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Insegnare con le mappe concettuali

Modulo IDati, informazione, conoscenza e comunicazione

Albez edutainment production

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Introduzione

Comunemente per “apprendere” si intende la creazione della conoscenza, che è personale e di solito si svolge a scuola.

Tuttavia l’attività di apprendimento che si svolge a scuola è strutturalmente identica a quella effettuata dall’impresa, dalla ricerca scientifica, dalla pubblica amministrazione.

La differenza risiede nell’esercizio dei ruoli specifici e negli scopi, meno nei metodi e nella sostanza.

In quest’epoca caratterizzata dalla crescita esponenziale dell’informazione e della necessità strategica di creare conoscenza (cioè di riuscire nell’apprendimento), è necessario apprendere come conoscere, è necessario sapere come trovare quello che abbiamo bisogno di conoscere e, per gli insegnanti, è necessario facilitare l’apprendimento degli altri.

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È importante essere in grado di differenziare i concetti fondamentali con i quali lavoriamo: dati, informazione e conoscenza.

Dato, informazione e conoscenza sono concetti basilari (anche se poco differenziati nell’utilizzo corrente) che è importante saper distinguere per gestirli con efficienza, allo scopo di organizzare e ottimizzare l’apprendimento.

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I dati

Sono simboli, sono elementi primari.

Il dato esiste e non ha significato per se stesso. Rappresenta un fatto o un evento senza relazione con altre cose, è un fatto risultante dall’osservazione diretta, prodotto dalla sensazione e dalla misurazione, è una cosa che accade, verità e realtà.

Un fatto appartiene al mondo reale, e il dato corrispondente è nella nostra mente.Il dato può esistere in qualunque forma, utilizzabile o non.

Esempi di dati: Π = 3,14159; piove; anno 1492; l’ultima alluvione dell’Arno è stata nel 1966; stipendio = € 1.500

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L’informazione

È il dato che è stato elaborato per essere utilizzabile, perché in qualche modo risiede in un contesto relazionale (lo scopo dei dati è conosciuto) ha un significato, e questo significato può essere utile…. o non esserlo.

È utile per dare risposte alle domande “chi?”, “che cosa?”, “dove?” e “quando?”. Anche l’informazione è primaria se non è elaborata o integrata dal ricevente.

I messaggi nella comunicazione tra le persone sono strutturati sui dati e sono resi comprensibili e assimilabili attraverso la collocazione in un determinato contesto.

L’informazione incorpora gli elementi per la comprensione delle eventuali relazioni di causa-effetto, di appartenenza, di equivalenza o altro.

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L’informazione:

è utilizzabile (consumabile) dalle persone, è un bene anche economico; quando è elaborata cambia la sua rappresentazione; è tangibile, in qualche modo è un oggetto fisico; è indipendente dal contesto, perché è essa stessa un contesto; è un’entità; è facilmente trasferibile, è qualcosa che può essere comunicato; è riproducibile a basso costo; è il risultato dell’elaborazione dei dati (raccolti, organizzati, ricalcolati, registrati, redatti, immagazzinati), ed è ricercabile e reperibile.

In una biblioteca siamo circondati da informazione.

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È importante tenere conto che, tanto “dato” quanto ”informazione”, sono categorie che fanno riferimento al passato, a cose già accadute.

Entrambi sono statici, senza ragionamento. È l’intelligenza umana che converte l’informazione in conoscenza. L’informazione viene raccolta affinchè sia possibile analizzarne il contenuto.

Attualmente esiste il crescente problema del sovraccarico d’informazione: troppa informazione che potrebbe essere rilevante, e troppo poco tempo e attenzione a disposizione per verificarla.

È necessario trovare metodi potenti per organizzare, reperire e valutare l’informazione per controbilanciare il sovraccarico d’informazione ed arrivare al livello successivo: il trasferimento ed immagazzinamento dell’informazione in modi facilmente accessibili.

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Esempi di informazione: “Si dice che la confusione tra dati, informazione e conoscenza ha avuto come risultato che molte istituzioni abbiano investito ingenti risorse nelle tecnologie per la gestione della conoscenza senza raggiungere risultati utili”.

“La ridondanza si riferisce a messaggi (o parti di essi) che trasmettono al ricevente informazione non convenzionale o altamente prevedibile”.

“La reticolarità è la struttura naturale tanto della mappa concettuale quanto dell’ipertesto”.

“Il tempo è la valuta della nuova economia, e per questo si cerca di ridurre i tempi di attesa o le attese stesse”.

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L’informazione, oltre a possedere un contesto,

può essere categorizzata (diventano evidenti “le chiavi” dell’analisi),

può essere calcolata (quando contiene dettagli statistici),

può essere corretta (se sono stati rimossi possibili errori),

può essere condensata (perché è stata riassunta o strutturata in tabelle).

Questi aspetti non le fanno perdere la propria “personalità”. È sempre informazione.

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La conoscenza

Risponde alle domande “come?” e “perché?”.

È l’informazione elaborata in modo cognitivo, trasformata in una struttura concettuale reticolare e quindi manipolabile e utilizzabile in altre attività cognitive, indipendentemente dal contesto in cui è stata appresa.

Utilizziamo la conoscenza per determinare il significato di una situazione e come gestirla.

La conoscenza è un’applicazione di dati e informazione, che esiste solo nella mente umana. La conoscenza è una proprietà individuale, anche se spesso condivisa.

La conoscenza non è statica, al contrario del dato e dell’informazione è molto dinamica. Essa è fluida, tacita e in continua evoluzione ed è altamente connessa a livello concettuale.

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Domanda: “Perché diciamo che la conoscenza viene creata?”

Perché la creazione della conoscenza è un processo deterministico: è una conseguenza dell’integrazione successiva delle informazioni man mano acquisite, in una rete significativa che le collega alla conoscenza precedente.

La pura memorizzazione dell’informazione può essere utile per passare un esame, ma impedisce la corretta integrazione, che permetterebbe l’utilizzo della conoscenza in modo pratico, nel prosieguo della propria formazione e nei contesti della vita (che è la vera ragione dello studio), oltre all’inferenza di nuova (o risultante) conoscenza.

L’esempio classico è quello delle tabelline aritmetiche, quelle di (n volte y) dove n e y sono numeri dall’1 al 9.

Messo alla prova, il metodo mnemonico fallisce quando gli operandi contengono più cifre, perché quelle soluzioni richiedono conoscenza… richiedono analisi e comprensione, richiedono di saper rispondere ai come e ai perché.

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È dimostrato che l’apprendimento sufficiente per passare gli esami è molto diverso da quello necessario a raggiungere la comprensione dei principi sottostanti ai contenuti insegnati.

Tale apprendimento non è nemmeno equivalente a sviluppare l’abilità funzionale e la flessibilità necessaria all’utilizzo dell’informazione studiata.

Le persone, nella comunicazione, scambiano informazione, non conoscenza.

È possibile dare ad altri informazione, ossia offrire un’espressione della conoscenza di chi la presenta; ma questa informazione non è conoscenza, anche se può diventarlo per chi la riceve, se questo decide, o se è capace di integrarla nella sua conoscenza precedente.

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La conoscenza:

è un processo umano, individuale; è pensiero ed è consapevolezza; la sua elaborazione cambia lo stato di coscienza della persona; è costituita da oggetti mentali: concetti, istanze di concetti, relazioni, unità logiche e dalla loro connettività reticolare e disposizione dinamica; nella conoscenza il contesto influenza il significato concettuale; i contesti sono dinamici e intersecanti; implica intuizione (necessaria nella fase creativa e strutturante); non si “trasferisce”:si acquisisce tramite l’apprendimento; non è identicamente riproducibile tra persone; può essere rappresentata per facilitare l’apprendimento; la conoscenza viene applicata per determinare il significato di una situazione e per indicare come gestirla: la soluzione di problemi; è diventata l’infrastruttura della società contemporanea.

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In alcuni casi la conoscenza si trova staticamente nella mente, legata alla situazione nella quale fu appresa (conoscenza inerte).

Quando appare la circostanza nella quale la conoscenza sarebbe rilevante, la mente non sceglie di utilizzare quella conoscenza perché non è connessa, non è stata integrata.

Non è lo stesso che dire che la persona non sa l’informazione, ma solo che la persona non è in grado di collegare questa informazione alla situazione nella quale potrebbe essere utilizzata.

Volendo accettare che tutte queste categorie (dati, informazione e conoscenza) costituiscono un continuum, l’elemento che permetterebbe la loro integrazione è la comprensione.

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Sapere e conoscere

Sapere implica possedere i dati, poter richiamare l’esistenza di qualcosa.

Conoscere è il risultato dell’apprendimento, della creazione della propria conoscenza, è il risultato di una elaborazione, conscia o inconscia, e descrive un risultato nel contesto della sua elaborazione. Implica riconoscere il perché, il come, cioè le relazioni che in un contesto specifico collegano le informazioni coinvolte.

Per conoscere è necessario apprendere.

Tanto il pensiero critico come l’analisi richiedono la partecipazione attiva, il contatto con l’esperienza umana, con la conoscenza.

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Avere chiare le differenze tra dati, fatti, informazione e conoscenza aiuta a individuare gli orientamenti necessari nella propria attività, e aiuta a realizzare cosa si può ottenere dal loro utilizzo: una collezione di dati non è informazione; una collezione di informazione non è conoscenza; uno spazio di conoscenza non è necessariamente saggezza.

La conoscenza è uno stato umano. Un sistema basato sulla conoscenza, che in qualche modo la rappresenta, non contiene conoscenza, ma rappresenta la conoscenza sotto forma di informazione che può essere dinamicamente applicata e gestita, riconosciuta, analizzata, togliendo ambiguità e rumore.

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Il concetto di rappresentazione e gestione della conoscenza non è tecnologico, crea un valore insostituibile perché permette di creare un modello esterno della conoscenza sul

quale è possibile obiettivamente ragionare e trarre conclusioni.

Sappiamo che l’informazione non è conoscenza, la conoscenza non è saggezza e la saggezza non è previsione, ma ognuna evolve dall’altra e abbiamo bisogno di tutte.

Risulta evidente che, nella rappresentazione della conoscenza, l’elemento fondamentale da rappresentare è la conoscenza concettuale, e che l’informazione fattuale, i dati, contribuiscono alla precisazione del contesto di apprendimento; conoscere bene un argomento è “avere il concetto di….”.

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Informazione e comunicazione

La comunicazione è un processo dinamico nel quale le persone cercano di trasmettere significato.

L’insegnamento è basato sulla comunicazione: sulla comunicazione di informazione.

Il successo nella comunicazione d’informazione tra persone non è sempre scontato: non sempre il significato voluto da una parte è identico al significato inteso dall’altra.

Questo stato di comunicazione imperfetto è di natura semantica e dipende dalle particolarità di carattere socio-culturale, dal vocabolario, dalla conoscenza di ognuna delle parti, dagli interessi, dalla cultura, dal background, dall’origine sociale, dall’età e può dipendere anche dal sesso, dai gesti e dalle inflessioni della voce, che influiscono nella comunicazione.

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La causa di questa distorsione nel significato, molto frequente e di misura variabile, viene chiamata rumore semantico.

Il primo obiettivo, in qualunque attività di comunicazione tra persone, è di ridurre al massimo questo “rumore semantico”.

Per riuscire nella riduzione la persona (l’insegnante) cerca di:

chiarire i simboli (le nuove parole, fatti e concetti), utilizzando diversi metodi per rappresentare concetti e fatti, ed evidenziare le specificità per stimolare la scoperta di regole e relazioni, ecc; introdurre ridondanza: i contenuti possono essere presentati in diversi modi e la stessa presentazione può essere ripetuta o riformulata.

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Una comunicazione effettiva implica la presentazione dei contenuti con diverse quantità e tipi di ridondanza, che permetta al singolo individuo di trovare il proprio punto di contatto con la presentazione e con la rappresentazione dei contenuti, e di avere il tempo necessario per la comprensione.

Questo significa che lo studente, per ricevere il contenuto della comunicazione e apprendere, deve poter esplorare e riuscire in una elaborazione personale approfondita della conoscenza.

Tutto questo significa che le presentazioni (ad esempio lezioni o conferenze), per poter essere accettate e comprese, devono presentare punti di contatto con la conoscenza già in possesso dello studente ed essere in sintonia con le capacità personali dell’individuo, in modo da poter gestire l’informazione offertagli, ed essere in grado di integrare la nuova conoscenza.

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Il rumore semantico, alla base di molte difficoltà di apprendimento, può essere ridotto con un livello appropriato di ridondanza attraverso l’individualizzazione, la personalizzazione e l’integrazione.

L’individualizzazione viene garantita dalla capacità di utilizzare diverse risorse e di coinvolgere l’interlocutore nell’apprendimento, a titolo individuale o di gruppo (ripetendo e riformulando).

La personalizzazione implica flessibilità nell’uso delle risorse e nello svolgimento di attività:si adegua l’attività a diversi tipi di rappresentazione, garantendo il raggiungimento di livelli di elaborazione personale più profonda, con libertà di accesso ed esplorazione.

È l’adattamento personale del messaggio cognitivo.

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L’integrazione è relazionata con la disponibilità di risorse di diverso tipo e modalità (video, audio, testo, ecc.) che permettono l’esplorazione, la manipolazione, l’estrapolazione con lo stesso strumento cognitivo.

L’integrazione, intesa come superamento dei limiti, non soltanto della rappresentazione, ma anche dell’esplorazione della conoscenza, permette di raggiungere un adeguato livello di ridondanza perché consente di connettere la nuova conoscenza al reticolo di elementi e strutture cognitive personali precedenti.

Ancora oggi gran parte delle risorse tradizionali disponibili per l’apprendimento (l’insegnante, il libro come fornitore unico d’informazione), sono insufficienti alla soddisfazione dei bisogni attuali dell’integrazione, della personalizzazione e dell’individualizzazione.

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Lo studente deve tenere conto che qualsiasi insegnante (anche un “precettore personale” ha la possibilità di dedicargli un tempo limitato e che può dimostrare insofferenza se gli viene richiesto di ripetere lo stesso messaggio oltre un certo limite; ugualmente limitata è la flessibilità dell’esplorazione personale quando si cliccano le pagina di un multimediale.

Per questo è necessario utilizzare risorse più avanzate se si desidera vincere la sfida dell’apprendimento.

Siamo abituati a considerare la ridondanza come un difetto, in realtà un corretto equilibrio tra ridondanza imprescindibile e tecniche per superare le difficoltà di apprendimento è un metodo raccomandabile a tutti gli insegnanti.

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FINE

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Bibliografia

HH. Fortez “Insegnare e apprendere con le mappe concettuali”Guida teorico-pratica per l’insegnante immedia editrice