Internazionale Lombardia News facciamo/relazioni... · 2017-05-26 · Internazionale Lombardia News...

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Internazionale Lombardia News n. 17 – agosto 2016 A cura del Dipartimento delle politiche europee e internazionali di cooperazione e migratorie Cisl Lombardia La Gran Bretagna cerca di guadagnare tempo con l’Ue C’è un modo sicuro per scoraggiare quanti speravano che Brexit fosse un’occasione per rilanciare l’Unione Europea: cercare di guadagnare tempo per far perdere slancio al sussulto di volontà riformatrice dalla quale dipende la rifondazione del progetto europeo [...] Voci dall’Europa e dal mondo » Golpe in Turchia: comunicato congiunto CES – CSI » La CES incontra il presidente della Commissione Ue » ILO: puntare sui giovani per gli obiettivi 2030 Prospettive europee » Brexit: primi passi dopo il referendum » Eurostat: dati preoccupanti sui NEET » Eurobarometro di primavera: i dati » Piattaforma europea contro lo spreco alimentare » Giornata in memoria dell’olocausto rom Immigrazione e cittadinanza » #Team Refugees sotto la bandiera olimpica » Un’ App per i rifugiati » Aumentano in Italia le imprese gestite da immigrati Cooperazione allo sviluppo » OCSE: i privati investano nello sviluppo sostenibile » Aiuti Ue per la regione del lago Ciad » Volontari Ue per gli aiuti umanitari Inoltre in questo numero: Diario di viaggio dal Perù XII edizione del Labour film Festival ANOLF Lombardia CISL Lombardia ISCOS Lombardia CISL Lombardia

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InternazionaleLombardia News

n. 17 – agosto 2016

A cura del Dipartimento delle politiche europee einternazionali di cooperazione e migratorie Cisl Lombardia

La Gran Bretagna cerca di guadagnaretempo con l’UeC’è un modo sicuro per scoraggiare quanti speravano che Brexit fosse un’occasione perrilanciare l’Unione Europea: cercare di guadagnare tempo per far perdere slancio alsussulto di volontà riformatrice dalla quale dipende la rifondazione del progettoeuropeo [...]

Voci dall’Europa e dal mondo» Golpe in Turchia: comunicato congiunto CES – CSI

» La CES incontra il presidente della Commissione Ue

» ILO: puntare sui giovani per gli obiettivi 2030

Prospettive europee» Brexit: primi passi dopo il referendum

» Eurostat: dati preoccupanti sui NEET

» Eurobarometro di primavera: i dati

» Piattaforma europea contro lo spreco alimentare

» Giornata in memoria dell’olocausto rom

Immigrazione e cittadinanza» #Team Refugees sotto la bandiera olimpica

» Un’ App per i rifugiati

» Aumentano in Italia le imprese gestite da immigrati

Cooperazione allo sviluppo» OCSE: i privati investano nello sviluppo sostenibile

» Aiuti Ue per la regione del lago Ciad

» Volontari Ue per gli aiuti umanitari

Inoltre in questo numero:Diario di viaggio dal Perù XII edizione del Labour film

Festival

ANOLF Lombardia

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Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016

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In primo piano

La Gran Bretagna cerca di guadagnare tempo con

l’Uedi Franco Chittolina | 10 agosto 2016

C’è un modo sicuro per scoraggiare quanti speravano che Brexit fosse un’occasione per rilanciare

l’Unione Europea: cercare di guadagnare tempo per far perdere slancio al sussulto di volontà

riformatrice dalla quale dipende la rifondazione del progetto europeo.

Non sorprende che questo sia il modo scelto dalla Gran Bretagna, da sempre maestra

nell’ostacolare il processo di integrazione europea fin da quando ci stava dentro con un piede fuori

e adesso che mira a starne fuori con un piede dentro. Purtroppo non sorprende nemmeno troppo

che in questo la Gran Bretagna sia assecondata dalla Germania, non sostenuta dalla Francia e

esplicitamente contrastata, per quello che può valere, dall’Italia.

In questo gioco a quattro, dove gli altri Paesi UE si posizioneranno di volta in volta a seconda di

loro specifici interessi, i principali contendenti hanno i loro buoni motivi per muoversi con

tempistiche diverse.

A cominciare dalla Gran Bretagna, chiaramente colta alla sprovvista dall’esito del referendum e

corsa immediatamente ai ripari con un rapido cambio alla testa del governo per cercare di

elaborare una strategia in vista della procedura di divorzio. Per fare questo la nuova Prima

ministra, Theresa May, ha bisogno di tempo per trovare una difficile intesa all’interno del suo

partito, profondamente diviso sull’atteggiamento nei confronti dell’UE e per sminare i rischi di

rotture in provenienza dalla Scozia e dall’Irlanda del nord. La sua prima decisione è stata quella di

prendere tempo e sfruttare il dispositivo dell’art. 50 del Trattato di Lisbona che lascia totalmente

nelle mani del Paese in uscita dall’UE l’avvio formale della procedura di divorzio. Cameron aveva

indicato come possibile scadenza l’autunno, la May aspetterà l’inverno ma non è sicuro che la

comunicazione a Bruxelles avvenga prima della fine dell’anno. A quella data si conoscerà l’esito

delle elezioni americane e con esse il futuro, se mai ci sarà, del negoziato sul Trattato

transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP).

Alla Germania tempi più lunghi per l’avvio del negoziato non dispiacciono: ci sono importanti

interessi economici da difendere e non è nel temperamento di Angela Merkel accelerare in

politica, vista anche la scadenza ravvicinata delle elezioni politiche all’inizio dell’autunno 2017.

Senza contare che sarebbe imbarazzante per la Germania, reduce da un passato di violenta ostilità

contro la Gran Bretagna, destare ricordi non ancora sopiti proprio in una fase storica in cui cresce

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l’egemonia tedesca sul continente e si profila una svolta per un maggiore protagonismo anche

militare della Germania nell’attuale tormentata geopolitica mondiale.

Ha più fretta di concludere il divorzio la Francia, meno della Germania esposta alle ricadute

economiche di Brexit, e alla vigilia di elezioni presidenziali, anche più difficili di quelle di oltre Reno.

La caduta di consenso di cui sono oggetto Hollande e i socialisti potrebbe essere attenuata dalla

percezione di un presidente severo e determinato, capace di farsi apprezzare in politica estera,

molto più di quanto riesca a fare nella politica interna.

Più decisa di tutti a muoversi rapidamente è l’Italia, non solo per il temperamento del suo

Presidente del Consiglio, ma anche per segnare punti nei mesi turbolenti che attendono il suo

governo e per rafforzare il suo ruolo, oltre che la sua immagine, sulla scena europea e per non

disperdere il risultato ancora fragile rappresentato dalla sua recente partecipazione a Berlino al

possibile nuovo Direttorio UE con Germania e Francia. Un obiettivo che coincide con gli interessi

dell’Italia e dà seguito alle sue proposte per una riforma dell’Unione Europea, in vista anche di un

nuovo incontro con Angela Merkel e François Hollande a Ventotene il 22 agosto e, soprattutto,

per preparare l’anniversario del Trattato di Roma il 25 marzo prossimo in Campidoglio. E’ nell’aria

per quella data l’elaborazione di un progetto di riforma dell’UE, a partire dalla memoria positiva

dei sei Paesi fondatori e con un’apertura prioritaria ai 19 Paesi dell’eurozona.

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Voci dall’Europa e dalmondo

A cura di CISL Lombardia

Golpe in Turchia:

comunicato congiunto

CES – CSI

In un comunicato congiunto, la

Confederazione sindacale internazionale

(CSI) e la Confederazione europea dei

sindacati (CES) hanno fermamente

condannato il tentato colpo di Stato in

Turchia e hanno espresso il loro cordoglio alle

famiglie delle vittime.

Le azioni incostituzionali, soprattutto

quando vedono coinvolte le forze militari

nell’appropriazione del potere e nel

rovesciamento della democrazia sono

inaccettabili. Indagini e individuazione dei

responsabili devono essere condotte nel

pieno rispetto dello Stato di diritto.

La CSI e la CES sono fortemente preoccupate

dalle epurazioni avviate dal governo subito

dopo il tentativo di colpo di Stato. Numerosi

civili figurano tra le migliaia di persone

arrestate e detenute e decine di migliaia di

lavoratori e di cittadini sono stati sospesi dai

loro incarichi. Ventimila insegnanti (molti dei

quali attivi nel sindacato) dovranno essere

sostituti, Il colpo di Stato non può essere il

pretesto per sbarazzarsi dell’opposizione

democratica utilizzando lo stato

d’emergenza gestito con enormi poteri nelle

mani del presidente Erdogan senza alcun

controllo democratico.

Amnesty International sostiene di avere

raccolto prove credibili che documentano

casi di tortura e aggressione sessuale dei

detenuti, le informazioni secondo le quali il

governo prevede di reintrodurre la pena di

morte sono molto preoccupanti.

La Turchia deve rispettare nella maniera più

assoluta i diritti umani, le libertà

fondamentali e la democrazia. In quanto

Paese candidato all’ingresso nell’Ue deve

inoltre attenersi alle disposizioni contenute

nella Convenzione europea sulla

salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle

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libertà fondamentali che respinge la pena di

morte.

Le azioni delle autorità turche fanno crescere

le preoccupazioni sulla situazione dei

rifugiati in un Paese che non può essere

considerato luogo sicuro per persone

vulnerabili e bisognose di protezione.

L’Unione europea deve porre da subito fine

all’accordo Ue-Turchia e gli Stati membri

devono accelerare le misure di accoglienza

mettendo a punto un sistema di asilo

migliore.

Invitiamo la Comunità Internazionale a

difendere gli interessi della popolazione

turca e a fare pressione sulle autorità del

Paese per il rispetto dei diritti fondamentali

garantiti a livello internazionale ed europeo.

Chiediamo anche alla Commissione europea

e al Consiglio europeo di condannare la

repressione in atto. La candidatura turca

all’ingresso nell’Ue è minacciata ed è

opportuno prevedere la sospensione dei

negoziati se le violazioni dei valori europei

proseguiranno.

La CSI e la CES sono estremamente solidali

con il popolo turco e faranno tutto ciò che è

nelle loro possibilità per sostenere il pieno

ripristino della democrazia e del primato del

diritto.

26 luglio 2016 | SINDACATO | per approfondire

La CES incontra il

presidente della

Commissione Ue

L’incontro tra il Segretario generale della CES

Luca Visentini e il presidente della

Commissione europea Jean-Claude Juncker

si è tenuto a fine luglio ed è stato dedicato a

temi-chiave come Brexit, la situazione in

Turchia e il futuro dell’Europa.

Al termine di un incontro «costruttivo»

Visentini ha dichiarato di avere sottolineato

la necessità che la Commissione europea

guidi il negoziato Brexit «ho in particolare

insistito – ha detto Visentini – sul fatto che

l’accesso del Regno Unito al mercato unico

debba includere la libera circolazione dei

lavoratori. Nessuna deroga o eccezione può

essere prevista su questo punto, né sul

prossimo pacchetto mobilità.

La CES e gli altri partner sociali devono essere

coinvolti in questo negoziato».

«Ho reso partecipe il presidente Juncker

delle nostre vive inquietudini sulla

repressione avviata dal governo turco dopo il

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tentato golpe» prosegue il Segretario

Generale CES richiamando i contenuti del

Comunicato congiunto CES- CSI (vd. sopra).

«La CES – si legge infine nel comunicato

stampa post incontro – contribuirà al

dibattito attuale sul futuro dell’Europa a

cominciare dalla riunione straordinaria del

suo Comitato Esecutivo prevista per il

prossimo novembre».

Invitando Juncker a partecipare alla riunione,

Visentini ha sottolineato che «L’Ue ha

bisogno di un pilastro sociale forte oltre che

del rafforzamento degli investimenti

pubblici, di una politica salariale al rialzo e

che miri alla convergenza tra occidente e

oriente e di misure di contrasto al dumping

sociale e al lavoro precario».

26 luglio 2016 | SINDACATO | per approfondire

ILO: puntare sui

giovani per gli

obiettivi 2030

In occasione della Giornata Internazionale

della Gioventù (12 agosto), dedicata

quest’anno al tema dell’eliminazione della

povertà attraverso modelli di consumo e di

produzione sostenibili, il direttore generale

dell’Organizzazione Internazionale del

Lavoro (OIL – ILO) Guy Ryder ha sottolineato

il ruolo di leadership in tema di produzione

sostenibile e consumo responsabile.

Fondamentale per l’esercizio di questa

leadership è l’accesso al lavoro produttivo e

dignitoso che figura tra gli obiettivi

dell’Agenda 2030.

«L’accesso al lavoro produttivo e dignitoso è

il modo migliore per realizzare le aspirazioni

dei giovani, per migliorare le loro condizioni

di vita e partecipare attivamente nella

società. Il lavoro dignitoso per i giovani

rafforza le economie e crea giovani

consumatori, risparmiatori e produttori».

Citando l’esempio di Oren Tamba, giovane

cittadino della Sierra Leone che dal 2012

lavora nel suo Paese (formando anche altri

giovani), per un accesso all’acqua sostenibile

e responsabile, Ryder rende omaggio ai

«milioni di giovani che, nella loro ricerca di un

lavoro dignitoso, hanno migliorato le

prospettive di occupazione per i loro

coetanei e innovato attraverso l’applicazione

di modelli di produzione e di consumo».

«La capacità di innovazione dei giovani, il loro

spirito imprenditoriale e la loro volontà

contribuiscono positivamente alla vita

quotidiana di molte persone, rendendo più

agevole l’accesso ai servizi di base, a

infrastrutture sostenibili e a una gestione più

efficiente delle risorse naturali e

dell’energia».

«Il lavoro dignitoso per i giovani si

concretizza quando coesistono diritti e

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opportunità che garantiscono ai giovani —

donne e uomini — la possibilità di fare sentire

la propria voce e di esercitare leadership,

oggi e domani».

Testimonianza dell’impegno OIL – ILO su

questo fronte è la piattaforma What Works in

Youth Employment focalizzata su aree di

intervento capaci di rispondere alla sfida

dell’occupazione giovanile, in particolare: le

politiche economiche e per l’impiego,

l’istruzione e la formazione professionale, le

politiche del mercato del lavoro, la

promozione dell’imprenditorialità e i diritti

dei giovani.

12 agosto 2016 | ISTITUZIONI INTERNAZIONALI |

per approfondire

Prospettive

EuropeeA cura di CISL Lombardia

Brexit: primi passi

dopo il referendum

A pochi giorni dall’esito del referendum che

ha sancito la volontà del Regno Unito di

lasciare l’Unione europea (ai sensi

dell’articolo 50 del Trattato) il Parlamento

europeo ha adottato con 395 voti favorevoli,

200 voti contrari e 71 astenuti una

Risoluzione in cui, prendendo atto della

volontà espressa dalla maggioranza dei

cittadini britannici e sottolineando alla

connotazione «cruciale» del momento,

auspica «un’attuazione rapida e coerente

della procedura di recesso».

Per dare avvio alla procedura è necessario

che il Regno Unito notifichi a Bruxelles il

risultato referendario e chieda di uscire

dall’Ue. Per questa ragione il Parlamento, al

fine di «prevenire incertezze negative per

tutti e proteggere l'integrità dell'Unione» si

sarebbe addirittura aspettato (così si legge

nella Risoluzione adottata il 28 giugno) una

notifica dell’esito del referendum già nel

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Consiglio europeo che si stava svolgendo

negli stessi giorni (28-29 giugno).

Altra richiesta importante avanzata dal

Parlamento nella Risoluzione è quella

relativa al proprio coinvolgimento della

procedura negoziale: a norma dei Trattati

infatti l’accordo di recesso deve essere

approvato dal Parlamento che «deve essere

pienamente coinvolto in tutte le fasi delle

varie procedure».

Al fine di evitare che il processo di uscita del

Regno Unito dall’Ue pregiudichi la gestione

delle attività correnti, gli eurodeputati,

invitano il Consiglio europeo a modificare il

calendario delle presidenze, riassegnando il

“turno” del secondo semestre 2017 che

avrebbe dovuto essere gestito da Londra.

In tema di futuro dell’Ue, nella Risoluzione si

afferma che le sfide attuali richiedono di

riformare l'Unione per renderla «migliore, più

democratica e all'altezza delle aspettative

dei cittadini». «Sebbene alcuni Stati membri

possono decidere di procedere a

un'integrazione più lenta o meno

approfondita, il nucleo fondamentale dell'Ue

deve essere rafforzato e occorre evitare le

soluzioni à la carte».

Intanto, mentre è ancora tutta da sciogliere

la diatriba sull’impostazione del negoziato

(comunitario come vorrebbero Parlamento e

Commissione o intergovernativo, direzione

nella quale si sta muovendo la Cancelliera

tedesca Angela Merkel) il presidente della

Commissione europea Jean-Claude Juncker

ha designato Michel Barnier, già commissario

europeo (Mercato interno con funzioni di

vicepresidente), vicepresidente della

Commissione e già ministro del governo

transalpino (Esteri prima e Agricoltura poi),

quale capo-negoziatore per la Commissione

europea. Barnier assumerà il suo incarico dal

1 ottobre prossimo e avrà le funzioni di

direttore generale essendo a capo di un team

di esperti con le stesse funzioni nella

conduzione del negoziato

27 luglio 2016 | AVVENIRE DELL’EUROPA |

per approfondire

Eurostat: dati

preoccupanti sui NEET

I giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni

sono circa 90 milioni nell’Unione europea (il

17% della popolazione).

Secondo gli ultimi dati resi noti da Eurostat la

condizione di questo segmento di

popolazione in termini di partecipazione ai

processi educativi o al mondo del lavoro varia

in maniera significativa a seconda dell’età e

del Paese di provenienza.

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Si possono individuare tre sottocategorie di

giovani che vivono condizioni e situazioni

diverse: la maggioranza dei ragazzi di età

compresa tra i 15 e i 19 anni va a scuola, la

maggioranza dei 25-29enni è attiva nel

mondo del lavoro mentre la classe di età

intermedia (20-24) si ripatisce tra le due

attività.

Un’attenzione particolare è dedicata da

Eurostat a coloro che non studiano e non

lavorano (NEET, Not in education,

employment trainig). Appartiene a questa

categoria il 6,3% dei giovani al di sotto dei 19

anni, il 17,3% di coloro che si trovano nella

fascia di età superiore (20-24) e il 19,7% dei

25-29enni.

Relativamente al gruppo dei NEET 20-24enni

Eurostat fornisce sia il dato rilevato a livello

di UE-28 (5 milioni di NEET, pari al 17,3% del

totale dei giovani appartenenti alla stessa

fascia di età), sia il dato disaggregato a livello

nazionale.

Da questo punto di vista risulta

particolarmente difficile la situazione

dell’Italia in cui è NEET un giovane su tre nella

fascia di età 20-24 anni (31,1% del totale),

seguono Grecia (26,1%), Croazia (24,2%)

Romania, Bulgaria, Spagna e Cipro con

percentuali oscillanti tra il 22 e il 24%.

Decisamente migliore la situazione dei Paesi

del nord: Paesi Bassi, Lussemburgo,

Danimarca, Germania, Svezia e Austria hanno

un’incidenza percentuale di NEET nella fascia

20-24 anni che varia dal 7,2% al 9,8%; (stesso

dato anche a Malta); un po’ più alta la

percentuale registrata in Repubblica Ceca

(10,8%) comunque al di sotto del dato medio

Ue.

Confrontando, infine, il dato 2006 con quello

2015 se ne osserva la sostanziale stabilità a

livello Ue (16,3% nel 2006 e 17,3% nel 2015),

ma si registrano cambiamenti importanti a

livello nazionale: sono ben 18 i Paesi in cui i

NEET aumentano. Ancora una volta la

situazione più pesante si registra in Italia e

Grecia con aumenti di 9,5 e 9,3 punti

percentuali rispettivamente; su livelli

analoghi gli aumenti registrati da Spagna e

Cipro (9 e 8,5 punti percentuali di aumento

rispettivamente), mentre va segnalato che

anche nella virtuosa Danimarca si è registrato

un aumento dei NEET di quasi 5 punti

percentuali negli ultimi dieci anni.

12 agosto 2016 | EUROPA SOCIALE | per

approfondire

Eurobarometro di

primavera: i dati

Secondo i dati contenuti nell’ultimo

sondaggio realizzato dall’istituto

demoscopico europeo, nella percezione dei

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cittadini, le principali sfide che l’Ue deve

affrontare sono rappresentate da

immigrazione e terrorismo, mentre sembra

radicato e forte il sostegno espresso dai

cittadini nei confronti delle priorità indicate

dalla Commissione europea.

A dirsi preoccupati per l’intensificarsi dei

flussi migratori e per la sempre maggiore

difficoltà nella gestione sono 48 cittadini

europei su 100 (10 in meno rispetto alla

precedente rilevazione), sono invece 39 su

100, ma sono 14 in più rispetto alla

precedente indagine, coloro che collocano in

cima all’elenco delle preoccupazioni il

terrorismo.

Sostanzialmente stabile la preoccupazione

per la crisi economica (segnalata dal 19%

degli europei con un calo di 2 punti

percentuali rispetto all’Eurobarometro

d’autunno), quella per la salute delle finanze

pubbliche (16%, con un calo di un punto

percentuale) e quella relativa alla

disoccupazione (15%, -2 punti percentuali).

Degno di particolare attenzione, in un tempo

difficile per l’Ue che si appresta a celebrare il

sessantesimo anniversario del Trattato di

Roma è il dato relativo al consenso che i

cittadini europei esprimono in tema di libera

circolazione:

Il consenso è maggioritario sia in termini di

dato aggregato (espresso dal 79% dei

cittadini europei) sia in termini di dato

nazionale. In tutti Paesi, dal Regno Unito

(63%) alla Lettonia (95%), la maggioranza

degli intervistati è a favore della libera

circolazione.

La maggior parte degli europei ritiene inoltre

che la libera circolazione delle persone, delle

merci e dei servizi all'interno dell'Unione

costituisca uno dei risultati più positivi

raggiunti dall'Ue (56%), insieme alla pace tra

gli Stati membri (55%).

29 luglio 2016 | EUROPA SOCIALE | per

approfondire

Piattaforma contro lo

spreco alimentare

È stata presentata il primo agosto 2016 la

Piattaforma europea contro lo spreco

alimentare, stimato in 88 milioni di tonnellate

di cibo all’anno.

Si tratta di un network europeo a cui

aderiscono ad oggi 37 soggetti (ONG,

Università e Associazioni di categoria).

Partecipano alla Piattaforma come invitati:

gli Stati membri, il Comitato delle Regioni

(CdR), il Comitato Economico e Sociale

Europeo (CESE) e le Agenzie Onu che si

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occupano di cibo, sviluppo e ambiente (FAO,

OCSE e UNEP).

È previsto, inoltre, un ruolo di osservatori per

i Paesi EFTA (European Free Trade Ares).

La Piattaforma è parte del Piano d’azione Ue

per l’economia circolare 2015 ed è stata

costituita per massimizzare e unire gli sforzi

in vista dell'Obiettivo di sviluppo sostenibile

12.3: dimezzare, entro il 2030, gli sprechi

alimentari globali pro capite a livello di

vendita al dettaglio e di consumatori e

ridurre le perdite alimentari lungo le catene

di produzione e approvvigionamento.

Gli attuali aderenti sono stati selezionati in

base a criteri quali: l’esperienza nella

prevenzione degli sprechi alimentari, la

capacità di raggiungere le parti interessate,

la copertura di attività e interessi della

catena del valore nel settore alimentare.

La Piattaforma sosterrà tutti i soggetti

interessati nel definire le azioni necessarie

lungo tutta la catena del valore nel settore

alimentare, nel promuovere la cooperazione

intersettoriale, nel condividere le migliori

pratiche e nel valutare i progressi compiuti

nel tempo.

1 agosto 2016 | EUROPA SOCIALE | per

approfondire

Giornata in memoria

dell’olocausto romSi è celebrata il 2 agosto 2016 la giornata

europea in memoria delle vittime

dell’olocausto rom. L’istituzione della

ricorrenza si deve al Parlamento europeo e

alla Risoluzione da questo approvata

nell’aprile 2015.

L’Aula di Strasburgo non si è limitata a varare

la ricorrenza (in concomitanza con la notte in

cui tra il 2 e il 3 agosto 1944 nel lager di

Auschwitz –Birkenau furono uccisi 3.000 rom)

ma ha esortato gli Stati membri a dare a

questa data la giusta attenzione ricordando

l’attuale situazione di difficoltà dei rom in

Europa ed esprimendo «profonda

preoccupazione per l’aumento di un

sentimento anti-rom in Europa

accompagnato spesso da violente

aggressioni».

Celebrando la ricorrenza, il primo

vicepresidente della Commissione europea

Frans Timmermans e la commissaria europea

per la Giustizia, la tutela dei consumatori e la

parità di genere, Vera Jourová hanno

ricordato come i morti di quella notte «erano

tra le centinaia di migliaia di vittime del

genocidio dei Rom perpetrato dai nazisti e

dai loro alleati».

Secondo i due commissari, questo ricordo è

particolarmente importante «in un contesto

di retorica separatista, di discorsi che incitano

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all'odio e di crimini motivati dall'odio in

aumento».

Per questa ragione, concludono Timmermans

e Jourová è importante proseguire l’impegno

per promuovere la conoscenza: «molte

persone ignorano che i rom sono stati

perseguitati dal regime nazista. L'olocausto

dei Rom è un tema poco riconosciuto e poco

trattato nella scuola» e per migliorare

l’integrazione dei rom: non dobbiamo

dimenticare che anche oggi in Europa troppi

Rom sono oggetto di discriminazione e

vittime di discorsi che incitano all'odio e di

crimini motivati dall'odio»

2 agosto 2016 | EUROPA SOCIALE | per

approfondire

Immigrazione ecittadinanza

A cura di ANOLF Lombardia

#Team Refugeessotto la bandieraolimpica

Per la prima volta nella storia le gare

olimpiche hanno visto schierati anche dieci

atleti riuniti sotto il vessillo a cinque cerchi

nel Team Refugees.

Si tratta di sei corridori provenienti da Etiopia

e Sudan, due nuotatori siriani e due judoka

della Repubblica Democratica del Congo.

«L’iniziativa di inviare una squadra di rifugiati

ai Giochi di Rio è senza precedenti e manda

un forte messaggio di sostegno e di speranza

per i rifugiati in tutto il mondo in un

momento in cui il numero di persone

costrette ad abbandonare la propria casa a

causa di conflitti e persecuzioni è senza

precedenti. La popolazione mondiale di

rifugiati, sfollati e richiedenti asilo ha

raggiunto un record di 59,5 milioni alla fine

del 2014 ed è in continuo aumento da allora»

– scrive in un comunicato l’UNHCR, l’Agenzia

delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La

partecipazione dei 10 atleti coincide con la

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campagna #WithRefugees promossa

dall’UNHCR ed il COI, il Comitato Olimpico

Internazionale. #WithRefugees è una

petizione per chiedere ai governi di garantire

ad ogni rifugiato istruzione, casa e lavoro.

Come i cinque cerchi olimpici si intrecciano a

formare un unicum pieno di colore ed

armonia, così i 10 campioni si stringono

insieme per testimoniare un’unica grande e

semplice verità: il bisogno di fare squadra a

livello internazionale per migliorare la

condizione del singolo e della comunità

intera.

10 agosto 2016 | DIRITTI | per approfondire

Un’ App per i rifugiati

È stata lanciata dall’Ufficio Europeo di

Sostegno all’Asilo (EASO - European Asylum

Support Office) un’ App per smartphone e

tablet ideata per consentire ai richiedenti

asilo il rapido reperimento di informazioni in

inglese e in alcune lingue non europee

(arabo, Tigrino, lingua curda centrale – Sorani

e lingua sudafricana Kumjani) circa i

programmi di reinsediamento, i diritti e gli

obblighi determinati dalla condizione di

richiedente asilo, i Contact points nazionali e

altri elementi utili per affrontare la

condizione di rifugiato.

L’App rappresenta l’ultima iniziativa nel

quadro dell’implementazione del

programma integrato di informazione e della

Campagna di comunicazione ed è il

dispositivo con il quale l’EASO intende

promuovere ricollocamenti sicuri da Italia e

Grecia verso altri Paesi UE.

Naturalmente l’App è scaricabile

gratuitamente ed è disponibile sia per

Android sia per IOS.

Nell’App si trovano anche una mappa

interattiva per l’individuazione degli

Hotspots dove essere registrati come

richiedenti asilo e alcune storie di successo di

richiedenti asilo che hanno portato a termine

le procedure di ricollocamento.

Orgoglio e soddisfazione sono stati espressi

in occasione della presentazione dell’App da

Jose Carreira, direttore esecutivo di EASO

che ha parlato di «pietra miliare capace di

rivoluzionare il modo di lavorare dell’Ufficio

e di far crescere la fiducia nei programmi

europei di ricollocamento» scoraggiando al

tempo stesso sia l’intrapresa di vie illegali da

parte dei richiedenti asilo sia le loro

aspettative irrealistiche.

2 agosto 2016 | ASILO | per approfondire

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Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016

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Aumentano in Italia leimprese gestite daimmigrati

Hanno superato quota 550.000 le imprese

gestite da stranieri immigrati in Italia, mentre

l’avvio di nuove attività è cresciuto anche nel

2015, perfino in settori maturi dai quali gli

imprenditori autoctoni si allontanano. «Un

segnale positivo, in termini di emersione dal

sommerso, promozione socio-economica e

integrazione» sottolineano gli autori del

Rapporto Immigrazione e imprenditoria

2016, curato dal Centro studi e ricerche

Immigrazione Dossier statistico (Idos) che il

18 luglio ha reso note le anticipazioni dello

studio.

Le imprese condotte da lavoratori nati

all’estero rappresentano quasi un decimo di

quelle registrate negli elenchi delle Camere

di commercio italiane: il 9,1% rispetto al 7,4%

del 2011. Si conferma infatti la forte spinta

degli immigrati all’avvio di nuove attività: il

numero delle nuove imprese iscritte nei

registri camerali è stato di 68mila nel 2015,

+1,4% sul 2014 e +5% rispetto allo stesso

dato del 2011, pari a quasi un quinto di tutte

le iscrizioni registrate nell’anno (18,3%). Si

attesta all’11,6%, invece, l’impatto delle

aziende degli immigrati sulle cancellazioni,

quasi lo stesso numero del 2014 (+0,3%).

Come a dire, osserva il Rapporto Idos, «che

pur a fronte di un significativo turn over,

segno delle persistenti difficoltà, i lavoratori

immigrati continuano a distinguersi per un

marcato dinamismo, incidendo così in modo

rilevante sul saldo positivo tra tutte le

imprese iscritte e cancellate dai registri

camerali nel corso dell’anno, il migliore dal

2011».

Con oltre 20.000 imprese in più in un anno

(+6,5% sul 2014) e un aumento di oltre

77.000 dal 2011 (+30,3%), il settore dei

servizi conferma il proprio ruolo di traino,

coprendo l’80% della crescita complessiva (e

il 60,4% di tutte le imprese registrate alla fine

dell’anno). Commercio e costruzioni si

confermano i comparti prevalenti, ma

l’edilizia cede il passo ai più elevati ritmi di

incremento segnati dalle attività di alloggio e

di ristorazione e da quelle dei servizi alle

imprese. Marocco, Cina e Romania sono i

Paesi dai quali proviene il maggior numero di

responsabili di imprese individuali, mentre il

Bangladesh si distingue per l’incremento più

sostenuto. Lombardia e Lazio, e al loro

interno Milano e Roma, rimangono le aree

dove sono maggiormente diffuse le attività

imprenditoriali straniere.

«Siamo di fronte a un folto gruppo

imprenditoriale che, se adeguatamente

sostenuto, può funzionare come un perno su

cui innestare promettenti azioni di co-

sviluppo» sostengono i responsabili dell’Idos.

23 luglio 2016 | INTEGRAZIONE | per

approfondire

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Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016

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Cooperazione allosviluppo

A cura di ISCOS Lombardia

OCSE: i privatiinvestano nellosviluppo sostenibile

Si intitola “Investire nello sviluppo

sostenibile, scegliere il futuro” il Rapporto

che l’Organizzazione per la Cooperazione e lo

Sviluppo in Europa (OCSE) ha pubblicato

nell’estate 2016.

Partendo dagli «ambiziosi passi compiuti

nell’anno 2015» il Rapporto sottolinea

l’importanza della mobilitazione di risorse

pubbliche e private per il raggiungimento

degli Obiettivi in una prospettiva che è

radicalmente cambiata rispetto al passato.

Non saranno sufficienti, si legge nel

Rapporto, impegni di risorse pari al 130

miliardi di dollari che nel 2015 sono stati resi

disponibili sotto forma di Aiuti Pubblici allo

Sviluppo; dalle stime recenti emerge una

necessità di risorse quantificate in una

forbice tra i 3.500 e 4.000 miliardi di dollari

all’anno, il cui impatto non deve limitarsi ai

soli Paesi poveri ma deve coinvolgere tutti,

con un cambio di prospettiva e di approccio

molto profondo.

«L’investimento nello sviluppo sostenibile è

un investimento intelligente» affermano gli

autori del Rapporto, perché guarda al futuro,

apre opportunità e rende chi investe

«prospero» «proattivo» e capace di gestire in

maniera più efficace i rischi determinati dalla

competitività del mercato.

Ciò vale, sostiene OCSE, non soltanto per gli

attori pubblici, chiamati a cambiare

prospettiva nelle loro politiche di

perseguimento degli Obiettivi dello Sviluppo

Sostenibile, ma anche per le imprese e gli

investitori privati: alcune esperienze

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Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016

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dimostrano che per soggetti con queste

caratteristiche l’investimento nei Paesi che

devono colmare un gap di sviluppo

rappresenta un’opportunità e a sua volta

genera ricadute positive sui Paesi destinatari

in termini di infrastrutture, innovazione e

servizi.

Se questi sono i presupposti, prosegue OCSE,

si tratta di trovare la strada o le strade per

liberare il potenziale degli investimenti

provati nel perseguimento degli Obiettivi

dello Sviluppo Sostenibile.

Il Rapporto individua cinque ambiti-chiave

per lo sviluppo del potenziale degli

investimenti privati: l’investimento straniero

diretto, il finanziamento misto, la

misurazione dell’impatto delle risorse

pubbliche sulla mobilitazione di quelle

private, gli investimenti a impatto sociale e la

responsabilità sociale di impresa.

In ognuno di essi concludono gli Autori, i

soggetti pubblici hanno sempre un ruolo di

stimolo e di amplificazione del potenziale che

il privato può esprimere.

18 agosto 2016 | SVILUPPO SOSTENIBILE |

per approfondire

Aiuti Ue per la regione

del lago Ciad

La Commissione europea ha annunciato uno

stanziamento di 12,5 milioni di euro di aiuti

umanitari a sostegno delle popolazioni della

Nigeria, del Niger e del Camerun alla luce

dell'aggravarsi della crisi umanitaria.

Nove milioni andranno a sostegno delle

popolazioni della Nigeria, due milioni

andranno al Niger e un milione e mezzo al

Camerun.

Questi fondi sono stati stanziati in seguito

alle violenze perpetrate dal gruppo

terroristico Boko Haram dalla parte

settentrionale della Nigeria, che hanno

gravemente destabilizzato la regione del

lago Ciad e provocato lo sfollamento di

milioni di persone.

Il Commissario per gli Aiuti umanitari e la

gestione delle crisi, Christos Stylianides, ha

definito «allarmante» il numero di persone

che hanno difficoltà a trovare cibo e

«drammatica» la situazione della Nigeria,

sottolineando la necessità di un intervento

«urgente» per mettere la parola fine alle

sofferenze delle fasce più deboli della

popolazione con riferimento ai bambini.

I fondi (che si aggiungono a quelli

precedentemente stanziati per la stessa

regione e portano l’ammontare 2016 a 70

milioni di euro) sono aiuti di emergenza;

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Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016

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garantiranno accesso ad alimentazione,

acqua e cure sanitarie e sicurezza degli

operatori umanitari impegnati sul campo.

04 agosto 2016 | AIUTI UMANITARI | per

approfondire

Volontari Ue per gli

aiuti umanitari

Sono aperte le candidature ai primi posti

vacanti pubblicati nel quadro dell'iniziativa

dell'Unione europea "Volontari dell'Unione

per l'aiuto umanitario". Nel corso dell'estate

ne saranno pubblicati altri.

I primi volontari saranno distribuiti nelle

regioni colpite da calamità in tutto il mondo

alla fine del 2016, dopo una formazione

approfondita.

L'iniziativa è aperta ai cittadini dell'Ue e offre

opportunità a volontari esperti e meno

esperti maggiorenni.

Si cercano volontari con qualifiche e

competenze diverse in ambiti quali: scienze

politiche, ingegneria, economia, scienze

sociali, contabilità e istruzione. I volontari

dell'Unione per l'aiuto umanitario non

saranno impiegati in situazioni di grave

emergenza, ma lavoreranno con le comunità

locali per fornire un sostegno pratico ai

progetti umanitari.

04 agosto 2016 | AIUTI UMANITARI | per

approfondire

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Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016

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Progetti

ISCOS: Viaggio sui luoghi di “Latte fonte di vita”

Data inizio Data fine

Dicembre 2011 In corso

SoggettiPartner

Promotore : Iscos Lombardia

Partners Operazione Mato Grosso, Seminario Señor de Pomallucay

Cofinanziatore: Operazione Mato Grosso

Abstract progetto eco-sostenibile di cooperazione allo sviluppo che punta a migliorare laqualità della vita delle comunità locali, fornendo ai giovani del luogo nuovecompetenze e concrete opportunità lavorative, evitando così che abbandoninole loro terre per “cercare fortuna” nelle grandi città, o peggio, emigrino nellazona della foresta amazzonica per essere assoldati nelle piantagioni di coca.

Con il progetto “Latte fonte di vita” si intendono aumentare le competenze deigiovani della zona in ambito agro-zootecnico attivando una stalla-modello.L'iniziativa, poi, vuole inoltre raggiungere uno scopo più ambizioso che va al dilà della durata del progetto: promuovere la nascita di una rete di stalle familiaricollegate alla stalla-modello, cioè una serie di piccoli allevamenti bovini aconduzione familiare o vicinale che seguano criteri di conduzione ragionevoli esappiano autosostenersi economicamente con un conseguente miglioramentodelle condizioni di vita della popolazione locale. A tal fine verranno attivati corsidi formazione in ambito zootecnico ed al termine del ciclo di formazione ogniragazzo riceverà un capo di bestiame di razza per poter iniziare insieme ad altrigiovani una stalla familiare.

Attività previste:

Realizzazione di corsi di formazione della durata biennale per ragazziprovenienti dalle aree interessate dall’intervento.

Costruzione di una casa-foresteria per ospitare i ragazzi e gli operatoridel progetto durante la fase di formazione.

Costruzione di una stalla modello per l’allevamento bovino.

Costruzione di locali per la lavorazione del latte, produzione estagionatura del formaggio.

Creazione di una rete di stalle familiari collegate alla stalla modellogestite dai ragazzi formati durante le attività del progetto dando loro un capodi bestiame per l’avvio di piccole imprese agro-zootecniche (con la possibilitàdella creazione di una cooperativa);

Sensibilizzazione sul territorio lombardo

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Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016

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Comunicazioni sull’attività in corsoIscos Lombardia ha promosso un viaggio sui luoghi del progetto “Latte Fonte di Vita” (Sierra

Peruviana nelle città di Pomallucay, Ututupampa, Vincococha, Humanhuauco, Uchusquillo,

Pucayacu). I partecipanti hanno avuto modo di visitare (Perù, Regione dell’Anchas e abbiamo

visitato la stalla, la casa foresteria e la latteria dove producono il formaggio oggetto di apprezzata

degustazione.

Al ritorno una breve riflessione condivisa su ciò che resta da fare:

reperire altri fondi per:

la centralina elettrica che permetterà alla stalla di di funzionare a pieno regime:

il nuovo trattore

i Kit di sementi

la formazione.

Maggiori informazioni:

diari di viaggio | sito Iscos Lombardia | Profilo Facebook Iscos Lombardia

Bacheca 05 / 30 settembre 2016, Sesto San Giovanni

(Cinema Teatro Rondinella)

Dodicesima edizione del Labour Film Festival: Film,

documentari e corti d’autore che trattano di lavoro e

temi sociali. L’iniziativa è promossa da Acli e Cisl

Lombardia con la collaborazione del Circolo giovanile

socioculturale Rondinella. | info »

Redazione:Marina Marchisio, Miriam Ferrari, Paola Bordi, Luis Lageder, Tino Fumagalli

Con il contributo di In collaborazione con

FNP – Lombardia Associazione per l’incontro

delle culture in Europa (APICE)