InternazionaleLombardia News
n. 17 – agosto 2016
A cura del Dipartimento delle politiche europee einternazionali di cooperazione e migratorie Cisl Lombardia
La Gran Bretagna cerca di guadagnaretempo con l’UeC’è un modo sicuro per scoraggiare quanti speravano che Brexit fosse un’occasione perrilanciare l’Unione Europea: cercare di guadagnare tempo per far perdere slancio alsussulto di volontà riformatrice dalla quale dipende la rifondazione del progettoeuropeo [...]
Voci dall’Europa e dal mondo» Golpe in Turchia: comunicato congiunto CES – CSI
» La CES incontra il presidente della Commissione Ue
» ILO: puntare sui giovani per gli obiettivi 2030
Prospettive europee» Brexit: primi passi dopo il referendum
» Eurostat: dati preoccupanti sui NEET
» Eurobarometro di primavera: i dati
» Piattaforma europea contro lo spreco alimentare
» Giornata in memoria dell’olocausto rom
Immigrazione e cittadinanza» #Team Refugees sotto la bandiera olimpica
» Un’ App per i rifugiati
» Aumentano in Italia le imprese gestite da immigrati
Cooperazione allo sviluppo» OCSE: i privati investano nello sviluppo sostenibile
» Aiuti Ue per la regione del lago Ciad
» Volontari Ue per gli aiuti umanitari
Inoltre in questo numero:Diario di viaggio dal Perù XII edizione del Labour film
Festival
ANOLF Lombardia
CISL Lombardia
ISCOS Lombardia
CISL Lombardia
Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016
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In primo piano
La Gran Bretagna cerca di guadagnare tempo con
l’Uedi Franco Chittolina | 10 agosto 2016
C’è un modo sicuro per scoraggiare quanti speravano che Brexit fosse un’occasione per rilanciare
l’Unione Europea: cercare di guadagnare tempo per far perdere slancio al sussulto di volontà
riformatrice dalla quale dipende la rifondazione del progetto europeo.
Non sorprende che questo sia il modo scelto dalla Gran Bretagna, da sempre maestra
nell’ostacolare il processo di integrazione europea fin da quando ci stava dentro con un piede fuori
e adesso che mira a starne fuori con un piede dentro. Purtroppo non sorprende nemmeno troppo
che in questo la Gran Bretagna sia assecondata dalla Germania, non sostenuta dalla Francia e
esplicitamente contrastata, per quello che può valere, dall’Italia.
In questo gioco a quattro, dove gli altri Paesi UE si posizioneranno di volta in volta a seconda di
loro specifici interessi, i principali contendenti hanno i loro buoni motivi per muoversi con
tempistiche diverse.
A cominciare dalla Gran Bretagna, chiaramente colta alla sprovvista dall’esito del referendum e
corsa immediatamente ai ripari con un rapido cambio alla testa del governo per cercare di
elaborare una strategia in vista della procedura di divorzio. Per fare questo la nuova Prima
ministra, Theresa May, ha bisogno di tempo per trovare una difficile intesa all’interno del suo
partito, profondamente diviso sull’atteggiamento nei confronti dell’UE e per sminare i rischi di
rotture in provenienza dalla Scozia e dall’Irlanda del nord. La sua prima decisione è stata quella di
prendere tempo e sfruttare il dispositivo dell’art. 50 del Trattato di Lisbona che lascia totalmente
nelle mani del Paese in uscita dall’UE l’avvio formale della procedura di divorzio. Cameron aveva
indicato come possibile scadenza l’autunno, la May aspetterà l’inverno ma non è sicuro che la
comunicazione a Bruxelles avvenga prima della fine dell’anno. A quella data si conoscerà l’esito
delle elezioni americane e con esse il futuro, se mai ci sarà, del negoziato sul Trattato
transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP).
Alla Germania tempi più lunghi per l’avvio del negoziato non dispiacciono: ci sono importanti
interessi economici da difendere e non è nel temperamento di Angela Merkel accelerare in
politica, vista anche la scadenza ravvicinata delle elezioni politiche all’inizio dell’autunno 2017.
Senza contare che sarebbe imbarazzante per la Germania, reduce da un passato di violenta ostilità
contro la Gran Bretagna, destare ricordi non ancora sopiti proprio in una fase storica in cui cresce
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l’egemonia tedesca sul continente e si profila una svolta per un maggiore protagonismo anche
militare della Germania nell’attuale tormentata geopolitica mondiale.
Ha più fretta di concludere il divorzio la Francia, meno della Germania esposta alle ricadute
economiche di Brexit, e alla vigilia di elezioni presidenziali, anche più difficili di quelle di oltre Reno.
La caduta di consenso di cui sono oggetto Hollande e i socialisti potrebbe essere attenuata dalla
percezione di un presidente severo e determinato, capace di farsi apprezzare in politica estera,
molto più di quanto riesca a fare nella politica interna.
Più decisa di tutti a muoversi rapidamente è l’Italia, non solo per il temperamento del suo
Presidente del Consiglio, ma anche per segnare punti nei mesi turbolenti che attendono il suo
governo e per rafforzare il suo ruolo, oltre che la sua immagine, sulla scena europea e per non
disperdere il risultato ancora fragile rappresentato dalla sua recente partecipazione a Berlino al
possibile nuovo Direttorio UE con Germania e Francia. Un obiettivo che coincide con gli interessi
dell’Italia e dà seguito alle sue proposte per una riforma dell’Unione Europea, in vista anche di un
nuovo incontro con Angela Merkel e François Hollande a Ventotene il 22 agosto e, soprattutto,
per preparare l’anniversario del Trattato di Roma il 25 marzo prossimo in Campidoglio. E’ nell’aria
per quella data l’elaborazione di un progetto di riforma dell’UE, a partire dalla memoria positiva
dei sei Paesi fondatori e con un’apertura prioritaria ai 19 Paesi dell’eurozona.
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Voci dall’Europa e dalmondo
A cura di CISL Lombardia
Golpe in Turchia:
comunicato congiunto
CES – CSI
In un comunicato congiunto, la
Confederazione sindacale internazionale
(CSI) e la Confederazione europea dei
sindacati (CES) hanno fermamente
condannato il tentato colpo di Stato in
Turchia e hanno espresso il loro cordoglio alle
famiglie delle vittime.
Le azioni incostituzionali, soprattutto
quando vedono coinvolte le forze militari
nell’appropriazione del potere e nel
rovesciamento della democrazia sono
inaccettabili. Indagini e individuazione dei
responsabili devono essere condotte nel
pieno rispetto dello Stato di diritto.
La CSI e la CES sono fortemente preoccupate
dalle epurazioni avviate dal governo subito
dopo il tentativo di colpo di Stato. Numerosi
civili figurano tra le migliaia di persone
arrestate e detenute e decine di migliaia di
lavoratori e di cittadini sono stati sospesi dai
loro incarichi. Ventimila insegnanti (molti dei
quali attivi nel sindacato) dovranno essere
sostituti, Il colpo di Stato non può essere il
pretesto per sbarazzarsi dell’opposizione
democratica utilizzando lo stato
d’emergenza gestito con enormi poteri nelle
mani del presidente Erdogan senza alcun
controllo democratico.
Amnesty International sostiene di avere
raccolto prove credibili che documentano
casi di tortura e aggressione sessuale dei
detenuti, le informazioni secondo le quali il
governo prevede di reintrodurre la pena di
morte sono molto preoccupanti.
La Turchia deve rispettare nella maniera più
assoluta i diritti umani, le libertà
fondamentali e la democrazia. In quanto
Paese candidato all’ingresso nell’Ue deve
inoltre attenersi alle disposizioni contenute
nella Convenzione europea sulla
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle
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libertà fondamentali che respinge la pena di
morte.
Le azioni delle autorità turche fanno crescere
le preoccupazioni sulla situazione dei
rifugiati in un Paese che non può essere
considerato luogo sicuro per persone
vulnerabili e bisognose di protezione.
L’Unione europea deve porre da subito fine
all’accordo Ue-Turchia e gli Stati membri
devono accelerare le misure di accoglienza
mettendo a punto un sistema di asilo
migliore.
Invitiamo la Comunità Internazionale a
difendere gli interessi della popolazione
turca e a fare pressione sulle autorità del
Paese per il rispetto dei diritti fondamentali
garantiti a livello internazionale ed europeo.
Chiediamo anche alla Commissione europea
e al Consiglio europeo di condannare la
repressione in atto. La candidatura turca
all’ingresso nell’Ue è minacciata ed è
opportuno prevedere la sospensione dei
negoziati se le violazioni dei valori europei
proseguiranno.
La CSI e la CES sono estremamente solidali
con il popolo turco e faranno tutto ciò che è
nelle loro possibilità per sostenere il pieno
ripristino della democrazia e del primato del
diritto.
26 luglio 2016 | SINDACATO | per approfondire
La CES incontra il
presidente della
Commissione Ue
L’incontro tra il Segretario generale della CES
Luca Visentini e il presidente della
Commissione europea Jean-Claude Juncker
si è tenuto a fine luglio ed è stato dedicato a
temi-chiave come Brexit, la situazione in
Turchia e il futuro dell’Europa.
Al termine di un incontro «costruttivo»
Visentini ha dichiarato di avere sottolineato
la necessità che la Commissione europea
guidi il negoziato Brexit «ho in particolare
insistito – ha detto Visentini – sul fatto che
l’accesso del Regno Unito al mercato unico
debba includere la libera circolazione dei
lavoratori. Nessuna deroga o eccezione può
essere prevista su questo punto, né sul
prossimo pacchetto mobilità.
La CES e gli altri partner sociali devono essere
coinvolti in questo negoziato».
«Ho reso partecipe il presidente Juncker
delle nostre vive inquietudini sulla
repressione avviata dal governo turco dopo il
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tentato golpe» prosegue il Segretario
Generale CES richiamando i contenuti del
Comunicato congiunto CES- CSI (vd. sopra).
«La CES – si legge infine nel comunicato
stampa post incontro – contribuirà al
dibattito attuale sul futuro dell’Europa a
cominciare dalla riunione straordinaria del
suo Comitato Esecutivo prevista per il
prossimo novembre».
Invitando Juncker a partecipare alla riunione,
Visentini ha sottolineato che «L’Ue ha
bisogno di un pilastro sociale forte oltre che
del rafforzamento degli investimenti
pubblici, di una politica salariale al rialzo e
che miri alla convergenza tra occidente e
oriente e di misure di contrasto al dumping
sociale e al lavoro precario».
26 luglio 2016 | SINDACATO | per approfondire
ILO: puntare sui
giovani per gli
obiettivi 2030
In occasione della Giornata Internazionale
della Gioventù (12 agosto), dedicata
quest’anno al tema dell’eliminazione della
povertà attraverso modelli di consumo e di
produzione sostenibili, il direttore generale
dell’Organizzazione Internazionale del
Lavoro (OIL – ILO) Guy Ryder ha sottolineato
il ruolo di leadership in tema di produzione
sostenibile e consumo responsabile.
Fondamentale per l’esercizio di questa
leadership è l’accesso al lavoro produttivo e
dignitoso che figura tra gli obiettivi
dell’Agenda 2030.
«L’accesso al lavoro produttivo e dignitoso è
il modo migliore per realizzare le aspirazioni
dei giovani, per migliorare le loro condizioni
di vita e partecipare attivamente nella
società. Il lavoro dignitoso per i giovani
rafforza le economie e crea giovani
consumatori, risparmiatori e produttori».
Citando l’esempio di Oren Tamba, giovane
cittadino della Sierra Leone che dal 2012
lavora nel suo Paese (formando anche altri
giovani), per un accesso all’acqua sostenibile
e responsabile, Ryder rende omaggio ai
«milioni di giovani che, nella loro ricerca di un
lavoro dignitoso, hanno migliorato le
prospettive di occupazione per i loro
coetanei e innovato attraverso l’applicazione
di modelli di produzione e di consumo».
«La capacità di innovazione dei giovani, il loro
spirito imprenditoriale e la loro volontà
contribuiscono positivamente alla vita
quotidiana di molte persone, rendendo più
agevole l’accesso ai servizi di base, a
infrastrutture sostenibili e a una gestione più
efficiente delle risorse naturali e
dell’energia».
«Il lavoro dignitoso per i giovani si
concretizza quando coesistono diritti e
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opportunità che garantiscono ai giovani —
donne e uomini — la possibilità di fare sentire
la propria voce e di esercitare leadership,
oggi e domani».
Testimonianza dell’impegno OIL – ILO su
questo fronte è la piattaforma What Works in
Youth Employment focalizzata su aree di
intervento capaci di rispondere alla sfida
dell’occupazione giovanile, in particolare: le
politiche economiche e per l’impiego,
l’istruzione e la formazione professionale, le
politiche del mercato del lavoro, la
promozione dell’imprenditorialità e i diritti
dei giovani.
12 agosto 2016 | ISTITUZIONI INTERNAZIONALI |
per approfondire
Prospettive
EuropeeA cura di CISL Lombardia
Brexit: primi passi
dopo il referendum
A pochi giorni dall’esito del referendum che
ha sancito la volontà del Regno Unito di
lasciare l’Unione europea (ai sensi
dell’articolo 50 del Trattato) il Parlamento
europeo ha adottato con 395 voti favorevoli,
200 voti contrari e 71 astenuti una
Risoluzione in cui, prendendo atto della
volontà espressa dalla maggioranza dei
cittadini britannici e sottolineando alla
connotazione «cruciale» del momento,
auspica «un’attuazione rapida e coerente
della procedura di recesso».
Per dare avvio alla procedura è necessario
che il Regno Unito notifichi a Bruxelles il
risultato referendario e chieda di uscire
dall’Ue. Per questa ragione il Parlamento, al
fine di «prevenire incertezze negative per
tutti e proteggere l'integrità dell'Unione» si
sarebbe addirittura aspettato (così si legge
nella Risoluzione adottata il 28 giugno) una
notifica dell’esito del referendum già nel
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Consiglio europeo che si stava svolgendo
negli stessi giorni (28-29 giugno).
Altra richiesta importante avanzata dal
Parlamento nella Risoluzione è quella
relativa al proprio coinvolgimento della
procedura negoziale: a norma dei Trattati
infatti l’accordo di recesso deve essere
approvato dal Parlamento che «deve essere
pienamente coinvolto in tutte le fasi delle
varie procedure».
Al fine di evitare che il processo di uscita del
Regno Unito dall’Ue pregiudichi la gestione
delle attività correnti, gli eurodeputati,
invitano il Consiglio europeo a modificare il
calendario delle presidenze, riassegnando il
“turno” del secondo semestre 2017 che
avrebbe dovuto essere gestito da Londra.
In tema di futuro dell’Ue, nella Risoluzione si
afferma che le sfide attuali richiedono di
riformare l'Unione per renderla «migliore, più
democratica e all'altezza delle aspettative
dei cittadini». «Sebbene alcuni Stati membri
possono decidere di procedere a
un'integrazione più lenta o meno
approfondita, il nucleo fondamentale dell'Ue
deve essere rafforzato e occorre evitare le
soluzioni à la carte».
Intanto, mentre è ancora tutta da sciogliere
la diatriba sull’impostazione del negoziato
(comunitario come vorrebbero Parlamento e
Commissione o intergovernativo, direzione
nella quale si sta muovendo la Cancelliera
tedesca Angela Merkel) il presidente della
Commissione europea Jean-Claude Juncker
ha designato Michel Barnier, già commissario
europeo (Mercato interno con funzioni di
vicepresidente), vicepresidente della
Commissione e già ministro del governo
transalpino (Esteri prima e Agricoltura poi),
quale capo-negoziatore per la Commissione
europea. Barnier assumerà il suo incarico dal
1 ottobre prossimo e avrà le funzioni di
direttore generale essendo a capo di un team
di esperti con le stesse funzioni nella
conduzione del negoziato
27 luglio 2016 | AVVENIRE DELL’EUROPA |
per approfondire
Eurostat: dati
preoccupanti sui NEET
I giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni
sono circa 90 milioni nell’Unione europea (il
17% della popolazione).
Secondo gli ultimi dati resi noti da Eurostat la
condizione di questo segmento di
popolazione in termini di partecipazione ai
processi educativi o al mondo del lavoro varia
in maniera significativa a seconda dell’età e
del Paese di provenienza.
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Si possono individuare tre sottocategorie di
giovani che vivono condizioni e situazioni
diverse: la maggioranza dei ragazzi di età
compresa tra i 15 e i 19 anni va a scuola, la
maggioranza dei 25-29enni è attiva nel
mondo del lavoro mentre la classe di età
intermedia (20-24) si ripatisce tra le due
attività.
Un’attenzione particolare è dedicata da
Eurostat a coloro che non studiano e non
lavorano (NEET, Not in education,
employment trainig). Appartiene a questa
categoria il 6,3% dei giovani al di sotto dei 19
anni, il 17,3% di coloro che si trovano nella
fascia di età superiore (20-24) e il 19,7% dei
25-29enni.
Relativamente al gruppo dei NEET 20-24enni
Eurostat fornisce sia il dato rilevato a livello
di UE-28 (5 milioni di NEET, pari al 17,3% del
totale dei giovani appartenenti alla stessa
fascia di età), sia il dato disaggregato a livello
nazionale.
Da questo punto di vista risulta
particolarmente difficile la situazione
dell’Italia in cui è NEET un giovane su tre nella
fascia di età 20-24 anni (31,1% del totale),
seguono Grecia (26,1%), Croazia (24,2%)
Romania, Bulgaria, Spagna e Cipro con
percentuali oscillanti tra il 22 e il 24%.
Decisamente migliore la situazione dei Paesi
del nord: Paesi Bassi, Lussemburgo,
Danimarca, Germania, Svezia e Austria hanno
un’incidenza percentuale di NEET nella fascia
20-24 anni che varia dal 7,2% al 9,8%; (stesso
dato anche a Malta); un po’ più alta la
percentuale registrata in Repubblica Ceca
(10,8%) comunque al di sotto del dato medio
Ue.
Confrontando, infine, il dato 2006 con quello
2015 se ne osserva la sostanziale stabilità a
livello Ue (16,3% nel 2006 e 17,3% nel 2015),
ma si registrano cambiamenti importanti a
livello nazionale: sono ben 18 i Paesi in cui i
NEET aumentano. Ancora una volta la
situazione più pesante si registra in Italia e
Grecia con aumenti di 9,5 e 9,3 punti
percentuali rispettivamente; su livelli
analoghi gli aumenti registrati da Spagna e
Cipro (9 e 8,5 punti percentuali di aumento
rispettivamente), mentre va segnalato che
anche nella virtuosa Danimarca si è registrato
un aumento dei NEET di quasi 5 punti
percentuali negli ultimi dieci anni.
12 agosto 2016 | EUROPA SOCIALE | per
approfondire
Eurobarometro di
primavera: i dati
Secondo i dati contenuti nell’ultimo
sondaggio realizzato dall’istituto
demoscopico europeo, nella percezione dei
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cittadini, le principali sfide che l’Ue deve
affrontare sono rappresentate da
immigrazione e terrorismo, mentre sembra
radicato e forte il sostegno espresso dai
cittadini nei confronti delle priorità indicate
dalla Commissione europea.
A dirsi preoccupati per l’intensificarsi dei
flussi migratori e per la sempre maggiore
difficoltà nella gestione sono 48 cittadini
europei su 100 (10 in meno rispetto alla
precedente rilevazione), sono invece 39 su
100, ma sono 14 in più rispetto alla
precedente indagine, coloro che collocano in
cima all’elenco delle preoccupazioni il
terrorismo.
Sostanzialmente stabile la preoccupazione
per la crisi economica (segnalata dal 19%
degli europei con un calo di 2 punti
percentuali rispetto all’Eurobarometro
d’autunno), quella per la salute delle finanze
pubbliche (16%, con un calo di un punto
percentuale) e quella relativa alla
disoccupazione (15%, -2 punti percentuali).
Degno di particolare attenzione, in un tempo
difficile per l’Ue che si appresta a celebrare il
sessantesimo anniversario del Trattato di
Roma è il dato relativo al consenso che i
cittadini europei esprimono in tema di libera
circolazione:
Il consenso è maggioritario sia in termini di
dato aggregato (espresso dal 79% dei
cittadini europei) sia in termini di dato
nazionale. In tutti Paesi, dal Regno Unito
(63%) alla Lettonia (95%), la maggioranza
degli intervistati è a favore della libera
circolazione.
La maggior parte degli europei ritiene inoltre
che la libera circolazione delle persone, delle
merci e dei servizi all'interno dell'Unione
costituisca uno dei risultati più positivi
raggiunti dall'Ue (56%), insieme alla pace tra
gli Stati membri (55%).
29 luglio 2016 | EUROPA SOCIALE | per
approfondire
Piattaforma contro lo
spreco alimentare
È stata presentata il primo agosto 2016 la
Piattaforma europea contro lo spreco
alimentare, stimato in 88 milioni di tonnellate
di cibo all’anno.
Si tratta di un network europeo a cui
aderiscono ad oggi 37 soggetti (ONG,
Università e Associazioni di categoria).
Partecipano alla Piattaforma come invitati:
gli Stati membri, il Comitato delle Regioni
(CdR), il Comitato Economico e Sociale
Europeo (CESE) e le Agenzie Onu che si
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occupano di cibo, sviluppo e ambiente (FAO,
OCSE e UNEP).
È previsto, inoltre, un ruolo di osservatori per
i Paesi EFTA (European Free Trade Ares).
La Piattaforma è parte del Piano d’azione Ue
per l’economia circolare 2015 ed è stata
costituita per massimizzare e unire gli sforzi
in vista dell'Obiettivo di sviluppo sostenibile
12.3: dimezzare, entro il 2030, gli sprechi
alimentari globali pro capite a livello di
vendita al dettaglio e di consumatori e
ridurre le perdite alimentari lungo le catene
di produzione e approvvigionamento.
Gli attuali aderenti sono stati selezionati in
base a criteri quali: l’esperienza nella
prevenzione degli sprechi alimentari, la
capacità di raggiungere le parti interessate,
la copertura di attività e interessi della
catena del valore nel settore alimentare.
La Piattaforma sosterrà tutti i soggetti
interessati nel definire le azioni necessarie
lungo tutta la catena del valore nel settore
alimentare, nel promuovere la cooperazione
intersettoriale, nel condividere le migliori
pratiche e nel valutare i progressi compiuti
nel tempo.
1 agosto 2016 | EUROPA SOCIALE | per
approfondire
Giornata in memoria
dell’olocausto romSi è celebrata il 2 agosto 2016 la giornata
europea in memoria delle vittime
dell’olocausto rom. L’istituzione della
ricorrenza si deve al Parlamento europeo e
alla Risoluzione da questo approvata
nell’aprile 2015.
L’Aula di Strasburgo non si è limitata a varare
la ricorrenza (in concomitanza con la notte in
cui tra il 2 e il 3 agosto 1944 nel lager di
Auschwitz –Birkenau furono uccisi 3.000 rom)
ma ha esortato gli Stati membri a dare a
questa data la giusta attenzione ricordando
l’attuale situazione di difficoltà dei rom in
Europa ed esprimendo «profonda
preoccupazione per l’aumento di un
sentimento anti-rom in Europa
accompagnato spesso da violente
aggressioni».
Celebrando la ricorrenza, il primo
vicepresidente della Commissione europea
Frans Timmermans e la commissaria europea
per la Giustizia, la tutela dei consumatori e la
parità di genere, Vera Jourová hanno
ricordato come i morti di quella notte «erano
tra le centinaia di migliaia di vittime del
genocidio dei Rom perpetrato dai nazisti e
dai loro alleati».
Secondo i due commissari, questo ricordo è
particolarmente importante «in un contesto
di retorica separatista, di discorsi che incitano
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all'odio e di crimini motivati dall'odio in
aumento».
Per questa ragione, concludono Timmermans
e Jourová è importante proseguire l’impegno
per promuovere la conoscenza: «molte
persone ignorano che i rom sono stati
perseguitati dal regime nazista. L'olocausto
dei Rom è un tema poco riconosciuto e poco
trattato nella scuola» e per migliorare
l’integrazione dei rom: non dobbiamo
dimenticare che anche oggi in Europa troppi
Rom sono oggetto di discriminazione e
vittime di discorsi che incitano all'odio e di
crimini motivati dall'odio»
2 agosto 2016 | EUROPA SOCIALE | per
approfondire
Immigrazione ecittadinanza
A cura di ANOLF Lombardia
#Team Refugeessotto la bandieraolimpica
Per la prima volta nella storia le gare
olimpiche hanno visto schierati anche dieci
atleti riuniti sotto il vessillo a cinque cerchi
nel Team Refugees.
Si tratta di sei corridori provenienti da Etiopia
e Sudan, due nuotatori siriani e due judoka
della Repubblica Democratica del Congo.
«L’iniziativa di inviare una squadra di rifugiati
ai Giochi di Rio è senza precedenti e manda
un forte messaggio di sostegno e di speranza
per i rifugiati in tutto il mondo in un
momento in cui il numero di persone
costrette ad abbandonare la propria casa a
causa di conflitti e persecuzioni è senza
precedenti. La popolazione mondiale di
rifugiati, sfollati e richiedenti asilo ha
raggiunto un record di 59,5 milioni alla fine
del 2014 ed è in continuo aumento da allora»
– scrive in un comunicato l’UNHCR, l’Agenzia
delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La
partecipazione dei 10 atleti coincide con la
Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016
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campagna #WithRefugees promossa
dall’UNHCR ed il COI, il Comitato Olimpico
Internazionale. #WithRefugees è una
petizione per chiedere ai governi di garantire
ad ogni rifugiato istruzione, casa e lavoro.
Come i cinque cerchi olimpici si intrecciano a
formare un unicum pieno di colore ed
armonia, così i 10 campioni si stringono
insieme per testimoniare un’unica grande e
semplice verità: il bisogno di fare squadra a
livello internazionale per migliorare la
condizione del singolo e della comunità
intera.
10 agosto 2016 | DIRITTI | per approfondire
Un’ App per i rifugiati
È stata lanciata dall’Ufficio Europeo di
Sostegno all’Asilo (EASO - European Asylum
Support Office) un’ App per smartphone e
tablet ideata per consentire ai richiedenti
asilo il rapido reperimento di informazioni in
inglese e in alcune lingue non europee
(arabo, Tigrino, lingua curda centrale – Sorani
e lingua sudafricana Kumjani) circa i
programmi di reinsediamento, i diritti e gli
obblighi determinati dalla condizione di
richiedente asilo, i Contact points nazionali e
altri elementi utili per affrontare la
condizione di rifugiato.
L’App rappresenta l’ultima iniziativa nel
quadro dell’implementazione del
programma integrato di informazione e della
Campagna di comunicazione ed è il
dispositivo con il quale l’EASO intende
promuovere ricollocamenti sicuri da Italia e
Grecia verso altri Paesi UE.
Naturalmente l’App è scaricabile
gratuitamente ed è disponibile sia per
Android sia per IOS.
Nell’App si trovano anche una mappa
interattiva per l’individuazione degli
Hotspots dove essere registrati come
richiedenti asilo e alcune storie di successo di
richiedenti asilo che hanno portato a termine
le procedure di ricollocamento.
Orgoglio e soddisfazione sono stati espressi
in occasione della presentazione dell’App da
Jose Carreira, direttore esecutivo di EASO
che ha parlato di «pietra miliare capace di
rivoluzionare il modo di lavorare dell’Ufficio
e di far crescere la fiducia nei programmi
europei di ricollocamento» scoraggiando al
tempo stesso sia l’intrapresa di vie illegali da
parte dei richiedenti asilo sia le loro
aspettative irrealistiche.
2 agosto 2016 | ASILO | per approfondire
Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016
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Aumentano in Italia leimprese gestite daimmigrati
Hanno superato quota 550.000 le imprese
gestite da stranieri immigrati in Italia, mentre
l’avvio di nuove attività è cresciuto anche nel
2015, perfino in settori maturi dai quali gli
imprenditori autoctoni si allontanano. «Un
segnale positivo, in termini di emersione dal
sommerso, promozione socio-economica e
integrazione» sottolineano gli autori del
Rapporto Immigrazione e imprenditoria
2016, curato dal Centro studi e ricerche
Immigrazione Dossier statistico (Idos) che il
18 luglio ha reso note le anticipazioni dello
studio.
Le imprese condotte da lavoratori nati
all’estero rappresentano quasi un decimo di
quelle registrate negli elenchi delle Camere
di commercio italiane: il 9,1% rispetto al 7,4%
del 2011. Si conferma infatti la forte spinta
degli immigrati all’avvio di nuove attività: il
numero delle nuove imprese iscritte nei
registri camerali è stato di 68mila nel 2015,
+1,4% sul 2014 e +5% rispetto allo stesso
dato del 2011, pari a quasi un quinto di tutte
le iscrizioni registrate nell’anno (18,3%). Si
attesta all’11,6%, invece, l’impatto delle
aziende degli immigrati sulle cancellazioni,
quasi lo stesso numero del 2014 (+0,3%).
Come a dire, osserva il Rapporto Idos, «che
pur a fronte di un significativo turn over,
segno delle persistenti difficoltà, i lavoratori
immigrati continuano a distinguersi per un
marcato dinamismo, incidendo così in modo
rilevante sul saldo positivo tra tutte le
imprese iscritte e cancellate dai registri
camerali nel corso dell’anno, il migliore dal
2011».
Con oltre 20.000 imprese in più in un anno
(+6,5% sul 2014) e un aumento di oltre
77.000 dal 2011 (+30,3%), il settore dei
servizi conferma il proprio ruolo di traino,
coprendo l’80% della crescita complessiva (e
il 60,4% di tutte le imprese registrate alla fine
dell’anno). Commercio e costruzioni si
confermano i comparti prevalenti, ma
l’edilizia cede il passo ai più elevati ritmi di
incremento segnati dalle attività di alloggio e
di ristorazione e da quelle dei servizi alle
imprese. Marocco, Cina e Romania sono i
Paesi dai quali proviene il maggior numero di
responsabili di imprese individuali, mentre il
Bangladesh si distingue per l’incremento più
sostenuto. Lombardia e Lazio, e al loro
interno Milano e Roma, rimangono le aree
dove sono maggiormente diffuse le attività
imprenditoriali straniere.
«Siamo di fronte a un folto gruppo
imprenditoriale che, se adeguatamente
sostenuto, può funzionare come un perno su
cui innestare promettenti azioni di co-
sviluppo» sostengono i responsabili dell’Idos.
23 luglio 2016 | INTEGRAZIONE | per
approfondire
Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016
15
Cooperazione allosviluppo
A cura di ISCOS Lombardia
OCSE: i privatiinvestano nellosviluppo sostenibile
Si intitola “Investire nello sviluppo
sostenibile, scegliere il futuro” il Rapporto
che l’Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo in Europa (OCSE) ha pubblicato
nell’estate 2016.
Partendo dagli «ambiziosi passi compiuti
nell’anno 2015» il Rapporto sottolinea
l’importanza della mobilitazione di risorse
pubbliche e private per il raggiungimento
degli Obiettivi in una prospettiva che è
radicalmente cambiata rispetto al passato.
Non saranno sufficienti, si legge nel
Rapporto, impegni di risorse pari al 130
miliardi di dollari che nel 2015 sono stati resi
disponibili sotto forma di Aiuti Pubblici allo
Sviluppo; dalle stime recenti emerge una
necessità di risorse quantificate in una
forbice tra i 3.500 e 4.000 miliardi di dollari
all’anno, il cui impatto non deve limitarsi ai
soli Paesi poveri ma deve coinvolgere tutti,
con un cambio di prospettiva e di approccio
molto profondo.
«L’investimento nello sviluppo sostenibile è
un investimento intelligente» affermano gli
autori del Rapporto, perché guarda al futuro,
apre opportunità e rende chi investe
«prospero» «proattivo» e capace di gestire in
maniera più efficace i rischi determinati dalla
competitività del mercato.
Ciò vale, sostiene OCSE, non soltanto per gli
attori pubblici, chiamati a cambiare
prospettiva nelle loro politiche di
perseguimento degli Obiettivi dello Sviluppo
Sostenibile, ma anche per le imprese e gli
investitori privati: alcune esperienze
Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016
16
dimostrano che per soggetti con queste
caratteristiche l’investimento nei Paesi che
devono colmare un gap di sviluppo
rappresenta un’opportunità e a sua volta
genera ricadute positive sui Paesi destinatari
in termini di infrastrutture, innovazione e
servizi.
Se questi sono i presupposti, prosegue OCSE,
si tratta di trovare la strada o le strade per
liberare il potenziale degli investimenti
provati nel perseguimento degli Obiettivi
dello Sviluppo Sostenibile.
Il Rapporto individua cinque ambiti-chiave
per lo sviluppo del potenziale degli
investimenti privati: l’investimento straniero
diretto, il finanziamento misto, la
misurazione dell’impatto delle risorse
pubbliche sulla mobilitazione di quelle
private, gli investimenti a impatto sociale e la
responsabilità sociale di impresa.
In ognuno di essi concludono gli Autori, i
soggetti pubblici hanno sempre un ruolo di
stimolo e di amplificazione del potenziale che
il privato può esprimere.
18 agosto 2016 | SVILUPPO SOSTENIBILE |
per approfondire
Aiuti Ue per la regione
del lago Ciad
La Commissione europea ha annunciato uno
stanziamento di 12,5 milioni di euro di aiuti
umanitari a sostegno delle popolazioni della
Nigeria, del Niger e del Camerun alla luce
dell'aggravarsi della crisi umanitaria.
Nove milioni andranno a sostegno delle
popolazioni della Nigeria, due milioni
andranno al Niger e un milione e mezzo al
Camerun.
Questi fondi sono stati stanziati in seguito
alle violenze perpetrate dal gruppo
terroristico Boko Haram dalla parte
settentrionale della Nigeria, che hanno
gravemente destabilizzato la regione del
lago Ciad e provocato lo sfollamento di
milioni di persone.
Il Commissario per gli Aiuti umanitari e la
gestione delle crisi, Christos Stylianides, ha
definito «allarmante» il numero di persone
che hanno difficoltà a trovare cibo e
«drammatica» la situazione della Nigeria,
sottolineando la necessità di un intervento
«urgente» per mettere la parola fine alle
sofferenze delle fasce più deboli della
popolazione con riferimento ai bambini.
I fondi (che si aggiungono a quelli
precedentemente stanziati per la stessa
regione e portano l’ammontare 2016 a 70
milioni di euro) sono aiuti di emergenza;
Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016
17
garantiranno accesso ad alimentazione,
acqua e cure sanitarie e sicurezza degli
operatori umanitari impegnati sul campo.
04 agosto 2016 | AIUTI UMANITARI | per
approfondire
Volontari Ue per gli
aiuti umanitari
Sono aperte le candidature ai primi posti
vacanti pubblicati nel quadro dell'iniziativa
dell'Unione europea "Volontari dell'Unione
per l'aiuto umanitario". Nel corso dell'estate
ne saranno pubblicati altri.
I primi volontari saranno distribuiti nelle
regioni colpite da calamità in tutto il mondo
alla fine del 2016, dopo una formazione
approfondita.
L'iniziativa è aperta ai cittadini dell'Ue e offre
opportunità a volontari esperti e meno
esperti maggiorenni.
Si cercano volontari con qualifiche e
competenze diverse in ambiti quali: scienze
politiche, ingegneria, economia, scienze
sociali, contabilità e istruzione. I volontari
dell'Unione per l'aiuto umanitario non
saranno impiegati in situazioni di grave
emergenza, ma lavoreranno con le comunità
locali per fornire un sostegno pratico ai
progetti umanitari.
04 agosto 2016 | AIUTI UMANITARI | per
approfondire
Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016
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Progetti
ISCOS: Viaggio sui luoghi di “Latte fonte di vita”
Data inizio Data fine
Dicembre 2011 In corso
SoggettiPartner
Promotore : Iscos Lombardia
Partners Operazione Mato Grosso, Seminario Señor de Pomallucay
Cofinanziatore: Operazione Mato Grosso
Abstract progetto eco-sostenibile di cooperazione allo sviluppo che punta a migliorare laqualità della vita delle comunità locali, fornendo ai giovani del luogo nuovecompetenze e concrete opportunità lavorative, evitando così che abbandoninole loro terre per “cercare fortuna” nelle grandi città, o peggio, emigrino nellazona della foresta amazzonica per essere assoldati nelle piantagioni di coca.
Con il progetto “Latte fonte di vita” si intendono aumentare le competenze deigiovani della zona in ambito agro-zootecnico attivando una stalla-modello.L'iniziativa, poi, vuole inoltre raggiungere uno scopo più ambizioso che va al dilà della durata del progetto: promuovere la nascita di una rete di stalle familiaricollegate alla stalla-modello, cioè una serie di piccoli allevamenti bovini aconduzione familiare o vicinale che seguano criteri di conduzione ragionevoli esappiano autosostenersi economicamente con un conseguente miglioramentodelle condizioni di vita della popolazione locale. A tal fine verranno attivati corsidi formazione in ambito zootecnico ed al termine del ciclo di formazione ogniragazzo riceverà un capo di bestiame di razza per poter iniziare insieme ad altrigiovani una stalla familiare.
Attività previste:
Realizzazione di corsi di formazione della durata biennale per ragazziprovenienti dalle aree interessate dall’intervento.
Costruzione di una casa-foresteria per ospitare i ragazzi e gli operatoridel progetto durante la fase di formazione.
Costruzione di una stalla modello per l’allevamento bovino.
Costruzione di locali per la lavorazione del latte, produzione estagionatura del formaggio.
Creazione di una rete di stalle familiari collegate alla stalla modellogestite dai ragazzi formati durante le attività del progetto dando loro un capodi bestiame per l’avvio di piccole imprese agro-zootecniche (con la possibilitàdella creazione di una cooperativa);
Sensibilizzazione sul territorio lombardo
Internazionale Lombardia Newsn. 17 agosto 2016
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Comunicazioni sull’attività in corsoIscos Lombardia ha promosso un viaggio sui luoghi del progetto “Latte Fonte di Vita” (Sierra
Peruviana nelle città di Pomallucay, Ututupampa, Vincococha, Humanhuauco, Uchusquillo,
Pucayacu). I partecipanti hanno avuto modo di visitare (Perù, Regione dell’Anchas e abbiamo
visitato la stalla, la casa foresteria e la latteria dove producono il formaggio oggetto di apprezzata
degustazione.
Al ritorno una breve riflessione condivisa su ciò che resta da fare:
reperire altri fondi per:
la centralina elettrica che permetterà alla stalla di di funzionare a pieno regime:
il nuovo trattore
i Kit di sementi
la formazione.
Maggiori informazioni:
diari di viaggio | sito Iscos Lombardia | Profilo Facebook Iscos Lombardia
Bacheca 05 / 30 settembre 2016, Sesto San Giovanni
(Cinema Teatro Rondinella)
Dodicesima edizione del Labour Film Festival: Film,
documentari e corti d’autore che trattano di lavoro e
temi sociali. L’iniziativa è promossa da Acli e Cisl
Lombardia con la collaborazione del Circolo giovanile
socioculturale Rondinella. | info »
Redazione:Marina Marchisio, Miriam Ferrari, Paola Bordi, Luis Lageder, Tino Fumagalli
Con il contributo di In collaborazione con
FNP – Lombardia Associazione per l’incontro
delle culture in Europa (APICE)
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