2 Campo de’ fiori · Editore Accademia Internazionale D’Italia, Presidente e Direttore Sandro...

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I siti

www.campodefiori.biz e www.accademiainternazionaleditalia.itsono già visitatissimi e da oggi è possibile vedere e scaricare tutti i numeri di Campo de’ fiori dal primo fino all’ultimo uscito.

E’ attivo il sito

www.campodefiorionline.itNuova testata giornalistica in rete, iscritta al Reg.Trib.VT n. 543. Editore Accademia Internazionale D’Italia,

Presidente e Direttore Sandro Anselmi, Direttore Responsabile Luca De Santis. Conterrà le news ed accoglierà tutte lenotizie che voi vorrete inviare agli indirizzi di posta elettronica

[email protected] e [email protected] auguro possa avere lo stesso successo del fratello Campo de’ fiori.

sforzo non indifferente necessario a realiz-zare il “bel prodotto”, che cresce semprepiù. E’ come un bel gabbiano che volasempre più forte e sempre più in alto e titrascina nei cieli azzurri, liberi ed infiniti.Sempre più amici stanno collezionando erilegando Campo de’ fiori e vorrei, però,consigliare di sottoscriverne l’abbonamen-to, per evitare, come sembra, che a moltepersone non arrivi a domicilio. Preciso, atal proposito, che la distribuzione è fattada personale serio e motivato ed in manie-ra capillare, specialmente a CivitaCastellana dove, oltre al sistema porta aporta, viene distribuito presso i negozi e gliuffici pubblici. Il numero dei pezzidistribuito nella nostra città è di8.500 circa, numero di gran lunga supe-riore a quello necessario che si stima in6.500 circa. Una spiegazione può esserequella che molte persone ne prendano piùcopie per darle ai loro parenti ed amici cherisiedono fuori città, sottraendole magaridalle cassette della posta dei vicini. Cosìchi poi non l’ha ricevuto, viene a lamenta-re la cosa in redazione, e qui riceve di

nuovo la copia.E’ un po’ che non mi profondo nei ringra-ziamenti ai collaboratori sempre più bravi enumerosi, e mi scuso con gli autori degliarticoli che non vengono pubblicati soloper mancanza di spazio. Voglio chiudereperciò con un grosso GRAZIE a tutti: allaredazione, ai grafici, ai giornalisti, ai distri-butori, alla tipografia, ai collaboratori, aicarissimi lettori ed ancora ai preziosi spon-sor, che riferiscono soddisfazione e riscon-tro al loro messaggio pubblicitario esostengono e fanno crescere sempre piùquesto mio grande sogno, contribuendoanche alle attività sociali e benefichedell’Accademia Internazionale D’Italia e diCampo de’ fiori. GRAZIE ANCORA.

Sandro Anselmi

Sono stracolmo di gioia nel comunicareche Campo de’ fiori è significativamentepresente nella capitale, oltre che in tutti ipaesi già elencati. Ho ricevuto, al proposi-to, gentili conferme di amici lettori, semprepiù numerosi ed affezionati, che si sonoproposti di collaborare con impegno e pas-sione. E’ evidente così che anche Romaaveva bisogno di un giornale che ricercas-se le tradizioni, le radici e desse spazio allecose pulite e belle. Se questo è il segretodel nostro successo, sono soddisfatto diaverlo intuito fin dalla nascita del mioCampo de’ fiori che è, e sarà, un giornaleper tutti e tutte le famiglie. E’ un giornaleche non serberà mai brutte sorprese anessuno, che è sempre vicino alle fasce piùdeboli e disagiate, che non conterrà maiparolacce, né immagini indecenti, né criti-ca gratuita, che è già strumento di lezio-ne nelle scuole, che non sarà mai servo dipartito e che non gode di NESSUN FINANZIAMENTO PUBBLI-CO!!! - Questo è orgoglio. L’emozione che scaturisce da una fortepassione, ripaga ampiamente tutti dello

LEI E’ IL LETTORE N. 500.000 E CON LEILEI E’ IL LETTORE N. 500.000 E CON LEI

ALTRE 5.000.000 DI PERSONE HANNOALTRE 5.000.000 DI PERSONE HANNO

LETTO CAMPO DE’ FIORILETTO CAMPO DE’ FIORI

Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina, Vasanello, Soriano Nel Cimino,

Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola, Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano,

Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese, Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto,

Otricoli, Narni, Terni, Amelia, Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Anguillara, Trevignano, Bracciano, Canale Monterano, Mazzano, Campagnano,

Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Rignano Flaminio, Morlupo, Castelnuovo di Porto,

Riano, Ostia, Nettuno, Anzio, Fregene e nei migliori locali di Roma, in tutte le stazioni MET.RO. Spedito a tutti gli abbonati in Italia e all’estero,

inviato ad Istituzioni Culturali e sedi Universitarie italiane e straniere, a personaggi politici, della cultura, dello sport e dello spettacolo.

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La sconsolazione, il vuoto lasciato dallamorte del grande Giovanni Paolo II, ha tro-vato un dolce sollievo nella figura delnuovo Pontefice Benedetto XVI. La manife-sta intenzione di voler proseguire l’operatodel suo predecessore, ha dato a tutti lacertezza che gli importanti equilibri esi-

stenti vengano mantenuti e rafforzati e cheil suo percorso sarà sempre chiaro e dirit-to. E’ stato bello che Papa Ratzinger abbiaonorato la memoria del SUO AMICO, ricor-dandolo subito appena eletto, ed è ancorpiù bello avere appreso che, anziché atten-dere i cinque anni previsti, abbia subito

avviato il processo per la sua beatificazio-ne. Quella luminosissima stella (come hodetto nel numero 16 di Campo de’ fiori) èdivenuta stella polare ed indicherà persempre il cammino d’amore, di fede e disperanza per il nostro Pastore che coltiveràla vita e ci condurrà per le strade di Cristo.

L’amore di Cristoè l’e terna luce

che non muore mai

i PAPARAzzi di PAPARAtzingerM’è parso che il nuovo Papa, S.S.Benedetto XVI, abbia subito rivelato uncarattere dolce e buono ed il timore delsuo rigore tedesco s’è subito dissolto. I fotografi e le televisioni, hanno sapiente-mente cercato i momenti più leggeri emeno formali dei suoi comportamenti, aiu-tando l’immediatezza del messaggiomediatico.

Mi ha fatto molto piacere che tante persone di tutte le età, abbiano comunicato in redazione di aver molto gradito la copertina del n. 16 diCampo de’ fiori, dove è raffigurato il Papa Giovanni Paolo II. Tante poi l’hanno voluta conservare per farci un quadro, altre ne hanno fatto unsantino da portare sempre con sé. Vorrei evidenziare una piccola curiosità: il Campo de’ fiori dove si commemora la morte del carissimo PapaGiovanni Paolo II, è il n. 16 e XVI è il nuovo Papa…… Sandro Anselmi

Una luce nel buio

“Signor Quadraroli, ecco il suo pass”.Inizia così un sabato mattina molto particolarefatto di attese, speranze e intense emozioni.Una camminata lungo Via della Con-ciliazione,costeggiando l’imponente colonnato di SanPietro, mi conduce nell’Aula Paolo VI.Una struttura giovane ma dal gusto antico cheiniziava a traboccare di persone, accoglievaanche me, proprio là, in quarta fila.Ora non restava che...aspettare.Nell’attesa, solo un leggero bisbigliare si insi-nuava nelle orecchie dei presenti…ma, ad untratto, quella sala sembrò essere inghiottita dauna quiete irreale.I rintocchi dell’orologio vaticano facevanorisuonare le undici quando, puntuale, eccoapparire, da sinistra, la sagoma inconfondibile

di Sua Santità Papa Benedetto XVI.Un Uomo magro, con un abito bianco chelasciava intravedere le caviglie avvolte da can-didi calzini, stava guadagnando il centro delpalco…ecco arrivare uno scroscio di applausi.Questo forte vibrare di mani spezzava il solen-ne silenzio.Le parole del Sommo Pontefice, interrotte atratti da una folla indisciplinata di giornalisti cheavevano fatto a brandelli il protocollo vaticano,ci stavano mostrando la Forza e, nel contem-po, la semplicità e l’umiltà di Papa BenedettoXVI.I suoi ringraziamenti per il servizio reso duran-te il difficile periodo in cui “Papa Giovanni PaoloII ha chiuso serenamente la sua terrena esi-stenza e…i Signori Cardinali hanno eletto mecome suo Successore”, hanno gonfiato gli occhidei presenti e spinto la voce a scandire ritmica-mente il nome di Papa Benedetto XVI.In quelle parole, in quel volto, in quel sorriso,tutti noi, abbiamo visto la Luce.Papa Benedetto XVI, come il suo indimenticabi-le predecessore Papa Giovanni Paolo II, stavadiventando per noi e per il mondo la lama diluce che squarcia il buio.Nei suoi occhi era viva la voglia di lacerare ilvelo di oscurità dominato dai fantasmi dell’ipo-crisia, dell’egoismo e dell’abbandono.Nelle sue parole, la certezza che si continuerà

a percorrere il lungo cammino verso la globaliz-zazione religiosa lasciato in parte incompiuto daPapa Giovanni Paolo II.Dopo la recita del Padre Nostro e laBenedizione, ci siamo dispersi in quella Piazzatanto cara ai fedeli, portando nell’animo la con-sapevolezza che era stata accesa una piccolaluce capace di illuminare la parte più buia delcuore di ognuno.

di Erminio Quadraroli

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Lando Fiorini:

Da ragazzo, la domenica all’ora di pranzo,quando si era tutti insieme a tavola, siascoltava alla radio una famosa trasmissio-ne romana, “Campo de’ fiori”. Non lo so se in qualche maniera questoabbia contribuito a suggerirmi il titolo dellarivista, ma so che aspettavo quell’appunta-mento per ridere con le battute romane-

sche, ed ascoltare la bellissima sigla che mifaceva sognare. Roma era allora per meuna città emozionante e piena di fascino…era la storia, il passato, il futuro, lo spazioinfinito ed il luogo dei progetti sognati. I filobus strisciavano fra i viali lasciando, lasera, scintillare fiocchi di luce dai fili inmezzo agli alberi. Il magico Tevere scorre-

va silenzioso e lento e le stelle e la luna visi specchiavano dentro. Un ponentinodispettoso spettinava gli amanti e portava,nell’aria leggera, una canzone romana eduna voce calda ed appassionata cantava:“…lungotevere dorme, mentre er fiumecammina……o chitarra romana, accompa-gnami tu”. Quella voce inconfondibile edunica, era quella di Lando Fiorini.Tutto quel sogno me lo chiudevo dentro emi faceva compagnia, di nascosto, nellaquotidianità dei giorni. Fra tante peripezie è arrivato poi il mioCampo de’ fiori che, oggi, mi ha regalatoquesto meraviglioso incontro con quelgrande uomo, quel vero artista. Gentile,buono, disponibile, si è accomodato addirit-tura ai miei impegni per potermi permette-re questa intervista e mi sembra, questa,una prova di grande sensibilità. Lando è unuomo eternamente giovane, non solo nellospirito, ma anche nel corpo ed anche se isuoi capelli neri, da classico “moro latino”,hanno lasciato spazio ad una chioma briz-zolata, l’integrità del “personaggio” non èstata minimamente intaccata. Chi non hamai intonato una canzone del granderepertorio romano e non ha pensato peruna volta di imitare Lando? Lui ha magi-stralmente “letto” le più belle canzoni, hacomposto ed interpretato le più dolci sere-nate ed ha recitato le poesie più toccanti. Quanti cuori ha infranto e quante storie d’a-more hanno trovato con lui l’incanto! Ladolcezza sublime della canzone romana èvolata in tutto il mondo con le note di NINA,o quelle del BARCAROLO ed ancoraCASETTA DE TRASTEVERE e poi PUPOBIONDO……La sua voce toccante, calda, vibrante e maiesasperata, è l’interprete ideale per quelrepertorio melanconico, romantico e sem-pre attuale. La sua vita artistica comincia molto prestoe da buon Trasteverino, nato in Vicolo delCinque, canta molte serenate e si allargaproprio dalle parti di Campo de’ fiori chefrequenta con gli amici Bruno “ilMattaccino”, Luciano “il Tarzan” e“Felicetto”. Ecco perché a Lando piace molto il nomedella mia rivista, perché “te becca subito” eperché, comunque, per lui Campo de’ fioriè “un pezzo de core de Roma”. Per Lando ilvero romano non è quello coatto che c’èsempre stato proposto in maniera distorta,ma quello che “se è necessario te dà ‘namano, che ha sempre vojia de scherzà eche c’ha er sarcasmo de Petrolini… è quel-

Campo de’ fiori

er core de Romadi Sandro Anselmi

er governo? Pijete er governo e lasciace erPapa”.Quando poi Bossi è stato male, allo spetta-colo è stata tolta questa parte. Questo è l’uomo di rispetto! Ricorda con tenerezza la sua visita a PapaGiovanni Paolo II che, mettendogli unamano sulla spalla gli disse: “Lei canti sem-pre le cose belle della vita”. Questo è l’uomo di fede! Lando è forte del suo talento, della sua bel-lissima voce, della sua filosofia di vita deri-vata da enormi sacrifici ( alle spalle dellasua scrivania c’e’ una targa che riporta “Nonfate del bene se non sopportate l’ingratitu-dine” ) ma è forte soprattutto della suafamiglia, unita, semplice, alla mano, “cor core de Roma”.

Io l’ho visto e vi posso direche Lando è più bravo chemai, che ha più voce diprima ed ha ritrovato, dalsuo pubblico, dalla suaRoma, tanto affetto etanto amore, che ad ognispettacolo, lui si commuo-ve sul palco ed il pubblicoin platea in un oceano diapplausi. Per Lando ilPUFF è un pezzo diRoma, di quella Romaautentica e senza tempo,

è la sua “isola”. Ha fatto molti sacrifici perrealizzare questo suo sogno iniziato nel1968. Si dovette vendere, piangendo, perfino lacasa della madre in Trastevere, dovetteavere il coraggio di rinunciare a molte tour-nee e tanti film, ma restava fermo nel volerrealizzare questo grande progetto. I fatti glihanno dato ragione!! Lui che aveva avuto lafortuna di avere maestri insuperati comeGarinei e Giovannini e quella di aver reci-tato con mostri sacri come Aldo Fabrizi,ebbe la costanza e la perseveranza di pro-seguire per la sua strada. Al PUFF hannoiniziato i più grandi dello spettacolo comeEnrico Montesano, Lino Banfi, FiorenzoFiorentini, Toni Santagata, GianfrancoD’Angelo, Tony Cucchiara, Nelly Fieramonti,Toni Ucci, Leo Gullotta, Renato Cortesi,Olimpia Di Nardo, Maurizio Mattioli……Questa stagione è quella della rinascita e,mentre ricorda commosso l’amore dei suoifigli che l’hanno tanto aiutato nei moneti piùdifficili, come quando all’ospedale gli dice-vano che andava tutto bene, nascondendogli occhi gonfi di lacrime, non ha pudorenell’ammettere anche una grande fede inDio e negli Angeli, che gli hanno dato dicerto una mano. Scherza e poi dice che,quando si è presentato lassù, non ce l’han-no voluto perché forse il conto l’aveva giàpagato, ed allora gli hanno detto di tornare

giù per tutto quelloche aveva ancora dafare. È un uomo dirispetto e di fedeprofonda e mai van-tata. Nello spettaco-lo che è in scena alPuff, ci dovevaessere una letterascritta a Bossi chediceva: “ma che t’avemo fatto, ma cheè corpa nostra sequi c’è er Papa e c’e’

lo che se je dai ‘n carcio, te chiede perchéje lo hai dato, ma se je ne dai ‘n’ antro, telo ridà”. Lui ha cantato e difeso la canzoneromana in tutto il mondo e perciò se je toc-chi Roma, tocchi a corente, a lui che Romaj’è moglie, madre e amante. Lando sa diessere un uomo a cavallo di due generazio-ni e, mentre si porta appresso un pezzod’antico, con tutto quello che è positivo, siprotende nel nuovo, nel futuro, con la suaarte e i suoi successi attuali. Nonostante,l’anno scorso, abbia dovuto prendersi unalunga pausa per seri problemi di salute (perfortuna pienamente risolti), ha ripreso lasua attività recuperando alla grande. Infatti i suoi due figli straordinari,Francesco e Carola, hanno comunqueassicurato la stagione del PUFF, miticolocale di Via G. Zanazzo,4 in Trastevere, conlo spettacolo messo su da Francesco e nelquale ha recitato anche Carola, bravissimaattrice. Quest’anno, però, è tornato a ruggi-re il leone che ha battuto tutti i record dipubblico e di critica con lo spettacolo “CIAK…CI GIRA!!! ARIDATECE LA LIRA” (diLongo-Natili-Fiorini, con Camillo Toscano,Mela Battaglia, Valentina Sulli, musiche diVincenzo Romano, coreografia di GabriellaPanenti, costumi di Graziella Pera, collabo-razione ai testi di W. Delle Donne, regia diLando Fiorini), che ha già messo in scenainnumerevoli repliche.

Sandro Anselmi e Lando Fiorini

Festa per i vent’anni del PUFF

Enrico Montesano, Emy Eco e Lando Fiorini

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“Di profilo sembra pazzo”di Loredana Filoni

E’ questo il titolo della commedia dai tonisatirici sulla “video-dipendenza” che èstata rappresentata a Roma, al TeatroManzoni, dal 12 Aprile all’8 Maggio.Protagonisti eccellenti: GianfrancoD’Angelo e Nadia Rinaldi, affiancati daibrillanti Mario Scaletta e RossanaBonafede. A completareil tutto, un promettentecorpo di ballo compostoda quattro elementi:Cinzia Ricciardi, GiulioPangi, Chiara Rosignoli eAndrea De Santis. Latrama è semplicissima e,di tanto in tanto, vienearricchita con delle entu-siasmanti improvvisa-te umoristiche che, aGianfranco D’Angelo,riescono perfetta-mente! Siamo in unmanicomio e quindi,tutto è un po’ “soprale righe”. I medicisembrano i primi adessere pazzi e l’unicopaziente (D’Angelo) èricoverato a causa diun’overdose da tele-visione. L’unica curapossibile è tornare dentro gli stessi pro-grammi che hanno condizionato le suegiornate e provare a distruggerli prima chequesti abbattano lui! I medici tenterannoquesto esperimento, avvalendosi anchedell’aiuto di una infermiera sexy (beninterpretata da Nadia Rinaldi). Tra parodiee reality show, programmi di Maria DeFilippi e film culto, lo spettatore assisterà aquella che, a ben pensare (anche se quiparodiata) è la nostra TV: una TV squalli-da, monocorde e noiosa che, i nostri vali-di personaggi, sanno rendere divertente egoliardica. Al termine, il nostro pazientetornerà alla normalità, mentre medici edinfermieri……ne “usciranno” pazzi!!! Lospettacolo, 2 ore e 40 minuti circa, èsapientemente “condito” di balletti e can-zoni che rendono il pezzo molto originale.

Sempre in forma e brillante l’umorismoimprovvisato di Gianfranco D’Angelo cheha più volte strappato (meritatamente)applausi a scena aperta. Una piacevolesorpresa, per me (che la conoscevo solotelevisivamente), la naturalezza, la simpa-tia, la bravura e la spigliatezza di Nadia

Rinaldi chesembravapienamen-te a suoagio neid i v e r s ir u o l i

da lei interpre-tati, e che nonha avuto timori di sorta, nel ridere di cuoreanche quando il copione non lo prevedeva,rendendocela veramente “genuina”, spon-tanea ed accattivante. Una nota a partemeritano i quattro ballerini. Bravissimi eben preparati. In particolare, a mio modesto parere, unplauso in più va ad Andrea De Santis: bal-lerino dal talento notevole, molto “sciolto”,quasi acrobatico, che, sicuramente, avràun futuro di successi in questo settore.Anche se è una satira, c’è un fondo dimorale in tutta la rappresentazione: oggil’uomo e perfino i bambini, sono video-dipendenti; la TV è divenuta un oggettoindispensabile, come il frigorifero, il gas, laluce ecc. E’ una sorta di “droga” dalla

quale, per troppi, è difficile staccarsi. Cosìquesto che doveva essere un oggetto disvago puro, e null’altro, è divenuto unostrumento alle volte anche di disgregazio-ne familiare e, come ci fa notare, all’iniziodello spettacolo lo stesso D’Angelo, moltepersone si siedono a tavola con la televi-sione accesa che impedisce loro ogni sortadi comunicazione. Al di là di queste disqui-sizioni, lo spettacolo si segue con piacere,

non ci sono “lentez-ze”, il tutto è moltovivace e vario e lospettatore non hamai momenti di noia.Com’è mia consuetu-dine poi, da quandoho cominciato a scri-vere di spettacolo, altermine, vado a tro-vare gli attori neicamerini e, comepotete notare dallefoto, ho “immortala-to” il momento insie-me ai due protagoni-sti. Nonostante fos-sero stanchi e prova-ti (2 ore e 40 su unpalco sono, indub-biamente, una provafisica e psichica note-vole) mi hanno asse-

condata. Ho ammirato e rispettato la gran-de semplicità di Gianfranco D’Angelo chemi ha subito ascoltata ed esaudita ed eramolto interessato al mio lavoro. Come giàdetto precedentemente, una rivelazionepositiva per me è stata Nadia Rinaldi che,in pubblico, appare, alle volte, forse un po’aggressiva e troppo sicura di sé, ma che ame, osservandola in camerino, è parsa unadonna timida, sensibile e quasi “da cocco-lare”. Mi ha fatto molta tenerezza, tantoche (Nadia mi scuserà) nel vederla, istinti-vamente le ho dato del tu, perché l’ho sen-tita vicina, umana e sincera. Tanti auguro-ni di futuri successi sempre crescenti atutti.

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Il personaggio misteriosoVi invitiamo ad indovinare il personaggio misterioso ripro-dotto nella foto sotto.I primi cinque che lo identificheranno e ne daranno comu-nicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premioofferto dalla Profumeria Paolo e Concetta:

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QUINTE ALLA RIBALTAVivere in musica: MARIA BRUNI

Qualche settimana fa erocomodamente sprofondatoin una poltrona di una delletante sale cinematografichedi Roma; sullo schermo sta-vano scorrendo i titoli ditesta di un atteso film diCarlo Verdone ed un coppiaseduta alla mia sinistra par-lottava, sommessa, preda diquella abituale frenesia che

libera la nostra ansia di attesa dell’inizio delfilm: “Certo, quanta gente per fare un Film!”,disse la ragazza mentre si alternavano i nomidi scenografo e sceneggiatore, costumista edarredatore: “Si ma che strazio, facevo intempo a comprare i pop corn!” fu la rispostalapidaria del compagno mentre l’assistentealla regia scompariva dallo schermo. Ecco,spesso le idee nascono semplicemente, daepisodi come questo! I commenti dei due gio-vani, infatti, mi avevano convinto che eranecessario “rendere giustizia” a tutti coloroche operano dietro le quinte dello spettacoloe della vita, senza l’attività dei quali non cisarebbero ribalte. Presentare alcuni di loro algrande pubblico dei lettori, dunque, significaalmeno in parte rendere omaggio al loro lavo-ro. QUINTE ALLA RIBALTA, dunque e “Su ilsipario!”. Incontrare Maria Bruni è un espe-rienza che non si dimentica!Professionalmente è come incontrare l’enci-clopedia della musica, che lei usa per addolci-re o sottolineare i fatti della vita con sottofon-di sonori, filtrati da una straordinaria sensibi-lità musicale – personale e sempre in perfet-to sincronismo con la natura dell’avvenimen-to; caratterialmente è esplosiva nella suaschiettezza e giovialità di persona adamantinae da consigliare come cura per i depressi, inquanto piena di “gioia di vivere” che esprimein sonore risate divenute un “cult” per i colle-ghi della RAI. Possiede, inoltre, un’ironia graf-fiante ed una naturale propensione a non per-donare interlocutori poco professionali, nonesitando ad apostrofarli con epiteti poco lusin-ghieri (quando ce vò..ce vò..). Maria Brunilavora a Roma nel “mitico” centro RAI di SaxaRubra, edificato utilizzando un vecchio pro-getto redatto per un “carcere di massimasicurezza”; ed infatti venendomi incontroall’ingresso con il suo sorriso smagliante, miapostrofa con un sonoro “ciao, benvenuto adAlcatraz!”. Giornalisticamente si cominciabene! Giunti alla sua “cella – studio”, arreda-ta con migliaia di CD, vecchi 33 e 45 giri, ecolma di strumenti pieni di Led accesi, miviene subito spontaneo chiederle che cosa cifa una musicista come lei con due diplomi diconservatorio (pianoforte e percussioni), con-certista, doppiatrice-cantante di films, specia-lista in colonne sonore e, sospetto, anchecompositrice, in quella stanzetta di stilemonastico anche se computerizzata. Mariasorride, lei se lo è già chiesto da tempo, ma ilsuo destino di musicista è mutato nel 1970,all’età di 25 anni, quando, più per curiosità

che per convinzione, “tentò” ilcolpaccio, vale a dire partecipòal concorso bandito dalla RAIper “assistente musicale” e lovinse assieme ad altri due par-tecipanti su 180 concorrenti.Maria afferma, con modestia,che fu molto assistita dalcosiddetto “quoziente C…” maio son convinto, leggendo trale righe del suo colorito rac-conto, che la sua esperienza èstata simile al cinematografico“DENTONE” di Alberto Sordi(chi non lo ricorda!) dove ilclientelismo si inchina per unavolta, almeno al cinema, allabravura. Voglio ora conoscere la tipologia delsuo lavoro, dato che è lei a “rivestire” di musi-ca il TG1 il TG2 e il TG3 e tutte le rubriche chefanno riferimento ai telegiornali che si svolgedalle ore 15 alle ore 23,30 tra un forsennatosquillare del telefono e l’ascolto di musiche direpertorio. La “scaletta” inizia dal serviziogiornalistico di cui Maria prende visione, quin-di lei fa appello alla sua esperienza, formata-si dalla conoscenza personale di brani, o siaffida all’ascolto di ore ed ore di musica perselezionare, alla fine, pochi minuti od addirit-tura pochi secondi, adatti a “sonorizzare” ilservizio. A questo punto servizio giornalisticoe sottofondo musicale vengono affidati al“montatore” che provvede a sincronizzare iltutto prima di mandarlo in onda. Faccio uncalcolo mentale del suo numero dei TG e dellerubriche trasmesse durante il lasso di tempoche la riguarda e le chiedo in che modo fafronte a tutte quelle richieste. “A parte alcuniperiodi – mi risponde – in cui si può godere dipause come nei servizi gestiti con i ‘coccodril-li’, il segreto dell’efficienza si concentra nelrapporto di fiducia e conoscenza degli addettiai lavori; vale a dire che ‘conosco i miei polli…’ovvero, per esperienza di lavoro comune,sono al corrente delle esigenze e dei gusti deisingoli giornalisti e loro si affidano alla miaprofessionalità”. Faccio i debiti scongiuri edun’altra domanda: “Maria hai mai compo-sto della musica tua per i servizi?” .Maria salta quasi sulla sedia e scoppia a ride-re sonoramente: “No, no per carità!” affermacon enfasi “possiamo usare solo musica direpertorio, a tal punto che se anche fischiettiqualunque cosa che non lo è rischi il licenzia-mento in tronco”. Alla faccia della creativitàpersonale! A questo punto dell’intervista èinevitabile un salto nel passato, ai dieci annitrascorsi alla radio in compagnia di grandiattori, Romolo Valli, Paolo Stoppa, RobertoBertea; un lungo elenco di personaggi digrande spessore artistico e poi una lungaserie di concerti con l’orchestra della RAI cul-minati nella grande, indimenticabile, esibizio-ne per l’inaugurazione del Centro Atomicodentro il massiccio del Gran Sasso: “alla fineci sentiamo tutti pieni di ‘neutrini’”, ironizzaMaria con un sospiro immersa nei ricordi digrandi spettacoli e di grandi professionisti.

Stiamo scivolando nel sentimentalismo moltovicino ad onde fluenti di retorica ed è qui,approfittando del momento rilassato, che sfo-dero la domanda, che per tutto il pomeriggioho tenuto in serbo, aspettando il momentoopportuno per scodellarla con semplicità:“Maria, personalmente, cosa ne pensi ingenerale, dell’evidente decadimento diqualità delle trasmissioni RAI e di pro-fessionalità dei suoi partecipanti?!” .Maria è troppo intelligente per cadere nellamia ingenua, anche se amichevole, trappolaper ottenere dichiarazioni “forti” ; ma è ancheuna cara amica ed a modo suo mi accontentaraccontandomi due aneddoti a dir poco esila-ranti e che qui riporto fedelmente: “Un giorno– racconta Maria - mi telefona un collegagiornalista chiedendomi se ho un brano musi-cale intitolato LUSIN GAME (leggi lusingheim)ed io sono costretta, nonostante la mia espe-rienza a rispondere che, purtroppo non loconosco; lui insiste che si tratta di un branocantato da un napoletano del 1900, ed ioincredula chiedo: ma stai forse parlando diRoberto Murolo? E lui di contro..si brava pro-prio quello! Ed allora mi è scappato: sei unidiota!!! Ed al suo come ti permetti…confermol’epiteto aggiungendo che: non solo stai par-lando di un interprete mondiale della canzonenapoletana, che dovresti conoscere, ma nonhai pensato che il titolo del brano si leggesse“napoletanamente” Lusingàme!” Abbiamoriso e pianto a lungo! Il secondo episodio rag-giunge punte incredibili di cinismo: “Una sera,un altro collega mi telefona per avere unbrano musicale da usare come sottofondo adun servizio triste ed in parte macabro: il geno-cidio di bambini Curdi andato in onda qualchetempo fa. Io ritengo più adatto un silenziorispettoso, ma a causa della sua insistenza gliho trasmesso un adeguato brano lento nelsuo incedere, soffice nei toni, rispettoso nel-l’atmosfera grave nelle immagini. Due giornidopo il collega mi richiama chiedendo un altrobrano; io chiedo se ha fatto un altro serviziosullo stesso argomento e la sua risposta milascia senza fiato: “no, Maria, il servizio èsempre lo stesso, ma tu mi hai dato una musi-ca troppo triste…in fondo sono bambi-ni………!!” Ai lettore l’ardua sentenza! A Maria,posso dire, GRAZIE SEI GRANDE!

diMassimo Santini

Maria Bruni

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canti che condivi-dono con Lui l’in-teresse per le sto-rie e le sonoritàd’altri tempi ,misteriose ed affa-scinanti , dei rac-conti popolari tra-mandati di boccain bocca per operadi estemporaneicantori e giullari eforma una primaedizione della

banda a sette elementi . Scenari ideali per leloro rappresentazioni : castelli , rocche ,chiesee, naturalmente, borghi tipici ! Partendo daun’idea di rivisitazione di melodie ,armonie etemi tipici del medioevo e della successivaepoca rinascimentale , i Middle Aging hanno“lavorato” quella materia prima , apportandovicorrettivi per rendere più attuale e quindi frui-bile la proposta musicale finale , scrivendobrani inediti ed inserendo la “corrente” nelleloro esecuzioni ,venandole di sfumature rock

accattivanti , con opportune dosi di chitarrasolista spesso a duellar con flauti ed ottavini !L’avventura musicale dei “ magnifici sette cor-rieri medievali ” muove i primi passi con delleautoproduzioni : “Ancient wind” (1999) segui-to da “Kingdom of desire” (2001)……ma è conil cd del 2003 ,” THE CALL” che i MIDDLEAGING concretizzano al meglio la loro rilettu-ra contemporanea del genere cosiddetto“folk medievale” , forti di un repertorio rodatoe dell’amalgama di gruppo acquisita sul campoper i numerosi concerti realizzati . “In thecastle ” ,brano strumentale introduttivo delprogramma musicale di “THE CALL”, costituitoda un totale di 15 composizioni, sembra sug-gerirci l’immagine di un ponte levatoio che len-tamente si abbassa e ci invita ad entraree……..…l’atmosfera ,dapprima ,sospesa ,realiz-zata con un suono di tastiere in crescendo, cheintroduce l’arpeggio di chitarra ,ci incoraggia aproseguire a passo circospetto……quindi, ilripetitivo giro d’archi e l’entrata in “rullaggio”della batteria seguita da un ottavino solista , ciconfermano che non abbiamo nulla da teme-re…………..la corte è in festa ……..si danza ! Lasequenza successiva è azzeccatissima : sututte, le più intense Over the town ,Few things, Ancient wind , Greensleeves (rivisitazione diun noto “ traditional “) ; come non dimentica-re l’introduzione e gli stacchi intermedi sinuo-si e ronzanti dello strumentale “Musicians”,brano profumato d’oriente e di euforia danze-reccia , caratterizzato dal suono prodotto da“tangenti e manovella” della ghironda , stru-mento a corde di antichissima storia e remotaprovenienza , dapprima sacro e poi divenutoprofano , fedele “compagna” tra le mani ditanti cantastorie , estemporanei rimatori emendicanti , tanto fascinosa quanto difficile dasuonare, magistralmente “tastata” da un vir-tuoso del “pezzo” qual è “mastro”Francesco Basso ! Il cd ,alternanza di branistrumentali e cantati, procede equilibrato espedito ,ora evidenziando la bella voce di“monna Chiara Vecchio”, convincente ed

avvincente cantoresolista , impegnatasu variegati frontiinterpretativi ,orapalesando la com-posita e gustosaarchitettura musi-cale del progetto ela cifra degli esecu-tori . I “ fiati corti ” , flau-to traveso ed otta-vino, la fanno dapadroni ora allegri ora languidi, cedendo ,tal-volta e brevemente , il passo al ben più ingom-brante clavicembalo ……..intensi arpeggi econtrappunti di chitarra classica sono dissemi-nati ovunque e la “cugina elettrica” bardata “asolista” sguscia in ogni occasione di accelera-zione e spazio per un “ricamo”; avete voglia diuna allegra marcia ,abbiamo anche quella :“Rois Louis” , cantato a due voci ,maschile efemminile, in idioma Francese ! L’autonomiadell’Unicorn One è in esaurimento e dobbiamodolcemente virare ….…la conclusiva “THECALL” ci accompagna a ritrovar il nostro pre-sente , quasi udiamo flebili saluti dalla variaumanità evocata dai MIDDLE AGING ;ammantati da una immaginaria progressivacortina di nebbia torniamo ai giorni nostri….ma …ma…il viaggio può ripetersi ……”THECALL” e il suo universo vi attendono per ulte-riori “astrazioni ad personam”..….la stazione diposta per l’attesa di una nuova partenza è :www.middleaging.it . L’acquisto del cd èpossibile tramite il sito www.maracash.com….affrettatevi , i Giapponesi stanno facendoincetta di copie ! NOTIZIA DELL’ULTIMAORA: I Middle Aging saranno a Roma il 19Luglio : nell’ambito di un tour che interesseràvarie città Italiane , suoneranno negli spazi adi-biti solitamente ai concerti nel parco di VillaAda in qualità di “special guest” di (Ritchie)BLACKMORE’s NIGHT ,band del grande chi-tarrista Inglese, già nei Deep Purple e neiRainbow ,ora co-leader con la compagna ecantante Candice Night in questa formazione.DA NON PERDERE ASSOLUTAMEN-TE……..PRENOTATE PERCHE’ L’EVENTO E’DI ASSOLUTO RICHIAMO !

Scheda sinteticaFormazione 2005Chiara Vecchio - voceAlberto Sempio - chitarra acustica ed elettricaDavide Mortarino - bassoRenato Tassiello - batteria e percussioniStefania Bai - flauto ed ottavinoDavide Saccone - tastiereFrancesco Busso - ghirondaDiscografia-Ancient Wind (1999)- Kingdom of desire (2001)- The Call (2003)illustratrice: Maestro Domizia Parrihttp://xoomer.virgilio.it/domizia/Sito band: www.middleaging.itPer acquisto CD: www.maracash.com

Campo de’ fiori 11

Middle AgingMedioevo mon amour

Campo de’ fiori12

La musica “Soul”, ilRock, Il Rhythmand Blues, I figlidei Fiori, arrivava-no come ondategigantesche, quasi asommergere le me-lodie e i gorgheggidei menestrelli nos-trani. Com’era diver-

sa quella musica che racchiudeva l’anima“nera”, la cui voce, “arrochita” da seco-li di schiavitù, cercava pace e giustizia sul-l’opulento palcoscenico del mondo.Quindi“facciamo l’amore, non la guerra”,“mettete dei fiori nei vostri cannoni”erano questi gli slogans della protesta gio-vanile, alla fine degli anni sessanta. E noi? Ragazzi di provincia, assistevamoda lontano, quasi distaccati, alle barricatestudentesche, quando si rivendicava ildiritto allo studio per tutti, subendo le cari-che e contrattaccando alle agguerrite forzedell’ordine. Ci sentivamo solidali, ma impo-tenti, e continuavamo a fantasticare unfuturo migliore, aggrappandoci ai nascenticantautori: dal “sognante” Paoli,“all’incompreso” Tenco, dal “censura-to” De Andrè, ai “rivoluzionari” BobDylan e Joan Baez. Non tutti però, ave-vamo quella volontà ribelle, perché senti-vamo il bisogno di una evasione tipicadella nostra età. Allora vai, con “l’alle-gro” Gianni Morandi, con la “scatena-ta” Rita Pavone, con “il polemico”Adriano Celentano, solo per citarnealcuni. Eravamo felici coi nostri giradischi a“valigetta”, con i pratici mangiadischiportatili in plastica dai colori a tinteforti, testimoni di tante, piccole e innocen-ti avventure amorose. I primi nelle sale o tinelli, dell’innamora-to di turno, i secondi nelle scampagnatecampestri, fatte di allegre “bische” cheaspettavano l’occasione propizia per unabbraccio furtivo e un “ bacetto” volante.Non a caso nel n°10 di “Campo de’Fiori” ho definito la mia, “BeataGioventù”, perché ci si accontentava, inamore, come nei divertimenti, di poco,quel poco che allora ci faceva felici e beati.Mentre scrivo queste cose, mi rendo conto

che difficilmente troverò un riscontro posi-tivo dalle nuove generazioni, è normaleche sia così. Ma il mio intento e lo scopodi questa rubrica del “Come eravamo”, èquello di cercare di ridare gioia ai mieicoetanei, eliminado la tristezza coi ricordi,e suscitare se possibile, curiosità e interes-se in quelli che stanno perdendo questivalori. Come già scritto nella puntata pre-cedente, gli anni ’60 hanno veramentesegnato un cambiamento radicale in tutti icampi, dalla musica all’abbigliamento, dalmodo di vivere così lineare, quotidiano,quasi “piatto”, all’effervescenza delleidee, più progressiste e innovative, eccoperché l’ho definito un secondo rinasci-

mento. Questo rinascimento, personal-mente l’ho riscontrato soprattutto nelcampo musicale, dove come dicevo sopra,nuovi ritmi e sonorità, grazie all’intuizionedei favolosi Beatles, hanno cambiato lastoria della musica. Ho voluto riproporrequi a fianco la copertina originale del disco“Le rondini bianche-Luter King”incisoda Aldo e i Falisci complesso di CivitaCastellana cui sono particolarmente lega-to, perché, anche se non ha avuto il suc-cesso che avrebbe meritato, ha rappresen-tato per noi giovani civitonici degli anni’60, un ideale da seguire, un ideale fatto dipace e di libertà.

Come eravamoI MITICI ANNI ‘60

di Alessandro Soli

Copertina originale del disco “Le Rondini Bianche”(1968) di “Aldo e i Falisci”

13Campo de’ fiori

Storia e Geografia

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Sai dirci in quale anno ci furono“le cinque giornate di Milano?”

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Campo de’ fiori15

Offesa dalle ingiurie del tempo e degli uomini,in Corso Bruno Buozzi, dirimpetto alla bibliote-ca cittadina, si erge in tutta la sua bellezza l’e-dificio detto della Posta Vecchia, anticoalbergo e stazione di posta cittadina, dal 1741al 1899 fondamentale punto di transito escambio per i viaggiatori diretti nei territori anord di Roma e verso la stessa capitale.Nell’Archivio di Stato in Roma, sono conserva-ti importanti documenti che confermano larilevanza strategica della posta e della stessaCivita Castellana, allora facente parte delloStato Pontificio e il Comune più popoloso deiterritori a nord dell’Urbe. Il primo documentoarchiviale recita:“ISTRUMENTO DI CON-CESSIONE PRIVATIVA A TERZA GENERA-ZIONE DI POTER AFFITTARE PER USODELLA POSTA DEI CAVALLI E SPACCIODELLE LETTERE, L’OSTERIA DOPO FAB-BRICATO IL NUOVO PONTE DI CIVITACASTELLANA PER L’ANNUO CANONE DIDUCATI QUATTRO D’ORO, FATTA DALLAREVERENDA CAMERA APOSTOLICA AFAVORE DEL SIG. CONTE ALESSANDROPETRONI. 5 GENNAIO 1741”.Il successivo documento: “CONCESSIONED’AFFITTO DELLA POSTA DEI CAVALLI

DI CIVITA CASTELLANA FATTADALLA REVERENDA CAMERA APO-STOLICA A FAVORE DEI SIGNORICARLO E CAMILLO FRATELLI CIAN-NI. 2 MARZO 1841”.Ulteriori documenti e disegni riguardanola realizzazione nel 1821 della TRA-VERSA POSTALE, importante realizza-zione viaria, la prima strada di circonval-lazione a Civita Castellana, che mutòprofondamente l’assetto architettonicoed urbano dell’ edificio. Nel 1741,completato da alcuni anni il PonteClementino, l’ALBERGO DEI TRE RE èdiventato insufficiente, ed il ConteAlessandro Petroni, proprietario origi-nario del Palazzo Trocchi, chiede allaCamera Apostolica in Roma di poter rea-lizzare una stazione di posta, nel terre-no di sua proprietà attiguo al palazzo.Il CATASTO GREGORIANO del 1819,mostra chiaramente la situazione origi-naria dell’edificio: un rilevante corpo difabbrica prospettante su via delMattonato, l’attuale Corso Buozzi, e un

secondo organismo posto sul retro, su unastrada diretta al Ponte, l’attuale Via MinolfoMasci. Nel 1821, la Camera Apostolica perabbreviare il percorso verso il PonteClementino, decide la realizzazione dellaTRAVERSA POSTALE: le carrozze e i carrinon sono più costretti a percorrere l’attuale viaXII Settembre, disagevole specie in inverno, etransitano nella nuova strada, via Masci, piùagevole e sicura, realizzando, inoltre, gli impo-nenti muraglioni del giardino del palazzoTrocchi e del Seminario Vescovile. Nel 1841,scaduta la concessione d’affitto al ContePetroni ed eredi, la gestione della posta passaai fratelli Carlo e Camillo Cianni, originari diRoma, che modificano profondamente l’orga-nismo architettonico portandolo alla situazioneattuale: un rilevante edificio urbano, a duelivelli, stalle al piano terra – alloggi al primopiano, dominato dalla grande corte interna,fornito di tutti i servizi allora necessari tra cuiuna modesta cappella per la celebrazione dellaMessa. Nel 1898, con l’avvento della ferrovia e con l’i-stituzione delle Poste Nazionali, l’edificio dellaPOSTA VECCHIA cessa le sue funzioni e vienetrasformato in alloggi, tuttora abitati.

Nel periodo di massimo fulgore, 1780-1840, laPosta Vecchia era un autentico gioiello orga-nizzativo: la grande corte interna, ciottolata,per l’arrivo delle carrozze, i grandi ambientivoltati a botte a piano terra, per ospitare icavalli e i carriaggi, la sala mescita e gli allog-gi al piano primo, a cui si accedeva dal carat-teristico ballatoio aggettante sulla corte inter-na. La cappella interna provvedeva alle neces-sità religiose dei viandanti.L’amministrazione della posta provvedeva,inoltre, allo smistamento della posta per i cit-tadini, prima sotto l’Amministrazione Pontificiae, successivamente quella Regia.Per i corrieri papali e reali, provvedeva al cam-bio del cavallo, considerando che, per arrivarea Civita Castellana da Roma, occorrevano circa5 ore di buon galoppo.Il prospetto interno sulla corte è dominato, tut-tora, dal grande timpano arcuato superiore, unrilevante segnale architettonico per i viaggiato-ri provenienti dal Ponte Clementino.La trasformazione in fabbricato abitativo versola fine dell’800, segna il tramonto attuale dellefunzioni della posta ormai anacronistica conl’avvento della ferrovia.Abbandonata e oltraggiata, come altre grandiopere, la Posta Vecchia è la testimone direttadi un glorioso passato, specie se confrontatacon quello attuale di Civita Castellana.

Civita Castellana. La posta vecchia (1741-1898)

Prof. Arch. Enea Cisbani

The private grounds of “Il CASTELLACCIO”, is a spendid archeological and naturalist area. It is to be found near thetown of Civita Castellana in the province of Viterbo. The area extends from the Bridge Terrano to the Bridge Clementinofor about seven hectares. One may find many beautiful paths to explore, many of which are cut through the mass of tufa(cut during the etruscan period). These grounds have splendid landscapes on a spur of tufa between two torrents, RioPurgatorio and Rio Maggiore, which cross the lenght of the town. “Il Castellaccio” is close to main roads in this area.Connections tu Rome: SS n. 3 Flaminia - SS n. 311 Nepesina tramite la SS n.2 Cassia Bis, ferrovia CO.TRA.L.Connections to Viterbo: ferrovia CO.TRA.L. - SP Fallarese - SP Corchianese. Connections to Terni: autostrada A1 e FFSS(stazione Borghetto) - SS n. 3 Flaminia.To be seen: 1- The remains of the Castellaccio (800-1000 d.C.) 2-Sepulchres as camera (necropoli of Terrano VII/III sec. a.C.)3-Woods of holm oak and oak 4-Panorama of the area Castellaccio and the Forte Sangallo (end of XV century) 5-A towerof control (medieval origins and other additions during the XVI century)

“IL CASTELLACCIO” già presente su Campo de’ Fiori n. 13/2004, è stato aperto al pubblico Domenica 14 Maggio. Le visite el’organizzazione di eventuali feste, manifestazioni con o senza catering, vanno prenotate all’Associazione IL CASTELLACCIO,Via Terrano 4/A Civita Castellana -VT info: 348.0855695 - 328.6248061

Album deCampo de’ fiori

16Fabrica di Rom

a - Agosto 1953 - foto del Sig. Paolo C

arosi

Civita Castellana - 1887 - il piccolo Ulderico Tuia con la mamma Gelsomina De Vittori e le zie

Civita Castellana - matrimonio dei primi anni ‘foto del Sig. Luigi De Angelis

dei ricordiCampo de’ fiori

17

‘50

1971

- C

ivito

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gita

1959 Civita Castellana - scuola di taglio e cucito Suore Francescane. Foto delle Sig.re Rosanna Darida e Sardi Gabriella

Campo de’ fiori18

E’ proprio vero, che ,se il buon giorno sivede dal mattino, ciòche sto per raccontar-vi, è la testimonianzatangibile di quanto siaveritiero questo anticodetto popolare. Fede-rico Rita ha compiuto11 anni il 1° Aprile u.s.

è un grazioso bambino che frequenta la VClasse della Scuola Elementare Don Boscodi Civita Castellana, è studioso, pratica ilnuoto, frequenta con passione il corso dipianoforte, gioca con la play station e ivideo-games, è insomma un bambino nor-male, come tanti suoi coetanei. MaFederico, è uno dei pochi bambini (perso-nalmente non ne ho mai conosciuti altri)che è già un “poeta”, anzi, ha cominciato ascrivere versi non appena ha imparato ascrivere, cioè a 6 anni. Per ragioni di spa-zio pubblichiamo solo alcune delle suepoesie, ma permettetemi di affermare,(avendole lette tutte ) che, nella loro sem-plicità, esse denotano una predisposizioneall’arte poetica, un’arte fatta di sentimenti,di rime, d’amore e di cuore. Nelle suecomposizioni noterete la rima ”baciata”che applica con naturalezza, già si intrave-de una precoce predisposizione alla “quar-tina” dove la rima è “incrociata”, quindi piùdifficoltosa, sicuramente col tempo la suatecnica si perfezionerà. Non voglio elogia-re a dismisura questo aspetto di Federico,perché rischierei di creare attorno lui unalone di “geniale diversità”, che potrebbeinfluire negativamente sulla sua matura-zione e sui suoi rapporti col prossimo.Voglio però ribadire la preziosa precocitàdei suoi sentimenti che lo hanno portato ascrivere versi in una età così particolare. Ilsottoscritto per esempio, che si diletta ascrivere versi, ha iniziato acomporre,(dopo la parentesi adolescenzia-le fatta di piccole poesie amorose), a 27anni compiuti. Il mio augurio è quello cheFederico possa continuare su questa stra-da, non tralasciando nulla, vivendo la suainfanzia in modo normale, curando gliinteressi più disparati, continuando a pra-ticare sport, a studiare musica, a giocarecon i suoi amichetti, come sta facendoadesso. Ma nello stesso tempo deve conti-nuare ad emozionarsi e scrivere su di unpezzo di carta quello che sente, navigando

con la fantasia,come facevaquand’era pic-colo, piccolo,quando rima-neva attento eincuriosito adascoltare le fa-vole che nonnaGiovanna gliraccontava.

Se il buongiorno si vede dal mattino......

di Alessandro Soli

Federico Rita

Filastrocca al mio papàOggi è la festa di tutti i papà

ed io con te la voglio festeggiare:dai, tanto lo so che proprio ti va,

che come un tempo ti piace giocare.Ormai lontane la pioggia e la neve,

di primavera il respiro più lieveporta ai giardini profumi lontani,riveste i monti, colora già i piani.

Su, forza usciamo, facciamo qualcosa:la primavera risplende gioiosa!Forse l’oceano possiam varcare

sopra una nave ch’è pronta a volare,ad ondeggiare tra nuvole e uccelli,portando noi con i sogni più belli.Nell’aria tenera che ci accarezza

i nostri cuori, ormai pieni d’ebbrezza,varcano lieti le soglie del cielo,

avvolti insieme in un magico velo.Poi addormentarci per precipitaretuffo d’azzurro nell’onde del mare:alghe sfiorando, coralli e delfini,ci sveglieremo tra i flutti marini.

Un nuomo mondo scoprire qui in terra,dove sia pace, ma senza più guerra,

dove non l’odio, ma solo l’amore,sbocci nell’animo come un bel fiore

E proprio allora, in groppa alle balene,dirti potrò:”Papà, ti voglio bene!”

19.03.2005

Un Angelo (2003)

So che ora stai volando,e insieme agli angeli stai giocando.

Tu sei sempre vicino a noi,anche se vediamo che non ci sei.

Ci proteggi in ogni momento,con le nuvole,

il sole e il vento

Alla mia mammaSe io fossi il sole,

accarezzerei la mia mamminatoccandola solo con una manina

la stringerei,la coccolerei

e in un cuore la metterei.Ogni mattina che sorgerei

con tanto amore la saluterei.Da lassù in cielo tanta luce farei

e tanta gioia le regalerei.2002

Il sole birichinoSole, Sole,

perchè ti sei nascosto?Sposta le nuvole e torna al tuo

posto;Sole, Sole,

io provo dolorese tu non fai lucecol tuo bagliore;

Sole, Sole,hai giocato a nascondino,

ti abbiamo trovato,ma non fare più il furbino.

2002

La primaveraL’attesa primavera

è giuntaè arrivata!

Basta con piogge e nevicate,le allegre rondini son tornate.

Felici intraprendono voli nel cielo,coprendo la terra d’un magico velo.Basta con gli alberi tutti innevati,

forte è il profumo del verde dei prati!Gioioso si staglia da monti e colline,

ricopre le valli di margheritine. Intenso il profumo di primavera

che dona allegrezza al mattino e alla sera06.04.2004

La mia nonna (2002)Tante cose io e nonna facciamo

e un sacco ci divertiamo;poi giochiamo e rigiochiamo

e con la mente fantastichiamo...Con la sua bella vocina

mi racconta di quand’era bambina,che giocava coi suoi fratelli,

dispettosi e birbantelli.Ma quando va in vacanza,io sento la sua mancanza!

Campo de’ fiori19

suoi concreti contributi nel sociale, comequello di aver donato all’OspedaleAndosilla un ecotomografo. Il Prof. LuigiCimarra poi, ha percorso l’importantecammino ceramico - artistico della nostracittà dalle sue origini fino ai nostri giorni,evidenziando la capacità e la tenacia deicivitonici nel superare i momenti di crisiche hanno investito i vari settori dell’indu-stria ceramica nel passato, auspicandouna prossima risoluzione, anche per quel-la attuale. Ha inoltre anticipato la pubbli-cazione di una sua importante opera suldialetto locale, che verrà interamente sup-portata dalla Ceramica Flaminia e verràpubblicata nel mese di Settembre prossi-mo. Il Prof. Salvatore Abruzzese, illustreospite, infine, presentando il suo libro “Isoggetti e il loro contesto” (individualismometodologico e ricerca sociale), scrittoquando era ancora studente di sociologiaall’Università degli Studi di Trento, ha evi-denziato gli aspetti sociali della classe ope-raia civitonica e sottolineato, con le testi-monianze riportate nel testo, lo strettolegame fra gli operai salariati e gli operaisoci. L’appartenenza alla stessa organizza-zione politica ha caratterizzato quellacomunanza d’intenti che ha portato spes-so gli stessi operai salariati, a prestareopera gratuita per aiutare la “loro”Azienda. Sono testimonianze commoventi,forse d’altri tempi, ma, come dice l’Autore,Civita Castellana ha comunque “… il pregiodi avere una storia da ricordare.”

hanno contribuito con lo spirito di gruppoche è proprio delle famiglie sane. Ed è perquesto che a me piace intitolare questaimportante ricorrenza “Le nozze d’oro”,per suggellare tutti i componenti dellaCeramica Flaminia, in una stessa impor-tante, solida famiglia. Il sette Maggio,nell’Aula Magna dell’ITIS di CivitaCastellana, durante la conferenza dal titolo“Capitale Sociale e Capitale Umano : ilcaso di Civita Castellana”, promosso per ilcinquantenario, Augusto Ciarrocchi ha sen-tito tutta l’emozione del momento e,davanti ad un folto pubblico di studenti,studiosi, giornalisti, alte cariche ed operai,ha dovuto interrompere il suo discorsointroduttivo, per la visibile commozioneche lo ha assalito. La presenza di tanti

operai inter-venuti, ha si-c u r a m e n t econtribuito ariaccendere inlui tanti e tan-ti ricordi, an-che di quelliche ora nonci sono più.Sono seguitil ’ in terventodel Sindaco,Dott. Massi-mo Giampieri,che ha ricor-dato la dispo-nibilità del-l’Azienda per i

Il giorno venti Aprile sono stato invitato,assieme ad altri colleghi, nella sede dellaCeramica Flaminia di Civita Castellana, allaconferenza stampa per i suoi cinquant’an-ni di attività. Ho conosciuto così la storiadell’Azienda, presentata compiutamentedal Dott. Augusto Ciarrocchi, dirigente,nonché stimato collega per la sua attivitàgiornalistica. E’ stato un incontro semplicee cordiale come nello stile del relatore, cheha fatto gli onori di casa, brindando connoi ai successi conseguiti dall’Azienda, inspecial modo nei tempi recenti. Ha infattiricordato che cinquant’anni fa, e precisa-mente il 1° Gennaio 1955, nasceva laCeramica Flaminia che oggi è, pertanto, laceramica, in funzione, con la più lungaattività di servizio. Ho appreso di quantolavoro sia stato svolto e quanti sacrificisiano stati consumati per poter esserearrivati, oggi, ad una posizione leader nelsettore dei sanitari. Augusto Ciarrocchi haparlato con il cuore di chi è innamoratodell’Azienda e gli è grato per la posizioneche in essa ricopre. Riconosce e rivalutacon passione l’operato di tutti quei perso-naggi che, per tutti gli anni di attività,

Le nozze d’oro della ‘Ceramica Flaminia’di Sandro Anselmi

Dott. Augusto Ciarrocchi

Conferenza del 7 Maggio - Aula Magna ITIS di Civita Castellanada sx il Prof. Luigi Cimarra - Augusto Ciarrocchi (in un momento di commozione) - il Sindaco di Civita

Castellana Dott. Massimo Giampieri - il Prof. Salvatore Abbruzzese

l’intervento del Prof. Luigi Cimarra durante la conferenza del 7 Maggio

Album dei ricordiCampo de’ fiori20

Civita C

astellana - anno scolastico 1937-38foto del Sig. A

lfonso FoggiC

ivita Castellana - scuola elem

entare Sassacci anni 1960 - foto della Sig.ra V

ittoria Marchegiani

Campo de’ fiori 21

Le (dis)avventure del Sig. G.Le (dis)avventure del Sig. G.di Gianni Bracci

Una giornata particolareL’ufficio del Signor G. era disadorno e disordi-nato. Libri, riviste, videocassette, dischetti efogli ammassati in ogni dove, quasi a dimo-strare all’ospite la molteplicità dei suoi inte-ressi. In un angolo, nascosta quanto bastavaper attirare l’attenzione di chiunque entrasse,una chitarra 12 corde, cimelio di una splendi-da gioventù. Il Signor B. diventava man manopiù pensieroso mentre lo ascoltava: G. accu-sava dal giorno prima delle pessime condizio-ni di salute, che poteva forse cercare dinascondere a sé stesso ma non certo agli altri,tradito dal pallore del viso e dallo sguardo lan-guido. “Ho trascorso la notte in bianco, porcamiseria! Non è proprio un dolore acuto, unafitta, ma un malessere generale che parte dalpetto e si diffonde in tutto il corpo. Non sodescriverlo meglio ma mi sta logorando inervi!”. <<lavora troppo. Chiara sindrome dastress>> elucubrava il Signor B., anche se ladomanda da porsi seriamente era questa:seppure il lavoro ne fosse stata la causa, qualiconseguenze avrebbe comportato quella sen-sazione diffusa di disagio psico-fisico? Potevaconsiderarsi transitoria o preludeva al peggio?“Dobbiamo assolutamente andare all’ospedaledove potranno effettuare tutti gli accertamen-ti del caso” sentenziò in modo perentorio ilSignor B. il quale, per sua natura, preferivasempre considerare i potenziali effetti negati-vi di ogni vicenda. Si avviarono dunque, insie-me, tra le strade semideserte del sabato mat-tina, con il cuore gonfio di apprensione e ilviso sferzato da una piacevole brezza prima-verile. Arrivarono nella sala d’aspetto delpronto soccorso. I locali deputati all’attesadelle visite erano malamente arredati con sco-mode panche di plastica dura. I sedili eranoquasi tutti occupati e non si capiva bene chifossero gli accidentati e chi gli accompagnato-ri, familiari o amici. Qualcuno aveva provato afare una battuta tanto per ammazzare iltempo, ma nell’avvilimento generale l’unica adessere ammazzata era risultata la battutastessa. Il Signor G. salutò frettolosamente gliastanti e suonò, inutilmente, il citofono dell’in-fermeria. Quindi si sedette rassegnato adaspettare che qualcuno in camice bianco,chiunque egli fosse e per un motivo qualsiasi,aprisse quella benedetta porta. Intanto ildolore continuava a dargli noia mentre luiscrutava attento l’ingresso del gabinetto medi-co, pronto a scattare al minimo cenno di aper-tura, cosa che avvenne di lì a circa mezz’ora.La signorina, mostrando una cortesia di fac-

ciata, gli assegnò codice intervento verde(sulla base di chissà quale considerazione,visto che lo aveva a malapena guardato in fac-cia), orinandogli di aspettare seduto il proprioturno, cosa che fece fino a quando, un oradopo, viste le premesse, decise che potevaanche recarsi in edicola a prendere un giorna-le. Il Signor B. si era allontanato per una visi-ta ad un parente senza fare ancora ritorno. Siimmerse nella lettura del quotidiano, comenon gli capitava da anni, nonostante fossestato una delle sue attività preferite. Pensòche il lavoro non gli lasciava troppi spazi dariservare a sé stesso e se ne rammaricava. Nelfrattempo era trascorsa un’altra ora senza chevenisse chiamato a visita:<< Effettivamentenon credo si trattasse di un problema grave –si diceva – altrimenti potrei essere giàmorto>>. A dire il vero si sentiva propriomeglio, ancor più dal momento che nel corri-doio verde acqua della sala d’aspetto avevasorprendentemente incontrato la dottoressaE., una sua vecchia fiamma nonché compagnadi scuola, attualmente brillante psicologa diri-gente dei servizi di assistenza sociale alla ASL,con la quale si intrattenne amabilmente innome dei tempi andati. Mentre discorrevanodel più e del meno i loro sguardi si incrociava-no per ritrovare traccia della voglia di vivere ditrent’anni prima, quando la gioventù rendevatutto più facile e ognuno poteva aspettarsi ilmeglio dalla vita: non scaturirono grossi risul-tati. <<Chissà se l’avessi sposato/a?>>Già…chissà? Ogni qualvolta capita di incontrare vecchieamicizie, ciascuno di noi si pone intimamente,in modo più o meno consapevole, questaricorrente quanto inutile domanda. Se la pose-ro pure loro, inutilmente. Proprio mentre salu-tava simpaticamente l’amica, arrivò il SignorB., stanco, sudato e affamato per aver pas-seggiato in lungo e in largo tutto il nosocomio,laboratori e centrali termiche comprese, ilquale annunciava la resa: “Guardi, Signor G.,non è per cattiveria, ma devo proprio tornarea casa. Mi faccia sapere se ha bisogno”, e sconsolatose ne andò. Primo pomeriggio di una insolitagiornata di marzo: G. era rimasto letteralmen-te solo, cosa che non gli dispiaceva affatto,nonostante avesse saltato pure il pranzo. Era comunque riuscito a staccare la spina,aveva avuto un’ottima scusa per spegnere iltelefonino e diventare irraggiungibile per tutti– segretaria, clienti, familiari, amici -; si senti-

va piacevolmente disperso e andava meditan-do su sé stesso, su quello che era riuscito acombinare e su cosa veramente desideravaancora dalla vita. La sala d’aspetto si andavaletteralmente svuotando. Non veniva ancora ilsuo turno mentre i pochi astanti rimasti,alquanto alterati per la lunga attesa, si lamen-tavano delle fastidiose inefficienze del ServizioSanitario. Era stanco dei discorsi qualunquisti:<<Il sistema non funziona…nessuno fa nien-te per cambiarlo. E’ sempre la solita vecchiastoria>> si disse. Andò a prendere un caffèquando, ancora casualmente, si ritrovò conalcuni conoscenti, addetti alle pulizie dell’o-spedale, con i quali scambiò beatamente qual-che chiacchiera davanti a una birra nel giardi-netto del bar, come usava fare da ragazzo alsuo paese. Quindi fece una passeggiata nelparco, scoprendosi un po’ invidioso dei malati– quelli non troppo gravi – i quali potevanocondurre questa vita durante tutti i giorni delladegenza. Camminava e meditava quandoall’improvviso un richiamo al dovere gli balenòalla mente, distogliendolo dalla leggerezza diquei ragionamenti tra sé e sé: il ProntoSoccorso, motivo principale per cui si trovavalì. Lo stava pur sempre aspettando una visitamedica, perbacco! Vi fece ritorno immediato.Un ragazzo dall’aria rattristata di chi sapeva diaverla combinata grossa aspettava una amicoal quale stavano facendo una radiografia. Erail solo rimasto ad attendere ancora. Forse gliinfermieri non avevano trovato il Signor G.quando era venuto il suo turno, o forse sierano del tutto dimenticati di lui. Poco male.Non riteneva di aver bisogno d’altro: si senti-va benissimo. Quella giornata gli aveva gliaveva restituito ottimismo e benessere.Telefonò al Signor B. per comunicargli chestava bene e che avrebbe fatto ritorno a piedi:quattro passi erano quello che ci voleva perchiuderla in bellezza. Arrivò a casa stanco macontento. La moglie stava stirando. La salutòe chiese dei ragazzi, ma lei, memore della not-tataccia insonne trascorsa tra infusi di camo-milla e scatole di medicinali, domandò subitoansiosa: “Allora? Come ti senti?”.“Bene! Sono dovuto andare al ProntoSoccorso, è vero, ma adesso mi sento benissi-mo”.La moglie, stupita, prima lo osservò con atten-zione per rassicurarsi dell’effettivo migliora-mento, poi, mentre tornava a chinarsi suipanni spiegazzati, commentò: “E poi diconoche la sanità non funziona”.

Campo de’ fiori22

Via della Repubblica, 6Civita Castellana (VT)

Tel e Fax0761.51.32.17

e-mail:[email protected]

L’Angolo misterioso

Via M.Masci,19Civita Castellana (VT)

T.0761.513182 Ab.T.0761.517601

Nella foto sopra è riportata una viadi Civita Castellana. I primi tre che laidentificheranno e ne daranno comu-nicazione in redazione, avranno dirit-to a ricevere un premio offerto dalla

Vinicola Mancini

Campo de’ fiori 23

Il dizionario della linguaitaliana, alla parola“diverso”, riporta ciò:“estraneo alla comuneesperienza, mai visto oudito”. A detta del dizio-nario, il “diverso” sembre-rebbe qualcosa di nuovo,di affascinante, però

molte, moltissime persone ne hanno paura.Perché?La paura del diverso è antica come l’uomoe sempre dovuta a carenze culturali: ne èesempio il timore che tutti avevano, a lorotempo, di navigare, attraversate leColonne d’Ercole, verso ovest.La terra era piatta. Per poter inserire il“diverso” nella nostra società, dobbiamoeliminare da quest’ultima quelle carenzeculturali che portano, poi, ad un “metusdiversi”; istruendo, ma soprattutto edu-cando le persone, già da bambini, a nonaverne paura, ma a conoscerlo, a com-prendere che in natura è solo la diversitàche fa sopravvivere le diverse specie eche, quindi, non bisogna aver paura deldiverso, ma riconoscerlo (ed apprezzarlo)in quanto tale.Una volta che la persona è cresciuta,

maturata, ed è preparata ad affrontare il“diverso”, allora si può pensare a comeinserire questi nella nostra società, fra dinoi. Il suo inserimento richiede certamen-te, come base, la tolleranza, la preparazio-ne culturale ed il rispetto. Però il vero“inserimento” nella società si ha con ilcoinvolgimento, con la convivenza e conl’integrazione. A tal proposito, feste mul-tietniche, tese alla conoscenza ed all’inte-razione con le varie etnie, potrebberoessere un ottimo metodo di contatto fraculture differenti e, quindi, di canoscenza.“Incontri” in cui lo scopo principale siaricevere e dare un po’ della propria cultu-ra, in modo da superare quei pregiudizibasati sull’ignoranza e conoscere, in modoreale e dal diretto interessato, la sua

“diversa” cultura. Mostre di oggetti locali,balli e musiche sono un ottimo metodo perconoscersi, ma, soprattutto, la cucina dipiatti tipici, con il suo delirio di odori esapori, riesce a togliere ogni diffidenzaanche ai più restii al confronto.Se poi notiamo che diverso deriva dal lati-no “diversus”, participio passato di diverte-re – in italiano: divertire –, e capiamo cheil “diverso” non deve solo mettere paura,ma può anche dare gioia, “divertire”, allorapotremo ritrovarci tutti insieme appassio-natamente ad usufruire della diversità diognuno (di noi), per gustare e vivere unmondo migliore.

diversus

di Andrea Picchetto

due diversi momenti della“Festa delle Nazioni”

Domenica 15 Maggio, ha fatto tappa nellanostra cittadina la manifestazione “LaPenisola del Tesoro”, organizzata dalTouring Club. Per accogliere i numerosissimi soci, giàdalle prime ore della mattina, sono statiaperti vari stand, sia per la degustazionesia per la vendita dei prodotti artigianalitipici. Erano in mostra anche opere di arti-sti locali. Per l’occasione la MET.RO. haripulito ed allestito cinque carrozze e duelocomotori del 1932, che hanno trasporta-to dalla stazione di Piazzale Flaminio di

Roma, i soci del Touring Club che hannopotuto visitare i monumenti, le chiese,nonché il Forte Sangallo che ospita uninteressantissimo museo dell’agro falisco.Inoltre, in Piazza Duomo e Via Garibaldi, èstata offerta ai visitatori una bellissimaesposizione di auto e moto d’epoca prove-nienti dalle collezioni di privati qualiTribolati, Galadini, Mindel, Frangioli,Costantini e Chirichilli; in C.so BrunoBuozzi hanno esposto il loro quadri i pitto-ri dell’Accademia Internazionale D’Italiacol patrocinio di Campo de’ fiori.

LA PENISOLA DEL TESORO

foto M.Sardi

Domenica 15/05/05si è svolta a Monte-rotondo (Rm) unagara di judo CSEN-FIJLKAM, alla qualeha partecipatol’Associazione Spor-tiva Yama Arashi diCivita Castellana (Vt)diretta dall’insegnan-te tecnico M° PistolaGiuseppe. I risultati di questagara vedono sulpodio, per la primavolta, dopo una lun-

ghissima battaglia, vista la partecipazionedi circa 500 bambini, la piccola tigrottaMichela Di Giovenale, 2° classificata nellacategoria ragazze 28 kg.Altri bambini dell’Associazione, che hannopartecipato a questa gara, facendo ancheloro vari ippon, sono: Livolsi Pierfrancesco,Valentina Nelli, Mancini Pietro, ManciniStefano.Il M° Pistola Giuseppe essendo molto sod-disfatto, preparerà questi ragazzi per laprossima gara di Giugno, certo di risultatipositivi sempre più soddisfacenti.

Gara di Judo a Monterotodondo

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Residence “La Quercia” per la terza età

la Direttrice Sig.ra Gioia SirolliAbbiamo incontrato la Sig.ra Gioia che ciha illustrato le sue linee guida per la con-duzione del residence “La Quercia” e ci hatrasmesso tanta positività e tanto ottimi-smo che serve ad animare e dare “gioia”agli ospiti di questa bellissima struttura. Ci ha accolto con il suo sorriso gentile edaperto e ci ha raccontato dei suoi moltissi-mi anni vissuti all’estero. L’esperienza daLei acquisita aiuterà gli anziani affinchénon restino abbandonati a se stessi maaiutati con terapie occupazionali ed inte-grati in attività sociali. E’ stato infatti provato che, le persone isti-tuzionalizzate, vanno incontro ad un gravedecadimento psico-fisico e così, nel rispet-to della legge 9 Settembre 1996 n. 38, laSignora impegnerà tutte le sue energie perla realizzazione del suo progetto.

01030 Faleria (VT) - Via Prati della Banditaccia

Tel. +39 0761 588989 Fax +39 0761 587879

[email protected]

Il Residence “La Quercia” è la struttura delGruppo COFISAN, una casa di riposo apochi chilometri da Roma Nord, alle portedi Calcata, immersa nel verde e nella pacecampestre. L’impegno che il Residence “LaQuercia” ha assunto con dedizione e pro-fessionalità è di rendere il soggiorno grade-vole all’Ospite che qui trova un ambienteideale. Il Residence è circondato da unospazio verde e protetto, con appositi sen-tieri in cui gli ospiti possono effettuare inlibertà e sicurezza passeggiate per circa unchilometro, con l’opportunità di soffermarsisulle numerose aree di sosta, nella terrazzadella piscina o arrivare fino ai laghetti. Dalleampie terrazze e dalle verande panorami-che si scorgono in lontananza i montiCimini. Gli spazi a disposizione degli ospitisono numerosi: sale polivalenti, sala proie-zione, bar-ristorante, biblioteca e sala visitamedica. Lo staff del Residence proponequotidianamente molteplici attività occupa-zionali e motorie, intervallate da iniziativeturistiche e culturali all’esterno. Le stanzesono ampie ed eleganti con soffitti di legnoe tutte con terrazze, giardino ed ampiefinestre. Sono tutte dotate di servizi privati convasca o doccia. Ciascun letto dispone di

autonomo dispositivo di chiamata in caso dinecessità. In ogni piano è posto un bagnoassistito oltre a speciali spazi e servizi perdisabili.

I servizi offerti INCLUSI nella retta sono:- Assistenza medica (una volta a settima-na) - Attività motorie (tutti i giorni) -Terapia occupazionale (tre volte a settima-na) - Servizio animazione e musica dalvivo (una volta al mese e occasioni specia-li) - Servizio ristorante - Servizio bar -Servizio lavanderia - Servizio in camera -TV in camera - Servizio religioso (unavolta a settimana) - Servizio navetta (unavolta al mese)

I servizi NON INCLUSI nella retta sono:- Servizio infermieristico (su richiestaquando necessario) - Consulenze medichespecialistiche (su richiesta) - Esami dia-gnostici (su richiesta) - Servizio di cateringper feste private (su richiesta) - Servizioparrucchiere/barbiere (un volta al mese) -Servizio podologia (una volta al mese) -Servizio telefonico - Assistenza persona-lizzata - Materiale d’incontinenza -Trasferimenti con l’accompagnatore.

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L’angolo ... cin cin di Letizia Chilelli

Nell’appuntamento di questo mese, inizieremoad occuparci in particolare della viticoltura dellanostra regione. La vite del Lazio era già coltiva-ta prima della “nascita” di Roma, anche se aquei tempi le popolazioni erano prevalentemen-te dedite alla pastoririzia. Ma la fondazionedella città eterna e il suo affermarsi, contribui-rono a dare al vino una svolta di fondamentaleimportanza: infatti il prodotto della vite,oltre adessere impiegato nelle offerte sacrificali, comin-ciò ad essere gustato dalle varie tribù. Questostimolò la diffusione della vite e ne migliorò letecniche colturali e questa prese ad espandersied a dare più vino soprattutto sui colli deiCastelli Romani. Fino al primo secolodell’Età Imperiale, i vini laziali ad eccezio-ne di quelli di Albalonga, furono peròscarsamente apprezzati dai Romani, chepreferivano i vini campani, infatti il poetaOrazio ci dice che fossero il Cecubo, ilCaleno, il Falerno e il Formiano (conside-rati vini di alta qualità che avevano l’atti-tudine, al contrario di quelli laziali, a tol-lerare bene l’invecchiamento ed il tra-sporto), ad essere tra le grazie del popo-lo Romano. Nel 92 d.C. venne promulga-ta, sotto Domiziano, la “Lex Marciana”che limitava la produzione eccessiva divino e ordinava la soppressione di metàdella vigna e imponeva il divieto assolutodi impiantare nuovi ceppi. La vite Lazialecontinua comunque a sopravvivere anchedopo il crollo dell’Impero Romano e alleinvasioni Barbariche, fino ad arrivare alsuo rifiorire nel Medioevo, grazie ai mona-ci Benedettini e agli ordini monastici. Colpassare del tempo e grazie a PapaGregorio XII che codificò nel 406 le cor-rette norme per la tenuta della vigna neisuoi “Statuti dell’Agricoltura” la vite dellanostra regione incominciò la sua rinasci-ta; con Paolo III Farnese nel XVI sec.Appare la Carta dei Vini della CortePapale, nella quale vi si trovano vini come

il Moscatello di Montefiascone, il Rosso diTerracina, il Monterrano di Caprarola, ilCerveteri, il Bagnaia, il Tolfa, il Bracciano,l’Albano, l’Ariccia, ma spicca su tutti il vino dellaVigna della Magliana, (località che corrispondeall’odierna zona dei Colli Portuensi), che fu fattaimpiantare da Leone X e venne considerataeccezionale per il vino che produceva. Il quadrovitivinicolo della nostra regione non cambieràgranchè nei secoli seguenti, anche tenendoconto del fatto che lo Stato della Chiesa erarimasto fuori dai movimenti scientifici ed inno-vatori avvenuti nei secoli XVIII e XIX. Solo gra-zie all’avvento dei Piemontesi si avrà aria nuova

di rinnovamento anche se ormai nel Lazio sipossono distinguere ben tre zone viticole:Viterbo, i Castelli Romani e Frosinone. A Viterboed a Frosinone troviamo le viti maritate, men-tre sui Castelli Romani si impiega il sistemadelle quattro viti in quadrato, legate a canna ea forma di piramide che prende il nome diConocchia. Col trascorrere della storia si puònotare che la nostra Regione vanta anche un“cliente” di tutto rispetto: nel 1923 infatti, laRegina d’Inghilterra si innamora del Frascati elo pretende nella cantina di Corte. Ma in queglianni spira anche nel Lazio il vento dellaFillossera (malattia che colpisce e distrugge le

radici della vite) e cosi i vigneti sonocostretti a rinnovarsi per poter soprav-vivere, anche se purtroppo il cambia-mento sarà volto piu verso la quantitàche la qualità. Per quanto riguarda l’ambiente pedo-climatico possiamo dire che le zone piùavvezze per l’agricoltura sono le zonecollinari dei rilievi di origine vulcanicache presentano caratteristiche di per-meabilità e buona struttura essenzial-mente lavico-tufacea. In particolare,bisogna ricordare i terreni dei ColliAlbani che sono ricchi di potassio checonferisce alle uve l’arricchimento aro-matico dando così origine ai vini lazialidi maggior pregio. Il clima è ovunquetemperato con differenza di tempera-tura e di umidità tra la costa e l’inter-no, dove sono più accentuate le escur-sioni termiche stagionali. Tutto ciòarricchisce quindi i nostri meravigliosigrappoli che verranno poi destinati allaproduzione del vino. Appuntamentoquindi al prossimo numero dove fare-mo un viaggio virtuale e particolareg-giato tra le zone vitivinicole dellanostra meravigliosa regione, al fine discoprire le tante meraviglie che ciaspettano in ogni suo angolo.

Fettuccine dell’alpinistaNella ricetta che vai a preparare,

ci son fettuccine pronte da gustare.Si posson preparare in compagnia,

per poi gustarle in allegria.Quando la pasta metti a lessare,il condimento vai a preparare.Ora tu metti in un pentolino,

il burro, lo speck e di sale un pochino.Di quest’ultimo non abbondare,e il parmigiano vai a grattugiare.Quando il burro si sta sciogliendo,aggiungi le fettuccine mescolando.

La cottura sta per finire,e con parmigiano finisci di condire.

Di squisito odor la casa hai circondato,e il vicin si è auto invitato.A lui di no dir non puoi,

buon appetito a te e ai commensali tuoi.Erminio Quadraroli

Questo mese voglioparlare di alcunedelle manifestazionipatologiche piùcomuni che posso-no verificarsi neiprimi mesi di vitadel neonato.Innanzitutto si defi-nisce neonato, ilbambino fino ad unmese di vita. I biso-gni di un neonatosono abbastanzaridotti: solitamente

mangia, dorme, piange quando ha fame odeve essere cambiato. Un neonato che siammala è, fortunatamente, una evenienzapiuttosto rara, ma quando questo accade,bisogna essere in grado di capirlo anche per-ché i piccoli possono aggravarsi rapidamentedall’insorgere dei primi disturbi. Inoltre, il fattoche il bimbo non è in grado di spiegare i suoidisturbi, rende il tutto più difficoltoso agliocchi inesperti di un genitore. In generale, si

può affermare che l’osservazione ed il control-lo da parte di mamma e papà e di eventualivariazioni nel suo aspetto e nel comportamen-to, forniscono elementi più che non, peresempio, il grado di febbre. Come primo argo-mento tratterò le “comunissime” coliche delneonato. Di solito il lattante ha svariati episo-di di pianto durante i primi mesi di vita; esclu-dendo il pianto per fame o perché troppocoperto o per un dolore acuto, potrebbe trat-tarsi di coliche. In questo caso il neonato pre-senta un pianto non spiegabile, che dura unao due ore, soprattutto nelle ore serali; puòavere due episodi simili nella stessa giornata,pur essendo ben nutrito, sereno ed allegro,tra un attacco e l’altro. Il piccolo è difficilmen-te consolabile: anche in braccio piange e sidimena. L’insorgenza delle coliche si verificaintorno ai primi 15 giorni e, di norma, si risol-ve entro il 3° mese. Quando il lattante è presoda questi disturbi, si comporta come se voles-se dormire, senza riuscirvi. Le coliche NONdipendono dai gas intestinali, per cui non insi-stete più di tanto a far fare i ruttini al bambi-no che soffre. L’intolleranza al latte può esse-re una causa ma, quasi sempre, il piccolo haanche vomito e/o diarrea. Le coliche tendonoa ridursi verso i 2 mesi, per scomparire, quasisempre, intorno ai 3 mesi di vita. Dato che è

difficile eliminare completamente le coliche, sipuò perlomeno cercare di dare un po’ di sol-lievo al piccolo al momento degli attacchi. Conil bimbo che piange per le coliche, i risultatimigliori si hanno coccolandolo e cullandolo.Non sospendete l’allattamento al seno quandoil piccolo ha le coliche: non è mai stato dimo-strato che questa soluzione funzioni. Non fate-lo dormire a pancia in giù sopra materassinimolli o coperte: questa posizione può esserepericolosa per la respirazione. Non utilizzatesondini rettali per tempi lunghi, per far uscirearia dall’ano: potreste provocare solo irritazio-ni. Somministrate di tanto in tanto 20 gocce diMylicon 2 volte al giorno, dopo i pasti, masenza abusare. Infatti non bisogna pensare dirisolvere il problema con le medicine dato chequeste risolvono solo momentaneamente e,alla lunga, divengono poco efficaci in quantoprovocano assuefazione. Quindi, con moltacalma, dolcezza e pazienza, il problema sir i s o l v e r àspontanea-mente en-ro il 3° me-se di vita.

L’angolo del BebèL’angolo del Bebè

a cura della PediatraDott.ssa Loredana Filoni

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Scopri l’Arte di Cristina Evangelisti

Maria Rita In-nocenti nasce aViterbo il 23Marzo 1964, maè a Sant’Eutizio,piccola frazionedi Soriano nelCimino, che tra-scorrerà felice-mente la sua

infanzia. Durante gli anni delle ele-mentari ha la fortuna di avere uninsegnante che, amante della pittu-ra, mostra ai piccoli alunni le suetele, stuzzicando così la vena arti-stica di Maria Rita e creando in leiun trampolino di lancio per quellache diventerà la passione della suavita. Finite le scuole elementari, MariaRita frequenta per tre anni lo studiodi restauro del Prof. Antonio Cerica,a Viterbo, dal quale ne apprenderàle tecniche e l’importanza dei mate-riali e dei colori da usare. Maria Rita ricorda con gratitudineed affetto il Prof. Cerica per la pas-sione e la pazienza rivoltale nell’in-segnamento e, per ogni suo lavoronon manca mai di ringraziarlo pertutto ciò che di profondo le ha tra-smesso; soprattutto non dimenti-cherà le sue parole: “impara l’arte enon metterla da parte”, perché se sicrede veramente in qualcosa, se siha passione per qualsiasi formad’arte, questa si deve coltivare enon la si deve mai abbandonare. Oggi Maria Rita vive a Vignanello, èsposata ed è mamma di due bellis-simi bambini e, nonostante gliimpegni quotidiani e pur nontogliendo l’amorevole cura alla suafamiglia, riesce, grazie alla suagrande passione, a ritagliare piccolispazi da poter dedicare alla pittura,al restauro ed alla lavorazione dellacreta.Donna dolcissima, amante dellanatura e degli animali, Maria Ritaplasma i suoi oggetti con amorematerno, tanto da paragonarlo aduna carezza rivolta ai suoi figli.

Maria Rita Innocenti

Madonna con Bambino in terracotta decorata con foglia d’oro

tegola decorata con disegno etrusco

specchiera in legno e pastiglia restaurata

particolare della specchieraprima del restauro

tempera su tavola

mitico locale diLando Fioriniè nella rosa dei migliori localiromani, dove potrete trovare Campo de’ fiori.

Campo de’ fiori 27

PARROCCHIA CARITAS U.N.I.T.A.L.S.I.

DI CORCHIANO (VT)

presentano

TRE GIORNATE DI SOLIDARIETA’

24 - 25 - 26 Giugno 2005 Corchiano (VT) - Piazza San Biagio

Venerdì 24 - 1°giornata15,30 Triangolare di calcetto a cinqueper preadolescenti18,00 Santa Messa19,00 Apertura degli stand delle asso-ciazioni di solidarietà21,30 Concerto musicale di Don GiosyCento, Raffaella D’Ubaldi e MassimilianoIsidori con la presentazione del nuovodisco “La vela e il vento”

Sabato 25 - 2° giornata10,30 Visita agli anziani presso le loroabitazioni16,00 Visita alla casa di riposo diCorchiano17.00 Spettacolo di hobbistica promos-so da Giustozzi Arnaldo (Daddo): autoradiocomandate20,00 Stand gastronomico nel cortiledell’oratorio con menù fisso ( bertolac-ce, braciola di maiale con patate, fagioliall’uccelletto, dolci locali ) per € 13,00.Prenotazione entro Giovedì 23 Giugno ainumeri 0761.572126 - 0761.572656 -335.6615243 - 339.330711821,15 Spettacolo musicale tratto da“Forza venite gente”

Domenica 26 - 3° giornata8,00 - 9,45 - 11,30 Sante Messe10,30 Torneo di Ping Pong: categoria‘92 e precedenti13,00 Pranzo di solidarietà con i bambi-ni dell’Associazione Casa FamigliaMurialdo di Viterbo15,30 Spettacolo di animazione pressoil cortile dell’Oratorio (ingresso libero atutti)18,00 Santa Messa19,00 Premiazione dei concorsi cultura-li di pittura e poesia dialettale21,15 Spettacolo musicale con il gruppoGM Generazione Musica22,30 Estrazione lotteria a premi......Finale a sorpresa offerto da AlbinoCotronè.

L’ingresso agli spettacoli è a offerta

Le associazioni interessate ad organizzare il proprio stand possono

rivolgersi ai numeri:

0761.572126 - 335.6615243 - 339.3307118 - 338.9900508

U.N.I.T.A.L.S.I. Sezione Romana Laziale - Sottosezione di Civita Castellana - CARITASGIORNATA DIOCESANA 02.06.2005 CIVITA CASTELLANA

Ore 10,00accoglienza presso la ParrocchiaSan Giuseppe Operaio (vicino camposportivo)

Ore 11,00Santa Messa celebrata da

S.E. Rev.ma Mons Divo Zadi

Ore 13,00Pranzo offerto agli invitatiPomeriggio con animazione ed intrat-tenimento con concerto straordina-rio di Don Giosy Cento.

Ore 17,30Estrazione vincitori della sottoscri-zione a premi (1° premio Viaggio aLourdes)

Ore 18,30Conclusione giornata

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LE ABITUDINIVIZIATE E LEMALOCCLUSIONIDENTALILa foniatria e la logope-dia notoriamente sioccupano della fisiopa-tologia della comunica-zione umana: dai pro-blemi della voce a quel-li del linguaggio e del-

l’apprendimento. Come per qualsiasi altraspecializzazione medica il corpo dottrinale edapplicativo è dinamico ed in genere neltempo approfondisce e allarga i propri confi-ni. Sono stati i paesi anglosassoni ad insiste-re che ad occuparsi dei Disturbi dellaDeglutizione fossero gli esperti del linguag-gio. I rapporti tra Odontoiatria e Logopediasono molto complessi; le due branche siintrecciano rendendo possibile una collabora-zione. Se è, infatti, possibile che una terapiaortodontica possa contribuire alla modifica-zione di un’alterata produzione di un fonema,è altrettanto vero che una terapia logopedicapossa ridurre una malocclusione delle arcatedentali. Alterazioni muscolari possono inter-ferire con l’accrescimento osseo ed esserecausa delle malocclusioni dentali.Molte abitudini viziate possono con-correre alla formazione di disfunzionimuscolo-scheletriche:1.Deglutizione atipica;2.Respirazione orale;3.Suzione protratta;4.Onicofagia (mangiarsi le unghie);5.Disturbi dell’articolazione per le produzioniverbali.

Classificazione delle DeglutizioniDevianti che sono causa dialtrettanti tipi di malocclusione:1.Deglutizione con spinta lingualesemplice;2.Deglutizione con spinta lingualecomplessa;3.Deglutizione infantile residua.Trattamento:1.Eliminazione delle abitudini viziate:-Respirazione buccale-Suzione di succhiotti, labbra, lingua,

dita, oggetti-Onicofagia-Bruxismo (digrignare i denti)2.Riequilibrio (miofunzionale) della muscola-tura buccofacciale:-Attivazione dei muscoli sollevatori dellamandibola-Riduzione dell’attività (dell’ipertono) dell’or-bicolare delle labbra, del mentoniero, di altrimuscoli mimici.3.Apprendimento della deglutizione corretta4.Miscellanea-Esercizi respiratori-Esercizi articolatori5.Progressione da abitudine cosciente ameccanismo automatizzato incosciente.La durata della terapia varia a seconda dellaseverità dei sintomi dalle 6 alle 22 sedute,più periodo di mantenimentoAlcuni esempi di malocclusione asso-ciate ad abitudini viziate:

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Morso testa a testa

Morso aperto posteriore con interposizione linguale

Morso aperto posteriore

morso apertoanteriore coninterposizione

linguale

Morso profondo

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L’Avvocato Bruno Flamini (1888 - 1915)Lettere dal Fronte

Prof. Arch. Enea Cisbani

L’Avvocato Bruno Flamini, Docente diMaterie Letterarie, fondatore con il NotaioUlderico Midossi e il Dott. Erminio Marianidel locale Istituto d’Arte, nasce a CivitaCastellana il 25 Giugno 1888, figlio diAngelo e Rosa Maggiori, rispettivamenteDirettore e Maestra della ScuolaElementare, allora denominata “RegiaScuola Elementare Tommaso Tittoni”, sitanell’attuale via Gramsci.All’età di nove anni, i genitori lo inviarono astudiare a Roma presso una Zia materna,per frequentare il Ginnasio “Umberto I”, checompì regolarmente diplomandosi nel 1903.Nel 1904, si iscrisse alla Scuola Normale diVelletri dove ottenne il Diploma di MaestroElementare nel 1906.Nel 1907 sotto la guida del Professor GiulioPedoni del Regio Liceo Umberto I, ottennela Licenza Liceale, fondamentale in queitempi per ottenere l’iscrizione alla Facoltà diLegge, dove si iscrisse nell’anno accademi-co 1907-1908.Dal 1909 al 1910, in qualità di Ufficiale diComplemento, presta servizio militare inRoma. Congedatosi dall’Esercito, riprese gli studilegali e l’attività di Maestro insegnando inscuole allora di “frontiera”, come eranoquelle dell’Agro Pontino, allora dominatodalla malaria e dalla povertà assoluta. All’Esposizione Romana del 1911 otten-ne un importante riconoscimento dalMinistero della Pubblica Istruzione per avercreato la “Capanna Scuola”, una sorta diistituto itinerante per dar modo ai bambinisparsi nella vasta campagna Romana dipoter studiare e frequentare la Scuola. Nel 1913 si laureò in Legge e ritornò così aCivita Castellana dove aprì uno StudioLegale in Piazza Matteotti e diventando nelcontempo Vice Pretore con Regio Decretodel 20 Aprile 1913.Iscritto al Tribunale di Viterbo, collaboravacon lo studio legale dell’Avvocato RanieroSpolverini, allora Principe del ForoViterbese.Nel 1913, con il Notaio UldericoMidossi e il Dott. Erminio Mariani,fonda l’Istituto d’Arte, la cui sede ori-ginaria fu ricavata all’interno dellaChiesa di San Giorgio.Successivamente fu nominato dal Consigliodi Amministrazione, Docente di MaterieLetterarie, cattedra che mantenne fino al1915, anno della sua partenza per la I guer-ra Mondiale.Il 10 Maggio 1915, pochi giorni prima del-l’entrata in guerra dell’Italia - il 24 Maggio1915 - partì per il fronte, assegnato comeUfficiale di Complemento al 6° Reg-gimento Fanteria di Linea, dislocato aGemona, Friuli, nella Valle del Tagliamento,a 40 chilometri dal Confine con l’Austria. Peruna coincidenza singolare della Storia, lostesso giorno partì per il Fronte e assegna-to allo stesso reparto del Flamini, un’altro

Civitonico, padre di Famiglia ed Operaio,Bonaventura Fantera. Il Plotone delTenente Flamini e del Fantera, fu assegnatoa presidio di una cresta rocciosa a 2500metri di altezza, sottoposti al fuoco Tedescoe all’inclemenza del tempo.Il giorno 16 Settembre 1915 alle ore16,00, sotto una pioggia battente, il 6°Reggimento andò all’attacco di una posta-zione Austriaca: “Sottotenente diComplemento,…. con ardire supremoil 16 Settembre 1915 conduceva un

manipolo all’assalto disperato di unaposizione nemica, una palla dimoschetto lo colpì nel mezzo dellafronte...”. Nello stesso attacco morìBonaventura Fantera.Le lettere lasciate dall’Avvocato BrunoFlamini, nei brevi mesi del servizio in zona diguerra offrono un quadro eloquente dellavita dei soldati al Fronte. Gemona 20 Maggio 1915 ore 22: “alGiudice Portanova. Carissimo Giudice, ecco-mi adunque sul teatro della nuova guerrache divamperà per l’Europa,….Gemona ènella Valle del Tagliamento….., la nostradivisione comandata dal generale Lequiodovrà operare in offensiva sull’alta Valle delFella ed espugnare due forti Austriaci diconfine……quanti ritorneranno di noi?Pochissimi….a lei non nascondo quindi,come invece ho fatto al Babbo e allaMamma, che siamo fra i più esposti……mi

commuove vedere i genitori salutare i figliche partono soldati……”. Gemona 25Giugno 1915 ore 21: “Carissimo Flaminio,(il Fratello n.d.r.), oggi 25 ho ricevuto unatua carissima del 9. L’ho trovata all’alloggia-mento ritornando da una faticosissima mar-cia….. siamo partiti dal ricovero questa mat-tina alle 5, immersi nella nebbia fitta, pocodopo a cominciato a stillare un’acqua sem-pre fitta e talvolta violenta che ci ha accom-pagnato per tutta la marcia, insistente,opprimente…….nondimeno voglio dirti alcu-ni miei desideri in caso di disgrazia mia…..ho in questi ultimi tempi mandato a casa lire900. Saranno di Giacomina, insieme a tuttoquello che potrete vendere, ………ciascunodi voi dovrà avere un oggetto a mio ricordopersonale. Non ti impressionare di questamia, certo poco allegra, ma avevo proprio ilpiacere di manifestarti tutto il mio animoche, credilo, soffre ma sa vincere anche imomenti di sconforto. Bruno”.Gemona 16 Settembre 1915 ore 11,ultima lettera ai Genitori, pochi oreprima della morte: ”Miei cari Genitori,anche stamattina m’è giunta tanta postavostra carissima e che mi ha allietato e miapprestavo a darvi una lunga lettera inrisposta e godere di questo unico godimen-to che ora la situazione ci concede, quandoun improvviso ordine di operazione mi haimpedito di farlo. Niente però di importanteo di grave. Spero quindi fermamente diavere il tempo di farlo domani mattina o alpiù lungo dopo domani. Vi bacio e viabbraccio con tutto il mio grande affetto difiglio. Vostro Bruno.”Dall’Archivio Militare: “ 6. Regg.toFanteria di Linea, Ufficio deposito. Al Sig.Angelo Flamini, Civita Castellana. Palermo lì27 Settembre 1915. Pregasi comunicare conle dovute cautele alla famiglia delSottotenente di Complemento Flamini Sig.Bruno la morte del suo caro congiunto,caduto sul campo dell’onore il giorno 16c.m. andando all’attacco delle formidabilitrincee nemiche…. Firmato il ColonnelloZiliani”. Roma 12 Agosto 1916,Ministero della Guerra: “Il LuogotenenteGenerale di sua Maestà il Re, ha conferito laMedaglia di Bronzo al Valor Militare alSottotenente Bruno Flamini del 6° Rgt diLinea di Civita Castellana caduto nellaBattaglia di Monte Costa Alta. 5 Luglio1916”.Il giorno 11 Giugno 1923, alle ore 20,presso la stazione, le salme di Bruno Flaminie Bonaventura Fantera ritornarono a CivitaCastellana dove furono deposte all’internodel Duomo, su di un catafalco oggetto didevozione di una folla immensa che, comenarrano le cronache, “raggiunse proporzionipoche volte vedute”.Il 12 Giugno 1923 una solenne ceri-monia ricordò i due giovani Civitonicicaduti nei primi giorni di guerra.

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Correva l’anno 1882, allorquando GiggiZanazzo, Poeta e Commediografo romano,(1860-1911), nella sua “infornata ar TeatroNazionale”, ricorda come una turbolentaplatea bollasse con l’appellativo di SorCapanna l’annunciatore che si impegnavanella presentazione ed illustrazione de “larecita de domani”. Infatti, per certi miste-riosi motivi insiti nel parlar romano, contale appellativo erano chiamati, da sem-pre, gli appartenenti a quella particolarecategoria di strimpellatori, cantanti e nar-ratori. Ma è Pietro Capanna, nato inTrastevere nell’Aprile del 1865, che il popo-lo, il suo popolo, al quale egli ricantava inversi facilmente riproducibili gli avve-nimenti della cronaca cittadina enazionale, mettendo in ridico-lo, ora i dittatori della moda,ora i successi o gli insuccessidei politici, che ribattezzò SorCapanna, pertanto, d’ora inavanti, lui e soltanto lui sarà ilSor Capanna. Una voce di stradache resterà per sempre nel senti-mento e nella nostalgia dei romani; unavoce assolutamente rappresentativa diun tipico atteggiamento romanesco; uncantastorie che sceglieva, di preferenza,l’angolo di una strada, un particolare incro-cio di vie cittadine o, l’ancora più stimolanteambiente rappresentato dalle tipiche osteriedi quell’epoca. Molte pubblicazioni, realizza-te con l’apporto delle testimonianze direttedi coloro i quali hanno avuto l’opportunitàed il privilegio di conoscerlo, seguirlo e aiu-tarlo durante il suo trentennale percorso cit-tadino, hanno consentito di restituire unimmagine reale e assolutamente viva dellostornellatore romano e, tra queste, il titolo“Sentite che ve dice er Sor Capanna”, puòconsiderarsi una interessante inedita raccol-ta. Ma chi è Pietro Capanna?Nasce, come già detto, il 9 Aprile del 1865al civico 47 di Via Luciano Manara, da geni-tori di puro sangue trasteverino, il padrelavorava nei forni del quartiere come pastel-laro, la madre Maria Rozzonico, era sigaraiapresso la Manifattura dei Tabacchi a PiazzaMastai. Ultimate le scuole elementari il pic-colo Pietro, già stornellatore in erba, trovauna prima occupazione come macellarettoe, stando alle voci tramandateci, dette subi-to inizio a sperimentare quella sua particola-re vocazione per il burlesco raccontandostorielle e barzellette agli avventori che, perporre più attenzione al suo dire, ne poneva-no assai meno alla bilancia. Poiché lavoravasoltanto al mattino, trascorreva le ore pome-ridiane all’osteria in compagnia di amici,cantando canzonette in voga; la sera erasolito andare a zonzo per Trastevere, sem-pre in compagnia di amici, strimpellando ilmandolino e facendosi le ossa di canterinoin quel particolare clima euforico della cosìdetta febbre edilizia che, per altro verso,fruiva dello sfruttamento della classe ope-

raia; donne impiegate per dodici ore al gior-no in mansioni di facchino, venivano com-pensate con una paga compresa tra cin-quanta e settanta centesimi. In quel periodoPietro s’invaghì della bella trasteverinaAugusta, figlia del bibitaro dell’Arenula, tale

Pietro Sabatini che, daex papalino, aveva avutol’incarico, fin dall’anno1846, di aprire e chiudere,mattina e sera, i cancellidel Ghetto; ma propriomentre accarezzava il suosogno d’amore, la situazio-

ne a Roma precipitavae, nel periodo

compreso trail 1887-

1888, vengono chiusi ben centottanta can-tieri edili dei quattrocentosessanta in attivi-tà di fatto, questo, che coinvolge, oltre allamassa dei lavoratori edili, anche altre cate-gorie di operai senza più lavoro e costoro,dopo un raduno a Piazza Cavour, al gridopane e lavoro, prendono d’assalto forni enegozi. Quella Roma di appena trecentocin-quantamila abitanti, assume l’aspetto di unacittà bombardata con case semidistrutte,ricovero, la notte, di masse di disoccupatifuggiti o cacciati dalle campagne; è proprioin quel terribile quinquennio compreso tra il1887-1892, che Pietro va plasmando la venasorcapannesca di quegli stornelli, documen-ti di un’epoca sconvolgente vissuta e soffer-ta in prima persona ed è proprio in quelperiodo, nell’occhio del ciclone, che a venti-sei anni sposa la donna di cui è innamorato,era il 1891. Allorquando a Roma viene istituita laCamera del Lavoro, tra i settemila lavoratoriiscritti negli elenchi dei disoccupati, è com-preso anche Pietro Capanna che, essendosiammalato di una grave forma di congiuntivi-te, non è più in grado di espletare il suolavoro presso la macelleria. Per tirare avanticon la famiglia, aveva già un bimbo di nomeAlberto, fa l’aiuto manovale edile, il murato-re, il voltarolo ma, ancora una volta disoc-cupato, eccolo apprendista costruttore dicarrozzelle, dal barrocciaio di Via delleVaschette e, quando ritiene di avere acquisi-to un mestiere più sicuro, è costretto a mol-lare tutto a causa dei suoi occhi quanto mailesi e, a Brunetta Redi, sua coetanea, ragaz-za tra le più corteggiate di Trastevere, ungiorno confida: “ah Brunè, me sa tanto chepe’ campà me ridurò a cantà pe’ l’osterie”.

In effetti non aveva altra scelta poiché lesue condizioni fisiche non gli davano altrapossibilità se non quella dello strumento chesuonava alla meno peggio oltre che: canta-re, cantare, cantare. Un giorno all’Osteriadei fienili, incontra un suonatore ambulanted’organetto, tale Umberto detto Pomidoroche, al termine di una bicchierata, gli propo-ne di fare coppia con lui ed è così che, inquella Roma con ancora meno di quattro-centomila abitanti, comincia ad esibirsi ilduo di chitarra-mandolino dando inizio adun girovagare senza fine. E’ stato semprerimproverato al Sor Capanna di non avermai, per così dire, codificato le sue cantate,quasi sempre portate all’improvvisazione acaldo sull’avvenimento del giorno, sui fatti esui misfatti; in effetti, lo stornello costituivala scaletta dello spettacolo che si dava nellospiazzo dove il pubblico si disponeva a ferrodi cavallo, lo stesso schema che, nel casodella Commedia dell’Arte, era costituito daun canovaccio sul quale gli attori improvvi-savano la loro recita rinnovandola, quasisempre, ad ogni spettacolo. Quella del SorCapanna è stata una lunga recita, duratafino allo scoppio della prima guerra mondia-le, quasi sempre a tre voci, lui e due spalle,uno spettacolo con tre attori in cui lui face-va da mattatore, il tema ricorrente nei suoistornelli era la fame, un po’ per partito presoe un po’ per sottolineare le condizioni diestrema miseria in cui si dibatteva il popoloromano, Sor Capanna in testa, a cavallo delsecolo umbertino. Pietro Capanna non fu una macchietta comegeneralmente si è portati a credere, ne unsemplice travestimento carnevalesco, ne uncaratterizzatore, sia pure originale, che sipossa accostare al Conte Tacchia, nobileautentico, che sembrava avere ereditato ilgusto per gli scherzi crudeli dal leggendarioMarchese del Grillo; fu semplicemente unpersonaggio vivo, pungente cantore di stra-da che, per oltre venticinque anni, monopo-lizzò un particolare spettacolo romano. Conl’uscita di scena di Sor Capanna la stradacominciò a perdere quella sua prerogativasalottiera di sempre e non poteva esserediversamente poiché il Sor Capanna, privatodel suo teatro, non avrebbe potuto resistereoltre, egli è uscito, si potrebbe dire, almomento giusto; finiva con lui un mondoirripetibile poiché i suoi continuatori, o pre-sunti tali, non gliel’hanno fatta e non soloperché non erano, di certo, alla sua altezza,ma soprattutto perché non potevano piùbattere il palcoscenico, cioè il selciato roma-no. Ettore Petrolini definiva Pietro Capanna“il mio maestro” e, avendone ripreso arte ecarattere, in una riuscitissima macchietta, loimprigionò in una registrazione discograficacon una voce duttile e beffarda, a modo suoben s’intende, come egli stesso avverte: “erSor Capanna, imitazione di un cantanteambulante romano, musica di Petrolini,parole di Ettore cantate da lui medesimo”

Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi

Sor Capanna, l’ultimo cantastoriedi Riccardo Consoli

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PoesiaMamma sconosciuta

Forse eri bionda, Mamma sconosciutae forse, nel lasciarmi, m hai baciatoma non ricordo se t ho mai veduta,se le tue mani m hanno accarezzato.

Forsi eri bionda, Mamma sconosciutache m hai perduto e non m hai piø cercato.Ritrovami ! Almen che io sappia alfinequal Ł il tuo nome ignoto Mamma mia.

Ascoltami ! Quel tuo piccin gi grandedevi saper che t ama alla follia.Mamma, se vivi ancor,vieni soltanto un or,che io posso un ora soladormire in braccio a te.

Antonio Guglielmo

Credenti o no...

Il mondo intero si Ł mobilitatoper ringraziare il Papa viaggiatoresotto la sua finestra ha pernottatosperando di alleviare il suo dolore.Da ogni parte, da ogni religioneŁ stato ringraziato il suo operatoha sempre benedetto tutti quantianche i mandanti di chi gli ha sparato.I popoli piangendo hanno pregato per ci che ha fatto per l umanitsempre che venga poi ricompensatoriconoscendo la sua Santit .Credenti o non credenti, tutto il mondopiange la morte di Giovanni Paolo IIche mentre sale in cielo sorridentepensa, laggiø come vivr la gente Seduto accanto al padre Suo e nostrofa cenno con la mano Wojtylache dice sar sempre il Papa vostrola pace sia con voi e cos sia.

Gaetano Coletta

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Giochi Antichiil Nizzo

Questo gioco presen-te un po’ in tutte leregioni Italiane, assu-me diverse denomi-nazioni “LIPPA”, “MAZe PINDOL” ecc. la tra-duzione vignanellesedel termine “ NIZZA “(in uso a Roma) risul-ta “NIZZO“ e la dizio-ne esatta del gioco è

“MAZZA I NIZZO” ovvero la mazza ed ilnizzo. MATERIALE OCCORRENTE :Per la mazza, un pezzo di bastone abba-stanza dritto lungo circa 50 cm e di alme-

no 3 cm di diametro, può andar beneanche un pezzo di manico di scopa, per lanizza un tronchetto in legno lungo circa 15cm e largo più o meno 5 cmREALIZZAZIONE :Realizzare con un coltello, delle punte alleestremità del tronchetto come in figura.REGOLE :Il gioco consiste nel colpire con la mazza,la punta del nizzo posta a terra, e colpir-lo nuovamente al volo cercando di lanciar-lo più lontano possibile, il gioco si può faresul singolo tiro o su più tiri successivi,vince ovviamente che li manda più lonta-no.

di Emilio Annesi

Pillole di Sapienza

Da cosa deriva… “essere come un soldodi cacio”?L’Italia, prima della sua unità, era divisa intanti piccoli “staterelli”. Ognuno di essi eragovernato da una famiglia nobile che cer-cava di edificare un proprio Stato autono-mo in tutto e per tutto.Questi aristocratici, inseguendo l’autosuffi-cienza, avevano un proprio codice di leggie un valoroso esercito alle loro dipenden-ze.Nel territorio da loro controllato, facevanobattere moneta propria.Qui circolavano contanti di diverso valore aseconda del pregio del materiale che veni-va usato per realizzarli.Nell’Italia settentrionale il conio a piùbasso valore era il soldo.Con esso si poteva acquistare ben poco.Quando la popolazione dell’epoca, per lopiù povera, andava dal droghiere, preferi-va non prendere il soldo di resto e farsidare in cambio del formaggio.La quantità acquistata era così esigua chenon veniva neanche incartata ed era dataal cliente come un pasto immediato.Quel cacio serviva a mala pena a fermare ibrontolii della fame.

di Erminio Quadraroli

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Castel Sant’Elia

Un Poster per la PaceCon una magnifica manifestazione, tenutasi presso lapalestra comunale di Castel Sant’Elia, il LIONS CLUBCIVITA CASTELLANA “FALERI VETERES” ha premiatoAngelica Pieralisi come 1° classificata per il concorsointernazionale “UN POSTER PER LA PACE” E LilianaMazzolini per il tema scritto sulle opportunità di pacenel mondo. Il presidente dei Lions Club, Franco Caprioli,ha fatto gli auguri alle due ragazze consegnando lorovari riconoscimenti.

Riccardo Pieralisi

Nel mondo di oggi, dove ci sono guerre in ogni angolodella terra, è possibile la pace?

Il mondo di oggi è pieno di conflitti, anche interni, causati dal terrorismo. Unesempio riguardo a questo è l’attentato alle torri gemelle nel quale sono mortetantissime persone innocenti. Il presidente americano Bush dice di voler por-tare pace in Iraq e instaurare la democrazia e, come dice Norberto Bobbio, laguerra non c’è laddove esiste la democrazia. I valori per avere pace dovreb-bero essere: tolleranza, non violenza, fratellanza e libero dibattito. Secondo meBush dice tante cose ma non le mette in pratica in quanto oggi non esiste unavera democrazia, manca la fratellanza ed il dialogo. Il premio Nobel per la pacesostiene che sarebbe bello che gente di nazioni diverse leggesse gli stessi librie, dopo averli letti, scoppiasse la pace nel mondo. Ma se fosse vero che la fun-zione della letteratura è questa, bisognerebbe fare tanta pubblicità e libri elibri, anziché prodotti voluti dal consumismo! Secondo me in televisione c’è unapubblicità molto significativa dove viene utilizzato Gandhi, il più grande pacifi-sta del mondo che per lungo tempo ha sostenuto l’India nei suoi sforzi per rag-giungere la libertà con la non violenza, ed io mi chiedo sempre: che mondosarebbe stato se lui fosse in vita? L’immagine di Gandhi diffusa in tutto ilmondo dovrebbe affiancarsi a quelle mostrate quotidianamente nei telegiorna-li dove siamo costretti a vedere gente dilaniata da bombe, macerie e bambiniche piangono. Io penso che se Lui fosse stato il capo del Parlamento europeosarebbe stato un mondo veramente diverso.

Liliana Mazzolini - II/C

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CIAK SI GIRAdi Roberto Moscioni

IL VIGILEDopo aver trattato, sulle scorse uscite, deifilm girati nel territorio di CivitaCastellana,voglio, con questo articolo, conti-nuare a parlarvi dell’ interesse del mondocinematografico per il territorio della Tusciacome set naturale. Da Civita Castellana cispostiamo quindi un po’ piu’ a nord, con unfilm del 1961, girato interamente tra Viterboe Bagnaia.

Il film in questione e’ IL VIGILE, divertentis-sima commedia interpretata dal grandeAlberto Sordi, e diretto dal Regista LuigiZampa. Il film: Otello Celletti, (AlbertoSordi), disoccupato e con una famiglia damantenere, un giorno,per ricompensa delgesto eroico compiuto da suo figlio Remo,(Franco Di Trecchio) che salva dall’annega-mento il figlio di un asssessore comunale,gli viene offerto un posto di lavoro comefacchino ai mercati generali ma, visto che luinon e’ portato per i lavori di fatica, rifiutail posto per farsi affidare un altro tipo dilavoro, meno faticoso. Così riesce ad otte-nere un posto come vigile urbano motocicli-

sta. Il vigile Celletti un giorno viene richia-mato all’ordine dal sindaco (Vittorio DeSica) a causa del suo mancato senso deldovere nei confronti di una bellissima attri-ce (Sylva Koscina) trovata priva di carta dicircolazione ad un posto di blocco. Dopol’increscioso fatto il vigile Celletti, avendocapito l’errore da lui commesso, decide didiventare intransigente nei confronti di tuttigli automobilisti incivili; costi quel che costi.

E così un bel giorno durante un posto diblocco ferma il sindaco che sfrecciava conla sua spider , si proprio quel sindaco che loaveva richiamato all’ordine, multandolo pereccesso di velocità……Tra gli interpreti delfilm troviamo Marisa Merlini nel ruolo dellasignora Amalia Celletti, Carlo Pisacane nelruolo del vecchio padre di Celletti, NandoBruno (cognato di Celletti), Mario Riva (sestesso) , Lia Zoppelli (moglie del sindaco),Mara Berni (amante del sindaco). La piazzache si vede all’inizio del film, dove troviamol’abitazione della famiglia Celletti è PiazzaS. Faustino, sita nel centro storico di VITER-BO. Poi possiamo vedere via S. Lorenzodove il regista ambientò la scena dell’oste-

ria, Piazzale Gramsci fuori porta Fiorentinadove si girò la scena dell’ingorgo stradalecreato dal vigile Otello Celletti , poi il bellis-simo portico del palazzo comunale in pizzadel Plebiscito e molti altri scorci della città.La troupe cinematografica , finito di girare lescene in città, si spostò fuori Viterbo, perl’esattezza in località La Quercia e per ulti-mo a Bagnaia, dove si girò la famosa scenadel posto di blocco, nei pressi della curvadella morte, al malcapitato Sindaco (V. DeSica).Tra gli sceneggiatori, oltre a LuigiZampa, troviamo Tonino Guerra e Rodolfo

Sonego, autore fra l’altro anche del sogget-to del film ispirato ad un fatto di cronaca,del 1959, che in quel periodo suscitò moltoscalpore e che vedeva come principaleimputato, un vigile urbano romano chemultò il Questore di ROMA, provocandocosì un procedimento giudiziario mai vistoprima. All’uscita del film ci furono azionigiudiziarie verso la produzione, da parte dichi riteneva essersi riconosciuto nei perso-naggi del film, ma tutto poi finì nel miglioredei modi.

Viterbo - Piazza San Faustino

giardino del Palazzo Comunale di Viterbo

Alberto Sordi nei panni del Vigile

Piazzale Gramsci fuori Porta Fiorentina

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pagate o avverso i quali era stato propostoricorso al Giudice di Pace o al Prefetto.Spesso accade, infatti, che nonostante ilregolare pagamento della multa o l’accogli-mento di eventuali ricorsi l’ente creditore (peresempio Polizia Municipale) trasmetta ugual-mente gli atti all’ente esattore per la succes-siva esecuzione. In questi casi il motivo delricorso sarà, o l’avvenuto regolare pagamen-to della multa comminata, o l’accoglimentodel ricorso in opposizione alla stessa. In que-ste ipotesi può, tuttavia, anche rivolgersidirettamente all’ente creditore. In particola-re, nel caso di contravvenzione già pagata èanche possibile ricorrere direttamente allaautorità amministrativa che ha emesso ilruolo, oppure al Prefetto se la contravvenzio-ne è stata elevata dai Carabinieri o alComune se si tratta di Vigili Urbani. La relati-va domanda dovrà essere redatta in cartasemplice e con la prova del pagamento. Nelcaso, invece, di contravvenzione pagata inritardo (oltre i 60 gg. dalla notifica del verba-le di accertamento di violazione) il destinata-rio della cartella esattoriale potrà fare ricorso,atteso che il c.d.s (art. 389) prevede l’invio diun nuovo verbale con la differenza da paga-re (pari a quella tra l’importo versato e lametà del massimo della sanzione prevista).Inoltre, è utile sapere che la L. 311/04 haprevisto che la notifica della cartella esatto-riale debba avvenire, ad opera del concessio-nario dell’esattoria, entro 12 mesi dall’iscri-zione al ruolo, pena la decadenza. In questocaso sarà necessario instaurare una causaordinaria innanzi al Tribunale competente.In alternativa al ricorso al Giudice di Pace,contro le cartelle esattoriali relative contrav-venzioni al codice della strada è possibilericorrere all’Agenzia delle entrate. In questocaso il ricorso deve essere redatto su carta dabollo e spedito tramite raccomandata a.r.senza busta, chiedendo l’annullamento dellacartella (da allegare in fotocopia) e lasospensione del pagamento).

D. Mi è arrivata a casauna cartella esattorialerelativa ad una infrazionedel Codice della Stradacompiuta qualche annofa. Vorrei sapere come equando è possibile fareopposizione.

e-mail Sig.raMarianna

R. La cartella esattorialeè lo strumento con cui l’amministrazioneriscuote forzatamente i verbali di accerta-mento di violazione (relativi a contravvenzio-ni per violazioni al codice della strada) nonpagati o non opposti nei termini dall’automo-bilista. Avverso la cartella esattoriale èammissibile l’opposizione con ricorso alGiudice di Pace entro 30 gg. dalla notificazio-ne ma solo in alcuni specifici casi: non si puòricorrere al Giudice di Pace adducendo vizirelativi al verbale di accertamento di violazio-ne (per esempio mancata contestazioneimmediata della violazione) in quanto perqueste ipotesi l’automobilista avrebbe dovutoproporre l’opposizione direttamente avversoil verbale. Quindi, come si può proporreopposizione avverso una cartella esattorialerelativa ad infrazioni del codice della stradamai pagate o mai opposte? Modalità delricorso: il ricorso è proponibile, personal-mente o a mezzo di un avvocato munito diprocura alle liti, al Giudice di Pace del luogoin cui la violazione è stata commessa e deveessere proposto nei confronti dell’Ente credi-tore ( vale a dire l’ente che ha rilevato la vio-lazione -per esempio Polizia Municipale delComune di Roma- e che va distinto dall’Enteesattore -per esempio Monte dei Paschi diSiena- ) nel termine di 30 gg. dalla notificadella cartella esattoriale. Il ricorso può esse-re iscritto al ruolo recandosi personalmentepresso l’Ufficio del Giudice di Pace competen-te oppure per posta tramite raccomandataa.r. (la procedura è esente da bolli e tasse).

Attenzione però ai motivi da porre fonda-mento del ricorso! E’ fondamentale leggereattentamente la cartella esattoriale al fine diverificare la presenza di una delle seguentiipotesi: 1. la cartella esattoriale è stata emes-sa per violazioni al c.d.s relative a verbalinotificati a distanza di oltre 5 anni dalla noti-ficazione della cartella esattoriale. In questocaso gli importi nella stessa contenuti devonoconsiderarsi prescritti (secondo il combinatodisposto di cui agli artt. 209 c.d.s e 28, L.689/81), con conseguente annullamentodella cartella stessa. Se alla cartella non èallegato il verbale di accertamento di viola-zione di riferimento, per verificare il decorsodel suddetto termine, è fondamentale un’at-tenta lettura della parte della cartella relativaalla descrizione delle somme da pagare.2. il verbale di accertamento di violazionesotteso alla cartella esattoriale non è maistato notificato al destinatario (il verbale diaccertamento di violazione deve, infatti,essere notificato entro 150 gg. dal compi-mento della violazione a pena di nullità)oppure è stato notificato irregolarmente.Anche in questo caso è importante leggereattentamente la cartella esattoriale, soprat-tutto qualora alla stessa sia allegato il verba-le di violazione di riferimento. Infatti, biso-gnerà verificare che la notifica dello stessosia stata fatta nei termini (entro 150 gg. dalcompimento della violazione) e regolarmente( ad esempio, verificare se la notificazione siastata fatta a persona abilitata o meno) apena della sua stessa nullità. Per le cartelleesattoriali relative a verbali notificati regolar-mente è possibile opporsi all’esecuzione anorma dell’art. 615 c.p.c., per fatti estintivisopravvenuti alla formazione del titolo esecu-tivo ( per esempio morte), o agli atti esecuti-vi a norma dell’art. 615 c.p.c., per vizi diregolarità formale della cartella esattoriale.In questi casi sarà però competente ilTribunale. 3. La cartella esattoriale è stataemessa relativamente a verbali di multe già

Il consulente di Campo de’ fioriCartella Esattoriale: Come e Perchè Opporsi?

Dott.ssa Giulia Radice

Campo de’ fiori39

M E S S A G G ITantissimi auguri alla signora Adriana Domizi che a

Giugno compie 60 anni, dai figli, il marito e da tutti i parenti.

Auguri alla signora Adriana dallaredazione di Campo de’ fiori

Tanti auguri aGustavino che

ha compiuto gli anniil 14 Maggio

da tutti i parenti e dallaredazione di Campo de’

fiori

Tantissimi auguri a Elio Moscadi Bolzano che il 7 Maggio ha compiuto gli

anni. Auguri dagli amici e i parenti di Civita Castellana. Un augurio particolare dalla

redazione di Campo de’ fiori all’amico Elio che cisegue sempre con molto interesse.

Tanti auguri a VeronicaBiasco che ha compiuto 18anni il 7 Maggio. Dai geni-tori, il fratello, amici eparenti. Auguri Veronicaper i tuoi meravigliosi annidalla redazione di Campode’ fiori.

Tanti auguri alla signora Luciana, che ha compiuto 51 anni il 10 Maggio, dall’amica Marisa e

dalla redazione di Campo de’ fiori.

Auguri di buon compleanno a Gabriele che compie31 anni, dai suoi cari e da Michela.

Ti vogliamo bene.

Auguri di buon compleanno alla signoraMarisa Menichelli che ha compiuto 51 anni il 20Maggio, dalla sua famiglia, dall’amica Luciana e

dalla redazione di Campo de’ fiori.

Il 13 Maggio ricorreva il16° anniversario dell’entra-

ta nella Diocesi di CivitaCastellana del nostro

Vescovo S.E. Mons. DivoZadi. A Lui l’augurio deifedeli della Diocesi e di

tutta la redazione diCampo de’ fiori.

Tanti auguri alla neo dottoressaAnika Luceri che il 28 Aprile haconseguito la laurea in DisegnoIndustriale con 110 e lode. Dai

famigliari, gli amici e dalla redazione.

Campo de’ fiori40

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Campo de’ fiori 41

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Giudiziaria, Campo de’ fiori fornirà tutte le notizie riportate nella presente cedola.COMMITTENTE: Nome.........................................................Cognome...............................................................

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Campo de’ fiori42

Le Crociate

USA 2005, regia diRidley Scott; conOrlando Bloom, EvaGreen, Liam Neeson,Jeremy Irons, EdwardNorton; sceneggiaturadi William Monahan;genere drammatico.L’effige-simbolo del-l’atteso movie a basedi cappe e spade, fir-

mato da Ridley Scott è in sintesi espressanell’alterato e marziale ciglio del prode pala-dino cristiano Balian d’Ibelin, interpretato sulgrande schermo dal sex symbol hollywoodia-no Orlando Bloom. L’attore inglese, al suoprimo ruolo da protagonista, indossa loscudo, l’elmo e la corazza di un cavaliere tesoalla difesa di una Gerusalemme assediata,alle soglie del XIII secolo. La traversia haprincipio nell’anno del Signore 1184, in unsolitario e romito villaggio della Francia. Qui

ha luogo un’agnizione fra il difensore di fedecristiana Goffredo d’Ibelin (Liam Neeson) e ilfiglio illegittimo abbandonato anni or sono:un fabbro di professione, ridotto alla dispera-zione in seguito alla perdita del figlio e dellamoglie. Il destino del giovane uomo è com-piuto: calcare le orme della figura paterna, ecombattere al fianco dell’anziano genitoreper neutralizzare i colpi sferrati dal feroceSaladino (Ghassan Massoud). In Terra Sacra,Balian convoglia a giuste nozze sposandoSibylla (Eva Green), regina alla corte del leb-broso sovrano di Gerusalemme Baldovino(Edward Norton);il cui volto è celato da unimperturbabile maschera di ferro. L’indomitasposa è una figura fuori dagli schemi, anti-convenzionale nel suo cavalcare alla manieradegli uomini, o indossare vesti arabe da cuitrapela una vellutata epidermide tinta a basedi hennè e altre sostanze naturali. Ma lescene cruente e suggestive non possono chesvolgersi sul campo di battaglia, dove affioral’estro coraggioso di Balian, che tenta di per-seguire una linea di tolleranza nei confrontidei musulmani. Su idee opposte si allineano iTemplari, guidati dal villoso comandante

Reynald; per questi aggressivi combattentigli infedeli vanno tutti combattuti e stermina-ti, senza alcuna discrezione. Avvalendosi diquesto credo, vengono deliberatamenteassalite le carovane col fine di compiere raz-zie, stuprare le donne e uccidere i bambini. Aquel punto il cavaliere d’Ibelin diviene lo stre-nuo difensore della città. In fondo, come ha proferito l’attore JeremyIrons nel corso di una dichiarazione rilasciata

ai giornalisti, “la storia del film è quella dipersone che si uniscono in clan e che com-battono gli altri perché diversi”. Impossibilenon cogliere i riferimenti espliciti alla realtàodierna, in merito al conflitto fra Occidente eIslam e al clima d’intolleranza che attanagliail Medio Oriente. A monito di ciò, è inevitabi-le menzionare la serie d’aspre proteste, daparte d’alcuni gruppi religiosi, che accompa-gnano il progetto sin dai suoi primordi. Lepolemiche giungono anche da ambienti lon-tani all’integralismo islamico, bensì prossimialle sedi accademiche: è il caso dello studio-so Khaled Abu elFadl, docente inpossesso di unacattedra alla presti-giosa University ofCalifornia. Egli siscaglia violente-mente contro il filmin questione, rite-nendolo unicamen-te una summa deglistereotipi diHollywood sugli

arabi e musulmani: nocivo in quanto raffigu-ra gli infedeli come idioti, retrogradi, insom-ma, incapaci di elaborare concetti complessi.L’occasione per controbattere a tali virulenteaffermazioni è affidata al professore gesuitaGorge Dermis, una delle cinque personalitàche ha avuto il privilegio di leggere lo scriptdel film. Il reverendo, infatti, ha recentemen-te espresso un parere positivo e si augurache dalla fazione musulmana non giunganoobiezioni; in quanto, dal suo punto di vista, ilfilm non reca alcun genere d’offese. Al di là del focolaio di critiche e polemiche, illungometraggio è ineccepibile per quantoriguarda la resa delle immagini e l’impattoemotivo che genera nello spettatore è strabi-liante. Un merito va indubbiamente all’accu-rata ricostruzione degli esterni, che ha resopossibile l’ideazione di una Gerusalemme indimensione reale, a pochi km dalla cittàd’Ourzate, in Marocco. Il regista Ridley Scott,grazie all’esperienza maturata sul set de IlGladiatore, si è dimostrato abile nel coordi-nare i movimenti di massa, dirigendo migliaiadi comparse nelle scene di battaglia. Nel caststellare spicca la verve attoriale d’OrlandoBloom, di nuovo nei panni di un umile mani-scalco, dopo l’exploit de La maledizione dellaprima luna. La sua interpretazione immanca-bilmente richiama alla mente un altro perso-naggio che lo ha consacrato agli altari dellafama: l’elfo Legolas di Il signore degli anelli.Il riferimento, d’obbligo, è dovuto ai combat-timenti in stile fantasy, con epiche mischiemedioevali sullo sfondo di un cupo desertoassolato. Ci auguriamo che il pubblico gradi-sca questo fine prodotto, invertendo unarecente tendenza che accompagna i film sto-rici, vedi Troy, King Arthur, Alexander, gran-diosi negli intenti, ma flop ai botteghini.

diMaria Cristina Caponi

Campo de’ fiori 43

Scuola Media Statale “Dante Alighieri” di Civita Castellana e sezioni associate

di Faleria e Corchianoil Dirigente ScolasticoProf. Orlando Pierini

Finestre sul LibertyQuesti disegni vogliono essere un invito aguardarci intorno per scoprire come i granditemi della Storia dell’Arte si possono risco-prire in un’insegna, nelle curve sinuose di unacornice o in particolari architettonici che,fino a quel momento, avevamo beatamenteignorato. Questo lavoro, che parte da ciò cheabbiamo intorno, sviluppa negli alunni la capa-cità di guardare l’ambiente sotto il profilo dibene artistico e culturale. Il disegno dal vero,inoltre, sviluppa nel ragazzo delle prezioseabilità disciplinari come la capacità di osser-vazione, il coordinamento occhio-mano, ilsenso compositivo. Questo naturalmente valeper il lavoro sul liberty, ma anche per le vedu-te che gli alunni di Corchiano e Faleria hannofatto del loro paese.

Insegna in Piazza Matteotti di Civita Castellana - Giammaria Imperio IIIE

Civita Castellana - facciata di villa in Via RomaClaudia Mezzanotte IIID

Civita Castellanaabitazione in Via Pisacane.

Alessandro UrbaniIIIE

CHIESA MADONNA DELLE GRAZIE

situata nella zona agricola del paese, a metàdella strada che collega Corchiano a

Gallese, viene aperta solo in particolarioccasioni, come la festività dedicata pro-

prio alla Madonna delle Grazie che ricorre il15 Settembre.

Costruita in un periodo medievale in stileaustero romanico, nel 1682, sotto il governodei Farnese, fu dotata, insieme alla chiesadella Madonna del Soccorso, di un altare in

stile barocco ad opera del corchianeseLorenzo Costantini il quale, dopo aver viag-giato per l’Europa ed averne visitato le cat-tedrali, volle abbellire le due chiese legate

al culto della Madonna, da sempre venerata nel paese.

Infatti ne conserva un antico affresco sullaparete retrostante l’altare, insieme ad altriraffiguranti Santi su quelle laterali, recu-perati durante il recente restauro effet-

tuato ad opera dell’ex parroco Don Domenico Anselmi.

Maria Grazia Bedini

Resti del Castello di Santa Bruna fatto costruire nel 1200 dallafamiglia dei Celli. Divenuto molto influente il castello cominciava adoccupare i territori del feudo di Corchiano e di Gallese. La strada di

collegamento per Nepi, Falerii Novi, Corchiano ed Orte, passava aridosso delle mura di Santa Bruna ed i Celli facevano da padroni esi-

gendo un pedaggio da tutti i carri che passavano. Nel 1201 i capidegli eserciti di Gallese e Corchiano si allearono contro i Celli e

distrussero il Castello di Santa Bruna annettendone il territorio alfeudo di Corchiano. I gallesini ebbero alcune terre a sud del fosso

delle Chiare Fontane dove oggi è la tenuta Pesci. Loredana Benedetti

Il borgo di Faleria è protettodal magnifico castello degliAnguillara del XIII sec. Nelcorso degli anni ha subitovarie trasformazioni, attual-mente necessita di essererestaurato. Andrea Belardi

Campo de’ fiori44

Amarcord i luoghi dell’infanzia - LE COLONIE A CIVITA CASTELLANA

di Cristina Evangelisti

Era circa il 1948 quando, Massimo Conti eFabrizio Mosconi, che avevano poco più dicinque anni, vissero la prima esperienzadella colonia estiva diurna a CivitaCastellana. Questa era organizzata dalla Pontificia Operadi Assistenza che, grazie ai beni di primanecessità forniti dall’America dopo laSeconda Guerra Mondiale, riforniva le colo-nie di pasta, latte liofilizzato ed altri generialimentari.L’allora direttore della colonia era il maestroPietro Bravini che, puntuale, tutte le matti-ne, aspettava impaziente l’arrivo dei bambi-ni di ogni età e stato sociale. Questi si riuni-vano tutti davanti all’edificio delle scuole ele-mentari XXV Aprile e, in fila indiana, con i

tamburini in prima filache tenevano il tempodi marcia, si dirigeva-no verso PiazzaMatteotti per assisterealla prima messa dellamattina che si tenevanella chiesa di SanFrancesco. Dopo lamessa, in fila per due,di nuovo in marcia perraggiungere il“boschetto”. I ritarda-tari aspettavano aibalconi l’arrivo del“battaglione” acco-dandosi al suo pas-saggio. L’evento ren-deva felici mamme e

bambini; le prime, perché potevano svolge-re il lavoro domestico o di campagna in tuttatranquillità non dovendo badare anche aipropri figli che avrebbero, se non altro, fattoun pasto decente all’ora di pranzo, i secondi,perché potevano giocare tutto il giorno felicie indisturbati. Arrivati al boschetto, cantan-do l’inno di Mameli, si procedeva con il ritodell’alza bandiera, sia di quella Italiana chedi quella Vaticana, veniva servita una cola-zione a base di caffè-latte e biscotti e i piùgrandi venivano fatti marciare per circa un’o-ra, mentre ai più piccoli venivano riservati i“bagni di sole”. Finita l’ora del dovere, si pas-sava, con grande gioia al piacere, che consi-steva in giochi organizzati dagli assistenticome “ruba bandiera”, “nascondino”, “tiro

alla fune”, “schiaffo del soldato” etcc. Alcunibambini si creavano un proprio giardino zoo-logico scavando delle buche sul terreno,mettendoci dentro insetti, lucertole e caval-lette e ricoprendole poi con delle lastre divetro. Tra giochi e divertimenti si arrivavaall’ora di pasto in cui veniva servita una granquantità di pasta asciutta americana, condi-ta con del buon sugo italiano. Dopo il pran-zo il riposino era d’obbligo ed i giochi pote-vano riprendere solo dopo le quattro, quan-do era stata servita la merenda a base dipane e marmellata, pane burro e zucchero efino all’ora in cui, calato il sole, si dovevaritornare verso casa. Si riabbassavano lebandiere, le file si ricomponevano ed il pic-colo esercito, marciando, ritornava alle pro-prie case. Una volta giunti davanti all’edificioscolastico, il Direttore scioglieva le righe edogni bambino si dava appuntamento per ilgiorno successivo. Fabrizio e Massimo ricor-dano alcuni brani di quelle canzoni che veni-vano intonate durante la marcia verso il“boschetto”: “……marcia, marcia, marciasoldatin e ogni bimba gli fa l’occhiolin……” ,“……apri il mio scatolon, con i soldati cheson la, quando dalla strada vien il suono diuna banda militar, s’arresta di giocar, s’af-faccia per guardar, son tanti soldatin, sonveri quelli li. Soldatini di ferro son qui, quel-li marcian ma questi stan qui. Dice il bimbopapà per favor, sono fatti di ferro anche lor?I soldati d’Italia son così, son di ferro, sonfatti così……”

1940 - colonia estiva di Civita Castellana. Foto del Sig. Dagoberto Carabelli

Indovina Indovinello... i primi tre che, telefonandoin redazione, daranno lasoluzione dell’indovinelloriportato qui a fianco, rice-veranno un simpaticoomaggio offerto dalla pro-fumeria GLAMOUR.

Qual è quel luogo dove: l’acqua non bagna, il fuoco non brucia, le spade non feriscono, la gente muore parecchie

volte e resta viva, i re regnano per poco?

Campo de’ fiori45

Ancora un viaggio nel mondo delle noteAndrea Ginevra racconta la musica,

con il sogno di diventare come Nicola Piovani

Ancora musica,ancora sogni.Semp l i cemen teancora voglia diesprimersi perquello che si è.Ancora voglia diemozioni, con lafatica di percorrereuna strada e latestardaggine di

voler andare fino in fondo. Con la forza dicapire se stessi e la volontà di vivere unavita senza scendere a compromessi conquelli che ti vogliono arrivato, solo se haiuno stipendio fisso a fine mese. Sperandodi raggiungere dei risultati, dei traguardiche sembrano lontani come il sole e, forsecome il sole, sono altrettanto abbaglianti.Il mondo della musica accoglie tanti diquesti mondi, tante di queste sfumature espesso è il rifugio di chi altrove non trovaespressione di sé; quasi un’ancora di sal-vataggio, non necessariamente per essereilluminati dalle luci della ribalta, ma anchesolo per affermarsi, rimanendo “nell’ombradorata” della musica. E in quest’ombracontinua il nostro viaggio.“Mi chiamo Andrea Ginevra. Ho 29 annie vivo a Corchiano”.D: Come è iniziata la tua passione perla musica?“Ho avuto un maestro d’eccezione: miopadre. Con lui, a sei anni, suonavo già lachitarra a 12 corde, sulle canzoni di DeGregori. Poi le scuole medie e AndreaMercanti, il mio insegnante di musica, chemi ha guidato per tre anni nella conoscen-za della chitarra classica. A scuola nonsono mai stato un campione, ma in edu-cazione musicale i voti sono sempre statiottimi. E’ stato lui a consigliarmi una scuo-la più importante, e così sono approdato alConservatorio di Santa Cecilia, superandogli esami di ammissione e usufruendodella possibilità di suonare con i più gran-di della musica, come Carlo Carfagna, unodei primi cinque chitarristi al mondo. Hofatto diversi concerti, anche accompa-gnando cantanti famosi. Ma poi, per undisguido burocratico legato alla mia par-tenza per il servizio militare, sono stato

radiato dal Conservatorio peraver superato le 21 assenze nongiustificate”.D. E il tuo percorso come ècontinuato?R. “ Ho iniziato a suonare condiversi complessi locali, lavoran-do sulle cover dei Guns’ andRoses. Con uno di questi misono esibito nell’estate di dueanni fa a Corchiano, ricevendoun premio dal Maestro NicolaPiovani, in occasione delFescennino d’Oro. Poi ho suona-to con la Alex Big Band, esiben-domi sui pezzi di Santana comesolista. Attualmente sto facendopiano bar nei locali; mi diverte emi considero fortunato: mipagano per fare un lavoro chemi piace”.D. E oggi quali sono i pro-getti per il futuro?Insomma, cosa vorresti fareda grande?R. “ In realtà non mi interessadiventare famoso. Il mi sogno è quello dicomporre musica per altri; naturalmentead alti livelli e per vari generi musicali. Hogià iniziato in questo campo in realtà,componendo le musiche per un balletto diuna suola di ballo; ho fatto esperienze dicompositore a Calcata, che da questopunto di vista offre un mondo molto viva-ce. Una mia canzone, “Mille sogni”, è già inmano ad un impresario e verrà utilizzataper il lancio di una cantante. Con FedericoLonghi ho composto le musiche di “Nonsaprei”, che è passata su Radio PuntoZero. Quello della musica è un mondoincerto, che nell’immediato non paga sicu-ramente, ma spero si concretizzi semprepiù. Il mio sogno sarebbe quello di emula-re un Maestro per me impareggiabilecome Nicola Piovani. Per piccole coinci-denze ci siamo trovati sempre vicini: tu cihai intervistati entrambi, mi ha consegna-to un premio; quindi spero di continuare aseguire il suo percorso e la sua maestria.Magari fino all’Oscar!”.D. Credi che il tuo modo di fare musi-ca sia diverso da tanti altri che pro-

vano ogni giorno ad entrare in questomondo?R. “Il mio modo di fare musica non è diver-so; è solo diverso il mio modo di espri-mermi, sono diverse le emozioni che cercodi trasmettere. Gli artisti devono esseretanti per questo, ognuno con la sua perso-nalità da mettere in musica e questa è l’u-nica libertà di pensiero che ci è rimasta,forse l’ultima. Poi sta a chi ascolta sceglie-re ciò che più gli appartiene. E’ per questoche è importante continuare a crederenella possibilità che la musica diventi unsogno da seguire”.D. Cosa vorresti aggiungere di te perpermettere agli altri di capire il tuomodo di fare musica?R. “Tanti ascoltano le canzoni in inglese. Ioascolto Elisa; non capisco le parole, ma miemoziona lo stesso. C’è chi non ha fatto ilconservatorio, ma non per questo non puòascoltare musica. La musica non va capita,va solo ascoltata; vanno ascoltate le emo-zioni che ci procura. Per questo credo cheniente di me sia così necessario; solo lavoglia di lasciarsi andare alle note”.

di Tamara Gori

Andrea Ginevra

Campo de’ fiori46

Una Fabrica di ricordistorie e immagini di Fabrica di Roma

di Sandro Anselmi

Dopo le ultime scaramucce dell’inverno,pian piano il tempo si aggiusta e, giornodopo giorno, arriva il dolce clima dellabella stagione. Il vento tiepido e lieve,accarezza i prati ammantati di verde e difiori, e lambisce gli alberi lussureggiantivestiti di foglie, ancora piccole e lucide. Ètutta una esplosione di colori e di profumi,e le crisalidi che hanno sfidato l’inverno,regalano farfalle leggere. Il ricordo dellefeste di Maggio mi riporta a quella deilavoratori che veniva accompagnata daidiscorsi, fatti per l’occasione dal palchettoaddobbato, come tutta la piazza, contante ginestre. La voce del comizianteveniva amplificata con le vecchie trombeMinelli, ma non arrivava a noi ragazzi chevenivamo puntualmente esortati da qual-che sbruffone più grande di età, a “ pian-tare maggio”. Noi non capivamo minima-mente il significato malizioso di quelleparole e cercavamo, invece, di accapar-rarci qualche pagnottella di quelle chevenivano distribuite gratuitamente vicinoal venditore di anguille.

Questo si metteva di solito con il suobigoncio di legno, vicino alla catena, incima alle “scalette”, nello stesso postodove il venerdì mattino veniva venduto ilpesce. Incartava le anguille sotto aceto

nella carta paglia che si ammollava tutta,ed i vecchi se ne andavano con il loro car-toccio sgocciolante e profumato a fare latradizionale “bevuta” al Cunicello (più tar-di all’ Ortale ), con il vino fornito dalle lorostesse cantine. Finivano poi con il giocodella morra, contenti di essersi riposati nelgiorno della loro festa. Altra cosa era ladevozione che il popolo portava allaMadonna nel mese di Maggio, onorandolacon preghiere quotidiane davanti agli“Altarini”. Questi venivano allestiti in ognirione usando spesso l’immagini sacredelle edicole già esistenti, inghirlandatecon coroncine di “mortella” e fiori e, dovequeste non c’erano, si poneva una statui-na o un quadro della Vergine sopra untavolo o la classica “scaletta” della canti-na, addobbate con le tovaglie migliori. Altramonto, dopo aver preparato la cenaper gli uomini che tornavano dai campi, ledonne uscivano di casa portandosi lasedia per recitare il rosario davanti agli“altarini” e finivano poi con un canto allaMadonna. Durante tutto il mese le chieseerano frequentatissime dalle giovaniragazze, che mettevano il loro futuro nellemani della Madonna.

Fabrichesi in pellegrinaggio al Santuario della Madonna Ad Rupes di Castel Sant’Elia

Fabrichesi in piazza dopo un comizio

Campo de’ fiori47

a Viterbo con Amore e NostalgiaDa studenteavevo fattodiversi lavoriquali quelli deicensimenti del-l ’ ag r i co l t u ra ,della popolazio-ne, delle forzedel lavoro edaltri, che miavevano per-messo una suffi-

ciente indipendenza economica, un lavoroche avrebbe però segnato per una parte ilmio futuro professionale fu quello chesvolsi per l’ Alleanza Assicurazioni. Poco ricordo e poco sapevo delle formuletecniche e dei rendimenti delle polizze, mascoprii però con mia somma sorpresa, larelativa facilità con cui la gente mi accor-dava la sua fiducia nello stipulare i con-tratti. All’epoca ero molto favorito dal fatto chefossi una “faccia nota” per la mia attivitàcanora e questo era, nonostante la timi-dezza, il mio lasciapassare. Ricordo con tenerezza il mio superiore,Maresciallo in riserva Roberto Bernardiniche, quale capo settore, era padrone delletecniche di vendita e dei prodotti e così,insieme, eravamo una potenza. Quasi tutti i pomeriggi veniva da Viterbo

per aspettarmi a casa che io tornassi dal-l’università per uscire a lavorare insieme e,nel frattempo, si intratteneva a parlare conmio nonno. Era una persona simpatica ed estrema-mente buona; ricordo però che fumavamoltissimo e per questo motivo, scommet-teva sempre con mio padre, anche luifumatore, che avrebbero smesso insieme.

Si era talmente affezionato che mi prestòle sue automobili per permettermi di lavo-rare, una FIAT 500 ed una FIAT 124 nuovadi zecca. Io d’altra parte non lo deludevo vista laproduzione, anche perché il suo settoreera formato soltanto da me. In quel periodo mi tolsi delle belle soddi-sfazioni perché, nonostante gareggiassisolo contro tutti gli altri settori, formatiognuno da diversi produttori, vedevosegnato il mio nome sempre in vetta sullalavagnetta che riportava le “quote” dellaproduzione mensile. Venni premiato con la medaglia d’oro neilocali dell’Agenzia Generale che era in ViaSan Francesco a Viterbo e provai un’ imba-razzante soddisfazione, perché non misembrava di essermi meritato tanto. In effetti, da solo, mi accollati gli incassimensili di molti paesi come Fabrica,Carbognano, Corchiano e Viterbo centroche, ripensandoci oggi, non riesco a capirecome facessi. Mi ricordo come fosse ora, le scale di pepe-rino scavate dal tempo delle case dellacittà dei Papi e le gite a Castel d’Asso all’o-ra di pranzo, per consumare il panino chemi ero portato da casa. Quanta stanchezza ma quale soddisfazionela sera, quando raccontavo a mio padre diquante cose e quanta gente avessi cono-sciuto.

di Sandro Anselmi

Agenti della Alleanza Assicurazioni

48Campo de’ fiori

Sandro AnselmiP.zza della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT)Tel./Fax 0761.51.31.17e-mail : [email protected]

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49Campo de’ fiori

CITTA’ DI MAGLIANO SABINAAssociazione Turistica Pro Loco A.P.T. Rieti A.C.A.I. Lazio U.N.P.L.I. Rieti

Con bolla Papale emessa da Alessandro VI il 15Settembre 1495, il Comune di Magliano Sabinafu elevato a Città e la chiesa di San Liberatore aCattedrale di Sabina. Si trattò di un provvedimento importante poichéè noto a tutti che l’antica sede episcopale diSabina risiedette fin dai tempi dell’imperatoreTeodosio in Foronovo (Vescovio) e qui si innalzòa tanta gloria ed importanza da avere 72 trachierici e sacerdoti per l’adempimento dei sacririti. La scelta di Magliano, rifacendosi a crona-

che del tempo, è dovuta al fatto che il suo ter-ritorio era abbastanza popoloso e ciò potevaassicurare continuità di culto ed inoltre aMagliano si trovava eretta la chiesa collegiata diSan Liberatore, avente un capitolo di sei cano-nici che si dimostrò atta all’elevato onore diCattedrale. E’ inutile aggiungere che la collegialità venivaconferita dal Papa ad una chiesa che si trovas-se in una città o in un paese abbastanza impor-tante, con popolo numeroso e molte persone diriguardo. Anche la stessa posizione di Maglianopoteva in certo qual modo garantire e rassicu-rare la comunità religiosa da possibili e temutedistruzioni. Da questa situazione la nostra cittàtrasse grandi vantaggi ed onori. Si notò un notevole aumento della popolazionedovuto alle nuove persone attratte da motivilegati al culto. Dal punto di vista estetico moltifurono i nuovi apporti, iniziati con la costruzio-ne della sede per il vescovo ed il capitolo e ter-minati nel 1593 con la costruzione dell’impor-tante complesso del Seminario Sabino. Infine iltitolo di città, ambitissimo da ogni comunità,dette lustro agli abitanti. Ma molto forti si dimo-

strarono subito le ostilità di tutta la diocesi sabi-na contro questa nuova situazione e d’altraparte ciò non ci stupisce affatto. Leone X nelBreve del 21 Giugno 1521 rivolto al CardinaleBeniamino Carvajal, nuovo vescovo di Sabina,mise in evidenza quel clima di odio e di rancoridella diocesi intera contro Magliano, che sfocia-rono in scontri armati ed in saccheggi. Siamotutti d’accordo nel ritenere veritiera la notizia diLeione X. Dobbiamo perciò aggiungere che forseAlessandro VI, incitato a ciò dal CardinaleCarafa, avrà esagerato nel mostrare Vescovioabbandonata e inospitale, affinché fosse giusti-ficato il passaggio della sede vescovile aMagliano, voluto in realtà per motivi economici.Questa, e ciò è indubbio, si rivelò più prosperae ricca di Vescovio. Si può anche pensare aduna lotta di odio di quelle comunità controMagliano innalzata all’onore di “città”. Per ritor-nare ad un sano e necessario equilibrio si giun-se a dichiarare Santa Maria di Vescovio “AnticaCattedrale dei Sabini” e San Liberatore “NuovaCattedrale dei Sabini”. Fu questa, a parer ditutti, una soluzione affatto convincente.

Chiesa di San Liberatore

incontriamoci a MaglianoDomenica 12 Giugno 2005

RADUNO FIAT 500a cura del

Scopri l’ArteRassegna Artistica a cura dell’Accademia InternazionaleD’Italia

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Numeri UtiliComune 0744.910336

Vigili Urbani 0744.910032Archivio Storico 0744.910336

Biblioteca Comunale 0744.910108Carabinieri 0744.91333

Ospedale 0744.9121Teatro Manlio 0744.910344

Campo de’ fiori51

Campo de’ fiori

Periodico Sociale di Arte. Cultura

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Se finora la strut-tura organizzativadel Centro Faliscodi Studi Storici,ossia il CEFASS, hasempre funzionatoper fe t tamente ,soprattutto quan-do c’era da prepa-rare ed allestireSeminari e Con-vegni internazio-nali, il merito è di

Aldo Filosa. Membro del Consiglio diAmministrazione, vice presidente delCEFASS e responsabile dell’intera macchi-na operativa dell’Ente di Ricerca, AldoFilosa è un instancabile e provetto orga-nizzatore. Dotato di notevoli capacità e di uno spic-cato dinamismo, ha saputo in ogni occa-sione creare le premesse perché unSeminario o un Convegno internazionaleandasse sempre nel migliore dei modi.Impeccabile e preciso nel gestire la “mac-china” che prepara tutto quello che neces-sita per la buona riuscita di simili iniziativeculturali, Filosa hadimostrato di essereveramente l’uomogiusto al posto giu-sto. Impegnato finda giovanissimo inattività associative,tanto sul pianosociale che su quel-lo politico-ammini-strativo, ha saputotrasfondere questesue doti caratterialinella gestione tecni-co-organizzativa delCEFASS. Queste doti emer-gono con chiarezzaogni volta che Filosadeve gestire la faseoperativa dell’alle-stimento di unSeminario o di unConvegno. In occasione diquattro Convegniinternazionali orga-nizzati al CentroFalisco di StudiStorici, Filosa èstato il loro infatica-bile preparatore.Altrettanto dinamicoe costruttivo si èrivelato nella prepa-razione dei Seminariannuali che si ten-gono ad Orte nellabella cornice del

m e d i e v a l ePalazzo Rober-teschi. In questo sug-gestivo scena-rio architetto-nico come inquello dell’AulaMagna dellaUniversità del-la Tuscia, op-pure negli sce-nari pittore-schi ed incan-tevoli del Monte Soratte e di Sant’ Orestefino ad arrivare a quelli imponenti e stu-pendi della Fortezza del Sangallo a CivitaCastellana, i tanti studiosi stranieri ed ita-liani, che sono stati invitati a questi incon-tri di alta cultura storiografica, hannopotuto apprezzare, sicuramente e ripetu-tamente, anche le bellezze di questa partedell’Alto Lazio. E il merito di tutto questo è tanto di chi haideato e promosso tali incontri, quanto dichi ha curato tecnicamente la loro gestio-ne organizzativa..

dati e notizie sul CEFASS

Un infaticabile organizzatore

a cura delProf. Michele Abbate

Aldo Filosa

suggestivo scorcio del Palazzo Caccia - Canali di Sant’Orestesede del Museo di Storia Naturale