INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono...

103
1 INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI MINORI E SVILUPPO LOCALE IN CALABRIA A cura di DOMENICO MARINO

Transcript of INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono...

Page 1: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

1

INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI MINORI E SVILUPPO LOCALE

IN CALABRIA

A cura di DOMENICO MARINO

Page 2: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

2

Page 3: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

3

INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI MINORI E SVILUPPO LOCALE

IN CALABRIA

A cura di DOMENICO MARINO

Saggi di Maria Corso, Natale Corso, Giuseppe Critelli,

Domenico Marino e Orazio Miloro

Page 4: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

4

La ricerca, svolta nell’ambito della ricerca FIRB 2003, è frutto di un’intensa collaborazione tra gli autori ma, ai soli fini dell’attribuzione, l’introduzione e le conclusioni generali sono da attribuirsi a Domenico Marino, il capitolo 1, il capitolo 3 e il capitolo 5 a Giuseppe Critelli, il capitolo 2 a Maria Corso e Domenico Marino, il capitolo 4 ad Orazio Miloro e il capitolo 6 a Natale Corso e Domenico Marino.

Page 5: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

5

INDICE Introduzione Capitolo I – Patrimonio culturale e sviluppo economico 1 Il patrimonio culturale nei moderni approcci di economia-ambientale 2 Cenni del dibattito internazionale sul ruolo patrimonio culturale nello

sviluppo economico 3 Il ruolo dei centri urbani minori, dei beni culturali evidenti e dei beni

culturali latenti nello sviluppo economico 4 La gestione del turismo nei centri urbani minori 5 Le politiche pubbliche di sostegno ai beni culturali in Italia 6 Considerazioni conclusive Capitolo II - Felicità e razionalità, bellezza ed economia, utile ed etica Capitolo III - Il sistema insediativo in Calabria 1 Il nuovo ruolo dei centri urbani 2 La Calabria una regione in perenne ritardo insediativo 3 Criticità del sistema insediativo calabrese 4 Il disagio insediativo in Calabria 5 Identificazione del sistema urbano e delle “città” calabresi 6 Conclusioni Capitolo IV – Identificazione dei centri urbani minori con dotazione rilevante di beni culturali 1 La metodologia d’identificazione 2 Criteri di selezione dei centri urbani minori con dotazione di beni

culturali 3 I centri urbani calabresi con dotazione rilevante di beni culturali 4 Aspetti demografico-occupazionali dei centri 5 Caratteristiche dell’offerta e della domanda turistico-ricettiva 6 Le strutture museali 7 Conclusioni Capitolo V - Il turismo in Calabria e le politiche per lo sviluppo del turismo culturale nei centri urbani minori 1 Introduzione 2 Il turismo culturale come fattore di sviluppo locale 3 L’offerta e la domanda turistica in Calabria 4 Interventi per il Turismo culturale in Calabria

4.1 Interventi generali

Page 6: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

6

4.2 Interventi per una “rete urbana” Capitolo VI – Beni culturali: alcuni aspetti di valutazione economico finanziaria 1 Il problema della valutazione e della selezione degli investimenti

pubblici 2 Gli strumenti di analisi 3 Le stime della domanda 4 L’analisi multicriteriale CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA APPENDICE: TABELLE

Page 7: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

7

INTRODUZIONE Un moderno approccio allo sviluppo non può prescindere dalle

variabili territoriali. Da un punto di vista spaziale risulta essenziale assumere, come

oggetto dell’osservazione, il sistema locale (territoriale, regionale, urbano) inteso come entità intermedia fra il livello macroeconomico dei sistemi nazionali ed il livello microeconomico rappresentato dai singoli operatori economici e sociali, pubblici e privati.

Questa consapevolezza del ruolo del territorio rappresenta il risultato dell’ampio dibattito che ha avuto per oggetto il rapporto fra “risorse latenti” e sviluppo e ne costituisce, per molti versi, una trasformazione radicale dell’approccio.

In questo senso il territorio con le sue strutture urbane, i suoi beni artistici e culturali, i suoi patrimoni estetici ed ecologici si pone a monte dello sviluppo e in tal modo si persegue esplicitamente un obiettivo che trascende le pure dinamiche dei processi economici e sociali, riformulando il ruolo delle politiche di sviluppo in un contesto caratterizzato dall’interazione fra il sistema socio-economico ed il suo territorio in senso co-evolutivo.

Nel dibattito economico il territorio non va considerato come separato dalla società, come un fattore di disturbo che deve essere controllato, ma piuttosto come una dimensione fondamentale.

Così, ad uno sviluppo “dall’alto” in termini funzionali e fondato sulla estensione, alle regioni sottosviluppate, delle logiche organizzative delle regioni sviluppate, si può sostituire uno sviluppo regionale in termini territoriali, innescato endogenamente dal territorio stesso, attraverso oculate politiche economiche orientate allo sviluppo locale.

Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere lo sviluppo economico, l’occupazione, la produttività; ma devono anche considerare che una pluralità di interventi che debbono essere messi in atto su scala territoriale.

In questo senso risulta indispensabile che la dimensione territoriale ed urbana, sia riconosciuta come un asse fondamentale di intervento all’interno delle politiche regionali, estendendo l’idea di sviluppo dal tradizionale campo della riduzione delle disparità di sviluppo economico o della promozione degli investimenti e dell’occupazione delle aree in crisi e arretrate, fino ad includere gli aspetti della pianificazione urbana e territoriale, con l’obiettivo di fare

Page 8: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

8

svolgere un ruolo importante anche ai centri urbani minori, sfruttandone le potenzialità, soprattutto nella considerazione che in Calabria si concentra una elevata percentuale di risorse territoriali non utilizzate (beni culturali, particolari attività di nicchia, ambiente e risorse agricole etc).

La varietà dei beni culturali e l’alta qualità delle tipologie culturali del territorio sono frutto di caratteri identitari ancora ben individuabili e leggibili, pur all’interno di un processo di modificazioni storiche legate, in particolare, alla trasformazione per l’abbandono che il territorio essi ha subito negli anni.

Si può creare sviluppo in Calabria partendo dalla trasformazione fisica ed economica dei suoi centri urbani nella consapevolezza che non bisogna inseguire uno sviluppo eterodiretto.

Nelle politiche di sviluppo, però, è essenziale riconoscere che “… lo sviluppo sociale e economico moderno dipende non tanto dalla definizione di obiettivi perfetti, deterministici e sicuri, quanto dallo sviluppo di attività creatrici, in un mondo ove l’incertezza, la probabilità e il rischio sono presenti per definizione…”.1

Già in precedenza i beni culturali sono stati individuati quali uno strumento unico in mano agli attori economico-politici della Calabria. Nel DSRU 2007-2013 si afferma: “…C'è dunque bisogno di una vera e propria politica mirata di costruzione, al limite di invenzione, di uno stock di risorse identitarie in grado di rilanciare l'immagine e l'attrattività regionale. I beni culturali sono forse le risorse identitarie più preziose della Calabria, anche se finora scarsamente valorizzati. Mettere in rete i punti di emergenza simbolica, i siti di eccellenza archeologica, riconnettere manufatti ed ambiente, storia e natura, uomini e luoghi, fare massa critica per attrarre flussi turistici di qualità e specializzati è la strada maestra scelta dal Programma Operativo per ricostruire identità positive alla Calabria e attivare circuiti economici non effimeri, economia sociale e senso di appartenenza, nuovi lavori e orgoglio regionale…”

La Calabria dispone di un rilevante patrimonio artistico, storico ed archeologico, di grande valore culturale, capillarmente distribuito su tutto il territorio regionale, patrimonio ricco e significativo, che può costituire di conseguenza una importante risorsa economica che purtroppo risulta ancora sottoutilizzata.

La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale possono diventare un volano di sviluppo di primaria importanza e generare risorse dirette, indirette ed indotte.

Il presente lavoro si pone l’obiettivo di indagare sulle occasioni di sviluppo della regione, ottenibile usando le peculiarità del territorio

1 Si veda Giarini O., Stahel W.R. (1990);

Page 9: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

9

calabrese come uno “strumento”, indirizzando le analisi concretamente su una serie di differenti aree di interesse economico-territoriali quali: L’analisi del sistema insediativo calabrese con l’obiettivo di valutare

la possibilità di instaurare un minimo di “rete urbana” in Calabria. L’analisi dei centri urbani con l’individuazione dei centri urbani con

dotazione rilevante di beni culturali che possano predisporre forme di accesso e fruizione delle risorse ambientali e storico culturali “rare” del territorio calabrese attraverso la promozione di forme di conservazione, riqualificazione e costruzione del paesaggio tradizionale, attraverso il recupero del patrimonio edilizio dell’insieme antico (abitazioni, strutture di servizio all’agricoltura, manufatti minori) e del suo intorno.

L’analisi del settore del turismo al fine di valutare la possibilità di promuovere forme di turismo sostenibile in grado di rapportarsi con la cultura e l’identità locale.

Page 10: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

10

CAPITOLO I

PATRIMONIO CULTURALE E SVILUPPO ECONOMICO

1 Il patrimonio culturale nei moderni approcci di economia-ambientale

La nozione d’AMBIENTE, per la prima volta a livello internazionale, è stata formulata all’interno del testo presentato da un comitato di esperti2 incaricati di elaborare un documento che potesse arrivare ad una vera e propria Convenzione sulla Responsabilità per danni da attività pericolose3.

Gli esperti arrivarono a dare una definizione giuridica di AMBIENTE, ambiente costituito dalle seguenti componenti: • le risorse naturali BIOTICHE e ABIOTICHE; • l’interazione tra le citate componenti, il PAESAGGIO, nei suoi

aspetti culturali, ed il PATRIMONIO CULTURALE, vale a dire i Beni storico-artistici, che rappresentano l’ambiente costituito dall’uomo, testimonianza non cancellabile della sua storia e delle sue tradizioni.

In questa definizione il patrimonio culturale è inserito nell’ambiente naturale, viene sottolineata la natura globale e unitaria del concetto di Ambiente, riferito alle sue componenti che vengono presentate sia in interazione che in interdipendenza, in quanto vengono considerate componenti essenziali per l’esistenza stessa dell’ambiente.4

Il paesaggio e il patrimonio culturale, nel quadro di questa definizione, diventano una risorsa economica, necessaria per la promozione del turismo, ecologica, come “sistema di ecosistemi”, 2 Gli esperti furono incaricati dall 15a Conferenza dei Ministri di Giustizia del Consiglio di Europa ad Oslo tenutasi il 17-19 giugno 1986 3 La definizione fu presentata l’8 giugno 1992 4 Il problema dei termini e delle varie definizioni di Ambiente è stato molto approfondito in Abrami A. (1986) e in Abrami A. (2001) all’interno della quale viene proposta anche una definizione dell’autore che ritiene “che per AMBIENTE debba intendersi il complesso di risorse naturali ed umane singolarmente considerate ovvero poste in diretta e/o indiretta interrelazione ed interazione tra loro” cit. pag. 20.

Page 11: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

11

politica, come “vettore della comprensione tra le diverse etnie, culture e paesi” e sociale, come “fondamento dell’identità collettiva”5.

La nozione di patrimonio culturale presuppone l’esistenza di tre elementi fondamentali: 1. di un bene al quale si riconosce un valore sia economico sia

d’uso; 2. di un bene che si trattiene e che si fa fruttare; 3. della nozione di proprietà.

La coesistenza di questi elementi mettono in evidenza una idea di stabilità (conservazione del patrimonio) e di dinamismo (gestione e sfruttamento delle potenzialità).

Il patrimonio è un bene che possiede un valore economico d’uso, di cui si ha cura e che si fa fruttare.

La nozione di patrimonio culturale riveste diversi aspetti che evolvono con il tempo in funzione dell’oggetto considerato.

Il patrimonio culturale evolve perché il concetto del territorio cambia e considera la difesa del patrimonio come difesa del territorio: il patrimonio culturale è legato a un paesaggio avente delle particolarità estetiche.

La molteplicità di valori e di significati del paesaggio e del patrimonio culturale, coinvolti nella strategia di valorizzazione ambientale sostenibile, hanno trovato riferimento nella Convenzione Europea del Paesaggio6.

È opportuno però ricordare le considerazioni di Prodi e Tamburini secondo i quali “…il paesaggio (e il patrimonio culturale) si costruisce su iniziativa per buona parte privata, con finalità che sono private e che l’operatore pubblico regolamenta in virtù di raggiungere obiettivi che col paesaggio hanno, di norma, assai poco a che fare…”7 e che solo se considerati validi dall’autorità pubblica essi possono diventare dei merit goods.8

5 A tal proposito si veda Melucco Vaccaro A. (1998) pagg. 15-20. 6 La Convenzione Europea del paesaggio, è stata presentata il 20 ottobre 2000 a Firenze per essere sottoscritta dagli Stati membri del Consiglio d’Europa, dello stesso hanno e con gli stessi principi è la Risoluzione sulla Qualità architettonica dell’ambiente urbano e rurale, approvata dal Consiglio il 23 novembre 2000. Anche la Regione Calabria ha aderito alla Convenzione 7 Si veda R. Prodi, G. Tamburini (1992); 8 I merit goods sono una categoria particolare di beni pubblici, beni considerati meritevoli di essere prodotti e consumati, ed essendo offerti dal settore privato, godono di incentivi. Pubblici.

Page 12: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

12

Gestire un patrimonio culturale significa valorizzarlo. Il patrimonio culturale è indissociabile da una volontà di protezione e conservazione.

L’ambiente, come oggi lo riceviamo, rappresenta un “neoecosistema” frutto di processi coevolutivi tra le peculiarità naturali e quelle antropizzate, tra la natura e la cultura, che nel suo processo di antropizzazione ha modificato e governato il territorio attraverso un sistema storico di regole condivise i cui esiti hanno determinato nel tempo il disegno del territorio.

Un territorio che mette sinergicamente in relazione acque, boschi, sistemi collinari, vallivi e montani con i complessi sistemi territoriali urbani e rurali, succedutisi in diversi cicli di territorializzazione storica; consegnandoci un paesaggio ed un patrimonio culturale di alta complessità ecosistemica, di alto valore documentale e culturale, di rara bellezza paesaggistica.

La varietà delle figure paesaggistiche e l’alta qualità delle tipologie paesaggistiche del territorio sono frutto di caratteri identitari ancora ben individuabili e leggibili pur all’interno di un processo di modificazioni storiche, legate in particolare, alla trasformazione del sistema agricolo.

Nella costituzione del paesaggio gioca un ruolo fondamentale il paesaggio agrario, che è il risultato di una interazione millenaria tra uomo e natura, che deve continuare ad esistere, con il sostegno al settore produttivo agricoltura che in questo senso gioca un ruolo di difesa del territorio e di produzione di prodotti tipici che sono il risultato naturale.

2 Cenni del dibattito internazionale sul ruolo del patrimonio culturale nello sviluppo

Tralasciando tutti i risultati a cui si è addivenuti nel corso delle numerose conferenze sullo sviluppo sostenibile urbano, è interessante verificare quali sono gli ultimi risultati di questo intenso dibattito. Il primo documento che ha segnato un solco profondo nel rapporto tra beni culturali-ambientali e la città è la Carta Urbana Europea.

Page 13: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

13

La Carta di Aalborg9 ha dato avvio alla “Campagna delle città europee sostenibili”, promossa dall’Unione europea, cui le autorità locali possono partecipare impegnandosi ad avviare un processo di Agenda 21 Locale10, finalizzato alla definizione e all’attuazione di un piano d’azione locale che ha come obiettivo la sostenibilità ambientale negli ambienti urbani.

La Carta Urbana Europea, approvata nel 1994 dal Consiglio d’Europa prevedeva, per affrontare le grandi questioni, l’individuazione di alcuni obiettivi comuni per le città europee considerando però, in questa sede, solo il patrimonio culturale delle città possiamo ricordare i seguenti obiettivi: - una facilità di accesso e di ampia partecipazione alla creazione di

attività culturali; - una coesistenza pacifica tra comunità di origine, cultura e

religione differente; - un’architettura ed un ambiente fisico di qualità, da ottenersi

attraverso l’architettura contemporanea ed il recupero del patrimonio edilizio storico;

- uno sviluppo locale economico responsabile della capacità di carico ambientale locale, ponendo dei limiti all’espansione ed al consumo indiscriminato del territorio e delle risorse;

- una valorizzazione delle ricchezze ambientali e culturali storiche locali e l’individuazione e la tutela delle invarianti storico ambientali, dei materiali locali e delle tecniche costruttive tradizionali;

- una collaborazione continuativa con le altre città europee che coinvolga e stimoli i cittadini a istituire relazioni durature con la propria città ed a diffondere l’innovazione;

A partire da questo documento viene segnalata l’importanza di “strategie di sviluppo spaziale” nell’accezione principale del riconoscimento del valore degli ambienti urbani, del loro potenziamento e della limitazione degli effetti negativi che gli ambienti urbani provocano.

Le città mediterranee riunite a Siviglia11, come emerge dal Testo della Dichiarazione12, avevano inteso sostenere e ribadire, nel 9 La Carta fu redatta ed approvata nella conferenza di Aalborg (Danimarca) dal 25 al 27 maggio 1994 10 Nella carta vi è l’indicazione delle tappe da percorrere per l’Engaging in LA 21 Processes Local Action Plans Toward Sustainability 11 Dopo Aalborg numerose sono state le Conferenze, dalla Conferenza mediterranea sull’Agenda 21 Locale a Roma nel novembre 1995 ed ancora la

Page 14: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

14

1996, la volontà di attuare gli impegni presi precedentemente nelle conferenze Habitat, nonché la finalità di “…rafforzare la tutela dei patrimoni culturali e dei centri storici…”.

Di sicuro valore è poi, sempre nella stessa dichiarazione, il richiamo alla propria identità culturale e storica, che richiama il valore dei beni culturali nell’accezione dello sviluppo sostenibile urbano, nei sensi riportati “…ribadiamo l’esistenza di una nostra propria identità e ricordiamo che, dalle epoche più remote, il bacino del mediterraneo è stato il luogo di incontri di popoli e di culture provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Europa, e la parte insostituibile del Medio Oriente e dall’Estremo Oriente. Culla delle civiltà, ne rappresenta il miglior crogiolo e si identifica pienamente con il ruolo millenario e fondamentale svolto dalla città…”

La Convenzione Europea del paesaggio, presentata il 20 ottobre 2000 a Firenze per essere sottoscritta dagli Stati membri del Consiglio d’Europa, la Risoluzione sulla Qualità architettonica dell’ambiente urbano e rurale, approvata dal Consiglio il 23 novembre 2000, e un precedente documento, lo Schema di sviluppo dello spazio europeo (Sdec), approvato a Postdam nel maggio 1999, propongono le linee generali di una strategia dello sviluppo sostenibile, nelle quali il tema dell’ambiente urbano ha un peso determinante, in quanto il suo degrado è segnalato come fattore di opposizione allo sviluppo.

In particolare nella Convenzione Europea del paesaggio, viene esteso a tutto il territorio il concetto di paesaggio e lo si integra pienamente nella pianificazione, ad esempio, all’ art 2… “…la presente Convenzione si applica a tutto il territorio e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, che i paesaggi della vita quotidiana e i paesaggi degradati” ancora laddove impegna le parti a “…riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità….a integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale seconda Conferenza Europea di Lisbona, nell’ottobre 1996, ove venne decisa l’organizzazione di quattro Conferenze regionali: Turku, nel settembre 1998, Sofia nel settembre 1998, Siviglia nel gennaio 1999, e l’Aja giugno 1999, e la terza Conferenza paneuropea di Hannover febbraio 2000. 12 Conferenza regionale sullo Sviluppo Sostenibile Urbano tenutasi a Siviglia nel Gennaio 1999

Page 15: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

15

ed economico, nonché nelle altre politiche che possono avere un'incidenza diretta o indiretta sul paesaggio…”.13

I più recenti documenti comunitari in materia di sostenibilità ambientale, determinano alcuni elementi fondativi del “patrimonio territoriale”, che restituiscono un legame di reciprocità generativa fra il Centro urbano, le potenzialità dei beni culturali e il suo vastissimo territorio di riferimento.

In questo campo, il primo documento a fare proprio un approccio di sviluppo sostenibile è la comunicazione del 1998 dal titolo “Sustainable Urban Development in the European Union: A Framework for Action” (COM(1998) 605 final).

Questo documento portò all’inclusione di considerazioni ambientali nelle linee guida della Commissione per i programmi di sviluppo regionale 2000-2006, contribuì al rinnovo del programma URBAN e supportò lo sviluppo del programma di ricerca “City of Tomorrow and Cultural Heritage”.

Sia la comunicazione del 1999 “Sustainable Urban Development in the European Union: a Framework for Action”, che il rapporto del 2001 prodotto dall’EU Expert Group sull’ambiente urbano “Towards More Sustainable Land Use” sottolineavano l’importanza della pianificazione territoriale nell’ottenere un ambiente sostenibile.

Una serie di raccomandazioni in tal senso sono presenti anche nell’ESDP: European Spatial Development Perspective - Towards Balanced and Sustainable Development of the Territory of the European Union adottato nel 1999 da tutti gli Stati Membri su base volontaria.

La recentissima Comunicazione “Towards a thematic strategy on the urban environment” (COM(2004)60 final) offre una visione d’insieme dell’approccio che guiderà l’azione europea in questo campo nei prossimi anni, in particolare attraverso la Strategia Tematica per l’ambiente urbano.

Tutti questi documenti riportano al territorio come occasione di sviluppo delle popolazioni, ottenibile usando le peculiarità del territorio come uno “strumento”, attuando concretamente, in una serie di differenti settori d’attività, azioni che portino allo sviluppo duraturo e sostenibile della Calabria.

13 Paesaggio e beni culturali sono concetti, da un punto di vista prettamente dell’uso economico, da poter considerare simili.

Page 16: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

16

3 Il ruolo dei centri urbani minori, dei beni culturali evidenti e dei beni culturali latenti nello sviluppo economico

In Europa, ma anche in Italia, si sfruttano le grandi “occasioni

culturali” per potenziare le grandi città valorizzandone, in primis, il “patrimonio culturale evidente” con “grandi eventi” che attraggono folle di turisti.

Il potenziamento, strutturale ed infrastrutturale, delle città è essenziale: per non correre il rischio di essere marginalizzate le città devono costruire grandi opere e reti di comunicazione nell’accezione che la competitività è tanto più alta quanto più alto risulta la possibilità di annoverare, all’interno della città, poli strutturali contraddistinti da un alto grado di relazionalità.

Gli ambienti urbani, oggi più che mai, sono il futuro della competitività dei territori in quanto sono incubatori privilegiati della formazione, dell’innovazione e, quindi, dello sviluppo.

La società post-industriale è una società tipicamente “urbana” per cui si deve riproporre una “questione urbana” che deve acquistare una centralità nelle politiche infrastrutturali ed economiche di qualsiasi paese: l’Europa che conta è fatta di grandi città da rimodellare per svolgere un ruolo trainante, di cervello e di motore, su tutto il sistema economico del territorio su di esse gravitante e da esse dominato.

Spesso, soprattutto nell’ultimo decennio, le grandi città sono state rimodellate a seguito di grandi eventi culturali o eventi sportivo-culturali, sfruttando l’opportunità di utilizzare e valorizzare i loro “beni culturali evidenti” e/o l’opportunità di organizzare grandi eventi sportivi o politici14.

Anche le piccole città e, più genericamente, i centri urbani di limitate dimensioni, possono utilizzare ai fini di uno sviluppo e potenziamento urbano i loro beni culturali (non certo la possibilità di organizzare grandi eventi sportivi o politici), che vanno considerati, però, “beni culturali latenti”.

L’assetto dei beni culturali in Italia non si identifica in tutto e per tutto con un insieme di grandi musei e di pochi grandi monumenti: il suo carattere specifico consiste nella ubiquità e nella diffusione dei beni. 14 La rinascita di Barcellona e Genova, a partire dalla preparazione agli eventi del 1992 fino a quelli del 2004, è un modello di riferimento per tutte le città di medie e grandi dimensioni che hanno la potenzialità di avvalersi di questi eventi per crescere e risistemarsi.

Page 17: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

17

Patrimonio ricco e significativo, che può costituire di conseguenza una importante risorsa economica, purtroppo ancora sottoutilizzata.

La letteratura corrente considera il patrimonio culturale come risorsa speciale e non rinnovabile e, in questo senso, risulta prioritario promuoverne la manutenzione ed il restauro, nonché la valorizzazione e l’utilizzazione ai fini pubblici e sociali, con eventuale intervento dei privati.

È incontestabile che il patrimonio culturale, se non le “opere alte” è stato completamente ignorato, vissuto tutt’al più come simbolo di un passato prestigioso e raramente come risorsa economica dalle potenzialità illimitate.

La qualità italiana che più emerge è la capillarità nella diffusione dei beni culturali e la loro ubiquità.

La vera unicità dell’Italia non è una lista più o meno lunga di isolate “opere alte” da salvare ad ogni costo nel generale sfacelo, ma nel prodigioso continuum fra le opere alte e il tessuto connettivo dei centri urbani che le ospitano, in un rapporto virtuoso fra patrimonio evidente e patrimonio latente.

Il patrimonio latente è quel patrimonio che si ha ma che non si sa di avere e/o non è conosciuto ai più: immobili più volte rimaneggiati che hanno un gran valore artistico, grandi opere architettoniche dimenticate o nascoste o assolutamente sconosciute ai più, che possono celare preziosi affreschi o che hanno riutilizzato elementi provenienti da edifici di un passato prestigioso, che solo dopo una precisa classificazione possono trovare il loro giusto valore ed essere valorizzati.

In tutti questi casi l’indagine conoscitiva non ha solo un valore scientifico, ma anche una ricaduta economica immediata che non si può ignorare: cresce non solo il valore del “sito” dove viene “trovato” l’eventuale bene culturale, ma aumentano anche, soprattutto, le possibilità di valorizzazione dei territori, in senso lato, dove sono stati rinvenuti.

I beni culturali sono beni pubblici e il miglioramento della loro condizione di tutela e di accessibilità chiama in causa il rafforzamento e l’aumento di efficienza e di efficacia dell’azione pubblica.

L’intervento pubblico nel settore dei beni culturali è giustificato dal fatto che essi sono sostanzialmente inclusi nella categoria concettuale del merit goods, beni per i quali, a causa delle imperfezioni del mercato, si rende necessario, attraverso l’intervento

Page 18: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

18

pubblico, attivare politiche atte ad adeguare l’offerta ad un livello coerente con gli obiettivi “culturali” che si pone la collettività: i beni culturali, secondo la classica definizione dei merit goods, sono beni pubblici “…così meritori che la loro soddisfazione viene garantita attraverso il bilancio pubblico al di là della quantità offerta dal mercato e pagata dai privati compratori…”.

Quando questa azione pubblica non risulta all’altezza di garantire una buona offerta culturale i “compratori” che domandano “beni culturali” possono “correggere” il mercato attraverso aggiustamenti basati sull’uscita, la lealtà e la voce, considerando il modello di Hirshmann15 sui meccanismi di correzione degli esiti di mercato, che ben si adatta a descrivere il comportamento dei consumatori di beni culturali.

Quando l’offerta culturale non corrisponderà alla domanda i consumatori con l’uscita sceglieranno di non consumare l’offerta culturale, con la voce reclameranno migliori condizioni e con la lealtà (ai beni culturali) garantiranno, però, la stabilizzazione della domanda altrimenti troppo suscettibile di repentini cambiamenti

I beni culturali italiani sono beni pubblici con caratteristiche d’unicità tali da poter, attraverso politiche oculate in questo periodo di mondializzazione dell’economia, innescare tali e tanti processi di competitività da potere attrarre “compratori” da ogni parte del mondo e farsi preferire alla concorrenza.

D’altra parte le attese del consumatore, che determinano il mercato, vengono determinate dal mercato, manipolate da ciò che viene offerto, pubblicizzato o comunicato in vari modi, dal più semplice al più sofisticato.

I “compratori” di beni culturali sono cresciuti in modo esponenziale negli ultimi trenta anni, come conseguenza della generalizzata crescita dei redditi e del loro accresciuto potere d’acquisto: questa crescita molto spesso è stata collegata all’idea che l’offerta “culturale” deve essere costantemente variata e modificata mediante iniziative spettacolari16.

Il bisogno di “cultura” si traduce in due distinte forme di consumo: la visita al centro urbano che ospita il “bene comprato” e all’offerta complessiva del centro e il desiderio di portare via qualcosa dal centro urbano interessato. 15 Si veda Hishmann A. O. (1982) 16 Ci si riferisce all’apertura di musei spesso con architetture prestigiose, (ad esempio il Guggenheim Museum a Bilbao in Spagna), l’arrivo di nuove opere o di collezioni, importanti restauri.

Page 19: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

19

Questo bisogno innesca una rete di comunicazione, di promozione, che produce una grande rilevanza economica, come la produzione degli oggetti offerti nelle librerie a quella dei cd-rom, ai cataloghi delle mostre etc.

La commercializzazione del patrimonio culturale e la sua desacralizzazione passano attraverso l’acquisto del catalogo o del souvenir nel book-shop del museo, nella lettura dei testi introduttivi agli “eventi” che si stanno “consumando”.

I “consumatori” di beni culturali sono un pubblico sempre più appassionato, preparato e partecipe e le città si debbono organizzare per favorire questo processo di contagio, e socializzazione col “bene culturale”, favorendo anche il bisogno di coinvolgimento del singolo.

Tutto ciò ha ovviamente aperto un dibattito sulla rilevanza economica dei beni culturali in Italia.

Il dibattito economico sui beni culturali ha da tempo indicato il punto debole del sistema italiano: molta attenzione e molta competenza tecnica sui problemi scientifici di tutela e conservazione, scarsa priorità e arretratezza dei modelli organizzativi sui problemi di valorizzazione e gestione.

Le politiche di introduzione di forme innovative di gestione dei beni culturali17 si pongono l’obiettivo di stimolare la crescita e l’efficienza organizzativa del settore beni culturali e di incentivare la partecipazione del settore privato al finanziamento degli investimenti in cultura e nell’offerta culturale, nel tentativo di valorizzare al massimo anche il patrimonio non-evidente, per lo più localizzato in piccoli centri che non hanno la forza economica di valorizzare il loro patrimonio che rimane assolutamente non-evidente.

È nel perseguire questi obiettivi qualitativi, oltre che quantitativi, che l’azione pubblica può utilmente incontrarsi e cooperare con l’azione del mercato, orientando le politiche allo sviluppo economico-urbano, sviluppo trainato da azioni che mirino a “…mobilitare le risorse latenti…”, con l’obiettivo di “…rendere società intere economicamente progressive, attraverso la scolarizzazione, la formazione professionale, l’informazione tecnica e tecnologica, la creazione di istituti creditizi agili e snelli, di infrastrutture efficienti…”.18

17 Si vedano tutte le operazioni legislative dal 1997 fino al Testo Unico sui BBCC entrato in vigore l’1/maggio/2004. 18 Si veda Hishmann (1958)

Page 20: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

20

In questo senso, in un noto articolo, Prodi e Tamburini19 avevano teorizzato la possibilità di interpretare il paesaggio (o il bene culturale) come un’infrastruttura al servizio del consumo (riferita alle famiglie) e della produzione (riferita alle imprese). Per avvalorare ciò hanno suggerito di mutuare dalla ricerca sulla relazione fra dotazione infrastrutturale e lo sviluppo regionale di Nijkamp20, l’ipotesi che il bene culturale-infrastruttura possa essere una condizione per l’aumento del benessere.

In questa ricerca le infrastrutture vengono considerate capaci di svolgere contemporaneamente funzioni di servizio al consumo e alle imprese, con la conseguenza che la produzione di beni culturali deve avvenire secondo un programma complessivo e organico, per via degli effetti sinergici determinati da ciascuna azione, per la caratteristica delle infrastrutture di “polivalenza economico-sociale”

Dai dati forniti dal Ministero dei Beni e delle attività culturali si evince come dal 1998 al 2002 siano aumentati gli istituti statali (Musei, monumenti ed aree archeologiche) con un passaggio da 364 istituti a 391 ed un relativo e confortante aumento di visitatori ( un aumento di 3.313.602 visitatori) e introiti (circa 20.Milioni di euro in più).

Analizzando i dati sotto l’aspetto regionale e chiaro come le regioni del centro abbiano introiti particolarmente elevati con la regione Toscana, che fa la parte del leone, che traina con valori fortemente positivi tutte le altre regioni dell’area centro.

Bassi risultano ancora gli introiti negli istituti del sud, anche se si sta facendo qualcosa per potenziare il settore dei beni culturali, nella considerazione che molto del patrimonio culturale del Sud risulta un patrimonio culturale assolutamente “latente”21.

In questo senso i centri urbani di limitate dimensioni nel Sud debbono assumersi un ruolo trainante e di incubatore di attività (anche se necessitano di un’appropriata rete viaria, quartieri, trasporti all’altezza, giardini e parchi urbani etc.) per tutto il territorio dominato avviando serie politiche da cui emergano misure efficaci per la città e di conseguenza sui fattori che contano per attrarre gli investimenti.

19 Si veda Prodi R., Tamburini G. (1992) 20 Si veda Nijkamp P. (1986) 21 Per la brevità dalla trattazione si omettono tutte le statistiche redatte dal Ministero dei Beni e delle attività culturali che si possono leggere sul sito del Ministero stesso.

Page 21: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

21

Sono chiamati ad assumere un ruolo alto ed imprescindibile, un ruolo che le città Europee ed Italiane di più grandi dimensioni, con cui dovranno per forza confrontarsi, hanno già da tempo assunto, non solo per cercare di invertire una situazione economico-territoriale insostenibile nei territori dominati e gravitanti, ma anche per cercare, più ambiziosamente, di essere parte integrante dell’anima economica, sociale e intellettuale dell’Italia e dell’Europa intera.

Questi centri hanno in sé grandi potenzialità in termini di turismo, produzioni tipiche, risorse culturali e ambientali enormi ma, per la maggior parte, mancano dei mezzi minimi per sfruttarle: localizzati in aree concentrate nelle zone montane e pedemontane sono continuamente in via di impoverimento economico e di spopolamento progressivo.

Questa situazione è causa di molte perdite perché questi contesti sociali ed economici profondamente indeboliti causano fragilità delle cose, imprevidenza e disattenzione verso i beni culturali, potenziale fonte di sviluppo per l’economia locale, con una vulnerabilità di questo patrimonio che è aumentata nell’ultimo trentennio esponenzialmente.

In queste aree il disagio ambientale rischia di divenire sempre più profondo per la rarefazione dei servizi pubblici, cui segue un’insufficiente manutenzione del territorio e un abbandono progressivo delle terre da parte degli agricoltori, mentre lo sviluppo locale che può essere innescato dai beni culturali e dalle produzioni locali tipiche deve necessariamente passare per il rafforzamento delle risorse umane e il mantenimento dei servizi territoriali.

Il “disagio insediativo” deve subire un’inversione di tendenza per arginare l’emigrazione verso centri urbani più forniti e meglio collegati, a tal fine vanno innescate politiche di sviluppo che partano dai beni culturali e possano attuare una serie di iniziative per far si che possa diventare “conveniente” vivere in piccolo centro urbano.

L’offerta di “beni culturali” arricchisce il territorio limitrofo dell’area interessata di un potenziale economico-spaziale che accentuerà la domanda di mobilità (trasporti) e di prodotti locali, tenendo presente l’estensione della teoria delle scelte del consumatore di beni turistici e culturali alla decisione di spostamento: il consumatore destina alle sue necessità di movimento un certo budget e cercherà di massimizzare l’utilità degli spostamenti, accedendo a luoghi dotati di servizi al minimo costo.

Page 22: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

22

In particolare quest’offerta può sviluppare: • Un potenziale di mercato, dove anche i residenti dei territori

circostanti saranno potenziali “fruitori” del bene; • Un potenziale di reddito, in quanto la popolazione locale potrà

rivalutare il proprio reddito; • Un potenziale di occupazione, con l’incremento

dell’occupazione stabile locale; • Un potenziale di investimento, perché coinvolgerà l’intervento

pubblico e l’imprenditoria locale; • Un potenziale di immagine, che può trasformarsi in un marchio

di qualità dei prodotti agricoli e dell’agro-industria del comprensorio interessato.

I beni culturali possono essere il motore di uno sviluppo economico coordinato e duraturo, tenendo in considerazione le caratteristiche peculiari del territorio italiano: la distribuzione quasi uniforme, sul territorio, di beni culturali. 4 La gestione del turismo nei centri urbani minori

L’offerta turistica in Italia, soprattutto nei centri urbani minori, soffre una contraddizione di fondo: percepita quale insieme dall’ospite è gestita senza una strategia globale poiché gli attori pubblici effettuano (o dovrebbero effettuare) le scelte sui fattori di incentivazione dell’offerta turistica, mentre i privati agiscono limitatamente alla loro attività, senza avere a disposizione strumenti sufficienti per incidere sul territorio.

A ciò si aggiunge che, sia da un lato privato, sia dal lato pubblico, esiste una notevole frammentazione degli operatori, che rende difficile un governo unitario del sistema.

Dal lato privato si ha infatti una pluralità di gestori delle imprese ricettive e dei servizi extraricettivi, senza trascurare il fatto che le seconde case costituiscono in molti centri una componente dell’offerta sottratta a qualsiasi possibilità di programmazione unitaria, in quanto si tratta di una quota di offerta detenuta direttamente dalla domanda, offerta che condiziona pesantemente l’adozione di politiche innovative, senza essere influenzabile da queste.

Sul versante pubblico ci si limita a registrare il fatto che la maggior parte dell’offerta che può incentivare la fruizione turistica del territorio (dalla pianificazione del territorio, dalla gestione dei beni ambientali e culturali, dalla gestione delle infrastrutture etc.) è

Page 23: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

23

gestita da Enti o Assessorati che non hanno mai assegnato priorità alla fruizione turistica del territorio.

Gli Enti o Assessorati preposti al turismo, infatti, sono di fatto direttamente responsabili della sola gestione della promozione turistica e delle manifestazioni connesse, col risultato di rendere molto difficile la gestione coordinata dell’insieme dei fattori di pertinenza pubblica che costituiscono la componente più importante dell’offerta extraricettiva.

Con la legge quadro n. 135 del 29-marzo-2001, si è cercato di trovare l’equilibrio tra i “poteri” competenti in questo settore di importanza capitale.

Successivamente, a seguito di alcuni ricorsi di incostituzionalità delle Regioni, si è trovato un compromesso sui cosiddetti “principi per l’armonizzazione, la valorizzazione e lo sviluppo turistico”: non più “linee guida” ma l’impegno su alcuni punti cardine (terminologie dei servizi di accoglienza, definizione di impresa turistica, standard minimi di qualità dei servizi offerti dalle imprese turistiche, requisiti per l’esercizio delle professioni turistiche) per mantenere un coordinamento fra leggi regionali, evitando che i sistemi turistici locali abbiano le denominazioni e le architetture più varie e differenziate.

In ogni caso per cercare di ovviare alla confusione istituzionale è essenziale creare delle agenzie di accoglienza, informazione e promozione turistica locale, enti pubblici economici che si propongano al mercato turistico fornendo servizi a “titolo oneroso”.

Alle agenzie vanno affidati i compiti gestionali di costruzione dei sistemi turistici locali, di valorizzazione dei sistemi turistici locali, di valorizzazione dell’identità turistica dei territori provinciali, di cui i beni culturali sono parte integrante, di organizzazione dell’accoglienza e di qualificazione dei servizi turistici, al fine di ottenere redditi e proventi patrimoniali dalla gestione dei beni e dai servizi pubblici ad essi connessi. Gli enti e le associazioni turistiche, sia pubblici che privati, devono fare la loro parte per mettere a punto un sistema efficace di commercializzazione della ricettività alberghiera nelle aree a forte dotazione di beni culturali non tralasciando, altresì, che questi centri sono anche profondamente ricchi di particolari tradizioni, tradizioni a cui sono molto legati e che rappresentano anche un’attività economica, per i centri interessati, non indifferente.

Page 24: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

24

5 Le politiche pubbliche di sostegno ai beni culturali in Italia

Un particolare aspetto dei centri con patrimonio culturale (non-evidente) è la presenza di un considerevole numero di esposizioni museali che richiamano sia la storia che le tradizioni locali.

Si denota come in molti piccoli centri siano state create delle esposizioni, delle raccolte, dei musei etc., nell’accezione tutta italiana “del museo diffuso”.

Ma in questi centri, si evidenzia un problema particolare rispetto alla maggior parte del paese: la rete d’oro dei monumenti, delle opere d’arte e dei musei non coincide con un sistema produttivo alla stessa altezza: non si ha infatti un settore produttivo, manifatturiero e creditizio all’altezza e/o diffuso capillarmente e/o minuziosamente distribuito.

Questa assenza di “sovrapposizione virtuosa” tra beni culturali e sistema produttivo, non consente ciò che per il patrimonio evidente è realtà: le “piccole sponsorizzazioni” che sono l’aspetto più importante e ricco di risultati dentro il fenomeno, incentivato per legge, dell’ingresso del denaro privato nel mondo dei beni culturali.

E’ difficile, in ragione di questi motivi, che si verifichi l’aspetto più conosciuto del rapporto pubblico/privato nel settore dei beni culturali: il fenomeno delle sponsorizzazioni private.

A livello macroeconomico la sponsorizzazione altro non è che strategia aziendale, acquisto di pubblicità pregiata.

Si “compra” un bene culturale come si compererebbe la pagina di un giornale a larga diffusione o uno spazio televisivo in prima serata.

Per stimolare maggiormente le elargizioni in denaro di privati, a favore del restauro e della valorizzazione dei beni e delle attività culturali, è stata istituita la norma della completa deducibilità delle erogazioni in denaro.

I soggetti beneficiari, individuati dal Dm 11 aprile 2001, possono innescare dei processi favorevoli sia sui beni culturali sia su tutto il territorio interessato, oltre che trarne profitto in termini pubblicitari e strettamente aziendali.

I beneficiari sono stati individuati nei seguenti soggetti: 1. Stato, Regioni, enti locali e persone giuridiche costituite o

partecipate dagli stessi, relativamente alle attività nei settori dei beni culturali e dello spettacolo;

2. Enti pubblici o persone giuridiche private costituite mediante leggi nazionali o leggi regionali;

Page 25: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

25

3. Soggetti aventi personalità giuridica pubblica o privata che abbiano ricevuto, almeno in uno dei cinque anni antecedenti l’anno d’imposta in cui avviene l’erogazione in loro favore, ausili finanziari a valere sul fondo unico dello Spettacolo;

4. Soggetti che non rientranti nelle ipotesi precedenti, comunque abbiano ricevuto, almeno in uno degli ultimi cinque anni, ausili finanziari (direttamente) previsti da disposizioni di legge statale o regionale;

5. Persone giuridiche private, titolari o gestori di musei, gallerie, pinacoteche, aree archeologiche o raccolte di altri beni culturali o universalità di beni mobili comunque soggetti ai vincoli e alle prescrizioni di cui al decreto legislativo 490 del 29 ottobre 1999, funzionalmente organizzati e aperti al pubblico per almeno cinque giorni la settimana con orario continuato o predeterminato.

Il limite degli “sponsorizzazioni” è che si privilegiano tipologie “pregiate” di interventi, e che i grandi costi esigono ritorni d’immagine adeguati e quindi campi di investimento di alto valore mediatico.

Se le grandi imprese debbono scegliere cosa “sponsorizzare” rivolgeranno sempre le proprie attenzioni sicuramente su “beni culturali” di elevato valore e con elevato ritorno mediatico che difficilmente può essere offerto da una regione marginale e periferica come la Calabria con i suoi piccoli centri urbani.

Altro fenomeno di difficile attuazione in Calabria è il fenomeno “dell’esternalizzazione dei servizi offerti dalle strutture culturali”, difficile da attuare per la mancanza di spirito d’impresa soprattutto in aree fortemente depresse della regione.

Con la finanziaria 2002, all’art. 33, lo Stato aveva stabilito la possibilità di affidare ad altri soggetti servizi afferenti a beni culturali, inserendo la concessione tra le forme con le quali il ministero per i Beni e le Attività culturali può esercitare le sue funzioni e operare per la valorizzazione dei beni culturali e ambientali.

L’esternalizzazione è volta al miglioramento della fruizione pubblica e alla valorizzazione del patrimonio artistico, e risponde alla necessità di una gestione efficiente ed efficace di tutto il patrimonio.

È proprio nella valorizzazione dei beni culturali la novità principale dell’esternalizzazione prevista dall’articolo 33.

Page 26: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

26

I servizi di fruizione erano già previsti dalla legge n.4/93 (legge Ronchey) che ha disciplinato la gestione di servizi aggiuntivi offerti al pubblico a pagamento con incasso diretto dei proventi, ma l’art. 33 prevedeva il passaggio della gestione da “aggiuntivo” a “global service”, passando in pratica dalla complementarietà marginale della gestione dei servizi alla totalità.

Gli effetti ottenuti dalla Ronkey possono essere così distinti: 1. Il primo effetto è il soddisfacimento di fondamentali esigenze

dell’utenza dei musei e delle attività culturali in genere: il consumo di vivande nello stesso museo, l’acquisto di cartoline, libri e souvenir direttamente in loco, prenotazione della visita fatta a distanza;

2. Il secondo effetto è sull’occupazione: l’entrata in regime della Ronchey ha creato nuovi posti di lavoro, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi che sono impiegati nei servizi di biglietteria, d’accoglienza e di prenotazione, nei bookshop e nelle caffetterie;

3. Il terzo effetto sono i vantaggi per le Amministrazioni: risparmiano prezioso personale di custodia affidando al privato la gestione delle biglietterie incamerando nel frattempo introiti importanti dalle concessioni, nella tradizionale e quasi proverbiale penuria degli stanziamenti ministeriali, si tratta di addizioni “cash” tanto significative quanto gradite.

La Ronchey applicata in alcuni contesti favorevoli si è tradotta in un vantaggio per l’utenza, ha creato un numero considerevole di posti di lavoro, ha dato profitto ai concessionari ma anche alle Amministrazioni.

Potevano divenire concessionari dei servizi in questione sia soggetti pubblici diversi dallo stato che soggetti privati.

L’art. 33 della finanziaria prevedeva, altresì, che costituisse titolo di preferenza dei concorrenti la presentazione di progetti di gestione e valorizzazione che, accanto a beni e siti di maggiore rilevanza, ne includano altri “minori”, situati in centri con popolazione non superiore a 30 mila abitanti.

Molti beni, localizzati in centri di piccola dimensione, non potrebbero singolarmente offrire servizi di promozione e aggiuntivi, per questo la legge mirava a promuoverne la valorizzazione come “beni integrati” e non come “beni singoli”.

L’esercizio di servizi integrati può consentire di realizzare sistemi museali nei piccoli centri, al fine di determinare economie di scala e l’aumento quantitativo e qualitativo dei servizi.

Page 27: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

27

La norma aveva segnato una svolta nelle scelte delle amministrazioni locali: le gestioni autonome passano, in quell’anno, dai 192 casi del 2001 a 280 del 2002.

La norma fu però ritirata dal governo, in quanto la Commissione UE ha avviato agli inizi del 2003 una procedura di infrazione per violazione delle norme sulla concorrenza sostenendo che la presenza dei privati fa scattare la rilevanza industriale dell’attività.

Con l’approvazione del Codice dei beni culturali, entrato in vigore il 1° Maggio 2004, si riesce laddove non si era riuscito con la norma della finanziaria.

L’articolo 115 del Testo Unico dei beni culturali opera, infatti, quell’apertura ai privati nel settore della valorizzazione dei monumenti invano tentata dall’articolo 33 prevedendo, altresì, due modelli di gestione delle attività di valorizzazione del patrimonio artistico: una gestione diretta e una indiretta.

La gestione diretta sarà svolta direttamente dalla pubblica amministrazione, attraverso strutture dotate di autonomia scientifica, finanziaria, contabile e organizzativa, e una gestione indiretta che può seguire due strade: l’affidamento delle attività di valorizzazione a istituzioni, fondazioni, associazioni società di capitali ed altri, tutti costituiti e partecipati in maniera prevalente dalla pubblica amministrazione oppure dando la concessione a terzi, attraverso gare pubbliche, delle attività di valorizzazione, con un rapporto regolato dal contratto di servizio.

Entrambe la soluzioni possono contemplare la concessione in uso del bene oggetto di valorizzazione; finora in virtù della legge Ronkey la concessione a privati era riservata solo ai servizi aggiuntivi.

Disporre di un patrimonio di beni culturali consistente, ha posto e pone non poche difficoltà allo Stato, e alle amministrazioni locali che hanno la responsabilità della sua tutela.

Tutto è stato reso ancora più stringente dalla restrizione dei bilanci che spinge alla ricerca di nuove soluzioni, sia in termini di un uso efficiente delle risorse umane, sia riguardo alla capacità di rapportarsi in modo dinamico con la domanda ed il mercato.

La gestione diretta è sempre meno in grado di far fronte alle richieste di crescita: per migliorare la qualità dell’offerta, per riattivarne il circuito di conoscenza, l’esternalizzazione sembra essere davvero una strategia necessaria.

Page 28: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

28

Risparmiando sui bilanci possono essere utilizzate le “economie” come finanziamenti per il recupero, la valorizzazione ed il sostegno ai beni ed alle attività culturali.

6 Considerazioni conclusive

In ragione di quanto finora esposto il perno della svolta divento lo Sviluppo locale: deve essere riconosciuto come terreno cruciale per portare al successo nuove strategie di sviluppo regionale attraverso progetti di sviluppo adottabili rispetto alle specifiche potenzialità dei centri urbani, e dei relativi territori, al fine di dotare questi ultimi di efficienti strutture per l’attuazione di politiche di sviluppo e dei relativi sistemi di valutazione e monitoraggio degli interventi realizzabili e da realizzare22.

In questo nuovo scenario risulta fondamentale la ricerca di un equilibrio tra identità locale, apertura verso l’esterno e diversificazione territoriale dello sviluppo, facendo assumere sempre maggiore rilevanza ai progetti di sviluppo condotti a livello locale e sovralocale.

In questo senso le azioni politiche diventano espressione della capacità organizzativa di un sistema e dei singoli attori locali, soprattutto nelle abilità di interpretare i processi di cambiamento e di programmare nuove iniziative di sviluppo; in questo lavoro sono stati evidenziati soltanto alcuni aspetti che riguardano un argomento vasto come quello degli obiettivi e dei contenuti delle nuove politiche di sviluppo locale incentrate sui centri con dotazione rilevante di beni culturali.

In particolare è stato posto l’accento su due punti: la pluralità dei soggetti delle politiche e i processi di autorganizzazione che li caratterizzano; la dimensione territoriale delle iniziative di sviluppo territoriale e la proposta di un approccio multiscalare, che implichi la presenza di diversi livelli di governance.

Il livello locale ha assunto negli ultimi anni una rilevanza crescente, anche se emerge una certa difficoltà nella definizione territoriale di questo livello tale da garantire sia la competitività che il governo.

22 Già in altra ricerca sono state effettuate alcune ipotesi di istituzione di distretti culturali in Calabria. A tal proposito si veda: Critelli G., Marino D. (2004)

Page 29: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

29

La competitività territoriale è fortemente legata alla capacità dei singoli sistemi di attivare e/o rafforzare processi di cooperazione e di integrazione al loro interno.

Tali processi possono essere caratterizzati da una dimensione territoriale “competitiva” diversa a seconda del progetto e dell’intervento di sviluppo programmato.

Come già evidenziato anche sistemi territoriali deboli possono coordinare e valorizzare le attività esistenti nei vari poli e presentarsi come sistemi caratterizzati da una certa identità e senso di appartenenza, che deriva dalla percezione delle complementarità esistenti e dalla consapevolezza di creare una forza competitiva maggiore.

Secondo questo schema concettuale bisogna considerare l’ipotesi di far emergere di un’“area vasta” comprendente tutti i centri interessati e selezionati, tale area si baserà soprattutto sull’esistenza di una fitta rete di insediamenti urbani, di infrastrutture e di relazioni economiche in un unico ambito territoriale caratterizzato, in questo modo, da una dimensione fisica ed economica tale da consentire un suo inserimento nei circuiti internazionali, ma non da incidere negativamente sulle attività di coordinamento.

Infatti centri da soli non riuscirebbero a presentarsi come nodi di sviluppo a sé stanti e nel medesimo tempo competitivi a livello nazionale e internazionale; l’eterogeneità e le specificità delle attività presenti in ogni centro, invece, se considerate in termini di complementarità, possono generare rilevanti processi di interdipendenza e garantire nello stesso tempo una maggiore capacità di apertura e di promozione nei circuiti extralocali.

Gli interventi devono configurarsi quale volano per il rilancio dell’occupazione attraverso l’allargamento della base produttiva innovativa, la valorizzazione delle risorse locali e la nascita di nuovi soggetti che intervengono nel mercato del lavoro23.

23 Esempi da considerare sono le politiche fondate sui beni culturali attuate nei territori di Noto e della provincia di Viterbo dove sono stati istituiti dei Distretti culturali che hanno dato ampio ossigeno all’occupazione, sia stimolando la nascita di nuove figure professionali, sia reclutando vecchi e nobili artigiani nell’accezione di uno sviluppo che coinvolga tutte le categorie lavorative e professionali.

Page 30: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

30

CAPITOLO II

FELICITÀ E RAZIONALITÀ, BELLEZZA ED ECONOMIA, UTILE ED ETICA

“La bellezza non è altro che

una promessa di felicità” Stendhal

Che cosa ha a che fare l’economia con i concetti di bellezza e di felicità? Questa domanda ha attraversato tutta la storia della filosofia e dell’economia, da Aristotele a Bentham, a Mill a Smith.

Molti filosofi, da Platone a Marx, sono stati indotti a non fidarsi della bellezza a causa delle utopie, cioè delle molteplici “promesse di felicità” non mantenute nella storia.

Popper denuncia le utopie come nemiche della libertà e della società aperta affermando che: “Più il fine è allettabile, nobile, bello, più si sarà spinti a pensare che qualsiasi mezzo sia adeguato per raggiungerlo. Creare una umanità giusta, felice, creativa e armoniosa per sempre, quale costo potrebbe essere troppo alto di fronte a questo traguardo?”

Secondo Hirschman la maggior parte delle istituzioni che definiscono il nostro ordine sociale sono il frutto di una serie di conseguenze non volute, provocate da individui che agiscono per raggiungere scopi diversi da quelli che di fatto si realizzano.

Tutte le istituzioni sociali, in modi e con fini diversi, hanno cercato attraverso il bello – o come direbbe Croce “l’espressione riuscita” – di ottenere consenso dai cittadini. Si tratta di un uso strumentale e distorto, che tuttavia testimonia il valore socializzante del bello, la sua capacità di fare stare insieme l’individuale e il collettivo, il soggetto e l’oggetto, l’uomo e la natura.

Quanto detto precedentemente getta una qualche luce sulla domanda iniziale, ma per trovare una risposta compiuta al quesito, occorre interrogarsi sulla natura stessa dell’economia.

In questo senso gli economisti si dividono in due gruppi. Fanno parte del primo gruppo coloro che ritengono che l’economia sia self-contained, creando una dicotomia tra economia ed etica, cioè l’economia è nel mercato e l’etica è nel soggetto.

Secondo questa impostazione, il soggetto economico è un soggetto razionale ed ottimizzante che decide in maniera tale da massimizzare il suo benessere individuale.

Page 31: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

31

Al secondo gruppo appartengono coloro che ritengono che l’economia possa essere influenzata anche da belief che possono in alcuni casi assurgere ad un sistema di valori morali. In questo approccio si ritiene che ci possono essere dei valori fondanti dell’economia che vanno tenuti presenti quando si affrontano problemi economici.

Questi economisti abbandonano lo schema della razionalità assoluta e vedono le decisioni umane sottoposte a vincoli e condizionamenti di carattere valoriale.

Tutto ciò ha delle conseguenze rilevanti sul funzionamento del mercato. Stefano Zamagni rifacendosi a posizioni sostenute nel ‘700 dagli illuministi italiani che ritenevano che scopo dell’economia fosse la felicità pubblica, arriva a postulare che felicità ed individualismo etico, sono un “binomio impossibile”.

Infatti la felicità pubblica, che contiene aspetti relazionali, non si deve intendere come derivante dal consumo dei beni pubblici, ma soprattutto come derivante dalle relazioni interpersonali. Zamagni fa riferimento alle dottrine dell’abate napoletano Antonio Genovesi che parlava di felicità pubblica come “fine” dell’economia.

Il tema della simpatia fu affrontato da Smith, il quale nella “Ricchezza delle Nazioni” (1776), sosteneva la cesura tra aspetti morali e aspetti economici delle azioni umane.

Per Smith l’economia ha un proprio ruolo che non va a scapito dell’etica, ma “dando all’economia ciò che è dell’economia e all’etica ciò che è dell’etica” separa l’economia dalla morale, divide la compresenza delle due nello stesso ambito parlando della benevolenza e della simpatia come valori che sottendono l’economia di mercato senza però identificarvisi.

La felicità, quindi, si accompagna all’individualismo ed è la realizzazione piena del soggetto.

Ma qual è il ruolo della morale? Benedetto Croce, in polemica con la tradizionale

svalutazione dell’utile economico, in quanto egoistico ed immorale, ne illumina il nesso di necessaria implicazione e distinzione con l’ambito più vasto del “valore economico”.

Per Croce il fatto economico non sta in antitesi con quello morale, ma nel rapporto di condizione e condizionato: è, cioè, la condizione generale che rende possibile il sorgere dell’attività etica.

Affermando ciò il filosofo napoletano sostiene che l’azione economica non è, in se, né morale né immorale, ma senza di essa –

Page 32: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

32

senza cioè il momento concreto e particolare della volizione – non ci sarebbe vita morale in generale.

Croce è ansioso di distinguere sfera economica e sfera etica “Molta confusione è stata introdotta nella politica economica dall’assunzione che gli agenti economici agiscono in maniera egoistica, ossia in maniera amorale. Come risultato di questa assunzione gli uomini devono scegliere tra la condanna dell’economia o la condanna dell’umanità. Credere nell’umanità significa denunziare la mostruosità del concetto di uomo economico, anche se il successo dell’interpretazione economica della storia prova che l’uomo è in realtà egoista. Un compromesso potrebbe essere quello di ipotizzare un comportamento altruistico come risultato di una scelta di natura politica”.

Per Croce la moralità di un’azione non può essere determinata dal grado di soddisfazione che può derivare all’agente economico. Vi sono infatti cose che l’uomo giudica cattive che, tuttavia, sono fonte di soddisfazione.

“Dobbiamo quindi distinguere il giusto dall’utile. In economia invece quello che conta è solo l’utile che viene assunto come sinonimo di giusto”.

Tornando alla bellezza, Croce sostiene che essa coincide con l’attività espressiva del linguaggio ed è da considerarsi “valore” estetico.

Essere attivi spiritualmente significa realizzare un valore. Dando forma a un sentimento sensibile, oscuro e passivo, l’autore svolge una funzione liberatrice e purificatrice. Lo spettatore, a sua volta, esprimendo un giudizio di gusto rifà attivamente il processo espressivo dell’artista e realizza ugualmente un valore.

Nelle “Tesi fondamentali” di estetica (1900), Croce rivendica il valore autonomo dell’attività artistica, in quanto pura espressione, contro la riduzione positivistica dell’estetica alla mera passività naturalistica (sensismo, associazionismo, etc.).

Il vasto tema del rapporto tra happiness ed economia può essere investigato a partire dal concetto del fallimento della razionalità quando sono coinvolti i rapporti umani.

Nel 1974 è Easterlin ad aprire questo dibattito con il paradosso della felicità. Egli fa vedere come individui con un reddito più basso possano avere un livello di felicità più elevato. Il tema è interessante e multiforme perché da un lato occorre indagare sulla natura dei processi decisionali, dall’altro occorre investigare sul rapporto tra ricchezze, reddito e felicità, fino ad arrivare al rapporto tra altruismo e felicità.

Page 33: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

33

Ci soffermiamo solo su un punto, che riguarda gli argomenti della presente ricerca, costituito dal rapporto tra bellezza, felicità ed economia.

L’economia dell’arte e l’economia della bellezza sono sicuramente un punto di contatto tra economia ed happiness, anzi un punto di contatto cruciale.

L’esperienza dell’opera d’arte, il benessere che si ottiene dalla sua fruizione (consumo immateriale) e dalla contemplazione della bellezza può diventare un fatto economico, non solo in quanto business legato alla fruizione, ma anche in questo elemento che assicura un più alto livello di Social Welfare in presenza di un più basso livello di reddito.

Assicurare ai cittadini la fruizione della bellezza, preservarla e valorizzarla è un modo per influire sul meccanismo stesso di formazione del benessere sociale.

Applicando il paradosso di Easterlin al benessere sociale di due città con diverso livello di reddito e diverso livello di bellezza, si può affermare che potrà succedere che gli individui siano più felici nella città che ha un più basso livello di reddito, ma un più alto livello di bellezza.

Page 34: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

34

CAPITOLO III

IL SISTEMA INSEDIATIVO IN CALABRIA 1 Il nuovo ruolo dei centri urbani

La legge costituzionale n. 3 del 2001 ha profondamente modificato il sistema dei rapporti tra Stato, Regioni ed enti locali è ha dato attuazione concreta al principio autonomistico di cui all'art. 5 della Costituzione.

In passato la valorizzazione delle Regioni e degli enti locali è stata realizzata sostanzialmente attraverso un decentramento di funzioni dallo Stato alle Regioni (secondo lo schema tradizionale piramidale che vedeva al vertice lo Stato): con l’art. 114 della Cost. cambia completamente la prospettiva, in quanto la valorizzazione delle autonomie parte da una nuova costruzione del sistema istituzionale attraverso una rimodulazione dei pubblici poteri che deve necessariamente partire dal basso, dai livelli territoriali più vicini ai cittadini, per poi andare verso l’alto.

In questa ottica si inserisce il nuovo art. 114, comma 1 della Cost. che prevede: “la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”.

Si denota subito che l’ordine con cui sono state elencate le entità costitutive della Repubblica sono il Comune, istituzione di base, poi le Province, le Città metropolitane, le Regioni e lo Stato; quest’ordine assegna maggiore visibilità all’ente territorialmente più piccolo e maggiormente vicino ai cittadini, vale a dire il Comune.

La nuova formulazione contenuta nell’art. 114 della Cost. si muove nella direzione di una maggiore valorizzazione degli enti locali, facendo venir meno la tradizionale subordinazione degli stessi al centro e, in parte, alle Regioni stesse.

Nella formulazione dell’art. 114 il territorio è costituito secondo un ordine che si muove dal basso, dagli enti territoriali minori, a quegli via via di maggiore dimensione, assegnando in questo modo, implicitamente, ai comuni e agli altri enti anche responsabilità di politiche di sviluppo serie e durature.

Politiche di sviluppo locale che debbono avere per forza di cose una logica diversa; il loro obiettivo deve essere quello di accrescere lo sviluppo economico, l’occupazione, la produttività; la

Page 35: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

35

loro logica deve considerare che una pluralità di interventi debbono essere messi in atto nello stesso tempo e nello stesso territorio possibilmente in una strategia coerente.

Per la Calabria, in questa fase di rivisitazione del modello istituzionale, si debbono aprire nuove opportunità che facciano coincidere temporalmente la consapevolezza della necessità di orientare la struttura economica verso attività produttive e la considerazione, essenziale per la Calabria, che lo sviluppo prettamente produttivo e non integrato con la natura economica e sociale può causare delle problematiche quali: Il diffondersi delle attività produttive anche nelle aree interne

potrebbe corrispondere alla mancanza di alternative di sviluppo nel territorio (turismo ambientale, cultura etc.);

Le nuove tecnologie applicate al settore produttivo indurranno innovazioni di processo con la conseguente riduzione della forza lavoro;

La moltiplicazione dei campi dell’agire economico potrà garantire lo sviluppo locale da eventuali crisi mondiali in alcuni settori che eventualmente verranno sviluppati� ;

La classe dirigente locale, nel porre le basi per un diverso modello socio-economico, non si troverà a dover rispondere contemporaneamente alla soluzione immediata delle problematiche contingenti.

Bisogna creare uno sviluppo in Calabria partendo dalla trasformazione fisica ed economica dei suoi centri urbani nella consapevolezza che non bisogna inseguire uno sviluppo che non c’è più, uno sviluppo che veniva trainato dal benessere collettivo e che in altre parti del paese e in Europa hanno raggiunto già da tanti anni.

Ci si deve sforzare di capire come si vivrà e come si produrrà in futuro nell’obiettivo di diventare un’area dell’immateriale, un’area economica dove si vende ciò che gli altri non hanno facendo partire un nuovo modello di sviluppo alternativo al modello tradizionale, incentrato sulla produzione di beni materiali.

24 In Calabria si ricorda sempre l’esperienza negativa degli interventi statali nelle aree di Gioia Tauro e Crotone dove negli anni passati politiche fallimentari insediavano attività produttive che erano in fortissima crisi sia a livello mondiale che nazionale, con il risultato del totale fallimento delle politiche di industrializzazione di queste aree che al momento sono, sebbene l’iniziativa del porto di Gioia Tauro sia positiva, in forte crisi sia sociale che economica.

Page 36: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

36

Il passaggio ad un modello di sviluppo non prettamente produttivo deve necessariamente essere supportato da trasformazioni che richiedono politiche pubbliche appropriate correlate con uno sforzo culturale non indifferente, che può essere accettato solo in presenza di effettive garanzie di benessere.

In questo senso alcuni economisti25 hanno sottolineato l’importanza di un approccio che si avvalga di tre punti di riferimento: la rilevanza del valore ambientale, l’estensione dell’orizzonte temporale al futuro e il concetto di equità, con riferimento sia alle generazioni attuali (intragenerazionale) che alle generazioni future (intergenerazionale); appare evidente la dinamicità del concetto di “sostenibilità” di una qualsiasi azione economica e di come sia difficile definirne i limiti.

L’uso, la valorizzazione e la fruizione dei beni culturali si inseriscono nel quadro della ricerca di modelli di sviluppo sostenibile dove risulta essenziale, in un ambiente come i territori marginali, un forte controllo e gestione del suo territorio e delle sue risorse troppo spesso sottovalutate e/o depauperate da politiche territoriali non idonee alla ricchezza “culturale”.

Un sistema economico in crescita è sostenibile solo se l’ammontare delle risorse utilizzate per la creazione di ricchezza resta, in quantità e qualità, entro opportuni limiti di sfruttamento e riesce a non sovraccaricare le capacità di assorbimento fornite dall'ecosfera.

Parlare di sostenibilità negli ambienti urbani risulta indispensabile, soprattutto nelle città d’arte, dove il giro d’affari è elevatissimo e dove il problema principale è far convivere turisti e residenti.

Questo obiettivo di sviluppo sostenibile risulta perseguibile attraverso un’oculata fruizione e valorizzazione dei beni culturali in quanto ciò può sostenere il passaggio da un modello di sviluppo tradizionale a uno di sviluppo sostenibile.

Nella presente parte di ricerca ci si propone l’obiettivo di fornire uno strumento di supporto ai decisions mackers nella loro scelta di bilanciare crescita e conservazione, ma soprattutto quello di individuare le politiche più appropriate che possono attivare le potenzialità economiche di un territorio “ricco” di giacimenti culturali, nella direzione di uno sviluppo sostenibile e duraturo.

Ciò diventa ancora più rilevante se si pensa che è, in linea generale, in atto la tendenza di associare agli elementi culturali la 25 A tal proposito si veda Pearce D., Markandya A., Barbier E.(1989);

Page 37: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

37

valorizzazione del territorio e lo sviluppo del segmento turistico, al fine di portare nelle città e/o piccoli centri urbani presenze di alto livello.

La Calabria dispone di un rilevante patrimonio artistico, storico ed archeologico, di grande valore culturale, capillarmente distribuito su tutto il territorio regionale, patrimonio ricco e significativo, che può costituire di conseguenza una importante risorsa economica che purtroppo risulta ancora sottoutilizzata.

La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale possono diventare un volano di produzione economica di primaria importanza e generare risorse dirette ed indotte di portata non trascurabile, entro tempi medi. 2 La Calabria una regione in perenne ritardo insediativo

La Calabria è, sostanzialmente, una regione che ha avuto uno

“sviluppo urbano” riconducibile alle impostazioni della teoria ecologica: il modello ecologico-biologico, di tipo evolutivo, tutto incentrato sui costi/benefici, vede le aree periferiche in perenne condizioni di marginalità, a meno che non esistano risorse al suo interno, risorse rare e particolarmente ambite (quali parchi, risorse culturali, etc.) che possano invertire la dicotomia preda-predatore a favore di queste aree periferiche. La residenza e la produzione industriale ha comportato maggiori difficoltà a reperire quei vantaggi localizzativi, la cui ricerca è una delle ragioni dello spostamento di qualsiasi attività che “nasce” nelle aree sviluppate verso le regioni periferiche, lasciando queste aree in un perenne stato di sviluppo mai decollato. Tutte queste aree hanno in comune una certa distanza dalle più importanti aree del paese e d’Europa, con le quali hanno scarsi contatti di tipo economico (ma anche sociale e culturale) e pertanto, non si possono avvalere in misura significativa di tutti quei fattori di sviluppo e di modernizzazione, tipici dei grandi aggregati territoriali sviluppati.

Page 38: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

38

In altri termini, non rientrando in un’area di influenza delle aree più vitali, per la Calabria si è andata determinando una situazione nella quale la carenza di infrastrutture essenziali, la mancanza di servizi e di tutela del territorio ed il progressivo spopolamento, rappresentano attualmente problemi di tale gravità difficilmente risolvibili.

In questo senso risulta un’area che da sempre ha goduto di redditi inferiori e di minori vantaggi economici e sociali (minori servizi, rapporti difficili con le amministrazioni centrali etc.) rispetto alle regioni del Nord-Italia, vicine alle aree tradizionalmente forti da un punto di vista economico.

Nelle aree urbane le condizioni ambientali sono solitamente molto deteriorate, così come sono insufficienti le azioni intraprese per rendere le persone più consapevoli dei problemi incombenti e della necessità di gestire il territorio in maniera efficace.

Questi problemi hanno ripercussioni sfavorevoli sull’economia, nonché sulla società, e sono in conflitto con lo scopo di perseguire uno sviluppo sostenibile (obiettivo di Goteborg).

Esistono però ulteriori caratteristiche negative che comprovano l’esistenza di forti resistenze ad una reale prospettiva di un reale sviluppo urbano, che possono essere così sintetizzate: • il debolissimo peso del settore industriale; non bastano infatti le

poche aziende, anche se di buone dimensioni, localizzate nella Regione, in quanto esse sono totalmente scollate dal territorio;

• la necessità di relativizzare il peso del settore terziario per l’importanza al suo interno, come fonte di occupazione, dei servizi resi dalla Pubblica Amministrazione;

• i gravi problemi di assorbimento della manodopera; • la riduzione e l’invecchiamento della popolazione in conseguenza

delle massicce migrazioni verso aree più ricche del Nord e dell’Europa (dagli anni 50 ad oggi) e della riduzione del tasso di natalità;

• un continuo drenaggio di risorse umane potenzialmente dinamizzatrici dell’economia locale.

3 Criticità del sistema insediativo calabrese Considerando i processi di globalizzazione e di costruzione di un’economia globale, fenomeni del nostro tempo, le città sono chiamate a svolgere nuove funzioni, nuovi modelli di sviluppo che

Page 39: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

39

ridefiniscono il territorio in rapporto ad un nuovo modo organizzazione produttiva.

Il potenziamento, strutturale ed infrastrutturale, delle città è essenziale: per non correre il rischio di essere marginalizzate le città devono costruire grandi opere e reti di comunicazione nell’accezione che la competitività è tanto più alta quanto più alto risulta la possibilità di annoverare poli strutturali contraddistinti da un alto grado di relazionalità. La produzione nell’impresa postfordista richiede una sperimentazione scientifica e tecnologica che vive attraverso l’interazione di saperi, di conoscenze e di competenze, che portino ad un apprendimento collettivo diretto, indiretto e passivo, in una società rinnovata in cui il ruolo più incisivo lo svolge per l’appunto la città.

Il passaggio dalla città fordista a quella postfordista ha determinato un organizzazione sociale con un nuovo modello di città, città intesa come luogo dove l’economia si alimenta ed è alimentata attraverso supporti logistici, che il territorio deve essere in grado di garantire; di servizi che devono essere attivi e disponibili ad adeguarsi ad esigenze diversificate. Gli ambienti urbani, oggi più che mai, sono il futuro della competitività dei territori in quanto sono incubatori privilegiati della formazione, dell’innovazione e quindi dello sviluppo. Le città si differenziano profondamente l’una dall’altra per dimensioni e modalità di sviluppo.

Molte città del terzo mondo e dell’America latina, come ad esempio Città del Messico, hanno popolazioni di molti milioni di abitanti e sono soggette ad un processo di crescita caotico e rapidissimo.

Al contrario molte città europee, come ad esempio Bonn, hanno ormai quasi smesso di crescere in estensione, e presentano un aspetto ordinato e un assetto razionale.

Al di là delle differenze fra i vari tipi di città, vi sono molti aspetti comuni, che giustificano l’uso dello stesso termine “città” per designare entità così differenti.

Per esempio tutte le città tendono a concentrare in spazi ad alta densità di sfruttamento un complesso di attività produttive, residenziali, culturali eccetera. Inoltre tutte le città interagiscono in modo intenso con il territorio che le circondano.

I centri urbani calabresi hanno un ruolo importante nel cercare di invertire una situazione economico-territoriale

Page 40: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

40

insostenibile nei territori dominati e gravitanti, ma anche per cercare, più ambiziosamente, di essere parte integrante dell’anima economica, sociale e intellettuale dell’Italia e dell’Europa intera. La città è un bene pubblico ed è intesa tale soprattutto perché è identificabile come una sommatoria di beni pubblici. I beni pubblici si identificano in primo luogo nei beni materiali o infrastrutture alla base di una determinata comunità, la produzione dei quali è a carico della Pubblica Amministrazione; la somma dei beni materiali di una città, vale a dire la somma dei beni pubblici, costituisce il capitale fisso sociale26. La città ha, oltre al suo tradizionale ruolo produttivo, soprattutto un ruolo politico-istituzionale di servizio alle attività economiche. La struttura dei centri urbani calabresi è una struttura non perfettamente sviluppata che si porta nella sua costituzione tutti i difetti di un’economia ancora fortemente bloccata. In alcuni poli di attrazione del sistema urbano calabrese si tende ancora ad accentrare le funzioni in totale in controtendenza rispetto al fenomeno, che si verifica nelle aree regionali più sviluppate, di respingere all’esterno del centro urbano una parte delle attività di produzione diretta o di attività di servizio, rendendo più funzionali e organici le funzionalità sulle aree urbane intere. 4 Il disagio insediativo in Calabria

L’analisi della struttura dei centri urbani e del livello di infrastrutturazione generale risulta essenziale, nella presente trattazione, in quanto gli enti locali si trovano, ovviamente in maniera differente per grado di livello, a dover far fronte quasi autonomamente al mantenimento della spesa corrente degli enti e, nel contempo, hanno l’obbligo di sostenere e sviluppare i territori amministrati cercando di finanziare le fondamentali politiche di sviluppo e sostegno proprie di qualsiasi amministrazione pubblica.

Va, dunque, considerato che il sistema delle politiche regionali concorre a determinare lo scarto tra le condizioni di vita dei cittadini che vivono nelle diverse aree urbane del paese, le prospettive di inserimento nel lavoro che essi hanno di fronte, il loro conseguente trattamento fiscale, il differente impatto che le politiche

26 A tal proposito si veda Hirschmann A.O. (1982)

Page 41: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

41

di coesione e competitività possono avere sul territorio da loro amministrato.

La superficie dei territori dei 410 comuni che compongono la regione varia da pochi kmq, sono 132 i comuni che hanno una superficie inferiore ai 20 kmq, a 200 kmq (tre i comuni).

I 3 comuni più estesi della regione, comuni che hanno una superficie superiore a 200 kmq, sono Longobucco che ha una superficie di 210,35 Kmq, San Giovanni in Fiore con 279,45 kmq di superficie e Reggio Calabria con una superficie di 236,02 kmq sono, invece, 330 i comuni con una superficie inferiore ai 50 kmq.

Analizzando le classi di popolazione si evidenzia la presenza di 64 comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti e 5 nei quali è superiore a 50.000 abitanti.

Tab. n. 1 - Comuni per classe di superficie Province <20 kmq 20-50 kmq 50-100

kmq 100-200 kmq

>200 kmq Tot. Comuni

Catanzaro 29 41 7 3 - 80 Cosenza 45 71 28 9 2 155 Crotone 1 11 12 3 - 27 Reggio Cal. 36 46 13 2 1 98 Vibo Valentia 21 29 - - - 50 Calabria 132 198 60 17 3 410 Fonte: ns elaborazione

Pur mancando nella regione centri urbani di dimensioni rilevanti, se si esclude Reggio Calabria che ha una popolazione di quasi 180.000 ab., negli 11 comuni più popolosi (comuni con almeno 20.000 ab.) risiedono 665.776 ab., corrispondente al 33,1% della popolazione totale; negli altri 399 comuni si concentra un numero di abitanti corrispondente al 66,9% del totale. Tab. n.2 - Comuni per classe di popolazione (in migliaia di abitanti) Province <1 1-2 2-5 5-10 10-20 20-50 >50 Tot.

Com. Catanzaro 15 19 35 8 1 - 2 80 Cosenza 21 48 56 15 10 5 1 155 Crotone 2 6 10 5 3 - 1 27 Reggio Cal. 21 20 32 13 11 - 1 98 Vibo Valentia

5 16 22 6 - 1 - 50

Calabria 64 109 155 47 24 6 5 410 Fonte: ns elaborazione

Anche il dato relativo alla densità territoriale della popolazione conferma questo carattere fortemente disomogeneo del

Page 42: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

42

territori: 42 comuni hanno valori inferiori a 35 ab./kmq e solo 4 comuni valori superiori a 1.000 ab./kmq.

Per poter leggere le differenze territoriali e comprenderne i rapporti con il livello di sviluppo socioeconomico e con le performance degli enti municipali, si possono evidenziate tre classi di comuni suddivisi in base alle caratteristiche della popolazione e del territorio. Tab. n. 3 - Comuni per classe di densità della popolazione (in ab./kmq) Comuni polvere Comuni

marginali Comuni densi

Province <35 35-50 50-100 100-250 250-500 500-1000

>1000 Tot. Com.

Catanzaro 6 7 35 23 7 1 1 80 Cosenza 21 22 52 42 11 6 1 155 Crotone 4 4 14 3 2 - - 27 Reggio Cal. 10 13 32 29 6 7 1 98 Vibo Valentia 1 4 17 23 3 1 1 50 Calabria 42 50 151 121 28 14 4 410 Fonte: ns elaborazione

Della prima classe fanno parte i comuni “densi”: 46 comuni

con densità superiore a 250 ab./kmq che, con una superficie pari al 9,92% del territorio regionale, contengono il 42,35% della popolazione, che dimostra sia la scarsa valenza demografica dei centri ma anche il fatto che i centri densi amministrano un fetta di territorio molto ridotta: in questi comuni “densi” vi sono compresi i 5 capoluoghi di provincia e molti comuni delle aree costiere ed alcuni centri vallivi delle aree maggiormente infrastrutturate27.

La seconda classe è quella dei territori “marginali” e comprende 276 Comuni, la terza classe evidenziata comprende i Comuni “polvere”, comuni con densità inferiore a 35 ab./kmq:

Ovviamente questa selezione di centri solamente in base alla popolazione si rischia di sommare Comuni con dinamiche socio-economiche e problemi organizzativi differenti, ma ha l’effetto e il pregio di fotografare rapidamente i territori dominati dai centri urbani, come in seguito verrà maggiormente evidenziato.

I centri urbani calabresi sono aree, generalmente, in cui il disagio ambientale rischia di divenire sempre più profondo per la rarefazione dei servizi pubblici, cui segue un’insufficiente manutenzione del territorio, mentre lo sviluppo locale che deve essere innescato deve necessariamente passare per il rafforzamento delle risorse umane e il mantenimento dei servizi territoriali.

27 Ovviamente rispetto ai modesti livelli calabresi

Page 43: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

43

Tab. n. 4 - Indicatori di disagio insediativo per provincia – (Valori assoluti e valori %) CZ KR CS RC VV. Calabria Italia

Comuni con disagio insediativo* 66 23 109 74 43 315 2.829 % sul totale dei comuni 82,5 85,2 70,3 76,3 86 77,0 34,9 Pop. Res. in comuni con disagio 153..388 87.615 304.623 176..363 103.632 825.621 4.799.715 % sul totale della pop. Res. 41,6 50,7 41,6 31,3 61,0 41,1 8,4 n° di comuni che presentano rischio sismico**

80 27 155 97 50 409 3.040

% di comuni che presentano rischio sismico sul totale

100 100 100 100 100 100 37,5

Pop. Res. nei comuni con rischio sismico 368.856 172.735 733..142 562.692 169.967 2.007.392 23.331.475 % Pop. Res. nei comuni con rischio sismico sul totale

100 100 100 100 100 100 40,8

Fonte: ns elaborazione su dati (*) Legambiente e (**) Servizio Sismico La relazione annuale di Legambiente individua in 315 i

centri urbani, il 77% del totale regionale, con problemi insediativi rispetto al 34,9% del valore nazionale, con una popolazione coinvolta di 825.621 abitanti, il 41,1% sul totale regionale, rispetto all’8,4% dell’intera Italia.

Per quanto concerne i comuni che presentano rischio sismico la Calabria è interamente interessata dal problema con comuni che presentano rischio sismico di 1° e 2° categoria.

Questo dato mostra chiaramente la precarietà del sistema urbano calabrese, soprattutto se confrontato col dato, relativamente basso, della popolazione che vive in centri con disagi insediativi in Italia: la popolazione afflitta da questo fenomeno in Calabria rappresenta il 17,2% dell’intera popolazione con problemi insediativi.

In particolare, il 67% della popolazione risiede in centri con popolazione inferiore ai 20.000 abitanti, con tutte le negatività che a livello agglomerativo ciò comporta. La densità abitativa, di 133,1 kmq, è di circa 60 Kmq inferiore alla densità dell’Italia e di 30 Kmq del Mezzogiorno

Delle province calabresi il più alto grado di ruralità viene presentato dalla provincia di Crotone, seguita dalle altre province con valori via via più accettabili.

Da un punto di vista provinciale i dati risultano piuttosto omogenei, con Vibo Valentia che risulta la provincia di più limitate

Page 44: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

44

dimensioni territoriali, con un solo centro urbano con una popolazione superiore a 20.000 abitanti, mentre la provincia di Crotone ha una densità abitativa di 100,6 ab/kmq, che rappresenta un dato, che esclusa il centro capoluogo, esprime sicuramente un alto tasso di ruralità.

Le altre 3 province hanno anch’esse una densità abitativa inferiore al livello nazionale e una percentuale di popolazione residente in centri inferiore ai 20.000 abitanti superiore al 65% sul totale.

Tab. n.5 - Indicatori demografico-territoriali per provincia – (Valori assoluti) CZ KR CS RC VV Calabria Mezzog. Italia

Sup. Tot. Kmq 2.391 1.717 6.650 3.183 1.139 15.080 123.067 301.341 di cui Mont 773 438 3.604 1.276 218 6..308 35.030 106.115 di cui Coll. 1.458 659 2.693 1.686 922 7.419 68.244 128.197 di cui Pian. 160 620 352 222 0 1..354 19.793 67.029 n° Com. Tot 80 27 155 97 50 409 2.557 8.100 Dens. Ab ab/kmq 154,2 100,6 110,3 176,8 149,2 133,1 167,0 190,2 Pop. Res. <20..000 203.334 112.728 507.584 382.329 136.205 1.342.180 9.193.476 27.552.761 Pop. Res. >20..000 160.522 60.007 225.558 180.363 33.762 665.612 11.363.886 29.768.309 Pop. Res. Totale 368.856 172.735 733.142 562.692 169.967 2.007.392 20.429.882 57.321.070

Fonte: ns elaborazione su dati ISTAT (2001)

Questo “disagio insediativo” deve subire un’inversione di tendenza per arginare l’emigrazione verso centri urbani più forniti e meglio collegati e verso aree più ricche che svuota ancor più il già debole tessuto sociale calabrese, a tal fine vanno innescate politiche di sviluppo che partano dai centri stessi e possano attuare una serie di iniziative per far si che possa diventare “conveniente” vivere in piccolo centro urbano.

Un analisi condotta dall’ISTAT (2004) su un “Progetto per gli indicatori regionali di contesto”, evidenziano ancora di più queste difficoltà insediative.

Infatti, considerato 100 il valore Italia, si ha un valore superiore a 300 per quanto concerne le famiglie che denunciano irregolarità nell’erogazione dell’acqua, che si connota in Calabria per una approssimativa gestione e scarsa potabilità, con un generalizzato uso improprio delle acque non potabili, e con una più o meno accentuata assenza di acqua nelle case nei periodi più caldi.

Page 45: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

45

Per assicurare la giusta dotazione di acqua sono state costruite o sono in via di costruzione numerose dighe, benché la Calabria abbia una ricca dotazione idrica, sia sotterranea che meteorica.

Il problema non è solo della Calabria, ma esiste in tutti i paesi della coesione, infatti, la proporzione di famiglie collegate alla rete di distribuzione dell’acqua potabile e al sistema di raccolta delle acque è ancora molto più bassa che altrove nell’Unione.

Ciò non soltanto riduce la qualità della vita delle persone interessate, ma ha anche un effetto nocivo sul potenziale di sviluppo economico e sul turismo, in particolare.

Molte regioni del Mediterraneo soffrono di mancanza d’acqua, specialmente nel Mezzogiorno, dove soltanto il 26% della popolazione è collegato tutto l’anno alla rete dell’acqua potabile.

Risulta sopra la media nazionale anche il dato relativo alle coste non balneabili, dato che riflette la scarsa rete di depuratori che, soprattutto nei pressi dei centri urbani turistici, non proteggono abbastanza i litorali; quasi inesistente è il servizio di raccolta differenziato, in quasi tutti i centri, il cui servizio di raccolta e trasporto risulta carente, soprattutto nelle città, con un numero impressionante di discariche abusive sottoposte a sequestro dall’autorità giudiziaria.

Risulta altresì elevato, sopra la media nazionale, anche il numero delle famiglie che dichiarano molta o abbastanza difficoltà nel raggiungere i supermercati, fatto dovuto essenzialmente a dei processi di urbanizzazione piuttosto dispersivi, alla bassa densità abitativa e alla accentuata ruralità dei centri minori calabresi.

Questa situazione fa si che gli utenti che utilizzano abitualmente i mezzi pubblici per motivi di lavoro sia molto basso, con mezzi pubblici che risultano inadatti a sostenere i lavoratori pendolari, che si trovano costretti ad utilizzare il mezzo proprio con la conseguenza di un aumento generalizzato dell’indice di “automobilità” e delle esternalità negative causate dal conseguente aumento di traffico. Anche i dati sulla spesa per cultura e attività culturali evidenziano queste debolezze strutturali e le ataviche difficoltà insediative, ma con attività culturali nella media nazionale soprattutto se si pensa che il numero di centri urbani con vere e proprie caratteristiche di “città”, dunque in grado di attrarre manifestazioni di qualità, siano assolutamente un numero risibile. 5 Identificazione del sistema urbano e delle “città” calabresi

Page 46: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

46

Negli ultimi anni numerosi studi hanno stabilito che la logica

costituiva del Sistema Urbano calabrese ha delle caratteristiche particolarmente chiare: un centro (che in alcuni casi ha il volto apparente di “città”28) che funge da “polo di attrazione” e un’area circostante che funge da “area dominata”. Il centro principale possiede una forte dose di centralità e “gestisce” l’“area dominata” riconducendo le nuove combinazioni emergenti ad una logica organica e funzionale. Il sistema urbano calabrese è un’entità costituita da un’insieme di interdipendenze animate da una logica dominatrice dei centri urbani fungenti da “polo” per tutto il sistema in questione con il fenomeno della “dominanza”, forza coagulante e propulsiva, che è anche capacità di ristrutturare il territorio plasmandolo secondo quelli che sono i presupposti di fondo delle singole specificità urbane.

Le aree urbane calabresi sono sistemi viventi, che interagiscono con tutti gli elementi del mondo in cui sono immerse, nel quale entrano in gioco fattori culturali, storici, economici, politici a tutte le scale, da quella del singolo individuo fino a quella globale.

Un siffatto sistema evolve per lo più autoorganizzandosi e adattandosi alle trasformazioni del mondo in cui è immerso. Ovviamente la logica funzionale non deve però dimenticare, nell’ottica del federalismo fiscale, che ogni sistema urbano è costituito da autonome amministrazioni locali, con autonomie di spesa autonoma, con politiche “urbane” spesso campanilistiche e non integrate in una logica funzionale dell’intero sistema urbano per il miglioramento strutturale e sociale. Le analisi, nei paragrafi successivi, partiranno dai presupposti scientifici su indicati, dai risultati di una precedente ricerca29, nell’obiettivo di considerare i sistemi urbani come “aree urbane” senza dimenticare quanto accennato sull’autonomia finanziaria.

28 fra tutte le “città” calabresi l’unica che ha caratteristiche dimensionali di città è Reggio Calabria, le altre, Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Crotone e Lamezia terme, hanno tutte una popolazione inferiore ai 100.000 abitanti, oltre a non svolgere compiutamente il ruolo principale delle città che è di incubatore di attività e di luogo privilegiato dell’innovazione, della ricerca e della localizzazione di servizi di rango. 29 Ci si riferisce ai risultati della ricerca di G. Critelli e D. Marino “Sistemi urbani e dinamica economica complessa”

Page 47: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

47

Gli obiettivi da raggiungere, per tutti, convergono verso il miglioramento dell’articolazione funzionale e della qualità del sistema urbano, creando condizioni economiche, amministrative e sociali adatti allo sviluppo imprenditoriale, sostenendo le “tipicità” economiche delle aree considerate, aumentandone la competitività e la produttività strutturale dei sistemi economici territoriali, favorendo la localizzazione di nuove iniziative specie nei servizi alle persone e alle imprese riqualificando altresì il contesto urbano. Bisogna considerare, altresì, il ruolo che nelle regioni più deboli ha il problema della produttività dei servizi pubblici che diviene molto spesso una condizione essenziale dello sviluppo urbano. L’efficienza dei servizi pubblici costituisce, in sistemi urbani deboli, un fattore fondamentale di competizione dei sistemi urbani attraverso il ruolo che può svolgere nello sviluppo delle attività produttive locali.

La capacità di una “città” di offrire economie di agglomerazione, attraverso l’offerta di servizi e infrastrutture, determina la sua capacità di fungere da polo di sviluppo per l’intera regione e determina i vantaggi competitivi del sistema territoriale complessivo.

Un’importanza particolare riveste in quest’ottica l’istruzione e in generale la formazione del capitale umano date le forti esternalità generate dalla erogazione di questo servizio e gli aumenti di produttività che la concentrazione di capitale umano può indurre nei sistemi locali30. Tab. n. 6 - Caratteristiche dimensionali del sistema urbano calabrese

Polo di attrazione Area dominata Totale Area urbana Popolaz Densità n.

comuni Popolaz densità Popolaz densità

Castrovillari 21.360 164,1 38 131.401 109,23 152.761 110,70 Cosenza 71.792 1.927,8 68 296.129 164,13 367.921 189,69 Rossano 34.906 233,6 24 106.021 100,23 140.927 106,46 Catanzaro 93.540 840,1 57 132.548 130,85 226.088 143,98 Crotone 51.182 284,6 36 130.227 74,86 181.409 80,69 Vibo Val. 35.124 758,0 37 99.884 174,56 134.928 193,74 Lamezia T. 70.513 440,1 34 88.976 111,90 159.489 121,55 Gioia Tauro 18.843 474,0 37 180.796 197,78 199.279 210,59 Reggio Cal. 179.384 760,0 22 73.076 162,24 252.460 189,41 Siderno 16.917 537,2 47 128.182 101,54 145.099 110,81 Fonte: elaborazione diretta su risultati ricerca Critelli- Marino (2001).

30 In questo senso solo poche “città” in Calabria le “città” tradizionali possono fornire “i servizi alle famiglie” che sono via via più richiesti in funzioni dell’aumento del reddito e dalle nuove modalità di consumo.

Page 48: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

48

Il sistema urbano calabrese viene illustrato nella tabella precedenti, che ne definisce le caratteristiche dimensionali, considerando sia il solo polo di attrazione, sia l’area dominata che il numero dei comuni che gravitano sul polo di attrazione.

6 Conclusioni

Lo sviluppo dei centri urbani calabresi deve necessariamente partire da un forte sviluppo infrastrutturale (si afferma che la Calabria ha un deficit infrastrutturale di circa il 40%) che preveda piattaforme logistiche integrate di eccellenza, presenza di servizi finanziari che snelliscano l’accesso al credito per le imprese, la creazione di una agenzia mista pubblico-privato che si ponga come unica interfaccia tra Pubblica Amministrazione e imprenditori, una forza lavoro qualificata e la presenza di centri di ricerca d’avanguardia.

Il sostegno delle città deve dare vitalità ai soggetti operanti sul territorio e strutturare l’articolazione delle reti di connessione che possono costituire un modello vincente nel settore produttivo, come principale risorsa di crescita per tutti i settori integrando gli attori delle attività con maggiori risorse, economiche e progettuali, con gli operatori dei settori ancora in ritardo (politiche degli Enti locali, welfare, cultura), superando una visione settoriale del territorio esclusivamente finalizzata alla ricerca delle dimensioni ottimali per il funzionamento di ogni singola attività.

Lo sviluppo delle città, in quanto incubatori privilegiati dello sviluppo, risulta essenziale in quanto loro solamente possono trainare degli interventi attivi nella gestione di politiche concrete, con l’obiettivo principale di: collaborare a formare e a coordinare quel sistema di relazioni, di

tipo formale e informale, necessario alla crescita regionale, operando insieme agli altri soggetti interessati ad obiettivi comuni di sviluppo regionale;

mettere a disposizione la quantità e la qualità dei servizi necessari per l’attività produttiva (servizi alle imprese e servizi sociali);

adeguare il sistema di infrastrutture per rendere innovativo il sistema produttivo territoriale.

Page 49: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

49

CAPITOLO III

IDENTIFICAZIONE DEI CENTRI URBANI MINORI

CON DOTAZIONE RILEVANTE DI BENI CULTURALI

1 La metodologia d’identificazione

I siti minori della Calabria sono dotati di un forte valore attrattivo (sia esso naturalistico o storico-culturale) anche se nella maggior parte di essi privi di strutture ricettive.

È obiettivo di questo studio trovare un criterio il più possibile imparziale e sganciato da valutazioni localistiche ed individualistiche al fine di valutare il reale valore attrattivo dei centri urbani (siti minori) della Regione.

Tutto ciò è possibile ottenerlo solamente assegnando una reale valenza “culturale” a un monumento, per esempio, piuttosto che a un punto panoramico, dando il giusto peso al patrimonio di ogni sito, superando il grado di soggettività attraverso omogeneità di giudizio ed evitando «debolezza nelle misure» come conseguenza del metro adottato.

Per potere quantificare il “potenziale culturale di una località” non può essere utilizzato un indicatore che faccia riferimento al semplice bene culturale, perché assolutamente non indicativa in quanto, come sopra sottolineato, molti dei siti minori che si considereranno sono assolutamente privi di strutture alberghiere.

In tal senso è essenziale considerare degli indicatori che facciano riferimento all’offerta generalizzata di beni culturali e ricreativi senza farsi condizionare dalla valutazione soggettiva che si potrebbe essere portati a fare.

Si rischierebbe, ad esempio, nel caso di piccoli comuni per beni, fatti, monumenti, aventi marginalità nella tradizionale catalogazione turistica, di vederli sovradimensionati da un valutatore locale rispetto a un interesse turistico obiettivo.

Il problema dell’identificazione di opportuni indicatori atti a fornire una dimensione quantitativa di un certo fenomeno è alla base di ogni analisi storica o attuale dello stesso.

Page 50: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

50

Nel presente lavoro si tenterà di superare la pesante incognita di come trasformare informazioni qualitative in quantitative, che nel caso del turismo sono accentuate dal fatto che è molto difficile identificare i fattori qualitativi e differenziarli tra di loro.

Risulta corretto indirizzare le attenzioni sui soli motivi di eventuale richiamo turistico-culturale rappresentati da monumenti, musei, testimonianze storiche, manifestazioni culturali, patrimonio naturalistico e tutto ciò che rientra nella curiosità del turista .

Un problema consequenziale sarà quello di dover differenziare le varie emergenze di richiamo turistico in quanto non tutti avranno la stessa attrattività e valore intrinseco, considerando, altresì, che alcuni di questi beni potranno essere rivolti a un determinato target di turisti.

Ciò verrà fatto attribuendo a tutto il patrimonio storico-artistico-culturale dei punteggi che saranno conseguentemente arbitrari, tanto che differenziando i beni con altri pesi si otterranno certamente valutazioni diverse.

Risulta essenziale, al fine di svolgere delle analisi critiche sul patrimonio culturale, stabilire delle ipotesi selettive su basi storico-critiche, in modo che ci sia una preselezione secondo criteri storico-culturali ed al fine di individuare “classi omogenee” di beni culturali, costituire quindi un inventario/archivio al quale fare riferimento per tutte le analisi economico/territoriali e le conseguenti scelte di policy.

Il costituire un inventario/archivio e individuare “classi omogenee” non è contraddittorio con i caratteri che si pongono a fondamento dei beni culturali, tra i quali l’irriproducibilità e l’individualità, che non sono specifiche di alcuni di essi ma qualità generali.

Tutto ciò non toglie che la selezione dei “beni” sia una necessità, quindi non una “scelta” positiva o negativa, ma un dato di fatto.

L’idea di predisporre una classificazione dei beni culturali per “classi omogenee” composta da oggetti privilegiati, implicitamente afferma l’estraneità della valutazione economica ai fini dell’individuazione di ogni categoria di beni.

Le “scelte” debbono essere fissate a priori e prendono in considerazione tutti quei beni culturali, in grado di attivare delle funzioni economiche (dirette, indirette e indotte).

Page 51: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

51

E’ interessante considerare questo aspetto perché lega il tema della “conservazione” con l’“economia del benessere”, rimanendo nell’ipotesi di una conservazione rivolta all’eccezionalità, concepita come la possibilità di mantenere in vita le esperienze del passato con l’uso di risorse parziali sottratte ai processi economici del consumo, destinati cioè a soddisfare un’esigenza intellettuale, attraverso l’attivazione di attività culturali ad essa connessa.

Altro aspetto da considerare e l’analisi del rapporto capacità ricettiva offerta/popolazione residente volendo considerare se la capacità ricettiva offerta dai vari comuni è, in qualche modo, proporzionale all’entità della popolazione residente.

Basando la scelta dei pesi sulla qualità e le caratteristiche di utilità il margine di arbitrarietà non sarà rilevante.

Inoltre, l’ulteriore giustificazione è l’analisi delle relazioni tra capacità attrattiva e le altre variabili considerate in quanto le anomalie osservate analiticamente trovano adeguate spiegazioni nelle realtà territoriali medesime.

Nel caso della Calabria la parte costiera è certamente valorizzata per la presenza del mare piuttosto che delle testimonianze storico-artistiche.

Eppure la variabile «bellezza del mare» non entra nelle nostre valutazioni in quanto non è espressamente valutabile, e che sia proprio questa attrattiva a richiamare turisti è sottolineato dal fatto che le presenze si riferiscono a persone originanti dalle aree locali, piuttosto che espressioni di un turismo dalla valenza nazionale o internazionale.

Proprio verso questi ultimi segmenti di mercato deve, invece, essere indirizzata una politica di sviluppo turistico, in quanto le quote attuali, che si ripetono di anno in anno e che sono integrative del fenomeno delle seconde case sono, sicuramente, in rapida fase di saturazione.

2 Criteri di selezione dei centri urbani minori con dotazione di beni culturali

In ragione della particolarità italiana, capillarità e diffusione di

beni, risulta indispensabile selezionare i beni culturali, siano essi beni evidenti o beni non-evidenti, al fine di evitare lo spezzettamento delle poche risorse disponibili e, altresì, concentrare le possibilità di intervento per tipologia di bene.

Page 52: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

52

Questa esigenza è dettata dalla necessità di innescare dei processi di rete che consentino la valorizzazione dei “territori” ove sono localizzati i beni e sfruttare la potenzialità dei centri urbani organicamente.

Per la “preselezione” dei beni culturali debbono, essenzialmente, essere considerate, oltre naturalmente alla rilevanza storico-artistica, le seguenti caratteristiche di “utilità”: • La possibilità di inserimento, per caratteristiche comuni, in

“classi omogenee” di beni culturali, intese come puro strumento delle operazioni di analisi critiche.

• La valutazione dei servizi ottenibili dal bene culturale; • L’attenzione ai valori immateriali ed alla fruizione culturale; • La rilevanza del bene culturale per ottenere degli scopi

“economici” e quindi la particolare attenzione che esso merita anche in considerazione della sua fragilità e del suo carattere di irriproducibilità;

• La funzione che svolge il bene culturale, nell’accezione che il bene culturale non è valore in sé;

• L’accessibilità al bene, considerato nella sua area di gravitazione di riferimento;

• La possibilità di essere inseriti in valutazioni economiche che tengano conto della complessità dei dati e dell’insufficienza delle sole analisi di tipo finanziario.

La selezione attraverso le citate caratteristiche di “utilità” elencate ci può permettere di stabilire quali sono i beni culturali evidenti e quali i non-evidenti e di poter considerare, questi ultimi, come un sistema di oggetti correlati sul territorio, limite ed occasione per la programmazione, risorsa economica soprattutto in quanto strumenti che raggiungono immediatamente il fine primario dell’economia. 3 I centri urbani calabresi con dotazione rilevante di beni culturali

La selezione fatta, secondo i criteri prima esposti, entra nel

merito del bene culturale censito, distinguendo tra beni architettonici civili e beni architettonici ecclesiastici.31

31 Vengono omessi tutti i passaggi della selezione per la lunghezza della selezione dei beni e dell’attribuzione dei pesi.

Page 53: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

53

Riguardo al patrimonio architettonico civile, nella classificazione sono stati inseriti i beni archeologici vincolati dalla legge.

I palazzi, le torri e i castelli sono stati considerati con un valore uguale ad 1 mentre i beni archeologici vengono considerati con un valore uguale a 2, per la più alta probabilità di essere “fruiti” e di innescare rilevanti processi economici con la costituzione, per esempio, di parchi archeologici.

Riguardo al patrimonio architettonico sacro, il territorio è cosparso di santuari, a cui viene dato valore 2 insieme ai monasteri, alle abbazie e alle chiese cattedrale e concattedrali.

Questa valutazione è giustificata dal fatto che questi beni innescano “turismo religioso” che è una forte fonte di ricchezza, in quanto capace di generare flussi rilevanti distribuiti su tutto l’anno, garantendo quindi anche una continuità occupazionale. Il valore 1 è stato invece assegnato a tutte le altre chiese considerate.

Tutti i centri che hanno superato la media generale per tipologia di beni, vengono considerati centri con rilevante concentrazione di beni culturali e presi in esame ai fini della presente ricerca.

I centri urbani sono complessivamente n. 80 di cui n. 32 ricadono nella provincia di Cosenza, n. 10 in quella di Catanzaro, n. 6 nella provincia di Crotone, n. 22 nella provincia di Reggio Calabria e n. 10 nella provincia di Vibo Valentia. (si veda tab. n.1) 4 Aspetti demografico-occupazionali dei centri

Tra gli 80 centri selezionati sono inclusi i sei principali centri

urbani calabresi, Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Lamezia Terme, Crotone e Vibo Valentia, centri che per storia ed importanza nel tempo hanno localizzati al loro interno molti beni culturali di elevato livello. Le loro caratteristiche demografiche evidenziano andamenti di crescita per Reggio Calabria, Vibo Valentia, Lamezia Terme, Crotone e Catanzaro, mentre risulta sempre in perdita di popolazione Cosenza32.

32 Si veda G. Critelli e D. Marino (2001) e “Sistemi urbani e dinamica economica complessa” di G. Critelli , D. Marino (2002).

Page 54: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

54

Questi centri hanno un’elevata livello di accessibilità, eccezion fatta per Crotone che risulta tra questi il centro con l’accessibilità più complicata.

Interessante risulta analizzare gli altri 74 centri che ovviamente non hanno caratteristiche urbane così importanti.

Alcuni di questi centri, fortemente rinomati per i loro beni culturali (Gerace, Santa Severina, etc.), non superano nemmeno i 3.000 abitanti, evidenziando una fortissima fragilità.

Questi centri hanno in sé grandi potenzialità in termini di turismo, produzioni tipiche, risorse culturali e ambientali enormi ma, per la maggior parte, mancano dei mezzi minimi per sfruttarle: localizzati in aree concentrate nelle zone montane e pedemontane della regione sono continuamente in via di impoverimento economico e di spopolamento progressivo.

Altri centri (Corigliano Cal., Cassano allo Ionio, Rossano, Paola, Rende, Cirò Marina, Locri, Isola Capo Rizzuto) hanno una buona dimensione demografica e svolgono un ruolo di polo di attrazione per un’area dominata per alcuni tipi di servizi.

Tra i 74 centri (escludendo sempre le sei principali città) sono n. 38 i centri che superano il livello di densità urbana media e il valore di 130 ab/Kmq, limite al di sotto del quale il grado di “ruralità” può essere definito elevato.

Un dato interessante al fine di valutare il ruolo aggregativo e attrattivo dei centri urbani in questione è il valore del movimento migratorio. Il movimento migratorio può evidenziare una eventuale vitalità dei centri urbani come sede di interscambi occupazionali.

Sono n. 17 i centri urbani che hanno un indice di mobilità positivo, tra questi n. 9 hanno un indice superiore a 7 per ogni 1000 ab.

I flussi migratori positivi vengono rilevati particolarmente nei centri costieri, centri che fondano la loro economia locale soprattutto sul turismo balneare.

Tra i 17 centri urbani n. 15 hanno un saldo totale positivo: gli unici due centri che non hanno un saldo totale positivo (Laino Borgo e Fiumefreddo Bruzio) sono due centri piuttosto periferici nell’economia regionale.

Sul totale degli 80 centri urbani n. 27 hanno un saldo totale positivo, compresi i 15 già citati. La tabella n. disaggrega per i singoli centri urbani i principali indicatori demografici.

Sul piano strettamente economico, tra i centri considerati non esiste un comune fortemente specializzato in un particolare ramo di

Page 55: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

55

attività soprattutto nel settore dell’attività industriale-manifatturiera, essendo dei centri o litoranei, dediti cioè ad un minimo di turismo balneare, o interni con una precaria accessibilità alle reti di trasporto principali.

Risulta piuttosto buona nei comuni costieri la presenza di Unità locali nel commercio, mentre è assai limitata la presenza di Unità locali nel settore del credito e delle attività di servizio all’industria, per motivi che si rifanno ovviamente alla debolezza strutturale-produttiva della Regione Calabria (fanno eccezione i soliti sei centri urbani che possono essere considerati città a tutti gli effetti).

Sul piano della produzione che può essere innescata o trainata dalla presenza, nei centri selezionati, di beni culturali, possono risultare interessanti i dati delle Unità locali artigiane, soprattutto quelle Unità locali che non sono a servizio delle imprese.

Nella maggior parte dei casi queste Unità locali veicolano vecchi “saperi artigiani” che si rifanno alla tradizione storico culturale di ogni centro, con una enorme difficoltà nel proiettare oltre i confini regionali linguaggi e conoscenze che conservano il vigore e la spontaneità della tradizione. 5 Caratteristiche dell’offerta e della domanda turistico-ricettiva

La ricettività e il comparto alberghiero nei centri selezionati,

verificata al 2003, è di n. 313 esercizi ricettivi, con una capacità ricettiva reale di n. 29.000 letti circa.

Dei centri in esame n. 26 non hanno localizzato alcun albergo o struttura ricettiva equivalente, evidenziando problemi strutturali gravi al fine della fruizione dei beni culturali localizzati.

Da un punto di vista qualitativo, nei centri urbani selezionati, sono localizzati un albergo a 5 stelle, localizzato a Parghelia, e n. 22 alberghi a 4 stelle.

Utilizzando come criterio di discrimine la distribuzione degli esercizi e dei posti letto all’interno delle diverse categorie alberghiere, emerge come la struttura ricettiva dell’insieme dei centri è costituita per il 7,02% da esercizi a quattro stelle, per il 31,94% da alberghi di tre stelle, per il 34,50% da alberghi da due stelle, per il 17,89% da alberghi ad una stella e per l’8,30% da case d’accoglienza diocesane.

Page 56: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

56

In termini di posti letto, sono gli alberghi a tre stelle ad avere il maggior numero di posti letto con il 58% dei posti letto complessivi. Seguono gli alberghi a quattro stelle con il 21,5% dei posti letto.

Da i dati esposti si evidenzia da un lato la consistenza di alberghi nei centri del turismo “tradizionale” del versante tirrenico, e del polo turistico del crotonese, dall’altro lato la quasi assoluta assenza di alberghi nei comuni montani o collinari

La ricettività alberghiera di qualità più elevata sembra dunque essenzialmente concentrata all’interno delle aree urbane, o dei centri tradizionali (Tropea, Pizzo, Scalea, etc.)

Il comparto extralberghiero ha una buona ricettività con n.70.552 posti letto.

Un buon criterio, per comprendere il livello di ricettività dei centri con dotazione di beni culturali, può essere utilizzare il tasso di funzione turistica secondo la formula:

Tf(t) = L x 100 / P Dove Tf(t) = tasso di funzione turistica L = numero complessivo dei letti per ogni centro considerato P = numero di residenti permanenti per ogni centro

considerato Se il Tf(t) è superiore a 20, il centro può essere considerato

turistico e al di là di 50 si potrà parlare di centro fortemente turistico.

I centri che superano 20 come tasso di funzione turistica sono complessivamente 24, di cui n. 9 superano il tasso 50.

I centri con queste caratteristiche sono centri costieri che hanno una forte presenza turistica nei mesi estivi per la buona offerta basata sul connubio “sole+mare” e non certo sui beni culturali che non sono assolutamente considerati come “strumento d’offerta”

Questi centri sono naturalmente anche i centri con il maggior numero di arrivi nel corso dell’anno.

Le tabelle successive descrivono analiticamente le caratteristiche della domanda nei centri selezionati per presenza di beni culturali. ( vedi tabb. n. )

Page 57: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

57

6 Le strutture museali La Calabria è una regione (come l’Italia tutta d’altronde) dal

patrimonio culturale diffuso, con beni di elevatissimo valore. Il patrimonio culturale in Calabria è distribuito capillarmente

su tutto il territorio regionale: non c’è borgo, città o villaggio che non sia orgoglioso delle sue opere d’arte e che non ha pensato a valorizzare il proprio patrimonio e costituire, di conseguenza, un piccolo museo, un antiquarium o una pinacoteca.

I musei, piccoli o grandi che siano, sono chiamati a svolgere la funzione di luogo di “istruzione senza eccezione di condizione”, funzione che fino a pochi anni addietro era venuta sempre meno, costando alla comunità moltissimo sia in termini economici, che culturali, per l’isolamento in cui il museo è stato costretto a vivere all’interno della nostra società.

La situazione calabrese, in particolare, è veramente anomala: ha un buon numero di musei, anche di livello nazionale, ma poi non si riesce a realizzarne la completa “fruizione” con una giusta politica di recupero e di valorizzazione.

Si dice che il turismo è per la Calabria una delle fonti economiche di maggior peso, ma poi non si è fatto ancora nulla per favorire la conoscenza e la fruizione dei grandi e piccoli musei sparsi in tutto il territorio regionale.

Può, però, essere riduttivo pensare il museo solo in funzione del turismo, risulterebbe molto più interessante pensare al museo come un’istituzione precisa che adempie a compiti precisi e che vive in funzione dei cittadini e della scuola.

In Italia lo Stato non ha un indirizzario rigoroso e preciso di tutte le istituzioni museali presenti sul suolo nazionale perché non è stata mai promossa una specifica ricerca finalizzata all’anagrafe e alla definizione di una “carta dei musei” ragionata per categorie giuridiche, per tipologie delle raccolte e per le attività svolte.

L’unico strumento ufficiale che raccoglie indicazioni anagrafiche sulla consistenza generale dei musei è l’“Indagine Statistica sui musei e le raccolte similari presenti in Italia”, redatta dall’ISTAT nel 1993, anche se una recente pubblicazione, “Guida ai musei d’Italia” di F. Cipollaro, è più puntuale ed attuale nella classificazione di tutti i musei d’Italia.

In Calabria esistono importanti e grandi musei di rilevanza nazionale e internazionale e piccoli musei, la tabella seguente li classifica per tipologia espositiva.

Page 58: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

58

Dei musei elencati 12 sono musei archeologici di cui 4, i musei di Cassano allo Ionio, Crotone, Locri e Reggio Calabria sono assolutamente di livello nazionale in quanto musei localizzati in aree storiche della Magna Grecia, rispettivamente Sibari, Kroton, Locri Epizephiry e Rhegion. (vedi inventario/archivio).

Questi musei sono tra i maggiori attrattori della Calabria per il turismo culturale, di cui naturalmente il Museo di Reggio Calabria è la punta di diamante con i Bronzi di Riace, museo ricco di reperti ritrovati in Calabria in 160 anni di scavi che ospita collezioni di notevole valore storico-artistico che vanno dalla preistoria all’era moderna.

Da ricordare i vasi di argento provenienti dagli scavi di Taureana del I sec. a.c., la galleria lapidaria, ma soprattutto, i Bronzi di Riace qui conservati dal 1981.

Altri musei importanti sono il museo di Vibo Valentia e quello di Crotone.

Il Museo di Vibo Valentia vale una visita anche solo per ammirare la sede di questa vasta collezione di reperti dell’antica Vibo (Hipponion): il Castello, oggi restaurato, fu eretto intorno al 1070 da Ruggero il Normanno inizialmente solo come Torre di avvistamento e poi come vera e propria fortezza difensiva.

Il percorso espositivo propone un’interessante excursus etnologico degli albori della civiltà, con reperti preistorici, della Magna Grecia e delle necropoli romane.

Il Museo di Crotone ha un’esposizione tra le meglio curate della regione. Vi è illustrata la vita dell’antica Kroton, dalla preistoria al Medioevo, con approfondimenti su fatti particolari.

L’evoluzione delle visite al Museo Nazionale della Magna Grecia è una buona proxy per la valutazione della capacità di una attività culturale di attrarre turismo culturale e innescare di conseguenza sviluppo economico nelle aree considerate.

Nel 1981, in corrispondenza con l’apertura delle sale dedicate alle due statue greche, si registra l’afflusso di più di 700.000 visitatori. Nel 1982, gli arrivi sono pari a 602.277.

Il declino prosegue fino al 1985 con 125.989 visitatori. Segue una fase di stabilità di dieci anni seguita da un nuovo

livello minimo nel 1994 con 64.945 visite. Negli ultimi tre anni si registra una lenta fase di espansione

con una punta nel 1998 pari a 120.000 visite.

Page 59: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

59

Emergono da questi dati due commenti. Il primo che sottolinea la forte capacità attrattiva dell’evento

Bronzi il secondo la diminuzione in circa 15 anni del numero di

visitatori in una misura ad un livello pari al 20%. I musei ecclesiastici sono 16 tra cui spicca il museo diocesano

di Rossano dove è custodito il Codex Purpureus del VI sec., vero cuore del museo, composto da 188 fogli pergamenacei e da tavole miniate.

A Gerace, famoso paese dell’entroterra della Locride con più chiese che case, è localizzato un interessantissimo museo diocesano con ubicazione fisica all’interno della cattedrale, vero gioiello di Gerace.

Qui sono custodite opere di notevole valore: si segnalano una corona d’oro con brillanti e pietre dure offerte ex-voto, e una croce templare a doppio braccio, esemplare raro proveniente da Gerusalemme è realizzata nel XII secolo.

Importante è anche il Tesoro dell’Arcivescovado di Cosenza. Tra i musei tematici interessante risulta il Museo della

liquirizia Giorgio Amerelli. Sede del museo è la storica residenza di impianto quattrocentesco, dimora della famiglia.

All’interno è raccontato tutto sulla storia e la produzione della liquirizia della Fabbrica Amerelli che rivela, attraverso lo spaccato storico evidenziato, la storia complessa e la cultura della Calabria.

Tra tutti gli altri musei, divisi in 8 musei civici e 31 piccoli musei, collezioni e pinacoteche, è utile ricordare il museo civico di Taverna che raccoglie le opere del pittore Mattia Preti, il museo civico di Altomonte, in cui spicca un opera attribuita a Simone Martini, la Pinacoteca di Santa Severina, il Museo calabrese di Etnografia e Folklore di Palmi.

Gli istituti museali statali calabresi nei quali è stato concesso in gestione a privati il servizio della biglietteria, ai sensi della legge n. 4/93 la cosiddetta legge Ronkey, sono il Museo nazionale della Sibaritide a Cassano allo Ionio, il Museo Archeologico statale di Crotone, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, il Museo Archeologico Statale di Vibo Valentia.

Il museo di Isola Capo Rizzuto-Le Castella è un museo che risulta ancora chiuso tutto l’anno, mentre è aperto parzialmente la Mostra Permanente presso il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza che resta chiuso a Novembre e Dicembre.

Page 60: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

60

L’area archeologica di Monasterace è, altresì, un istituto museale statale ad ingresso totalmente gratuito.

Un’ultima annotazione sugli istituti statali riguarda la Chiesa di San Giovannello a Gerace che è stata concessa a fini liturgici e pastorali all’Arcidiocesi Greco-Ortodossa d’Italia e non svolge più funzioni museali. 7 Conclusioni

E’ risultato indispensabile selezionare i centri urbani che hanno una buona o elevata concentrazione di beni culturali, siano essi civili o ecclesiastici33, in quanto vi è, nelle politiche pubbliche, la necessità di concentrare la possibilità di intervento su determinati centri urbani minori al fine di evitare lo spezzettamento delle poche risorse finanziarie disponibili.

Il selezionare i centri urbani deve essere un punto di partenza per innescare dei processi di rete, dei network, per sfruttare le potenzialità dei centri organicamente, nell’obiettivo finale di uno sviluppo locale innescato endogenamente.

Più in generale si può evincere, da questo approccio, se alcune località presentano un interesse turistico a motivo del proprio patrimonio storico-artistico-naturalistico, ma non risultano adeguatamente presenti nel palcoscenico dell’economia turistica locale, almeno per la parte più visibile costituita dagli arrivi, dalle presenze, dalle strutture ricettive.

33 Vengono, ovviamente, omesse tutte le analisi predisposte ai fini della selezione dei beni

Page 61: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

61

CAPITOLO IV IL TURISMO IN CALABRIA E LE POLITICHE PER LO SVILUPPO DEL TURISMO CULTURALE NEI CENTRI

URBANI MINORI 1 Introduzione

La legge quadro sul turismo (numero 135/2001) definisce, all’articolo 5, i Sistemi Turistici Locali quali “contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall’offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate”.

Attraverso questo articolo si è sancita l’importanza dell’organizzazione ai fini della promozione e dello sviluppo dei flussi turistici verso il territorio.

In particolare la legge quadro sul turismo mira ad ottenere un’univocità di indirizzo sul grado di omogeneità della vocazione turistica d’area, sulla specializzazione produttivo-tematica; sul collegamento tra le risorse locali; sulla cooperazione interaziendale, anche di tipo pubblico-privato, per promuovere e sostenere lo sviluppo.

L’aspetto più interessante della legge è, certamente, il fatto che nella generalità delle proposte di sviluppo turistico debbono essere favorite le proposte progettuali fatte dal “basso”, ossia dagli enti locali e dai soggetti privati, che conoscono a fondo il territorio e sono in grado di favorire un reale sviluppo dell’incoming.

Questo aspetto responsabilizza gli enti locali territoriali che possono, solo loro, individuare se è possibile realizzare investimenti e infrastrutture, nonché interventi di marketing efficaci e mirati per prodotti e segmenti turistici, superando la logica comunale che, in luogo di sterili politiche campanilistiche, consenta di dare forma e sostanza a forme di concertazione sovracomunale intese a realizzare, su aree più vaste, una massa critica in grado di attrarre i flussi turistici nazionali e internazionali.

L’intercettazione di un nuovo segmento di domanda turistica, orientata verso il turismo culturale, potrà generare una

Page 62: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

62

crescita dell’economia regionale (produzione, redditi, consumi, occupazione) che può continuare per un numero infinito di passaggi che si smorzeranno nel lungo periodo in maniera graduale.

Il turismo culturale potrà sicuramente essere un volano per tutta l’economia regionale se si assume con certezza che, al contrario di quanto spesso affermato in passato, il turista che domanda turismo culturale non è interessato all’acquisto di servizi ricettivi in se stessi, quanto piuttosto all’utilizzo di strutture che gli consentono di fruire del territorio e dell’ambiente.

Valorizzare il territorio regionale dal punto di vista turistico e ricreativo significa, in primo luogo, conservarne il quadro ambientale e, in secondo luogo, predisporre strumenti che consentano al visitatore di poterne interpretare le componenti naturalistiche, storiche e culturali.

L’eventuale valorizzazione turistica trainata dalle potenzialità intrinseche della regione, deve necessariamente assumere un carattere globale ed integrato, la promozione turistica dovrà essere, innanzitutto, promozione del territorio e valorizzazione delle sue peculiarità paesaggistiche, naturalistiche, culturali etc..

La matrice successiva evidenzia come qualsiasi tipologia di turismo presenta degli impatti sui territori interessati sia per quanto concerne elementi fisici, quali la salvaguardia della flora e della fauna, che fattori economici, quali ad esempio il problema del traffico, anche se non si può sottostimare l’impatto positivo di qualsivoglia forma di offerta turistica, soprattutto per le voci occupazione e reddito.

Il turismo che si può sviluppare permetterà, oltre alla conservazione e valorizzazione del suolo, un innalzamento della qualità della vita dei residenti e un miglior rapporto tra residenti e ospiti.

Page 63: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

63

Tab. n. 8 - L’impatto dei vari turismi sul territorio Categorie di

impatto Turismo balneare

Turismo sportivo

Turismo naturalis

tico

Turismo culturale

Turismo sociale

Risorsa acqua - - - - + Uso del suolo - - + + + Inquin. Acust. - - + - -

Fisici

Flora e Fauna - - - - - Reddito + + + + + Occupazione + + + + +

Econom.

Trasp. E viabilità - - - - - Benessere degli individui

- + + + +

Rapporti sociali - + + + +

Sociali

Identità locali - - - + + I benefici generati da un territorio ambientalmente e

paesaggisticamente integro si estendono per decine di chilometri al di fuori dei suoi confini ed è quindi evidente che la politica di conservazione della natura dovrà integrarsi con gli interventi di valorizzazione turistica dei territori comprendenti numerosi comuni coinvolgendo, quindi, una pluralità di soggetti istituzionali.

In questo senso anche i piccoli centri urbani calabresi nella qualità di enti pubblici si debbono assumere il ruolo di coordinare attivamente il turismo sul loro territorio, reimpostandolo e intendendolo come identità sinergica, identità in cui salvaguardare singole e spiccate specificità razionalizzando le risorse. 2 Il turismo culturale come fattore di sviluppo locale

Il turismo si caratterizza per quattro connotazioni fondamentali: globalizzazione, complessità, mutevolezza, competitività.

Esso ha, infatti, una dimensione territoriale che coinvolge praticamente tutto il mondo abitato, è estremamente complesso a motivo delle sue multiformi manifestazioni che non rimangono statiche nel tempo, ma al contrario sono fortemente evolutive; infine, si tratta di un settore altamente competitivo in cui il futuro si gioca su forme nuove ed efficaci di organizzazione piuttosto che sulla sola godibilità dei siti turistici.

Da queste due semplici osservazioni discendono altrettante peculiarità inconfutabili: l’importanza sociale, ancor prima che economica, che il turismo riveste per gli effetti che comporta sulla salute fisica e psichica degli individui, configurandosi quindi come un fattore di equilibrio sociale, di accrescimento delle capacità di

Page 64: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

64

lavoro, di benessere individuale e collettivo; la trasversalità del turismo, poiché il prodotto turistico è un prodotto composito, un amalgama di attrazioni, trasporti, sistemazioni alberghiere e non, ristorazione.

Ognuna di queste componenti è fornita da una particolare organizzazione o impresa ed è direttamente offerta al turista.

Tra tutte le varie tipologie di fruizione turistica possibile molto spazio sta guadagnando nell’ultimo decennio il turismo culturale.

Il turismo culturale può essere determinante nel garantire l’avvio di forme di sviluppo sostenibile del turismo, le uniche che potranno avere la speranza di svilupparsi in modo economicamente e socialmente stabile nel lungo periodo.

L’affermazione del turismo culturale è un fatto che presuppone l’apertura di un nuovo ciclo turistico, con nuovi meccanismi e dinamiche che mettano in risalto nuove immagini del tempo libero. In questo senso è essenziale strutturare una nuova configurazione complessiva del sistema turistico locale che sostituisca le configurazioni saturate e ormai dequalificate che allo stato attuale si registrano. Questa nuova configurazione turistica deve essere funzione delle dinamiche locali/regionali, centralizzando il problema della temporalità della strutturazione turistica con l’obiettivo di studiare la successione di micro-cicli con carattere di alternanza nella dinamica e nella strutturazione dei sistemi locali di turismo. La tabella successiva evidenzia l’importanza vitale che può assumere l’analisi dei cicli nello sviluppo di un sistema turistico nuovo e alternativo nel complesso globale-regionale.

Page 65: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

65

Tab. n. 9 - Modello di sviluppo turistico locale/regionale Risorse turistiche

generali Trasporti Comportamento e

attitudine degli attori del turismo

Attitudini dei decisori e della popolazione

delle aree di destinazione turistica

(Fasi) (Fasi) (Fasi) (Fasi) (1)

Territorio attraversato Territorio distante

(1) In transito Isolamento

(1) Carenza di Interesse

o di conoscenza

(1) Miraggio Rifiuto

(2) Strutture ricettive e di

accoglienza pioneristiche

(2) Apertura

(2) Percezione

Globale

(2) Osservazione

(3) Moltiplicazione delle strutture generali di

offerta turistica

(3) Incremento delle

accessibilità interne ed esterne

(3) Progresso nella

percezione dei luoghi e degli itinerari

(3) Politica delle

infrastrutture associate alle risorse turistiche

(4) Organizzazione degli spazi propriamente

turistici

(4) Sviluppo dei circuiti

turistici

(4) Segregazione e competizione

spaziale/territoriale

(4) Segregazione

Dimostrazione degli effetti positivi e negativi

del turismo in questa fase del ciclo Dinamismo

(5) Gerarchia

Specializzazione Saturazione

(5) Massimizzazione delle

connessioni

(5) Disintegrazione della percezione spaziale Antropizzazione

completa dello spazio turistico

Fuga di alcuni tipi di turisti

Forme di sostituzione Saturazione e crisi

(5) Predominanza vitale del

Turismo

Piano di Sviluppo

Protezione ecologica

Fonte: Miossec, 1976

L’affermazione di azioni puntuali, miranti ad un turismo culturale, avvengono sostanzialmente in due direzioni: • nella strutturazione di un ciclo alternativo nella configurazione

del sistema turistico locale/regionale; • nella formazione di processi di micro-cicli alternativi in

situazioni di crisi del sistema o di una sua parte. La matrice precedente, evidenziando i diversi tipi di turismo

che possono essere fruiti nel territorio regionale mostra, altresì, l’aspetto, molto interessante, delle potenzialità del turismo culturale se gli elementi dell’offerta, peraltro già esistenti, fossero organizzati e coordinati adeguatamente.

Page 66: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

66

Gli asterischi, nella tabella successiva, indicano la presenza nel territorio in questione di emergenze esistenti, suscettibili di valorizzazione turistica.

Il turismo culturale può utilizzare e valorizzare tutte le emergenze esistenti (può comunque fare a meno di mare, clima e spiagge), soprattutto nella considerazione che attualmente l’offerta turistica è improntata a soddisfare le esigenze del turismo balneare, ma valori ambientali ancora intatti nelle aree rurali, produzioni agricole specializzate, patrimonio artistico poco valorizzato, sono innegabili punti di forza che potrebbero soddisfare integralmente la domanda di turismo culturale che attualmente è sempre più forte e tendenzialmente in aumento.

La Calabria è un’area dove non ricadono molti centri urbani di elevate dimensioni (sono pochi i centri urbani con le caratteristiche di città) ma si caratterizza per le generali limitate dimensioni di tutti i centri che la compongono amministrativamente (come già evidenziato nei capitoli precedenti).

Questa composizione urbana costituita da siti minori rende ancora più interessanti le potenzialità “turistico-culturali” della Calabria, in quanto proprio i siti minori costituiscono un punto focale della futura politica del turismo, visto che le città d’arte e i grandi centri urbani vanno saturandosi o hanno già oggi grossi problemi di sostenibilità turistica.

Page 67: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

67

Tab. n. 10 – I diversi tipi di turismo fruibili in Calabria Turismo

balneare Turismo

naturalistico Turismo sportivo

Turismo culturale

Clima * * * Mare * Spiagge * Bellezze naturali * * Accessibilità * * * * Centri storici * Patrimonio Artistico * Gastronomia * * Artigianato prod. Tipici * * Strutture ricettive * * * * Strutture extra-ricettive * * * Infrastrutture sportive * * Eventi * * * Informazioni * * * *

3 L’offerta e la domanda turistica in Calabria

Secondo i dati diffusi dall’Enit, nel 2002 gli arrivi e le presenze complessive in Calabria erano uguali a 4.324.966 unità distinti in 3.696.869 presenze di italiani e 628.097 stranieri che la collocano al 14 posto nella graduatoria generale delle regioni italiane.

In questa graduatoria soffrono in linea generale le regioni del Mezzogiorno d’Italia: la Campania è solo settima, la Sicilia ottava e le altre regioni meridionali tra le ultime a livello italiano. In questa graduatoria svetta l’Emilia Romagna che pure non può contare sul patrimonio artistico, culturale e naturale di quasi tutto il Mezzogiorno.

L’analisi della graduatoria, ai nostri fini è interessante in quanto risulta essenziale fare partire politiche regionali in grado di accelerare i tempi di adeguamento del settore rispetto alle regioni leader in Italia che consentano anche al Sud un approccio sistemico per un moderno e concreto sviluppo turistico, che stimoli i finanziamenti per progetti, evitando piogge di contributi non sempre coerenti e la creazione di oasi nel deserto.

Tra il 1995 ed il 2003 le presenze turistiche, in Calabria, sono cresciute in media del 6,5 per cento all’anno).

L’incremento delle presenze ha riguardato sia i turisti italiani che gli stranieri (attorno all’11 per cento) e si è concentrato nel settore alberghiero (13,1); l’aumento delle presenze negli esercizi complementari (4,5 per cento), ha soltanto in parte recuperato il calo del 2002 (-6,2 per cento).

In particolare le presenze di turisti stranieri sono aumentate del 18,7 per cento annuo; il loro peso sul totale, pari al 15,2 per cento

Page 68: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

68

nel 2003, era però ancora inferiore alla media nazionale (40,5 per cento)34.

Purtroppo la permanenza continua ad essere concentrata per lo più nei mesi estivi, con una punta rilevante nei mesi di Giugno e Luglio per quanto concerne gli stranieri e ovviamente in Agosto per quanto concerne gli Italiani il grafico mostra l’andamento degli arrivi distinti per mesi.

Il movimento dei clienti italiani nelle strutture ricettive della regione, come è stato detto, è in aumento anche se, è utile dirlo, le rilevazioni non tengono conto del movimento turistico che avviene negli alloggi privati non iscritti al R.E.C., e del movimento turistico di ritorno caratterizzato da calabresi che per le vacanze tornano nei luoghi di origini e sono ospiti o hanno la casa di proprietà.

Non si è quindi in grado, ad oggi, di dare una valutazione esaustiva del movimento turistico italiano, in particolare delle zone interne calabresi, né di stabilire quanta parte dei clienti tradizionali delle strutture ricettive possono scegliere questa opzione. Ci si deve limitare a supporre che tale fenomeno sia in aumento e che risulterebbe sicuramente compensativo della mancata crescita dei flussi turistici complessivi, anche alla luce dell’aumento delle seconde case rilevato dai dati del Censimento 2001.

Tab. n 11 - Graduatoria delle presenze italiane e straniere negli esercizi alberghieri in Italia Regioni Italiani Stranieri Totale Emilia Romagna 23.350.339 7.302.350 30.652.689 Trentino Alto Adige 14.074.414 16.259.435 30.333.849 Veneto 11.184.395 16.372.106 27.556.501 Lazio 11.033.497 14.874.098 25.907.595 Toscana 11.076.178 10.788.322 21.864.430 Lombardia 10.683.705 8.668.866 19.352.571 Campania 8.122.364 6.875.140 14.997.504 Sicilia 7.018.434 4.982.013 12.000.447 Liguria 8.080.975 3.351.721 11.432.696 Sardegna 5.259.222 1.825.504 7.084.726 Marche 4.966.920 1.235.733 6.202.653 Piemonte 3.434.458 2.474.581 5.909.039 Puglia 4.503.908 717.957 5.221.865 Abruzzo 4.071.907 621.759 4.693.666 Calabria 3.696.869 628.097 4.324.966 Friuli Venezia Giulia 2.233.980 1.567.014 3.800.994 Umbria 2.473.573 952.932 3.426.505 Valle d’Aosta 1.764.367 681.586 2.445.953 Basilicata 1.291.998 102.217 1.394.215 Molise 437.950 40.923 478.873 Fonte: Enit (200235)

34 Questi dati sono desunti dalla relazione sull’anno 2004 della Banca d’Italia sull’economia calabrese

Page 69: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

69

Arrivi degli italiani e degli stanieri negli esercizi ricettivi per mese

0

50000

100000

150000

200000

250000

300000Gennaio

febbraio

marzo

aprile

maggio

giugno

luglio

agosto

settembre

ottobre

novembre

dicembre

italiani stranieri

Tuttavia è giusto anche considerare il fatto che un

andamento totale positivo dell’affluenza turistica italiana non cambierebbe la situazione del movimento dal punto di vista degli alberghi e delle altre strutture complementari, e che tali aziende rappresentano la parte più rilevante dal punto di vista economico, sociale e produttivo della nostra regione.

Valutare l’andamento dei flussi al loro interno è quindi più che sufficiente per programmare gli interventi relativi all’offerta turistica da parte degli enti pubblici e delle categorie economiche e sociali.

Anche il movimento dei turisti stranieri nella nostra regione come abbiamo visto, è in continuo aumento.

Tra il 2000 ed il 2003 è aumentata la capacità ricettiva della regione: gli esercizi alberghieri, aumentati di 36 unità, hanno incrementato la dimensione media (da 96 a 106 posti letto per albergo) e il livello di copertura in rapporto alla popolazione residente nell’area; dal punto di vista qualitativo le nuove strutture sono collocate nelle fasce medie e alte.

35 Le rilevazioni Enit sono rilevazioni diverse da quelle complessive ISTAT perché considerano solamente le presenze negli alberghi

Page 70: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

70

Gli esercizi complementari sono aumentati di 207 unità, sebbene il numero medio di posti letto sia diminuito da 367 a 216 unità.

In Calabria vi è un forte squilibrio tra potenziale ricettivo ed effettiva attività turistica, nettamente inferiore rispetto a tutte le regioni ad economia turistica matura.

Tab. n. 12 - Spesa media giornaliera dei turisti in Calabria per tipologia ricettiva (in euro) Ricettiv. Vitto Souvenir Musei Prodotti

tipici Svago Totale*

Hotel 4 e 5 stelle 108,6 15,4 0,3 2,0 9,8 4,3 155 Hotel 2 e 3 stelle 56,4 16 0,2 2,3 7,2 3,4 102,3 Hotel 1 stella 44,9 13,5 0 1,4 3,7 0,9 78,1 Residence 32,7 14,7 0,6 2 10,7 3,7 77,2 Affittacamere 22 14,2 0,2 1,2 7,5 2,9 60,8 Ostello 15 11 0 0,7 8,2 3,1 57,5 Campeggio 22 12,9 0,6 1,3 6,7 2,3 60,8 Agriturismo 32,2 15,1 0,7 2,1 6,9 2,3 74,7 Case parenti/amici

22 8,4 0,2 0,8 5,7 1,6 50,6

Casa propria 10 11,4 0,2 0,7 7 2,2 45,5 Di passaggio 0 13,8 0,1 0,7 4,9 1,2 31,3 Camper 12 10,6 0 0 2,2 2 32,8 * Il totale comprende anche le spese per il trasporto e per l’abbigliamento Fonte: Osservatorio del turismo della Regione Calabria

A fronte di un determinato valore di permanenza e di un

elevato numero di posti letto, il tasso di utilizzazione è molto basso soprattutto se si considerano gli esercizi ricettivi complementari.

Ad ogni modo, in Calabria, il turismo occupa quote significative della ricchezza regionale e, nel 2002, ha determinato una spesa complessiva da parte dei clienti che hanno soggiornato in Calabria pari a 885 milioni di euro, una somma che rappresenta l’8,6% dell’economia turistica del Sud Italia e l’1,45% di quella italiana. L’analisi puntuale della spesa media giornaliera dei turisti in Calabria, disaggregata per tipologia ricettiva, evidenzia come il turismo culturale possa avere un’enorme potenziale di ricaduta economica sulle aree interessate, sia direttamente innescata da un nuovo sistema ricettivo, sia dalla fruizione completa dei numerosi beni culturali presenti.

Page 71: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

71

4 Interventi per il Turismo culturale in Calabria 4.1 Interventi generali

Gli enti e le associazioni turistiche, sia pubblici che privati, devono fare la loro parte per mettere a punto un sistema efficace di commercializzazione della ricettività alberghiera nelle aree a forte dotazione di beni culturali non tralasciando, altresì, che questi centri sono anche profondamente ricchi di particolari tradizioni, tradizioni a cui sono molto legati e che rappresentano anche un’attività economica, per i centri interessati, non indifferente.

Quattro sono le priorità che dovranno essere affrontati per riuscire a offrire dei pacchetti turistici culturali appetibili a determinate categorie di turisti: • trasformazione su standard moderni e internazionali del sistema

ricettivo; • valorizzazione della formazione professionale nel settore

turistico-ricettivo; • programmazione e pianificazione, attraverso un coordinamento

strategico dell’offerta attuale e futura, di un calendario di eventi e manifestazioni che veicolino all’esterno della regione i beni culturali;

• coordinamento della promozione dei prodotti turistici culturali per evitare iniziative polverizzate, scoordinate e di ridotta efficacia e per consentire la durata della stagione turistica per tutto l’anno.

I centri urbani di piccole dimensioni hanno delle potenzialità storiche, territoriali, paesaggistiche, (non infrastrutturali però….) che possono far partire delle serie ed oculate politiche che richiamino percorsi miranti al turismo sostenibile basato sulla valorizzazione dei beni culturali e ambientali, che possano essere reale incentivo per un serio e duraturo sviluppo locale.

La domanda turistica è sempre più esigente e pretende non solo maggiori garanzie sui servizi e prodotti turistici e risulta anche molto sensibile alle problematiche ambientali, in linea con le richieste di sostenibilità ambientale nella gestione delle strutture ricettive.

Da diversi anni, infatti, si registrano forti pressioni nel comparto turistico in merito alla richiesta di una qualità maggiore, e

Page 72: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

72

studi recenti evidenziano come il numero di turisti che destinano le proprie vacanze verso mete e strutture ricettive impegnate nella salvaguardia e nel rispetto dell’ambiente è sicuramente in crescita.

Tutto questo deve portare le imprese che operano nel turismo in Calabria a sviluppare azioni mirate all’introduzione di criteri di gestione ambientale che abbiano come obiettivo fondamentale quello della qualificazione delle strutture ricettive e delle località turistiche.

Le relazioni strutturali del turismo con il complesso a scala regionale, l’ampiezza degli effetti indotti, portano a definire il turismo come una attività di base con un ruolo di attività motrice (economie di scala, economie esterne di agglomerazione)36.

Bisogna distinguere la “produzione diretta” dell’offerta turistica sul territorio in cui si trova la risorsa culturale e l’attività di servizio al turismo (organizzazione dell’offerta, marketing, promozione, gestione economica e finanziaria).

Queste relazioni si situano secondo logiche funzionali esterne alla localizzazione della produzione diretta “turistica”.

Il livello di integrazione tra sistema di trasporti, servizi e mobilità dei turisti, per alimentare il flusso turistico, deve costituire un sistema integrato ed aperto dipendente da relazioni funzionali con i vari centri nell’accezione che il territorio turistico è una risorsa ed è quindi soggetto a consumo.

La natura degli elementi fisici che alterano l’ambiente e consumano la risorsa turistica varia caso per caso: una località marina specializzata rispetto ad una clientela di famiglie tollera ad esempio una densità abitativa e di servizi molto superiore rispetto ad una situazione balneare che deve la sua fama alla bellezza del paesaggio.

In ogni caso la “capacità di carico”37 di un territorio turistico è variabile in relazione alla sua destinazione prevalente ed alle propensioni di domanda a cui si rivolge.

È essenziale che nelle valutazioni dei profitti attesi di un investimento che comporti costi fissi ragguardevoli, si tenga conto oltre che del livello di soglia prevedibile della capacità di carico del territorio in oggetto anche della possibilità esistenti di riconversione

36 Si veda Senn L. (1986) 37 Si veda Costa P., Canestrelli E. (1991)

Page 73: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

73

dell’immagine, cioè cercare quella che gli economisti chiamano “fase di ringiovanimento”.

La difficoltà di determinare il punto di equilibrio tra attività e risorse del territorio è oggettiva; essa riguarda non solo gli insediamenti turistici ma in generale tutte quelle attività suscettibili di forte incidenza sull’ambiente.

Tuttavia la bellezza dei luoghi, di per sé non basta. Nel mondo, sempre nuovi paesi si aprono ai circuiti turistici, la concorrenza è altissima e senza un’efficace politica di marketing e un adeguato livello di organizzazione non si può reggere l’offensiva.

La bellezza è certamente un elemento di forza importante, però è un bene fragile e necessita di cure e protezione.

Le azioni territoriali necessarie debbono indirizzate a: 1. individuare e valorizzare le peculiarità; 2. ridurre o eliminare le debolezze; 3. differenziare l’offerta turistica; 4. selezionare i segmenti di mercato cui offrirsi.

La capacità di carico di un territorio dipende non solo dalle attività che si vogliono insediare ma anche dalle caratteristiche specifiche del territorio stesso ed una sua valutazione deve prendere in considerazione una molteplicità di fattori tra loro interrelati.

I centri calabresi direttamente interessati dall’intervento di politiche di sviluppo economico fondato sui beni culturali possono e debbono, a seguito dell’intervento, dare rendimenti di lunga durata, a beneficio di una vasta area interregionale.

Occorre, dunque, potenziare l’offerta con infrastrutture di attrazione e nuovi posti letto, pur nella consapevolezza dei limiti strutturali.

I caratteri orografici, la fragilità geologica di gran parte del territorio, la particolare configurazione della costa che offre un buon posto di “posti mare” sono alcuni fattori che concorrono a limitare, da una parte, il carico insediativo sopportabile del territorio, mentre dall’altra ha caratteristiche di richiamo elevato.

Del resto, gran parte di questi fattori sono gli stessi che danno a questo luogo quella speciale bellezza che oggi rappresenta la principale risorsa su cui si può contare: si tratta dunque di limiti fisiologici.

Superarli significherebbe condannarsi all’autodistruzione.

Page 74: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

74

Realizzare un sistema integrato fondato sui beni culturali può risultare un elemento fondamentale per la regione e di conseguenza per la duratura validità economica dell’intero sistema precedentemente citato.

I costi di realizzazione e gestione di un tale sistema non sono alti rispetto ai ricavi che se ne possono trarre, se il loro uso è allargato a tutto l’anno e non solamente nella breve stagione turistica tradizionale38.

Attraverso l’attuazione di politiche culturali si saltano i problemi connessi alla monostagionalità dell’attività turistica e al gap tra la popolazione estiva e quella invernale, fattore importante perché i beni culturali possano far utilizzare le strutture anche nel periodo invernale dai residenti.

Le politiche necessarie per qualificare il turismo dell’area non possono però essere attuate se non si integra l’offerta turistica con attività ad esso complementari, relazionando gli interessi di sviluppo economico con il corretto uso delle risorse naturali, integrandosi appieno all’ambiente attraverso delle attività di pacchetto in un processo definito come sviluppo compatibile.

Bisogna accrescere la struttura economica della regione cercando di coniugare la qualità ambientale e paesistica con la possibilità di favorire la crescita economica ed occupazionale.

Di conseguenza, l’attenzione si trasferirà su reti ed usi di utenti e sulle loro interazioni reciproche.

Il recupero e la salvaguardia potranno realizzarsi come continuo rapporto globale-locale-globale.

Il globale implica la realizzazione di una maglia di conoscenze e di procedure per il territorio, mentre il locale va letto come un’insieme di valori territoriali capaci di caratterizzare un’area ed individuare ipotesi di sviluppo economico.

Parlare di turismo oggi significa dover parlare di turismo organizzato, industria, produzione di un prodotto di consumo per le vacanze

38 Le spiagge hanno un valore economico ogni anno crescente nel quadro dell’economia nazionale, ed è necessario per il futuro programmare gli interventi di sistemazione del suolo non solo tenendo presenti le tradizionali esigenze dell’entroterra, ma anche le ripercussioni sul regime del litorale. La costa deve essere considerata un bene collettivo.

Page 75: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

75

Questo fenomeno, anche se non è notevole, è caratterizzato da flussi migratori di massa iniziati con i voli charter, anche se per come è stato possibile accertare, hanno appena sfiorato il Sud d’Italia, pochissimo hanno riguardato la Calabria privilegiando le aree dell’Africa mediterranea e del bacino orientale del Mediterraneo

In sintesi bisogna innescare un quadro di interventi complessivo che preveda: • la riqualificazione complessiva del tessuto urbano e non; • il potenziamento delle infrastrutture territoriali e dei servizi, a

sostegno degli investimenti nel settore turistico; • il coordinamento sovracomunale nella organizzazione e gestione

dei servizi; • l’innalzamento del livello qualitativo dell’offerta dei servizi; • la definizione di pacchetti di offerta integrati (beni culturali,

ambiente, gastronomia, etc.); • la sensibilizzazione degli altri imprenditori per l’investimento in

altri campi complementari quale strategia competitiva; l’attivazione di azioni di marketing mirate verso segmenti specifici di domanda 4.2 Interventi per una “rete urbana”

Il patrimonio culturale “latente”, come detto ben distribuito su tutto il territorio regionale, è un immenso patrimonio culturale per il nostro paese, e in un’ampia accezione che va oltre le classiche definizioni di città d’arte, genera una molteplicità di città d’arte39.

Questa molteplicità di città d’arte, centri piccoli, medi e grandi, ma non grandissimi né celebri, devono essere in grado di combinare politiche che rendano possibile l’interazione delle varie realtà esistenti nel territorio per lo sviluppo che sicuramente si può innescare.

Il sistema della rete può essere utile per questi centri che devono potersi qualificare come città d’arte e di cultura, sviluppando esperienze che comportino forme più adeguate di gestione, innescando esperienze di decentramento di alcuni progetti

39 Così definibile in un’accezione molto ampia

Page 76: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

76

di alto valore artistico e culturale consentendo, in tal modo, una più diffusa fruizione dei beni culturali stessi.

“Perché si realizzi uno sviluppo locale di un sistema territoriale non basta che esistano localmente le condizioni per un’offerta più o meno organizzata di certi beni e servizi, occorre che ci sia un’attribuzione di valore alle risorse locali in una più vasta rete di rapporti interscalari di tipo sovralocale. Ciò significa che per progettare lo sviluppo locale è necessario servirsi di rappresentazioni spaziali in cui l’intensità dell’interazione tra i luoghi non sia funzione della loro reciproca distanza chilometrica. In questo senso lo sviluppo locale viene ricondotto alla dinamica interna delle reti”40

Un’interessante progetto potrebbe essere quello di innescare la rete facendo conoscere il patrimonio non evidente, immesso in una rete di centri urbani, attraverso l’utilizzo delle nuove frontiere informatiche e la creazione di una serie di Cataloghi Multimediali, eventualmente suddivisi per territori di pertinenza.

L’impiego delle nuove tecnologie potranno contribuire non solo alla crescita culturale dei cittadini ma svolgere, altresì, anche la funzione di efficaci attrattori di un pubblico più motivato e meglio soddisfatto nei propri bisogni da prodotti e servizi innovativi, prospettando in tal modo ricadute possibili anche sul piano della remuneratività economica delle attività museali.

Altro aspetto non secondario, infatti, del patrimonio culturale latente, è che esso viene molto spesso utilizzato nei piccoli centri urbani: non c’è borgo, città o villaggio che non sia orgoglioso delle sue opere d’arte e che non ha pensato a valorizzare il proprio patrimonio e costituire, di conseguenza, un piccolo museo, un antiquarium o una pinacoteca.

I musei, piccoli o grandi che siano, sono chiamati a svolgere la funzione di luogo di “istruzione senza eccezione di condizione”, funzione che fino a pochi anni addietro era venuta sempre meno, costando alla comunità moltissimo sia in termini economici, che culturali, per l’isolamento in cui il museo è stato costretto a vivere all’interno della nostra società.

Il turismo è per la Calabria una delle fonti economiche di maggior peso, ma poi si è fatto ancora poco per favorire la conoscenza e la fruizione dei piccoli musei sparsi in tutto il

40 Si veda Dematteis G. (1995)

Page 77: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

77

territorio regionale, che possono sicuramente essere un elemento di attrattiva in più per il turismo mondiale.

La situazione calabrese, in particolare, è veramente anomala: ha un buon numero di musei di livello nazionale, conosciuti in tutto il mondo e ambiti dai turisti, ed un altrettanto elevato numero di piccoli musei di cui non riesce a realizzarne la completa “fruizione” con una giusta politica di recupero, di valorizzazione e di pacchetto integrativo con le grandi esposizioni.

Il turismo costituisce l’attività economica che più di ogni altra è in grado di registrare effetti positivi a seguito di una valorizzazione mirata dei centri urbani considerati come rete di “città d’arte”.

Page 78: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

78

Page 79: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

79

Capitolo VI

BENI CULTURALI: ALCUNI ASPETTI DI VALUTAZIONE ECONOMICO FINANZIARIA

1 Il problema della valutazione e della selezione degli investimenti pubblici41

Ogni metodo di valutazione deve essere correlato in maniera

diretta con la natura intrinseca del problema che deve essere affrontato. Ogni problema di decisione o di scelta ha, infatti, le sue specifiche caratteristiche, che devono necessariamente incluse nella procedura di valutazione. Ogni tipo di problema richiede quindi una metodologia specifica poiché non esiste un metodo che possa essere considerato come universalmente valido.

Il problema di valutare e di selezionare gli investimenti pubblici è di estremo interesse anche alla luce della sempre minore disponibilità dei bilanci pubblici. La teoria economica dedica a questi aspetti molta attenzione, anche con diversi approcci.

Ovviamente il problema della selezione degli investimenti non si porrebbe se si avessero a disposizione delle risorse infinite. La scarsità delle risorse pone un problema di costi-opportunità. Investire per la realizzazione di un progetto o di un’opera pubblica toglie necessariamente la possibilità di realizzare altre iniziative. Se la scelta deve essere fatta fra una molteplicità di progetti allora la selezione diventa più complessa perché il mix degli investimenti diventa un altro aspetto da valutare.

Il decisore politico è poi un altro elemento di questo complesso processo decisionale, nel senso che il processo di selezione e di valutazione degli investimenti non è neutrale rispetto al decisore, anzi le convinzioni e le inclinazioni "politiche" del decisore, congiunte alle situazioni contingenti, possono determinare una scelta piuttosto che un'altra.

Anche il ciclo elettorale può essere un elemento fondamentale nel processo decisionale e può determinare il risultato della scelta.

41 I paragrafi 1 e 4 sono da attribuirsi a Domenico Marino, i paragrafi 2 e 3 a Natale Corso

Page 80: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

80

Ciò significa che nel processo decisionale coesistono diversi obiettivi che possono determinare il risultato finale.

Un elemento di semplificazione potrebbe essere determinato dal fatto che i diversi obiettivi potrebbero essere non confliggenti, in questo caso il processo decisionale si semplifica e i metodi tradizionali di valutazione possono essere utilizzati con buoni risultati.

Se viceversa gli obiettivi sono confìggenti occorrono dei processi decisionali di antuar diversa. Generalmente il processo di decisione è complesso e multidimensionale e necessita di strumenti adeguati.

L'attività di decision making comprende tutte quelle metodologie valutative che il policy maker ha a sua disposizione nell'attività di selezione di progetti di natura pubblica, nei quali intervengono problematiche di più ampio respiro che hanno rapporti non solo con l'attività strettamente connessa alla realizzazione dei progetti stessi e alle loro dirette conseguenze economiche, ma anche con tutto un intero contesto economico-sociale (a livello locale o sovralocale).

Appartengono a questa classe una serie di metodologie che hanno avuto una loro evoluzione ed una loro storia nell'ambito della più generale evoluzione dei sistemi di supporto alle decisioni (decìsion-making aid).

Di tali metodologie quella più classica e, si può dire, più diffusa è la cosiddetta analisi costi-benefici.

2 Gli strumenti di analisi Gli strumenti matematici di valutazione economica più

comunemente usati nell'ambito delle analisi costi benefìci sono: il TIR, il VAN e il PAYBACK PERIOD.

Il TIR o tasso interno di rendimento misura il tasso che si ottiene scontando il flusso dei rendimenti futuri attesi da un investimento ed eguagliando il valore attuale così ottenuto al costo dell'investimento. Nella terminologia economica è definito anche efficienza marginale del capitale. E’ impiegato come criterio per le decisioni di investimento: si può infatti considerare conveniente un investimento fino a che il tasso di rendimento non eguaglia il tasso di interesse corrisposto dall'impresa sui fondi presi a prestito o rappresentante il costo opportunità del capitale proprio. Il VAN è

Page 81: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

81

un metodo per valutare la desiderabilità di un investimento e può essere espresso dalla seguente formula:

dove Sk sono i flussi di cassa Io l'investimento iniziale n i

periodi e i il tasso di sconto. Il criterio di scelta sotteso dal VAN nel caso di un solo progetto

è di questo tipo: se VAN >0 il progetto è conveniente se VAN<0 il progetto non è conveniente Nel caso di scelta fra più progetti è il criterio è dato dalla scelta

del progetto con un VAN maggiore (purché positivo). Il caso della valutazione di un operazione passiva (debito) ha

ovviamente segno opposto. Il PAYBACK PERIOD è il metodo più sensibile per la vantazione degli investimenti e indica il tempo necessario perché i rendimenti annui cumulati eguaglino il capitale inizialmente investito nel progetto . Questo metodo presenta i seguenti limiti:

• non considera il valore temporale del denaro; • non discrimina tra investimenti di diversa durata; • non prende in considerazione i flussi netti realizzati

dopo che il capitale è stato recuperato 3 Le stime della domanda Accanto a questi metodi noti nella letteratura economica si è

spesso tentato di stimare la funzione di domanda di un bene immateriale.

Pertanto si sono sviluppati dei metodi di indagine che permettono di costruire questa funzione di domanda.

Le tre metodologie maggiormente usate sono le seguenti: preferenze rivelate (prezzi edonici): i prezzi edonici sono degli

indicatori di "disponibilità a pagare" per fruire di una particolare qualità dell'ambiente, che potrà essere definita sinteticamente bene turistico, laddove esso sia legato all'andamento della rendita immobiliare;

preferenze rivelate (il metodo del "costo del viaggio"): si tratta di una metodologia strettamente connessa al beneficio prodotto dal

Page 82: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

82

bene turistico e si sostanzia nel misurare il costo dello spostarsi in un luogo ove si possa fruire del bene turistico;

preferenze espresse o vantazioni contingenti: si tratta di trovare informazioni dirette e non indotte sulla disponibilità a dare un prezzo al bene turistico.

4 L'analisi multicriteriale I limiti e le critiche a cui nel corso degli anni è stata soggetta

l'analisi costi-benefici e che tendono ad inficiare un approccio basato sulla ricerca della "soluzione ottima", hanno fatto sviluppare una nuova metodologia di supporto alle decisioni denominata analisi multicriteriale, con la quale si vuole che vengano messi a disposizione, sistematicamente e senza distorsioni o omissioni, tutti i dati, tutte le conseguenze e tutte le prospettive di un dato comportamento o azione, nel rispetto e nel soddisfacimento di certi criteri prestabiliti.

In base a tale metodologia, non si avrà una specifica e unica selezione (la soluzione), ma si saprà con un certo grado di sicurezza che dati comportamenti porteranno razionalmente a certi esiti. Inoltre, la valutazione di tali comportamenti avverrà secondo molteplici criteri che tengano conto dei diversi aspetti del problema e dei vari punti di vista o dell'intero sistema di valori cui si ispira il decisore. Si passa, pertanto, da un'analisi di tipo monodimensionale ad un'analisi di tipo multidimensìonale.

Questa metodologia permette il raggiungimento di risultati sia analiticamente sia descrittivamente migliori, sia pur necessitando, in misura maggiore, di risorse informatiche. L'analisi multicriteriale trova il suo fondamento, in un diverso concetto di razionalità economica.

I seguenti motivi danno ragione della crescente influenza dei metodi multicriteriali in confronto ai metodi di valutazione classici (analisi costi-benefici):

- Impossibilità di includere effetti intangibili e/o incommensurabili nelle tecniche di valutazione convenzionali;

- La natura conflittuale dei moderni problemi di pianificazione, cosicché la scelta finale, influenzata da varie agenzie decisionali generalmente di tipo multi level.

Page 83: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

83

- Il passaggio dal convenzionale one shot decision taking a procedure di decision making istituzionale, in cui molti aspetti di natura politica giocano un ruolo preponderante.

- Il desiderio nella analisi delle decisioni pubbliche di non trovarsi di fronte ad una sola soluzione forzata, ma di avere davanti un ampio spettro di possibilità.

Le seguenti distinzioni ci permettono di chiarire meglio il contenuto e gli scopi dei differenti metodi di analisi multicriteriale.

1. Metodi discreti contro metodi continui. I metodi discreti di valutazione focalizzano l'attenzione su un insieme finito (conosciuto a priori) di scelte alternative, mentre i metodi continui fanno riferimento a un insieme incommensurabile e, pertanto, non perfettamente identifìcabile di scelte alternative.

2. Multi-person contro single - person evaluation Nel caso di un problema di valutazione di tipo multi-person è in generale impossibile assumere in maniera non ambigua dei trade-off conosciuti a priori, cosicché può essere assicurata una certa flessibilità che risulta molto importante nell'articolazione dinamica delle preferenze e nelle procedure di negoziazione. Nel caso di single-person evaluation è spesso più facile specificare le politiche prioritarie.

3. Identificazione contro selezione delle alternative In alcuni problemi di valutazone è solo necessario identificare un insieme limitato di ragionevoli (o spesso solamente soddisfacenti) possibilità di scelta, mentre in altri casi le domande richiedono una chiara selezione delle singole alternative. Nel primo caso è sufficiente trovare un insieme Pareto efficiente di soluzioni per le quali il valore dell'obiettivo di una determinata politica non può essere migliorato senza ridurre il valore del criterio concorrente.

Page 84: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

84

4. Procedure di valutazione di tipo Single step contro procedure di tipo Multi step

La procedura di valutazione a single step e ipotizza che un dato problema di valutazione possa essere risolto immediatamente, mentre la procedura multi step considera un carattere del processo per la valutazione (ad es. il meccanismo di apprendimento, le aspettative adattive). 5. Soft information contro Hard information I problemi di soft information sono quelli che sono caratterizzati da informazioni di tipo non metrico, (ad esempio dati ordinali, informazioni qualitative). I problemi hard invece sono basati su informazioni quantitative (Cardinali). Un caso intermedio può essere quello dell'informazione mista dove convivono i due tipi di dati simultaneamente.

I principali lavori sull'analisi multicriteriale sono: Isard e Smith(1982), Nijkamp (1980), Rietveld (1982), Voogt (1983). In tutti i casi comunque le procedure multicriteriali sono costituite da due tipi di informazioni: La matrice di effect-score e il vettore dei pesi o delle preferenze. Nella matrice troviamo la stima numerica dei più rilevanti impatti di un insieme di scelte alternative, nel vettore troviamo la stima numerica della relativa priorità connessa con ciascun criterio di decisione. Le informazioni relative alle priorità possono essere espresse secondo diversi metodi: mediante ordinamento lessicografico, fabbisogni minimi, livelli di aspirazione, sistemi di ponderazione. Generalmente il modo più utilizzato è quello dei pesi.

Page 85: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

85

CONCLUSIONI

Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che parte dalla valorizzazione delle risorse latenti e delle risorse endogene. L’abilità nei processi di sviluppo non deve consistere nell’importare strategie che si qualificano come estranee ad un territorio o modelli imposti dall’alto, ma deve essere improntata ad una ricerca delle risorse necessarie all’interno dello stesso territorio.

Una volta individuate tali risorse, queste dovranno essere valorizzate fino al punto di farle divenire dei punti di forza in grado di trascinare tutto il territorio verso livelli di eccellenza.

L’investimento nelle risorse ambientali, nelle risorse territoriali, nelle risorse storico-culturali è un investimento di lungo periodo che potrà dare dei vantaggi non solo a questa generazione, ma anche a quelle successive.

Questo libro ha voluto indagare sulle relazioni fra sviluppo, economia e risorse culturali sia dal punto di vista teorico che dal punto di vista empirico.

Credo che la migliore conclusione e sintesi di questo percorso possa trovarsi in questo brano di Keynes, scritto in tempi non sospetti:

“La stessa regola autodistruttiva di calcolo finanziario governa ogni aspetto della vita. Distruggiamo le campagne perché le bellezze naturali non hanno valore economico. Probabilmente saremmo capaci di fermare il sole e le stelle perché non ci danno alcun dividendo. Londra è una delle città più ricche della storia della civiltà, ma essa non si può permettere programmi ambiziosi, alla portata dei propri cittadini, perché essi non rendono. Se fossi oggi al potere cercherei subito di dotare le nostre principali città di tutto ciò che è connesso all’arte e alla civiltà al più alto livello raggiungibile da ciascun cittadino, convinto che sarei stato in grado di affrontare le spese di tutto ciò a cui darei vita, sarei inoltre convinto che il denaro così speso non solo sarebbe più opportuno di ogni sussidio di

Page 86: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

86

disoccupazione, ma renderebbe inutile tale sussidio. Perché con quanto abbiamo speso in sussidi per la disoccupazione dalla fine della guerra avremmo potuto rendere le nostre città le più grandi opere dell’uomo sulla faccia della terra”. (J.M.Keynes, National Self-sufficiency, 1933)

Page 87: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

87

Bibliografia generale

• Abrami A. (1986) “Guida all’Ambiente” CEDAM, Padova; • Abrami A. (2001) “Storia, scienza e diritto comunitario

dell’ambiente” CEDAM, Padova; • Bianchi A. (a cura di 2001): “Le città del Mediterraneo” Atti del

primo Forum Internazionale di Studio, Reggio Calabria 3/4/5/ giugno 1998, Reggio Calabria, Jason Editrice, Reggio Calabria;

• Bobbio, L., (1992): “Le politiche dei beni culturali in Europa”, Il Mulino, Bologna;

• Brosio G., (a cura di 1994): “ Economia e politica dei beni culturali”, La Rosa Editrice, Torino;

• Casella A., (1997): “Marketing delle città: premesse alla definizione ed all’applicazione di una nuova disciplina”, in Commercio, n. 60;

• Cipollaro P. (2001): “ Guida ai Musei d’Italia” Airplane Editrice, Firenze;

• Commission des Communautés Européennes (1993): “Le Tourisme Culturel en Europe”, Bruxelles;

• Corso D. (1997) “Il sistema dei centri urbani in Calabria” Jason Editrice, Reggio Calabria;

• Corso D. (a cura di 2003): ““Il sistema urbano calabrese e le grandi infrastrutture del Mezzogiorno” Iiriti editore, Reggio Calabria;

• Costa P., Canestrelli E. (1991): “Tourism Carryng Capacity – A Fuzzy Approach” in Annals of Tourism Research, NQ 18, London;

• Critelli G., Marino D.: (2004): “Beni culturali e sviluppo economico: il caso della Calabria” in Annali della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Messina, Messina;

• Critelli G., Marino D., (2002) “Sistemi urbani e dinamica economica complessa” in “Il sistema urbano calabrese e le grandi infrastrutture del Mezzogiorno” di D. Corso (a cura D.), Iiriti editore,

• Critelli G., Marino D., (2001) “Un’analisi dinamica dei Sistemi Urbani della Calabria” in atti della XXII Conferenza AISRe “Scienze Regionali e strategie per la città ed il territorio”, Venezia 10-12 Ottobre 2001;

• Dematteis G. (1995): “Il progetto implicito”, Feltrinelli, Milano;

Page 88: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

88

• Fallanca De Blasio (1997): “Dal territorio alla città”, Jason editrice, Reggio Calabria;

• Floridia A. (2001): “Beni culturali in Toscana. Politiche, esperienze e strumenti” Franco Angeli, Milano;

• Genovese R.A., (1995): “La politica dei Beni culturali”, Edizioni Scientifiche Italiane, Roma;

• Giarini O., Stahel W.R.(1990): “Les limites du certain” Presses Polytechniques et Universitaires Romandes, Lausanne;

• King A.D. (a cura di 1991): “Culture, Globalization and the World System”, McMillan, London;

• Hirschman A. O. (1982): “Lealtà, defezione e protesta. Rimedi alla crisi delle imprese, dei partiti e dello Stato” Bompiani, Milano;

• Hughes H. (1995): “Redefining Cultural Tourism”, Research Notes and report;

• Magni C, De Sanctis S., (1994) “ Piccola impresa,integrazione e sistemi locali: riflessioni teoriche ed evidenze empiriche” Riv. Econ. Agr.XLIX.

• Marino D. (a cura di 2004): “Scelte sociali, decisioni pubbliche e sostenibilità: teoria, metodi e politiche”, Esi, Napoli,

• Marino D., Musolino D., Timpano F., (2002): “Politica economica delle risorse culturali e ambientali” Falzea Editore, Reggio Calabria;

• Marino D., Timpano F., (2004): “Beni culturali e ambientali: profili di politica economica” Falzea Editore, Reggio Calabria;

• Massello T.M. (2002): “La sostenibilità dello sviluppo locale. Politiche e Strategie” Edizioni Patron, Bologna,

• Melucco Vaccaro A. (1998): “Introduzione ai lavori”, in Nappi M. R. (a cura di) “Il paesaggio culturale nelle strategie europee”, Electa, Napoli, pagg. 15-20;

• Mossetto G., Vecco M., (a cura di 2001): “Economia del Patrimonio Monumentale” Franco Angeli Editore, Milano;

• Nappi M. R. (a cura di 1998) “Il paesaggio culturale nelle strategie europee”, Electa, Napoli;

• Nijkamp P. (1986): “Infrastructure and Regional Development: Multidimensional Policy Analysis” Empirical Economics, vol. 11;

• Nijkamp P. (a cura di 1998): “Le valutazioni per uno sviluppo sostenibile della città e del territorio”, F. Angeli, Milano;

• Pasinetti L., (1984) “Dinamica strutturale e sviluppo economico”, UTET;

Page 89: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

89

• Pearce D., Markandya A., Barbier E. (1989): “Blue Print for a Green Economy”, Earthscan;

• Prodi R., Tamburini G. (1992): “Economia del paesaggio” in Paesaggio urbano, n. 6/92;

• Santagata W., (2000): “Distretti culturali, Diritti di proprietà e crescita economica sostenibile”;

• Senn L. (1986): “Il contributo del turismo allo sviluppo dell’economia italiana: realtà e potenzialità” in Cesdit “ Il turismo nella società e nell’economia italiana. Matrice 1961-1986”, pag. 65-96;

• Silderberg T. (1995): “Cultural tourism and business opportunities for museum and heritage sites”, Tourism Management, vol. 16;

• Spezia G. (1994): “Turismo urbano”, Cooperativa Universitaria Editrice, Bologna;

• Troin J. F. (1997): “Le metropoli del Mediterraneo. Città di frontiera, città cerniera.” Jaca Book Spa, Milano;

• Viesti (2001): “Politiche economiche e sviluppo locale: alcune riflessioni” in Sviluppo locale;

• World Leisure Congress (1994): “ New routes for leisure” Iscte, Lisbona;

Page 90: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

90

Page 91: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

91

ALLEGATO: TABELLE

Tab. n. 1 – Elenco centri selezionati suddivisi per provincia CATANZARO COSENZA CROTONE REGGIO CAL. VIBO VALENTIA Belcastro Catanzaro Curinga Gimigliano Lamezia Terme Nocera Terinese Petronà Squillace Tiriolo

Amendolara Belvedere Mar. Bisignano Cariati Cassano allo I. Castrovillari Cerchiara di C. Cetraro Corigliano Cal. Cosenza Diamante Fiumefreddo B. Francavilla Fuscaldo Laino Borgo Lungro Luzzi Montalto uff. Morano Cal. Nocara Paola Rende Rocca Imper. Roggiano Grav. Rossano San Giov. in F. San Marco Arg. San Basile Scalea Tortora Trebisacce Villapiana

Cirò Marina Crotone Isola Capo Rizz. Petilia Policastro Santa Severina Strongoli

Bagnara Cal. Bivongi Bova Cittanova Gerace Locri Laureana di B. Marina di G.I. Melito P.S. Monasterace Motta S. Giov. Oppido Mamert Palmi Pazzano Polistena Portigliola Reggio Cal. Rosarno San Luca S. Stefano d’Aspr Scilla Stilo

Dinami Joppolo Mileto Nicotera Parghelia Pizzo Calabro Serra San Bruno Soriano Calabro Tropea Vibo Valentia

Page 92: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

92

Tab n. 2 – Principali indicatori demografici dei centri selezionati

Centri selezionati Sup. Territ Kmq.

Dens. Demogr Ab./Kmq.

Pop. Tot. Nø

Saldo mov. migr. Nø

Saldo. mov. migr/abit.

Saldo totale Nø

Saldo tot./ab Per 1.000

1 Belcastro 52,78 27 1438 -70 -48,7 -69 -48 2 Catanzaro 111,34 871 96975 -488 -5 -143 -1,5 3 Curinga 51,47 135 6924 -16 -2,3 15 2,2 4 Falerna 23,85 161 3844 -93 -24,2 -98 -25,5 5 Gimigliano 32,44 116 3756 -32 -8,5 -48 -12,8 6 Lamezia Terme 160,24 448 71754 -144 -2 60 0,8 7 Nocera Terinese 160,24 448 71754 -144 -2 60 0,8 8 Petronà 45,5 69 3144 -53 -16,9 -50 -15,9 9 Squillace 33,77 110 3723 32 8,6 50 13,4 10 Tiriolo 28,98 144 4176 -6 -1,4 12 2,9 11 Amendolara 64,2 50 3209 8 2,5 11 3,4 12 Belvedere Mar. 37,22 245 9123 -14 -1,5 -25 -2,7 13 Bisignano 85,28 124 10552 11 1 32 3 14 Cariati 27,95 332 9274 -138 -14,9 -99 -10,7 15 Cassano allo Ionio 154,41 118 18221 -195 -10,7 -142 -7,8 16 Castrovillari 130,18 180 23374 -8 -0,3 52 2,2 17 Cerchiara di Cal. 82,07 35 2908 -41 -14,1 -60 -20,6 18 Cetraro 65,68 165 10816 -60 -5,5 -100 -9,2 19 Corigliano Calabro 196 188 36770 -285 -7,8 -26 -0,7 20 Cosenza 37,24 2033 75711 -774 -10,2 -917 -12,1 21 Diamante 11,79 465 5486 4 0,7 14 2,6 22 Fiumefreddo Br. 30,55 118 3606 1 0,3 -8 -2,2 23 Francavilla 32,86 100 3284 29 8,8 23 7 24 Fuscaldo 60,41 142 8586 -39 -4,5 -22 -2,6 25 Laino Borgo 56,72 42 2360 6 2,5 4 1,7 26 Lungro 35,18 91 3191 -3 -0,9 -12 -3,8 27 Luzzi 77,2 146 11256 -49 -4,4 11 1 28 Montalto Uffugo 78,43 208 16346 41 2,5 105 6,4 29 Morano Calabro 112,34 45 5030 -24 -4,8 -15 -3 30 Nocara 33,77 17 588 -1 -1,7 -3 -5,1 31 Paola 42,51 400 16999 -52 -3,1 -46 -2,7 32 Rende 54,79 626 34292 334 9,7 479 14 33 Rocca Imperiale 53,76 63 3398 -11 -3,2 -7 -2,1 34 Roggiano Gravina 44,59 183 8176 -64 -7,8 -69 -8,4 35 Rossano 149,43 234 34892 -131 -3,8 13 0,4 36 San Giovanni in F. 279,45 67 18829 -47 -2,5 8 0,4 37 San Marco Arg. 78,28 101 7900 -162 -20,5 -142 -18 38 San Basile 18,48 75 1387 17 12,3 0 0 39 Scalea 22,02 444 9787 73 7,5 105 10,7 40 Tortora 57,88 98 5695 68 11,9 99 17,4 41 Trebisacce 26,65 337 8992 71 7,9 53 5,9 42 Villapiana 38,74 122 4718 -65 -13,8 -50 -10,6 43 Cirò Marina 41,6 338 14062 -86 -6,1 -20 -1,4 44 Crotone 179,83 334 59998 -194 -3,2 119 2 45 Isola Capo Rizzuto 125,27 102 12768 -50 -3,9 47 3,7 46 Petilia Policastro 96,43 105 10163 -134 -13,2 -89 -8,8 47 Santa Severina 51,88 48 2468 -38 -15,4 -37 -15 48 Strongoli 85,29 75 6359 -71 -11,2 -62 -9,7 49 Bagnara Calabra 24,68 453 11179 -99 -8,9 -76 -6,8 50 Bivongi 25,3 70 1777 3 1,7 -13 -7,3 51 Bova 46,74 12 545 15 27,5 14 25,7 52 Cittanova 61,82 173 10685 -68 -6,4 -69 -6,5 53 Gerace 28,57 103 2942 -12 -4,1 -19 -6,5

Page 93: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

93

54 Locri 25,62 498 12767 -1 -0,1 26 2 55 Laureana di Bor. 35,42 172 6084 -75 -12,3 -71 -11,7 56 Marina di G. Ion. 15,93 404 6431 14 2,2 15 2,3 57 Melito Porto Salvo 35,33 316 11172 -22 -2 -5 -0,4 58 Monasterace 15,65 231 3621 -29 -8 -18 -5 59 Motta San Giov. 46,73 144 6726 -14 -2,1 -35 -5,2 60 Oppido Mamertina 58,55 98 5767 -116 -20,1 -113 -19,6 61 Palmi 31,84 621 19774 -26 -1,3 16 0,8 62 Pazzano 15,49 55 856 0 0 -4 -4,7 63 Polistena 11,7 992 11608 -104 -9 -25 -2,2 64 Portigliola 5,98 225 1348 -21 -15,6 -33 -24,5 65 Reggio Calabria 236,02 762 179919 -295 -1,6 -239 -1,3 66 Rosarno 39,46 368 14511 856 59,0 950 65,5 67 San Luca 104,1 43 4485 -64 -14,3 -33 -7,4 68 Santo Stef. Di Aspr. 17,7 79 1392 -42 -30,2 -34 -24,4 69 Scilla 43,68 126 5486 -30 -5,5 -26 -4,7 70 Stilo 78,48 38 3004 -19 -6,3 -3 -1 71 Dinami 44,06 74 3255 -33 -10,1 -19 -5,8 72 Joppolo 15,31 150 2292 -46 -20,1 -54 -23,6 73 Mileto 34,94 212 7394 -43 -5,8 -6 -0,8 74 Nicotera 32,77 223 7300 -51 -7 -38 -5,2 75 Parghelia 8 181 1446 16 11,1 11 7,6 76 Pizzo Calabro 22,34 379 8475 -44 -5,2 -14 -1,7 77 Serra San Bruno 39,58 174 6899 -55 -8 -14 -2 78 Soriano Calabro 15,17 210 3186 -62 -19,5 -48 -15,1 79 Tropea 3,59 2003 7191 -11 -1,5 -20 -2,8 80 Vibo Valentia 46,34 761 35287 -124 -3,5 -69 -2 Fonte: ns elaborazione su dati censimento

Page 94: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

94

Tab. n. 3– Struttura economica e occupazionale delle unità locali Industria Commercio Altri Servizi Istituzioni

N° Centri selezionati

Unità Locali Addetti Unità

Locali Addetti Unità Locali Addetti Unità

Locali Addetti

1 Belcastro 11 11 28 28 18 20 5 72 2 Catanzaro 1151 5048 2716 5577 2227 7314 633 26673 3 Curinga 74 250 153 228 109 249 18 268 4 Falerna 42 126 88 121 91 233 8 179 5 Gimigliano 34 74 83 115 44 108 21 276 6 Lamezia

Terme 941 3589 1512 3436 1151 4035 241 5458

7 Nocera Terinese 55 235 99 155 95 235 21 159

8 Petronà 39 113 57 88 45 112 13 89 9 Squillace 33 143 66 148 61 153 20 146 10 Tiriolo 88 359 125 204 61 492 31 133 11 Amendolara 6 26 81 121 96 220 13 90 12 Belvedere

Mar. 160 705 240 443 198 738 45 665 13 Bisignano 167 774 215 339 123 309 32 560 14 Cariati 52 144 224 315 163 245 36 793 15 Cassano

Ionio 69 450 464 712 315 950 71 978 16 Castrovillari 253 917 579 1157 517 2104 99 4637 17 Cerchiara di

Cal. 36 107 50 81 47 149 5 128 18 Cetraro 50 132 205 318 214 729 65 477 19 Corigliano

Cal. 89 411 958 1902 634 1857 106 1559 20 Cosenza 1048 3361 2247 5160 2408 7652 688 14853 21 Diamante 24 110 207 414 259 733 16 336 22 Fiumefreddo

Br. 21 173 87 119 58 101 8 119 23 Francavilla 51 130 59 99 44 93 11 148 24 Fuscaldo 81 241 128 236 119 280 44 475 25 Laino Borgo 35 137 61 101 38 97 9 72 26 Lungro 29 86 59 87 50 142 25 387 27 Luzzi 93 342 165 247 126 375 20 307 28 Montalto

Uffugo 196 733 396 791 222 651 51 533

29 Morano Calabro 74 239 109 145 76 297 23 250

30 Nocara 3 39 7 7 6 6 5 33 31 Paola 144 747 290 490 352 1104 106 3294 32 Rende 560 2382 867 2504 803 3260 136 2883 33 Rocca

Imperiale 53 169 77 110 62 168 5 109

34 Roggiano Gr. 82 260 147 210 100 261 14 335

35 Rossano 525 1575 765 1572 596 1967 115 2406 36 San Giov. in

F. 176 524 320 530 261 719 63 1384

37 San Marco Arg. 94 316 220 416 105 409 28 590

38 San Basile 9 33 21 43 20 43 4 15 39 Scalea 230 702 318 555 274 811 30 542 40 Tortora 100 338 127 224 125 322 22 154 41 Trebisacce 116 339 251 455 255 775 40 2126

Page 95: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

95

42 Villapiana 93 255 173 311 121 338 12 108 43 Cirò Marina 37 225 331 544 267 532 38 1258 44 Crotone 841 2776 1265 2213 1227 4206 149 3417 45 Isola Capo

Rizz. 65 163 275 402 271 756 29 249

46 Petilia Policastro 106 268 190 262 112 308 41 596

47 Santa Severina 6 23 26 39 32 73 16 176

48 Strongoli 101 316 132 187 80 162 17 148 49 Bagnara

Calabra 21 81 218 391 124 205 29 376 50 Bivongi 18 58 39 53 20 48 12 112 51 Bova 0 0 3 6 6 17 12 47 52 Cittanova 144 415 212 392 146 393 42 508 53 Gerace 4 9 54 72 40 96 12 59 54 Locri 149 393 307 679 288 932 103 3487 55 Laureana di

Borr. 51 149 132 191 72 177 30 305

56 Mar. di Gio. ion. 80 278 218 389 141 363 18 246

57 Melito Porto S. 25 101 313 537 234 702 44 1092

58 Monasterace 51 144 122 290 78 184 28 251 59 Motta San

G. 72 283 129 221 89 245 17 282

60 Oppido Mam. 85 217 108 149 65 213 20 256

61 Palmi 223 631 455 702 342 1186 92 1736 62 Pazzano 5 19 23 48 11 32 7 20 63 Polistena 116 335 264 420 179 470 51 1848 64 Portigliola 7 23 20 46 9 30 9 57 65 Reggio

Calabria 1885 6807 4229 8474 3122 12701 813 14040 66 Rosarno 21 105 264 555 222 606 21 458 67 San Luca 4 18 39 51 16 22 14 179 68 S. Stefano

d'Aspr. 10 42 44 68 21 38 9 95 69 Scilla 53 177 72 216 106 560 32 256 70 Stilo 3 54 46 53 43 75 9 137 71 Dinami 37 94 58 85 25 55 18 174 72 Joppolo 4 31 30 43 32 71 9 52 73 Mileto 81 244 186 261 94 304 60 329 74 Nicotera 72 169 175 255 110 296 47 413 75 Parghelia 12 27 21 28 44 129 5 23 76 Pizzo

Calabro 99 294 249 403 155 482 38 280

77 Serra San Bruno 29 263 173 218 127 210 29 612

78 Soriano Calabro 57 230 137 190 57 155 28 298

79 Tropea 69 230 234 494 194 503 61 793 80 Vibo

Valentia 578 2435 984 2080 1102 3473 150 6000

Fonte: ns elaborazione su dati censimento

Page 96: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

96

Tab. n 4 - Alberghi distinti per categorie nei centri selezionati N° Comune Alberghi

***** Alberghi

**** Alberghi

*** Alberghi

** Alberghi

* Case d’acc. Diocesane

Totale com.

1 Belcastro - - - 1 - - 1 2 Catanzaro - 1 6 4 1 - 12 3 Curinga - - - - - - - 4 Falerna - - 4 5 2 - 11 5 Gimigliano - - - - - - - 6 Lamezia T. - - 3 5 4 3 15 7 Nocera Ter. - - - 2 - - 2 8 Petronà - - - - - - - 9 Squillace - - - - - - - 10 Tiriolo - - 1 2 1 - 4 11 Amendolara - - - 1 - - 1 12 Belvedere M. - 1 4 - 1 - 6 13 Bisignano - - - - - 1 1 14 Cariati - - - 1 1 1 3 15 Cassano Ion. - - 3 3 - - 6 16 Castrovillari - 2 1 1 2 - 6 17 Cerch. di C. - - - - - - - 18 Cetraro - 1 2 1 3 1 8 19 Corigliano

C. - - - 2 - - 2 20 Cosenza - 1 1 1 1 - 4 21 Diamante - 2 8 2 - - 12 22 Fiumefreddo - - - 2 - - 2 23 Francavilla

M. - - - - - - - 24 Fuscaldo - - 5 - - 1 6 25 Laino Borgo - - - - - - - 26 Lungo - - - 1 - - 1 27 Luzzi - - - - - - - 28 Morano Cal. - - - - - - - 29 Montalto U. - - - - - 1 1 30 Nocara - - - - - - - 31 Paola - - 1 1 1 - 3 32 Rende - 4 5 - - 1 10 33 Rocca Imp. - - - - - - - 34 Rogg. Grav. - - - - 1 - 1 35 Rossano - - 1 3 - - 4 36 S. Giov. F. - - 3 5 1 1 10 37 San Basile - - - - - - - 38 S. Marco A.. - - - - - - - 39 Scalea - 3 3 5 2 - 13 40 Tortora - - 2 3 4 - 9 41 Trebisacce - - - 2 1 1 4 42 Villapiana - - 1 3 1 - 5 43 Cirò Marina - 1 4 3 3 - 11 44 Crotone - - 6 3 3 - 12 45 Isola C. R. - 1 4 7 3 1 16 46 Petilia Pol. - - - - - 1 1 47 Santa Sev. - - - - - - - 48 Strangoli - - - - - - - 49 Bagnara - - - 1 - 1 2 50 Bivongi - - - - - - - 51 Bova - - - - - - - 52 Cittanova - - - - - - - 53 Gerace - - - - - - - 54 Laureana di - - - - - - -

Page 97: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

97

B. 55 Locri - - 1 1 1 - 3 56 Marina G.J. - - 2 2 1 - 5 57 Monasterace - - - - - - - 58 Melito P. S. - - 1 1 1 - 3 59 Motta S. G. - - - 1 - - 1 60 Oppido M. - - - - - - - 61 Palmi - - 2 3 2 - 7 62 Pazzano - - - - - - - 63 Polistena - - - 1 1 - 2 64 Portigliela - - - 1 1 - 2 65 Reggio Cal. - 2 9 4 4 3 22 66 Rosario - - 2 2 2 - 6 67 San Luca - - - - - 1 1 68 S. Stef.d’’As. - - 1 5 1 3 10 69 Scilla - - 2 1 - - 3 70 Stilo - - - 1 - - 1 71 Dinami - - - - - - - 72 Joppolo - - - 1 1 - 2 73 Mileto - - - - 1 - 1 74 Nicotera - - 1 1 1 - 3 75 Parghelia 1 - - 2 - - 3 76 Pizzo - 1 5 1 2 - 9 77 Serra S. Br. - - - 1 1 - 2 78 Soriano - - - - - - - 79 Troppa - 1 6 7 - 4 18 80 Vibo Val. - 1 2 4 2 - 9 Totale 1 22 102 110 58 26 319 Fonte: ns elaborazione su dati Calabria-Guida Hotel

Page 98: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

98

Tab. n. 5 – Valore del Tasso di Funzione Turistica nei centri selezionati N° Centri selezionati Numero letti Popol. Tf(t) 2002 2001 1 Belcastro 24 1438 1,66 2 Catanzaro 968 96975 0,99 3 Curinga 0 6924 0 4 Falerna 1338 3844 34,8 5 Gimigliano 0 3756 0 6 Lamezia Terme 1513 71754 2,1 7 Nocera Terinese 1401 4904 28,91 8 Petronà 0 3144 0 9 Squillace 0 3723 0 10 Tiriolo 57 4176 1,36 11 Amendolara 174 3209 54,22 12 Belvedere Marittimo 1276 9123 13,98 13 Bisignano 0 10552 0 14 Cariati 1047 9274 11,29 15 Cassano allo Ionio 11332 18221 62,19 16 Castrovillari 231 23374 0,98 17 Cerchiara di Calabria 0 2908 0 18 Cetraro 789 10816 7,29 19 Corigliano Calabro 3569 36770 9,7 20 Cosenza 290 75711 0,38 21 Diamante 3096 5486 56,43 22 Fiumefreddo Bruzio 36 3606 0,99 23 Francavilla 0 3652 0 24 Fuscaldo 1740 2043 85,16 25 Laino Borgo 18 2360 0,76 26 Lungro 13 3191 0,4 27 Luzzi 0 11256 0 28 Montalto Uffugo 0 16346 0 29 Morano Calabro 0 5030 0 30 Nocara 0 588 0 31 Paola 2225 17093 13,01 32 Rende 1080 34292 3,14 33 Rocca Imperiale 680 3398 20,01 34 Roggiano Gravina 15 8176 0,18 35 Rossano 4410 34892 12,63 36 San Giovanni in F. 3822 18829 20,29 37 San Marco Argentano 0 7900 0 38 San Basile 0 1387 0 39 Scalea 4028 9787 41,15 40 Tortora 988 5695 17,34 41 Trebisacce 100 8992 1,11 42 Villapiana 1225 4718 25,96 43 Cirò Marina 1858 14062 13,21 44 Crotone 2547 59998 4,24 45 Isola Capo Rizzuto 17308 12768 135,55 46 Petilia Policastro 0 10163 0 47 Santa Severina 0 2468 0 48 Strongoli 0 6359 0 49 Bagnara Calabra 44 11179 0,39 50 Bivongi 0 1777 0 51 Bova 0 545 0 52 Cittanova 0 10685 0 53 Gerace 0 2942 0 54 Locri 93 12767 0,72 55 Laureana di Borrello 0 6084 0 56 Marina di Gioiosa ion. 316 6431 4,91

Page 99: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

99

57 Melito Porto Salvo 417 11172 3,73 58 Monasterace 320 3621 8,83 59 Motta San Giovanni 641 6726 9,53 60 Oppido Mamertina 32 5767 0,55 61 Palmi 4405 19774 22,27 62 Pazzano 0 856 0 63 Polistena 61 11608 0,52 64 Portigliola 52 1348 3,85 65 Reggio Calabria 1186 179919 0,65 66 Rosarno 181 14511 1,24 67 San Luca 0 4485 0 68 S. Stefano d’Aspr. 403 1392 28,95 69 Scilla 512 5486 9,33 70 Stilo 30 3004 0,99 71 Dinami 0 3255 0 72 Joppolo 120 2292 5,23 73 Mileto 13 7394 0,17 74 Nicotera 4218 7300 57,78 75 Parghelia 2034 1446 140,66 76 Pizzo Calabro 4870 8475 57,46 77 Serra San Bruno 55 6899 0,79 78 Soriano Calabro 0 3186 0 79 Tropea 2924 7191 40,66 80 Vibo Valentia 3571 35287 10,11 Fonte: Ns elaborazione su dati calabria-guida hotel e censimento

Page 100: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

100

Tab. n. 6 - Artigianato nei centri selezionati BAMBOLE IN COSTUME E SCIALLI Tiriolo CERAMICHE Squillace, Lamezia Terme (Nicastro),

Bisignano, Cosenza, Gerace, Nicotera, Pizzo Calabro, Soriano Calabro, Tiriolo

CESTINI Rosarno e Soriano Calabro FERRO BATTUTO E RAME LAVORATO

Catanzaro, Laureana di Borrello, Reggio Calabria e Serra San Bruno

LEGNO Palmi, Serra San Bruno, Tiriolo MERLETTI E RICAMI Tiriolo, San Giovanni in Fiore TESSUTI Cariati, Gerace, Mileto, San Giovanni in Fiore,

San Luca, Tiriolo OGGETTI IN ORO E GIOIELLI Crotone, San Giovanni in Fiore, Reggio

Calabria PROFUMI Reggio Calabria STRUMENTI MUS., STRUMENTI A CORDA

Bisignano

Page 101: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

101

Tab. n. 7 – Elenco dei musei in Calabria MUSEI PUBBLICI

COMUNE MUSEI ECCL. MUSEI TEMATICI Musei civici Musei

archeologici Altomonte Museo Civico Amendolara Museo

Archeologico

Argusto Museo di arte calabrese contemporanea

Bagnara Piccolo Museo di Arte Sacra

Caraffa di CZ Museo di Arte Etnica

Cassano allo I. Museo Diocesano Museo e scavi Arch. di Sibari*

Castrovillari Pinacoteca A. Alfano

Museo Civico*

Catanzaro Museo Diocesano

Coll. Numismatica e Paleontologica Museo delle Carrozze Museo Rinascimentale Rotella House

Museo Provinciale*

Celico Coll. Stampe Calabresi

Cirò Mar. Antiquarium civico

Confluenti Mostra fotografica dei mestieri

Cosenza Tesoro dell’Arcivescovado*

Museo del Folklore Museo del vigile urbano Coll. Pellegrini

Museo Civico* Pinacoteca civica

Crotone Coll. Ornitologica Raccolte Naturalistiche

Museo Archeologico*

Fagnano Cast. Esp. D’arte di intagli in legno

Gerace Museo Di Arte Sacra

Lamezia Terme Museo Diocesano Locri Coll. Scaglione Antiquarium

civico*

Mammola Museo di Arte Moderna e Scienze Popolari

Mileto Museo Statale

Monterosso Cal. Museo della Civiltà Contadina e Artigiana

Morano Calabro Mostra permanente sulla cultura contadina

Mottafollone Museo Parrocchiale

Page 102: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

102

Nicotera Museo Diocesano Civico Museo Arch.

Nocera Terinese Mostra delle Tradizioni Folkloristiche popolari

Palmi

Casa della Cultura Repaci Museo Calabrese di Etnografia e Folklore* Gipsoteca Museo F. Cilea Raccolta Manfroce

Antiquarium degli scavi di Taureana*

Polistena Museo Civico

Reggio Calabria Piccolo Museo San Paolo

Centro di Doc. per le Arti Pop. Cal Museo Strum. Musicale

Museo Arch. Nazionale*

Rende Museo del Folklore Pinacoteca A. Capizzano

Museo Civico

Roggiano Gr. Museo Archeologico comunale

Rossano Museo Diocesano di Arte Sacra*

Museo della liquirizia Giorgio Amerelli

San Demetrio C. Museo Etnografico di cultura arberesche

San Giov. In F. Museo Demologico Santa Severina Museo Diocesano Pinacoteca Saracena Museo di arte

Sacra

Scido Museo della Cultura Cal.

Serrastretta Museo della Civiltà contadina

Serra San Bruno Museo della Certosa

Siderno Museo delle Tradizioni Popolari e dell’Art. Cal.

Sorianello Museo della Civiltà contadina

Squillace Museo Diocesano

Taurianova Coll. Di disegni, stampe e dipinti di interesse Cal.

Taverna Museo Civico Tiriolo Antiquarium

Civico Torre Melissa Museo della

Civiltà contadina

Trebisacce Museo Enografico Privato

Page 103: INTERAZIONI TRA PATRIMONIO CULTURALE, CENTRI URBANI … · Politiche di sviluppo locale che debbono avere una logica diversa; il loro obiettivo deve essere solo quello di accrescere

103

Tropea Museo Diocesano Raccolta di Palazzo Toraldo

Vibo Valentia Museo di Arte Sacra Coll. Capialbi Museo di Arte

Moderna Museo Archeologico*