gazzette riferisconoche Renzi, dopo “un verticecon la Boschi” (nel tinello? insalotto?), cerca l’“ultima me-d ia z io ne ”. Cioè la penultima.Piccola piccola, quasi invisibi-le. Come tutto, nel paese-bon-sai di Minitalia. Intanto tutt’i n-torno passa la Storia: ma è af-fare troppo serio per riguar-darci.

C hecco Zalone e Don Matteo,gemelli diversi. Uno si ispira aSordi, l’altro ai ciechi. Zalone

raccoglie i cocci sparsi della comme-dia all’italiana, Don Matteo ne ha e-spiantato gli organi vitali per trapian-tarli nella fiction di RaiUno. Le serieamericane si lambiccano sul detta-glio d’epoca o psicologico, quelle dicasa nostra abborracciano un com-promesso con l'attualità; solo la sagainterpretata da Terence Hill, giuntaalla decima stagione con un trionfo diascolti record, rifiuta ogni conato di

verosimiglianza e sfoggia orgo-gliosa le fette di salame sugli oc-chi. L’ultrasettantenne che sca-la meglio di Nibali i ripidi viot-toli di Spoleto, la caserma dei carabi-nieri da romanzo di Grand Hotel, ildetective con la tonaca che non inda-ga nemmeno più, i sospettati vannodirettamente a confessarsi da lui.Tutto è fagocitato, nel buco bianco diDon Matteo. Nino Frassica entra ar-tista del nonsense ed esce macchiettada oratorio; nell'episodio del debutto,in un accesso di misericordia è stata

accolta Belén Rodriguez (o me-glio, la minigonna di Belén Ro-driguez) nel ruolo della Mad-dalena pentita. Perché in questo

mondo incantato i buoni non si limi-tano a sconfiggere cattivi; li redimonopure. E gli viene facile, perché i cattiviin realtà sono diversamente buoni:“Quelle come te ci precederanno nelregno dei Cieli”. In alto gli ascolti, eanche i cuori. Chi non si sente piùbuono, all'idea che sarà accolto da Be-lén invece che da San Pietro?

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IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Gli espiantidi Don Matteo,

gemello diversodi Checco

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