Informativo P A M A P I - pamapi-autismo.it · Locandina del Convegno 2 Qualità di Vita per le...

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Informativo P A M A P I Struttura Terapeutica P A M A P I - Parenti Amici Malati di Autismo e Psicosi Infantile Via Bolognese, 238 - 50139 Firenze 055400594 800.654477 - Fax 055405828 C/C postale n.25883505 IBAN: IT63U0616002809000014445C00 e-mail: [email protected] Sede della PAMAPI visita dell’Assessore Sara Funaro

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InformativoP A M A P I

Struttura Terapeutica P A M A P I - Parenti Amici Malati di Autismo e Psicosi Infantile Via Bolognese, 238 - 50139 Firenze

✆ 055400594 800.654477 - Fax 055405828C/C postale n.25883505

IBAN: IT63U0616002809000014445C00 e-mail: [email protected]

Sede della PAMAPI visita dell’Assessore Sara Funaro

L’8 ed il 9 settembre scorso,all’Università Cattolica di Milano si ètenuto il IX Convegno Nazionale sullaQualità di Vita per la Disabilità, con il

titolo ‘Comunicare, cambiare, costruire’.Il concetto di Qualità di Vita è divenuto semprepiù chiaramente il vero obiet-tivo sovraordinato a tutti gliinterventi abilitativi che siportano avanti in realtà comela nostra: perseguire migliora-menti in ogni area (es. appren-dimento, autonomia, capacitàadattive) assume un realesignificato di cambiamentosolo se si verifica una effetti-va ricaduta positiva sulla qua-lità di vita della persona edella sua famiglia. A partiredalle evidenze scientifichesugli interventi educativi chehanno dimostrato una chiaraefficacia in bambini ed adulticon Disturbo di SpettroAutistico, come riportato nelleLinee Guida Ministeriali, alcunirelatori hanno sottolineatol’efficacia dell’approccio com-portamentale, che costituisceun sistema solido, scientifica-mente fondato e, appunto, evi-dence-based. L’analisi funzio-nale del comportamento ed iprincipi e le procedure ABA (Applied BehaviourAnalisys) come strategie di apprendimento, hannosuscitato in passato forti pregiudizi rispetto all’i-dea di un intervento freddo, artificiale, centratosul sintomo, con in cui la persona apprende i com-portamenti proposti sulla base di riflessi condi-zionati determinati dall’uso di rinforzatori, comein una sorta di ‘ammaestramento’. Negli anni si è

però assistito, da un lato ad un’evoluzione delcomportamentismo verso un approccio centratosulla relazione, in cui il rinforzatore assume ilvalore di sistema relazionale a forte significatointerattivo, dall’altro a cambiamenti culturali nellacomunità, anche scientifica, che permettono di

cogliere come anche l’inter-vento comportamentaleavvenga in modo imprescindi-bile in una dimensione rela-zionale, nella reciprocità discambi caldi, interattivi edempatici: in una frase, ‘ilcomportamentismo dal voltoumano’.Come riportato nel titolo delConvegno, un focus ricorren-te è stato quello della cen-tralità della comunicazione,sia come dimensione fonda-mentale di per sé che in fun-zione di facilitare i cambia-menti. Il concetto di comuni-cazione è stato declinato invarie dimensioni, dalla comu-nicazione delle diagnosi allacostruzione di alleanze effi-caci con i familiari, all’uso distrategie di Comunicazione Aumentativa Alternativa perincrementare l’autodetermi-nazione ed il senso diautoefficacia, all’utilizzo

di tecnologie digitali e realtà virtuali, finoalla comunicazione all’interno dello staffdegli educatori, rispetto alla gestione deiconflitti e degli aspetti motivazionali.Un contributo particolarmente apprezzatoè stato quello di Mark Durand, col titolo ‘Ilvalore dell’ottimismo. Comunicazione e inte-razione con le famiglie. ☛

L’

PAMAPI ringrazia tutti i benefattori per le generose e importanti utili offerte

Locandina del Convegno

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Qualità di Vita per le Disabilità

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La sfida sanitaria e umana più grande di cen-tri come il nostro sta nel poter garantire ilmassimo sforzo in direzione della definizionee del perseguimento di un piano che raccolgagli obiettivi più congrui al fine di impattarein modo significativo sulla qualità di vitapresente e futura dell’utente.Questo non fa bene solo agli utenti, maanche ai loro cari e agli operatori stessi, chesi trovano a dare senso e motivazione al lorolavoro, altrimenti minacciato da un vagosenso di immobilità e stagnazione.

Il Prof. Croce sta conducendo uno studio suuno strumento molto interessante rispetto aquesti temi : la matrice ecologica. Vorremmoriprendere dei punti-chiave che condividiamoin modo particolare, personalizzando ilmodello.I l pr imo punto r iguarda le r ich ieste , igust i , i b isogn i de l l ’ utente . Vog l iamo par lare innanz itutto d i fase d isv i luppo persono log ico (su l la sc ia de l leteor ie d i Dosen) o d i b isogno pr imar ioes istenz ia le : ☛

Linee-guida per la costruzione del Progetto personalizzato di intervento della persona

con disabilità mentale grave

I suoi dati, raccolti in anni di lavoro clinico conbambini autistici con importanti comportamentiproblema, dimostrano che in questi casi il fattoreprognostico più importante non è la gravità deicomportamenti problema, né la severità del distur-bo autistico o della disabilità intellettiva, quanto losguardo dei genitori rispetto ai problemi del figlio:una prospettiva fiduciosa ed aperta al cambiamen-to si correla con evoluzioni molto più positive delbambino, rispetto a coloro i cui genitori hanno unaposizione rassegnata e permeata di vissuti diimpotenza. A partire da tali evidenze, il prof.Durand ha attivato, in parallelo ai suoi programmidi intervento sui bambini, un training per i genitoriimprontato all’ottimismo ed alla strutturazione diun pensiero positivo.

La partecipazione a questo evento ha costituito unmomento fortemente positivo, con alcuni spuntiutili per migliorare il nostro lavoro alla Pamapi, inparticolare per una definizione operativa più fun-zionale rispetto alla rilevazione-comunicazione deldolore in persone con gravi limitazioni nella comu-nicazione. Inoltre gli argomenti trattati e la pro-spettiva proposta, sempre più centrata sulla per-sona, ci confermano che il nostro approccio educa-tivo ed il lavoro dello staff di tecnici ed operatorisi colloca all’avanguardia rispetto alle più recentiricerche scientifiche ed anche rispetto ai principietici sottesi..

Michele BoschettoDirettore Sanitario Pamapi

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Prevalgono i bisogni sen-soriali (es. bisogno dicontrollare stimoli sen-soriali, anche con l’auto-manipolazione, l’emissio-ne di suoni o movimentiripetitivi; c’è una ricercadi sensazioni elementari;accanto a scarsa collabo-razione, facilità alla“bizza agitata auto- eetero-aggressiva”).Alcune sensazioni ricer-cate possono tradursicosì: “adesso sono capa-ce di produrre questaparticolare sensazionesensoriale o questa par-ticolare reazione nell’am-biente” (a volte piacevolesul piano sensoriale, avolte piacevole solo per-ché “da me prevista eprodotta”).

Fase 3

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Fase 1 Fase 2 Fase 4

Prevalgono i bisogni disintonia con le richie-ste provenienti dall’am-biente, quindi di unambienteaffidabile/prevedibile/identico e calibratorispetto alle competen-ze (ad es. “ho bisognodi un ambiente che siasempre lo stesso, o dirituali, o di un controllocostante e prepotentesull’ambiente –ancheprovocatorio-; trovopiacere in una agendache dia prevedibilità)

Prevalgono i bisogni disintonia interpersonaleo socializzazione (es. hobisogno di essere guar-dato/riconosciuto/lodato, e di condividereattività con un care-giver “contento di me”,di conversare, riceveresorrisi, lodi e riconosci-menti, aspettative ecomplimenti, e di “sen-tir” di fare le cosecome tutti)

Prevalgono i bisogni disintonia con standardinterni, ossia di unabuona immagine di sé(es. ho bisogno di sen-tirmi bello, competen-te/bravo o perfinobuono, a prescinderedal riconoscimento deglialtri). Presuppone cioèl’interiorizzazione deicriteri di (auto)giudizioe di un’auto-osservazio-ne e un’autovalutazione,del tipo: “qui son statobravo”.

E’ importante curareL’ASPETTO SEN-SORIALE (es. con-tatto fisico, melodiadel parlato –comun-que brevissimo esemplicissimo nelcontenuto-, avvio alcontesto ambientaleche più gli confà,opportunità di utiliz-zo del rinforzo fisi-co –alimentare esensoriale-)

E’ importante curareL’ADESIONE A UNAPROCEDURA PREFIS-SATA (es. concentrarlosui prompts visivi, avviopuntuale al rituale, oall’agenda, con atten-zione alle variazioni diprogramma-o-ambiente,dire “PRIMA …POI…”)

E’ importante curareLA RELAZIONALITA’POSITIVA (es. sorri-dendo, celebrando, ral-legrandosi del passato edel futuro, condividen-do aspettative positivee piaceri condivisi, pro-spettare la condivisionedelle esperienze positi-ve e dei successi coifamiliari di riferimento)

E’ importante curare larelazionalità alla pari eLE ASPETTATIVEPOSITIVE IN TERMI-NI DI COMPETENZE(“lavorative”).

http://www.cultura.regione.lombardia.it/shared/ccurl/84/12/Corso%20Accessibilmente%20CROCE_13_01_2014_CHIRIGNAGO.pdf

Nelle pagine successive di questo Informativo sono state inserite foto in ricordo di MarioZangheri - rtecentemente scomparso -

della dott.ssa Piera Toschi e del rev.mo padre Luigi Maria Rima e alcune foto storiche

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E’ opportuno organiz-zare la proposta edu-cativa richiedendoAZIONI CHEDIANO UN FEED-BACK SENSORIALEA LUI/LEI PIACE-VOLE, ESPORRE enon CHIEDERE(mostrare, fare l’a-zione davanti a lui–magari recuperandoschemi motori efeedback sensoriali acui è abituato-, asso-ciando magari produ-zioni sensoriali cheattirino la sua atten-zione), PROPORRESPAZI STRUTTU-RATI (prima vengonointrodotti/avvisatida stimolo sensoria-le, poi l’utente èmesso in condizionedi mettersi in unaposizione, di vivereun’esperienza senso-riale –visiva e uditi-va- e/o un contattofisico con l’educato-re, con l’utilizzo difeedback sensoriali…e rinforzatoriestrinseci fisici)

E’ opportuno organiz-zare la proposta edu-cativa richiedendoUNA SEQUENZA DIAZIONI CHIARA SULPIANO VISIVO (es.utilizzo di promptsvisivi, avvio al rituale, oall’agenda, uso time-timer, tollerare sinto-matologia ansioso-com-portamentale nellafase iniziale di propo-ste nuove e non per-dersi d’animo –magarisi associa a un segnalevisivo che permetteràall’utente di sentirsiavvisato la volta suc-cessiva-)

E’ opportuno organiz-zare la proposta edu-cativa richiedendoATTIVITA’ CHE PRE-VEDANO UN’INTE-RAZIONE INTER-PERSONALE …e un’at-tività dove possa riu-scire e ricevere com-plimenti, dove il part-ner di attività possaessere soddisfatto econtento, e che possaavere un valore sociale(es. qualcosa che siaapprezzabile/apprez-zato da altri, speciecaregivers, chepotranno cosìdargli/darle sorrisi ecomplimenti)

E’ opportuno organizza-re la proposta educativarichiedendo ATTIVITA’DOVE l’utente mostricompetenza (prodottofinito, prodotto utile,prodottospendibile/vendibile).

Fase 1 Fase 2 Fase 3 Fase 4

http://www.cultura.regione.lombardia.it/shared/ccurl/84/12/Corso%20Accessibilmente%20CROCE_13_01_2014_CHIRIGNAGO.pdf

Il secondo punto riguarda le aree descritte dalICF come attività significative per la persona:

• Mangiare (e bere …vari cibi) • Giocare: guardare e ascoltare condiviso,

esperienza corporea, imitare, turnare• Toccare intenzionalmente … Assaggiare

intenzionalmente …Odorare intenzionalmente

• Guardare intenzionalmente• Ascoltare intenzionalmente• Gite, viaggi, posti nuovi, esperienze nuove• Tempo libero (gioco solitario… da spettatore

…parallelo …cooperativo• Portare avanti un compito da solo• Portare un compito a più steps da solo• Comunicare bisogni (più o meno complessi)

• Comprendere indicazioni e richieste• Produrre messaggi informativi, descrittivi,

esplicativi• Conversare• Fare lavoretti (manualità)• Scrivere/leggere/contare…calcolare…risolve-

re problemi matem.• Guidare (es. bicicletta)• Lavarsi

Curare denti …pelle …naso …unghie …capelli …aspetto (es. vestiti e cosmesi)

• Vestirsi (collaborare…)• Interazioni interpersonali

• semplici • complesse ☛

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• Vita di comunità (es. alla PAMAPI)• Esprimersi, fare prodotti artistici o artigianali• Hobby (es. collezionare)• Preparare piatti• Fare lavori di casa• Assistere gli altri• Religione e spiritualità• Vita di comunità nel territorio• Lavorare …guadagnare• Esprimersi tipo fare giornalino (cultura)• Sport• Socializzazione esterna (gruppi, eventi, locali)*es. conversare e fare cose coi familiari

Per ognuna di queste aree dobbiamo chiederci sel’utente ha l’opportunità per fare qualcosa inquelle aree, con una partecipazione attiva (es.con azioni finalizzate e determinanti effettivisibili, o perfino scelte) e soprattutto trovandosoddisfazione.C’è da promuovere quelle opportunità in modocalibrato e personalizzato, e nel tempo c’è dapromuoverne di nuove, aumentare quelle partico-larmente gradite, ma anche, in una fase prece-dente, promuovere quelle abilità necessarie persperimentarle con successo e goderne.Sperimentare opportunità nuove fa inoltre sen-tire la persona in crescita, in maturazione, indivenire, altro aspetto importante della Qualitàdi Vita. La Matrice ecologica richiede però che si tengaconto non solo delle capacità della persona, deilimiti prodotti dai problemi sanitari, comporta-mentali e dai profili psicopatologici, ma anchedelle richieste dei contesti di vita e dei part-ners di vita, e, non ultime, delle richieste easpettative dell’utente stesso. Per molti deinostri utenti è difficile comprendere le richie-ste (in quanto molti sono non verbali) o distin-guerle dalle abitudini e dalle “fissazioni”.Però vale la pena provarci e riprovarci, offrendoun ventaglio di opportunità per sperimentarecose nuove e osservare i segnali di gradimento esoddisfazione (magari dopo una prima fase chepotrebbe essere critica, in quanto disturbantele abitudini dell’utente), almeno con chi parla:“Ci sono cose che cambieresti? Il colore dellepareti? La temperatura? Lo stare meno a sede-re? Lo stare meno in struttura? Vorresti fareun lavoro vero e proprio? O avere modo di con-tattare di più le tue persone care al telefono?Fare cose che facciano più felice o serena la

mamma? Fare cose che ti aiutino a sopportaremeglio il momento in cui vivrai da solo, se equando verrà? Vorresti pregare? Fare eserciziin palestra diversi o più frequenti? Stare più dasolo …a riposarti, alla TV, con una rivista? Staremeno con persone che fanno confusione?Ripensare di più ai tuoi viaggi con la mamma? O aquelli che hai in programma di fare con lei?Vorresti uscire di più con noi per le gite …inquesto posto, o in quest’altro?” Un altro aspetto fondamentale riguarda lanecessità, nei training educativi per i nostriutenti, di utilizzare quelli che si chiamano“rinforzatori” del comportamento (cfr. l’AnalisiComportamentale Applicata ). Servono “rinforza-tori” appropriati per la persona e continuamenteaggiornati. I rinforzatori, quando l’utente non èsufficientemente sensibile alle lodi o ai rinforzisecondari (es. “dai che ti do un gettone per ilcaffè”, o “quando arriviamo a tre mandiamo unmessaggio a casa”), non sono facili a trovarsi,perché devono avere queste caratteristiche:-qualcosa che la persona voglia, al punto daseguire una richiesta per ottenerla,-qualcosa che la persona non ottiene già durantela giornata (per cui non c’è saturazione) ocomunque da un periodo significativo di tempo(di deprivazione),-qualcosa da farne “bocconcini” che si “esauri-scono naturalmente” ma che non lo saziano subi-to: tasselli di gioco (es. pezzi di puzzle o altroche va completandosi), sensazioni discrete ericercate (es. spruzzi di odore, “pezzi di” sensa-zioni tattili, massaggini, pezzi di video, pezzi dicanzone, azioni finite che determinano un effet-to “piacevole”, momenti per giocare…). La suddivisone delle risorse umane a questopunto diventa problematica. Bisognerebbe poterdisporre di più educatori.Infatti, interventi di Rinforzo Differenziale diMicrocomportamenti che si avvicinano al targeteducativo, o di Comportamenti Altri oIncompatibili con i comportamenti problematici(tecnicamente DRO/DRI/DRA) sono interventiintensivi, che richiedono impegno, concentrazio-ne, costanza, coerenza, supervisione, osservazio-ne strutturate, successiva analisi dei dati emer-si.A riguardo Mugnaini ha svolto una formazioneon-line, Simple Steps.

Daniele MugnainiPsicologo Coordinatore Pamapi

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ccoci qua nuovamente a parlare ed affron-tare questo importantissimo tema. I com-portamenti problema. I comportamentiproblematici sono tutti quelli che, per una

ragione o per l’altra, creano problemi e difficoltàalla persona stessa o nella relazione tra lui e il suoambiente. possono assumere le forme più dispara-te e strane, anche se ne esistono di tipiche ericorrenti. Alla base della definizione di “compor-tamento problema” c’è un vissuto di disagio,preoccupazione, difficoltà o paura da parte dell’e-ducatore o del genitore, dovuto a qualcosa che fala persona disabile. Quest’ultimo emette dei com-portamenti strani, diversi da quelli che ci aspet-

tiamo, comportamenti che viviamo, appunto, condisagio. Possono essere comportamenti problemaestremi, come gli atti autolesionistici, che provo-cano danni e lesioni alla persona stessa: mordersile mani, le braccia, picchiarsi, battere contro imobili, strapparsi i capelli, oppure forme come adesempio l’iperventilazione o crisi di apnea, ecc.Questo nostro interesse rappresenta una sfidacontinua, una formazione che non può terminarepoiché equivale al miglioramento della Qualità diVita dei nostri utenti, in termini di comunicazionedei bisogni, degli stati d’animo, delle emozioni. Ho avuto l’occasione di poter seguire una giornata

formativa che si è svolta a Cremona presso laFondazione Istituto Ospedaliero Sospiro Onlus diCremona nel Settembre di questo anno. La giorna-ta era tenuta dal Prof. V. Mark Durand dellaUniversity of South Florida che da oltre trentaanni si occupa di Disabilità Grave, Autismo eDisturbi pervasivi dello Sviluppo in adulti. Parlare di un approccio funzionale evidenzia comenon ci si possa fermare davanti al comportamentoproblema senza sforzarsi di capire cosa la personasta cercando di comunicare, ma lasciandolo senzaattenzione e somministrare tutt’al più dei farmaciche possano estinguerlo e quietare la persona.Tale atteggiamento non rappresenta ciò che noi

intendiamo per presa in carico alla persona. In let-teratura appare come i professionisti a fine annisettanta si ponevano davanti al comportamentoproblema soltanto in maniera distaccata chieden-dosi QUANTE volte la persona agiva tale compor-tamento. Nel corso degli anni per fortuna il modoin cui interessarsi e occuparsi di ciò è cambiato.Adesso ci chiediamo perché una persona possafare del male a se stesso o ad altri, che funzioneha tale comportamento, cosa ci sta cercando dicomunicare la persona. Non si può arrivare a spie-gare un fenomeno senza occuparsi del perché.

Comportamenti problema...Un approccio funzionale

E

Fondazione Istituto Ospedaliero Sospiro - Cremona-

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Nel non verbale, quando la persona non ha possibi-lità di comunicare o ha un linguaggio ma questo nonè funzionale, il risultato finale può essere un’assenza di comunicazione (es. desiderio di espri-mere un bisogno, frustrazione nel non poterlofare, comportamento problema); noi operatoriabbiamo il dovere di impegnarci a trovare unametodologia per facilitare ad esprimere la lororichiesta tutto ciò al fine di migliorare la Qualitàdi Vita.Come operiamo fattivamente: 1) valutare la funzio-ne del comportamento, ovvero chiederci perché,prima ancora di reagire. Fondamentale capire,anche attraverso i caregivers, cosa possa sotto-stare al comportamento, escludendo in primiseventuali cause organiche. Alla Pamapi facciamocontinue e costanti riunioni di èquipe dove cerchia-mo di chiedersi con le diverse personalità le causedi un eventuale comportamento, cerchiamo di inda-gare e vagliare varie ipotesi e confrontarci su diesse. 2) ci interessa che la comunicazione sia effi-cace per cui valutiamo le varie metodologie da noiconosciute (linguaggio verbale, PECS, Ipad etc.) ecerchiamo la più semplice da utilizzare con la per-sona. 3) cercare di inserire la modalità comunicati-

va scelta in un luogo il più naturale possibile perla persona, un luogo dove la persona passa il suotempo, le sue giornate. 4) Dare dei Prompt(ovvero degli aiuti) che possano intensificare efortificare l’intervento. 5) sfumare i Prompt(togliamo piano piano con varie tecniche gli aiutiche avevamo fornito). 6) Imparare nuove rispo-ste comportamentali da parte della persona eli-minando cosi il comportamento risultato proble-matico.Non voglio insegnare al ragazzo cosa sta dicen-do, ma voglio che la persona interagisca otte-nendo cosa gli interessa, questo è fondamentaleper noi operatori della Pamapi.Con grande curiosità ogni giorno i nostri opera-tori si sforzano nel chiedersi perché, si inter-rogano, cercano di trovare nuove strategie perpoter dare ai nostri utenti una migliore moda-lità di comunicare con l’altro al fine di ottenereuna risposta ai propri bisogni, alle proprienecessità, alle emozioni. Si tratta di una sfidaimportante e di sicuro non ci stancheremo mai!

Francesca Poli Psicologa, Psicoterapeuta Pamapi

Nella , Sededella

Struttura PAMAPI

il3 dicembre

2007il Cardinale

S.E.CardinaleSilvano

Piovanelli

SedePAMAPICarnevale

2008

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COMPORTAMENTO E PSICOPATOLOGIA NELLA DISABILITA’ INTELLETTIVA

nche quest’ anno abbiamo partecipato alla giorna-ta di Formazione organizzata dal CREA (Centrodi Ricerca e Ambulatori) della Fondazione San

Sebastiano. Il tema si prospettava molto interessantepoiché riguardava i comportamenti e la psicopatologianella DI e, a conferma delle nostre aspettative, i relatoriche si sono susseguiti hanno trattato l’argomento inmaniera esaustiva. Il Dr. Bertelli ha presentato come prima tematica la pre-sentazione del nuovo Manuale Diagnostico DSM-V all’in-terno del quale troviamo la variazione del termine“Disabilità Intellettiva” in “Disturbo dello sviluppo intel-lettivo”. Ildibattito, suquale dicitu-ra usare,ancora inatto, mettein evidenzacome il ter-mineDisturbo siaun riferi-mento ad unpossibileproblemamedico. Perchi come noisi occupadella presain carico diqueste per-sone, talenomenclatura pare riduttiva e evocatrice di una diagnosiche però non può stigmatizzare la persona. Il termineDisabilità ci pare più appropriato in quanto evidenza unacondizione relazionale. Vero è che tali persone oltre abisogni relativi alla sfera sociale hanno anche bisogni sani-tari per cui quale parola o termine potrebbe accomunareentrambe le situazioni? L’Associazione Americana dellaSanità per un periodo li ha usati entrambi coniando la dici-tura “Disturbi della Disabilità Intellettiva”. Come prece-dentemente detto il dibattito è ancora aperto. Di conse-guenza a tale valutazione, ci si può occupare di due criteri.Il primo relativo all’intelligenza da affiancare alla valuta-zione del QI e ad altre funzioni più specifiche. Il secondo

relativo alla vulnerabilità psicologica che spesso si traducein maggiori malattie a livello organico. La letteratura ingle-se evidenzia come le persone con Disabilità Intellettivaabbiano un elevato bisogno di servizi sanitari specifici. InItalia abbiamo ancora poche risposte relative ai bisognispecifici; spesso capita che chi accoglie la domanda nonabbia competenze specifiche quindi ci troviamo davantiad una perdita di tempo e di costi. Tale problematicaapparentemente di poca rilevanza, potrebbe in realtàaprire scenari rivoluzionari relativi alla presa in caricodella persona con autismo, alla loro Qualità di Vita ed allapossibilità di spendere in maniera più mirata le risorse

senza crea-re undispendioche arrecaun danno allavita dellapersona edalla famiglia. Arrivando altema princi-pale dellagiornata ilDr. Corti,dellaFondazioneSospiro diCremona,evidenziacome il termi-

ne psicopatologia e comportamento problema siano spesso con-fusi. Analizziamo più a fondo se esistono delle relazionifra di essi. Sicuramente entrambi denotano fattori chelimitano la QoL della persona e dei caregivers. Esistonodifferenze tra di essi? Sicuramente si: 1) Complessità. Lapsicopatologia è un quadro più complesso a causa dei com-portamenti coinvolti e delle spesso frequenti ricadute. Ilcomportamento problema a volte è più limitato, più pun-tiforme. 2) Stato vs Tratto. Il comportamento problemarappresenta una condizione temporanea, non necessa-riamente rappresenta ilmodo di essere di questepersone, anzi, quasi mai. ☛

A

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La psicopatologia è più complessa, condizionespesso pervasiva per la persona. Non è instabile,non varia nei periodi ma è nella dimensione delsempre. Come sostiene Emerson 2001: “ I comportamen-ti problema possono essere la forma aspecificadella psicopatologia”.La persona con D.I. usa aggressività perché puòavere una situazione di depressiva o si trova inuno stato depressivo per cui usa aggressività?Domanda molto interessante. Andrebbe fattaun’analisi funzionale che permetta di ricercare ifattori nel contesto. Per i comportamenti pro-blema è necessaria un’analisi funzionale moleco-

lare, con microscopio, per psicopatologia neces-saria un’analisi funzionale molare, con telesco-pio.Mi sembra importante concludere sostenendo,come sottolineato dal Dr. Corti, che i comporta-menti stanno in piedi perché ottengono semprequalcosa. Questo ci deve far riflettere nelnostro lavoro continuamente cercando di dareuno stimolo ai continui “perché?” che sottostan-no ai comportamenti spesso aggressivi che citroviamo a dover gestire.

Francesca PoliPsicologa, Psicoterapeuta Pamapi

Work in progress..Nuovo progetto editoriale

P A M A P I , a s s i e m e a l l ’ A S P C h a r i t a s ( M o d e n a ) , a l l ’ I s t i t u t o D o n O r i o n e ( G e n o v a ) ea l Y a m a g u c h i ’ s H o s p i t a l ( T o k i o ) s i s o n o i n c o n t r a t i a M o d e n a n e l l ’ o t t o b r e s c o r s op e r c o n d i v i d e r e i l p r o g e t t o e d i t o r i a l e “ P e r u n a n u o v a f i l o s o f i a d e l l aR e s i d e n z i a l i t à : l a R e s i d e n z a c o m e R i s o r s a p e r l a C o m u n i t à ” , n e l q u a l e s i r a c -c o n t e r a n n o s t o r i e d i a s s i s t e n z a c h e e s e m p l i f i c h e r a n n o c o n c e t t i - c h i a v e c o n t e -s t u a l i z z a t i n e l l a c u l t u r a s c i e n t i f i c a e s o c i a l e a t t u a l e . A v r à p e r o b i e t t i v o l af o r m a z i o n e d e l p e r s o n a l e a s s i s t e n z i a l e , e d u c a t i v o , m e d i c o e a m m i n i s t r a t i v oc h e s i o c c u p a d i d i s a b i l i t à i n t e l l e t t i v a e a u t i s m o.

Lo Staff Tecnico Pamapi in visita alla Charitas di Modena

inalmente è in via di conclu-sione l’allestimento dellaStanza Multisensoriale

finanziata dall’Ente Cassa diRisparmio di Firenze, stanza idea-ta dagli operatori PAMAPI assie-me allo Studio Romualdi, con lafunzione di agganciare piacevol-mente l’attenzione degli utentiche sono in quel momento assortinelle loro abitudini autostimolato-rie, nei loro pensieri “fissi” o inuna angoscia che li agita.La forma (avvolgente e senza ango-li), la morbidezza del “cielo a tes-suto”, l’assenza di oggetti o colorisensorialmente “forti”, il pavimento in legno, ladelicatezza del muro a bolle e della tenda di fibreottiche determinano un contesto ottimale perrilassare e per introdurre elementi personalizzatia seconda dei “gusti” di ciascun utente. La stanzasi presta infatti a dotarsi di colori diversi (e che

variano con stili e ritmi diversi), di musiche di ognigenere, di cuscini per stare in terra o di una presacontenitiva da parte di una poltrona creata ad hoc(a partire dall’idea che ad alcune persone con auti-smo piace essere contenute, quasi ad abbracciostretto), di proiezioni di immagini e video di ogni

tipo, di vibrazioni dell’impiantito a ritmodi musica a intensità diverse, di aromidiversi e, ovviamente, di diverse moda-lità interattive con l’educatore (chepotrà accompagnare, monitorare, mas-saggiare, sollecitare, mostrare come,giocare con, interagire col video assie-me all’utente).Si tratta di cominciare a far fareesperienze tra le più diverse a ciascunutente per vedere cosa gradisce di più. Nel tempo potremo anche predisporreper ciascun utente un pannello di scel-te, sollecitando la scelta del tipo distimolazione desiderata in quel momen-to (es. tipo di luci, musica, video, ecc.).

Daniele MugnainiPsicologo Coordinatore Pamapi

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La Stanza Multisensoriale PAMAPI: oggetto d’avanguardia

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Prospettiva progetto stanza multisensoriale

Prospettiva progetto stanza multisensoriale

Mindfulness per gli operatori di un centro di abilitazione per l'autismo

he cosa è?La Mindfulness, diffusamente riconosciutaanche dalle scienze psicologiche utile in

molti ambiti della salute mentale e dei contestilavorativi, è una pratica di (ri-)contatto o connes-sione o sintonizzazione con se stessi, con l’ambien-te naturale e con gli altri, pratica che vuol contra-stare una tendenza costante della mente umana adalienarsi dal presente, dal proprio Sé più profondoe dagli altri, e a concentrarsi sul proprio Io (coisuoi pregiudizi e coi suoi schemi frutti del passa-to) e sulle sue proiezioni nel futuro. L’idea difondo è che in ogni momento le sensazioni (daquelle sensoriali a quelle legate alle facoltà menta-li del pensare, immaginare e provare emozioni esentimenti) sono portatrici di potenziale meravi-glia e di crescita di umanità (nel senso di qualità divita e qualità prosociale delle relazioni). E’ un esercizio dell’attenzione (e della volontà),che può cambiare l’esperienza quotidiana, ma cheviene particolarmente praticato (quanto più possi-bile) in circostanze rilassanti , in cui si è invitatiad accostarsi prima alle sensazioni corporee, quin-di alle sensazioni relative all’ambiente e al “lavoriomentale”, fatto di pensieri, immagini, emozioni,sensazioni complesse, sentimenti, che accadonomomento dopo momento, con atteggiamenti inte-riori di coraggio, ospitalità, gentilezza, amorevo-lezza, compassione, e altri ancora che vengono cosìdescritti:

1. Non giudicare Atteggiamento di un testimone imparziale (“nongiudicante”) della propria esperienza. Per farequesto è necessario che si diventi consapevolidella costante tendenza a giudicare le esperienzeinterne ed esterne (che ci porta lontano dalla con-sapevolezza delle stesse). Siamo spesso portati agiudicare come "buoni" percezioni e pensieri “per-ché ci fanno sentire bene per qualche motivo”.

Altri sono ugualmente rapidamente giudicate come"cattivi" perché “ci fanno stare male”. Il resto èclassificato come "neutrale". Questa abitudine diclassificare e giudicare la nostra esperienza ciblocca in reazioni meccaniche di cui tante volte non ci rendiamo nemmeno conto.Questi giudizi tendono a dominare la nostramente, il che rende difficile per noi trovare pace. Tutto ciò che è richiesto è essere consapevoli checiò accade. Non c'è bisogno di giudicare il giudizioe rendere le cose ancora più complicate. A titolo di esempio, mentre siamo concentrati sulproprio respiro, come avete fatto negli ultimicapitolo e come avremo modo di fare molto di piùnel prossimo. Ad un certo punto si può trovare chela mente dice qualcosa del tipo: "Questo è noioso,"o "Questo non funziona," o "non posso farlo."Questi sono giudizi. Quando sono venuti in mente,è molto importante riconoscere come il pensierogiudicante e ricordare a te stesso che la praticacomporta la sospensione del giudizio e solo a guar-dare ciò che avviene. Quindi si procede nel guar-dare al proprio respiro.

2. Pazienza Essere paziente è semplicemente essere comple-tamente aperti ad ogni momento, accettandolonella sua pienezza. Con pazienza guarderemo anchealle nostre continue distrazioni e alle resistenze arestare concentrati sul presente. E con gentilezzariporteremo l’attenzione sulle sensazioni presenti.

3. Mente per principiantiLa ricchezza dell’esperienza attuale momento è laricchezza della vita stessa. Di solito tendiamo adapprocciarci all'ordinario dandolo per scontato enon riusciamo a cogliere “la straordinarietà del-l'ordinario”. La “mente del principiante” è la menteche è disposta a vedere tutto come se fosse laprima volta. Una mente aperta, "principiante", ci

C

La Mindfulness non è una tecnica di rilassamento (e basta); comporta infatti un equilibrio fra latensione (es. posizione con testa, collo e tronco allineati, senza poggiare la schiena, attenzioneintenzionale) e rilasciamento (es. posizione comoda, rilassata, silenzio, respirazione tranquilla).

Come una corda di uno strumento che viene accordata: né troppo tesa né troppo allentata

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permette di essere ricettivi a nuove possibilità eci impedisce di rimanere bloccati nel solco dellanostra esperienza.

4. Fiducia Fiducia nella nostra esperienza, nella capacità diriconoscere le nostre sensazioni, nelle intuizioniche emergeranno dalla capacità di ascoltarsi, nellacrescita che la Mindfulness produrrà.

5. Non-sforzo Quasi tutto ciò che facciamo lo facciamo per unoscopo, per ottenere qualcosa o da qualche parte.Nella meditazione questo atteggiamento può esse-re un vero ostacolo. Questo perché la meditazioneè metodo che può metterein maggior contatto conse stessi. Ad esempio, se ci sediamo e pensiamo"ho intenzione distare rilassato, o di stare bene”,allora avremo introdotto un'idea nella mente checerca di dominare la nostra attenzione.

6. Accettazione Accettazione significa vedere e accogliere le cosecome realmente sono nel presente. Se si disponedi un mal di testa, accettare di avere un mal ditesta. Prima o poi dobbiamo fare i conti con lecose come sono, allenandosi a non negare, reprime-re e rimuovere ciò che ci scomoda.

7 Lasciar andareQuando si comincia a prestare attenzione alle nostre esperienze interiori, scopriamo che ci sono

certi pensieri e sentimenti e situazioni a cui lamente sembra volersi aggrappare. Analogamente, quando i pensieri del passato o delfuturo emergono, li guarderemo fluire e li lascere-mo andare, per guardare cosa succede.

Un altro aspetto importante riguarda la condivi-sione, l’ascolto, il “parlare” di ciò che si è speri-mentato durante la Mindfulness, aprendosi allasintonizzazione con la presenza e il “sé” dell’altro.

RicercaLo stress occupazionale nelle professioni dellasalute può portare ad un aumenta sintomatologiadepressiva (Tyssen, Vaglum, Gronvold, eEkeberg, 2001), a una diminuzione della soddi-sfazione lavorativa (Blegen, 1993; Flanagan &Flanagan, 2002) e a problemi nelle relazionisociali (Gallegos, Bettinardi-Angres, e Talbott,1990). Inoltre lo stress può anche danneggiarel’efficacia lavorativa, riducendo la concentrazio-ne (Askenasy & Lewin, 1996), incidendo sullacapacità decisionali (Klein, 1996; Lehner, Seyed-Solorforough, O'Connor, Sak, e Mullin, 1997), eriducendo la capacità di stabilire forti relazionicon i pazienti (Pastore, Gambert, Plutchik, ePlutchik, 1995). Lo stress può anche portare adun aumento del burnout (Spickard, Gabbe, eChristensen, 2002), definito come una sindromedi spersonalizzazione, esaurimento emotivo e unsenso di bassa realizzazione personale. ☛

SedePAMAPI

20febbraio

2008

In evidenza

il compianto

Mario Zangheri

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Messi a confronto con un gruppo di controllo siagli interventi di rilassamento progressivo chequelli di Mindfulness riducono entrambi il distresse incrementano entrambi uno stato d'animo positi-vo, rispetto al gruppo di controllo (p <.05).L’effect-size era maggiore per la Mindfulness siaper la diminuzione del distress (d di Cohen = 1.36versus .91 del rilassamento) che per l’umore posi-tivo (d di Cohen d = rispettivamente .71 e .25). Ilgruppo Mindful ha anche mostrato una riduzionesignificativa dei pensieri e dei comportamentidistrattivi e ruminativi (p <.04 in tutti i casi, d diCohen d = 0,57 per la ruminazione e .25 perdistrazione nel il gruppo di meditazione). LaMindfulness può essere particolarmente efficacenel ridurre i pensieri e i comportamenti “interfe-renti”, con effetti di ulteriore riduzione deldistress.Jain S, Swanick S, Roesch SC, Mills PJ, BellI, Schwartz GE (2007). A randomized control-

led trial of mindfulness meditation versusrelaxation training: effects on distress, positi-ve states of mind, rumination, and distraction.Annals of Behavioral Medicine 33:11–21.Uno studio ha esaminato gli effetti di un program-ma a breve termine basato sulla Mindfulness perla gestione dello stress (MBSR), il personale sani-tario. I risultati di uno studio pilota randomizzatoe controllato sugli effetti di un programma di 8settimane per la Riduzione dello Stress basatosulla Mindfulness indicano che questo può essereefficace per ridurre lo stress e aumentare la qua-lità della vita e di auto-compassione negli operato-ri sanitari.Shapiro SL, Astin JA, Bishop SR, CordovaM (2005). Mindfulness-based stressreduction for health care professionals:Results from a randomized trial.International Journal of Stress ☛

Sededella

Pamapi3

dicembre2008

IlCardinalePiovanelliPremia

esaluta

la dr.saPiera

Toschi

In giardino

sedePAMAPI

“ExpoPamapi”

19 giugno2012

in evidenza

MarioZangheri

Interventi basati sulla Mindfulness possonoridurre lo stress dei genitori e migliorare lerelazioni tra genitori e figli. Data la natura cro-nica del disturbo dello spettro autistico (DSA)e la sua influenza sullo stress dei genitori,interventi per promuovere la consapevolezzapossono essere particolarmente utili ai genitoridi bambini con DSA. In un campione di madri dibambini con ASD (n = 67) e un campione di con-fronto delle madri senza ASD (n = 87), la con-sapevolezza era significativamente associata ailivelli di stress materno al di là dei problemicomportamentali del figlio (non-DSA: _ = -.232,F (1, 64) = 15,749, p <.000; DSA: _ = -.206, F(1, 84) = 15,576, p <.000). I risultati suggeri-scono che gli interventi per promuovere la con-sapevolezza possono essere utili per ridurre lostress genitoriale nelle madri di bambini conASD, così come nelle madri di bambini con svi-luppo tipico. A causa della natura cronica dellaASD, tali interventi possono essere particolar-mente opportuni.Conner CM, White SW (2014). Stress inmothers of children with autism: Trait mind-fulness as a protective factor. Research inAutism Spectrum Disorders 8(6): 617-624. Le interazioni tra genitori e figli con autismocostituiscono un importante contesto socialeper l’emergere di comportamenti adattivi o pro-blematici. Insegnare ai genitori a maturaremodalità interattive diverse spesso porta i figlia comportarsi meglio. Dopo un corsoMindfulness di 12 settimane la “genitorialitàconsapevole” aveva diminuito l'aggressività,

l’oppositività e l’autoaggressività dei figli eaveva aumentato la soddisfazione sperimentatadalle madri nell’interagire con i loro flgli.Singh NN, Lancioni GE, Winton ASW, FisherBC (2006). Mindful Parenting DecreasesAggression, Noncompliance, and Self-Injuryin Children With Autism. Journal ofEmotional and Behavioral Disorders 14(3):169-177.3 adolescenti con disturbo dello spettro auti-stico ha ricevuto nove sedute settimanali diMindfulness in gruppo. I loro genitori (18madri, 11 padri) hanno partecipato alla stessaformazione in parallelo. Sono stati condottipre-test, post-test e follow-up a 9 settimane. Igenitori hanno riferito di aver maturato unamigliore competenza genitoriale (in particolaredi essere meno verbosi e meno lassisti) e disperimentare un aumentata qualità di vita. De Bruin EI, Blom R, Smit FMA, vanSteensell FJA, Bogels AM (in press).MYmind: Mindfulness training for youngsterswith autism spectrum disorders and theirparents. Autism. Questionari mirati compilati da 28 genitori dibambini autistici hanno evidenziato che livellipiù elevati di “genitorialità consapevole”(Mindful parenting) correlavano con livelli piùbassi di sintomi depressivi e di stress.Beer M, Ward L, Moar K (2013). TheRelationship Between Mindful Parenting andDistress in Parents of Children with anAutism Spectrum Disorder. Mindfulness 4(2):102-112. ☛

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Nellasededella

Pamapi 5

gennaio2007

iragazzi“Pamapi”

festeggianola Befana

2007

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Due studi sono presentati per esaminare il rap-porto tra auto-compassione e salute psicologica.L’auto-compassione comporta l’essere gentili ecomprensivi verso se stessi in circostanze didolore o di fallimento piuttosto che essere dura-mente autocritici; percepire le proprie esperien-ze come parte della più ampia e generale espe-rienza umana, piuttosto che vederle da sole; eincludere pensieri e sentimenti dolorosi nella con-sapevolezza piuttosto che sovra-identificarsi conessi. Lo studio 1 ha trovato che l'auto-compassio-ne fa da cuscinetto contro l'ansia di fronte a unaminaccia all’Io in un contesto artificioso. Lo stu-dio 2 ha rilevato che un incremento mensile diauto-compassione sono associati a un maggiorbenessere psicologico. Neff KD, Kirkpatrick KL, Rude SS (2007).Self-compassion and adaptive psychologicalfunctioning. Journal of Research in Personality41(1): 139-154.I meccanismi che potrebbero rendere efficaceun “mindful parenting” sono: (1) ridurre lo stressdei genitori e la conseguente reattività dei geni-tori; (2) ridurre la preoccupazione dei genitoririsultante dalla psicopatologia dei genitori e / obambini; (3) migliorare l’autocontrollo nei genitoriimpulsivi; (4) rompere il ciclo di trasmissioneintergenerazionale di schemi genitoriali disfun-zionali; (5) accrescere un’attenzione positivaverso se stessi; e (6) migliorare il funzionamentoconiugale e co-genitoriale. Bogel SM, Lehtonen A, Restifo K (2010).Mindful Parenting in Mental Health Care.Mindfulness 1(2): 107-120

Due studi sono presentati per esaminare il rap-porto tra auto-compassione e salute psicologica.L’auto-compassione comporta l’essere gentili ecomprensivi verso se stessi in circostanze didolore o di fallimento piuttosto che essere dura-mente autocritici; percepire le proprie esperien-ze come parte della più ampia e generale espe-rienza umana, piuttosto che vederle da sole; eincludere pensieri e sentimenti dolorosi nella con-sapevolezza piuttosto che sovra-identificarsi conessi. Lo studio 1 ha trovato che l'auto-compassio-ne fa da cuscinetto contro l'ansia di fronte a unaminaccia all’Io in un contesto artificioso. Lo stu-dio 2 ha rilevato che un incremento mensile diauto-compassione sono associati a un maggiorbenessere psicologico. Neff KD, Kirkpatrick KL, Rude SS (2007).Self-compassion and adaptive psychologicalfunctioning. Journal of Research in Personality41(1): 139-154.I meccanismi che potrebbero rendere efficaceun “mindful parenting” sono: (1) ridurre lo stressdei genitori e la conseguente reattività dei geni-tori; (2) ridurre la preoccupazione dei genitoririsultante dalla psicopatologia dei genitori e / obambini; (3) migliorare l’autocontrollo nei genitoriimpulsivi; (4) rompere il ciclo di trasmissioneintergenerazionale di schemi genitoriali disfun-zionali; (5) accrescere un’attenzione positivaverso se stessi; e (6) migliorare il funzionamentoconiugale e co-genitoriale. Bogel SM, Lehtonen A, Restifo K (2010).Mindful Parenting in Mental Health Care.Mindfulness 1(2): 107-120 ☛

La Tombola.

Inevidenza

ilcompianto

amatopadreRima

AllaPamapiBefana

5gennaio2007

A seguito di un intervento Mindfulness di 8 setti-mane un gruppo di infermieri ha mostrato unmiglioramento nella salute generale, t (37) = 2.8,p <.01, una diminuzione dello stress, t (37) = 6.8, p<.001, e della sintomatologia da burnout, t (37) =4.0, p <.001. I miglioramenti sono stati rilevatianche 4 mesi più tardi. Gli individui che hannocontinuato la loro pratica MBSR dopo il program-ma hanno mostrato risultati migliori rispetto aquelli che non lo hanno fatto. Bazarko D, Cate RA, Azocar F, Kreitzer MJ

(2013). The Impact of an Innovative Mindfulness-Based Stress Reduction Program on the Healthand Well-Being of Nurses Employed in aCorporate Setting. J Workplace Behav Health28(2): 107–133.E’ condivisa l’utilità di intervenire nella formazio-ne degli operatori sanitari anche con tecniche diMindfulness.Irving JA, Dobkin PL, Park J (2009). Cultivatingmindfulness in health care professionals: Areview of empirical studies of mindfulness-basedstress reduction (MBSR). Complement Therap ClinPract 15: 61-66.94 operatori sanitari dopo le 8 settimane diMBSR hanno mostrato una riduzione di stressGeary C, Rosenthal SL (2011). Sustainedimpact of MBSR on stress, well-being, anddaily spiritual experiences for 1 year in aca-demic health care employees. J AlternComplement Med 17(10):939-44.

Background Alla PAMAPI la presenza di comportamenti pro-blema e di disabilità mentali gravi e gravissimedetermina pressioni a sperimentare con facilitàemozioni da cui voler prendere le distanze (es.senso di impotenza, non-senso, paura, empatia chedetermina disperazione, frustrazione e rabbia,solitudine, stagnazione). Il distanziamento riguar-da prima se stessi, poi gli altri, pazienti e colleghi.E ognuno trova modi personali per “tenere le

distanze” tanto da proteggersi contro emozioni edesperienze scomode che paiono “non riservarci piùniente” in termini di meraviglia, conoscenza di sée degli altri, potenziale maturativo. Come psicologi che cercano di curare il benesseredegli operatori, il clima interno e la motivazione allavoro di educatore, abbiamo innanzitutto cercatodi contrastare gli effetti del distress occupazio-nale proprio di questa professione e di ri-motiva-re gli operatori, tramite un’ “opera razionale diformazione e aggiornamento”: la funzione e leresponsabilità di educatori (specialmente quandoreferenti del caso) sono importantissime (da rac-cogliere come una sfida umanamente e professio-nalmente esaltante): i nostri utenti hanno infattinecessità di qualcuno che li sappia comprenderenella loro complessità, li sappia osservare in tuttele loro dimensioni (personalità individuali, Qualitàdi Vita, ICF, profili psicopatologici), li sappia aiu-tare con tecniche sofisticate (Es. ABA, trainingPECS) e sappia soprattutto valorizzarli e “sognareper loro”; e per far questo ci vuole grande compe-tenza, lunga esperienza e notevoli capacità. E lo sipuò fare! Sono ormai numerose le testimonianzedi persone in condizioni gravissime che sono ina-spettatamente migliorate o che hanno continuatoa fare passi evolutivi significativi ad ogni stagionedella loro vita.Una volta appreso (a un corso di formazione aBrescia) che la Mindfulness poteva essere utileper le persone che si occupano di altre personecon autismo e che anche a Careggi il Prof. Pallantiaveva promosso una formazione in questa direzio-ne, abbiamo convenuto che era da provare anchealla Pamapi. Abbiamo partecipato in diversi: direttore, i duepsicologi, cinque educatori, un’ausiliare, una tiroci-nante. Abbiamo fatto tre incontri con una trainermolto preparata. Sono stati interessanti e pro-mettenti. Abbiamo cominciato a ritagliarci spaziper poter continuare a esercitarsi a lavoro, a cop-pie o in gruppo più ampio. ☛

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Alla Pamapi

sifesteggia

laBefana

5gennaio2007

Esperienze personali (considerazioni e speranze)Daniele – E’ stata un’esperienza positiva, che ha rivi-talizzato in me la valorizzazione di “atteggiamenticardine”, quali l’attenzione ricettiva (“tutto quel cheti capita ha qualcosa da insegnarti …”è l’aldilà che telo manda come guida” –così recita una poesia di unpoeta Rumi che ci è stata letta), il dominio di sé(versus il lasciarsi dominare dall’impulsività e dagliautomatismi mentali), l’equilibrio fra calma e eccita-zione/tensione vitale (sono sempre stato colpito dal-l’idea che “la vera pace stia in una battaglia benimpostata”), il non restare intrappolati nel giudizio eneppure a un obiettivo (che mi impedisce di aprirmiallo stupore, riservato invece a chi ha fiducia, osser-va e attende la novità e il cambiamento), la gentilez-za, l’accettazione,l’accoglienza,l’ospitalità,l’amorevolezza,la sintonizzazioneemotiva,la compassione(anche quando diprimo acchitorisulta scomodo enon ci piace),coraggio di perseguire i valori di sopra, il tutto acominciare da se stessi (dal proprio corpo e dalleproprie idee ed emozioni). Per poi però condividerel’esperienza con gli altri (esercitandosi assieme e poiparlandone). Il tutto a fronte di una società quale èla nostra, così materialista ma allo stesso tempoincapace di cogliere il vero valore del corpo (espres-sione e messaggero di autenticità umana), dellamateria (che è prima di tutto Natura) e dell’amorenelle relazioni interpersonali.Personalmente ritengo che la dedizione necessariaad esercitarsi spesso possa trovare la sua fonte soloda un investimento esistenziale che ha a che farecon la dimensione spirituale/religiosa.Poiché ho già un’esperienza forte in questo senso, miviene spontaneo “utilizzare” le sottolineature che laMindfulness fa per riqualificare (o meglio riscoprirei “prerequisiti” de) una “pratica” che più mi confà,ossia la preghiera del cuore, preghiera cristianache poi quell’attenzione la lascia guidareda Cristo stesso.

Ma senza rinunciare ai valori cardine di cui sopra!Mi è piaciuto molto che, mentre io la vivo così, altripossono viverla in modo molto diverso ma non perquesto smettere di esercitarla assieme a me.Questo sforzo di “laicizzare” e questa apparente“desacralizzazione” di una dimensione che a parermio spirituale è, permette di trovare una base condi-visa in cui riconoscersi, accogliersi, rispettarsi eritrovarsi più solidali. La centralità di queivalori/atteggiamenti cardine che prima citavo a mefa sentire gli altri membri del gruppo “in comunione”,pronti a far leva non solo su una ritrovata concen-trazione e consapevolezza, o su una rinnovata capa-cità di aprirsi agli utenti con attenzione gentile eaccogliente, ma anche sul desiderio di incarnare

sempre più l’amo-revolezza spe-ranzosa, grata emisteriosa “cheospita sempretutti” (come dicela poesia cheprima citavo:“anche se è unafolla di dispiace-ri che devasta

violenta la casa spogliandola di tutto il mobilio”).EwaPraticando mindfulness, sia a lavoro in gruppo sia acasa da sola, provo dopo alcuni incontri una sensazio-ne di relax e pace. Ascoltando la "voce guida" etenendo gli occhi chiusi vedo le onde sonore colora-te. Questo tipo di "allenamento" mi aiuta a conosce-re meglio il mio corpo e riconoscere le sensazioni.Alla fine dell esperienza è sempre piacevole con-frontarsi.FilippoHo trovato questa iniziativa molto utile e piacevole.La guida di un esperto mi ha rimotivato verso la pra-tica e l’approfondimento del tema. L’aver ripreso lapratica mi ha fatto riprovare dei benefici che, purconoscendo già, mi ero perso per strada a causa diuna pratica non costante. L’aver fatto questa espe-rienza con i colleghi ha favorito, secondo me,la possibilità di un contatto più intimo eprofondo sul piano umano. Mi è molto dispia-ciuto non partecipare all’ultimo incontro. ☛

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La Befana2004

Seminascostodalla

Befanail

sig.Pieri

Allasededella

Pamapi5

gennaio2004

FrancescaIniziare a praticare la Mindfulness è stata una sor-presa, un’esperienza che ho trovato molto utile alivello personale e nell’ambiente di lavoro. La genti-lezza e la pazienza, due parole chiave di questapratica, mi hanno catapultata in una prospettiva ein un approccio relazionale molto più morbido ecatalizzato sull’ascolto del mio corpo e delle miesensazioni. Non è facile avere la costanza di prati-care ma sono convinta che la ricchezza dell’espe-rienza mi motiverà a trovare il mio tempo per l’a-scolto.IreneE’ stato il mio primo approccio alla tecnica dellaMindfulness, ma non la prima esperienza di atten-zione e consapevolezza corporea; per questo mi èrisultato spontaneo porre attenzione alle sensazionicorporee in sede di rilassamento ma più complessoin situazioni relazionali e di ascolto non giudicante.Nel complesso è sicuramente stata un’esperienzapositiva e di riflessione utile da attuare nella vitaquotidiana per almeno provare a rispettare semprepiù i nostri sentimenti e sensazioni in

situazioni in cui invece siamo portati ad agire perabitudine.MartinoLa mia prima esperienza di Mindfulness, unapratica vissuta con curiosità iniziale e il pia-cere nel praticare. Ci siamo uniti ancora dipiù come gruppo e l’attività è stata e saràutile. Una speranza di trovare sempre iltempo per praticare insieme. Un ringrazia-mento speciale a Chiara.

RonniePer me non è stata la prima esperienza con questatecnica, e anche questa volta non mi ha deluso,rivelandosi un utile strumento finalizzato a soste-nere la mia, e di conseguenza probabilmente anchel’altrui, serenità lavorativa.

MicheleUn’esperienza di grande valore, sia rispetto allacrescita personale che a quella del gruppo di lavoro.I momenti di condivisione in gruppo sono stati emo-zionanti e credo abbiano rinsaldato le relazioni el’esperienza di lavorare in un contesto accogliente eaffettivamente ricco. Progetto da riproporre anchein versione completa, dato che questa prima espe-rienza è stata un progetto pilota.MirkoLa pratica della Mindfulness per me è stata unanuova esperienza. Questa disciplina mi ha apertouna strada verso una nuova consapevolezza del miocorpo, che già si è riflessa apportando benefici siapersonali che di conseguenza in ambito lavorativo.Inoltre lo svolgimento di questa esperienza assiemeai miei colleghi ha permesso di rafforzare ancoradi più il gruppo di lavoro. StefaniaL’idea della Mindfulness mi ha incuriosito anche seera una pratica a me quasi completamente scono-sciuta. Fin da subito mi ha coinvolto come soggettoindividuale ma soprattutto come gruppo: condivide-re le proprie sensazioni, emozioni e paure ancheprofonde si è dimostrata un’esperienza rassicuran-te quanto motivante.

Daniele MugnainiPsicologo Coordinatore Pamapi

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P.A.M.A.P.I.c/c postale .25883505

All”’Expo Pamapi”2012 c’era donna Mirella

All”’Expo Pamapi”2012 c’era donna Francesca

Hanno generosamente contribuito alla pubblicazione di questo numeroLaura e Matteo Lucherini, Donatella Verdiani,agenti generali Assicurazione Unipol-Sai S.p.a.,

l’Unione ex Alunni del Collegio “alla Querce”

P A M A P IInformativo N° 2

Luglio - Dicembre 2014Struttura Comunità Terapeutica PAMAPI

Via Bolognese, 238 - 50139 FirenzeAutorizzazione del Tribunale di Firenze n.5151 del 4 Marzo 2002

Direttore Responsabile: Luciano Pieri

La P A M A P Iringrazia vivamente gli Amici Benefattori

per le generose ed utili offerte