Integrazione imprenditoriale - Relazione finale · 2016. 10. 25. · La Regione Toscana, con il...

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RELAZIONE FINALE

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CO LO P H O N

I N T E G R A Z I O N E I M P R E N D I TO R I A L E

Camera di Commercio di PratoPrato, Ottobre 2016 Coordinamento EditorialeSilvia Gambi AutoriNicola AngelilloAmbra CollinoCrina RomontiSabrina Tortolani

Collaborazione ContenutiDario Caserta Creatività e LayoutFlod.it

® riproduzione riservata

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Integrazione imprenditoriale: in queste due parole si concentra una sfida molto ambiziosa, che Prato negli ultimi anni ha dovuto raccogliere e cercare di segnare qualche punto. Perché la sfida è ancora in corso, naturalmente. Viviamo in un territorio dove sono presenti imprenditori di tante etnie diverse e far comprendere e rispettare le norme non è semplice. Soprattutto non è facile trasmettere il valore positivo delle norme: per una convivenza civile è necessario rispettare delle regole che ci si danno e che cercano di tutelare valori fondamentali. Lavoro, salute, ambiente, sicurezza, territorio: sono tutti aspetti che devono essere tenuti in considerazione nella nostra società. Avvalendoci del lavoro e della professionalità dei tecnici ASCI, grazie al sostegno della Regione Toscana, abbiamo affiancato al nostro consueto lavoro di mediazione in lingua cinese anche un lavoro sul campo, fatto andando ad incontrare le aziende nella loro sede. Abbiamo cercato di aiutarle ad acquisire consapevolezza sulle norme che devono essere rispettate e anche sulla loro ragione di essere, perché solo con un dialogo costruttivo è possibile immaginare di far crescere il nostro sistema imprenditoriale, con l’integrazione di tutte le forze in campo. I risultati di questo lavoro sono contenuti in questo report e ci offrono un quadro complesso, che ha tante facce. Ci sono imprese che non esistono più, imprese che non aprono la porta, imprese che credono di essere in regola e imprese che lo sono davvero. E’ a tutte queste situazioni che dobbiamo dare una risposta, con un lavoro che ci deve vedere impegnati anche nei prossimi anni insieme alle altre forze coinvolte.Proprio parlando di futuro, abbiamo voluto anche svolgere un focus sulla realtà delle imprese giovanili cinesi, per capire cosa fanno, quali settori preferiscono, quali esigenze manifestano. Il contatto non è semplice e il dialogo risulta quindi difficoltoso, ma abbiamo voluto provarci, perché pensiamo che sia questa la strada. Stabilire connessioni, cercare temi comuni di confronto, far comprendere che sentirsi parte di un territorio significa anche rispettarne le regole e impegnarsi per la crescita generale. Da questo lavoro emergono riflessioni interessanti, nuovi spunti per portare avanti un lavoro che dovremo portare avanti ancora a lungo.

G I U S T IL U C A

PresidenteCamera di Commercio di Prato

I N T R O D U Z I O N E

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La Regione Toscana, con il Progetto integrato per lo sviluppo dell’area pratese, ha iniziato dal 2011

un lavoro coordinato e diffuso per mettere in campo una strategia di integrazione imprenditoriale e

promozione della cultura della legalità presso l’imprenditoria del territorio, anche di matrice etnica.

Dapprima le esperienze pilota realizzate con i progetti ASCI – Agenti per lo Sviluppo di Cultura e Impresa

e FACE – Formazione, Autovalutazione e Consulenza per l’Emersione – Xianmianmao hanno sperimentato

un intervento strutturato, contribuendo a formare risorse professionali con competenze specifiche e

multiculturali capaci di dialogare in modo efficace anche con la comunità imprenditoriale cinese

(i “Tecnici per la Valorizzazione delle Risorse Locali”, specializzati in promozione dello sviluppo locale

all’interno delle aziende, con particolare riferimento alla cultura della legalità) e realizzando dei veri e

propri “check-up” aziendali per l’integrazione imprenditoriale che hanno coinvolto su base volontaria più

di 150 imprese.

Sulla base degli esiti di questa prima sperimentazione, la collaborazione con la Camera di Commercio

di Prato per la realizzazione del progetto “Integrazione imprenditoriale” ha consentito di sviluppare

un approccio innovativo e articolato, alla ricerca di connessioni con l’imprenditoria pratese di origine

straniera, allo scopo di sviluppare e di qualificare la capacità degli imprenditori stessi di essere

protagonisti, di costruire una rete di relazioni efficace sul territorio e di certificare il proprio prodotto .

B I A G IV I N I C I O

Dirigente Area di Coordinamento“Politiche di solidarietà sociale e integrazione socio-sanitaria”

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Introduzione p/4

#1 Il contesto teorico p/5

#2 I cinesi a Prato: peculiarità del distretto e dinamiche migratorie p/7

#3 Case study: le imprese straniere a conduzione giovanile p/11

# 3.1 Definizione e descrizione del caso studio di riferimento p/11

# 3.2 Metodologia p/14

# 3.3 Profilo dei giovani imprenditori stranieri nel distretto pratese p/16

# 4 Conclusioni e possibili implicazioni di policy locale p/29

Bibliografia p/31

A M B R A CO L L I N O

A cura di

I M P R E N D I TO R I AG I O VA N I L E C I N E S EA P R ATO

N U O V E F O R M E D I I M P R E S A E P R O S P E T T I V E D I S V I L U P P O LO C A L E

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L a provincia di Prato è stata indicata come la provincia italiana con la più alta percentuale di popolazione immigrata sulla popolazione

residente (pari al 15,4%) ed e’ anche fra le province italiane con il più alto numero di imprese con un titolare straniero (Irpet, 2015). Questo report nasce dall’analisi effettuata durante lo svolgimento del corso per la formazione di tecnici ASCI, che si è posto l’obiettivo di formare figure con competenze trasversali in grado di analizzare il contesto territoriale di riferimento ponendo l’attenzione su questioni specifiche, non solo economiche, ma anche culturali, che fossero in grado di cogliere elementi tecnici e peculiarità culturali delle singole comunità insediate sul territorio pratese fornendo alle istituzioni ed agli enti preposti soluzioni e consigli ad hoc a supporto delle attività di monitoraggio ed operative sul campo. L’obiettivo che si pone questo report, pensato e realizzato all’interno del ++++++ finanziato dalla Camera di Commercio di Prato, è quello di analizzare appunto alcuni elementi nuovi, che sono emersi durante il percorso di studi: vi è prima di tutto la consapevolezza di nuove forme di imprenditoria che hanno, sotto diversi punti di vista, mutato l’assetto locale delle imprese cinesi e ne hanno differenziato le attività e gli obiettivi produttivi. La nostra riflessione è partita dalla presa di coscienza che sull’argomento si sono avvicendate voci e opinioni diverse spesso fondate sull’analisi delle attività della comunità cinese attraverso luoghi comuni. Questo, secondo noi, è una modalità di analisi incompleta che non tiene conto dei cambiamenti interni (dinamiche e flussi migratori, sviluppo di nuclei famigliari cinesi a Prato e susseguirsi di diverse generazioni di imprenditori e lavoratori all’interno dell’enclave) ed esterni(cambiamenti nell’assetto economico internazionale, decrescita del PIL cinese e conseguente rallentamento dell’economia interna e mutamento del mercato del lavoro cinese) che hanno avuto una certa ripercussione sulla comunità cinese presente sul territorio pratese.

Ciò che riteniamo importante è, quindi, conoscere più a fondo le dinamiche ed i rapporti esterni ed interni della comunità imprenditoriale cinese di Prato per poter tracciare azioni di sviluppo comprendendo le attuali peculiarità e le opportunità di interazione future. Il report è suddiviso in tre parti: in primis, verrà fornito un quadro teorico di riferimento, che si pone l’obiettivo di dare al lettore una panoramica generale che riveda la principale letteratura di riferimento sull’argomento. Nella seconda parte, invece, si approfondirà la storia della comunità cinese presente a Prato, delineandone peculiarità in termini distrettuali e dinamiche migratorie. L’ultima parte, che rappresenta il focus del nostro lavoro, si concentrerà su una precisa categoria di imprenditori cinesi presenti sul territorio, rappresentata dai giovani cinesi che hanno deciso di dirigere aziende ed attività a Prato. Ci focalizzeremo sulle loro storie e cercheremo di comprendere quali siano i loro comportamenti nei confronti del contesto industriale, della società e della cultura che li circonda. Loro, secondo noi, rappresentano il presente e il futuro della comunità cinese, che si evolve, muta e diventa parte sempre più integrante in un contesto economico locale nel quale non sono più ammissibili categorizzazioni, etichettature e differenziazioni culturali. La globalizzazione ci ha portati all’interazione continua ed è per questo che pensiamo che i giovani imprenditori cinesi fungano ponte tra due comunità che presentano infinite similitudini e punti di contatto, economici, culturali e sociali. Speriamo quindi che questo lavoro possa essere da spunto per trovare nuovi punti di incontro e nuove forme di dialogo per uno sviluppo futuro armonioso.

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# 1 Il contesto teorico

Il territorio provinciale pratese conta da anni una forte concentrazione di cittadini cinesi: si tratta di una presenza numerica tra le più alte in Europa che fa si che le relazioni tra la Provincia di Prato e la comunità cinese siano diventate sempre più forti ed interdipendenti. Nel caso specifico della nostra ricerca, il contesto teorico di riferimento prende spunto dagli studi più rilevanti sui fenomeni migratori in generale e, nello specifico, di quelli dalle province costiere cinesi verso l’Italia (Berti, Pedone e Valzania, 2013; Bracci (2009), Ceccagno (2003, 2004, 2009); Colombi, 2002; Marsden e Caserta, 2010). Gli studi sulla materia, iniziati intorno agli anni ’90, si focalizzano su diversi aspetti relativi a questo fenomeno ed è quindi utile un richiamo ai risultati per comprendere al meglio motivazioni e specificità del nostro lavoro. Come indicato nello studio di Berti, Pedone e Valzania (2013), possiamo collocare ai primi anni Novanta l’origine degli studi sulla presenza cinese in Italia, che, seppur ancora marginale dal punto di vista quantitativo, si manifestava quale un aspetto di assoluta novità: veniva definita un’immigrazione silenziosa, dalle dimensioni ridotte ma in rapida espansione (erano 520 i residenti cinesi registrati all’anagrafe di Prato nel 1990 e 210 le imprese cinesi registrate alla Camera di Commercio nel 1992).

Gli studi in materia si diramarono su due macro-aree di ricerca: da un lato economico-industriale (cfr. Becattini, 1997; Colombi, 2002) e dall’altro socio-culturale (cfr. Ceccagno, Omodeo 1995; Tassinari 1994; Ceccagno 2003c) concentrandosi sul peso e sull’evoluzione delle attività commerciali cinesi inserite nel contesto pratese prendendo in considerazione la cornice sociale di inserimento della comunità.I primi risultati fecero emergere il peso del fenomeno sull’industria locale pratese sottolineando la loro natura controterzista e la tendenza all’agglomerazione geografica con conseguenti difficoltà di integrazione sociale. Questi studi, che rappresentano la base dalla quale si sono poi sviluppati e concentrati gli approfondimenti in materia, hanno subito diverse interpretazioni talvolta scorrette, che hanno diffuso una certa idea nei confronti della comunità cinese, cioè etnicamente predisposta all’isolamento culturale ed economico.Gli anni duemila videro un rapido aumento della comunità sul territorio ed una decisiva trasformazione e strutturazione del distretto produttivo cinese: le imprese passarono da 1499 nel 2001 a 4840 nel 2010.Questo portò anche ad un mutamento della natura del distretto dalla sola subfornitura alla produzione di abbigliamento in conto proprio (dai disegni dei modelli alla vendita) creando una fitta rete distrettuale di subfornitori cinesi.

Da qui gli studi hanno subito una notevole evoluzione, approfondendo diversi aspetti relativi alla “chiusura” e l’apparente isolamento del distretto cinese dal contesto circostante, le dinamiche di mobilità sociale interne ed esterne, il mercato del lavoro ed il lavoro sommerso, l’integrazione delle comunità con un focus specifico sulle seconde generazioni di migranti e sui giovani cinesi cresciuti a Prato.Gli studi appaiono estremamente eterogenei e privi, purtroppo, di un filo comune di ricerca, sinonimo di mancata sistematicità nel processo di studio su un fenomeno del tutto rilevante sia socialmente che economicamente; a questo, come dicevamo prima, si aggiungono il rafforzamento di stereotipi e di interpretazioni troppo generaliste/culturaliste, che non tenevano conto di aspetti peculiari della comunità di riferimento.Analizzando i lavori di Johanson G. Smyth R. French R. (2009), Marsden A. Caserta D. (2010), Berti- Valzania (2010) e Wu. B. (2010), troviamo spunti interessanti di riflessione mutuati dalla diversità di approccio analitico alla questione.

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La comunità cinese non è più un blocco monolitico privo di diversità, bensì diventa un “territorio” da analizzare con la lente di ingrandimento, caratterizzato da un’eterogeneità interna importante.Sono quindi importanti le novità prodotte dalla maturazione del fenomeno migratorio, dal ruolo delle giovani generazioni e dai processi di mobilità sociale attivati sul territorio (Berti, Valzania 2010).

Inoltre i cambiamenti globali hanno fatto emergere incontri, interazioni, scambi e collaborazioni tra lapopolazione cinese e quella autoctona. Innanzitutto di tipo economicoma anche, non meno importanti, attraverso “silenziosi processi di integrazionesociale” (Marsden 2011). A questo è legato quindi il cambiamento della ricerca sul fenomeno, che rileva una maggiore consapevolezza dell’interrelazione tra il paese di origine ed il contesto pratese: le dinamiche locali in Cina e le trasformazioni economico-sociali in atto non sono slegate da quelle della comunità cinese a Prato e vanno perciò analizzati i forti legami intracomunitari e le reti transnazionali. Da qui gli studi comparati di analisi del distretto industriale in Cina ed a Prato, i flussi migratori ed il suo rapporto con il fabbisogno sul mercato del lavoro locale, le differenti chiavi di lettura del fenomeno. Possiamo quindi ritrovare, come evidenziato da Berti , Valzania e Pedone (2013), diversi filoni di studio della comunità: aspetti socio-culturali, focus sul sistema scolastico e sulle dinamiche di integrazione (Renzo Rastrelli e Antonella Ceccagno; antropologia urbana (Massimo Bressan, IRIS); rapporti sull’immigrazione (Fabio Bracci, ASEL); aspetti sociali ed economici (Monash University); studi sul distretto e sulle attività produttive (Marco Bellandi, Daniela Toccafondi, Gabi Dei Ottati).

Il punto focale di queste ricerche si concentra sul cambio di rotta del fenomeno migratorio cinese a Prato e la necessità di una nuova analisi: son diverse le strategie economiche e produttive (non più contoterzismo ma “pronto moda”) e le aspettative del cittadino cinese sul proprio futuro (diverso sistema valoriale di riferimento e nuove dinamiche lavorative).Nonostante l’evoluzione degli studi e la diversità di approcci evidenziati precedentemente, purtroppo la discontinuità degli studi (spesso collegata strettamente alla visione della politica locale) e la conseguente diversità di obiettivi ha fatto si che rimanesse diffusa una visione ormai obsoleta della comunità, considerata come separata da quella locale e nettamente diversa (per composizione e dinamiche comportamentali) dalle restanti straniere presenti sul territorio.Il cinese, lavoratore o cittadino che sia, rappresentato come nemico a cui contrapporsi (Bracci, 2012) in un contesto sociale cittadino difficile in cui si esacerbano razzismo e discriminazione e la comunità cinese diventa, indistintamente, spesso vittima di attacchi e colpevolizzazioni.Come osservano Berti e Valzania (2013), la ricerca ha tentato in questi anni di mettere sotto osservazione critica il cosiddetto “distretto parallelo” (Ceccagno 2006; Rastrelli 2003; Bracci 2008; Bressan 2011; Bracci, Valzania 2012) e le letture ideologiche di tipo identitario (Bracci 2012). Ciò nonostante, ciò rimane circoscritto alla comunità scientifica e risulta ancora scarsa la capacità di penetrazione nella discussione pubblica.

Come evidenziato da Marsden (2011: 13): “(..) Caratteristiche proprie dei distretti industriali (quali lo stretto rapporto tra famiglia e impresa e l’elevata diffusione dell’economia informale) sono rapidamente divenute, nella rappresentazione offerta dagli organi di informazione e da numerose istituzioni, caratteristiche cinesi, strettamente legate alla chiusura e al rifiuto di integrarsi della popolazione cinese, ed all’analisi delle complesse interazioni tra italiani e cinesi nello sviluppo delle dinamiche di mercato si è frequentemente sostituito un approccio culturalista, teso ad esaltare la presunta separatezza e irriducibile alterità degli imprenditori cinesi e delle loro aziende”.

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# 2 I cinesi a Prato: peculiarità del distretto e dinamiche migratorie

Numerosi sono gli studi sul percorso evolutivo del distretto tessile cinese a Prato e riteniamo utile un breve richiamo ad alcuni aspetti utili alla nostra analisi.E’ necessaria una visione ampia e macro del fenomeno, come traspare dall’attenta analisi di Valentina Pedone (Berti, Valzania, Pedone, 2013, pag.59) che, partendo dal termine 出国(chuguo, uscire dal paese) illustra dinamiche, flussi migratori e peculiarità dei territori di provenienza dei migranti a Prato.A causa dello sviluppo e delle politica di apertura del paese (cfr. introduzione), si sono distinte diverse fasi evolutive dei flussi migratori all’estero, che potremmo suddividere come segue:Fase I:1900-1940Questi anni, caratterizzati dal primo conflitto mondiale e dalla conseguente fabbisogno di manodopera favorì i flussi migratori dalla province costiere cinesi (Guangdong, Fujian e Zhejiang) verso la Gran Bretagna (impiegati soprattutto come marinai e scaricatori). Alla fine del conflitto parte dei migranti si stabilì in Europa creando successivamente la prima comunità cinese in Italia (Pieke 1998). Fino alla Seconda guerra mondiale comunque il 90% circa di tutti i cinesi residenti all’estero ancora si trovava nel Sud-Est asiatico, prima e principale meta migratoria cinese da sempre (Wang 2007).

Fase II: 1940-1980La fondazione della RPC portò una serie di vincoli restrittivi sul fronte della migrazione all’estero fermando in parte i flussi migratori verso l’Europa.Rimasero però liberi i canali migratori da Hong Kong verso la Gran Bretagna e dai paesi del sud-est asiatico (in fase di decolonizzazione) verso i paesi a cui erano legati (Paesi Bassi, Francia e Portogallo).Il fenomeno ed il numero risultava ancora circoscritto.I migranti di questo periodo vengono definiti, come sottolinea Valentina Pedone, 华侨(huaqiao), termine spesso tradotto con “cinesi d’oltremare”. Questa tipologiadi migranti si è spostata, spinta da specifici push and pull factors(Hirsch, 2005),in diverse aree del mondo (solo in piccola parte in Europa) ed ha sviluppatosue tradizioni e suoi tratti culturali.

Fase III: 1978-2008In seguito alla fine del maoismo ed alla presa di potere da parte di Deng Xiaoping, il paese intraprese un lungo processo di apertura (open-door policy) che permise alla Cina un rapido (troppo!) sviluppo economico e portò ad una serie di cambiamenti repentini: la creazione di quattro zone economiche speciali (ZES) sulla costa, l’implementazione di riforme economiche importanti nelle province del paese e liberalizzazioni economiche che hanno agevolato massicciamente il fenomeno migratorio interno (dalle aree rurali alla costa) e verso l’estero.La migrazione internazionale è stata vista, da parte di molti lavoratori cinesi, come un’opportunità di arricchimento e di miglioramento delle proprie condizioni di vita in alternativa al mercato del lavoro locale.

Per un approfondimento sul tema, consultare (Pieke F.N. (2001), Recent Trends in Chinese Migration to Europe: Fujianese Migration in Perpective, in IOM Research Series, 6.– (2012), Immigrant China, in “Modern China”, 38, 40, 41-77.Pieke F.N., Nyíri P., Thunø M., Ceccagno A. (2004), TransnationalChinese, Stanford, Stanford University Press.

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In particolare, i flussi migratori riguardano le zone di Fujian, Zhejiang e Dongbei (Manciura), sulle quali vanno fatte alcune precisazioni di tipo culturale/sociale (cfr. 2.2). Questa tipologia di migranti viene spesso definita 新移民(xinyimin), nuovi migranti, con peculiarità valoriali e culturali diverse rispetto alla precedente generazione di migranti.

Fase IV: 2008-Anche se non corredati da molti studi, il periodo successivo alla crisi finanziaria del 2008 rileva un’inversione di tendenza nei flussi migratori verso l’Europa e verso l’Italia dei lavoratori migranti cinesi.Nello specifico del contesto italiano, sembra che molti imprenditori cinesi e lavoratori considerino di gran lunga più conveniente il rientro in Cina, dati gli alti costi di manodopera, produzione e la diminuzione delle esportazioni e delle vendite a livello italiano/europeo dovute alla crisi finanziaria.Parallelamente, si iniziano a riscontrare problemi nell’approvvigionamento della forza lavoro, soprattutto a causa di una forte diminuzione dei migranti sul territorio e ad un diverso sistema valoriale e di aspettative delle nuove generazioni di lavoratori cinesi.

Per comprendere al meglio chi sono i cittadini cinesi a Prato, è necessaria una premessa sulle peculiarità culturali della comunità che, come abbiamo visto, presenta caratteristiche diverse in base al periodo di arrivo in Italia e, non meno trascurabile, alle zone di provenienza.I migranti provenienti dal Zhejiang costituiscono almeno l’80% dei cinesi in Italia, mentre gli altri due flussi (Fujian e Manciuria) ne costituiscono insieme solo il 10% circa (Cologna 2004).In generale, la provincia dello Zhejiang è caratterizzata da una forte propensione al commercio e da uninnato spirito imprenditoriale che fonda le sue radici nell’antichità.

La zona del sud-est dello Zhejiang ha vissuto un certo isolamento nel periodo maoista in cui questa caratteristica (l’imprenditorialità) era naturalmente vista come un segno di insubordinazione alle direttive centrali. In effetti è soprattutto proprio durante l’epoca maoista che paradossalmente si sono andate esasperando alcune tendenze, laddove il governo centrale, poco incline appunto ad accettare le numerose violazioni al divieto di svolgere attività commerciali private, ha limitato molto gli investimenti di denaro pubblico in questa zona, di fatto alimentando una sorta di spinta all’autogestione (Pedone, 2013).

Nello specifico Wenzhou, ha delle caratteristiche tali da essere divenuta la patria diuno specifico modello di produzione detto appunto dagli osservatoriinternazionali e dagli stessi politici cinesi il Wenzhou model (温州模式) (cfr. Bellandi, Biggeri). Questo modello, in parte osteggiato e del tutto marginalizzato durante il maoismo, è di fatto stato preso come esempio di successo a partire dagli anni ’80 dall’ascesa di Deng Xiaoping, che al contrario lo supportò investendo e proponendolo come modello anche in altre zone del paese.Questo comportò una replica dei principi e dei modelli distrettuali Wenzhounesi ed alimento una massiccia emigrazione verso l’estero proprio a partire dagli anni ’80.

Il profilo di questi migranti risulta interessante proprio in considerazione del contesto di partenza: essi non fuggivano dalla povertà bensì, spinti dall’innato spirito imprenditoriale, lasciavano la Cina in cerca di maggiore fortuna e per fare impresa.

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A differenza dei cinesi dello Zhejiang, quelli del Fujian provengono da una zona in cui vi era un alto tasso di disoccupazione dovuto allo smantellamento delle industrie statali nel periodo post-Mao: la loro condizione di partenza e le spinte all’emigrazione risultano quindi molto diverse ed è anche questo il motivo per cui attualmente essi occupino le posizione più basse all’interno dell’enclave cinese, lavorando principalmente come forza lavoro a basso costo a condizioni molto dure nelle imprese dei Wenzhouesi.Un’ultima precisazione va fatta nei confronti della comunità meno numerosa presente sul nostro territorio, ovvero quella proveniente dal Dongbei (la cosiddetta Manciuria).Secondo le ricerche di Valentina Pedone, questi migranti vengono definiti “migranti di metà carriera”, costituiti cioè da persone che hanno perso il proprio posto di lavoro a causa di uno smantellamento delle grosse industrie pesanti presenti nelle province di Jilin, Liaoning ed Heilongjiang.I migranti uomini trovano spesso lavoro nelle aziende dei Wenzhounesi e le donne, data la buona pronuncia in cinese standard, spesso vengono impiegate come baby- sitter nelle famiglie cinesi (ma data le poche garanzie sociali e contrattuali finiscono nei canali della prostituzione).

L’eterogeneità nella composizione dell’enclave di migranti sul territorio pratese è alla base del diverso sviluppo delle attività produttive e dei settori di riferimento della comunità, nonché delle diverse relazioni che hanno permesso al distretto di svilupparsi ed evolvere nel tempo. Come analizzato nel rapporto IRPET, le reti sociali ed economiche nei cluster di imprese cinesi sul territorio pratese presentano peculiarità simili a quelle dei distretti di provenienza delle comunità cinesi.Seguendo il cosiddetto modello interattivo tra fattori dal lato dell’offerta (caratteri dei migranti) e fattori dal lato della domanda (struttura delle opportunità nel contesto di immigrazione, Waldinger, Aldrich, Ward 1990), il cluster di imprese a conduzione cinese ha subito un’evoluzione importante sul territorio diventando, in pochi anni, parte fondante e fondamentale del sistema industriale pratese, per le sue caratteristiche ed i volumi di produzione.

Grazie agli approfondimenti di Marsden (2002), sono stati messi in luce i tanti punti in comune tra il distretto cinese a Prato e quello di Wenzhou: presenza di micro-imprese a conduzione familiare, importanza delle reti di relazioni personali per l’ampliamento e la buona resa del distretto e specializzazione settoriale.Il distretto ha subito una serie di modifiche importanti passando da terzista (offrendo la stiratura o la “bottonatura” e la cucitura dei capi) Guercini 2002, Iris 1997 a lavorazioni pronto moda (Colombi2002b, pp. 31-33).Oltre agli aspetti prettamente economici, ciò che emergeva da queste ricerche erano i punti in comune con il distretto locale cinese: lavoro irregolare, forte interconnessione tra le aziende, creazione di un cluster apparentemente impenetrabile e a circuito chiuso, competitività a livello di costi, produzione just in time ed alto turnover dei lavoratori (reclutati esclusivamente all’interno della stessa enclave).

“Gli abiti di Prato sono freschi come i frutti di mare di Wenzhou” , dichiara un imprenditore locale, in riferimento alla portata ed all’importanza chiave del distretto in Italia ed in Europa.Ciò che emerge da una ricerca a cui ho collaborato nel 2012 durante il dottorato di ricerca con il Prof. Biggeri e la ricercatrice Zhou Huanhuai, identifica il contesto di riferimento nella provincia dello Zhejiang e ritrova molti punti in comune tra il modello di sviluppo industriale di questa provincia e la realtà italiana soprattutto in termini di clusterizzazione del sistema industriale.

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Da un punto di vista economico, le imprese cinesi presenti nella provincia di Prato e di Firenze possono essere suddivise principalmente in tre macro categorie: alta moda, fornitura per noti marchi italiani di lusso e imprese famigliari.Questa differenziazione ci permette di comprendere le peculiarità e le complessità di un cluster che, molto spesso, viene identificato come realtà monolitica priva di differenze al suo interno.Le prima due categorie rientrano nel cosiddetto processo di sviluppo virtuoso (high road), in cui i differenti attori del sistema locale cooperano e competono allo stesso tempo, in ciò stimolando una maggiore efficienza sistemica, e quindi maggiore innovazione e competitività del sistema produttivo. Un ambiente competitivo non distruttivo conferisce alle imprese i giusti incentivi a innovare. Un ambiente collaborativo consente alle imprese di coagulare risorse quando richiesto dalle condizioni di mercato o quando ciò risulti efficiente dal punto di vista dei costi, nonché di fornire servizi pubblici attraverso l’azione collettiva e l’interazione pubblico-privata (Bellandi, 2013). L’altra dimensione è quella dello sviluppo umano locale, con le caratteristiche che influiscono positivamente e più direttamente su tale aspetto, come la salute, l’istruzione, la previdenza sociale, la protezione dell’ambiente, ecc. Fra le due dimensioni vi sono interdipendenze profonde. Le associazioni di produttori e i sindacati sono strettamente coinvolti in tale processo, così come le organizzazioni per la formazione e i governi locali: anzi è dall’azione consapevole di queste associazioni che prendono forza i presupposti per spostare il sentiero di sviluppo locale verso la high road.

L’ultima categoria, quella delle micro-imprese famigliari, è stato per anni il focus di ricerca di molti studiosi del sistema industriale pratese, mettendo in luce le peculiarità di questo gruppo, ovvero la dimensione dell’impresa, la lottizzazione dello spazio e le critiche condizioni lavorative.Esso rientra nella cosiddetto processo di sviluppo imprenditoriale low road, che ha una dinamicità dipendente dal mantenimento di investimento di imprese esterne, in cui le imprese locali sono poco specializzate e i rapporti fra queste sono spesso ridotte alla mera concorrenza per le commesse delle grandi imprese che hanno sedi nel sistema locale. Il governo locale è scarsamente attivo e vi sono pochi cambiamenti istituzionali, si cerca di mantenere il costo del lavoro al livello più basso possibile, anche con processi di continua immigrazione da zone rurali. Nei casi peggiori i lavoratori non dispongono di alcuna forma di protezione sociale.Sul territorio pratese coesistono e convergono queste due diverse forme di impresa, che inglobano elementi di high road e di low road: esse continuano ad evolvere, non si fermano ai lavori più dequalificati, incorporano tecnologia dall’estero, immettono formazione di capitale umano, e sviluppano capacità distrettuali che si incrociano con quelle delle imprese multinazionali e locali.

Internazionalizzazione ed innovazione sono quindi gli elementi distintivi delle imprese cinesi che hanno deciso di seguire un modello di sviluppo attento ed oculato, che si pone l’obiettivo di produrre la qualità e di porre attenzione sui processi e prodotti. Le competenze di questi sistemi produttivi fanno quindi capo a conoscenze interne ed esterne e si focalizzano sulla rete di relazioni tra imprese e con attori all’interno ed all’esterno del distretto, nel segno della qualità e dei prodotti e del lavoro, e dell’ibridazione delle conoscenze tecnologiche e del design, per personalizzare i prodotti alle specificità dei vari mercati nazionali.

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# 3

# 3 .1

Case study: le imprese straniere a conduzione giovanile

Definizione e descrizione del caso studio di riferimento

Ogni qualvolta si affronti il tema dell’immigrazione, ci si trova inevitabilmente di fronte a due aspetti: da un lato i bisogni e la logica funzionale dei paesi di accoglienza, dall’altro il bagaglio esperienziale degli immigrati.Come sosteneva già nel 1776 Adam Smith “l’uomo è davvero fra tutte le merci la più difficile da importare, poiché con lui si muove il suo – più o meno ricco-bagaglio esperienziale che incontra la società di importazione”.Gli immigrati che producono sono gli stessi che, molto spesso, mettono radici nel paese ospitante costruendo una loro famiglia che sarà presente ed integrata sul territorio (o così dovrebbe essere considerata). Come sostiene Zanfrini (2007, 35) le tipologie con le quali organizziamo il fenomeno migratorio e lo definiamo più che riflettere la sua natura obiettiva rispecchiano le aspettative e gli interessi della società di destinazione.Quest’ultima parte tenterà di concentrarsi sulla globalità del fenomeno migratorio in termini maggiormente analitici, fornendo in primis una breve rassegna degli studi sulle famiglie di migranti e sulle diversità tra migranti adulti e giovani, concentrandosi poi sulla comunità cinese presente a Prato. Nonostante la numerosità di studi sui giovani migranti cinesi a Prato, abbiamo ritenuto opportuno concentrarci su un fenomeno che tutt’oggi risulta scarsamente studiato, ovvero quello relativo alle imprese a conduzione giovanile presenti sul territorio pratese. Gli studi sui giovani cinesi sono, infatti, maggiormente concentrati sugli aspetti relativi alla scolarizzazione, all’integrazione in ambito scolastico, all’analisi socio-culturale del fenomeno, tralasciando quindi aspetti che, a nostro avviso, risultano di vitale importanza in un contesto industriale globalizzato in cui la comunità cinese assume un ruolo chiave al suo interno e con l’esterno.

Molto spesso abbiamo sentito nominare il termine G2, ovvero seconda generazione, in riferimento ai figli dell’immigrazione nelle società di arrivo.Questa definizione, spesso abusata, rischia secondo molti studi e anche a nostro avviso, di trasformare il concetto di seconda generazione in uno stereotipo ingabbiando le infinite traiettorie di vita in schemi soffocanti e attribuendo sempre un legame con il luogo di nascita dei genitori (Demarie e Molina, 2004).Bisogna quindi prestare particolare attenzione alle questioni puramente definitorie quando ci si addentra in un argomento così spinoso e delicato che riguarda e coinvolge una parte consistente dei migranti presenti nel nostro paese e, anche, sul territorio pratese.Numerosi sono gli studi che prendono come riferimento questa linea divisoria tra genitori e figli trattando temi relativi al processo di assimilazione culturale nella società di arrivo (Gordon, 1964), al difficile adattamento alla società di arrivo ed ai problemi identitari (Castels, Kosack, 1976, 365). Molte teorie di quegli anni rendevano responsabile solo il migrante del processo di integrazione nelle società di arrivo, senza tener conto del ruolo delle istituzioni e del governo in questo delicato processo.

R E L A Z I O N E F I N A L E

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L E S E T T E D I M E N S I O N I D E L

P R O C E S S O D I A S S I M I L A Z I O N E

E L A B O R AT E DA G O R D O N

C U LT U R A L E

S T R U T T U R A L E

CO N I U G A L E

I D E N T I F I C A Z I O N A L E

R E C E T T I V I T ÀAT T I T U D I N A L E ( A S S E N Z A D I P R E G I U D I Z I O)

R E C E T T I V I T ÀCO M P O R TA M E N TA L E( A S S E N Z A D I D I S C R I M I N A Z I O N E )

R E C E T T I V I T À C I V I C A( A S S E N Z A D I CO N F L I T TOD I VA LO R I E D I P OT E R E)

Superficiale adozione del modo di vita del paese di accoglienza

Inserimento negli organismi della società di arrivo

Fonte: Gordon (1964)

Matrimoni misti

Iniziale identificazione con il paese di arrivo ed il suo tessuto istituzionale

Cessazione delle rivendicazioni nei confronti della società di arrivo

Termine delle pratiche discriminatorie nei confronti degli immigrati

Inserimento nella vita politica locale e abbandono di tutte le attività di tipo etnico

In seguito a queste prime teorie lineari, si sono fatte avanti molti altri studiosi che hanno delineato un quadro del tutto disomogeneo, soprattutto per quanto riguarda i processi di integrazione ed inserimento nella società dei giovani migranti cosiddetti di “seconda generazione”. Molto spesso risultava del tutto inesatto il processo di straight line assimilation ed al contrario persistevano fortemente aspetti culturali e tradizionali tipici della comunità di appartenenza.Gli studi maggiormente di spicco sull’argomento sono certamente quelli di Colombo (2002) ed Ambrosini (2001) che si concentrano su analisi dei risultati del processo di assimilazione/integrazione e sulla crisi delle teorie di

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assimilazione elaborate nei decenni precedenti.Si rileva una mancanza di dispersione di lingua e cultura di origine (fortunatamente!) e la persistenza di un forte senso di appartenenza alla comunità di origine: i figli non tendono ad un processo di assimilazione lineare omogeneo bensì vivono sospesi tra “due mondi”, in cui coesistono aspetti della società di appartenenza e del contesto locale. I criteri di definizione dei migranti si sono delineate principalmente seguendo tre criteri: il progetto migratorio, la cittadinanza, il paese di origine. Questi principi risultano però inappropriati nella definizione del nostro target di riferimento, in quanti i giovani sono cresciuti o nati in Italia e risultano perciò diversamente inseriti nel contesto locale.

Come indicato nella tabella 2, le variabili discriminanti nel definire l’appartenenza generazionale sono indicativamente quelle relative al luogo di nascita ed all’ età al momento della migrazione. Chi arriva in Italia da 6 anni in su viene considerato già distante dalle cosiddette seconde generazioni (che comprendono nella tabella i minori considerati 1.75-2.0), perché portano dal paese dal paese di origine un bagaglio di conoscenze, norme e sistemi valoriali che li collocano a metà di un percorso tra i genitori (la cosiddetta prima generazione) ed i connazionali nati in Italia.Seguono le teorie di assimilazione segmentata di Portes e Rumbaut (2001), che rispecchiano in maniera puntuale ciò che costituisce il punto di partenza della nostra ricerca: le difficoltà dei fattori di background (familiari e personali), degli ostacoli esterni (discriminazione, barriere di ingresso sul mercato del lavoro, marginalizzazione urbana e subculture giovanili) e l’eterogeneità dei percorsi, a volte accidentati, dei singoli individui (tassi di insuccesso scolastico e dispersione, segregazione e difficoltà a cambiare percorso rispetto ai genitori).Assumono vitale rilevanza, nel processo di rafforzamento o ritardo al processo di assimilazione, alcuni aspetti peculiari delle comunità: il ruolo delle reti e del capitale etnico all’interno della società di arrivo,

D E F I N I Z I O N E G E N E R A Z I O N A L E

D E I M I N O R I S T R A N I E R I

> 1 8 1 4 -1 8 6 -1 4 3 - 6 < 3

1 . 0 1 . 2 5 1 . 5 1 . 7 5 2 . 0 *

E * * E E E E / I

Età di immigrazione

Generazione

Luogo di nascita

* appartengono alla generazione 2.0 anche coloro che nascono nel paese di immigrazione dei genitori

**Luogo di nascita: Estero (E), Italia (I)

Fonte: Elaborazione su Rumbaut (1997)

TA B . 2

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l’ethnic business, il ruolo delle istituzioni nel favorire la lotta al traffico di lavoratori clandestini, le norme di discriminazione nell’accesso al mercato immobiliare e del lavoro, il ruolo del contesto locale nei confronti della comunità (percezione, segregazione spaziale e politiche scolastiche).Nel caso specifico della comunità cinese, gli studi sull’argomento si sono spesso concentrati sugli aspetti prettamente scolastici (incompetenza in L2, segregazione e marginalizzazione scolastica, socializzazione tra giovani cinesi e strategie transnazionali nell’educazione dei figli) con approfondimenti sul livello culturale ed il relativo status occupazionale tra gli insediati in Italia.Interessante l’analisi delle aspirazioni di alcuni genitori cinesi nei confronti dei loro figli, che perseguono un livello culturale avanzato ed una tipologia di occupazione diversa per la generazione che li seguirà.Non abbiamo trovato particolari approfondimenti sull’argomento e speriamo quindi di poter dare il nostro contributo nel far luce su un fenomeno che risulta sempre più rilevante all’interno della comunità, ovvero la diversità di collocazione lavorativa dei giovani cinesie la presenza di un tessuto di imprenditoria giovanile particolarmente interessante per l’evoluzione della comunità cinese sul territorio pratese. Il nostro campione di riferimento è quello che viene indicato, in tabella 2, 1.75-2.0, in quanto ci riferiamo a giovani imprenditori e lavoratori nati o cresciuti in Italia.Non ci sembra opportuno riferirci a loro come seconda generazione, in quanto ci crea una certa distanza dai concittadini pratesi. Preferiamo quindi descriverli come giovani imprenditori, cittadini pratesi a tutti gli effetti.

Oltre ad una prima revisione della letteratura di riferimento, la metodologia delineata nella ricerca ha tenuto conto di diversi aspetti relativi al campione di riferimento: numerosità e composizione, complessità del fenomeno analizzato, disponibilità degli individui osservati e possibili problematiche relative alle singole metodologie a disposizione.Identificati gli obiettivi conoscitivi del nostro studio, la scelta del materiale empirico è stata orientata alla costruzione di frame work di analisi che tenesse in considerazione alcune dimensioni di analisi specifiche:

A . Profilo demografico

B . Vita quotidiana e cultura

C . Economia e lavoro

La scelta di queste tre dimensioni ha cercato di sopperire un gap relativo al target di riferimento: nella letteratura esistente, come già accennato nella precedente revisione degli studi, fa riferimento ad alcuni aspetti relativi ai giovani cinesi presenti sul territorio pratese: mancano analisi relative al mercato del lavoro ed alle attività economiche in cui essi sono coinvolti.Successivamente, sempre riflettendo sugli obiettivi della ricerca e sugli interessi specifici del nostro studio, abbiamo focalizzato la nostra attenzione su alcuni punti:

# 3 . 2 Metodologia

Cfr. “The second new generation”(Portes, 1996)[3 ]

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A . Profilo demografico› Evoluzione nel tempo› Caratteristiche socio demografiche› Processi migratori decisionali› Integrazione

B . Vita quotidiana› Situazione abitativa› Percorso scolastico› Reti sociali› Associazionismo

C . Economia e lavoro› Settori lavorativi› Ingresso sul mercato italiano› Peculiarità imprenditoriali

Abbiamo tratto spunto da due precedenti questionari, validati ed utilizzati in tre field research svolte a Wenzhou (con la ricercatrice Zhou Huanhuai), Jiangsu (in collaborazione con il sindacato JFTU) e Beijing (visiting presso l’Accademia delle Scienze Sociali) durante il dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Firenze.Riguardo le modalitàabbiamo ritenuto fondamentale la creazione di un momento di confronto costruttivo e proattivo con il campione individuato (secondo le disponibilità) .

Perciò abbiamo seguito il seguente metodo di analisi:

› Individuazione di imprenditori giovani con un’età compresa tra 18 e 45 anni (contattati dai colleghi ASCI e Progetto Prato)

› Creazione di un momento di confronto e di un focus group con cinque domande di approfondimento, legate ad alcuni punti focali relativi al questionario:· Quali sono stati i fattori che vi hanno permesso di avviare una vostra attività e mantenerla nel tempo?· Quali sono, a livello imprenditoriale, le difficoltà maggiori che incontrate a livello locale?· Quali possono essere i modi migliori per diminuire questi ostacoli?· Quali sono le misure da adottare per migliorare il processo di integrazione ed inclusione?· Cosa vi aspettate a livello locale in termini di politiche e misure ad hoc per le imprese?

Considerata la numerosità degli imprenditori giovani nel distretto e la partecipazione ai focus group, possiamo quindi considerare il nostro un case study che, seppur con alcune limitazioni di carattere analitico, risulta importante per un primo approfondimento sull’imprenditoria giovanile cinese.

Cfr. “Processi industriali e parti sociali: una riflessione sulle imprese italiane in Cina (Jiangsu) e sulle imprese cinesi in Italia (Prato)”, A. Collino, M. Biggeri e L. Murgia, FUP presso (2015) e PhD thesis “Chinese Economic Reforms and Social Change: Effects on Internal Migrants’ Well-being, A. Collino (2014)

[4 ]

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I momenti di confronto informali ci hanno permesso di raccogliere diverse opinioni sul contesto locale e li utilizzeremo, nella descrizione dei risultati, aggregati e sintetizzati per macro-aree di analisi da parte degli imprenditori presentando quindi alcuni punti focali della discussione ed elaborando alcune possibili implicazioni di policy locale indicate dai giovani imprenditori per migliorare l’assetto locale e lavorativo pratese.

# 3 . 3 Profilo dei giovani imprenditori stranieri nel distretto pratese

I S C R I Z I O N E D I I M P R E S E A C O N D U Z I O N E S T R A N I E R A ( 2 0 1 4 ) :

A N DA M E N TO E % S U L TOTA L E D E L L E I M P R E S E

F I G U R A 1

2006

44,6

44,3 46

,9

52,5

52,3

51,7

50,8 52

,8

51,3

25,0

30,0

35,0

40,0

45,0

50,0

55,0

60,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

45,0

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

Provincia di PratoIscrizioni di imprese a conduzione straniera(% sul totale e andamento dei tassi di iscrizione)

Tass

o di

iscr

izio

ne (%

)

Iscr

izio

ni st

rani

ere

(% su

l tot

ale)

% su Totale Provincia Tax ISCR Cinesi

Tax ISCR Straniere

Elaborazione su dati INFOCAMERE (2015)

I N T E G R A Z I O N E I M P R E N D I T O R I A L E

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Il quadro che emerge rispecchia la tendenza di sviluppo delineata nei report riguardante l’imprenditoria straniera in provincia: oltre il 51% degli avviamenti è da imputarsi a soggetti nati non in Italia, che prediligono come forma di azienda la ditta individuale (perché maggiormente snella nelle procedure e nella gestione).Come possiamo però notare nella figura 1, sono ormai lontani i tassi di crescita di un decennio fa e il ritmo di crescita ha certamente subito un rallentamento negli anni. Nonostante ciò, l’imprenditoria straniera rimane presente nel sistema industriale pratese. Ciò è confermato dai dati presentati nel rapporto, che evidenziano un tasso di crescita positivo per tutti i settori le cui aziende sono a conduzione straniera.Un ruolo preponderante lo assume, ormai da tempo, l’imprenditoria cinese che risulta essere ormai parte integrante ed integrata del sistema economico locale e presentando alcune peculiarità culturali (cfr. pag.7) ed economiche che andremo qui di seguito a delineare.

Ad una prima analisi, appare evidente ed in linea con la letteratura di riferimento del settore, come l’imprenditoria cinese sia ancora prevalentemente concentrata sul tessile e sul settore manifatturiero anche se, a partire dal 2014, sembra essersi avviato un processo di diversificazione settoriale per cui le attività di preferenza risultano essere maggiormente trasversali e dedicate a settori meno tradizionali. E’ il caso infatti delle attività commerciali, soprattutto grossisti ed intermediari, nonché dei servizi (principalmente assicurazioni, agenzie di viaggi, strutture ricettive e fornitura di servizi per i cittadini di nazionalità cinese).Interessante e da monitorare, a mio avviso, lo spostamento delle attività sul settore primario, nelle quali gli imprenditori di nazionalità cinese stanno iniziando ad interessarsi attraverso l’acquisto di terreni e serre.In generale, il trend di sviluppo delle imprese cinesi risulta essere sempre positivo ma decrescente se paragonato agli iniziali tassi di crescita eccezionali: questo fenomeno, secondo alcuni studi, è dovuto allo spostamento delle attività produttive in altri luoghi (in Italia ed in Europa) e, da non trascurare, ad una conseguenza della crisi finanziaria del 2008 e dell’aumento dei prezzi degli standard richiesti nelle imprese che hanno avviato un processo di rientro degli imprenditori in Cina.

A L C U N I DAT I C H I AV E R E L AT I V I

A L L’ I M P R E N D I TO R I A C I N E S E

( A G I U G N O 2 0 1 5 )

6 3 , 9 %

M A N I FAT T U R I E R O 7 7 %CO M M E R C I O 3 9 , 5 %S E R V I Z I 9 , 4 %

% sul totale delle imprese straniere

Settori di preferenza(% di nuove iscrizioni in provinciasul totale iscrizioni del settore)

Fonte: Elaborazione su dati report imprenditoria straniera CCIAA 2015

TA B . 3

R E L A Z I O N E F I N A L E

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A N A L I S I S E T TO R I A L E D E L L E I M P R E S E A

C O N D U Z I O N E C I N E S E ( A G I U G N O 2 0 1 5 )

Fonte: Elaborazione su dati report imprenditoria straniera CCIAA 2015

Secondo alcune interviste fatte ad imprenditori del settore, che ho svolto durante audit economico-sociali per conto di un’agenzia privata nella provincia di Prato e Firenze, l’innalzamento dei costi, la crescente competizione, la numerosità delle micro-imprese sul territorio, le difficoltà del sistema economico ed l’aumento dei controlli con conseguente inasprimento delle procedure valutative, hanno fatto si che molte imprese preferissero chiudere rientrando in Cina o spostandosi in luoghi in cui vi fossero meno problematiche.Per questo motivo, ci concentreremo sulle imprese attive a Prato e sulle peculiarità di queste ultime.

AGRICOLTURA E PESCA

MANIFATTURIERO

COMMERCIO

ALBERGHI E RISTORANTI

SERVIZI

INDUSTRIE TESSILI

CONFEZIONI

TRASPORTI

CREDITO E ASSICURAZIONI

ATTIVITÀ INFORMATICHE

ATTIVITÀ IMMOBILIARI

SERVIZI PUBBLICI E SOCIALI

1 3

4 0 1 7

9 1 9

1 8 0

3 0 6

3 5 3

3 4 2 4

1 0

1 7

1 0 1

1 2

8 2

3 1

4 2 1 2

1 9 7 9

3 0 8

8 6 7

4 0 8

3 4 6 1

7 8

4 5

1 9 0

2 7

1 7 9

Settore di riferimento

Totale imprese straniere

Impreseattive cinesi

TA B . 4

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E’ interessante notare come l’imprenditoria cinese sia preponderante in tutti i settore se paragonata al totale delle imprese straniere presenti.Un altro dato interessante riguarda appunto la quota di imprese nel settore terziario: molti imprenditori hanno preferito focalizzarsi sulla fornitura di servizi al cittadino (in questo la forza della rete e lo spiccato senso imprenditoriale li ha portati ad intuire le necessità del cittadino cinese- nonché consumatore – ed è sufficiente una passeggiata in via Pistoiese per comprendere al meglio il fenomeno).

D I S T R I B U Z I O N E

S E T TO R I A L E

I M P R E N D I TO R I

S U D D I V I S O P E R

S E S S O

( G I U G N O 2 0 1 5 )

A N A L I S I E T À

I M P R E N D I TO R I

C I N E S I S U L

TOTA L E

I M P R E N D I TO R I

S T R A N I E R I

( G I U G N O 2 0 1 5 )

Fonte: Elaborazione su dati report imprenditoria straniera CCIA 2015

AGRICOLTURA

E PESCA

MANIFATTURIERO

COSTRUZIONI

COMMERCIO

ALLOGGIO

E RISTORAZIONE

SERVIZI

9

2 2 7 9

2 1

5 5 5

1 2 6

1 9 6

4

1 8 5 3

7

4 4 3

1 1 9

1 7 6

Settore FemmineMaschi

3 1 8 7 2 6 0 2TOT

TA B . 5

F I G U R A 2

2.000 2.0001.500 1.5001.000 1.000500 5000

MASCHI FEMMINE

Provincia di PratoDistribuzione dei detentori carica stranieri per fascia di età e sesso(giugno 2015)

Menoi di 30 anni

da 30 a 39 anni

da 40 a 49 anni

da 50 a 59 anni

da 60 a 69 anni

70 anni ed oltre

Cinesi Altri stranieri

Elab. C.C.I.A.A. Prato sui dati INFOCAMERE (2015)

R E L A Z I O N E F I N A L E

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Come analizzato dal dott. Caserta, notiamo come l’imprenditoria femminile assuma una certa rilevanza in tutti i settori di riferimento e rispecchia il tipo di migrazione economica che si è susseguita negli anni nel contesto pratese. Su un totale di 5789 imprenditori di nazionalità cinese, quasi la metà sono donne. Ancora più interessante risulta essere la suddivisione per fasce d’età: come notiamo in figura 2, la distribuzione dell’età si concentra- sia per i maschi che per le femmine- su una popolazione giovane: la media d’età è di 42 anni e quasi la metà degli imprenditori presenti risulta avere meno di 49 anni. Questo dato ci ha incuriositi ed è quindi per questo che abbiamo deciso di concentrare la nostra analisi su un target di riferimento “giovane”, cioè gli imprenditori sino a 45 anni.

Prima di presentare le considerazioni relative alle interviste effettuate a Prato, ci concentreremo sull’analisi dei dati relativi alle imprese attive straniere a conduzione giovanile a giugno 2015.Il dataset è stato creato partendo dai dati forniti dalla Camera di Commercio di Prato, incrociando quelli sulle imprese e sulle persone ottenendo un totale di 5432 imprese straniere presenti sul territorio nell’anno 2015.

N U M E R O D I I M P R E S E A

C O N D U Z I O N E G I O VA N I L E ,

PA E S I T I TO L A R I ( 2 0 1 5 )

Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I paesi con meno di 10 imprese

totali non sono stati inseriti

ALBANIA

BANGLADESH

BRASILE

SVIZZERA

CINA

COSTA D’AVORIO

GERMANIA

FRANCIA

MAROCCO

ITALIA(SOCIETÀ MISTE CON PAESI STRANIERI)

NIGERIA

PAKISTAN

POLONIA

ROMANIA

RUSSIA

SENEGAL

STATI UNITI

3 9 8

2 5

3 1 6 2

1 0

4 2

1 6

1 8

1 2

2 4 3

4 7 4

3 2 8

1 9 9

1 0

2 6 1

1 0

3 5

1 1

7 . 4 1

0 . 4 7

5 7 . 7 4

0 .1 9

0 . 7 8

0 . 3 0

0 . 3 4

0 . 2 2

4 . 5 2

8 . 8 3

6 .1 1

3 . 2 0

0 .1 9

4 . 8 6

0 .1 9

0 . 6 5

0 . 2 0

Paese titolare %Frequenza

Come possiamo notare in tabella 6, più della metà delle imprese a conduzione giovanile sono cinesi. Seguono, in ordine di rilevanza, le imprese italiane (società miste con altri paesi), albanesi, nigeriane, romene, marocchine e pachistane.

TA B . 6

I N T E G R A Z I O N E I M P R E N D I T O R I A L E

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A N A L I S I S E T TO R I A L E I M P R E S E A C O N D U Z I O N E

G I O VA N I L E , I M P R E S E C I N E S I E S C L U S E ( 2 0 1 5 )

Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono state inserite.

13. INDUSTRIE TESSILI(PREPARAZIONE, TESSITURA E FINISSAGGIO)

68. ATTIVITÀ IMMOBILIARI(COMPRAVENDITA, AFFITTO, MEDIAZIONE IMMOBILIARE)

32. ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE

41. COSTRUZIONE DI EDIFICI

43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI

46. COMMERCIO ALL’INGROSSO

DI CUI

46.42 COMMERCIO DI ABBIGLIAMENTO

47. COMMERCIO AL DETTAGLIO

49. TRASPORTI

56.10 RISTORAZIONE CON SOMMINISTRAZIONE

56.3 BAR

61. TELECOMUNICAZIONI

82. ATTIVITÀ DI SUPPORTO PER LE FUNZIONI DI UFFICIO

3 1

4 1

6

1 8 5

3 1

1 2 3

6 4 4

2 0 9

2 4

8 7

4 2

1 9

4 6

1 . 3 7

1 . 8 0

0 . 2 6

8 .1 5

1 . 3 7

5 . 4 2

2 8 . 3 6

9 . 2 0

1 . 0 6

3 . 8 4

1 . 8 5

0 . 8 4

2 . 0 3

Codice Ateco %Frequenza

La tabella 7 ci fornisce una panoramica sui settori maggiormente presenti tra le imprese straniere nel territorio pratese, aziende cinesi escluse. In ordine di rilevanza, le aziende di costruzioni specializzate (28.36%), commercio al dettaglio (9.20%), ristorazione e bar (5.69%), costruzione di edifici (5.42%), risultano essere le più diffuse.Di seguito forniremo una panoramica sui settori di specializzazione per paese.Abbiamo deciso di focalizzarci sui paesi maggiormente rilevanti numericamente, ovvero: Albania, Nigeria, Romania, Marocco e Pakistan.

TA B . 7

R E L A Z I O N E F I N A L E

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I M P R E S E A C O N D U Z I O N E G I O VA N I L E , A L B A N I A ( 2 0 1 5 )

I M P R E S E A C O N D U Z I O N E G I O VA N I L E , M A R O C C O ( 2 0 1 5 )

Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.

Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.

13. INDUSTRIE TESSILI(PREPARAZIONE, TESSITURA E FINISSAGGIO)

41. COSTRUZIONE DI EDIFICI

41. COSTRUZIONE DI EDIFICI

43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI

43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI

46. COMMERCIO ALL’INGROSSO

46. COMMERCIO ALL’INGROSSO

49. TRASPORTI

47. COMMERCIO AL DETTAGLIO

56.10 RISTORAZIONE CON SOMMINISTRAZIONE

82. ATTIVITÀ DI SUPPORTO PER LE FUNZIONI DI UFFICIO

82. ATTIVITÀ DI SUPPORTO PER LE FUNZIONI DI UFFICIO

8

4 7

5

5

9 2

7

1 0

6

2 7 5

8 7

7

1 8

2 . 0 1

1 1 . 8 1

2 . 0 6

1 . 2 6

3 7 . 0 2

1 . 7 5

2 . 8 8

1 . 5 1

6 5 . 3 2

3 8 . 2 6

1 . 7 5

7 . 8 1

Codice Ateco

Codice Ateco

%

%

Frequenza

Frequenza

La tabella 8 riporta i settori più importanti delle aziende albanesi: sono stati esclusi i settori con meno di cinque imprese. Al primo posto risultano le aziende di lavori di costruzione specializzati (65.32%), seguono quelle di costruzione di edifici (11.81%) e le industrie tessili (2.01%).Anche il Marocco, come notiamo in tabella 9, è presente nel settore lavori di costruzione specializzati (38.26%), anche se risultano essere importanti anche il commercio, al dettaglio (37.02%) e all’ingrosso (7.81).

TA B . 8

TA B . 9

I N T E G R A Z I O N E I M P R E N D I T O R I A L E

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I M P R E S E A C O N D U Z I O N E G I O VA N I L E , I TA L I A

E D A LT R I PA E S I S T R A N I E R I ( 2 0 1 5 )

I M P R E S E A C O N D U Z I O N E G I O VA N I L E , N I G E R I A ( 2 0 1 5 )

Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.

Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.

13. INDUSTRIE TESSILI(PREPARAZIONE, TESSITURA E FINISSAGGIO)

68. ATTIVITÀ IMMOBILIARI(COMPRAVENDITA, AFFITTO, MEDIAZIONE IMMOBILIARE)

43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI

82. ATTIVITÀ DI SUPPORTO PER LE FUNZIONI DI UFFICIO

46. COMMERCIO ALL’INGROSSO

46. COMMERCIO ALL’INGROSSO

47. COMMERCIO AL DETTAGLIO

47. COMMERCIO AL DETTAGLIO

49. TRASPORTI

56.10 RISTORAZIONE CON SOMMINISTRAZIONE

3 7

1 8 8

4 9

1 1 3

7

6 5

3 9

4 1

1 7

3 6

7 . 8 1

5 7 . 2 8

1 0 . 7 7

3 4 . 2 6

1 . 4 8

1 . 7 5

8 . 2 2

5 . 8 9

5 .1 7

5 . 9 5

Codice Ateco

Codice Ateco

%

%

Frequenza

Frequenza

Nel database delle imprese straniere notiamo la presenza di 474 imprese miste italiane.I settori di maggiore rilevanza risultano essere la ristorazione (13.71%), i lavori di costruzione specializzati (10.77%) , le attività immobiliari (8.22%), il commercio all’ingrosso (5.89%) e al dettaglio (5.95%).

TA B . 1 0

TA B . 1 1

R E L A Z I O N E F I N A L E

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I M P R E S E A C O N D U Z I O N E G I O VA N I L E , R O M A N I A ( 2 0 1 5 )

I M P R E S E A C O N D U Z I O N E G I O VA N I L E , PA K I S TA N ( 2 0 1 5 )

Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.

Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.

46. COMMERCIO ALL’INGROSSO

43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI

46. COMMERCIO ALL’INGROSSO

47. COMMERCIO AL DETTAGLIO

47. COMMERCIO AL DETTAGLIO

41. COSTRUZIONE DI EDIFICI

56.10 RISTORAZIONE CON SOMMINISTRAZIONE

43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI

61. TELECOMUNICAZIONI

4 7

2 9

7

1 8 0

1 6

2 4

9

6

3 1

2 7 . 3 1

1 1 . 1

4 . 0 6

6 8 . 9 7

9 . 3 0

1 3 . 9 4

3 . 4 3

2 . 2 8

1 8 . 0 2

Codice Ateco

Codice Ateco

%

%

Frequenza

Frequenza

Come notiamo in tabella 11 la Nigeria, a differenza di altri paesi, ha una forte presenza nel settore del commercio, sia all’ingrosso (57.28%) che al dettaglio (24.26%) ed in minima parte in attività di supporto all’ufficio (5.17%)Uno dei paesi che sta assumendo un ruolo importante all’interno del contesto industriale pratese è sicuramente il Pakistan che, come vediamo in tabella 12, risulta essere presente in diversi settori.Al primo posto troviamo aziende di lavori di costruzione specializzati (27.31%), a seguire il settore della ristorazione (18.02%) ed il commercio, sia al dettaglio (13.94%) che all’ingrosso (4.06%). Da non trascurare, la loro presenza nel settore delle telecomunicazioni (9.30%).

L’ultimo paese del quale forniamo un’analisi settoriale è la Romania: il 68,97% delle aziende lavora nell’ambito delle costruzioni specializzate, seguono poi le costruzioni di edifici (11.1%) ed in minima parte il commercio all’ingrosso (3.43%) e al dettaglio (2.28%).

Le aziende straniere non cinesi presenti nel nostro database sono in tutto 2270. Dato il peso delle aziende cinesi a conduzione giovanile sul totale delle imprese cinesi (rappresentano il 57.72% del totale), è doverosa una ulteriore analisi settoriale solo delle aziende cinesi. Oltre ad un approfondimento generale sui settori in cui operano, è interessante un’analisi comparata rispetto agli altri paesi presenti ed alle aziende cinesi in cui gli imprenditori hanno fasce d’età diverse.

TA B . 1 2

TA B . 1 3

I N T E G R A Z I O N E I M P R E N D I T O R I A L E

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A N A L I S I S E T TO R I D I AT T I V I T À G I O VA N I I M P R E N D I TO R I C I N E S I ( 2 0 1 5 )

Fonte: Elaborazioni su dati 2015 CCIAA. I settori con meno di 5 imprese totali non sono stati inseriti.

13. INDUSTRIE TESSILI(PREPARAZIONE, TESSITURA E FINISSAGGIO)

68. ATTIVITÀ IMMOBILIARI(COMPRAVENDITA, AFFITTO, MEDIAZIONE IMMOBILIARE)

96. ATTIVITÀ DI SERVIZI ALLA PERSONA(PARRUCCHIERI, LAVANDERIE…)

25. FABBRICAZIONE PRODOTTI IN METALLO(ESCLUSI MACCHINARI)

14. CONFEZIONE DI ARTICOLI DI ABBIGLIAMENTO E PELLE

47.71 COMMERCIO AL DETTAGLIO ABBIGLIAMENTO ADULTI

47.82 COMMERCIO AL DETTAGLIO AMBULANTE DI TESSUTI

15. FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN PELLE

18. STAMPA, SUPPORTO ALLA STAMPA, GRAFICA

22. FABBRICAZIONE MATERIE PLASTICHE E GOMMA

22. FABBRICAZIONE MATERIE PLASTICHE E GOMMA

31. FABBRICAZIONE DI MOBILI

32. ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE

43. LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI

46. COMMERCIO ALL’INGROSSO

46.41 COMMERCIO DI TESSUTI

46.42 COMMERCIO DI ABBIGLIAMENTO

47. COMMERCIO AL DETTAGLIO

47.1.4 MINIMARKET ALIMENTARI

56.10 RISTORAZIONE CON SOMMINISTRAZIONE

56.3 BAR

DI CUI

DI CUI

7 3

2

1 1 4

5

9 8 4

1 2

1 8

3 9

5

3

3

1 3

4

7

1 8 9

3 4

1 0 8

9 6

1 3

5 2

2 0

3 9

2 9

74 3

2 3

7

2 9

6

4

4

5

3

5

1 2 9

1 7

7 9

1 0 2

9

5 0

3 2

3 8

2 2

1 8 7

7

1 7 2 7

3 5

2 5

6 8

1 1

7

7

1 8

7

1 2

3 1 8

5 1

1 8 7

1 9 8

2 2

1 0 2

5 2

7 7

5 1

Codice Ateco Totale(3162)

FemmineMaschi

TA B . 1 4 R E L A Z I O N E F I N A L E

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Come vediamo nella tabella 14, le attività dei giovani imprenditori non si differenziano particolarmente da quelle degli imprenditori cinesi di fasce d’età più elevate e degli imprenditori di altre nazionalità presenti sul territorio.

I principali settori in cui operano i giovani imprenditori sono (in ordine di rilevanza):

› Confezione di articoli di abbigliamento e pelle

› Commercio all’ingrosso

› Commercio al dettaglio

› Commercio di abbigliamento

› Industrie tessili

› Ristorazione con somministrazione

Rispetto agli altri imprenditori stranieri presenti, i giovani cinesi continuano ad essere maggiormente attivi nei settori tradizionali (tessile e confezioni), mentre nelle attività di commercio e ristorazione è forte anche la presenza di altri paesi (Marocco, Nigeria, Pakistan).Le aziende cinesi risultano escluse dal settore delle costruzioni, in cui gli imprenditori più presenti sono quelli albanesi, romeni e marocchini.Notiamo la diffusione di nuove tipologie di lavoro legate alla ristorazione mobile (principalmente fornitura di pasti direttamente in azienda) e la concentrazione di molte attività legate al commercio al dettaglio (principalmente supermercati, parrucchieri e vendita di abbigliamento). Da notare, soprattutto per la numerosità di attività avviate sul totale, l’ascesa dei servizi (parrucchieri, lavanderie, attività di mediazione immobiliare) che ci fanno prevedere un futuro discostamento delle attività imprenditoriali su settori diversi, meno saturi e maggiormente redditizi.In seguito ad una prima analisi generale dei dati, abbiamo svolto una serie di interviste informali ed un focus group presso la CCIAA per approfondire maggiormente gli aspetti legati a valori ed aspirazioni degli imprenditori di riferimento.A causa di alcune difficoltà in fase di raccolta dati e selezione del campione di riferimento, abbiamo dovuto procedere ad un cambio di metodologia in corso d’opera, in quanto ci siamo resi conto che la somministrazione del questionario non risultava essere efficace ai fini della ricerca. Per questo motivo, gli obiettivi del nostro lavoro si sono focalizzati principalmente su una serie di interviste informali basate sulle linee guida del questionario e sui quesiti individuati durante il focus group, per riuscire ad individuare alcune implicazioni di policy locale sulla comunità di riferimento.Riteniamo opportuno sottolineare come l’incontro personale con gli imprenditori e la discussione avviata durante il focus group abbia fatto emergere dei punti in comune ed un approccio del tutto costruttivo ed aperto da parte degli imprenditori cinesi.Tutto ciò destruttura lo stereotipo sulla cosiddetta enclave e pone la comunità in una posizione diversa: ciò che è necessario è- a mio avviso- la volontà all’avvicinamento ed alla discussione, ed è ciò che la Camera di Commercio si è posta come obiettivo in tutte le fasi di questa ricerca.L’età media degli imprenditori coinvolti è di 34,5 anni, provengono rispettivamente dalla provincia di Zhejiang e Fujian e sono sposati con figli.Riguardo il loro percorso migratorio ed alcune informazioni relative al contesto di provenienza, la maggior parte di essi in Cina non era occupato bensì studente e viveva con i propri genitori.

I N T E G R A Z I O N E I M P R E N D I T O R I A L E

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La motivazione che ha spinto gli intervistati a migrare a

Prato risulta essere (in ordine di importanza):› il raggiungimento della famiglia a Prato

› la ricerca di migliori opportunità

› l’idea che l’Italia fosse un paese con una buona qualità di vita e lavoro

In media, gli intervistati sono arrivati in Italia all’età di 18 anni, dopo aver frequentato 8,5 anni di scuola in Cina (l’obbligo scolastico è di 9 anni). Il profilo scolastico risulta essere eterogeneo, ma la maggioranza ha un titolo di scuola media inferiore ed ha studiato la lingua italiana per una media di 3,7 anni.Sulle modalità di apprendimento della lingua italiana, la maggioranza degli imprenditori dichiara di aver frequentato scuole private o lezioni di italiano, mentre la restante parte dichiara di aver fatto un percorso di auto-apprendimento della lingua italiana.La metà degli intervistati conosce anche altre lingue straniere e dichiara, essendo le aziende da loro gestite a totalità cinese, di parlare in lingua cinese o dialetto ai propri dipendenti. Una variabile importante riguarda la conoscenza della propria lingua madre: la totalità degli intervistati parla e scrive correttamente il cinese mandarino.Potrebbe sembrare una banalità, ma ciò è indica un certo percorso di studi ed un certo livello culturale ed il mantenimento della lingua dopo l’arrivo in Italia.La maggioranza dichiara di avere amici italiani e di avere figli che studiano la lingua cinese e che abitualmente frequentano amici di nazionalità italiana. Alla domanda “Attualmente come si definirebbe?”, la metà degli imprenditori ha risposto di sentirsi cinese, l’altra metà invece cittadino del mondo e di sentirsi maggiormente vicino ai cittadini italiani che a quelli cinesi di Prato o emigrati in Europa.Si dichiarano tutti attualmente molto soddisfatti della propria vita in Italia e non hanno intenzione di rientrare in Cina perché la famiglia e la vita lavorativa è e sarà a Prato.Riassumendo, i dati raccolti per definire il profilo demografico e la storia migratoria di questi imprenditori, ci da degli spunti interessanti di riflessione. Essi risultano:

› con una buona conoscenza della lingua e della cultura italiana (la totalità degli imprenditori festeggia, oltre alle feste tradizionali cinesi, anche il Natale e la Pasqua)

› intenzionati a vivere in Italia e portare avanti la propria attività lavorativa a Prato

A questo proposito abbiamo approfondito gli aspetti maggiormente legati all’attività di impresa, cercando di comprendere quali possano essere gli elementi caratterizzanti e di successo

E L E M E N T I

P E C U L I A R I

D E L L E AT T I V I T À

D I I M P R E S A

( I N O R D I N E D I

I M P O R TA N Z A )

VENDITAPRODOTTI

LOCALIZZAZIONE ORDINI

APPROVVIGIONAMENTO MATERIALI

NAZIONALITÀ COMMITTENTI/CLIENTI

Rivenditore

Italia

Italiani

Consumatore

Internazionale

Direttamente dal committente

Grossista

Cina

Cinesi

TA B . 1 5

R E L A Z I O N E F I N A L E

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Gli imprenditori intervistati risultano essere titolari di imprese nel settore tradizionale manifatturiero (che ancora oggi risulta essere maggioritario) ed i risultati evidenziati sono in linea con la letteratura di riferimento.

Un approfondimento interessante che merita di essere riportato, riguarda le variabili importanti per l’ingresso sul mercato ed i fattori critici di successo delle imprese.

Gli elementi che hanno facilitato l’ingresso sul mercato italiano sono stati (in ordine di rilevanza):

› la rete di conoscenze personali sul mercato italiano

› la conoscenza della lingua e della cultura italiana che ha facilitato la comprensione degli aspetti legislativi e delle procedure organizzative aziendali

› le collaborazioni strategiche

Per quanto riguarda invece le variabili di successo delle aziende coinvolte, essi risultano:

› il prezzo vantaggioso dei prodotti

› la qualità dei prodotti

› il rispetto dei prezzi di consegna

› la gestione aziendale ed il know-how

Oltre ad alcuni colloqui informali, abbiamo sperimentato un focus group moderato dalla sottoscritta e dal Dott. Caserta, in cui abbiamo posto cinque domande come spunto di discussione. Ogni domanda, proiettata e spiegata per facilitare la comprensione da parte di tutti, è stata successivamente discussa in plenaria. Sono emersi alcuni spunti di discussione interessanti, che confermano in parte quanto già emerso dai questionari.

Alla domanda relativa ai fattori determinanti l’avvio dell’attività a Prato, gli imprenditori hanno ammesso di essere stati facilitati dalla rete di conoscenze presente sul territorio, che ha permesso loro un maggiore radicamento a livello locale. Oltre a questo, l’attenzione posta alla gestione ed alla qualità dei prodotti è risultato essere il secondo fattore determinante di successo.

Analizzando invece le difficoltà riscontrate, sicuramente il sistema legislativo e la velocità di cambiamento delle normative rende i processi gestionali aziendali maggiormente complessi e di difficile comprensione. Per questo motivo, gli imprenditori si avvalgono spesso di commercialisti ed intermediari che possano fornire loro un adeguato supporto. Nonostante ciò, purtroppo, è capitato che questi imprenditori venissero raggirati da professionisti che si sono approfittati della loro poca conoscenza delle normative. La difficoltà principale a livello locale è però rappresentata dalla mancanza di sicurezza: personale, a livello aziendale e locale.

Sono stati riportati svariati episodi di furti all’interno delle aziende e nella zona di via Pistoiese, che testimoniano come la comunità cinese sia presa di mira per furti e raggiri da parte di altre comunità.

Per questo motivo, la comunità rimane “isolata” ed impaurita: ci hanno spiegato che, attraverso l’utilizzo di Wechat, i cittadini cinesi segnalano furti e rapine inviando anche le foto ed informazioni riguardo i possibili rapinatori per cercare di fare maggiore attenzione. La comunità tendenzialmente non denuncia per poca padronanza della lingua italiana e per motivi legati alla complessità della procedura di denuncia, che risulta così essere un disincentivo per il cittadino cinese.

Applicazione cinese gratuita di messaggistica paragonabile a Whatsapp, ma con maggiori funzionalità.[5 ]

I N T E G R A Z I O N E I M P R E N D I T O R I A L E

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Il problema della sicurezza è risultato essere così grave che alcuni imprenditori hanno dichiarato di aver pensato di trasferire la propria attività altrove. Altri imprenditori di loro conoscenza hanno già effettuato questa operazione.

Le soluzioni proposte per diminuire le problematiche illustrate sono:

› creazione di una piattaforma integrata tra le aziende che permetta un migliore monitoraggio delle imprese stesse

› maggiore attenzione alla sicurezza da parte delle istituzioni pubbliche locali, con l’obiettivo di tutelare il cittadino e le imprese, che sono il motore di sviluppo economico della città

› facilitare la comprensione delle normative vigenti in materia di sicurezza ed azienda, ad esempio fornendo consulenza in lingua ed aiutando gli imprenditori a comprendere meglio la procedura gestionale e di avviamento dell’attività

L’ultima domanda che abbiamo deciso di porre esula volutamente dalle tematiche economiche fino a qui affrontate e si è posta l’obiettivo di chiedere quali fossero le misure da adottare per migliorare il processo di integrazione ed inclusione della comunità cinese a livello locale.

Abbiamo deciso di porre questa domanda perché, molto spesso, le implicazioni di policy locale non arrivano dagli addetti ai lavori (in questo caso la comunità cinese stessa) ma da ricercatori ed istituzioni diverse.

E’ stato riscontrato quanto fosse ancora forte e presente lo stereotipo negativo nei confronti della comunità cinese, considerata come un blocco monolitico privo di diversità culturali e di provenienza interne. Hanno riscontrato come spesso e volentieri i mezzi di informazione abbiano contribuito a diffondere questa immagine monotematica e stereotipata.

Sicuramente, hanno ammesso gli imprenditori, anche la comunità dovrà impegnarsi a partecipare in maniera più attiva alla vita sociale e culturale della città, ma è anche vero che i giovani imprenditori (il nostro campione di riferimento) vivono e lavorano a Prato da anni e di fatto sono pienamente coinvolti a livello locale. L’integrazione la leggiamo anche dai questionari somministrati, in cui emerge la soddisfazione di vivere in Italia, il sentirsi parte integrante del sistema e cittadini italiani, attraverso amicizie con gli italiani e l’inclusione dei propri figli nel sistema scolastico italiano e nelle attività extra-scolastiche a livello locale.

# 4 Conclusioni e possibili implicazioni di policy locale

Questa ricerca si è posta l’obiettivo, ambizioso, di analizzare uno specifico sottoinsieme relativo all’imprenditoria cinese, ovvero quello dei giovani imprenditori con un età compresa tra i 18 e i 45 anni.Oltre ad una prima revisione della letteratura di riferimento, che ha delineato gli studi in merito facendo emergere la necessità di un’analisi di tipo diverso, non solo con un focus di tipo sociologico ma anche economico (vista la rilevanza della comunità in questo senso), abbiamo cercato di analizzare i dati a disposizione per comprendere quali fossero i settori produttivi di riferimento e se ci fosse un discostamento rispetto alle generazioni precedenti di imprenditori.Dopo una prima analisi generale sull’imprenditoria giovanile straniera, ci siamo concentrati su quella maggiormente presente, cioè quella cinese.Oltre ad una comparazione con gli altri paesi presenti nel distretto, abbiamo rilevato l’emergere di nuovi settori meno tradizionali, ovvero l’agricoltura e i servizi alla persona e la forte presenza di giovani imprenditrici donne.

R E L A Z I O N E F I N A L E

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Abbiamo poi contattato, attraverso l’aiuto di Fynixe dei colleghi di Progetto Prato, alcune aziende presenti nel database CCIAA chiedendo la disponibilità ad un breve incontro informale ed alla partecipazione ad un focus group.Nonostante le problematiche rilevate, siamo riusciti ad estrapolare alcuni risultati facendo emergere aspetti importanti relativi al profilo demografico ed al contesto di origine di questi giovani imprenditori, delineando anche alcune variabili relative all’ingresso ed alla permanenza delle loro aziende nel mercato locale.Il focus group ci ha permesso, in maniera molto serena ed informale, di avviare una discussione costruttiva sulle tematiche sopra illustrate cercando di trovare, insieme, possibili soluzioni a problematiche tutt’oggi presenti a livello locale.La comunità cinese, presente nel distretto pratese da decenni, ha assunto ruoli diversi all’interno del contesto industriale locale relazionandosi con le altre imprese e con le istituzioni presenti. I giovani imprenditori cinesi hanno aggiunto un nuovo punto di vista sulla questione, portando opinioni e prospettive diverse di interazione. In primis, questi imprenditori sono, a differenza della precedente generazione, cresciuti in Italia, parlano la lingua e comprendono perfettamente la nostra cultura. Spesso e volentieri, essi parlano anche il dialetto ed è emersa, dalle interviste, la loro preferenza instaurare relazioni commerciali con la parte italiana piuttosto che con quella cinese.Questo è dovuto ad un processo di assimilazione che li porta a sentirsi molto più vicini al sistema valoriale ed al modus operandi italiano: i giovani cinesi si rendono conto delle differenze e delle difficoltà di approccio ad una cultura, come quella cinese (non in generale, ma quella specifica dell’imprenditore proveniente dallo Zhejiang), che causa non poche difficoltà relazionali tra le parti. A livello locale, quindi, i giovani imprenditori potrebbero assumere un ruolo di rilievo nel processo di integrazione ed inclusione della comunità cinese all’interno del distretto. Essi sono presenti all’interno della comunità, hanno le competenze linguistiche e sono imprenditori, per cui non verrebbero percepiti come esterni e non verrebbero trattati con diffidenza.Nello specifico, essi potrebbero:

› essere parte attiva nel processo di pianificazione degli interventi di policy locale attinenti la comunità cinese e straniera in generale;

› fungere da liaison con gli altri imprenditori del distretto per la programmazione di interventi, check-up, attività di sensibilizzazione ed in generale per veicolare più facilmente eventuali interventi di policy in cui potrebbero essere direttamente coinvolti;

› farci conoscere più facilmente alcuni aspetti della comunità, attraverso incontri e ricerche congiunte che si pongano l’obiettivo di favorire l’inclusione e l’integrazione;

Oltre ad alcune implicazioni di tipo comunicativo- istituzionale e relazionale, questo studio ha fatto emergere alcune problematiche interne della comunità che riguardano principalmente la sicurezza personale e delle aziende del distretto.La comunità cinese ha fatto emergere un forte problema relativo alla sicurezza dei cittadini ed imprenditori cinesi: dagli incontri svolti in azienda sono emersi molti particolari riguardo la modalità in cui si svolgono le rapine nelle aziende ed ai cittadini nel quartiere cinese.Questo aspettoè da ritenersi una della delle cause, certamente secondaria ma non sottovalutabile, della mancata presenza della comunità nel contesto locale. I lavoratori cinesi e parte degli imprenditori (quelli con un livello di italiano più basso), non si sentono sicuri in città e tendono quindi a vivere solo ed esclusivamente all’interno del contesto aziendale o familiare ed a relazionarsi solo all’interno della propria rete di conoscenze. La

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mancanza di sicurezza limita certamente le aree di intervento di enti ed istituzioni a livello locale e risulta essere un problema per l’acquisizione di fiducia da parte degli operatori sociali ed economici.I giovani imprenditori, durante il focus group, hanno proposto una serie di interventi mirati in più settori:

› creazione di una piattaforma integrata di aziende che permetta maggiore interazione, monitoraggio e conoscenza delle imprese presenti sul territorio;

› incremento dei controlli nelle zone a rischio con l’obiettivo di garantire maggiore sicurezza per i cittadini della città

› programmazione di eventi ed interventi congiunti, che possano portare ad una maggiore dialogo tra le parti

Siamo consapevoli di quanto il nostro case study non sia assolutamente rappresentativo dell’universo presente a Prato- non abbiamo nemmeno la pretesa che lo sia- ma speriamo che possa fungere da spunto per ulteriori approfondimenti e discussioni che si pongano l’obiettivo di favorire l’integrazione imprenditoriale, l’integrazione e l’incontro tra le comunità.

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R E L A Z I O N E F I N A L E

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I N T E G R A Z I O N EI M P R E N D I TO R I A L E

R E L A Z I O N E F I N A L E

F I N Y X S R L S / C R I N A R O M O N T I / S A B R I N A TO R TO L A N I

A cura di

R E L A Z I O N E F I N A L E

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I C H E C K U P ,U N O S T R U M E N TO

D I AU TO VA L U TA Z I O N E

I R I S U LTAT I D E L L AV O R O S V O LTO A L L’ I N T E R N O D E L L E A Z I E N D E C I N E S I D E L T E R R I TO R I O

E Entrare nella realtà quotidiana della vita di un’azienda per comprendere a pieno le problematiche e la complessità delle

situazioni vissute: è questo l’approccio usato dal progetto “Integrazione Imprenditoriale” per entrare concretamente in contatto con la realtà cinese che opera nel settore delle confezioni sul territorio di Prato. Grazie all’ausilio dei tecnici ASCI, agenti di sviluppo di culture e imprese che hanno competenze trasversali sugli aspetti della gestione aziendale e parlano italiano e cinese, siamo riusciti a visitare numerose aziende cinesi del territorio. Queste imprese sono state invitate a sottoporsi a un questionario di auto-diagnosi sul rispetto delle regole all’interno dell’azienda suddiviso in diversi capitoli: ambiente, sicurezza, fisco, lavoro. Un questionario complesso, al quale diverse imprese hanno deciso di sottoporsi, mostrando quindi la voglia di collaborare e di migliorare. Naturalmente il tecnico ASCI non è un soggetto deputato a fare i controlli e questa non era la finalità del progetto. Il progetto “Integrazione Imprenditoriale” è infatti nato per offrire un supporto a quelle aziende cinesi che vogliono rispettare le regole, per aiutarle a

seguire un percorso verso la regolarizzazione. I risultati sono quindi il frutto di un’autodiagnosi. Nel corso del Progetto “Integrazione Imprenditoriale” il lavoro dei tecnici coinvolti ha portato al completamento di 99 check up aziendali corredati di report e discussione-illustrazione dello stesso all’imprenditore nel corso di una seconda visita in azienda. Delle 99 aziende 86 hanno sede nel comune di Prato, 9 a Montemurlo (frazioni di Bagnolo e Oste), 3 a Carmignano (zona Seano) e una a Campi Bisenzio (FI). Alcune di queste hanno fatto richiesta di sopralluoghi addizionali, follow up che hanno rafforzato il rapporto di fiducia tra imprenditori e tecnici. I risultati, in termini di adempimenti in materia di salute e sicurezza si sono rivelati particolarmente apprezzabili. Nei mesi di gennaio e febbraio 2016 sono state visitate aziende che non avevano richiesto un follow up o che si sono mostrate meno interessate al progetto per verificare se, dopo il nostro intervento, ci fossero stati dei miglioramenti negli ambiti coperti dallo strumento ASCI. Il report racconta i risultati di questo lavoro complessivo, che stimola anche diversi spunti di riflessione.

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TA S S O D I S U C C E S S O N E L L A S O M M I N I S T R A Z I O N E

D E I Q U E S T I O N A R I E L E C AU S E D I I N S U C C E S S O .

A Z I E N D EC O I N V O LT E

A l 14 luglio 2016 il totale aziende visitate dai due team è di 199 unità. Il tasso di successo (aziende

intervistate/aziende avvicinate – escluse le 22 aziende che si sono sottoposte volontariamente al check up) è pari al 43,5% (a marzo il dato era del 42,9%). La diminuzione del tasso di successo (36,4%) da settembre 2015 a gennaio 2016 è dovuto ad una serie di fattori tra cui:

intensificazione controlli da parte dell’ASL, festività (in molti casi il titolare torna in Cina e i dipendenti non possono/vogliono rispondere al questionario), chiusura. In primavera – estate 2016 siamo riusciti ad intervistare un buon numero di imprenditori anche se il problema relativo ad errori negli indirizzi si è rivelato un importante ostacolo nella conduzione del lavoro.

C O N S I D E R A Z I O N I G E N E R A L I

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Q UA D R O S I N T E T I C O

D E L L E A Z I E N D E I N T E R V I S TAT E .

Il 31% degli insuccessi è dovuto ad errori nell’indirizzo (indirizzi non esistenti o corrispondenti ad abitazioni private, presenza di aziende diverse da quelle segnalate in lista, impossibilità di raggiungere l’indirizzo). Per il 10% dei casi le aziende, correttamente individuate, erano chiuse. 12 aziende hanno poi rifiutato il sopralluogo in quanto già controllate e sanzionate dall’ASL. In 33 casi su 100 ci è

stato negato il sopralluogo in maniera generica (mancanza di tempo, disinteresse, sfiducia sulle nostre intenzioni, effettiva assenza di problemi). In 4 casi, nonostante fossimo stati visti, non ci è stata aperta la porta. In parte ciò è comprensibile dalle numerose truffe di cui gli imprenditori spesso si lamentano e che coinvolgono consulenti pressanti e che spesso ricorrono a minacce pur di vendere i propri servizi.

P R O N TO M O D A 2 2

5 4

4

6

66

3

5

1

1

3

4

9 9

1

0

1

1

1

2

2 2

CO N F E Z I O N I

S TA M P E R I E

T E S S I T U R E

S T I R E R I E

A C C E S S O R I

CO M M E R C I O T E S S I L E

M A G L I F I C I

AT T I V I T À N O N T E S S I L I

TOT

Tipologia di cui contatti privatin°

TA B . 1

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P O I C H É I L N U M E R O D I I N S U C C E S S I È PA R I A 1 0 0 ,

P E R C E N T UA L I E VA LO R I A S S O L U T I C O I N C I D O N O

Indirizzo,di cui:

non apertola porta

non interessati

sotto sequestro

Aziendachiusa

Giàcontrollata

Titolareassente

non trovato

1 8 %

3 3 %

1 0 %

1 0 0 %

1 2 %

presenteabitazione

6 %

1 %

4 %9 %

presentealtra azienda

7 %

R E L A Z I O N E F I N A L E

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In totale 22 aziende si sono rivolte al team, ribaltando, dunque, l’approccio iniziale per cui eravamo noi a contattare le aziende. Questo testimonia l’affidabilità dell’intervento ed il potenziale benefico per la messa a norma dell’azienda. In particolare, negli ultimi mesi, siamo entrati in contatto con alcune stamperie tramite un’ingegnere che è venuta a conoscenza della nostra figura professionale. Alcuni partecipanti dei precedenti progetti ASCI e FACE, poi, si sono messi in contatto con noi per presentarci conoscenti che avessero manifestato l’intenzione di ricevere consulenza.

Al di là delle aziende con cui avevamo già contatto al momento del check up, nei mesi di gennaio e febbraio abbiamo ricontattato aziende intervistate nelle prime settimane dall’avvio del progetto in maniera da avere un primo riscontro su quello che potesse essere l’impatto, in termini di miglioramenti osservabili, presso le ditte in cui avevamo completato il ciclo operativo ASCI (check up più report). L’elenco che segue riporta, per ciascuna, le osservazioni raccolte dai team (sono evidenziati i miglioramenti riscontrati in nero ed in rosso le criticità permanenti).

I N F O R M A Z I O N I A G G I U N T I V E

F O L LO W U P

L’azienda ha provveduto ad incaricare un tecnico abilitato per la verifica della messa a terra. Il titolare è in attesa che l’elettricista provveda a sostituire un differenziale mal funzionante, dopodiché il tecnico rilascerà l’attestazione di verifica e adeguatezza. Rispetto alla prima visita, inoltre, i locali sono sembrati più ordinati.

L’azienda ha provveduto ad adeguarsi alla maggior parte di quanto suggerito. Manca ancora il certificato di agibilità (non è chiaro se manca la documentazione ma l’immobile è a norma o se l’immobile non è agibile).

L’azienda presenta ancora numerose problematiche. L’imprenditore, però, ha frequentato il corso antincendio e ha intenzione di iscriversi al corso per il primo soccorso. Ha poi detto che presto chiederà un preventivo per gli altri documenti che mancano.

/ 1 / 2 / 326 gennaio 26 gennaio 26 gennaioA Z I E N D A A Z I E N D A A Z I E N D A

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Multato per cattivi odori nel bagno. Non si è messo in regola per i costi troppo elevati. Sta pensando di chiudere e tornare in Cina.

Molto più disponibili della prima volta in cui ci siamo stati. Dal punto di vista igienico la situazione è accettabile, l’ASL ha chiesto di allargare la porta antipanico e di installare l’allarme, cosa che hanno fatto.

In generale l’ambiente sembrava molto più pulito di quando ci siamo state quest’estate. Il tavolo grande che c’era all’ingresso è stato tolto e sostituito da tante scatole messe una vicino all’altra su cui si vedevano tracce di apparecchiatura per il pranzo; i vari elettrodomestici per scaldare il cibo non erano più nella stanza principale .

Hanno incaricato il medico, fatto le visite e redatto la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico. Non verificata la messa a terra. Ancora da migliorare la cartellonistica.

Hanno avuto i controlli a Settembre ed è andato tutto bene. Sui documenti in ogni caso non avevano grossi problemi, hanno detto che il nostro report l’hanno dato al commercialista. Anche dal punto di vista igienico andava tutto bene.

Ad Agosto hanno avuto i controlli (multa per la polvere - che continua ad esserci). Hanno però affisso il numero civico con relativo campanello (prima non c’era e si doveva entrare dall’abitazione che era al civico successivo). Stanno anche rifacendo il tetto della parte esterna che collega l’abitazione all’azienda (che era piuttosto malridotto e a sospetto amianto). Sui documenti da fare non hanno fatto progressi.

Dicono di aver fatto la dichiarazione di conformità e di aver nominato l’RLS. Non ci hanno però fatto vedere la documentazione. Dicono che i vigili del fuoco hanno invitato tutte le aziende del cortile a lasciare l’area in quanto nessuno dei locali possiede agibilità. Vie di esodo non sgombre (dice che è impossibile non accatastare materiale quando si lavora).

Controllati dall’ASL ma sanzioni contenute. Si sono notati notevoli miglioramenti rispetto alla prima visita.

Report seguito soltanto in minima parte.

Pochi progressi rilevati.

/4

/ 7

/ 1 0

/ 5

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5 febbraio

11 febbraio

11 febbraio

5 febbraio

11 febbraio

11 febbraio

5 febbraio

11 febbraio

11 febbraio

11 febbraio

A Z I E N D A

A Z I E N D A

A Z I E N D A

A Z I E N D A

A Z I E N D A

A Z I E N D A

A Z I E N D A

A Z I E N D A

A Z I E N D A

A Z I E N D A

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IL PRESENTE DOCUMENTO SI BASA SU QUANTO RISCONTRATO NEL CORSO DEI

CHECK UP EFFETTUATI PRESSO LE AZIENDE CINESI CHE HANNO ACCETTATO

DI PARTECIPARE AL PROGETTO RISPONDENDO AL QUESTIONARIO.

P R I N C I PA L IN O N C O N F O R M I TA’ R I S C O N T R AT E

0 1 . [Art. 17.(Obblighi del datore di lavoro non delegabili) 1. Il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività: a) la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento previsto dall’articolo 28;(…) – Art. 28. La valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), (…), deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori]

S E Z I O N E 1 S I C U R E Z Z A E I G I E N E

DVR (documento per la valutazione dei rischi)RIFERIMENTI NOMATIVI: D.LGS 81/2008ART. 17; SEZIONE II VALUTAZIONE DEI RISCHI;

0 2 . Implicazioni operative: Il datore di lavoro valuta i rischi e redige un documento secondo quanto indicato dal D.Lgs 81/2008. Ciò non esclude la possibilità di avvalersi di consulenti esterni nel caso in cui il titolare non abbia le competenze per redigere il DVR o semplicemente voglia garanzie circa una corretta valutazione. In ogni caso, come ricordato dal D.Lgs 81/2008 la valutazione rientra tra le funzioni non delegabili del datore di lavoro, che, quindi, si assume piena responsabilità del documento. Segue, poi, l’applicazione di quanto previsto nel DVR. Una delle sezioni conclusive dell’analisi riguarda il piano di miglioramento, una sintesi, cioè, di tutti gli aspetti inerenti la sicurezza che nel tempo dovranno essere rivisti in modo tale da ridurre il rischio. Anche in questo caso è il datore di lavoro il responsabile dell’attuazione del programma di miglioramento. Il documento deve poi essere aggiornato ogni qualvolta intervengano modifiche nel processo produttivo, o quando ai lavoratori vengano assegnati nuovi compiti. Il testo deve poter essere consultato dai lavoratori.

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0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”: 62 aziende su 93 sono risultate in regola (6 non sono soggette poiché prive di dipendenti). I problemi che, però, spesso abbiamo rilevato riguardano la qualità del documento, il più delle volte superficiale e non corrispondente alla realtà aziendale. In molti casi si tratta di documenti pre-compilati che vengono venduti a prezzi molto contenuti ma che non aiutano l’imprenditore nell’individuazione dei rischi connessi all’attività svolta. Il fatto che l’ASL non stia attualmente controllando presenza né qualità del DVR fa aumentare la propensione a risparmiare acquistando prodotti di scarsa qualità.

0 1 . Riferimenti normativi: D.Lgs 81/2008 - Sezione V SORVEGLIANZA SANITARIA [Art.. 41 - 1. La sorveglianza sanitaria é effettuata dal medico competente: a. nei casi previsti dalla normativa vigente, dalle indicazioni fornite dalla Commissione consultiva di cui all’articolo 6; b. qualora il lavoratore ne faccia richiesta e la stessa sia ritenuta dal medico competente correlata ai rischi lavorativi.

La sorveglianza sanitaria comprende: a. visita medica preventiva intesa a constatare l’assenza di controindicazioni al lavoro cui il lavoratore é destinato al fine di valutare la sua idoneità alla mansione specifica; b. visita medica periodica per controllare lo stato di salute dei lavoratori ed esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica. La periodicità di tali accertamenti, qualora non prevista dalla relativa normativa, viene stabilita, di norma, in una volta l’anno. Tale periodicità può assumere cadenza diversa, stabilita dal medico competente in funzione della valutazione del rischio. L’organo di vigilanza, con provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza sanitaria differenti rispetto a quelli indicati dal medico competente; c. visita medica su richiesta del lavoratore, qualora sia ritenuta dal medico competente correlata ai rischi professionali o alle sue condizioni di salute, suscettibili di peggioramento a causa dell’attività lavorativa svolta, al fine di esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica; d. visita medica in occasione del cambio della mansione onde verificare l’idoneità alla mansione specifica; e. visita medica alla cessazione del rapporto di lavoro nei casi previsti dalla normativa vigente.(…)

Visite mediche

0 2 . Implicazioni operative: Il datore di lavoro fissa un appuntamento con un medico specializzato in medicina del lavoro. In base alla natura dei rischi presente in azienda ed evidenziati nel DVR si decide chi sottoporre a sorveglianza.

0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”:Solo 12 aziende hanno effettuato le visite ai propri dipendenti. Spesso il problema risiede nella scarsa informazione più che nei costi (contenuti). Molti imprenditori lamentano il fatto di dover sottoporre a visita dipendenti che, spesso, restano in azienda solo per poche settimane.

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0 1 . Riferimenti nomativi: DECRETO DEL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO 22 gennaio 2008, n. 37 - Regolamento concernente l’attuazione dell’articolo 11-quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge n. 248 del 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici. [Art. 7 - Art. 7. Dichiarazione di conformità Al termine dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla normativa vigente, comprese quelle di funzionalità dell’impianto, l’impresa installatrice rilascia al committente la dichiarazione di conformità degli impianti (…) Nel caso in cui la dichiarazione di conformità prevista dal presente articolo,(…), non sia stata prodotta o non sia più reperibile, tale atto è sostituito - per gli impianti eseguiti prima dell’entrata in vigore del presente decreto - da una dichiarazione di rispondenza, resa da un professionista iscritto all’albo professionale (…), sotto personale responsabilità, in esito a sopralluogo ed accertamenti (…)

0 2 . Implicazioni operative: La normativa prevede, in sintesi, i seguenti passaggi: a. Redazione di un progetto di impianto. b. Realizzazione dei lavori da parte di tecnico qualificato secondo quanto indicato nel progetto c. Rilascio dichiarazione di conformità. In caso di impianti vecchi, oppure realizzati da precedenti affittuari senza che siano stati messi a disposizione del nuovo inquilino progetto e copia della dichiarazione di conformità, secondo quanto previsto dal D.Lgs 81/2008 è possibile richiedere un sopralluogo da parte di personale qualificato per il rilascio di Di.Ri., dichiarazione di rispondenza che, appunto, certifica che l’impianto risponde ai requisiti di sicurezza individuati dalla normativa.

Dichiarazione di conformita’ dell’impianto elettrico (o Di.Ri)

0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”:Il livello di conformità in questo caso è alto almeno in apparenza (84 su 99). Il problema è spesso la qualità della certificazione: spesso, per risparmiare, si preferisce incaricare elettricisti cinesi non abilitati a rilasciare dichiarazione di conformità, salvo poi ricorrere a tecnici per la redazione di una dichiarazione di rispondenza (molto più economico in questo modo). Capita spesso che gli impianti presentino errori nella realizzazione. Pur non avendo competenze specifiche in materia di impianti elettrici, gli impiantisti con i quali ci siamo confrontati negli anni ci hanno spiegato che i problemi

Agibilita’

0 1 . Riferimenti nomativi: Il “certificato di agibilità”, attestato da un professionista abilitato ai sensi dell’art. 149 della legge regionale Toscana n. 65/2014, è necessario per utilizzare gli edifici o parti di essi, sia di nuova costruzione e sia di già esistenti in seguito a lavori di: a. sostituzione edilizia o di sopraelevazione, totali o parziali;

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0 2 . Implicazioni operative: Il locatario è tenuto a fornire copia del certificato di agibilità all’inquilino, a garanzia della conformità dell’immobile alla normativa vigente. In caso di non conformità è possibile fare richiesta del certificato dopo aver rimosso le non conformità strutturali ed aver adeguato lo stabile alla normativa.

0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”:Solo in 39 aziende possiedono l’agibilità (di cui in realtà molte non verificate – mancava copia in azienda). Spesso rendere agibile uno stabilimento implica spese ingenti che né imprenditore né proprietario vogliono sostenere. Il problema riguarda in particolar modo le aree di San Paolo – Via Pistoiese ed in misura ridotta Viaccia – Narnali. Nelle zone citate la maggior parte delle aziende intervistate (quasi esclusivamente confezioni / contoterzisti) operano alternativamente in locali con destinazione d’uso non idonea (garage, depositi) oppure in vecchi capannoni industriali mai sottoposti ad opere di ammodernamento e messa a norma. Le criticità riscontrate con più frequenza sono: strutture pericolanti (tetti e travi portanti in particolare), assenza di superfici apribili e fonti di luce naturale. Presenza di muffa, pareti crepate, superfici incrostate, condizioni igieniche pessime dovute alla non curanza. Diversamente, nella zona del Macrolotto 1 (in cui i sopralluoghi sono stati effettuati principalmente nella seconda metà del progetto) la problematica riguarda essenzialmente i frazionamenti. Le aziende cinesi, infatti, sono andate ad occupare lotti precedentemente occupati da aziende a titolarità italiana, in media più grandi rispetto ai pronto moda orientali. Ciò ha comportato un frazionamento dei capannoni in locali più piccoli, realizzati, tuttavia, in maniera non conforme, a dispetto della normativa in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, normativa per la prevenzione degli incendi, requisiti strutturali come previsto dal regolamento comunale. I casi più gravi riguardano le uscite di emergenza.

I tre casi più gravi, al termine dei sopralluoghi, sono i seguenti:

a. Uscita di emergenza che conduce in luogo non sicuro (in due casi una delle uscite segnalate da apposita cartellonistica conduce in cortili recintati, pertanto non abbastanza distanti da potenziali incendi. In uno dei due casi il recinto è scavalcabile ma conduce in un campo spesso melmoso in caso di piogge)b. Uscita di emergenza che conduce in locale cieco: in due casi la segnaletica conduceva ad uscite ora sigillate (murate) in quanto il frazionamento dell’immobile ha assegnato l’apertura ad un’altra unitàc. Assenza di tunnel di sicurezza: un numero rilevante di strutture è priva di un tunnel, obbligatorio nel caso in cui le dimensioni dello stabile rendano insufficiente un’unica uscita.In alcuni casi gli imprenditori privi di certificato di agibilità hanno detto di essere a conoscenza della non conformità ma di non aver ottenuto spiegazioni dal proprietario dell’immobile. La “destinazione d’uso” dell’immobile è un concetto sconosciuto ai più.

b. ristrutturazione edilizia, o di ampliamento, che riguardino parti strutturali degli edifici; c. restauro e risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia, oppure di ampliamento, contestuali a mutamento della destinazione d’uso; d. per ogni altro intervento edilizio che introduca modifiche incidenti sulle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico, accessibilità delle unità immobiliari.

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0 1 . Riferimenti nomativi: D.Lgs 81/2008, ALL. IV – Requisiti dei luoghi di lavoro[I locali forniti dal datore di lavoro ai lavoratori per uso di dormitorio stabile devono possedere i requisiti di abitabilità prescritti per le case di abitazione della località ed avere l’arredamento necessario rispondente alle esigenze dell’igiene. Essi devono essere riscaldati nella stagione fredda ed essere forniti di luce artificiale in quantità sufficiente, di latrine, di acqua per bere e per lavarsi e di cucina, in tutto rispondenti alle stesse condizioni indicate nel presente decreto per gli impianti analoghi annessi ai locali di lavoro.]

0 2 . Implicazioni operative: La comunità cinese, nel corso degli ultimi anni, è stata debitamente e diffusamente informata sul punto, si tratta, quindi, di uno degli aspetti per cui la comunicazione da parte dei tecnici ASCI risulta più semplice.

0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”: Non sono state trovate situazioni di grave non conformità, salvo alcune aziende che consentivano ai dipendenti di riposare (non abbiamo visto però veri e propri dormitori, ma solo qualche materasso e qualche coperta). Spesso si trovano divani letto non utilizzati per dormire ma che talvolta l’ASL sanziona.La problematica, tuttavia, non è scomparsa. Anche se i controlli hanno con tutta probabilità scoraggiato la pratica di creare piccoli loculi da adibire a dormitorio in azienda, molto frequente è divenuta ora l’abitudine ad affittare appartamenti in cui, poi ospitare i lavoratori in condizione di igiene comunque sia non accettabili. La questione, quindi, si è di fatto trasferita.

Bombole A Gas E Dormitori

0 1 . Riferimenti nomativi: D.Lgs 81/2008 - Sezione III SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE[Art. 31.1 - Salvo quanto previsto dall’articolo 34, il datore di lavoro organizza il servizio di prevenzione e protezione all’interno della azienda o della unità produttiva, o incarica persone o servizi esterni costituiti anche pressole associazioni dei datori di lavoro o gli organismi paritetici, secondo le regole di cui al presente articolo.Art. 31.5 - Ove il datore di lavoro ricorra a persone o servizi esterni non é per questo esonerato dalla propria responsabilità in materia.]

Corso di formazione RSPP (o nomina RSPP esterno)

0 2 . Implicazioni operative: I corsi sono difficili da organizzare in quanto gli imprenditori difficilmente accettano di frequentare 48 ore spendendo cifre attorno ai 500 euro. Nell’esperienza dei precedenti progetti si è riusciti ad organizzarne alcuni ma soltanto dopo mesi di pianificazione. Di fatto erano in molti quelli che avrebbero potuto essere sanzionati per essersi messi in regola tardi rispetto a quanto indicato dalla normativa.

0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”:I corsi di formazione rappresentano un altro punto di criticità notevole. Il corso per Rspp è quello meno frequentato per le seguenti ragioni: spesso il titolare come da visura è soltanto un prestanome (che quindi non è disposto a frequentare un corso di 48 ore); il costo (per corsi fatti bene) è alto (circa 500

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RLS/RLST

0 1 . Riferimenti nomativi: D.Lgs 81/2008 - Sezione VII CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI[Art. 47.1 Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza é istituito a livello territoriale o di comparto, aziendale e di sito produttivo. L’elezione dei rappresentanti per la sicurezza avviene secondo le modalità di cui al comma 6.]

0 2 . Implicazioni operative: A livello pratico le opzioni sono due: la prima è che i dipendenti procedono ad un’elezione che individui, al loro interno, il RLS. La persona eletta frequenta poi un corso di durata pari a 32 ore. In alternativa, specialmente le aziende di piccole dimensioni, optano per l’adesione all’OPTA, in Toscana CPRA che designa un rappresentante per i lavoratori al proprio interno. L’adesione avviene solitamente tramite commercialista o consulente del lavoro. Il datore di lavoro corrisponde una quota annua per ciascun dipendente. In questo caso il RLST viene contattato in merito a valutazione dei rischi, nomina del RSPP e negli altri casi previsti dal D.Lgs 81/2008. Il RLST generalmente effettua un sopralluogo verificando le condizioni di lavoro in azienda.

euro); le ore di frequenza sono tante (48 per la maggior parte delle imprese con obbligo di frequenza generalmente pari ad almeno i due terzi del monte ore complessivo); è possibile acquistare certificati falsi a costi ridotti e senza dover frequentare. Delle 93 aziende tenute alla frequenza solo 49 risultano conformi (corso seguito oppure RSPP esterno nominato) ma con il dubbio che in molte non abbiano realmente frequentato corsi.

0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”: Anche in questo caso il livello di conformità è basso (32 su 93) con prevalenza di aziende che, su corretta segnalazione di commercialista o consulente del lavoro, hanno aderito all’OPTA. E’ poi capitato di recente che alcune aziende avessero effettuato l’adesione all’OPTA senza esserne però a conoscenza. Il RLST non era, dunque, mai stato interpellato né mai aveva effettuato sopralluoghi in azienda. I pochi imprenditori che conoscono la figura credono, tuttavia, che la nomina spetti a loro e non ai dipendenti.

Formazione addetti

0 1 . Riferimenti nomativi: D.Lgs 81/2008 - Sezione IV FORMAZIONE, INFORMAZIONE E ADDESTRAMENTO[Art. 37.1 1. Il datore di lavoro assicura che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, anche rispetto alle conoscenze linguistiche, con particolare riferimento a: a. concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione aziendale, diritti e doveri dei vari soggetti aziendali, organi di vigilanza, controllo, assistenza;b. rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza dell’azienda.]

R E L A Z I O N E F I N A L E

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0 2 . Implicazioni operative: Il datore di lavoro si pone quale “soggetto organizzatore”, che, avvalendosi di un formatore (docente) qualificato secondo quanto indicato nell’Accordo Stato-Regioni del 21/12/2011 effettua la formazione direttamente in azienda. In alternativa i dipendenti vengono iscritti a corsi organizzati esternamente presso centri di formazioni abilitati.

0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”: 10 su 93 conformi. Come per le visite mediche per i datori non è conveniente investire nella formazione di personale che rimarrà per poche settimane o pochi mesi in azienda. A ciò si aggiungono i costi (circa 150 - 200 euro a dipendente) oltre alle ore, considerate spesso come “sprecate”. Il fatto che i controlli sulla formazione siano sporadici scoraggia ulteriormente la messa in regola.

0 1 . Riferimenti nomativi: D.Lgs 81/2008[Art. 37.9 - I lavoratori incaricati dell’attività di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave ed immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque, di gestione dell’emergenza devono ricevere un’adeguata e specifica formazione e un aggiornamento periodico.]

Corsi primo soccorso e antincendio

0 2 . Implicazioni operative: Il datore di lavoro forma un numero adeguato di lavoratori per la gestione delle emergenze. In linea generale un dipendente ogni cinque lavoratori dovrebbe essere sufficiente.

0 3 . Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”:53 su 92 (Pronto soccorso) e 54 su 92 (Antincendio) (un’azienda non verificata). Sono i corsi più frequentati (non mancano comunque attestati falsi) da un lato per la brevità (8 ore antincendio e 12 primo soccorso) e i costi (sotto i 200 euro) e dall’altro per l’utilità percepita.

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O S S E R VA Z I O N ED I R E T TA

spesso carente (nel riepilogo generale pag. 53, il valore 0 indica la totale assenza, 2 la totale conformità e 1 la conformità parziale). In molti si lamentano del fatto che i prezzi per singolo cartello sono troppo alti (circa 5 euro oltre iva). In realtà i dati sono in linea con i prezzi praticati dai tecnici presso aziende a conduzione italiana. Un grave problema di fondo è che, da un lato, gli imprenditori cinesi pretendono che il consulente si occupi di tutto, affissione dei cartelli incluso, senza poi però essere disposti a corrispondere remunerazione adeguata al tempo impiegato dal tecnico. In pochi sono disposti ad acquistare direttamente i cartelli. Lo stesso vale per la cassetta del pronto soccorso. A ciò naturalmente si aggiungono errori in fase di collocamento che, tuttavia, non costituiscono generalmente un rischio rilevante per la salute dei lavoratori.

68 conformi su 97 (2 non verificate). I principali problemi sono la presenza di teli neri oscuranti o l’utilizzo improprio di garage o depositi ad uso produttivo. In altri casi, seppur le aperture consentirebbero un ricambio d’aria adeguato, le finestre vengono lasciate chiuse durante tutta la giornata lavorativa. In alcune delle imprese intervistate in estate l’ambiente è apparso totalmente non idoneo allo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa.

raramente usati. Quasi nessun lavoratore utilizza mascherine, guanti anti taglio o scarpe anti scivolo.

abbiamo utilizzato la stessa scala di classificazione. Gli estintori raramente sono assenti (7 casi) ma spesso sono irraggiungibili, o nascosti, o privi di cartello oppure non revisionati o sporchi. La revisione di solito viene effettuata automaticamente dai tecnici installatori. Ci sono state segnalate, però, alcune truffe: alcune società si presentano ogni sei mesi per riscuotere la quota revisione (circa 10 euro a estintore), aggiornano i cartellini ma non effettuano alcun tipo di intervento sugli estintori. Ciò comporterebbe gravi problemi in caso di emergenza.

C A R T E L LO N I S T I C A

L U C E E A E R A Z I O N E

D P I( D I S P O S I T I V I D I P R OT E Z I O N E I N D I V I D UA L E )

E S T I N TO R I

R E L A Z I O N E F I N A L E

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spesso sono segnalate non correttamente oppure ostruite da materiale e macchinari. In altri casi, come precedentemente scritto, queste non sono in numero adeguato in relazione alla superficie aziendale oppure non conducono in luogo sicuro. La difficoltà principale nella messa a norma è costituita dalla spesa, solitamente alta, per mettere in regola unità immobiliari risultanti da frazionamenti casuali. Anche in questo caso risulta imprescindibile che l’azione non sia diretta esclusivamente alla sensibilizzazione dell’imprenditore, ma comprenda anche locatari e autorità competenti a livello locale.

generalmente presente è però spesso poco fornita o molto sporca in superficie (rendendo pericoloso un eventuale intervento). A tutte le aziende abbiamo spiegato che oltre al possesso della cassetta è indispensabile che questa venga conservata in un’area pulita e mantenuta in corrette condizioni igieniche: i rischi derivanti dall’utilizzo di garze, pinze o forbici includono contaminazione, infezioni con conseguenze peggiori rispetto a non curare il ferito.

è spesso difficile verificare la presenza dei dispositivi di sicurezza (serve troppo tempo se le macchine sono molte). Un problema diffuso nel distretto è senza dubbio la frequenza con cui i carter di protezione dei telai vengono rimossi. Ciò è dovuto alla necessità di poter intervenire con rapidamente nel caso in cui la cinghia di trasmissione si inceppi. Trovare carter per poter rimettere a norma le macchine è ormai diventato pressoché impossibile: le case produttrici non ne hanno a disposizione e, dato che la maggior parte delle imprese acquista macchine usate, il problema è dilagante. Generalmente, poi, abbiamo riscontrato postazioni non adeguate per la presenza di polvere e materiale accatastato nei pressi delle macchine, nonché per l’inadeguatezza delle sedie usate.

68 conformi su 97 (2 non verificate). I principali problemi sono la presenza di teli neri oscuranti o l’utilizzo improprio di garage o depositi ad uso produttivo. In altri casi, seppur le aperture consentirebbero un ricambio d’aria adeguato, le finestre vengono lasciate chiuse durante tutta la giornata lavorativa. In alcune delle imprese intervistate in estate l’ambiente è apparso totalmente non idoneo allo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa.

U S C I TA D IE M E R G E N Z AE V I E D I E S O D O

C A S S E T TA D E L P R O N TO S O C C O R S O

P O S TA Z I O N I D I L AV O R O E S I C U R E Z Z A S U I M A C C H I N A R I

L U C E E A E R A Z I O N E

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R I E P I LO G O G E N E R A L E

DVR 6 2 / 9 3

1 2 / 9 3

0

0

08 4 / 9 9

3 9 / 9 9

9 9 / 9 9

9 9 / 9 9

3 4 / 7 2

4 9 / 9 3

3 2 / 9 3

5 3 / 9 2

5 4 / 9 2

5 6 C O N F. 3 6 PA R Z . C O N F. / 9 9

6 8 / 9 7

4 3 / 9 1

5 1 / 7 5

3 9 C O N F. 4 4 PA R Z . C O N F. / 9 4

1 8 C O N F. / PA R Z . C O N F. / 7 8

9 9

0

0

ALCUNE SITUAZIONI AMBIGUE

(CONF. / PARZ. CONF.)

(PER 24 AZIENDENON NECESSARIA)

0

0

0

1

1

0

2

8

1 9

5

5

2 2

VISITE MEDICHE

DICHIARAZIONE DI CONFORMITA’/ RISPONDENZA

AGIBILITA’

BOMBOLE

DORMITORI

VAL. IMPATTO ACUSTICO

RSPP (CORSO / ESTERNO)

CORSO LAVORATORI

CORSO PRIMO SOCCORSO

CORSO ANTINCENDIO

ESTINTORI

LUCE / AERAZIONE

POSTAZIONI DI LAVORO

PROTEZIONI MACCHINARI

CASSETTA PRIMO SOCCORSO

USO DPI

TOT

Adempimento Nonverificate

Livellodi Conformità

TA B . 4

R E L A Z I O N E F I N A L E

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A . G .B .C .

H .I .

J .

K .

D .E .

F.

emissioni in atmosfera attività soggetta a CPI(certificato prevenzione incendi)scarichi idrici

smaltimento rifiuti pericolosiutilizzo di DPI specificigestione ed immagazzinamento corretto dei prodotti chimicilimiti di esposizione professionale ad alcune sostanzenecessità di conservare le schede di sicurezza dei prodotti chimici

valutazione rischio chimicoeventuali campionamenti ambientali

realizzazione di sistemi di aspirazione localizzata

A D E M P I M E N T I A D D I Z I O N A L I :

F O C U S C H E C K U P P R E S S O S TA M P E R I E

A ttraverso un’ingegnere conosciuta nel corso di un sopralluogo siamo venuti in contatto con

6 stamperie (stampa su T-shirt) che, per la tipologia di attività svolta presentano rischi aggiuntivi per la salute dei lavoratori (rischio chimico) e che sono sottoposte ad adempimenti ambientali complessi da gestire.

Dato il contesto collaborativo (l’azione è stata supportata dall’ingegnere e, in alcuni casi dai commercialisti) i risultati sono particolarmente apprezzabili e la situazione è ovunque migliorata nel tempo. Si tratta oramai di aziende che vengono seguite con costanza e che si sono fidelizzate al tipo di intervento da noi proposto.

I N T R O D U Z I O N E

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Riscontro nell’ambito del Progetto“Integrazione Imprenditoriale”

Obiettivi di medio periodo

Miglioramenti riscontrati

Inizialmente la maggior parte delle aziende presentava condizioni igieniche inaccettabili. Nei mesi il miglioramento è stato evidente. Da migliorare principalmente la gestione delle sostanze chimiche che di per sé non comporterebbero gravi danni alla salute umana. Il problema è la maniera piuttosto “casuale” con cui queste vengono gestite e manipolate. Gli sversamenti, facilmente evitabili sono frequenti. I DPI non vengono indossati e non tutte hanno correttamente realizzato sistemi di aspirazione dei vapori e dei fumi. Ci sono, poi, forti dubbi sull’affidabilità delle aziende che operano per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi.

in relazione alle stamperie prese in carico contiamo di completare la formazione obbligatoria e fornire assistenza in materia di valutazione dei rischi in modo tale da avere un quadro di pressoché totale conformità entro la fine di ottobre.

Nei mesi abbiamo aiutato le aziende a migliorare nei seguenti aspetti della gestione aziendale:

A .B .C .D .E .

puliziaadempimenti e pratiche ambientaliredazione documentazionefrequenza corsi di formazioneapertura e costruzione relazioni di fiducia nei confronti dei tecnici ASCI

R E L A Z I O N E F I N A L E

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S E Z I O N E 2

A M B I E N T EVA L U TA Z I O N E D I I M PAT TO A C U S T I C O

G E S T I O N E D E I R I F I U T I

Riferimenti nomativi: Delibera di Giunta Regionale n. 857 del 21.10.2013

Implicazioni operative: Le aziende situate all’interno di specifiche aree del territorio comunale provvedono, all’inizio della propria attività, a misurare l’impatto che l’utilizzo dei macchinari ha nei confronti dell’ambiente esterno.

Riscontro nell’ambito del Progetto “Integrazione Imprenditoriale”: 34 su 72 conformi. La non conformità deriva dall’ignoranza e dalla poca chiarezza della normativa a riguardo. Detto ciò va tuttavia segnalato come sia altamente improbabile che aziende tipo confezione superino i limiti imposti dal regolamento comunale. Nonostante, infatti, il rumore espresso in dB cresca in maniera più che proporzionale rispetto al numero dei macchinari, in nessuno dei casi di aziende che si sono rivolte a noi per una consulenza tecnica i valori limite sono stati superati.

Si tratta di uno degli aspetti più complessi per i tecnici ASCI. Nel corso del progetto è risultato difficile avere risposte chiare dagli imprenditori anche se l’impressione, salvo rari casi, è quella di una generalizzata “non-gestione”. In molti casi ci è stato raccontato che persone di cui non siamo riusciti a comprendere identità né tipo di attività svolta passano ogni tanto a ritirare i rifiuti. Raramente abbiamo trovato i formulari di carico e scarico e altrettanto raramente abbiamo trovato in azienda il registro. Qualora l’impresa si fosse munita di registro vidimato abbiamo spesso osservato che questo non veniva mai compilato.

Rari sono invece i casi di imprese soggette ad AIA o AUA.

/0 1

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Come per la sezione precedente, i dati raccolti per la sezione 4 – Fiscalità, sono scarsi e di certo poco attendibili. Al di là di semplici informazioni circa la periodicità dei versamenti iva (trimestrale il più delle volte), gli imprenditori intervistati non sono stati capaci di rispondere circa il pagamento delle voci di imposte incluse nella lista presente nello strumento ASCI. In molti casi, infatti, è il commercialista che si fa carico del computo e del pagamento, in altri casi il commercialista stesso comunica periodicamente quanto versare all’erario senza però fare distinzione tra le differenti imposte da pagare.

Problemi riscontrati:

S E Z I O N E 4

F I S C A L I TA’

A .

B .

C .

D .

E .

INPS: le imprese (e i lavoratori) non vedono l’utilità di contribuire per poi non ottenere nulla in cambio (sono in pochi quelli che pianificano di rimanere in Italia il tempo necessario a poter poi beneficiare di una pensione)

Diritto annuale CCIAA: pochi conoscono la CCIAA

IRPEF: nessuno ha risposto alla domanda consapevole di cosa fosse l’IRPEF

INAIL: alcuni si sono detti disponibili ad assicurare i propri dipendenti per eventuali infortuni, ma ovviamente non è possibile versare la quota INAIL senza un regolare contratto di lavoro

Ritenute di acconto per prestazioni occasionali: sconosciute.

R E L A Z I O N E F I N A L E

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B R E V E R E S O C O N TO

A Z I E N D E N O N T E S S I L I

Seppure la maggior parte delle aziende avvicinate e intervistate lavori nel settore tessile (pronto moda, confezioni, stamperie, maglifici), abbiamo avuto l’opportunità di intervistare anche imprese operanti in settori completamente differenti, in particolare:

Call center / internet point: si tratta di un luogo di ritrovo per ragazzi cinesi che preferiscono riunirsi per giocare piuttosto che frequentare la scuola. Al di là delle considerazioni riguardanti la sicurezza (fumo, totale assenza di luce naturale, assenza di parte della documentazione) sarebbe interessante studiare il fenomeno sociale che si sviluppa nel locale. Si tratta infatti di un’attività che raccoglie la frustrazione di studenti che frequentano scuole che non riescono a coinvolgerli nel processo educativo o ragazzi che vedono il proprio futuro in Cina e non reputano indispensabile puntare sull’istruzione così come ragazzi che non vedono l’ora di iniziare a lavorare.

Agenzia matrimoniale: dal punto di vista della sicurezza c’è poco da segnalare, anche perché non risultano dipendenti.

Supermercato: intervistato a luglio, si tratta di un supermercato da poco sanzionato per una lunga serie di non conformità. Sono stati sequestrati 40 kg di carni conservate in sacchi di plastica non idonei per alimenti e a contatto con prodotti non alimentari. La documentazione relativa alla gestione alimentare (manuale HACCP) è stata giudicata inadeguata (redatta interamente in italiano, non comprensibile né al titolare né ai dipendenti, e comunque mai compilata). La vendita di bevande alcoliche non è mai stata autorizzata. La visura camerale, inoltre, riporta la vendita di prodotti per la casa quale attività prevalente, con la vendita di alimenti quale attività secondaria. Gli ispettori hanno riscontrato l’opposto. A ciò si aggiungono le condizioni igieniche precarie nell’area macelleria e nel bagno. Non sono stati seguiti i corsi di formazione. Abbiamo spiegato come affrontare i punti contestati ma il titolare si ostina a preferire aziende poco serie che hanno promesso di mettere tutto in regola con 1500 euro.

Ristorante: la titolare si è mostrata particolarmente sensibile a tutte le tematiche incluse nello strumento ASCI. Negli anni, però, è spesso entrata in contatto con consulenti poco seri che le hanno provocato diversi problemi. In particolare ha ricevuto una sanzione per inadeguatezze strutturali ed è stata “costretta” a seguire corsi non previsti dalla normativa. Il percorso intrapreso, tuttavia, lascia ben sperare. Un sopralluogo presso il locale cucina non ha comunque fatto emergere problemi seri nella gestione, manipolazione ed immagazzinamento dei prodotti alimentari. Tutto il personale mantiene un comportamento igienico-sanitario corretto durante l’attività lavorativa.

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I N T E G R A Z I O N E I M P R E N D I T O R I A L E

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